Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Another Mad Tea Party, Quarti di Finale

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Yom¡ Isayama
view post Posted on 5/2/2010, 01:08




Era tutto come l'aveva sempre immaginato. La cerimonia ideale. Erano a Kamigano, il più importante tempio Shintoista di Kyoto, e le grandi famiglie si erano radunate per quell'occasione per rendere omaggio. Tutti gli sguardi erano benevoli e sorridenti, il sole splendeva fuori e le avevano fatto dono di un ombrello tradizionale in carta di riso. Aveva compiuto le necessarie purificazioni e si era presentata di fronte al sacerdote con lui al suo fianco, ed era stato tutto perfetto. Bellissimo. In realtà, fin da quando le avevano fatto dono dello splendido kimono da cerimonia ricamato, non era trascorso attimo della sua vita in cui non aveva sperato di poterlo indossare in quel giorno, in quell'istante, in quel luogo e per quella cerimonia.
(Se si eccettuano le volte in cui lui le aveva fatto perdere le staffe, e in quei momenti l'avrebbe volentieri strangolato)
Sapeva che quando il sacerdote avrebbe annunciato il matrimonio alle divinità non avrebbe saputo trattenere il rossore. Era semplicemente tutto troppo stupendo per poter essere descritto a parole. Il giorno più bello della sua vita. Allora la giovane miko che assistiva il celebrante avrebbe portato il sakè come secondo la tradizione in tre piccole tazze, e lei ne avrebbe preso la prima per consegnarla al suo sposo. Sorrise dolcemente sentendo l'emozione salire, e strinse le mani sulla tazzina, per poi voltarsi lentamente porgendola a colui che l'affiancava.

« Izuna... »
Sospirò in un sussurro.
Nel kimono maschile da cerimonia, Kagura ricambiò il suo sorriso lasciandola fortemente interdetta.
« Ti va del thé, Yomi-oneechan? »
Sbatté gli occhi, fissandola senza capire.
« Eh? »

Quella che aveva in mano non era più la tazzina di sakè tradizionale che i due sposi si scambiano durante il matrimonio, bensì una normalissima tazza da thé, piena fino all'orlo di liquido ambrato, dal profumo dolce e intenso. Non indossava più lo splendido kimono di cui le avevano fatto dono alcuni giorni addietro, né si trovava nel bel mezzo di Kamigano, davanti al sacerdote shintoista che doveva presenziare a quello che sarebbe dovuto essere giorno più bello della sua vita. Piuttosto, si trovava in... ehm, in una parodia di Alice Nel Paese delle Meraviglie, al cospetto della sala da thé del Cappellaio Matto e della Lepre Marzolina?

« Eh? »
Ripeté a bocca aperta, confusa, sbattendo le palpebre più volte mentre guardava uno ad uno i vari improbabili individui che sedevano accanto a lei.
A capotavola un pagliaccio con i capelli arancioni ed un trucco pesante da clown. Una bambina albina vestita da cameriera con delle nekomimi1. Poco più in là una inquietante bambola di porcellana meccanica con un occhio solo, tenuta in braccio da un tipo dall'aria losca con l'aria da lolicon, basso e magro, dall'espressione irritata. Poi ancora: una donna vestita di rosso, come se fosse un'attrice che interpreta una concubina in un ooku2, un'altra donna altera ed infine il celebre cappellaio del romanzo di Carroll.
« Questo... è un sogno? »
Chiese un po' titubante ai presenti, mentre pensava che forse era il caso di prendersi una vacanza dal suo lavoro all'agenzia.
Fare l'esorcista nel tempo libero e passare il tempo fa spiriti, entità demoniache, anime erranti e quant'altro iniziava a farle male.



SPOILER (click to view)
nekomimi: accessorio tipo cerchietto con orecchie da gattina
Ooku: equivalente di un harem in giappone, ovvero luogo dove risiedevano le concubine di nobili e imperatori.


Edited by Yomi - 5/2/2010, 14:32
 
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Kagura Tsuchimiya
view post Posted on 5/2/2010, 16:44





...Oneechan No Yume...

Era nel letto, e non riusciva a dormire.
Erano giorni che il suo lavoro da esorcista la metteva sotto pressione, non tanto per il lavoro in se, ma per il fatto di doversi nascondere ai propri compagni e compagne di classe.
Si sentiva a disagio e - nonostante il caldo delle coperte del proprio letto - non riusciva proprio a prendere sonno a causa dei propri pensieri.

La luce del cellulare illuminò il volto di Kagura per qualche istante, quel desktop era lì da un sacco di tempo, sì, proprio nella home del cellulare...
Un sussurro le sfuggi al pensiero di quell'immagine.



« Yomi-oneechan... »
Si decise.
« Yosh! »
Scendendo dal proprio giaciglio inforcò le pantofole e si diresse - cuscino alla mano - verso la stanza della sorella.
Aprì piano piano la porta per poi richiuderla allo stesso modo accuratamente dietro di se, era buio e Yomi dormiva; recentemente il lavoro all'agenzia le aveva prese particolarmente quindi la sorella dormiva della grossa perché era molto stanca.
Poi Kagura si avvicinò al letto, camminando scalza qualche passo prima di inserirsi al di sotto delle soffici coperte assieme al sua oneechan.
Era caldo, il profumo dei capelli di Yomi lavati di fresco prima di andare a dormire inebriava il cuscino su cui ora Kagura aveva posato la testa, la sua espressione mentre dormiva era angelica, quasi fosse stata un'altra persona.
La mente di Kagura partorì un'idea che probabilmente le sarebbe costata le crocchette al formaggio per una settimana... ma al diavolo! Era talmente Kawaii!
Lo scatto della fotocamera del cellulare ruppe il silenzio della stanza mentre l'espressione di Yomi si faceva ridicola stimolata a deformarsi dal flash dell'avvenuta fotografia.
« Nice-catch! »
Sussurrò piano soddisfatta la ragazza, che aggiunse quella foto alla sua "collezione delle espressioni ridicole di Yomi".
Poi, mentre si crogiolava del suo avvenuto successo - distante appena pochi centimetri dal volto della sorella - due braccia la afferrarono ed i suoi occhi impattarono contro i seni - parzialmente scoperti dal pigiama - di Yomi...
« O-o-oneechan!... »
Arrossì, mentre la frase le uscì quasi soffocata e la destra della ragazza dai capelli neri e lunghissimi la iniziava ad accarezzare amorevolmente sulla testa...
« Non sei un pò troppo grande per venire nel letto assieme ad Oneechan? »
Disse una Yomi con la voce impastata dal sonno, mentre ancora era immersa in chissà quale immagine onirica...
Kagura le si strinse, lasciando scivolare giù dal letto il cuscino che ghermiva pochi istanti prima, per immergersi caldamente - questa volta - nel corpo generoso della propria sorella, infossandosi nel suo petto con la testolina dai capelli arruffati.
« ...mmmh Oneefan daifufi »
E mentre Kagura esprimeva il suo affetto al proprio più grande ed unico punto di riferimento, Yomi si espresse in un largo e soddisfatto sorriso.
« Baaaaka »

...

Per poi - dopo qualche secondo - sussurrare qualcosa di cui Kagura, addormentatasi, non potè cogliere la sfumatura.
« Izuna... »

▪ ▪ ▪

Kagura si ritrovò innanzi ad una tavola imbandita di ogni genere di teiera o tazzina, in un luogo completamente avvolto dal verde mentre un gruppo di voci mescolatesi in un profondo brusio le dava l'impressione di essere - stranamente - tornata all'agenzia.
Però, visto il nuovo arredamento...
O Kiri-chan si era espressa in un eccesso di femminilità dopo l'avvenuto tentativo di finto-abbordaggio nei confronti di Nori-chan... oppure la direttrice stava escogitando qualche strana strategia alternativa per far si che Noriyuki e Yomi stessero assieme per sempre...
Beh, avevano ormai fatto pace... ma la sicurezza - con quei due - non era mai troppa!
Il punto era che voltandosi attorno non vide altro che strampalati soggetti in tenuta da cosplayer: chi vestito da cappellaio matto, chi da elfa, chi da distinta signora in rosso... e chi da...da... come si chiamavano!
Ah!
UN MEMBRO DEI KISS!!!
*Kagura fan-girl mode on*
Poi s'accorse - senza minimamente darsi pensiero - che per non essere inopportuna e scortese, era il caso di adeguarsi all'atmosfera del luogo... ma prima di tutto, prima ancora di fare qualunque cosa, la sua attenzione ricadde sulla figura più importante della sua vita, seduta al suo fianco sulla sinistra:
Yomi.
Era persa nel vuoto con una delle espressioni più stupide che le avesse mai visto in faccia...
Occhi semi-assonnati, bocca semi-spalancata e... e... BAVA ALLA BOCCA!!!
Non poté resistere.
Estrasse il cellulare, impostò la fotocamera e...
Clack!
Zuuum!
« Yattaaaa! »
Kagura inneggiò sommessamente per far sì che sua sorella non si accorgesse di nulla.
Poi vide la sua bocca semi aperta sbavucchiare ancora un poco mentre sussurrava come in preda ad una crisi ormonale mal-celata...
« Izuna... »
Kagura, che rimase lievemente stranita - ma sopratutto imbarazzata - dal comportamento di Yomi,
decise di cercare di attirare la sua attenzione...
Prese una tazzina da thè e riempitala di liquido gliela porse, dicendole cortese...
« Ti va del thé, Yomi-oneechan? »
Al ché la ragazza trasalì tutta d'un tratto uscendosene con un...
« Eh? »
Poi, sapendo che Yomi-oneechan doveva mantenere una certa immagine le sembrò opportuno - mentre ancora ella cercava di capire se quello fosse un sogno o meno - sussurrarle all'orecchio destro qualcosa di davvero importante...
« Pssst... Yomi-oneechan!... »
Disse Kagura con un filo di voce...
« ... hai la bava alla bocca! »
Clack!
Zuuum!
Sì, il fatto che l'avesse fotografata in quella condizione era senza dubbio una cosa davvero spaventosa.


 
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view post Posted on 6/2/2010, 15:11
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« La cosa peggiore di essere un Re è che tutti vogliono qualcosa da te nello stesso momento.
La cosa migliore, è che hai il diritto di rispondere a tutti nell'ordine che preferisci. »


Non seppe se essere più irritato per l'intromissione del cappellaio o per la risposta di Eitinel.
Il Leviatano non si ammansisce. Dorme, fino al momento in cui qualcosa (o qualcuno) non richiama la sua attenzione con prepotenza, provocandolo con ingenuità. E quando si sveglia si tramuta in una forza indomabile ed incontrollata, che esplode provocando un boato di profondo terrore, ruggendo e artigliando l'aria.
Ma come si sa, è naturale che tanto è più grande uno scoppio, tanto più attonito e prolungato è il silenzio che ne seguita.
Così il Re accolse con consumata accondiscendenza Kirakisho fra le su braccia, sentendola avvinghiarsi al suo collo. Lasciando trasmigrare la propria malinconia alla volta del cappellaio, che s'era permesso di mettersi in mezzo.
La risposta di Eitinel gli suonò quindi quasi estranea: come quella di una bambina ad un altro bambino che si è rifiutato di invitarla nella sua casetta sull'albero. (Una casetta stupenda, però! Con tutti i comfort del caso, che aveva costruito suo padre in una afosa giornata di sole e che ogni tanto lui doveva abbandonare perché il succitato genitore doveva utilizzarla per farci "ginnastica" con la mamma. La utilizzava per le riunioni con gli amici, e da lì riusciva a vedere tutta la città. Decideva chi poteva entrare e chi meno, e faceva giurare a tutti fedeltà nei suoi confronti: Tanto le responsabilità se le prendeva suo padre! Una volta un ragazzino s'era fatto male cadendo da un ramo, ma era stato il papà a disinfettargli la ferita, non certo lui.) Ecco, in quel momento "papà" Ray intervenne nella discussione, dopo le urla di suo figlio (il leviatano), per convincerlo a far entrare quella povera bambina nella sua casetta sull'albero.

« O forse, l'intelligenza e il buon costume di stare zitti quando si è coscienti di aver provocato un incidente di notevole portata. »

Questione di punti di vista - si disse mentre le rispondeva, rimproverandola come solo papà Ray era capace di fare (e il leviatano se la rideva, mentre il padre sculacciava la bambina. Sapendo che, nonostante tutto, si sarebbe beccato una buona dose di punizioni pure lui).

« Ma non mi aspetto che tu possa ricordare le regole della buona educazione, quando dimentichi persino cos'avevi nel piatto la sera prima. »

Che ironia! - Avrebbero detto alcuni, sentendolo rimproverarla dopo i due attacchi di pochi secondi prima.
Ma - è difficile da spiegare - il cratere lasciato dall'esplosione del Leviatano aveva lasciato lo spazio necessario ad una seconda persona di apparire.
Non era più lui ed era ancora lui. Erano in tanti, e non tutti bambini. C'erano stupidi, sapienti, studiosi, scienziati, pargoli, combattenti, guerrieri e avventati.
E comunque, volendo essere pignoli, lui esternamente era stato calmo anche prima (!)
Stava quindi per concedere tutta la sua attenzione a Kirakisho e al cioccolato, quando un nuovo commento attirò la sua attenzione.

Bum, e silenzio.
Silenzio.
Ancora silenzio.

Il suo sguardo si soffermò sul cappellaio per qualche lungo istante. Era un fenomeno, quel tizio.
Tutto di lui era fiabesco: dal bellissimo viso all'elegante ed atletico fisico. Occhi cremisi, colorito pallido, ribelle chioma corvina ed un rosso tatuaggio crociato sullo zigomo sinistro.
Un corpetto rosso a mostrine dorate, una candida camicia con buffi e larghi polsini, la fascia d'Agente e una quantità pressocchè incredibile d'ammennicoli, gingilli e cianfrusaglie.
Nere brache attillate, stivali dalla punta orientale e cinghie e cinture a non finire: il tutto, condito con orologi di ogni forma, foggia e funzionamento.

Si lecco le labbra con appetito e malizia, prima di levarsi la maschera dal viso. Era da tempo che non violava la voluttuosità di un sogno, di un ideale o di una fiaba.
E Hatta gli piaceva oh, se gli piaceva!
Avrebbe affondato le proprie unghie nella sua carne, mentre ne dilaniava le parti più inviolabili con le zanne.
L'avrebbe sentito gridare, ed esclamare qualcosa di sconclusionato con le sue affermazioni più giullaresche.
L'avrebbe steso in terra con forza, costringendolo ad esalare un fugace respiro di arrendevolezza, mentre sentiva la propria pelle poggiarsi sulla sua.
L'avrebbe...

Vivere o morire.
Quasi come in battaglia.

...
...
...Ecco.
Dalys riusciva sempre a spezzare le magie dei suoi immaginari più rosei con facilità indicibile. Prima tentando di suicidarsi, poi insinuandogli il dubbio sulle affermazioni del cappellaio.
Spostò lo sguardo velocemente e si sedette sul proprio scranno, profondamente deluso dalla situazione.
Oh certo, per tutti gli altri era divertente.
Per lui no.
Papà Ray gli aveva vietato di salire sulla casa in cima all'albero per una settimana, e le uniche cose che gli erano rimaste erano la sua migliore amica e la torta di cioccolato che lei le aveva preparato.
Uff.

Con stanca condiscendenza, iniziò a farsi imboccare da Kirakisho.
Lu-Lu-Lunatico!


Edited by Ray~ - 6/2/2010, 20:50
 
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Hatta.
view post Posted on 7/2/2010, 19:59




Eh?

Alzò il capo, stranito; tutta la mortificazione e la tetraggine precedente era già stata resettata, come se non fosse mai esistita. Ora, con quegli occhioni rossi e folli, fissava uno sguardo curioso sulla bellissima dama, chiedendosi perchè, come mai, per quale motivo, cagione e ragione, tutti lo sviassero sempre dai suoi precisi ed eroici intenti.
Riuscendoci, peraltro.

No aspetta io parlavo di...
Ehi, ma quello non sono io?


L'attenzione del Cappellaio Matto s'era già spostata, passando dal Re, facendo una visita alla Stupendosità, e infine puntandosi sui monitor degli scontri.
Additò confuso uno di quegli schermi, ritraente una poetica location in cui il rosa la faceva da padrone. Ciliegi, petali, un'arena...
E poi, una terribile macchia rossastra, un brufolo su un viso pallido, un malato d'itterizia tra gli appestati.
Stravagante, appariscente. Formidabile.

Essì, son proprio io.

Scrollò le spalle, reagendo come avrebbe potuto reagire alla notizia di aver perduto una penna, o un documento di poco conto. Si voltò, cercando di ricordare cos'altro fosse venuto a fare lì, quando...
Un momento.
Se lui era lì, ma anche là, allora lui chi era?
Hatta, ovviamente.
Ma se lui era Hatta, quello là chi era?
Hatta, ovviamente.

Che ci faccio là??
 
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view post Posted on 18/2/2010, 15:44
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And...bla..Bla..BLA
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Se Eitinel fosse stata Solo la Bianca inquisitrice, solo la Dama dell'Eden, solo una Regina per cui nulla valesse più del decoro e delle buone maniere, l'alterigia e la piena consacrazione del potere che tutto puote ma nulla vuole, allora forse -forse- ella avrebbe semplicemente ignorato le parole del Re.
L'avrebbe guardato per qualche secondo, le iridi ambrate che si coloravano per intero dell'imago di lui, della sua figura giovane e altezzosa, e poi avrebbe sorriso. Un morbido incrinarsi delle labbra su di un volto pallido, calmo, integro come quello di una bambola di porcellana. E poi avrebbe allungato la mano lungo il tavolo, dribblando le varie tazzine e paccottiglie disposte su di esso per afferrare, infine, una teiera. E versarsi il Tè. Semplicemente. Come se fino ad allora sia lui che lei avessero fatto altro che discutere sul tempo. O sulle stagioni. O magari sugli scontri a cui -teoricamente- ognuno di loro aveva pienamente intenzione di assistere.
Forse -forse- avrebbe anche scosso un attimo il capo, come chi, pur avendo molto da dire e molto su cui riflettere, preferisca starsene zitto finalmente. Per poi volgere lo sguardo da un'altra parte. Con riserbo. Con eleganza.

Ma Eitinel, purtroppo, non era esclusivamente quello.
Non solo una Dotta Inquisitrice. Non solo una Regina di Cristallo. Una sorta di minuta ballerina posta su un piccolo piedistallo e li costretta a volteggiare su se stessa al ritmo di una lenta nenia, di una triste melodia da Carillon.
Poichè era vero. Verissimo. Le parole del Re l'avevano delineata con estrema precisione nonostante egli non l'avesse mai conosciuta. Nonostante avesse scambiato con lei non più di poche parole. Ma i sovrani hanno spie ovunque. o No?


Ella non ricordava.

Ne cosa avesse mangiato. Ne cosa avesse bevuto. Ne con chi avesse parlato.
Voltandosi un istante e tentando di ricordare in che modo ella avesse placato il giorno precedente la sua fame e la sua Sete, Eitinel avrebbe solo potto rispondere con un triste "Niente".
Non ricordo.
Né ieri, ne mai. Né il sapore pungente ed insieme amaro di questo Tè che tanto mi pare caldo e gustoso ora.

Quindi, il sorriso che svaniva oltre la tazza portata alle labbra e lentamente sorseggiata, i capelli d'argento ad incorniciare un volto tumido di un divertimento labile e leggero come il sorriso del naufrago che, scampato alla tempesta, sia indeciso fra l'urlare dalla felicità o dal terrore di essere rimasto inevitabilmente Solo, Eitinel sospirò.

" Avete ragione Maestà. Domani io non avrò memoria né di lei voi della nostra conversazione"
disse in un mezzo sorriso
" E se sarò fortunata riuscirò anche a non ricordare la mortificazione datami da entrambi. Se possibile."



Posò la tazza sul tavolo, lasciando che il liquido scuro ondeggiasse tiepido lungo le pareti ancora bollenti. E solo allora, forse rendendosi conto solo in quel momento che quel lieto convivio non era abitato esclusivamente da Lei e dal Sovrano, Eitinel spostò il proprio sguardo in direzione delle due figure poste poco distanti da lui.
Si accigliò. Le dita candide che desistettero dal percorrere il profilo circolare di un piattino ricolmo di biscotti.
Come aveva potuto non notarli? Eppure offrivano uno spettacolo interessante.
La prima una donna alta, slanciata, bellissima nel rigoglioso mostrarsi della sua eleganza e raffinatezza, avvolta in un vestito che sicuramente avrebbe potuto fare l'invidia di molte dame meno benedette dalla Natura di lei e il secondo un omino singolare, del tutto inclassificabile secondo i canoni di "grazioso" o " fuori dal comune" ma altrettanto degno di nota sotto ogni aspetto. ( ammesso che l'essere notato fosse stato il suo intento).
Eitinel parve riflettere un poco su entrambi, lo sguardo pallido che intercalava fra l'uno e l'altra con lenta curiosità per poi soffermarsi sulla dama.
Il giovane pareva abbastanza concentrato nel fissare se stesso - che stranezze il mondo - su di uno schermo. Intento a combattere, ovviamente.
Socchiuse le palpebre un attimo, e poi sorseggiò un poco il proprio Tè.

" Sta seguendo qualche scontro in particolare oppure è il semplice massacrarsi dei duellanti nelle Arene che le interessa?"

chiese con garbo. Il tono dell'Inquisitrice che sibillino si sostituiva al suo. Di nuovo.

Prima il dovere e poi il piacere. Eitinel.


Prima il dovere.

E poi tutto il resto.


SPOILER (click to view)
Mi sono accorta che la mia frase " Tutto puote ma nulla vuole" è una cattiva citazione di Dante. L'ho messa di getto senza però pensare da dove fosse tratta ma solo che nella mia memoria ancestrale calzava bene.
In verità sarebbe:

"Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare"

E viene ripetuta da Virgilio nell'Inferno. Il significato in prosa è più o meno "Questa è la volontà di chi detiene il potere, non chiedere altro"
Chiedo scusaT__T''


Edited by Eitinel - 18/2/2010, 16:15
 
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- Madhatter -
view post Posted on 19/2/2010, 23:54




Con un cipiglio impensierito a corrugargli la fronte bianca e liscia, e con un sorrisino divertito ad arricciargli le labbra nere e ben disegnate, il Pierrot assistette alla pseudo-dichiarazione d’amore? che la sua versione colorata di un cremisi sgargiante aveva appena rivolto all’indirizzo del Re: di certo era uno sviluppo interessante... anche la cosa poneva a rischio l’incolumità di uno degli atleti del Warrior Day, le vere celebrità dell’evento.
Sperò soltanto -per il bene del business del torneo- che al Re non saltasse di nuovo la mosca al naso.
Sarebbe stato
seccante condurre i quarti di finale con schierato in campo un uomo in meno...

Un debole ma insistente strattonare alla manica della giacca nera, dalla foggia perfettamente funzionale e dal taglio squisitamente elegante, interruppe il filo dei suoi pensieri; subito dopo, una vocetta familiare e infantile distolse la sua attenzione dagli eventi che stavano per innescarsi all’altro capo della tavola.


CITAZIONE (Miaka' @ 4/2/2010, 03:13)

« Scusi... dov'è la padroncina...? »


Il Cappellaio bianco e nero abbassò il tiro degli occhi cerulei sul crine cinerino della piccola chimera, che le stava davanti fissandola naso all’insù, e andò a sbattere contro gli occhioni pieni di aspettativa della piccola, che nella mano -quella che non stava usando per richiamare la sua attenzione- reggeva ingenuamente una lama corta orientale.

Presagì il suo ennesimo vuoto di memoria, così costrinse la frustrazione a scemare con un sospiro paziente, e piegando le labbra in un arco sornione si volse a sfruttare la faccenda nella maniera più comoda al momento; dopotutto, aveva un ricevimento a cui badare e ospiti illustri da intrattenere.

Non aveva certo tempo da perdere per spiegare in vano a una bambina faccende complicate che avrebbe dimenticato subito dopo.

« La Padroncina ha dettò che verrà qui. Dopo. Se farai la brava, però. »
le sorrise, amabile e mellifluo come il demonio tentatore che -in vero- era
« Solo se farai la brava.. »

Con un gesto fugace e gentile le diede un buffetto sulla testolina candida, sfoggiò un altro sorriso, e con voce chioccia gettò uno sguardo alle armi che la chimera aveva sfoderato.

« Ora fai sparire quei giocattoli, da brava. »

Quando staccò lo sguardo da Miaka fu per posarlo sulla Dama dei Sorya, il cui semplice ingresso aveva suscitato grandi e tumultuose emozioni nel Re: l’odio è un liquore pregiato...
E la sua ricetta contiene ingredienti così irriconoscibili dal prodotto finale da risultare sorprendenti.

Sorrise all’Inquisitrice, e si esibì nell’inchino formale che la concitazione delle circostanze precedenti aveva costretto a procrastinare fino a quel momento, istante in cui -con la fanciulla assisa sul suo scranno- il pagliaccio degli Inferi era libero di sfilarsi il copricapo, portandoselo sul petto in segno di omaggio, e godere da quella postazione in prima fila lo spettacolo che offrì lo scambio di battute tra due dei sovrani che si contendevano l’egemonia sul continente.

Mentre avvicinava al desco della Dama dei Sorya una torta ricoperta di candida panna montata e punteggiata da fragole grandi e rosse come il cuore di un bambino perché ne favorisse, l’udito del Pierrot colse l’esclamazione del suo collega scarlatto, e modulando la voce perché raggiungesse il destinatario per fugarne i dubbi.


CITAZIONE (Hatta. @ 7/2/2010, 19:59)
Eh? No aspetta io parlavo di... Ehi, ma quello non sono io?
Essì, son proprio io. Che ci faccio là??

« Un problema di differita, esimio Cappellaio. »

Così rispose il Pagliaccio degli Inferi, condendo la frase di un sorriso affabile e dando sfoggio di tutta la sua raffinata nonchalance mentre si lasciava scivolare addosso -con una studiata indifferenza perfettamente dissimulata in una ingenua e genuina disattenzione- l’occhiata imbronciata che il re gli aveva rivolto prima.

« Quanto al perché si trova là...
immagino sia per lo stesso motivo per cui vi si trovano anche gli altri. »


Sorrise, ancora, di nuovo, in una sfumatura enigmatica ma eloquente, mentre -con un gesto ampio del braccio- invitava gli sguardi dei commensali a soffermarsi sugli specchi adibiti a schermi, che già riflettevano le fasi di duelli pronti ad entrare nel vivo.

CITAZIONE (Eitinel @ 18/2/2010, 15:44)

" Sta seguendo qualche scontro in particolare oppure è il semplice massacrarsi dei duellanti nelle Arene che le interessa?"


Quando l’Inquisitrice parlò di nuovo, il pagliaccio al suo fianco sondò la reazione di tutti i presenti, indugiando in particolar modo sui volti dei due illustri ospiti che capeggiavano la tavola ciascuno su uno scranno speculare e agli antipodi.

« E voi, su chi puntereste per la giostra di questo turno? »
 
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- Destino -
view post Posted on 19/2/2010, 23:55




~ Kirakisho
image

CITAZIONE (~ D a l y s @ 4/2/2010, 12:04)

Questa bambina così affascinante ha già catturato il tuo cuore, amico mio?
E io che pensavo di avere guadagnato con fatica il posto d’onore!


Di sottecchi, fattosi d’un tratto diffidente e penetrante come quello di un gatto, lo sguardo dell’unica iride d’oro della bambina dai capelli rosa indugiò sulla figura della danzatrice, cercando di pesarla, sezionarla e studiarla con la tipica sfacciata curiosità di un bambino impegnato a valutare se quello appena entrato nella sua sala dei balocchi sia un pericolo per il suo dominio o forse un compagno di giochi...
O magari un nuovo giocattolo.

CITAZIONE (~ D a l y s @ 4/2/2010, 12:04)

Quale signorina fascinosa. In un colpo cattura l’attenzione di tutti gli uomini presenti”.


Assumendo un atteggiamento inconsuetamente timido per lei, la piccola reclinò la testolina da un lato, e continuò a fissare la Rosa, chiudendosi in un ostinato -e leggermente imbronciato- silenzio.
Sempre reggendo tra le manine bianche e delicate il piattino che ospitava la pantagruelica fetta di torta al cioccolato del sovrano, Kirakisho si accoccolò in braccio al Fratellone, notando con un certo disappunto la facilità con cui egli continuava a
distrarsi prima con la signora con i capelli bianchi e le orecchie a punta -la vecchia amica-, poi l’omino in rosso...

« Senti, Nii-san... »
interpellò, imboccandogli una forchettata di torta e additando con la manina libera i duellanti riflessi negli specchi
« Chi sono quelli? »
 
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Yom¡ Isayama
view post Posted on 20/2/2010, 07:02




CITAZIONE

« Pssst... Yomi-oneechan!... »


« Mh? »
Domandò, un po' stranita, voltando il capo d'istinto e ritovandosi a fissare l'obbiettivo di una fotocamera.
CITAZIONE

« ... hai la bava alla bocca! »


Trasalì, sollevando immediatamente il braccio a coprirsi le labbra, proprio mentre rimbombava il click impietoso della fotocamera, cogliendola in chiaro fallo.
« Ma tu guarda... »
Sospirò ricomponendosi, chinando lo sguardo e forzando un sorrisetto irato.
Poggiò una mano sul tavolo e si avvicinò di molto, con un'espressione diabolica in volto, le labbra sottili inarcate in un sorrisetto che non prometteva niente di buono e l'altra mano appoggiata sullo schienale della sedia di Kagura.
« Ah, dunque scatti foto a tradimento... »
Con un gesto repentino strappò da sotto gli occhi della ragazza il piatto di torta abbinato al thé, infilando la piccola forchetta da dessert sulla fragola e infilandola in bocca con un sonoro aaahmm, mentre tornava a fissare la strana scena di quello strambo assortimento di persone.
Era un sogno. La cosa bella dei sogni è che qualsiasi cosa mangi non corri i rischi annessi e connessi l'ingurgitare dolci.
« Vendetta. »
Commentò allegra, per poi allontanare dal raggio d'azione del braccio nemico la sua personale fetta di torta.

Tornò seria per un attimo, giocherellando con i denti della forchetta, mordicchiandoli mentre con la mano libera teneva il piattino.
Non ricordava di aver mai visto nessuno di quegli strani elementi che aveva sotto gli occhi. La scena doveva saltar fuori da quando aveva letto Alice in Wonderland, anni prima. Però bisogna dire che aveva immaginato la sala da thé del Cappellaio Matto assai diversa da come la vedeva in sogno. Gli altri personaggi... forse erano di qualche videogioco? Naah, altrimenti saprebbe riconoscerli.
Restava una sola spiegazione: quello non era il suo sogno. Mentre rifletteva le venne in mente anche quale sogno con tutta probabilità fosse il suo.
« Senti un po', Kagura, spiegami chi sono questi signori strambi. »
Parlò liberamente e senza tanti problemi, certa com'era che quei tipi non potevano vederle né sentirle.
D'altra parte, quelle circostanze erano già tanto strane anche senza dover anche preoccuparsi di non offendere le immagini di un sogno...
 
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~ D a l y s
view post Posted on 20/2/2010, 10:36





Pian piano iniziò a rilassarsi.
La situazione, bene o male, pareva aver trovato una distensione. L’omino rosso, nella propria saltellante follia, aveva già trovato qualcosa d’altro a cui interessarsi. Il Sovrano era decisamente impegnato a gustar il proprio cioccolato. Nuove arrivate animavano le scene, Dama Eitinel pareva essersela cavata con qualche frecciatina.
Sì, quello era realmente un ritrovo di folli. Una follia lucida, macchinata, ma pur sempre follia. Come bambini, crudeli, spietati un secondo prima, decisi a fare del proprio meglio per divertirsi un attimo dopo. Artigli e coltelli, vita e morte. Tutto che si risolveva in una fetta di torta.
Socchiuse gli occhi, cogliendo i riflessi di luce tra le palpebre. Quello avrebbe potuto essere un pessimo spettacolo teatrale. Ma essendo vita meritava un applauso.
Nella sua mente, violata solo dalla vendetta e dalle Voci, tanta allegra pazzia riusciva solo a portare confusione. Strinse le labbra. Insomma, quale assurdità. Trovarsi lì sarebbe stato come scoprire una montagna sorta d’improvviso dalle nuvole. E riderne, senza credere d’essere folli.
Sospirò.
Lì c’erano the, cioccolato, un tabellone che mostrava gli scontri e confondeva i già confusissimi presenti. E lei avrebbe tanto voluto poter partecipare a tanto ben di dio.
Nei suoi occhi scintillò una luce di alle fredda allegria.
Guardò l’omino rosso. Prima sul tabellone poi al proprio fianco. Cercò di capire come effettivamente le due cose potessero avvenire nello stesso momento, ma vi rinunciò. Non c’erano regole comprensibili in quel luogo, ormai le era parso chiaro.
C’erano solo dolci, cioccolato, regnanti e fascinose bambine con rose al posto degli occhi. E ora proprio lei, proprio quella dama in miniatura, le rivolgeva attenzione, l’attenzione sdegnosa del cucciolo interrotto durante il gioco. Un gioco interessante, di certo, e un giocattolo quanto mai singolare.
Tutti parevano essersi rivolti al tabellone, improvvisamente richiamati alla realtà di quel luogo dalle parole del cappellaio. Lei fissò prima i due illustri sovrani e poi lui, al proprio fianco, registrando la domanda della piccola. Non credeva fosse semplicemente un’ingenua richiesta. Sorrise al pierrot e poi al proprio personale cappellaio, vestito di rosso.
Il suo sorriso divenne sardonico, provocante, mentre allungava il dito a indicare lo scontro.



Dimmi, cosa scommetteresti sulla tua vittoria?
Scommetteresti…



Formulò la domanda. Attese un istante. Poi terminò senza emettere suono, muovendo solo le labbra come i muti e portandosi una mano al petto.



Un Cuore Fiabesco?


 
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view post Posted on 26/2/2010, 12:51
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Non sempre servono risposte da trenta e lode.
Se sei uno scrittore, dovresti saperlo. Che a volte le circostanze implicano uno stile di un certo livello; che dovresti adattarti a ciò che i lettori vogliono che tu scriva; che dovresti piegarti alle regole del gioco, se vuoi che quello che detti sia letto.
Quindi non puoi fluttuare su ciò che avresti voluto scrivere: ma puoi fare in modo che questo sia sottointeso.
Così la mente del sovrano altalena per diversi attimi fra numerose opzioni di dialogo, come si trovasse in uno dei quei bei giochi di ruolo in cui la risposta più in alto è quella da buono/legale e quella più in basso è quella da cattivo/caotico. E restò fermo e voluttuoso fra quei pensieri per diversi secondi, prima di reagire.
Opzione numero uno: materializzare una copia di Lucio Battisti e ballare al centro della sala sulle note di "Dieci ragazze". Scherzare? No, lui è il Re che non scherza mai.



Dllleng.
Ho visto un uomo che moriva per amore...

Il Re si alza dal proprio scranno, lasciando che la propria veste compia qualche circolo intorno a sé.

Dllleng.
Ne ho visto un altro che più lacrime non ha...

Si guarda intorno e nota inevitabilmente che è circondato da dieci ragazze.

Nessun coltello mai...
Dllleng.

Passo.

Potrà ferir di più...
Dllleng.

Passo.

Di un grande amore che ti stringe il cuor!
Dllleng.

Passo.

Dieci ragazze per me, posson bastare...
Dieci ragazze per me, voglio dimenticare...

Sul suo viso si apre il solito noto. Uno spacco grigio su una tela pulita, smorfia sempre nuova.

Capelli biondi da accarezzare...
E labbra rosse sulle quali morire...
(Eeeeheeeh!)
Dieci ragazze per me... solo per me...!

Batte le mani a tempo, passandole prima a sinistra e poi a destra.

Una la voglio perché
sa bene ballare...

Passa a fianco di Dalys, sorridendole mellifluo e carezzandole appena i capelli.

Una la voglio perché
ancor non sa cosa vuol dire l'amore...

Appoggia Kirakishou in terra, congedandola con un bacio in fronte.

Una la voglio perché
ha conosciuto tutti tranne me...

Fa l'occhiolino ad Hatta, smaliziato.

Dieci ragazza così
Passo.

Che dicon solo di sì!
Passo.

Vorrei sapere chi ha detto!
Battito di mani.

Che non vivo più senza te...
Passo.

Matto!
Battito.

Quello è proprio matto perché... forse non sa...
Passo. Passo.

Che posso averne una! Per il giorno...
Battito! Passo.

Una! Per la sera...
Battito! Passo.

Però quel matto mi conosce perché ha detto una cosa vera...
Prende il viso di Eitinel con forza, raggiuntala, e lì le dona uno di quei baci che si vedono nei film - i film di un tempo, come Footloose, mica come quelli di oggi - conquistandola per sempre.

( Dieci ragazze per me, però io muoio per te! )


Per un attimo il Re si sorrise, alla prospettiva di quella fantasia alla John Dorian. Poi si rirpese e si accorse che, se voleva portare a termine quella partita con successo, avrebbe dovuto attenersi ad un profilo ben più basso.
Opzione numero due (Quella in alto a sinistra): rispondere a Kirakishou.

« Quelli? »

Sospirò allegro alla bambina, facendosi imboccare con dolcezza.

« Capre. Nient'altro che bestie da macello. »

+8 punti paragon. (cit.)
 
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.Asso.di.Picche.
view post Posted on 26/2/2010, 14:22





I

In quegli anni ne aveva compiuti di lavori, ma quello a suo dire era pronto a reclamare il podio di più noioso. Un’ultima occhiata a quel foglio bianco con le indicazioni ed era pronto ad entrare in azione, se di azione si poteva parlare. L’aria si increspò ed un taglio netto divise in due il cielo con precisione millimetrica ed una notevole capacità artistica (e si, sapeva anche fare i tondi meglio di Giotto). Questione di attimi, di millesimi di secondo, e due mani guantate di nero emersero dalla fenditura allontanandone i lembi per far spazio al resto della sua figura.

Un agile balzo (anche atleta prodigioso) e toccò il suolo tra i mille applausi, purtroppo immaginari. Per la gioia dei fan degli emo i suoi vestiti erano un’unica pennellata di ebano modellata per assumere le fattezze di un completo, quello da beccamorto per intenderci (sonora gratta di palle). I capelli, anch’essi di quel colore (allegria), erano stati pettinati all’indietro ed annodati in un codino, con l’eccezione di due ciuffi ribelli che saettavano in avanti sotto forma di due antenne in grado di captare pensieri ed emozioni. Come se gliene fregasse qualcosa dei pensieri e delle emozioni di quelli là.

Sul volto leggermente allungato, l’immagine speculare del classico sorriso del re (si, quello fissato col gioco di ruolo) e gli occhi leggermente all’ingiù in un’espressione che rasentava lo schifato. Ah, e che schifato! Uno schifato da dieci e lode! Altri applausi (ancora immaginari, ma che ve lo dico a fare) e si diresse a passo fermo verso quel tavolino circondato da quei fenomeni da baraccone presenti. Non concesse uno sguardo neanche ai più illustri, dal re alla regina passando per gli atleti e gli imbucati, più per noia che per mancanza di cortesia, e si lasciò scivolare su una di quelle sedie.

Il Re chenonperdemai (da ripetere velocemente e per dieci volte di seguito come uno scioglilingua) con le sue classiche frasi sborone, la Regina di bianco vestita ma dalla lingua di serpe, la Ballerina che cercava di mettere una pezza alle frasi imbarazzanti del Cappellaio (e come lo faceva a sapere se era appena arrivato? Boh), il solito parco di bambine, furry e pagliacci, ed infine due ragazze forse fuori troppo fuori luogo. Ahhhhhh, troppa gente.

Calzava a pennello la frase “Pagliacci, ballerine e nani”, se non fosse che mancavano i nani. Dannati nani, sempre a scavare in miniera quando servono, con quegli inni giocosi ed i loro cappelli a punta.

Senza perdersi d’animo si tuffò sul thè, in attesa che il suo sedere diventasse quadrato a furia di aspettare. Si, aspettare, era quello il suo compito di oggi. Aspettare chi? Beh, non roviniamo troppo la sorpresa. La porcellana portata alle labbra e l’espressione di disgusto salì alle stelle.

Ding! 100 punti!

«Manca il sale…»


Edited by .Asso.di.Picche. - 26/2/2010, 17:22
 
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Kagura Tsuchimiya
view post Posted on 26/2/2010, 19:20





L'espressione della bellissima ragazza dai capelli corvini e lunghissimi prima mutò in una smorfia di puro disappunto ed imbarazzo, per poi assumere le fattezze di un sorriso tremulo di ira vendicativa...
« Ma tu guarda... »
Disse lei inchiodando Kagura alla sua sedia bloccandola, poggiando una mano allo schienale e l'altra sul tavolo.
Kagura trasalì, sapeva che stava per succedere qualcosa di davvero terribile.
« Hiiiiii! »
Chiuse li occhi abbassando lievemente il capo colpevole, mentre sentiva la sorella avvicinarlesi sempre di più, minacciosa.
« Ah, dunque scatti foto a tradimento... »
La sentenza di lei era inappellabile...
ma come resistere alla tentazione di quella posa?
Bava, espressione ebete, occhi semi-allucinati, bocca semiaperta e sogni (presumibilmente bagnati) su Nori-chan!
Era una combospecialultramaxirecordextraultra ridicola!
Ma come le migliori opere d'arte... ebbe il suo prezzo.
« Vendetta. »
La torta.
« Eh!? »
Lo sgomento... ed infine la tristezza.
« O-o-oneechan! Sei crudele!!!! »
Kagura strinse tra le mani il fazzoletto allegato alla fetta di torta che Yomi le stava rubando, per poi morderlo con i lacrimini agli occhi per l'intenso e prorompente dolore nel vedere quello splendido artefatto dell'arte culinaria martoriato davanti ai suoi occhi...
Poi l'atmosfera lugubre e triste dopo quel fatto senza precedenti venne spezzata sempre da Yomi che - probabilmente accortasi di dove si trovavano - chiese a Kagura.
« Senti un po', Kagura, spiegami chi sono questi signori strambi. »
Lei si era completamente concentrata sulla sorella, tralasciando cose futili come chi aveva attorno.
Poi sobbalzò sulla sedia con aria inquietata, accorgendosi che quelle persone c'erano davvero.
« Uh! Beh non lo so... » Azzardò lei « ...saranno dei clienti dell'agenzia? »
*Sorriso di circostanza...*
Ma a giudicare dal loro aspetto sembravano più i personaggi di qualche libro che persone normali travestite...
« Ma forse no... »
*Gocciolone dietro la nuca*
L'imbarazzo la colse, assieme ad un lieve impeto d'inquietudine quando vide l'insieme di persone li dinnanzi adoperarsi nelle più disperate azioni.
« Che facciamo? »
La sua domanda assomigliava di più ad una supplica,
d'improvviso si sentì come un pesce fuor d'acqua.

SPOILER (click to view)
EDIT: Scusate l'incidente, troppa fretta causa inevitabili errori X_X7 ora però é tutto a posto :wow:



 
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Miaka'
view post Posted on 26/2/2010, 19:21




CITAZIONE

« La Padroncina ha dettò che verrà qui. Dopo. Se farai la brava, però. »


« Mii... »
La piccola chimera sospirò piano, senza capire bene. Voleva sapere "quando", ma non le venivano le parole esatte per porgere quella semplice domanda.
Aveva lo sguardo spento e vuoto, non più nemmeno confuso quanto piuttosto, in qualche modo indefinibile, sfinito.
CITAZIONE

« Solo se farai la brava... »


« Ou... »
Abbassò le orecchiucce e si guardò la punta dei piedi, facendo strusciare piano piano sul pavimento la punta delle scarpette da bambolina che indossava. Fece sparire la spada, apparentemente smaterializzandola nel nulla, poi come per un gesto istintivo provò a toccare il piccolo campanellino dorato che indossava al collo. Un tocco. Nessun suono. Era muto.
« Non suona... »
sussurrò piano, il suono della sua voce sovrastato dal chiacchericcio che la circondava. A volte Miaka si sentiva come se quegli strani stimoli chiamati "suoni" le fossero estranei, alieni, come se fossero sbagliati. Erano altri i suoni che desiderava udire, altri i timbri di voce e d altri i tintinnii musicali. Però non c'erano, in quella stanza udiva soltanto voci di estranei, che misti ai loro odori forti e sgradevoli proprio perché ignoti le davano fastidio e le provocavano mal di testa.
Delusa e col cuore gonfio senza sapere bene perché, arrancò per salire sulla sedia lasciata libera dal cappellaio, dove si issò senza un suono, giocando a fare la brava con le manine strette in grembo, i piedini che dondolavano a turno nel vuoto sotto il tavolo, lo sguardo distante fisso sulle sue scarpette nonostante in realtà non si trovasse lì, in quella stanza, ma chissà dove e in altri luoghi e con altre persone.
 
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view post Posted on 9/3/2010, 10:25
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And...bla..Bla..BLA
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Con un lieve sorriso Eitinel portò la fino ad allora tanto desiderata tazza di Tè alle labbra, bevendone disinvolta un lungo sorso. Sapeva di cannella. E di vaniglia.
Poi volse lo sguardo al cappellaio, notandone ancora una volta il volto sottile e arguto, la pantomima senza sbavature del suo atteggiarsi e muoversi come se tutto quanto, compreso lui stesso, non fosse altro che la buffa rappresentazione teatrale di una qualche vicenda apparentemente tragica. Una specie di " Il fu Mattia Pascal" laddove il trionfo dell'assurdo si mischiasse alla metodica volontà di sminuire tutto. Di lasciar insorgere un mesto sorriso a metà fra il disturbato e il complice.


" Su chi punterei?"


replicò con una nota di leggerezza nella voce. La morbida inflessione della ritrovata pace che scivolava nel suo lento parlare.
Parve riflettere un secondo, la fronte che si aggrottava un secondo come nell'atto ( o che buffo) di ricordare.

" C'è un uomo. O un ragazzo che riscuote particolarmente il mio interesse."

prese quindi a dire posando la tazza sul tavolo. Notò allora che le sue dita avevano assunto il medesimo colore della porcellana. Quasi fossero state anch'esse una dura lavorazione si sabbiato e vernice.
Sospirò.

" Mio malgrado devo ammettere di non ricordare esattamente il suo nome. E perfino il suo volto mi risulta sfocato nella mente. Davvero increscioso da parte mia tifare qualcuno che a malapena ricordo, ora che ci penso."

mosse il capo come a scusarsi di qualcosa.

" E' un pò come entrare in una galleria d'arte spacciandosi per un intenditore e non conoscere in realtà nemmeno l'autore di alcuna opera. Non crede?"

abbozzò con una smorfia dolente.
Poi però, con improvviso slancio, i suoi occhi si illuminarono. Il tabellone mostrava proprio allora un breve scorcio di un duello. E li, il volto contratto da una smorfia che Eitinel sapeva -indubbiamente- di conoscere, c'era un certo uomo intento a scannarsi con qualcun altro ( ignorò tutto ciò che non rientrava nel suo campo scibile). Capelli un pò scompigliati. Sguardo sghembo. Portamento a metà fra il rude e l'elegante - gentile compromesso fra differenti temperamenti- . Sfuggente personalità a vibrare fra le vaghe sfumature dello schermo.


Il nome Ramon Espejo le balzò sedutastante alle labbra come se, rimasto nascosto fino ad allora nella sua gola, avesse finalmente trovato la giusta via per sgusciare fuori. Un misto di vino e musica che risaliva il colorito delle sue guance lattee.
Eitinel si scoprì a sorridere di quella sua improvvisata " memoria". Il suo subconscio pareva tenerci davvero tanto al fatto che lei potesse ricordarsi esattamente di quello strano tipo.
Curioso.

" E' lui"

disse però, l'indice bianco che volava ad indicare lo schermo

" Mi si è presentato come Ramon. Ma sarebbe sicuramente eccessivo da parte mia riconoscere che questo sia il suo vero nome. Lo conosce? E' anch'egli un suo ospite?"

chiese spostando di nuovo il volto candido in direzione del cappellaio.

 
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Hatta.
view post Posted on 17/3/2010, 18:02




Capre?
-Sgarbi-mode!-
Capre!
Capre!
Capre! Capre! Capre! Capre! Capre!

Scommessa persa, temo.

A nessun presente fu infatti possibile osservare il viso del Cappellaio Matto, che dava le spalle a tutta la stravagante platea stravagata. Quella vaga sensazione di vaghezza traspariva vagamente dal vagare curiosamente serio della sua voce; ed eccolo lì, solitariamente alfieriano, ergersi colossale di fronte alla straziante immagine della sconfitta della sua follia.
I riflettori puntati sull'eroe, Hatta finalmente offrì il proprio volto all'insigne pubblico.
Larghe le braccia, serrati gli occhi, scaltro sorriso dipinto sul giovin volto pallido.
Baci, inchino, applausi.
Capre! Capre! Capre!

Capre, sì, ma D'origine Opportunamente inCasinata.
Ladies and gentlemen, kings, white queens and funny lads,
il commiato non sarà mai troppo breve.


Abbassò il capo, deferente nei confronti dell'ignoto, offrendo il collo alla lama del boia.
Per le grandi occasioni ci vuole certamente l'occasione più grande. O il più grandioso occasionista... E' uguale.
Il gesto fu rapidissimo, e se qualcuno prima non se ne fosse accorto, la ribelle chioma corvina era stata privata del suo naturale complemento cilindrico.
Ora, maestoso, la vistosa ed appariscente tuba stava di nuovo al suo posto, e l'ordine cosmico era stato ripristinato.

Kalù! Kalè!
Lo dice l'altro me in un film. Trovo sia appropriato.


Resituì l'occhiolino al Re, ardito.
Sorriso ebete, sagoma fosforescente...
Svanì.

(Cala il sipario, si spengono le luci.
Capre-rap in sottofondo. Titoli di coda.)

 
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32 replies since 30/1/2010, 18:23   1256 views
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