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I Misteri di Cagliostro: Le Viscere dell'Ombra, [Campagna] "I Misteri di Cagliostro", Side Event

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Caitlin
view post Posted on 19/9/2011, 17:42




Privati delle proprie certezze si può solo andare avanti, ripetendosi che dopotutto il buio non fa così paura...


Grotte permalose, dotate di una propria volontà.
Sacrifici di sangue per poter entrare.
Ponti invisibili sospesi nel vuoto di fauci di pietra.
Tutto questo non è possibile, eppure è...

Seguendo la via che discende nel ventre della terra, il legno ruvido della torcia che gratta contro il palmo ferito e il bagliore delle fiamme che appena basta a rischiarare il cammino, Easley pensa ad Alyka; ignorando il resto.
Cosa starà facendo la marionetta in quel momento?
Forse se ne sta seduta in un angolo, tenendo il muso a tutti e torturando i merletti dell'abito come è solita fare quando è nervosa.
Forse si preoccupa per lui, si chiede se tornerà a prenderla.
Oppure si è già scordata del suo fedele paladino, presa com'è dal pensiero di Claymore.
"Se non torni, mi avrai uccisa", ha detto.
Al demone piace pensare che sia stato un modo per dirgli di prestare attenzione, per fargli capire che per quanto poco lo dimostri, le dispiacerebbe se dovesse accadergli qualcosa.
Ma nel profondo sa che non è così, sa che il suo valore agli occhi della marionetta, non è che una minuscola frazione di quanto lei valga per lui.
O meglio: ad Alyka non importa niente di lui, la Regina cerca il suo Re e lui non è che una semplice pedina indegna anche solo di ricoprire un ruolo.
E sa che se lei l'ha salutato con quella frase, non è stato per altro che per ricordargli il suo dovere.
Discosta appena la destra dal fianco, quanto basta perché le nocche sfiorino la pietra e mentre con le dita segue le asperità della roccia, si immagina che esse animate di vita propria come paiono essere, inizino a muoversi e contrarsi come le viscere di un qualche gigantesco verme.
E intanto, masticato e digerito pensa a ciò che è e perché sia giunto lì.
Cercando di capire quale sia il suo errore e quali potrebbero essere le conseguenze.
Se anche le pareti iniziassero a stringersi, a chiudersi su loro stesse e i tre venissero ingoiati, sepolti per sempre in quel luogo rifuggito persino dagli insetti, nessuno piangerebbe per il Re Rosso, un misero pezzo di legno malamente intagliato che per volere dei suoi padroni si è fatto di carne e sangue.
E una volta divenuto Easley, non è cambiata la sua situazione.
Non è cambiata la situazione di un pulviscolo sulle pagine del Fato e alla fine, questo misero granello di polvere ha l'importanza che si può attribuire ad un nome.
Né braccio, né gamba, né volto; anche con un altro nome, una rosa continuerebbe ad avere il suo profumo.
E anche con un altro nome, lui resterebbe il pietoso demone che si è nominato paladino.
Utile forse, ma non necessario.
È solo l'ultimo dei pezzi della scacchiera, l'unica cosa che gli è richiesta è obbedienza e anche nel suo unico compito ha fallito, poiché adesso è lì non per altro che per sua volontà.
Dovrebbe essere da tutt'altra parte, a fare tutt'altro eppure si è imbarcato in un'avventura che non gli compete.
Ma non si sente in colpa.
Non sente di aver sbagliato, dal momento che l'ha fatto per essere d'aiuto l'unica persona che forse piangerebbe per lui.

Giungono alla fine della strada dopo un tempo che pare infinito e le pareti di roccia si allargano, dando una parvenza di spazio in cui respirare.
Forse, una mera consolazione, piccolo regalo prima della scelta che necessariamente dovranno compiere.
Innanzi a loro, senza che le torce riescano anche solo a rischiarare ciò che si trova oltre l'ingresso, si trovano tre gallerie.
Anguste più di quella appena percorsa, più buie, più spaventose.

Il giovane efebico inspira a fondo, cullando in bocca per qualche istante il sapore dell'aria di quel luogo.
Ha solo il tempo di dedicare uno sguardo di sfuggita al Vrok e all'altro suo compagno di ventura, prima che in un'orrenda imitazione del silenzio provato prima, la strada alle sue spalle si chiuda e i due svaniscano.
Inghiottiti da quell'ennesimo mondo sotterraneo e segreto del quale hanno violato i confini.
Neanche perde tempo a chiamarli, dopo una rapida occhiata in giro la sua attenzione va alle scritte violacee che ancora una volta giungono a turbarlo.
Le guarda con odio, con uno sguardo che forse aveva anche la volpe quando non arrivando all'uva, disse che era acerba.
Piccoli segni grafici dei quali anche seguendo i contorni con attenzione e capendone il disegno, non potrebbe capirne il significato.
Improvvisamente, il confine sfumato tra il cerchio di luce della torcia e le ombre circostanti, diventa quanto di più interessante possa trovare.
Ne studia le lievi variazioni con il tremolare ritmico della fiamma e intanto ascolta il suo respiro farsi breve.
Quelle scritte probabilmente erano importanti.
E lui non sa leggerle.
E non può nemmeno tornare indietro.

Se ha fatto un errore, è stato sfidare il compito assegnatogli.
Se c'è una conseguenza, è il trovarsi ora lì.

Mentre le pareti iniziano a girargli intorno e le membra perdono sensibilità, una frase -da lui pensata tempo prima- gli ritorna alla mente.
Si ricorda di quando vedendo la sua Regina piangente e tremante in gallerie così dannatamente simili a quelle, giunse alla conclusione che vivere senza legami era la scelta migliore.
Di come quando hai solo te stesso, è solo della Morte che devi avere paura.
E si rende conto di non essersi dato ascolto.
Ha trovato un amico, qualcuno che ha deciso di seguire per aiutare e che ora è scomparso.
Ha Alyka, è distante miglia da dove si trova in questo momento eppure, non ha smesso un solo istante di occupare i suoi pensieri.
Neanche quando essi erano vuoti e privi di corpo.
Il ricordo del dolore provato quel giorno ora lontano, quando per lei si getto letteralmente nel Fuoco Infernale e non fu neanche ritenuto degno di un grazie torna a bruciare e in un istante la fiamma tremula della torcia perde il poco conforto che gli dava.
Alza il braccio, cercando di allontanare quella luce maledetta il più possibile da se e la sua ombra pare deformarsi.
Diventa più grande di quella che un corpo minuto come il suo dovrebbe proiettare, artigli di bestia paiono crescergli alle mani e un ghigno -bianca mezzaluna irta di denti acuminati- si apre in quello che deve essere un volto, contornato da corti capelli scuri e arruffati.
Osserva l'immagine riflessa dove dovrebbe esserci solo una sagoma nera ed esile sullo sfondo venato della pietra.
O meglio, immagine di cui è il riflesso.
Quelle iridi discordanti che lui nel suo volto umano porta, non gli appartengono.
Il volto di Paladino che ha scelto per proteggere Alyka, la pelle cinerea, le mani da predatore e i corti capelli neri, non gli appartengono.
Tutto questo appartiene a Claymore.
E ancora una volta, lui non è niente.
Chiude gli occhi e con la destra allenta i primi bottoni della camicia, cercando di calmare il respiro.
Solo non era mai stato, non a quel modo completo quantomeno.

C'erano gli altri scacchi come lui un tempo.
C'era quel vampiro folle, incosciente e arrogante.
C'era la fanciulla-marionetta, ora da qualche parte.
Piccola, amabile strega.
Per lei è pronto a morire, anche se forse lei già non si ricorda più di lui.
C'era Strange.
Un alieno, un tipo bizzarro, qualcuno che aveva deciso di seguire.
C'era Verel, col quale non ha parlato molto eppure era lì.
Ora c'è solo lui.
E tre vie tra cui scegliere.
E c'è la grotta, quella grotta maledetta che si rifiuta anche solo di farsi distruggere.

Mentre tiene gli occhi chiusi, il ghigno, bianca ferita nella roccia, si chiude e si dissolve.
I capelli tornano lunghi e lisci, mentre gli artigli si ritraggono e anche le spalle tornano strette e esili.

Ecco, ora c'è solo lui.
E la grotta.
E una sola via.

Solo in un luogo che solo gli incubi possono partorire.
Al buio se non per una tremula fiamma di torcia.
Non può tornare indietro, solo avanzare.

Ogni nuova strada è un cancello segreto,
un buco nel tempo, un salto più indietro.
Non ci sono speranze per chi cammina in avanti,
re senza dominii ad affrontare i giganti.


E lui, piccolo Re senza seguito né terre, armato di solo se stesso, avrebbe affrontato i giganti.



uclqa

QCCvr  Energia Residua
90%

Condizioni Fisiche
Buone. Ferita lieve da taglio sul palmo sinistro.
[0/16]

Condizioni Mentali
Nervoso.
[4/16]
Hybris
Riposta

Dike
Riposta
Colpi: 5/5

Forma Umana
ReC200 AeV125
PeRf200 PeRm275 CaeM150
                     

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


E infine ecco il mio post.
Non faccio gran che, oltre a fargli venire una crisi di nervi e in fine scegliere la strada di destra, l'unica rimasta.
Il post ha una durata leggermente più lunga di Save e Verel: se ho capito bene, vediamo i cunicoli chiudersi dietro, anche se non vediamo gli altri pg.

Ci sono un po' di citazioni sparse (solo due in realtà x'D)

La prima, sull'importanza del nome, è una citazione modificata da Romeo e Giulietta, come penso si sia capito.
La seconda è un'autocitazione dal mio arrivo... x'D

Scusate per il tempo messoci e per il post che potrebbe essere meglio, anche se in confronto al precedente mi sembra quasi un capolavoro x'D


 
 
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view post Posted on 25/9/2011, 23:38
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Esempio
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Verel
---
Non appena Verel si immise nel corridoio di sinistra, improvvisamente l'apertura del cunicolo si chiuse alle sue spalle; la roccia si ricongiunse sino a che, al tatto, appariva come se non vi fosse mai stata un'apertura prima. L'unica scelta possibile che la grotta dava era dunque quella di proseguire; l'avventuriero poteva notare che il cunicolo proseguiva verso il basso, convergendo in una grande discesa in cui difficilmente si manteneva l'equilibrio. Dopo pochi passi infine il pavimento della grotta, tuttavia, tornò diritto... ma ciò che vi si trovava non prometteva nulla di buono. Difatti da quel preciso punto la grotta si ricopriva di un breve strato d'acqua, alto appena alle caviglie. Era scura e piena di alghe e insetti... una vera palude sotterranea, che sollevava il suo livello sempre più, ostruendo tra l'altro il cammino di Verel. Proseguendo ancora per quella che è l'unica direzione possibile, poi, il giovane avrebbe iniziato a sentire un vago rumore in lontananza, simile ad un rombo, un ruggito; e per quanto potesse percepire in esso un pericolo, era ormai troppo tardi per fuggire.
D'improvviso, ad una distanza sufficiente perché potesse essere illuminata dalla luce, una gigantesca onda d'acqua si manifestò in tutta la sua imponenza... pronto ad investire con ferocia chiunque tentasse di fermarla.
E fu in quel momento che in Verel si manifestò una strana forza che gli impediva di usare i suoi poteri.

Strange
---
Non appena Strange si immise nel corridoio centrale, improvvisamente l'apertura del cunicolo si chiuse alle sue spalle; la roccia si ricongiunse sino a che, al tatto, appariva come se non vi fosse mai stata un'apertura prima. L'unica scelta possibile che la grotta dava era dunque quella di proseguire; l'avventuriero poteva notare che il cunicolo proseguiva per la medesima direzione per una certa distanza, ma poi si divideva in altri tre cunicoli e si faceva sempre più stretto e angusto, di modo che l'aria scarseggiava sempre di più. Malgrado il crocicchio, però, la grotta non riservava altre sorprese; così Strange giunse al trivio senza particolari difficoltà. Tuttavia, arrivato il momento di decidere cosa fare, un rombo in lontananza lo distrasse.
A quel rombo ne seguì uno identico, ma proveniente da un'altra direzione, e un'altro da un'altra, e così per qualche istante, dando vita ad un angosciante concerto di fragori sospetti e che, inoltre, si facevano sempre più vicini.
Alla fine Strange, venendosi a trovare esattamente al centro delle quattro vie, capì che stava succedendo; ma era troppo tardi per potersi salvare. D'improvviso quattro giganteschi sassi giunsero, rotolando, da ciascuno dei cunicoli che convergevano in quel piccolo atrio, pronti a stritolarlo in una terribile morsa.
Fu in quel momento che in Strange si manifestò una strana forza che gli impediva di usare i suoi poteri.

Easley
---
Nonappena Easley si immise nel corridoio di destra, improvvisamente l'apertura del cunicolo si chiuse alle sue spalle; la roccia si ricongiunse sino a che, al tatto, appariva come se non vi fosse mai stata un'apertura prima. L'unica scelta possibile che la grotta dava era dunque quella di proseguire; l'avventuriero poteva notare che il cunicolo proseguiva verso l'alto, facendosi sempre più largo e areato come all'entrata. Dopo pochi passi, il cunicolo si apriva in un grande atrio perfettamente circolare, quasi creato da una mente viva, in cui si poteva notare un'apertura circa cinquanta metri in lontananza. In mancanza di altre alternative il giovane demone dovette proseguire in quella direzione ma, giunto esattamente al centro dell'atrio, fu distratto da un rombo in lontananza.
Un rombo che si ripetè una, due, tre volte dalla stessa direzione; il basso. Ma fu troppo tardi perché Easley capisse che quel rumore era una minaccia: d'improvviso, alle estremità della stanza iniziarono a uscire dal terreno una serie di stalagmiti affilate come rasoi, fendendo l'aria. Gradatamente, poi, le lame di roccia iniziarono a riempire tutta la stanza, avvicinandosi verso il centro proprio dove il mercenario si trovava,
minacciando di ucciderlo per impalamento.
Fu in quel momento che in Easley si manifestò una strana forza che gli impediva di usare i suoi poteri.



Note del co-Quest MasterE' un post pessimo, ma ho avuto una serie di imprevisti che non hanno mi hanno consentito di ritagliarmi uno spazio per scrivere. Come avrete intuito, ogni cunicolo inibisce parte dei vostri poteri. Più precisamente Verel si ritrova impossibilitato ad usare le abilità, Strange le pergamene e Easley il dominio. Ogni volta che tenterete di usare rispettivamente abilità, pergamene o dominio, sentirete una forza misteriosa che blocca il procedimento e sprecherete soltanto energie preziose.
A questo punto vi tocca affrontare nuovi pericoli con queste gravose (?) inibizioni. Specifico che è come se aveste davanti un avversario: infatti vi trovate a scontrarvi con delle pergamene. Difendetevi di conseguenza.

Verel:
CITAZIONE
Vento violento: Il druido, allungando una mano verso il proprio avversario, tendendo il braccio, e muovendo il polso come in una spazzata genera una violentissima folata di vento, senza notevoli tempi di concentrazione. Questa è in grado di scaraventare via con grande violenza anche un essere umano.
Il vento provoca un danno da urto pari ad Alto.
Consumo di energia: Alto

N.B. L'acqua è un effetto secondario, è trasportata dal vento.

Strange:
CITAZIONE
Pietre animate: Basterà un gesto del druido, e dalla terra sorgeranno immediatamente quattro pietre di grandi dimensioni, da sotto l'avversario, che lo imprigioneranno fra di loro, schiacciandolo come opprimenti pareti. Queste saranno talmente alte da impedire all'altro di liberarsi con un semplice salto, e dopo qualche secondo inizieranno a chiudersi sul corpo del malcapitato, schiacciandolo.
La tecnica provoca un danno complessivo pari ad alto, dopodiché le pietre scompaiono nel nulla.
Consumo di energie: Alto

N.B. Le pietre arrivano di lato, non da sotto, ma l'effetto è lo stesso.

Caitlin:
CITAZIONE
Inferno di lame: Il guerriero, senza necessari tempi di concentrazione, infilza la lama della sua arma nel terreno. Qualche istante dopo, sotto l'avversario, senza preavviso, si alzeranno sistematicamente numerosissime lame da terra, crescendo in un istante come alberi o piante, rapidissime. Queste copriranno un'area dal diametro di diversi metri, e diverranno particolarmente alte, più simili a grigie stalattiti che a lame vere e proprie.
L'attacco porta altissimi danni, ed è difficili da prevedere, nonostante le lame - che partono dalla posizione del guerriero - inizino a prorompere dal terreno sin dal caster, disegnando il loro percorso fino ai piedi dell'avversario.
Consumo di energie: Alto

N.B. Anziché di lame si tratta di stalattiti ma fidati, sono ugualmente affilate. Inoltre non arrivano dalla posizione del guerriero, visto che il guerriero è la grotta, ma si muovono a ritroso partendo dalla circonferenza dell'atrio circolare verso il centro.

Avete tempo fino alle 23:59 del ventinove settembre. Good luck. Se avete domande, bando.

 
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view post Posted on 29/9/2011, 21:30

season of mists
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Le viscere dell’ombra

Rocks

Difficile dire se Strange sia più impaurito o furioso. Quando la roccia si chiude ancora alle sue spalle, il Vrok passa una decina di minuti a guardarla, illuminandola con la debole luce della torcia. Nessuna apertura, nessuna scalfittura. Nessun varco aperto dalla forza dei suoi pensieri furibondi, che scaglia come un piccone contro la pietra. Solo roccia, stupida, impassibile roccia, che prende vita solo per complicargli le cose, e che il Vrok fissa un’ultima volta con odio, prima di riprendere il cammino.

Ogni passo, ogni metro percorso, lo porta sempre più lontano dai suoi compagni e sempre più vicino ad una convinzione. Lui odia le grotte. Non gli piace il freddo, la solitudine, lo spazio angusto e l’aria viziata che così difficilmente gli entra nei polmoni, saturandoli con il suo sapore. Non le sopporta. E non aiuta il fatto che ogni tanto la grotta stessa prenda vita, con risvolti sempre più negativi. Intrappolato, come un topo da laboratorio.

I suoi pensieri corrono ai compagni di viaggio, così come le ombre che la fiaccola proietta corrono sulla parete del cunicolo, costellata di bozzi. Verel, il giovane avventuriero, capo della spedizione, e Easley, il suo amico malinconico. Strange non è preoccupato del loro destino. Da quanto ha potuto vedere, entrambi sanno cavarsela più che egregiamente. No, non è quello il problema. Il vero ostacolo che gli si presenta come un macigno inamovibile è il ritorno alla superficie. Come rivedere le stelle, insieme ad Alyka e al Re Rosso, se la roccia si chiude dietro ai suoi passi e lui continua ad addentrarsi nel sottosuolo? Come è possibile avere la garanzia del ritorno, se nella tua stessa mente alberga un essere in grado di prendere il controllo del tuo corpo?
No, del domani non vi è certezza. E nemmeno dell’oggi, a quanto pare. Foschi pensieri si agitano in Strange, e ad ogni passo che percorre sente il suo cuore affogare in un mare di dubbi. Ma la luce non se n’è ancora andata. Non ancora.

Infine, un altro crocevia. Tre strade si aprono davanti a lui, ma nessuna iscrizione fa capolino sulla roccia, nessun araldo mandato da ignoti per svelare l’arcano. Lo spazio è angusto, e Strange si sente come oppresso, come se la claustrofobia improvvisamente facesse la sua comparsa.

Ma qualcosa di più reale e tangibile si fa vivo. Non è paura, non sono dubbi, ma un rombo che sorge dalle viscere dell’ombra, un tuono sotterraneo. Un fragore che si moltiplica, dando vita ad un concerto tanto inquietante quanto insolito. Il rumore acquista una forma fisica, quando quattro rocce sbucano da altrettanti cunicoli. Definirle rocce è riduttivo. Sono massi enormi, che si precipitano contro il Vrok. Sono grandi quasi quanto gli occhi spalancati di Strange, che gridano alla pietra un muto urlo di terrore. E quando le pietre fanno capolino, succede qualcosa che di certo non aiuta l'inventore Vrok a mantenere la calma. Improvvisamente sente che parte delle sue già limitate capacità gli vengono sottratte. Come se, a voler sottolineare la sua personale incapacità nel controllo dei propri poteri, intervenisse anche un misterioso fattore esterno. Fosse per il Vrok, la storia finirebbe qui. Una sepoltura brutale e una lapide improvvisata, magari composta proprio dalle strane iscrizioni violacee, reciterebbe:

Qui giace Strange
Manipolatore di dodicesimo livello
Troppo stupido per evitare di prender parte ad imprese più grandi di lui


Ma non è questo il caso. Spesso, gli stessi demoni a cui tanto imputiamo la caducità delle nostre vite, emergono dal profondo per aiutarci. Non certo per altruismo, ma è il risultato quello che conta. Mentre Strange, dimentico di trovarsi sotto terra, solo e disperso, osserva la fine che sopraggiunge, Azure agisce prontamente, scatenando tutta la propria rabbia contro quei bersagli inanimati.

L’odio per essere stata trascinata fin là sotto fugge dalla prigione di carne che lo racchiude, sorgendo dalla pelle di Strange. Tre nere mani, artigliate e composte da ombre striscianti, escono dal torace del Vrok, mozzandogli il respiro. Si ingrossano, e scattano verso le tre rocce che minacciano il Vrok dal davanti, mentre le dita di Strange si stringono convulsamente sulla torcia.
Contro ogni aspettativa, fermano il pericolo incombente, arrestando i massi e facendo cessare parzialmente il rombo che permea quell’ambiente ristretto. Già, parzialmente. Perché è vero che spesso un aiuto giunge inaspettato, ma è altrettanto vero che non sempre è sufficiente. La quarta roccia, quella sbucata dal cunicolo alle spalle di Strange, prosegue indisturbata, e lo investe in pieno, catapultandolo di un paio di metri in avanti. Pare arrestarsi, mentre il Vrok finisce bocconi sul suolo, facendo pericolosamente tremolare la fiamma della torcia.

Ma il dolore che ne ricave, quella botta che gli mozza il respiro e gli fa dolere le ossa, lo riporta alla realtà. In un attimo è di nuovo in piedi, e una nuova luce brilla nei suoi occhi. La fiamma della torcia rischiara non solo l’ambiente circostante, ma anche l’animo del Vrok.

Se è vero che un acerrimo nemico può rivelarsi un alleato insperato, per quanto odi farlo, niente è perduto. Il ragionamento viene compiuto in un baleno dalla mente di Strange. Se Azure si può rivelare sua amica, allora niente è davvero impossibile. La salvezza non è più un miraggio, non è più un’ipotesi campata per aria, mentre il Vrok si aggiusta gli occhiali sul volto, che porta per un mero vezzo. Il ricongiungimento con i suoi compagni non è più un sogno astruso, mentre fa ciò che mai avrebbe creduto possibile.

Grazie, Azure. Mi hai salvato.




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso] - Contusioni alla schiena [Danno Basso]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Alto]

Energia: 85% = -10 & -5

Armi:
Chiave inglese - Legata alla schiena
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze del'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

Immagino che qualcuno dovrà badare ad entrambi
Azure ha ben presto capito che intrufolarsi nel corpo di Strange è stato un madornale errore. Lo ha realizzato quando lo sbadato Vrok ha accidentalmente fatto esplodere la terza invenzione in meno di un mese. Le ferite riportate sono state così gravi e l'indifferenza di Strange così disarmante, che ben presto Azure si è dovuta adoperare per mantenere in vita entrambi. Così, con un grande sforzo di volontà, è riuscita a ... liberare se stessa. Con un consumo Variabile Medio, sarà infatti in grado di uscire dal corpo di Strange, sia parzialmente che interamente, rimanendo tuttavia collegata a lui. Apparirà come una donna formata da oscurità, effimera ed impalpabile come un sogno, che tuttavia avrà un notevole potenziale difensivo. Il suo scopo sarà infatto quello di bloccare qualsiasi offensiva che verrà mossa contro il Vrok, ponendo se stessa come barriera. Una libertà ben misera, dal momento che sarà comunque vincolata alla sua missione di guardiana. Tutto ciò conterà come un dominio difensivo dell'elemento oscuro, che dovrà necessariamente avere origine da Strange o dalle sue immediate vicinanze.

Immagino che qualcuno dovrà badare ad entrambi
Azure ha ben presto capito che intrufolarsi nel corpo di Strange è stato un madornale errore. Lo ha realizzato quando lo sbadato Vrok ha accidentalmente fatto esplodere la terza invenzione in meno di un mese. Le ferite riportate sono state così gravi e l'indifferenza di Strange così disarmante, che ben presto Azure si è dovuta adoperare per mantenere in vita entrambi. Così, con un grande sforzo di volontà, è riuscita a ... liberare se stessa. Con un consumo Variabile Basso, sarà infatti in grado di uscire dal corpo di Strange, sia parzialmente che interamente, rimanendo tuttavia collegata a lui. Apparirà come una donna formata da oscurità, effimera ed impalpabile come un sogno, che tuttavia avrà un notevole potenziale difensivo. Il suo scopo sarà infatto quello di bloccare qualsiasi offensiva che verrà mossa contro il Vrok, ponendo se stessa come barriera. Una libertà ben misera, dal momento che sarà comunque vincolata alla sua missione di guardiana. Tutto ciò conterà come un dominio difensivo dell'elemento oscuro, che dovrà necessariamente avere origine da Strange o dalle sue immediate vicinanze.

Note: Allora ... Strange si difende da tre delle quattro rocce, aventi, in base alla partizione della tecnica, potenziale basso ciascuna. Usa, quindi, la propria variabile difensiva prima a medio [spezzandola in due braccia che hanno potenza bassa ciascuna] e poi a basso, per frenare le tre rocce che lo minacciano dal davanti. Poi subisce la roccia che gli arriva alle spalle. Ah, Strange percepisce di essere privato delle pergamene ma, non potendole usare di suo, non lo sconvolge più di tanto.

Legenda:

Parlato Strange - Udibile
Pensato Azure - Udibile solo per Strange



 
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Verel
view post Posted on 29/9/2011, 22:28




Il calore della torcia lo rassicurava.
Era un torpore gentile, a dispetto delle fiamme che ardevano violente. Avvolgeva Verel in un bozzolo di sicurezza e luce che difficilmente si sarebbe procurato, in quelle circostanze. Il ritmo del suo cuore sembrava avanzare ad ogni passo che prendeva in quel luogo maledetto, le cui tenebre e misteri lo ingabbiavano tra sbarre d'ansia. Come dare torto a Verel? Sentiva la sensazione che ogni suo passo potesse farlo cadere in qualche mortale trappola, o che attivasse qualche nuovo, odioso, indovinello. Non vedeva altro che un cunicolo apparentemente infinito e fin troppo stretto. Il tunnel sembrava volerlo stritolare, tanto gli pareva piccolo, le curve erano impercettibili. La sensazione di poter allargare appena le braccia e toccare entrambe le pareti gli donava quel tipico sudore freddo da claustrofobia, anche se claustrofobico lui non era. Non che si fosse mai infilato in qualche buco roccioso, comunque.

Ma fu presto accontentato.

Il cunicolo iniziò a prendere una strana piega. Più che strana, Verel la avrebbe definita come inusuale. Il ragazzo si aspettava che da un momento all'altro spuntasse una qualche sorta di rampa o scalinata, ma verso l'alto. Verso il sole, il calore, la luce. Lontano dall'inquietante gocciolare dell'ambiente e passi che si facevano eco da soli, uno dopo l'altro, in una monotona e fastidiosa cacofonia. Invece no. La rampa andava verso il basso, e lo faceva in un modo spiacevole. Verel stette bene attento a non poggiare i piedi scorrettamente su quel ripidissimo sentiero, un suo errore lo avrebbe fatto ruzzolare giù, rotolando alla pari di un sacco di patate per poi finire -chissà?- sopra qualche pungente e mortale spuntone roccioso. Si aspettava di tutto. Era pronto a nulla.
I suoi pensieri tornarono indietro da lui, come un boomerang, a colpirlo in piena fronte.
Aveva appena detto... gocciolare? Gocciolio? Acqua?!
L'imprecazione non riuscì a superargli gli incisivi. I denti serrati, ogni minimo scatto d'ira, represso. Al posto dell'esclamazione uscì un qualcosa di bofonchiato, un mugugno abbastanza capace di esprimere gli stessi concetti del messaggio originale.
Che problema ci sarebbe stato se avesse davvero urlato la sua frustrazione, dite?
Verel poteva dirsi coraggioso. Era un motivo di vanto, per lui, quello di saper affrontare i pericoli a testa alta. Eppure, quella grotta non era un pericolo. Quella grotta era una dannata morsa letale. La bocca di una bestia enorme e rocciosa. Un brivido ghiacciato lo attraversava ogni volta che un rumore sospetto faceva capolino nella tenebra, e non si poteva biasimarlo per ciò.
Non che avesse paura.
No. Lui?


" Acqua... "

Aveva appena finito di scendere il sentiero che lo portava verso il basso. Gli stivali si infransero contro il primo strato di melma in un ciaf sordo e squillante, che si fece eco come il resto dei rumori molesti. Da li, la strada fu tutta in discesa, ancora. Quel liquido, così intriso di marciume e piante viscide -tipico dello Xuraya, pensò- continuava la sua scalata sul corpo del giovane, salendo, salendo, assieme al resto della melma.
Poi, un rombo.
Una minaccia.

La prossima, minaccia.
Fu la prima cosa che Verel notò. Era un ringhio quasi terrificante, come se la grotta stessa volesse intimidire il suo invasore. Le pareti di roccia vibrarono, scosse da quella potenza ancora ignota. L'acqua si riempiva di increspature, accartocciata dal tremore circostante. Infine, per il ragazzo fu chiaro cosa gli veniva addosso. Era una grande e potente onda. Un violentissimo zampillo di quel liquame che se lo avesse colpito, lo avrebbe trascinato indietro al punto di partenza, frustandogli la pelle, inondandolo con quel putridume che lo avrebbe stritolato.
Quando quella violenza poté essere illuminata dalla torcia, Verel era pronto ad accoglierla.

Stese il braccio destro verso lo tsunami, con il palmo aperto, e gli occhi chiusi, a concentrarsi. Era ancora abbastanza lontana, si, poteva percepirlo dall'ambiente tutt'attorno. Quando Verel chiuse il palmo saldamente, tutto quel frastuono gutturale si fermò. Come se Verel avesse afferrato la stessa energia che animava quella bestia acquatica, e l'avesse tratta a sé, stritolandola.
Eppure non considerò una cosa.
Una onda è pur sempre una onda. Anche se privata della sua ancestrale violenza distruttrice.

E fu così che Verel si ritrovò investito, almeno in parte, dalla nauseabonda melma. Riuscì a stento a proteggere la torcia, stirando il bracciò all'insù il più che poteva per preservare quell'unica sicurezza.
Sputò un alga, e si passò la mano destra sul volto insudiciato. Stringeva ancora i denti e tutte le possibili imprecazioni del mondo.
" ...si continua. "


Energia: 72% Slot tecnica utilizzati: 1/2
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto {Psion}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità Passive
● Cuore di carta: già citata.
● Facciata: il libricino si presenta attraverso una ruvida e usurata fodera di cuoio, senza parole dorate o ghirigori che gli fanno da titolo. Del resto, non ha bisogno di un nome vero e proprio. Ma per quanto possa sembrare carta straccia, il diario ha una grossa importanza per il suo scrittore, che lo porta ovunque con sé. Non solo come monito a sé stesso, ma per vera protezione: Verel ha impresso ogni lacrima non versata ed ogni furia non sfogata tra quelle pagine, e non lascerebbe mai che fossero viste da altri. Ecco cosa rappresenta la fodera: la protezione del cuoio, che si scalfisce ma non si spezza, che difende la fragile carta che nasconde. Un simbolo da cui deriva un potere vero. Infatti, spronato a non lasciare mai il quadernino, Verel potrà avvantaggiarsi di uno sconto del 5% di energia su tutte le tecniche puramente difensive, permettendogli di erigere solide mura con meno sforzo.
Abilità Attive
● Dissolvenza: Attingendo al potere degli ideali in cui crede o della sua stessa divinità, il paladino è in grado di combattere i nemici più spaventosi, dai subdoli ladri, ai potenti guerrieri, ai maghi più astuti. Nel particolare, questa tecnica gli permetterà di affrontare anche gli stregoni più potenti sapendo di poter contare su un vero e proprio asso nella manica. Dopo un brevissimo attimo di concentrazione, infatti, il paladino potrà dissolvere nel nulla un effetto magico - e uno solo - presente sul campo di battaglia, purché di livello Alto o inferiore. Potrà quindi estinguere le palle di fuoco lanciategli contro, dissolvere i lampi di energia e cancellare le immagini create dai subdoli illusionisti sul campo di battaglia. Il suo fervore gli permetterà di prendere le armi anche contro questi tipi di avversari, donandogli un'adeguata risposta alle tecniche più efficaci dei nemici. (Pergamena) {Consumo: alto -5%}
Riassunto azioni: Post nulla-di-che. Utilizzo dissolvenza (scontata grazie alla passiva del mio artefatto "diario") per respingere completamente l'attacco, e bon. Proseguo per la mia unica via. :v:
 
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Caitlin
view post Posted on 29/9/2011, 23:04




Buio e luce si rincorrono in un gioco senza fine.
Il cerchio di luce lasciato dalla torcia scaccia la notte di quel luogo, allargandosi insieme alle pareti e, subito dietro ad essa le ombre tornano a coprire la pietra.
Easley guarda fisso davanti a sé, tentando di scrutare i dettagli prima che siano effettivamente visibili ed evitando con cura ogni traccia della sua ombra, quasi temesse di vedervi di nuovo qualcuno che non sia lui.
Essere solo è odioso.
Adesso che si è calmato ha deciso che è inutile mettersi a pensare a tante cose.
Lui è lì.
Alyka è lontana e probabilmente al sicuro.
Strange e Verel sono nella grotta ma non sono con lui.
Spera che se la cavino, spera di cavarsela e mesto sorride al buio, scacciando il pensiero che forse non li rivedrà più che come un tentacolo scuro si fa strada nella sua mente.
Lui dal canto suo, per quanto si senta un topolino in trappola -e il grande e spaventoso gatto nero è tutto attorno a lui-, andrà avanti.
Letteralmente, dopotutto cos'altro potrebbe fare in quella grotta che sembra quasi provar gusto nell'aprire e chiudere nuove gallerie?
Forse quella malefica caverna li farà unire di nuovo oppure si ritroverà a sbucare dall'altra parte del mondo...
Dall'altra parte della Terra, dove la gente cammina a testa in giù!
Il pensiero lo diverte e trovare qualcosa di divertente in ciò che tanto no può accadere è strano.
Strano come Strange.
Sì, la parola suona abbastanza simile al nome e Strange è strano e gli ha insegnato a ridere per qualcosa che non sia il solo nervosismo.
Quindi quel pensiero strano è nato dalla vicinanza con Strange?
Magari, è un tentativo inconscio di sentirsi meno solo.
Magari quel posto lo sta rendendo pazzo.
Tanto che importa ormai?

Giunge in fine in una grande stanza circolare.
È tanto perfetta da dare l'impressione di trovarsi in una gigantesca cupola ma non si sofferma ad ammirare quello che sembra un lavoro troppo pulito e preciso per essere stato creato da crolli e simili.
Duecento passi, forse meno e la parete si apre in un'altra galleria.
Prima di finire in quella grotta avrebbe pensato attentamente a quanto fosse il caso di avventurarsi ancora più in profondità o di quante probabilità avesse di beccare la strada che porta alla superficie.
Ma questo era appunto il "prima".
Un prima ambientato in un mondo nel quale le grotte non giocano a creare labirinti impossibili.
A passo deciso inizia ad attraversare quel grande atrio, la torcia ben tesa a illuminare la strada davanti a se.
Un borbottio sommesso.
Poi un altro.
E un altro ancora.
Si volta più volte restando sul posto e facendo più luce possibile con la fiamma tremula e calda, inspirando a grandi boccate quell'aria appena un poco migliore dell'altra e capisce che il gatto si è svegliato e lui è davvero in trappola.
Un peso improvviso si forma in petto e in gola, una pressione fastidiosa che sembra aumentare con ognuna delle zanne aguzze del gatto che vuole mangiarselo e quel peso urla una cosa sola.
Non grida che sta per morire e non gli sbraita contro dandogli dello stupido -o peggio.
"Qualcosa non è al suo posto, qualcosa non va!", sembra ripetere.
E qualcosa non va davvero, se non contiamo già le stalattite affilate che spuntano come artigli dal terreno restringendo sempre più lo spazio in cui scappare.
Se ne accorge quando prova con la destra a raggiungere Hybris e a prenderla direttamente per il filo sotto la guardia.
Per quanto la Tracotante sia al suo posto, è come se non ci fosse.
Una singola scintilla rossa si accende dove le dita sfiorano le incisioni sul piatto, prima che la Scarlatta si faccia fredda e morta.

Stavolta l'epilogo viene prima del principio.
La fine di quella scintilla è l'inizio dell'incubo.

Ed in fine il Re Rosso si perse, lasciato indietro pure dalla sua Arroganza.

Lascia che la lama torni a riposare completamente nel fodero mentre un'imprecazione forse un po' troppo colorita lascia le sue labbra per confondersi in quell'orrenda cacofonia di rocce che stridono per farsi strada le une sulle altre.
Guarda il cielo di pietra e si sente completamente perso.
Prima c'era una strada sola da seguire, doveva solo andare a diritto eppure...
Perché?
Eppure ora è in trappola e non può neanche dire di essere stato messo all'angolo poiché è al centro di una stanza circolare.
Perché?!
Patetico, veramente patetico!
E la colpa è sua, solo sua.
Se si fosse limitato a cercare Claymore anziché arrancare scuse per giustificare una curiosità, non sarebbe successo niente di tutto ciò.
Perché anche Hybris lo ha abbandonato?
Urla, piange e ride.
Si sfoga come può contro tutto e tutti.
L'urlo è contro se stesso e la sua stupidità e anche contro la grotta.
Piange per quanto è patetico nel sentirsi perso quando il "silenzio" di Hybris potrebbe allungargli la vita almeno un po' -sempre che esca vivo da lì.
E ride.
Soprattutto ride, è più forte di lui.
Continua a tenere alta la torcia, ma deve tenersi lo stomaco con la mano libera e chinarsi in avanti da quanto sta ridendo.
Tutto questo in un modo o nell'altro finirà.
Uno squittio umido e strozzato spezza la sua risata assieme al suo respiro.
Il suono della carne che viene tagliata.
Le iridi eterocrome si spostano verso il lato da cui proviene il suono e il giovane demone vede la punta di roccia a pochissimo dal suo occhio e sente il calore appiccicoso del sangue scorrergli lungo la guancia e la tempia ancora prima di sentire fisicamente il dolore.
Si ritrae di scatto portando la destra all'orecchio e macchiandosi di sangue la mano.
È stato fortunato: quel dente di roccia poteva portargli via l'orecchio.
Per un attimo il dolore passa in secondo piano, sostituito dall'istinto di sopravvivenza.
Apre le ali, pronto a lasciarsi circondare e proteggere dalle piume nere, mentre con la destra guida il percorso di una miriade di loro che come insetti sciamano attorno al suo corpo, creando le pareti di un bozzolo.
Un'altra fitta, stavolta al fianco lo fa gemere e le iridi tremolanti nel giallo e nell'azzurro che tentano di fondersi vedono la pupilla svanire nel loro sfondo imperfetto.
Più veloce, più veloce!
E in fine tutto si fa buio.
Ciò che si vede da fuori, adagiato su un letto di spine è l'uovo ideale del Caos, incoronato dalle fiamme dell'inferno.
Al suo interno cresce e si evolve l'embrione di un demone.
Le piume fremono e si dissolvono, lasciando scoperto il loro prezioso contenuto, ma ora nessuno sta tentando di mangiarlo.
Inginocchiato, le ali che tremano assieme al lui, il demone fissa quel mondo che voleva ucciderlo.
E il tremore si trasforma negli spasmi di una nuova risata.

anothersmirk

«FaNtAsTiCo...»



esYrb
                     Energia Residua
80%

Condizioni Fisiche
Guancia destra ferita; fianco sinistro ferito;
taglio lieve sul palmo sinistro.
[2/16]

Condizioni Mentali
Irato.
[4/16]
Hybris
Riposta

Dike
Riposta; colpi: 5/5

Artigli

Forma Demoniaca
ReC175 AeV200
PeRf425 PeRm300 CaeM100
  shTx7

 

Hybris la Tracotante
[Dominio bloccato]

[Nx1]

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.

Egida di Piume
Variabile personale; statistica di riferimento: PeRm
Difesa basata sul non-elemento "piume"
[Mx1]


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Il Re Rosso procede per il corridoio, dopotutto non posso fargli far altro.
Quando le prime stalattiti iniziano a spuntare reagisce d'istinto cercando Hybris, a quel punto uso un nullo come a significare il collegamento che non può instaurarsi e le scintilline rosse sono puramente sceniche.
Easley si innervosisce non poco: rispetto ad altri non fa così tanto affidamento sull'arma anche perché sa che uno degli "scopi" di Hybris è quello di risucchiargli sempre più energia fino ad averne abbastanza da potersi "liberare" e probabilmente ucciderlo (è una cosa che approfondirò meglio in altre giocate), ma nonostante questo sapere di poter fare ricorso ai suoi poteri ha un effetto rassicurante su di lui.
La prima lo colpisce al volto lasciando un taglio basso che va dallo zigomo a poco dietro l'orecchio, parte della cartilagine dell'orecchio compresa.
A quel punto si "sveglia" e evoca una barriera di livello medio per fermare la crescita delle stalattiti.
La PeRm a cui fare riferimento è quella umana (275), non che faccia molta differenza.
Il secondo danno è dato da una stalattite che fora la barriera e lo prende di striscio al fianco sinistro, "scoperto" visto che la mancina era impegnata a tenere in alto la torcia e lascia un danno basso.
A livello scenico, la trasformazione in demone parte nel mentre della tecnica con le "ali" che in realtà inizialmente sono formate solo dalle piume della variabile. La figura dell'"uovo nero" è presente solo dopo che le stalattiti si sono fermate ed è a quel punto formata dalle piume evocate poco prima che si dissolvano e a questo punto anche dalle ali vere e proprie.
La parola finale, come forse si intuisce anche dall'immagine sopra, è da interpretare come una cosa a metà tra il sarcastico e la volontà di vendicarsi in qualche modo.
Dipende quanto questo blocco andrà avanti, avrete modo di conoscere un lato "nascosto" del carattere del Re Rosso, visto che in genere tende a reprimere alcune emozioni.

Mi sono dimenticata di dire che nel post precedente ho citato anche la favola della volpe e l'uva, ma quella era esplicita. x'D
Scusate il ritardo ç_ç


 
 
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view post Posted on 9/10/2011, 22:17
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Esempio
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La terra venne d'improvviso lambita da una scossa di terremoto, breve ma eterna nella sua intensità. Il rombo della terra cupo si elevò fino a mutarsi nel ruggito di una bestia in preda alla rabbia, e l'eco che ne derivò rimase ad imperversare nei cunicoli molto dopo l'acquietarsi delle viscere dell'antro. I tre avventurieri avevano superato l'ennesima delle insidie che le aveva posto, ma all'ultima non avrebbero retto: la grotta mutò di nuovo la sua fisionomia e li condusse verso l'unica direzione possibile -e voluta. Proseguendo diritto, Verel vide che il terreno si sollevava nuovamente, consentendogli di camminare nuovamente all'asciutto. Strange potè notare che i tre cunicoli che gli si erano presentati si univano in uno solo davanti, come se qualcuno avesse appositamente scavato due cunicoli laterali che si imboccavano nel centrale per ingannare i passanti. Oltre l'apertura che attendeva Easley dall'altra parte della sala c'era uno stretto tunnel che rivelava una nuova "sala".
E fu allora che i tre si ritrovarono l'un l'altro; i tre percorsi si immettevano tutti in una sala circolare, l'ennesima, priva di uscite se non quelle da cui erano giunti. Sarebbe stato il momento ideale per gioire, se quello non fosse stato altro che l'ennesimo brutto tiro giocato loro dalla grotta. Se ciascuno dei tre avventurieri, anziché aspettarsi un aiuto dai compagni, non fosse stato aggredito dagli stessi, lanciatisi contro di lui con evidenti cattive intenzioni, le armi sguainate e nessuna voglia di mettersi a conversare gradevolmente.



Note del co-Quest MasterAl di là degli artifici letterari; giungete tutti in una stanza circolare, identica per tutti e tre, ma non la stessa. In realtà quelli che voi vedete e credete i vostri "compagni" non sono altro che mere copie create dalla grotta, con le quali dovete scontrarvi, identiche in tutto e per tutto alle loro controparti. Infatti la particolarità delle copie è che sono dotate dei poteri che avete perso precedentemente a causa della grotta e delle armi e degli oggetti che avete con voi, e dovrete combatterle ancora con le stesse inibizioni. Consideratele (in totale, tutte e due insieme) un'energia Bianca e affrontatele autoconclusivamente, come in un combattimento contro i mostri.
Per intenderci:
Verel affronterà Strange e Easley.
Strange affronterà Easley e Verel
ed Easley affronterà Strange e Verel.
Per comodità (vostra) riporto i poteri dei PnG-copia.

Easley: Dominio Incantaspade Livelli I e II
CITAZIONE
Una delle caratteristiche ereditate dal secondo Padrone è l'arroganza e Arroganza è anche il nome della sua spada: Hybris, una scimitarra del colore cupo del sangue la quale sembra pulsare e fremere nel desiderio di sentire le carni nemiche lacerarsi sotto il suo filo ricurvo. Una delle principali peculiarità della Tracotante è forse la tempra della sua lama, la quale non solo risulterà inscalfibile ai colpi subiti-, restando perfettamente integra e affilata sin quando i suoi servigi saranno richiesti, restando per sempre fedele all'unico che riconosce come suo pari e mai si lascerà usare da mani altrui. [Passiva] e sarà anche portatrice di un potere che il Re, nella sua visione del mondo, definisce alquanto simpatico: basterà infatti che lui sfiori i simboli neri di Inizio e Fine incisi sul piatto della lama e poco distanti dall'elsa, perché essa si ricopra immediatamente di uno sfavillante alone di energia vermiglia capace di donare effetti caustici -come caustica è l'azione dell'arroganza sull'animo-, al fendente successivamente inferto, fendente che se menato a vuoto, libererà l'energia in essa racchiusa in una mezzaluna sanguigna -alla quale non è però possibile far cambiare traiettoria-, così da poter raggiungere anche coloro i quali nella loro presunzione siano convinti di poter sfuggire ai danni dell'Arrogante solamente restando lontani da essa. [Variabile]

Verel: Immunità a influenze psioniche passive
CITAZIONE
Si chiamava Amelia. Non era una delle donne più belle del mondo, né la più ricca. Non aveva né una infanzia felice né un presente radioso, e non si può dire che la vita la abbia trattata bene. Tutt'altro. Eppure, chiusa nel vicolo di sofferenza riusciva comunque a sorridere verso il barlume luminoso al fine della via. Barlume che rappresentava un futuro libero da muri e costrizioni di disperazione. Barlume che però lei non ha mai tenuto per sé, né lo avrebbe fatto mai. Ella infatti sapeva che non avrebbe vissuto abbastanza per abbracciare quel futuro, con la malattia che la stava divorando. Voleva che qualcun'altro cogliesse quella luce e la facesse sua.
Chi, chiedete? Il bambino. Quel piccolo e silenzioso seme che le cresceva dentro e che tra pochi mesi ancora sarebbe nato in un mondo squallido, e senza un padre ad accoglierlo. Ma Amelia sapeva che, anche se versando lacrime e sudore, quel bimbo avrebbe fatto qualcosa di concreto, qualcosa che lei, incatenata com'era, non era riuscita a fare. Quel bambino lo avrebbe chiamato Verel.
Amelia, al momento del concepimento si arrese alla malattia, lasciando il pargolo nelle mani di poche fidate che avrebbero fatto del loro meglio a crescerlo. Anche se da solo, Verel avrebbe potuto contare sul futuro che lei aveva sacrificato per lui, pensava la neo mamma mentre scivolava in un sonno profondo. Un barlume di luce che non gli avrebbe mai permesso di essere incatenato da nulla.
In termini di gioco, Verel è schermato da una difesa di livello passivo che lo protegge da qualsiasi influenza psionica a lui rivolta, in modo che non venga mai condizionato da nulla, in modo che il suo combattimento non si interrompa mai per colpa di qualche catena. (Abilità personale) [...]

Variabile elementale (luce)
CITAZIONE
L'obbiettivo era il clan Toryu, il maestoso impero governato dal Re che non perde mai. Lì Verel sperava di poter crescere come persona, e magari costruirsi una buona casa mentre si batteva per un'obbiettivo comune. Ma questa illusione non durò molto. Dopo poche settimane, Verel venne convocato per far parte di una squadra di ricerca e si trovò faccia a faccia con la crudeltà del clan: l'inarrestabile superpotenza, che schiaccia tutto ciò che è d'intralcio e non si faceva remore ad uccidere gli innocenti. Tutto ciò non fece altro che alimentare in Verel un senso di oppressione e impotenza, che decise di sfogare diventando più forte, per proteggere tutto ciò che poteva dall'avidità insensata del regno. Un giuramento, però, lo legava. Gli serviva una luce per poter scrutare nella gola del Leviatano, e trovare la verità nelle azioni del Re.
In termini di gioco, Verel è in grado di manipolare l'elemento luce. Questo si manifesterà come un tenue bagliore, che al comando di Verel ed ad un costo variabile di energie prenderà una forma più o meno definita per proteggere il caster o i suoi compari. La forma e la potenza della difesa possono essere decisi al momento dell'utilizzo, ma Verel non potrà controllare la luce se non in diretto contatto con essa, e non potrà estrarla da fonti esterne al suo stesso corpo. (Abilità personale)

Vista la particolare situazione di Strange (non ha pergamene), scegliete un totale di quattro (4) pergamene del Negromante, per le energie bianca gialla o verde, da far usare alla sua copia durante il combattimento (non siete obbligati a fargliele usare tutte). Sarà dunque valutata la coerenza con il personaggio, con i poteri in sé e con l'energia/pericolosità di Strange.
Enjoy :sisi: Per domande varie usate il bando. Non spendete troppeenergie che vi servono per il finale, eh XD
 
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Verel
view post Posted on 12/10/2011, 17:25




Il battito del nostro cuore scandisce il tempo che viviamo, e come lo viviamo.
Alcuni dicono che nel cuore ci siano i sentimenti. Non ho mai capito questo pensiero, potevo comprendere chi lo usava come metafora, ma alcuni pensano davvero che in quell'organo risiedano le caratteristiche che rendono l'umano ciò che è. Ci ho riflettuto sopra, e posso dire che è vero solo in parte, come tutto in questo mondo, del resto. Un cuore rispecchia ciò che nell'anima proviamo. Quante volte lo avete sentito martellarvi il petto quando avevate paura, e quante volte vi ha trattenuto il fiato? Quante volte, la notte, immersi tra le coperte, avete ascoltato quel battito regolare?

Che chi dice che il cuore è l'animo umano.

cagliostrocombat1

Io preferisco paragonarlo ad un foglio bianco
in cui leggere ciò che si vuole sapere.


" Ragazzi... "
Lo scricchiolare di un sasso, i respiri, i passi. Un battito. Un battito. Un battito.
Null'altro.
Verel si mosse appena, esitando. Guardava Strange ed Easley, ma non percepiva nulla. Nelle loro espressioni soltanto un abisso di non esistenza, un vuoto profondo in cui pareva di sprofondare. E Verel sapeva anche cosa sarebbe successo da lì a poco. Non ci sarebbe voluto un genio, del resto: i suoi compagni di viaggio erano a pochi metri da lui, che lo fissavano con insistenza senza avere nulla nel cuore, come se la loro anima fosse stata presa ed asportata via dal loro corpo, soggiogandoli ad una volontà più grande e malvagia, che non risparmiava pietà per nulla e nessuno. Loro erano entrati lì. Lui era entrato lì, portandosi dietro gli altri due. Ed ora erano lì, statue minacciose, in mezzo a quei pochi secondi in cui le consapevolezze arrivavano al ragazzo, accavallandosi l'una sull'altra, una più spaventosa della precedente. Proiettili che non potevano far altro che alimentare il rimorso, la vergogna di Verel.
Li aveva uccisi, portandoli in quel luogo.
Li avrebbe uccisi di nuovo, trafiggendoli con la sua spada?
" Strange, Easley... " Come un supplica, un sussurro, una preghiera. Doveva essersi sbagliato, doveva essere così. Nessuna delle creature che aveva incontrato del corso della vita non emanavano nulla dal cuore, tutte, anche la più mostruosa bestia, riusciva a scatenare i suoi animaleschi istinti.
Soltanto i morti non provano nulla.
" Mi dispiace. "
E quante volte lo aveva detto. E quante volte quelle parole erano cariche di rimorso. E quante volte Verel piangeva, come un bambino che ha combinato un guaio, e ha paura delle conseguenze, quante volte lo aveva fatto? Troppe, si disse. Si disse che avrebbe potuto piangere dopo, sulle tombe, in un cimitero, dove tutti piangono e lui non avrebbe dovuto provare la vergogna che soltanto le lacrime riuscivano a dargli. Lacrime che in passato non era mai stato in grado di fermare per tempo.
Un passo. Strange. Lo sguainare della spada, Easley.
Fermo, Verel.
Gli furono addosso in un lampo, con gli occhi sbarrati, cechi alla realtà. Le loro figure, silenziose, incapaci di proferire parola, soltanto utili per soddisfare il loro scopo. Li vide disporsi per la loro prima strategia, Strange che si fermava appena dietro all'altra marionetta che, circoscrivendo un arco con la spada dava vita ad un boato di piume ed energia rossa, risplendente come rubino. E a quella luce si aggiunse una distorsione, un semplice modificarsi dello spazio, un'onda invisibile solamente a parole.
Dovette difendersi, per sopravvivere. Continuare. Già... continuare. A fare cosa, a cercare cosa? L'artefatto? La morte, forse? Cercava la morte?
Narada fu svelta, uno specchio di luce la sua rivelazione dal fodero, veloce e tagliente. La bordata di Easley era ora spezzata in due, inutile proprio come era stata la prima volta che la aveva utilizzata, insieme a lui, contro il muro. Chissà -pensò Verel, se le cose fossero andate meglio, come sarebbe proseguita. Magari lui e l'altro spadaccino ci avrebbero riso sopra a quell'episodio, alla cazzata di Verel, a tutte le difficoltà di quella giornata. Ma non sarebbe successo, mai, proprio come la disfatta del ragazzo.
Contro quei due, ridotti in quello stato, non poteva perdere. Non se lo poteva permettere, neanche per loro. Li avrebbe salvati da una così indecorosa fine, strappati dai propri corpi e ridotti in schiavitù: se proprio Verel doveva ucciderli, li avrebbe uccisi con quel pensiero in mente.
Fu l'altro attacco a raggiungerlo invece, rievocando in lui i ricordi di poco tempo prima: un dolore, diffuso ed omogeneo in tutto il corpo del ragazzo si fece strada nella sua mente, torturandola con mille e più aghi pungenti. Verel si piegò un istante su sé, reggendosi il capo con la mano libera, stringendo i denti al terribile fastidio, che pochi istanti dopo scivolò in un nulla di fatto, lasciando dietro di sé soltanto un intorpidimento già creato dal primo assalto psionico subito.

Era ora di contrattaccare, si disse.
Ed esitò.

Stavolta lo accerchiarono, stretto nella tenaglia creata dalla spada magica di Easley e dal marchingegno (una chiave inglese?) di Strange. Verel schioccò le dita, snap, ed una luce argentea intervenne in sua difesa, circondandolo completamente, interrompendo qualsiasi offensiva, ancora una volta. Quando però lo scudo si dissolse, ne emerse un Verel pronto e non più esitante, forse calatosi nel freddo dell'indifferenza necessario per uccidere. Si muoveva verso il più strano dei due, brandendo ancora una Narada posseduta, ma non colpì: non perché non l'avesse voluto, ma perché Strange era appena un passo indietro, racchiuso in uno smog peceche doveva averlo salvato in qualche modo da una ferita altrimenti mortale alla gola. Easley sembrava smanioso di ottenere la sua parte, tanto che approfittando della distrazione del ragazzo a causa di Strange, riuscì ad eludere la sua guardia e a far strisciare il filo di quella lama contro il fianco destro di Verel, che prese a sanguinare, seppur non troppo abbondantemente.
Che doveva fare?
Prese le distanze, pochi passi in quell'antro poco più ampio dei precedenti, quasi costruito apposta per un duello. Ma era al muro ormai. E fu allora che un'altra carica energetica di Strange si diresse verso di lui, ma questa volta incontrò la resistenza del giovane, che non riusciva a pensare di uccidere, ma non riusciva neanche a morire per loro, che erano ormai vuoti.
Non poteva uccidere, non poteva morire.
Cosa doveva fare?

" Vi prego, basta! "
Inutile.

Vi prego, basta. Smettetela! Torniamo assieme, usciamo da questo posto maledetto! Tornate in voi.
Dovete farlo. Io.. io non...

Non poteva farcela. Non poteva, non voleva.
Non avrebbe voluto.

Andate via
un sussurro, lieve, l'ultima preghiera. Poi, la disperazione si tramutò in rabbia.

cagliostrocombat

S P A R I T E !

Attorno a lui un vero e proprio turbinio, un apparentemente confuso mulinare di spade, di luce, di rabbia che travolse completamente Easley, il suo attacco ormai vano. Quando quella tempesta di luce si placò, il corpo del Re rosso cadde sul suolo roccioso, ricoperto da quello stesso colore che lo contraddistingueva. Narada splendeva di una luce nuova, ancora, più forte, più letale, più accecante. Easley non si era preparato per un contrattacco così violento, e finì trafitto. Una sola occhiata al cadavere fu più dolorosa di mille ustioni per Verel, che però era anche mosso dalla determinazione. Dalla rabbia.
Dall'odio verso quel luogo bastardo e quel suo fottuto artefatto.
Loro erano quelli che che dovevano morire. E si sarebbe assicurato di farlo personalmente.

Strange cadde, trafitto. La sua curiosa arma si riversava al suolo, fratturata in più punti dalle violenze di Verel, infine sbriciolandosi con un sordo suono metallico. Narada era sporca. Lui era sporco. Di sangue. Di vergogna. Ancora. Ma nella sua mente si era creato il vuoto, come una sorta di difesa da sé stessi, che gli impediva di pensare, di disperarsi, di cadere in ginocchio a terra, piangente e disperato per quell'atroce omicidio.
Quel vuoto lo salvava e lo trascinava al contempo verso il baratro nero dell'unico sentimento possibile:
la rabbia.

Continuò a stringere la spada. Non la rinfoderò, non placò la sua ira. Volle lasciarla libera, così com'era la sua, inestinguibile. Raccolse la torcia.
Proseguì, ancora, ancora, verso il suo nuovo obbiettivo di vendetta.
" Io ti distruggerò. "


Energia: 54% Slot tecnica utilizzati
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto+basso {Psion} Taglio poco profondo al fianco destro, basso {Fisico}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità Passive
● Cuore di carta: già citata.
● Facciata: già citata.
Abilità Attive
● Per i coraggiosi è opportunità: basteranno pochi attimi e la volontà di agire. Anche senza toccare l'incisione, la lama verrà completamente ricoperta dalla luce. Impregnata da questo potere, potrà squarciare qualsiasi oscurità che la circonda, qualsiasi demone, qualsiasi avversario. In questo stato, Narada potrà infliggere un danno medio ad ogni fendente per ben due turni. Contro gli avatar demoniaci questa forza si vedrà duplicata, infliggendo un danno alto, mentre contro gli avatar angelici subirà un calo, infliggendo un danno basso. La tecnica non ha bisogno di nessuna spesa energetica o consumo di slot tecnica per essere attivata, ma potrà essere usata solamente tre volte a giocata. (Pergamena "Arma sacra" incastonata) {Consumo: nullo}

● Rivelazione: Una tecnica utile contro gli avversari più subdoli. Grazie ad essa, il paladino, senza particolari tempi di concentrazione o imposizioni delle mani, può liberarsi da qualsiasi effetto malefico e negativo che affligge la sua mente, che si tratti di illusioni, confusioni, maledizioni o semplicemente influenze psicologiche.
Una tecnica simile a quella del ninja e del negromante, utilizzabile anche in casi in cui normalmente è impossibile liberarsi da tecniche illusorie di diverso tipo.
Può liberarsi dagli attacchi sopracitati, solo se questi sono di livello medio o inferiore. Questa tecnica basa la propria potenza sulla ReC del possessore, e non sulla sua PeRm. E' una normale difesa psionica di livello medio. (Pergamena "Rivelazione") {Consumo: medio -5%}

● Scudo di luce: Il paladino riesce a generare, per qualche secondo, uno scudo di luce intorno a se che lo difende a 360°. Questo si struttura come un muro che, alzandosi dal terreno in un unico istante, circonda il corpo del guerriero difendendolo da qualsiasi tipo di attacco. La luce infatti sarà un'ottima difesa da qualsiasi tipo di attacco fisico [Non tecnica], mentre gli attacchi più potenti si abbatteranno sullo scudo infrangendolo. La barriera può essere creata fino a qualche passo di distanza dal caster, e non deve entrare in contatto con il corpo o un'arma del paladino: se dovesse succedere, infatti, svanirebbe nel nulla, per lasciar passare il proprietario.
La luce non è abbastanza intensa da provocare fastidio agli occhi. La barriera può durare fino a cinque secondi, e il paladino non può muoverla, né ingrandirla, né rimpicciolirla, mentre è attiva. Il colpo può essere creato solo se l'agente si trova coi piedi poggiati in terra, e il muro sarà alto circa due metri e mezzo, lasciando però il "soffitto" scoperto. La forza del colpo sta nell'esecuzione istantanea e nel basso consumo di energia. E' in grado di bloccare non solo colpi fisici, ma anche tecniche di livello basso. (Pergamena "Scudo di luce") {Consumo: medio -5%}

● Per i timorosi è sconosciuto: a volte è necessario essere temerari, forse spavaldi. A volte c'è bisogno di sputare in faccia alle avversità, per quanto spaventose possano essere. Semplicemente passando la mano sopra l'incisione della spada, Verel ne innescherà i poteri offensivi: la lama si tingerà di un colore candido e attorno ad essa si formerà un lieve torpore luminoso, segno che è stata attivata correttamente. Da questo momento in poi, spendendo un consumo di energie basso, Verel potrà donare alla spada un potere offensivo della stessa intensità per il prossimo attacco. Spendendo medio invece, l'energia immagazzinata si libererà in una mezzaluna luminosa che viaggerà verso il nemico a grande velocità. (Dominio Incantaspade: livello I) {Consumo: basso}
Avversari: Easley
● Livello II: Tutto ciò che si è sottoposto a incanto potrà, in qualsiasi momento e senza concentrazione, ricoprirsi di un alone elementale dell'elemento scelto con la scelta del dominio. Una seconda proprietà si aggiunge: pur potendo contare sull'effetto precedente, una volta richiamato l'incanto si potrà menare un fendente a vuoto, scatenando una mezzaluna di magia elementale verso l'avversario. Questa risulterà molto rapida, ma non sarà possibile modificarne la traiettoria una volta scagliata. Per attivare l'effetto si dovrà spendere un costo pari a Medio e passare le dita sull'area dell'arma su cui si è iscritto l'incantamento, esattamente come accade per il livello precedente. Nel caso in cui si incantino dei proiettili, questi dovranno essere toccati direttamente, quindi dovranno essere essere estratti dal caricatore nel caso appartengano a una pistola o un fucile provvisto di ciò.

● Livello I: L'arma incantata potrà, in qualsiasi momento e senza concentrazione, ricoprirsi di un alone elementale, aggiungendo al successivo colpo messo a segno dei danni elementali. L'elemento dovrà essere scelto con la scelta del dominio, e non potrà più essere cambiato. L'effetto dura fino a quando l'arma non colpirà un bersaglio qualsiasi, scaricando la magia che contiene e perdendo ogni proprietà elementale. Per attivare l'effetto si dovrà spendere un costo pari a Basso e passare le dita sull'area dell'arma su cui si è iscritto l'incantamento.
Avversari: Strange
● Confusione: Il negromante allunga una mano verso il proprio avversario scagliandogli contro un invisibile, se non per una leggera distorsione dell'aere, flusso d'energia. Colpitolo, la sua testa verrà immediatamente circondata da un sottilissimo strato di nebbiolina viola, a indice dell'effetto ottenuto dalla tecnica. Utilizzandola, infatti, questa stordirà e confonderà l'avversario per il resto del turno. Su personaggi con poca concentrazione, avrà un effetto devastante, causandogli l'inibizione dei sensi per qualche secondo e il completo disorientamento, contro un mondo che vedranno girare intorno a loro. Contro avversari con alta concentrazione, invece, l'effetto sarà un poco attenuato, e questi sentiranno solo un leggero senso di nausea e stordimento, faticando a mantenersi in piedi, ma mantenendo coscienza del mondo circostante. Va considerata come un normale attacco psionico di livello Medio che provoca danni medi alla psiche della vittima sotto forma di nausea e stordimento.

● Passo nero: Tecnica che può essere utilizzata solamente mentre si viene colpiti. Senza particolari tempi di concentrazione o imposizioni delle mani, il negromante, una volta colpito, verrà trapassato come se non fosse mai esistito. I contorni della sua figura si faranno in seguito sempre più indistinti, e dopo qualche secondo il corpo stesso si scioglierà come acqua. Nel momento in cui il negromante viene colpito infatti, lascia una sorta di ombra nella posizione in cui si trovava prima, mentre lui si è spostato di qualche passo più lontano, senza subire alcun tipo di danno. Una tecnica non dissimile, quindi, dall'"immagine residua" del ninja e del ladro, ma utilizzabile solo nell'istante in cui si viene colpiti, e quindi solo a scopo difensivo e con un consumo energetico minore. Va considerata una difesa assoluta.

● Dolore: Il negromante, rilasciando nell’aria un flusso energetico pregno del proprio potere oscuro, sarà in grado di causare nell’avversario un dolore improvviso, temporaneo, ma fortissimo. La tecnica non richiede particolari tempi di concentrazione, ma il caster dovrà avere un contatto visivo con la vittima chiaro e privo di ostacoli e questa dovrà comunque trovarsi ad una breve distanza da lui. Il dolore potrà essere generale, ovvero diffuso in tutto il corpo, oppure concentrato in un punto particolare, ma non sarà comunque mai tanto potente da causare ferite durature o danni rilevanti, bensì sarà indeterminato, breve, seppur di una violenza tale che per la vittima risulterà molto difficile ignorarne la dolenza. La tecnica sfrutta le capacità magiche del negromante e, pertanto, si basa sulla PeRm. E' una tecnica psionica nonostante il dolore sia reale ed effettivo, seppur effimero nella durata e nelle conseguenze. Strumento piuttosto efficace come diversivo per un successivo attacco; lascia un danno basso alla mente della vittima.

(Non utilizzata) Sfera d'ombra: Il negromante, dopo un attimo di ferma concentrazione, allungando un palmo verso la direzione desiderata, genera una sfera particolarmente grande di colore completamente nero, percorsa da notevoli scariche elettriche. La sfera rimarrà sospesa sul palmo quanto lo si desidera, poi potrà essere scagliata a gran velocità contro il proprio avversario. Se la sfera colpirà l'avversario, gli provocherà notevoli ustioni su tutte le parti scoperte del corpo, e fungerà come se l'avversario venisse colpito da un violentissimo urto.
Contro gli angeli il danno e la potenza sono alzati, e divengono di livello alto. Contro i demoni, invece, va considerato di livello basso.
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Riassunto azioni:
-Verel riesce chiaramente a distinguere la differenza dei suoi compagni con la passiva "Cuore di carta"
-Strange lancia la pergamena confusione, Easley lancia la mezzaluna elementale
-Verel si difende con rivelazione e arma sacra (incastonata), quindi esita, incerto sull'attaccare i compagni
-Le copie approfittano della situazione e tentano di colpire Verel da due lati
-Verel attiva scudo di luce per difendersi contemporaneamente dai due attacchi
-Verel attacca Strange cercando di decapitarlo, ma questi usa Passo nero per sfuggire
-Easley cogliendo l'avversario impreparato gli infligge una lieve ferita al fianco attivando la prima attiva incantaspade, Verel indietreggia al muro
-Strange colpisce Verel con la pergamena dolore mentre Easley si butta in un frontale
-Verel deflette l'attacco dello spadaccino e attivando il primo livello incantaspade combinato con arma sacra gli infligge una ferita mortale
-Segue un breve scontro tra Verel e la copia di Strange, ma data l'inferiorità del secondo (metà di una bianca) Verel ha una vittoria facile.
Ho usato diversa energia (18%), spero di non aver esagerato contando che in fondo l'avversario è appena una energia inferiore a me, sono in vantaggio numerico e Verel esita continuamente perché è fatto così :v.


 
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view post Posted on 14/10/2011, 18:20

season of mists
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Le viscere dell’ombra

Inganni

I cunicoli che hanno portato contro di lui pericoli, ora lo conducono verso un nuovo inganno. Ma Strange ancora non lo sa. Curiosamente, essi si uniscono, poco più avanti, così che da tre strade, ve ne sia solo una da percorrere. Quei pensieri lo confondono, mentre cammina nell'ennesimo condotto sotterraneo, mentre rimugina su ciò che è appena accaduto. Su come Azure lo abbia salvato e su come lui abbia momentaneamente messo da parto ogni astio nei suoi confronti. Di come lui sia arrivato, per un secondo, a provare gratitudine verso di lei. I suoi passi suonano pesanti, complice l'eco e la ferraglia che porta legata alla schiena. Ma i dubbi di Strange fanno più rumore, nella sua mente, insistenti e predominanti su ogni cosa, come il gocciolare nel silenzio.

Dove sono i miei compagni?

Tornerò in superficie?

Sopravvivrò?


Azure freme disgustata, costretta ad ascoltare quei patetici piagnucolii. Sono semplicemente, alle sue incorporee ed insensibili orecchie, i vagiti di un bambino appena nato, costretto ad affrontare il mondo. Disprezzabili e non degni di attenzione, come del resto tutto ciò che riguarda Strange. Ma lui le è necessario, per ora. I suoi scopi richiedono qualcuno di manovrabile. Qualcuno che ora non deve far altro che recuperare uno stupido tesoro, sepolto in una stupida grotta. E si accorge, con un brivido di autentico terrore, che il Vrok potrebbe non essere all'altezza nemmeno di un compito tanto semplice.

Infine, una nuova sala. Ancora roccia, dai colori spenti, che poco risaltano una volta illuminati dalla torcia.
Freddo, sulla pelle e nell'animo di Strange, sensazione che pare acuirsi ad ogni centimetro percorso. Gelo che, accumulatosi nel cammino, viene sciolto in un secondo.
Ma non dal modesto calore della fiamma che il Vrok porta con sè.

Easley! Verel!

I due lo guardano, con occhi impenetrabili come il diamante.
Strange li osserva, come il condannato scruta una speranza di sopravvivenza.

Ma cosa è successo? Come ci siamo separati?

I suoi due compagni sfoderano le rispettive spade, senza rivolgergli parola.
Strange non ci fa nemmeno caso, mentre freme d'impazienza e di curiosità.

Ah, ma non importa. Avete idee su come uscire di qui?

Una mezzaluna scarlatta vola contro il petto dell'attonito Strange, che incassa il colpo senza neanche riuscire a concepire l'accaduto. La mano che serra la torcia si apre, mentre la fiaccola cade sul pavimento. La fiamma tremola per l'urto, così come l'intero corpo di Strange, mentre il dolore lo attanaglia e lo sconcerto lo martella.

L'abisso. Un concetto interessante, se non ci sei dentro. Un luogo dove si sprofonda, fra le ombre, le incertezze, la confusione. Dove ci si perde, fisicamente e mentalmente. Da dove escono mostri, risvegliati dalla promessa che il sangue verrà sparso. Strange ci è completamente dentro. Per quanto si dibatta, per quanto cerchi di comprendere cosa sta accadendo intorno a lui, una sola parola basta per metterlo in ginocchio, per annichilirlo, di fronte alla sua sola presenza.

PERCHE'?

Perchè io te l'avevo detto. Perchè è inevitabile Strange. Tutti gli amici ti si rivoltano contro, prima o poi.

Verel si scaglia in avanti, brandendo la sua spada, impietoso di fronte allo sconcerto di Strange.
Il mostro dentro Strange stira le sue eteree labbra in un sorriso compiaciuto.
Finalmente ciò che aspettava. Finalmente ciò che desiderava.

Tra questa gente non puoi avere amici, Strange. Non sono il tuo popolo.

Il Vrok è paralizzato dall'orrore, mentre le parole di Azure scivolano nella sua mente come arcani segreti improvvisamente rivelati. Non riesce a muoversi, anche perchè Lei sta prendendo il controllo del suo corpo. Ancora, per fare del male. Lo sa, è una sensazione sottile, quasi invisibile sotto alla montagna di pensieri che il suo cervello non riesce ad ordinare.
Voglio uscire di qui. Perchè? Fermatevi! Aiuto! Fermati ti prego! Non voglio farvi del male!

Un fiume di parole, che scorrono in un istante, veloci come il balzo che Strange compie all'indietro, mosso dagli invisibili fili nelle mani di Azure, per evitare la lama del suo compagno che lo raggiunge comunque, stracciandogli le vesti e procurandogli una ferita superficiale al ventre.

E così, e tu lo sai. Alla fine, non puoi far altro che una cosa.
Ucciderli.


Strange osserva impotente le sue mani correre alla schiena ed afferrare la massiccia chiave inglese. Viene sfilata dalla sua custodia, giusto mentre Easley passa una mano sulla propria spada, colorandola di un alone vermiglio, per gettarsi anche lui nello scontro. Ma l'attenzione di Strange non è concentrata sul suo efebo amico. No, gli occhi del Vrok sono tutti per Verel, l'audace leader di quella spedizione, che svanisce sotto il calare dello strumento metallico del Vrok.
Strange, ridotto ad una mera voce senza più alcun controllo sul proprio corpo, lotta per pronunciare qualcosa, ma nessuna parola sfugge alla gabbia dei denti. Non ha niente da dire, al suo compagno. Ed effettivamente, non prova niente verso di lui. Quello che lo sconvolge è il comportamento di Easley.

Ma il giovane dai capelli corvini pare non intenzionato a soccombere tanto presto. Una cupola di luce si frappone fra lui e il Vrok, salvandolo momentaneamente dal freddo abbraccio della morte. Ma Verel non sa contro chi sta combattendo. Non ha idea che di fronte a lui non si trovi Strange, ma Azure. La mano sinistra dell'inventore molla la chiave inglese, per oltrepassare la guardia dell'avversario con un repentino affondo in avanti, trovando quindi il contatto con le sue vesti. E' la fine, per il giovane. La sua mente viene invasa da un'orrida proiezione, che si sostituisce al corpo di Strange come un velo magico. Il giovane uomo si trova così a fronteggiare sè stesso, ridotto ad un cadavere orribilmente sfigurato, venuto per trascinarlo nella tomba. Tempo di un secondo, un singolo attimo di esitazione che gli costa la vita. Il corpo di Strange si gonfia, scoprendo muscoli mai utilizzati, e Azure lo manovra a dovere, spedendo la mano destra, ancora armata di chiave inglese, verso il collo di Verel. Strange può quasi sentire l'osso spezzarsi, investito dal peso dell'arma impropria del Vrok.

Ma non c'è tempo per soffermarsi sull'orrore compiuto. Strange può solo rivolgere un rapido sguardo al cadavere del compagno, senza che riesca a trovare qualcosa da dirgli. Easley ora si fa sotto, brandendo la sua lama, finalmente privato dell'impaccio che costituiva la figura di Verel. Il suo fendente raggiunge Strange al torace, scavando un solco poco profondo, ma non per questo meno doloroso, nella pelle del Vrok. La marionetta di Azure emette un ringhio di sofferenza, mentre le ferite accumulate cominciano a farsi sentire.
Ma il dolore ha anche un effetto positivo, liberando la mente del Vrok da quella nebbia che la permeava.

NO!

Il rifiuto di Strange taglia come una mannaia i fili che lo legavano ad Azure, recidendoli sotto una lama fatta di lucidità. Azure sibila furibonda, mentre viene costretta a ritirarsi in un angolo della mente del Vrok. Ma, nonostante il rancore che cova contro di lui, non può esimersi dal riemergere ancora una volta dalla pelle di Strange, per salvarlo, sotto la forma di un arto nero come la pece, dall'ennesimo affondo di Easley.

Tuttavia il Vrok non può contrattaccare, non ci riesce nemmeno. Non può gettarsi contro l'unica persona che gli abbia rivolto parole di amicizia e comprensione, l'unico essere che lo abbia accettato per la sua diversità. Nonostante i furibondi incitamenti di Azure non riesce a convincersi.
Non può neanche concepire l'idea di uccidere il suo amico. E' un pensiero così folle ed insensato che la sua mente si rifiuta di accettarlo, chiudendosi dietro ad uno scudo di illogicità. Perchè, se ucciderlo significa consegnarsi deliberatamente alla spirale vorticante di pazzia di Azure, allora è meglio morire.

Così, semplicemente, si limita a frapporre tra il proprio corpo e la furia omicida del giovane efebo, la mastodontica chiave inglese, lasciando che il metallo dello strumento assorba l'insensatezza dei gesti di Easley. Strange fissa i propri occhi grigi nelle pupille eterocrome del Re Rosso, cercando con lo sguardo l'anima del giovane. Il cadavere di Verel pare ora guardarlo con fare accusatorio, rinfacciandogli tutte quelle premure a lui non rivolte, ma niente può distrarre il Vrok. Così il leader della spedizione, ormai defunto, non può far altro che osservare, come mero spettatore, quel duello fra amici, fra compagni, quella lotta fratricida, chiuso per sempre nel silenzio della morte.

Il Vrok sente le pastoie che stringono la sua bocca finalmente sciogliersi, liberando le parole che fin dall'inizio rimanevano chiuse dentro di lui.

Fermati Easley - il tono è disperato, mentre le sue pupille sondano gli abissi che si celano dietro agli occhi del Re Rosso - pensa, cosa direbbe Alyka, se ti vedesse ora?

Neanche un fremito, nel corpo dell'efebo. Solo cieca risolutezza, dietro a quei pozzi eterocromi in cui Strange nuota con lo sguardo, perdendosi in essi, nella loro furia e nella loro determinazione. Gli serve solo un decimo di secondo per capire cosa deve fare. Sfruttando la superiore forza fisica, respinge la lama di Easley, serrata in un abbraccio metallico con la propria chiave inglese. Il corpo del giovane viene sbilanciato all'indietro e Strange protende le mani in avanti, serrandole intorno al capo del Re Rosso. La chiave inglese cade a terra con un clangore metallico, che risuona potente sulla pietra della caverna. Ma non sovrasta il rumore di ingranaggi in movimento, che solo Easley può sentire. Gli occhi prima impassibili ora si spalancano, mentre la bocca si schiude in un muto urlo di terrore. Le dita di Strange si stringono convulsamente sul suo capo, mentre la mente dell'impostore è rinchiusa e sopraffatta da un universo troppo estraneo ed inospitale per lei.

Bastardo.

La voce di Strange risuona truce, nell'antro ora immobile. Con una spinta, manda brutalmente a terra il cadavere di Easley, gettandolo personalmente nella tomba.

Non so chi tu sia, o cosa tu abbia fatto al vero Easley, ma lui non avrebbe ignorato anche il semplice pronunciare della parola Alyka.

Gli occhi grigi di Strange ora rifulgono di una fiamma nascosta, una furia che si nasconde sotto la cenere, pronta a sorgere. Determinata risolutezza.
Rabbia.

Le cose si fanno ... interessanti ...




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 425 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso] - Contusioni alla schiena [Danno Basso] - Lacerazioni al Torace [Medio + Basso] - Lacerazione al Ventre [Danno Basso]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Alto]

Energia: 64% = -10 & -5 | -1 & -10 & -5 & -5

Armi:
Chiave inglese - Impugnata
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze del'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate da Strange:

Questo è il mio laboratorio
Strange è divenuto così abile nel lasciare la propria mente alla deriva che ora è in grado di influenzare anche le percezioni del prossimo, permettendo anche a lui di vedere ciò che è in grado di pensare. La definisce l'ultima frontiera della progettazione, una costruzione interamente mentale e, a differenza dei suoi simili, in questo campo è veramente bravo. Evidentemente è negato in tutte le faccende di applicazione pratica, ma quando si tratta di fare qualcosa denigrato da tutti gli altri, non teme rivali. La mente è il suo nuovo laboratorio, il luogo in cui lui è l'inventore migliore. E' quindi in grado, spendendo un consumo pari a Basso, di ricreare nella mente altrui, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea. Potrà modificare quindi le sue percezioni a proprio piacimento. L'immagine verrà vista all'interno del campo di battaglia, ma sarà visibile solo per colui che è affetto dall'illusione in se.

Se non funziona dagli un colpo
L'illuminato popolo Vrok ha ben presto accantonato la credenza popolare che dare un colpo ad un congegno malfunzionante porti qualche vantaggio. L'illuminato popolo Vrok, non Strange. Lui è fermamente convinvo che ciò possa dare qualche frutto e a tal proposito, con un consumo Medio o Alto può aumentare la propria PeRf rispettivamente di 100 o 200 punti. Il potenziamento tuttavia sparirà alla fine del turno, lasciando il povero Vrok solo davanti ad un cumulo di rottami. Se tutto ciò non dovesse bastare per convincere l'insubordinata invenzione, Strange è anche in grado di potenziare un proprio colpo fisico con un costo Medio, rendendolo un attacco tecnica di eguale potenza.

Immagino che qualcuno dovrà badare ad entrambi
Azure ha ben presto capito che intrufolarsi nel corpo di Strange è stato un madornale errore. Lo ha realizzato quando lo sbadato Vrok ha accidentalmente fatto esplodere la terza invenzione in meno di un mese. Le ferite riportate sono state così gravi e l'indifferenza di Strange così disarmante, che ben presto Azure si è dovuta adoperare per mantenere in vita entrambi. Così, con un grande sforzo di volontà, è riuscita a ... liberare se stessa. Con un consumo Variabile Basso, sarà infatti in grado di uscire dal corpo di Strange, sia parzialmente che interamente, rimanendo tuttavia collegata a lui. Apparirà come una donna formata da oscurità, effimera ed impalpabile come un sogno, che tuttavia avrà un notevole potenziale difensivo. Il suo scopo sarà infatto quello di bloccare qualsiasi offensiva che verrà mossa contro il Vrok, ponendo se stessa come barriera. Una libertà ben misera, dal momento che sarà comunque vincolata alla sua missione di guardiana. Tutto ciò conterà come un dominio difensivo dell'elemento oscuro, che dovrà necessariamente avere origine da Strange o dalle sue immediate vicinanze.

My Own Little World
Un mondo dove lui è il migliore, un luogo dove qualsiasi invenzione esiste. Questo è il mondo in cui Strange è a proprio agio. All'inizio una mera fantasia, ha ben presto acquistato consistenza e ora Strange è in grado di coinvolgere altre persone in questa sua personalissima dimensione. Con un consumo Variabile Medio e semplicemente toccando l'avversario, Strange sarà in grado di intrappolarlo insieme a lui in una pericolosa illusione. Entrambi si ritroveranno in un gigantesco labirinto, costellato di ingranaggi vorticanti, assurde invenzioni e stramberie metalliche. Solo Strange si sentirà perfettamente a suo agio in questa proiezione del suo mondo ideale. Colui che subisce la tecnica si sentirà invece totalmente fuori luogo e confuso e proverà un profondo senso di smarrimento, che gli lascerà un pericoloso danno psicologico. L'illusione dura solo un turno, e ci si potrà difendere con adeguate tecniche psioniche.

Abilità Attive impiegate da easley e Verel:

Incantaspade Livello II
Tutto ciò che si è sottoposto a incanto potrà, in qualsiasi momento e senza concentrazione, ricoprirsi di un alone elementale dell'elemento scelto con la scelta del dominio. Una seconda proprietà si aggiunge: pur potendo contare sull'effetto precedente, una volta richiamato l'incanto si potrà menare un fendente a vuoto, scatenando una mezzaluna di magia elementale verso l'avversario. Questa risulterà molto rapida, ma non sarà possibile modificarne la traiettoria una volta scagliata. Per attivare l'effetto si dovrà spendere un costo pari a Medio e passare le dita sull'area dell'arma su cui si è iscritto l'incantamento, esattamente come accade per il livello precedente. Nel caso in cui si incantino dei proiettili, questi dovranno essere toccati direttamente, quindi dovranno essere essere estratti dal caricatore nel caso appartengano a una pistola o un fucile provvisto di ciò.

Variabile elementale - Luce
L'obbiettivo era il clan Toryu, il maestoso impero governato dal Re che non perde mai. Lì Verel sperava di poter crescere come persona, e magari costruirsi una buona casa mentre si batteva per un'obbiettivo comune. Ma questa illusione non durò molto. Dopo poche settimane, Verel venne convocato per far parte di una squadra di ricerca e si trovò faccia a faccia con la crudeltà del clan: l'inarrestabile superpotenza, che schiaccia tutto ciò che è d'intralcio e non si faceva remore ad uccidere gli innocenti. Tutto ciò non fece altro che alimentare in Verel un senso di oppressione e impotenza, che decise di sfogare diventando più forte, per proteggere tutto ciò che poteva dall'avidità insensata del regno. Un giuramento, però, lo legava. Gli serviva una luce per poter scrutare nella gola del Leviatano, e trovare la verità nelle azioni del Re.
In termini di gioco, Verel è in grado di manipolare l'elemento luce. Questo si manifesterà come un tenue bagliore, che al comando di Verel ed ad un costo variabile Basso di energie prenderà una forma più o meno definita per proteggere il caster o i suoi compari. La forma e la potenza della difesa possono essere decisi al momento dell'utilizzo, ma Verel non potrà controllare la luce se non in diretto contatto con essa, e non potrà estrarla da fonti esterne al suo stesso corpo. (Abilità personale)

Incantaspade Livello I
L'arma incantata potrà, in qualsiasi momento e senza concentrazione, ricoprirsi di un alone elementale, aggiungendo al successivo colpo messo a segno dei danni elementali. L'elemento dovrà essere scelto con la scelta del dominio, e non potrà più essere cambiato. L'effetto dura fino a quando l'arma non colpirà un bersaglio qualsiasi, scaricando la magia che contiene e perdendo ogni proprietà elementale. Per attivare l'effetto si dovrà spendere un costo pari a Basso e passare le dita sull'area dell'arma su cui si è iscritto l'incantamento.

Incantaspade Livello I
L'arma incantata potrà, in qualsiasi momento e senza concentrazione, ricoprirsi di un alone elementale, aggiungendo al successivo colpo messo a segno dei danni elementali. L'elemento dovrà essere scelto con la scelta del dominio, e non potrà più essere cambiato. L'effetto dura fino a quando l'arma non colpirà un bersaglio qualsiasi, scaricando la magia che contiene e perdendo ogni proprietà elementale. Per attivare l'effetto si dovrà spendere un costo pari a Basso e passare le dita sull'area dell'arma su cui si è iscritto l'incantamento.


Note:

Riassumo il combat in modo schematico:

- Easley colpisce Strange con il secondo livello dell'incantaspade, Strange subisce un medio
- Verel carica Strange, attaccandolo con un fisico della spada, Strange evita parzialmente e subisce un basso
- Strange usa un fisico con la chiave inglese, che viene parato da Verel con un basso della variabile della luce
- Strange lo attacca con il primo livello dell'illusionista, che diventa un medio grazie alle passive e lo finisce con un fisico della chiave inglese, potenziato da un power up medio alla PeRf. Verel muore.
- Easley ora non rischia di colpire anche Verel e attacca Strange immediatamente, ferendolo con il primo livello dell'incantaspade, Strange subisce un basso
- Strange para un altro uso del primo livello dell'incantaspade con la sua variabile difensiva e poi para un fisico con la sua chiave inglese
- Strange respinge con la propria chiave Easley e, lasciando andare lo strumento al suolo, afferra la testa di Easley, usando un medio della sua variabile psionica, che diventa un alto e uccide la copia

Qualche chiarimento riguardo la psicologia di Strange: non si fa problemi ad uccidere Verel, dato che non si sente legato in alcun modo a lui, a parte la mera speranza di un aiuto per raggiungere la superficie, e si trova in uno stadio di semi-controllo da parte di Azure. Ma si libera dal ruolo di marionetta, rifiutandosi di uccidere Easley. Per questo non lo attacca e gli parla, cercando di comprendere il suo comportamento. Tuttavia, dopo che non vede nessuna reazione al nome di Alyka, cosa che Strange, dopo aver passato diverso tempo con loro, ritiene impossibile, si convince che quello non è il vero Easley e lo uccide senza alcun ripensamento, di propria spontanea volontà. E' stato interessante scriverlo, ho cercato di non farlo diventare troppo pesante ... spero piaccia ^^.

Legenda:

Parlato Strange - Udibile
Pensato Azure - Udibile solo per Strange
Pensato Strange - Udibile solo per Azure



 
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Caitlin
view post Posted on 19/10/2011, 17:02




Andare avanti.
Solo la fiamma gialla della torcia che pian piano si consuma dona il suo impegno a illuminare la via.
Nessuna possibilità di rivedere i propri passi precedenti, inghiottiti dalle tenebre come il cerchio di luce li abbandona.
Nessuna possibilità di vedere più che pochi metri avanti.
I passi che verranno e le insidie aspettano acquattate nell'ombra incerta di un futuro prossimo.
Per certi versi, è una metafora della vita.
Ed è solo aggrappandosi con forza al pensiero razionale, cercando significati e occupando la mente, che il Re Rosso ancora si trattiene dal cercare di cancellare dal mondo quella bocca d'Inferno.
Stringe la torcia con forza, tanto che il legno sembra gemere nella stretta di quella mano artigliata da predatore.
La camicia bianca, irrimediabilmente ridotta in brandelli dallo schiudersi delle grandi ali nere e dal morso della zanna di pietra, ha trovato il suo impiego come fasciatura di emergenza per il fianco e per la mancina.
Il resto è andato a riempire le tasche del pastrano -ancora assicurato alla cinta di cuoio-, pronto per essere usato o per altri bendaggi d'emergenza o come riserva di combustibile per la sua unica fonte di luce.
Le bende sono solo semplici precauzioni atte a rendere più confortevole la presa sulla torcia e a non rischiare di morire dissanguato nell'attesa di giungere ad una via d'uscita o del momento propizio per la sua "vendetta" contro quella grotta demoniaca.
E mentre pensa a come potrebbe ridurre quel posto ad una fossa ricolma di macerie, le unghie diamantine e affilate grattano contro la parete di roccia dello stesso corridoio lasciandovi graffi sottili e continui.
E più lo stridere si fa disarmonico più sembra convincersi che se volesse tentare l'impresa, l'ira nata dal susseguirsi della mala sorte -che lui stesso ha nutrito con decisioni errate-, gliene donerebbe in qualche modo la forza necessaria.
Ma per quanto possa essere sicuro di riuscire in un modo o nell'altro a distruggere del tutto quel luogo, non è altrettanto sicuro di poter anche sopravvivere nel portare a termine ciò.
E probabilmente, più del vago tentativo di costringersi in una linea di pensiero razionale quando tutto ciò che vorrebbe fare è ridurre in polvere ogni singolo pezzo di roccia, è il pensiero costante di dover tornare da Alyka ad impedirgli di lasciarsi andare ai colpi di testa.
Un'altra sala, tanto simile quanto diversa dall'altra gli si presenta innanzi.
E della differenza non si sarebbe accorto se due ombre familiari non gliel'avessero svelata passando ognuna dal suo esofago di roccia in quell'ennesimo stomaco.
Il demone sgrana gli occhi per alcuni istanti, incredulo innanzi ai volti di Strange e Verel.
Iniziava a credere che non avrebbe più rivisto i suoi compagni, eppure eccoli lì a pochi metri...

Il colpo arriva del tutto inaspettato e il demone fa appena in tempo a fare un passo indietro, comunque insufficiente a preservare la pelle cinerea dal marchio cremisi del bacio di Narada.

«Ma cos.?!»

Una mano.
Artiglio di nera tenebra che graffia e dilania la mente.
Nausea, stordimento.
Il Re Rosso vacilla, sotto lo scacco dei Cavalieri Bianchi.
La mente si concentra su un pensiero, un unico volto, liberandosi dalle dita di Azure.
Un attimo di troppo, un istante prezioso inghiottito dai silenzi di quel luogo.
Un fiotto di sangue denso, piegato sotto il dolore dell'ennesimo colpo di lama.
Le labbra serrate lasciano sfuggire un urlo soffocato dall'orgoglio.
Rumore secco di legno e pietra, la fiamma si allontana portando con sé la luce.
E nonostante la fitta penombra le pupille svaniscono nel verde dell'iride.
Il cuore colmo di un sentimento nuovo che non saprebbe spiegare.
Delusione?
Il dolore è pungente, pulsa e la lama sembra rovente nella carne viva, ogni goccia di sangue, ogni lacrima vermiglia che delinea il contorno dei muscoli è un brivido gelido sulla pelle.
Perché lo hanno attaccato?
Non vuole credere che non lo abbiano riconosciuto: anche se diverso in volto, Hybris e il pezzo degli scacchi che porta al collo sono marchi inconfondibili.
Allora, perché?
Deve essere successo qualcosa, qualcosa che si sono detti o che hanno visto in lui.
Tremando per il dolore, lo sforzo e la rabbia, la mancina si serra sulla lama, i fili smorzati dalla spessa fascia intrisa di sangue e dagli artigli come acciaio.
Tenendo salda la presa, la destra libera si tende.
Lentamente il demone si rialza e con violenza che pare impossibile nei confronti di un proprio compagno vibra un colpo.
Sente chiaramente le costole incrinarsi sotto il suo pugno, eppure nessuna smorfia si dipinge sul volto del giovane moro.
Vuoto, come vuoto è lo sguardo del Vrok pochi metri più in là.

«Non ho intenzione di morire adesso.
Né con voi, né per voi e tanto meno per mano vostra.
»

Sibila gettando lontano la spada del suo ex compagno.
Libera Dike la cui canna bianca e argentea riluce dei bagliori di fiamma.
E poi il tuono riecheggia nelle profondità della terra accompagnato da un impulso di dolore rapido e intenso.
Il pegno per una vita tolta forse antetempo.
Nessun suono dopo di esso, nessuna visione se non il corpo riverso al suolo di Verel.
È finito il primo atto.
Ora è il turno di Azure.
E Strange.
Easley respira a fondo, ignorando le proteste della spalla e il sangue che ne fuoriesce.
I legami uccidono.
Uccidono quando si spezzano e quando devono essere spezzati.
Lo scienziato allunga una mano verso di lui e propaggini nere di tenebra si avvolgono lungo il braccio e da esso si separano per coprire la distanza.
E stavolta il Re è pronto.
Anche se Hybris e la sua arroganza lo hanno abbandonato, una spada conserva pur sempre il suo filo.
E un filo reso tagliente dalla volontà di non piegarsi è affilato quanto la lama dell'arroganza.
Fermo sul posto.
Il movimento fluido della destra.,un colpo di frusta che squarcia l'aria.
Un passo.
Poi altro.
La lama sanguigna viene portata in alto, emblema di un'arroganza che se pur sopita inneggia a sé stessa.
E come una condanna silenziosa cala sul capo dell'unico amico di chi la brandisce, i cui occhi grigi sembrano assorbire il mondo senza voler rendere nulla in cambio.
Sembra che tutto debba finire eppure le sorprese di quel giorno sono ben lungi dal concludersi.
Luce.
Chiara, candida, pura.
Si frappone al cupo rosso scarlatto della Tracotante sopita in un binomio di colori già visto.
P0KQ5
«Verel...»

Il demone si volta tanto quanto basta per porgere i fianchi a entrambi e pronuncia quel nome quasi fosse una sorta d'imprecazione.
Il giovane paladino gli si avventa contro ancora una volta, la spada stretta in pugno e in contemporanea anche Strange attacca brandendo la sua bizzarra arma.
Il demone si abbassa, la spada e la gigantesca chiave si scontrano liberando una pioggia di scintille.
Il sibilo di una lama affilata, suono di sangue che sprizza e carne che viene tagliata.
E ancora una volta i tuoni che con fragore rimbombano in quei visceri di pietra.
Corpi che cadono a terra, metallo che cozza contro la pietra e in fine silenzio.
Stavolta il silenzio è vero.
Il sipario cala, ultimo atto.

8m9ni
Easley raccoglie da terra la torcia senza sapere chi dover ringraziare per quel piccolo miracolo che la vede ancora accesa.
Struscia il dorso della destra contro gli occhi e il volto, portando via assieme ad un piccolo impulso doloroso il sangue.
Il suo sangue.
Impuro, corrotto e legato al desiderio di tornare da colei per il quale scorre.
Il sangue di compagni il cui unico crimine era forse stato quello di perdersi in quell'abisso.
Un ghigno appena accennato, una piega beffarda delle labbra in contrasto con l'amarezza negli occhi.

«Spero che non mi possiate perdonare.
Avrò bisogno del vostro odio...
»



esYrb
                     Energia Residua
60%


Condizioni Fisiche
Ferite lievi al palmo della mano sinistra e al petto pari ad un basso totale.
Danno medio alla spalla destra.
Danno basso all'ala destra, al fianco sinistro e alla guancia destra
[6/16]

Condizioni Mentali
Amareggiato, inizia ad avere mal di testa.
[5/16]
Hybris
Riposta

Dike
Riposta; colpi: 3/5

Artigli

Forma Demoniaca
ReC175 AeV200
PeRf425 PeRm300 CaeM100
  shTx7

 

Hybris la Tracotante
[Dominio bloccato]

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.
Variabile personale; statistica di riferimento: PeRf
I colpi fisici valgono quanto tecniche pari al consumo speso.
[Bx1]

Arrocco
Pergamena Bianca; classe Paladino; consumo: Medio.
Difesa psionica di livello medio.

Egida di Piume
Variabile personale; statistica di riferimento: PeRm
Difesa basata sul non-elemento "piume"
[Bx1]

-


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Scusate se non metto il riassunto completo, ma non ho modo di scriverne uno dettagliato.

Il Re Rosso usa come prima tecnica "Rivelazione", dopo aver subito la "Scossa Nera" ma per spezzare l'effetto di "Confusione" che a livello scenico è un tutt'uno con la primala sua variabile basata sulla PeRf quando colpisce Verel 2.0 la prima volta, la difensiva a consumo basso per difendersi dalla seconda "scossa nera", depotenziata da medio e basso in virtù della sua natura di demone.
Verel 2.0 utilizza la variabile in due occasioni: la prima per proteggersi dal proiettile (non l'ho descritta nel post), la seconda per difendere Strange/Azure 2.0.
Le pergamene date a Strange sono le seguenti:

Confusione: Il negromante allunga una mano verso il proprio avversario scagliandogli contro un invisibile, se non per una leggera distorsione dell'aere, flusso d'energia. Colpitolo, la sua testa verrà immediatamente circondata da un sottilissimo strato di nebbiolina viola, a indice dell'effetto ottenuto dalla tecnica. Utilizzandola, infatti, questa stordirà e confonderà l'avversario per il resto del turno.
Su personaggi con poca concentrazione, avrà un effetto devastante, causandogli l'inibizione dei sensi per qualche secondo e il completo disorientamento, contro un mondo che vedranno girare intorno a loro. Contro avversari con alta concentrazione, invece, l'effetto sarà un poco attenuato, e questi sentiranno solo un leggero senso di nausea e stordimento, faticando a mantenersi in piedi, ma mantenendo coscienza del mondo circostante. Va considerata come un normale attacco psionico di livello Medio che provoca danni medi alla psiche della vittima sotto forma di nausea e stordimento.
Consumo di energia: Medio

Scossa nera: Allungando un dito, un palmo, o entrambe le mani verso il proprio avversario, può generare una scarica elettrica di alta potenza e alto voltaggio, che fulminerà il suddetto, di colore nero, con alcuni riverberi viola.
La tecnica non provocherà ustioni sul corpo dell'avversario ma un forte senso di stordimento, nonché diversi danni psicologici.
Per attuarla è comunque necessario almeno un secondo di ferma concentrazione.
Differisce dalla scossa elettrica del mago per il colore e perché composta di energia oscura, dunque più lenta, anche se richiede di un consumo di energie minore.
La scarica rimarrà comunque piuttosto veloce, e quindi difficilmente evitabile, e richiede comunque di almeno un secondo di ferma concentrazione. Nonostante si possa bloccare come una tecnica magica - e dunque mediante barriere o simili - la scossa provoca danno alla vittima unicamente alla mente del nemico, folgorandolo e confondendolo; le difese psioniche sono inutili contro di essa, a differenza di quelle magiche e fisiche.
Contro gli angeli la tecnica provoca un danno pari ad Alto e va affrontata come una mossa di tale potenza. Contro i demoni, invece, di livello Basso.
Consumo di energia: Medio

Rianimazione Parziale: Difficile è la scuola della negromanzia e di certo l'evocazione negromantica non è tra le branche più facili da apprendere. Ai minimi livelli dell'apprendimento infatti si insegna ai giovani negromanti a rianimare solo piccole parti cadaveriche utili per i propri scopi.
Grazie a questa tecnica il caster rianima esclusivamente alcune parti dei defunti per far trapelare dalla terra arti e braccia, che si muoveranno minacciose con l'intento di afferrare le caviglie dei malcapitati, stringendoli a terra in una morsa fredda. La resistenza di questi arti è tuttavia minima e sebbene la presa risulti forte e difficile da sciogliere un colpo ben assestato alla parte ossea frantumerà senza troppe problemi l'arto. La rianimazione ha effetto in un area di alcuni metri di raggio con centro il caster e necessita di un consumo medio per essere attuata. La stretta non produce alcun tipo di danno, fisico o psichico che sia. Gli arti vanno considerati come un'evocazione di potenza bassa di un livello energetico inferiore a quello dell'evocatore e resteranno sul campo di battaglia per un totale di due turni - il loro obiettivo non sarà quello di provocare danno al nemico ma, bensì, tentare di bloccarlo, impedirgli i movimenti o simili.
Consumo di Energia: Medio

Non vita: Ad un solo gesto del negromante, dal terreno risorgerà una schiera di non morti, da una decina a una ventina, che si scaglieranno contro il suo avversario per massacrarlo.
Al termine del turno i morti si dissolveranno in cenere, fungendo da vera e propria tecnica. Nonostante il loro numero, infatti, il massimo quantitativo di danni che potranno causare all'avversario sarà pari a Medio, svanendo una volta raggiunta questa soglia.
Una tecnica inaspettatamente utile, che può avere anche delle inusuali applicazioni difensive.
Consumo di energie: Medio

Le ultime due non le ho usate.
La strategia iniziale che avevo pensato era più complessa, ma sto avendo sempre più problemi.
Al momento sono peggio che clandestina...


 
 
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Worldgorger
view post Posted on 21/10/2011, 02:38




« I tre piccoli esploratori che vanno in guerra ♪
cadono giù per terra, cadono giù per terra! ♫ »

— smetti di cantare, smettila! —
« Ma la terra è fredda e fanno un salto ♪
la terra è fredda, la terra è fredda e il sangue è caldo!
E saltano, saltano, ancora più in alto! ♫
Tutti giù per terra e il giullare cade dal palco! »

s m e t t i l a
---



Come se in realtà non si fossero mai divisi, se non nella loro percezione del circostante, i tre si ritrovarono insieme.
Davanti a loro, ammonticchiate, le carcasse fumanti dei nemici che avevano distrutto, che prima di sparire, consumandosi, rivelavano la loro vera essenza: quelli che una volta erano stati uomini e che adesso erano mostri, corrotti dalla loro lunga permanenza all'interno di quella grotta maledetta.
Vibrando nell'aria insalubre, nei tre si instillò la consapevolezza che presto la grotta avrebbe reclamato la sua parte anche su di loro. Se davvero c'era un tesoro da qualche parte, dovevano sbrigarsi a trovarlo.

Riuscirono a fare solo pochissimi passi in avanti, il suolo vibrò all'unisono con l'espandersi di una musica non accordata, suonata da strumenti mai esistiti. Nell'istante in cui i tre si guardarono cercando l'uno nell'altro il conforto di una risposta, la pavimentazione della grotta cedette di colpo.
Avvoltolati da strali energetici dai colori cangianti, attraversati da fulgide opalescenze acquamarina come da scariche elettriche, i tre si scoprirono a precipitare verso l'inesistente fondo di un abisso, gli occhi strabuzzati che scorrevano lungo le pareti perfettamente lisce, prive di un qualsiasi appiglio.
Poi, senza nemmeno capire come, toccarono il fondo.

__ _ ____ _ _______ _ ____ _ __



dungeon1

Gettava riccioli neri nel cerchio del Pozzo.
Il Secchio gli disse, gli disse: « Signore, il pozzo è profondo!
Più fondo del fondo degli occhi nella notte del pianto. »
Lui disse: « Mi basta...mi basta che sia più profondo di me. »

« and the h e a v e n s shall tremble »
— round the corner there may wait —
a new road or a secret gate


II


« E urla come una donna mentre vola,
urla, urla, come una donna fra le lenzuola! ♪
Perché le piace, di lei è pazzo...
e come gli altri perdenti si è attaccato al c--
»


La piccola figura, china in lontananza attorno a un cumulo di rocce, non parve spaventata dall'arrivo improvviso del terzetto.
I tre, dopo la caduta ininterrotta durata alcuni minuti, erano giunti al suolo con forza, ma senza riportare danni di sorta.Si trovavano al centro di una piccola cava circolare; il diametro non superava i sei metri; l'unica luce proveniva dalla voragine sopra di loro, quella che avevano appena attraversato, finendo giù per qualche centinaio di metri. Con un pallido sorris sulle labbra, la creaturina caracollò intorno all'ammasso privo di forma che aveva accanto.
La scarsa luminosità impediva ai tre di vedere cosa stesse facendo, ma potevano sentire perfettamente la sua voce, argentina come quella di un giullare ma a tratti disturbata come da un involontario e repentino arrochimento.

« Sono caduti giù sul fondo, loro:
tre coglioni che cercano il tesoro! ♪
Ma io lo so -io lo so!- qui sotto chi è che trama,
loro non sanno chi è l'algida puttana! ♫
»


Decisamente non un frequentante della Corte del Bianco Maniero.
Pian piano che gli occhi si abituavano all'oscurità ancora più fitta, i tre riuscivano a scorgere nuovi particolari. Anzitutto, se proprio di fronte a loro si muoveva la piccola e disturbante creatura, alle loro spalle si apriva l'unico tunnel che poteva portarli avanti nel loro percorso, visto che quel cubicolo nel cubicolo non presentava altre vie da percorrere.
Ma fu un altro particolare, ben più raccapricciante, che li colse totalmente alla sprovvista.
Il nanerottolo -perché sì, di un patetico nano si trattava- stava chino su di un cadavere, quello che fino a pochi istanti prima avevano scambiato per un ammasso di rocce. Un cadavere ancora caldo a giudicare dai piccoli sbuffi di calore che si sollevavano dalla pozza di sangue su cui era riverso. E il nano, mentre cantava le sue canzoni oscene, intingeva un cappello nel sangue, colorandolo di rosso.

« E adesso cosa faccio? Adesso moriranno!
Oh, si! Adesso moriranno anche ancora non lo sanno! ♪
Intanto di sangue mi tingo il cappello,
il sangue di un idiota, un idiota come quello! ♫
Hihihihihihi!
»


Mentre la risata stridente risuonava nelle loro teste, il nano indicò Verel, il viso -che già non era un esempio di equilibrio e bellezza- distorto in una smorfia che voleva essere simile a un ghigno, ma che aveva il solo effetto di scoprire una doppia fila di denti marci ed aguzzi. Se i tra avessero provato a parlare fra loro si sarebbero immediatamente resi conto di un fattore quantomai conturbante: all'interno di quel luogo, il suono non riusciva ad espandersi: anche se uno di fianco all'altro, non avevano modo di comunicare.
Il nanerottolo, terminata la sua occupazione -il cappello ormai di un rosso umido e sfavillante- si diresse verso di loro, senza smettere di sogghignare.

« Prometto: non vi uccido, per oggi ho già dato;
infatti il vostro arrivo non era calcolato! ♪
Però se giocherete con me io vi ringrazio:
di sangue sì, ma di parole non sono sazio. ♫
Se in fondo non siete del tutto scemi
in questo gioco vincerete splendidi premi!
»


Nonostante per i tre la voce si stesse facendo ancora più fastidiosa, fu facile arrivare a capire come riuscisse quel nano a cantare in un luogo che non permetteva ai suoni di riprodursi: era dentro le loro menti, gli stava leggendo dentro.
Ma quello poteva anche rivelarsi un vantaggio. Dovevano solo trovare il modo di sfruttarlo.
La notizia peggiore, piuttosto, era un'altra:

« Un numero messo lì a bella posta,
sei son le cifre racchiuse nella sporta:
le prime tre delle tre ultime son tripletta!
E aggiungo un nuovo particolare:
le cifre tre e quattro amano moltiplicare,
infatti sono il triplo delle cifre cinque e sei
lo so che è difficile, fossi in te io scapperei,
ma sei rimasto, quindi dimmi in fretta
quale sarà mai questa cifra perfetta?
»


La Via degli Enigmi era arrivata al traguardo.


Note del Quest MasterSignori e signorina, il mio regno del terrore ha avuto (nuovamente) inizio. Siate pronti.
Di per sé la cosa è molto semplice: una volta sconfitte le 'copie' dei vostri compagni, vi ritrovate in un'unico ambiente buio, con davanti a voi ciò che resta delle copie, che si rivelano per ciò che sono, dei mostri umanoidi che devono aver subito un numero indefinibile di mutazioni. Nel momento in cui queste carcasse si vaporizzano davanti ai vostri occhi, il pavimento sotto di voi cede, dandovi l'accesso al secondo livello del dungeon. Complimenti! :v:

Il secondo livello inizia con voi tre all'interno di una piccola caverna circolare; a pochi passi da voi, un RedCap è intento a colorare il suo cappello preferito, attingendo dal sangue di un povero sventurato capitato lì prima di voi. Il morto sembra "fresco", questo dovrebbe suggerirvi qualcosa riguardo allo scorrere del tempo all'interno del dungeon stesso. Il nanerottolo vi promette di non uccidervi, proponendovi però -subito dopo- un simpatico giochino. Esatto, un nuovo indovinello. Risolverlo potrebbe garantirvi un premio. In ogni caso, avete già adocchiato la strada per proseguire. Potete tentare di indovinare, o tentare la fuga. Insomma, sta a voi.

Per completezza, vi notifico che il secondo livello del dungeon prevede due regole speciali:
— All'interno del secondo livello del dungeon nessun tipo di suono è in grado di propagarsi, per cui chi non possiede poteri telepatici ha ben poche speranze di riuscire a comunicare fra loro;
— All'interno del secondo livello del dungeon, le tecniche (siano esse abilità personali, del dominio, o pergamene) di livello Alto e Critico consumano il doppio del normale, a causa di una dispersione dell'energia potenziale, operata da un potere soverchiante. Questo malus -a scanso di equivoci- non si applica alle tecniche derivate da artefatti.

Per concludere, vi rendo edotti del fatto che, rispetto ai turni precedenti, la visibilità è notevolmente calata.
Bene signori, avete tempo fino alle ore 23:00 di giorno 24. Avanti, che siamo in ritardo come il Bianconiglio :v:
 
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Verel
view post Posted on 23/10/2011, 21:02




Chiuse gli occhi.
Li riaprì.
Ancora tutto come prima.

In quel momento, da solo in una stanza rocciosa, ai suoi piedi i cadaveri di due compagni, Verel voleva riposare. Dentro di sé, oltre la rabbia, l'angoscia, la tristezza sentiva crescere quel bisogno, sempre più grande e sempre più rumoroso, così tanto da oscurargli i pensieri, rendere il suo corpo pesante. E gli era sempre piaciuto rilassarsi, abbandonarsi sulla sedia nella sua stanza, guardando fuori da una finestra aperta il mondo che passava sotto il suo sguardo, il cielo, l'orizzonte, sentire la brezza che accarezza dolcemente la pelle, e chiudere gli occhi, accerchiandosi delle favole che soltanto dei sogni potevano offrirgli, cosa che di certo la realtà non poteva fare, così piena di imprevisti. In un sogno si è sempre protagonisti, lo si plasma, facendolo roteare attorno all'Io, ed a Verel raramente capitavano incubi.
Stanco, ecco come si sentiva in quel momento, con la mente oscurata da mille imprevisti, successi uno dopo l'altro, e una nuova minaccia che si stendeva all'orizzonte, gettando un'ombra sinistra: la sua inevitabile sconfitta. Come poteva lui, da solo, combattere contro quell'entità che fino a quel momento non aveva fatto altro che giocare con gli avventurieri come i burattinai fanno con i loro aggeggi? Portò la spada a terra, conficcandola a suolo, abbandonando il suo peso sopra di essa cercando di alleviare quell'agonia.
Sentì un passo.
Come? Un'altro scherzo del fato crudele, un'altra tortura? Non volle guardarla. I suoi occhi non vollero, ma il suo cuore fece tutt'altro: li percepì. Non manichini senz'anima, non ammassi di carne vittime del male superiore, semplicemente, loro. Easley e Strange. Quando Verel lo capì, quando la sua aura toccò la loro, allora sollevo il capo, ed insieme ad esso sollevò la sua speranza, non era più solo a combattere. Non avrebbe avuto scuse per arrendersi, né motivazioni per sedersi ad aspettare che quella grotta reclamasse la sua vita. Li guardò, e gli occhi divennero lucidi. Guardò i cadaveri a terra, e le sue labbra si stirarono in un sorriso sghembo e pieno di soddisfazione, mentre le carcasse mutavano, erose da un vento invisibile, e si rivelavano come corpi deformi, forse un tempo vivi, non volle nemmeno pensarci.

crack
- no, non ancora. Ti prego, non ancora. Lascia che riposi -

La terra sotto i loro piedi si aprì, come un fiore, grosse porzioni di quella roccia si staccarono l'un l'altro, inclinandosi pericolosamente verso il basso, per poi cedere del tutto, schiudendosi al rovescio, facendo cadere gli avventurieri che come api erano venuti a rubargli il polline, il tesoro. E caddero, caddero, nel buio. Poterono vedere le torce che anch'esse cadevano tra le braccia di quella tenebra senza fine, piccole sfere luminose che pian piano diventavano sempre più piccole, essendo troppo leggere per precipitare come facevano quei tre. Ecco, è successo. Verel si distese nel vuoto, assaporando l'aria che gli sferzava la pelle, senza badare alla curiosa emanazione che gli cingeva il corpo intero, sfiorandolo ma senza toccarlo, una opaca lucentezza diversa da quelle a cui solo lui poteva dar vita, estranee, appartenenti a quel luogo meschino. Le lasciò fare. La lasciò fare, la grotta, lasciò che lo condannasse, schiacciato com'era dagli avvenimenti, illuso dalla visione dei suoi compagni. Era forse un atto di generosità, quello? Fargli vedere Easley e Strange, in modo che venisse a sapere che non li aveva uccisi davvero, prima di farlo cadere in una tenebra inesorabile, condannandolo per sempre, non era forse un atto di pietà?
Si, è così, deve essere così
mi stai dicendo che non vuoi più giocare con me?
Forse perché mi hai visto stanco, disorientato?

Io...
io non voglio smettere, non così.


Ed era in piedi. Narada stretta nel suo pugno destro, ancora intatta. Le gambe saldamente poggiate al suolo, intatte.
Non seppe come reagire. Perciò non lo fece. Fermo, una statua dallo sguardo vacuo e sperduto, isolato da qualsiasi suono, sensazione, visione, tatto. Respirò, perché poteva respirare. Era ancora in grado di farlo. Sentì i tagli riportati poco prima bruciargli nella carne, perché sanguinavano. Erano ancora in grado di farlo.
dunque, lui
Era vivo.
per quanto ancora però

« Sono caduti giù sul fondo, loro:
tre coglioni che cercano il tesoro! ♪
Ma io lo so -io lo so!- qui sotto chi è che trama,
loro non sanno chi è l'algida puttana! ♫
»

Quella voce, così piena di scherno e birbanteria, risuonò tutt'attorno e nella mente di Verel, che solo in quel momento iniziò a tornare ad una realtà quantomeno superficiale. Erano in un altro buio, silenzioso come mai aveva provato in vita sua, così silenzioso che soverchiava il battito irregolare del suo cuore così come il suo frammentato ansito, suo e dei suoi compagni. Si voltò verso di loro, trovandoli più o meno illesi, con qualche graffio sul corpo, proprio come lui, ma non trovò la forza di dire loro alcun che. Si ritrovava confuso, sbalzato dagli eventi senza alcuna possibilità di replica, incapace a muovere dito per opporsi a quello sfacelo, ed ora una nuova strada di fronte a loro si apriva, se non per un grinzoso ometto, che col suo canticchiare suscitava solo altre domande.

Eppure


benché temporaneamente placato, il fuoco che si era scatenato in lui combattendo quei manichini non si era spento. Non era caduto insieme a Verel nelle tenebre, disperdendosi e confondendosi, no, era ancora vivo, e guadagnava calore, macinando la rabbia che Verel iniziava a ricordare di aver provato poco prima. Si risvegliava, dunque, si toglieva dalle spalle l'intorpidimento e tornava ad ergersi fiero ed imponente.
E sul volto del ragazzo si dipingeva un ghigno, come se stesse urlando di essere ancora vivo, ancora in piedi, ancora pronto a giocare con quel fottuto luogo e tutti gli incubi che lo abitavano.

Ghigno che non si spense quando vide il grinzoso goblin tuffare il cappello nel sangue di un cadavere, né quando si sentì scimmiottato.
Benché un essere immondo e decerebrato, quel piccoletto sembrava essere lui stesso una vittima di quel luogo, così come il corpo appena affianco. E se non lo erano, allora perché la grotta li aveva manipolati fino a loro, e perché la via continuava oltre, se quell'ammasso di rocce aveva vita propria? Verel trovò l'unica spiegazione possibile nel fatto che tutti, in quel luogo, fossero stati giocati ed ingannati, ridotti allo stremo. Ma la differenza tra le due nuove comparse e i tre avventurieri era che il secondi non si sarebbero fermati in quel pozzo nero, a perdere le loro menti, avrebbero continuato, insieme.

933311
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Non era mai stato un asso in matematica, quando il vecchio Gast gliela aveva insegnata, ma una cosa come quella sapeva farla.
E pensò quel numero intensamente, convinto che il piccolo sgorbio potesse penetrare i suoi pensieri, poiché era impossibilitato a parlare o a fare qualsiasi altro suono.
Si avvicinò alla creatura, sfruttando la sua altezza per apparire quanto più imponente possibile. Le ombre della roccia celavano il suo volto, ma il riflesso solo dei suoi occhi sembrava voler giudicare il goblin per i suoi atroci crimini.
Non fece nulla, a quell'essere.
A quella vittima.

Chinò il capo verso di lui, finalmente riscoprendo
quel ghigno
divertito
rabbioso
confuso

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Vivo
Ancora | Vivo


Energia: 54% Slot tecnica utilizzati 0/2
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto+basso {Psion} Taglio poco profondo al fianco destro, basso {Fisico}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità Passive
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.

Riassunto azioni: beh, che dire d'altro. Ho pensato che il RedCap avesse stabilito un canale telepatico, perciò ho semplicemente "pensato/emesso" la soluzione.
 
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view post Posted on 24/10/2011, 20:51

season of mists
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Le viscere dell’ombra

Rage

La stanza è illuminata fiocamente, come se i cervelli dei giovani Vrok la dovessero rischiarare con la luce dell'intelletto. In realtà gran parte dell'energia che alimenta i globi luminosi è semplicemente convogliata nei moduli di apprendimento, che i Vrok stanno indossando. Quelle fasce metalliche, direttamente a contatto con la nuca, dovrebbero trasmettere nozioni di Matematica Astratta, Fisica Improbabile e Storia Impossibile, i corsi che si tengono in quella sala dalle pareti color dell'avorio. Le brillanti menti dei pupilli di una razza eletta si trovano ora in un sonno catatonico temporaneo, indotto loro dalle macchine. Al loro risveglio, avranno assimilato nozioni per un totale di due anni di studio ininterrotto, in solo una settimana. Vengono nutriti con speciali sintetizzatori di alimenti, che si prendono cura del loro fabbisogno energetico. Se qualcuno li osservasse, potrebbe notare che i loro occhi sono in perenne movimento, sotto le palpebre serrate. Come se stessero effettivamente leggendo qualcosa, o sognando.

Solo uno di loro non sta dormendo. Il suo nome è Strange, ma sulle bocche degli altri è più frequente sentire "Il Fallimento" o "Lui". E' la sua quarta seduta nella sala della conoscenza. E, come le altre volte, il suo modulo di apprendimento giace inoperoso per terra, irrimediabilmente danneggiato, con i componenti più preziosi distrutti. C'è qualcosa, nel suo cervello, che lo rende diverso. Che impedisce al modulo di collegarsi con la sua mente e di imbottirlo di nozioni.
I direttori dell'Accademia di Progettazione e Fabbricazione ne sono ben consci, ma del resto non sanno cosa fare. Non possono rimediare al suo difetto, perchè sicuramente è di una qualche menomazione, che si sta parlando. Così decidono di rispedirlo ancora in quella sala, insieme a tutti gli altri.
Nel vano tentativo di ottenere qualcosa, per poi ignorare l'insuccesso e riprovare ugualmente la volta dopo.
Un tipico comportamento Vrok.

A Strange non importa più di tanto l'essere considerato diverso. Pensa a quelle settimane come a delle importanti occasioni per avere un po' di tempo libero da dedicare ai suoi veri interessi. Storia dell'Edilizia e Costruzione, ovviamente. Ma anche il gioco degli scacchi, praticato nei pianeti più arretrati, e disprezzato dal popolo Vrok, o le ricerche svolte nel campo della Progettazione Mentale, considerate perfino eretiche dai Vrok più tradizionalisti. Questa volta è il turno della Matematica Semplice, una versione per neonati della Matematica Astratta che gli altri Vrok stanno imparando, grazie alle servizievoli macchine che si prendono cura di loro.

La luce non è proprio il massimo per leggere, ma il Vrok è determinato. I semplici numeri lo attirano e, addirittura, dando un'occhiata all'indice, ha avuto modo di leggere che nel Capitolo Quattro sarebbe stato trattato l'argomento delle Moltiplicazioni. Molto interessante.

Poi, un calo di energia. Un imprevisto che tuttavia non causa nessun danno ai sofisticati moduli, protetti da sistemi d'emergenza proprio per casi come questi. Ma l'accaduto distrae Strange, che prende a fantasticare sui marchingegni in grado di ovviare a simili inconvenienti. Il libro scivola sul pavimento, e il Vrok non se ne rende nemmeno conto. Rimane lì, improvvisamente vittima del più totale disinteresse di Strange, perso nei suoi pensieri.

Quando, al termine della settimana, i giovani Vrok sgomberano la sala, il tomo di Matematica Semplice resta abbandonato nella stanza, e Strange lo dimentica completamente, ignorando che, in un futuro non troppo lontano, quelle nozioni avrebbero potuto salvargli la vita.


QB8Pw


La rabbia corrompe il corpo. Strange non può che giungere a questa conclusione, osservando i cadaveri orribilmente deformati delle copie dei suoi compagni. Ora si rivelano per ciò che sono, grottesche imitazioni, esseri animati solo da un odio atavico, una rabbia cieca che si può estinguere solo con la morte. Strange li guarda, e vede sè stesso. Fra un paio d'anni, magari, se avrà la sfortuna di arrivarci. Gli abomini che giacciono sul pavimento hanno ora la sua faccia, nella mente del Vrok. E' questo ciò che lo attende, quando Azure consumerà la sua volontà, dopo averla erosa lentamente. Lui ne è consapevole.
Ma questi foschi pensieri vengono scacciati dalla comparsa, improvvisa e contro ogni logica, dei suoi veri compagni. Mormora qualche parola sottovoce, a metà fra un ringraziamento ad una non meglio identificata entità superiore e un saluto troncato a metà dalla commozione.

Lo sapevo ... - le parole colano lente fuori dalla sua bocca, come melassa - non avrei mai potuto ucciderti ...

I suoi occhi scrutano il Re Rosso, nella penombra dell'antro che ora non fa più paura. Ma ciò che vede lo rattrista anche in parte. L'essere di fronte a lui è inequivocabilmente Easley. La spada, il singolare pezzo degli scacchi che porta appeso al collo ... non c'è dubbio: è lui. Eppure i suoi occhi dicono il contrario. Quegli smeraldi non portano l'impronta di un verde speranza. Fiammeggiano, invece, dietro alla mera colorazione dell'iride. Sono occhi crudeli, turbati, persino spietati. Strange ha paura. Ma non per sè stesso, per il futuro del suo amico. Cosa gli succederà se dovesse cedere totalmente alla rabbia?
Può vedere la sua bestia senza nome lottare nel profondo del suo animo, pronta a gettarsi sul primo nemico che si sarebbe parato davanti a loro. Niente lo può fermare, Strange lo comprende benissimo, in un solo secondo.
Quelli non sono occhi che donano pietà.

E, mentre la grotta ruggisce per l'ennesima volta, Strange vorrebbe dire qualcosa. Una parola di conforto, un avvertimento, per aiutare il suo giovane amico. Ma il terreno si apre sotto di lui, trascinandolo in un abisso di ombre e pericoli. Vorrebbe salvare il Re Rosso, ma chi salverà lui, mentre affonda nel vuoto?

Fasci di energia lo avvolgono mentre precipita, verso quella che crede la fine.
Immerso in sfumature variopinte, in cangianti flussi di arcani poteri, che lo accompagnano nella caduta.
Così termina tutto?


.

.

.


Un silenzio inquietante accompagna la ricongiunzione di Strange con il terreno. Stranamente, non ha lesioni derivanti dalla caduta, ma si sente alquanto confuso. Il Vrok boccheggia, mentre i suoi occhi cercano di abituarsi alla scarsità di luce. Ci riescono con fatica e il risultato non è dei migliori. I suoi compagni sono vicino a lui, li vede. Mentre recupera la chiave inglese, abbandonata vicino a lui, si rende conto di non riuscire ad emettere nessun suono. Il nome dei suoi compagni muore sulle sue labbra e il panico si affaccia nei suoi occhi. Il silenzio innaturale tuttavia non riesce a zittire il dolore per le ferite ricevute, che pulsa ai margini della sua coscienza, inizialmente soffocato dallo stupore e dal disorientamento.

Dove sono? Che luogo è questo?

« E adesso cosa faccio? Adesso moriranno!
Oh, si! Adesso moriranno anche ancora non lo sanno! ♪
Intanto di sangue mi tingo il cappello,
il sangue di un idiota, un idiota come quello! ♫
Hihihihihihi!
»


Una filastrocca nella sua testa. Strange è esperto, in questo campo. Sa distinguere una voce che gli sussurra all'orecchio da una che striscia nella sua mente. Ma a chi appartiene?
Anche Azure si desta, improvvisamente vigile. Nessuno può entrare nella mente di Strange. Ne detiene il monopolio. Ed è intenzionata a difendere questo suo possedimento in ogni modo possibile.

« Prometto: non vi uccido, per oggi ho già dato;
infatti il vostro arrivo non era calcolato! ♪
Però se giocherete con me io vi ringrazio:
di sangue sì, ma di parole non sono sazio. ♫
Se in fondo non siete del tutto scemi
in questo gioco vincerete splendidi premi!
»


RESIZEREDCAP

Finalmente il Vrok riesce a capire chi è che sta parlando e, con sgomento, anche a realizzare cosa stia dicendo.

Una grottesca imitazione di un essere vivente, la parodia di un uomo. Un nano dall'aspetto sudicio, tozzo e sgraziato nelle forme, sorride malevolo di fronte a loro. Alle sue spalle un cadavere, e il cappello gocciolante sangue dell'essere non lascia dubbi sull'identità dell'assassino. Ma di cosa sta parlando quell'abominio? Un gioco? E, soprattutto, come mai è lì, nelle viscere dell'ombra, insieme a loro?
Verel è al suo fianco, con la spada sguainata, ma l'occhio del Vrok coglie anche una terza figura, alla sua sinistra, pronta a gettarsi in un gioco mortale. Una macchia sfuocata, nell'oscurità della grotta, che accenna ad avanzare.

NO!

Strange sporge la sua chiave inglese, per fermare l'indemoniato Easley che sta per lanciarsi contro il nano sogghignante. Il Vrok si volta verso il giovane dai capelli corvini, cercando di comunicargli con gli occhi ciò che la sua bocca non riesce ad esprimere.

Non farti corrompere dall'odio, Easley. Non ti porterà nessun vantaggio ... riuscirai solo a diventare un mostro!

« Un numero messo lì a bella posta,
sei son le cifre racchiuse nella sporta:
le prime tre delle tre ultime son tripletta!
E aggiungo un nuovo particolare:
le cifre tre e quattro amano moltiplicare,
infatti sono il triplo delle cifre cinque e sei
lo so che è difficile, fossi in te io scapperei,
ma sei rimasto, quindi dimmi in fretta
quale sarà mai questa cifra perfetta?
»


Cosa? Cosa hai detto?

La strana parlata in rima del nano lo stordisce, ma di più lo fanno i suoi enigmi. Non che sia incapace di contare, ma i giochetti matematici non sono mai stati il suo forte. Rammenta di sfuggita un libro, forse mai sfogliato, pieno di curiosità su quella matematica spiccia, ma tutto è sepolto nella sua memoria ...

Ascoltami ... - nella sua mente riecheggia ciò che le sue labbra non riescono a pronunciare, ma solo a mimare - Spero che tu sia in grado di leggere le nostre menti, e non solo di insinuarti dentro di esse ... ti prego, spiegaci dove ci troviamo e cosa possiamo fare per uscire, noi - i suoi vani ragionamenti vengono distrutti da una voce che si erge prepotente nella mente di Strange, ben più inquietante, nella sua cieca furia, di quella ridacchiante del nano di fronte a lui.

Storpio, esci dalla sua testa! Vattene dai suoi pensieri, abominio, mi hai capito? Lo so che puoi sentirmi, non ignorarmi, inutile rifiuto, ascoltami! Non osare allungare le tue sudice dita qua dentro! Non ci provare nemmeno! Vattene, insieme ai tuoi patetici enigmi!




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso] - Contusioni alla schiena [Danno Basso] - Lacerazioni al Torace [Medio + Basso] - Lacerazione al Ventre [Danno Basso]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Alto]

Energia: 64% = -10 & -5 | -1 & -10 & -5 & -5

Armi:
Chiave inglese - Impugnata
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze dell'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate da Strange:

Note: Dopo la descrizione di un breve flashback, che si collegherà all'enigma più avanti nel testo, Strange precipita insieme agli altri, comunque felice di non aver ucciso i suoi veri compagni. Impedisce che Easley massacri tutto quello che si muove e medita brevemente sull'enigma, senza trovarne la soluzione e nemmeno capendolo fin in fondo (ma a questo ci pensa Verel) :v:
Infine, sia Strange che Azure si rivolgono al redcap, che pare sia affamato delle nostre parole.
Ogni autoconclusione, come al solito, è stata concordata nel nostro rifugio supersegretissimo in privato :zxc:

Legenda:

Parlato Strange - Udibile
Pensato Azure - Udibile solo per Strange
Pensato Strange - Udibile solo per Azure



 
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Caitlin
view post Posted on 24/10/2011, 22:16




Gioia.
Probabilmente, avrebbe dovuto provarne nel constatare di non aver ucciso i suoi compagni.
Verel e...
Strange.
Il suo unico amico.
Eppure non è la gioia il sentimento che affiora nelle iridi smeraldine.
Avide di luce e di colore sembrano voler inglobare ogni bagliore delle tre torce e ogni dettaglio che quel luogo può offrire.
E in cambio lasciano trasparire il loro dolore.
Dolore di una lotta interiore che si riflette nelle ferite sul suo corpo.
In quel lento e ritmico pulsare del sangue, liquido cremisi e portatore di una vita che goccia dopo goccia rilascia nell'aria il canto di sirena per la Prima Padrona.
Dolore che si riflette nelle ferite sul corpo del Vrok e alimenta il fuoco scarlatto della rabbia.
E assieme al dolore e alla rabbia, c'è la consapevolezza.
In tre sarà certamente più facile fare qualunque cosa debbano fare.
La possibilità di un nuovo addio è sempre presente.
Un addio definitivo che non sarà addolcito dal primo assaggio di cosa possa voler dire.
Ed infine, c'è l'odio.
Vischioso e profondo come il terrore che sta alla sua origine.
Un odio portato dalla paura di morire prima di aver adempiuto al suo dovere e lo corrode lentamente e inesorabilmente nell'animo.
Ci sono l'orrore e il disprezzo.
Crescendo di emozioni nere come inchiostro, creano una coltre densa e spessa attorno all'animo e alla ragione.
Ed è questo turbinio di tinte cupe stese a pennellate violente che, mentre osserva le sei carcasse deturpate dalla corruzione di quel luogo dissolversi lentamente, gli preclude persino il sollievo che si ha nel dire "sono ancora vivo, siamo ancora vivi".
Sempre che possa dirsi una fortuna essere vivi in quel luogo.

Il silenzio viene rotto dalle risa di scherno della caverna.
Orrida cacofonia di pietra che stride e s'infrange su sé stessa.
Le fauci della terra ancora una volta si aprono.

Nine times the spaces that measures day and night
To mortal men, he with his horrid crew
Lay vanquished, rolling the fiery gulf
Confounded though immortal. But his doom
Reserved him to more wrath


[Milton - Paradise Lost (Libro I)]

Il ventre della stessa grotta si rifiuta di accoglierli, tanto la caduta pare lunga.
Forse disgustata dal sangue di cui per causa sua si sono macchiati si ritira al passaggio delle figure in manto d'opale.
Il Re Rosso osserva i guizzi azzurrini che li circondano e lascia che il vuoto e l'aria gli accarezzino la pelle.
Gode di ogni singolo istante passato in quella caduta senza freni quasi fosse il solo palliativo esistente alla volontà di divorare il mondo.
Chiude gli occhi, assaporando quel momento a pieno nonostante il luogo e l'ira che come tizzoni ardenti lo brucia da dentro.
Abbandona completamente il suo peso e per un attimo sente di potersi annullare del tutto.
In un istante, per un istante, non è più nella grotta.
È fuori.
È nei cieli densi di nubi sulfuree del Plakard.
Tinti del rosso cupo che anche nella notte più buia ne accende lo sfondo e illumina le sagome svettanti dei vulcani in lontananza.
La terra sotto di lui è brulla e riarsa, inospitale.
Primordiale e per questo bellissima.
È nei cieli graffiati dalle alte vette innevate che separano il civilizzato e pragmatico Mondo degli Uomini dal selvaggio e mistico Eden.
L'aria fredda gli sferza il volto con lame di gelo, brucia nei polmoni come se stesse inalando fuoco liquido e la testa gli gira.
Si sente quasi morire quando per superare una cima più alta delle altre giunge così in alto che il respiro gli manca.
Eppure è una sensazione meravigliosa e sa di libertà anche poco prima del buio.


Il sogno finisce.


persistenzaleft
persistenzaright

Il corpo si scontra con a roccia fredda e dura, il colpo vibra lungo le ali e la spina dorsale e lo riporta alla realtà di quel luogo.
Tanto terrificante nella sua assurda semplicità da apparire una visione degna di un incubo.
Si rialza, trovandosi miracolosamente illeso nonostante la caduta e digrigna i denti, sofferente per il nuovo -seppur piccolo- vuoto creatosi.
Dell'ennesima cosa strappatagli dalla grotta.
Nemmeno vivere d'illusione gli è concesso.

«E urla come una donna mentre vola,
urla, urla, come una donna fra le lenzuola! ♪
Perché le piace, di lei è pazzo...
e come gli altri perdenti si è attaccato al c--
Sono caduti giù sul fondo, loro:
tre coglioni che cercano il tesoro! ♪
Ma io lo so -io lo so!- qui sotto chi è che trama,
loro non sanno chi è l'algida puttana! ♫
»

Nell'aria risuona il trillo fastidioso di una voce sconosciuta.
Un arco di violino che imperterrito e insistente carezza le corde dello scherno in una mente già instabile e straziata.
E come la vista si abitua alla nuova oscurità, alla voce si aggiungono dettagli.
A tediarli con quella cantilena da bordello è un nano.
Dietro al nano, un cadavere.
E il cappello.
Il cappello intinto ripetutamente nel sangue ancora caldo.
Nauseante, pensare che chiunque di loro tre potrebbe stare al posto di quella massa informe e odorosa di morte.
Un gorgoglio roco simile ad un ringhio gli muore in gola rimanendo inespresso, quasi il silenzio di quel luogo fosse cosa troppo sacra perché loro possano profanarlo.

«E adesso cosa faccio? Adesso moriranno!
Oh, si! Adesso moriranno anche ancora non lo sanno! ♪
Intanto di sangue mi tingo il cappello,
il sangue di un idiota, un idiota come quello! ♫
Hihihihihihi!
Prometto: non vi uccido, per oggi ho già dato;
infatti il vostro arrivo non era calcolato! ♪
Però se giocherete con me io vi ringrazio:
di sangue sì, ma di parole non sono sazio. ♫
Se in fondo non siete del tutto scemi
in questo gioco vincerete splendidi premi!
»

Eppure la voce del nano continua a propagarsi e ogni parola è un granello di lucidità che l'odio per quella creatura, per quella grotta, per il tutto di quel luogo e per il silenzio si porta via.
Ma non è nell'aria che si propaga il suono, no...

Sparisci maledetto...

Il pensiero è accompagnato dal movimento delle labbra, gesti inutili se non per dar forza e per abitudine e dalla stretta della mancina che si serra sulla torcia fino a sentire il legno incrinarsi e scricchiolare muto contro il palmo fasciato e umido di sangue tremando
Digrigna e scopre i denti, si protende in avanti, i muscoli tesi fino a tremare.
Un passo, il volto di Alyka che si fa sfocato, offuscato da quello dell'ira.
Un altro passo stentato, la destra corre all'elsa della Tracotante Scarlatta, il baricentro che si porta verso il basso pronto a scattare in avanti.
L'immagine che si ha di lui in quel momento, è quella di una bestia che a stento riesce a trattenersi dal balzare alla gola del cacciatore che la punta.
Ed in fine la barriera, lucido metallo sagomato che si frappone tra il demone e il disgustoso nano dal cappello lordo di sangue.
Easley volta di scatto il capo e fissa il Vrok senza capire.
Perché lo sta fermando?
Lo sguardo che gli rivolge è ambiguo: vi si possono leggere mille cose contrastanti.
L'odio, la volontà di porre fine a tutto.
Paura, anche.
Una supplica, perché la paura possa essere soverchiata dall'odio, il cui sapore amaro è più rassicurante.
E poi, la cantilena continua, con un nuovo enigma, altre corde che si spezzano provocando quella paura che solo quando non si è più i soli padroni della propria mente si può provare.

FUORI DALLA MIA TESTA!



esYrb
                     Energia Residua
60%


Condizioni Fisiche
Ferite lievi al palmo della mano sinistra e al petto pari ad un basso totale.
Danno medio alla spalla destra.
Danno basso all'ala destra, al fianco sinistro e alla guancia destra
[6/16]

Condizioni Mentali
Instabile.
[5/16]
Hybris
Riposta

Dike
Riposta; colpi: 3/5

Artigli

Forma Demoniaca
ReC175 AeV200
PeRf425 PeRm300 CaeM100
  shTx7

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Il post è un po' incasinato, la fine è frettolosa, ma ehi, sto già in ritardo ed è comunque meglio di un paio dei precedenti... o almeno spero x'D
La canzone è Coming Undone dei KoRn, l'immagine è un pezzo de La persistenza della memoria di Salvador Dalì e la citazione già l'ho accreditata nel post.
Passiamo alle note tecniche.

No, in realtà non ce ne sono molte, anche perché un paio le ho scordate *deve imparare a segnarsele*.
Comunque, la più importante credo sia quella del passaggio da rabbia a paura, quasi terrore: è molto semplice in realtà.
Considero la rabbia e la paura molto simili come sentimenti o quantomeno, non trovo raro che una sia conseguenza dell'altra, fa parte dell'istinto umano.
Inizialmente Easley è risoluto a voler distruggere la grotta, come detto nei precedenti post, ma anche se non mi sembra di averlo specificato negli altri post, un minimo di paura c'era.
In questo post questa paura viene fuori, assieme alla situazione che gli sfugge totalmente di mano a causa della telepatia: il Re Rosso è praticamente un "bambino" alla fine, le varie visioni che ha non sono vere e proprie allucinazioni, ma è una semplice tendenza a lasciarsi coinvolgere dalla propria fantasia. Nel momento in cui il nano usa la telepatia, è come se la sua mente non fosse più sotto il suo controllo e questo lo spaventa a morte.
Non penso di dover dire altro, se ho dimenticato qualcosa dite pure x'D
L'ultima frase non si sovrappone a quella di Verel, ovviamente. Se immaginarla prima o dopo lascio a voi la scelta x'D


 
 
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Worldgorger
view post Posted on 26/10/2011, 00:06




Il piccolo abominio che si parava innanzi ai tre fece un inchino regale quando Verel pronunciò fra sé la risposta all'enigma.
Seppure con qualche difficoltà, data l'altezza esigua del soggetto, il RedCap saltellò intorno al terzetto, squadrandone uno per uno i componenti con lentezza esasperante, quasi volesse leggere dentro ogni singola piega di quell'assurdo costume da uomo che si sforzavano di indossare. Erano bestie, e questo lui lo sapeva. Bestie pronte a divorare chiunque, questo erano gli esseri umani, certamente peggiori rispetto a quelli della sua nobile e antichissima stirpe: tutti li consideravano crudeli e privi di anima, ma ciò che in realtà facevano i RedCap era portare la misericordia della morte a coloro che non avevano speranze di salvarsi. Moribondi nel corpo o nell'anima, chi perdeva sé stesso senza speranze di ritrovarsi aveva una sola via da percorrere, e quella via portava inesorabilmente al camposanto. Molto meglio aiutare i malcapitati a percorrerla in fretta.
Ma questo gli umani non lo capivano, chiusi nel loro terrore di ciò che non conoscevano, di ciò che si sforzavano di non conoscere, escluso dalla loro pavida normalità solo perché diverso.
Gli avrebbe dimostrato quanto sapevano essere diversi.

Una piccola sfera luminosa prese a galleggiare nel vuoto a pochi centimetri dal suolo.
Ad un cenno del RedCap, la sfera si triplicò, e adesso tre piccoli fuochi fatui aleggiavano vorticando in cerchi concentrici attorno alla piccola e bitorzoluta figura. Improvvisamente le tre scie luminose saettarono fino ai tre, colpendo ognuno di loro al cuore, senza remore, senza requie.
E per ognuno di loro, la sensazione fu diversa.


« verel »
Quella di Verel fu una sensazione quasi dolce, una lenta e graduale perdita dei sensi, la mente obnubilata da parole non sue, gli occhi semichiusi sul mondo, e dietro quelle palpebre scorrevano immagini di campi di battaglia, sangue e morte. Sentì una musica lontana, priva di acuti, molle e armoniosa. Poi, di colpo, riscoprì il proprio corpo, e le proprie energie. E solo per lui una voce.

« Mio caro amico hai indovinato, che il mio dono non sia rifiutato.
Condividilo con chi ti è caro perché incontrerete un destino amaro.
»


« easley »
Per il Re Rosso fu differente, si tratto di un contatto freddo, che lo fece tremare. Nessuna musica, solo un rimbombo sordo, come quello di un passo cadenzato. Sentì le guance umide di pianto, e non poté capire se erano sue le lacrime o meno.
Anche per lui una voce -quella del RedCap- e parole che solo lui avrebbe udito.

« Piccolo scellerato non voglio farti la predica,
ma sei sicuro di aver lasciato in un posto sicuro la tua Alyka?
Non risolverai i tuoi problemi attaccando uno storpio,
ma non mi tiro indietro: avanti, fatti sotto!
Però ti avverto, questo posto segue regole che non hai saputo mai
quindi non chiederle perché ciò che non conosci non conoscerai!
»


« strange »
Il Vrok non senti nulla, eppure sentì tutto, perché esistono istanti che non esistono, che gli altri non vedono e nemmeno noi siamo sicuri di averli visti davvero. Però esistono, e rimarranno con noi, per sempre. Il Vrok, per un solo, flebile istante, riuscì a sentirsi in pace, elevato oltre tutto e tutti, riuscì a sentire la pienezza della comunione fra sé stesso e Azure.
Poi la voce.

« Tu sei diverso da loro, sei diviso, rotto a metà
fra ciò che un tempo era e ciò che forse sarà.
Ma guai a voler affrettare i tempi, quando la morte bussa:
l'ospitalità è sacra, ma dopo poco l'ospite puzza!
Adesso vai per la tua strada ma rifletti un solo istante
se non ha luce intorno, come brilla un diamante?
»

---


E poi basta.
Non c'erano indovinelli da risolvere, nessun enigma. Erano solo le frasi di commiato di un vecchio essere che aveva visto più di quanto avrebbe voluto. Il RedCap, terminato il rito, fece un sorriso sghembo al terzetto, si inchinò nuovamente e -così come era apparso- scomparve. O forse no?

No, forse non era il RedCap che era scomparso, forse erano scomparsi loro, o forse era scomparso il mondo attorno. Magari non scomparso, ma solo cambiato. Dopo pochi istanti di totale oscurità, i tre si ritrovarono in un posto differente da quello in cui erano fino a pochi minuti fa. Loro non potevano ricordarlo -non potevano saperlo- ma era stato il RedCap a guidarli, mentre erano privi di coscienza, oltre il tunnel.
Per quanto lo avessero infamato e offeso, li aveva presi per mano e condotti fino al loro destino.

Si trovavano su di una piattaforma scolpita nella roccia, una roccia quadrata, abbastanza larga da permettere ai tre di stare uno di fianco all'altro. Quel loro strano pavimento fluttuava nel nulla dell'oscurità che li avvolgeva. Si accorsero solo in quell'istante di non avere più le torce: il nero dipingeva le pareti scarsamente visibili dell'antro, che si perdeva oltre la vista sia negli abissi che nelle alte volte disastrate dalle stalattiti che facevano da soffitto.
Levitando in quell'oceano d'ombra la piattaforma andò ad ancorarsi ad un nuovo sperone roccioso, anche questo sospeso nel vuoto ma di forma rotonda e molto più grande. Nessuna luce, se non per quella prodotta da un contorto ammasso di roccia e carne posta al centro di quel circolo, ad una trentina di metri da loro; da quell'incomprensibile coacervo si dipartiva una luce rossastra che aleggiava come una semi-oscurità per tutta la grotta.

I tre guardarono la roccia posta al centro della piattaforma -forse scambiandola per un altro cadavere.
Loro guardarono la roccia, e la roccia ricambiò il loro sguardo.

Se scruti nell'abisso, l'abisso scruta in te.

 
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Durleon Cleycsidre
view post Posted on 26/10/2011, 00:48




lol1


Mi chiamo Durleon Cleycsidre, e questo è il più bel giorno della mia vita: finalmente, oggi morirò.
Vissi due vite, lontano da tutto e da tutti, dimenticato persino dal tempo -nel cuore del mondo. Non ti crucciare per me, fratello: sono felice. I segni si sono mostrasti, nulla è perduto, niente è stato invano; niente! A partire dal mio sacrificio. Incontrai il Maestro diversi anni fa. Parlandomi nella mente mi intimò di tacere. Era voce di fata, che per incanto mi svelò la natura del male. Che io già conoscevo, che avevo tanta volte visto e combattuto. Seppi allora del potere arcano. Quell'energia si trovava ovunque, smembrata e in tal modo nascosta agli occhi del nemico. Qualcuno doveva raccoglierla. Feci la mia scelta, una scelta che mi costò una vita.
Non me ne sono mai pentito: quel che si dice normalità è solamente oblio.

Sentivo il potere crescere dentro di me: folle, feroce, esaltante. Avrei dovuto fermarmi, ed invece fu lì che feci il mio mio errore: ne volli di più. Ne chiesi ancora. Cercai la magia Suprema: mi venne data. Per poco non persi la mia anima. In un istante di lucidità ebbi la consapevolezza che non sarei mai riuscito a controllarlo da solo. Pregai affinchè qualcuno mi liberasse del fardello.

Fui ascoltato.
Mi fu rivelato che il potere che avevo acuisito mi rendeva un pericolo per l'Equilibrio. Che per nessuna ragione dovevo farne uso, per non rendermi visibile agli occhi dell'avversario. Che la parola sarebbe stata il solo mezzo per trasmettere, a chi ne fosse stato degno, ciò che avevo appreso. Non avrei avuto la consolazione della morte fino ad allora. Ripresi la mia maschera e tornai a nascondermi dal mondo, finché il nemico non si farà vivo.
Da quel giorno, io aspetto.
______ __ _____________________ __ _______



Si trovava lì, dove lo avevano posto le sue gambe incapaci di rispondere ai suoi ordini, dove lo aveva abbandonato ogni forza -anche se lui, a quei tempi, ancora non sapeva che in quel luogo dimenticato da tutti e nessuno la sola forza che contava era la speranza. Si trovava lì, rannicchiato su sé stesso a raccontarsi mille volte la stessa bugia senza crederci mai.
Non ricordava più da quanti anni aspettava, non ricordava più nemmeno perché stava ancora aspettando, perché voleva essere ancora lì. Si era nominato Custode dell'Accesso, ma ormai anche il ricordo di quel suo ultimo atto di disperato eroismo, anche l'ultima eco di quello che era stato il suo onore senza macchia andava perdendosi fra una nube di follia e l'altra.
Il nero lo avvolgeva, eppure le due escrescenze semisferiche sulla sua schiena continuavano ad emanare la solita -ovattata- luminescenza scarlatta, che riflettendosi sulle pareti di roccia e sul suo stesso corpo -in parte pietrificato-, rimandava opalescenze acquamarina.

Non sentì alcuna voce, né vide alcunché.
Percepì il respiro di tre esseri differenti, riuscì a distinguere con sconcertante esattezza ogni più piccola e rintuzzata espressione di quei respiri che oscillavano sul filo della regolarità, a volte troppo rapidi, a volte troppo lenti.
Sollevò lo sguardo, e guardò i tre nuovi venuti senza vederli realmente. Davanti ai suoi occhi -di un verde pallido- oscillavano le immagini di altre centinaia di avventurieri giunti fin lì: le loro carcasse riempivano il vuoto sotto la piattaforma.
Si chiese soltanto quanto tempo fosse passato dall'ultima volta.
Nelle orecchie aveva sessant'anni di combattimenti, mai una sconfitta. Sessant'anni nascosto dal mondo, aspettando che qualcuno venisse a raccogliere la sua eredità.

Con il capo appena sollevato, costrinse il tre a vedere nuovamente la propria mente violata.
La sua voce, arrochita da uno scarso utilizzo -ma era poi davvero quella, la sua voce? nemmeno lo ricordava più- risuonò con me il rombo di un tuono, squarciando il silenzio in un lampo elettrificato di scosse che intorbidirono con strali oscuri la luce cremisi intorno alla figura imponente del Cavaliere.

« Chi siete? »

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Attendo solitario, con un peso che mi opprime il cuore.
Accade da sempre, incessantemente, nell'infinitamente grande come nell'infinitamente piccolo. Un male assoluto, come belva nemica di tutto ciò che è, scaturisce dall'abisso del chaos e strazia la vita: divorando i mondi, spegnendo i soli, per gettare su tutto l'ombra indecente dell'oscurità.

Accade dappertutto. In alto come in basso; in cielo come in terra.
Per questo esistono gli eroi: custodi arcani del creato, chiamati a difendere la vita e la bellezza.
Questo è il loro tempo, perché accade ancora. Accade qui.
Accade adesso.



Note del Quest MasterEd eccoci qui. Andiamo con ordine, visto che per questo turno ho dovuto fare ben due post di fila -e poi dicono che sono uno scansafatiche. Dunque, avete risolto brillantemente l'indovinello, ed il premio che il RedCap dona a Verel -e che viene diviso fra i vostri pg- è un Alto autoconclusivo. Fermi, non fate quelle facce. In realtà, il buon vecchio nanerottolo vi ha appena donato un +10% di energie a testa, quindi ringraziatelo e aggiungete pure questo +10% alle vostre energie residue, che fa sempre bene. Successivamente, il nanerottolo -dopo avervi parlato- vi porta oltre il tunnel di cui avevo accennato nel turno precedente; superato il tunnel, raggiungete una piattaforma rocciosa sospesa nel vuoto, di piccole dimensioni, che fluttuando vi porta a raggiungere la più grossa piattaforma, anche questa rocciosa e sospesa nel vuoto, ma di forma circolare; come dimensioni, considerate una sessantina di metri di diametro. Al centro di questa piattaforma vi è un essere informe che sembra essere composto di roccia e carne; ha sulla schiena due mezzelune che emanano una luce rossastra, che è l'unica fonte luminosa all'interno della grotta (già, avete perso le torce).

E quel bell'uomo -ammesso e non concesso che di uomo si tratti- vi ha appena chiesto chi siete e perché siete andati a rompergli le palle durante la pennichella. Avete massima libertà di movimento; la più piccola autoconclusività verrà punita con la menomazione permanente del vostro pg. Trattandosi di tre maschi -o supposti tali- procederemo con l'evirazione.

Considerando il Lucca Comix ormai alle porte, fisso il termine per postare alle ore 23:00 di giorno 3 Novembre, ma se fate prima non mi offendo.
 
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42 replies since 30/8/2011, 03:53   1777 views
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