Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Underdark, L'abiezione

« Older   Newer »
  Share  
Foxy's dream
view post Posted on 10/11/2010, 13:13




image

Ritrasse il capo dall’orecchio del viandante per poi lasciarsi andare ad un riso leggero, delicato ma altrettanto carico di insano umorismo, mentre i loro sguardi cupi e diffidenti si incrociavano per un istante, una sfuggevole frazione di tempo che parve protrarsi in direzione di un’eternità oltremodo disarmante. Eppure non indugiò, la sua attenzione fu infatti catturata dalla secca risposta del re, che eccezionalmente schietto rispose alla sua ermetica domanda con scalzante sincerità.

Trascorsero altri istanti, interminabili, dove l’aspettativa batteva pulsante nel di lei petto quasi fosse animata di vita propria. Un patto siglato con l’onore, con l’orgoglio di un cavaliere, di una regina, di una donna tradita dal destino, quello stesso destino che le aveva offerto un’esistenza tra mura regali, a cui fu poi rudemente contrapposta una triste infanzia costernata da fallimenti, indifferenza, e profonda solitudine. E adesso? Nulla. Niente nel suo pugno, niente di concreto se non un sogno, una vaga speranza, una dubbia verità che un sovrano d’altre terre le offriva con disinteressata magnanimità.
Chinò il capo, perdendosi nell’ennesima trappola del suo passato, lasciandosi agguantare e divorare da bestie dimenticate e sopite da un tempo impietoso. Tuttavia, la voce del sovrano la liberò ancora, quasi costituisse un faro, che nell’oscurità più impenetrabile o tra le nebbie più fitte segnalava la propria presenza, la propria luce. Ma un sovrano era anche quello dopotutto: una guida.

Alzò lo sguardo scrollandosi di dosso quella mesta inettitudine, quel vago dolore che le aveva trafitto il cuore abbattendo il muro che tanto faticosamente aveva eretto tra la sua passata e la sua nuova figura, tra la sofferenza e la voglia di continuare a vivere e non solo sopravvivere.

Un cenno. Con un sufficiente gesto della mano invitò i tre ad entrare voltando loro le spalle, quasi avesse fiducia in loro, come se confidasse nel fatto che nessuno avrebbe intrapreso ulteriori iniziative quantomeno azzardate, rischiose, le medesime iniziative che avrebbero potuto ledere alla sua persona. Ma la sicurezza è un qualcosa che lunge dalla comprensione. Essa mesce infatti buona parte della propria enigmatica essenza all’idiozia e all’incoscienza frutto dell’azzardo, della capacità di mettersi a rischio, di chi ama semplicemente giocare con la propria vita nonché con quella d’altri. Forse potrebbe essere definito folle, stolto, se non altro un atteggiamento sconsiderato, ma non lo erano un po’ tutti? Non era forse vero che in quelle terre dominate dall’anarchia del caos si sovrapponevano e contrastavano losche figure d’ogni tipo e pasta? E lei era forse l’ultima a poter giudicare il prossimo, sebbene il suo ruolo di fu regina quasi glielo imponesse.

-……-


Sicuro. Deciso come pochi il re prese a camminare in direzione della chiesa, di quello che ne restava perlomeno. E parlò. Cominciò a narrare di quel che era stato del villaggio sul quale poggiavano i loro piedi, di come un “demone” senza nome avesse perpetrato un vero e proprio massacro spoglio di un apparente motivo che potesse giustificarne simili e spietate efferatezze.
Ad un tratto però interruppe quel freddo racconto insieme ai propri passi, gelando forse al cospetto di un’idea, di un pensiero, di un accadimento passato o di un’intenzione, voltando lo sguardo al teatro dello scempio appena narrato sorprendendosi, forse, di come le sue parole si allontanassero pericolosamente dalla realtà, la medesima realtà fittizia che aveva modo di edificare nelle menti dei tre astanti per mezzo di un’encomiabile dialettica.
Malgrado ciò non tergiversò oltre, e riprendendo il controllo sul proprio corpo così come sulla propria mente, riprese a susseguire un passo dietro l’altro, aggiungendo quasi soddisfatto e compiaciuto di aver assoggettato quel presunto demone al suo volere, e di aver fatto in modo che quello scempio non andasse…

-…sprecato.-


All’ultima espressione del re la paladina sussultò, quasi presagendo la trama di quella matassa confusionaria d’eventi ancor più intricata da menzogne e mezze verità fuorvianti.

-…sprecato…-
-…sprecato…-
-…sprecato…-


Cosa voleva dire quella parola pronunciata con tanta innocua estraneità? Cosa rappresentava? Come riusciva ad inserirsi in un discorso a senso unico dove la terribile sorte di quelle genti doveva troneggiare imperitura? Non capiva, no! Come poteva un massacro non andare sprecato?

-Come?-


Ma quelle domande prive di risposta caddero nel buio, nel vuoto della propria mente, insensibili a quel nuovo io, o terribilmente prostranti da far sì che il suo stesso inconscio accantonasse quegli interrogativi come a preservare la sanità della sua rinnovata natura.
Digrignò i denti, mentre con la sua oramai solita noncuranza, il re varcò la soglia della misera chiesa immergendosi nella semioscurità delle sue decadenti mura.

Preceduta dal primo stolto si incamminò anche lei in direzione dell’edificio, mentre un nervosismo sempre più incalzante si faceva preda di lei, del suo animo forse troppo debole o troppo fiacco per resistere ai duri colpi della vita, di quella vita.
Un passo, un secondo, un altro ancora. Polvere, oscurità, e nulla di più. Ma qualcosa di dannatamente fuori luogo non poté che giungere alle di lei orecchie, un flebile sciabordio d’acque, e istintivamente abbassò lo sguardo per rimanere poi sconcertata dall’osceno spettacolo: sangue, scuro, viscoso, denso, profondo, acre, nauseante.
Paralizzata non riusciva a smuovere gli occhi, mentre affondava i propri stivali metallici in quell’enorme pozza di sangue che si estendeva per le navate, e come un fiume in piena invadeva tutto, sommergendo e insozzando qualsiasi cosa sotto il suo informe dilagare col suo caratteristico, torbido, rosso carminio.
Una goccia, un’altra. Sommessi gocciolii riecheggiavano fra le alte arcate, tra le mura in pietra, e tra la polvere lesa dai fiochi raggi di sole che osavano inoltrarsi nel ventre dell’abominio. E ancora quel gocciolio, fino a che una delle tante non sfiorò con la sua bruta tonalità la candida gote della nera paladina.
Istintivamente innalzò il capo nel banale tentativo di comprenderne l’origine e ciò a cui assistette fu oltremodo scioccante. Se prima aveva osato definire osceno lo spettacolo del lago di sangue, adesso, non riusciva a trovare un aggettivo per quel che aveva modo di vedere.
Corpi. A decine. Probabilmente una centinaia, o molti di più. L’occhio si perdeva sulla massa informe di grottesche figure di cadaveri scarnificati e scuoiati al pari di bestie, per poi essere appesi a testa in giù, sgrondando le poche gocce di sangue che ancora scorrevano nelle loro carni tumescenti.
Tremò. Quel ricordo a cui non dava più molta importanza riaffiorò con inumana crudeltà, la sua mente era infatti riflessa sulle ceneri delle tre esecrazioni a cui aveva dato fuoco per mezzo del suo oscuro potere.
Inorridì. Il solo ipotizzare che quelle aberranti creature potessero essere parte di quella macabra collezione di corpi le incuteva un terrore folle, una paura inspiegabile.
Serrò il pugno destro, la stessa mano con cui aveva perpetrato quel piccolo massacro, lo stesso arto per mezzo del quale le sue fiamme presero vita.
Non ce la faceva. Nonostante i suoi occhi erano quasi calamitati dalle grottesche figure lì appese la sua mente era riflessa altrove, appena a qualche minuto prima, cercando di capacitarsi di come aveva potuto trovare la forza di compiere un simile gesto.

-NO!-


Con indicibile forza di volontà distolse lo sguardo dall’oscena rappresentazione, mentre con ogni cerea lacrima di volontà tentava di convincersi di aver perseguito il giusto, che tali esseri non avevano modo d’esistere e che nulla doveva indurla a tentennare, nemmeno il lascito d’una compassionevole coscienza, squallida eredità di un’innocenza adolescenziale.

Tuttavia lo sproloquio del re non ebbe termine, nemmeno al cospetto di tanta raccapricciante crudeltà, no! Ebbe lo zelo infatti di appagare il proprio ego asserendo con entusiasmo puerile il fatto di averli salvati, sollevando il braccio in direzione della volta quasi a farsi vanto della sua opera. Ma quell’ultima folle espressione non rimase inascoltata, essa infatti scatenò una risposta inattesa, quella d’un uomo in fondo alla navata centrale intento nella sua macabra mansione: l’ennesima scarnificazione d’un cadavere, l’ennesimo orrore che prendeva forma.
Solo ora se ne avvide, e solo in quel momento riuscì a metabolizzare tutti quei frenetici accadimenti ai quali la regina, ancora, non trovava risposte degne di questo nome, avvertendo quella fievole verità sfuggirle di mano, quasi la stesse solamente sfiorando con dita tremanti e nulla di più.
Eppure quell’ultima espressione parve non incupire colui che la precedette, ma non riusciva ancora a sopportare quel suo eccedente servilismo. Ogni sua parola, ogni suo gesto, persino ogni suo pensiero pareva vertere unicamente sulla somma figura del sovrano, onorandolo, adulandolo, trattandolo così riverenzialmente da sembrare tanto ossequioso quanto maledettamente irritante.
Viscide serpi, ecco a cos’erano paragonabili personaggi di quella schiatta, disposti a tutto, pronti anche a calpestare il proprio orgoglio, la propria dignità di uomo e persona, di giungere a compromessi pur di raggiungere un qualunque obiettivo, più o meno lungimirante che fosse. Però le sue parole, dovette ammettere, racchiudevano comunque un fondo di giusto interesse, in quanto puntavano in ogni caso alla risoluzione di quell’intricato mosaico dalle più disparate soluzioni. Tassello dopo tassello la donna, infatti, costruiva ipotesi su ipotesi, idee che scartava appena qualche istante dopo averle ingegnate, ma ciò nonostante, una verità che potesse essere classificata nella sua accezione tale da avere valenza nel suo significato più rinomato doveva pur esserci…

-…forse.-


Non riuscì a tacere, non era in grado di esimersi dal palesare il proprio volere, quella spasmodica voglia di conoscenza, sebbene una risposta qualsiasi le sarebbe bastata a placare quella fame, perché, come era già stato ineluttabilmente asserito dal re meno di qualche minuto prima: qualunque cosa egli rispondesse, non potevano far altro che credergli.
Vero! Un lodevole ragionamento senza dubbio, eppure, non riusciva ugualmente a porre freno alla sua lingua velenosa.

« Anche se non sopporto quel suo servilismo oltremodo eccedente non posso negare che la sua domanda sia più che legittima. »


Esordì improvvisa, esponendo con parole dalle sfumature ostili il contemporaneo appoggio e dissenso alle espressioni del primo. Premurandosi di riservargli una delle sue ambigue occhiate, che racchiudevano in sé sarcasmo e scherno, in una beffa velata da semplice sguardo.

« Inoltre gradirei sapere cosa rappresenta questo. »


Aggiunse poco dopo riportando lo sguardo su quello del re, cercando di calcare su quell’ultimo lemma dandogli vita con un semplice gesto della destra verso l’alto, sperando, ancora una volta, in una risposta che non fosse solo il frutto di un ragionamento ben arrangiato.



SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 130%
Stato psicologico: Scioccata e sconcertata
Condizioni fisiche: Illesa

ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:




Abilità passive in uso:

• Queen's flaming Sword I § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

La spada in possesso di Alexandra presenta sul piatto della lama un incantamento runico di colore rosso carminio ben visibile all’occhio. La bastarda potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del dominio, e grazie all'incanto, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

• Queen's flaming Sword II § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Le mitene in possesso di Alexandra presentano nel palmo un incantamento runico del tutto simile a quello della spada bastarda. Quest’arma quindi, potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risulteranno sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

• Queen's Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

• Queen's Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Good! Ho postato. :riot:
La prima parte del post consta di alcuni ragionamenti sul passato tormentato di Ale e di alcune riflessioni sulla figura di un sovrano. Poi prosegue con descrizioni comportamentali dei presenti, in particolar modo del re, che rappresenta la figura centrale attorno al quale stanno ruotando gli eventi. Collegati strettamente a questi vi sono dei pensieri di Ale sulle parole di quest'ultimo.
Entrando nella chiesetta rimane scioccata alla vista del "lago di sangue", ma ancora di più (ovviamente) quando alza il capo e osserva i corpi appesi lasciandosi prendere un po' dal panico, pensando al fatto che i tre esseri che aveva eliminato prima, potessero essere alcuni di quegli appesi, quindi delle persone vere e proprie e non mostruosità random. Ma cerca subito di riprendere il controllo su di sé, anche grazie alla figura di Shakan che con il suo fare irritante (per Ale ovviamente xD) la aiuta a concentrarsi su altro riportandola alla realtà. Dopodiché prende parte alla discussione con le frasi di dialogo sopra riportate.

In alcuni punti mi sono lasciata andare a dei giochi letterari, spero solo che non siano sgraditi. Inoltre tengo a precisare che Ale non ha ancora visto i visi in fondo (quelli alle spalle di Bronnigar) in quanto persa nei propri pensieri :sisi:

La tastiera a Bastard :fire:
 
Top
Bastard de la Nuit
view post Posted on 11/11/2010, 15:17




Tutti abbiamo uno Scopo. Concetto semplice, quasi elementare nella sua formulazione grammaticale, così immediata da essere concepita all'istante perfino dalla mente di qualcuno la cui lingua madre era un'altra. Negazione di quell'altro motto, quello famoso, che vede ognuno artefice del proprio destino: ciò che lo Straniero aveva capito pochi istanti prima l'aveva portato quasi a rinunciare alla possibilità di aver parte negli accadimenti della sua vita. Avrebbe seguito Ray, e non per sua scelta. E forse anche il Re lo sapeva, perché per un momento il suo volto fu come increspato da un ghigno che niente aveva più di umano. Un lampo di denti candidi nel tramonto, poi più nulla: il giusto perché non si capisse se era stata solo un'impressione o qualcosa di accaduto realmente. Il suo sguardo era tornato vacuo come il Nulla che vi dimorava. Spento come sempre, come se pochi istanti prima non gli fosse morto un cadavere tra le braccia. A che pro infervorarsi, sbattere i pugni per terra, cercare una vendetta? il destino avrebbe seguito ineluttabilmente il suo corso.

Poche parole pronunciate da coloro che come lui si erano trovati in quel villaggio fantasma, e nella mente dello Straniero era sorto un ennesimo déjà-vu: di nuovo si trovava a rimettersi nelle mani di un Re di cui non conosceva le intenzioni davanti a una porta che celava luoghi non ancora visti. Ripensò al suo giuramento, offerto ormai da più di un anno, e alle speranze che aveva nutrito nel prestarlo. Si domandò se i suoi occhi allora esprimessero emozioni. Quanto era cambiato da quel giorno? Gli era stato insegnato l'amore, il dolore, la tragica distanza di un profumo nell'aria e la gioia agrodolce che poteva portare a chi l'avesse saputa cogliere. Gli era stato tolto l'amore: Ecatherine era andata via. Gli era stata tolta la fiducia negli amici e nei superiori: Dalys l'aveva tradito. Ora gli veniva sottratta anche la possibilità di scegliere la propria vita. La donna in armatura pensava davvero di intimidire un uomo già così prosternato? Non rispose alla provocazione, non era un affare che lo tangeva in quel momento. Continuava solo a fissare il Re che faceva cenno di seguirlo mentre spiegava come la popolazione di quel Paese fosse stata decimata.

Un demone, diceva il Re. L'aveva fatto schiavo, diceva. -Cosa non riesci a fare schiavo, Sire? La volontà dei tuoi sudditi, l'abominio del ballo in maschera, ora anche questo!- E Kreisler si rese conto ad un tratto che tutto questo non gli interessava.
Non gli interessava di vicende altrui in cui non avrebbe potuto prender parte.
Non gli interessava la partita a scacchi di giocatori ignoti di cui era pedina.
Non gli interessava quanto orrendamente fossero morti coloro che avevano camminato lungo i sentieri di un villaggio dal ridicolo nome di Bottiglia Verde.
Non più, almeno.
Qualunque fosse il senso del mondo se ne sentiva escluso, e tornò con la memoria al momento in cui si risvegliò in una città divorata dalla peste, senza più il conforto di un amico, senza che avesse potuto fare niente per evitare la catastrofe. Ebbe desiderio di piangere, ma s'accorse che il Nulla aveva beffardamente asciugato ogni sua lacrima. Gli rimaneva solo un'espressione del viso ora: aveva dimenticato tutte le altre.

Seguì il grottesco personaggio che precedeva il trio fin nel pozzo d'ombra del vestibolo della chiesa, incurante degli spilli che gli sembrava premessero sulla viva carne ustionata poco prima. Lasciò andare avanti lo Spettro e la Guerriera, l'uno con le mille sfaccettature della sua devozione al Re, l'altra con quel portamento altero tipico di chi sente di essere in credito con la vita. Entrarono, scesero dei gradini, furono inghiottiti dalle tenebre. Mentre anch'egli si immergeva nel fosco crepuscolo del tempio sconsacrato cominciò a sentire. Gocciolii densi, grassi di quel riverbero rimbombante tipico di quegli ambienti. Come salva di campane riempite di stracci qualcosa stillava ritmicamente dall'alto, il cui suono sfumava in quello di passi strascicati che parevano spostare masse fluide in un gorgoglìo sommesso. E da qualche parte in alto il cigolare sinistro come di corde tese che oscillano leggermente.
Passò qualche istante così, con questa musica lugubre nelle orecchie; qualche istante, giusto il tempo per abituare gli occhi alla penombra, giusto il tempo per annusare odore di sangue e morte.
Giusto il tempo per vedere t h e G i b b e t.

image


Le lame sottili di cielo che si insinuavano nelle alte finestre sbarrate riversavano una luce tenue eppure impietosa sullo scempio: decine e decine di cadaveri appesi per le caviglie alle travi lignee in alto, che lasciavano colare umori putridi al suolo. Aspettò quasi con speranza che il cuore gli balzasse nel petto, che le viscere gli si rivoltassero e facessero salire bile e succhi gastrici alla bocca in un potente conato.
Ma niente ne turbò la quiete malata. Qualcosa gli si era spezzato dentro ormai, e a risanarlo forse solo il tempo sarebbe servito, e forse neanche.
Osservava la macabra scena mentre i suoi compagni pronunciavano parole che non si curò di ascoltare. Poi si riscosse da quel torpore, e per rispetto verso i cadaveri ne distolse lo sguardo. Indugiò per un momento sulle colonne della navata e sulle pareti delle cappelle laterali, anch'esse striate di sangue rappreso. Poi notò un raggio esangue farsi strada da una finestra lungo il transetto e illuminare l'altare, su cui erano delineate due figure. Una esile stesa sulla mensa, assopita nella fissità del rigor mortis. L'altra nerboruta, che si accaniva sulla prima con un coltellaccio, forse per rendere quel cadavere simile ai resti sospesi sulla sua testa. In qualsiasi altro momento Kreisler avrebbe fatto appello al suo senso della giustizia e si sarebbe lanciato contro chi vilipendiava così crudelmente una salma, ma esisteva al mondo un concetto di Giustizia, after all? No, forse esistevano solo Scopi crudeli e biechi raggiri che la logica difendeva come Verità. Rimase fermo dov'era: per lui era indifferente slanciarsi contro l'aguzzino o lasciarlo finire, perlomeno quel corpo non poteva più provare dolore. E nel suo cuore privo dell'orrore che avrebbe desiderato tanto provare trovò posto quasi un senso di solidarietà verso quel macellaio improvvisato, forse vittima anche lui della sorte matrigna.

Guardò infine ai propri piedi, lo strato denso di sangue scosso dai passi degli altri. Sospirò piano vedendone le increspature che lambivano i suoi stivali senza rifrangervisi, come se li attraversassero. Sollevò leggermente un piede, lo abbassò con forza. Neanche un suono, neanche un rabbrividire liquido della superficie. Mai, nemmeno nei momenti di disperazione più nera, si era sentito tanto affine al Nulla che di una creatura vivente come lui aveva fatto il proprio vessillo.
Tutt'a un tratto notò qualcosa sul pavimento davanti a lui, e si chinò a raccoglierla con un unico gesto lento ma fluido. Poi si diresse verso il Re tenendo il braccio destro leggermente proteso in avanti, il pugno chiuso, le chiazze nere dell'ustione sulla pelle nascoste da sangue non suo. A pochi passi da lui si fermò e rivelò il contenuto della sua mano: una sfera lattea macchiata di porpora, un disco più scuro al centro. Un occhio umano, probabilmente staccatosi da uno dei corpi soprastanti. Uno sguardo vacuo che non esprimeva più niente se non sé stesso, monumento alla fatalità.
Con una voce che ormai aveva perso ogni sfumatura, ogni fremito di emotività, Kreisler sussurrò all'uomo che ne stava guidando il suo destino senza che potesse farci niente:

Maestà, forse questo può esservi utile.

Lo fissò senza battere ciglio, e temette che il suo sguardo non fosse ormai diventato in tutto simile a quello del bulbo lucido che stava sorreggendo.

Dopotutto odiate gli sprechi, a quanto pare...



SPOILER (click to view)
[ReC: 300] [AeV: 350] [PeRF: 100] [PeRM: 250] [CAeM: 200]

Stato Fisico:
Ustioni di basso grado sulla parte anteriore del corpo.

Stato Psichico:
La rassegnazione ha lasciato il posto a un'apatia velata di tristezza.

Energia:
100%

Abilità passive in uso:
[...] Fuori dall'abitato di Malbork [...]
[Abilità passive dei livelli I, II e III del dominio Void Runner.]
[Abilità personale 1/5 [sblocco del terzo livello del dominio Passiva]

[...] Senza temere il Vento e la Vertigine [...]
[Abilità razziale degli Umani - Passiva]

[...] Guarda in basso dove l'Ombra si addensa [...]
[Pergamena "Favore delle Tenebre" - Passiva]

[...] Sul Tappeto di Foglie illuminate dalla Luna [...]
[Abilità personale 2/5: In termini di gioco, Kreisler sarà sempre a conoscenza di qualsiasi tecnica illusoria o psionica agente su di lui o sul campo circostante, pur non essendone protetto in alcun modo - Passiva]

[...] Intorno a una Fossa Vuota [...]
[Abilità personale 3/5: sblocco delle pergamene da guerriero - Passiva di metagame]

EVERYMAN (Artefatto)
-Maschera invisibile e intangibile, se non per chi la indossa.
-Sua unica e inimitabile virtù è quella di rendere il portatore "uno come un altro". Chiunque lo vedesse tenderà a non prestargli attenzione, anzi, ad evitare il contatto con lui e a dimenticare di averlo veduto. Solo cercandolo volutamente sarà possibile riconoscerlo e trovarlo.
Questo artefatto non modifica in alcun modo i tratti del volto, il suono della voce, o alcunché d'altro del portatore.[/size]

Abilità/Pergamene usate:
-

Armi:
Ham&Let (Separate) - Nei foderi.
Corazza - Indossata.
Everyman - Indossato.


Note:
Spero sia tutto chiaro. Nel pensare a un'evoluzione plausibile della ricaduta sul piano psicologico di ciò che è successo nello scorso giro di post, ho trovato che questo episodio depressivo fosse giusto per Kreisler, considerata anche la depressione latente che lo accompagna per via del Nulla in lui e che negli ultimi tempi non ha avuto modo di emergere.
Quindi si dirige con gli altri nella chiesa e assiste alla vista di ciò che c'è dentro accorgendosi di non riuscire a provare emozioni forti. Non fa caso alle parole che vengono dette, pur cogliendo il senso generale del discorso di Ray. Infine raccoglie un occhio caduto da uno dei cadaveri e lo porge a Ray, apostrofandolo con tono neutro senza accenni di ironia o sarcasmo.
A proposito della soundtrack, è un pezzo di Ravel che si chiama proprio "Le Gibet", la forca. Spero si capisca che ho cercato di trasporlo nella descrizione dei suoni nella chiesa. Purtroppo non ho trovato un'immagine con cadaveri scuoiati impiccati per i piedi, spero faccia lo stesso...
 
Top
view post Posted on 11/11/2010, 18:41
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:



image

Come in una piccola orchestra di quartiere al suo saggio annuale, i fantasmi iniziarono a farsi sentire timidamente alla vista dei loro corpi. Uno dopo l'altro, levandosi con la gentilezza di un fiore che sboccia alle prime luci della primavera, gli spettri presero a gridare innanzi ai loro corpi senz'anima. Chi soffiava nelle proprie trombe un terrore senza pari, chi gli strilli acuti di un musicista che spinge malamente l'archetto sulle corde del violino: le loro voci si mescolavano senza alcuna reminiscenza melodica, sbattacchiando fra i loro ricordi come le bacchette di un percussionista su un piatto.
Eppure, Ray trovava che vi fosse una melodia di inconcepibile bellezza negli strepiti di quelle anime.
Una marcetta, che si produceva passo dopo passo nelle angosce battute in quattro quarti dai gemiti e nei borboglii di odio puro.
Una marcia che poteva sentire solo lui; che gli mise allegria
stirando il suo riso in una smorfia di deforme voracità.


« Mi prendi forse per un negromante impazzito, Shakan? »
rispose al suo scalzante interlocutore con un tono e un viso simile al suo; una voce che perdeva sempre più di colore, sfumando nel nero.
« Nessuno avrebbe potuto salvarli dalla morte, né dalla loro sporca esistenza; neppure io. »
lo scrutò con severità, chiedendosi se lo spettro avesse dubitato del valore della vita, per qualche istante. Valore che senza dubbio stava abbandonando un altro dei suoi interlocutori, mentre proseguiva nelle sue risposte.
Scorse solo con la coda dell'occhio Kreisler che, chinandosi sul lago di sangue, raccolse un bulbo oculare caduto ad uno dei cadaveri e si mosse quindi nella sua direzione
non dissimile da alcuno degli abitanti di Bottiglia Verde, in quell'istante.

Accettò con grazia il dono che gli veniva offerto dal nulla, chiudendolo con gentilezza nel palmo della propria mano e facendo un rapido cenno d'intesa a Bronn, che studiava con occhio disinteressato la scena.

« Sir Bronnigar ha compiuto un ottimo lavoro nel rendersi micidiale il tanto bastante a impedire di salvare alcunché dalla morte, in verità. »
Mentre parlava, l'Harrenhall gli si avvicinò e, previe indicazioni da parte del monarca sotto forma di gesti lascivi, prese a slegare uno dei cadaveri appesi al soffitto.
« ...ma è anche giusto che, di tanto in tanto, qualcuno impugni la spada per dividere. »
Giusto. Inoppugnabile.

Bronnigar si avvicinò con le spoglie di un uomo sulle spalle, e mostrò il viso a tutti. Un viso al quale mancava un occhio.
Con gentilezza chirurgica, il sovrano riaprì il palmo in cui serbava l'offerta compiutagli da Kreisler e iniziò nella macabra opera di ricostruzione di infilare l'occhio nella cavità oculare del corpo.

« ...li ho salvati dall'oblio, Shakan. »

improvvisamente, il suo tono di voce scalò di qualche nota, come se non fosse più il suo.
Alzò lo sguardo verso lo spettro e indicò a palmo aperto la spoglia che Bronnigar reggeva fra le braccia, ora provvista di entrambi i propri occhi.

« Orlen Farlong; contadino dalle misere aspettative di vita, felice abitante del suo villaggio. Col tempo era riuscito a farsi amico qualche druido che dimora nelle foreste qui intorno perché insegnassero lui i segreti dell'agricoltura. Ricordava con molto orgoglio quando, da giovane, i suoi bellissimi occhi avevano fatto cadere ai suoi piedi Amie Starling, la ragazza più bella del villaggio. »
Il guitto si allontanò lentamente per riappendere il fantasma di un uomo che aveva avuto un nome ed una vita al soffitto, allo stesso cappio da cui era stato slacciato. Nello stesso istante, il Monarca s'era allontanato dal centro della chiesa e aveva volto lo sguardo alle spoglie di una donna, penzolanti fra le tante.
« ...una bellezza che era sfiorita nel tempo, ma che ringiovaniva tutte le volte che Orlen le faceva un complimento, e che i bambini della scuola materna - erroneamente - la chiamavano "mamma" dopo qualche lezione. Oh... »
sospirò, orrido
« ...come s'era sentita orgogliosa il suo primo giorno da insegnante. Credeva che tutti i suoi sogni si fossero realizzati, ora che possedeva un lavoro, un marito e - bé, questo ancora non lo sapeva - aspettava il suo primo bambino. »
preso da un fugace lampo teatrale, il suo braccio e il suo polso si piegarono nella direzione del cadavere di un bimbo sospeso poco lontano.
« Lazlo Farlong, incredibilmente simile a suo cugino... » passò quindi ad indicare un altro corpo « ...Tarmas Starling. Figlio del fratello di Amie, Wyl, che aveva spostato l'acida Retta Mossfeld, che nessuno avrebbe mai pensato sarebbe riuscita a trovare un compagno. »
si lasciò scappare una risatina di divertimento, come se stesse assistendo allo svilupparsi di una commedia che doveva dare ancora i suoi frutti migliori
« ...non poteva sapere che Ward Buckman, il barista della locanda, nascondeva un forte sentimento d'affezione nei suoi confronti - sentimento che l'ha fatto ammalare quando lei si è sposata e che l'avrebbe portato a morire fra qualche giorno, se non fosse stato per la misericordia di sir Bronnigar. »
con lo sguardo accarezzò i visi di ciascuna delle carni appese
soppesandole e gravandole
richiamando a sé i nomi di ognuna di loro, mentre i fantasmi strepitavano nel suo petto


« e poi Galen, Georg, Sarah, Webb, Lewys, Donna... »
mentre appuntava ogni nome all'elenco, si appropinquò lentamente all'altare, su cui stava l'ultimo dei corpi che erano stati salvati.
Senza esitare, poggiò con caritatevole meticolosità il proprio palme sul viso - già spellato - di quest'ultimo, chiudendolo nel proprio palmo.
Chiuse le palpebre.

« ...e in ultimo fratello Merring, che aveva tentato di riportare questa stessa chiesa, Santa Madre Nuova, allo splendore che le spetta di diritto. »
sorrise all'ironia di un prete abbandonato alla morte su un proprio altare, prima di ricomporsi e tornare lentamente innanzi a Shakan.

D'improvviso, le porte della cappella si chiusero con un gran boato, e un gigantesco costrutto di ferro e acciaio comparve alle spalle dei tre avventurieri, troppo attenti agli sproloqui del sovrano per accorgersene. Non si mosse, ma nella sua statuaria solennità pareva lanciare su di loro la minaccia di voler impedirgli di uscire di lì; non prima che il suo padrone avesse concluso i suoi compiti.

« i loro ricordi vivono ora dentro di me, Shakan. Ciò che sono stati; la sublimazione delle loro intere esistenze, io l'ho carpita... »
lo fissò con forza
« ...e in compenso, ho lasciato che anche loro comprendessero qualcosa in più su di me. »
come se queste ultime parole avessero lanciato un segnale d'allarme, il corpo del prete posto sull'altare
si sollevò
prese un viso di donna dalla parete oltre l'altare e fece per inchiodarselo alla faccia
mentre sul suo corpo emergeva la scritta
io non serbo rancore

prima che Sir Bronnigar lo interrompesse e, con la forza di un guerriero, lo sollevasse e lo appendesse per i piedi al soffitto della chiesa; insieme a tutti i suoi fedeli.

« e ora, Shakan, mentre la nostra regina si occupa di quella mano di troppo che Kreisler possiede ancora... »
d'altro canto non aveva bisogno di sudditi ai quali bastava vedere un paio di spoglie per perdere la cognizione di sé
ed era certo che Alexandra l'avrebbe capito
image
« ...mi piacerebbe che tu fossi il primo a condividere qualcosa con me. »

image


SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Status fisico: Illeso
Status mentale: Illeso
Energie residure: 114%
Abilità utilizzate: Non fu mai stato più sveglio di come quando quelle parole giunsero ai suoi orecchi - quella vile presa di posizione in fronte al malo svilupparsi di nuove politiche monarchiche sulla faccia della terra; i lamenti di un codardo incapace di sollevare il proprio sguardo dalle prime parvenze di democrazia. Lui, uomo, poteva combattere tutta quella impotenza semplicemente imponendosi ed impressionando: chiudendo tutti coloro che ne sarebbero stati disposti in quello che sarebbe cresciuto fino a divenire solamente il suo mondo. Prima ho parlato di "risveglio", e non esiste termine più adatto di quello per definire ciò che gli accadde: poiché mentre i suoi compagni ammuffivano sulle pagine stanche dei libri di scuola, lui iniziava a percepire cose che loro non potevano neppure pensare lontanamente di comprendere. La sua mente iniziò a divenire un lungo archivio di informazioni, memorie, dati e caratteristiche di ogni tipo stipati in un flusso ordinato e di facile consultazione. Nello stesso istante in cui il cervello di uno dei suoi compagni interrogati balenava sull'idea di chiedere consiglio a qualcun altro che potesse suggerirgli, lui non solo conosceva già ed immancabilmente la risposta, ma intuiva persino quale sarebbe stata la prossima domanda del professore. Non esistono parole che non conosca che non possano descrivere un qualsiasi avvenimento e non esiste avvenimento che non possa essere ricondotto logicamente ad un determinato flusso di parole. E' un genio affinatosi nell'elaborata arte del ricondurre ogni fenomeno alla continuità della propria memoria: non esiste manifestazione psionica che non sia in grado di riconoscere come tale, né enigma che possa falsare i suoi ricordi { riassunto delle passive del dominio Mente Lucida - fisici } [...] Ben presto gli fu chiaro il suo scopo; ciò che avrebbe dovuto compiere e come - il modus operandi. L'aveva capito in poco tempo, e in ancora meno aveva iniziato a sfruttare il concetto a suo favore e desiderio: gli uomini sono manipolabili. Uomini, elfi, orchi... persino gli avatar: ognuno di essi poteva essere ridotto a nulla più che una misera pedina sulla scacchiera del suo gioco. Ciascuno con i propri ideali, sogni ed obiettivi - tutti facilmente corruttibili e mutabili in ciò che lui avrebbe desiderato. Per ottenere il controllo non gli si chiedeva nulla più che ingannare le altre persone, tormentarle e mentire loro: compiti i quali non gli causavano alcun rimorso, né tanto meno pena alcuna. Machiavelli aveva sostenuto: "Ma la poca prudenza degli uomini comincia una cosa che, per sapera allora di buono, non si accorge del veleno che vi è sotto." e mai enunciato fu più vero, poiché non esiste uomo che non desideri lasciarsi illudere, soggiogare e controllare. Gli spiriti liberi non sono altro che chimere, gentaglia che non ha saputo convivere con l'idea di un pacifico controllo - solo di nome, inteso come libertà individuale e arbitrio concordabile - da parte di qualcuno di superiore, pestando i piedi in terra come bambini: giacché sottostanno immancabilmente alle leggi della natura, non v'è ragione perché non obbediscano anche a quelle della calamità conosciuta come il Re che non perde mai. Comunque, in breve le persone iniziarono ad affidarsi maggiormente a lui; la loro abnegazione divenne più forte e tutti coloro che disponevano di un minimo di coscienza decisero persino di giurare lui fedeltà (poiché sapevano che solo coloro che sarebbero stati nelle sue grazie sarebbero sopravvissuti; lui gliel'aveva promesso). Le sue vittorie conseguenti lo resero più credibile, e il fenomeno acquisì in breve un carattere esponenziale - non esiste verbo, ora, che non suoni immancabilmente ragionevole, logico e vero se proferito dalle labbra del sovrano; sono poche le persone che, ascoltandolo parlare, non finiscano col credergli { ammaliamento passivo - psionico } [...] Il suo corpo non segue più ora alcuna legge fisica: [...] muta e si comporta come uno specchio d'acqua turbato dalle gocce di un temporale - avvolto perennemente in una nube di fumi oscuri, può cambiare in pigmentazioni, trasformare la propria voce, lasciar ramificare le proprie braccia e le proprie vesti come quelle di un albero, affilare i propri denti, incupire il suo sguardo. Il suo aspetto non è né fermo né definibile, dunque, tuttavia quale che sia la mutazione in corso, egli sarà sempre e comunque riconoscibile come il Re che non perde mai e non altri che lui { abilità passiva - magica }. Alla luce di ciò, non è dunque ovvio che le persone lo temano? Che lui, sopra ad ogni altra cosa, faccia paura a coloro che posano il loro sguardo sulla sua figura? Egli controlla gli uomini ed è il più abietto fra loro, colui che ha trasceso i contenuti della forma mortale nell'egocentrismo più puro - colui che non esiterebbe a vincere ogni esitazione in favore di sé e del suo regno: non è naturale che spaventi? Una determinazione e un'abnegazione tale da lasciar scorrere un fiume di spavento sia dalla sua figura che dalla sua voce; un terrore primordiale che scuoterà coloro che si troveranno al cospetto del Re sin nelle ossa, richiudendoli nella sudditanza di chi ha capito di trovarsi innanzi ad un uomo nella sua forma più abietta: un mostro { ammaliamento passivo - psionico }.
Tecniche utilizzate: Ingannare gli ingannatori: [...] Inoltre, Loec era famoso per la sua pratica di ingannare i propri amici ed alleati e perfino se stesso per rendere i propri machiavellici piani assolutamente realistici ed impossibili da scoprire. La maschera può quindi convincere di qualsiasi cosa un amico, un alleato o perfino chi la porta, sostituendone ricordi con altri fittizi oppure fuorviandone il significato. Questo richiede contatto fisico ed un consumo energetico Variabile in base alla quantità della manipolazione stessa. Indipendentemente dall'entità della manipolazione, l'influenza della maschera sugli altri svanisce all'avvento della luna nuova (Novilunio) che corrisponde al momento di massima debolezza della magia ingannatrice di Loec (Da sempre legata all'influsso mistico lunare).
La sola eccezione a ciò riguarda il possessore. Si dice che in passato un grande principe possedesse una persona di Loec. Avendo dovuto giustiziare la propria amata perché eretica, ne fece uso modificando i propri ricordi ed autoconvincendosi che furono gli eretici ad ucciderla. Questo tipo di influenza dura per tutta la vita, a meno che non sia lo stesso possessore a voler spezzare l'incanto di Persona. Si dice però, che un istante prima di morire, se quei ricordi furono cancellati per sopprimere il dolore, Persona mostri al suo possessore quegli stessi ricordi che ha voluto cancellare sghignazzando e deridendolo per la sua sciocca scelta. Questo perché la maschera apprezza veramente che questa pratica sia fatta per l'uso originario del Dio degli inganni, e non per queste sciocche azioni dettate dai sentimenti che sono proprie degli uomini.
Per manipolare la mente dell'avversario è necessario avere la maschera indosso { tecnica variabile - psionica; consumo critico }.
let not light see my black and deep desires: Chi vorrebbe, dunque, frugare nella mente così deviata del sovrano abietto? Di colui che è riuscito ad ammansire le tenebre e porle sotto il proprio controllo? O meglio - chi mai avrebbe la forza tale da riuscirci? Il monarca è un genio e, in quanto tale, non vi è dubbio che la prima cosa che abbia mai pensato di fare è stata quella di tutelare il proprio genio, difenderlo dalle presenze esterne e schermarlo da chiunque voglia turbarlo, immancabilmente. Egli, difatti, spendendo un consumo energetico Variabile a seconda della potenza della difesa che ha deciso di erigere, potrà impedire a chiunque voglia penetrare nei suoi pensieri di farlo, schermandosi con una perfetta difesa psionica. L'incantatore avversario avrà l'impressione di trovarsi innanzi alle mura invalicabili di una gigantesca fortezza - una reggia degna del più aberrante dei sovrani, bianca e slavata, incorruttibile { attiva del dominio mente lucida - psionica; consumo: basso }.
Note: Ray impiega le sue passive per riconoscere l'ammaliamento di Shakan, iniziare a terrorizzare i presenti, convincerli della veridicità delle proprie parole e scimmiottare Shakan modificando il suo aspetto in qualcosa di simile al suo - più fantasmico. In seguito combatte l'ammaliamento di Shakan con una difesa psionica di livello Basso e tenta di colpirlo con la propria abilità di manipolazione dei ricordi a livello Critico.


CITAZIONE
Dunque, benché spero si capisca dal post, che è volutamente criptico, queste sono le azioni di Ray:
Egli si difende dall'attacco psionico di Shakan e lo scimmiotta assumendo un aspetto simile al suo; prende quindi l'occhio portatogli da Kreisler e lo reimpianta nel cadavere del suo possessore. Dopodiché inizia a spiegare i suoi atti: ha assorbito i ricordi di ogni cadavere di bottiglia verde e ha impiantato i suoi in ciascuno di loro, rendendoli marionette del suo passato. In ultimo, invita Alexandra a combattere Kreisler stesso, e Shakan a collaborare come aveva promesso di fare; tenta dunque di castare la propria manipolazione dei ricordi su di lui a livello critico - gli effetti dovrebbero essere gli stessi di quelli sui cadaveri: Shakan acquisirà alcune memorie di Ray e Ray quelle di Shakan. Ovviamente Shakan, in quanto corpo vivo, non diverrebbe soggiogato dalla tecnica come i corpi.

Turni: janz, Foxy's Dream, Bastard de la Nuit
Tempi di risposta: quattro giorni per ciascuno

In ultimo, il titolo della canzone è March of Mephisto dei Kamelot, mentre la citazione porto la spada per dividere è una citazione di Gesù Cristo in persona. Mi scuso per eventuali errori nel post.

 
Top
view post Posted on 14/11/2010, 23:17
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:


Santa Madre Nuova - Interno
Alcuni minuti dopo



« ...li ho salvati dall'oblio, Shakan. »



L
a voce del Sovrano si fece più cupa, alterata ed ambigua, mentre seguitava a rispondermi imperturbabile, freddo ed ancor più oscuro del solito. Mi parve di vedere i suoi tratti camuffarsi poco, in una forma del tutto impercettibile ad un occhio inesperto, ma probabilmente evidente per il sottoscritto: anima corrotta, fantasma regale e divino, il Re sembrò danzare al ritmo di una misteriosa melodia che nessuno poteva udire, nuotando quasi nel mare di memorie che lentamente, ma inesorabilmente, prese ad elencarmi, rinfacciandomi, allo stesso tempo, tutta la potenza di un uomo, come lui, capace di soggiogare un intero villaggio di provincia, e tutta la misericordia di un Signore, altrettanto capace di nutrirsi di tutti i ricordi dei propri adepti, custodendoli come risorse eterne e preziose.
Affascinarsi alla visione di quell’immagine del Re, fu una sensazione pressappoco unica nel suo genere: mi parve di leggere qualcosa di me stesso, del mio potere e di ciò che ero diventato, nelle movenze del sovrano. L’avrei potuta interpretare come un incauto sbeffeggiamento di ciò che io avevo osato, ma non mi sentii in grado di muover critica alcuna a quelle tetre effusioni: era raccapricciante ed estasiante al tempo stesso, ammirarne le evoluzioni. Era fascinoso come vedere la nera mietitrice danzare sotto gli occhi del condannato, corromperlo e sedurlo, prima di tagliargli il capo. Era come attendere la morte, ma in un vortice di desiderio ed effusioni lascive.

Un’esperienza sublime e agghiacciante al tempo stesso. Mi resi conto che mai e poi mai avrei potuto probabilmente replicare altrettanto
t e r r o r e in qualsivoglia vittima, per tutta la mia vita. Un terrore allo stato puro. Non indotto, non innaturale. Ma originale, mio proprio, autentico, eppure tanto forte da risultare...

...a t t r a e n t e ed a f f a s c i n a n t e.



I
l Re parlò delle vite, delle emozioni, dei turbamenti, delle malattie e delle fascinazioni degli abitanti di Bottiglia verde, dimostrando quanto ormai vivessero in se anche i più insignificanti dettagli della loro esistenza: dimostrando quanto la loro morte avesse avuto un significato preciso, un significato che si legava a doppio intreccio con quello dell’esistenza del Re stesso. In lui, d’ora in poi, sarebbero vissuti per l’eternità: altrimenti, un dono tanto grande mai sarebbe stato concesso.


« ...e in compenso, ho lasciato che anche loro comprendessero qualcosa in più su di me. »



Il prezzo o la contropartita, dunque, era stata condividere qualcosa del Re, riempirli con i propri turbamenti e spingerli a comprendere di più le gesta del sovrano: a capire l’entità e la sofferenza della sua stessa gloria...


...a non
s e r b a r g l i r a n c o r e.


F
eci in tempo a scorgere in lontananza uno dei corpi ergersi nella zona dell’altare: ma fu solo un attimo, prima che ai miei occhi non fosse risparmiato altro che un velo di scuro buio. La Chiesa piombò nell’oscurità proprio mentre il Re giungeva al culmine delle proprie parole, accompagnando la discesa verso il nero con un sonoro boato ed alcuni passi pesanti. Non badai a nulla di tutto ciò – né a cosa potesse esser capitato agli altri due – badai solo a quel discorso apparentemente insensato, a quel lucido sciorinare di memorie slegate tra loro, ma che, se collegate con la lucidità propria di un uditore accorto, non avrebbero che potuto rivelarsi per tutta la loro
i n q u i e t a razionalità.
Mi ritrovai, ancora una volta, a chiedermi per me stesso quanto mai un essere potesse desiderare il potere per far qualcosa di simile. Ma, soprattutto, a quale scopo: a quale scopo compiere simili gesta? A quale scopo scomodare tanto tempo, come per ricercare in altri le memorie liete di qualcosa che si considera, o si ipotizza, di aver comunque perso per sempre? Cosa c’era dietro la maschera fredda e distaccata del Re?


« e ora, Shakan... mi piacerebbe che tu fossi il primo a condividere qualcosa con me. »


N
el buio della chiesa, ove non più m’era possibile nemmeno scorgere la
image
sagoma effimera del Sovrano, mi ritrovai a seguirne il suono delle parole, la direzione degli oscuri discorsi, e a provare a carpire il senso di quelle parole e di quelle gesta, mirando nel vuoto la sfuggevole lungimiranza di un signore di cui tentavo a stento di avvicinare la potenza e condivider le passioni. Al buio, forse, avrei riprovato ancora, condividendo l’oscurità dei pensieri del signore stesso e ritrovando nel nero caos quel lucido ordine di idee che gli occhi evidentemente non mi permettevano più di scorgere. Poi vidi qualcosa, ma la vidi soltanto quando fosse troppo tardi per scansarla. La potenza del sovrano sovrastarmi, nella figura di una mano bianca e pallida che tentava vigorosamente di afferrarmi il capo e stritolarlo per il proprio diletto. La vidi distintamente la mano – che fosse o meno reale – e mi parve per qualche attimo di poterne disconoscere la condivisone d’intenti, che pur in precedenza avevo blaterato di preferire. Per un attimo, mi parve. Ma subito dopo mi resi conto che la mia stessa esistenza sarebbe stata forse condizionata da quell’attimo di scelta: da quella frazione di buia lucidità. Scegliere: e farlo in fretta. Scegliere se divenire parte degli intenti del sovrano, assoggettarmi alla potenza e rischiare una vita al suo seguito, senza dignità e volontà, o rifugiarmi – ancora una volta – nella grigia viltà di una fuga senza perdono, di un’esistenza che sarebbe continuata, come quella fino ad ora, una vita da suddito del dolore e vittima dell’altrui delirio. Avrei – altrimenti – potuto conoscere la fonte del delirio del Sovrano, forse, e capire come plasmare io stesso – d’ora in avanti – la realtà con i miei di deliri? Forse: e mi sarebbe costato molto. Ma mi sarei pentito del contrario: marcendo nel dubbio. Mi decisi, quindi, ad abbandonarmi a quell’onda di potenza, a quel magma oscuro ed informe di pensieri che, in una frazione di secondo, mi investirono, distruggendomi...

...ma non avrei s e r b a t o r a n c o r e.


D
i ciò che vidi dopo, poi, non fui conscio nemmeno io stesso. Non fin quando non avessi avuto modo di comprendere e capire realmente. Non fin quando non avessi avuto per vero il
t e m p o di assorbire quel flusso infinito e devastante di memorie che mi pervase l’animo in una frazione di secondo, come una lama fredda piantata verticalmente dal basso ventre e cacciata nel corpo fino a raggiungere il centro del cervello.

Un flusso oscuro, basso ed informe, risalì dai piedi fino alla punta dei capelli. Passandomi da parte a parte.

Rapido ed indomabile

image



Camminavo con passo fermo, respirando piano sotto la maschera fredda. Avanzando, la gente – tutta la gente – pareva accorgersi della mia presenza, fermando ogni azione, terminando ciò che stava facendo, concedendosi qualche secondo per ammirare – muta – la bellezza del portamento. Per qualche attimo, gli unici suoni della camera delle torture, sembrarono essere i miei passi che si avvicinavano al tavolo da poker.
Sedetti al seggio porpora, lascivo, e non fui sorpreso di vedere alle spalle dei miei avversari numerose ragazze, nude ed impaurite, rinchiuse in una gabbia.

« Ma guarda un po'. Allora non era una balla quella di giocarsi quelle del secondo anno. »

« Non preoccupatevi ragazze... presto vi tirerò fuori di lì. »

L’affermazione aveva un tono sarcastico ed udii il gruppo alle mie spalle scoppiare in una fragorosa risata: ogni sussulto di quei suoni, però, parve insinuarsi nelle nude ragazze fin nelle tremolanti ossa.

« Zitto, stronzo! »

Una delle maschere davanti a me batté un pugno sul datolo, scatenando un boato di sdegno.

« Fin che ci saremo noi in questa scuola, non ti permetteremo di fare il bello e il cattivo tempo! Pensi forse che ci divertiamo a minacciare delle ragazze e portarle qui, solo per insegnarti un po' di disciplina?! »

Risi, fissando il mio interlocutore.

« Come non mi diverto io a leggere i libri che lei mi da per compito, professore. Trovo "Il Principe" una delle peggiori letture che abbia mai affrontato... dunque lo scambio non può essere più equo di così. E' sempre comunque triste denotare come l'unico modo che abbiate per mettermi in riga sia... il Poker. »

Colpii nel segno. La maschera ritrasse la mano e si abbandonò sul suo seggio, dedicando uno sguardo impietosito alle ragazze catturate alle mie spalle.
Per vero, però, non potevo dire di aver terminato, ancora: allungai un mazzo di carte verso un'altro personaggio che, col volto celato, scrutava tristemente abbattuto le sue stesse ginocchia.

« Cavaliere, prego... a lei la mano. »

Dissi.

"Trône du Roi ~ Charles Étienne Chevalier"

Charles Étienne Chevalier

…di professione insegnante.



▬▬▬▬▬▬▬▬▬


« Ti considererò sempre come il più brillante studente che il "Trono del Re" abbia mai conosciuto. »

Affermò, ricomponendosi.

« E come un figlio, per me. »

Nonostante la serietà della rivelazione, trattenni a stendo le risate. Infine, con grande sforzo, mi liberai soltanto in un lungo sospiro verso il basso, ma con le lacrime agli occhi.

« Bel discorso, vecchio! – dissi – Poi dimmi da che libro l'hai tirato fuori, eh. »

Lo superai, con apparente indifferenza. Tuttavia, non riuscii a muovere un solo passo in più. L’uomo innanzi mi trattenne per la spalla, dimostrando una forza incredibile.

« Ray! Davvero non capisci?! »

Questa volta parlava con tono irato, colmo di rabbia.

« Potresti regnare sul mondo intero con le tue potenzialità... se solo seguissi le lezioni e una giusta morale! E invece... e invece! Invece sei qui a fare da Monarca dirigendo una sorta di... "Fobiarchia" per quattro gatti randagi chiusi in una cantina! Guardati! »

Una lancia prese forma nei miei palmi, nello stesso istante in cui la mano del Cavaliere aveva osato fermami, per poi lanciarsi contro il suo volto e dividerlo da parte a parte. Il sangue mi macchiò i vestiti, mentre io, immobile, sudavo e respiravo lento, a fatica, ansante, insoddisfatto per ciò che avevo appena compiuto.
Voltandomi, vidi il corpo trafitto ai miei piedi.
Lo squadrai, immutabile, prima di afferrare la lancia e stringerla fra le dita tremanti della mano.
La conficcai ancora più nelle carni, e la feci girare su se stessa. Poi la estrassi, e questa si dissolse come neve al sole fra le mani, veloce com'era stata generata.
Lo sguardo fiero, mi rivolsi al corpo senza vita sotto di me, un'ultima volta, sibilando come una serpe.

« Se davvero mi amavi così tanto... Rinascerai come padre, per me. E mi difenderai come mio cavaliere. »


▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Vidi all'interno della gabbia ancora una ragazza.
Bellissima.
I capelli neri, corti. Il viso aggraziato e gli occhi oltremare, gelidi come il ghiaccio. La pelle pallida. Il seno sostenuto, fiero e alto, faceva da indice alle curve di tutto il corpo, non esagerate, ma cresciute con la maestria di un direttore d'orchestra.
Tutto nel corpo di lei richiamava femminilità. Le braccia esili, le dita lunghe, la pancia piatta e tonica e le gambe lunghe e lisce come la seta.
Non potendo combattere il desiderio, mi ritrovai a studiarla con intensità disperata, sentendo il sangue nel corpo discendere dalla testa, pericolosamente verso il basso.
Mi avvicinai, e le presi il palmo della mano, gentile.
Tutto nei miei gesti sarebbe apparso oltremodo chiaro, probabilmente: sia alla ragazza che alla folla. Quella donna, da quel momento, era diventata mia. Sarebbe dovuto essere così.
Peccato che lei non fosse d'accordo.

« Non sfiorarmi nemmeno. »

Ritirò la mano lenta, sottraendola con garbo alla mia stretta.

« Maleducato. »

Detto questo uscì dalla gabbia, prese un drappo trovato lì accanto per coprirsi e, con inusuale regalità, si diresse verso l'uscita della sala, scomparendo allo sguardo dei presenti. Il tutto nel silenzio più assoluto. Tutti parevano allarmati e straniti: nessuno pareva osare anche soltanto pensare quali pene avrebbe dovuto soffrire quella donna per essersi ribellata al mio volere, al volere del Re, e anzi, per non aver accettato l'onore di passare del tempo con me.


▬▬▬▬▬▬▬▬▬



« Ti intrufoli nella mia camera di notte, senza presentarti e mostrandoti delusa della mia stanchezza... – dissi, con tono divertito – ...la sfacciataggine di voi smorfiose del primo anno cresce ogni giorno di più, mi sembra. »

Sorrisi alla ragazza, seguitando a fissarla intensamente e facendomi più eretto, per poi sedermi lungo il cuscino, poggiato allo schienale del letto.

« Fare una battuta su questa situazione sarebbe troppo facile persino per me, mia dolce... »

Quasi interrompendomi, lei mi si sedette accanto, al di sopra del materasso, ad una distanza ravvicinata. Nel petto potevo sentire i battiti del cuore aumentare rapidamente.
Poi, lei sorrise.

« ...Perché dovrei negarlo? »

Disse con voce pur sempre dura, nemmeno minimamente scalfita dal sorriso che aveva colorato il suo viso.

« Se sono qui, è per essere conquistata. »

Alzò una mano ad aggiustarsi una ciocca di capelli scivolata innanzi al volto con eleganza, prima di terminare.

« Voglio essere tentata dalla bestia che la scuola tanto teme... – Aggiunse – ...e tentare di conoscerla ed ammansirla. »

Allungò una mano verso di me, quindi, facendomi cenno di afferrarla. Dal canto mio, le risposi con una freddezza fuori dal comune.

« Sarebbe d'uopo presentarsi, se non altro, considerato il tono del discorso. »

La vidi ritirare la mano un poco, colta in fallo. Nei suoi occhi parve leggersi un lampo di indecisione e sicurezza che, però, svanì nel giro di pochi attimi.

« Sì... scusami. » Accennò imbarazzata « Il mio nome è... »

...il mio n o m e... è...


▬▬▬▬▬▬▬▬▬



« ...malata, Ray. »

La voce di Alejandro mi risuonò nel capo fastidiosa ed insopportabile.

« Fra qualche anno non riuscirà più nemmeno a camminare, secondo quello che dicono i libri. »

Vidi il ragazzo biondo tentennare ed esitare sotto il mio sguardo diretto, la laccata di capelli secchi come il grano cadergli in uno scomposto ciuffo innanzi agli occhi, che cercava inutilmente di continuare a disfare. I movimenti frenetici delle dita lo rendevano sempre più simile ad un topo, mano a mano che pigolava le sue speculazioni.

« Non puoi farti accompagnare da una così! »

Continuò insistente, miagolando fastidioso.

« E' una storpia, Ray! Una storpia! »

...una storpia...

Un sentimento cupo mi pervase l’animo, rubandomi il respiro. Non volevo ascoltare: non volevo sentire.
Non poteva essere. Non lei. Lei era una parte di me, ed io ero perfetto. Niente di me poteva essere storpio.

« Alejandro, non sai quel che dici. » Lo interruppi con severità « Avrai sbagliato persona. »

Poi il suddito mi squadrò, quasi illuminato da un lampo di genio.

« Immaginavo che avresti detto qualcosa di simile, sai... »

Esordì subdolo

« Ti conosco meglio di quanto io stesso sospettassi. »

Vi fu una breve pausa, e Alejandro cercò di riassettare nuovamente la propria capigliatura, insicuro.

« Zacarias è già andato a farle visita... »

Un sorriso malefico si aprì sul suo volto

« ...Non dovrai più preoccuparti di lei. »


▬▬▬▬▬▬▬▬▬



I corpi di Zacarias e Alejandro giacevano in una pozza di sangue, accanto a me.
Quello di lei, invece, era tremante e arrancava al suolo, ai piedi delle scale.
Zacarias l'aveva spinta dalla scalinata e lei non riusciva più a rialzarsi. La vidi strisciare in terra come un verme, sputando e rigurgitando, attonito.
La malattia delle ossa che l'affliggeva da quando era bambina non le avrebbe permesso di rialzarsi, da sola. Sarebbe morta lì se nessuno l'avesse sollevata.
Lei, una parta di me... una storpia.
La vidi voltarsi nella mia direzione, e sorridermi felice.
I riflessi mi tagliarono in due il viso, mentre indossavo la Persona di Loec. Piangevo.
Alzai il fucile.

Ciò che lessi nel suo viso, quel tempo, non fu paura, né risentimento.
Semmai, l'ultimo desiderio di un'amante,
che mi chiedeva di vivere anche per lei.
E quando alle sue labbra pallide sfuggì un sincero: "Ti amo",
tutto ciò che riuscii a risponderle fu: "Lo so".
Di certo, fu quell'episodio a cambiarmi,
tant'é che ancora oggi, ripensandoci, mi rattristo.

Ciò che lessi nel suo viso, quel tempo, non fu paura, né risentimento.
Semmai, l'ultimo desiderio di una preda,
che mi chiedeva di vivere di lei.
E quando alle sue labbra morte sfuggì un debole: "Ti amo",
tutto ciò che, secco, le risposi fu: "Lo vedo".
Di certo, fu quell'episodio a cambiarmi,
tant'é che ancora oggi, ripensandoci, rido.

...Rido e mi rattristo...

...Rido...


image

Vestiva in modo bizzarro, e aveva su di se numerose cicatrici, segno evidente di battaglia e... debolezza.
Debolezza precedente, forse, poiché non riuscivo a capacitarmi di come una persona simile potesse avere tante stupide ferite sul proprio corpo. Certo, se avessi saputo che Shagwell, del quale – al tempo – nemmeno conoscevo il nome, si era procurato la gran parte di quelle da solo, la mia impressione sarebbe stata radicalmente differente.

«Bella entrata in scena, Sire, i miei complimenti. Degna di un grande Re, senza ombra di dubbio.»

La sua voce apparve profonda, roca e forte. Per qualche ragione apparve diversa alle mie orecchie: diversa da quella udita in precedenza
Ora pareva quasi uno schiaffo violento ad ogni parola. Seguitò a fissarmi, non irriverente e nemmeno intimorito: piuttosto incuriosito, divertito come solo un folle potesse mostrarsi compiaciuto innanzi alla mia persona. Parve accennare un inchino che fece tintinnare i campanellini sulla sua testa, nascosti in qualche dove di quell’intricata capigliatura nera, sfumata di scarlatto.

«Shagwell "il Guitto", se compiace a sua maestà.»

Disse, rialzando il capo e sorridendo. Mostrava non solo una dentatura impeccabile, ma anche una lucente pazzia nelle gocce di sangue che erano i suoi occhi, cremisi come il suo animo.

«Si dice che ogni Re abbia bisogno di una corte. Io sarò il tuo Giullare, se lo vorrai.»

Mi parve di apprezzare.
Apprezzare il tono col quale quell’essere mi si rivolgeva, crudo e potente. La sua voce secca, ma forte, pareva in grado di scuotere gli animi, pur essendo in dubbio in quale direzione. Ne assaporai comunque il suono, il vano tentativo di divorarmi i timpani.
Shagwell mi sembrò una delle poche persone ad avere abbastanza coraggio per parlare più di me, pur trovandosi innanzi alla mia figura. D’altronde, avevo sempre odiato la consuetudine dei deboli di soffocare le parole in gola per paura di lasciarsi scappare chissà quali indelicatezze, compiacendomi, invece, della sfrontatezza dei coraggiosi. Di coloro che affrontano il destino: e ne subiscono le punizioni.
Ancor di più, però, apprezzavo i pochi che usavano ammirarmi per la mia natura, non per secondi fini, chi mi avrebbe seguito per scelta personale, e per piacenza del mio essere, non per godere di riflesso del mio potere.
Le uniche persone che avrei potuto considerare fedeli in senso assoluto.
Shagwell trovò da subito ogni condizione per farmelo apparire come il più grande dei seguaci, il più fedele dei compagni. Per il resto, bastarono soltanto poche parole.

« Mi piace come idea. »

...Shagwell...


▬▬▬▬▬▬▬▬▬



Il giullare pazzo.
Una delle poche persone per la quale avrei scatenato una guerra, pur di riaverlo con me...

« Quando lo trovammo si faceva chiamare "numero sei". »

...Shagwell...

« Era molto diverso da come lo conoscete voi. Aveva sempre il sorriso sulle labbra, eppure non era folle.
Diceva di essere uno straniero, un viaggiatore. Il Caprone lo assegnò a una delle sette compagnie, come fosse stato una recluta qualsiasi.
»

« Ma era evidente che si sbagliava... Sei aveva con sé un'arma pericolosa. »

« Quella stessa spada che brandisce ancora oggi, il cui nome è presagio di sventura. »

« Iblīs Naylah, la Puttana Cremisi. »

« Sei morì per decapitazione una notte di molti anni fa. Ucciso da quella spada e tradito da colui che chiamava fratello. »

« Di quei tempi i miei studi sull'immortalità si erano appena conclusi. Ma, come ogni uomo di scienza, non mi sentivo affatto appagato: volevo di più. Volevo conoscere tutti i segreti della vita e della morte che ancora m'erano preclusi.
Cercai l'Asgradel e lo trovai... Così espressi il mio desiderio: riportare in vita Numero Sei.
»

...Shagwell...?

« Quello stronzo ci raccontò ogni cosa, senza trascurare i dettagli. Ma era cambiato. »

« La morte lo aveva reso pazzo. »

« E ora? Ti aspetti forse che alla luce di queste meticolose spiegazioni io non mi adoperi e non vada a salvare Shagwell? »

Tentennai...

« Il mio Shagwell? »

Mi sentivo ancora stordito e leggermente provato...
Troppo per potermi concedere il lusso di prendere le armi contro due nemici così pericolosi e sperare di uscirne indenne – io o i miei sottoposti.

« Dimmi Oberrin: per quale ragione, giunto fino a questo punto... »

passai lo sguardo su ognuno dei miei sudditi ancora in vita, ancora accanto a me, e persino su John Doe, realizzando che
non avrei potuto proteggerli tutti, nel caso in cui mi fossi messo a combattere: la mia risposta...

« ...non dovrei concludere, e riprendermi ciò che è mio? »


▬▬▬▬▬▬▬▬▬



« Non saresti dovuto venire. »

Shagwell pareva furioso poiché, forse, avevo rischiato di ostacolare la sua vendetta. Lo sapevo bene.
Ma io – il Re – ero furioso poiché Shagwell non mi aveva raccontato nulla ed era sparito dalla mia corte all'improvviso. E Shagwell lo sapeva bene.
Il giullare ora mi voltava le spalle, a cavalcioni dei merli quasi distrutti, con le due puttane - la mora e la rossa - adagiate accanto.
Non ci sarebbero state riconciliazioni: no.
Mossi qualche passo in direzione del mio compagno
poi
iniziai
a correre

Vidi il giullare voltarsi nella mia direzione, presumibilmente incuriosito dai passi rapidi.
Infine, quando mi trovai ad una distanza adeguata da lui...
...lo colpii..
con un pugno
in pieno viso.
Un pugno che racchiudeva in sé tutta la mia forza. Un cazzotto che, se solo avesse colpito una persona meno allenata di Shagwell, ne avrebbe presumibilmente spaccato il naso.
Un pugno da rissa. Una botta che solitamente non avevo concesso neppure ai miei peggiori nemici.
Un pugno goffo, scoordinato ed ansimante.

« Torniamo a casa »
latrai sospirando
« Shagwell. »

Il volto del giullare parve contorcesi in una smorfia sconosciuta, o dimenticata per tanto tempo:
un sorriso apparentemente sincero e sereno.
Mi afferò la mano stretta a pugno e la scostò lentamente dal proprio volto tumefatto.
In una movenza cruda, ma quasi tenera.

« Sì. »

image

Così ero. Seduto sul trono, con la testa rovesciata all'indietro, le braccia senza vita abbandonate lungo il marmo gelido e incollate solamente per i gomiti, che lasciavano dondolare le mani bianche e cadaveriche in maniera scomposta. La maschera cucita sul viso, pesante come un macigno, spingeva il mento verso l'alto, alzando una smorfia di compiaciuto risentimento al soffitto. Le vesti nere.

Immaginavo: il finale triste di un personaggio malvagio, per cui nessuno proverà alcuna pietà. Il finale di una persona che, dunque, intuiva già molti dei propri finali, ma che da essi non si era mai lasciata ostacolare.

La vita è un peso quando sai che non potrà finire bene. E' una maratona nella quale corrono ansia, paranoia ed apprensione: una corsa in cui il risentimento e la paura sono sempre qualche passo avanti al desiderio di cambiare, di migliorare. Una morte che si scioglie lentamente dentro al petto, prima dolorosa, poi sempre più stancante e malinconica. Un miasma a cui l'unico rimedio è la speranza; persino per me. La speranza che nei propri ricordi si nasconda quella cucitura che potrà condurti verso un lieto fine - la speranza di incappare in uno di quei nodi dimenticati, che possano risollevarti.

Un nodo che non avevo mai trovato. Mi soffermavo a pensare di come avessi speso la vita a risolvere il rompicapo di un punto della trama incompiuto: nel tentativo di ritornare ad un ricordo disperso. E, una volta ritrovato, non avervi visto altro che finali peggiori di quelli che già conoscevo.

...Alejandro...

...Zacarias...

...Lei...

Abbandonato come una bambola scucita su quel trono di marmo, prendevo coscienza di come avrei vissuto molto meglio senza i ricordi della loro morte: con l'augurio, invero, che le memorie mancanti potessero essere sintomo di rinnovata speranza.
L'ombra scheletrica di Loec, poggiata sul suo viso, raccontava la cura.

Rantolai. Tossii. Poi mi ripresi: scossi le dita formicolanti mentre il sangue riprendeva il suo circolo.
Morto e resuscitato. Andato e tornato, come gli avvenimenti della mia vita: tornati, erano andati.

image

Mi avvicinai ad un corpo deceduto da poco tempo: le pupille vitree erano riverse sul soffitto tracimanti dell'orrore di ciò che le aveva abbandonate lì, pietrificate, a corpo morto. Le estrassi maneggiando il bisturi con ben poca maestria, scavandone all'interno lunghi tagli opalini, dopodiché vi impressi una corona di cenere nera, carbonizzando le estremità delle iridi con l'attizzatoio che tenevo nell'altra mano..
Poggiai quindi i bulbi su un assetto di legno e la mano sulla fronte viscosa e glutinosa del carcame, lubrica come il terreno quando vi ci si versa sopra una colata di miele, o pece. Spinsi, dunque, quanto bastava perché le ossa della salma si piegassero crepitando e cigolando con dolenza prima di spezzarsi del tutto.
Quantunque mi impegnassi, non avrebbe funzionato su un cadavere. Necessitavo di corpi vivi, per soddisfare la mia coscienza.
Fu quella realizzazione a illuminarmi con un'idea, come quando si scorge un faro in mezzo ad una tempesta.
Corpi vivi?
Ne avevo a sufficienza: quasi troppi.

« Don't worry, mio prodigo Kodoku. »

Affermai, benché fosse solo Chevalier ad ascoltarmi, abbandonando bisturi e attizzatoio poco lontano.

« Presto - molto presto - potrai venire alla luce. »

▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Poggiai la tazza di thé sul tavolino di cristallo che mi divideva dal mio interlocutore, prima di rivolgergli la parola.

« Spero che questa convocazione improvvisa non abbia scombussolato troppo i tuoi ritmi... ma come ho saputo del tuo arrivo, non potevo certo rischiare che i nostri comuni nemici ci impedissero di incontrarci prima del tempo. »

« Io posso proteggerti. »

Schioccai le labbra con determinazione: avevo alzato la voce il tanto bastante perché quella affermazione risultasse ben più prepotente del resto del discorso.

« Ma in cambio, ti chiedo solamente di permettermi di controllare il tuo compagno per un breve periodo di tempo. »

Dissi, sorridendo.

« Lo riavrai quando avrà terminato il compito che ho intenzione di assegnargli. »

Tesi il palmo verso quello del mio interlocutore, aspettandomi che l'altro lo stringesse.
Perché non avrebbe dovuto, in fondo?

« Mi sembra uno scambio equo, no? »

Lo spaventapasseri parve rifletterci, meditare con l’aria di chi valuta la convenienza di un accordo.

"Protezione..."

Mormorò. Poi, sorseggiando l'ultimo goccio della bevanda, ripose la tazzina accuratamente sul tavolo.

"Mi pare giusto, sì."

Protese il braccio e ricambiò la stretta, siglando l'intesa con una presa salda.

"Avrete il Kishin, Sire... Ma, mi raccomando: abbiatene cura."

...abbiate cura del Kishin...


▬▬▬▬▬▬▬▬▬

...Kishin...

« Perfetto. Ogni cosa... »

...senza più la maschera del demone, sorrisi, svelando a tutti l’espressione sul mio volto...

« ...è andata secondo i piani. »

▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Chevalier agì rapidamente. Prima che la frusta di Shakan potesse raggiungere il corpo privo di sensi di Shelozagh, afferrò bruscamente lo spettro e lo sollevò, impedendogli l'offesa.
Lo fissai per un attimo, rivolgendogli la parola.

« Rispettiamo le volontà del gigante buono, vuoi? »

Arrisi con alterigia, senza scompormi.

« Siete stati talmente bravi, ghostbuster, che ho appena deciso che oggi non morirà nessuno. »

Infine mi dilungai in un lungo applauso, mentre il Golem abbandonava Shakan in terra con gentilezza.
Risi di gusto, quella volta. Una delle poche.

...risi...

...lo conoscevo...?


image



M
i accasciai al suolo, tenendo la testa fra le mani, lasciandomi andare al dolore intenso e alla sofferenza. Ricaddi, infine, come uno di quei cadaveri scorticati, nella pozza di sangue sotto ai miei piedi: assaporai l’odore acre di quel rosso oscuro, il gusto perverso di quel liquido dannato. Poi, posi una mano nel terreno, sentendola affondare nel liquame umido e freddo: cercai a fatica di ergermi, almeno un poco. Sentivo il cuore battere e gli occhi pulsare di rosso fuoco, mentre dalla testa colavano gocce gelide di sangue, miste ad altre poco più calde, che – pur poco cosciente – non ebbi difficoltà a distinguere come mie. Del mio cranio: sangue del mio cervello.
Nel mentre, continuavo di quando in quando a rivedere alcune di quelle memorie che, rapide e fugaci, seguitavano a tormentarmi. Continuavano a riflettersi nel mio animo, rispecchiandosi nel mio stesso dolore e confondendovi quello dell’uomo al quale quelle memorie erano appartenute.

L’uomo innanzi a me – da qualche parte nel buio.



N
on lo vedevo, non lo sentivo. Ma sapevo che – in qualche modo – era ancora vicino a me, continuava a fissarmi. Dunque questi erano i suoi ricordi? La sua vita? La sua esistenza? Prendevo lentamente coscienza del tormento di un uomo potente che era probabilmente caduto vittima della sua stessa potenza e, per questo, aveva pagato un prezzo altissimo. Un prezzo unico e irripetibile. Che forse chiamasse gloria il semplice ricercar la propria serenità di un tempo? Quella serenità che aveva assaporato per poco e così tragicamente perduto: quella serenità che solo pochi eletti potevano dire di avergli restituito, nella sua lunga vita, e che era deciso a proteggere, pur di scatenare guerre...? Guerre alle quali pure io mi ero trovato a partecipare, insieme a decine di anime innocenti. Di anime perdute. Morte.
In questo senso, riuscii a muovermi a pietà – pietà per quell’uomo tanto potente, ma non troppo dissimile da me. Pietà per qualcuno che per seguitare a vivere in pace con se stesso, nella speranza di un futuro più caritatevole, era stato costretto a plasmare i propri pensieri di modo da perderli, e desiderare che la perdita di questi potesse tramutarsi, da sola, in fonte di speranza. Pensieri che non aveva esitato a rinchiudere in quei corpi morti – forse – nel tentativo di manipolarli e farne marionette del proprio teatro. Farne attori della propria solitudine. Schiavi del proprio desiderio di rivalsa.

Ed io? Io addivenivo ora ad essere uno di quegli schiavi, una di quelle marionette, in quanto corpo vivo commisto di quelle memorie perverse? Perché aveva condiviso con me un tale fardello? Perché aveva reso in me quella colpa?



F
orse perché potessi comprenderlo? Forse perché... potessi... quasi, perdonarlo? D’altronde io non potevo dirmi troppo diverso: un tempo lascivo, corrotto, sadico nella mia immoralità, pur io avevo finito per perder ogni speranza nell’illusione del potere. E di quello stesso potere ero finito per esser vittima, immobilizzato, imprigionato e – poi – ucciso da tutti coloro che avevo riunito intorno a me, che avevo chiamato alleati e che non avevano esitato a chiamarmi traditore quando mi resi cosciente di quanto oltre ci eravamo spinti. Di quanto avessimo varcato la soglia dell’
u m a n a m e n t e c o n s e n t i t o. E pur io avevo pagato un prezzo, il prezzo del peccato. Avevo perso tutto, ero morto. Ed ero risorto dalla mia bara con l’unico scopo di vendicarmi contro i miei assalitori: senza considerare – mai – quelle che fossero state le mie colpe. Forse, anche per questo, quell’uomo mi aveva reso partecipe della sua storia?

<< ...R a y... >>



Sofferente e distrutto, non riuscii a marcami dei soliti convenevoli, dimenticando – infine – anche i regali titoli per l’uomo a cui mi rivolgevo. A quel punto – però – considerai anche che ogni formalità sarebbe passata in second’ordine, a fronte del caotico volgersi degli eventi.

<< ...p e r c h e...? Perché... mi hai reso... partecipe... di... ciò...? >>



Balbettavo affannato, barcollando e cercando invano con le mani di trovare nei dintorni una qualche colonna, muro o struttura di qualche genere che potesse fungermi da sostegno, arrivando a toccare con le braccia tutto quello che con gli occhi mi era ormai proibito scorgere.

<< ...tu... hai forse... dato un nome... alla tua... sofferenza? >>

<< L’hai vinta o assoggettata... in qualche modo... ? >>



Provai a volger lo sguardo fisso innanzi a me, sperando di non sbagliarmi. Sperando, inoltre, che tutto quello fosse altro dal "semplice" preludio alla mia morte cerebrale. Che quella decadente follia fosse il tentativo del Sovrano di smuovermi dalla mia illusa lucidità, per una più irrazionale comprensione del dolore, e non, più propriamente, l’arma più efficace da usare contro le lame di un assassino. L’arma più adatta per rendermi simile a quei cadaveri e appendermi, con loro, per la più sporgente delle travi...

<< ...puoi... tu... insegnarmi... come fare? >>


SPOILER (click to view)
ReC:
275
AeV:
250
PeRf:
150
PeRm:
275
CaeM:
200
Immenso:
40%
Alto:
20%
Medio:
10%
Basso:
5%



image

Del Fisico: Tre ferite leggere alla mano sinistra (Basso)
Del Psichico: Al limite della follia, devastato mentalmente (Critico).
Dell'Energia: 124%

Delle Attive: //

Delle Passive:

Solitudine (razziale): difesa psionica passiva
Non pago per le mie colpe (dominio I): illusioni castate senza vincoli fisici né concentrazione;
Il potere è parte di me (dominio II): illusioni scontate del 5%, ma mai sotto l'1%;
Che io sia dannato (personale di metagame): permette di usare abilità necromante;
Vivi il mio tormento (personale): le evocazioni sono intangibili e immuni ad attacchi fisici.

Delle Armi:

Washi, la carezza del fantasma: equipaggiata braccio sinistro, artigli non estratti;
Frusta: legata alla cintura

Del Riassunto: //

Delle Note:

E' strabiliante che ogni volta che mi capita di dire "ho scritto probabilmente il più lungo post di Asgradel", venga smentito al post successivo. Questo credo sia davvero il più lungo e faticoso post mai scritto e che mai scrivero su questa piattaforma XD Voglio precisare una cosa, però, perché ci tengo: le memorie inserite, oltre ad essere il frutto di una breve cernita (avrei dovuto scrivere per settimane per inserire tutte le memorie importanti del pg di Ray) sono state reinterpretate in base al mio stile. Ovvero alla prima persona. Il motivo è semplice: Shakan lo scrivo così e le memorie vengono reinterpretate in base al suo "stile", che in una visione GdR-In si dovrebbe tradurre nel suo modo di interpretare la realtà, ovvero in prima persona e molto introspettivamente. Non so se si capisce... Comunque, le descrizioni e le emozioni sono quelle direttamente legate alle memorie (e riproducono comunque più o meno fedelmente le scene da cui sono tratte): ho interpretato il concetto di "memorie" come una rivisitazione in prima persona della vita di Ray, quindi come se in quelle scene Shakan stesso divenisse Ray e sentisse su di se le emozioni, i pensieri e le postulazioni del Sovrano. In tutto questo, spero di non aver fatto grossi errori e, sopratutto, spero di non aver esagerato o rovinato alcuna di queste bellissime scene, comunque. Infine, perdonatemi eventuali errori che molto probabilmente ci saranno. Inoltre, penso si evinca dal post i motivi per cui Shakan non interpreta l'azione di Ray come un "attacco" propriamente detto, pur conscio che potrebbe aver capito male e che - in tal caso - sarà l'ultima cosa idiota che farà in vita sua. Però se ne assume il rischio (anche perché ormai è un pò fuori di melone).
Ho riletto più volte ma il post è davvero lungo e qualcosa mi sarà sfuggita, se possibile domani lo rivedo ancora.

edit: correzioni varie (e non credo saranno le ultime)


Edited by janz - 16/11/2010, 14:43
 
Top
Foxy's dream
view post Posted on 18/11/2010, 17:42




image

L’aspettativa batteva pulsante tra le mille e più sensazioni che si agitavano nella di lei mente, martellante, fino a divenire insopportabile, abbattendo con foga impetuosa ogni strascico di calma che la regina tentava di imporre sul proprio corpo.
L’acre fetore del sangue intanto saliva su per le narici, inondandole di ricordi, di rimembranze lontane, inafferrabili e sfuggevoli reminescenze di vita passata, eppure rivide le stesse morti, la medesima devastazione, la caduta di un popolo, del suo popolo. Ma quel giorno vi sarebbe stata una svolta al suo dolore, a quella ferita che non avrebbe mai conosciuto guarigione, che aperta e sanguinolenta dominava sul proprio modo di pensare e di agire, un’esperienza alla quale non sarebbe mai seguita dimenticanza.

Poi, con tono forte e deciso, il re rispose alle nenie cantilenanti di quello che oramai considerava uno stolto, uno dei tanti sciocchi che popolavano quelle terre, ancorati a blande leggi morali precipitate nel disinteresse dei più arguti e lungimiranti. E proseguì ancora nella sua arringa, giungendo a rivelar loro la considerazione che aveva di quella gente, rei d’aver condotto un’esistenza tanto pacifica quanto maledettamente banale, inutile, così simile a tutte le altre tale da perdere il diritto all’individualità, la vera essenza dell’essere umano.
Tutto quanto mentre, alle sue spalle, l’altro astante all’assurda commedia messa in atto forse per disattenzione di qualcuno, pareva perdere ogni nozione di sé. Privo di emozioni infatti si chinò e raccolse un bulbo oculare nella pozza di sangue in cui affondavano i loro piedi, insozzandosi le mani di viscoso carminio e del suo puzzo ripugnante, rivolgendo poi parole atone al sovrano, manchevoli di una qualsiasi cadenza o inflessione.
Lemmi sprezzanti, senza dubbio sarcastici alle orecchie della regina, eppure fuorviavano da quei significati tanto palesi in quanto pronunciati vuoti di un qualsiasi tono o musicalità, precipitando nel grigiore dell’indifferenza e dell’estraneità, quasi fosse catturato più di ogni altro dall’oscena ambientazione.

Il re attraversò quei pochi passi che lo distanziavano dalla sua persona con assoluta noncuranza, e una volta giunto in prossimità del viandante allungò la propria mano in direzione della sua prendendo in dono il macabro oggetto di tanto interesse, compiendo poi un enigmatico cenno d’intesa all’uomo in fondo alla piccola chiesa, ancora intento nel suo compito scellerato, quasi fosse disinteressato alle azioni o alle reazioni dei tre nuovi arrivati.

-Sir Bronnigar-


Mentre proseguiva con la sua predica, il re rivelò per errore, o per sua voluta intenzione, l’identità dell’uomo in fondo. Ma chi era in realtà? Forse l’autore del massacro, forse una semplice pedina nelle mani del monarca, o forse la causa di tutto. Nulla era certo, men che mai il ruolo d’ognuno nell’intricata vicenda, per cui non le restava altro da fare se non, ancora una volta, abbandonare ogni iniziativa e lasciarsi trasportare dai flutti di quel mare burrascoso.
Quest’ultimo nel frattempo rispose tacitamente al cenno del sovrano slegando il corpo d’un uomo già scarnificato dal soffitto, caricandolo in spalla e avvicinandosi ai tre mostrando pressappoco soddisfatto il proprio operato, quasi stesse sottolineando la mancanza, appunto, di un occhio nel viso tumefatto della salma. Ancor più sconcertanti furono però le azioni del re, che con glaciale minuzia infilò nell’orbita vuota l’occhio nelle sue mani, riallacciando l’organo mancante quasi stesse operando su di un pupazzo piuttosto che su di un essere umano, o perlomeno di quel che ne restava.
Ma come sorprendersi dopotutto? Quale era lo stupore nel vedere un sovrano assumere una simile condotta se la decadente costruzione in cui erano serbava raccapricci ben peggiori? Oramai sarebbero state ben poche le cose in grado di sorprenderla quel giorno, e questo non poté che incuterle un vago timore, un’angoscia indistinta al cospetto di tanta fredda inerzia dinanzi ad uno scempio di simili proporzioni. Eppure, se tutto quanto fosse accaduto qualche tempo prima avrebbe preso una posizione ben più salda, certamente avversa a quella del sovrano, imponendo un bene comune, lo stereotipo di benevolenza al quale i più sono legati.
Tuttavia in quegli ultimi anni tutto era cambiato, ciò per cui aveva da sempre lottato era stato distrutto e avvolto da spesse e dense coltri d’oblio. Oramai nulla aveva più un senso, per cui, nemmeno quei sentimenti sopiti o dimenticati, neppure il suo Io precedente, quello che aveva sempre amato ma che ora detestava con tutta sé stessa.
Perché attaccarsi a un qualcuno per poi soffrire quando un infame destino te lo strappa via dalle mani? Perché ancorarsi ad un qualcosa di diverso dalla propria persona? No! Non avrebbe più commesso quell’errore, non avrebbe più amato o gioito della compagnia altrui, non vi sarebbe mai stato altro luogo che avrebbe potuto vantare la nomea di casa, perché, da quel momento in avanti, la sua casa sarebbe stata solo ed esclusivamente la porzione di suolo sulla quale i suoi piedi avrebbero poggiato.

image


Improvvisamente qualcosa la turbò risvegliandola dal torpore di quel pensiero dalle sfumature così cupe e tenebrose da apparire null’altro che l’avanzo di un incubo divenuto sin troppo reale. Un mutamento nella voce del sovrano, una nota fuoriposto su di un pentagramma ben articolato, un’increspatura sulle placide acque d’un lago. E prese a narrare fatti ed eventi di quella gente lì appesa, uno dopo l’altro, senza sosta alcuna, compiaciuto delle sue parole, soddisfatto nello stupire i tre con parole taglienti come lame, dannatamente fuori luogo, così usuali eppure così inquietanti da farle correre un brivido lungo la schiena, avvertendo della follia nelle sua voce, un insano delirio dalle tinte più inaccettabili. Ma ancor più angosciante era l’osservare le sue movenze, lascive e licenziose, teatrali ed enfatiche.
Il suo sguardo intanto balzava da un corpo all’altro, per poi finire su quelli dei tre. E ancora un tonfo, sordo, roboante riecheggiò per la sala insieme ad un’enorme ombra indistinta alle loro spalle, che si frappose tra la loro posizione e l’unica apparente via d’uscita.
La paladina digrignò i denti, sfregando i canini destri gli uni sugli altri nel vano tentativo di smorzare quell’irritante sensazione, il preludio del vero evento di quella giornata.
Le ginocchia si flessero leggermente e il busto si inarcò prontamente in avanti come a sostenere quell’innaturale posizione, mentre la destra correva alla fredda elsa della bastarda riposta nel fodero alla sua sinistra, saldamente legato alla cintola.
Gocce di freddo sudore le imperlarono la fronte, mentre la più spudorata delle tante colò giù lungo la sua gote, accarezzando la di lei cute per poi aggrapparsi al mento quasi fosse sull’orlo d’un precipizio.
Il nervosismo era insopportabile, un’inquietudine alla quale si sommava la voce del monarca, che in un’ultima confessione si lasciò sfuggire il dettaglio attorno al quale tutto il suo sproloquio assumeva un senso, una sua, seppur perversa, razionalità.
Ma fu ancora presto per porre termine a quell’attesa protrattasi forse troppo a lungo, il momento per il quale era giunta lì nel ventre dell’abominio era ancora lontano. Ciò che davvero importava era la sua vita presente, avvinta ancora da rumori indistinti, da una grottesca figura che prima adagiata sull’altare prese vita cominciando a muoversi, per poi essere brutalmente afferrata dalle rozze mani di quello che il re aveva presentato col semplice nome di Bronnigar ed essere appeso a testa in giù per le caviglie insieme ai suoi concittadini.

Un’ultima frase infine, le ultime parole del sovrano che avrebbe udito in quegli angoscianti istanti così lenti da apparire interminabili. Un ordine, o una proposta, un così curioso metodo di utilizzare il condizionale da far sì che quelle parole assumessero significati ambigui e poco chiari. Infatti, nel frattempo che egli avesse condiviso un qualcosa di non meglio precisato con il primo dei tre, lei avrebbe dovuto occuparsi dell’uomo alle sue spalle, mozzando via la sua “mano di troppo”.
La regina non poté far altro che abbozzare un sorriso sardonico, intriso di beffarda malevolenza e temeraria ironia, sgomenta eppure sollevata dal peso del suo passato. Per un attimo si sorprese ad analizzare l’ultima frase pronunciata dal monarca, stupendosi del fatto che egli fosse realmente a conoscenza del suo ceto sociale, del suo ruolo sebbene fossero trascorsi anni dalla dipartita del suo regno, una donna che si innalzava di non poche spanne oltre l’umile schiatta dalla quale erano circondati.
Sorrise ancora, esultando tacitamente all’illusione di una risposta veritiera ai suoi interrogativi.

« Sebbene io non gradisca prendere ordini da qualcuno, per questa volta sarò lieta di fare un’eccezione.
Abbiamo stretto un patto dopotutto, e non posso che gioire nel compiere un qualcosa che avevo promesso al diretto interessato proprio poco fa’. »


Esordì prontamente con voce squillante. Le falangi intanto stringevano l’elaborata elsa della spada, e in un unico movimento circolare del braccio tirò via la lunga lama per intera effondendo il caratteristico stridio metallico.
Era decisa, sicura di sé. Avrebbe concluso tutto lì e subito colpevole forse di presunzione, ma in quel momento non v’era spazio per l’onore cavalleresco impartitole anni addietro, non vi sarebbe stato posto per una linea di condotta onorevole, no! La natura l’aveva istruita sulla necessità di adattarsi per sopravvivere all’empietà del tempo e degli eventi, e lei avrebbe seguito quella legge suprema, l’unica che avrebbe seguito da quel momento in avanti.
Il sorriso stampato in viso si strinse in un’espressione di velata concentrazioni, gli occhi divennero due fessure, intente nello scrutare attraverso la fitta oscurità che era gravata in seguito alla chiusura dell’unico portone della dismessa costruzione, l’unica valevole fonte di luce.
La lama delle spada, finora tenuta nella sola destra, prese a ricoprirsi di un alone scuro e informe, come se la sua stessa ombra non fosse riflessa sull’agitata superficie di quel lago rosso cremisi, ma sulla lama stessa. Un prodigio forse, o semplicemente la concretizzazione della propria volontà. Poco importava dopotutto, quel che davvero doveva importarle era vivere e sopravvivere, e accompagnata da quel pensiero dai toni così vivaci protese la sinistra nell’ipotetica direzione in cui ricordava fosse il viandante. Il palmo aperto parve d’un tratto esplodere in un unico e accecante bagliore, un fulgore che si propagò nel locale abbattendosi su ogni ostacolo gli si fosse parato innanzi.

image


Vide. Per un brevissimo istante riuscì a delineare i contorni delle figure che aveva avanti agli occhi ma che l'oscurità le celava abilmente. I piedi presero a muoversi lesti sebbene affondassero fin quasi alle caviglie in quel liquido viscoso. La spada tenuta nella sola destra pesava, ma a darle forza s’aggiunse la mancina, che rapida si ricongiunse in un’unica e ferrea presa. Poi, con altrettanta esemplare dote fisica, portò la spada lungo il fianco sinistro caricando il colpo, per spingere infine in un ridoppio roverso in direzione del suo avambraccio destro, verosimilmente proprio come il re le aveva allusivamente ordinato.



SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 130% - 5% - 20% = 105%
Stato psicologico: Sicura e decisa
Condizioni fisiche: Illesa

ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:

Queen's Light § (Abilità attiva, pergamena del paladino: Flash abbagliante)

La luce di una regina è accecante. Concentrandosi per qualche istante, Alexandra sarà in grado di lanciare un flash abbagliante da qualsiasi punto dal proprio corpo, o dal corpo stesso, che accecherà e stordirà l'avversario per qualche secondo.
Il flash costringerà i demoni a tornare in forma umana, e gli arrecherà grandi danni se trovatisi a fronteggiarlo in forma demoniaca e, inoltre, non arrecherà alcun tipo di impedimento all'agente, che potrà utilizzarlo come utilissima mossa elusiva prima di un attacco. Il flash non avrà alcun tipo di effetto contro gli angeli.
Necessita però di almeno un secondo di totale concentrazione, dunque risulta praticamente impossibile da attuare durante un corpo a corpo, a meno che non si disponga di una concentrazione altissima.

Consumo di energie: Basso


Queen's Weapon § (Abilità attiva, pergamena del paladino: Arma sacra)

La forza di una regina è immensa. Concentrandosi sulla propria arma, Alexandra sarà in grado di farla risplendere di macabra luminescenza. L'arma, d'ora in avanti, infliggerà pesanti danni, e lascerà profonde ferite indipendentemente dallo sfiorare o meno l'avversario, infierendo così gravi danni.
Le lesioni saranno ulteriormente appesantiti sui demoni, che dovranno prendere le distanze dall'agente, a meno che non vogliano finire male. Il colpo non necessita di una lunga concentrazione, ma di un alto dispendio di energia.
Ogni colpo inferto dalla lama in seguito all'attivazione della tecnica, quindi, va considerato come un colpo di livello Medio. Non potrà dividere in due le tecniche scagliategli contro dall'avversario, ma potrà distruggere barriere e altre tecniche difensive di livello inferiore al Medio.
La tecnica dura due turni compreso quello d'attivazione, svanendo al termine del secondo turno.

Consumo di energie: Alto



Abilità passive in uso:

• Queen's flaming Sword I § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

La spada in possesso di Alexandra presenta sul piatto della lama un incantamento runico di colore rosso carminio ben visibile all’occhio. La bastarda potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del dominio, e grazie all'incanto, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

• Queen's flaming Sword II § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Le mitene in possesso di Alexandra presentano nel palmo un incantamento runico del tutto simile a quello della spada bastarda. Quest’arma quindi, potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risulteranno sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

• Queen's Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

• Queen's Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Bhé, credo che la prima parte del post non abbia bisogno di commenti particolari, mentre credo sia bene che chiarisca l'ultima parte, quella in cui Ale attacca Kreisler.
In poche parole attiva "Arma Sacra" sulla spada, in questo modo ogni fendente della stessa varrà come una tecnica di livello Medio. Vista la buia ambientazione, Ale non riesce a distinguere bene le precise posizioni dei pg, per cui, prima di lanciarsi all'attacco usa con la sinistra "Flash Abbagliante" (quest'ultima tecnica ha una duplice valenza, quella vedere il proprio obiettivo e quello di accecarlo per il frangente di tempo utile al buon esito dell'attacco). Dopodiché scatta in direzione di Kreisler con un ridoppio roverso (è il nome proprio medioevale di un attacco portato con una bastarda; il moto di quest'ultimo è obliquamente ascendente da sinistra verso destra, spero sia chiaro :sisi: Non ho appositamente scritto queste note nella parte narrata in quanto sarei dovuta passare da una struttura pseudo-poetica ad una più oggettiva e meccanica, rovinando appunto il narrato).

PS: anche in questo post mi sono lasciata andare a qualche breve gioco letterario sparso qua e là, spero solo che siano graditi e che non appesantiscano la lettura ^^
 
Top
Bastard de la Nuit
view post Posted on 22/11/2010, 09:38




image

Lenta nella penombra, la mano trascolorata del Re sfiorò quella del suddito che gli porgeva il macabro dono. Nel breve contatto lo Straniero fu scosso da un nuovo brivido, ma non esternò emozione alcuna. Rimase così, fermo con la mano imporporata dal sangue, a osservare la precisione chirurgica con cui Ray riponeva il bulbo oculare nell'orbita orba del corpo che gli porgeva il suo sgherro -Sir Bronnigar, lo chiamava. Probabilmente quel Sir Bronnigar, responsabile insieme al Giullare di tanta sciagura per il Meridione e gloria per il Leviatano, ma in fondo cosa sarebbe cambiato se in quel momento il temuto Lord delle Acque Nere fosse stato anche un semplice pezzente con un coltello?- mentre rispondeva alle domande di Shakan. E mentre parlava la sua voce mutava, risuonava più fonda di prima, quasi rantolo di spettro inquieto.
Da cosa li hai salvati? Legittimo chiederselo, se si fosse ancora in cerca di una verità che sempre più si scopriva per illazione multiforme, soggettiva, arbitraria. Come in precedenza la risposta non tardò ad arrivare, come in precedenza fu qualcosa di totalmente inaspettato. Salvare dall'oblio. Perpetuare (perpetrare?) ricordi di burattini senz'anima chiedendone in cambio la devota, eterna schiavitù. Oh Your Highness, quale atto generoso e disinteressato avete compiuto! Certo, forse non sarebbe stato così se non aveste avuto bisogno di corpi da usare per i vostri scopi.

Potrei dirvi che è stato lo stesso Asgradel a spingermi alla creazione di un Kodoku, poiché gli è necessario.

Il riassunto in poche parole di tante persone, osceno nella sua tragica linearità, proseguiva imperterrito come tutt'attorno la sorda salva di campane il cui rintocco era stillare di sangue.

...e io potrei mentirvi.
...e voi non potreste che credermi.

Verità? Quale verità, Sire? La vostra? quella a cui ci ordinate di soggiacere per essere niente affatto diversi da quelle marionette senza vita appese al soffitto? Kreisler non era il possente avatar di una stirpe ultraterrena, né uno dei grandi di quel mondo. Egli era un semplice uomo a cui era stato affidato un incarico forse troppo grande. E in quanto uomo era stato lacerato dalla disperazione di vedere -di nuovo!- un simile coacervo di morte, finendo per schiacciare ogni sua emozione sotto il peso di uno scetticismo totale. E però non mosse obiezioni ai discorsi del Sovrano, anzi lo seguì docilmente con gli altri fino all'altare con i suoi passi senza rumore.
Ecco infine l'ultimo cadavere. L'ultimo fantoccio al servizio del Re che si tirava sul viso martoriato una maschera di pelle umana prima di venire di nuovo immobilizzato da Sir Bronnigar, di essere relegato al destino di coloro che come lui erano colpevoli di essersi trovati a Bottiglia Verde.
Poi, il tonfo sordo. Il buio.


Di nuovo avrebbe voluto provare sollievo senza più la costrizione di dover posare gli occhi su quello scempio, avrebbe desiderato voltarsi in preda al terrore e scoprire che ogni via di fuga era bloccata. Ma tutto ciò che fece fu accogliere il boato del portale chiuso all'improvviso e l'oscurità con un lieve inarcarsi del sopracciglio. Ecco, infine era giunto il momento in cui sarebbe stato chiamato ad adempiere il suo Scopo.
All'Invincibile bastò pronunciare poche sillabe per rendere chiari i ruoli di tutti in quella storia.

Shakan: nuovo scrigno della memoria del Sovrano.
Alexandra: carnefice.
Kreisler: vittima.

Non mosse un muscolo nell'udire la sua condanna a morte. Non vedeva, ma immaginava un sorriso sardonico deturpare l'algida simmetria del viso del Re, intuiva un ghigno autocompiaciuto scoprire i canini assetati di sangue della guerriera priva di pietà.
Doveva dunque finire così la sua storia, senza compiere nemmeno uno degli obiettivi che s'era prefisso? Sarebbe stato un semplice assassinio al buio l'epilogo del suo tormento al crepuscolo tra Essere e Non Essere? Sarebbe sfumata in quella chiesa sconsacrata l'ultima speranza per Lithien dai minareti di lapislazzuli?
Mille domande gli trapanavano la mente impedendogli di far caso alla paladina che si faceva bella davanti al Re con una delle sue interminabili sequele di inanità. E dalle domande prendeva forma un pensiero, e da questo pensiero un volto. Un volto che aveva tentato di ricacciare indietro perché non ne costituisse fonte di debolezza. Un volto che la Principessa Scarlatta aveva provato a rubare dalla sua memoria senza riuscirci, tanto profondamente si era radicato nell'anima.
E c a t h e r i n e .
Quegli occhi, anche solo l'illusione di essi, riuscirono a fermare il tempo dentro di lui. Eccoli, la loro luce diafana che si rifletteva sull'incarnato, il profumo flebile di labbra non più vive. Ho onorato la mia promessa. Ora onorerai la tua, permettendo che diventi il tuo Cavaliere? Così aveva detto alla Strega un tramonto di tanto tempo addietro. E nella sua voce sottile di lei si era acceso un vago tremito, come se stesse provando un sentimento nuovo o un ardore dimenticato. E il suo cuore si sciolse, perché sebbene tutto in quel mondo abietto fosse retto da una perversa teleologia, egli, Straniero senza più patria, aveva trovato uno Scopo superiore, un motivo per sopravvivere a quell'assurda vicenda.
Aveva trovato qualcosa di cui gli importava davvero.

Ma la luce che gli si era accesa nell'anima crebbe di intensità, riversandoglisi nelle pupille dilatate dalle tenebre e ferendole crudelmente. Cosa, cosa stava accadendo? Portò le mani agli occhi offesi, in cui ogni capillare pulsava in negativo come fosse marchiato a fuoco. Si lasciò sfuggire un gemito mentre l'immagine di Ecatherine cedeva di nuovo il passo all'oscurità più nera, pur rimanendo nel cuore e nell'ideale. Fu allora che la lama gli penetrò nella corazza e nel fianco. Nessun rumore ne accompagnò l'impatto, eppure a Kreisler parve che il suo corpo urlasse l'ultimo rantolo di ogni cadavere sopra di lui. Ma lui non doveva gridare, no! Non avrebbe dato questa soddisfazione all'aguzzina che gli era stata scagliata contro dallo stesso uomo a cui egli aveva giurato fedeltà. Si morse il labbro inferiore mentre si piegava in avanti finché non sentì diffondersi sulla lingua il sapore metallico del sangue. E la lama nemica ardeva ancora nella carne mentre la mano destra correva all'elsa candida che la Strega stessa aveva forgiato per lui.
Aveva ritrovato la vita e i sentimenti nel ricordo di Ecatherine, li aveva temprati nella sofferenza che stava patendo. Ora sapeva che il suo scopo non era morire lì, non ancora. Per quanto il Re sostenesse il contrario.

Nello stesso movimento di sguainare la spada portò in avanti il braccio a spazzare l'aria davanti a lui. L'acciaio continuava a mordergli la carne, il che gli dava la certezza che Alexandra stesse ancora davanti a lui, sicura di averlo finito in un solo colpo how fool. Un solo gesto, cercando di ignorare i lampi oscuri nei suoi occhi e nel fianco, e la lama che era riuscita a penetrare perfino nella sua armatura per ferirlo sarebbe volata via da lui e dalla sua padrona, rovinando indecorosamente nel sangue che non aveva versato. E cosa avrebbe fatto l'altezzosa guerriera una volta persa la sua preziosa mietitrice di vite innocenti? Si sarebbe abbassata a cercarla tastando carponi nel sangue? Avrebbe dovuto: imparare un po' di umiltà serve sempre nella vita. Perché, nel caso non si fosse piegata, il fendente da destra a sinistra che lo Straniero avrebbe lanciato davanti a sé, presumibilmente dov'era la testa di lei, l'avrebbe decapitata nel migliore dei casi.

Eppure non poteva fermarsi a contrastare l'attacco che gli era stato mosso. Lo Straniero era cosciente che quell'attacco era il risultato di un ordine mellifluo eppure perentorio uscito di bocca al Re. Egli aveva decretato la fine di Kreisler e forse anche di Shakan, che per un attimo gli era sembrato di sentir urlare. Fu per un istante incerto su cosa fare: alzare la lama su chi aveva giurato di servire era un atto di viltà che l'avrebbe prostrato più di sentirsi condannare da lui stesso. Eppure doveva difendersi in qualche modo, doveva vivere ora che sentiva che il suo scopo al mondo non era ornare quella navata di penombra e sangue con gli altri corpi.
Rapido, scivolò all'indietro. Lasciava una scia di silenzio dove passava, anche il denso umore che si spandeva per terra si dimenticava di incresparsi al suo passaggio. Chiuse gli occhi, non ne aveva bisogno: ricordava vagamente la posizione degli altri, ne cercava il respiro per averne conferma. Poi cominciò a camminare lateralmente a quella zona, intorno a coloro che non vedeva. La sua sola possibilità era convincere gli altri che la Verità professata dal Re poteva crollare. Dunque parlò, la voce sempre atona ma velata di determinazione. Parlò, e mentre parlava avanzava guardando fisso il nero davanti a sé, e trovandosi così simile ad esso da pensare di stare scrutando la superficie di uno specchio. Del resto, nella tenebra egli non esisteva.

image

Shakan, Alexandra, Sir Bronnigar! Lords and ladies di paesi e popoli lontani, non siete stanchi di essere manovrati come semplici pedine? Con il suo ordine Sua Altezza ci ha dimostrato come possa giudicarci inutili in ogni momento e sbarazzarsi di noi. E voi vi fidate ancora di lui?

Quattro, cinque passi. Probabilmente era solo a un quarto del suo giro intorno al gruppo. Si inumidì le labbra mentre anche gli ultimi residui dell'apatia che l'aveva colto prima cedevano il passo alle sensazioni dell'adrenalina in circolo mista allo stridere del taglio al fianco.

Se ci ha trascinati qui è evidente che gli serviamo, anche se non vuole ammetterlo. Anche se è disposto a sacrificarci per la riuscita dei suoi piani. Su cui - come ben dice - potrebbe mentire, e noi non potremmo che credergli.

Metà del giro. La voce di Shakan, prostrata, emetteva deboli parole. Credette di sentire il nome del Re, avanzò nel buio in quella direzione mentre il sarcasmo rifioriva sulle sue labbra.

Dato questo, e dato che voglio dimostrare di non essere ancora totalmente inadatto ai propositi di Sua Altezza, voglio porgli solo una domanda...

Aveva seguito la voce dello Spettro indirizzata al Re, sperava che lui fosse lì ma non ne era sicuro. Strinse i denti mentre richiamava il Nulla a intridere la frase che stava per pronunciare: voleva darle il peso di un macigno, interrompere il gioco che Ray stava orchestrando abilmente dal loro ingresso nel villaggio. E poi indietreggiare con grazia, tornare nell'abbraccio delle tenebre che l'avrebbero coperto da altre stolte offensive. Gli occhi ancora chiusi, protese il collo come a sussurrare il quesito in un orecchio immaginario.

Scoprite le vostre carte e diteci a cosa vi serviamo.



SPOILER (click to view)
[ReC: 300] [AeV: 350] [PeRF: 100] [PeRM: 250] [CAeM: 200]

Stato Fisico:
Taglio abbastanza profondo sul fianco destro (danno Medio).

Stato Psichico:
Di nuovo motivato, determinato.

Energia:
90%

Abilità passive in uso:
[...] Fuori dall'abitato di Malbork [...]
[Abilità passive dei livelli I, II e III del dominio Void Runner.]
[Abilità personale 1/5 [sblocco del terzo livello del dominio Passiva]

[...] Senza temere il Vento e la Vertigine [...]
[Abilità razziale degli Umani - Passiva]

[...] Guarda in basso dove l'Ombra si addensa [...]
[Pergamena "Favore delle Tenebre" - Passiva]

[...] Sul Tappeto di Foglie illuminate dalla Luna [...]
[Abilità personale 2/5: In termini di gioco, Kreisler sarà sempre a conoscenza di qualsiasi tecnica illusoria o psionica agente su di lui o sul campo circostante, pur non essendone protetto in alcun modo - Passiva]

[...] Intorno a una Fossa Vuota [...]
[Abilità personale 3/5: sblocco delle pergamene da guerriero - Passiva di metagame]

EVERYMAN (Artefatto)
-Maschera invisibile e intangibile, se non per chi la indossa.
-Sua unica e inimitabile virtù è quella di rendere il portatore "uno come un altro". Chiunque lo vedesse tenderà a non prestargli attenzione, anzi, ad evitare il contatto con lui e a dimenticare di averlo veduto. Solo cercandolo volutamente sarà possibile riconoscerlo e trovarlo.
Questo artefatto non modifica in alcun modo i tratti del volto, il suono della voce, o alcunché d'altro del portatore.[/size]

Abilità/Pergamene usate:
[...] Intorno a una Fossa Vuota [...]
Non posso dire di essere indipendente dal Kreisler che sono stato. Ritorna, mi mette di fronte quello che ero, mi rinfaccia gli errori commessi. Sì, sono stato un guerriero. Sono entrato nel corpo di guardia di Lithien all'insaputa di mio padre per fuggire la vita di palazzo e le sue pressioni. Sono stato un guerriero, una sentinella, dovevo eliminare le minacce da Lithien dai pinnacoli azzurri, togliere le armi a chi le usava per nuocerle, respingere le frecce degli assalitori col solo ausilio delle mie mani. [...]
[Pergamena "Disarmo" - Consumo Basso, basata su AeV]
[...] Senza temere il Vento e la Vertigine [...]
[...] E poi io soffro terribilmente di vertigini. Voglio dire: porto un baratro dentro di me, non posso guardare in un altro baratro senza averne paura. Non intendo la "solita" paura, è qualcosa di più sottile. Forse è simile a quella paura di chi sente una presenza dietro di sé, si volta e trova la sua immagine riflessa in uno specchio inopportunamente vicino. Lo sgomento di quel primo istante è ciò che vivo ogni volta che guardo nel vuoto. Ma quella paura, quella vertigine ormai so ricrearla con un solo schiocco di dita. E non crediate non sia utile: provate anche voi a mantenere l'equilibrio sul ciglio di un burrone guardando in basso...
[Pergamena "Urlo di guerra" - Consumo Basso]

Armi:
Ham&Let (Separate) - La lama nera è infoderata, quella bianca è impugnata nella destra.
Corazza - Indossata, ma rotta sul fianco destro.
Everyman - Indossato.


Note:
1)Per riassumere:
-A sentire l'ordine di Ray di eliminarlo, Kreisler ritrova la motivazione nei suoi obiettivi di background.
-Non avendo difese adeguate, viene stordito dal flash. Istintivamente porta le mani a coprire gli occhi.
-Il fendente di Ale lo colpisce dunque al fianco, ed essendo Medio infrange anche la corazza che è una difesa semplice.
-Sfrutto il vuoto descrittivo di Foxy in cui non descrive cosa fa dopo aver colpito: stabilito che rimane ferma con la lama confitta nel fianco di Kreisler, questi sguaina quindi la soada con la destra e usa Disarmo su di lei, avendo ben presente dove si trova l'arma a causa del dolore.
-Con lo stesso braccio destro mena un fendente da destra verso sinistra (quindi da sinistra a destra per chi gli sta di fronte) alla cieca, all'altezza della testa di Alexandra.
-Sfruttando le passive del dominio e il Favore delle Tenebre fa un giro attorno al gruppo, mantenendosi piuttosto largo perché in effetti non può vedere dove va. Per orientarsi sommariamente si fa guidare dai suoni e dalle voci che sente. Chiude gli occhi per non lasciarsi cogliere di sorpresa da un altro flash.
-Arrivato in un punto che pensa essere in prossimità di Ray fa la sua domanda, che a conti fatti racchiude gli effetti della pergamena Urlo di Guerra, per poi indietreggiare nuovamente e nascondersi nelle ombre... forse. (cit. che forse solo Janz capirà)

2)Considerato che la tecnica di Ale è di potenza Media e, siccome nel testo della pergamena non è specificato, si basa sui suoi 300 punti di PeRm, la confronto con i 250 punti di PeRm di Kreisler anziché con la PeRf, per cui non vale la regola del raddoppio che sarebbe valsa confrontando le PeRf.

3)Alcune citazioni sul passato di Kreisler ed Ecatherine provengono da scene giocate. In particolare questa, in cui la Strega fa dono allo Straniero della spada bianca. Ovviamente quando nomino la "Principessa Scarlatta" mi riferisco a Dalys e al combattimento di Kreisler contro lei che ho linkato nel mio primo post, immediatamente dopo il quale comincia questa quest.

4)Stando alla descrizione della pergamena, l'Urlo di Guerra dovrebbe essere innescato da uno schiocco di dita, ma a suo tempo mi è stato risposto nel topic delle domande che può essere adattato alle situazioni contingenti con una ridescrizione ad hoc, sempre che l'innesco della tecnica sia di tipo sonoro, e così ho fatto.

5)Arrivare a dubitare delle parole di Ray è il frutto di un ragionamento durato nel corso dei miei post in cui ho anche messo a confronto diverse cose che ha detto, un ragionamento supportato dalla passiva di coscienza degli ammaliamenti. Spero di aver dato abbastanza motivazioni in-game perché non sia antisportivo o forzato aggirare la passiva di verità nelle parole del Re.

6)Questione marginale, mi scuso se la soundtrack può non piacere, ma l'ho trovata molto adatta alla tensione della situazione. Il pezzo è "L'escalier du diable" di Gyorgi Ligeti, che pare descriva la corsa di un assassino che insegue la sua vittima lungo una scala a chiocciola al buio. E se queste note sono troppe o troppo prolisse, mandatemi a quel paese nel bando così la prossima volta stringo di più. :v:

EDIT: corretto un errore di battitura.


Edited by Bastard de la Nuit - 22/11/2010, 10:44
 
Top
view post Posted on 24/11/2010, 02:09
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


Un kodoku; un abietto
è l'emblema della sopravvivenza; l'opera più alta della creazione.
E' possibile che si formi naturalmente, come è plausibile che qualcuno decida di adoperarsi per manifestarlo artificialmente; in entrambi i casi il procedimento è di rapida assimilazione e di altrettanto semplice attuazione.
Presa una determinata somma di creature, le si chiude in un barattolo, lasciando che si uccidano fra di loro.
L'ultima rimasta - colei che sarà riuscita a fare sue le caratteristiche di sopravvivenza proprie delle altre, a sublimare le loro capacità - viene incantata perché si mescoli meno metaforicamente e più concretamente con le menti e i corpi delle sue vittime.
Sopravvissuta, ella diverrà un Kodoku. Un demone padre delle anime di coloro che ha sconfitto.
L'opera summa; l'uno fra i molti; l'alfa e l'omega.
Il tutto, quando non ci sarà più alcuno, poiché chiunque sarà lui.
O, più semplicemente, Dio sceso in terra, dalla terra, con la terra.

Alcuni usano un barattolo. Altri utilizzano invece segrete, caverne, stanze chiuse o, come in quel caso, chiese sconsacrate. Tutto dipende dalla dimensione delle creature impiegate.
Mentre il flusso caldo dei ricordi di Shakan scivolava nella sua mente, unendosi a quello di tutti gli altri, il monarca riebbe per l'ennesima volta la gustosa sensazione di poter guardare le cose nel loro insieme; si sentì un'aquila fra le lepri. La parte dello Spettro appena ottenuta gli si mescolò con quella di Liam Merihim, Noki, Anya Wallroth, Joey, Shelozagh e tutti coloro che erano stati così ingenui da prendere parte alla sua metodica evoluzione, smarrendosi lentamente e confondendosi con le loro, tornando finalmente ad essere nulla più che un ulteriore elemento delle elucubrazioni del sovrano.
E si sentì finalmente vicino al completamento
della sua abiezione.

Non poté che lasciarsi sfuggire un sorriso - una lacrima - ora che i suoi obiettivi erano così vicini dall'essere divenuti una realtà tangibile ai suoi occhi. Un sospiro di pura gioia, che si liberò come una fresca brezza primaverile nell'aria pesante e sporca della camera chiusa. Abbastanza vicino perché nessuno potesse più impedirgli di concludere ciò che era inevitabilmente cominciato.
Lui, un Kodoku. Il Suo Kodoku.
l'insieme di ciascuno degli stolti che, inconsapevolmente sotto incanto, aveva concesso lui una parte del proprio essere
sentendosi di rimando pervaso da un fiume basso e corrotto di energia.
Lui sarebbe divenuto ciascuno di loro
e ciascuno di loro sarebbe divenuto parte di lui; o almeno coloro che s'erano spinti più a fondo in quell'esperimento, senza sapere a cosa stavano andando incontro.
proprio come Shakan, d'altro canto.
image
Non ascoltò le lamentele prevedibili e spaurite di Kreisler, perso nel buio, ma sollevò comunque una mano con severità per interromperlo.

« Vi chiedete mai... » sussurrò appena « ...se il vento soffra, solo nel suo corso? »
colto da un moto di malinconia, neppure si rese conto di starsi per concedere ad uno dei cliché più odiati della storia della letteratura: l'abitudine del cattivo di svelare i propri piani una volta certo della loro ineccepibilità.
« O se i terremoti si sentano i colpa per le vittime che causano? ...Forse i fiumi in piena non sono che un rigurgito dovuto all'eviscerare di un cielo piangente, colto melaconico nella sua solitudine... »
pausa, teatrale
« ...eppure né io né voi ci soffermiamo troppo su queste allegorie; sono solo forze della natura. »
Quel "solo" - la stessa parola che può esprimere anche la peggiore delle malinconie - portava con sé la voce sibilante di un serpente; di un tentante "Eritis sicut Deus" persosi nelle pagine della storia. Una sfumatura che aveva condannato l'umanità alla perdizione, che l'aveva aiutata nello sviluppo di quella ybris che ora faceva vibrare potentemente l'aria stagnante attorno al sovrano, facendola sussultare e scuotere come se fosse pregna di corrente elettrica.
Un richiamo sì autoritario da scuotere le anime dei morti, dall'andare parimenti contro creazione e pari passo con l'evoluzione; la manifestazione concreta del libero arbitrio di un uomo
che ha solo concluso con l'essere il più umano fra gli uomini.

I cadaveri appesi sussultarono, sollevandosi e lamentandosi, richiamati dalle loro stesse anime che ora rimbalzavano di parte in parte nell'avvicendarsi dei pensieri del monarca; sentendosi parte di quell'ultimo gradino evolutivo appena superato, coscienti di non essere nulla più che parte di una volontà di potenza ben più grande della loro, che li aveva assorbiti, assimilati e ne aveva fatto tesoro, vivendo per loro, di loro, con loro.

« L'Asgradel, i vostri segreti, la verità e le menzogne per me non hanno importanza alcuna... » si sentì di rispondere all'asserzione di Kresiler, che parlava ingenuamente di pedine « ...giusto, Sir Lucian? »
Persino gli angoli più bui della chiesa l'avrebbe sentito nominare quel nome, caricato di un'ironia che - caso più unico che raro - non era stata voluta da lui; lui che ne aveva solo approfittato.
« il Re guerriero, l'uomo più abietto della terra » sussurrò, colto dalle lacrime « ...non può percorrere altra strada se non quella del dominio assoluto. »
Incondizionato. Su ogni cosa, di ogni cosa, per ogni cosa, con ogni cosa.
Egli sarebbe cresciuto, come un possente Leviatano, summa finale di tutte le sue conquiste, egli ne sarebbe divenuto la concretizzazione reale, ne avrebbe preso parte e fatta sua. Niente più che il soffocamento della sua esistenza in un lungo racconto di vittorie e massacri; l'ultimo tentativo di un ragazzo viziato che tenta di sotterrare gli echi di uno sparo - di quello sparo - nella via che è più congeniale alle sue capacità; nel dominio.
Niente più Alejandro né Zacarias; li portava con sé.
Ma più di ogni altra cosa, lui sarebbe divenuto tutto, per lei.
Lui sarebbe divenuto il mondo che lei non aveva potuto vedere coi suoi occhi; la terra sulla quale non aveva potuto poggiare i propri piedi afflitti dalla malattia. Avrebbe portato il creato dentro di sé, dove c'era anche lei.
Per lei, di lei, con lei.
Non vi era altra strada che il dominio assoluto
comunque la si guardasse.

« cosi che quando le sue azioni non potranno che essere riconosciute come una forza della natura »
la sua voce perse un altro tono, scolorendosi ancora
« nessuno - neppure lui - si chiederà più della sua sofferenza. »
egli sarà divenuto semplicemente parte di un mondo più grande. Una terra destinata al suo dominio incondizionato.
Dominio persino sui suoi stessi sensi, sulla sua malinconia, sulle voci e sulle anime che vivevano dentro, di, per e con lui.

« Voi avete già compiuto la vostra utilità entrando in questa chiesa e sottoponendovi al mio incanto diretto. »
questo, per rispondere all'ultima domanda che gli era stata posta
« Ora non vi resta che proseguire nella vostra plebea umanizzazione, »
le scariche nell'aria si fecero più forti, accompagnate dai lamenti acuti dei cadaveri; i ventri di alcuni di questi si squarciarono improvvisamente, mentre piccole creature alate fuoriuscivano dai loro uteri, prendendo a fluttuare come moniti di morte attorno al corpo del sovrano. Corpo che prese a scurirsi lentamente, mentre fiamme incolori iniziarono a lambirlo in ogni suo arto. Due grosse aureole nere si formarono sopra al suo capo e nulla delle sue membra fu più riconoscibile, mentre persino le sue carni
divenivano tutto, abbandonandosi
all'abiezione.

image

« Mentre io mi spingo di un altro passo verso la perfezione. »



SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Status fisico: Illeso
Status mentale: Illeso
Energie residure: 94%
Abilità utilizzate: Già citate.
Tecniche utilizzate: let not light see my black and deep desires: Già citata.
Bones: Non le scaglie, non le vertebre, non gli ingranaggi, bensì le ossa. Spendendo un consumo pari a Medio, Chevalier si ingobbirà improvvisamente e, come colto da un convulso masochismo, prenderà a scarnificare la propria stessa schiena fin dove le sue braccia gli permetteranno di raggiungerla - strapperà ogni lembo di acciaio che la ricoprirà, segherà il metallo e solleverà la ruggine, fino a rivelare e rilasciare le immonde creature che vi abitano sotto. Queste, piccole lame abbarbicate tutt'intorno a lunghe strisce di fil di ferro e ingranaggi consunti dal tempo - creature viventi e fluttuanti mediante abbozzate e rozze ali meccaniche che permetteranno loro di solcare i cieli, nei pochi secondi che costituiranno la loro aberrante vita: resteranno sul campo di battaglia, difatti, solamente per un totale di due turni, al termine dei quali si spegneranno improvvisamente, ricadendo inermi lungo il terreno. Questi rasoi volteggianti potranno essere richiamati in un numero variabile da uno a venti, ma nella loro totalità andranno sempre considerati come un'evocazione di potenza bassa e di un livello energetico inferiore a quello del sovrano. { pergamena pipistrello - magica }.
fill me from the crown to the toe: Quale simbolo per identificare un sovrano come tale è migliore di un trono? Quale manifesto; quale opera? Per tali ragioni e per pura vanità, il monarca è in grado di concretizzare uno dei suoi più spaventosi poteri nella forma di uno scranno di pietra che, ad un semplice consumo energetico pari a Medio, verrà a formarsi a poca distanza da lui, abbastanza perché gli basti non più di un passo per raggiungerlo e sedercisi sopra. Esso permarrà sul campo di battaglia per un totale di due turni e, nella sua pietrosa alterigia, scaverà lentamente radici di pietra nera tutt'intorno a sé, che si diffonderanno a mo' di ragnatela per tutto il luogo dello scontro, corrompendo l'area. Fintanto che la depravazione regnerà sovrana, dunque, le evocazioni dell'abietto andranno considerate molto più potenti del normale - di un livello energetico superiore, per la precisione - e la luce faticherà ad essere prodotta; persino dai suoi seguaci più affini. Le magie di elemento sacro e luminoso, infatti, costeranno un consumo maggiore rispetto a quello previsto per essere partorite - se un incantatore dovesse quindi castare una tecnica sacra o luminosa di livello medio, per esempio, dovrà consumare un quantità di energia pari ad alto. Al termine dei due turni di permanenza del trono sul campo di battaglia, esso si sbriciolerà, e le radici che lo avevano come epicentro con lui { pergamena benedizione del dio oscuro - magica }.
Note: Ray impiega un consumo basso per difendersi dall'urlo di guerra di Kreisler. Dopodiché evoca una ventina di creature volatili che iniziano a volteggiare intorno a lui con la tecnica "Bones" (Pipistrello), attiva la tecnica "fill me from the crown to the toe" (Benedizione del Dio oscuro) che si manifesta tramite la doppia aureola nera sopra il suo capo, rispetto al solito trono. Può usare tre slot a turno finché non si sposta dalla propria posizione grazie alla pergamena Double incastonata nel suo corpo. Assume l'aspetto descritto nel post grazie alla sua abilità passiva di mutazione.


CITAZIONE
Questo è stato un post tanto difficile quanto importante, sia per l'intero progetto dell'abiezione - del quale viene finalmente rivelato il fine ultimo - sia per quanto riguarda l'aspetto psicologico del sovrano - del quale, a costo di ripetermi, viene finalmente rivelato il fine ultimo. Spero che a voi piaccia leggerlo almeno la metà di quanto mi sono divertito a scriverlo. Dopo questo post posso dire che lo sviluppo di Ray ha praticamente raggiunto il suo culmine, ora che "tutti i nodi sparsi per le altre giocate tornano al pettine".
Come al solito, i vostri personaggi sono assolutamente liberi di agire come preferiscono. Il fatto che Ray si sia preparato alla battaglia non significa necessariamente che lo dobbiate ingaggiare in combattimento (potete anche continuare a duellare fra voi, scagliarvi contro qualcun altro, provare a uscire dalla chiesa etc. etc.); sta a voi: siate fedeli al vostro personaggio e agite come ritenete opportuno.
Allo stesso modo delle azioni, i turni tornano ad essere liberi; avete 6 giorni per postare. Per qualsiasi domanda/commento esistono il bando e il post in confronto.
Mi scuso per eventuali errori nel post, ma è troppo tardi per controllare: rimando a domani.

 
Top
view post Posted on 24/11/2010, 17:46
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:


M o r t e

Cosa può spingere un uomo a scarnificare l’entità stessa del proprio orgoglio, della propria moralità, del proprio regno e del proprio potere, per trascendere se stesso, per obliare senza indugio ogni vana pacificazione del creato, per sormontare le speranze delle genti ed assuefarle al proprio spirito, al proprio diletto, apparentemente per il semplice gusto di farle proprie e assecondarne una vana gloria personale?

Cosa spinge la morte a diffondersi lenta – ma inarrestabile – per i campi, per le arene, per i borghi, per le città, per le terre e le regioni, qualora il suo scopo non sia chiaro né definito, oltre il semplice estirpar di vite, qualora il suo strumento sia pari a niente e parvente tale nelle mani di alcun mortale, incapace nessuno – infatti – di assoggettare un potere ad esso anche soltanto similare?

Cosa spinge un Re a ricercar la vita oltre la propria, a ricercar il potere oltre il proprio, l’esistenza oltre la conquista, la moralità oltre l’opinione, la concezione di se oltre la dominazione, a ricercar qualcosa oltre il tutto già sottomesso e posseduto?

Cosa spinge me – inutile ed inquieto – a calcare una simile ambizione, a farmene avvolgere, a subirla inerte, a tentar di comprenderla, anche per il sol gusto di possedere una lama nera che mi penetra, per il sol piacere di sentirla mia, anche se solo per un attimo?


A M O R E

Gridai come una bestia: nel mio vuoto al centro del mondo.

O così mi parve.

Primo soggetto: i o.

Lucian Alastor. Signore dei Campi di Obliat. Novello marchese del governo di Lithien, ripromesso e futuro membro del Conclave. Forse: nel tempo in cui la generazione dominante avrebbe ceduto il passo a noi giovani rampanti, assetati di potere. Concretamente: mai. Ove la brama di corruzione non vince, è proprio sulla corruzione propriamente già radicata, su quella che della propria fame non è mai sazia. Mi arresi alla noia ad al diletto di possedere qualcosa: qualcuno. Orde di schiavi empi, di vittime del mio ego. Orde di corrotti traditori. Cui sfuggii... cui mancai di adempiere le vili promesse. Fermandomi ad un passo dalla corruzione, venni comunque trascinato nel vortice della mestizia. Della sofferenza: e fui causa del male di chiunque.


R e s u r r e z i o n e

Ritornai, in cerca di vendetta. In cerca di gloria, in cerca di riscatto. In cerca di colpe altrui di cui avevo bisogno per dissetarmi di esse, per dimenticare le mie e renderle meno concrete e più giustificabili. Ne avevo bisogno, per giustificare a me stesso quel veleno mortale che con la mia mano avevo versato nelle fonti. Solo per loro: per i miei cari. Per i cari dei miei cari. Per i bambini, le donne, le genti, i vizi e i peccati di Lithien – la Bella. Che solo per l’esistenza stessa di essi meritavano di avere vita, meritavano un’occasione. Un’occasione che avevo negato. Ritornai, per il bisogno di amore. L’amore loro che mai era stato mio. E che ora volevo guadagnarmi, oltre la morte.
Solo per amore. Ritornai


A M O R E


▬▬▬ ▬▬▬


«...Sir Lucian



R
itmiche ed incalzanti scariche elettriche si diffusero nell’aria, inesorabili esternazioni del potere del Sovrano, che riuscii, per ciclici frangenti istantanei, a fissare vibrante di potere, mentre si nutriva – famelico – delle mie memorie e, unendole alle numerose ereditate dai presenti e dai passati suoi schiavi, ne faceva un'unica fonte oscura di corrotta – ma perfetta – trascendenza, ne diffondeva intorno a se la più concreta delle emanazioni: auree nere e neri condotti di energia. Neri veicoli della sua più prossima delle ambizioni. Nere creature giunte da chissà dove. Neri cerchi concentrici di energica potenza.
Avevo visto parte di quelle memorie. Parte dei suoi struggimenti, così confusionari, così rapidi, così vorticanti, eppure così chiari: uno struggimento unico che da un unico punto ed in un unico punto soltanto sarebbe potuto finire. In quel miasma di critica perversione del cuore, non fu per nulla difficile concludere nell’unica maniera possibile in cui lo stesso sovrano avrebbe potuto concludere. La risposta al proprio dolore non poteva essere che la più improbabile, ma l’unica possibile.


▬▬▬ ▬▬▬



Eppure: escluse tutte le ipotesi impossibili, le restanti – per quanto improbabili – non possono che essere la verità.

Secondo soggetto: l u i.

La verità sola e soltanto la verità. La verità che dominare ogni cosa, dominare il cielo, la terra, i mari, i venti, l’esistenza e l’universo sarebbe stata l’unica scelta più logica di chi è cosciente di aver perso l’unica cosa di cui gli importasse veramente e, per converso, decide di dominare ogni aspetto del creato per riguadagnarla. Per raggiungerla ancora: per ritrovarla o per permetterle di vedere con i suoi occhi la lucidità del suo nuovo piano di creazione.
Di divenire una nuova divinità per l’unico scopo logico.

A M O R E

Amore. Perché non ci avevo pensato prima? Il cuore come moto perpetuo dell’esistenza: morte e rinascita dell’esistenza. Vita e sale del proprio braccio: cuore e anima del proprio dispiegarsi nell’esistenza. Dominare l’esistenza stessa sarebbe forse stata l’unica scelta
r a g i o n e v o l e. Per amore.
Per l’unico amore possibile. Per l’unica cosa che non era riuscito a dominare.
Dominare tutto, per desiderare solo una cosa.

Davvero. Perché non ci avevo pensato prima?

▬▬▬ ▬▬▬


Vibrò la mia mente, ancora una volta, di critici impulsi di dolore, mentre l’urlo assordante dello Straniero mi sembrava sopraggiungere – o precedere, ormai non lo distinguevo più – le pesanti rivelazioni del sovrano.

<< ERO IO! ERO IO! ECCOMI: SONO IO... IL FANTASMA DI SIR LUCIAN! >>



G
ridai al vento, pazzo di irrefrenabile follia. Furioso di gioia e sgomento al tempo stesso, tenendomi il capo grondante di sangue tiepido e gli occhi infranti da lacrime amare, inesorabili torrenti di dolore che – rapidi – ripercorrevano inesorabili le memorie mie e del sovrano, fino a rendermi pazzo. Folle. Mi liberai, infine. Di quel fardello tanto pesante che così mi aveva contorto e avvolto. Mi liberai, perché mi pareva così naturale adesso, in quel momento. Eppure mi pareva assurdo, incredibile, che avessi atteso tanto: che fossi dovuto giungere ad un passo dall’insanita per ritenerlo possibile e congruo.
Confuso e distorto, ripiombai lentamente al terreno, per poi rialzarmi ancora e sforzarmi di rimanere eretto. Di concludere degnamente quel mio momento di infinita lucidità, dopo attimi di follia in vita. Rinsavivo solo ora, nell’istante stesso in cui divenivo pazzo. Il coraggio: il coraggio mai avuto. Il coraggio di ammettere se stessi. Ma, ormai, era tardi.
Cosa avrebbe fatto lo straniero? Mi avrebbe attaccato? Ucciso? Poco importava. Avrebbe condotto con giustizia la sua azione. Ma, al momento, passava anche questo in secondo piano. Tutto passava in secondo piano nel momento stesso in cui comprendevo l’essenza dell’ambizione umana, o ultraterrena. La Perfezione. La Perfetta dominazione del tutto. Tutto, in questo modo, avrebbe riguadagnato un senso: un senso che avrei potuto plasmare con le mie stesse mani. Niente più sarebbe stato giusto o sbagliato, corretto o malvagio, bene o male: una nuova interpretazione degli opposti sarebbe stata data dall’essere che avrebbe ricalibrato gli equilibri dell’esistenza.

E, alla fine, qualunque cosa sarebbe stata c o m u n q u e g i u s t a. Solo per amore.

...solo per Lei.

...e nessuno
p r o v e r e b b e p i ù r a n c o r e.



M
a ero lucido in quel ragionamento? O era la pazzia che inesorabilmente mi portava a dipingere inesistenti piani, a plasmare irrazionali memorie di altri, a presumere di conoscere un progetto assolutamente partorito da quello stesso sangue caldo che mi avrebbe presto devastato ogni frammento della mente? Dovevo sapere. Dovevo averne la prova!
O forse: forse no. Non era la prova che cercavo, ma una nuova ridefinizione del mio ruolo. Volevo, tremendamente volevo – forse – soltanto entrare a far parte di quella perfezione. Assaggiarla e lambirla, come fosse mia per un attimo. Nonostante tutto: nonostante l’assurdità e la probabile inutilità del mio gesto, tanto infimo quanto stupido agli occhi del sovrano, che già si era beffato delle mie capacità. Tanto inutile. Eppure volevo: fortemente volevo e
d o v e v o. E nel mio piccolo, in quel frangente di trascendente epurazione, mi presi il lusso – e forse il gusto – di plasmare a mia volta quel piccolo scorcio di realtà.


▬▬▬ ▬▬▬


Terzo soggetto: l e i.

Allargai le braccia, circondandomi di inebrianti melodie:
i gemiti, le urla, il piacere di quegli amplessi e di quelle torture.

image

La Chiesa prese nuova forma:

"un salone gigantesco, illuminato dal fuoco di un camino che da solo conteneva lo spazio necessario per costruirvi un salotto. Lugubri, le lingue di fuoco illuminavano gabbie appese al soffitto, tavoli di ferro battuto e le mura vermiglie di quella che una volta doveva essere stata una perfetta sala delle torture. La musica, più che altro grida e ruggiti, battevano con forza contro la roccia, graffiandone le pareti, e la folla non aiutava.
Persone ovunque. Sedute ai tavoli, dietro a quelli che sembravano banconi destinati all'alcool, distesi sopra a brande o, peggio ancora, dimenandosi dietro a sbarre o allacciati a macchine dall'aspetto tutt'altro che innocuo. Nessuno piangeva, però. Tutti sembravano divertirsi come mai avevano fatto in vita loro, e nonostante ogni tanto si vedesse volare anche qualche schizzo di sangue, nessuno sembrava farci caso per più di qualche secondo. Gli uomini ballavano e ridevano dietro a lugubri e contorte maschere scheletriche, corteggiando le donne che, dal volto e dal corpo tutt'altro che celato, civettavano fra le poltrone
".


Presi a danzare, ormai vittima di una qualche assurda armonia mortale.
Non vidi nulla di tutto quello, potevo soltanto udirlo. Potevo soltanto immaginarlo.
Ma poco importava: anzi. Chiusi gli occhi. Li serrai, limitandomi ad ascoltare beato le invettive del mio ego, che andava contro
ogni moralità che avevo presunto di avere fino a quel momento. Mi abbandonavo al caos e alla mia follia. Non contento, però.

Nel mentre che quel palcoscenico di morte e lussuria si dimenava innanzi alle mie orecchie, aggraziai le dita delle mani, come per tessere invisibili corde. Come per congiungere invisibili trame. E mi abbandonai, ancora, alla mia pazzia.
Plasmai: plasmai le mie mani tozze e rugose, in armoniosi e suadenti palmi bianchi, terminazioni finite di altrettanto pallide braccia, nude e sinuose. Plasmai, ancora: glutei turgidi, sodi e curve sinuose, accattivanti. Un seno alto e morbido, perfettamente proporzionato al resto del corpo. Due gambe lunghe e toniche.
Un viso angelico, un naso perfetto e degli occhi di ghiaccio, all’occasione, però, capaci di scatenare in chiunque ardenti passioni latenti. Un portamento fiero, alto e orgoglioso. Seppur immobile. Un corpo nudo di donna. Perfetto.
Eppure, il corpo di un fantasma. Uno spettro: una trasparente ombra della bellezza che fu.

In quel frangente di esponenziale insania, presi le fattezze di lei.
Di colei per il quale supponevo tutto fosse nato e giunto: di colei per il quale egli avrebbe corrotto se stesso.
Della donna delle memorie del Sovrano: seppur traslucida e opaca nel suo essere.
La ridisegnai in ogni minimo dettaglio, anche più insignificante: prendendo a piene mani ogni parte di quelle memorie preziose. Di quei ricordi e di quei sentimenti che, ormai, sentivo quasi come miei propri.


▬▬▬ ▬▬▬




image

« ...mi spingo di un altro passo verso la perfezione. »



A
vanzai verso il Re, con passo fiero e suadente, mimando ogni espressione di lei, ogni suo movimento, ogni esternazione del suo animo. Così come le avevo apprese dalle preziose memorie: così come le avevo imparate dal cuore del Sovrano. Dai suoi sentimenti. O da quelli che mi erano parsi tali.
Avanzai cercando di dissimulare l’impossibilità fisica di condurre il mio passo, di muovermi con naturalezza nell’oscurità, cosciente che mi spostavo nella mia illusione, ma anche di quanto fossi incapace di verificarne l’armonia nel suo complesso. Mi muovevo sperando di apparire quanto più naturale possibile, nella direzione del Re: ne fissai a stento i movimenti, scorgendo appena le creature nere vorticargli intorno, due cerchi concentrici disegnarsi sul suo capo e le sue membra mutare lentamente, incosciente di quanto tutto ciò fosse reale o parto delle mie orride visioni corrotte.
Ormai, però, era tardi: volevo, fortemente volevo quella prova di umanità, per convincermi che tutto quello non fosse brama di potere fine a se stessa – ovvia ed immonda – ma qualcosa di più, qualcosa di tanto perfetto e corrotto, quanto umano e corruttibile. Volevo, fortemente volevo, credere in quel concetto astratto: che nel buio di quella Chiesa il Re si fosse eletto tiranno del creato per l’unico obiettivo che ritenesse degno di esser conquistato per davvero.


▬▬▬ ▬▬▬


A M O R E

...e volevo, in qualche modo, rendermi partecipe di tutto quello.

Con la forza.

Con la forza del cuore.

<< ...vivi, esisti e fai tutto questo...solo, per me? >>

Lo fissai intensamente, come si fissa un amante.

<< ...ti ricordi, il mio n o m e... ? >>

Dissi, mutando finanche la mia voce e rendendola quanto più possibile simile a quella dei miei ricordi.
Dissi, tendendo la mano sinistra piena di grazia verso le membra corrotte del Re.
Dissi, cercando di sfiorare il Sovrano e la sua perfezione.
Cercando teneramente di toccarlo.


SPOILER (click to view)
ReC:
275
AeV:
250
PeRf:
150
PeRm:
275
CaeM:
200
Immenso:
40%
Alto:
20%
Medio:
10%
Basso:
5%



image

Del Fisico: Tre ferite leggere alla mano sinistra (Basso)
Del Psichico: Quasi pazzo e confuso (Critico + Basso).
Dell'Energia: 120% - 40% - 10 % 5 % = 75%

Delle Attive:

CITAZIONE
L'Illusione plasma la realtà (Dominio, II livello).
L'illusioni di Shakan sono tanto potenti da poter modificare l'ambiente circostante. La mutazione non sarà reale, bensì sarà un'illusione ambientale (un'immagine, quindi, e non una tecnica psionica - bensì magica), che si estenderè per un'area di 30 metri di raggio. Considerata la notevole potenza, l'illusione potrà essere lanciata una volta sola, ma durerà fino alla fine del combattimento. L'illusione potrà variare in ogni ambito, ma dovrà essere necessariamente fissa e non potrà impedire la vista all'avversario con tenebre o fitte nebbie. Potrà nascondere un dirupo, oppure mostrare falsi ripari. L'illusione colpisce tutte le persone presenti sul campo di battaglia, in quanto agisce su di esso e non sulle loro menti. Questo tipo di illusione inganna il senso della vista, dell'olfatto e dell'udito, ma non quello del tatto. Solo Shakan sarà in grado di percepire le vere realtà dell'ambiente mutato, mentre gli avversari dovranno necessariamente possedere una tecnica apposta per poter sciogliere questo incanto. Venire a conoscenza di essere al centro di una illusione non la spezza. (Attiva, consumo di energia: Medio)

CITAZIONE
Il fantasma sono io! (Personale 2/6).
Con un consumo di energia variabile, Shakan è in grado di creare una potente malia: modificando i tratti del proprio corpo, infatti, potrà indurre un potente sentimento di terrore generato alla propria immagine per come percepita dagli occhi di chi la osserva. Shakan apparirà, nelle menti altrui, trasformato in un fantasma: il suo corpo sarà pallido, taslucido, quasi trasparente, gli occhi lucenti e tutti i tratti e gli aspetti del proprio essere si modificheranno di conseguenza, in modo da apparire, in tutto e per tutto, una presenza "spettrale". Shakan potrà rendere tale "immagine" più o meno complessa (passando, per esempio, da semplice fantasma pallido e sfocato, a potente spirito di una divintà ancestrale): in questo senso, Shakan potrà scegliere la forma, la caratterizzazione e la natura "spettrale" che più gli sembrerà adatta alla situazione, dando l'impressione di parlare, muoversi, combattere e, in generale, relazionarsi, allo stesso modo in cui farebbe un vero fantasma della stessa tipologia. L'effetto effetto principale, però, sarà solo quello di generare terrore in proporzione alla variazione del consumo di energia. In concreto, infatti, il corpo di Shakan non muterà e la tecnica avrà comunque come effetto quello il solo indurre terrore nelle vittime. Ogni ulteriore conseguenza dettata da tale trasformazione sarà da considerarsi del tutto eventuale e rimessa unicamente alle reazioni inconscia delle vittime. La tecnica, pertanto, non sarà da considerarsi una "illusione" propriamente detta, ma, piuttosto, come un ammaliamento psionico, in grado di danneggiare la mente della vittima. L'effetto dura un post. (Attiva, consumo di energia: Variabile Critico)

Delle Passive:

Solitudine (razziale): difesa psionica passiva
Non pago per le mie colpe (dominio I): illusioni castate senza vincoli fisici né concentrazione;
Il potere è parte di me (dominio II): illusioni scontate del 5%, ma mai sotto l'1%;
Che io sia dannato (personale di metagame): permette di usare abilità necromante;
Vivi il mio tormento (personale): le evocazioni sono intangibili e immuni ad attacchi fisici.

Delle Armi:

Washi, la carezza del fantasma: equipaggiata braccio sinistro, artigli non estratti;
Frusta: legata alla cintura

Del Riassunto: Fondamentalmente subisco l'urlo di guerra di Kreisler, che peggiora ulteriormente le mie condizioni mentali. Poi, mi rendo del tutto uguale all'immagine della donna vista nelle memorie di Ray, usando la mia personale a livello critico contro di lui. Contemporaneamente, però, grazie alla passiva che mi priva di vincoli fisici per lanciare le illusioni, lancio l'attiva del secondo livello del dominio per rendere l'ambiente simile a quello della stanza della prima memoria rimembrata nel post precedente, dove Ray incontra la donna per la prima volta.

Delle Note:
Allora. Ho bisogno di andare con ordine:

1) Shakan è quasi totalmente folle, oltre che confuso, per i vari attacchi subiti. Quindi fondamentalmente non ragiona lucidamente come al solito, anzi: nelle sue elucubrazioni folli, però, rivede le immagini mentali dei ricordi di Ray e si sforza di comprendere il suo piano, sperando che questo non sia un semplice tentativo di dominazione fine a se stesso, bensì il piano per plasmare la realtà e ricongiungersi - in qualche modo - all'amore per la donna che ha visto nei suoi ricordi. Shakan, infatti, rimane fondamentalmente votato all'amore, e al suo innato bisogno di affetto, quindi di quei ricordi fa suo sopratutto il sentimento di Ray per quello della donna e, in qualche modo, lo esaspera;

2) Per far questo, ho distinto i pensieri razionali, postati col solito layout giustificato, da quelli irrazionali, centrati e senza spazi laterali;

3) L'azione, in generale, non è un attacco vero e proprio, bensì un tentativo di "far sua" questa sensazione di perfezione di Ray e, allo stesso tempo, vedere se quanto da lui irrazionalmente ipotizzato, è vero. Ovviamente non riesce più bene a distinguere il razionale dall'irrazionale, gli attacchi da azioni più semplici, quindi scatena tutto il suo potere senza limiti;

4) In tutto questo ragionamento, Shakan capisce che l'idea del dominio si può adattare anche alla sua causa e, in quest'ottica, il suo voler nascondere l'identità di Sir Lucian gli sembra ormai stupido ed inutile, quindi conferma urlando come uno sciagurato (ove non si fosse capito) e, anzi, capisce che divenire parte del "progetto" di Ray, lasciarsi "corrompere" da esso, è l'unica cosa importante. Anche più importante del pensiero di Kreisler;

5) Ho corretto un precedente errore di calcolo nei consumi, ora è tutto giusto;

6) La parte in corsivo tra virgolette è una citazione del bg di Ray, l'ho riportata per intero perché era perfetta così, lasciando a me, invece, le interpretazioni delle immagini. Per quel che concerne questo punto, tale citazione è sua e da attribuirsi solo alla sua opera, non alla mia;

7) Mi rendo conto che l'immagine riportata è molto cruda, spero non offenda nessuno. Ho censurato il più possibile, nel caso non basti la modificherò o rimuoverò;

8) Non ho messo la solita citazione di tempo e spazio che metto in cima ad ogni post, volutamente: Shakan ormai ha quasi perso del tutto la concezione di tempo e spazio al momento.


Edited by janz - 24/11/2010, 18:33
 
Top
Bastard de la Nuit
view post Posted on 27/11/2010, 15:27




La mano levata del Sovrano.
All'inizio fu la sola risposta che questi diede al quesito dell'Adepto del Nulla, insieme onnipresente e in nessun luogo.
Scorse per prima cosa quelle cinque dita levate nell'oscurità, pallido faro nella navata di pece. Sotto di esse il tessuto arricciato del manto regale che cascava in pieghe sontuose.
Poi colse il colorito malaticcio dell'incarnato di Shakan, gemente con la testa fra le mani. E lo sguardo di fiamma di Alexandra, qualche metro più in là. Si accorse che i suoi occhi ora penetravano il buio. -O era il buio a penetrare in loro e a plasmare sé stesso nelle immagini che vi dimoravano? O il sangue che gli usciva dal fianco dolente a illuminare la chiesa con i suoi lampi di dolore?

Parole fluirono lentamente dalle labbra del Sovrano. Parole il cui significato era oscuro, o forse era troppo banale per essere inteso. Parole retoriche, parole vuote o parole che troppo furbamente celavano segreti atroci. E infine, l'ammissione: L'Asgradel, i vostri segreti, la verità e le menzogne per me non hanno importanza alcuna. << ...sir Lucian? >> Sul volto dello Straniero si spanse la vaghezza di un sorriso amaro mentre quella figura trasudava disprezzo da ogni fonema che indirizzava loro. Dunque era a una persona simile che aveva giurato fedeltà? Di una persona del genere seguiva gli ordini? << ...sir Lucian? >> Ormai non era più un mistero che Colui che reggeva le sorti del Toryu e di ogni essere vivente in quella sperduta plaga concupisse dominio e conquista, ma non stimasse più che spazzatura tutto ciò di cui riusciva a impossessarsi.

Il Re. Semplice e terribile manifestazione di una brama infinita, che finita la terra oltre l'orizzonte lo portava a saziarsi di corpi, e di anime, e di ogni cosa. Conosceva quella fame. L'ansia di divorare ogni cosa nella vana speranza di placare il proprio insano appetito.
Era precisamente così che si comportava il Nulla.
Uno stridio tagliò l'aria, veniva dall'alto. << ...sir Lucian? >> Volse lo sguardo sopra di sé e vide demoni lacerare le carni dei cadaveri, riempire lo spazio tra sé e la volta, scendere in picchiata, turbinare attorno al loro Signore che avvampava di morte e distruzione, assiso nella regalità della sua abiezione.
E Kreisler provò disgusto e pena. Osservava il crescere di tanta potenza fine a sé stessa, indirizzata a nient'altro se non all'autoglorificazione << ...sir Lucian? >> e non vi vedeva Scopo alcuno. Stava per girarsi e andarsene, degnando dell'attenzione che meritava un bambino capriccioso e intestardito Colui che stava trascendendo i limiti umani. Quando << ...sir Lucian? >>

<< ERO IO! ERO IO! ECCOMI: SONO IO... IL FANTASMA DI SIR LUCIAN! >>

Shakan.
La voce di Shakan!
Sir Lucian, il fantasma!
Il fantasma di Sir Lucian!



__________________________________

La cenere pioveva dal cielo plumbeo del Midgard.
Fiocchi grigi come il rimpianto coprivano il rosso sparso al suolo in un sudario pietoso.
Solo due figure si ergevano ormai tra le zolle arse e spaccate.
E una di loro non sarebbe stata in piedi ancora per molto.
Perché mi avete assalito?
La voce dello Straniero risuonava più forte del solito per l'emozione. Il sudore gli copriva il volto e la maschera.
L'altro lo guardò e trovò la forza di piegare il volto in un ghigno, mentre il sangue scorreva dai tagli che ne segnavano il corpo come una ragnatela.
Kreisler il soldato mi condurrà dal fantasma di Sir Lucian. Sotto le insegne del Re che non perde mai...
Levò l'ascia, l'abbassò che nemmeno si rese conto di essere già morto.
A Kreisler rimanevano solo un nome per risalire al suo passato, e tante morti sulla coscienza.
__________________________________


Dunque era Shakan! L'uomo che egli stesso aveva convinto a non disertare la chiamata alle armi della guerra contro i Martell! L'uomo che aveva riconosciuto anche sotto la maschera al ballo! Il ballo...



__________________________________

E così il Lemure, in un completo immacolato, una sottile cravatta nera come unico ornamento, vide sfilare aquile e pavoni, conigli e sciacalli nella loro barocca opulenza. E adeguava le sue movenze a quelle dei danzatori, osservandoli e cercando di imitarli, inchinandosi a una sconosciuta mascherata da ermellino per invitarla a ballare. Piroettava con lei, seguito dalla scia di una stola di pelliccia picchiettata di nero. E sapeva che sarebbe stato dimenticato non appena si fosse allontanato, silenzioso nel ritmo scintillante della danza. Mi domandavo, Milady, se non abbia per caso sentito parlare dello spettro di un certo sir Lucian. No? Ne è sicura? Non si preoccupi, non è nulla di importante.
[...]
Shakan.
Kreisler sorrise sotto l'inespressiva maschera da lemure nel momento in cui il Corvo si presentò come "l'essere che...": coglieva in quella frase un volersi mantenere quantomai generico, celando particolari risvolti della propria identità. Ma il suo spettrale interlocutore non avrebbe mai immaginato che egli non si sarebbe nemmeno potuto definire "essere" con certezza.
Posso chiedervi cosa vi codunce in questa ricorrenza? Forse la volontà di esibire quella maschera così singolare?
Chi lo sa, messer corvo. Questo poteva voler esprimere lo sguardo sornione che Kreisler gli rivolse. Ma la voce rispose ben altro.
In verità sto raccogliendo informazioni su un certo fantasma, come forse avete sentito. Il fantasma di...
Battito di mani. Ancora una volta la voce del Re conquistava l'attenzione degli astanti. Con gestualità grottescamente teatrale spiegava il suo progetto di costruzione di un essere superiore, nato dalla sofferenza di mille anime.
Teatrale.
Retorico.
Una tenda si mosse, rivelando l' o r r o r e .
__________________________________


Gli era sembrato che il discorso di Ray avesse interrotto la risposta dello Spettro quella volta, una semplice coincidenza che rimandava il discorso a sede più calma. Ma no, non era così, non doveva essere così! Shakan non l'aveva volutamente degnato di una risposta! Perché, p e r c h é, maledetto figlio di cagna? A quest'ora potevamo collaborare insieme per la salvezza della città, della città mia e tua!
Ora gli occhi erano velati da lacrime di rabbia. Fu solo con quel filtro che riconobbe in quel volto emaciato quello di uno dei nobili più influenti di tutta Lithien: Lucian, della casata degli Alastor! Viziato, arrogante, spocchioso come ogni suo simile che gli fece odiare quell'aristocrazia di cui egli stesso faceva parte e da cui decise di spogliarsi scappando di casa. Gli anni ne avevano cambiato il carattere, certo, ma non bastava a scusarlo di ciò che aveva fatto.
Eppure maledisse sé stesso per non aver capito prima dinanzi a chi si trovava, per non aver rimesso insieme i cocci in un ragionamento che l'avrebbe portato alla verità, e forse alla salvezza.


__________________________________

E rossi erano i segni che quelle mani lasciavano sul volto bianco del suo compagno vestito di nero -e no, non sapeva perché la creatura vi si stesse avvicinando, non si poneva neanche il problema nella contemplazione impressionistica di una scena che non sembrava neanche più appartenergli- e bianchi erano anche gli occhi di Shakan che all'improvviso lo guardava -perché, poi?- e bianco e rosso era l'insieme delle carni che si avvicinavano, come lo stemma araldico che gli balenò nella memoria -angelo bianco su fondo rosso... la casata degli Alastor di Lithien?
E perché stava pensando a quello in quel momento?-

__________________________________


Non poteva essere stato così ingenuo, così stolto, così cieco! Lucian era Shakan e non l'aveva mai capito, e la sua missione sembrava tanto più difficile ogni giorno che era passato senza che se ne accorgesse! Urlò la sua frustrazione alle arcate perse nel buio mentre le ombre si raggrumavano in una grottesca orgia silenziosa. La ferita aveva raddoppiato il suo bruciore ora, splendeva nei sensi confusi dello Straniero come un piccolo sole.

No! No! No! NO!


Vide barcollare l'uomo che aveva cercato invano per tanto tempo in direzione del Monarca, in direzione della sua morte. Non capiva che per quell'essere la vita di loro tutti contava meno dei cadaveri malamente appesi sopra le loro teste?

È la disperazione che a volte detta le decisioni degli uomini. È nei momenti più bui che il cuore si apre a soluzioni che in condizioni normali sarebbero sembrate irrealizzabili, forse anche fuori da ogni logica. Fu infatti per disperazione che Kreisler decise di salvare Shakan dalla furia di quella bestia che ormai si rifiutava di chiamare suo sovrano. Non poteva lasciar morire la flebile speranza di scoprire le risposte a tanti perché del suo passato. Non ora che l'aveva trovata dopo tanto peregrinare.
Levò entrambe le braccia verso l'alto a incanalare la sua forza, il suo tormento. Invocò la luce delle stelle perché redimesse quell'inferno, invocò il Nulla perché divorasse quel tetto. Nuovi lampi neri ammiccarono dall'alto, meno repentini di quelli che attorniavano Ray ma non per questo meno pericolosi. Sentì nelle viscere la fame del suo Nulla risucchiare le travi di legno in un vortice invisibile, sentì chiedere ancora nutrimi! SAZIAMI! ma non cedette. Mentre ciò che restava del soffitto franava da qualche parte lì in alto, lo Straniero abbassò le braccia e si slanciò verso Shakan. Seguì il suo volto latteo nell'oscurità. Calpestò corpi nudi e tremanti di dolore e piacere senza curarsene. Cercò di sopportare il dolore che gli apriva il fianco ad ogni passo trasformandolo in determinazione. Si fece largo forse nell'ennesima proiezione della turpitudine del Re.
E mentre correva piegava di nuovo al suo volere le fauci del Vuoto e la loro fame senza fine: traslucido, un varco si aprì alle spalle dello Spettro. Attraverso di esso, finalmente il cielo sopra Bottiglia Verde. Il cielo con le sue stelle che ne piangevano il destino.
Si sarebbe lanciato ad abbrancare l'uomo venuto dal suo passato, portandolo con sé attraverso il portale sul tetto della chiesa, certo che si sarebbe richiuso dietro di loro sottraendoli alla follia che si stava consumando quella notte.
Ma i suoi occhi incociarono per un istante quelli del Re.
Non erano più occhi, erano tizzoni vacui. Ardevano di tutte le memorie che avevano inglobato, eppure parevano ancora sul punto di spegnersi come focolare non alimentato. Occhi di un Dio che aveva paura di essere nessuno.

Provo pietà per voi, Sire.

Bisbigliò queste parole incurante delle conseguenze. Poi saltò verso Shakan, verso il sentiero tracciato dal Nulla, verso la libertà.



SPOILER (click to view)
[ReC: 300] [AeV: 350] [PeRF: 100] [PeRM: 250] [CAeM: 200]

Stato Fisico:
Taglio profondo sul fianco destro (danno Medio).

Stato Psichico:
Estremamente agitato.

Energia:
(90-20-20)=50%

Abilità passive in uso:
[color=black][...] Fuori dall'abitato di Malbork [...]
[Abilità passive dei livelli I, II e III del dominio Void Runner.]
[Abilità personale 1/5 [sblocco del terzo livello del dominio Passiva]

[...] Senza temere il Vento e la Vertigine [...]
[Abilità razziale degli Umani - Passiva]

[...] Guarda in basso dove l'Ombra si addensa [...]
[Pergamena "Favore delle Tenebre" - Passiva]

[...] Sul Tappeto di Foglie illuminate dalla Luna [...]
[Abilità personale 2/5: In termini di gioco, Kreisler sarà sempre a conoscenza di qualsiasi tecnica illusoria o psionica agente su di lui o sul campo circostante, pur non essendone protetto in alcun modo - Passiva]

[...] Intorno a una Fossa Vuota [...]
[Abilità personale 3/5: sblocco delle pergamene da guerriero - Passiva di metagame]

EVERYMAN (Artefatto)
-Maschera invisibile e intangibile, se non per chi la indossa.
-Sua unica e inimitabile virtù è quella di rendere il portatore "uno come un altro". Chiunque lo vedesse tenderà a non prestargli attenzione, anzi, ad evitare il contatto con lui e a dimenticare di averlo veduto. Solo cercandolo volutamente sarà possibile riconoscerlo e trovarlo.
Questo artefatto non modifica in alcun modo i tratti del volto, il suono della voce, o alcunché d'altro del portatore.[/size]

Abilità/Pergamene usate:
[...] Quale Storia laggiù attende la Fine? [...]
Non credo nell'Apocalisse. Credo nella fine del mondo, ma sarà solo perché ad esso succederà quanto succederà a me. Saremo divorati dal Vuoto. Diventeremo giganteschi buchi neri, quei corpi celesti oscuri dove le stelle cadono e muoiono. Mi ricordo vagamente che mio padre li studiava quando scappai di casa; me ne parlava entusiasta cercando di farmi interessare all'argomento. Ora sono costretto ad interessarmene: sono io stesso uno di quei corpi oscuri. [...] Poi ho imparato a ricreare queste entità al di fuori di me. E' affascinante ridurre la materia a una singolarità circondata dal Vuoto più assoluto.[...]
[Abilità personale 4/5: In termini di gioco, Kreisler può creare dei piccoli buchi neri entro il suo campo visivo concentrandosi per qualche istante. Essi attrarranno inesorabilmente qualsiasi corpo fisico entro un certo raggio, la cui misura sommata al danno da impatto subito da chi entri a contatto con il corpo celeste sarà proporzionale al consumo speso - Consumo Variabile, usato Alto]

[...] In una Rete di linee che si Intersecano [...]
Cos'è la distanza? Per la geometria classica, la linea più breve che collega due punti. Per me, qualcosa di facilmente aggirabile. Il Nulla mi ha mostrato i suoi sentieri, le sue porte sono sempre aperte a me che Lo ospito nel mio corpo. Un istante e un portale mi accoglie, invisibile, accogliendomi in sé e trasportandomi altrove nello spazio, dovunque possa guardare e chiedergli di accompagnarmi.
[Abilità attiva del III livello del dominio Void Runner - Consumo Alto]

Armi:
Ham&Let (Separate) - La lama nera è infoderata, quella bianca è impugnata nella destra.
Corazza - Indossata, ma rotta sul fianco destro.
Everyman - Indossato.


Note:
1)Per riassumere:
-Ascoltando le parole del Re, Kreisler ne interpreta la psicologia dal suo punto di vista.
-Non riconduce subito il suo riferimento a Sir Lucian al "fantasma" che sta cercando per motivi di background, ma si accorge che la persona che cerca non è nient'altri che Shakan non appena questi grida di essere il fantasma di Sir Lucian.
-Rivede alcune scene passate in flashback si allarma vedendo Shakan che si avvicina minacciosamente a Ray pur essendo visibilmente provato.
-Deciso a salvarlo, prova a sfondare il tetto con la sua variabile a consumo Alto.
-Poi corre verso Shakan con l'intento di "placcarlo", e apre alle spalle di quest'ultimo un portale che dovrebbe condurre sul bordo del tetto entrambi.

2)Ray specifica che la luce emanata dalle sue tecniche permette di vedere ciò che succede, pur permanendo le tenebre. Interpreto questo dato con una visione vaga e faticosa della scena e delle persone coinvolte. Questo vale anche per l'illusione ambientale di Shakan, che Kreisler scambia per un altro effetto scenografico di Ray pur non distinguendola in tutti i suoi dettagli.

3)La trasformazione di Shakan è un attacco psionico diretto contro Ray, dunque Kreisler non la nota e continua a vederle Shakan per com'è.

4)Rompere il tetto è funzionale all'uso della tecnica successiva, che teletrasporta "entro il campo visivo". Poiché l'ombra è tale che non vi sia differenza tra il reale soffitto della chiesa e il soffitto della sala dell'illusione di Shakan ho ritenuto applicabile comunque la tech. Tuttavia, proprio perché l'utilizzo è un po' al limite dal momento che si basa più sull'intuito che sulla vista effettiva, ovviamente non sarò autoconclusivo sul suo andare a buon fine o sul punto esatto dove trasporta Kreisler e Shakan, che lascio specificare al QM (chiaro comunque che non sono così fesso da aprire il portale nello stesso punto dove ho lanciato il buco nero :asd:). Comunque, come indicato tempo fa da Ray rispondendo a Foxy, il consumo Alto usato dovrebbe permettere la rottura del tetto.

5)Sempre riguardo il portale, ribadisco che non evitando nessuna tecnica lanciata contro Kreisler o Shakan non lo considero come difesa assoluta a meno di non sbagliarmi. Nel qual caso ne accetterei le conseguenze.
 
Top
Foxy's dream
view post Posted on 30/11/2010, 20:31




image


Quanta foga, quanta energia. Ogni azione della fu regina era dettata da un ideale, da uno scopo, da un obiettivo da perseguire, e più o meno lungimirante che fosse poco le importava. Nessun ostacolo avrebbe mai più arrestato la sua corsa in direzione di una disarmante verità, nulla più doveva incatenarla alla sua precedente condizione di oziosa inerzia, la stessa in cui ebbe modo di precipitare, la stessa che l’aveva relegata all’oblio d’un torpore troppo familiare. Inespugnabile l’aveva difesa, l’aveva protetta dal mondo, ma lo squarcio lucente d’una prospettiva futura l’aveva risvegliata da quel coma vissuto invero coscientemente, stimolandola ad agguantare il proprio destino e a sbilanciarsi oltre il rassicurante parapetto di una traviante consapevolezza. Mettendosi quindi in gioco, a rischio perché vivere o morire non aveva più alcuna importanza. E così come si faceva beffa di quel destino infame, altrettanto saldamente stringeva fra le proprie mani la fredda elsa della propria arma divenendone un tutt’uno con essa.
Troppo facile per lei. Troppo semplice per un cavaliere. La lama infatti, fendendo l’ammorbante aria che greve aleggiava fra quelle mura, andò a infierire, come designato, sul corpo del viandante secondo gli impliciti comandi del sovrano. Ma dove aveva colpito esattamente? Dove si era conficcata la sua lama? In un ilare moto di stizza si sorprese nell’ipotizzare di aver fallito nel suo intento, che “la mano di troppo” obiettivo di quella singolare offensiva fosse ancora saldamente legata al suo braccio. Tuttavia la lama affondò ugualmente , probabilmente nel suo costato a giudicare dall’altezza in cui la spada si era fermata.
Un sorriso abbozzato andò a incorniciare la malevola espressione sul viso dell’oscura paladina, tuttavia era ancora troppo presto per gridare vittoria, uno spergiuro troppo lontano dalla realtà dei fatti. Lo sapeva. Lo intuiva. Dopotutto il continente intero era disseminato di uomini e donne dalle più diverse capacità, alcuni che rasentavano pericolosamente l’inumano, mentre tanti altri non rimanevano altro che uomini semplicemente troppo umani, ed il pensiero volò immediatamente alle figure su appese, colpevoli di nulla se non d’essere individui qualunque in una cittadina qualunque.

image


Veloce. Troppo veloce. La reazione dell’uomo avanti a lei fu tanto rapida quanto inaspettata. Egli sguainò infatti la propria arma, una spada a giudicare dal caratteristico stridio metallico, che subito andò a far leva sulla pesante bastarda della paladina fino a strappargliela di mano per poi precipitare ineluttabilmente nella pozza cremisi ai suoi piedi vittima della più nota legge fisica quale era la gravità.
Si dannava, sì! Ancora per la propria inettitudine, questa volta preda del suo borioso modo di fare che l’aveva indotta ad impugnare le armi contro un nemico che non avvertiva come tale, e fu probabilmente per quella stessa motivazione che non affondò il colpo in un punto ben più interessante. Ma fu ancora troppo presto per abbandonarsi all’indolenza di quel ragionamento balenato così inaspettatamente, che la stessa lama saettò lacerando l’impenetrabile aere deturpandole il viso in un oblungo e profondo taglio orizzontale sulla sua gote sinistra.

« Uh! »


Uno stretto gemito di dolore fuoriuscì dalle sue labbra, quasi facesse fatica a trattenerlo, e subito sentì il proprio sangue inumidirle il viso.
C’era chi avrebbe affermato che i pochi in grado di vantare nobili natali avessero il sangue dalle sfumature del cielo, di colore blu, distinto segno di potere tra il carminio fin troppo comune. Ma il suo sangue era ben diverso. Nero. Come la pece, come la più densa delle tinte, un aberrante mezzo tramite il quale era in grado di asserire d’essere unica, e tanto le era sufficiente.
Come un’ombra tra le ombre quel peculiare liquido viscoso colava giù insozzandole il viso, mentre la mente era rifratta in un’ira indomabile che vedeva la fiera leonessa sopita in lei prendere vita e forza, sempre di più, ancora e ancora.

Era sola. Se prima poteva ben distinguere il fiato del viandante tra il flebile sciabordio del sangue, adesso invece era ben lontano, ma d’un tratto la sua voce si fece largo tra l’asfissiante silenzio che ivi regnava. Dove era? Si era nascosto? Non vedeva. Quell’oscurità oltremodo inattaccabile non le permetteva di scorgere nulla tra i suoi miasmi, per cui si costrinse a sopperire a quella mancanza mediante gli altri sensi, proprio come una bestia, non dissimile per nulla da un animale in gabbia.
Parole vuote, prive di ogni significato, di una logica apparentemente valevole o assennata. Teatrale. Senza dubbio. Ma come poteva dare ascolto ad un qualcosa di così sciocco e infantile? Come poteva seguire il consiglio promosso da colui che aveva osato profanare la sua regale bellezza?
Si sottrasse a quella predica fuorviante, a quella riflessione scontata. Lei aveva seguito il volere di quel re per un fine, un proprio fine, e poco o nulla le importava dei suoi reali progetti.

« Tsk! »


Non aveva altro da dire in sua risposta, e quel semplice suono onomatopeico era già fin troppo eloquente per rappresentare il suo pensiero al riguardo.
Tuttavia il re prese subito il sopravvento su quel teatro, come se dopo attimi in cui la presa sulla commedia in atto gli stava lentamente scivolando di mano, adesso, la riagguantasse con pretenziosa veemenza frutto della boria d’ogni sovrano, troppo avvezzi all’ottenimento di qualunque cosa sotto il proprio sguardo che potesse in qualche modo destare interesse o banale curiosità.
Tuttavia la sua voce carica di passione e intrisa di carisma la catturò nuovamente. Era innegabile che provasse un sentimento vagamente affine al fascino per la sua persona, per il suo modo di essere nonché di agire. E trascurando nuovamente l’ira che stava montando impetuosa nel di lei petto ascoltò le sue parole, silente, costringendosi ad una posizione in cui non rimaneva altro che un’ombra nel buio più fitto.

Lodevole. Indiscutibilmente. La sua arringa procedeva sciolta nel fluire di quell’incubo, come una goccia d’acqua in un fiume in piena, insignificante. Eppure nel loro insieme la investivano con una forza fuor misura, impotente non riusciva a far altro se non ascoltare, semplicemente, lasciandosi travolgere via dalla corrente senza reazione alcuna.

-L’uomo più abietto della Terra.-


Lemmi spogli d’un significato proprio, ma che le infusero un vago timore, seppur razionalmente infondato.
Bramoso di potere, peccatore di Superbia si accingeva a inerpicarsi sulla ripida scala dell’evoluzione, nell’intento di surclassare il comune essere umano rasentando quanto più possibile la perfezione. Avrebbe infranto qualsiasi legge naturale, avrebbe distorto le dimensioni del conosciuto per precipitare nel baratro dell’onniscienza, avrebbe seguito l’unica legge antecedente al mondo stesso: quella di sopravvivenza. Come biasimarlo dopotutto? Anche lei si era più volte abbandonata a quella condizione, alla sua assolutistica veridicità. Motore dell’evoluzione, astro dell’inizio e della fine. Nulla poteva contrastare quella legge, nemmeno il volere di pochi, semplici, inetti, esseri umani.
Lo vide, sì! L’aria tremò scossa da moti invisibili ed eterei. Un incubo? No! Troppo persino per l’abietto ritaglio di una proiezione onirica. I corpi in alto intanto presero a lamentarsi quasi stessero per essere nuovamente percossi ma in maniera assai più vivida e intensa di quanto già avessero subito e sopportato. Allo stesso tempo il re venne avvolto da limpide fiamme incolori, che nel loro mesto splendore diffondevano nell’aria una fievole luminescenza. La sua cute prese poi a scurirsi, quasi stesse divenendo cenere, arso da niente se non da sé stesso, e tutt’attorno creature alate, che vagamente rassomiglianti a chirotteri presero a volteggiargli intorno come se costituissero una perversa concretizzazione della propria maligna essenza.
Sobbalzò. Una scena già veduta, un frangente già vissuto. Il ricordo di quelle tre aberranti creature private d’ogni residuo d’umanità, e oramai anche della vita stessa.

Sconcerto. Fascino. Timore. Non sapeva cosa provare, non sapeva a quale di quei sentimenti così dissimili concedersi. Ma fu un attimo. Un solo, breve, insignificante istante. E riprese coscienza di sé, lottando con quella spaurita sensazione di vuoto al cospetto di un qualcosa di ineccepibilmente sbagliato.

Vide il primo fra gli stolti avvicinarsi al sovrano, protendendo il braccio con fare ambiguo. Possibile che quella follia potesse assumere un carattere così opprimente da accostarsi, seppur vagamente, al contagioso? Improbabile. Alla base di quanto stava accadendo v’era ben altro, e per quanto la regina tentasse di capacitarsene non riusciva ancora ad elaborarne una legittima spiegazione.
Tuttavia il marasma era lontano dal voler volgere al termine, e la donna ebbe modo d’assistere ad un confuso agire, ad un’apertura nel tetto della cattedrale e poi ancora allo sparire e riapparire di corpi.
Non capiva cosa stava accadendo. Tutto si stava trascinando troppo rapidamente, così diversamente dal modo con il quale era abituata a vivere gli eventi.
Strinse il pugno destro in una presa tremante, insicura. Incurante poi si passò il dorso della mano destra sulla gote ferita trattenendo un secondo gemito di dolore, nel futile intento di ripulirsi almeno un po’. Ne era colato parecchio. Non lo vedeva, non poteva, ma era facilmente intuibile dopotutto.
Bruciava. Verosimilmente solo in quel momento se ne avvide, ma non poté piegarsi a quel dolore troppo sottile e flebile, per cui affondò la stessa mano, adesso insozzata di inchiostro nero, nella pozza cremisi in terra nel tentativo di riavere fra le proprie mani la Vendetta.
Dopo un paio di tentativi alla cieca sfiorò il filo tagliente della lama, e percorrendola con le dita, lambendola e accarezzandola, raggiunse l’elsa scoprendone i pregevoli intarsi. Istintivamente la afferrò e la strinse in una presa sicura e salda, come se la sua convinzione e decisione non risiedesse nel suo animo martoriato ma in quell’arma, estranea concretizzazione materiale di un sentimento incostante.

image


Si rialzò, lasciando che la spada pendesse inerme lungo il fianco. Fissò gli occhi del sovrano per attimi che parvero interminabili. Due tizzoni ardenti, due braci che non avrebbero più conosciuto requie. Ma il tempo era giunto.

« Basta! »


Tuonò improvvisamente agitando la sinistra in un plateale gesto circolare, scuotendo l’aria con il volere di porre termine a quel folle gioco, e tutto venne travolto da una tacita tempesta, da un vento inespresso. Fu così che qualcosa di appena apparso scomparve divenendo cenere e polvere, preda di quelle innaturali sferzate agitatesi dal nulla e nel nulla, conscia del fatto di star riproponendo una situazione accaduta poco prima sotto gli occhi d’un sole morente, cercando, ancora una volta, di catturare a sé l’attenzione del sovrano.

« Perfezione.
Quale parola più aberrante di questa?
Cosa vi rimarrà nelle mani una volta raggiunta?
Vi sentite vivo in questo momento, non è forse così?
Cercate il timore dei nemici, il rispetto delle genti, o sbaglio?
Lo capisco. Lo comprendo. Ebbi modo d’essere regina anch’io. »


Ammise malinconica, chinando appena lo sguardo al pensiero delle sue ultime parole. Alla mesta sensazione che ora l’avviluppava e che probabilmente avrebbe avviluppato il fu uomo avanti a lei in un futuro prossimo.

« Da quanto ho avuto modo di comprendere, la ricerca della Perfezione è stato il vostro proposito fin dall’inizio di quest’assurdo progetto. »


Appurò in tono cadenzato, cercando di far apparire quella frase tanto scontata come il frutto delle riflessioni di un qualcuno estraneo a tutto, perlomeno fino a quegli insopportabili istanti.

« Gli obiettivi esistono per essere raggiunti, e per essere poi soppiantati da altri ancora ben più superbi e lungimiranti.
Ma la perfezione è ben diversa. Non esiste un fine più utopico e irrealizzabile, e nel remoto caso in cui riusciste ad ottenerla… cosa farete dopo?
Non potreste morire. Altrimenti appurereste la vostra essenza mortale e quindi imperfetta.
Riuscireste in ogni cosa, indistintamente.
E allora sareste condannati ad un’eternità di solitudine e tristezza, dove l’infelicità sarà la vostra unica compagna, la vostra ombra perché sarete privi di un obiettivo in grado di appagare il vostro ego. »


Aggiunse infine in un crescendo Russiniano, che vedeva le ultime parole come un monito o la prefazione d’un libro ancora non scritto, ma dall’epilogo paradossalmente scontato.

« Quanto a me, invece: cerco solo delle risposte. Una risposta.
E se voi l’avete è bene, altrimenti non ho alcuna ragione per essere qui. »


Terminò la sua arringa aspramente, cercando di smuovere qualcosa in lui. Non pietà. Non buonsenso. Né paura o timore. Solo un briciolo di ragione, un vago residuo d’umanità che lo spingesse a rivelar lei quello al quale assurgeva prim’ancora di quel fatale incontro.



SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 105% - 10% - 40% = 55%
Stato psicologico: Indecisa e vagamente timorosa
Condizioni fisiche: Lacerazione sulla gote sinistra [Basso]

ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:

Queen's Incorruption § (Abilità attiva, pergamena del paladino: Rivelazione)

L'incorruttibilità di una regina è disarmante. Grazie a questa sua caratteristica Alexandra, senza particolari tempi di concentrazione o imposizioni delle mani, può liberarsi da qualsiasi effetto malefico e negativo che affligge la sua mente, che si tratti di illusioni, confusioni, maledizioni o semplicemente influenze psicologiche, utilizzabile anche in casi in cui è normalmente impossibile liberarsi da tecniche illusorie di diverso tipo.
Può liberarsi dagli attacchi sopracitati, solo se questi sono di livello medio o inferiore.
Questa tecnica basa la propria potenza sulla ReC del possessore, e non sulla sua PeRm. E' una normale difesa psionica di livello medio. [Medio]

Queen's Disclosure § (Abilità attiva, pergamena del paladino: Dissolvenza)

Il volere di una regina è senza freni. Attingendo al potere degli ideali in cui crede Alexandra è in grado di combattere i nemici più spaventosi, dai subdoli ladri ai potenti guerrieri, ai maghi più astuti. Nel particolare, questa tecnica gli permetterà di affrontare anche gli stregoni più potenti sapendo di poter contare su un vero e proprio asso nella manica. Dopo un brevissimo attimo di concentrazione, infatti, la paladina potrà dissolvere nel nulla un effetto magico - e uno solo - presente sul campo di battaglia, purché di livello Alto o inferiore. Potrà quindi estinguere le palle di fuoco lanciatele contro, dissolvere i lampi di energia e cancellare le immagini create dai subdoli illusionisti sul campo di battaglia. Il suo fervore gli permetterà di prendere le armi anche contro questi tipi di avversari, donandogli un'adeguata risposta alle tecniche più efficaci dei nemici. [Alto]


Abilità passive in uso:

• Queen's flaming Sword I § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

La spada in possesso di Alexandra presenta sul piatto della lama un incantamento runico di colore rosso carminio ben visibile all’occhio. La bastarda potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del dominio, e grazie all'incanto, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

• Queen's flaming Sword II § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Le mitene in possesso di Alexandra presentano nel palmo un incantamento runico del tutto simile a quello della spada bastarda. Quest’arma quindi, potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risulteranno sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

• Queen's Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

• Queen's Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Bene! Come promesso: ho finalmente postato. Colgo inoltre l'occasione per scusarmi ancora una volta con tutti voi per aver rallentato la quest :sisi: Ma passiamo al post.
In poche parole Ale, dopo aver colpito Kreisler, viene contrattaccata a sua volta. Vista la pesante differenza di Perf fra i due pg (Ale ne ha più del doppio), e visto che il colpo non è stato eseguito con precisione a causa del buio, Ale viene ferita lungo la gote sinistra con un danno che ammonta a un Basso. (Chiedo scusa nel caso in cui abbia sminuito troppo l'entità del danno). Poi, quando Kreisler parla sfruttando la tecnica "Urlo di guerra", Ale si difende con la difesa psionica "Rivelazione" del paladino a costo Medio, annullandone quindi gli effetti.
In seguito ad alcune riflessioni e alla trasformazione di Ray, Ale ne rimane sconcertata, ma rinsavendo raccoglie la propria spada e utilizza la pergamena "Dissolvenza" del paladino a costo Alto annullando gli effetti di "Benedizione del dio oscuro". Siccome la mia pergamena è riconducibile all'elemento sacro o luminoso (l'ho chiesto in Domande e Suggerimenti e mi è stato detto che è così, poi non so' :look:), in termini energetici la pago come fosse di un livello superiore. Quindi, anziché pagarla come Alto, la pago come Critico.
Infine, Ale tenta di parlare con il re da persona civile insomma, con un lungo discorso incentrato, appunto, sulla Perfezione. (Questo tentativo avviene cronologicamente dopo la "fuga" di Kreisler e Shakan, ovvero quando -si presume- nella cattedrale rimangono solamente Ale e Ray)

Spero sia tutto chiaro, ma se avete qualche dubbio chiedete nel bando ^^

EDIT: Tinypic ha cancellato una immagine del post, per cui ho dovuto rihostarla, e stavolta su forumcommunity stesso in modo da evitare altri incidenti di questo tipo. Perdonate l'edit ^^"


Edited by Foxy's dream - 2/12/2010, 01:18
 
Top
view post Posted on 16/12/2010, 00:00
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:




Fair is foul and foul is fair.
For what i've challenged my own reign, what i've lost, if now all is gone? If now the murmurs of the peasants whisper to not be willing to be one with me?
I'm no more. Nevermore. New again; i'm the only, the precious, the one. The Leviathan, the king. Yet villagers thinks of themselves as not part of me. Yet burghers abhor of becoming God on a new united nation only by sharing their souls with me. Yet the cores of the men lost in the battlefields claims their new life, hindered by the selfishness of the whole human race.
The same human race that it is me.
Men and women talk, complain and philosophize not aware of the fact that what was once correct now pales and disappear in front of the only and truly form of all. The universe, meant to be a man.
The Leviathan, grown by souls, that it is me. A monster, for the ones who do not know it.
Terrifying in mine inaccessibility; enviable in mine indestructibility.
All is fading
and becoming
black.


image

« No wonder. Of course i remember you, my dearest moon. »
I stretched the hands on the false face of shakan, staring on his outlines and opening wide my eyes.
« I recall you dying instead of escorting me on the course of life; dying to teach me that love is the haven for the ones who don't know self-respect. »
being mocked like this; pricking on the muzzle of the beast with the memories of her former life
« Aren't you proud of me? » i croaked « for having gone even further, where the dignity of the one fades onwards the decorum of millions of souls; »
raising my voice, since humans appeared to not be listening well.
« for making me the herald of the ones that were lost, bringing with me their lifes, their honors, their loves... »

« ...Am i not merciful enough? »

So generous to raise my hand, to end the life of the one who started this all, for a second time.
To maybe restart; maybe being accepted by the ones who don't understand yet.
My moon,
died once to teach me;
dying a second time to teach the world.

But before i could end Shakan and his pathetic madness, something stole him from my justice. A man who hasn't done nothing until that moment, launched himself over the body of the specter, dragging him through unkonwn spaces, over the cieling of the chapel, far from my hands.
And at the same time, black tears started dripping on my shoulder, accompained by the blabbering of a tryhard queen. My halo, melted, began to blend with the blood's pool that was girding my ankles.
My black halo, the last shard of the scales of the Leviathan. The minimum sparkle of my neverending power.

« Frailty » i whispered « thy name is woman. »
I looked at Alexandra, without really seeing her; she was no different from the other souls - her complaints were to be expected and her stoic arrogance was nowhere near to be a nuisance. A spicy soul, seasoned with the bittersweet taste of the haughtiness that a queen is expected to learn, ready to be part of something greater.
« frailty in flesh, words and arguments » i added « that makes thou - my proud heart - look like an ape who demands to explain about fire to Prometheus. But don't worry, i will answer you, like i promised. »
image
Staring at her with the glare of a true demiGod, i talked for everyone who was able to hear what was i talking about.
I speaked for Alexandra, Shakan and Kreisler. The demon - Bronn - Chevalier and the deads of GreenBottle.
For every belonging of the humankind.

HEAR MY CALL
WHEREVER YOU ARE
I'M ABOUT TO BE YOU; I'M ABOUT TO BE ALL
I'M STARTING MY WAR TO THE WORLD
THE WICKEST MAN ON HEART

« You'll find your answers »

end
« in me. »



CITAZIONE
La giocata è quasi alla fine, quindi tralascio lo specchietto riassuntivo. Ray comunque si difende dall'attacco psionico di Shakan e reagisce come descritto nel post; più che altro dialogando.
Nel vostro post successivo, vi chiedo di descrivere una situazione particolare. Al termine del proprio post, Ray lancia la sua dichiarazione di guerra all'invidualità egoistica della razza umana e, con essa, un attacco psionico di portata mortale su ciascuno di voi, non descritto. Tale attacco psionico mira a farvi diventare (nella mente) parte dell'entità globale nella quale Ray sta tentando di trasformarsi. Potete interpretare la cosa come preferite, vi faccio alcuni esempi per semplificarvi il tutto: Dialogo interiore con una controparte di sé che trova sensato unirsi a Ray; illusione labirintica dalla quale non si può uscire; visione della propria morte e dell'unione al Leviatano come unico sintomo di salvezza. Insomma, vorrei che vi abbandonaste un po' alla fantasia nell'interpretazione di quest'ultimo post (perché - salvo imprevisti - è l'ultimo della quest). Essendo una tecnica psionica mortale (su ciascuno) potete ovviamente difendervi con difese psioniche per indebolirla, attenuarla, e vi do anche il permesso di combatterla "psicologicamente": sarete voi a decidere quanti danni mentali subire da questo attacco, combattendolo come un colpo fisico, nel caso in cui abbia superato le vostre difese. Non ho bisogno di spiegarvi, immagino, che questa offesa non è altro che un tipico ostacolo da quest e non una vera e propria tecnica emanata da Ray; viene lanciata da lui spontaneamente, come conseguenza della sua progressiva trasformazione e va interpretato come un elemento appartenente alla quest sola.
Ah sì, il post è completamente in inglese. Per quanto possa sembrare una pazzia, questo è dovuto ad una precisa scelta stilistica: ora Ray appartiene ad un mondo che potete comprendere, ma che non vi appartiene. La sua voce vi suona alle orecchie come discernibile, ma è chiaro che non sta dialogando nella vostra lingua - non siete nemmeno certi che stia effettivamente "dialogando", però vi arrivano i concetti come se lo stesse facendo - per questa ragione lo "sentono" parlare anche Shakan e Kreisler, benché non siano vicini. Ho pensato che scrivere il post in una lingua differente dall'Italiano potesse insaporire al meglio questo aspetto della caratterizzazione (anche questo dato alla vostra interpretazione, nei successivi post).
I turni sono liberi e, vista la mia lunga assenza, siete prosciolti da qualsiasi limite, purché le risposte pervengano in tempi ragionevoli. Per ulteriori dettagli, vi rimando al bando.

Traduzione approssimativa dei dialoghi:

« Nessun dubbio; ma certo che mi ricordo di te, mia Luna scintillante »
« Ricordo che sei morta invece di starmi accanto nel corso della vita; morta per insegnarmi che l'amore non è che il rifugio di chi non conosce dignità »
« Non sei fiera di me? »
« Per essere andato persino oltre, dove la dignità stessa impallidisce innanzi al decore di milioni di anime »
« Per essermi fatto araldo di coloro che erano persi, portando con lme le loro vite, i loro onori e i loro amori »
« Non sono forse abbastanza misericordioso? »

[...]

« Fragilità »
« Il tuo nome è donna »
« Fragilità nelle carni, nelle parole e negli argomenti »
« Che ti fanno sembrare - mio cuore coraggioso - come una scimmia che pretende di spiegare del fuoco a Prometeo. Ma non preoccuparti; ti risponderò come ho promesso »
« Troverai quello che cerchi »
« In me. »




Edited by Ray~ - 18/12/2010, 13:16
 
Top
view post Posted on 17/12/2010, 01:35
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:




image
« ...Am i not merciful enough? »

Misericordia.
Come il vento che spazza via le ceneri dei corpi bruciati.
li confonde nell’aria, nell’acqua, nella terra. Dona onori e sepolture ad ogni anima quieta.
Dona salvezza e memoria alle creature che di memoria né salvezza ebbero tempo di giovarsi, nella morte.
Misericordioso come un cataclisma immane. Indegno di esser pronunciato o considerato nella propria forza.
Non comprendi il linguaggio, ma percepisci il senso: morte e distruzione. Innanzi alle quali si è impotenti.
Impossibile da disaminare o ponderare. Accettato per quello che è: qualcosa di ultraterreno.
Da accettare perché troppo potente. Troppo inarrestabile per ogni creatura mortale.
Si può solo attendere che i corpi finiscano di bruciare. Che decida di placarsi.
Sarà il cataclisma stesso ad omaggiare le ceneri dei defunti.
E lo farà mistificando il giusto col proprio garbo.

A M O R E !

Gridai ancora.
Inarrestabile ed irrefrenabile desiderio.
Di stringermi a lui, di farlo mio. Semmai mio era mai stato.
Irrefrenabile ed inarrestabile voluttà: possederlo carnalmente.
Avvilupparmi nel suo profumo e cingermi a lui, rendermi sua.
Anche se sua non ero mai stata per davvero.
Anche se ero lei per pochi attimi.
Anche se non ero lei?
No, ero lei!

No..?

N O !

Qualcosa, poi, d’improvviso, mi cinse i fianchi.
Due braccia, che mi sembraron fredde, lambirono la mia pelle candida.
Due braccia che mi sembraron rudi, mi trascinarono via con l’arroganza di chi non concepisce.
L’arroganza di chi non comprende la completezza del tutto, e mi disillude con impudenza.
Mi disillude invece di compiacersi al tutto, invece di prostrarsi all’assoluto.
Invece di illuminarsi della gloria della perfezione, mi trascinò lontano.
Uno strappo rapido: uno strappo infinito, ma rapido.
E mi allontanò. Ed ero già troppo lontana da lui
Lo guardai, urlando, divincolandomi.
Lui mi stava perdendo.
Ma io volevo lui.

<< Lasciami! Lasciami cavaliere dell’empietà! Fredda mano dell’inezia! Tu che sarai presto avvolto dalla compiacenza del Leviatano, allenta i tuoi arti insozzi da me e lascia che io compia il mio destino di eletta! >>

Scalciai con quanta più forza.
Scalciai con quanta più arroganza.
Curvai le cosce tese in direzione del mio assalitore.
Provai a colpirlo ripetutamente.
Chi era? Non lo conoscevo.
Irata, tentai di afferrarlo.
Di colpirlo nell’intimo.

<< ...lascia che io compia il mio scopo di regina! LASCIA CHE IO SIA SUA! >>

Lascia che io sia sua.
Che dicevo? Come potevo proferir certe parole?
Lascia che io sia sua.
Allontanandomi, in qualche modo resistevo alla tentazione di abbandonarmi ad una diversa identità.
Lascia che io sia sua?
Non mi riconoscevo. Vedevo la mia figura prigioniera di quell’ultima illusione, e l’illusione ribellarsi a me.
Io non sono sua.
Come potevo esserlo? Non ricordavo nulla di quel mostro, benché ricordassi tutto di quell’uomo.
Chi sono io?
Chi ero io? Quale identità era strumento dell’altra? Quale di esse era l’illusione e quale la realtà?

Uno strappo. Una distorsione nella realtà.
Qualcosa di incomprensibile ed impercettibile.
E poi, vidi solo nulla. Un nulla calmo e bellissimo.
D’un tratto, fui uno e trino.

▬▬▬ ▬▬▬

“I want to know you. The real you…”
“…I won't let you do it! The future is not only yours!”


Io sono lei. Sono la donna che ama e che desidera da sempre.
Vibro di passione per lui. Per me è nato tutto questo.
Da q u e l l a notte: dalla n o s t r a notte insieme.
Lasciatemi andare da lui, dal suo odore.
Lasciate che io sia parte di questo.


Mentiva.
Sapendo di mentire.
Ma mentiva più a me che a se stessa.
Ella non era nessuno: ella non esisteva affatto.
Ella era morta tempo addietro. Ora riviveva per un tragico scherzo.
Il mio desiderio di conoscenza e comprensione, si era spinto oltre.
Oltre l’ignoto e il consentivo. Era progredito da solo.
Progredito verso di lui. Verso le sue memorie.
Aveva preso forma nel mio essere profondo.
Aveva dimenticato chi io fossi.
Ed era divenuto lei.

Menti!
Sapendo di mentire!
Tu sei una mia creazione, un mio essere.
Un essere nato e morto in un istante, con uno scopo preciso.
Lo scopo di circuire il Sovrano, di capire fin dove si sarebbe spinto.
Lo scopo di lambirne il potere ed assaporarlo, anche solo per un attimo.
Uno scopo fottutamente pazzo ed irrazionale, dettato dall’inerzia del mio sragionare!

Sei certo sia così, umano? Lucian? Ego? Io? Come devo definirti?
Come definire la tua coscienza che ha smesso di esistere?
O che ha smesso di comprendere se stessa?
Dimmi, Lucianus Aldebrand Alastor IV.
Come devo definire chi fugge da se?

Colpiva.
Chiunque si fosse annidato in lei.
Chiunque ora tirasse i fili delle mie pulsioni.
Chiunque cingesse le corde più nascoste della mia mente.
Mi rendeva schiavo e colpiva dal di dentro. Armava le proprie parole.
Le armava con le mie più terribili paure la propria lama composta di dolore.
Armava il proprio discorso con inevitabili sfide alla mia più intima coscienza.
Chi ero divenuto io, dunque? Che scopo o volontà avevo?
Bene o male? Salvezza o dolore? Potenza o vergogna?
Cosa volevo io, adesso? Cosa cercavo?
E a cos’era il Re, per me?

Io... io non lo so!
Sono preda di tormenti come mai nella mia vita!
O forse no, non come mai. Come sempre! Dal giorno in cui ti annidasti in me!
Si, ora capisco! Sei tu! Sei colui che mi ha dato tutto questo, sei la mia maledizione!

Oh, ingrato. Ingrato piccolo bastardo. Non sai riconoscere un dono, forse?
In cosa ti avrei maledetto? In una vita iniqua, fatta di invidia e noia?
Nella perdita di quattro adepti pronti a pugnalarti alle spalle?
Io ti ho salvato, Lucianus. E ora fingi di non comprendere.
Non comprendi il passo ulteriore. Non lo vedi affatto.
Non vedi che siamo pronti a divenirne parte?
Parte dell’infinito Leviatano, ovviamente.
Chiamami Id. Chiamami te stesso.
Chiamami “coscienza”.
Questo son io, ora.
E ti ordino.

Re.
Parte del Re.
Parte di colui che trascende.
Parte di un tutto uniforme ed infinito.
Parte di un potere costruito sull’assolutezza.
La mia coscienza mi indicava la via, dunque? Trascendere insieme al Re.
Divenire parte di un tutto informe ed inarrestabile.
Parte di qualcosa pronto ad esistere in eterno.
Come la gravità o l’atmosfera tutta.
Come la pioggia, come la terra.
Pronto ad esistere potente.
Pronto a dominare.
Era il mio scopo?
Perfezione.

Mi dici che sono nato per questo?
Ho condotto me stesso fino a questo punto, per questo?
Devo dunque sciogliermi nella volontà del Sovrano e morire per la sua rinascita?
Son certo che questo porrebbe fine al mio tormento. La mia missione sarebbe giunta al punto.
Egli dominerebbe ed io non sarei più costretto a soffrire oltremodo.
Egli risolverebbe ogni mio problema, una volta in lui.
E’ così, vero? Dimmi. E’ così, Shakan?

Esitavo.
Esitavo indefesso.
Ma riflettevo ed esistevo ancora.
Esitavo con arroganza perché non sapevo.
Ignoravo quanto di quello fosse vero. Non sapevo cosa aspettarmi.
Però era possibile. Possibile e probabile. Tutto poteva essere.
Perché egli sarebbe esistito a prescindere da tutto quanto.
Tutti sarebbero stati costretti a scender a patti con lui.
Scendere a patti con la sua esistenza.
Come si affronta un cataclisma.
Un Leviatano onnipotente.
Che non può morire.

Bravo, Lucianus.
Cominci a considerare tutto.
Cominci a nutrirti della mia decisione. Della mia forza.
Abbraccia l’ultima mia illusione. Quella che ti condurrà ad un passo dalla vita.
Quella che ti renderà sovrano delle tue virtù. Abbandonati.
Abbandonati all’armonico volgersi del creato più abietto.
Io lo sento, e mi sono già abbandonato a lui. Io lo so.
Tutti si abbandoneranno a lui. Ne saranno parte.
Lo sarà Kreisler. Lo sarà il Conte. Tutti.

E se qualcuno non lo facesse?
E se qualcuno di essi si ribellasse?
Divincolandosi illogico dalla sua avvolgente armonia.
A vivere a prescindere dalla voluttà dell’assoluto?
Dimmi cosa succederebbe, dunque.
Se non tutti venissero a noi?

Impossibile.
Tutto sarà parte del Leviatano.
Non è concepibile né pensabile un’alternativa alla perfezione.
Semplicemente non esiste.
Non è tollerabile.

Eppur rispondimi.
Se per assurdo ci fosse?
Cosa accadrebbe?

image
Corretto.
Ed oltremodo logico.
Può la perfezione imporsi egoisticamente?
Dovrebbe regnare, dominare, per il sol fatto che esiste.
Perché, dunque, dovrebbe sentire la necessità di imporsi ad alcuno?
Forse un giorno, il Sovrano accoglierà in se ogni anima, ogni cuore, ogni memoria e coscienza.
Allora lo scopo ultimo dei mortali giungerà: risorgeremo come nuovi esseri, più che divini.
Fino ad allora, però, non posso dire la mia esistenza completamente votata al compito.
Perché per divenir parte di esso, fino ad allora, ci sarà ancora tempo.
Fino a quando io avrò una s c e l t a, ci sarà sempre tempo.
Fino a quando la possibilità esisterà al di fuori di me.

F i n o a q u a n d o s a r ò l i b e r o !

Non me ne volere Id, istinto e coscienza profonda.
Borgan, demone, Re, Sovrano, empia imposizione imperante.
Non me ne volere se oggi, pur struggendomi, scelgo una via diversa.
Il Re, però, mi ha insegnato qualcosa di profondo: qualcosa che ho cercato per anni.
Egli stesso è giunto alla perfezione alimentato dall’unica cosa in grado di scuoterne l’animo.
Vi è giunto alimentato dalla s p e r a n z a: cancellando i ricordi più turpi e coltivandola per anni.
L’ha ciclicamente riportata in vita, piuttosto che perderla per sempre.
Poiché solo in suo nome avrebbe potuto assolvere lo scopo.
Solo in memoria di lei e del suo amore.
Avrebbe potuto ascendere.
Solo per lei.

Quindi
Obietti e dici
Che finché c’è pallida speranza
Hai la presunzione di credere e pensare
Che la tua misera condizione mortale
Ti renda in grado di cambiare il fato
Di ingannare il destino?

Quindi
Speri e affermi
Che finché c’è vivida speranza
Hai la forza viva per credere e pensare
Che il tuo splendente libero arbitrio
Ti dia la forza di cambiare il futuro
Di salvare te stesso?

Corretto.
Ove lo stesso Sovrano.
L’uomo più potente di queste terre.
L’onnipotente Leviatano, padrone e signore di ogni dove.
Ha ritenuto che coltivare soltanto i ricordi felici della propria amata
Fosse l’unico modo per pensarla ancora in vita e sperare di riaverla sua.
Perché io non dovrei coltivare la speranza che il mio tempo mi consenta ancora
Di rivedere i miei cari, calcare la mia terra, alzare l’arme contro i miei mali?
Perché non dovrei credere che c’è ancora tempo per redimersi,
Per rimediare ai propri errori, riparare i torti del passato,
Finché il destino mi da ancora la possibilità.
Di scegliere?

Io non devo cancellare ricordi di morte.
I miei ricordi sono ancora tutti da definire.
Le mie speranze vivono ancora al di la di me stesso.
Devo solo ritornare: devo solo ricercare.
I luoghi del mio passato.
Le mie memorie.
E plasmarle.

Quando verrà il tempo, poi, trascenderò anch’io col Sovrano e nel Sovrano.
Parte di un tutto che non mi concederà più scelta o speranza.
Ma sarò libero dal rimorso e quieto di ogni mio peccato.
E non s e r b e r ò r a n c o r e.

Come non lo serbo oggi, per tutto quello che ho visto.
Egli ha fatto una scelta, per quanto io possa discostarmene.
Ma ne ha fatta una: ha avuto il coraggio di farla. E son certo gli sarà costato.
Per questo merita tutta la mia stima. Tutto il mio onore.
Adesso, però, è tempo che io faccia la mia.
Fino al tempo in cui sarò di nuovo.
Una parte di lui.

▬▬▬ ▬▬▬

Mi sembrava.
Che qualcosa mi tenesse.
Librandomi lento verso l’ignoto.
Sentii la testa fredda ricadere in avanti.
Pesante e grondante di caldo sangue.
Sentii i sensi abbandonarmi.
E librarsi nell’aria.
Guardai un’ultima volta il Re.
Provai sgomento e paura nel vederlo risplendere di nera potenza.
Provai terrore, come se lo vedessi per la prima volta.
Potevo ancora provar paura nel contemplarlo.
Potevo ancora atterrirmi.
Ero ancora libero.
Svenni.



SPOILER (click to view)
ReC:
275
AeV:
250
PeRf:
150
PeRm:
275
CaeM:
200
Immenso:
40%
Alto:
20%
Medio:
10%
Basso:
5%



image

Del Fisico: Tre ferite leggere alla mano sinistra (Basso)
Del Psichico: Mentalmente distrutto, svenuto (poco meno di Mortale).
Dell'Energia: 75%

Delle Attive: ///

Delle Passive:

Solitudine (razziale): difesa psionica passiva
Non pago per le mie colpe (dominio I): illusioni castate senza vincoli fisici né concentrazione;
Il potere è parte di me (dominio II): illusioni scontate del 5%, ma mai sotto l'1%;
Che io sia dannato (personale di metagame): permette di usare abilità necromante;
Vivi il mio tormento (personale): le evocazioni sono intangibili e immuni ad attacchi fisici.

Delle Armi:

Washi, la carezza del fantasma: equipaggiata braccio sinistro, artigli non estratti;
Frusta: legata alla cintura

Del Riassunto:
Allora, cerco di spiegarmi in termini semplici: il colpo ha l'effetto immediato di render schiava la mente di Shakan, tanto che questo perde inizialmente il controllo della sua illusione ed è tanto coinvolto da essa e dal Re da credersi egli stesso l'amata del sovrano. L'azione di Kreisler crea un piccolo "trauma" che consente in qualche modo a Shakan di ribellarsi. Da questo momento ha luogo un dialogo interiore nella sua mente: l'attacco psionico di Ray ha reso schiavo Borgan, ovvero il demone che risiede in Shakan e che ha da sempre preso il posto delle sue pulsioni, del suo istinto, del suo "inconscio" (dell'Es, o dell'Id, secondo la teoria di Freud), ovvero delle sue paure più recondite, la paura di essere inutile, di essere solo, di non avere più uno scopo. In questa sede, le scritte viola sono di Borgan. Lucian, invece, è l'ego, ovvero l'io profondo di Shakan, la sua coscienza vera e propria, la sua logica "cosciente" (scritte in blu scuro). La parte centrale è Shakan, ovvero la sintesi di queste due, più i codici comportamentali ed etici che la vita e le esperienze hanno costruito su di lui. La teoria Freudiana dubito fosse proprio questa (mi perdoneranno gli esperti del ramo, l'ho parecchio riadattata alle mie funzioni), comunque l'inconscio corrotto cerca di convincere il "conscio" della bontà dell'assimilarsi a Ray, ma dopo un breve "dibattito", Shakan sceglie per tornare alla libertà, ovvero per ultimare - finché ha tempo - ciò che ha lasciato in sospeso. Spero sua più o meno tutto chiaro. Ah, nel dibattito il mio inconscio seguita a mantenere le fattezze della donna di Ray, quasi come per tentazione. Rappresenta un pò l'anima corrotta di Shakan, in questo frangente...

Delle Note:
Allora. Ho bisogno di andare con ordine:

1) La scritta in inglese non è per fare il verso a Ray. E' una citazione, in verità, legata anche alla musica che ho messo e che per me ha molto significato (tutta la mia stima a chi coglie citazione e riferimento :sisi: )

2) Ho sperimentato un ulteriore struttura di layout, pressappoco per distinguere le diverse "coscienze" e lo stato comunque di caos che regna ormai nella mente di Shakan.

3) Come danno ho calcolato quel tanto che basta per portare Shakan al limite di un danno "Mortale", ovvero quel tanto in meno da non ucciderlo. Ad ogni modo, alla fine, sviene.

4) Spero sia all'altezza del compito, perché era davvero dura. Mi scuso per errori o per la generale pochezza del post. Concludo questo turno dell'Abiezione sottolineando che è stata la più bella giocata fino ad ora fatta in Asgra, e rinnovo i miei complimenti a Ray, scusandomi per qualunque mia leggerezza che possa aver rovinato il suo lavoro di una vita (Asgradellianamente parlando, ovvio). Un saluto festoso a tutti :zxc:

edit: correzioni al layout ed errori vari


Edited by janz - 17/12/2010, 22:33
 
Top
Foxy's dream
view post Posted on 23/12/2010, 00:29




image


Le sue parole caddero nel vuoto, in un assordante silenzio interrotto dal solo crepitio di quei riverberi incolori divampati per volere del re.
Eppure fu un attimo, il tempo di un sospiro ed egli rivolse lei uno sguardo. Glaciale e imperscrutabile parve trapassarla, trafiggerla nella totalità della sua empia condizione.
Un brivido le corse lungo la schiena, inetta limitazione alla quale reagì stringendo il proprio pugno, nel tentativo di smorzare la tensione che l’attanagliava, quell’ansia che la divorava, che la inseguiva incalzante. Tuttavia non poteva fuggire, non doveva divenire vittima della sua stessa angosciosa esistenza, no!
Il sovrano rispose lei infine, ma lo sconcerto divenne presto sgomento. Le sue parole, sì! Le sue parole. Lemmi confusi, che giungevano alle di lei orecchie ma che non capiva, eppure, verosimilmente, ne comprendeva il significato di cui erano pregni. Come ogni cosa che custodisca in sé dell’arcano, come un qualcosa che assurga al divino, andava interpretato, profeta e profezia in terra di un concetto che trascendeva bene e male, che faceva perno su una nuova concezione delle cose così come dell’esegesi.
Provò ad accennare una risposta, ad abbozzare una replica, ma non fuoriuscì nulla dalle sue labbra se non la prova della sua debolezza: timidi balbettii che ben presto lasciarono spazio a un disarmante silenzio.
Le avrebbe risposto dopotutto. Lo aveva promesso per quanto la sua parola potesse essere considerata veritiera.

image


Precipitò. Fu come essere inghiottita, dilaniata, scarnificata proprio come le grottesche figure su appese, o forse peggio ancora, privata del suo corpo intero fino a che di lei non rimase altro che un vago residuo di coscienza, l’unica realtà che sarebbe sopravvissuta a quell’involversi di eventi e accadimenti.
Buio. Il suo sguardo non riusciva a fendere la penetrante oscurità che pareva acquistare volume e spessore ad ogni respiro, sempre di più fino a che avvertì di star divenendo nulla nel nulla, un granello di sabbia nel deserto più sterile o una goccia d’acqua nell’oceano più vasto.
Inutile. Insignificante. Un’inezia se messa a confronto all’insieme che la sovrastava, che l’opprimeva. Provò a reagire, tentò di sottrarsi alla nullificazione del suo Io messa in atto forse inconsapevolmente, conscia del fatto che anche il fiume più impetuoso avrebbe perso forza e potenza se privato di ogni sua goccia.

“Tutto quello che esiste,
incluso il mondo che tu vedi,
incluso te stesso,
testimone del mondo,
tutto è Uno,
e uno è Tutto”


Fu allora che timidi bagliori presero ad adornare quell’oscurità, a squarciarla con brutale veemenza, con la medesima foga pretenziosa di chi si appresta a sovvertire il destino di un mondo intero. Stelle lontane apparvero nel ventre della monotonia, lascito del caos primordiale, autore d’ogni cosa, palcoscenico della vita. Nulla aveva più un senso in quel mondo onirico di coscienza e consapevolezza, né leggi fisiche o scientifiche, né etiche morali o dozzinali accezioni di giusto e sbagliato, per radicarsi infine in un qualcosa di semplicemente superiore.
Informe. Plasmabile. Immersa nelle ombre contemplò tacitamente qualunque meraviglia gli si parasse innanzi nonostante fosse priva d’occhi per osservare e orecchie per ascoltare, ma malgrado ciò riuscì comunque ad ammirare il tutto nella sua interezza, in un'unica magnificente visione intinta in una nuova armonia di colori e suoni, avulsa da quel che è possibile tangere o definirsi reale nel significato che noi tutti concepiamo.
Divenne parte di un insieme, di un sistema più grande dove qualunque cosa perdeva valore al suo cospetto. L’uomo più ricco diveniva il più povero, il più forte ineluttabilmente il più debole, tutto in virtù di un’utopica uguaglianza dove il singolo perdeva d’importanza, e il tutto acquisiva valore e grandezza.
Meraviglioso. Si lasciò travolgere da quelle correnti eteree, si abbandonò al morbido abbraccio di mille e più anime che si stringevano l’un l’altra fraternamente, senza remore alcuno, spoglie di una logica apparente.

Sollevò lo sguardo. Vide nuovi mondi, universi e costellazioni talmente lontane da sfuggire all’occhio umano, ma tutto è Uno e uno è Tutto, ed ora invece aveva modo di vedere, per la prima volta, per mezzo di quella nuova entità priva di un nome e di un’identità propria. Forse era Dio, o semplicemente una mendace illusione, ma dopotutto poco importava se aveva l’occasione di apprendere un qualcosa che trascendeva le banalità d’una vita edonistica e gaudente.

Vide popoli morire dall’alto della sua nuova e inespressiva condizione, vide guerre e devastazione fonti d’altro e rinnovato dolore, eppure, laddove qualcosa moriva e cessava d’esistere, ben altro aveva modo di nascere, e fu allora che comprese, che agguantò prepotentemente il significato recondito che albergava inerme dietro a quel sogno bendato da strascichi d’incubo.

-L’istinto di sopravvivenza sarebbe scampato a tutto,
persino a tempo e spazio-


Come non credere a quell’illuminazione, a quella manifestazione di volontà di potenza tanto palese? Impossibile resistere a quel suadente bisbiglio, a quella noluntas che spinge ogni essere a rinnovarsi in un percorso evolutivo che non conosce requie o sosta alcuna, talmente evoluto nella sua stessa essenza da essere divenuto un automatismo di indubbia efficienza.

Chiuse gli occhi. Si perse in quell’oblio. Viaggiò nell’eternità di un istante meditando su quanto aveva avuto modo d’osservare, onnisciente e onnipresente al pari d’una divinità, depredata d’un corpo ma non del proprio pensiero, di quell’Io tormentato ma sempre e comunque vittorioso.
Vide le stesse morti e lo stesso dolore ripetersi più e più volte, in cicliche percorrenze sempre uguali, proprio come se il mondo e l’intero universo stesse vagando su di una strada non tanto dettata dal volere del singolo, ma da un destino globale che ha modo di imporre un’ineluttabile condizione, una statica trappola dal quale è impossibile liberarsi.

-E se quel sovrano d’altre terre fosse riuscito a raggiungere un’indistinta forma di perfezione?
Si sarebbe anch’essa ripetuta altre volte ancora nell’infinito e lento incedere del tempo?-


Se così fosse sarebbe stata senz’altro un’esaltazione del proprio volere, di quella perversa superiorità che faceva leva sulla moltitudine piuttosto che sull’individuo, contemplando in sé una perfezione innegabilmente relativa. Ebbene, non poté far altro che arrendersi, che compiacersi dell’operato altrui ma di cui avrebbe presto fatto parte anch’essa, umile goccia in un placido torrente senza sorgente e senza foce.

“Tutte le cose diritte mentono.
Ogni verità è ricurva,
il tempo stesso è un circolo.”


Eppure si destò da quel debole sonno gelando al cospetto di un pensiero, di una realtà alla quale giunse solo in quell’istante. Se tutto quanto fosse stato vero, se alla conclusione d’ogni cosa fosse inevitabilmente cominciato nuovamente tutto dal principio, lei stessa avrebbe saggiato nuovamente quel dolore, quei patimenti, quei tormenti insopportabili che la sbranavano giorno dopo giorno al pari di bestie insaziabili e voraci.
No! Non ancora. Non poteva prendere parte a quel grande progetto, era troppo per lei, troppo per la sua piccola anima. Non avrebbe retto ancora all’urto di quel dolore più profondo del dolore stesso.

-No!-


Fu così che si tirò indietro, negando e respingendo quella nuova idea di futuro e ultimazione di un progetto naturale chiamato uomo, riprendendo possesso del proprio corpo, del proprio pensiero fino a quel momento deviato e contorto da un’illusione tanto attraente quanto insana.

image


Cadde. Rovinò ginocchioni in quel lago di sangue, affondando le mani nel viscoso carminio, insozzandosi di quel puzzo nauseante. Tuttavia non le importava, non in quel momento, non in quelle circostanze. Stille di freddo sudore le imperlarono il viso, l’una dopo l’altra, scivolando sulla sua cute vittima della più nota legge fisica rappresentata dalla gravità.
Gli occhi ora sgranati osservavano il torbido riflesso del proprio viso rispecchiarsi su quella deplorevole superficie, ma nonostante fossero ora aperti e vigenti parevano rifratti in quelle vivide immagini che erano balenate nella propria mente fino a qualche istante prima.
Tremava. Adesso sapeva, sì! Era a conoscenza dell’obiettivo ultimo di quell’uomo, della sua perversa follia che lo aveva indotto a perdere ogni valore nella vita e nel tempo fino a trascenderlo, fino a indurlo a spezzare quel circolo perpetuo, quell’anatema che vizia il destino umano per aprirsi infine la via ad un nuovo percorso rettilineo, proiettato verso l'infinito e infinitamente diverso da sé, in costante mutamento e rinnovo. Ecco cosa intendeva per perfezione. Ecco qual’era la SUA perfezione.



SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Energia: 55% - 10% = 45%
Stato psicologico: Sull'orlo di perdere i sensi [quasi Mortale]
Condizioni fisiche: Lacerazione sulla gote sinistra [Basso]

ReC: 225
AeV: 200
PeRf: 225
PeRm: 300
CaeM: 200


Abilità attive in uso:

Queen's Incorruption § (Abilità attiva, pergamena del paladino: Rivelazione)

L'incorruttibilità di una regina è disarmante. Grazie a questa sua caratteristica Alexandra, senza particolari tempi di concentrazione o imposizioni delle mani, può liberarsi da qualsiasi effetto malefico e negativo che affligge la sua mente, che si tratti di illusioni, confusioni, maledizioni o semplicemente influenze psicologiche, utilizzabile anche in casi in cui è normalmente impossibile liberarsi da tecniche illusorie di diverso tipo.
Può liberarsi dagli attacchi sopracitati, solo se questi sono di livello medio o inferiore.
Questa tecnica basa la propria potenza sulla ReC del possessore, e non sulla sua PeRm. E' una normale difesa psionica di livello medio. [Medio]


Abilità passive in uso:

• Queen's flaming Sword I § (Effetto passivo del Dominio, primo livello)

La spada in possesso di Alexandra presenta sul piatto della lama un incantamento runico di colore rosso carminio ben visibile all’occhio. La bastarda potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del dominio, e grazie all'incanto, essa risulterà impossibile da distruggere nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi.

• Queen's flaming Sword II § (Effetto passivo del Dominio, secondo livello)

Le mitene in possesso di Alexandra presentano nel palmo un incantamento runico del tutto simile a quello della spada bastarda. Quest’arma quindi, potrà, in qualsiasi momento, innescare i poteri del Dominio. Grazie all'incanto, inoltre, risulteranno sempre affilatissime e incapaci in alcun modo di perdere le proprie capacità offensive, oltre che indistruttibili.

• Queen's Will § (Effetto passivo dell'abilità razziale)

Alexandra punta gran parte delle proprie capacità sulla magia. Avendo così affinato il potere magico insito in lei, raggiunto il 10% delle energie infatti non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanca raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

• Queen's Sway § (Abilità personale passiva)

Il dominio di Alexandra sul suo corpo le permette di scagliare attacchi magici e fisici senza alcun tempo di concentrazione. Ciò permette un notevole vantaggio tattico e tecnico alla paladina, che racchiude in sè le proprietà di maga e guerriera allo stesso tempo.


Note:

Bene! Ho finalmente postato dopo quest'agonia duarata una settimana. Purtroppo, come sicuramente saprete, questa è uno dei periodi in cui si concentrano verifiche, interrogazioni ed ogni genere di valutazione scolastica, senza contare i professori che mi stressano e minacciano con quella benedetta maturità. :glare:
Ma passiamo ai fatti:
in pratica Ale, dopo aver ascoltato le parole di Ray e averne vagamente compreso il significato, viene coinvolta in un'illusione che la induce a condurre un viaggio mentale al termine del quale viene a conoscenza, per sommi capi, di quale sia la perfezione a cui il re assurge.
Per amore della chiarezza è bene specificare che le prime e brevi frasi presenti alla destra del testo sono delle citazioni di un libro di una filosofa moderna che io stimo tantissimo, ovvero Gloria Germani. Quest'ultima si rifà tantissimo al pensiero filosofico induista, secondo il quale ogni cosa è intercorrelata l'una a l'altra, e che la pace definitiva è raggiungibile proprio seguendo tale pensiero, infatti non si farebbe mai del male al prossimo se consci che "tutto e uno", in quanto, di conseguenza, sarebbe come fare del male a sé stessi.
Andando avanti invece mi sono spostata su Nietzsche, sulla sua teoria dell'eterno ritorno e dell'oltreuomo, infatti la seconda serie di brevi frasi alla destra del post sono del celeberrimo "Così parlò Zarathustra", secondo il quale solo un individuo felice accetta l'eterno ritorno, in quanto consapevole di rivivere la stessa felicità in eterno, invece Ale, essendo tormentata dal suo passato, la nega e la rifiuta, ed è proprio in quel momento che utilizza la difesa psionica a costo Medio "Rivelazione", sottraendosi alla perdizione per un pelo (Mortale - Medio).
Che altro dire? Non so', questa giocata mi è piaciuta tantissimo, sotto ogni punto di vista, e ammetto che influirà non poco sul profilo psicologico della mia Ale indurendola ancor più nei confronti della vita e del prossimo.
Passo la palla quindi, forse per l'ultima volta, a Bastard... have fun ^^
 
Top
Bastard de la Nuit
view post Posted on 23/12/2010, 11:37






image



SPOILER (click to view)
[ReC: 300] [AeV: 350] [PeRF: 100] [PeRM: 250] [CAeM: 200]

Stato Fisico:
Taglio profondo sul fianco destro, frattute e contusioni varie da caduta (danno Medio+Critico).

Stato Psichico:
Distrutto. Perdita di conoscenza.(Danno Mortale meno Alto)

Energia:
(50-20-5)=25%

Tecniche usate:
Pergamena "Disarmente" (Alto)
Pergamena "Balzo" (Basso)


Note:
Scusate.
Scusate innanzitutto per il ritardo, ma non nego di aver penato per trovare una forma adatta a questo post. Dato il livello di ciò che mi ha preceduto ho provato in tutti i modi di star dietro a Ray, Janz e Foxy, ma tutto ciò che concepivo mi sembrava una semplice imitazione blanda e piuttosto scadente.

Scusate anche per la forma sicuramente lontana da un gdr in cui la chiarezza nei confronti degli altri player è anche una forma di rispetto. Non sono riuscito a fare qualcosa che avesse l'incisività del pensiero del re, i conflitti interiori di Shakan o la meditazione dettagliata (filigranata?) di Ale. Dunque mi sono dato a una soluzione alternativa, un po' joyceana se mi si passa il termine. Spero non l'interpretiate come forma di codardia ma come un omaggio ai vostri bei post, una presa d'atto del fatto che mi sono trovato a ruolare con gente in gamba. In termini metaletterari, ciò che succede a Kreisler non può essere espresso da nessuna narrazione o dialogo interiore: solo il flusso di coscienza in quanto tale può rendere al meglio la sua discesa verso l'annullamento totale del sé nel segno della tecnica di Ray, esasperato dal fatto che in Kreisler ci sia già il Nulla che esercita sempre una spinta morale in questo senso, e la successiva salvezza da parte di Ecatherine, che lascio volutamente nell'ambiguità se non sia il ricordo o altro.

Scusate l'illeggibilità che sicuramente riscontrerete: è voluta. Sono una frana con gli html e cose varie, ho sempre odiato sbattermi per mettere immagini e non ho ancora capito come mettere roba con gli sfondi trasparenti. Stavolta ho voluto integrare l'espressività del testo e il potenziale del layout con la comunicatività immediata dell'immagine. Sovrapponendo i nomi delle vecchie abilità di Ray ho cercato di rendere anche graficamente la pressione che la sua tecnica esercita sulla mente e sui pensieri di Kreisler, cercando di esemplificare meglio col contrasto del bianco con il nero. Se non vi riesce di leggere le parti troppo sovrapposte non mi offendo: forse non sono nemmeno fatte per essere lette.

Scusate se lo specchietto riassuntivo è decisamente ridotto all'osso: trovo che un momento così importante per la crescita interiore di Kreisler non vada appesantito da citazioni ridondanti di abilità e regole. Specifico solo che in termini tecnici Kreisler usa la difesa psionica a livello Alto, per la confusione perde l'equilibrio e cade nel cratere nel tetto della chiesa, appena tocca terra usa istantameamente la pergamena Balzo in maniera anche abbastanza impropria per limitare il danno, che comunque ho scelto che sia di entità Critica. Il flusso di pensieri si interrompe senza una conclusione nel momento in cui Kreisler perde conoscenza.

E scusate invece se queste note sono inutili e prolisse e se dopo averle lette avete una reazione del tipo "embè?". Ci ho tenuto a darvi le motivazioni per un post che sicuramente non fa bene allo spirito del gdr, ma che sentivo davvero di dover fare in questa maniera. Pazienza se sarà il colpo di grazia a una valutazione già di per sé così così. Grazie a tutti per una ruolata che ricorderò sempre con piacere!
 
Top
view post Posted on 23/12/2010, 17:47
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


I have almost forgot the taste of fears;
The time has been, my senses would have cool'd
To hear a night-shriek; and my fell of hair
Would at a dismal treatise rouse and stir
As life were in't: I have supp'd full with horrors;
Direness, familiar to my slaughterous thoughts
Cannot once start me.

« Disappear. Be grateful for thy rebirth. »

image

[...]

Quando i tre avventurieri si risvegliarono il sole era già calato oltre le montagne in lontananza. Sorprendentemente, si resero conto che i loro corpi non riportavano alcuna ferita, né le loro menti, che viaggiavano più lucide di quanto erano riuscite a sostenere nelle ore precedenti. Intorno a loro Bottiglia Verde li avrebbe accolti con lo stesso silenzio funebre con il quale li aveva invitati; spoglia di tutti i suoi abitanti. Santa Madre Nuova si stagliava a rudere contro gli alberi circostanti, a simbolo che ciò che era capitato loro non poteva essere stato solamente un'illusione; tuttavia del Re e di Chevalier, di Bronn e dei cadaveri appesi non v'era più traccia alcuna.
Eppure, qualcosa era rimasto.
Nel profondo dei loro animi, i tre poterono percepire senza dubbio alcuno la presenza del Re, potente e irraggiungibile, come se li avesse toccati negli angoli più bui dei loro cuori.
Ne poterono assaporare l'astuzia, la malvagità e l'ascensione, facendo di quella traccia un emanazione del loro stesso potere, realizzando che, nella loro perdita di sensi, il sovrano li aveva abitati
aveva abusato di loro
e li aveva abbandonati lì, una volta compiuti i propri desideri.
Eppure, loro si sentirono nuovi, più energici - ma anche vili e corrotti, sporchi - mentre, lentamente, lasciavano Bottiglia Verde alle loro spalle
destinato a non essere dimenticato.



CITAZIONE
Prima di leggere le valutazioni, devo farvi presente che ho integrato dei metri di giudizio ulteriori a quelli che vengono utilizzati di solito, in quanto per la natura particolare di questa scena, non avrei saputo valutarla efficacemente secondo le 3S. Nel particolare, ho integrato la "Coerenza" nel parametro scrittura, l'"Iniziativa" nel parametro strategia e la "Puntualità" nel parametro sportività. Questo non significa che non abbia considerato Scrittura, Strategia e Sportività nel formulare i miei voti, sia ben chiaro: le voci di cui sopra sono semplicemente integrate nei normali giudizi.

Shakan Anter Deius Ghostbuster

» Scrittura: Magistrale. Sia per quanto riguarda la coerenza con la scena e il personaggio, sia per quanto riguarda l'introspezione in senso stretto. Shakan è un personaggio decisamente vivo, concreto e ben costruito, nonché umano e debole a una quantità indicibile di tentazioni: una debolezza che spesso si traduce in concetti ben più difficili da esprimere di quelli più riconosciuti della forza e dell'imperscrutabilità; benché si pensi il contrario, parlare e raccontare delle debolezze umane e dei comportamenti più comuni - tentazioni comprese - è un compito che viene spesso sottovalutato. Shakan è una foglia che viene sballottata dal vento della tempesta, continuamente in lotta con se stesso e con gli altri, e personalmente trovo che tu sia riuscito a rendere perfettamente questo tipo di situazione, sia nei post più impegnativi che in quelli meno. Ho apprezzato molto tutti i vari esperimenti e le citazioni riprese nei tuoi post - anche se forse una rielaborazione ben fatta ti avrebbe permesso di distinguerti al meglio, ma hai scelto la via più sicura - nonché, e soprattutto, l'incredibile partecipazione con la quale Shakan vive Underdark. Sullo stile preso più nel particolare non ho molto da aggiungere rispetto a quanto detto in passato, nelle altre due valutazioni che ti ho consegnato: benché i tuoi post siano lunghi, sono sempre incredibilmente scorrevoli - anche se ti consiglio qualche leggero taglio nelle parti più ininfluenti - e raramente ti soffermi sulla descrizione del superfluo. Riesci anche nel difficile compito di non essere ridondante, cambiando i toni e gli argomenti dei post con la coerenza di chi sa di essere il protagonista della scena. Sinceramente, non saprei neppure cosa aggiungere; avrei potuto darti anche di più per quanto riguarda il voto, ma non vorrei che tu ti montassi la testa: sono certo che, benché tu sia convinto di aver dato il tuo massimo, tu abbia ancora incredibili margini di miglioramento.
» Voto: 8.0

» Strategia: Sucidal. Se avessi dovuto valutare solamente l'iniziativa, il tuo voto sarebbe - anche qui - particolarmente alto. Tuttavia non posso soffermarmi solo sull'iniziativa in senso lato e devo valutare anche il "modo" in cui sei stato protagonista della scena. Sin dal tuo primo post, è abbastanza evidente che sei stato completamente succube di Ray e del suo teatrino: prima "infatuandoti" del cadavere innanzi a te, poi divenendo partecipe del tuo progetto, poi facendoti colpire dalla sua tecnica psionica (critica) senza battere ciglio, e poi decidendo di attaccare il sovrano con una combo di attacchi illusori, quali mentali e quali ambientali. Innanzitutto, come già appurato preventivamente, non posso che ricordare che lanciarsi contro un Ray asceso a più-che-divinità quando si è appena subito un danno critico psicologico quando non vi era alcun obbligo a comportarsi in maniera simile (siccome non era un duello), per altro nelle modalità con cui hai protratto il tuo attacco, sia una mossa incredibilmente interpretativa - e difatti il tuo voto in scrittura è particolarmente alto - ma possibilmente fra le più antistrategiche della storia di Asgradel, presa in senso lato. Per tua fortuna è intervenuto Kreisler a salvarti la pelle, in seguito, da quella che sarebbe stata una morte praticamente certa. Al di la di questo comportamento - che comunque abbassa il tuo voto, benché io abbia apprezzato in quanto sale su una scena potenzialmente insipida - non posso che premiare l'iniziativa da protagonista che Shakan possiede durante tutto il corso di Underdark, accaparrandosi il ruolo e tenendoselo per sé ad ogni post. Nella media, dunque, il tuo voto è indubbiamente più che sufficiente.
» Voto: 6.5

» Sportività: Nulla da segnalare. Prendi i danni che devi e interpreti le tecniche in maniera corretta, perdendo i sensi quando avresti dovuto morire, al termine di una scena con PK disattivato. Sotto il punto di vista legato prettamente al regolamento, dunque, non ho alcuna rimostranza da fare: ti sei dimostrato assennato e leale, senza strafalcioni di sorta. Per quanto riguarda la puntualità, invero, mi sono permesso di regalarti mezzo punto in più: trovare i tuoi post a distanza di 24 ore quando vi avevo chiesto di farli, indipendentemente da quanto fossero impegnativi, anche quando avevo levato del tutto il limite di tempo è stato il miglior regalo che avresti mai potuto fare a me e ai tuoi compagni che, nei pochi giri in cui vi era una turnazione da seguire, grazie alla tua puntualità hanno avuto tutto il tempo disponibile per produrre i loro post. In questo senso, sei stato incredibilmente sportivo nei loro confronti.
» Voto: 8.5


Kreisler Valrafkan Il lemure

» Scrittura: Contorta. La prima cosa che salta all'occhio del tuo stile di scrittura è la tendenza a voler seguire immancabilmente ogni singolo filo logico protratto dal pensiero del tuo personaggio, indipendentemente dalla situazione che gli si para innanzi. Questo ti porta a produrre dei post molto analitici e schematici, durante i quali ci si immerge completamente nella mente di Kreisler, viaggiando per l'intricato ingarbugliarsi dei suoi pensieri. Questo stile porta alcuni vantaggi palesi - un'introspezione completa e ben articolata; un susseguirsi di passaggi ben congegnati gli uni sugli altri - ma al contempo, innanzi ad alcuni tipi di situazioni, confonde e spiazza i lettori. Mi spiego meglio: innanzi a un personaggio come Ray, dalle quali labbra non esce praticamente mai la verità, e sul quale sapevi meno della metà delle cose che il tuo personaggio avrebbe dovuto sapere, Kreisler si ritrova a proseguire lungo un filo di pensiero particolarmente contorto, che inizia con l'illusione dell'Asgradel e continua sulle singole affermazioni del sovrano. Un filo contorto, dico, perché a causa di quella che è stata probabilmente una mala interpretazione delle parole, il tuo personaggio si ritrova a non considerare delle eventualità che normalmente sarebbero state delle ovvietà. Esemplificando: quando ho fatto pronunciare a Ray le parole "e voi non potreste fare altro che credermi" era un modo per indurre Kresiler - che ha addirittura una passiva che gli permette di distinguere le tecniche psioniche (e mi chiedo come mai non abbia funzionato sull'illusione di Belfagor; non l'avevi ancora?) - a dubitare del fatto che l'Asgradel al quale aveva assistito durante l'ultimo atto delle cronache fosse reale, o che il sovrano lo possieda del tutto. Un'eventualità che non viene neppure considerata, da Kresiler, nonostante gli indizi - probabilmente male interpretati - e le passive da lui possedute. Questo per dire che un ragionamento strettamente analitico può spesso portare a conseguenze positive come a conseguenze negative, lasciandosi trasportare su un filo di pensiero e non notando alcune ovvietà lasciate per la strada. Il secondo svantaggio di questo tipo di introspezione è la conseguenza diretta che ha sui comportamenti del personaggio; non si può certo dire, infatti, che Kresiler abbia mantenuto un modo di fare coerente nel corso di Underdark: a causa del fatto che ad ogni post veniva progressivamente rivelato un nuovo tassello del mosaico che sarebbe andato a comporre la scena, il filo logico seguito da Kresiler andava continuamente a cambiare, facendolo saltare progressivamente da uno stato d'animo all'altro senza che si soffermasse neppure per due post di fila sulla confusione o nell'indugiare dell'incapacità. Nel primo post egli è inorridito, dopodiché si immerge completamente nella sfiducia alla vista del Re (senza neppure sapere realmente cosa stia succedendo, non ancora: solo sulla linea dei suoi pesieri), nel terzo torna incredibilmente coraggioso e nel post immediatamente successivo si abbandona ad un nichilismo totale ed assoluto, che però si trasforma nuovamente in risolutezza all'attacco di Alexandra e che si traduce in pena e, infine e finalmente, in confusione, nell'ultimo post della quest. Benché prendendo i post singoli i comportamenti siano tutti coerenti e giustificati, se si prende la scena in generale si nota una generale mancanza di coerenza o, per meglio dire, un indefesso e repentino, nonché continuo, cambio di atteggiamenti, anche passando per opposti. Il tutto è giustificato dalla sua psicologia, ribadisco, ma ti consiglio di scremare meglio le sensazioni di Kreisler che all'occhio di un lettore esterno cambia da 0 a 1000 ogni cinque secondi, nonostante la ridondanza dei tasselli che compongono la sua psicologia e che spesso dovrebbero renderlo semplicemente confuso; una sensazione che viene espressa solo come sottofondo. Il tuo ultimo post non è che la sublimazione di tutto ciò, nel quale tuttavia riesci ad esprimere - finalmente e concretamente - il fatto che Kreisler sia completamente "perso" nei suoi pensieri; un comportamento che se fosse stato manifestato fisicamente anche nei post precedenti - nei quali invece, il comportamento fisico del tuo personaggio è ben deciso - avrebbe giovato alla tua valutazione.
» Voto: 7.0

» Strategia: Alti e bassi. Per quanto riguarda la strategia in senso stretto, ho apprezzato particolarmente il tentativo di salvataggio - poi riuscito - di Shakan dalle grinfie del sovrano. Con una semplice mossa hai distrutto la cappella e sei riuscito a salvare del tutto il tuo compagno, ponendoti di un passo strategico più avanti del sovrano. Il tuo voto sarebbe infatti superiore, se non fosse per la controparte nella valutazione costituita dall'iniziativa in senso stretto nel corso dei post. Spesso, infatti, i comportamenti di Kresiler si riducono nel porre un paio di domande o, addirittura, nel non fare nulla: illuminante sotto questo punto di vista il post nel quale vedi i cadaveri appesi per la prima volta. Molto interpretativamente il tuo personaggio decide di reagire svuotandosi - per maggiori dettagli leggi la valutazione in scrittura - ma così facendo perde completamente qualsiasi desiderio di iniziativa, cedendo il ruolo di protagonista a Shakan che se ne appropria senza alcuna difficoltà. Tuttavia è semplicemente un neo e la tua successiva azione di salvataggio ti permette di assicurarti un voto decisamente più che buono in questo campo. Ho apprezzato molto anche l'aver saputo sfruttare un vuoto descrittivo di Foxy e la banalità - che poi non è tanto una banalità - di chiudere gli occhi per paura di subire un secondo flash abbagliante. Allo stesso modo, il saper sfruttare la propria furtività in modo da spostarsi in una chiara posizione di vantaggio, non è da tutti. Ho apprezzato meno l'aver "sprecato" la difesa assoluta, senza sapere se avresti dovuto sfruttarla in seguito o meno. Insomma, Alti e Bassi.
» Voto: 7.5

» Sportività: Strafalcione. Dunque, mi duole informarti di questo ma l'attiva del terzo livello del Void Runner, dopo attente riletture e discussioni in merito, può essere classificata solo come incanto di tipo personale e non estendibile ad altri. Ciò significa che la tua azione di salvataggio nei confronti di Shakan non è stata legittima e che non avresti potuto teletrasportarlo lontano con te. In secondo luogo, la stessa azione di salvataggio non può essere considerata propriamente "sportiva"; mi spiego meglio: gettandoti su Shakan e trasportandolo lontano dal campo di battaglia, hai interferito con le tempistiche dello scambio di battute in maniera errata, poiché hai impedito completamente al sovrano di ribattere in alcun modo all'attacco dello spettro. Alla luce del fatto che tu l'hai allontanato, cosa avrei dovuto fare io? Avrei dovuto difendermi comunque? In tal caso avresti impedito a me di rispondere alcunché allo spettro, però, facendo un errore di tempistica. Non avrei dovuto difendermi? In tal caso avresti impedito l'attacco di Shakan, compiendo un'antisportività nei suoi confronti. Insomma, si può dire che il tipo d'azione da te compiuto è un comportamento eccezionale che va conseguito solo con l'accordo di tutte le parti, in modo da non creare situazioni di sgradevole confusione o incomprensioni temporali. Io ho continuato come se nulla fosse, difendendomi da Shakan e rispondendo lui verbalmente, senza attaccarlo, tuttavia non tutti gli utenti avrebbero reagito allo stesso modo. Questo ovviamente incide sul tuo voto finale, ma ci tengo a precisare che, a parte questo erroraccio, ti sei distinto in maniera impeccabile e hai seguito il regolamento senza problemi.
» Voto: 6.0


Alexandra Lady A

» Scrittura: Elaborata. Innanzitutto non posso che apprezzare l'incredibilmente ampia cultura lessicale di cui disponi, che ti permette non soltanto di non incappare mai in ripetizioni di sorta, ma anche di concederti di quando in quando qualche virtuosismo compositivo, propendendo per un termine piuttosto che per un altro. Questo da ai tuoi post una grande carica espressiva, particolarmente adatta alla psicologia del tuo personaggio, che traspare in maniera potente da ogni testo, lungo o corto che sia. A proposito di lunghezza, non posso che consigliarti di tagliare i tuoi post almeno nei passaggi più trascurabili: per il tipo di linguaggio da te adottato, infatti, c'è il rischio che non tutti i lettori riescano a digerire i tuoi testi e che alcuni potrebbero considerarli ridondanti nella forma e nell'aspetto, più che nei contenuti; ci tengo a specificare che non è comunque il mio caso, visto che ho particolarmente apprezzato la composizione di ognuna delle tue risposte. Per quanto riguarda la coerenza, ho un solo appunto da farti che, purtroppo, influisce sulla tua valutazione in maniera negativa (normalmente ti avrei dato un voto più alto di così). Nel particolare, mi riferisco alla reazione di Alexandra innanzi alla trasformazione di Ray: reazione assolutamente coerente alla sua psicologia ma - concedimi il termine - per nulla umana. In mezzo a una pozza di sangue, fra cadaveri urlanti, con innanzi una creatura emanante terrore, scariche elettriche e il cui aspetto è stato completamente deviato da una corruzione ben più grande di quella che si può accumulare in una sola vita di esperimenti, Alexandra reagisce intavolando con lui - solo leggermente sconvolta - un dibattito sulla perfezione degno di un opinionista di Porta a Porta. Devo ammettere che inizialmente la cosa mi ha lasciato particolarmente spiazzato: alcune persone avrebbero attaccato, altre sarebbero scappate, alcune addirittura impazzite, ma mettersi a discutere con un essere appena asceso e con intenzioni palesemente malvagie, proprio nei confronti dei vostri personaggi, l'ho trovato abbastanza strano; probabilmente è stato dovuto ad una "pesatura" sbagliata della situazione, o del pericolo imminente in cui si trovava Alexandra. Comunque, ti riprendi egregiamente nel post successivo in cui Alexandra sembra rendersi conto di ciò che prima non era riuscita a comprendere: un vero colpo di mano, che mi ha fatto sorridere e ricredere completamente. Ho deciso comunque di abbassare leggermente il tuo voto, ma ti posso assicurare che la tua condotta è stata estremamente soddisfacente sotto questo punto di vista.
» Voto: 7.5

» Strategia: Posata. Alexandra compie sempre il minimo necessario per portarla in una posizione di vantaggio strategico sugli altri, senza però che questo stesso "minimo" attiri le inimicizie di chi potrebbe rivelarsi realmente pericoloso con lei. Tenta sempre di comportarsi in maniera energica e ha sempre iniziativa, ma la cosa sorprendete è la cura con cui tutte le mosse di Alexandra sono pensate: la distruzione dei cadaveri che avrebbero potuto essere una potenziale minaccia, le minacce inizialmente solo verbali a Kreisler e il modo in cui successivamente riesce a ferirlo con estrema semplicità (con una combo virtuosistica di tecniche elusive ed offensive), e last but not least il modo in cui identifica le tecniche di potenziamento attive su Ray e decide di dissolverle come prima azione, senza però attaccarlo, in modo da indebolirlo nel caso in cui si prospetti un confronto, ma al tempo stesso di non provocarlo così da essere attaccata. Strategicamente parlando, dunque, una condotta impeccabile: esci dalla scena, infatti, praticamente illesa e integra, mai toccata da nessun altro, e avendo imposto sugli altri l'idea di una regina forte e salda, meticolosa, in grado di influire e indebolire gli altri poco alla volta, nei momenti più adatti, quando loro non sarebbero stati costretti a risponderti a meno di peccare di coerenza sul proprio personaggio. Non ho molto più da aggiungere se non un piccolo appunto riguardante l'iniziativa in senso stretto: se il voto non è più alto, è solo perché non sei riuscita a ritagliarti la fetta di protagonismo che ti saresti meritata, e dalla quale ha attinto avidamente Shakan. Rimanendo stoica nelle sue convinzioni e nelle sue domande, infatti, Alexandra ha dimostrato grande interpretazione e fedeltà alla psicologia del personaggio, ma questo, in alcuni turni, l'ha leggermente tagliata fuori dal proseguire della quest.
» Voto: 8.0

» Sportività: Un solo appunto. Sei stata perfetta nel corso del combattimento; non hai fatto errori di sorta e forse l'unica cosa che avrei da rimarcarti è una mancata o debole interpretazione della passiva di paura emanata da Ray. Tuttavia questo non ha la minima importanza: l'unico errore è stato un altro, riguardante la dissolvenza attuata nei confronti della tecnica di Ray. Questa infatti non è né una tecnica di elemento luce, né una tecnica di elemento sacro: è semplicemente una tecnica di dissolvenza, esattamente come quella del dominio attivo di metamagia. Non avrebbe dovuto, quindi, raddoppiare nel costo a causa dell'aura emanata dalla tecnica di Ray. Tuttavia mi pare che tale errore ti sia stato riferito da terzi, dunque mi premuro di non diminuire troppo il tuo voto per quanto riguarda questo campo, in quanto è dovuto quasi del tutto alla mia assenza (ti avrei risposto io, se fossi stato presente). Per quanto riguarda la puntualità, non ho nulla da eccepire.
» Voto: 7.0


Media janz: 7.66
Media Bastard de la Nuit: 6.83
Media Foxy's Dream: 7.5

Vincitore: janz



CITAZIONE
Avete diritto ad un post conclusivo nelle modalità descritte nella parte GdR di questo stesso post. Janz vince e guadagna 500G nonché 7 punti nella classifica generale dell'abiezione. Foxy's Dream guadagna 300G più 5 punti nella classifica generale dell'abiezione. Bastard guadagna 150G nonché 1 punto nella classifica generale dell'abiezione. Io stesso guadagno 500G per la gestione della giocata.

Janz ha la possibilità di scegliere fra una delle tre abilità qui sotto in spoiler da inserire nella sua scheda:
SPOILER (click to view)
Il suo corpo non segue più ora alcuna legge fisica: vede al buio come un animale notturno { pergamena occhio notturno - fisica }; muta e si comporta come uno specchio d'acqua turbato dalle gocce di un temporale - avvolto perennemente in una nube di fumi oscuri, può cambiare in pigmentazioni, trasformare la propria voce, lasciar ramificare le proprie braccia e le proprie vesti come quelle di un albero, affilare i propri denti, incupire il suo sguardo. Il suo aspetto non è né fermo né definibile, dunque, tuttavia quale che sia la mutazione in corso, egli sarà sempre e comunque riconoscibile come il Re che non perde mai e non altri che lui { abilità passiva - magica }. Alla luce di ciò, non è dunque ovvio che le persone lo temano? Che lui, sopra ad ogni altra cosa, faccia paura a coloro che posano il loro sguardo sulla sua figura? Egli controlla gli uomini ed è il più abietto fra loro, colui che ha trasceso i contenuti della forma mortale nell'egocentrismo più puro - colui che non esiterebbe a vincere ogni esitazione in favore di sé e del suo regno: non è naturale che spaventi? Una determinazione e un'abnegazione tale da lasciar scorrere un fiume di spavento sia dalla sua figura che dalla sua voce; un terrore primordiale che scuoterà coloro che si troveranno al cospetto del Re sin nelle ossa, richiudendoli nella sudditanza di chi ha capito di trovarsi innanzi ad un uomo nella sua forma più abietta: un mostro { ammaliamento passivo - psionico }.

In breve: una passiva per vedere nell'oscurità senza problemi, una passiva per cambiare aspetto leggermente, purché tu sia sempre riconoscibile come Shakan e una per scatenare paura nelle altre persone. A te la scelta.


Foxy's Dream può scegliere tra le tre citate qui in spoiler:
SPOILER (click to view)
Ma le sue capacità non si limitarono a questo: come in un processo evolutivo tanto incontenibile quanto assolutamente spontaneo, il suo istinto di sopravvivenza si acuì, si perfezionò e si modellò intorno alle necessità pretese dalla sua memoria e dalla sua chiarezza di pensiero. Non solo la sua mente divenne impenetrabile, ma lui stesso divenne in grado di percepire la presenza delle persone intorno a sé - la loro forza vitale, la loro aura - e, in parte, misurarla. Era come se sapesse sempre quali nemici fosse in grado di surclassare e dai quali invece era meglio guardarsi { bracciale dell'auspex }. Questo lo rese più attento, più scaltro e, nondimeno, molto più tranquillo: le sue paranoie si dileguarono tanto rapidamente come s'erano presentate, lasciando spazio solamente al proseguirsi della propria abiezione.

Ben presto gli fu chiaro il suo scopo; ciò che avrebbe dovuto compiere e come - il modus operandi. L'aveva capito in poco tempo, e in ancora meno aveva iniziato a sfruttare il concetto a suo favore e desiderio: gli uomini sono manipolabili. Uomini, elfi, orchi... persino gli avatar: ognuno di essi poteva essere ridotto a nulla più che una misera pedina sulla scacchiera del suo gioco. Ciascuno con i propri ideali, sogni ed obiettivi - tutti facilmente corruttibili e mutabili in ciò che lui avrebbe desiderato. Per ottenere il controllo non gli si chiedeva nulla più che ingannare le altre persone, tormentarle e mentire loro: compiti i quali non gli causavano alcun rimorso, né tanto meno pena alcuna. Machiavelli aveva sostenuto: "Ma la poca prudenza degli uomini comincia una cosa che, per sapera allora di buono, non si accorge del veleno che vi è sotto." e mai enunciato fu più vero, poiché non esiste uomo che non desideri lasciarsi illudere, soggiogare e controllare. Gli spiriti liberi non sono altro che chimere, gentaglia che non ha saputo convivere con l'idea di un pacifico controllo - solo di nome, inteso come libertà individuale e arbitrio concordabile - da parte di qualcuno di superiore, pestando i piedi in terra come bambini: giacché sottostanno immancabilmente alle leggi della natura, non v'è ragione perché non obbediscano anche a quelle della calamità conosciuta come il Re che non perde mai. Comunque, in breve le persone iniziarono ad affidarsi maggiormente a lui; la loro abnegazione divenne più forte e tutti coloro che disponevano di un minimo di coscienza decisero persino di giurare lui fedeltà (poiché sapevano che solo coloro che sarebbero stati nelle sue grazie sarebbero sopravvissuti; lui gliel'aveva promesso). Le sue vittorie conseguenti lo resero più credibile, e il fenomeno acquisì in breve un carattere esponenziale - non esiste verbo, ora, che non suoni immancabilmente ragionevole, logico e vero se proferito dalle labbra del sovrano; sono poche le persone che, ascoltandolo parlare, non finiscano col credergli { ammaliamento passivo - psionico }.

La maschera permette al possessore di riconoscere immediatamente quando qualcuno mente (Udirà una risata sgangherata nella propria testa, che spesso si confonde con la risata altrettanto diabolica del portatore che si avvicina e si confonde con la personalità della maschera. Non necessita di indossarla per usufruire di quest'effetto).

In breve: una passiva per convincere gli altri che le proprie parole siano vere, una passiva di auspex o, infine, una passiva per riconoscere le bugie dette da altri. A te la scelta.


Bastard, in ultimo, potrà scegliere la sua passiva fra le seguenti:
SPOILER (click to view)
Non fu mai stato più sveglio di come quando quelle parole giunsero ai suoi orecchi - quella vile presa di posizione in fronte al malo svilupparsi di nuove politiche monarchiche sulla faccia della terra; i lamenti di un codardo incapace di sollevare il proprio sguardo dalle prime parvenze di democrazia. Lui, uomo, poteva combattere tutta quella impotenza semplicemente imponendosi ed impressionando: chiudendo tutti coloro che ne sarebbero stati disposti in quello che sarebbe cresciuto fino a divenire solamente il suo mondo. Prima ho parlato di "risveglio", e non esiste termine più adatto di quello per definire ciò che gli accadde: poiché mentre i suoi compagni ammuffivano sulle pagine stanche dei libri di scuola, lui iniziava a percepire cose che loro non potevano neppure pensare lontanamente di comprendere. La sua mente iniziò a divenire un lungo archivio di informazioni, memorie, dati e caratteristiche di ogni tipo stipati in un flusso ordinato e di facile consultazione. Nello stesso istante in cui il cervello di uno dei suoi compagni interrogati balenava sull'idea di chiedere consiglio a qualcun altro che potesse suggerirgli, lui non solo conosceva già ed immancabilmente la risposta, ma intuiva persino quale sarebbe stata la prossima domanda del professore. Non esistono parole che non conosca che non possano descrivere un qualsiasi avvenimento e non esiste avvenimento che non possa essere ricondotto logicamente ad un determinato flusso di parole. E' un genio affinatosi nell'elaborata arte del ricondurre ogni fenomeno alla continuità della propria memoria { riassunto delle passive del dominio Mente Lucida - fisici }.

Dicono che l'intelligenza sprofondi facilmente nella paranoia: ciò non fu più vero che nel suo caso. Non passò molto tempo che le voci, i pensieri e i sussurri di ognuno dei suoi compagni divennero fonte di veri e propri tormenti - che cosa potevano volere? Che cosa desideravano? Perché per lui, perché lo fissavano? Quando avrebbero smesso? Come avrebbe potuto mascherarsi da tutta la loro curiosità? Le risposte giunsero a breve, con naturalezza: non passò molto tempo prima che finisse col rinchiudere il proprio animo dietro ad una maschera di strafottenza e arroganza; una maschera ben più che metaforica poiché, da quell'istante in poi, i pensieri del ragazzo, persino i più superficiali, divennero imperscrutabili da chiunque. Divenne chiuso e maestro, persino più irraggiungibile di quanto non fosse già in precedenza: nessun ammaliamento e nessuna impressione poté più raggiungerlo, non importa quanto potente fosse lo psionico incantante { difesa passiva - psionica }.

Il suo corpo non segue più ora alcuna legge fisica: vede al buio come un animale notturno { pergamena occhio notturno - fisica }

In breve: una passiva che trasforma Kreisler in un genio analitico e logico (con relative conseguenze), una passiva di difesa psionica o una passiva che permette lui di vedere al buio perfettamente. A te la scelta.

 
Top
32 replies since 23/10/2010, 11:12   2789 views
  Share