Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La Salle des Roses Fanées

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 21/1/2010, 13:26
Avatar

And...bla..Bla..BLA
·······

Group:
Administrator
Posts:
6,262

Status:


- O -

Ed è così difficile, è così strano tentare di ricordare un che del mio essere prima di allora.
Prima di quel momento.
Potrò mai tessere di nuovo i fili del mio passato? Quelle oramai obliate memorie
che ora mi impediscono di ricordare?
Di, semplicemente, come ogni giorno, come ora e sempre, impedirmi di svanire nella manchevolezza di me stessa?

" Ora su, da brava, Eitinel. Fà un inchino. Su, saluta.
Non è forse questo ciò che meglio ti riesce? Ciò che ti è più in animo di fare?
E non fare caso alla platea vuota. Non è di certo il pubblico a fare uno spettacolo degno di essere visto"



Ed alzando la testa, sollevando quel capo tanto candido quanto delicato, Eitinel potè quasi vederlo, potè quasi scorgere l'uomo che le stava innanzi.

Nel Verde del cielo. Nel blu della notte. Nel semplice stormire, ancora, della musica attorno a loro.


Potè quasi sentire la fredda consistenza della sua anima sotto le dita, la dura asprezza del suo spirito, la ribollente fierezza del suo io.
Ramon Espejo. Più una firma che un nome, in realtà.
Ed era polvere. Era fumo. Era solo la tinta forte ma sfuggente di un quadro di cui si ignori l'autore e perfino il titolo. Era la nota sbagliata in una strana melodia, più atta ad essere il preludio di qualcosa che la vera e propria aria, solenne.
Era l'acre ricordo di un profumo pregnante e quasi intollerabile al gusto comune che vada via via scemando, quasi che, sebbene ci fosse stato fino ad un attimo prima, oramai si trovasse già lontano, irraggiungibile distanza.
El Diablo. Più un sostantivo che un appellativo.

Fu Solo un attimo, in verità.
Solo quel tanto perchè questi potesse, di nuovo, smentire con un sorriso e poche parole ben ragionate la sua ben troppo saccente sicurezza nel percepire, capire, definire ed infine giudicare ogni cosa la circondasse.
Perchè potesse suggerirle che no, ben poco di quel cascamorto che precedente l'aveva abbordata sopravviveva in lui, nella sua postura altera, compassata, consona più ad una fiera perfettamente ammaestrata che ad un comune essere umano che rispetti il galateo.
Ma che ella era ben lungi dall'averlo capito.

Per un istante Eitinel si illuse, si sentì come prendere dal desiderio di volerne scorgere il volto, bello nonostante tutto, immaginandone con gli occhi i tratti asciutti, secchi e induriti da una compostezza ricercata, volutamente ostentata quasi si trattasse di un marchio di fabbrica, di un lasciapassare per qualsiasi luogo e dove.
Ma poi, forse, si ricordò che l'idea non la tentava più di tanto.

E perchè mai, in fondo?
Fintantochè erano le maschere a parlare, erano quelle gemme a spacciarsi per i loro occhi e le loro voci, lei sarebbe potuta essere Eitinel il Micio, una dama come le altre che civettuola danzasse senza pensieri o turbamenti di sorta.
E lui Ramon el Diablo, un uomo come tanti che offrisse il braccio come un perfetto gentiluomo e che conducesse poi una danza lenta, elegante.
Perchè chiedere di più?

Lui non l'aveva riconosciuta. Non aveva dato segno di sapere cosa significasse il suo nome in un luogo come quello. Forse, meditò con un sorriso malcelato, Ramon Espejo era davvero l'unico in quella dannatissima sala ad ignorare chi fosse Eitinel.
E non le aveva chiesto nient'altro. Niente di assurdamente imbarazzante del tipo " Da dove viene?" oppure " C'è qualcosa sul suo conto che dovrei sapere prima di rimanermene incastrato in una faccenda *politicamente scorretta*?"
Semplicemente aveva annuito. E basta. Punto. Come se un segreto fosse cosa perfettamente tollerabile per uno come lui.

Mentre il sorriso di El Diablo svaniva lasciando sul suo volto la dura manchevolezza di divertimento alcuno, l'elfa si chiese se anche per lei, anche per Eitinel un segreto potesse essere cosa tollerabile.
Se ora anche lei avrebbe potuto sorridere, congedarsi con un inchino e andarsene, infine. Semplicemente. Il sapore della sabbia a seccarle la gola, a bruciarle gli occhi come fiamma rovente.

Sorrise, ricambiando senza aspettativa alcuna lo sguardo freddo che invece lui le rivolse.
No. Mai.
Non lei.

"Ricorderò ciò che voi ricorderete di me. E se sarà possibile che vi sia un ché di positivo nelle vostre memorie, allora sarà anche nelle mie"


Rispose dolcemente, con una sincerità che stupì lei stessa.

" Ma non sarà mai Ramon Espejo l'appellativo che vi farà onore nella mia mente. Sarebbe cosa sgradita riassumere la vostra persona con un sostantivo tanto ispanico e tanto frivolo"

.

- O -

 
Top
Sidius G. Custos
view post Posted on 21/1/2010, 16:48




Salle des Roses Fanées:
Who are you?_


La danza continuava il suo pirotecnico protrarsi nella notte, mentre il suono dell'orchestra accompagnava le coppie nella loro ballata. Le parole di Trigemini Hatta le entrarono dentro come l'acqua versata in un bicchiere, trattenute da un'insana voglia di conoscere la verità.
Ehi ehi ehi, piano.
Non guardarmi così. Sembra tu mi voglia incenerire sul posto.

In effetti avrebbe anche potuto farlo, incenerirlo senza lasciare traccia, se solo le avesse dato una buona opportunità per farlo;
ma voleva risposte, e se conosceva Sideris e sapeva dove si trovava allora avrebbe atteso.
Atteso un indizio, una parola, qualunque cosa pur di trovarla. Pur di capire.
Capire il perché ora si trovava divincolata dal suo compito di guardiana protettrice.
Significa che potrei conoscere questa persona,
come anche non potrei.

I suoi dubbi - infondo - erano fondati, le parole del Cappellaio non le davano alcuna risposta certa.
Mentre il loro sguardo battagliava per aver ragione l'uno dell'altro, i loro passi piroettavano e si lasciavano trasportare dall'ormai decisivo sentiero che la musica aveva lasciato per loro.
Mio Cigno, chiedi chi sono.
All'infuori di questa corte, ed in quella a cui appartengo davvero,
io sono Hatta, il Cappellaio Matto.
Una Fiaba.

Una fiaba?
Aveva sentito parlare delle fiabe da Koudelka, ma non aveva mai sentito che una fiaba potesse prender vita e trovarsi di fronte a qualcuno...
Le fiabe stavano sui libri...
Confusa inclinò leggermente la testa a sinistra, lasciando che i suoi occhi si placassero leggermente e che la fiamma di fuoco fatuo che animava la sua orbita sinistra si riducesse, per poi diventare unicamente un fievole fuocherello.
«Una... Fiaba?»
Le sue parole parvero quasi velate di tristezza, non v'erano indizi certi nelle parole del suo compagno.
Noi Fiabe abbiamo la peculiare caratteristica di essere trasportati nella realtà
con molte conoscenze appartenenti alle persone, grandi e piccole, che han letto o sentito raccontare di noi.
Questa familiarità, spesso latente e nascosta, viene a palesarsi nei momenti più impensati, a volte con netti riconoscimenti, a volte con semplici deja vù.
Può quindi Sideris... Conoscere una favola?

Stette in silenzio, mentre si lasciava guidare per un momento, per poi riguadagnarsi la sua posizione di cavalierea portandosi petto contro petto il coriaceo Cappellaio.
«Ma se tu sei una fiaba... non so se Sideris potrebbe conoscerti.»
Disse fermamente il Thànatos ragionando con logica sulla situazione.
«E poi... io non so se Sideris ha mai ascoltato una fiaba.»
Il suo sguardo si fece cupo, per poi accendersi nuovamente di vivida emozione e catturare istantaneamente le iridi del Cappellaio.
Lo trasportò, lo fece danzare, lo travolse con un ritmo più incalzante, si sfogava...
Per poi terminare estendendo il braccio con cui lo stava portando lasciando che anche lui facesse lo stesso.
Estensione e poi...
Zam!
Nuovamente uniti.
Petto contro petto, respiro contro respiro, occhi negli occhi.
«Sidius.»
Disse lei con voce calda.
«Il mio nome é Sidius Graveyard Custos.
Se non ci incontreremo nell'arena saprai come trovarmi,
e quando ci rincontreremo mi racconterai molte altre cose.
»
Stava fuggendo?
O semplicemente salutando perché ponderava che di certezze non ve ne era nessuna?
L'unica cosa che Hatta poté intravedere oltre quelle parole fu la smodata ed irragionevole voglia di incontrare l'entità chiamata Sideris...
Il motivo per cui Sid volesse perseverare in un'impresa tanto disperata era ignoto, ma sicuramente al loro prossimo incontro avrebbero potuto parlarne con più calma e - perché no - capire se potevano realmente fidarsi l'uno dell'altro.


SPOILER (click to view)
image
Nome: Sidius G. Custos
Status: Cercando di non dare troppa fiducia al proprio interlocutore
Fisico: dolorante alla spalla destra
Mente: Interdetta e leggermente confusa, ma determinata a capire se Hatta la può aiutare davvero
Maschera: Cigno
Interlocutore: Hatta


SPOILER (click to view)
Tranquillo non c'é problema anche io ho avuto fretta di recente, spero avremo occasione di interpretare anche in seguito :8D: *O*/




 
Top
Andre_03
view post Posted on 21/1/2010, 18:10




Si considerava una persona schietta.
Al di là dei sotterfugi adottati per avere un minimo di copertura durante le sue missioni, Dodici non amava nascondersi dietro troppi giri di parole. Se qualcuno gli dava noie, lo ammazzava. Senza fare complimenti. Allo stesso modo, quando una persona gli piaceva, era spesso lieto di lasciarla vivere. Ammesso che non si trattasse dell'obiettivo di turno...
" Ricorderò ciò che voi ricorderete di me. E se sarà possibile che vi sia un ché di positivo nelle vostre memorie, allora sarà anche nelle mie "
La loro danza proseguiva senza sbavature, portata avanti da entrambi con un'attenzione maniacale. Diffidenti, scrupolosi e -soprattutto- distaccati. Eppure diretti nelle parole quanto poco lo erano nei gesti misurati.
" Ma non sarà mai Ramon Espejo l'appellativo che vi farà onore nella mia mente. Sarebbe cosa sgradita riassumere la vostra persona con un sostantivo tanto ispanico e tanto frivolo "
Per la prima volta nella serata, qualcuno riuscì a strappargli un sorriso amaro.
Distolse lo sguardo per qualche attimo, vagando nella sala alla ricerca di qualcosa. Se stesso, probabilmente. Il vero Razziatore, l'omicida che danzava abilmente fra spazio e tempo -non fra dame eleganti e gentiluomini. Eitinel catturò quindi ancora la sua attenzione. Stava sorridendo, quasi in un'imitazione del ghigno che lo aveva reso "la Iena". Strana donna, quella. Non avrebbe mai smesso di ripeterlo.
«...e come la riassumereste?» pausa di riflessione «Chi -o cosa- sono io, secondo voi?»
(mostro!mostro!!mostro!!!)
Forse sarebbe stato anche gratificante, sentirglielo dire.
Forse, un giorno, qualcuno lo avrebbe fatto.
Finalmente.
 
Top
view post Posted on 21/1/2010, 23:33
Avatar

And...bla..Bla..BLA
·······

Group:
Administrator
Posts:
6,262

Status:


- O -

Come? Come?


Il tempo stringeva. Eitinel lo sapeva. Oramai i fuochi erano finiti. Le luci andavano spegnendosi. Le danze sempre più lente avevano oramai un che di fiacco, di strascicato come le ultime parole di un tema prossimo dallo sfinire persino il proprio autore.
Eppure non per loro.
Non per il Gatto e El Diablo che ancora, le sagome ad emergere nel riflesso argenteo della Luna, al pari di due fiere poste l'una dinnanzi all'altra, sembravano non trovare nessun motivo per dirsi, finalmente, Addio.
Per congedarsi ed infine scordarsi l'una dell'altra.

Eitinel e Ramon Espejo.


E per chi le avesse visti li, immobili l'una nelle braccia dell'altro eppure solo ad un passo dallo sfiorarsi realmente, sarebbe quasi potuto sembrare che danzassero. Che si librassero, leggeri, in un elegante minuetto di cui forse nessun altro avrebbe potuto decifrare il ritmo o il sentimento.
Ma forse, più probabilmente, essi non si erano nemmeno mossi di un passo. Di un solo e semplice anelito. Troppo impegnati a fissarsi, diffidenti, e a scoprire che cosa ci fosse di così sbagliato nell'altro.
A cercare di capire perchè mai, ora, sembrasse tanto difficile spiegare il perchè non si fossero trovati fin dall'inizio, nonostante tutta quella gente.

Eitinel sapeva cosa l'avesse distratta a tal punto. Ne era conscia e il solo intravederne per un istante la figura slanciata fra le altre la costrinse a distogliere lo sguardo dal suo interlocutore.
A seguirne i movimenti.
A riconoscerne per quel poco che riuscisse la voce altera, fredda e dura come marmo.



Ma il suo Cavaliere?
Cosa avrebbe detto lui a riguardo?
Chi o cosa l'aveva trattenuto prima di quel momento?

Lo vide cercare qualcuno attraverso la sala, gli occhi cremisi che si perdevano in una caccia che sembravano aver già perso in partenza e poi, di nuovo, tornare su di lei.

Come? Come?


Come riassumere Te, colui che pare destreggiarsi con precisione e garbo pressochè assoluti in un ruolo in cui pochi sarebbero anche solo capaci di muovere un passo simulando la medesima nonchalance e naturalezza?
Come descrivere la pacata dissolvenza delle tue parole cui solo un'analisi maniacale avrebbe potuto rivelarne l'effimera consistenza?
Come spiegarti che quel nome, quell'assurdo nome spagnolo parlava di te come un biglietto stracciato e gettato a terra avrebbe potuto parlare della fretta, della rabbia, dell'incuria di colui a cui apparteneva?

Ramon Espejo.
Tutto e niente.
Meno che un pò di condensa su di un vetro per rievocare il volto di chi, poggiandovisi sopra, l'avesse provocata.

Eitinel socchiuse piano le palpebre, lentamente, ed in quella abbandonò con la mano destra la presa dell'uomo per poter poggiare l'indice laddove si sarebbe trovata la curva sardonica delle labbra di lui.

" Sei la Rabbia"

disse con un sorriso in parte sereno, in parte intenso
" Sei la rabbia che si nasconde dietro al sorriso di un uomo innocente pensando così di esser meno spaventosa e terrificante"


Esitò un secondo, saggiando con gli occhi la figura del Diablo.

" E illudendoti di essere invisibile, di essere al sicuro dallo sguardo di chiunque da ciò che in verità sei, Sorridi. Non sapendo che è proprio nel sorriso che l'animo rivela se medesimo e si mostra, suo malgrado, indifeso. Per chi sa guardare."

- O -

 
Top
Andre_03
view post Posted on 22/1/2010, 09:24




Non lo fece.
Nemmeno lei, nemmeno la persona più interessante che avesse incontrato in quella -fino ad allora- noiosa serata di gala. Nemmeno lei lo chiamò per quello che era: un mostro. Eppure non si discostò affatto dalla verità, sorprendendolo un'ultima volta.
" Sei la Rabbia "
Trasalì.
Tanto per la verità nascosta in quell'affermazione, quanto per il dito indice di lei che gli sfiorò le labbra. Doveva avere un'espressione davvero stupida, dipinta negli occhi e riflessa dal buio, perché lei sorrise in un modo nuovo -quasi sollevato.
" Sei la rabbia che si nasconde dietro al sorriso di un uomo innocente pensando così di esser meno spaventosa e terrificante. E illudendoti di essere invisibile, di essere al sicuro dallo sguardo di chiunque da ciò che in verità sei, Sorridi. Non sapendo che è proprio nel sorriso che l'animo rivela se medesimo e si mostra, suo malgrado, indifeso. Per chi sa guardare. "
La sua prima reazione fu di difesa. Irrigidì i muscoli e, nell'oscurità, dalla manica sinistra della sua mano appena abbandonata dal tocco di Eitinel, cominciò a colare del sangue. Sorto dal nulla, richiamato dal suo stesso istinto combattivo (animale). Gocce rosse bagnarono il pavimento, invisibili agli occhi di chiunque. Ma lui sentiva l'umidità di quei rivoli scorrergli lungo il braccio. Come lacrime di gioia.
Solo un attimo di sbandamento, prima di riaversi e -ancora- sorriderle.
Ma fu la dimostrazione che anche lui sapeva provare gioia e sollievo. In modo molto simile agli esseri umani, con sincerità non solo apparente.
«E tu sai guardare molto bene.»
Il 'voi' era soltanto un ricordo, ora. Nonostante la forma, le sue parole portavano tuttavia molto più rispetto di prima. Era il vero Dodici a parlare, non la maschera chiamata Ramon. Nei suoi occhi era sparita l'ingenuità, la superficialità. Quei due rubini intrisi di violenza si fissarono sugli zaffiri di lei. Li sfiorarono, facendogli assaporare quello che -davvero- c'era nel fondo del pozzo. Pura oscurità, indomabile ira.
«Complimenti.» sussurrò, scivolando di un passo più indietro senza lasciarle andare la mano sinistra, stretta in una morsa di ferro attorno alle dita del Razziatore -che però non le fece mai del male, incapace di riuscirvi «Non pensavo che in un fazzoletto tanto piccolo del continuum potessero esistere persone così interessanti.»
La mancina afferrò il volto di Diavolo che ricopriva quello del Mostro.
Lentamente lo sfilò via ed aprì il palmo verso il basso, lasciando cadere quella maschera per terra. I fuochi d'artificio ne coprirono il rumore, riducendo tutto a un sogno intervallato di botti, esplosioni.
«Mi hai smascherato.»
Un occhiolino, volontaria provocazione che sapeva di potersi permettere, ora. Fu il suo modo di salutare -e promettere che no, non sarebbe finita lì.
Quindi si mischiò fra la folla e si allontanò da lei, da quel ballo, dalla serata più strana che avesse mai vissuto prima e dopo il carcere.
Contento, infine, che non si fosse rivelata una noia mortale.
 
Top
view post Posted on 24/1/2010, 12:38
Avatar

Esempio
·········

Group:
Member
Posts:
19,082
Location:
Sanremo

Status:


image
Nome: Elen en Erda
Status: Elfa del Deserto
Fisico: Illesa
Mente: Un poco delusa, sempre più brilla
Maschera: La Libellula
Interlocutori: Sennar

Racconti del Warrior Day e successivi
Interludio II~III, Scena Settima ~ I fuochi

Il nuovo venuto, il suo cavaliere ufficiale per il ballo, ascolta le sue parole e acconsente a sedersi lì sui divanetti, anche se sarebbe meglio dire che ci si lascia cadere sopra, data la poca grazia con cui abbandona il proprio peso su di essi.
E dopo un palese momento di imbarazzo -nel quale l'elfa riempe nuovamente di dolce nettare il suo flut- le pone una di quelle classiche domande da cascamorto, di cui però -ottusamente- crede di conoscere già la risposta, tanto da perdere in un attimo i punti appena guadagnati coi complimenti.

Perchè sono in questa sala, eh? Non potrei esser semplicemente un'amica di uno dei partecipanti che è venuta fin qui -nel Bianco Maniero del Re- a festeggiare la sua vittoria al primo turno?
O lei è forse tanto sciocco da pensare che una fragile ragazza come me possa partecipare a un torneo come questo, dove ci sono tanti uomini possenti e forti, per puro gusto di esibizionismo?

Tagliente come la lama di una spada è la sua risposta. E poco importa il fatto che mente a quell'uomo appena conosciuto: si sa che gli elfi sono permalosi e porre domande con così poca avvedutezza non può che rivelare il loro lato peggiore. Il ragazzo avrebbe dovuto scegliere meglio le proprie parole.


Cade il silenzio tra loro, ma presto -col ridursi delle luci della sala a poco più che lumicini- questo viene riempito dal fragore dei fuochi d'artificio che, tutti di colore diverso e tutti uno più bello dell'altro, illuminano il cielo come tante stelle, lasciando dietro di sè solo un'esile scia di fumo e un boato tanto potente da sembrare un tuono. Uno spettacolo nuovo agli occhi centenari della bruna elfa, che rimane per tutto il tempo a osservarli in estatica visione, lasciandole un pizzico di delusione quando questi, infine, finiscono.
A questo punto il suo cavaliere, compreso forse l'errore commesso in precedenza, prova a ricreare un feeling, ma dimenticare non è così semplice e veloce per creature che vedono nascere e morire per generazioni gli appartenenti ad altre razze.

Son state veramente stupende queste stelle di colori, ma io ora non le credo.

Se per quella sera avesse voluto ballare con lei, avrebbe dovuto presto trovare un modo di farsi perdonare.

 
Top
J. B. Grenouille
view post Posted on 27/1/2010, 01:06




… Che cosa mai avrebbe potuto raccontargli il Profumo di quella donna?
Quale mistero avrebbe svelato, sfogliando uno ad uno i petali di quella Rosa assassina, portando alla luce il segreto di quello scrigno inviolato?
Quale emozione, quale violenza che le aveva profanato l’anima avrebbe rivenuto incisa nelle sue spoglie?
Questo e altro si domandava, conducendo Salomè nel vortice di passi lievi come neve.
La dolce amarezza – commista a rabbia e negazione – che faceva fremere le sue nari finissime gli narrava di una donna capace di far uccidere per la sua Danza,
se solo avesse voluto, ma anche che con la sua Danza aveva ammazzato.
E poi pianto.
E sofferto.
E forse c’era stato del rimorso, ma più per sé stessa che per la vittima del suo odio;
rimpianto per aver imboccato una strada dalla quale non c’è più ritorno.


« Con la Danza si ama e si uccide.
Come in Natura.
E non siamo, forse, animali anche noi?
Scandalizzarsene è un vero peccato… uno spreco. »


Oh, no, lui non era un criminale qualsiasi, non era un banale assassino, o un violentatore senza onore.
Non era il corpo a interessarlo, non era il sangue caldo tenero sulle dita a riscaldare i suoi sensi, o la dolce arrendevolezza di forme femminili coatte impietosamente alla propria volontà.
Era qualcosa di cupo e intoccato, racchiuso tra le pieghe delle carne, nel respiro del petto, tra gli odori del corpo.
Un’arte segreta e antica, che spreme via ogni stilla dalla materia torturandola, schiacciandola, sfacendola;
che ne estrae l’essenza odorosa sciogliendone l’immanenza, trasformandola in qualcosa di puro e ricco, eterico e impalpabile, e che quelli come lui definivano la metafisica dei sensi.
Sorrise, affilato, al di sotto della maschera, guardandola compiaciuto.

Cosa ne sarebbe rimasto della Rosa che stringeva tra le braccia, una volta strappate via tutte le spine?
Quei teneri lembi di carne femminile, così fragili, come le ali di una farfalla, così facili da lacerare…

I suoi modi gentili si accesero di un certo impeto durante la danza, portando il cavaliere a stringere il braccio destro – dai muscoli forti e ben modellati – attorno alla vita della sua compagna, premendola contro di sé in un gesto irruente.
Non era la sua presa, però, a esprimere un certo qual desiderio di possessione;
erano i suoi occhi, quegli occhi taglienti, simili a due lame d’argento, che si conficcavano senza esitazione nelle polle verdi-azzurre della Dama per affondarvi con tutto il loro peso,
pronte a scavare senza pietà il solco profondo che l’avrebbe condotto sino al fondo più nero e recondito del suo animo di donna.
Desiderio di carpirne l’essenza – e quale singolare coincidenza: medesima parola per due concetti altrettanto simili -,
che appariva tanto più acuto e irrefrenabile quanto più potesse considerarsi distante dal mero godimento carnale.

Poi, qualcosa interruppe il flusso dei suoi pensieri, spinti dall’ebbrezza sensoriale oltre gli argini del contegno, come un mare in tempesta;
i fuochi decretavano la fine della festa, che ormai appassiva come le rose di quella sala.


« Mia Signora, la serata volge a termine. »
una voce densa di fascino e disciplinata da una cortesia impeccabile.
« Temo di dovermi congedare da Voi… »

Così dicendo, rallentò il passo fino ad arrestarlo, scostandosi lievemente dalla geisha per lasciare integro solo il fragile contatto delle loro mani.
Bianco su bianco.
Cera contro cera.
Portò quella di lei, piccola e bianca, alle labbra della celata, sfiorandole appena.

« Questo non è un addio, se lo vorrete.
Solo un arrivederci. »


Un lieve inchino, uno sguardo d’acciaio insinuato tra le fessure intagliate, e l’Uomo dei Profumi non era più lì.

E solo l’assenza dell’odore e rendere più marcata la sua presenza appena svanita.


SPOILER (click to view)
Purtroppo mi comunicano che domani si chiuderà il ballo, quindi sono costretto a fermarmi qui. Ringrazio davvero di cuore Dalys per la bella giocata, e spero di poter avere di nuovo il piacere di giocare insieme a te. Mi scuso ancora una volta per gli immensi ritardi accumulati, ma chi mi conosce sa che sono stati causati da motivi seri.
Grazie a chi mi ha fatto divertire, e allo Staff del WD! A presto =)


Edited by J. B. Grenouille - 27/1/2010, 09:50
 
Top
Hatta.
view post Posted on 30/1/2010, 18:04




E sorrise, così, genuinamente.
Assentì con il capo, vicino, vicino alla sua bellezza misteriosa, lontana e siderale.
Non proferì parola, poichè tutto era già stato detto; non v'era stato alcun fine recondito a seguito della sua rivelazione, e, dopotutto, gli dispiacque un poco il non poter aiutare maggiormente quella ragazza. Ma, in fondo, chi poteva dirlo? Delle favole, infine, non v'era mai un finale scontato, almeno non fintanto che esso non era ancora stato scritto.
Ballarono, in una sinergia maliarda d'ignoto fascino.
Un passo, un altro, un abbraccio, e...
Un pensiero improvviso lo fermò, quasi impedendogli di continuare l'interminabile danza.
Le labbra si strinsero in un sorriso mesto, e pure le perennemente allegre iridi scarlatte s'adombrarono di un incubo al quale era impossibile sfuggire.

Temo, tuttavia, che al nostro prossimo incontro
io non sarò più in grado di riconoscerti, Sidius.
Nè tu potrai più riconoscere me.


Scosse il capo, lentamente, e quando lo rialzò, le rivolse nuovamente il suo sguardo più furbo e malizioso. Non avrebbe permesso che la sua follia gli rovinasse quel ballo. Nè ora, nè mai.
Riprese a danzare, quindi, energico, rubandole ancora il ruolo guida e rivestendo i panni del poderoso cavaliere.

Basta così, non ti rivelerò oltre.
Lascio a te quel che resta da scoprire!
E neppure mi voglio privare del piacere di scoprire te...

 
Top
Sidius G. Custos
view post Posted on 2/2/2010, 18:08




Salle des Roses Fanées:
See you later?_


Si lasciò per qualche istante trasportare da lui, forte dei dubbi che ancora le torturavano il cervello.
Non sapeva quanto quel figuro potesse realmente aiutarla nella sua opera di ricerca, ma quantomeno si stava rivelando gentile...
Ma non doveva e non poteva abbassare la guardia.
Il fu Pendragon le aveva tristemente insegnato, per l'ennesima volta, che le ferite inferte dalla fiducia tradita sapevano essere assai più dolorose di tutte le altre dai lei provate fino ad allora.
Poi il suo cavaliere/dama, rammaricato, interruppe la cascata di pensieri che - nel tripudio di fiori lucenti sbocciati nel cielo - l'aveva momentaneamente assorta.
Temo, tuttavia, che al nostro prossimo incontro
io non sarò più in grado di riconoscerti, Sidius.
Nè tu potrai più riconoscere me

Sidius, nel muovere i suoi passi di danza, trasalì per un istante, perché?
La sua espressione si fece dubbiosa.
Il Cappellaio continuò.
Basta così, non ti rivelerò oltre.
Lascio a te quel che resta da scoprire!
E neppure mi voglio privare del piacere di scoprire te...

Immediatamente replicò colta da momentanea curiosità.
«Scoprire... me?»
Non capiva, si lasciava trasportare per quegli ultimi istanti da quei passi di danza, senza comprendere ciò che il figuro suo partner le stava dicendo.
Perché non si sarebbero riconosciuti?
Poi, un'innata - e quantomai provvidenziale - consapevolezza del tutto l'aiutò nell'intendere una velata verità insita in quelle parole.
«Capisco...»
Sorrise mesta,
fermandosi di ballare e distanziandosi.
Anche se privi della loro maschera, forse, entrambi fuori da quel luogo come da ogni altra parte avrebbero continuato a vestire i panni di qualcun altro.
Che tristezza.
Già.
La storia che si ripete, finzione per finzione.
Ma alla fine, poteva dirsi che si somigliassero, anche se di poco, davvero poco.
«Allora quando ci rivedremo...»
Lasciò in sospeso la frase per poi guardarlo negli occhi con sincerità.
«...nemmeno tu mi riconoscerai. Ti chiedo scusa, già da adesso...»
Le parole di Sidius si persero nelle ultime note di quella ballata, mentre le loro maschere si separarono, definitivamente.
Poi s'incamminò a passo spedito verso l'uscita, triste, vuota come non mai.
Si sarebbero rincontrati?
Si sarebbero davvero rivisti reciprocamente?
Forse,
solo le stelle che in quel momento baciavano entrambi in quel cielo notturno
potevano davvero saperlo.


SPOILER (click to view)
image
Nome: Sidius G. Custos
Status: Cercando di non dare troppa fiducia al proprio interlocutore
Fisico: Dolorante alla spalla destra
Mente: Confusa dalle parole di Hatta, dubbiosa
Maschera: Cigno
Interlocutore: Hatta


SPOILER (click to view)
Finisco così la scena al ballo! Spero che ti sia piaciuta, lascio a te concludere la tua parte di scena, ci si rivede nel forum e grazie per la giocata! >__</




 
Top
Rosasp¡na
view post Posted on 3/2/2010, 01:22




Il rintocco di mezzanotte segnava la fine del giorno, e con esso il termine del ballo.
I fuochi sbocciati nel cielo come fiori incandescenti avevano gettato lame colorate nell’ambiente soffuso,
in una danza frenetica di luci repentine e buio profondo che alteravano l’ambiente
trasformandolo nello scenario di un sogno.
Amelie si fermò piano, sciogliendo la presa sostenuta della danza per una più intima e avvolgente;
ora, insieme al suo Sole, godeva di quello spettacolo ammaliante e nuovo,
che catturava tutta la sua attenzione e riusciva a tener lontano
ancora per un poco lo spettro dell’addio.
I passi che avevano mosso veloci sulle note della musica,
avevano colorito di una tinta più salubre le sue gote bianche,
spezzandole appena il respiro con un lieve affanno;
nonostante il suo corpo esile e minuto risentisse del moto,
un sorriso raggiante aleggiava sulle morbide labbra rosse della fanciulla.

Un sorriso solo per lui.

Poi lo spettacolo morì nel buio della notte, restituendo i drappi e le rose alla luce tenue
che ne ovattava i contorni con pennellate leggere e morbide.


« E’ ora. »

Non aggiunse altro, temendo che le parole potessero infrangere con la loro urgenza
quel momento cristallizzato nel bozzolo del tempo:
il momento in cui sollevò il viso, e i loro sguardi si incrociarono;
il momento in cui lo strinse di più, allacciando le braccia sottili al torace ampio e forte,
per convincersi di quanto fosse reale, e non
solo un sogno;
il momento in cui pregò che non la lasciasse andare via senza neppure un gesto, o una parola,
con la paura di cedere al peso della lontananza, che già bussava alle porte dell’anima.


« Leon… »

E la voce le morì in gola.
E il cuore con lei.


Edited by Rosasp¡na - 3/2/2010, 01:43
 
Top
- Destino -
view post Posted on 3/2/2010, 18:44





image

~ PNG

Nome: ????
Status: Sognatore
Fisico: Buon Ballerino
Mente: Impaziente
Maschera: il Sole
Interlocutore: Rosaspina



I rintocchi della mezzanotte battevano il contrappunto lento, grave, e posato che si opponeva alla melodia che il suo cuore in quegli istanti produceva, in un palpitare frenetico, scandendo un ritmo troppo impetuoso, tumultuoso, rapido ed incalzante.
Avevano arrestato il loro volteggiare, e ora sostavano in piedi al centro della sala, uno contro l’altra, avvinti nell’intreccio caloroso e accogliente che le loro braccia descrivevano.

Solo il suo respiro velato d’affanno carpiva la presenza della Dama Carminia, e mentre attorno a loro le finestre spalancate sulla notte riversavano riverberi di colorati nella Sala delle Rose Avvizzite, gli occhi cerulei del Sole sembravano preferire inseguire i riflessi di luce che giocavano sui capelli di fuoco della fanciulla al rimirare la nascita dei fiori di luce che sbocciavano incantevoli sul fondo del cielo trapunto di stelle.

Il Paladino rimase a fissarla in silenzio, contemplando il viso giovane e angelico di lei illuminarsi di un sorriso dolce e bello, reso radioso dalla curiosità fanciullesca e dall’interesse vivace che dovevano starle suscitando lo spettacolo pirotecnico... ma alla luce segue sempre l’oscurità, e -una volta terminata la batteria- per un momento calò il silenzio.


CITAZIONE (Rosasp¡na @ 3/2/2010, 01:22)

« E’ ora. Leon… »


Con voce esitante, la fanciulla dai capelli fulvi sollevò il volto, e i suoi begli occhi verdi come lo smeraldo trovarono quelli azzurri del giovane ad attenderli; le sue braccia esili e sottili come giunchi gli circondano il petto in una morsa tenera, delicata ed invincibile, e trovarono quelle forti e calde del cavaliere ad avvolgerla e circondarla come l’abbraccio della luce del giorno... una stretta che si allentò solo quando la destra si levò verso il viso eburneo della Fata, carezzandole con tocco lieve la gota ma alzandole il mento con un gesto amorevole e fermo.

« Ti troverò, Mia Signora... lo giuro. »

<i>Così le labbra sigillarono le labbra, e i respiri si libarono mescendosi come vino,

Un’ultima volta ancora, prima del risveglio.

Fine del Sogno...


 
Top
175 replies since 21/12/2009, 21:48   5437 views
  Share