| Hatta. |
| | ─Tanto tempo prima. Mondo delle Fiabe, dintorni di Wonderland─
Era circondata. Ghignanti, i mostri dell'Oblio avanzavano come squali attorno alla preda, desiderosi di cibarsi, di consumare, di distruggere... Desiderosi di dimenticare.
Aiuto...
Mormorò la ragazza, cercando un riparo che la notte, impietosa, non voleva donare. La schiena nell'indietreggiare toccò il tronco di un albero, sotto al quale ella s'accasciò, nascondendo il giovane e grazioso volto tra le mani sottili. Chiuse gli occhi azzurri nelle maniche turchesi del bel vestito, sognando, rifiutando quell'incubo. Chi erano quelle bestie? Cosa volevano da lei?? E perchè... Perchè sentiva, poco a poco, il ricordo di lei svanire dentro di sè??
AIUTO!
Gridò, esasperata. E l'aiuto venne.
Avete chiamato, Alice?
La voce, calda e sicura, l'abbracciò con il proprio tepore. Alzò gli occhi rossi dal pianto, osservando di profilo la sagoma di un giovane in sgargianti abiti cremisi, arruffati capelli neri e lo sguardo allegro di una persona che, ne era certa, stava per dire "non hai di che aver paura, piccola". Non aveva alcuna cicatrice sulla guancia sinistra, non ancora. E le sue iridi, quelle gioiose iridi scarlatte, non erano ancora state possedute dalla distruzione dell'Oblio. Non ancora.
...Il Cappellaio Matto...
Disse, riconoscendo la figura di cui solo aveva letto in un libro. E da lì, tutto ebbe inizio.
─Ore immediatamente precedenti al Ballo, Stanza Grigia, Alloggi del Warrior Day V─
Quando si svegliò di soprassalto, s'accorse d'essere solo. Solo, sì, ma non fisicamente; certo, sia il Gatto che lo Specchio se ne erano andati, per ora, e forse li avrebbe rivisti più tardi. No, ciò che più lo frastornò fu il constatare di trovarsi solo nella sua mente. Le altre personalità della follia erano scomparse. Si alzò dal giaciglio, portando una mano tremante al ciuffi ribelli della chioma corvina. Si sentiva spaesato e timoroso, come l'uomo che, dopo tanto vagare, è finalmente tornato alla casa che tuttavia non riesce a riconoscere come la propria. Ridacchiò, poi, conscio del miracolo accaduto; dire che quei momenti fossero rari era dire poco. Quando era stata l'ultima volta che era stato padrone del suo stesso corpo, e non in balìa di una miriade impazzita di sè senza raziocinio.
Curioso. Proprio poco prima del Ballo...
Scosse il capo, ancora incredulo. Sarebbe stato divertente conoscere i partecipanti del Torneo, ora che aveva pieno controllo delle sue facoltà mentali; era sempre stato un chiacchierone, in fondo. Quella caratteristica non era dovuta alla sua pazzia... Pazzia. Il sogno - ricordo? - dal quale s'era appena svegliato lo inquietò. Non voleva rivivere quei momenti, gli istanti in cui aveva perso la sua essenza, smembrata dall'Oblio. Non voleva rivivere l'assedio al Palazzo delle Carte, o la nascita dell'Agenzia. A ben pensarci, la nascita dell'Agenzia non se la ricordava: probabilmente era già stato consumato, all'epoca. E allora perchè le memorie riguardanti le vicende del Torneo risultavano perfettamente intatte?
Domande senza risposta. Credo sia ora di andare.
Si preparò, lentamente, con la calma di chi vuole assaporare ogni gesto, ogni istante. Perchè quei gesti, quegli istanti possono essere gli ultimi, prima di ripiombare in una follia priva d'identità. Uscendo, l'attenzione cadde su un particolare oggetto, chissà come giunto sul ripiano di un tavolino della camera. Sorrise. Dopotutto, non poteva negare la sua natura. Afferrò quella curiosa maschera ritraente un cactus sorridente - il kyactus di Final Fantasy - ed uscì, chiudendo la porta dietro di sè.
─La Salle der Roses Fanées, Ora─
Entrò, e il suo ingresso non fece notizia. Non fu nè trionfale, nè maestoso, nè squillante. Certo, le sue ricche vesti colorate potevano averlo evidenziato agli occhi di questo o di quel commensale, o magari era stato notato da qualche conoscenza del suo vecchio io, ma l'Hatta attuale, l'Hatta originale, non era solo e solamente una persona amante del gioco e delle facezie: no, il Cappellaio Matto, ora, era molto, molto di più. Arguto, galante, attengo, persino timoroso e inquieto davanti alle grandi personalità riunite in quell'alcova. Era più umano. Sospirò, inebriandosi dei rumori, delle luci, dei profumi, dell'intensa atmosfera regale.
Non pare poi tanto diverso dalle Ore del Thè con la Regina.
Nominò la Regina, e, come al solito, un brivido spaventato gli scosse la spina dorsale. Ci sono timori che, purtroppo, nè la follia nè la razionalità possono sopprimere. Assicurò il paggio, giunto celere, della sua inoffensività: Rippner era stato lasciato nelle stanze, e, benchè privo di un pregevole bastone da passeggio, ora Hatta poteva davvero definirsi disarmato. Poi, l'occhio spaziò su tavoli imbanditi, orchestre sfavillanti, incantevoli dame. E poi rose, rose, rose. Un'onnipresenza purpurea che tingeva l'intero salone di uno sfarzo quasi mistico. Riconobbe uno o due personaggi, ma non si mosse dall'ingresso. Era un ottimo punto d'osservazione, dopotutto. E lui, prima di gettarsi nelle danze, amava osservare. Le dita guantate della mano sinistra sfiorarono la curiosa maschera verde, assicurata alla vita con una corda.
No, niente maschere. Oggi sono me stesso, e nessun altro.
Mormorò, sorridendo. Non esiste sensazione migliore della protezione della propria casa.CITAZIONE ~ Maschera: Kyactus, riposta alla cintola. ~ Note: Non porta la Cravatta del Potere (anche se ne indossa una replica). Non vuole turbare il Ballo xD
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