Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

B l o o d_R e d_R e d e m p t i o n, Caccia all'uomo.

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view post Posted on 31/7/2010, 11:58
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C a t a r s i

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Shivian non si era minimamente scomposto quando Altair fu buttato fuori in malo modo dall’oste della locanda. Il motivo gli appariva veramente futile ma ancora più strano era come mai l’assassino non avesse minimamente reagito all’attacco. Per quanto l’oste potesse essere forte fisicamente le sue capacità non erano paragonabili né a quelle di nessun membro del Goryo né tanto meno alle sue.

Dopo pochi minuti dall’uscita di scena dell’unico che conoscesse la sua reale identità, una ragazza si unì al loro gruppo. Di certo era molto bella ma la reazione degli altri suoi compagni gli parve fin troppo esagerata. Smancerie, comportamenti da damerini insolenti. Questi due erano davvero dei guerrieri?

Fino a quel momento nessuno lo aveva impressionato, le capacità di tutti gli altri membri del gruppo sembravano molto limitate. L’idea di nascondere, almeno in parte, la sua identità appariva sempre più buona tanto che poteva anche essere applicata alla sua vera forza. Per il momento sarebbe stato più saggio trattenersi il più possibile.

Quando Balmur e l’altro tizio ebbero finito di spargere testosterone per l’intera locanda nella speranza di attirare la femmina sembrava che il loro incontro poteva finalmente continuare. Inutile dire che le parole dell’Incompreso lo spiazzavano non poco.
Prima assoldava mercenari poi chiedeva loro quali motivazioni li spingessero.
L’assurdità della domanda sembrava essere stata percepita anche dagli altri tanto che la maggior parte di loro evitò la domanda facendone altre a loro volta. Questo circolo vizioso non era certo il miglior modo per portare avanti un dialogo e quindi prendervi parte a sua volta sembrava un’azione se non del tutto stupida troppo ripetitiva per i suoi gusti.

Da parte sua si limitò a prendere uno dei tanti manifesti che Balmur aveva sparso ai quattro venti mentre cercava alleati nella sua crociata contro i non morti. Dopo averlo appoggiato sul tavolo, lo allungò verso l’incompreso. La sua motivazione era la più semplice.

“Cercavi alleati? Mercenari? Io posso essere entrambi..”

Poche e semplici parole. Allungare la lista di domande che gli erano già state poste appariva totalmente inutile, tutto questo senza contare che il continuo giocare a carte di Balmur stava iniziando a darli seriamente sui nervi.
Solitamente quando si parla con delle persone e si pongono loro delle domande si dovrebbe avere almeno la buona decenza di guardarli in faccia e almeno fare finta di ascoltare le loro risposte. Un simile comportamento stava iniziando a suscitarli una gran voglia di carbonizzare sia le carte sia il loro proprietario.











Shivian °}

Rec [ 225 ] AeV [ 250 ] PeRf [ 175 ] PeRm [ 525 ] CaeM [ 250 ]



± Fisico__ Illeso

± Energia__ 148 %

± Abilità passive__
- Riduzione del 3% sui consumi.
- Auspex passivo entro 25 metri

± Abilità attive__ Nessuna

± Note__ Benvenuta Foxy's dream, ora proseguiamo.
 
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Scar Garrett
view post Posted on 2/8/2010, 14:51





Balmur si comportava in modo ripugnante, mellifluo e amichevole con tutti, falsi sorrisi, false parole. Si sentiva dal tono della sua voce. Si limitò a sorridere Scar. Le sue domande furono saltate, nessuna risposta arrivò dalla voce dell’ ex vampiro. Si limitò ad incitarlo a bere ancora, come se potesse realmente gustarsi le bevande che tracannava. L’ educazione era una cosa: non si rifiuta niente quando è un uomo alto due metri e mezzo ad offrirtela, ma sentirsi male era troppo anche per lui. Si limitò a muovere la mano come per dire che fosse pieno e soddisfatto. Nonostante ciò gli arrivò un’ altra pinta di birra, portata dall’ oste stesso. Sorrise nuovamente all’ enorme vichingo che si trovava dinnanzi e portò il boccale alla bocca, sentendo i primi conati di vomito nascergli in gola. Fu forte e li riuscì a sconfiggere. Fu in quel momento che le cose degenerarono. Harold spaccò il volto di uno dei due monaci, infrangendoglielo sul tavolo. Mai fare arrabbiare l’ uomo con le spalle tre volte le tue. Mentre guardava soddisfatto il sangue colare giù dal tavolo, sentì prima un lento cigolio, indice dell’ apertura della porta seguito da un tonfo. Harold aveva allontanato dal locale il monaco, gettandolo per strada. Si girò con fare svogliato e vide, con suo sommo disappunto, che era subentrato un’ altro individuo nella locanda, una ragazza bionda, alta massimo un metro ed ottanta con la puzza sotto il naso. I suoi modi di fare erano regali, altezzosi ed alteri. Una persona di merda, suvvia, una di quelle che pensano di fare sempre tutto giusto e di non errare mai. Patetica. Singhiozzò rumorosamente e si girò a guardare il loro capo, era lui che stava cercando la giovane. Questo piegò leggermente la testa di lato, facendo cadere il cappello, e si mise in contemplazione. Che fosse talmente disperato da ammirare una persona come quella? Che motivo aveva? Non la conosceva nemmeno, poi non era nemmeno tanto carina , la cameriera era molto meglio. Il guardiano del Sorya, dopo aver ricoperto con uno strato di cera la sedia sporca di sangue sulla quale si stava per sedere, corse dall’ altra parte del tavolo ed iniziò a parlare. Una marea di stronzate di quel calibro Scar non le aveva mai sentite. Come faceva quella sciocca ad avere tale effetto sul suo esaminatore? Si limitò ad unire le mani, appoggiarci sopra il mento ed osservare come sarebbero andate le cose, non aveva voglia di parlare, di esprimersi. Il loro capo, dunque, chiese il motivo per il quale erano stati attratti da quel pericoloso incarico. Bella domanda, non facile rispondervi. Raccolse le idee, doveva motivarla in modo esaustivo oppure semplicemente dargli un motivo a caso? In effetti era paradossale che un vampiro cacciasse i vampiri. Nel qual caso fossero stati tutti sterminati, sarebbe rimasto l’ unico lui, finendo per fare la loro stessa fine. Nel caso avessero fallito, sarebbero stati contaminati tutti i suoi compagni, contraendo le sue stesse difficoltà. Si grattò la testa, assumendo una posa da pensatore. Anche il giovane che si chiamava Lux iniziò a corteggiare la donna con frasi lusinghiere e amabili. Il suo discorso era migliore rispetto a quello di Balmur, le sue parole più convincenti, era dotato dell’ arte della persuasione quello strano giovane. Alla domanda postagli sul motivo che lo spingeva a muoversi contro i vampiri diede una motivazione fallace e tristissima: perché vi erano i volantini appesi per tutta la città. Niente di più stupido, si capiva benissimo che non aveva afferrato la domanda, tuttavia non stava a lui giudicare le doti intellettive dei suoi compagni, lui, come loro, era semplicemente una marionetta. La nuova arrivata, dopo aver soddisfatto tutto il bisogno di affetto dei presenti con un semplice sorriso, iniziò a porre domande, senza rispondere a quelle postele. Infine il monaco rispose che poteva rivelarsi sia un mercenario che un guerriero, suvvia, tutto ciò di cui si poteva avere bisogno. Ora toccava a lui, sentiva i loro sguardi su di lui. Trasse un profondo respiro ed esordì anche lui

<< Ebbene, nonostante vi possa risultare difficile da capire poiché io sono un vampiro, desidero trovare redenzione da questa malattia che comporta, oltre ad una morte corporea, una spirituale e sociale. Sono stato allontanato da tutti i centri abitati e popolati non appena iniziata la trasformazione, scacciato come un animale privo di intelletto, sebbene sia ancora nel pieno delle mie facoltà mentali. La crociata contro questi esseri potrebbe per me essere un veicolo per la reintegrazione, un contrassegno di libertà e vita >>

Ripresi fiato, avevo parlato andando quasi in apnea, ma non potevo permettere che il messaggio non fosse ricevuto con tutto il pathos possibile. Guardai negli occhi ognuno dei membri del gruppo. Ora sapevano, avevano la mia vita nelle loro mani, ma io ero fiducioso che, in caso mi avessero attaccato, Balmur fosse intervenuto, avendo dovuto subire le mie stesse miserie per lungo tempo.
Lontano, in un angolo della locanda, una cameriera lo guardava con aria maliziosa, ma Scar si limitò a far finta di nulla e iniziò ad osservare il tavolo di legno che gli stava davanti.

 
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view post Posted on 12/8/2010, 10:50
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~ B l o o d_R e d _R e d e m p t i o n ~


Sai che non sono un tipo da taverna.


Certo. Sapeva anche che, in un futuro non molto distante, quel suo comportamento strafottente sarebbe stato malamente ripagato da parte del suo benefattore. Tuttavia, le taverne erano casa sua e gli ubriaconi il suo esercito; si sentiva protetto, come se il diavolo, lì dentro, non potesse muovergli offensiva alcuna.
Udì troppo tardi le sue parole. Troppo tardi per intervenire. Troppo tardi per allontanarlo dalla giovane donna della sua visione. Cascamorto, damerino, effemminato. Diavolo.

Perchè ci hai reclutato?

Oh, ma io non vi ho ancora reclutato, Padre.

Un beffardo sorriso si appropriò del suo volto, stravolgendo la precedente espressione. Si, si divertiva molto ad irritare colui che gli aveva concesso una nuova esistenza. Non si morde la mano che ti nutre avrebbe detto il saggio. Ma, come avrete capito, il Jack non era per nulla un saggio, ne un uomo paziente.

In ogni caso, datemi qualche attimo ancora e vi spiegherò IO il perchè della vostra presenza.


Non passarono che pochi secondi prima che la voce della giovane, nuova arrivata rompesse il “silenzio” della taverna. Il tonodella sua voce era vellutato e caldo, come solo quello delle amanti e delle seduttrici poteva essere. Doveva ammetterlo: il suo dio, quella volta, aveva scelto bene. Molto bene. Si perse ancora una volta ad osservare I suoi lunghi capelli argentei, che tanto avevano di simile con la luna e le stelle adorate. Solo una volta, nella vita sua, aveva potuto osservare una tale bellezza. Ann..
Con un gesto, simile a quello tipico di chi, con disinvoltura, caccia un'insetto, fece sparire l'espressione sognante comparsa sul suo volto. Non era il momento di piangere o di farsi trasportare dai ricordi.

Come credo abbiate capito, madonna, le vostre spiegazioni dovranno attendere un poco di più.


Proprio sul terminare della frase, uno dei manifesti da lui creati gli toccò il gomito. Possibile che lì in mezzo vi fosse qualcuno di tanto stupido e ottuso? Possibile che, lì in mezzo, vi fosse qualcuno incapace di cogliere il significatodella domanda da lui precedentemente posta? Sapeva che quel manipolo di intrepidi era giunto per la sua crociata: aveva affisso personalmente ogni maledettissimo volantino di quel maledettissimo continente. Percorse con lo sguardo il braccio a cui appartenevano quelle cinque stupide dita e rimase particolarmente sorpreso di trovarvi in cima il volto di Shivian, quello che lo aveva colpito tanto positivamente.

Cercavi alleati? Mercenari? Io posso essere entrambi..

AH! Un semplice mercenario! Niente di più semplice e puro della cupidigia! Ammirava quell'uomo, ma in modo così profondo da risultargli anche fastidioso.

Ammiro la vostra sincerità. Anzi, se riuscirete a portare a compimento la missione, riceverete
un bonus per la schiettezza.
Trovo che I mercenari a pagamento siano più efficenti di quelli che uccidono per passione.

Un punto a suo favore.
Poi, dal dimenticatoio, dallo stanzino buio, emerse il giovane vampiro della tavolata. Un discorso carico di significato fù il suo, indubbiamente ben studiato o improvvisato lì sul momento. In ogni caso, fu l'unico a comprendere il vero significato della domanda.
Anche lui era stato in cerca di redenzione, tempo prima. Poteva comprenderlo.

No.
Tu sei schietto.
Tu avrai un bonus.

Ripose le carte e li osservò attentamente uno per uno. Guerrieri, demoni, mercenari e angeli. Che esercito gli era capitato, quella volta!

Bene. Siete stati chiamati a raccolta per estinguere la piaga del vampirismo.
Una malattia capace di devastare intere città.
Siete la dodicesima spedizione che parte da questa taverna debellare tale malattia.
Delle undici precedenti non mi giungono notizie da mesi, quindi ho perso da tempo le speranze.
Penso che il modo migliore di porre fine a questo flagello sarebbe occuparsene da solo, ma non
voglio rischiare di contrarre nuovamente il morbo.

Ho bisogno delle vostre abilità. Ho bisogno della vostra carne.
Quando completerete la missione, oltre ad un cospicuo pagamento, otterrete anche qualche ricordino.

In ogni caso, dovrete attendere ancora una decina di giorni: mi deve arrivare un carico
di merci indispensabili per la buona riuscita della missione.

Per ora la nostra conversazione è giunta a termine. Vi incontrerò singolarmente nei giorni futuri.

Ora, sù, conoscetevi!


Detto questo, si alzò ed andò al piano di sopra




CITAZIONE
Bene. Avete dieci giorni per scrivere quello che I vostri pg fanno durante I dieci giorni d'attesa. La quantità e la qualità dei post verrà valutata. Io, poi, sceglierò due di voi per un'incontro segreto. = ruolata.
Potete uscire, andare per baldracche (la locanda ne è provvista, al piano di sopra [che è arredato meglio di una reggia, in quanto appartenente a Balmur]) giocare a carte, dare di rissa. Uello che volete.
Per andare a prostitute parlate con arold. Tutto autoconclusivamente.
Foxy, potresti concludere il/un tuo post con qualcuno che bussa alla tua camera, al piano di sopra? (ne avete una a testa)

 
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Foxy's dream
view post Posted on 14/8/2010, 10:32




image
Ten days


Il male è ovunque, siede al fianco delle mortali genti e nei cuori degli stessi. Così come non v’è ombra senza luce così non v’è Bene senza Male. Ma cosa è esattamente quello che tutti noi definiamo “Bene”? Una parola, un lemma vuoto, che da solo non sta’ a simboleggiare nulla se non il qualunquismo del suo significato, ma che affiancato alla parola “Male” si arricchisce di nuovi valori, splendendo di rinnovato carisma e dimenticate virtù.
E il male sedeva anche lì, in quella taverna, che pareva aleggiare oscuro e gravoso sugli avventori come a volerli opprimere sotto al suo peso. Mercenari, diavoli, e infine vampiri. Come potevano andare a caccia del Male se loro stessi erano l’effige del Male?
L’incanto svanì, la dama digrignò i denti in un’espressione arcigna, irritata da tanta impurità. Si morse il labbro inferiore con uno dei canini superiori, nell’intento di ridestarsi dal flusso dei suoi pensieri, di abbandonare il naturale istinto di estrarre la spada per poi calare letali fendenti sui loro capi, espiando le colpe di cui s’erano insozzati in vita con il sangue… il loro sangue. Sì perché solo un peccato più grande può lavarne via uno di minore entità, e mai vi fu peccato più grande dell’omicidio.

Sollecitato dalle domande che i suoi “commensali” gli ponevano l’Incompreso si decise a rispondere, questa volta diretto, senza giri di parole o espressioni apparentemente prive di un senso logico. Ma prima ancora di proferire parola la puntò, non con malizia o con uno di quegli sguardi feroci che vedono le donne come prede piuttosto che creature da amare, ma uno sguardo sognatore, di quelli che solo i bambini e gli artisti possono vantare di condividere. Un momento, un fugace istante e mutò espressione, come a cacciar via quel sogno di cui si era beato per non più di un attimo. E riprese a parlare, ma ancora una volta fu interrotto, questa volta dal mercenario, che con un fare tutt’altro che formale gli illustrò brevemente le sue intenzioni, parole alle quali Balmur rispose stranamente compiaciuto. La giovane avrebbe giurato che non apprezzasse quel genere di persone, gente la quale vive per denaro, vile mezzo tramite cui sostentarsi, che nel bene e nel male decretava le sorti di gran parte delle cose. Ma non vi badò, gettando la sua attenzione sull’ultimo… al vampiro. Costui era in cerca di redenzione, di perdono. Come poteva esserci perdono per chi miete vittime a caso, preda della brama insaziabile di quel liquido viscoso dai riflessi carmini che scorre nei corpi di gran parte dei viventi? Era inammissibile. Ma dovette riconoscerne lo spirito di giustizia che albergava in lui, anche se la cura ultima per quella condizione era la morte. Solo la nera signora avrebbe potuto alleviare le sue sofferenze, perché a quella “malattia” non v’era una cura.

Finalmente tutti ebbero parlato, e nessuno avrebbe più interrotto l’Incompreso. Undici. Undici erano state le spedizioni fino a quel momento inviate nel luogo in cui l’infezione aveva raggiunto dimensioni tali da appropriarsi del nome di pandemia, e loro avrebbero costituito la dodicesima compagnia. Promise loro anche un cospicuo pagamento e qualcosa che poi definì “ricordini” ma di cui la donna ne ignorava il significato. Ma poco importava il denaro o altri oggettimateriali, men che mai blande spiegazioni come quelle, informazioni di cui già era a conoscenza; doveva aspettare, avrebbe saputo infine, proprio come Balmur le aveva tacitamente promesso.
Sarebbero partiti a dieci giorni da quel momento, data in cui sarebbe giunto un carico che il mittente della lettera definì “indispensabile” per la completa riuscita della Santa crociata.
Al piano di sopra avrebbero trovato delle camere, stanze in cui alloggiare durante il tempo d’attesa, e infine li congedò, offrendo loro ampie possibilità sulle attività “ricreative” che avrebbero potuto intraprendere in quei giorni.

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Alexandra pensava, rifletteva, ma più si dava quel tormento e più non comprendeva. Perché così pochi dettagli? Perché tutto quel mistero? E soprattutto perché lei?
Sul continente v’erano migliaia di guerrieri, molti dei quali più forti e potenti di lei, ma quell’uomo, nonostante gli ovvi pericoli di cui era ben conscio l’aveva scelta ugualmente. Strinse il pugno destro, convulsamente, ancora una volta irritata, ma subito dopo riaprì la mano, come se avesse trovato requie al suo supplizio, abbandonandosi alla sua condizione di ignoranza di quanto le stava accadendo.

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Si alzò dalla sedia, quella stessa sedia che era stata oggetto d’incanto da parte dell’Incompreso, e volgendo lo sguardo al suo pubblico prese a parlare.

« Vogliate scusarmi,
ma il viaggio che mi ha qui condotta è stato lungo e faticoso, sia per me che per la mia cavalcatura lì fuori,
quindi preferirei intraprendere un dialogo con le vostre persone in occasioni ben più liete… »


Mentiva. Sì mentiva spudoratamente, ma l’abilità di principi e principesse, re e regine stava appunto in quello: mentire. Sì perché mai nulla come una menzogna ben raccontata trovava l’accondiscendenza degli interlocutori, che adesso erano di fronte a lei, pronti a giudicarla non appena avesse voltato loro le spalle, ma poco importava. Le chiacchiere sono inconsistenti, immateriali, prive di valore alcuno, per cui tutto ciò che sarebbe accaduto tra quelle luride mura di lì a poco non le pesava.
Prese a camminare in direzione della scala che l’avrebbe condotta al piano superiore, sede in cui avrebbe trovato la sua camera, ma si voltò ancora una volta, prostrandosi in un ultimo inchino, una di quelle formalità a cui donne e dame di corte erano solite avvezze.

« Se qualcuno di voi vorrà interloquire con la mia persona nella giornata d’oggi mi troverà nella camera offertami dalla gentile direzione della missione che ci accingiamo ad intraprendere. »


E infine se ne andò, sparendo agli uomini attraverso le scale, imboccando il corridoio sul quale si aprivano molte porte, alcune delle quali aperte o socchiuse. Ne scelse una, senza un motivo valido né apparente, chiuse la porta e sfilò una ad una ogni componente della sua ingombrante e pesante armatura, poggiando l' arma al muro di fianco a quelo che sarebbe stato il proprio letto. Fu un sollievo levar via quell’acciaio tanto scomodo, per rimanere con gli abiti che vestivano sotto. Si distese con noncuranza sul letto, compiacendosi della sua morbidezza e dei preziosi tessuti con cui erano intessute le lenzuola. Il capo scivolò a destra e manca, pigro, lento, come già preda del torpore del sonno. Cercò di resistere, di essere forte, scrutando nei particolari la camera in cui si trovava, paradossalmente così sfarzosa e superba rispetto allo squallore del piano inferiore. Ma infine cedette, dapprima socchiudendo le palpebre per poi chiuderle del tutto, precipitando nell’oblio dell’incoscienza, nel vuoto d’un sonno senza sogni.

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Un rumore, un incubo? No, lo sguardo così vivo, così brutalmente destatosi dal dolce dormire, il braccio che automaticamente raggiunse la propria spada, la fosca bastarda poggiata al muro, dormiente anch’essa nel suo fodero. Si riprese. Le immagini confusionarie presenti nella sua mente si dissolsero come vittima d’un vento foriero di sventure, per precipitare la mente della giovane nella realtà, e finalmente capì, mentre il suo cuore batteva ancora forte e pulsante nel di lei petto… qualcuno stava bussando alla sua porta…




SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 100%
Stato psicologico: Leggermente spaventata
Condizioni fisiche: Illesa
ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 225


Abilità attive in uso:



Abilità passive in uso:

Black as my flaming Sword § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

Vegeance presenta sulla lama un incantamento scritto in runico, una lingua antica e oramai dimenticata. Lei stessa non è ancora in grado di comprendere cosa vi sia inciso ma riesce comunque a trarvi potere semplicemente posandovi la mano ed infondendole potere magico.
Quest'arma potrà in qualsiasi momento innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

Black as my flaming Sword Punch § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Così come su Vegeance, anche sulle Demon's claws vi è inciso un incantamento in runico, precisamente sul palmo, tramite le quali è possibile utilizzare il fuoco nero proprio del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risultano sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

Black as my Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

Black as my Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Penso sia tutto chiaro... ma se avete domande, dubbi o altro possiamo sempre utilizzare il bando :P
 
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view post Posted on 18/8/2010, 15:32
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Dieci giorni. Dieci maledettissimi giorni. Mai una volta che quel fabbro fosse puntuale. Oh, questa volta gli avrebbe piantato una scenata con i fiocchi, poteva starne certo! Nessuno poteva farsi beffe di lui, figurarsi farlo per ben dodici volte. I ritardi, in missioni come quella, non erano ammessi.
Aveva passato tutta la notte così, assorto e seduto sul suo letto. Non che gli servisse veramente un giaciglio: dormiva di rado ormai e, quando lo faceva, la paura di essere colto nel sonno lo indiceva a segliarsi almeno una volta ogni cinque minuti. Come non dormire, in effetti. Certo, ogni tanto crollava e non si rialzava per una paio di igorni, a causa della stanchezza, ma in quel momento non aveva bisogno di alcun mancamento per essere in forze.
Aveva udito, alcune ore prima, una delle porte chiudersi dietro le spalle di qualcuno. Un dei suoi uomini, era chiaro. Non sarebbe mai stato possibile a nessun'altro accedervi, se non ad Harold stesso, che aveva l'incarico di cacciare i curiosi non appena varcassero la soglia che conduceva al suo piano. Gli era costato caro comprarlo ed ancora di più renderlo un posto degno di nota e pronto ad accogliere re e regine, ma alla fine ne era valsa la pena. Un salotto, dieci camere, un bagno comune e la sua "tana", più piccola e semplice delle altre: passava la maggior parte del tempo in sala, a guardare il piano bar e i quadri pregiati appesi alle pareti.
Improvvisamente lo colpì una fitta alla testa, facendolo cadere rumorosamente dal letto. Un segno. Anzi, no. Il segno. Sapeva cosa fare, sapeva dove andare. Il suo dio gli aveva nuovamente forito le informazioni necessarie.
Prese una tuba nuova dall'appendiabiti e con essa l'impermeabile che si era levato per la notte. Così, cappello in testa e giacca su una spalla, aprì la porta e si fece strada nel corridoio che dava accesso a tutte le stanze.
Una. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei.
Alla sesta porta la testa si fece nuovamente dolorante. Riuscì a rimanere in piedi il folle, deciso a mantenere fede alla promessa fatta: Le avrebbe spiegato. Avrebbe fornito spiegazioni a quella dolce fanciulla che tanto sembrava averne avuto bisogno prima, nel salone principale. Arrivato davanti alla sua porta bussò con forza sufficente a svegliare chi era all'interno ma tale da non aprire accidentalmente le assi di legno che chiudevano l'uscio.

Lady Alexandra?
Non era mia intenzione vegliarvi, sempre che lo abbia fatto..


Il suo viso si fece rosso dall'imbarazzo. Altro che cortesia e buona maniere,
era appena riuscito a disturbare una damigella nel sonno. L'avrebbe
mai potuto perdonare?

Mi è permesso entrare?
Dovremmo chiarire.. Alcune faccende.



CITAZIONE
Gli altri possono tranquillamente postare. La cosa durerà un paio di giri, dopo di chè andrò a parlare con Blind, il protagonista.
Tocca a te foxy ^^

 
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Foxy's dream
view post Posted on 18/8/2010, 22:47




image
L'ospite atteso.


Il cuore pulsava ancora, forte, in preda ai tremiti di un brusco risveglio, situazione ancor più preoccupante se ci si addormenta così profondamente in una locanda nella quale vive gente di tale schiatta, rozza oltre ogni dire e votata all’abuso e alla violenza .
Al picchiare sulla porta della di lei camera seguì una voce, un tono già udito, familiare e sconosciuto al tempo stesso.

« Balmur dannazione! »


Inveì a bassa voce, in un tono udibile da nessuno se non da sé stessa, che vittima di una sorta di buffo incantesimo cercò immediatamente di darsi una sistemata. Capelli. Vestiti. Tutto maledettamente in disordine. Per non parlare dell’armatura, le quali componenti erano gettate in terra alla rinfusa.

« Un attimo! »


Aggiunse poco dopo, maledicendosi ancora una volta per la poca cura con cui trattava le sue cose. Prese tutto dal pavimento e lo adagiò sul letto, intenta nel nascondere il misfatto, come fosse stata una bambina sul punto d’essere scoperta nel rubar le caramelle, condizione alla quale tenta di rimediare alla meno peggio.
Scalza camminava sul morbido tappeto che rivestiva l’intera stanza, sebbene il piano inferiore raggiungesse uno squallore che rasentava l’inverosimile, quella stanza invece forniva degli indiscutibili comfort. Le piaceva dopotutto.
Con un unico gesto della mancina appose la mano sul pomolo metallico e lo ruotò aprendo la porta, mentre la destra si apriva in un largo gesto circolare atto a indicare di accomodarsi all’interno. Tutto molto plateale, forse troppo, ma il suo interlocutore pareva avvezzo agli usi di corte, cosa che la metteva a suo agio, benché mantenesse ancora un comportamento un po’ freddo e distaccato.

« Accomodatevi: dopotutto è casa vostra. »


Un ampio sorriso le si dipinse in viso, cornice di un gentile invito quale era ciò che fuoriuscì dalle sue morbide labbra di giovane donna, sicché ragazza non lo era più.

« Avevamo delle questioni da chiarire, ma è bene che cominciate voi. »


Esordì la donna, che intanto si allontanava in direzione dell’angolo diametralmente opposto a quello della porta, dove una sedia in ferro battuto di pregevole fattura e un tavolino che riportava i medesimi fregi e decorazioni floreali parevano affacciarsi ad una finestra socchiusa, dalla quale una leggera brezza primaverile soffiava come a volersi prendere gioco della tenda posta lì a celarne gli ospiti, che vittima di quell’innocente svago ondeggiava lenta, pigra, divertendosi ai capricci di quel nuovo compagno di giochi.
Prese la sedia e la posizionò non molto lontana dall’uscio, e ironicamente imitò gli stessi gesti che l’Incompreso compì quel pomeriggio con la sedia che lui aveva offerto lei. Rise divertita. Forse era fuori luogo, forse voleva mettere a suo agio l’ospite atteso sin da quel mattino, o forse si prendeva solamente gioco di lui notando l’imbarazzo calare sul suo viso non appena ebbe aperto la porta.


Infine si sedette sul letto, quasi gettandovisi sopra, facendo compagnia ai suoi equipaggiamenti testimoni dell’arcano che avvenne quella tranquilla notte di mesi e mesi prima.

« Ah! Gradirei un’ultima gentilezza da voi, ammesso che me lo concediate, ovvio…
Cosa ne direste di abbandonare tutti quegli odiosi appellativi e ci dessimo del “tu”?
Dopotutto saremo compagni di… ecco: caccia… e certi formalismi sarebbero più appropriati fra le mura di una corte reale piuttosto che tra le “rovinate” pareti di una taverna.
Spero ne conveniate… »



E abbandonò quella frase, interrotta, sospesa nel vuoto di una discussione prossima a cominciare, in attesa che uno dei due compiesse il primo passo, in attesa che uno dei due iniziasse a fidarsi dell’altro.




SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 100%
Stato psicologico: Sorridente
Condizioni fisiche: Illesa
ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 225


Abilità attive in uso:



Abilità passive in uso:

Black as my flaming Sword § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

Vegeance presenta sulla lama un incantamento scritto in runico, una lingua antica e oramai dimenticata. Lei stessa non è ancora in grado di comprendere cosa vi sia inciso ma riesce comunque a trarvi potere semplicemente posandovi la mano ed infondendole potere magico.
Quest'arma potrà in qualsiasi momento innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

Black as my flaming Sword Punch § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Così come su Vegeance, anche sulle Demon's claws vi è inciso un incantamento in runico, precisamente sul palmo, tramite le quali è possibile utilizzare il fuoco nero proprio del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risultano sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

Black as my Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

Black as my Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Penso sia tutto chiaro... ma se avete domande, dubbi o altro possiamo sempre utilizzare il bando :P
 
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Scar Garrett
view post Posted on 21/8/2010, 19:39




Niente, non me ne fregava assolutamente niente. Di quella donna, intendo, mi sembra ovvio. Lei, con il suo comportamento, aveva sviato il life motive della riunione. Sembrava che quegli uomini non riuscissero a pensare altro all’ infuori di far colpo su di lei. Inoltre non sembrava una che la desse tanto facilmente. Patetici. Altra cosa che mi aveva profondamente compito: la stupidità dei miei compagni. Balmur aveva chiesto il motivo per il quale avevamo deciso di unirci alla sua crociata, nessuno, e quando dico nessuno intendo nessuno, aveva dato motivazioni convincenti. Piuttosto che mentire in modo sciocco come quello, sarebbe stato meglio non rispondere proprio. Contenti loro contenti tutti.




Scar si alzò in piedi appena sentì che avrebbero dovuto attendere dieci lunghi giorni prima di partire. Non che gli desse fastidio, ben s’ intenda, ma era voglioso di iniziare quella missione il prima possibile. Mezzo di reintegrazione, avrebbe potuto ritornare a condurre una vita che si sarebbe potuta definire normale. Non voleva parlare con nessuno, tranne che con Balmur, aveva bisogno di delucidazioni sui compagni e sulla missione, capire come comportarsi durante il viaggio.
Sbuffò rumorosamente, si tirò su il ciuffo di capelli che gli oscurava la vista e, proprio mentre sentiva l’ inutile donna dire una qualche frase da prima donna a caso, percorse le scale in legno che fino a qualche momento prima aveva reputato instabili. Reggevano il suo peso senza scricchiolii o rumori sospetti. Sbirciò attraverso le fessure Harold. Questo se ne accorse e gli fece l’ occhiolino. Avrebbe trovato ciò che tanto desiderava nella sua stanza, liberarsi dei suoi bisogni.
Il corridoio lungo il quale si affacciavano tutte le stanze era scarsamente illuminato e coperto da una suntuosa moquette rossa. Il problema era che questa non era mai stata sostituita: tanto lurida quanto lercia. Osservò tutte le stanze e si infilò in quella che reputò essere la sua ‘’ Tristo mietitore ‘’, era sicuramente la sua. Il soprannome attribuitogli gli piaceva molto, rispecchiava perfettamente la sua natura, ciò che suo malgrado era stato. Sorrise leggermente, afferrò la maniglia della porta e l’ aprì. Una stanza piuttosto spartana, vi era solo un letto, un comodino e un lavandino. La tappezzeria era a sfondo bianco con disegni a schema geometrico. Inutile sottolineare il fatto che in molti punti questa si staccasse e che in altrettanti fosse o bucata o assente. Scar, si avvicinò alla finestra e spostò le tende, un raggio di sole lo investì in pieno, facendogli socchiudere gli occhi. Illuminata era anche peggio, suvvia, era proprio una catapecchia di locanda. Il vampiro sperò che almeno il servizio fosse migliore. Girò su se stesso e si stese sul letto; era una sua abitudine testarlo non appena arrivava in qualche nuovo luogo. Sapeva che fosse sciocco, ma, si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire. Al contatto una spessa nube di polvere lo avvolse, entrandogli negli abiti e nel naso che iniziò a pizzicargli in maniera furiosa. Osservando il cielo di un azzurro terso fuori dalla finestra e pensando al suo passato, si addormentò.
Sognò, inutile a dirsi, furono tutti incubi che riguardavano lui e Kran. Era un miracolo che riuscisse ancora a rimanere sano di mente dopo tutto ciò che gli era accaduto. Il vampiro avrebbe detto che era tutto merito della sua forza di volontà, che Dio non aveva fatto nulla, ma, sicuramente, un aiuto gli era stato dato, e non aveva natura umana. Si svegliò di soprassalto quando qualcuno bussò alla sua porta, estrasse il coltello e si avvicinò all’ entrata. La notte era scesa e , dove prima si trovava il sole, ora vi era la luna. Lentamente aprì l’ ingresso e fece entrare lo sconosciuto, era una donna sulla ventina.

<< Voi dovreste essere Scar, mio padre mi ha detto di passare nella vostra stanza stanotte. Io sono Madlene >>

Madlene, un corpo fantastico, una voce melodiosa, una ragazza perfetta, proprio ciò che desiderava; il buon Harold non sbagliava quasi mai in ambito di gusti. Lasciò scivolare il coltello, richiuse l’ uscio e si avvicinò alla giovane. Le passò una mano tra i capelli e la baciò in modo passionale. Mentre si trovavano in questa posizione fece scivolare la mano sotto la gonna della ragazza, stimolandole l’ organo genitale. Madlene non potè non lanciare qualche gemito di piacere. Senza darle un momento di tregua la fece stendere sul letto, le tolse il vestito e massaggiò il seno sodo e tondo. Con pochi gesti fluidi la immobilizzò, si denudò e la iniziò a possedere. Tra un sospiro e l’ altro si poteva sentire il cigolio del letto e il frusciare delle coperte. Liberò dentro la meretrice mesi e mesi di astinenza, non con violenza, ma con gentilezza quasi. Dopo di ciò si stese sul lato e la iniziò a coccolare, toccandola ovunque.
Si riaddormentò dopo averla osservata a lungo. Questa volta il suo sonno non era stato tormentato da alcun tipo di brutto sogno, ma era stato caratterizzato dalla totale assenza di attività celebrale.
Al suo risveglio il sole era ormai al tramonto, la fame gli attanagliava lo stomaco, la voglia del gioco la mente. Si rivestì velocemente e scese al piano inferiore, cercando con cura il tavolo che gli avrebbe portato beni o glieli avrebbe sottratti.





Blind Point: Spero di non essere stato né volgare, né noioso. Scendo nuovamente nella stanza inferiore nella speranza di trovare Balmur ( :asd: ) seduto a qualche tavolo intento a giocare.

 
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view post Posted on 22/8/2010, 00:15

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Decimo giorno.
Scese le scale delle stanze, era stranito dalle notti passate con la ragazza, una ragazza del quale non conosceva nemmeno il nome, aveva memore solo del suo corpo. Lo aveva posseduto, lo aveva amato, infine lo aveva salutato con la dolcezza con il quale un padre carezza la sua figlia amata prima di concederla allo sposo che l'aspetta sopra l'altare.
Era sceso al primo piano della locanda.
In quei dieci giorni nulla, o quasi nulla, era cambiato. La lurida locanda era rimasta così come se la ricordava. Le solite persone urlavano, festeggiavano e cantavano ubriache come tutte le sere, sperperando i loro guadagni di una giornata in una pessima birra da due soldi.
La birra, o l'alcool in genere, aveva la capacità di inibire le sensazioni di quei poveri esseri umani, di rallentarne le facoltà mentali, portandoli a volte alla paranoia e alla completa demenza fisica. Forse questo è ciò che spinse uno stupido essere umano a intralciare il cammino del Diavolo, addirittura arrivando, in un attacco di pazzia improvvisa, a minacciarlo.
Lucifero sorrise.
Sorrise perchè guardò negli occhi l'uomo, sorrise perchè lo trovò un povero sfigato. Gli occhi rossi da tossicomane erano solo la conclusione di quelle che erano due enormi occhiaie che incavavano il viso facendolo rassomigliare a uno scheletro.
Appariva un uomo sul viale del tramonto, un uomo che non aveva più niente da chiedere alla vita se non masticare quel suo tabacco in santa pace fino alla morte. E lo vedeva, il puzzo di quella tossina che veniva masticata dall'uomo come un ruminante. Osservava divertito la bottiglia che lentamente si avvicinava verso il suo stomaco. Per la verità non fu difficile schivarla, i riflessi e i movimenti del tipo erano veramente lenti.
Con un movimento rapido della mancina sfoderò la spada dalla cintola, e osservò l'uomo. Lo guardò dritto negli occhi con un'espressione ironica e di scherno.
« Hai un'ultima opportunità per lasciare la locanda sulle tue gambe. »
Roteò la spada in senso orario, teatrale, fottutamente teatrale.
« Ti consiglio vivamente di sfruttarla. »
La sua voce era calma, quasi glaciale, una calma di quelle che ti fanno rizzare i peli del culo per quanto fanno paura. Dopo di che a quegli avvertimenti avrebbe fatto seguire qualcosa di più pratico, segno che no, non scherzava.
Avrebbe colpito con il dorso della sciabola la mano della bottiglia mirando a fargliela cadere, dopo di che, rapidamente avrebbe portato la spada sotto la gola dell'avversario, accarenzando con la punta il pomo d'adamo.
Le labbra di Lucifero si arcuarono verso l'alto, mostrando da una lieve apertura delle labbra i suoi denti bianchissimi e perfettamente dritti che cozzavano in maniera opposta a quelli del tipo davanti a lui che ormai erano più simili al tabacco che aveva in bocca.
« Ebbene, qual'è la tua risposta definitiva? »
Quando un uomo con una bottiglia, incontra un uomo con la spada, l'uomo con la bottiglia è un uomo morto.



CITAZIONE
Nulla da dire...



Edited by Lud† - 4/10/2010, 22:17
 
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Scar Garrett
view post Posted on 23/8/2010, 20:39




Osservavo dall’ alto della rampa di scale ciò che stava accadendo giù in basso, la vita della bettola fremeva: chi giocava a poker, chi beveva, chi a freccette e chi si dava alla rissa. Da quando ero entrato ed avevo parlato con Balmur della nostra crociata, non avevo ancora pensato al fatto che, molto probabilmente, entrambi avessimo interessi a condurre quel tipo di missione. Nel qual caso avessi finalmente trovato il vampiro che mi aveva infettato, mi sarei potuto vendicare, uccidendolo, o, ancor peggio, strappandogli i canini. Si, sarebbe stato torturato pesantemente prima di morire di sete. La sete gli avrebbe fatto perdere il senno, sarebbe impazzito prima di andarsene, provando esattamente ciò che avevo passato io. Strinsi i pugni in una morsa serrata; nonostante le mie idee fossero sadiche e perverse, non provavo alcuna pietà per quell’ essere abbietto ed immondo. Non aveva avuto alcun diritto a condannarmi ad un’ esistenza di dannazione, eppure lo aveva fatto. Si, finalmente giustizia sarebbe stata fatta. Poi avrei messo apposto un paio di affari riguardanti te, Kran. Dopo i vampiri ci sarebbero stati i licantropi. Le labbra mi si incresparono in un sorrisetto perverso. Tristo Mietitore, mai nome più azzeccato. Pensavo di essere riuscito ad uscire da quel girone di violenza e morti, ma mi stavo solo illudendo. L’ odio in me vi era ancora, più profondo di prima poiché avevo trovato un modo per legittimarlo. Il suo nome era Clan Sorya . Ero uno strumento nelle loro mani e non mi sarei mai tirato indietro. Se appena entrato mi consideravo una persona in cerca di redenzione tramite belle opere, ora tramite vendette ed uccisioni. Non mi interessava più il giudizio che la gente aveva di me, ero stato accettato dal guardiano Sorya per ciò che ero, un vampiro mercenario che portava i suoi servigi ad Eitinel. Mi guardai in torno, scelsi un tavolo e mi avvicinai, una bella partita a poker non mi avrebbe fatto che bene.




Scar si sedette ad un tavolo dove vi era un posto libero. Il mazziere era sicuramente un mezzo demone, aveva tutti i tratti somatici appartenenti a quella razza: le orecchie erano pelose ed appuntite, le unghie lunghe e, non meno importante, aveva la coda. Faceva girare le carte nella sua mano come pochi sanno fare, le mischiava, le coppava, le girava così velocemente che alla fine il vampiro non riuscì più a tenere a mente il loro ordine. Gli furono date le cinque carte regolamentari, le fece coincidere e le alzò. La prima era un Jack di fiori. Si guardò intorno in cerca di mimiche da analizzare. Difficile, molto difficile, nessuno battè un ciglio. Il nano che aveva di lato mise cinque pezzi d’ oro sul tavolo per giocare. Troppo affrettato, lui non aveva ancora visto tutte le sue carte e non aveva voglia di farlo troppo velocemente.
Facendo scivolare sul dorso della sua mano i cinque preziosi rettangoli osservò con cura ciò che il mazziere gli aveva fornito: Jack di fiori, sette di cuori, dieci di picche, Jack di picche, otto di denari. Richiuse la mano ponendola sul tavolo temendo che qualcuno potesse vedergliela. L’ elfo che aveva di fronte giocava: anche lui cinque pezzi d’ oro. Così anche l’ uomo che aveva di lato.
Il guerriero, con fare pesato e calcolato avvicinò la mano al borsello estrasse il denaro e lo lanciò sul tavolo. Ci stavano tutti. Il nano come l’ uomo cambiò una sola carta, l’ elfo due. Cosa stavano provando a fare? Scala o full? Forse bluffavano soltanto? Senza troppe preoccupazioni Scar cambiò tre carte, tenendo in mano solo i Jack, voleva tentare a tutti i costi il tris. Alzò le carte con lentezza infinita. Jack di cuori, King di denari e Jack di denari. Poker. Dovette impegnarsi profondamente per non lasciar trasparire alcun emozione, per non muoversi in modo brusco, per non cambiare la direzione dello sguardo; il più piccolo errore e avrebbero capito ciò che aveva in mano.

<< Venti pezzi per vedere >>

Disse il nano con la sua voce profonda mentre lanciava i soldi sul tavolo. L’ elfo si guardò intorno e, dopo qualche istante d’ esitazione, lasciò cadere le carte. Era fuori. Un pollo in meno da spennare.

<< Vedo >>

Perfetto si giocava in tre, qualche soldo lo avrebbe sicuramente fatto. Una goccia di sudore gli iniziò a scivolare lungo la tempia destra, Cristo. Sperò che nessuno se ne accorgesse, le sue speranze furono vane. Dopo aver rilanciato di dieci l’ uomo alla sua destra lasciò, il nano, invece, rilanciò a sua volta di trenta. Tentando di rimanere impassibile Scar vide ed attese che il suo rivale girasse le carte. Non poteva aver fatto scala reale, i Jack li aveva tutti lui, allo stesso modo nemmeno scala, l’ unica era che avesse fatto poker o che stesse semplicemente bluffando. Si, ne era ormai certo, era un semplicissimo bluff. Il nano girò un poker di sette. La partita era ormai finita, non aveva più bisogno di coprire il suo volto con quella maschera di impassibilità e apatia che lo aveva protetto fino a quel momento. Iniziò a ridere rumorosamente mentre girava la sua mano.

<< Poker di Jack, ho vinto >>

Prese tutto ciò che vi era in tavola, a parte le carte, ovviamente, e si avvicinò al bancone di Harold. Perché, perché lo faceva ancora? Non aveva più bisogno di denaro, eppure si divertiva ancora a giocare d’ azzardo, perché? La verità stava nel fatto che quando combatteva o giocava si sentiva in qualche modo più vivo. Era questo che lo portava a dare sempre il massimo di sé in ogni evenienza, in ogni circostanza.






Blind Point: Breve descrizione psicologica del mio personaggio e lunga descrizione di una partita a poker. Spero di non essere stato ripetitivo/noioso/fastidioso. Con questo post finisco il mese di Agosto: non ci sarò fino a giovedì l’ altro. Divertitevi durante la mia assenza :qwo:
 
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view post Posted on 25/8/2010, 12:01
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La porta venne aperta dopo attimi di frenetico rumore e poche parole di scuse e di attesa. Un'angelico viso incorniciato da splendidi capelli color della luna fece capolino da dietro l'uscio, con incastonato su un sorriso dalla lucentezza paragonabile a quella di pochi gioielli.
Il corpo fasciato da un semplice abito scuro, ben diverso dall'armatura con cui si era già abituato a vederla. I bordi di pizzo e veli posti sotto di essi erano abbastanza sensuali per lasciar l'immaginazione libera di vagare ma abbastanza coprenti da essere ben distanti da quello che, per il buon senso comune, era l'indecenza.
Braccia robuste, capaci di maneggiare con grazia e abilità la possente lama color dell'ardesia che la giovane donna si portava dietro. Mani sottili e, a loro modo, sensuali forse più di tutto il resto del corpo, dotate di lunge dita adatte a chi ha fatto della musica uno stile di vita.
E, infie, gli occhi. Occhi profondamente superficiali, occhi clagialmente caldi, occhi capaci di muovere monti e deviare il corso dei fiumi. I Suoi occhi. Qualsiasi cosa, anche la più brutta e viscida, sotto quello sguardo sarebbe parsa migliore di quanto in realtà non fosse. E, in quel momento, erano puntati su di lui.
Non udì chiaramente quanto detto dall'angelo, poichè tutto attorno a lui parve farsi più opaco, così i suoni e così le immagini. Tutto era divenuto improvvisamente il riflesso di qualcosa. Un ricordo. Un Suo ricordo. La vide dirigersi verso una sedia per poi porgergliela educatamente, proprio come lui aveva fatto poche ore prima con lei. La cristallina risata giunse alle sue orecchie come uno shiaffo, risvegliandolo da quel coma apparente in cui era caduto. Aveva visto. Aveva visto l'inferno a cui quella ragazza era stata costretta, aveva visto le fiamme ed il sangue. Aveva visto cose che sarebbe stato meglio dimenticare.
Maledisse mentalmente il suo dio, mentre si univa a lei in quella pura contentezza che doveva contenere in se sia il divertimento che lo scherno della lady. Sapeva di essere un "soggetto particolarmente buffo e divertente", come molti medici gli avevano ripetuto fino alla nausea. Erano tutti morti.
Il proverbio dice: "C'è sempre una prima volta". Tuttavia, comprenderete che applicare tale frase alla vita di un'uomo con quattrocento anni di storia alle spalle sia quantomeno ridicolo. Invece, contrariamente ad ogni logica, quella fu la sua prima volta. Una delle tante, almeno. La prima volta in cui non uccise coloro che ridevano di lui. Anzi, la prima volta in cui si unì a loro.

Gradirei un’ultima gentilezza da voi, ammesso che me lo concediate, ovvio…
Cosa ne direste di abbandonare tutti quegli odiosi appellativi e ci dessimo del “tu”?
Dopotutto saremo compagni di… ecco: caccia… e certi formalismi sarebbero più appropriati fra le mura di una corte reale piuttosto che tra le “rovinate” pareti di una taverna.
Spero ne conveniate…


Il viso, già rosso a causa della vista di lei, avvampò in modo innaturale, donandogli un'aspetto quasi umano e cancellando il bianco pallido della sua pelle. Non aveva mai dato del tu a nessuno, se non per puro scherno.

Credo che abbiate..

Si morse la lingua, maledicendosi. Possibile che non riuscisse a scrollarsi di dosso anni e anni di etichetta? Possibile che fosse così tanto aggrappato alle vecchie ed obsolete abitudini proprie della vita di corte? Neanche fosse una cortigiana. Si diede uno schiaffetto per ritornare alla realtà. Sorrise. Un sorriso caldo.

Credo di poterci provare.

Il rossore diminuì, così come la temperatura del suo corpo. Si sedette, cercando di mettersi a proprio agio in quella che, da mesi, era ormai la sua casa. La osservò attentamente, da quella provocante posizione che aveva assunto. Non la giudicò ne si fece strani pensieri: era un pazzo. Che poteva fare? Quante speranze aveva? Nascose abilmente con un gesto annoiato una lacrima cremisi scivolatagli sul volto, poi, una volta asciugatosi, puntò al nocciolo.

Non so perchè sei stata convocata qui, se era quello che speravi di apprendere.
So però che è stato Forsei a volerti nella spedizione.
E so anche che il Giusto non sbaglia mai. Se sei qui è per un disegno ben preciso.

Ora.. Hai delle domande?




CITAZIONE
Post corto e brutto, a te se hai delle domande. Nel caso in cui non le avessi passo ad altre persone :sisi:

 
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Foxy's dream
view post Posted on 26/8/2010, 22:15




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Pareva impacciato, e molto anche. Il rossore che calò sul suo volto come gli effetti di una grave febbre ne era infatti una prova ben palese, mentre le parole che fuoriuscirono da quella bocca scossa dai tremiti dell’imbarazzo ne erano una conferma. Ma infine si sedette cercando di porre termine a quella situazione, riassumendo il controllo su di sé come a riprendere possesso di un qualcosa già di sua proprietà. La voce adesso era sicura, le cadenze del tono vertevano su quello che si può definire un linguaggio diretto, informale, proprio come le aveva gentilmente chiesto la paladina.
Da quanto poteva capire dal suo breve discorso era stata scelta per quella missione non dall’Incompreso, l’uomo che sedeva ora in fronte a lei, ma dal suo dio, uno dei tanti del continente, sicché verosimilmente parevano fossero più gli dei che i seguaci dei loro culti. Ma egli lo definì il “Giusto”, motivo per cui credette anche se solo per un attimo che quanto stesse dicendo fosse verità assoluta e un’indiscutibile condizione.
Si riscosse da quel pensiero, come poteva essere attendibile qualcosa di incerto come il volere di un dio? Loro si divertivano a giocare con loro come fossero pedine di una scacchiera dalle improponibili dimensioni, dove alfieri, cavalieri, cavalli, re e regine, e perché no? Anche pedoni, si divertivano nel mangiarsi l’un l’altro come prede dello spasmodico bisogno di affermare la propria superiorità sul prossimo, seppure consci del fatto di partire da condizioni più o meno svantaggiate.
No, no! Lei doveva continuare sui suoi passi alla ricerca del proprio futuro ripercorrendo passi già compiuti, scoprendo l’arcano evento causa di quella sua mutazione e cercando coloro che le strapparono con la bruta forza della violenza quello che le apparteneva di diritto. No! Non poteva credere all’ennesima falsità pronunciata da dei senza nome o presunti tali per mezzo d’uomini comuni, che per quanto speciali potessero essere stagnavano comunque nella condizione di semplici umani.
Non poteva. O forse semplicemente non voleva.

Scostò dalla mente quei pensieri, con una tenacia tale da sorprendersi di sé persino ella stessa. E parlò all’Incompreso, ammettendo lui ciò che l’aveva spinta a quel folle viaggio.

« Più che altro ho delle risposte... »


Rispose prontamente sorridendo non di gusto, non di gioia, ma un riso amaro, pungente, come un sottile dolore che le perforò il cuore in un fuggevole attimo, come composto da un acciaio incantato in grado di penetrare anche le più robuste delle difese.

« Prima ci hai chiesto le motivazioni che ci avevano spinto ad intraprendere questa missione,
e come hai avuto modo di notare abbiamo mercenari alla ricerca di mero denaro e vampiri a caccia di loro simili perché alla ricerca di redenzione;
ma io sono sfuggita a quella domanda ponendone altre a mia volta.
Ma non mi hai interrotta, né ammonita o rimproverata in alcun modo, e di questo te ne sono grata. »


Abbozzò un sorriso a quell’ultima espressione, nonostante non fosse rivolto all’astante sulla sedia ma al ricordo di quel che era accaduto qualche ora prima al piano di sotto della locanda.

« Ebbene… credo sia arrivato il momento di parlare.
Come forse saprai tempo fa sfuggii al massacro perpetrato da un esercito mercenario al mio castello, che vittima delle fiamme e delle barbarie di cui fu palcoscenico crollò, e dove prima sorgeva una delle più potenti corti delle regioni dell’Eden ora non rimangono altro che cumuli di macerie, morte ed empia devastazione.
Il dolore fu troppo per me, e vagai per le piane e le colline senza un motivo e senza obiettivi, priva di volontà e di amor proprio. Per quanto tempo non lo so con certezza, potevano essere passati giorni, settimane, mesi, anni… ma la mia mente era ben distante dal mio corpo, deceduta anch’essa con il popolo di cui vantavo la nomea di regina.
Il tormento, la colpa, l’odio, il risentimento, la sofferenza… tutto questo mi avvolse come il più brutale degli abbracci, e la mia anima sprofondava giù, sempre più giù, ancora e ancora, come in un oblio senza fondo, sicché i miei occhi non riuscivano a scrutare oltre il buio della mia anima. »


Fece una pausa, come a riprendere fiato. Nonostante fosse passato del tempo quel ricordo le incuteva ancora un insensato terrore, e i suoi occhi si perdevano nel nero più profondo di quella rimembranza.
Le mani poggiavano sulle lenzuola e le strinse convulsamente, mentre il suo sguardo perso puntava le curiose geometrie floreali del grande tappeto che si faceva sovrano di quella stanza.

« Ma una luce mi salvò, e il miracolo avvenne.
Urlai selvaggiamente pervasa da un dolore indicibile, come se la mia stessa anima stesse per essere divorata da fauci demoniache, azzannata e lacerata da bestie d’altri mondi. »


Alzò il capo ritrovando sé stessa, caricando la voce di fervore e passione, come ad enfatizzare tutto quel che accadde, donandogli vita per una seconda volta, rispolverandone il ricordo in quanto solo nel passato poteva risiedere la chiave del futuro.

« Cambiai… quella notte accadde qualcosa.
La mia spada e la mia armatura se prima lucenti e splendenti, simbolo del regale prestigio della Corona Imperiale si caricarono di non so' quale oscura forza, i miei occhi cambiarono, il mio stesso sangue cambiò. Se prima cremisi adesso è nero come l’abisso in cui mi ero persa, ed anche il mio equipaggiamento come puoi peraltro ben notare.
E tornai a vivere... nel vero senso della parola. »


Si alzò da letto abbassando il tono della voce, per rivelare un impronunciabile segreto a lui e lui solo.

« Sì! cambiai… tornai a vivere.
Ma anche la regina che era in me tornò a vivere.
E una regina non si piega al volere di nessuno, nemmeno dei suoi dei.
Ma la domanda rimane: chi mi ha salvata? Il tuo dio? La Dea in cui credevo e credo tutt’ora come per inerzia? O il Demonio in persona?
Tempo! Solo il tempo potrà rispondermi, o qualcun altro che incontrerò sul mio cammino… chiunque egli sia.
Ma nel frattempo seguirò il mio volere, perché io sono io, e nessuno mi può sostituire. »


Si calmò infine, tornando a sedere sul proprio letto, abbandonandosi al caldo abbraccio di quelle preziose lenzuola già assaporato meno di un’ora prima.
Sospirò profondamente.

« Spero sia sufficiente come spiegazione alla tua domanda... »


Esordì infine tornando ad essere la spensierata ragazza che poco prima le aveva aperto la porta.




SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 100%
Stato psicologico: Sorridente => Triste => Esagitata => Sorridente
Condizioni fisiche: Illesa
ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 225


Abilità attive in uso:



Abilità passive in uso:

Black as my flaming Sword § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

Vegeance presenta sulla lama un incantamento scritto in runico, una lingua antica e oramai dimenticata. Lei stessa non è ancora in grado di comprendere cosa vi sia inciso ma riesce comunque a trarvi potere semplicemente posandovi la mano ed infondendole potere magico.
Quest'arma potrà in qualsiasi momento innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

Black as my flaming Sword Punch § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Così come su Vegeance, anche sulle Demon's claws vi è inciso un incantamento in runico, precisamente sul palmo, tramite le quali è possibile utilizzare il fuoco nero proprio del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risultano sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

Black as my Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

Black as my Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Penso sia tutto chiaro... ma se avete domande, dubbi o altro possiamo sempre utilizzare il bando :P


Edited by Foxy's dream - 28/8/2010, 11:59
 
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view post Posted on 28/8/2010, 12:01
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Risoluta, sicura delle proprie parole e dei propri pensieri. E lui, sicuro di quanto aveva visto, credette alle sue parole.
Possibile che una così giovane ragazza avesse avuto un tale rapporto con la sfortuna? Possibile che anche lei fosse morta per poi essere salvata dal Presidiatore?
NO!
Una scossa di rabbia lo attraversò da capo a piedi, come se esattamente sotto i suoi piedi si fosse scatenato un piccolo sisma.
RabbiaRabbiaRabbiaRabbiaRabbia R a b b i a.
Non avrebbe mai scelto altri, MAI! Lui era il prescelto. Luieluisolosieradimostratomeritevoledelsuoamore.
Nessuno gli avrebbe mai portato via quanto lgi spettava, nessuno.
Il posto alla destra di Forseti stesso, come suo prediletto, spettava solamente a lui.
Perchè avrebbe dovuto scegliere altri? Perchè avrebbe dovuto scegliere lei?
Lui già da solo bastava, lui, già da solo, era più che sufficiente.
Avrebbe ucciso re, distrutto popolazioni e raso al suolo castelli pur di rimanere al SUO fianco.
Come unico prescelto.
Il suo prediletto.

La guardò, deciso a confrontarsi con lei.
Chi dei due aveva avuto la sorte peggiore?
Chi dei due aveva sofferto maggiormente?
Chi dei due era stato salvato da un miracolo?

Luiluiluiluiluiluilui.
Lui era il migliore. Lui era il prediletto.
I capelli biondo platino di lei avevano un che di sensuale. Vi era qualcosa di disturbante.
Qualcosa di proveniente dalla sua vita passata. Qualcosa che, grazie alla follia che tanto amorevolmente lo aveva abbracciato, era
nascosto dietro la terza porta, ben sigillato.
La porta della dimenticanza.
La che? La porta della di... Di.. Distinzione... Distrazione..

I suoi bellissimi occhi, il suo bellissimo corpo, la sua bellissima bocca.
La sua fantastica mente, la sua estrema cortesia.
Come poteva volere il male di un simile miracolo?

Sai..

Un sospiro. Un respiro. Un soffio.
Le sue braccia oramai avvinghiate alla sedia come se da essa dipendesse la vita stessa
di quel povero, pazzo, mazzo di carte.
Lo sguardo perso nell'oblio della vita. Nel paradiso della morte.
Dietro la porta che, in così poco tempo, era riuscito a scassinare.
Sisisisisisisisisi.
Smise di tremare e si leccò le labbra, coperte di sudore freddo.

Anche io sono morto.
E...


Silenzio.
I grilli cantavano fuori dalla finestra, intenti a creare
Un'armonia superba e spesso incompresa dalla maggior parte della gente.
Non era rumore: era Amore.
Era Morte.

..Credo di esserlo tutt'ora.

SorridiSorridiSorridiSorridi.
Sorridi innanzi alla follia che per tanto tempo Annebbiò la sua mente.
Sorridi innanzi alla tortura che egli sopportò per innumerevoli decenni.
Sorridi innanzi alla furia degli elementi, capaci di distruggere ogni briciolo di sanità in un corpo.
SORRIDI, POICHè IL MOMENTO è ARRIVATO!

All your sanity and wits, they will all vanish,
I promise, it's just a..


Oramai alzatosi dalla sedia stava lì l'Incompreso, in posizione di guardia.
Braccia unite davanti al volto. Non che potesse essergli veramente utile.
Tutto accadde in un'attimo: la rabbia prese il sopravvento. L'odio aveva sfondato le porte del suo cervello.
La violenza aveva scardinato qualsiasi uscio gli fosse stato precedentemente imposto.
La ragione.. PERDUTA
Gli avrebbe mostrato chi era realmente degno del Suo amore.

Il pugno partì veloce, diretto al volto di lei che, fino a pochi
attimi prima, aveva adorato come se si trattasse di un'idolo.
Diretto destro.


.. Matter of TIME!



CITAZIONE
A te gli svarioni del vero Balmur, quello euforico e depresso nel tempo stesso. Quello piegato dalla malattia.

CITAZIONE
Follia Trasmessa~
Follia. Pura, semplice e maledetta Follia. Cos'è, agli occhi dei più comuni cittadini, la follia? Una mancanza di adattamento che il malato mostra nei confronti dell'ambiente. Potrebbe anche essere definita come una sovrapposizione della parte istintuale su quella razionale. Come una lotta che queste due parti dell'io ingaggiano per il controllo del corpo e della mente. Una lotta all'arma bianca molto, molto pericolosa per la mente che è sede dello scontro.
Folle. Vuoto

Il problema con i pazzi è che ti costringono a chiederti se tu sei normale. Per questo la gente li rinchiude.



Come questo genere di morbo sia trasmissibile sfugge dalla logica e dalla comprensione di una buona parte degli psichiatri esistenti. Gli unici in grado di comprendere i complessi meccanismi del contagio sono, appunto, i malati. O coloro che hanno vissuto per molto tempo con loro.
Questa tecnica aumenta di 100 punti AeV e PeRf dell'avversario rendendolo però incapace di castare abilità di alcun tipo. Tale tecnica si prolungherà per due turni al termine dei quali la vittima subirà un danno Medio all'organismo. Lo stato di follia indotto dalla tecnica impedirà all'avversario di distinguere i nemici dagli alleati e ad ogni turno si sentirà il bisogno di attaccare chiunque gli ronzi attorno. Tale tecnica sarà contrastabile da una difesa psionica spendendo un consumo pari a quello necessario per l'attivazione della tecnica, ovvero Medio.

Il passaggi avviene quando inizia la frase in inglese. Per la precisione nei primi due puntini: follia indotta. Cadi in berserk.
Dopo di chè, arriva un bel diritto destro al volto.

 
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Foxy's dream
view post Posted on 29/8/2010, 19:05




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Contemplava l’Incompreso che enigmatico sedeva immobile sulla sedia, come indeciso sul da farsi, dubbioso sulle parole da pronunciare alla giovane donna che poco prima si era agitata a tal punto da sprofondare in un soliloquio che vedeva come interlocutore non tanto l’uomo quanto sé stessa, come se quel breve discorso fosse il rinnovo di un giuramento, l’ennesima affermazione della propria volontà.
E dopo attimi che parvero interminabili Balmur parlò, o meglio, balbettò qualcosa. Parole articolate a stento, ancora quei lemmi vuoti, persi in una vaga follia che aleggiava nella stanza, tangibile come fosse materia a sé stante, di un proprio peso e consistenza.
Mentre udiva quelle parole palesemente insensate e fuori luogo una sorta di ansia la assalì improvvisamente, come se fosse tra le spire di una serpe di immani proporzioni. Lenta la soffocava mentre la stretta si faceva più opprimente e la sua viscida pelle la accarezzava con vigore, come a volerla stringere forte a sé, come a volerla violentare e averla propria con la forza, sebbene essa non brami il di lei corpo quanto la sua anima.
Figure indistinte si agitarono nella sua mente, prede di un insensato turbinio che vedeva protagonisti i due nella camera e personaggi lontani e dimenticati negli angoli bui e impolverati della memoria. Ad un tratto provò ancora una volta quel dolore, lancinante, una fitta di indicibile sofferenza, la stessa che la ferì quella notte, quando tornò alla vita. E lenta rivide scene passate, volutamente dimenticate quando il senno della ragione le imponeva di obliare quei ricordi.
Fuoco, fiamme, le stesse sotto le quali era stata ingraziata dalla Dea, e poi morti, feriti, l’acciaio che si mesceva al liquido cremisi che banalmente prende il nome di sangue. Quel freddo metallo penetrava nelle carni del suo popolo, squarciando i ventri e mozzando gli arti, recidendo vene e arterie, ferite dalle quali non ci si poteva mai più riprendere.
Cercava l’oblio, lo voleva, lo stesso in cui s’era persa, ma quel crudele incanto non glielo permetteva e continuò ad assistere al dolore, le donne violentate mentre i loro mariti venivano squartati vivi per puro diletto di quell’immonda orda mercenaria, che pareva composta più da demoni che meri umani tale era la loro cruenta sete di sangue e morte. E ancora fumo, caldo, sangue, tanto da inzupparne il terreno, creando veri e propri laghi, ma poi i soldati, le legioni imperiali, anch’esse brutalmente eliminate a colpi di mazze ferrate brandite da uomini talmente alti e possenti da apparire giganti. E ancora quelle scene così crude, nonostante le avesse vissute e riviste nelle proprie rimembranze nei giorni che seguirono, e contemplate più e più volte durante il sonno o la veglia, mai vi fu occasione che non provasse dolore.

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I suoi occhi. Sì! I suoi occhi. Se prima erano carichi d’energia e di focoso ardore, adesso erano carichi d’odio. Occhi nei quali ci si perdeva, uno sguardo non umano né demoniaco o angelico... gli occhi di una bestia. Mentre l’espressione che le si dipinse in viso pareva proprio figurare l’animale a cui fu spesso comparata: una leonessa.
Chi più ferocemente di una leonessa difende i propri piccoli, e chi più ferocemente di una regina difende il proprio popolo? Mai vi fu animale che meglio la rappresentasse.
E adesso la bestia era stata ridestata dal suo sonno, libera finalmente dalle catene di insana razionalità che la relegavano nel profondo dell’anima, come il più oscuro dei segreti o il più terribile dei peccati da nascondere, da celare agli occhi dei più in quanto effige di violenza ed eterno dolore.
Ma un pugno, diretto. Vittima della confusione non lo vide nemmeno arrivare, e la colpì in pieno viso gettandola al di là del letto, ma la fiera non si arrende per così poco, la bestia non conosce requie che non sia la morte, sebbene era morta e poi risorta, solo la forza della razionalità o un secondo colpo di falce della nera signora l’avrebbe nuovamente domata. No! Avrebbe azzannato, aggredito, squartato, lacerato. Fu così che si riprese quasi immediatamente dal colpo subito e assalì l’Incompreso furiosa. A quattro zampe montò sul letto e urlando come solo una pazza, no! Una bestia avrebbe fatto, balzò felina con le mani protese in avanti come fossero zampe artigliate.

HUUUUAAAAAAAAA!


L’avrebbe atterrato e azzannato al collo, mentre il di lei corpo lo avrebbe sovrastato come dominatrice in un sesso perverso e scellerato. Sì! Una bestia. Sì! La caccia. Sì! Il sangue. Sì! La morte. L’avrebbe fatto. Oh se lo voleva, lo bramava.
Lo spirito era stato risvegliato, la furia animale e selvaggia ardeva di un fuoco proprio, ancora una volta nero come l’oblio in cui si perse, ancora nero come le fiamme sotto le quali era stata ingraziata dai poteri del divino.




SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 100%
Stato psicologico: Pazza, folle, bramosa di sangue, ninfomane.
Condizioni fisiche: Ematoma al viso [meno che Basso]
ReC: 225
AeV: 200 + 100 = 300
PeRf: 225 + 100 = 325
PeRm: 300
CaeM: 225


Abilità attive in uso:



Abilità passive in uso:

Black as my flaming Sword § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

Vegeance presenta sulla lama un incantamento scritto in runico, una lingua antica e oramai dimenticata. Lei stessa non è ancora in grado di comprendere cosa vi sia inciso ma riesce comunque a trarvi potere semplicemente posandovi la mano ed infondendole potere magico.
Quest'arma potrà in qualsiasi momento innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

Black as my flaming Sword Punch § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Così come su Vegeance, anche sulle Demon's claws vi è inciso un incantamento in runico, precisamente sul palmo, tramite le quali è possibile utilizzare il fuoco nero proprio del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risultano sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

Black as my Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

Black as my Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Bene! Ho interpretato come meglio potevo la brama di sangue che scorre in Ale, che sotto l'influsso della tua psionica è caduta in Berserk.
Comunque con il tuo pugno Ale cade al di là del letto, ma visto il dislivello di Perf tra Ale e Balmy si riprende subito, si rialza, sale sul letto a quattro zampe (proprio come un animale) e si lancia su Balmur con le mani protese in avanti con lo scopo di assalirlo sovrastandolo e azzannnadogli il collo (proprio come una leonessa o una ninfomane).
 
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view post Posted on 7/9/2010, 08:14
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Dolore.
Lui l'aveva provocato, lui lo aveva desiderato e lui lo aveva avuto.
Perchè?
Per quale motivo aveva violato una tale innocenza? Una tale bellezza?
Con che coraggio aveva osato anche solo toccare quel piccolo miracolo?
Non ne aveva il diritto. Non aveva il diritto di parlarle. Non aveva il diritto di respirare la sua stessa aria.
Il rimorso. Cos'è il rimorso?
Non è quelllo che da bambini ci porta a chiedere scusa, no, quello è dispiacere.
Non è quello che da guerrieri ci fa onorare i nemici caduti sotto i nostri colpi, no, quello è rispetto.
Non è quello che da assassini e ladri ci fa risparmiare le donne ed i bambini, no, quella è pietà.
Il rimorso è quello che da vecchi colora le nostre giornate, ricordandoci cosa abbiamo fatto e cosa avremmo
potuto fare. Ci tormenta, ci coccola e non ci abbandona mai, complice della nostra memoria e dei nostri
innaturali sensi di colpa.

Tale è la natura dell'uomo.
Se agisci, ti penti. Se non agisci, ti penti ugualmente.
Perchè la loro mente doveva essere così complessa? Perchè il creatore aveva deciso di
divertirsi in quel modo? Quanto tempo ci aveva perso, dietro a quella maledetta materia grigia?
QuantoQuantoQuantoQuantoQuantoQuantoQuanto?

La vide cadere.
La vide la, dietro al letto, fissarlo con gli occhi carichi di quella follia che lui gli aveva trasmesso.
Perchè?
Perchè lo aveva fatto? Voleva forse umiliarla? Metterla a tacere?
E per quale motivo?
Oppure... Voleva semplicemente che capisse.
Che capisse com'era la sua vita, che provasse il peso della sua croce personale.
Forse, o forse no. Difficilmente sapeva cosa pensare di se stesso, figurarsi delle sue azioni.
Improvvisamente la sentì su di lui, veloce quasi quanto l'urlo da lei lanciato durante il salto.

La sentiva, la sentiva.
Non c'era solo rabbia nei suoi movimenti. Non solo rabbia.
Poteva chiaramente distinguere un forte desiderio a sfondi non propriamente
battaglieri. Poteva sentire la fame della lady come se si trattasse della sua.
Ma.. Se la follia è, in parte, un'amplificazione dei propri sentimenti e delle
proprie reaizoni..
Possibile che lei ricambiasse?
NoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNoNo

Lui era un pazzo. Lui era un'assassino.
Lui era un reigicida. Lui era morto e poi risorto.
Lui era il dannato.
Nessuno gli sarebbe mai più stato amico. Nessuno lo avrebbe mai più aiutato.
Nessuno avrebbe mai più provato qualcosa per lui.

Se vuoi uccidermi dovrai trovare qualcosa di meglio!

La voce colma di rinnovata speranza. Di odio verso quel mondo
che tanto gli aveva preso e nulla aveva mai restituito.
Perchè?
Potea sentire i denti di lei penetrargli il collo con maledetta efficienza, come
se fossero stati creati apposta per quell'occasione.
Sangue. Dolore. Massacro.
Doveva porvi fine.
Doveva salvarla da quella spirale di follia.

Fece un profondo respiro; l'ultimo.
La respirazione si era fatta complicata: probabilmente sarebbe morto.
Aveva già vissuto abbastanza, il momento di cedere il passo era giunto.
Non aveva intenzione di lasciarla sul sentiero da lui creato appositamente per lei.
L'avrbbe riportata sulla retta via, anche a costo della vita.
In quel muoversi di arti, riuscì ad infilare una mano in tasca e ad estrarre il mazzo da lui tanto bramato.
Non aveva tempo per cercare la carta. Non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo.
Semplicemente le prese tutte e colpì la donna come se fossero un pugnale.
Pregò. Pregò perchè il Re di Denari l'avesse anche solo sfiorata.
A quel punto poteva andarsene a morire altrove.

Uno strato di cera si formò sopra al suo corpo, atto a dividere i due amanti
intenti ad uccidersi l'un l'altro.
Uno strato che si sarebbe sollevato per portare con se la ragazza e permettere al Folle
di fuggire, di curarsi. Forse non ci teneva così tanto a morire.

Uscì sbattendo la porta, non facendo caso alle parole che quell'essere magnifico stava rivolgendogli,
sempre che lo stesse realmente facendo. Non era più sicuro di niente. Non aveva più il controllo
dei suoi sensi.
L'ultima cosa che vide fu la propria mano, illuminata dalla luce divina, che, come dotata di propria
vita, si faceva strada verso il collo. Poi, più nulla.
L'oblio.
L'inferno.



CITAZIONE
POST ORRENDO Che serviva solo a proseguire :sisi:
In pratica mi faccio colpire al collo, come da te descritto (quella parte condita con alcuni svarioni Nonsense), ti curo dalla psionica con Il Re di Quadri del mio mazzo, ti separo da me con uno stato di cera ed esco. Una volta fuori, mi curo e sbatto li, per terra.
Sinceamente questo post lascia dubbioso anche me, ma non credo che avrei potuto fare altro :sisi: A te la decisione: stare in camera, uscire per prendermi a calci/portarmi nella stanza/sputarmi addosso/ ignorarmi. :lol: In ogni caso Alexandra sarà coscente di quanto è successo: saprà che è stato lui aliberarla dalla follia che sempre lui l'aveva costretta ad assorbire.
Bne, ora c'è un PG in più che sa cosa passa Balmur 24H su 24 XD

 
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Foxy's dream
view post Posted on 10/9/2010, 10:54




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Le falangi stringevano forte a sé l’uomo che aveva assoggettato mediante una passione perversa mista a follia. E poi i denti, che affondavano nel di lui collo come scellerato atto sessuale dove la ragione aveva oramai cessato quasi del tutto d’esistere. Poteva sentirlo, sì! Il sangue, dal dolce sapore e dalla peculiare viscosità. Le piaceva… oh se le piaceva, e si passò per un attimo la lingua lungo il palato, nel vano intento di non perdersi un solo istante di quel piacere negatole nei momenti in cui la razionalità imponeva dei paletti ai suoi istinti, come fragile recinzione ad una bestia il cui unico scopo era il puro diletto personale.
Come un fuoco quella passione bruciava lenta nel di lei stomaco, per poi divampare nel petto risplendendo di rinnovato fulgore avvolgendole infine la mente, fino ad arderla e consumarla, cancellando ogni residuo di insana moralità.
Ma l’uomo pareva volersi sottrarre a quel morbido abbraccio dal vago sentore di morte, restio a concedersi a quella diabolica incarnazione della pazzia, che aleggiava gravosa nella stanza da apparire quasi tangibile. Le movenze dei due parevano più quelle di amanti che si dibattono freneticamente bramosi di piacere, piuttosto che di guerrieri che duellano a caccia della sopravvivenza; e in quel confuso agitarsi di corpi il caos regnava sovrano, un caos dove i gemiti della paladina erano più eloquenti di mille discorsi sulle sue intenzioni e voglie da soddisfare.

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Poi una reazione, improvvisa quanto inaspettata. L’uomo le gettò qualcosa in viso, oscurandole la visuale sulla sua preda conquistata con tanto ardore e tormento da apparire quasi un crimine sottrargliela sul più bello, nello stesso momento in cui pareva disposto a giacere con lei. Ma quelle carte, taglienti al pari di lame, le rigarono la cute del viso, candida e perfetta come solo qualcosa di divino potesse essere, sebbene in quelle condizioni lungeva dal poter essere definita tale. Fu come se quelle carte così sottili pesassero più d’un macigno, ma che non le ferirono il corpo quanto la mente, debole e instabile come mai prima di quelle ore. E poi cera, tanta, che perlacea si frapponeva tra lei e il suo uomo, come a erigere un bizzarro scudo che l’allontanasse, come una gabbia in cui rinchiuderla, no! Ancora una volta quella prigionia, ancora una volta preclusa da qualcosa, oppressa dal volere altrui o persino suo stesso.

-Maledetta razionalità…-


Un tonfo. La porta che sbatteva. Un confuso rumore di passi e poi il silenzio, che più doloroso di mille lame nelle carni riecheggiava in una mente oramai vuota, persa nel varco creatosi tra istinto e ragione, in quell’intervallo dove il nulla segna il confine fra i due estremi.

AAAAAH!!!


Urlò ancora, nell’inutile tentativo di allontanare quell’assordante silenzio dalle sue orecchie. Si alzò di scatto dal tappeto su cui era riversa per sferrare a mani nude un pugno sulla parete lasciando il disegno delle di lei nocche, effige dell’ultimo respiro di quella follia. Infine un colpo di tosse, che parve sottrarle l’anima tanto era forte e profondo, e poi un altro e un altro ancora, e la sensazione del sangue nella gola, ma questa volta il suo, come se il fisico ora sano e forte rigettasse finalmente quegli avanzi di pazzia.
La vista le si annebbiò improvvisamente, ai suoi occhi tutto si mesceva in incomprensibili visioni, dove realtà e fantasia si frapponevano l’un l’altra, in un confuso mescolarsi di colori come nella tavolozza d’un pittore per poi sprofondare nuovamente in quel colore che tanto odiava ma di cui ne era l’apoteosi massima vivente: il nero.




SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 100%
Stato psicologico: ???
Condizioni fisiche: Ematoma al viso [meno che Basso] Danni interni all'organismo [Medio]
ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:



Abilità passive in uso:

Black as my flaming Sword § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

Vegeance presenta sulla lama un incantamento scritto in runico, una lingua antica e oramai dimenticata. Lei stessa non è ancora in grado di comprendere cosa vi sia inciso ma riesce comunque a trarvi potere semplicemente posandovi la mano ed infondendole potere magico.
Quest'arma potrà in qualsiasi momento innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

Black as my flaming Sword Punch § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Così come su Vegeance, anche sulle Demon's claws vi è inciso un incantamento in runico, precisamente sul palmo, tramite le quali è possibile utilizzare il fuoco nero proprio del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risultano sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

Black as my Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

Black as my Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Allora per amore della chiarezza è bene puntualizzare un paio di cose: la prima parte del post è vista sotto l'ottica dell'istinto e della pazzia di Ale, mentre la seconda dalla Ale normale. E' meglio chiarire questo per avere un'ottica a 360° del testo, ma anche perchè potrete notare delle incongruenze fra le due :sisi:
In pratica Ale viene colpita dalle carte guarendo dalla pazzia, e dopo essere stata allontanata da Balmy per mezzo della sua cera lo sente scappar via dalla porta. Ale si sente male per via del danno Medio inflittole dal berserk indotto, si alza di scatto e dà un pugno sul muro, dopodichè tossisce sangue e poi sviene.
 
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