Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La Salle des Roses Fanées

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view post Posted on 23/12/2009, 20:40
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« Bellum omnium contra omnes. »
Senza spada i patti | non sono che parole

Oh come lo odiava;
il marmo lucido, i candelabri, l'argento e l'alabastro
l'uopo di mettersi in ghingheri, agghindarsi, fare gli onori di casa
il profumo delle rose, la sensazione asciutta della porcellana sul suo viso
e quel colletto che lo tirava un po', solo un poco.


image


Non guardava la folla né alcuno degli invitati da cui essa era formata; non si aspettava nulla da loro.
Il suo sguardo si adagiava in realtà ben oltre le mura di quella camera così prepotentemente chiusa su di sé, dove persino i lampadari sembravano capaci di toglierti il respiro tanto quanto quell'inebriante e soffocante profumo di rose. Pareva quasi misurare le doti e le virtù di un ipotetico interrogato pesandone il fegato e gli attributi, tagliente e affilato nella parte del cattivo.
E se lo sguardo lo studiava, con la lingua inumidiva le labbra che iniziavano a seccarglisi oltre la maschera; con la mano andava ad allungare le dita sotto le vesti alla ricerca della tacita approvazione del ferro; con la bocca strideva una lunga smorfia stonata lungo il viso.
Quanti - si chiedeva - si sarebbero accorti della mancanza di un innocuo coltello da cucina lungo il tavolo del buffet?
Quando - seguitava - la mondanità si sarebbe fatta tanto opprimente da costringerlo ad estrarlo da sotto le vesti e a spingerlo nel petto del più vicino?
Perché le usanze non potevano certo essere turbate dal mero tentativo di una rissa. Perché il rispetto per le tradizioni non poteva certo permettere loro di sconfinare da un destino già scritto, dai propri partner già assegnati, dall'ebbro gusto del vino che già mieteva le prime vittime, dalle strette cuciture delle vesti. No, no... qualcuno doveva morire, qualcosa doveva accadere.
Non prima, però, del suo discorso.

Fu un tonfo sordo a risvegliarlo dal suo torpore. Forse quello delle porte che si aprivano e chiudevano per introdurre l'ennesimo ospite, forse quello di un ballerino incauto andato a scontrarsi con un suo collega; presumibilmente, quello del suo cuore. Dalla sua posizione gli giungeva solo una risacca confusa di ciò che, un piano più sotto, dovevano essere saluti e chiacchiericci. E si allungava sul suo viso - duro e grigio come uno scoglio - lasciando ben poco all'immaginazione e ben più alla corrente. Gli invitati sciabordavano in fila da un capo all'altro della sala come le onde di un mare senza vento, terminando con lo spiaggiare melaconicamente lungo il tavolo delle vivande. Una vista intollerabile.
Bambini. Bambini che dormivano nei loro letti incapaci di comprendere quanto fosse vicino il mostro che avrebbe tormentato i loro incubi. Una maschera del sole che si avvicinava ad una donna; Dalys - il portamento era inequivocabile per chi l'aveva già conosciuta - che veniva adescata da un playboy; Kirakisho - sì, l'aveva riconosciuta - che con la sua solita ingenuità andava ad approcciarsi alla persona che più, tra le tutte, la incuriosiva. Dame attente a non farsi scoprire, altre sorprese da se stesse. Signori incapaci di crearsi un proprio spazio, mestamente adagiate al tavolo del buffet.
Prese un lungo, lungo respiro. La musica si era abbassata e le luci si erano spostate. Tutti gli invitati si stavano lentamente accorgendo che il momento del suo discorso stava per arrivare.
Si fece attendere per più di un minuto prima di alzarsi e allungarsi lungo la balconata dove tutti, ora, potevano vederlo.

« Vacche. »

Forse non esordì come era stato sperato. La musica si spense per un breve istante mentre all'ingiuria rispondeva solo l'eco della voce del sovrano.

« Ecco cosa siete: Un enorme gregge di vacche ingioiellate che pascolano sotto lo sguardo dei loro macellai. »

Ed eccolo. Il sovrano faceva il suo primo passo avanti esponendosi al giudizio del pubblico sottostante, solo dopo essersi accertato che la sua cattiveria fosse giunta alle orecchie di ognuno dei suoi ospiti che, pochi secondi dopo, l'avrebbero visto alzare una mano nella loro direzione e distenderla lungo tutta la sala come a voler indicare ciascuno degli invitati.

« Non offendetevi signori, non fermatevi alle apparenze e constatate la situazione in cui vi trovate. » - Continuò tagliente, lasciando che una nota di sincera allegria alleggerisse il suo tono - « Voi - dopo aver superato un difficoltoso primo turno per i quali vi faccio i miei più sentiti complimenti - avete accettato l'invito ad una celebrazione durante la quale potreste ritrovarvi a danzare con la persona che conficcherà una lama nel vostro cuore. »

Prese un lungo respiro prima di continuare, lasciando che il vociare della camera sottostante e i sopraccigli inarcati delle persone lo superassero senza sfiorarlo.

« E vi divertite, pure! Gradite il buffet, danzate e chiacchierate; siete talmente cechi alle cose da essere capaci di sdraiarvi su di un altare solo perché vi è stato assicurato che nessuno degli invitati potrà nuocervi. Chiedetevi: lo fate per ingenuità? Perché vi credete invincibili? Perché vi sentite al sicuro? »

Silenzio. Non la risposta che si aspettava, ma se la sarebbe fatta bastare.
Schioccò le labbra, come se stesse per enunciare una verità ineccepibile.

« E' che nessuno di voi è disposto a cedere il passo. »

Se solo avessero potuto vedere la smorfia di puro piacere che si era appena aperta sul suo viso, sotto la maschera! Una lunga fila di denti bianchi a stuprarne ogni singolo lineamento, come un taglio aperto in una tela. Non aveva mai voluto offenderli, né tanto meno incitarli.

« Ed è giusto così! Se siete qui è perché avete vinto la vostra prima battaglia e se vorrete continuare ad esserci dovrete continuare a vincere le prossime. State combattendo una guerra di tutti contro tutti: E' meravigliosamente lodevole come nessuno di voi sia disposto a cedere un singolo passo. E quindi... » Allungò ancora una volta la mano innanzi a sé, evocativa « ...Presentatevi! Accoppiatevi! Ballate! Solo ai codardi è concessa l'onta di tirarsi indietro. »

Abbassò il palme, cercando di ritrovare un contegno.
Lentamente, mentre i suoi passi iniziavano a scendere la scalinata che lo elevava a tutti i presenti per portarlo in mezzo a loro, il suo viso si alzava e si rovesciava indietro nel tentativo di recuperare un tono. Non desiderava che i suoi ospiti accogliessero le sue parole come una provocazione, quanto più come un incoraggiamento; una spinta.
Con le dita toccò una tartina posta sul tavolo del buffet, concedendosi un istante per portarla elegantemente alla bocca, prima di continuare.

« Non credete a chi vi dice che l'importante è partecipare. Solo uno di voi riuscirà a guadagnarsi la vittoria, alla fine. Solo quello che, tra voi tutti, riuscirà a sconfiggere ogni avversario che gli si parerà innanzi: Non c'è spazio né per l'umiltà né per la compassione. E poi... guardatevi! Tutti unici. Tutti incredibili. Tutti numeri uno. Avete fatto venire voglia persino a me di scommettere su chi di voi sarà capace di primeggiare sugli altri. »

Alzò due dita alla maschera, riassettandola sul viso. Stava divagando.
Posò gli occhi su ognuno dei presenti, valutandoli e giudicandoli senza alcun ritegno, premettendo la presunzione che pendessero dalle sue labbra alla sua conclusione.
Schioccò la lingua un paio di volte prima di concedergliela, e passò un indice sotto quel colletto che aveva iniziato a tirarlo così tanto, tanto fastidiosamente.

« Ricordate » - annunciò autoritario - « Il vero numero uno è solamente quello che non perde mai. »


CITAZIONE
Ogni offesa non è da intendersi detta da me ma unicamente dal mio personaggio, sul quale non sono tutt'ora convinto di avere il pieno controllo.
...Bé, ma ormai lo sapete com'è fatto :v:

 
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view post Posted on 23/12/2009, 21:18
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Darth Side
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Trattenne a stento una risata.
Le guance si gonfiarono nel tentativo di reprimere la crescente ilarità nata alla vista di quella scena bizzarra e imbarazzante. Il tizio che poco prima non era riuscito a ingurgitare una tartina per via della maschera ora dava ancora spettacolo, distruggendo le speranze di coloro che non avevano ancora assaggiato il caviale.
Lui era uno di quelli, ma una scena del genere, per di più al ricevimento di un Re, non si vedeva tutti i giorni; quindi le prelibate tartine venivano debitamente compensate da una sana e fragorosa che non riuscì più a trattenere. Si girò dall'altra parte, dando allo strano individuo solo la vista delle sue spalle ricoperte di ali, in modo da non mostrare il sorriso che allargava il viso.
«Oh Dèi...»
Disse tentando di riprendere fiato e contegno, con un dito che sfiorava la lacrima appena sotto l'occhio. Se tutte le feste del Re Invincibile erano così, avrebbe volentieri abbandonato Kreuvall per potervi prendere sempre parte. Il prezzo del tradimento sarebbe stato alto, ma libertà e divertimento erano sensazioni inappagabili, che di rado riusciva a provare.
Lì, in mezzo a quella gente, con la maschera sugli occhi, era chiunque e nessuno. Non era un nobile, non era un Oracolo. Poteva semplicemente trattare le persone come voleva, e giocare con loro. Questo era il motivo per il quale si era lasciato andare a risa quasi sguaiate. Se non avesse indossato la maschera si sarebbe premurato solamente di richiamare all'ordine il goffo tizio vestito di rosso, senza il benchè minimo accenno di una risata e con lo sguardo severo.
Si guardò in giro, nella segreta speranza di trovare qualche altra scena che potesse donargli ancora qualche emozione. E visto che c'era una quantità tale di buffoni da far invidia a un circo, la ricerca durò solo qualche istante.
Strizzò gli occhi. Per un attimo non vi credette.
Una bambina si era appena andata a sbattere contro una dura colonna di roccia!
«Uh, poverina»
Benchè preoccupato, replicò la rista di poco prima, seppur affievolita dalla possibilità che la piccola si fosse fatta male. per accertarsi delle condizioni della bambina balzò a mezz'aria, e con un battito d'ali fu da lei in un istante; e scoprì di non essere l'unico a voler capire come stava la bambina.
Le accarezzò il braccio.
«Ti sei fatta male, bambina?»
Sorrideva, ancora, ma adesso lo sguardo era lieto, affabile.
Da Oracolo non avrebbe mai potuto farlo.
Da angelo della Prima Triade nemmeno.
Era come prendere parte a un gioco di ruolo, doveva solo scegliere che personaggio essere. E per il momento non aveva ancora scelto, riservandosi di agire in base a cosa il momento e l'istinto gli suggerivano.
Si volse allo strano tizio anche lui accorso dalla piccola con il coniglietto in mano.
«Salve, lei sarebbe...??»
E quello? Che personaggio era?
Un istante dopo aver scorto la strana figura accanto a lui, il Re prese a parlare.
Dall'interminabile sproloquio del Monarca, non intese se li avesse offesi o elogiati, e a dire il vero di stava divertendo così tanto che nemmeno gli interessava. Aveva sempre trovato noiosi quei discorsi pronunicati davanti ai nobili di Kreuvall, e scoprì che lo erano anche quelli degli umani. Erano inutili.
In paradiso o all'inferno, Keros non trovava ragione di parlare a gente che, quelle parole, nemmeno le sentiva. Annuivano tutti come le vacche menzionate dal Monarca, ma non capivano davvero. Ne conseguiva, quindi, che parlarne era vano,
ma Keros apprezzò comunque.
La pensava come il Monarca che aveva attirato su di se l'attenzione di tutta la sala, forte della propria, e regale, presenza scenica. O, almeno, la pensava come quello che aveva capito il Monarca avesse detto.
E vista l'intricatezza del pensiero e la leggerezza dell'atmosfera, decise di non arrovellarvisi su per non appensantire il -suo- divertimento.
«Però... » ammise sbalordito «gran bel discorso.»



SPOILER (click to view)
Interlocutori: Noki e Hatta :v:
 
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Raylek
view post Posted on 24/12/2009, 08:17




. da qui
~ Da altrove

Nome: Ignoto.
Status: Risucchiato in un Sogno
Fisico: Affamato...
Mente: Spassiamocela!
Maschera: Il Naso Turco
Interlocutore: Il CappellaioMatto



Ecco : era esattamente così che succedeva.
In una vita regolata dalle infinite possibilità del Destino che si fanno avanti, bastava stare a guardare.
Da ogni dove avventure a non finire.
Come quella. Nata a quanto sembrava da eventi su cui nemmeno lui, pur facendone parte, aveva il controllo. Era finito in quel posto, e stava per fare la sua conoscenza con qualcuno, qualcuno che non conosceva, tra l'altro.
Ed erano passati si e no due minuti, da quando era emerso dalla tappezzeria come fosse stato un sogno ad occhi aperti.

Così, il goblin travestito arrestò la sua marcia verso il cibo al suono della voce che lo chiamava, voltandosi quel tanto che basta per scoprire, allarmato, che il vestito di velluto che indossava - oltre a renderlo palesemente ridicolo, nel suo completo brache, casacchetta e gilet - aveva anche le code.
Le code! Ma siamo ammattiti!

Solo grazia alla maschera che portava aveva potuto celare l'espressione di puro imbarazzo che gli si era disegnata in modo così subitaneo sulla faccia.
Le code. Ancora non ci poteva credere...

Da dietro il suo lungo naso scrutò quindi l'interlocutore che si era proposto, notando subito, perchè evidentemente era stato per quello che l'altro aveva così deciso di presentarsi, che non aveva alcuna maschera, il ragazzo che gli sorrideva cordiale.
Ci si dovrebbe sempre aspettare ci siano persone che si presentano decidendo di non seguire le regole.
O meglio, non di non seguirle : di ritenere se stessi la loro maschera più bella.
Non che avesse qualcosa contro, assolutamente. Era una riflessione così, tanto per.

Così a naso, direi di no.
Temo non mi siate molto familiare, signore, ma se vorrete dirmi il vostro nome, forse sarà di aiuto per rammentarmi di voi...

...magari davanti ad uno stuzzichino?


...
Come!?
Ma in che diavolo di modo stava parlando?!

No no, quello non era un sogno. Era chiaramente un incubo. Qualcosa lo aveva trascinato in un terrificante incubo notturno in cui lui era diventato un damerino impomatato con il vezzo dell'eloquio.
Per gli dei! Doveva aver fatto qualcosa di orribile, già. E ora ne pagava il presso!
Era sicuramente così.

La maschera, ovviamente, nascose anche la seconda espressione che aveva fatto breccia nel goblin : un rammaricato senso di essere fuori posto, accompagnato da vergogna. Quanto basta.

Ma la situazione, Destino volle, si era evoluta per dargli un attimo di respiro, perchè le attenzioni dell'uomo con il cappello si erano spostate da lui ad una bella ragazza dall'aria alquanto stranita.
E con due bocce che erano un vero spettacolo per gli occhi!



Edited by Raylek - 25/12/2009, 00:22
 
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Allea
view post Posted on 24/12/2009, 10:05




O il Fratellone Duro come un Palo non stava gradendo le sue scuse o era davvero un Fratellone di poche parole perché, da quando la bambina aveva iniziato le sue lunghe, lunghissime scuse, quel Fratellone non aveva detto proprio nulla. Un po’ contrariata – era buona educazione rispondere, glielo aveva insegnato la Nobile Fu e lei era una Bambina Educata al contrario di quel Fratellone – arrestò il fiume di parole che le uscivano dalla bocca per cercare di sistemarsi nuovamente la maschera sul viso e massaggiarsi il nasino dolorante.
Fu in quel preciso istante che sentì una voce chiederle come stesse – e, a dirla tutta tutta si spaventò anche un pochettino, perché non se l’aspettava, ma questo nessuno avrebbe dovuto saperlo.
CITAZIONE
Tutto bene, piccola?

Noki all’inizio pensò che fosse finalmente il Fratellone Duro come un Palo ad aver parlato, ma quando aveva guardato davanti a sé non aveva visto proprio proprio nessuno – che se ne fosse andato mentre Noki-chan faceva le sue scuse? Oh, che Fratellone cattivo! – e quindi si voltò dall’altro lato trovando, finalmente, il suo interlocutore.
Era un altro Fratellone, vestito in maniera estremamente divertente e con un cappello in testa! Certo, non era bello come il cappuccetto di Noki, ma non era malle no no! Il Fratellone Cappellone, comunque, le aveva chiesto come stesse e prima di tornare ad ammirare quel cappello, Noki doveva rispondere – era quello che le Bambine Educate facevano – ma prima che potesse cominciare ad annuire freneticamente, tutta contenta, un’altra voce le arrivò all’orecchio.
Erano tutti preoccupati per Noki-chan! Come non esserlo! Noki-chan era veramente adorabile, fueh ♥!
CITAZIONE
«Ti sei fatta male, bambina?»

Il nuovo Fratellone non aveva un mega-super-cappello, ma aveva una maschera, una maschera divertente e tutta dipinta, proprio come quella di Noki-chan! Avrebbe ridacchiato divertita per quel fatto se, di nuovo, l’educazione non la stesse spingendo per dare una risposta ai due Fratelloni. Erano simpatici, si erano preoccupati per Noki-chan, essere maleducata verso di loro non sarebbe staro carino, proprio per niente.
Cominciò quindi ad annuire freneticamente, portandosi una manina a fermare la maschera che le stava scivolando dal viso «Noki-chan sta bene, benissimissimo, Fratellone Cappellone e Fratellone Mascherone! E anche Berzenev, Noki-chan e Berzenev stanno tutti e due benissimo ♪ Grazie ♥» e sorrideva, felice e contenta. Due, mica uno, proprio due, Fratelloni si erano preoccupati per lei, Noki-chan era proprio una persona adorabile, ne?
Stava per dire qualcos’altro, qualcosa di proprio appropriato probabilmente quando, in sala, calò il silenzio e solo una persona cominciò a parlare. Da quello che ricordava il Fratellone Re avrebbe dovuto fare un discorso… che quello fosse il Fratellone Re? Noki-chan mica l’aveva mai incontrato, purtroppo. In ogni caso Noki-chan ci si mise proprio d’impegno per ascoltare e capire quello che stava dicendo, perché tutti sembravano così assorti ed interessati! Ma… ma… ma Noki-chan non ci aveva capito proprio proprio nulla!
Il vocabolario di Noki, come quello di una qualsiasi bambina di nove anni, era tutto benché forbito e quel ragionamento era troppo complicato per la sua piccola testolina tanto che si sentì, anche solo provando a capirci qualcosa, un pochino confusa. Scuotendo la testa di botto, cercando di schiarirsi un po’ le idee, Noki sentì il Fratellone Mascherone riprendere a parlare.
CITAZIONE
«Però... gran bel discorso.»

Il Fratellone Mascherone stava commentando quel luuuuuungo discorso che aveva lasciato Noki così confusa e, probabilmente, anche il Fratellone Cappellone ci aveva capito qualcosa! E se, realizzando che Noki non c’avesse capito proprio nulla nulla, l’avrebbero trovata noiosa? Magari avrebbero anche smesso di trovarla adorabile! No no, questo non poteva certo succedere!
Mettendosi dunque su la sua espressione più seria, Noki disse l’unica reale cosa che, in tutto quel discorso, le era rimasta in testa: «Ma Noki-chan non è una mucca, Noki-chan è un Coniglietto!»
E beh, visto che anche Noki-chan aveva capito qualcosa di tutti quei complicati paroloni?
 
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- Destino -
view post Posted on 24/12/2009, 10:13




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~ PNG

Nome: ????
Status: Sognatore
Fisico: Illeso
Mente: Riflessivo
Maschera: il Sole
Interlocutore: Rosaspina




Le sue parole la fecero sussultare, e questo lo rammaricò inizialmente;
non aveva certo voluto farla trasalire, o -peggio- spaventarla in alcun modo...
...però, quando scorse i begli occhi verdi della fanciulla dai capelli di rubino,
davvero non riuscì a pentirsi né a scusarsi di quella sua invadenza.

Era una visione incantevole, tanto da togliergli il fiato per qualche istante,
dimentico come divenne di ogni altra cosa - compreso il respirare.

Quando la dama si volse per fronteggiarlo,
le sue pallide guance si erano colorate di una tinta più salubre,
e sulle labbra rosse dall'aspetto morbido aleggiava lo spettro di un sorriso incerto,

imbarazzato come del resto si sentiva anche lui.

Lei si esibì in un'aggraziatissima riverenza, e lui -portandosi una mano al petto-
contraccambiò immediatamente con un profondo ossequio del capo, inclinando la schiena,
mentre l'acquamarina e il peridoto dei loro occhi si incatenavano.

Finalmente.

CITAZIONE (Rosasp¡na @ 23/12/2009, 18:44)

« Mio Signore… Ah… io… ecco… Non credo di sapere dove mi trovo… »


« Allora direi che siamo in due... »

Le labbra ben disegnate di lui si schiusero in un ampio e rassicurante sorriso.

« Nemmeno io conosco il luogo preciso... però siamo ad una festa. »

Sollevò la mano destra -per l’occasione prima del guanto e di altre protezioni-
e le porse il palmo roseo della mano grande e forte in un preventivo gesto di invito.


« Potremmo farci compagnia partecipando, metterci a nostro agio, e domandarlo a qualcuno. »
staccò solo un attimo lo sguardo da lei, per gettare uno sguardo ai dintorni
« Desiderate qualche cosa da bere? »
 
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- Madhatter -
view post Posted on 24/12/2009, 10:14




CITAZIONE (Elen en Erda @ 23/12/2009, 14:05)

Farò come desidera, ma prima mi permetta almeno di ringraziarla signor...
Mi rendo conto solo ora di non sapere neppure il suo nome, mio gentil cavaliere.


Cavaliere?
un misto di ilarità e stupore gli colorò la voce
Milady, io sono solo un povero pagliaccio...Mi chiamano Cappellaio Matto.

La risposta era arrivata fugace e pronta -in elfico naturalmente-
mentre si appropinquavano insieme alla regnante dei Sorya;
sopraggiunta alla festa danzante, ella parve sorpresa di essere stata notata.

-se non ancor di più attesa-

CITAZIONE (Eitinel @ 23/12/2009, 20:16)

" Eitinel, Milord, non Eitenel.
Gradirei che se proprio mi si voglia riconoscere nonostante abbia tentato in ogni modo di rendermi irriconoscibile,
mi si affibbiasse almeno il giusto appellativo "


In uno slancio di buonumore,
forse divertita dalla gaffe grossolana compiuta dal Maestro di Cerimonia,
l’Inquisitrice elargì un sorriso e una delicata predica a quella mancanza.


Costernato, mia Signora:
spero potrà perdonare il mio errore e darmi occasione di mostrare che non si ripeterà.


Lo mormorò in risposta, con un impeccabile tono di scuse...
...ma accompagnato da un sorriso sornione da stregatto talmente enigmatico
che avrebbe persino potuto far credere di averlo fatto apposta.

La conversazione cadde per qualche istante,
poiché sia l’attenzione del Cappellaio che quello della Sovrana
era stata attirata dall’ingresso nella Sala di un uomo vestito di bianco,
che lui certo avrebbe riconosciuto come uno degli atleti del Torneo,
e che la sua interlocutrice avrebbe forse identificato come l’ennesimo rivale.


CITAZIONE (Eitinel @ 23/12/2009, 20:16)

" La ringrazio inoltre per l'offerta, ma visti i nostri trascorsi penso che non ci sarebbe luogo meno adatto alla mia presenza che al fianco del Re"


Il Pierrot dal volto dipinto sospirò,
con un fare talmente accorato che trasmetteva autentico cruccio.


Oh, lo immagino... è che lassù, insieme, sareste stati perfetti per l’estetica della Sala.

Poi, qualcosa -da lontano- attirò l’attenzione dei suoi gelidi occhi azzurri:
il volto stanco e familiare del suo prediletto di quell’annata.

Tristan aveva fatto il suo ingresso nella Sala delle Rose Avvizzite,
e questo poteva significare soltanto che aveva deciso di raccogliere la sua offerta;
un sorriso sornione gli arcuò le labbra nere e sottili, mentre sollevava un braccio
ed eseguiva un cenno per attirarne l’attenzione.

Nulla di troppo impegnativo gli era per ora richiesto:

solo raggiungerlo al centro della sala.
 
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- Destino -
view post Posted on 24/12/2009, 10:17




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~ PNG

Nome: Kirakisho
Status: Agente Inviato
Fisico: Illesa
Mente: Incuriosita da Edward
Maschera: la propria
Interlocutore: Edward Cavendish



CITAZIONE († Luxifer † @ 23/12/2009, 13:01)

“Gnao (Ciao)”


Il Nii-san coi capelli fulvi gli rispose prima ancora di vederla;
gli piacque il suono buffo che aveva prodotto per salutarla,
e prova ne fu il risolino bambinesco
che la piccola gorgheggiò con la sua vocetta da usignolo.

Dopo un attimo il fratellone deglutì,
e quando finalmente abbassò lo sguardo nella sua direzione,
lei gli sorrise in maniera angelica, fissandolo col suo unico occhio dorato
nei cui recessi luccicava perenne uno scintillante riflesso di follia.


CITAZIONE († Luxifer † @ 23/12/2009, 13:01)

“Brownies, Carrot Cake, Cornmeal Cake, Charlotte Cake, Lemon Meringue Pie, Apple Pie, Pudding…”


La piccola Kira l'ascoltò attentamente, bizzarramente seria:
diversamente dalle sue altre sei sorelle,
non aveva avuto spesso la fortuna di possedere un involucro
reale,
e la maggior parte dei dolci che l'altro gli andava elencando
li aveva conosciuti soltanto per sentito dire.

Quando il giovane si rifugiò come lei sotto il tavolo
-portando persino una prima dose di approvvigionamenti-
la bambina con la rosa nell'occhi portò entrambe le manine morbide
alle labbrucce rosee, e si compiacque di quel gesto di condivisione,

cui non era abituata.

CITAZIONE

“Io mi chiamo Edward ed ho dieci anni… Te, invece, come ti chiami Onee-chan?”


"Io sono Kirakisho: significa Sublime Cristallo di Neve, me lo ha dato la mia padrona...

Rispose facendosi pensierosa per un lungo istante,
mentre accettava dalla mano dell'altro la posata d'argenteria
e studiava con profonda concentrazione
prima la strana arma dentata e poi il grazioso contenuto del piattino;
poi sollevò l'iride dorata sul viso del conte, e diede voce al suo dubbio.


"Dieci anni sembrano tanti... Credi che possa averne anche io qualcuno? ♥

Domande sciocche e prive di senso
per chi non conosce la sensazione assurda di essere solamente un'illusione.





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~ PNG

Nome: ????
Status: Dandy da bisboccia
Fisico: Meravigliso
Mente: In Caccia
Maschera: Indovina...!
Interlocutore: Dalys



CITAZIONE (~ D a l y s @ 23/12/2009, 16:29)

Io adoro le scommesse”.


La donna sorrise, e così fece anche lui:
quel che aveva detto piaceva follemente al suo ego fanatico incallito del gioco d'
Azzardo.

"Anch'io."
mormorò convoce profonda e calda, sorridendo condiscendente e affilato
"E non perdo quasi mai."

La Biancaneve vestita di rosso peccaminoso gli si fece più vicino,
giocherellando seducente con le dita affusolate sulla sua elegante giacca di alta sartoria,
e lui...
rimase perfettamente immobile, sostenendone lo sguardo
e ampliando ancora il sorriso ammaliatore e compiacente
con cui così spesso e bluffava con ampio profitto al tavolo da gioco,
facendo sempre credere a tutti di avere la mano vincente per chiudere la partita.

Non che non fosse così il più delle volte, beninteso.

CITAZIONE (~ D a l y s @ 23/12/2009, 16:29)

Non ho diritto neppure a un indizio?
Suvvia, non vorrà negare a una dama, a una donna, un lieve vantaggio
”.


image
Il moro si concesse espressione in una laconica risata:
una gara di indovinelli? Divertente, interessante, brillante e affascinante.

Proprio come quella donna.

"Quando si gioca sul serio, non si concedono vantaggi agli avversari, mia Bella Signora."

La fissò intensamente con gli occhi dorati,
e con la mano inguantata nella seta bianca le afferrò delicatamente il mento tra le dita;
sulle labbra ben disegnate, ancora insisteva l'arco affilato di un sorriso rapace.


"Ma per ripagare lo spettacolo dei suoi occhi, non vedo perché no... "

Si scostò dalla donna,
facendo un passo indietro per sistemarsi ad una giusta distanza
che lo rendesse ben visibile, come a volersi mettere in mostra...


"Il primo indizio può vederlo chiaramente: sono bellissimo."

E il suo sorriso si ampliò impercettibilmente, facendosi sornione:
quello era solo un indizio legato al suo personaggio, eppure...

...era impossibile non notare la sua più che legittima immodestia.




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~ PNG

Nome: ????
Status: Imbucata
Fisico: Illesa
Mente: Delirante per le sue frivole congetture
Maschera: Nessuna
Interlocutore: Hyena



CITAZIONE (Andre_03 @ 23/12/2009, 19:23)

«Lurido figlio di...»


"...mi dispiace tanto. Mi scusi."

Esordì con tono ingenuo e certamente sincero,
conservando sul suo bel faccino la stessa espressione da cerbiatto di prima,
annuendo per corredare le parole di un segno che dimostrasse la sua costernazione.

L'altro -per tutta risposta- borbottò qualcosa che la fanciulla non intese,
poi recuperò la sua maschera e se la spiattellò sulla faccia.


CITAZIONE (Andre_03 @ 23/12/2009, 19:23)

«...di...di...ti...sei fatta male ?»


Approfittando del fatto che il ragazzo si fosse girato verso di lei,
gli occhi azzurri della giovane si presero un istante per squadrarlo da capo a piedi:
1. stivali scuri: comodi ed eleganti, trasmettevano una certa idea di forza e stabilità.

Le piacevano; ottimo inizio. Molto bene.
2. jeans scuri, in tinta con gli stivali: semplici e stilosi.
Bene, bene.
3. felpa semi-aperta: giovanile, molto di moda, e...
Dio. Che. Pettorali.
4. ...la faccia era nascosta dalla maschera ora, ma da quanto sbirciato prima...
Molto carino. ♥

Tornò a fissare lo sguardo nelle sue iridi -rosse! whaaa ♥- dell’uomo
e le mani si erano portate sulle rosee guance imporporate,
mentre gli occhi azzurri le sfavillavano languidi e sognanti come fari.

Si era innamorata di nuovo.

"Stò benissimo...! Mai stata meglio...!"

Se entrando era sembrata strana, alterata, o brilla,
adesso la cadenza estatica con cui biascicava le parole
la facevano sembrare ancor più svampita.


CITAZIONE (Andre_03 @ 23/12/2009, 19:23)

«...stai cercando qualcuno, piccola?»


Quando la domanda giunse, vuotò il sacco immediatamente:
e dire che quella sarebbe dovuto essere la missione segreta, il suo grande piano.
...ma al suo
amato poteva dire tutto infondo,
e si ricompose, facendosi vagamente più seria.

-ma non meno ingenua-

"Cercavo un talent-scout o un produttore -di solito ci sono alle feste, no?"
ci pensò su, e subito dopo aggiunse una specifica, nel caso non fosse chiara la realtà dei fatti
"Perché io sono una star."

E annuì di nuovo, come ad accreditare le sue parole.
 
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Tristan Gawain
view post Posted on 24/12/2009, 11:23




"Tristan, calmati..."
"Andiamocene."
"...Tristan..."
"Andiamo via, ti prego."



Una volta, nel suo Regno, feste simili nascevano in concomitanza
con grandi eventi per l'intero popolo: conquiste di pace,
accordi di non belligeranza, scoperte ed esplorazioni.
E per suggellare unioni d'amore, sì.
A lui, tutto ciò era stato sempre precluso.
A lui, spettava il compito di presenziare al Trono.
Tutto qui.
Una figura da osservare e temere, rispettare ed ammirare...
...ma mai e poi mai da comprendere.

Con innaturale leggerezza, il Leone sanguinante scivolò in mezzo
alla poca folla radunatasi per l'evento;
forse per i suoi abiti poco vistosi, forse per l'età non più fresca
e meno appariscente, l'uomo riusciva nel suo unico intento.
Passare inosservato.
Per tutti, era il fantasmo di un guerriero perdente, tranne per colui
il quale aveva scelto di fare un accordo.
Il Cappellaio, l'uomo dalle gote tinte di lacrime nere.


«Non mi sento a mio agio, senza di lei

La possibilità che si travisasse quel pronome non lo colpì nemmeno:
aveva espresso il vuoto che percepiva, l'assenza di Trisarma.
Eppure, ad orecchie

(ed occhi)
più maliziosi, quella frase poteva benissimo essere rivolta
al suo unico interlocutore.
La Farfalla degli Inferi.

 
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- Madhatter -
view post Posted on 24/12/2009, 11:26




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Il Duetto delle Maschere


Due paggi cominciano a girare per la Sala,
recando ciascuno un cesto di vimini tra le braccia;
i drappi rossi che li coprivano sono stati rimossi, e ora tutti potete vederne il contenuto:
maschere. Stupende maschere cerimoniali.

E’ l’ora del Duetto delle Maschere, vi spiegano i valletti.
Il Duetto delle Maschere è un gioco ideato per ravvivare la serata da ballo,
raggruppando a due a due le maschere in coppie che celebreranno il discorso del Re.

Quando gli abbinamenti vengono svelati,
il gioco vuole che le coppie si formino, i due si presentino,
e che ballino insieme almeno il primo giro di danze...
sebbene è auspicabile che trascorrano in reciproca compagnia l'intera serata...

Ma ora, fate la vostra scelta, e scoprite quale maschera vi riserverà il Fato.



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Per le Dame
SPOILER (click to view)


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Primavera
La Primavera è la Stagione del desiderio per eccellenza. Desiderio della Natura di tornare a fiorire, del sole di tornare ad inondare la terra con la sua luce, della vita di riprendere il suo corso. È il risveglio lento della Terra e dell’Uomo, è la Stagione dell’Amore. Chi indossa questa maschera ha un animo allegro e vitale, colmo di desiderio per la vita che si manifesta in tutti i modi possibili. È una personalità vivace e intraprendente, spesso incostante e umorale, difficilmente imbrigliabile in stereotipi o limitazioni.

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Farfalla
La farfalla è un simbolo di leggerezza e cambiamento. Indica dunque una personalità dotata di grazia e immaginazione. Il lato ombra può essere rappresentato dall’incostanza e, talvolta, dalla superficialità.

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Cigno
Maschera ambivalente come l’animale che rappresenta: se da un lato indica purezza, nobiltà d’animo e sensibilità per via del suo candido piumaggio, dall’altro le carni nere come l’ebano da questo nascoste simboleggiano invidia e falsità. Un animale affascinante e misterioso, doppio come l’individuo che indossa questa maschera.

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Estate
Calore, vita, gioia. Questi sono i frutti dell’Estate. La maschera rappresenta felicità e ricchezza – spirituale e materiale. Descrive una personalità aperta e socievole, decisamente estroversa, forse, però, troppo impulsiva e che cede facilmente all’ira. Nonostante ciò, può conoscere istanti di profonda e tenera dolcezza.

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Dogaressa
Lusso e sfarzo sono le caratteristiche di questa maschera. Chi l’indossa è una persona di potere, con grandi contatti e influenza, e poco importa che esso sia esercitato discretamente e con dolcezza, o in modo apertamente ferreo. Denota una personalità ferma e decisa, che ben sa come ottenere ciò che vuole.



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Pavone
Nell’immaginario collettivo le sue piume sono simbolo di vanità – e vacuità. In realtà riveste un ruolo importante in molti culti, come animale in grado di fronteggiare e ammazzare il temibile cobra. Denota una persona bella esteriormente ed interiormente, ma a volte lo scotto da pagare è un’eccessiva considerazione di sé, che può sfociare in egocentrismo. È raro che chi la indossi menta, perché non ne ha bisogno: la sua bellezza arriva dove l’autorità non può.

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Gatto
Addomesticato dagli egiziani migliaia di anni fa, il gatto personifica il mistero, l’indipendenza e la furbizia. Questa maschera si addice all’intelligenza e all’introspezione. In negativo può simboleggiare opportunismo e vanità.

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Libellula
Chi si sente legata alla maschera della libellula è ermetica ed emotiva, generosa e sensibile. La creatività riveste un ruolo importante nella sua vita, così come la spontaneità, che però può sfociare nell’incostanza e nel capriccio. È una maschera legata ai sogni.

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Corvo
Presso i celti era uno psicopompo, per i nordici era un simbolo di sapienza e chiaroveggenza. Questa maschera è adatta a un carattere affascinante, misterioso e carismatico. Il lato ombra può essere rappresentato da dogmatismo e introversione, spesso mascherata.

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Salomè
La seduttrice per eccellenza, colei che, con la grazia ipnotica della sua danza, riuscì ad ottenere la testa del Battista su un piatto d’argento. Chi indossa questa maschera incarna il valore corrotto della bellezza ammaliatrice che uccide col suo fascino. Infida e mentitrice, è meglio non fidarsi della donna che la possiede. Mai.



Per i Cavalieri
SPOILER (click to view)


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Autunno
Chi ama questa maschera possiede un animo romantico, malinconico e sensibile come la Stagione che questa rappresenta. I colori caldi dell’Autunno che tingono di rosso, oro e marrone i paesaggi naturali, denotano un animo delicato, ma aperto ai sentimenti. Grandi doti artistiche.

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Bauta
Regalità, nobiltà e potere. È la maschera reale per eccellenza, quella dei Gran Balli di Corte carnevaleschi che tanto resero famosa la Serenissima. Giorni interi di festa e comportamenti lascivi che la trasformarono in decadente centro di cultura e ricchezza ostentata. Corrispettivo maschile della Dogaressa, chi indossa questa maschera ha molto potere e influenza – e sa come usarli.

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Leone
Re della giungla il leone ci parla di orgoglio, di autorità e di grande coraggio. Chi possiede questa maschera sarà generoso, coraggioso e leale. In negativo, potrà essere orgoglioso e vendicativo.

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Diavolo
La maschera del diavolo è legata ai vizi e ai peccati capitali, più che alla malvagità in senso classico. L’indossatore di questa maschera può essere un avido sapiente, un avvocato senza scrupoli o un corruttore d’anime travestito da pecora innocente. Del resto, è cosa nota che il male ha tante facce quante sono gli uomini che calpestano la Terra…

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Fenice
Rappresenta l’animo solitario, introspettivo e irriducibile, proprio come il leggendario uccello capace di risorgere caparbiamente dalla sue ceneri per amore dell’umanità. Simboleggia la capacità di sacrificio.

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Inverno
L’Inverno rappresenta la forza primitiva, l’auto-conservazione e la saggezza nata dalla riflessione. Chi porta questo simbolo ha una spiccata fisicità – tradotta in forza e resistenza –, è introspettivo e ama il calore che scaturisce dal contatto fisico. In negativo potrà essere introverso e lento a mostrare i propri sentimenti.

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Casanova
Il gaio seduttore veneziano che ha reso celebri in tutto il mondo le sue rocambolesche imprese amorose. Bon vivant esemplare, il portatore della maschera del Casanova è raro che manchi un’occasione mondana; amante del lusso e della bella vita, trascorre le sue giornate tra ozio e belle donne. Possiede un ego pari solo alla sua astuzia.

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Drago
Chi indossa questa maschera ha un animo fiero, saggio e profondo. Ama i cambiamenti e sa come affrontarli, anche quelli che, all’apparenza, sembrano impossibili. È un uomo che ama lottare per i propri valori, ponendosi sempre in prima fila per difenderli, ma può risultare eccessivamente aggressivo o prevaricante.

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Trigemini
Questa particolarissima maschera simboleggia il camuffamento e la sfuggevolezza – fisica e caratteriale. Indica una personalità camaleontica e mai uguale a sé stessa, spesso talmente indefinibile da essere al di fuori di qualsiasi schema. Attenzione, però: a furia di cambiare, si rischia di dimenticare chi sia il vero sé stesso…

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Dottore della Peste
I dottori sono a lungo stati considerati gli unici luminari della società. La maschera si addice a un individuo di grande sapienza e saggezza, spesso di carattere solitario e, a tratti, introverso. La sua più grande ricchezza risiede nella mente, la cui rapidità e acume ne rendono l’ingegno più affilato di qualsiasi coltello.

 
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Black 13
view post Posted on 24/12/2009, 11:30




Nome:???
Status:
Fisico:Bello da far Paura
Mente: si, grazie.
Maschera: Autunno
Interlocutori:Dalys, Dandy
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Il secondo indizio glielo do io signorina: ha un debole per il verde.

A parlare fu una voce dal timbro suadente e malizioso, proveniente proprio alle spalle del giovane dandy;
era un individuo alto e dal fisico slanciato, impeccabilmente nerovestito:
un elegante frac - di fattura eccezionalmente raffinata - rivestiva le carni del nuovo arrivato,
portando - come l’occasione prevedeva - anche eventuali accessori,
come delicati e morbidi guanti di velluto per ricoprire le sue bellissime mani;
completava il tutto una splendida maschera dai toni autunnali
- presa poc’anzi da uno dei cesti di passaggio - incorniciata dal morbido crine carminio.
Al di sotto, nella parte nuda del viso,era possibile scorgere due labbra nere come la notte,
arcuate in un sorriso infantile, intento com’era a trar piacere
nel giocare con i ricci e folti capelli neri del dandy,
intrecciandoli con cura e dovizia in sempre più eleganti capigliature.

♪♥♪

 
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Hatta.
view post Posted on 24/12/2009, 12:05




La Salle der Roses Fanées,
Ora


E così non si conoscevano.
Come detto, accolte con sorpresa e rammarico le parole del goblin, scusandosi si scostò per qualche secondo per assistere il piccolo tornado armato di pupazzo.
Un altro individuo avanzò in soccorso della bambina, e quest'ultimo era quasi certamente il più singolare finora avesse incontrato nel salone.
Era un angelo.
(Un angelo?), chiese una voce dentro di sè, una voce Hatta, terrorizzato, fece di tutto per zittire.
(No, seriamente: di angeli ne ho avuti abbastanza il primo turno, sì?)
Scosse il capo, un gesto che all'apparenza poteva sembrare sia condiscendente di fronte alla gaiezza della bimba, sia di diniego nei confronti di quel nuovo interlocutore. In realtà, come sarebbe stato ovvio conoscendo la sua folle natura, egli si stava rivolgendo unicamente a sè stesso; ma questo dettaglio, ovviamente, non potevano saperlo.
Tentando di riacquistare un poco di serenità, s'affrettò a chiarire l'equivoco, venendo però interrotto dal subitaneo silenzio dell'intero salone.
Ascoltò, attento, alzando lo sguardo per cercare quello del fantomatico Re, senza davvero volerlo vedere. Era curiosità, principalmente.
Paragonare quel monarca alla sua Regina?
...Brrr. La Regina...
Quando terminò, l'angelo al suo fianco sembrò impressionato dall'eloquio di quel leader; Hatta, dal canto suo, non potè dire di non esser rimasto piacevolmente sorpreso, ma preferì comunque evitar commenti.
(Vacche? Dev'essere induista)
Ecco, appunto. Non era certo un'affermazione da lasciarsi sfuggire, in quei momenti...

Là sopra non ci si arriva per caso.

Disse invece, cercando di mantenere quel precario controllo sulla sua invadente pazzia.
Gli occhi scarlatti tornarono sulla bambina, così solare ed allegra. Non riuscì quindi a trattenere una spensierata, lieve risata, nell'udire i suoi sforzi di commentare le parole del Re.
Spostò lo sguardo da Noki-chan e il suo peluche all'angelo, per poi tornare al goblin, molto più in là, ormai diretto al buffet.

Vi va di mangiare qualcosa?
Proseguiremo le presentazioni laggiù.


Homo homini lupus, diceva Hobbes.
Per ora, lui sentiva solo una fame da lupi. E non era tanto certo la carne umana fosse il suo piatto preferito!!



Uh?

Imprevista, si trovò tra le mani una strana maschera.
Non l'aveva richiesta, tantomeno desiderata, eppure... Eccola qui.
Alzò lo sguardo da essa allo sfuggente paggio che gliel'aveva postra tra le braccia, ma fu tanto rapido che gli risultò impossibile anche solo riuscire a seguirlo, e men che meno restituirgli l'ornamento.
E intanto, Trigemini sorrideva, multiforme.


CITAZIONE
~ Maschera: Kyactus, riposta alla cintola. Trigemini, tra le mani.
~ Interlocutori: Raylek, Allea, Gemini
~ Note: Yawn. Shonno =ç=

 
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view post Posted on 24/12/2009, 12:08
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Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.


Molte cose erano successe in pochi, pochissimi istanti.
Era giunto il Re, innanzi tutto. L’aveva sentito arrivare ancora prima che iniziasse a parlare. Lo percepiva alle proprie spalle, presenza ingombrante, ricordo che ancora sapeva turbare i suoi pensieri. Come la volpe sa riconoscere l’odore della gabbia in cui è stata rinchiusa, mai avrebbe potuto dimenticare le sensazioni che si legavano a quell’uomo.
Ascoltò il suo discorso, prestando orecchio al contempo alle osservazioni del proprio interlocutore. Erano simili, tutti e due, eppure totalmente diversi. Prese per un attimo tra le dita il calice, levandolo verso l’alto.
Vacche.
Dopo tutto il popolo che aveva vagato nel deserto aveva costruito un vitello d’oro, un’enorme giovane vacca da adorare. Se lo meritavano, era quasi un complimento, se pronunciato dalle sue labbra. Era una sfida, un invito. Morire lì dentro, tra il lusso, avvolti da un corpo sconosciuto. O morire là fuori, sull’arena, nel proprio sangue.
Non avrebbe saputo cosa preferire. Lei, la Ballerina di quel palazzo. Lei, che più tra tutte avrebbe meritato un appellativo di disprezzo. E che invece brindava all’uomo che li insultava, con ironia. Quando ci sta ci sta, questo pensava. E sorrideva. Perché non c’è vacca senza toro. Il Re che non si smentisce mai.
Guardò l’uomo di fronte a lei.



"Il primo indizio può vederlo chiaramente: sono bellissimo."



Senza dubbio modesto.
Continuò a sorridere, abbassando il braccio, sorseggiando il liquido ambrato, allungando verso di lui il calice in un doppio brindisi. Agli uomini e ai Re. Che ugualmente discorrono ma diversamente hanno facoltà di scegliere con chi.
Ammiccò.



Ma come? In un tale serraglio di tori e mucche si è intrufolato uno splendido cigno?
Dovremmo farlo presente al nostro sovrano.
Signor mio, non si sarà per caso mascherato da efebico pastorello?



Il suo sorriso divenne famelico.
Efebico pastorello.
Rise sommessamente, portandosi una mano alle labbra.



O forse vuole travestirsi per divenire il Ballerino per eccellenza di questa notte?
In questo luogo esisteva una Danzatrice, una volta…
Ma chissà ora dove si sarà nascosta.
Forse è qui. Tra di noi.
Forse ora sarebbe curiosa di conoscere la sua maschera.
Dica, non sarà mica la maschera di Casanova?
Percè potrei esserne intimorita
”.

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Rise di nuovo.
Intimorita. Il colmo.
Tra loro si aggiravano i servi. Reggevano cesti, coperti da drappi rossi che sollevavano in modo teatrale.
E…meraviglia! Contenevano maschere. Altri volti per nascondere se stessi.
Altri visi per mostrarsi meglio.
Ne conosceva la maggior parte, e le studiò mentre gli occhi dei valletti cercavano di non incontrare i suoi. Alla fine ne scelse una, la sollevò, se la portò davanti agli occhi e sorrise, togliendosi la propria.
Niente più ironia. Non sarebbe stato divertente giocare solo a carte coperte.
Non per lei.
Salomè. Bella e intrigante. Terribile e ammaliatrice.
Voleva un dono, alquanto originale.
La testa di un uomo. Non era d i v e r t e n t e ?
Sorrise all’uomo davanti a lei. Avrebbe avuto anche lui, alla fine.
Perché lei adorava vincere. La scommessa era solo un orpello.



Il secondo indizio glielo do io signorina: ha un debole per il verde.



Sobbalzò. Non l'aveva sentito arrivare.
Guardò quel viso senza volto, senza espressione.
Un volto dai colori senz'altro in accordo con i loro, ma che parevano disposti da un artista capriccioso. Labbra neri, capelli rossi.
Sorrise anche a lui, con un mezzo inchino.

"Lieta del suo aiuto, signore.
Anche se temo di essere tutt'ora in alto mare.
Si tratta forse di un qualche tipo di folletto?
"



E Lei?
Questo avrebbe voluto chiedere, mentre dietro la maschera le sue labbra avevano un tremito, una lieve deformazione, prima di tornare alla consueta espressione suadente.




CITAZIONE
Maschera scelta: ovviamente Salomè A_A

 
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Andre_03
view post Posted on 24/12/2009, 13:04




Pensava di averle sentite e viste tutte.
Ma Dodici si sbagliava di grosso, a giudicare da quanto appena era saltato fuori dalle labbra di quello splendore. La ragazza dai capelli rosa e dalle grandi qualità, sembrò come estasiata dalla sua vista, per diventare solo un attimo dopo goffa, impacciata e confusionaria.

"Cercavo un talent-scout o un produttore -di solito ci sono alle feste, no?"
un talent-scout? Lì?
"Perché io sono una star."

Perfetto.
Un'altra pazza da aggiungere alla lunga lista di spasimanti fuori di testa. Quasi gli venne da piangere. Annuì come per assecondarla, sperando che quella non iniziasse ad aggredirlo con un fottilione di domande o -peggio- gli raccontasse la storia della sua vita. Però poi ebbe l'illuminazione. La tipa non sembrava troppo sveglia, magari...
«Ma che coincidenza!» cominciò, il bastardo «Direi che lo hai appena trovato, bellezza.» Era da prima di finire in prigione che non...beh, si capisce.
Poche ragazze, da quelle parti. Decisamente troppo poche. Gonfiò il petto e si ringalluzzì tutto d'un tratto, porgendole la mano al fine di presentarsi.
«Ramon Espejo, cacciatore di talenti.» in un certo senso...era anche vero «Molto piac...»
Silenzio di tomba.
La musica era cessata, tutti avevano smesso di ballare e persino Iena sentì l'impulso di tacere. In primo luogo perché temeva che, venendo scoperto ad adescare fanciulle probabilmente ancora non maggiorenni, sarebbe finito nei guai con le autorità locali. Secondariamente, qualcosa di più interessante persino delle ghiandole mammarie di quella ragazza attirò la sua attenzione.
« Vacche. »
Un uomo mascherato -come tanti altri- aveva preso la parola dal palco rialzato, imponendo a ognuno dei presenti di prestargli orecchio. Dodici compreso. All'insulto (che fece sorridere l'assassino) seguitò un'arringa degna del più machiavellico figlio di buona donna che si potesse immaginare. Fu senza dubbio un'esperienza interessante, quella: ciascuna parola -o frase- che venne proferita dal Monarca gli entrò in testa con chiarezza estrema. Pendeva dalle sue labbra e, man mano che gli si avvicinava nel discendere i gradini, lo temette sempre più. Ma fu la parte conclusiva del discorso ad esaltare Dodici.
« Non credete a chi vi dice che l'importante è partecipare. Solo uno di voi riuscirà a guadagnarsi la vittoria, alla fine. Solo quello che, tra voi tutti, riuscirà a sconfiggere ogni avversario che gli si parerà innanzi: Non c'è spazio né per l'umiltà né per la compassione. »
Aveva cominciato ad applaudire, noncurante della presenza di altre persone attorno a lui. Sorrideva sornione in risposta a quelle parole, pur sapendo che nessuno l'avrebbe potuto vedere, quel sorriso. Quel ghigno mostruoso degno di un animale da preda.
« Ricordate. Il vero numero uno è solamente quello che non perde mai. »
Rise di gusto e continuò ad applaudire forte, sentendo che finalmente qualcuno degli invitati -probabilmente cortigiani di quello stesso regno malsano- si unì a lui. Quando l'entusiasmo scemò, finalmente si decise a muoversi di lì. Approfittando dell'arrivo dei paggi con le maschere -nuove- per il ballo, si scostò dalla ragazza congedandosi rapidamente.
«...adesso non ho con me...» rifletté «...l'attrezzatura adatta per un provino. Ma se ti va, più tardi possiamo riparlarne in privato.»
Le diede una pacca sulla testolina e si dileguò in fretta. L'adrenalina ormai era in circolo, a livelli quasi paragonabili all'eccitazione per una sfida entusiasmante. Incrociò il porta-maschere degli uomini e, senza fermarsi, levò la propria afferrandone una a caso. In quell'istante urtò qualcuno, passando oltre senza nemmeno scusarsi.
Un uomo sulla quarantina, baffuto e austero.
Dove l'aveva già visto?
Indossò il suo nuovo volto falso e si immobilizzò.

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Nemmeno si era accorto di aver indossato la maschera del Diavolo.
Forse la più indicata ad uno come il Terzo, piuttosto che a un misero clone. Ma ormai la scelta era stata fatta e...non aveva più nulla in mente. La sua attenzione divagava da un punto all'altro con fare confuso, insensato. La ragazza, il Re Mascherato...svanì tutto un'altra volta.

«Tristan Gawain.»

Non chiese, non minacciò.
Si voltò semplicemente a guardare l'uomo con cui si era battuto fino quasi alla morte. Lì, in mezzo alla sala da ballo, fissava
l'unico avversario che gli fosse sopravvissuto.
 
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view post Posted on 24/12/2009, 13:26

戯け者
······

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Narrato
*Pensato*
"Parlato"

Asgradel, La Salle des Roses Fanées

Il Re era arrivato, facendosi senza dubbio notare. Cultore della raffinata arte di cogliere l’attenzione tramite aspre parole, oppure semplicemente voglioso di insultare qualcuno?

Non prestò troppa attenzione al discorso; la mente infantile già vagava nel suo mondo fantastico, ove le frasi del sovrano giungevano ovattate. Era lì ,davanti a colui che si fregiava del più alto titolo, e lo sfidava…a morra cinese, ovviamente. Si sarebbe mai verificata una situazione del genere? Difficile. Le onorificenze in quel posto valevano zero: non era più il Conte delle Terza Casata di Londra, bensì una semplice ed ininfluente maschera.

Tornato con i piedi per terra, ascoltò invece cosa aveva da dire la strana ragazza, a cui ora poteva finalmente associare un nome.

A quelle parole sentì crescere qualcosa dentro di se, qualcosa di inarrestabile e furente. Avrebbe voluto fermarlo, avrebbe voluto evitare di mostrarlo, eppure si palesò senza ritegno.

“Neveeeeee~”

La voce era diversa, sprezzante e graffiante come schegge di vetro sulla pelle. La mancina strappò letteralmente la maschera dal viso, per poi frantumarla a terra con un sonoro crack. I capelli color del sangue erano finalmente visibili in tutta la loro estrosità; la bocca distorta in un ghigno, o forse una smorfia, e gli occhi sgranati.

“Tutto quel bianco…così innocente…così puro…”

Avvicinò il volto a quello della commensale, cercando di ghermirle il mento con la mano.

“…non pensi che sarebbe meglio se dal tuo corpo nascessero scarlatti fiori?”

Era lì, pronto a fare la sua mossa, pronto a ferire e vedere Kirakisho perire nel suo stesso sangue.

Tutto ciò che Edward non avrebbe voluto quella sera, si era concretizzato senza chiedere neppure il permesso.

“Signore?”

La voce vellutata di un paggio interruppe la sceneggiata. Un attimo di distrazione prezioso, che permise al Conte di riprendere il controllo. Lo aveva soppresso, non sapeva per quanto, ma lo aveva soppresso.

Solo allora si rese conto di quanto si trovasse vicino alla rosa bianca. Arrossì puerilmente, balbettando qualcosa di confuso e riacquistò la distanza. Estrasse di gran lena una delle tante maschere presenti nel cesto e se la calcò in volto per nascondere l’imbarazzo, cercando di riallacciarsi alla frase precedente della ragazza e far finta di nulla.

“C-certo! Gli anni si contano da quando sei nata! Ed Onee-chan sembra averne un bel po’ di anni!”

Neanche si rese conto che il fato gli aveva riservato un’altra bauta.

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view post Posted on 24/12/2009, 13:47
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Esempio
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Avrebbe ricordato quell'evento come un lungo, interminabile strazio.
Osservava la sala attraverso il calice di vino rosso, tingendo così gli ospiti che la affollavano di un accennato roseo, che stranamente s'accoppiava con l'intenso e soave profumo di rose. L'unica cosa che udiva era quella piacevole sinfonia celestiale, talvolta soppressa da un leggero brusio che aleggiava nella sala. Dame sfarzosamente vestite e damerini dall'animo superbo discutevano senza fine mentre lui, superiore, scrutava solitario il susseguirsi di eventi come se fosse un angelo custode. D'altronde, non era un uomo abituato alla compagnia; trovarsi insieme ad altre persone senza un motivo plausibile gli dava una strana sensazione di intorpidimento, benché avesse intravisto persone che conosceva già da tempo.
Lo stesso Re, il grande re Ray, presiedeva al ballo; trovò il suo discorso molto saggio, tanto che anche se lo avesse seguito attentamente ritenne che non avrebbe afferrato il senso integro. Dopo il suo discorso, immerso in un silenzio di ossequio e rispetto, il ballo riprese così come era cominciato, reimmergendo la sala in una sinfonia di brusii e ticchettii di scarpe da ballo.
Tuttavia, il ballo proseguiva pian piano, benché il tempo scorresse lentamente senza che Sennar potesse rendersene conto. D'un tratto, alcuni paggi partirono a muoversi intorno alla folla, recando tra le braccia un cesto colmo di maschere. Tuttavia mancava quel telo rosso che prima le copriva agli occhi dei presenti; pian piano, i cesti si svuotavano mentre gli invitati s'impossessavano delle varie maschere.
Senza riflettere che per pochi istanti, il cavaliere s'avvicinò al paggio. Non vi fu il tempo di osservare quale maschera stesse prendendo; cacciò la mano e si ritrovò a stringere una maschera singolare, dalle tonalità dorate. Le sue forme raffiguravano un leone; di certo si trovava affine all'animo di Sennar.
Dunque cacciò la maschera che prima indossava all'interno della giacca e indossò la nuova, brillante alle luci della sala.
«Non male.»

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