Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

B l o o d_R e d_R e d e m p t i o n, Caccia all'uomo.

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Foxy's dream
view post Posted on 16/9/2010, 17:34




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Gli occhi furono lesi da un impercettibile bagliore, lo stesso che annunciava l’imminente inizio di un nuovo giorno. Tremavano. Insicure e pigre come solo al mattino le di lei palpebre si schiusero, nell’intento di scorgere tra le informi figure inanimate presenti nella stanza qualcosa che potesse esserle familiare. Su e giù. Ancora. Ancora una volta. Mentre la mente supplicava un ultimo istante di dolce nulla e rassicurante oscurità. Ma la vita và avanti, non aspetta né sottostà al volere della pigrizia e dell’ozio, no! Doveva rialzarsi e combattere quella spossatezza, quella fiacchezza frutto di mille e più eventi accaduti sin troppo rapidamente per una semplice e giovane donna. Eppure la violenza dei ricordi la atterrò nuovamente, ancora una volta, come se lo strascico di quanto avvenuto non volesse abbandonarla, complice quell’acre sapore di sangue che le dava la nausea tanto era forte e rivoltante per il suo fine e raffinato palato.
Fu forte. Si costrinse ad alzare per poi ridistendersi più comodamente sul letto sfatto, incurante delle disdicevoli condizioni in cui versava il mobilio della stanza gentilmente affidatale dall’Incompreso.
Balmur! Sì, quell’uomo. Cosa le aveva fatto? Quale arcano incanto aveva ridestato quelle rimembranze tanto amare da poter patire ancora le fitte di quel truce dolore? Balmur… quale era il suo segreto? Cosa voleva da lei? Le sue risposte erano sin troppo vaghe, e si fermavano alla semplice illustrazione oggettiva dei fatti. Cosa stava vivendo quell’uomo? Di certo non era un leader, no! Questi ultimi sono soliti enfatizzare i propri discorsi come a dargli vita, uno spessore che possa insinuarsi nelle convinzioni degli uditori, no! Lui era un tipo solitario, sin troppo avvezzo agli usi di corte. Un cavaliere forse, o un aristocratico. Cosa era Balmur in realtà?
Afflitta da quei confusi pensieri gli occhi si chiusero ancora un volta, per abbandonarsi finalmente ad un riposo degno di questo nome, dove anche la mente e non solo il corpo avrebbe ottenuto il ristoro tanto agognato.

E fu sera. Un giorno intero trascorso fra le morbide e calde braccia di Morfeo, che l’avevano cullata al ritmo di profondi respiri e dei gemiti dell’ennesimo sonno tormentato da quei ricordi a cui la donna, al sol pensiero, tornava a tremare.
Si alzò portandosi una mano al viso, mentre i suoi occhi erano riflessi ancora nelle visioni della propria mente. V’era del sangue per terra, di chi era? Suo? Dell’Incompreso? Ma probabilmente d’entrambi. Dopotutto meno di ventiquattro ore prima s’era scatenata una lite furibonda fra quelle mura, ma perché era tutto così confuso? Si maledisse nuovamente, non concependo il motivo per cui ogni cosa legata alla sua persona fosse così maledettamente sfuggevole e sfocata, come se ogni cosa fosse una mera illusione e lei non fosse altro che la protagonista d’un sogno fatto d’altri.
No! Doveva infrangere quel sogno, vivere e soprattutto non lasciarsi vivere, negandosi all’oblio nonostante quel richiamo fosse tanto delizioso e gentile.

Si guardò attorno. Tutto maledettamente in disordine. Svogliatamente si chinò e rimise a posto qualunque cosa incrociasse i suoi passi fiacchi e lenti. L’armatura, le mitene, la sedia e quelle carte, che parevano gettate in terra quasi di proposito. Le raccolse. Una ad una fino a che le ebbe tutte nel palmo della propria mano. Cosa farne adesso? Non aveva proprio voglia di rivederlo, né tantomeno di parlargli, e dopo qualche tentennamento dovuto all’imbarazzo della situazione ammise a sé stessa che la migliore opzione sarebbe stata quella di consegnarle al barista presente al piano di sotto che pareva essergli tanto amico.
Si armò della semplice spada, che verosimilmente riposava nel fodero altrettanto scuro e fosco, ancora immobile al fianco del proprio letto. La afferrò di colpo senza precauzione alcuna per un oggetto tanto caro a lei, con la stessa confidenza con cui si parla ad un vecchio amico o ad un fratello. La legò saldamente alla cintola ed uscì dalla stanza, mentre la destra stringeva convulsamente quelle carte.

Tutto quel frastuono la innervosiva, era sera dopotutto, e proprio in quelle ore la taverna pareva riempirsi d’ogni strano figuro presente nella città. Chi urlava, chi beveva tranquillamente, e chi si picchiava dimenandosi nelle oramai banali risse, ma a lei non importava, fintanto quegl’uomini non la importunavano poteva ritenersi estranea a tutto, e come tale non si sarebbe intromessa né avrebbe reagito, ma quel chiasso le dava troppo fastidio. Avrebbe voluto dare fuoco a tutto e a tutti, sicché ne avesse tutte le capacità necessarie per farlo davvero, ma no! Quel luogo doveva restare in piedi, almeno per il momento, fino a quando avrebbe saputo di più su quanto stava accadendo.

Il passo era cadenzato, ritmico, di chi è solito comportarsi come un soldato piuttosto che da donna, ma che importava? Ancora qualche attimo e sarebbe uscita da quel covo di peccaminosi, che parevano aver fatto del vizio e della depravazione il pasto delle loro anime. Si avvicinò al bancone dove trovò rapidamente chi cercava, dopotutto era impossibile non notare un uomo alto più di due metri e di una corporatura “abbondante” come la sua.

« Queste sono di Balmur. »


Esordì sommessamente all’imponente oste mentre l’imbarazzo per quanto accaduto nella stanza al piano di sopra le calava nuovamente in viso quasi fosse un ragazzina qualsiasi.

« Potresti ridargliele al suo ritorno? »


Aggiunse poco dopo voltandosi, incurante della risposta dell’omone e di ciò che avrebbe pensato riguardo a quella bizzarra richiesta, ma ancora una volta non le importava, no!

Anyway the wind blows,
doesn't really matter to me…


Lasciò tutto alle proprie spalle, la missione da intraprendere, il chiasso assordante, il fragore di quelle risa sguaiate, persino parte del suo equipaggiamento, e fu lieta di vedere la propria montatura ancora lì, ritta, possente, forte, un cavallo Shire che molti tra cavalieri e non le avrebbero certamente invidiato.

« Tranquillo… adesso ce ne andiamo,
torneremo tra qualche giorno. »


Le sussurrò avvicinandosi al di lui muso e accarezzandogli il collo. Ma non tergiversò oltre. Sapeva! Sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto rinchiusa in quella bettola, sapeva che la vita và oltre il confine di quel che è reale, sapeva che non sarebbe stata in grado di andare avanti se non avesse affrontato ancora una volta il suo passato brutalmente resuscitato dall’Incompreso. E si precipitò in una rapida cavalcata, quasi stesse fuggendo. Ma da cosa scappava se non da sé stessa? La medesima sé stessa che tanto amava e tanto odiava al contempo, la medesima sé stessa che era morta e poi risorta, sì! Lo avrebbe fatto.

Uscì dalle porte della città mentre la luna si ergeva limpida e chiara alta nel cielo, sfidando le lucenti stelle sebbene fosse una lotta palesemente impari. Ma che importava? Cosa le importava di quel cielo, seppur incantevole come solo in poche notti d’estate lo fosse, e cavalcava, stringendo le redini a sé, come a divenire un tutt’uno con l’animale.

Fu notte e fu giorno. Ancora. Per quante volte? Quattro, forse cinque. Cosa fece in quei giorni la paladina? Ma restava tempo. E galoppò e viaggiò, sul dorso di Cursed, compagno e spettatore allo stesso tempo, privo del dono della parola in quanto mero animale, ma era quel che voleva: silenzio. Silenzio perché doveva pensare, ma a cosa non è dato sapere. E passarono i giorni, gli ultimi che le restavano, ma cosa hai fatto in quei giorni Alexandra? Con chi hai riso o con chi hai pianto? Hai amato o odiato? Hai sorriso a qualcosa o a qualcuno, o la tristezza che ti porti addietro è stata la tua unica compagna? Cosa hai cercato? Sei scappata o inseguivi qualcosa? Perchè non parli o mia regina? Perché sei muta a te stessa? La verità fa male, ma scappare è altrettanto doloroso. E’ la strada che hai scelto? Ne sei sicura? Bene! Se è quel che vuoi non posso che accondiscendere alla tua richiesta.

Is this the real life,
is this just fantasy?
Caught in a landslide,
no escape from reality
Open your eyes,
look up to the skies and see.


Dieci giorni. Dieci giorni trascorsi chissà dove, persa tra passato e presente. Ma tornò a quella locanda, fiera come una regina, no! Come una leonessa, lo stesso animale a cui fu spesso comparata quando poteva ancora vantare la nomea di sovrana.
Come nulla fosse entrò, per poi salire alla propria camera e recuperare quel poco che le apparteneva, un paio di mitene e un’armatura, effige anch’esse di quel che accadde tempo addietro. Si preparò. Si armò. Senza più pensieri che gravassero sulla sua anima, senza più tormenti, almeno per il momento; e si presentò giù, in attesa del fato, aspettando quel che doveva accadere senza troppi problemi o difficoltà mosse dall’incertezza.

Se è così che deve andare,
ebbene…
che così sia.






SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 100%
Stato psicologico: serena
Condizioni fisiche: Recuperati i danni subiti, quindi: Illesa
ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:



Abilità passive in uso:

Black as my flaming Sword § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

Vegeance presenta sulla lama un incantamento scritto in runico, una lingua antica e oramai dimenticata. Lei stessa non è ancora in grado di comprendere cosa vi sia inciso ma riesce comunque a trarvi potere semplicemente posandovi la mano ed infondendole potere magico.
Quest'arma potrà in qualsiasi momento innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

Black as my flaming Sword Punch § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Così come su Vegeance, anche sulle Demon's claws vi è inciso un incantamento in runico, precisamente sul palmo, tramite le quali è possibile utilizzare il fuoco nero proprio del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risultano sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

Black as my Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

Black as my Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Premetto col dire che ho voluto inserire uno zampino di mistero nel testo (10 giorni O_O), appunto per rendere un po' più intrigante il post. Inoltre ho voluto sperimentare la tecnica del "non descrivere", quindi se non vi piace ditemelo ed eviterò di riproporre questa cosa in futuro.
Semmai si presentasse l'occasione scriverò sotto forma di flashback quanto fatto da Ale nei suddetti 10 giorni nei prossimi post, in modo da non lasciare nulla di non descritto :sisi:

PS: quanto scritto in inglese sono frasi della canzone Bohemienne Raphsody dei Queen... spero gradiate :P
 
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view post Posted on 26/9/2010, 17:12

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Biascicava.
Aveva gli occhi rossi e due rughette sotto ognuno di essi. Non giocava più a poker, no, era passato il periodo in cui poteva ancora giocare a poker. Ormai stava lì e ... biascicava.
Seduto sul tavolino all'angolo, appoggiato contro la parete del muro con il cappello che gli copriva il viso lasciando fuori solo l'immagine dei suoi denti che si aprivano e si richiudevano ritmicamente, emettendo un fastidioso rumore di saliva appiccicata e alito pesante. Biascicava.

Tutti nella locanda conoscono la storia del "vecchio" Butch, che in realtà vecchio non era; però, a forza di biascicare, si muore prima, e il vecchio Butch è già sulla buona strada. Avventore abituale del locale, c'era un tempo in cui - anni d'oro - frequentava i giri degli scommettitori e spennava i polli e i viandanti; ora era poco più che un fantasma dell'ombra dell'"uomo" che era stato. Una serie incredibile di sconfitte, soldi che andavano via. L'inizio dalla dipendenza dal tabacco.

Alla fine, come finiva con tutti, il tabacco nemmeno lo fumava più.
Lo masticava.
Con quei suoi denti che erano diventati neri e decorati di frammenti infinetesimali delle foglie di tabacco sminuzzate milioni di volte, era già morto. Un tipo di morto che da' ancora l'illusione di essere in vita; ben presto, però, avrebbe cessato anche di dare quell'impressione, riducendosi ad una larva sui pavimenti e sui terreni, una larva biascicante. Sul "letto" di morte, le sue mascelle sarebbero state gli ultimi muscoli a smettere di muoversi, nel tentativo di estrarre ciò che rimaneva del succo del tabacco rubato dai mozziconi dei sigari altrui.
Ferme le mascelle, si sarebbe fermato anche l'uomo.

Comunque, per ora aveva ancora un barlume di coscienza nascosto tra i nervi e i fasci tesi e assuefatti alla nicotina. Un frammento del vecchio Butch. Ora, il vecchio Butch anche da giovane non era proprio un tipo che ti augureresti di incontrare - sopratutto se magari sei una ragazza attraente, o un ricco mercante con borse piene di soldi, in un vicolo buio durante la notte - ed ora, con la mente offuscata, era forse meno astuto, certo, ma rimaneva abbastanza intrattabile. Nessun pivellino doveva avvicinarsi a Butch. Era come un vecchio cane. Riconosceva le persone a cui ringhiare solo sottovoce per istinto e per memoria, ma con i nuovi arrivati, nessuno poteva dire che cosa avrebbe fatto, sopratutto se questi gli si avvicinavano. Non aveva perso tutti i denti, Butch. L'incisivo superiore, tre o quattro molari, ma non tutti.

Fu la vista di un nuovo avventore a farlo scattare. Il tipo faceva su e giù dalla locanda ai piani delle camere, e aveva un fastidioso sorriso. Era giovane, era bello, la sua pelle era chiara, il suo corpo in forma. Un fottuto figlio di papà che non capiva cosa voleva dire essere uomini già bruciati sui trentacinque anni come il vecchio Butch. Uno che non capiva l'essere talmente disperati da masticarlo, il tabacco. Ma forse la cosa più irritante era la sicurezza in se stesso ostentata da quel pivello, il sorriso fiero, l'aria di uno che credeva di poter entrare lì e fottersi tutte le donne come se fossero sue, l'aria di uno che credeva di farla in barba al mondo. Era stato così, una volta, il vecchio B. E fu forse questo suo ricordo di se stesso a renderlo più incattivito del solito.

Così, una sera, si risvegliò. Stava dondolandosi su due gambe della sedia biascicando tabacco, quando il nuovo arrivato fece la sua apparizione come al solito, passando a pochi metri da dove Butch sedeva. Solo che questa volta la sua entrata in scena fu sufficente a causare un certo stupore nel vecchio, che perse l'equilibrio, cadendo all'indietro sul pavimento, con un baccano terribile.

Pochi secondo dopo, però, si era già rialzato. E sicuro - lo sapeva - non era caduto per via delle sue condizioni miserabili, ma perché quel tipo l'aveva spinto. Rendendolo ridicolo davanti a tutti. Ne era pienamente convinto.

"Fhilio di putthana, thi faccio vhedere io!"



Le parole uscirono fuori urlanti e strascicate, vagamente comprensibili. Ciò che era compensibile era la bottiglia rotta nelle mani grinzose del vecchio Butch e il fatto che la suddetta bottiglia si stesse avvicinando con un affondo, sempre più allo stomaco di Lucifero.




CITAZIONE
Post di servizio [Co-Qm :v:].
Il "Vecchio Butch" attacca Lud con un affondo allo stomaco e una botthilia rotta; una tipica situazione di "rissa da taverna". A Lud va la difesa, e, se così vuole, il contrattacco; ovviamente non ha senso da parte mia postare statistiche o descrizioni di questo nemico, dato che tutto è facilmente intuibile dal post: è un tossicomane, fate un po' voi :wow:.

è possibile per gli altri partecipanti intervenire, se così vi aggrada.

 
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view post Posted on 4/10/2010, 21:27

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Decimo giorno.
Scese le scale delle stanze, era stranito dalle notti passate con la ragazza, una ragazza del quale non conosceva nemmeno il nome, aveva memore solo del suo corpo. Lo aveva posseduto, lo aveva amato, infine lo aveva salutato con la dolcezza con il quale un padre carezza la sua figlia amata prima di concederla allo sposo che l'aspetta sopra l'altare.
Era sceso al primo piano della locanda.
In quei dieci giorni nulla, o quasi nulla, era cambiato. La lurida locanda era rimasta così come se la ricordava. Le solite persone urlavano, festeggiavano e cantavano ubriache come tutte le sere, sperperando i loro guadagni di una giornata in una pessima birra da due soldi.
La birra, o l'alcool in genere, aveva la capacità di inibire le sensazioni di quei poveri esseri umani, di rallentarne le facoltà mentali, portandoli a volte alla paranoia e alla completa demenza fisica. Forse questo è ciò che spinse uno stupido essere umano a intralciare il cammino del Diavolo, addirittura arrivando, in un attacco di pazzia improvvisa, a minacciarlo.
Lucifero sorrise.
Sorrise perchè guardò negli occhi l'uomo, sorrise perchè lo trovò un povero sfigato. Gli occhi rossi da tossicomane erano solo la conclusione di quelle che erano due enormi occhiaie che incavavano il viso facendolo rassomigliare a uno scheletro.
Appariva un uomo sul viale del tramonto, un uomo che non aveva più niente da chiedere alla vita se non masticare quel suo tabacco in santa pace fino alla morte. E lo vedeva, il puzzo di quella tossina che veniva masticata dall'uomo come un ruminante. Osservava divertito la bottiglia che lentamente si avvicinava verso il suo stomaco. Per la verità non fu difficile schivarla, i riflessi e i movimenti del tipo erano veramente lenti.
Con un movimento rapido della mancina sfoderò la spada dalla cintola, e osservò l'uomo. Lo guardò dritto negli occhi con un'espressione ironica e di scherno.
« Hai un'ultima opportunità per lasciare la locanda sulle tue gambe. »
Roteò la spada in senso orario, teatrale, fottutamente teatrale.
« Ti consiglio vivamente di sfruttarla. »
La sua voce era calma, quasi glaciale, una calma di quelle che ti fanno rizzare i peli del culo per quanto fanno paura. Dopo di che a quegli avvertimenti avrebbe fatto seguire qualcosa di più pratico, segno che no, non scherzava.
Avrebbe colpito con il dorso della sciabola la mano della bottiglia mirando a fargliela cadere, dopo di che, rapidamente avrebbe portato la spada sotto la gola dell'avversario, accarenzando con la punta il pomo d'adamo.
Le labbra di Lucifero si arcuarono verso l'alto, mostrando da una lieve apertura delle labbra i suoi denti bianchissimi e perfettamente dritti che cozzavano in maniera opposta a quelli del tipo davanti a lui che ormai erano più simili al tabacco che aveva in bocca.
« Ebbene, qual'è la tua risposta definitiva? »
Quando un uomo con una bottiglia, incontra un uomo con la spada, l'uomo con la bottiglia è un uomo morto.



CITAZIONE
Ho modificato per sbaglio il vecchio post invece di quotare, ergo l'altro post è andato perso. E non ho il modo per recuperarlo.

 
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view post Posted on 11/10/2010, 22:32

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Come spesso succede, l'alcol e le tossine conferiscono visioni alterate della realtà. Ma molto alterate. Esiste quindi un limite entro il quale, se un uomo con la spada minaccia un uomo con la botthilia, l'uomo con la botthilia capisce bene che è meglio se inizia a scusarsi, e in fretta anche. Ma oltre quel limite non esistono più botthilia e spada, esistono solo botte e botte. Mai visto un ubriacone lanciarsi a capofitto in una mischia? Tanto più pericoloso quanto non teme alcun dolore, e i suoi attacchi scoordinati colpiscono dappertutto come una pioggia, e voi, comodi e ben addestrati nel vostro stile di lotta, non riuscite a prevedere dei movimenti così grotteschi e scomposti.

Il caos, l'imprevedibilità. Potrei fare un discorso molto lungo su questi fattori, indorando in verità la triste semplicità dei fatti; che era costituita da un tossicomane in berserk, il vecchio Butch, per gli amici.
Perché com'é noto i matti vanno lasciati stare, se no, almeno accontentati; ma mai guardati con schifo, orrore, sufficenza. Perché per quanto nel "basso" relativo della loro demenza, sono estremamente sensibili alle manifestazioni di disprezzo.

E quello fu appunto l'errore del Diavolo, ancora una volta, peccato di Superbia. Per carità, non facciamogliene una colpa. Chi avrebbe mai immaginato che l'alito PESANTE del Vecchio Butch, soffiato tramite i denti mancanti, potesse diventare un'arma?
Mentre lo spadaccino faceva eseguire al fioretto quel suo giro teatrale, troppo teatrale per essere funzionale, infatti, un'improvvisa massa gassosa risalì l'esofago del tossicomane sfociando nella bocca, allargandosi in questa, ed esplodendo infine fuori con un nauseabondo miasma.
In poche parole - perché sto ancora indorando la pillola - al Vecchio Butch venne da ruttare. Uno di quei rutti che spaventano le vacche, per dirla come si usa qui.

"BUUUUUURP!"



Fu indi la sua spontanea risposta definitiva, proprio di ventre, se così si può dire. Il rigurgito in effetti aveva preso alla sprovvista lo stesso tossicomane - che per un attimo rimase indeciso, con un'espressione di stolida sorpresa sul volto - ma tanto più avrebbe spiazzato il suo avversario: sarebbe riuscito si a disarmarlo della botthilia, ma dopo il fetore l'avrebbe fatto letteralmente barcollare.
A quel punto, il Vecchio Butch avrebbe ripreso coscienza delle parole altisonanti di scherno pronunciate dal suo avversario e del suo odio per quella figura giovane e aitante; allora, a mani nude, si sarebbe lanciato contro il nemico ancora disorientato, menando e pestando con l'obbiettivo di mandarlo a terra, con una forza incredibile se si pensa che stiamo parlando di un poveraccio.
Una volta atterrato il nemico, avrebbe preso una sedia, e avrebbe tentato di picchiarlo con quella, bofonchiando qualcosa a proposito di una ragazza.

"Bella Butch! Spaccagliela sulla capoccia!"



Nel frattempo, in secondo piano, l'audience si raccoglieva per la rissa, con piccoli gruppi di agitatori.
Qualcuno, saggiamente, aveva aperto una finestra.



CITAZIONE
Post di servizio [Co-Qm :v:].
Lo disarmi, ma lui ... ehm, ti rutta in faccia. è una riscrittura dell'arciusata pergamena "Urlo di Guerra" del guerriero. Dopodiché il tossicomane cade in uno status berserk, ti si lancia addosso scansando il fioretto, tenta di atterrarti, e di spaccarti una sedia "sulla capoccia".

Urlo di guerra: Una delle poche tecniche "psioniche" di cui possono disporre i guerrieri. Dopo aver preso un lungo respiro, dalla bocca del guerriero scaturirà un potente urlo di guerra, spaventoso e fragoroso, che si diffonderà per tutto il campo di battaglia, urtando le orecchie delle vittime. Chi dovesse sentirlo, verrà colpito da un breve attacco psionico che - se impossibilitati a difendersi - li stordirà per qualche secondo: giusto il tempo necessario perché il guerriero possa trovare un'apertura nella difesa delle vittime. Le persone influenzate sentiranno un forte giramento di testa e rimarranno scosse per qualche attimo, trovando notevoli difficoltà nell'organizzare la loro successiva difesa.
Consumo di energie: Basso

Berserk: Il guerriero cade in una furia indomabile, entrando in una sorta di stato di trance. Un guerriero in Berserk non potrà fare altro che attaccare costantemente ogni essere vivente che gli si parerà in fronte, amico o nemico, e ritroverà coscienza solo dopo due turni, compreso quello d'attivazione, al termine del secondo turno.
In berserk, un guerriero non potrà utilizzare le proprie tecniche.
In valori numerici, un guerriero in berserk riceverà un bonus di 100 punti alla velocità e alla forza fisica.
Un guerriero in Berserk non può sciogliere la tecnica. Nel momento in cui la tecnica si scioglie, il guerriero risentirà di un danno Medio al proprio organismo interno.
Consumo di energia: Nullo

 
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Foxy's dream
view post Posted on 13/10/2010, 14:54




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Era lì seduta la nera paladina. Sola. Libera da ogni peso ma altrettanto priva di un qualcuno con cui condividere gli affanni e i turbamenti che talvolta la coglievano alla sprovvista con quell’acuta e pungente angoscia. Una sofferenza che oltrepassava la normale concezione di dolore per tramutarsi in paura, fino ad evolversi in terrore e morire nella lucente forma di sicurezza, la stessa affermazione di sé con cui era solita affrontare le cose, ma che ogni volta doveva guadagnarsi affrontando i tormenti di una vita intera vissuta fin troppo intensamente.
I patimenti di veder essere strappato tutto in un sol colpo per rimanere con un pugno di nulla e un’anima cupa e triste l’avevano forgiata col fuoco dell’ardore e la furia della donna tradita.
Ecco cosa era la regina senza regno, ecco cos’era Alexandra.

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Il mento poggiato malamente sul dorso della propria mano, ciondolava come se stesse giocando lei e lei sola, nell’attesa di qualcosa che potesse cambiare quella giornata tanto amara: il decimo giorno da lungo atteso.
Ricordava le parole dell’Incompreso, tanto che ancora riecheggiavano nella sua mente, come se qualcuno stesse pronunciando quei folli sussurri al di lei orecchio per poi penetrare nella sua mente quasi fossero animati di vita propria.
Dieci giorni. Dieci giorni per cosa? Per dimenticare forse, per vivere o lasciarsi vivere nel pieno dei propri istinti, come quel disdicevole evento che era accaduto agli inizi di quel lento conto alla rovescia, e che tanto infelicemente era riaffiorato fino ad emergere nel pieno del suo grigiore.
Provava ancora vergogna per quanto accaduto, provava ancora disprezzo per sé stessa, perché sì! Le sue azioni non erano mosse da colui che aveva innanzi, ma verosimilmente da sé stessa. Era il richiamo del suo cuore, che tanto violento e tanto bravo esigeva un compagno in quel momento, che la soddisfacesse nel pieno del suo indecente significato.

-Folle!
Folle!
Folle!-


Non poteva essere così, no! Negava l’evidenza dei fatti, una prova tanto palese quanto rudemente sincera.

La confusione intanto regnava sovrana nella bettola, e quel vociare sconclusionato non la calmava, anzi, ingarbugliava ancor più l’intricata matassa del suo contorto pensiero. Inutile era infatti estraniarsi con quel gioco infantile, e ugualmente vano fu l’intento di immergersi nei propri pensieri come aveva da sempre fatto.
L’irritazione si fece presto preda di lei, e quella placida pace con cui aveva varcato la soglia dello squallido locale si tramutò presto in fastidio e malumore, che sarebbe di lì a poco sfociato nell’ennesimo atto di violenza a cui quelle pareti sporche e livide avevano avuto modo d’assistere.
Poi una rissa. Poco distante da lei. Cercò di voltare lo sguardo con fare disinteressato, ma la curiosità era troppa, e non poté fare a meno di osservare l’evolversi delle cose. Immediatamente riconobbe in uno dei due bizzarri duellanti il viso di colui che le aveva baciato la mano tanto galantemente.
Sorrise. Cos’altro poteva fare se non sorridere? Ma rimase comunque immobile, mentre il mento si spostava dal dorso al palmo della stessa mano, la destra, come se tutto quanto fosse null’altro che un gioco, un innocente e stupido gioco.
Quel vecchio intanto agitava la sua bottiglia rotta come fosse una spada, troppo ubriaco o troppo vecchio per comprenderlo, e troppi che lo incitavano per calmarsi e tornare a sedere come se nulla fosse mai accaduto.
Poi un rutto, sì! Quell’uomo emise un rutto che risuonò per l’intero locale, che suscitò ilarità nei suoi compagni di bevuta ma altrettanto disgusto in lei. Se era disposta ad assistere ad atti di violenza gratuita non si sarebbe mai potuto affermare che lei fosse disposta ad assistere a simili rozze indecenze.

« Tsk! »


Quell’unico suono che fuoriuscì dalle sue labbra fu più eloquente di mille parole. Si alzò dalla sedia su cui era adagiata fino a quel momento, forse un po’ troppo scomoda per i suoi gusti, o forse perché non riconosceva in quel pezzo di mobilio il posto che era suo di diritto.
A passo lento e cadenzato si diresse verso il vecchio facendosi largo tra la folla lì accorsa con la ferma intenzione di porre fine a tutto quel caos che l’aveva infastidita sin dall’inizio. Quest'ultimo era di spalle rispetto a lei. Ora pochi passi la dividevano dal bersaglio e serrò il pugno destro con tutta la forza che aveva, e quando giunse a un paio di passi di distanza alzò il braccio all’altezza dell’orecchio per poi sferrare un gancio in direzione della sua nuca, che a tutto lo si poteva paragonare fuorché alla grazia femminile di colei che aveva scagliato un simile colpo.




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Energia: 100%
Stato psicologico: Infastidita
Condizioni fisiche: Illesa
ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:




Abilità passive in uso:

Black as my flaming Sword § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

Vegeance presenta sulla lama un incantamento scritto in runico, una lingua antica e oramai dimenticata. Lei stessa non è ancora in grado di comprendere cosa vi sia inciso ma riesce comunque a trarvi potere semplicemente posandovi la mano ed infondendole potere magico.
Quest'arma potrà in qualsiasi momento innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

Black as my flaming Sword Punch § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Così come su Vegeance, anche sulle Demon's claws vi è inciso un incantamento in runico, precisamente sul palmo, tramite le quali è possibile utilizzare il fuoco nero proprio del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risultano sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

Black as my Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

Black as my Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Piccolo post per piccoli eventi. In pratica Ale si alza dalla sedia e si dirige verso il vecchio per poi sferrare un gancio destro alla sua nuca sfruttando il vuoto narrativo che non precisa quale sia la mia posizione in confronto a lui.
 
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view post Posted on 21/10/2010, 19:22

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E lo sai che succede a tutti.

Quando scatti e ti vengono quei cinque minuti. Quando un fottuto barbone, ubriaco, ti viene vicino barcollante e ti rutta in faccia.

E non importa se tu sei il diavolo, e poco conta che con un dito potresti ammazzarlo e finirla lì. D’altronde anche se tu non fossi il diavolo l’avresti fatto.

Sorrise.

Sentì il fiato nauseabondo attraversargli le narici, un misto di tabacco e alcool che per un secondo gli inibì persino i suoi di sensi, a stento controllò un conato di vomito, trattenendosi dal piegarsi in due e vomitare il lauto pasto consumato circa quattro ore prima, che ormai doveva essere un bel lontano ricordo.
Invece prepotentemente quel dannato pranzo prolungato menava le pareti del suo stomaco per uscire fuori, infastidito com’era dal puzzo improvviso che gli si era stampato nelle narici.

A quel punto poco importa se ti chiami Dio, o Satana, poco cambia se sei un comune essere umano o un fottuto demone, tutto quello che cerchi è la faccia del tipo macellata da uno e più pugni tuoi, finché un Picasso non sembri realismo a confronto.

Sorrise
perfino quando il bastardo cercò di scaraventarlo a terra, cosa che gli riuscì, ma non per un inibizioni dei sensi come quello avrebbe potuto fare, no, semplicemente glielo fece fare, contando anche quello come una severa punizione da dare allo sfortunato, che evidentemente no, non sapeva ancora con chi aveva a che fare.
L’impatto con il terreno non fu dei migliori, un dolore abbastanza acuto, ma per fortuna momentaneo, lo colpì ai lombari, Era ancora disteso quando l’uomo afferrò la sedia e cercò di spaccargliela in testa.
Purtroppo per lui era lento, troppo lento, d’altronde si sa, l’alcool non è propriamente un tocca sana per una rissa, certo magari ti farà sentire meno dolore, ma ti rende lento, tremendamente lento, e stupido.
Ma nel caso del tipo, l’unica cosa che parve rimanere era solo la stupidità, in un singolo attimo tutta la lentezza, e la scarsa forza che doveva avere, vennero a mancare quando la sedia andò a cozzare (seppur di striscio) sulla spalla sinistra del diavolo, facendolo risultare quello che il diavolo non avrebbe mai pensato, forte e veloce.

Come si suol dire, mai sottovalutare un ubriaco.

Scosso, e ancora dolorante per la botta subita prima alla spalla, e poi alla schiena, Lucifero si rialzò. Forzatamente mascherò una smorfia di dolore, celando il tutto con quel suo cazzuto sorriso che fino a quel momento nemmeno nei brevi e concitati momenti dell’attacco dell’ubriaco gli era sparito.
Magari faceva male, ma ne aveva viste di peggio, ne aveva sopportate di peggiori, questo a confronto con il vespaio presente all’inferno erano poca roba.
Fece cadere la spada in terra, che si infranse al suolo con un clangore metallo.
Si alzò le maniche della giacca, rivoltandole fino al gomito, e mostrando gli avambracci in cui prepotentemente scorrevano le vene. Erano lisci, senza nessun tipo di peluria, da buon narcisista li odiava, i peli.
« Beh, a quanto pare vuoi proprio morire. »
Alzò il braccio destro a mezz’aria, una distorsione, seppure flebile dell’aere scaturì sul suo braccio, e non aspetto che andò a buon fine, non lo voleva nemmeno sapere. L’importante era procurare del male.
Poi vide la ragazza in armatura di qualche giorno fa, quella che probabilmente avrebbe desiderato, e bramato, quella che in altre occasioni si sarebbe stuprata, seppur essa sarebbe stata comunque consenziente, ma quella volta non gli diede peso, non gli fece una corte spietata, in quei dieci giorni aveva avuto ben altro da fare.
E non diede importanza al suo pugno, che probabilmente sarebbe arrivato prima del suo attacco. Avrebbe approfittato di tutto quello e della probabile confusione, per caricare a testa bassa come un toro, per colpire in pieno lo sterno dell’ubriacone, atterrarlo.
A quel punto si sarebbe messo a cavalcioni sopra di lui per impedirgli di scappare.

E

1

2

3

4


5

Pugni dritti in faccia, con la mancina, mentre con il destro gli teneva la testa. Avrebbe sentito il suo sangue scorrergli sulle mani, il naso frantumarsi sotto le sue nocche.
E avrebbe riso, riso come un matto indemoniato.


CITAZIONE

ReC: 300 | AeV: 225 | PeRf: 150 | PeRm: 275 | CaeM: 200


Energia: 100 - 5 - 10 = 85%
Status Fisico: Spalla sinistra dolorante [Basso] Trauma lieve alla zona lombare [Basso]
Status Psicologico: Esaltato
Abilità utilizzate:
La mente di un Diavolo.
La mente di un Diavolo è ciò che di più inaccessibile esiste a questo mondo, non puoi entrare nella sua testa, non puoi cercare di carpire i suoi pensieri, non puoi ingannarlo.
La sua mente è come un labirinto chiunque entra perderà la strada senza cavarne nulla di buono e così come entrato se ne andrà senza aver apportato nessun danno.
Difesa psionica variabile. Basso
Io sono il Diavolo che confonde

Eh si, il diavolo tentatore riesce anche a confondere. Sarà confuso, meno sarà la sua forza di volontà, più forte sarà la confusione.
Egli allunga una mano verso il proprio avversario scagliandogli contro un invisibile, se non per una leggera distorsione dell'aere, flusso d'energia. Colpitolo, la sua testa verrà immediatamente circondata da un sottilissimo strato di nebbiolina viola, a indice dell'effetto ottenuto dalla tecnica. Utilizzandola, infatti, questa stordirà e confonderà l'avversario per il resto del turno.
Su personaggi con poca concentrazione, avrà un effetto devastante, causandogli l'inibimento dei sensi per qualche secondo e il completo disorientamento, contro un mondo che vedranno girare intorno a loro. Contro avversari con alta concentrazione, invece, l'effetto sarà un poco attenuato, e questi sentiranno solo un leggero senso di nausea e stordimento, faticando a mantenersi in piedi, ma mantenendo coscienza del mondo circostante. [Va confrontata la propria PeRm con i ReC avversari. Nel secondo caso il condizionamento psicologico è di livello basso.]
La tecnica dura per circa dieci secondi, cinque, o meno, se si cerca di recuperare la concentrazione forzatamente, nonostante lo stordimento.
Un'ottima tecnica per impedire all'avversario di compiere elaborati incantesimi o per distrarlo prima di un attacco.
Consumo di energia: Medio

 
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view post Posted on 29/10/2010, 13:03
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C a t a r s i

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Città di Neirusiens
Taverna dell’incompreso


Fin troppo frettolosamente il loro mandante aveva deciso che tutti loro avrebbero dovuto aspettare ben dieci giorni prima di potersi mettere in viaggio per quella così misteriosa crociata. La motivazione di questo ingente ritardo sembrava essere la necessità di poter ottenere un oggetto che sarebbe stato consegnato a Balmur solo al termine di quel lasso di tempo.

Nel frattempo ciascuno di loro era stato invitato a godere dei piaceri che quella locanda poteva offrire e di approfittare di quello spazio di tempo per conoscersi meglio tra di loro; l’idea poteva essere buona, era utile a creare maggiore spirito di gruppo ma quando inizi a mentire sulla tua reale identità fin dai primi minuti non è cosa saggia permettere agli altri di conoscerti meglio.
Con queste considerazioni in testa Shivian decise di ritirarsi nella camera che gli era stata assegnata preparandosi a lasciare quanto prima la città per tornare alla base del Goryo.
Nessuno degli eventi successi la prima sera della loro prigionia-vacanza era riuscito a scalfirne le intenzioni.



Distese del Plakard
Ponte di Comando della Fat Whore


Allo stesso modo con cui si era spostato all’ingresso della locanda, utilizzò il suo potere per abbandonare con il pensiero quell’insulsa camera e raggiungere in un istante la propria cabina all’interno della Fat Whore.

Le numerose incognite sulla reale natura della loro crociata rendevano necessario che Shivian non solo comunicasse ad altri membri del clan la sua probabile assenza a tempo indeterminato ma soprattutto che trovasse persone fidate a cui rivelare quanto aveva scoperto in modo da poter continuare la ricerca di informazioni sul Sorya in maniera più ampia. Aveva scoperto che il grosso del clan dell’Eden era stato distrutto ma non tutti i suoi membri erano morti in quell’occasione quindi era molto probabile che tale organizzazione non fosse veramente scomparsa come voleva invece far credere.

Le sue supposizioni erano basate principalmente sui ricordi rubati all’Incompreso la cui mente però era risultata troppo caotica per una lettura approfondita. A questo punto qualcun altro avrebbe dovuto indagare mentre lui era lontano. Decise che il soggetto più adatto allo scopo era il giovane ragazzo che qualche tempo prima aveva accolto fuori dalla nave e che aveva dimostrato di possedere un potere a dir poco sbalorditivo.
Non era stato necessario comunicargli informazioni eccessivamente dettagliate, pochi ordini precisi ben impartiti erano stati più che sufficienti: recati in incognito a Neirusiens tra dieci giorni e scopri tutto ciò che puoi su questo Balmur. Scopri se dimora in altri luoghi oltre alla locanda e indaga su chiunque sembri avere avuto relazioni con lui.
La sua appartenenza al Sorya, seppur confusa, era fuori discussione e quindi la possibilità che fosse rimasto in contatto con altri membri sopravvissuti era altissima.



Città di Neirusiens
Taverna dell’incompreso - Dieci giorni dopo


Nonostante la gestione e l’organizzazione della sua rete di informatori gli avesse portato via molto tempo i giorni passati sull’immensa nave volante avevano concesso a Shivian sia di organizzare in maniera perfetta la propria partenza sia di preparare una squadra di ricerca nel caso fosse scomparso per un periodo di tempo più lungo di quanto previsto. Il ragazzo scelto come agente sul campo aveva dimostrato di possedere non solo una forza magica micidiale ma anche un notevole acume mentale elevandolo da pedina sacrificabile a importante alfiere del suo progetto.

Terminati i preparativi Shivian, allo scadere dei dieci giorni di tempo, si teletrasportò nuovamente all’ingresso della locanda e quello che vide lo sconvolse ancora una volta. Buona parte dei membri iniziali di quell’avventura erano infatti impegnati in una forsennata rissa all’interno della struttura. In ogni caso l’assenza di Balmur era un chiaro indice che la crociata non era ancora cominciata, lo scontro probabilmente era iniziato per motivi futili o ancora più probabilmente per noia. In ogni caso Shivian non si mosse dall’uscio, appoggiando la schiena proprio alla destra della porta. Sarebbe stato impossibile non notare l’aura dell’Incompreso che si avvicinava.











Shivian °}

Rec [ 225 ] AeV [ 250 ] PeRf [ 175 ] PeRm [ 525 ] CaeM [ 250 ]



± Fisico__ Illeso

± Energia__ 150 %

± Abilità passive__
- Riduzione del 3% sui consumi.
- Auspex passivo entro 25 metri

± Abilità attive__ Utilizzato il Teletrasporto per spostarmi dalla locanda alla Fat Whore e viceversa.

± Note__ Ringrazio tutti per la pazienza dimostrata nel volermi aspettare. Non vedo l'ora di poter riprendere.
 
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view post Posted on 3/11/2010, 16:57
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~ B l o o d_R e d _R e d e m p t i o n ~

OK, adesso mi avete proprio stancato!

Un'oste. Un grossoe pacifico oste. Ecco quella che doveva essere la sua figura nelle loro teste, ecco cosa evidentemente pensavano di lui.
Se così non fosse stato, se il loro modo di itrepretare la sua presenza fosse stato differente, perchè mai sfidarlo? Perchè tentare di radere al suolo il suo regno con tanta furia?
Dal vecchio Butch se lo poteva aspettare, quel maledetto ubriacone non aveva fatto altro che causare problemi da quando era giunto tra le mura della sua locanda.
Ma dalla giovane invitata di Balmur e dal suo fastidioso amico... No, mai e poi mai. La prima pareva tanto aggraziata, indipendentemente dalle vesti indossate,
mentre il secondo non pareva veamente u'individuo le cui mani si sporcano di sangue regolarmente.
Lux e Lady Alexandra..
Siete fottuti.
Vero è che non ci si aspetta un suo intervento diretto: Nonostante la sua mole il suo ruolo è semplicemente quello di riempire i boccali e, al massimo,
intimorire gli eventuali attaccabrighe frequentatori, abituali o meno.
Purtroppo erano in pochi a conoscere la verità, ad aver creato un rapporto così stretto con Il Toro da conoscerne il passato.
Due metri e venti di forza allo stato puro miscelata ad un'aggressività malamente repressa ma ben mascherata.
Furia. Terrore. Semplicemente muscoli.
Si tolse il grembiule logoro con una calma innaturale persino se associata alla sua figura. Lui, che aveva fatto voto di non menare più le mani, lo avrebbe finalmente infranto.
Da quanto tempo non partecipava ad una vera rissa? Troppo, troppo.
Una vota portata a termine quell'operazione indispensabile si diresse di buon passo verso il gruppetto di scalmanati.
E' arrivata la maestra.

Uno degli ospiti stava sopra a Butch, probabilmente sperando di impedirgli la fuga. Stolto.
Nessuno, tranne ovviamente lui, poteva saccare quel mulo.
Le vene si ingrossarono e la vista si fece appannata. La sua natura stava prendendo il sopravvento.
Ma. Avrebbe. Resistito.
Così come gli era stato ordinato dal folle.

Una volta dietro al piccolo dameino, ancora intento a massacrare quel figlio di una cagna, gettò a terra il suo capo d'abbigliamento preferito.
Si guardò la mano destra, dita oramai serrate a pugno. Caricò il colpo e tentò di colpire il suo cliente dritto in testa.
Un colpo capace di mandare in frantumi un masso grosso quanto un'anguria.
Si voltò poi, senza curarsi della reazione del bizzarro avventore, ed iniziò a caricare nuovamente il pugno per colpire la giovane nobildonna.

Colpirla. Ucciderla.
NO.
Gli era stato raccomandato di non farlo. Gli era stato ordinato di stare attento.
E così avrebbe fatto.

Colto da un'improvviso moto d'ira fece sua la testa dell'ubriacone, strattonandolo violentemente e non curandosi della presenza dell'altro uomo, se ancora fosse seduto su di lui.
Lo fissò e lo scaraventò contro il muro, inpiastrandolo di sangue, tingendolo quasi per intero.
Urlò, fece a pezzi sedie e tavoli e poi assestò un poderoso calcio al corpo di Butch, oramai inerte e a terra.

Respira.

Calmati.

Non. Devi.

Lasciare che accada.

Rigido, enormi braccia appoggiate lungo i fianchi, vinte dalla forza di gravità.
Occhi vacui, simili a quelli di una bestia nel momento in cui viene uccisa.
I Rossi baffi intrisi di sangue e birra, bevuta prima di assolvere al proprio compito.

Il Corvo vi attende al piano superiore, nella sala grande.
Andate, rimarrò io a pulire.




CITAZIONE
Big band ha detto stop. Si dirige verso di voi, togliendosi il grembiule e ettandolo a terra. A questo punto attiva il berserk che, tuttavia, gli permette di mantenere il controllo (Passiva apposita). Tanta di colpire Lud (ha 1000 di Perf :ahsi: ), tnta di colpire Foxy ma gli ordini a lui impartiti modificano il suo modo di pensare, portandolo quindi a non farlo. La frustrazione naa da ciò lo porta ad uccidere Butch x'DD
Bene, andate al piano di sopra che, nel frattempo, è cambiato. Le vostre stanze non esistono più, ora vi è solamente un'enorme sala dalla tappezzeria d'orata, con moquette e tutto ciò che può venirvi in mente, purchè sia chic e costoso. Vi sono dei divani destinati a voi, un piano bar e un'armadio.
Troverete Balmur intento a prepararsi un'Alexander, al minibar. Tocca a voi :8D:

Ah, bentornati.

 
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view post Posted on 3/11/2010, 22:26
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C a t a r s i

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La follia dell’essere umano continuava a sorprendere Shivian che in disparte in un lato della locanda osservava con aria sempre più divertita l’evolversi della situazione nella locanda. Fino ad un attimo prima i combattenti erano solo tre: un barbone, una mezza checca e una sciatta prostituta. A questi però si era andato ad aggiungere l’immenso barista che al loro primo incontro, dieci giorni prima aveva sbattuto fuori uno dei suoi sottoposti del Goryo.

In parole povere in quella bella scazzottata si stava andando ad aggiungere qualcuno che, almeno in apparenza, sembrava essere più adeguato ad una rissa da taverna. Tra i suoi due compagni il damerino sembrava essere quello più in difficoltà dato che l’omaccione sembrava, forse per un distorto senso di cavalleria, non volersi accanire contro la ragazza. Eppure, a giudicare dal cazzotto con il quale si era presentata, era impossibile definirla innocua o indifesa.

In ogni caso, per quanto lo scontro potesse essere avvincente, non aveva percorso tutta quella strada solo per vedere quattro persone prendersi a pugni. Ragione per cui si spostò dalla sua posizione iniziale proprio mentre il barista, dopo aver ucciso e scaraventato contro il muro il barbone, recitava il messaggio che avrebbe dovuto riferirgli già prima. Altro ora non gli rimaneva che salire le scale verso il primo piano ove aveva dormito durante la prima notte passata in quella locanda. Mentre camminava, non degnò di uno sguardo né il cadavere sanguinante né gli altri suoi “compagni”.

Una volta raggiunto il piano superiore, la sorpresa che aveva avuto poco prima quando era entrato nella locanda appariva ora ben poca cosa. L'interno del primo piano era ora diventato un immenso salone, le loro camere erano sparite nel nulla e l’unica persona che spiccava in questa vastità era proprio Balmur.
O l’Incompreso, o il corvo, come l’aveva appena chiamato il barista.
Un tipo che stava dimostrando di amare molto i soprannomi tanto da farsene affibbiare di nuovi ogni volta che li doveva incontrare.

Al contrario ciò che non era minimamente variato dal loro precedente incontro era la sua predilezione per i drink alcolici. Come allora lo avevamo trovato occupato a bere diversi cocktail, anche adesso stava preparandosi da bere utilizzando probabilmente del cognac o del brandy, crema di cacao e crema di latte. Sicuramente a prima vista sembrava una combinazione migliore della sciacquatura rosa che aveva preso la volta scorsa. Mentre lo raggiungeva nella piccola zona bar privata Shivian spostò lo sguardo sul costoso mobilio all’apparenza perfino troppo chic per i suoi gusti decisamente più sobri. Tutto quell’oro, nonostante fosse senza dubbio di notevole effetto, alla lunga lo stancava. Approfittando della loro iniziale intimità Shivian preferì non accomodarsi fin da subito sui comodi divani che sembravano essere stati messi lì proprio per loro, preferendo rimanere in piedi vicino alla figura del loro, sempre di più, misterioso condottiero.

“Senza dubbio devo ammettere che ti piace stupire i tuoi ospiti, non è così?
.. ti dispiacerebbe”
indicando il bicchiere appena riempito “prepararne uno anche a me?”

Tutto sommato avrebbe preferito chiedergli se finalmente era riuscito a completare i tanto misteriosi preparativi a causa dei quali aveva dovuto ritardare l’inizio della missione di ben dieci giorni. Avrebbe voluto sapere cosa c'era dietro al segreto di questi oggetti ma, forse, stava iniziando a comprendere come funzionava la mente di quell’autodefinito folle e decise di provare a stare al suo gioco.











Shivian °}

Rec [ 225 ] AeV [ 250 ] PeRf [ 175 ] PeRm [ 525 ] CaeM [ 250 ]



± Fisico__ Illeso

± Energia__ 150 %

± Abilità passive__
- Troppe

± Abilità attive__ Nessuna

± Note__ Per il momento Shivian si sposta semplicemente al piano superiore in modo da poter parlare con Balmur farsi fare un drink.
 
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Foxy's dream
view post Posted on 5/11/2010, 17:30




image


Violenza, ancora. Il mondo non capiva, la gente non capiva, lei non capiva. Tutto si mesceva in torbide chiazze di rosso carminio affogando nelle sue ora accese e ora cupe sfumature.
Vi sarebbe mai stata soluzione? No, no, NO! O forse sì. Il mondo avrebbe capito, forse, quando sarebbe stato ormai troppo tardi, quando le speranze avrebbero abbandonato gli animi, quando la voglia di lottare sarebbe stata brutalmente surrogata dalla necessità di sopravvivere a quel che sarebbe venuto.

Eppure il grosso oste intervenne violentemente, ponendo fine a quella rissa scoppiata per insulse e dubbie motivazioni menando le mani sugli avventori suoi clienti. Qualcuno lo ferì, qualcuno lo uccise, ma poco le importava, nulla poteva scalfirla dopotutto, nulla poteva ucciderla. L’unico che poteva farsi beffa di lei era il fato, quel funesto destino che l’aveva aiutata a crescere e maturare sotto il gentile tocco di una vita tramutatasi in inferno, ma a quale prezzo?
Tuttavia, ancora una volta: cosa le importava? Tutto era chiaro, il futuro tracciato da fili eterei, intangibili, che lei avrebbe spezzato con furia veemente. Nulla doveva impedirle di vivere come lei voleva, nulla!

L’omone infine parlò, dopo aver perpetrato un vero e proprio massacro tra calci e pugni confusionari. La giovane donna trasalì all’udire quella sua voce roca e grottesca, che tanto malamente riusciva a trattenere il moto d’ira che l’aveva indotto ad infierire sul corpo oramai esanime del vecchio, autore del marasma protrattosi forse troppo a lungo.

A quanto pareva doveva raggiungere il padrone di casa al piano di sopra, e inarcando appena i sopraccigli voltò le spalle a tutto, incurante di quel che sarebbe accaduto, semplice astante di una commedia dove il suo ruolo era di mera comparsa, ma che, all’occorrenza, avrebbe saputo impugnare il copione della protagonista e recitarlo, sebbene poco le sarebbe confatto.

Lenta nell’incedere, lo sguardo ritto avanti a sé, mentre lasciava che il tintinnio metallico della spada sugli schinieri scandisse ogni suo passo come un metronomo il quale ritmava i tempi d’una tacita melodia.

Non pensava a nulla, lasciò che gli eventi fluissero scossi dai flutti del fato, del volere altrui. E dopo aver valicato ogni gradino come misere conquiste d’un mondo troppo piccolo lasciò che lo sguardo si posasse sul lussuoso mobilio della stanza che le si parò una volta raggiunto il piano superiore.
Divani di pregevole fattura e tappezzeria di indubbio gusto facevano da sovrani in quella stanza, decorata e ornata secondo dei piaceri forse un po’ troppo pacchiani ma di lampante preziosità. Nell’intanto che i suoi occhi si lasciavano trasportare da quegli accesi colori e dalle voluttuose curve dei tessuti scorse l’Incompreso, intento nel prepararsi un qualche tipo di bevanda dietro un bancone.
La paladina abbassò lo sguardo imbarazzata, e mentre quell’infantile emozione l’aveva quasi sopraffatta gelandole il sangue, un istintivo moto di solerzia le ridonò presto l’impavida essenza della regina che fu. Alzò gli occhi dal pavimento e riprese a muovere i passi in direzione di una dormeuse, per poi adagiarvisi dolcemente poggiando l’avambraccio destro sull’unico sostegno e la schiena sullo schienale, in una posa quanto più regale possibile.

image


Osservava, semplicemente. Non aveva voglia di parlare, né aveva voglia di confrontarsi con quegli sconosciuti, no! E con fare assolutamente disinteressato accavallò le gambe in un'unica sinuosa movenza, la destra sulla sinistra, suadente e sensuale, sebbene fuori luogo per un cavaliere, una paladina, ma straordinariamente naturale per una donna, una delle tante dopotutto.




SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 100%
Stato psicologico: Tranquilla
Condizioni fisiche: Illesa
ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:




Abilità passive in uso:

• Queen's flaming Sword I § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

La spada in possesso di Alexandra presenta sul piatto della lama un incantamento runico di colore rosso carminio ben visibile all’occhio. La bastarda potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del dominio, e grazie all'incanto, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

• Queen's flaming Sword II § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Le mitene in possesso di Alexandra presentano nel palmo un incantamento runico del tutto simile a quello della spada bastarda. Quest’arma quindi, potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risulteranno sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

• Queen's Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

• Queen's Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Credo sia il post più breve che abbia mai scritto, ma non sapevo proprio cosa far fare alla mia Ale, per cui ho optato per il semplice far nulla.
In pratica: volta le spalle all'oste e alla scena in atto per poi salire le scale e raggiungere gli altri al secondo piano. Dopo aver intravisto Balmur è un po' imbarazzata, ma subito si riprende e si và a sedere su una dormeuse.

PS: ho cambiato i nomi alle abilità passive, ma sono sempre le stesse :sisi:
 
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view post Posted on 5/11/2010, 20:12
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Senza dubbio devo ammettere che ti piace stupire i tuoi ospiti, non è così?
.. ti dispiacerebbe prepararne uno anche a me?


Shivian da Terenziuvant. Ecco chi fu il primo crociato a raggiungerlo, il primo adepto pronto a combattere per lui e per i suoi soldi.
Il componente del gruppo più degno di stima e rispetto, abile nelle parole quanto nel modo di agire. E se fosse lui quanto cercava? Lo avrebbe scoperto presto.
L'Alexander non è mai stato un drink da tutti gli stomaci, figurarsi quello Igenico. Brandy, crema di latte, crema di cacao, burro e noce moscata.
No, gliene avrebbe servito una versione alleggertia, più tradizionale.
Le mani si muivevano da sole, quasi come se fossero dotate di una propria volontà. Non potè che rimanere inerme ad osservare mentre le vecchie abitudini prendevano il sopravvento.
Alcolico. Shaker. un terzo, un terzo e un terzo. Ghiaccio.

In effetti è uno dei miei passatempi preferiti.


Non sorrise ne mostrò entusiasmo mentre pronunciava tali parole. In un'altra occasione, forse, sarebbe scoppiato a ridere. Con ogni probabilità avrebbe ghignato.
Ma non quel giorno, non dopo quanto si era permesso di fare.
Sguardo fisso sul mobile innanzi a lui, perso nell'oblio che solamente i tetri ricordi possono creare.
Ricordava il suo sguardo, ricordava le sue azioni. Ricordava... Quel morso.
Portò con distrazione una mano sul collo, dove pochi giorni prima vi era ancora la cicatrice, il simbolo del suo fallimento come uomo.
Fallire, fallire e ancora fallire. La sua vita non doveva essere composta da altri elementi che la paura, la morte e la sconfitta, a quanto pareva.
Sperava che sarebbe rimasta, lo aveva fatto con tutto il cuore, perchè rimanesse come monito e promemoria.
Era sparita, completamente.
La pallida pelle era così come l'aveva trovata cinque minuti prima, durante l'ennesimo moto di speranza.
Liscia, intonsa.
H a i f a l l i t o.

Versò il contenuto el metallico cilindro in un bicchiere per poi allungarlo al suo compagno, quasi come se esso non fosse presente.
Non lo guardò, non gli rivolse altra parola. Non che non ne fosse degno, semplicemente non voleva importunare i mercenari con la sua aberrante presenza.
Un mostro, un orrendo mostro senza cuore e senza pietà. Ecco a cosa si era ridotto.
Ecco cosa era lentamente divenuto.

Un passo.Un'altro.Un'altro ancora.Un'altro.Un passo.
No. No. NO.
Si. Doveva affrontarla. Doveva... scusarsi.
Si voltò, un sorriso palesemente falso stampato sul volto, braccia aperte come solo il migliore dei teantranti avrebbe potuto fare.
Cosa lo tradiva? Lo sguardo. Non il tipico, folleggiante rimbalzare da una figura all'altra, non un gioioso e ridente osservare le persone a lui circostanti.
Triste.
Coome può un occhiata comunicare tristezza? ome può un qualcosa i immateriale ed astratto rendere palpabile un sentimento?
Non può. Può. Ha potuto. Mai potrà.
La vide abbassare lo sguardo per poi procedere oltre, verso il divanetto più vicino, con forza rinnovata.

Aveva davvero rovinato tutto?
Rimase fermo in quella plastica posa ancora per diverso tempo prima di accorgersi dell'idiozia della cosa.
Abbandonò gli arti alla forza di gravità.
Un sospiro.
Un sospiro pesante più di mille parole.


Vedi di godertelo amico mio.
Probabilmente sarà l'unico che berrai da qui a parechcio tempo.


Sguardo nuovamete coperto dal flusso dei suoi sentimenti, delle sue emozioni.
Voce monocorde.


Quanto ancora?



CITAZIONE
Rispondo a shivian per non creare confusione quando giungeranno anche tutti gli altri. A voi.

 
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view post Posted on 6/11/2010, 20:10

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Ma fai incazzare un oste.
Classica scena da libri di letteratura fantasy, è uno strano luogo comune quello che vuole il proprietario della locanda austero e burbero, per la maggior parte delle volte grosso come un toro.
E soprattutto incazzoso.

Molto incazzoso.

Lucifero era chino a prendere a pugni il povero malcapitato, sentiva le ossa del cranio frantumarsi sotto il suo naso, e godeva per gli schizzi di sangue cremisi che gli sporcavano il vestito, e rideva come un dannato quando vedeva la faccia macellata dell’ubriaco, del vecchio, del morto.
Perché si, ormai nessuno poteva più fermare l’istinto omicida che si stava dilagando come una macchia di petrolio nell’oceano. Niente e nessuno.

Tranne un fottuto luogo comune.

E sentì come un grosso mattone che gli piovve in testa, inaspettato perché nella foga di quei pugni che volavano gratuiti sulla faccia del malcapitato, tra le grida della bettola, non senti quel bufalo di un oste pararsi dietro la sua figura e calare con la potenza di uno schiacciasassi un pugno, anzi no, un mattone che lo fece svenire per qualche secondo.
Che per qualche secondo gli fece vedere tutto nero.
Che per un secondo gli fece sentire solo un forte dolore improvviso.

Il Corvo vi attende al piano superiore, nella sala grande.
Grande..
Grande...


E le parole svanirono lentamente, come un flebile ricordo di tanti anni fa, un ricordo sfuggevole che stava venendo a mancare.
Pochi minuti dopo il diavolo si ridestò dal torpore dei suoi sensi, notò con profondo dispiacere di ritrovarsi ancora in quella fottuta taverna di merda, e si chiedeva che ci facesse ancora lì, e perché c’era del freddo ghiaccio che premeva contro la sua nuca. Ma soprattutto com’era finito su di uno sgabello con una marea di persone che gli toglievano il respiro?

E lo opprimevano.
E gli mancava l’aria.

« Aria… »
« Aria… »
Una fioca invocazione d’aiuto da parte di un uomo orgoglioso. Una sommessa quanto opportuna richiesta di far levare tutti fuori dai coglioni.
Barcollando si fece strada tra la folla, giurò di aver visto qualcuno ridere, mentre altri gli impedivano di passare, di camminare, di fare alcun ché.

« Fuori dai coglioni. »

Urlò mentre correva, mentre spintonava, mentre con fatica guadagnava le scale, salendo con la fatica di un ubriaco.
Capiva come si dovesse essere sentito il vecchio Butch.
Già, perché quella merda di stanza non smetteva di girare in tondo. Grazie che poi a un ubriaco vengano i cinque minuti.
Salì al piano di sopra, spaesato ancor di più per la vista della stanza insolita, maledicendo quel corpo umano che gli stava giocando brutti scherzi per l’ennesima volta.
Vide solo un damerino del cazzo, dietro a un bancone di un bar, a prepararsi unnonsoquale cocktail.
« Qualcosa di forte. » Sospirò.« Di molto forte. »



CITAZIONE
Lucifero ha riportato un trauma cranico alla testa, a voi studio.
L'ho calcolato un danno medio, mi sembra abbastanza dai.
Scusate il post penoso, ho trovato non poche difficoltà a scriverlo.

 
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view post Posted on 8/12/2010, 19:03
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Artista

·······

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~ B l o o d_R e d _R e d e m p t i o n ~
Valutazioni, quest conclusa prematuramente.

Piccolo preambolo: la chiusura della quest è stata messa ai voti. La maggioranza si è dichiarata favorevole.
Ci tengo a ricordare che gli abnormi ritardi che si sono venuti a creare non sono stati generati dalla mia assenza
o dalla mia incapacità, bensì da vari problemi che gl utenti hanno riscontrato nella vita reale.
Pc rotti, esami, motivi sconosciuti...
Per questo ho deciso di concludere la quest.
Ragazzi, la prossima volta proviamo ad essere lungimiranti.

Lud.
Base 700
+50 di dieci giorni.

Testo scorrevole, apprezzo il tuo precedente personaggio, ma già lo sai.
Un pò poco trascurati i dieci giorni, ma comunque apprezzabili.
Ogni tanto mi ha lasciato perplesso la punteggiatura ma, nel complesso, mi sei piaciuto.
Malus quest fallita 750:2-100.
275 G

Shivian.
Base 500
+0 di dieci giorni.

Sei un buon giocatore, non sta a me dirtelo.
Tuttavia, come da bando, la tua assenza mi ha lasciato perplesso per diversi motivi.
I dieci igorni non sono stati propriamente eccellenti, non mi sono sentito quindi di valutarli.
Bravo, il tuo pg è stato quello con più prese d'iniziativa.
Malus quest fallita 500:2-100.
150 G

Blind.
Base 650
+100 di dieci giorni.

Molto bravo. Ho apprezzato il tuo inserire più post per i dieci giorni.
La partita a poker è stata ben realizzata, leggermente più deludente la parte in cui
il vampiro ha un rapporto con la figlia dell'oste.
Non male nel complesso. Peccato per l'assenza finale.
Malus quest fallita 750:2-100.
275 G

Foxy.
Base 1000
+100 di dieci giorni.

Credo di non avere nulla da dirti.
Mi hai salvato entrando a quest iniziata e, nonostante all'inizio tu abbia fatto abbastanza
fatica ad ambientarti, si è potuto subito notare un certo miglioramento.
Miglioramente che, come tutti sappiamo, ti è stato giustamente riconosciuto.
Mi è piaciuto ruolare con te. Nulla da dire, la giocatrice migliore della quest, anche per assenza:
Nulle.
Malus quest fallita 1100:2-100.
450 G

QM e Co.
Grazie, co-qm mio. Ti prendi quello che ti meriti per avermi salvato <3
No, scherzi a parte, ti ringrazio per aver condotto i giochi in un momento
di mia assenza.
200 G
E a me 400G, meno del giocatore migliore, in ogni caso.

 
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