La Natural Selection. L'evento in cui ogni membro del Clan avrebbe potuto dare spettacolo in un match all'ultimo sangue con un proprio superiore ed in caso di vittoria, prendere il suo posto nella gerarchia. La legge del più forte governa da sempre su quella fottuta nave. Morgan approvava questo genere di supremazia, le doti di battaglia e di strategia di un vero combattente sono le vere armi di cui ogni capo aveva bisogno. Questo bisognava dimostrare in quel barbaro avvenimento, simile, anzi, praticamente identico alla legge della savana nella quale il Leone sarebbe risultato il dominante. Adesso toccava al pirata dimostrare se si trattasse del leone, padrone e dominatore del suo territorio, o la gazzella, anche detta "carne da cannone", un'animale utile solo da dare in pasto a esseri più feroci e brutali di lui.
Non riusciva a stare fermo, girava freneticamente in tondo in quel poco spazio che aveva la sua cabina mugugnando parole incomprensibili e tenendo le mani incrociate dietro la schiena. Il rumore dei suoi passi colpiva a lenta intermittenza il legno marcio del pavimento mentre nella sua mente passavano migliaia di pensieri su come avrebbe potuto affrontare il Sottufficiale Kron, ben noto per aver affrontato la potente Beatrix in un combattimento all'ultimo sangue in un torneo interno, prima del suo arrivo sulla nave.
Sicuramente sarebbe stato un temibile avversario, che avrebbe fatto di tutto per conservare la sua posizione di prestigio. Un po' come in politica, dove ogni membro cerca di tener stretta la propria carica a scapito degli altri meno importanti di lui.
Due battiti incerti bussarono alla sua porta. Si arrestò di colpo. Era già ora, ma ancora doveva preparare una strategia di battaglia, senza un buona metodo anche il più feroce dei capitani sarebbe ceduto sotto i colpi di una creatura ben più potente. Ma certo ai superiori ciò non importava, volevano vedere le capacità di Morgan e se non le avesse dimostrate, sarebbe tornato ad essere il mozzo che fino a quel momento era stato su quel vascello.
Altri due battiti, questa volta più pronunciati interruppero gli ultimi pensieri del Capitano che decise che era il momento di uscire. Aprì la porta e si pose davanti a lui un piccolo e mingherlino fanciullo che tremò alla sola vista dello scheletro, spalancando occhi e bocca, fissandone l'unico bulbo rimasto funzionante.
Morgan invece lo guardò con aria abbastanza stupita, si aspettava qualcuno di più importante per portarlo all'arena dove si sarebbe svolto lo scontro e invece ritennero che un semplice mozzo sarebbe stato sufficiente. Vedendo che la faccia del piccolo era completamente sbiancata ipotizzò una battuta veramente scadente. « Non sarai mica tu Kron vero? » disse come se non conoscesse il suo avversario.
Il messaggero si riprese scuotendo leggermente la testa e balbettò molto gentilmente al pirata di seguirlo, come se avesse altre scelte. Non aveva paura di Kron, ne di finire ammazzato nello scontro, solo la sindrome da stress nell'eventuale possibilità di fare una pessima figura davanti ai grandi del Goryo.
S'incamminarono per diversi minuti prima di raggiungere la destinazione voluta, tempo in cui nessuno proferì parola, uno troppo spaventato, l'altro concentrato al massimo. L'ultimo corridoio, gli ultimi passi e l'arrivo nell'arena. Che insolito campo di battaglia. Più che per uno scontro di questo tipo era buono per risse alla meno peggio tra ubriaconi e prostitute.
Una taverna lurida e puzzolente di un odore misto tra alcool e muffa. Possibile che nessuno avesse mai pulito quel cesso? Ebbene sì, ma al pirata ciò non importava. Il puzzo delle taverne era il suo pane quotidiano, per lui era come "giocare in casa" in qualche modo. « Eccoci signore, attendete il vostro sfidante, sarà qui a momenti » La vocina timida e sgraziata del ragazzo ruppe il silenzio e distolse lo sguardo di Morgan dai numerosissimi frammenti di vetro, piatti e proiettili dispersi in ogni dove sul pavimento. In quel momento avrebbe ucciso per un boccale di birra alto e schiumoso, nel quale affogare ogni suo pensiero, ma non aveva tempo. Percorse lo stretto corridoio lasciato libero tra tavoli e bancone. La scarsa illuminazione della stanza rendeva sonnolenta l'atmosfera ma la stanza successiva si presentò molto più interessante. Un quadrato di dieci metri di lato circa con almeno una decina di tavoli tondi in legno belli solidi e coperti con logore tavole di stoffa. Per ogni tavolo in media c'erano quattro sgabelli, probabilmente nello stesso materiale. Le pareti, crepate un po' ovunque, una volta dovevano essere verniciate di bianco, anche se ora le ragnatele coprivano ogni angolo e macchie di qualsiasi genere sporcavano quasi tutti i punti del muro.
Morgan, ancora concentrato, svuotò la mente da qualsiasi pensiero in modo da pensare solo alla peggior fine da far fare al suo avversario. Era pronto per quell'incontro, presto sarebbe diventato un membro importante del clan, ne era sicuro. Si andò a sedere con passi veloci in un tavolo situato giusto in mezzo alla stanza, ritto e composto, tenendo il viso in penombra e appoggiando entrambe le mani sulle ginocchia, attendendo l'arrivo di Kron.