Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Underdark, L'abiezione

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view post Posted on 23/12/2010, 19:03
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And...bla..Bla..BLA
·······

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A nome di tutto lo staff assegno a Ray la promozione ad Energia Viola.
Ricordo che tale Energia gli fu assegnata tempo fa ma che per varie ragioni egli stesso preferì revocarla.

 
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view post Posted on 27/12/2010, 14:29
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Maestro
········

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Bottiglia Verde, Santa Madre Nuova - Esterno
Al tramonto



O
dore. Odore di terra brulla, pregna dell’avviluppante marciume proprio dell’aridità di un terreno incolto, inospitale, solitario ed abbandonato. Sfregai i palmi sul terreno riarso, lasciando che questo mi ledesse poco la cute pallida, di modo da sfogare la frustrazione di un lungo sonno incosciente, una lunga quiete che mai avrei voluto subire e di cui – di primo impatto – temevo di non ricordare nulla, affatto. Tesi le braccia sotto di me e mi riposi eretto, stagliandomi potente innanzi ad uno scenario confuso e inumano. Poco consono ai pochi frangenti di memoria che pian piano riprendevano forma nella mia mente. E rividi Bottiglia Verde, desolata ed inospitale come la ricordavo. Vidi desolazione ed abbandono, senza più la minima traccia di vita o non vita nei dintorni. Pallida desolazione, ormai abbandonata anche dai cadaveri che pian piano riaffioravano nelle frammentarie reminiscenze di poco prima, scomparendo – eppure – alla realtà del mio occhio.

Cadaveri.

Già, cadaveri.

Tanti cadaveri. Tanti.

Non più, però.



P
iù nulla: qualunque cosa fosse realmente accaduta, probabilmente era stato soltanto un parto della mia mente contorta. Soltanto una visione oscura della mia tetra distorsione della realtà Solo quello. Solo?
Poi rividi Santa Madre Nuova: simbolo un tempo della redenzione di un villaggio di peccatori – forse – che plasmava con mura e ghiaia tutta la propria misericordia rivolta verso il cielo. Ed ora si stagliava distrutto – infranto, come un sogno di mezzanotte alle prime luci dell’Alba. Nient’altro che un rudere, risplendente poco delle ultime luci del tramonto, col sole alle spalle ad evidenziarne ogni pertugio, ogni mancanza. Distrutto: ancor più distrutto di quanto ricordassi.
E, infine, vidi loro: silenti ed accasciati. Alexadra e Kreisler. Distesi sul terriccio esattamente come me, qualche attimo prima.

Kreisler ed Alexandra.

Kreisler.

Me?

Rigurgito.



R
igurgito di morte: come un fuoco avvampò dal di dentro del mio stomaco, nero come una melma inarrestabile, salì repentina prim’ancora che avessi modo di rendermi conto di quanto mi pervadesse. E la memoria e la nausea divennero padrone nel mio corpo nell’esatto momento in cui, rivedendo quei frangenti di incubo, mi rendevo conto che quanto avvenuto ben poteva non esser stato soltanto un brutto sogno. Realtà: f o t t u t i s s i m a realtà. Come reale fu il mio marcio rigetto, misto di verde scuro e giallo chiaro, riverso nell’erba secca circostante. Un moto di male che si mosse dal di dentro e che mi pervase di una sensazione d’inquietudine e sconforto che ben sapevo – già da quel momento – non mi avrebbe lasciato più.
Mi sentivo diverso: scrutavo i palmi delle mie mani lacerate poco dal terreno brullo, e mi parve di vederle più scure, meno pallide, in qualche modo pulsanti di qualcosa di diverso. Un nero inconscio. Un nero marciume: una corruzione propria di qualcosa che difficilmente può dispiegarsi in poche semplici battute. Un moto di nulla che pervadeva l’animo e si divideva nella realtà, inarrestabile ed incontrollabile. Vidi i pochi fiori sparuti accasciarsi un poco all’avvicinarsi delle mie dita: vidi gli alberi quasi voltare lo sguardo al mio passaggio. Illusioni folli: illusioni sarcastiche di una condizione ancor più mostruosa che in qualche modo mi rendeva inabile ancor di più alla vita sociale. Un infido moto di nera potenza che in una notte era divenuto parte di me, estensione del mio cuore, strato della mia cute, lembo della mia carne.

Un qualcosa nero ed informe che richiamava inquietudine.

Inquietudine degli altri, alla visione del mio essere.

Inquietudine mia di vivere al mondo.



E
in un momento mi si riportarono alla mente tutti i fremiti di quell’incubo. Quell’incubo divenuto realtà, plasmato tale dalla voluttà del Sovrano, dal lamento della sua carne e dalla follia della sua incontrollabile trascendenza. Ciò che era stato avrebbe segnato in eterno le vite nostre e di tutto il creato, probabilmente. E noi ne eravamo stati testimoni: testimoni di un fato che molti avrebbero rifiutato anche solo di percepire, prima di asservirsi ad esso, inevitabilmente. Eppure io l’avevo vista: l’intima coscienza del Sovrano. L’intima ragione che l’aveva spinto a vendersi all’eternità della perfezione. L’avevo vista e – in qualche modo – sapevo di esser stato il solo, quella notte: sapevo di averla compresa soltanto io. E sapevo – anche – di non poterne temere fino in fondo la natura, di non poterne rifuggire del tutto la malvagità. In qualche modo sapevo di avere ancora bisogno del Re, come sentivo che egli avrebbe avuto bisogno di me: in qualche modo.

Dovevo tornare. Tornare al Maniero, al Borgo: riprendere un ruolo in ciò che era rimasto in sospeso. Capire e comprendere quanto sarebbe stato propizio fare tempo addietro: libertà, libertà dalla dannazione eterna.
Libertà dall’errare dell’animo per campi solitari. Testimone del nulla incalzante, ero ormai uno
dei pochi che poteva sapere e comprendere, quanto fosse giusto fare.
Riprendere un ruolo al Maniero.
Difendere il Re.

Difendere il simbolo di interi popoli.
Difenderli – forse – anche dal loro stesso Sovrano.
Un Sovrano che non più poteva dirsi se stesso. Ma un Sovrano sofferente.
Per la cui sofferenza aveva compiuto l’impossibile, Trascendendo oltre il divino.
Divenuto uno con la perfezione. Divenire parte di quel potere. Comprenderlo, capirlo e contenerlo.

Forse quello era davvero il mio compito.



Ma prima. Prima c’era qualcosa.
Qualcosa di molto più importante.



...Shakan...

...Chi sei?

...Sono io...

...Io?

...Sono te...

...Sono il tuo dolore...



S
entii profondo un lamento interno, scatenato ed alimentato dal nuovo nulla che m’aveva posseduto. La voce, la coscienza e l’intimo inconscio si era risvegliato ad una nuova condizione di lucidità. E per la prima volta mi parlava, mi dannava con più intensità del solito. Non solo più col rimorso, ma col tormento. E mi ricordai ancora: frammenti nuovi di quella notte infame. Le mie rivelazioni: Kreisler – Lucian – Lithien. E tutto quanto c’era stato. E tutto quanto era successo. E lo Straniero che mi aveva salvato da morte certa: per l’unico intento di conoscere qualcosa da me.

Per non perdere l’unico legame col proprio passato.
Mi aveva mostrato il coraggio delle proprie azioni. La fermezza della propria risolutezza.
Aveva avuto le palle di salvare il mio animo informe: solo perché la verità era più importante. Anche di me.



M
i avvicinai allo straniero, ancora riverso nel suo torpore. Afferrando un pezzo di vetro, incisi in una tavola di legno poco lontano un messaggio chiaro, che poco avrebbe potuto lasciare ai dubbi nella mentre di Kreisler e nel suo cuore di rifugiato. Dovevo chiarirmi, avevo bisogno di chiarimenti io, come lui. Ed entrambi li dovevamo ad una persona sola: me stesso. Gli afferrai i capelli, alzandogli il capo. Mi parve di vederlo emettere un tiepido suono – forse segno di quanto il senno stesse riprendendo piede nel suo animo: gli posi la tavola sotto il mento, sicuro che non avrebbe potuto mancarne la visione.

<< ...a presto, Kreisler. >>



S
ussurrai, discostando definitivamente il mio passo da quel luogo, ma sapendo di avervi lasciato l’animo, ormai. Così come la memoria. Così come parte del mio tormento. Serenità. Parte di serenità era nuovamente con me: una serenità derivata da un nuovo tormento. Eppure un tormento finalmente distinto, chiaro: sapevo per chi e per cosa lottare. Che seguitassi a lottare, ormai, non era più un problema.

Per il Re e con il Re.
Contro il Re ed insieme al Re.
Per vita e per morte del Bianco Maniero.
Il Toryu aveva un nuovo e potente Sovrano.
E, forse, anche un nuovo Membro. Uno più fedele, infine.

"Nella prossima Luna alle Bianche Mura.
Con la Luna e della Luna discorremo.
Conoscendo ciò che è stato.
Allora ci rivedremo.
Lucian Alastor"



SPOILER (click to view)
Penso sia tutto piuttosto chiaro. Il messaggio lasciato a Kresiler è quello in rosso, alla fine del testo. Il post è più che altro chiarificatore della nuova psicologia di Shakan. Smessi i panni dello spettro errante, indossa quelli nuovi del fantasma onniscente, ovvero lo spettro che protegge nell'ombra. Si sente responsabile per ciò che ha visto nei ricordi di Ray e nella sua ascesa e decide di prendere un ruolo definitivo all'interno del Clan Toryu, difendendo il Re (o meglio, il Re come "simbolo") ovvero difendendo le genti, il maniero e tutto ciò che rappresenta, rimanendo vicino a Ray, per "controllarne" la nuova condizione, pur cosciente della pericolosità di tale scelta. Comunque decide di non fuggire più: anche in funzione di questo, è più che mai convinto a definire il proprio passato, incontrando Kreisler e chiarendo lui ogni cosa, apprendendo anche - magari - ciò che è stato di Lithien e ciò che deve fare per chiudere definitivamente con il suo passato.

edit: aggiustamento del layout


Edited by janz - 27/12/2010, 14:45
 
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Bastard de la Nuit
view post Posted on 7/1/2011, 14:04




Sentire il solletico dell'alba dietro le palpebre.
Risvegliarsi dopo un volo di decine di metri.
Mettersi a sedere con movimenti lenti, cercando di districare il groviglio
di memorie, separando gli eventi realmente accaduti dai sogni inquieti.
Vedersi passare davanti agli occhi la propria vita,
le proprie paure, i propri errori, le proprie lacrime.
Scoprire che di ciò che era accaduto non vi era più traccia
se non per una sorta di fatica di vivere nel cuore,
come il rimorso di un crimine orrendo mai commesso.
Riscoprirsi amare, v i v e r e
dopo essere riemersi dall'abisso della dimenticanza
che il Sovrano aveva cercato di spandere attorno a sé
coltre di dominio infinito.
Chiedersi il perché di quel giuramento in un tempo ormai lontano
osservato dal sole al tramonto
un giuramento di fedeltà a qualcuno che si sperava diverso
qualcuno nel cui aiuto si era sperato
e che si era rivelato l'uomo più abietto della terra.


Sensazioni, pensieri, dati sensoriali di ogni sorta confluivano nella mente di Kreisler, così stranamente reattiva, così pronta nell'elaborarli. Preso com'era dall'apprezzare i milioni di sfumature del cielo non s'accorse sulle prime del messaggio che gli era stato lasciato sul petto. Lo notò solo quando il sovraccarico di informazioni non fu tale da procurargli un forte conato di vomito. Si pulì la bocca con il dorso della mano e lesse le poche parole che gli erano scivolate in grembo.
E insieme con esse ricordò il nome (i nomi?) dell'uomo che avrebbe dovuto incontrare al più presto. Dell'uomo con cui era in credito di risposte, tante risposte.
Mestamente si massaggiò le tempie, poi si levò e lasciò Bottiglia Verde. Per non farvi più ritorno.



SPOILER (click to view)
Ringrazio ancora tutti per l'opportunità concessami di fare questa bella giocata. Ho deciso, come concordato con Ray, di scegliere l'abilità passiva del primo livello del dominio Mente Lucida.

Edit: non cosa sia successo, ma pare che fosse scomparsa la seconda parte del post. Ho integrato la metà mancante. :look:


Edited by Bastard de la Nuit - 8/1/2011, 13:27
 
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32 replies since 23/10/2010, 11:12   2789 views
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