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I Misteri di Cagliostro: Le Viscere dell'Ombra, [Campagna] "I Misteri di Cagliostro", Side Event

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Verel
view post Posted on 1/11/2011, 22:02




C'è qualcosa di alieno, nel rimanere ingabbiati.
Non è quello che la terra dovrebbe offrire agli esseri umani, perciò è lecito dirlo. L'uomo deve camminare sopra la terra, sotto il cielo. E quando uno di questi rimane intrappolato tra le viscere dell'ombra, nei meandri della terra, cosa gli succede? Urla, chiedendo aiuto, cercando di risalire l'abisso, o si lascia trascinare ancora più a fondo? Un uomo non può vivere sotto la terra, né sopra i cieli, perché perderebbe l'equilibrio: rinchiuso tra le rocce, perderebbe la luce e diventerebbe un essere tenebroso. Innalzato tra le nuvole, si dimenticherebbe di cos'è il buio, e diventerebbe un essere arrogante, accecato da quel bagliore che lo circonda.
E loro tre? si chiese Verel, guardando il goblin che gli trotterellava rozzamente attorno. Loro avrebbero perso la luce, sarebbero finiti come il RedCap, ghiacciato nel tempo, senza altra possibilità di risalita?

In queste situazioni, il ragazzo poteva soltanto cadere tra i suoi dubbi, continuando a procedere come uno stolto che non sa la via.
E quando la sfera lo investì di nuovo, non poté far altro che incassare, e proseguire con quel dolore in corpo. Uno, due secondi.
Ma non c'era dolore. Questa volta, nessuna tortura per loro.
Invece, udì una lenta, ma confortante nenia. Del canto non riusciva ad afferrare le parole, soltanto una vaga melodia mescolata ad un brusio, che sembrò voler aprire una voragine sotto i suoi piedi, e farlo cadere ancora, come poco prima, cullato dalle tenebre.
Non successe. Ma le tenebre si, quelle arrivarono, perché Verel venne condotto nel sonno da quella melodia, ed alla fine, cadde comunque, ma tra le braccia di Morfeo.
...

ombra2
Cos'è, questo.

Fiamme ed urla lo circondavano. Fiamme che non sprigionavano il loro usuale bagliore, ma che invece erano dipinte da un colore scarlatto, che più faceva pensare al sangue. Si dimenavano furiose, tutte all'unisono in un movimento omogeneo ed infinito: si, perché quelle cose si disperdevano fino a dove l'occhio di Verel poteva guardare, un vero oceano di fuoco e fiamme che aveva come unica oasi lui stesso, e la terra sotto i suoi piedi. Non ebbe modo di pensare al significato di quella visione, poiché era chiaro che la sfera che lo aveva penetrato poco prima fosse la causa, ed anche per via di quella melodia dolce ad armoniosa, che aleggiava ancora nell'aria. Un tasto di piano, lo sfregare di un violino, il vibrare di una chitarra, mescolati assieme, che interferivano con il suo corretto ragionare, come se lo rapissero nei loro suoni.
Un uomo, quando non pensa, né ragiona, può essere soltanto pasto per le sue emozioni.
Paura. Terrore. Orrore.
Queste tre furono le prime che invasero Verel quando egli vide la fonte di quelle fiamme: uno sterminato campo di corpi, donne, uomini, bambini, tutti loro che venivano consumati dalle fiamme scarlatte.

Cadde in ginocchio.

Attorno a lui non più le fiamme terribili, né i corpi martoriati. Sopra di lui non più quella melodia assuefacente, né l'acre fumo o il puzzo di cadavere. Sotto di lui, terra. Come sempre, del resto. Ma tutt'attorno, ancora la tenebra. Lui, Strange ed Easley però erano ancora assieme, e questo lo rincuorò, qualsiasi difficoltà fosse giunta, l'avrebbero affrontata assieme.
Quando le due rocce fluttuanti s'incontrarono, Verel non poté dirsi pronto per quello che vide.
C' è q u a l c o s a d i a l i e n o
Il ragazzo fissò l'ignoto. E l'ignoto lo ricambiò.
n e l r i m a n e r e i n g a b b i a t i

Le sue labbra non poterono far altro che schiudersi in una espressione di sconforto e sorpresa, che scomparve nel buio, mai sentita. avanti a lui, v'era la risposta a quella sua domanda, a quella sua paura: cosa succede ad un uomo che resta nell'ombra, intrappolato?
Ne diventa parte.

« Chi siete? »
Solo quando la voce di quell'ombra deforme lo raggiunse poté metterne a fuoco non solo l'aspetto esteriore -quello mostruoso- ma anche l'aspetto interiore, una maschera così incredibilmente umana che a stento Verel poté credere che appartenesse alla figura che aveva di fronte. Un uomo, quello era un uomo, mangiato dalla terra. Un uomo che non aveva più nulla, il cui cuore si presentava vuoto, piatto. Questo, perché? Le memorie ci rendono ciò che siamo. Quello, che aveva un cuore così vuoto, così opaco, disperso nella nebbia dell'ignoranza, non poteva essere che una vittima -l'ennesima, oltre al RedCap, oltre a loro tre, v'era anche quel nuovo essere, tragicamente divorato dalle rocce, che scalavano il suo corpo e lo rendevano loro.
Verel non riuscì a pensare nulla, all'inizio.
Era talmente sconcertato dall'idea di come quel posto potesse essere popolato da certi malefici ed abomini un tempo umani, che rimase paralizzato.
Ma gli occhi dell'abisso, quelli che guardavano lui e Strange ed Easley, gli comunicavano anche altro. Un qualcosa che Vere non riuscì ad afferrare.
Voglio morire.
Il ragazzo mosse la destra in avanti, e da questa fiorì una luce primordiale, non accecante, tiepida come il sole mattutino. Essa si diramò dalle sue dita, espandendosi velocemente tutt'attorno a loro quattro in un cerchio perfetto. Verel aveva sentito il bisogno di far vedere a quell'uomo un qualcosa che non vedeva da chissà quanto tempo.
Luce.
E le mura della grotta divennero finalmente visibili, la tenebra venne scacciata dalla forza del ragazzo. Conscio che i suoi alleati non potevano sentirlo, pronunciò tra i suoi pensieri qualcosa che pensava potesse rassicurare colui che avevano di fronte.

Siamo venuti per distruggere ques...-
Due ombre gli saettarono affianco, entrambe bramose di vendetta, entrambe accecate dalla rabbia. Attenebrate dal loro pensiero, non erano riuscite a vere come Verel aveva fatto.
Strange ed Easley
in quel momento gli sembrarono due bestie, pronte a divorare qualsiasi cosa.

ombraz
Fermi!
Ma non poterono sentirlo.
Solo Strange, capì. E si fermò. E si voltò.
E lo fissò.

Verel impallidì di fronte a quella maschera d'odio cieco. Come se non una, ma ben due anime fossero impazzite, perse tra le spire rabbiose.
Strange lo capì. E per questo, si voltò, e continuò per la sua strada, ignorandolo.

E Verel non poté far altro che cadere in ginocchio, perché così come gli mancava la forza di opporsi agli eventi, gli mancava anche quella di fermare i suoi amici.
Cadde in ginocchio, senza forze, circondato dalla luce che aveva cercato di regalare a quell'uomo.
E mormorò, fra sé e sé, dimenticandosi che la sua mente era aperta
Scusatemi.
Scusatemi tutti.

Energia: 64% Slot tecnica utilizzati: 1/2
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto+basso {Psion} Taglio poco profondo al fianco destro, basso {Fisico}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità passive:
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.
Abilità attive:
● Sorriso di un bugiardo: Verel è in grado di manipolare l'elemento luce. Questo si manifesterà come un tenue bagliore, che al comando di Verel ed ad un costo variabile di energie prenderà una forma più o meno definita per proteggere il caster o i suoi compari. La forma e la potenza della difesa possono essere decisi al momento dell'utilizzo, ma Verel non potrà controllare la luce se non in diretto contatto con essa, e non potrà estrarla da fonti esterne al suo stesso corpo. (Abilità personale) {Consumo: nullo}
Riassunto azioni: per prima cosa, mi sono preso la libertà di alterare le visioni date dalla sfera, ma sempre mantenendomi sul tema. Spero di non aver esagerato. Qualsiasi movimento autoconclusivo dei miei compagni è stato accordato per vie private. Verel riesce a capire lo stato del cavaliere attraverso la sua abilità passiva di empatia, e quindi, mosso dalla pietà, non lo attacca. Crea invece un cerchio di luce che circonda il campo nel tentativo di far vedere all'uomo che ha di fronte la luce, oltre che chiaramente aumentare la luminosità per favorire i compagnucci.
 
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view post Posted on 3/11/2011, 22:42

season of mists
·······

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Le viscere dell’ombra

Unione

Lo gnomo si esibisce in una folle danza intorno all'eterogeneo terzetto. I suoi passi sono sgraziati, un insulto al creato, mentre li squadra uno ad uno, come se cercasse qualcosa. Non gli basta leggere nelle loro menti, no, pare cercare un'ulteriore scintilla, che solo lui è in grado di cogliere. Strange trattiene il fiato, mentre Azure continua a sbraitare all'indirizzo dell'incurante abominio. Infine, l'essere termina la sua ispezione. Impossibile dire se sia soddisfatto, quando, con un cenno imperioso che mal si adatta alla sua tozza figura, ordina ad una sfera luminosa di dirigersi contro gli avventurieri.

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Il globo arcano si scinde in tre sfere, ciascuna diretta verso il cuore di uno degli sventurati. Il Vrok se le ricorda bene, quelle emanazioni luminose. Cerca di ritrarsi, ma non si può sfuggire. A quella punizione benedizione.

Ma tutto è il contrario di tutto, in quel luogo dimenticato dal tempo. Questa volta l'abbraccio luminoso è caldo, quasi rassicurante. Persino Azure è costretta ad ammutolire, di fronte al prodigio che si abbatte sulla mente di Strange, torturandola e benedicendola allo stesso tempo.

.
.
.

Sembra di essere in un sogno. Chi sono quei due vicino a lui? Chi è Verel? Chi è Easley? Non sono niente, solo stupide rocce. Incomprensibili oggetti inanimati, con i quali non potrà mai davvero comunicare. Solo lui ed Azure esistono davvero. Ci sono solo loro due al mondo, due perfette metà di un intero.
Chi è quel folle gnomo che sussurra al suo orecchio? L'essere più simile a Trommar il Manipolatore che sia mai esistito e che potrà mai esistere. Una divinità, certamente. Altrimenti, chi altri potrebbe mostrare a lui la sua vera essenza? Il suo vero Io?
Strange non si è mai sentito tanto sconvolto. E tanto in pace con sè stesso. Come ha potuto non accorgersi fino a quel momento dell'armonia che esiste tra lui e Azure? Forse è sempre stato così, due entità completamente diverse, fuse tra loro. Ma la loro unione non è mai stata così perfetta. Così chiara, così pura.

Loro sono in perfetta comunione. Anche Azure si agita all'interno di Strange, pervasa da quella mistica sensazione. Pare che niente possa esistere all'infuori di loro due.

Solo qualche parola, portata dal vento, o da un folle dio dalle grottesche sembianze, arriva alle orecchie del duo. E' così difficile concentrarsi, riuscire a sussurrare mentalmente qualche parola in risposta ... perchè le parole non esistono ... solo lui e Azure hanno importanza ...

« Tu sei diverso da loro, sei diviso, rotto a metà
... non è vero, siamo uniti ...
fra ciò che un tempo era e ciò che forse sarà.
Ma guai a voler affrettare i tempi, quando la morte bussa:
... non c'è nessuna fretta, la morte può aspettare ...
l'ospitalità è sacra, ma dopo poco l'ospite puzza!
Adesso vai per la tua strada ma rifletti un solo istante
se non ha luce intorno, come brilla un diamante?
»

Strange, sopraffatto da quel miscuglio paradisiaco di sensazioni, da quella calma assoluta che scende su ogni altra cosa, eclissandola, ha tempo solo di biascicare un - ma i diamanti non brillano - prima di perdersi nella contemplazione della loro perfezione.

Incredibile.

Disgustoso.

E poi solo buio, fisico e mentale, per l'inventore e la sua dolce metà.

.
.
.


E' stato incredibile. C'è così tanto di Lei che non so. Finalmente ho potuto sentire i suoi pensieri, comprendere la sua vera essenza. Non è malvagia. Si comporta in quel modo, solo perchè conosce quell'unico modo di comportarsi. Deve essere ... infinitamente triste. Non poter conoscere che odio e disprezzo, verso tutti e in qualunque occasione. Essere condannati ad odiare. E di conseguenza, a venire odiati. Devo aiutarla, deve esserci un modo. Devo conoscerla più a fondo.
Devo assolutamente rientrare in comunione con lei.

E' stato disgustoso. Tutto ciò che sospettavo di lui ... è vero! E' debole, stupido, incredibilmente ingenuo. E io sono intrappolata dentro di lui. E' assurdo! Ma la sua curiosità sarà la sua rovina. Non posso ... non posso nemmeno pensarci. Tutta quella bontà, quelle intenzioni pure, quei sentimenti così toccanti. Tutta quella spazzatura. Devo ucciderlo, devo liberarmi. E devo farlo prima che riaccada una cosa del genere. Non voglio mai più vedere al suo interno.
E' troppo ... patetico.



.
.
.

Il risveglio è sempre il momento più duro, dopo un sogno bellissimo. Quando quegli onirici istanti sono ancora ben scolpiti nella tua mente, è lì che avviene la tortura maggiore. Sentirli svanire, a poco a poco, è orribile. E' inutile aggrapparsi ad essi, riusciranno comunque a scivolare via, portando con se l'immagine dell'amata, di un proprio caro, di un successo a lungo desiderato.
Strange è ammutolito, annullato non solo nel corpo, ma anche nella mente. Mentre si trova su una strana piattaforma fluttuante, a fianco dei propri compagni, si sostiene in piedi per puro caso. Non gli importa di sapere dove si trova o come ci è arrivato, non gli importa di cadere nel buio che, tra l'altro, lo avvolge completamente senza tuttavia angosciarlo. Vorrebbe solo ritrovare Azure.

Quando la roccia si ancora ad un'arena dalle ampie dimensioni, dominata anch'essa dall'oscurità, quasi non riesce a trattenere le lacrime. A stento nota un contorto ammasso di carne e roccia, che sprigiona una soffusa luce vermiglia. Non gli interessa, non gli interessa più niente. Non degna nemmeno di uno sguardo i propri compagni, nemmeno il suo tanto caro amico Easley. E' come se avesse perso una parte di sè stesso, una parte che ancora doveva conoscere a fondo. E, magari, redimere.

Ma un'entità, una spietata calcolatrice, sa esattamente cosa ancora potrebbe animare il Vrok.
La voce è calda, suadente. Quella di una vecchia amica o, meglio, di un'amante.

Ora le nostre menti sono divise. Ma io ... io potrei fare in modo che si riavvicinino ... ancora una volta.

E'un consiglio disinteressato, quello che arriva alla sua mente, proprio mentre la roccia luminosa al centro della piattaforma si volta a guardare il terzetto. Una dolce proposta, che arriva fra le tenebre e che non può essere portatrice di disgrazie. Strange capisce al volo, cosa intende Azure e non può far altro che accettare.

Ma, quando affonda fra tenebre irreali che esistono solo dentro di lui, senza nemmeno un cenno ai propri compagni, si accorge che non si sta calando morbidamente in uno specchio d'acqua famigliare. No, sta venendo trascinato a viva forza in un pozzo nero e minaccioso. Ma ormai è troppo tardi e il mugolio di protesta viene inghiottito da quell'avida palude dal colore della pece.

« Chi siete? »

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Quattro mostruosi occhi si aprono sull'antro. Due sono incastonati nella roccia, due recano un inconfondibile impronta di follia. Un sorriso sghembo si apre sul volto dell'inventore. Ma non è lui che risponde a quell'ammasso di carne e sofferenza.

Chi siamo? Oh, quelli sono due idioti ...

Un rapido cenno del Vrok mostra all'abominio di chi sta parlando. Le tenebre intorno a loro vengono squarciate proprio da uno dei due stolti. Più precisamente dal ragazzo che già una volta si è dimostrato abile con i suoi trucchetti da saltimbanco. Azure si volta verso di lui, rivolgendogli una smorfia di odio puro. Disprezzo verso la sua stirpe, quella molle e ingenua razza senza uno scopo sulla terra. Non importa da quale pianeta provengano, gli altri sono tutti così. Ingenui, aggrappati ad una futile speranza di aiutare il prossimo. Ma se il prossimo non vuole essere salvato?
Azure, mentre cerca di uccidere con il pensiero Verel, salvo poi rinunciare per la sua presunta futura utilità, ride tra sè e sè. E per fortuna che sono così stolti. Altrimenti chi avrebbe creduto alle sue menzogne?

Rivolgendogli un'ultima occhiata di pura ed immotivata collera, quasi non fa caso al demone di nome Easley, che scatta anche lui in avanti come una bestia assetata di sangue. Non le importano, quelle stupide formiche. Le importa solo il suo nuovo corpo. Che forse subirà qualche incidente di percorso. Inspiegabilmente, la cosa la diverte.

Senza pietà, si getta anche lei in corsa, cercando con lo sguardo, aiutato dalla cupola luminosa di Verel, il mostro roccioso. Non le interessa che sia un essere senziente, capace magari, di provare sentimenti, che addirittura potrebbe essere intrappolato come lei all'interno della grotta. Vuole solo fuggire da lì e conservare il più a lungo possibile il controllo del corpo di Strange. Magari ... per sempre.

... e io ...

Con uno scatto che ha ben poco di umano, si muove quindi sulla dura e fredda pietra, cercando con la mano sinistra una zona ancora non ricoperta dalla roccia, dell'uomo essere che le ha rivolto la parola. Al suo tocco, si ritroverà intrappolato in una pericolosa illusione che lo trasferirà, da un paesaggio costellato da stalattiti, ad uno popolato da ingranaggi. Alla stupida ed infantile visione del mondo perfetto di Strange, che lei tanto disprezza, ma che sul momento può farle comodo per sconvolgere il prossimo.

... io sono colei che ti ucciderà, se non mi farai immediatamente uscire di qui!




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso] - Contusioni alla schiena [Danno Basso] - Lacerazioni al Torace [Medio + Basso] - Lacerazione al Ventre [Danno Basso]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Alto]

Energia: 72% = -10 & -5 | -1 & -10 & -5 & -5 | +10 & -1 & -1

Armi:
Chiave inglese - Legata alla schiena
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze dell'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

My own little world
Un mondo dove lui è il migliore, un luogo dove qualsiasi invenzione esiste. Questo è il mondo in cui Strange è a proprio agio. All'inizio una mera fantasia, ha ben presto acquistato consistenza e ora Strange è in grado di coinvolgere altre persone in questa sua personalissima dimensione. Con un consumo Variabile Basso e semplicemente toccando l'avversario, Strange sarà in grado di intrappolarlo insieme a lui in una pericolosa illusione. Entrambi si ritroveranno in un gigantesco labirinto, costellato di ingranaggi vorticanti, assurde invenzioni e stramberie metalliche. Solo Strange si sentirà perfettamente a suo agio in questa proiezione del suo mondo ideale. Colui che subisce la tecnica si sentirà invece totalmente fuori luogo e confuso e proverà un profondo senso di smarrimento, che gli lascerà un pericoloso danno psicologico. L'illusione dura solo un turno, e ci si potrà difendere con adeguate tecniche psioniche.

My own little world
Un mondo dove lui è il migliore, un luogo dove qualsiasi invenzione esiste. Questo è il mondo in cui Strange è a proprio agio. All'inizio una mera fantasia, ha ben presto acquistato consistenza e ora Strange è in grado di coinvolgere altre persone in questa sua personalissima dimensione. Con un consumo Variabile Basso e semplicemente toccando l'avversario, Strange sarà in grado di intrappolarlo insieme a lui in una pericolosa illusione. Entrambi si ritroveranno in un gigantesco labirinto, costellato di ingranaggi vorticanti, assurde invenzioni e stramberie metalliche. Solo Strange si sentirà perfettamente a suo agio in questa proiezione del suo mondo ideale. Colui che subisce la tecnica si sentirà invece totalmente fuori luogo e confuso e proverà un profondo senso di smarrimento, che gli lascerà un pericoloso danno psicologico. L'illusione dura solo un turno, e ci si potrà difendere con adeguate tecniche psioniche.

Note: Bene, ce l'ho fatta.
Allora: Strange subisce l'influenza della sfera e viene completamente sconvolto da essa, in quanto il suo più intimo desiderio è sempre stato quello di comprendere Azure e di poter essere in armonia con essa. Perciò, cade facilmente nella trappola che Azure le pone, cedendole di propria spontanea volontà il controllo del corpo. Azure, per niente intimidita dal cavaliere nella roccia (?) lo attacca, perchè vuole uscire da quel luogo, semplicemente. Ah, ho riassunto con un unico tocco, un doppio uso della mia variabile usata a basso che, potenziata dalla mia passiva dovrebbe infliggere in totale un danno Alto (due medi) :sisi:

Legenda:

Pensato Azure - Udibile solo per Strange
Pensato Strange - Udibile solo per Azure



 
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Caitlin
view post Posted on 4/11/2011, 00:15




Il demone punta contro il nulla le iridi ricolme di quel misto nero inchiostro di odio e paura.
Mentre porta le mani alla testa, roccia e legno si incontrano nel silenzio di quel luogo.
La fiamma della torcia trema quanto lui se non di meno, abbandonata sul pavimento di gelida pietra mentre unghie affilate come rasoi premono e graffiano contro la pelle.

Fuoridallamiatestafuoridallamiatestafuoridallamiatesta...

Le parole affiorano mute e le labbra le mimano con movimenti frenetici e brevi, tanto da renderli indistinguibili dal resto dei fremiti che lo accompagnano.
E man mano che quel mantra si ripete al punto di perdere senso, la presa delle dita artigliate si stringe e tira le ciocche corvine fino a sentir pungere, cercando con un dolore controllato di liberarsi.
Dalla presenza fastidiosa innanzi a lui
Da quell'opprimente assenza di suoni.
Dalla paura.
Ed in fine, la paura prende una forma concreta.
Si presenta sotto forma di luce.
E il Re ha già provato sulla sua pelle, come e quanto si debba diffidare di quel candore etereo.
In un atto istintivo e infantile chiude gli occhi, come se non vedere la minaccia fosse una sufficiente garanzia di protezione.

Un brivido freddo gli percorre la schiena, in lontananza si ode il suono di alcuni passi.
Più vicini, sempre più vicini.
La loro eco è sorda e cadenzata.
Il Re Rosso dischiude gli occhi, quasi aspettandosi di vedere il ghigno della Prima Signora e stancamente lascia cadere le braccia lungo i fianchi, Hybris ancora impugnata per puro riflesso.
E i passi continuano, presenti e perfettamente udibili, sembrano giungere da un luogo inconsistente della sua mente.
Il loro suono, è il suono di una condanna senza possibilità di assoluzione.
Il suono di quel fallimento che disperatamente cerca di evitare.
Sente qualcosa sul volto, è una sensazione già provata che racchiude in sé un misto di amarezza e sollievo.
Lacrime, gemme di sale che serafiche lasciano una traccia invisibile eppure bruciante sulla pelle.
Eppure lui è certo di non star piangendo...
Di chi sono quelle lacrime?
Se non sono sue, chi le sta piangendo?
Perché sono sul suo volto?
Domande senza risposta che portano nuovi quesiti:
Le lacrime che gli rigano il volto, non sono sue, eppure nessun'altro può averle piante.
Quindi devono essere sue, ma non lo sono, a meno che lui non sia qualcun'altro.
Allora, chi è Easley?
Chi è il Re Rosso?
Migliaia di risposte fanno capolino ai margini della sua mente.
Alcune sono concetti astratti, espresse da un'accozzaglia di suoni e immagini.
Altre sono nitide e definite, risposte secche che nella loro semplicità non ammettono altre possibilità.
Eppure nessuna delle risposte che può trovare è quella giusta.
Chi è il Re Rosso?
Non lo sa.

In sottofondo ai suoi pensieri, un brusio indistinto di parole si disperde nel silenzio.
Forse le ha sentite, forse le ha ascoltate, o forse le ha ignorate.
Sa che c'entra Alyka e qualunque cosa sia stata detta, lui non può far altro che sperare.
Alyka sta bene, deve star bene.
Non ci sono certezze per lui ora.
Tranne una: ancora una volta, tutto si fa buio.

divider01

Il terzetto si ritrova in una sala non dissimile dalle altre eppure è totalmente diversa.
I loro piedi poggiano sulla pietra forte e solida.
Ma ha imparato che la solidità è sempre apparenza.
Anche la piattaforma dove si trovano in realtà è sospesa sul mare nero delle incertezze.

Si è calmato, in quegli istanti.
Troppo stress, troppe emozioni contrastanti in troppo poco tempo lo hanno sfinito.
Lo hanno svuotato, lasciando posto ad un guscio, una maschera con le sue fattezze.
Lasciando posto una calma che in un momento come quello non pensava di possedere.
Una calma fittizia dietro alla quale si nascondono muscoli tesi e sangue che impetuoso scorre come fuoco nelle vene.
Nella fitta penombra che come un manto avvolge quell'antro, al centro di quel mondo sospeso nel vuoto, un ammasso informe rimanda un bagliore di brace.
E quella creatura dalle membra corrotte riesce ad abbracciare tutti e tre gli avventurieri nel suo sguardo.
Il demone non distoglie gli occhi da quello spettacolo grottesco.
Per quanto le sue certezze sembrino avere la consistenza dell'aria mattutina, una voce nella sua testa gli dice che il momento del Giudizio è prossimo.
E allora guarda dentro l'abisso e all'abisso mostra un ghigno sprezzante di bestia.

zanne2

In concomitanza con il digrignare dei denti, un fremito smuove le piume.
Uno, due passi.
Il bagliore rossastro e sinistro viene soppiantato da un più forte lucore bianco.
Eppure quella luce che un po' somiglia al sole non ferisce e non impedisce in alcun modo il demone.
Un salto.
Le grandi ali di rapace si distendono e poderose smuovono grandi masse d'aria.
Le ferite tirano e protestano, ma non è interesse del Nero Paladino, prestare ascolto alle lamentele del suo involucro di carne.
Ha paura mentre si porta in alto, sopra quello che ha designato come ostacolo tra sé stesso e la salvezza.
Eppure la paura non è sufficiente a frenarlo dalla follia di un attacco contro ciò che non conosce e non si sforza di conoscere.
Agisce guidato da un odio cieco e insensato.
E cieco sarà l'abominio, se gli artigli del grifone dovessero andare nel segno.



esYrb
                     Energia Residua
55%


Condizioni Fisiche
Ferite lievi al palmo della mano sinistra e al petto pari ad un basso totale.
Danno medio alla spalla destra.
Danno basso all'ala destra, al fianco sinistro e alla guancia destra
[6/16]

Condizioni Mentali
Instabile.
[5/16]
Hybris
Riposta

Dike
Riposta; colpi: 3/5

Artigli

Forma Demoniaca
ReC175 AeV200
PeRf425 PeRm300 CaeM100
  shTx7

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.
Variabile personale basata sulla PeRf
I colpi fisici valgono come tecniche di potenza pari al consumo speso.
[Mx1]

Il Re come Cavaliere
Pergamena Gialla del Paladino: Ali Angeliche. Dopo qualche secondo di concentrazione e un consumo di energie pari a basso, Easley potrà evocare un paio di ali evanescenti -dalla funzione più che altro decorativa, essendo intangibili- le quali gli consentiranno di muoversi in aria come fosse sulla terra ferma. Le ali durano due turni compreso quello di attivazione o possono svanire prima, a desiderio del caster.


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Ero al 60%, sarei andata al 70%, uso un medio e un basso (-15%) e mi ritrovo al 55%, semplice e veloce .v

Il post è abbastanza pietoso semplice: riprende da dove ho lasciato il precedente, vaneggiamenti e ancora vaneggiamenti e in fine attacco.
Per attaccare mi porto in alto attivando Ali Angeliche e mi lascio andare in picchiata (senza disattivare le ali) addosso al caro Durleon usando un colpo d'artigli a medio della mia variabile sulla PeRf e mirandolo più o meno agli occhi...
Sento che questo farà più male al Re Rosso che ad altri, ma ehi, che ci posso fare? x'D

Ringrazio Lady Flame per avermi prestato un divider dalla sua scheda x'D


 
 
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Durleon Cleycsidre
view post Posted on 5/11/2011, 05:42




« Non avere fretta cacciatore. »
NON - AVERE - FRETTA
Certa gente non sa proprio leggere fra le righe.




Uomini.
Un giorno, scoprirete qual è il prezzo dell'immortalità, e se il Destino sarà buono con voi potrete scegliere se pagarlo o meno -io non ho avuto scelta. Un giorno, scoprirete il senso di questa vita e -se sarete molto fortunati- sarete ancora in tempo per viverla -io non ho avuto fortuna.
Un giorno, incontrerete la Morte. Forse riuscirete a sorridere del suo sorriso e della sua fredda carezza, o forse cercherete di nascondervi, cadrete in ginocchio implorando pietà.
Un giorno, forse. Ma non oggi.

Oggi c'è solo la distruzione, oggi è solo l'ultimo giorno. Datemi la morte o io sarò la vostra.
Non ci saranno carezze sulle guance né pianti caldi, non ci saranno baci frementi, né alcuna parola di conforto per accompagnarvi nell'ultimo viaggio -un viaggio da cui non si fa mai ritorno allo stesso modo. Ho superato i confini di ciò che è giusto e naturale. Che Padre Enoch possa perdonarmi per ciò che ho fatto, perché io non perdonerò voi. Nessuno lo farà.
Uomini, non siamo fatti per dimenticare.

Siamo soltanto uomini.
Siamo il flagello di Dio per questa terra.

___________ __ ____________________ __ ____________


« Chi siete? »
Loro non potevano saperlo, non potevano capirlo. Come si fa a capire? Come può comprendere chi non ha mai provato quella prigionia? Prigionieri del sangue, dell'ordine, del dovere. Quasi un secolo pesava sulle spalle di quel Cavaliere, un secolo fatto per lo più di attesa, un'attesa funestata dalla coscienza del fallimento, una consapevolezza che non ammetteva requie, che come un cancro aveva scavato la carne e la mente di quello che era stato un uomo prode, impavido. Ma il Destino è traditore e non ammette che ci sia chi sopravvive senza colpe: la favola del cavaliere senza macchia è solo una favola.
O muori da eroe, oppure vivi così a lungo da diventare il cattivo.
Una vita di scelte difficili è comunque preferibile ad una vita senza scelte.

« Gioventù irruenta » commentò a mezza voce il vecchio Durleon.
A fatica, con lentezza esasperante, come se della fretta dei suoi ospiti inattesi non capisse la ragione, si staccò dalla roccia, si mise in piedi, ergendosi in tutta la sua spaventosa magnificenza. Era alto più di due metri, la sua armatura -un tempo bianca- era ricoperta in più punti da rostri di roccia brillante, attraversata da venature che nei giochi di luce apparivano ora dorate, ora verdastre.
L'elmo che gli copriva il viso lasciava intravedere due occhi lucidi, in cui la determinazione annaspava nella stanchezza, il desiderio di rivalsa era attenuato da quello -più terreno- di poter riposare. Chiudergli, quegli occhi maledetti. Chiuderli per sempre.
Eppure, con la sferzante ironia che sempre l'aveva contraddistinto ad impreziosirgli la voce, riuscì a dare un ultimo avvertimento a quel terzetto di scostumati antagonisti.
« Un tempo anche io ero giovane ed irruento. Poi sono morto. »
E con quelle parole, pose la mano destra sull'elsa della Skywrack, la Spada dell'Occhio del Cielo, sigillo dei Cavalieri del Primo Ordine. La doppia lama della Spada Sacra, attraversata in egual misura da bagliori e vibrazioni, tagliò l'aria con un rumore secco, sgusciante.

E poi lo scontro.
Prima il Vrok: arrivato a pochi passi dal Cavaliere, allungò una mano, riuscendo a toccare Durleon lì dove non c'erano protezioni di Cheyron -né l'armatura. Il contatto fu lieve, appena accennato, ma bastò a scatenare il potere dell'illusione. In un'altra occasione, in quegli stessi attimi i tre non avrebbero visto null'altro che il Cavaliere indietreggiare, confondersi, chiudere gli occhi, cadere a terra, contorcersi. Senza riuscire ad indagare l'animo frastagliato, l'antro della belva, avrebbero accolto negli occhi gravidi di curiosità solo l'effimera immagine di un uomo confuso e disperato.
Ma quella non era un'altra occasione.
Il canale di comunicazione mentale, il varco che era stato aperto -non dal Cavaliere ma attraverso la sua mente, coinvolgendo gli altri presenti- riuscì a fungere da cassa di risonanza, rimandando l'eco di immagini disturbate.
Così, fra un ingranaggio e l'altro, ognuno di quei quattro personaggi in cerca di un destino, riuscirono a vivere -ancora una volta- un loro ricordo. Il più vivido. Il più crudele.
Il più mortale.

E non solo. Sarebbero riusciti a vedere anche i ricordi degli altri.
« Maledizione, de Focault! »
La voce del Cavaliere bruciò le pareti della grotta, senza rimbalzare, senza eco. Senza eco, senza ritorno, come il suo viaggio. Come il dolore provocato dall'attacco del Re Rosso Volante. Buio, come ciò che vedeva senza vedere. Il nulla, cieco. Ed i suoi ricordi.

_______________________
F L A S H B A C K

L'uomo entrò di scatto nella sala delle udienze, dando alla pesante porta in legno massiccio uno spintone tale da mandarla a sbattere sul muro laterale.
Mica male come entrata in scena, pensò il Maestro, guardandolo -sforzandosi di apparire tutt'altro che impressionato da quell'evidente quanto involontario atto di forza.
Tuttavia, la persona che adesso gli stava davanti, tamburellando nervosamente le dita sull'avambraccio destro non sembrava volersi scusare per la maniera burrascosa con cui aveva fatto irruzione.
« Volete avere la compiacenza di spiegarmi perché ha deciso di non fare nulla?! Hanno preso l'Aleijferia, l'ultimo custode l'ha trattenuta per più di trecento anni! E non venite a dirmi che quell'arma è nata da poco, io conosco la sua vera st-- »
« D - U - R - L - E - O - N » compitò, in risposta, l'alto prelato.
« Figlio di Neymor Cleicrydre, Cavaliere di Seconda Classe del Primo Ordine. »
« Lo so il mio nome, maledizione! »
« Allora vuol dire che non siete impazzito. E' già un discreto passo avanti. »
« ... »

Il Maestro prese a muoversi a piccoli passi, girando intorno alla scrivania.
Una volta arrivato a metà del lato corto, però, rimase immobile, indeciso se avvicinarsi ulteriormente al Generale o meno.
« Cominciavo a nutrire forti dubbi sulle vostre capacità di raziocinio, Cavaliere. »
Si voltò, compiendo una piroetta rapidissima, finendo con il dargli le spalle.
« Ma se davvero non riuscite ad intuire il perché delle mie azioni, allora non meritate il grado che portate cucito sulla divisa. »

L'uomo lo guardò, il grado. E -improvvisa- la verità apparve ai suoi occhi, anzi, dentro i suoi occhi, fredda e precisa come la lama di ghiaccio che contemporaneamente gli aveva trapassato cuori e polmoni.
« Voi...n-non...non potete dire sul serio. »
« Sbagliato, figliolo. Sbagliato. »

Silenzio.
« Non potete farlo! »
« Sbagliato di nuovo: l'ho già fatto. »

A dispetto delle impressioni, il giovane Cavaliere non aveva terminato con le sue domande, e nutriva ancora -in fondo in fondo- la speranza di riuscire a convincere il suo interlocutore dell'immenso errore che aveva e stava ancora commettendo.

« Vogliate almeno spiegarmi il motivo della vostra decisione. »
« Spiegare - il - motivo?! » articolò, con evidente difficoltà, data la rabbia che gli faceva tremare la mascella, il capo del Primo Ordine.
« Forse non hai ben chiara una cosa, stolto ragazzino: io sono il Gran Maestro dell'Ordine, non devo spiegare i miei motivi, la mia parola è legge, infallibile per volontà di Enoch! »

Rendendosi conto che non avrebbe cavato il proverbiale ragno dal buco, il Cavaliere volle chiedere conferma, prima di rendere le armi.
« Quindi siete fermamente convinto di aver seguito il volere di Padre Enoch, lasciando che ignoti portassero via il più letale degli artefatti infernali per utilizzarlo su un piano dimensionale differente dal nostro, e non varranno a nulla le mie suppliche verso di voi? »
« No » rispose quello, seccamente.

Quel 'no' ebbe su Durleon lo stesso effetto che avrebbe avuto un 'si'.
Allargò le braccia, sorridendo debolmente, e abbassando il capo.
« Sia fatta la volontà di Dio. »
Sempre preoccupandosi di tenere la testa bassa, s'inchinò fino a sfiorare il pavimento con la fronte,
e senza accennare a rialzarsi uscì dalla sala.
______________________


Lentamente, il Cavaliere si rimise in piedi. Non vedeva, non capiva.
Non riusciva nemmeno a concepire il motivo per cui un ricordo distante più di cinquant'anni gli fosse improvvisamente tornato a mente, esplodendogli in testa con forza inusitata. Non capiva perché sulle sue palpebre calate, oltre gli occhi sfregiati che non vedevano nulla se non il rosso scuro, si affastellavano immagini di ingranaggi.
Forse stava impazzendo. Forse era già impazzito.
Più che il dolore fu la rabbia a scatenarlo: l'Occhio di Enoch inciso sulla guardia della Skywrack parve brillare, e quel luccichio si estese in pochi istanti a tutta la lama, attraversandola come uno sbiadito riflesso, accompagnandone l'acciaio mischiato al magico metallo oscuro che costituiva anche parte del corpo stesso di quel Cavaliere senza più un Ordine -senza più uno scopo. Stringendo l'elsa a due mani, senza nemmeno vedere dove fossero i suoi avversari, anche loro costretti a dar vita ai loro peggiori ricordi, anche loro perduti in un universo inesistente eppure straordinariamente vivido- scagliò un tondo orizzontale.
Vivido e doloroso.

Il colpo si propagò nell'aria per oltre cinque metri.
La scarsa lucidità del Cavaliere, i movimenti inconsulti, il crollo e poi il rialzarsi, lo avevano prostrato, eppure portato inconsapevolmente ad allontanarsi dal Vrok, raggiungendo un punto intermedio fra questi ed il suo simpatico compagno di (dis)avventure, quel giovane che aveva illuminato la grotta come un piccolo presepio. E mentre la luce scatenata da Verel andava affievolendosi rapidamente, il colpo scagliato dal Cavaliere -propagandosi- andava dirigendosi sia verso il piccolo fiammiferaio sia verso l'azzurro diviso.
Il Re Rosso, grazie alle sue ali, poteva considerarsi salvo. Ancora per poco.

Accecato e impossibilitato a muoversi, shockato al punto di decidersi a rispondere all'assalto nemico -ingiustificato- con tutta la potenza a sua disposizione, il Cavaliere, subito dopo aver vibrato il primo colpo, rimase immobile.
Completamente fermo.

« Io sono colei che ti ucciderà, se non mi farai immediatamente uscire di qui! »
« Se fossi in te non ci giurerei: io sono l'ultima carta del mazzo. »


Note del Quest MasterSiete degli antipatici senza cuore: io vi dico che quell'uomo non parla mai con nessuno e che l'avete svegliato nel mezzo della pennichella, e voi lo attaccate così. Si è offeso. Ma andiamo con ordine.

La doppia abilità utilizzata da Azure/Strange vi si ritorce contro: il Dungeon ha generato un canale di comunicazione mentale fra i presenti all'interno del secondo livello -pensavo l'aveste capito ormai; di conseguenza, la mente del Cavaliere funge da catalizzatore, rimandando a tutti -anche a Strange- la stessa abilità, con lo stesso potenziale. Anzi, ne aumenta la potenza, mettendo in circolo un effetto collaterale: un vostro ricordo, uno dei più vividi, verrà rivissuto in un flashback, diventando patrimonio conoscibile degli altri tre. Quello del Cavaliere è presente nel post.
In termini tecnici, tutti e tre subite un danno Psionico di livello alto.

Easley riesce ad accecare completamente il Cavaliere, grazie al suo attacco. Ma non so fino a che punto sia una buona idea: difatti il Cavaliere non la prende bene. Confuso dall'illusione, shockato dall'aver rivisto immagini che credeva obliate per sempre, incazzato per il vostro attacco e l'improvvisa cecità, spara uno dei suoi attacchi più devastanti. Si tratta di un Critico ad Area, che a causa del valore di PeRm del personaggio diventa un colpo di potenza pari a Mortale sia per Verel che per Azure/Strange. Easley è fuori portata, dunque non può essere colpito da questo assalto.
Tengo a sottolineare che la potenza del colpo ad area è piena per entrambi. Quindi entrambi vi ritrovate contro un colpo di livello Mortale.

Inoltre, da questo momento il Cavaliere ha attivato usa sua tecnica particolare: da adesso avete due turni pieni per infliggergli un danno complessivo pari a Mortale, altrimenti...non volete saperlo :v:

Per uscire dalla merda in cui vi siete cacciati avete tempo fino alle 23:00 di giorno 9. Buona fortuna.

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Durleon Cleycsidre
ReC 150 ~ AeV 150 ~ PeRf 275 ~ PeRm 650 ~ CaeM 100

La Folgore Bianca Io invoco, per distruggere le Viscere dell'Ombra
Il potere finale, quello che il Gran Maestro aveva inizialmente generato per permettere alla Skywrack di distruggere l'Aleijferia; fondamentalmente, si tratta del motivo portante dell'arma stessa. L'utilizzatore, pagando un consumo pari a Critico, ottiene la capacità di effettuare un fendente di spada velocissimo. Lo spostamento di materia che si genera crea una fendente invisibile che si trasporta nell'aria, appena visibile come una deformazione dell'atmosfera. Il risultato è ovviamente di una potenza imponderabile, e pochissimi possono vantarsi di essere sopravvissuti alla Folgore Bianca, poiché si dice che sia in grado di tagliare letteralmente qualsiasi cosa. La lunghezza massima della proiezione invisibile è di cinque metri.
 
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Verel
view post Posted on 9/11/2011, 20:47




...............« BREAKING ALL ILLUSIONS »...............

Come il tempo passa, veloce ed inafferrabile, io aspetto.
Non c'è nulla da capire, questa volta. Non c'è nessuna domanda da porsi.
Nessun nemico da abbattere. Nessun attacco da schivare. Nessuno da salvare.
Ora ci sono solo io, solo.
Nemico di me stesso, salvatore di me stesso.

This tear of mine isn't a gift of sadness, nor the fruit of despair
just a mirror for the mad, mad world.



verelciliegio

Il vento soffiava dolcemente. Un flusso di carezze, come una melodia lenta e coinvolgente, avvolgeva Verel in quel suo abbraccio confortante.
La terra, sotto di lui, era morbida al tatto, si sbriciolava tra le dita del ragazzo che con fare pensante la raccoglieva, tastandone la forza, per poi farla ricadere nel mare di roccia, la Terra, il pianeta, che proprio come l'acqua la riaccoglieva a sé diventandone un tutt'uno. Laggiù, in quel luogo pacifico, erano presenti soltanto Verel ed un albero -un ciliegio, che gettava ombra e petali alla stessa maniera sul giovane che sostava sotto le sue fronde, cercando riparo, rifugiandosi in pensieri senza soluzione: l'immaginazione, l'unico scampo. A volte, si disse Verel in quei suoi pensieri, il mondo che ci circonda è talmente vasto, talmente ricco, che se ci fermiamo ad osservarlo non possiamo far altro che rimanere abbagliati, incapaci di ragionare oltre, storditi da quella potenza. Ed era proprio quello che voleva, rimanere abbagliato, senza ragionare, senza guardare alle tragedie. Semplicemente tuffandosi in quel paesaggio di fronte a sé, le colline rese d'oro dalle spighe di grano, e lì, all'orizzonte, la città come un miraggio lontano.
Eppure era stato uno stolto a scegliere quel luogo, così bello, eppure così carico di ricordi dal quale voleva allontanarsi, per non soffrire.
E si ricordava i giorni di quando era appena ragazzino, giocava all'ombra di quell'antico ed elegante albero con suo padre, Gast, un uomo che aveva imparato a chiamare papà, o meglio nonnino, visti i baffi ed i radi capelli bianchi sul capo.
Giorni lontani, vivi soltanto nella memoria di Verel, ora sotto le fronde del ciliegio, stordito dal mondo, solo.
Si distese su quella terra, cercando di abbandonarsi sopra quella solidità che poteva sorreggerlo a differenza del suo corpo, tremante, provato da una perdita mai avuta prima, scosso dai fremiti di un pianto che non arrivava. Steso, il suo sguardo non poté che oltrepassare i rami tinti di rosa, guardando al cielo sconfinato, il pozzo bluastro con qualche fazzoletto di nuvole qua e là, spauracchi bianchi -spaventapasseri di quel campo azzurro.
" Non ha molto senso. "
Le parole gli sfuggirono fuori dalle labbra, una protesta contro tutti e nessuno, reclamante il proprio diritto di potersi lamentare, anche se davanti alla faccia del tempo, nessuna parola trova ragione. Parole, si, parole: non ne aveva sentite da Gast, quando, al capezzale del suo letto, chinato verso di lui, cercando di afferrare ogni suo respiro e trattenerlo a sé, in modo che non svanissero insieme alla sua anima. Di parole, non ne aveva sentita nessuna.
Eppure eccolo li, quello sguardo così rassicurante, che sembra far sbocciare ogni speranza, eccolo sui suoi occhi, accesi da quella luce per l'ultima volta.
Ecco quello sguardo, che fece sprofondare Verel, poiché fu l'ultimo, e non riuscì ad afferrarlo.
Scivolò via dalla sua stretta, ma il tempo ed i ricordi non l'avrebbero seguito.

In quel luogo pacifico e solitario, racchiuso nel dolce suono del vento, che come un pianista spingeva foglie, rami, petali e steli a collidere l'un l'altro in una melodia naturale, in quel momento di profonda contemplazione, Verel versò la prima lacrima della sua vita.
Si poggiò sulle sue guance, scivolando sul terreno, lasciando dietro di sé un solco che pareva di fuoco.
La prima vera, diversa da tutte.
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This tear of mine
Questa mia lacrima
isn't a gift of sadness, nor the fruit of despair
non è un dono di tristezza che io vi mostro, non è ciò che io provo, né il frutto della mia disperazione

just a mirror for the mad, mad world.

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Verel si riscosse.
Fu uno schiaffo violento, che improvvisamente gli aprì gli occhi alla realtà come si fa col sonno e la veglia. Il ragazzo si rese conto di ciò che stava affrontando, perché lo stava affrontando, e come affrontarlo, perché prima era stato come cieco, non aveva capito nulla di quello che lo circondava, si era semplicemente limitato a brancolare nel buio della grotta, convinto che fosse nient'altro che un semplice incubo, che non fosse davvero sprofondato nelle viscere dell'ombra.
La sua mente, anche se ancora più in subbuglio dopo l'invasione subita, si era come aperta a ciò che la circondava:
il mondo, così pieno di dettagli, così intriso di elementi da cancellargli qualunque altro pensiero.

Libero dai suoi crucci, poté vedere meglio. Poté sentire meglio, poté percepire meglio.
I suoi pensieri presero parola, imponenti, una affermazione che sapeva anche un po di domanda.
Tu... vuoi morire.
E gli fu chiaro il cuore dell'uomo incastrato nella roccia, mentre si ergeva imponente dinnanzi a loro, armato di un potere grande quasi quanto quello che lo aveva ingabbiato lì, tra la terra. La rabbia dei suoi compagni ora gli pareva solamente la fiamma di una candela posta davanti all'incendio, quello presente tra le membra mutate dell'uomo, che ardevano di una furia senza fine. L'emanazione luminosa del ragazzo si sfaldò, come incapace di sostenere quell'aura tremenda, facendo sprofondare di nuovo tutto nell'ombra, lasciando solamente pochi e sconosciuti bagliori rossastri ad illuminare ciò che li circondava.
Eppure Verel non tremò, non di fronte a quella forza, né di fronte a quel cuore spezzato dagli eventi.
Rimase fermo dov'era, sapendo cosa aspettarsi, ma senza cercare di porvi rimedio con la violenza. Si sarebbe lasciato trascinare da quel torrente d'astio, e tra le sue correnti avrebbe colpito la fonte, rompendo l'incantesimo per sempre.
E avrebbe proseguito ancora, verso il cuore della grotta, cercando di abolire il male.

Fissò quel fiume.
Quella montagna d'energia, una bordata quasi clamorosa che presto lo avrebbe investito, uccidendolo di sicuro.
Protese la mano libera in avanti, stringendo Narada con l'altra. La spada già incominciava a brillare, posseduta dalla determinazione.
Urlò, concentrando tutta la forza che gli rimaneva per sopravvivere a quella corrente, ma nessun suono si propagò nell'oscurità, né eco ritornò.
Solo, la luce, ancora, luce. Anche Verel, nel suo piccolo, si stupì di aver mantenuto così tanto potere in sé, ma non si soffermò troppo su ciò: l'energia scivolò velocemente su Narada, rendendola un vero e proprio faro rischiaratore, un flash che per un secondo scacciò l'oscurità.
Quegli attimi erano intrisi di una incredibile lentezza. E mentre Verel era concentrato, notò anche la determinazione di Strange prendere forma e concretizzarsi, fondendosi alla sua stessa per creare una sola speranza di sopravvivere a quella furia.
Le due spade di scontrarono.
Ma non fu abbastanza. Non poteva, non contro quel mostro.
Se quel momento non fosse stato stregato da quel luogo, si sarebbe sprigionato un boato terrificante, che avrebbe fatto tremare la terra arrivando in superficie come il ruggito della roccia. Davanti agli occhi di Verel solo la confusione di quell'istante, di colori che si alternavano, lo investivano, lo trascinavano con sé nella loro corrente. E il corpo del ragazzo che, incapace di fermare la mostruosità, veniva investito e segnato da quella lama nemica, che gli lasciò un solco profondo e sanguinante che gli attraversava tutto il busto, dalla spalla ai fianchi, come per tagliare un foglio di carta che invece d'esser tagliato si piegava.
Quel solco non sarebbe mai stato il suo ricordo più doloroso. Ne aveva ben altri, ben più roventi.

Ciò che emerse dallo scontro non era Verel, ma un essere umano che perseguiva ciecamente il proprio obbiettivo, senza nemmeno sentire le grida di quella ferita, che gli supplicava di fermarsi facendo vibrare le corde di un dolore acuto. Ma quello non diede retta agli strilli acuti dell'agonia, procedendo, spada in pugno, passo barcollante.
Uno sprizzo di sangue, due. Il liquido che si gettava sulla nuda roccia, tracciando una scia dritta verso l'origine di quel corrente furibondo.
Ed ancora una volta, i suoi pensieri si fecero sentire nella mente dell'altro, proprio nell'istante in cui Narada, forte del suo chiarore, cercava di affondare nel petto e nel cuore dell'uomo.
..Ti darò ciò che cerchi...

Volle spezzare quel cuore
così che la sua ira non venisse più udita
così che il suo pregare la morte venisse soddisfatto
così che Verel
sotterrasse ancora una volta quei ricordi così dolorosi
senza bisogno di piangere ancora.

Energia: 14% Slot tecnica utilizzati: 2/2
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto+basso, aggravato dalla riesumazione di vecchi ricordi, alto {Psion: critico+basso}
Condizioni: Taglio poco profondo al fianco destro, basso. Squarcio profondo che attraversa il busto, alto+medio {Fisico: alto+medio+basso}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità passive:
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.

● Facciata: il libricino si presenta attraverso una ruvida e usurata fodera di cuoio, senza parole dorate o ghirigori che gli fanno da titolo. Del resto, non ha bisogno di un nome vero e proprio. Ma per quanto possa sembrare carta straccia, il diario ha una grossa importanza per il suo scrittore, che lo porta ovunque con sé. Non solo come monito a sé stesso, ma per vera protezione: Verel ha impresso ogni lacrima non versata ed ogni furia non sfogata tra quelle pagine, e non lascerebbe mai che fossero viste da altri. Ecco cosa rappresenta la fodera: la protezione del cuoio, che si scalfisce ma non si spezza, che difende la fragile carta che nasconde. Un simbolo da cui deriva un potere vero. Infatti, spronato a non lasciare mai il quadernino, Verel potrà avvantaggiarsi di uno sconto del 5% di energia su tutte le tecniche puramente difensive, permettendogli di erigere solide mura con meno sforzo.
Abilità attive:
● Sorriso di un bugiardo: Verel è in grado di manipolare l'elemento luce. Questo si manifesterà come un tenue bagliore, che al comando di Verel ed ad un costo variabile di energie prenderà una forma più o meno definita per proteggere il caster o i suoi compari. La forma e la potenza della difesa possono essere decisi al momento dell'utilizzo, ma Verel non potrà controllare la luce se non in diretto contatto con essa, e non potrà estrarla da fonti esterne al suo stesso corpo. (Abilità personale) {Consumo: alto (critico) -5%}

● Per i coraggiosi è opportunità: basteranno pochi attimi e la volontà di agire. Anche senza toccare l'incisione, la lama verrà completamente ricoperta dalla luce. Impregnata da questo potere, potrà squarciare qualsiasi oscurità che la circonda, qualsiasi demone, qualsiasi avversario. In questo stato, Narada potrà infliggere un danno medio ad ogni fendente per ben due turni. Contro gli avatar demoniaci questa forza si vedrà duplicata, infliggendo un danno alto, mentre contro gli avatar angelici subirà un calo, infliggendo un danno basso. La tecnica non ha bisogno di nessuna spesa energetica o consumo di slot tecnica per essere attivata, ma potrà essere usata solamente tre volte a giocata. (Pergamena Arma Sacra incastonata) {Utilizzi: 2/3 Turno: 1}

● Fede incrollabile: Sorretto dalla sua fede, il paladino riesce ad ignorare il dolore per le ferite ricevute. Ciò non significa che non provi dolore o che non sia in grado di accorgersi dei danni subiti, solamente che sarà in grado di combattere senza che il dolore lo incapaciti in alcun modo. Questa tecnica permette di muovere arti rotti o danneggiati anche quando è materialmente impossibile il loro funzionamento, ma potrebbe aggravare le ferite delle zone sotto sforzo: costringere il proprio corpo a fare uno scatto di reni nonostante una lacerazione da spada allo stomaco, ad esempio, peggiorerà la ferita in questione.
Non è possibile usare questa pergamena per ignorare i malus di altre tecniche del paladino incentrate sul dolore: se un'abilità del paladino gli permette di sferrare un fendente con proprietà particolari ma autoinfliggendosi una quantità di dolore come malus, allora egli non può usare Fede incrollabile per evitare il malus. La tecnica basa la sua potenza sulla ReC del paladino, invece della PeRf. La tecnica ha una durata di due turni. (Pergamena Fede incrollabile) {Consumo: medio. Turno: 1}
Riassunto azioni: che fatica ragazzi XD Verel viene investito dal colpo psionico (prima parte del post) e questo ha un grosso impatto sulla sua mente, non necessariamente positivo. (ormai ho superato il danno complessivo critico in quell'ambito) In seguito, lui e Strange riescono in qualche modo a scampare da morte certa coalizzando le proprie energie. Nello specifico, entrambi usiamo un alto raddoppiato di consumo dal malus ambientale, inoltre l'attivazione aggratis di arma sacra risparmia un altro medio di danni. Dunque la portata dell'attacco mortale è stata ridotta di critico+medio. Successivamente mi porto all'offensiva: sfrutto le proprietà di arma sacra per infliggere un ulteriore attacco, un affondo al cuore del Cavaliere, dunque di potenza media. Per tenermi in piedi sotto tutta la mole di danni psicologici e fisici, uso fede incrollabile, sperando che entro il prossimo turno questo combattimento finisca x'D
Passo la tastiera a Cait e Save.
 
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view post Posted on 9/11/2011, 21:28

season of mists
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Le viscere dell’ombra

Lies

Molto Tempo Fa - Arcana Prigione Vrok

Al mondo vi sono persone in grado di abbassare il capo, di piegarsi agli eventi. Capaci di rinunciare all'orgoglio e all'odio. Ma cosa puoi fare, se proprio questi due peccati sono parte di te?
Non puoi rinnegarli, non puoi allontanarli dalla tua mente. Per il semplice fatto che, senza di loro, tu non esisti.
Non puoi fare nulla, se non assistere impotente alla tua umiliazione.

Strange apre le porte che sigillano l'Arcana Prigione Vrok.
E' ingenuo, non sa cosa sta facendo. Crede semplicemente di star spalancando una porta che qualcuno ha chiuso per sbaglio.
E, anche conoscendo le conseguenze del suo gesto, probabilmente non si fermerebbe.
Per una pura e semplice ottusa curiosità.

Ma del resto ormai è troppo tardi. Azure scivola fuori dalla sua tana, dalla sua ancestrale cella, costruita più di duemila anni prima e, fino ad ora, a prova di tutto. Ma non era ancora stata collaudata da un idiota.

Tentacoli neri si allungano, per ghermire il povero inventore dalla mente forata. Strange osserva quelle oscure propaggini senza capire, indeciso se fuggire o godersi lo spettacolo. Non sa che Lei, se possedesse un corpo, ora sta praticamente sbavando, incapace di dominare la parte più bestiale di sè.

Io, Noi, tutto è molto confuso nella mente di Azure. Non riesce a controllarsi, non arriva a formulare pensieri razionali. La brama di una rivincita sull'intera popolazione Vrok, il desiderio di possedere quel corpo di fronte a lei, la mera eccitazione di non essere più trattenuta da confini materiali, tutto questo e pensieri ancora più viscidi le tolgono il raziocinio, rendendola poco più che una belva.

E' incredibile come, mentre si insinua nella mente del Vrok donandogli un nero abbraccio, solo due pensieri rimangano marchiati a fuoco nella sua coscienza.

L'orgoglio, la presunzione di essere superiore a quel misero Vrok di fronte a lei e l'odio, la collera bruciante verso tutta la razza che l'ha rinchiusa per ben due millenni.
Mentre Strange soccombe alla sua dilagante presenza, annientato più dallo shock che da Azure stessa, succede qualcosa di strano.

Accecata dal proprio ego, non si rende conto di come, più entra in profondità nella mente di Strange, maggiormente vi rimane invischiata. Quando scivola in essa completamente, ormai sicura di avere la vittoria in pugno, si accorge che in realtà è finita in una fossa che si è scavata con le sue stesse mani.

E non le resta che urlare.

Piangerebbe, se potesse, di frustrazione, ma riesce solo a prendere momentaneamente possesso delle corde vocali dell'inventore, ormai quasi completamente privo di conoscenza. Usa la sua bocca per urlare, per gridare al mondo la sua rabbia.

Perchè, resa folle dall'immagine tanto grande di sè stessa, che si era costruita da sola, non si è resa conto di quanto in realtà sia debole ed insignificante.

Persino la mente di Strange, addormentata e sconvolta, è in grado di trattenerla. Perchè lei non è niente, in confronto a lui.

Ferita nell'orgoglio, con il fuoco della sua collera completamente spento da una gelida ondata di comprensione, non le resta che, con le sue ultime forze, annullare i propri stessi ricordi, per conservare la sua stessa vita.

Proprio perchè, in quel momento, se venisse meno ai suoi occhi l'immagine che si è costruita, anche lei scomparirebbe, per non essere mai più ricordata.


hvNx1


Azure si stringe il capo con le mani. Cerca quasi di comprimerlo, mentre il sangue le pulsa, prepotente, nelle vene. Ciò che si era costretta a dimenticare è ritornato a galla, come un cadavere putrido dopo un naufragio. Ma ciò non la sta uccidendo, non la sta facendo scomparire come uno sbuffo di fumo.
No. Peggio, molto peggio.
E' così difficile mantenere il controllo, mentre qualche sporadico ingranaggio le danza ancora davanti agli occhi, e la consapevolezza le risuona nelle orecchie.
Può sentire il suo odio pulsare vivo dentro di lei. E' un oceano di rabbia, nero come la morte, che cerca di uscire, spezzando la sua unità. Sa che, se gli permetterà di andarsene, lei perderà la propria sanità mentale.
Non che gliene rimanga molta, in effetti, ma scomparirebbe ciò che ancora la ancora alla realtà.

Io ... Ti uccideremo, per questo! Per averci fatto ricordare ... - il passaggio al noi è istintivo, quasi immediato. Tutte le emozioni racchiuse in Azure lottano per liberarsi, per scagliarsi contro il Cavaliere.

Solo la visione di ... Durleon, sofferente, a terra, le procura un qualche piacere. No, un immenso piacere.
Qualunque cosa sia successa, per un attimo le ha permesso di entrare in contatto con la mente dell'abominio che si contorce sulla fredda pietra della grotta.
Ha anche sentito qualche stralcio di pensiero dei propri compagni, che ha lordato per qualche attimo la sua percezione con un sudicio tocco, ma non vi ha prestato molta attenzione.
E' Durleon che le interessa. Lui, e i suoi ricordi.

Una smorfia crudele le si forma sulla faccia, mentre urla nella propria mente all'indirizzo del Cavaliere di Seconda Classe. Deve a tutti i costi fargliela pagare. Ferendolo nel suo orgoglio.

Te l'hanno portata via, eh? Questa Aleij ... qualcosa. E scommetto che è stata tutta colpa tua, vero?

La smorfia diventa un aperto sorriso di scherno.

Ma non solo ... anche degradato, a quanto vedo!

Non c'è tempo per continuare oltre. Un cerchio di sfolgorante energia viene lanciato dal Cavaliere con un'ampia spazzata. La luce si dirige contro di loro, povere marionette in uno spettacolo di sangue, pietra e ricordi.
Azure può solo tacere, digrignare i denti ed evocare la propria essenza per difendersi ancora una volta.

Una marea nera, un muro apparentemente insormontabile si frappone fra lei e il bagliore incombente, dirigendosi parzialmente alla sua sinistra, per unirsi - non senza un certo disgusto da parte di Azure - alla luce sfolgorante evocata da Verel.

Ma la loro barriera di luce ed oscurità non è abbastanza per resistere ad un odio che ristagna da chissà quanto tempo, in quell'abisso senza speranza che è la grotta in cui si trovano. La protezione eretta dai due viene infranta e Azure viene scagliata al suolo da una frusta sfavillante, che la colpisce al fianco.

Se fossi in te non ci giurerei: io sono l'ultima carta del mazzo.

Dolore.
Odio.
Dolore.
Odio.
Dolore.
Odio.

Ancora dolore. Un fuoco inestinguibile, che brucia come l'odio che porta nel petto. Il corpo di Strange è riverso al suolo, mentre il sangue inzuppa il suo camice. Una fragile marionetta, spezzata e contorta, niente di più. E la mente che la controlla è momentaneamente annullata, sovrastata dalla pulsante sofferenza.
Azure sa che la fine è praticamente giunta. Mai, all'inizio della sua prigionia, avrebbe potuto sospettare che sarebbe terminata così, in un'insulsa grotta, alla ricerca di un tesoro probabilmente inesistente. E' folle, eppure è vero.

Ma, nell'oceano di dolore in cui è stata calata, solo un pensiero la tiene a galla. Un ultimo rimasuglio dell'odio che un tempo credeva l'avrebbe liberata dalla propria prigionia. Ormai non ha più possibilità di scappare, ma quel sentimento corrosivo può ancora servire ai suoi scopi.

Si alza, lentamente, barcollando. Il fianco sinistro è un miscuglio di carne martoriata e preferisce non guardarlo, mentre impugna la propria chiave inglese. Già, ha ancora un'ultima cosa da fare, prima di andarsene. Prima di sparire per sempre. Incredibile, come di fronte alla fine, questo pensiero non sembri nemmeno tanto più spaventoso.
No, non lo è, perchè il trapasso sarà accompagnato da una dolce sensazione. Quella di portare con sè all'inferno un'altra anima.

Caracollando, si dirige in una pietosa carica, urlando nella propria mente lo strazio che gli procura la propria carne insultata. I compagni di Strange sono dimenticati, non gli interessano più. Non sono degni di attenzione. Esiste solo Durleon, Cavaliere di Seconda Classe. Solo il suo stupido corpo, per metà roccia e per metà uomo. Non sa dire quale delle due parti la disgusti di più.

Con un ultimo sforzo, si muove per conficcare con furia l'abnorme chiave inglese nelle parti di carne ancora esposte al freddo della grotta, affiancandosi a Verel, lanciato anche lui in un affondo letale. Lo strumento metallico pare quasi illuminarsi - di un bagliore più contenuto rispetto a quello evocato dal Cavaliere - mentre Azure sta per colpire.

Mazzo, carte? No, qui ci siamo solo io e te, stupido pazzo. E io non me ne andrò da sola.




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso] - Contusioni alla schiena [Danno Basso] - Lacerazioni al Torace [Medio + Basso] - Lacerazione al Ventre [Danno Basso] - Lacerazione al Fianco [Danno Medio+Alto]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Critico]

Energia: 22% = -10 & -5 | -1 & -10 & -5 & -5 | +10 & -1 & -1 | -40(20x2) & -10

Armi:
Chiave inglese - Impugnata
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze dell'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

Immagino che qualcuno dovrà badare ad entrambi
Azure ha ben presto capito che intrufolarsi nel corpo di Strange è stato un madornale errore. Lo ha realizzato quando lo sbadato Vrok ha accidentalmente fatto esplodere la terza invenzione in meno di un mese. Le ferite riportate sono state così gravi e l'indifferenza di Strange così disarmante, che ben presto Azure si è dovuta adoperare per mantenere in vita entrambi. Così, con un grande sforzo di volontà, è riuscita a ... liberare se stessa. Con un consumo Variabile Alto, sarà infatti in grado di uscire dal corpo di Strange, sia parzialmente che interamente, rimanendo tuttavia collegata a lui. Apparirà come una donna formata da oscurità, effimera ed impalpabile come un sogno, che tuttavia avrà un notevole potenziale difensivo. Il suo scopo sarà infatto quello di bloccare qualsiasi offensiva che verrà mossa contro il Vrok, ponendo se stessa come barriera. Una libertà ben misera, dal momento che sarà comunque vincolata alla sua missione di guardiana. Tutto ciò conterà come un dominio difensivo dell'elemento oscuro, che dovrà necessariamente avere origine da Strange o dalle sue immediate vicinanze.

Se non funziona, dagli un colpo
L'illuminato popolo Vrok ha ben presto accantonato la credenza popolare che dare un colpo ad un congegno malfunzionante porti qualche vantaggio. L'illuminato popolo Vrok, non Strange. Lui è fermamente convinto che ciò possa dare qualche frutto e a tal proposito, con un consumo Medio o Alto può aumentare la propria PeRf rispettivamente di 100 o 200 punti. Il potenziamento tuttavia sparirà alla fine del turno, lasciando il povero Vrok solo davanti ad un cumulo di rottami. Se tutto ciò non dovesse bastare per convincere l'insubordinata invenzione, Strange è anche in grado di potenziare un proprio colpo fisico con un costo Medio, rendendolo un attacco tecnica di eguale potenza.

Note: Come ricordo ho scelto il giorno in cui Azure cercò di possedere il corpo di Strange, fallendo nel tentativo. Preciso che è il ricordo peggiore per entrambe le entità che coesistono nel mio pg, ma l'ho narrato da una prospettiva maggiormente incentrata su Azure perchè, al momento, è lei che ha il controllo del corpo. Passando alla difesa, uso un Alto della mia Variabile, che raddoppia di costo per le regole del Dungeon, che si combina con un Medio [Arma sacra] e un Alto [Variabile difensiva] di Verel, facendomi subire un Medio + Alto. A questo punto, Azure, devastata ma ancora viva grazie alle passive del dominio, si getta contro Durleon, cercando di colpirlo con la chiave inglese. Il colpo viene potenziato a Medio grazie all'uso dei Bracciali della Spada, che non subiscono la differenza di statistiche perchè non si basano su nessuna di esse.

Legenda:

Pensato Azure - Udibile solo per Strange
Pensato Strange - Udibile solo per Azure



 
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Caitlin
view post Posted on 9/11/2011, 23:00




Gli artigli affondano nella carne e nei bulbi gelatinosi con un suono simile ad un rigurgito.
O al leggero "squittio" di un frutto maturo tagliato da una lama affilata.
Il sangue e l'umor vitreo zampillano dalla ferita scavata dalle grinfie rapaci come acqua di una fontana, macchiando mani già lorde di quel prezioso liquido cremisi.
Un battito di ali, le piume incrostate del proprio sangue corrotto che tirano e la scena si allontana in un turbinare di frammenti corvini e sanguigni.
La luce si fa più fioca, cala il sipario sul mondo reale, per quanto un incubo possa esserlo e si apre quello della mente.
E la mente è un anfratto buio, una stanza nera senza pareti né dimensioni.
Già una volta vi si era trovato in un luogo simile.
Ma dove quella volta scintillavano ali di una miriade di farfalle iridescenti come fuochi fatui, ora l'unico bagliore è il riflesso freddo e metallico di centinaia di gigantesche ruote dentate.
Ingranaggi del grande orologio del Tempo che rapido come un battito di cuore compie un viaggio all'indietro lungo decenni.
Le stagioni e le ere si inseguono in una corsa a ritroso e la prospettiva muta infinite volte, fino ad assestarsi su una scena che il demone degli scacchi non avrebbe mai ritenuto possibile ricordare.
Una scena distante forse secoli, forse istanti e che appartiene ad una vita che appartenenza non ha più.

Il suo corpo è abbandonato riverso sul suolo polveroso innanzi ad una vecchia capanna.
Il legno e la paglia del rozzo edificio sono avvolti dal crepitare dorato delle fiamme che con l'aria calma della notte si riflettono su occhi dal colore indefinibile.
La gola è squarciata fino quasi a staccare la testa dal resto del corpo, sorte invece toccata ad una delle braccia la cui mano nel rigor mortis impugna ancora saldamente la sua arma di fortuna: un semplice falcetto di quelli che si usano per mietere il grano.
E lui sta lì, inginocchiato accanto a quel riflesso di sé al quale il tempo ha portato via tanto il viso quanto il nome.
Nella ripetizione meccanica di un'azione già vissuta, tenta di sfiorare quel volto senza fattezze, pallido persino al confronto di quella mano evanescente e freddo nonostante la vicinanza con quel grande fuoco luminoso.
Certo di essere lì dove è ora, si chiede come possa essere anche innanzi a sé stesso, riverso in un lago di sangue rappreso.
Eppure, un attimo prima era giorno e lui stava aiutando i suoi genitori nel campo!
Una risata cristallina si diffonde nell'aria.
Uno scherzo del vento tra i rami e le spighe?

«Voi umani siete proprio sciocchi...
Attaccati alla vita come piovre neanche vi rendete conto di quando è il momento di lasciarla andare!
»

E alla risata segue una voce di donna, angelica come una miriade di campanellini eppure gelida come le acque del Cocito.
Il giovane si volta, bianco come bianco è un fantasma e incredulo vede avanzare a passo leggero una donna finemente vestita col suo abito scuro, tanto bella da apparire irreale.

«Chi sei?»

«Sono quella che scomodate quando non fate i bravi e seguite la luce.»

La risposta arriva accompagnata da un sorriso che in un altro luogo e momento sarebbe parso persino parso soave.
Ma non lì, non ora e non con quelle parole.

«Sono la Morte.»

Conclude avvicinandosi ancora e accucciandosi all'altezza del giovane, tanto vicina da poterne sentire il respiro fresco sulla pelle.
Il ragazzo istintivamente indietreggia, strusciando a terra come se ancora fosse di carne e sangue e con occhi ricolmi di un panico appena affiorato vede il suo non-volto riflesso nelle iridi di lei, rosse come il sangue appena sgorgato.

«I-io non sono ancora pronto..!»

«Non lo siete mai, altrimenti perché sarei qui?»

Nel tempo di un battito di ciglia la donna è scomparsa eppure è presto per anche solo sperare di poter tirare un sospiro di sollievo.
Con un tocco tanto freddo da bruciare costringe il neo-fantasma ad alzarsi e a voltarsi verso di lei.

«Cosa ti lega tanto a questa terra? Guarda il tuo corpo, neanche volendo potrei fartici tornare.
Amore? Vendetta?
»

«Niente, solo non voglio scomparire.»

FJwKT

Un altra risata cristallina, ancora una volta la donna scompare, riapparendo un po' più in là, come uscendo da un velo.
Innanzi a lei un rettangolo di luce diviso in caselle sul quale sono disposti alcuni pezzi dalle sagome differenti.

«Tutto qui?
Allora perché non diventi un pezzo della mia scacchiera?
Un alfiere magari, oppure perché non il re? Ho giusto un posto libero tra i pezzi rossi.
»

Il passato torna presente così d'improvviso da dargli la nausea.
La casa in fiamme, gli alberi dalle fronde ricolme di gemme e il campo lasciano posto alla grotta, la stessa grotta di sempre con la sua notte artificiale.
Un flash di luce e ombra prima che tutto torni immoto.
E in piedi, al centro della piattaforma si trova un derelitto umano dal corpo coperto di formazioni di cristallo iridescente.
E distanti da quell'esempio di corruzione, i corpi riversi dei suoi due compagni di ventura.
La paura è svanita dopo l'ennesima illusione, la mente troppo provata persino per poterla sentire e lasciarsi corrodere.
Ma per la rabbia c'è ancora posto.
Un'ultima discesa in picchiata, due rapidi fendenti dati con quanta forza ha in corpo, deciso a privare oltre che della vista del braccio con cui il mostro regge la spada e in fine la sensazione di avere di nuovo la roccia solida sotto i piedi.
Che sia l'inizio o che sia la fine non importa.
La partita ancora è da giocare.



esYrb
                     Energia Residua
35%


Condizioni Fisiche
Ferite lievi al palmo della mano sinistra e al petto pari ad un basso totale.
Danno medio alla spalla destra.
Danno basso all'ala destra, al fianco sinistro e alla guancia destra.
[6/16]

Condizioni Mentali
Instabile.
[9/16]
Hybris
Riposta

Dike
Riposta; colpi: 3/5

Artigli

Forma Demoniaca
ReC175 AeV200
PeRf425 PeRm300 CaeM100
  shTx7

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.
Variabile personale; statistica di riferimento: PeRf
I colpi fisici valgono quanto tecniche pari al consumo speso.
[Mx2]

-


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Il post parte con la descrizione più accurata di come si è svolto l'attacco, cosa che nel precedente post ho tralasciato per mancanza di tempo *esempio di cosa accade nel ridursi all'ultimo momento*.
Passo poi alla descrizione del ricordo richiamato dalla psion.
La scelta non è stata facile in quanto il mio pg ha davvero pochi ricordi, la maggior parte dei quali è già stata trattata anche troppo (il crollo del Sorya e la sua relativa nascita e l'arrivo al Goryo), mi rimanevano due opzioni: il giorno in cui Claymore se l'è portato via dalla scacchiera o come sto sfigato qui è finito col diventare il Re Rosso.
Ho optato per la seconda, tanto per non fare un post Claymore-centrico, cosa che faccio già abbastanza spesso e col risultato di nutrire sempre di più il complesso d'inferiorità che il poveretto ha nei suoi confronti.
Il flashback consiste quindi negli ultimi istanti di codesto giovine senza volto né nome e del patto fatto con la Trista Mietitrebbiaice.
Il tutto è parecchio confuso perché: A è passato davvero un casino di tempo; B questo tempo è stato passato sotto forma di un oggetto con solo una parvenza di coscienza (lol, rima), al punto che la sua memoria non ha sovrascritto, ma rimosso completamente sia il ricordo di come si chiamava che quello del suo aspetto.
Ma nonostante tutto, si muore una volta sola (in genere) e l'avvenimento è abbastanza importante, quindi la psion è riuscita a ritirare a galla quello che era rimasto tra i file nascosti e che si è miracolosamente salvato dalla deframmentazione :8D:
Teoricamente, questo stralcio di ricordo di una vita precedente, sarebbe dovuto saltar fuori mooolto più avanti nel tempo.
Ma credo che il piano originario sia saltato per cause di forza maggiore e quindi chissenefrega .D
Concludo attaccando ancora con due medi mirati al braccio con cui tiene la Skywrack e atterrandogli alle spalle.
I medi, anche se portati per mezzo di Hybris sono sempre dalla variabile personale e quindi di PeRf, visto che due bassi a costo medio sono parecchio sconvenienti x'D
Temporalmente, il mio attacco arriva prima di quelli di Save e Verel, all'incirca mentre loro si stanno ancora difendendo/sorbendo il danno.

Nel post precedente mi sono scordata di togliere un pezzo dalla bozza del post: "Hybris ancora impugnata per puro riflesso." Non ci deve stare sta frase, poiché effettivamente non sta impugnando proprio niente :lui:


 

 
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Durleon Cleycsidre
view post Posted on 16/11/2011, 02:08




Non capivano.
Giovani, irruenti, nelle loro vene scorreva un sangue che non era il suo, i loro occhi non avevano mai visto l'Overworld, non avevano mai incontrato le distese sotto il Maniero del Re Goblin nè avevano mai visto una nave solcare il Cielo Empireo al largo dell'Attracco di Blodfen. Non avevano i suoi sentimenti, non conoscevano la sua storia -non capivano. Non potevano capire.
Il Cavaliere non si oppose alla grandine di colpi che gli arrivò addosso: l'affondo di Verel incontrò l'ossidiana dalle venature acquamarina, il Cheyron fermò l'impatto dell'arma, la magia incanalata nell'anima della lama provò a filtrare in quella spessa armatura, coltre inviolabile, ma non vi riuscì, fu costretta a dissolversi nell'esacerbante dissoluzione di ogni forma energetica che veniva a contatto con quel metallo condannato da uomini e déi.
La chiave inglese -oggetto contundente certo non convenzionale, una vera arma impropria- usata da Azure colpì il corpo del paladino, e nonostante avesse colpito ben distante dai punti coperti dal metallo, nell'aria risuonò un sono cupo, stordente, come se un batacchio avesse centrato una campana rotta, crepata, pronta a disfarsi al colpo successivo.
Il Re Alato, Easley, riuscì a colpire con uguale efficacia, martellando a sua volta il braccio che stringeva la Skywrack. Il corpo del Cavaliere ondeggiò, la mano si aprì e l'arma cadde a terra -ma l'uomo (o ciò che di un uomo rimaneva) non fece alcuno sforzo per recuperarla.

In tutto ciò, non un gemito. Non una parola.
La mente del Cavaliere era perduta in ricordi troppo lontani nel tempo per essere considerati realmente importanti. Eppure quei ricordi erano quanto gli rimaneva della sua vita, aveva trascorso gli ultimi cinquant'anni a rispolverarli, giorno per giorno, rendendoli prima vividi, lucidi, poi usurati, consunti. Ormai era quasi certo non valessero più nulla ed invece -invece!- quello sconsiderato terzetto era riuscito a convincerlo di come fosse possibile continuare a odiare. Odiare con tutte le forze, un odio perfetto ed inestinguibile, più forte dell'amore, più forte della morte.

« L'amore è più forte di tutto » gli avevano detto, un giorno, i suoi confratelli.
« No, più forte di tutto ci sono solamente io. »

Chiuse gli occhi, sotto la celate dell'elmo che vietava a chi gli stava di fronte di cogliere i tratti del suo volto. Le corna arricciate si ergevano ancora indomite, il capo non accennava a piegarsi nonostante le ferite. Eppure, iniziò a sentirsi un rombo, tutto intorno alla piattaforma, come se dalle viscere dell'ombra sotto di loro qualcosa stesse ribollendo, lottando per tornare in superficie.

« Te l'hanno portata via, eh? Questa Aleij ... qualcosa. E scommetto che è stata tutta colpa tua, vero? »
« Sbagliato. »
E allora capì. Capì che c'era un solo modo per esorcizzare la sua sventura, un solo modo per distruggere la sua odissea: trasferirla a quei maledetti intrusi.
E che perisse con loro.

« Non ho mai voluto per me l'Aleijferia. Io sono Durleon Cleycsidre, Cavaliere del Primo Ordine della Chiesa di Enoch. »
Prese un profondo respiro. Aveva ancora tanto da dire, e così poco tempo.
« L'Aleijferia -un artefatto malvagio- era sotto la nostra custodia, e venne rubato. Tutti conoscevamo il nome del colpevole, ma questi aveva agito per conto del Gran Maestro del mio ordine, deciso a far scomparire l'arma dal nostro piano -l'Overworld. »
Il rombo sotterraneo si accentuò, costringendo l'uomo ad alzare il tono della voce man mano che continuava nel suo racconto, mentre sentiva le energie accumularsi -sapeva di star facendo ciò che era giusto.
Quel giorno lui sarebbe morto, in un modo o nell'altro.
« L'arma venne gettata in un crogiolo dimensionale, quindi arrivò su Asgradel.
Venne recuperata da Nerocristo Camposanto, Visconte di Malombra. Questa è la sua cripta, la cripta dentro la quale il Visconte si è rinchiuso per nascondere al mondo ciò che l'Aleijferia l'aveva reso -per nascondere a chiunque il potere di un'arma che gli aveva corrotto l'anima. E con sé, il nobiluomo ha sepolto anche questo artefatto foriero di sventura.
»

La voce sembrò incrinarsi, lì dove il racconto perdeva i contorti della leggenda per divenire storia, lì dove lui entrava in campo in prima persona -dove non c'era più spazio per i commenti, dove non c'era più spazio per i forse.
« Una storia di dolore e sangue, una storia troppo tremenda per rimanere inascoltata. In molti provarono a violare questa tomba, al solo scopo di impossessarsi dell'arma. Fui incaricato di venire qui e distruggerla, mi fu affidato quest'incarico e la spada in mio possesso, una spada in grado di tagliare il cielo. Eppure ho fallito. »
Il rimpianto si affacciò sui suoi occhi semichiusi, il capo -che per il dolore non si era mosso- cedette alla commozione, all'orgoglio ferito, al disappunto, al senso d'impotenza: si reclinò, fino a toccare con il mento l'ampio torace istoriato dal marciume del Cheyron.
« Il mio potere non è bastato a contrastare il Visconte d'Ombra, munito della sua arma invincibile! Ho fallito!
Ma non ho abbandonato il mio posto, da quel giorno io qui giaccio, Custode dell'Accesso e della Spada, veglio il cammino di giusti ed ingiusti che giungono fino a qui.
»

Il rombo aumentò notevolmente d'intensità, si fece assordante.
Tutto intorno alla piattaforma rivoltanti ammassi d'ombra, strali oscuri, ribollivano e si mischiavano gli uni con gli altri in un'atroce orgia di oblio e voluttà. Da quel ribollire convulso, da quel travaglio infernale, vennero partorite tra lance di luce, lunghissime, sembravano provenire dall'abisso dell'universo, dal punto più lontano dalle anime e dai cuori -eppure proprio ad anime e cuori erano dirette.
Gemelle di quelle sfere che erano entrate in contatto con i tre avventurieri quando avevano attaccato la grotta, adesso le lance si scagliavano contro i tre, una per ognuno, e cercavano di ricongiungersi con le sorelle. Per farlo avrebbero dissolto la carne, le ossa, i desideri e l'anima. Di quei tre non sarebbe rimasto nulla, tutto sarebbe stato divorato dall'Aleijferia, la divoratrice crudele di tutto ciò che è.

« E ADESSO STATE PER MORIRE, VOI CHE SIETE GIUNTI FIN QUI PER SOTTRARRE L'ARMA AL SUO DESTINO »
urlò il Cavaliere, per superare il boato e per superare sé stesso, le sue paure
« NE' PER ME NE' PER VOI CI SARA' UN DOMANI »

Lui li aveva avvisati.
« LEI VI HA TROVATI E VI VUOLE: NON VI LASCERA' ANDARE! »
L'ultima carta del mazzo. Dopo, c'è solo l'ombra.


Note del Quest MasterAnzitutto, scusate il ritardo. Come detto in altre sedi, l'influenza mi ha ritardato nella compilazione dei post, ed essendo questo uno degli ultimi, ci tenevo a che fosse ad un livello quantomeno accettabile. Detto questo, passiamo alle specifiche.

I vostri attacchi riescono (quasi) tutti come vi aspettavate: Verel non riesce a danneggiare Durleon, in compenso Azure e Easley vi riescono, e il Re Rosso atterra alle spalle del Cavaliere. Un Cavaliere che -a causa delle parole di Azure- si vede 'costretto' a rivelarvi chi è e perché si trova in quel buco. Vi parla quindi dell'Aleijferia, vi narra in breve la sua storia. Per sentirne il finale, però, dovrete riuscire a sconfiggerlo.

E sconfiggerlo non sarà facile: lui non reagisce, non vi attacca, ma in compenso è la grotta a farlo. O meglio, come spero abbiate ormai capito, è l'Aleijferia che -controllando la grotta- è in grado di colpirvi. Si, è stata lei a spararvi lo psionico iniziale, e quelle sfere che vi si sono attaccate addosso adesso sono un segnale-guida per delle lance di pura energia che vogliono distruggervi. Queste lance sono richiamate dalle Viscere dell'Ombra, la loro potenza -per singola lancia- è pari a Critico (ergo ognuno di voi si trova a fronteggiare un attacco Critico a target singolo).
L'effetto di queste lance energetiche è particolare: la parte che viene colpita si disgrega dal resto del corpo, letteralmente scomparendo come se non fosse mai esistita.

Quindi, vi tocca difendervi e poi provare a finire sto mostro. Per postare avete tempo fino alle 23:00 di giorno 18.
Se avete domande, postate nel topic del bando.
 
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view post Posted on 18/11/2011, 20:56

season of mists
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Le viscere dell’ombra

Until the end

Io non sono niente.

Questa consapevolezza, ben più bruciante del dolore al costato, si fa strada nella mente di Azure.
Dilania, squarta ogni pensiero razionale, per infilarsi come l'avido muso di un predatore nel ventre di una carcassa.
Impossibile sfuggirgli, impossibile porre un freno a quella valanga, a quell'onda d'urto travolgente.
Affonda nel suo cervello come la chiave inglese da lei impugnata colpisce Durleon.

Io non sono niente.
Già, tu non sei niente. Era così semplice, e io non l'ho mai capito.

La voce arriva all'improvviso, come se Strange sia sempre stato in ascolto, come se abbia sempre captato i pensieri di Lei, per palesarsi solo in quel momento.
Gli occhi di Azure si spalancano, stupefatti.
Non può essere vero.

Stiamo per morire, vero?
COME RIESCI AD ESSERE COSCIENTE?

Strange lo interpreta come un "sì".
E così, stanno per morire.
Riesce a sentire vagamente il tormento della sofferenza, le urla della carne martoriata del corpo che ora appartiene a Lei. Comprende di essere davvero ridotto male.
Non sa bene come gestire la cosa.
Come si comportano le persone che stanno per morire?
Piangono? Pregano? Implorano?

Ma lui non può piangere, non possiede più un corpo con cui farlo, a causa della sua stessa ingenuità.
Ma lui non può pregare, perchè nessun dio risponderebbe a quel bizzarro postulante.
Ma lui non può implorare, perchè è consapevole che...

L'idea si affaccia nella sua mente, contorta, apparentemente irrealizzabile. No, Durleon non lo risparmierebbe. Ma conosce un'altra persona, un altro essere che, forse, potrebbe trarlo in salvo.

Azure riesce a seguire tutto il suo ragionamento, nonostante dentro di lei crebba un ringhio sordo, un verso ferino che non ha niente di umano.
Lo comprende, nonostante una furia insensata cerchi di impossessarsi di lei, ma non riesce a fermare ciò che Strange ha in mente.

La testa del Vrok ruota lentamente, come se un pessimo burattinaio cerchi di muoverla, ostacolato da fili invisibili.
E, per quanto Azure cerchi di opporsi alla volontà di Strange, non riesce ad impedire che lui controlli il corpo che entrambi dividono.
Perchè lei non è niente, rispetto al Vrok.
E ora lo sanno entrambi.

Il rombo dentro di Azure cresce, si gonfia, come un'onda anomala pronta a infrangersi sulla riva.
La pazzia, il suo vero Io, lotta per uscire.
La testa di Strange finalmente compie il proprio movimento, affinchè sia rivolta, un'ultima volta, verso Easley.
L'inventore, con gli occhi di Azure, osserva ciò che il suo amico è diventato. A quale spaventosa condizione di esistenza l'abbia condotto la rabbia.

Durleon parla, in sottofondo, narrando una storia che non interessa al Vrok. Il Cavaliere parla di spade, di furti, di conti caduti in disgrazia. Ma l'attenzione e gli occhi di Strange sono tutti per il grande paio di ali nere sulla schiena dell'amico, che lo rendono un tremendo angelo, una presenza terrificante, ma l'unica a cui ci si può aggrappare, in quel momento.

Il verso gutturale lotta per uscire, all'interno di Azure, ma solo in quel momento Lei si accorge che il sordo ringhio viene anche dalla grotta stessa, una belva ben più pericolosa di lei. Entrambe tremende fiere, una catturata da un domatore inaspettato, l'altra ancora viva e pronta a dar battaglia.
Tentacoli di oscurità si affollano ai margini della piattaforma, ondeggiando come capelli di Gorgoni, pronti a pietrificare gli avventurieri nel rigor mortis.

E, mentre l'ombra stessa avanza, l'ultimo pensiero cosciente di Strange è rivolto proprio ad Easley, suo amico, compagno ed angelo nero. Viene concepito come un sospiro, una farfalla fragile ed effimera.

Salvaci.

Poi il Vrok si addormenta, cedendo alla fatica.
Cade, in un sonno tutt'altro che fatato, credendo di non uscire mai più a riveder le stelle.

E' troppo. Per Azure è davvero troppo.
Con un brutale sforzo di volontà, recide i fili che Strange - quel patetico ammasso di ingenuità e codardia - ha imposto su di lei.
Le mani, che dapprima sembravano ingessate, ora ritornano sotto il suo controllo, per stringersi immediatamente sul suo capo dolorante. Cerca di comprimere la propria mente, di serrare in essa tutto ciò che preme per uscire fuori.
La pazzia urla, cercando di annegare ogni pensiero di Azure con una marea nera.
La chiave inglese cade a terra con un tonfo che passa inosservato, nel fragore generale.

La grotta ruggisce insieme a lei e, mentre Azure può farlo solo mentalmente, il rombo delle viscere dell'ombra è maestoso e terrificante. Anche Durleon urla, concludendo la sua favola e il sermone che non potrà aiutare nessuno, nella redenzione della propria anima.

Ormai sono dannati tutti, lì, al cospetto di quell'oscurità ribollente, e Azure lo sa. Forse potrebbe impedire di aggiungere altri peccati al già notevole carico che porta con sè, ma non riesce a controllarsi, è come una bestia cieca e sorda, che ascolta solo i propri istinti più bassi.
E la sofferenza che le dilania il corpo e la mente non fa altro che alimentare la sua furia.

Lance di luce sfavillante sorgono dalla tenebra più nera, in un paradosso che non ha e che non vuole un senso. Si gettano, per ghermire i tre avventurieri, in un affondo che lava via ogni cosa. Azure, giunta al limite della sopportazione e non più interessata all'autoconservazione, si limita a guardare un diverso genere di luce, che sorge da chissà dove per cercare anche solo di deviare la lancia diretta verso di lei. L'inaspettato, e non richiesto, aiuto fallisce miseramente e Azure solleva quindi un braccio, per afferrare il colpo diretto verso di lei, pervasa da un folle intento.

TU NON PUOI FERMARMI! IO SONO INVINCIBILE!

Il delirio di una mente deviata, una delle ennesime bugie di Azure, che un momento prima era pronta ad affrontare la fine e ora si dibatte per non cedere all'evidenza.

Ma le chimere che lei stessa si è costruita vengono spazzate via in un colpo solo, da quella lancia arcana.
La sua mano sinistra, la mano dell'inventore e del mostro millenario, quella del costruttore e del demolitore, viene trapassata e si... dissolve.
La mano le viene portata via, cancellandosi e sparendo fra le ombre di quell'antro infernale.
Di quella cripta maledetta.

Per Azure il tempo sembra fermarsi. Un'esplosione di dolore la strazia, facendola cadere in ginocchio. La vista comincia ad annebbiarsi e il fiato si fa corto. L'essere invincibile, il mostro che per mesi ha torturato la mente di Strange, comincia a respirare affannosamente, colto dal panico.

La pazzia sfonda le mura mentali che Azure ha costruito e dilaga, avvolgendo ogni cosa.

Allora sta davvero finendo tutto?

Una luce, diversa da quella che l'ha colpita e diversa anche da quella che ha provato a salvarla, si fa strada nei suoi occhi.

Allora sta davvero finendo tutto?

Una luce fredda, malvagia. In quel momento, Azure compie la sua prima scelta razionale.
Sotto il gelido tocco della pazzia, lei conosce la logica. O almeno, quello che lei chiama logica: la distruzione indiscriminata.
Da sempre è stata costretta ad odiare, perchè lei è questo.
Un essere formato da un odio sconfinato, inacidito da secoli di prigionia.
Ma ora, decide di odiare di sua spontanea volontà.
In punto di morte, rifiuta la redenzione, sputa su tutto ciò che Strange rappresenta.
Lo odia e ora decide di morire.
Non viene sconfitta dalle avversità, no. L'orgoglio le impedisce di arrivarci.
E' lei, che decide di lasciare quel mondo, come ultimo ed estremo atto d'odio verso il Vrok.

E' inconcepibile che lui sia riuscito a sottrarmi il controllo del corpo!

Non le basta più portare un'anima nell'oltretomba, saranno due gli esseri che la dovranno seguire!
Nessuno saprà mai di come lei è stata sconfitta da quel patetico inventore, dal suo cervello pieno di paura e pietà!

Questo segreto morirà con me!

La vista la abbandona, il campo visivo si riempie di macchie danzanti. I muscoli esplodono per il dolore e la fatica.
Ma lei raccoglie la chiave inglese e si lancia di nuovo contro la viva carne del Cavaliere, per colpirlo ancora dove l'incarnato non è stato sostituito dall'esoscheletro metallico.
Non una, ma ben due volte, scagliandosi - per quanto le condizioni ormai proibitive la ostacolino - in quel crudele gesto.
Le mani si stringono sull'acciaio, un ultimo abbraccio con quello strumento da lavoro, mentre tutte le forze che le restano vengono impiegate in quel disperato e patetico attacco.

Mentre si avventa contro Durleon, sente che la vita fugge dal suo corpo.
E lei, mentre l'ombra incombe, finalmente è contenta.

The end?




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso] - Contusioni alla schiena [Danno Basso] - Lacerazioni al Torace [Medio + Basso] - Lacerazione al Ventre [Danno Basso] - Lacerazione al Fianco [Danno Medio+Alto] + Perdita della mano sinistra [Danno Alto]

Svenuto - Danno totale: Critico + Alto + Medio + Basso

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Critico]

Energia: 2% = -10 & -5 | -1 & -10 & -5 & -5 | +10 & -1 & -1 | -40 (20x2) & -10 | - 10 & -10

Armi:
Chiave inglese - A terra
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze dell'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

Se non funziona, dagli un colpo
L'illuminato popolo Vrok ha ben presto accantonato la credenza popolare che dare un colpo ad un congegno malfunzionante porti qualche vantaggio. L'illuminato popolo Vrok, non Strange. Lui è fermamente convinto che ciò possa dare qualche frutto e a tal proposito, con un consumo Medio o Alto può aumentare la propria PeRf rispettivamente di 100 o 200 punti. Il potenziamento tuttavia sparirà alla fine del turno, lasciando il povero Vrok solo davanti ad un cumulo di rottami. Se tutto ciò non dovesse bastare per convincere l'insubordinata invenzione, Strange è anche in grado di potenziare un proprio colpo fisico con un costo Medio, rendendolo un attacco tecnica di eguale potenza.

Se non funziona, dagli un colpo
L'illuminato popolo Vrok ha ben presto accantonato la credenza popolare che dare un colpo ad un congegno malfunzionante porti qualche vantaggio. L'illuminato popolo Vrok, non Strange. Lui è fermamente convinto che ciò possa dare qualche frutto e a tal proposito, con un consumo Medio o Alto può aumentare la propria PeRf rispettivamente di 100 o 200 punti. Il potenziamento tuttavia sparirà alla fine del turno, lasciando il povero Vrok solo davanti ad un cumulo di rottami. Se tutto ciò non dovesse bastare per convincere l'insubordinata invenzione, Strange è anche in grado di potenziare un proprio colpo fisico con un costo Medio, rendendolo un attacco tecnica di eguale potenza.

Note: Eccoci alla fine.
Tralasciando la parte relativa all'interpretazione, abbiamo deciso di agire così: Azure viene difesa parzialmente da Verel, cosa che le permette di non morire. Tuttavia la lancia, che ha potenza ridotta ma non annullata, incontra la sua mano sinistra, cancellandogliela. Azure perde completamente il controllo e, delirando per l'odio inconcepibile che prova verso ogni altro essere, cerca di uccidere Strange, usando tutto ciò che gli rimane contro Durleon. In realtà se non lo massacravamo ... finiva male :v: [sempre che ce la siamo cavata ]
Uso due volte i bracciali della spada, per potenziare i miei attacchi fisici verso la carne di Durleon.
Poi Azure, a cui manca un soffio per morire, cade svenuta.

Legenda:

Pensato Azure - Udibile solo per Strange
Pensato Strange - Udibile solo per Azure



 
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Verel
view post Posted on 18/11/2011, 21:06






In quell'istante, le parole smisero di avere significato.
Ma Verel si chiese se ne avessero mai avuto. Non erano semplicemente suoni, una danza confusa delle labbra per comunicare ciò che non può esser detto? Verel non aveva bisogno delle parole. Così le buttò via, le scartò come si fa col cibo marcio. Si riprese appena da quello sconcerto iniziale, forte di quella sua effimera volontà, precaria eppure indistruttibile. La paragonò all'acqua. Così libera, manipolabile, adattabile, eppure così forte nel suo corso. Prese di nuovo a stare in piedi, anche se il suo volto era una maschera di sangue e stanchezza, ed il suo corpo implorava il riposo. Tremava. I pensieri non si concretizzavano in immagini, solo in un confuso accatastarsi di informazioni che non raggiungeva il ragazzo. Come burattino mosso dal burattinaio, Verel si muoveva ed il suo volto, sotto le ferite ed il sudore, era inespressivo. Il suo sguardo vacuo, guidato solo da una flebile traccia rossastra là dove il cavaliere si ergeva nella sua monumentale statura.
Verel stringeva a sé Narada così come stringeva la sua stessa vita. Ma non riuscì a guardarla, attanagliato dalla colpa di averla uccisa. La mano che la teneva a sé, la sinistra, era scossa da potenti fremiti, incerta se mantenere quella presa o meno, lasciandosi cadere nell'oblio della morte. Metà di quella lama riposava lontana da lui. Fratturata, scagliata lontano, lasciando solo un riflesso di ciò che era nella mano del paladino. E quello non era che uno dei prezzi che aveva pagato: l'altro, il suo arto destro, brutalmente strappato dalla carne, riposava ai piedi di Verel in una pozza di rosso sudiciume. Rosso che sembrava scalare Verel, arrampicarsi su di lui come una pianta rampicante, trasformandolo nella scena di un brutale omicidio, un cadavere ambulante, tenuto da fili che egli stesso stentava a comprendere.
Per quel burattino solo il rimorso nel vedere l'anima della sua migliore compagna ridotta in frantumi.
La sua signora, quella che sempre gli era stata fedele, carezzandolo con il messaggio che portava con sé nei momenti di sconforto, accompagnandolo quando doveva compiere scelte difficili. Era stata sempre lì.
E la aveva amata.

naradaviscere
« The ending »

Wings wouldn't help you
Wings wouldn't help you...down
Down fills the ground, gravity's proud

Aren't we just terrified?

Verel, già dapprima ridotto ad uno straccio, non poté opporre la minima resistenza a ciò che avvenne. Quando Narada incontrò l'indistruttibilità dell'avversario, egli non poté che rimanerne sconcertato, arretrando nel momento in cui i suoi compagni si portavano all'offensiva diretta. Ma poi non si seppe spiegare come fece a sopravvivere. Udì un profondo boato, come un grido di dolore acuto che proveniva dagli abissi più tetri, e vide quel nuovo pericolo avvicinarsi ad ognuno di loro.
Parlò, ma non fu udito.
Urlò, ma non fu udito.
Strange. Quel pazzo uomo. Quando aveva incontrato il suo sguardo poco prima, ci aveva trovato una pozza di odio nero, catrame vischioso ed intoccabile. Poi, di fronte al mostro, lo aveva difeso. Non capì bene perché, ma fu difeso. Forse Strange lo fece per sopravvivere, forse lo fece per salvarlo. Si concedette questo dubbio, mentre si voltava verso di lui, in un attimo che sembrò immobilizzato nel tempo. Dalla sua destra sgorgò quell'ultima, stregua, difesa. Si propagò nello spazio, veloce, un raggio biancastro che per breve illuminò quell'antro. Avrebbe difeso Strange. Lo aveva già visto morire una volta, non lo avrebbe fatto di nuovo. Avrebbe fronteggiato quella tenebra da solo, armato unicamente della propria volontà e del conforto di Narada, ora stretta saldamente con entrambe le mani. Entrambi, spadaccino e spada, probabilmente avevano già capito tutto quanto. Dal momento in cui il cuore del nemico era rimasto illeso, entrambi avevano compreso come sarebbe andata. Un addio, una perdita, una tragedia. Non sapevo dirlo con certezza, eppure ne percepivano la presenza, la sfortuna che guarda dall'alto come un avvoltoio con la sua preda.
Non andarono incontro a quella sfortuna con il sorriso sulle labbra. Non si fecero prendere da sentimentalismi, entrambi volevano sopravvivere. Ma non sarebbe stato possibile. Non in quella situazione.
Così, quando Narada e la lancia oscura si scontrarono, fu deciso.
L'aveva amata. Ora, solo un nudo ricordo di lei rimaneva.
E quel ricordo bruciava. Bruciava come cento soli, riflessi in quel metallo senza più anima.
Bruciava più del dolore di averla persa. Più del dolore di quel braccio mancante, risultato di quello scontro. Se fosse morto lui, lei avrebbe avuto solo pochi graffi. Lui era sopravvissuto, con qualche graffio.
Secondi come minuti. Minuti come ore.
Tutto si perdeva nella tenebra. Nelle viscere. Un calderone di emozioni e suoni, tutti ricaduti senza vita tra le spire oscure, perduti.
I passi di Verel, che si avvicinava al cavaliere, senza sentirne le parole, solo vedendo uno spettro confuso e corrotto.
Il sibilo di quel moncone, che ancora brillava di una qualche luce. Del ricordo di essa, forse.
Non più l'errore sarebbe stato ripetuto. Quel ricordo spezzato sarebbe stato infranto contro ciò che ancora era vulnerabile nel mostro.

E sarebbe crollato a terra, staccato dai fili che lo ancoravano alla realtà, burattino steso tra le tenebre.


Energia: 2% Slot tecnica utilizzati: 2/2
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto+basso, aggravato dalla riesumazione di vecchi ricordi, alto {Psion: critico+basso}
Condizioni: Taglio poco profondo al fianco destro, basso. Squarcio profondo che attraversa il busto, alto+medio. Braccio destro mancante, critico. Incosciente. {Fisico: alto+medio+basso}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità passive:
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.

● Facciata: il libricino si presenta attraverso una ruvida e usurata fodera di cuoio, senza parole dorate o ghirigori che gli fanno da titolo. Del resto, non ha bisogno di un nome vero e proprio. Ma per quanto possa sembrare carta straccia, il diario ha una grossa importanza per il suo scrittore, che lo porta ovunque con sé. Non solo come monito a sé stesso, ma per vera protezione: Verel ha impresso ogni lacrima non versata ed ogni furia non sfogata tra quelle pagine, e non lascerebbe mai che fossero viste da altri. Ecco cosa rappresenta la fodera: la protezione del cuoio, che si scalfisce ma non si spezza, che difende la fragile carta che nasconde. Un simbolo da cui deriva un potere vero. Infatti, spronato a non lasciare mai il quadernino, Verel potrà avvantaggiarsi di uno sconto del 5% di energia su tutte le tecniche puramente difensive, permettendogli di erigere solide mura con meno sforzo.
Abilità attive:
● Sorriso di un bugiardo: Verel è in grado di manipolare l'elemento luce. Questo si manifesterà come un tenue bagliore, che al comando di Verel ed ad un costo variabile di energie prenderà una forma più o meno definita per proteggere il caster o i suoi compari. La forma e la potenza della difesa possono essere decisi al momento dell'utilizzo, ma Verel non potrà controllare la luce se non in diretto contatto con essa, e non potrà estrarla da fonti esterne al suo stesso corpo. (Abilità personale) {Consumo: medio x2 -10%}

● Per i coraggiosi è opportunità: basteranno pochi attimi e la volontà di agire. Anche senza toccare l'incisione, la lama verrà completamente ricoperta dalla luce. Impregnata da questo potere, potrà squarciare qualsiasi oscurità che la circonda, qualsiasi demone, qualsiasi avversario. In questo stato, Narada potrà infliggere un danno medio ad ogni fendente per ben due turni. Contro gli avatar demoniaci questa forza si vedrà duplicata, infliggendo un danno alto, mentre contro gli avatar angelici subirà un calo, infliggendo un danno basso. La tecnica non ha bisogno di nessuna spesa energetica o consumo di slot tecnica per essere attivata, ma potrà essere usata solamente tre volte a giocata. (Pergamena Arma Sacra incastonata) {Utilizzi: 2/3 Turno: 2}

● Fede incrollabile: Sorretto dalla sua fede, il paladino riesce ad ignorare il dolore per le ferite ricevute. Ciò non significa che non provi dolore o che non sia in grado di accorgersi dei danni subiti, solamente che sarà in grado di combattere senza che il dolore lo incapaciti in alcun modo. Questa tecnica permette di muovere arti rotti o danneggiati anche quando è materialmente impossibile il loro funzionamento, ma potrebbe aggravare le ferite delle zone sotto sforzo: costringere il proprio corpo a fare uno scatto di reni nonostante una lacerazione da spada allo stomaco, ad esempio, peggiorerà la ferita in questione.
Non è possibile usare questa pergamena per ignorare i malus di altre tecniche del paladino incentrate sul dolore: se un'abilità del paladino gli permette di sferrare un fendente con proprietà particolari ma autoinfliggendosi una quantità di dolore come malus, allora egli non può usare Fede incrollabile per evitare il malus. La tecnica basa la sua potenza sulla ReC del paladino, invece della PeRf. La tecnica ha una durata di due turni. (Pergamena Fede incrollabile) { Turno: 2}
Riassunto azioni: Scusate l'oscena brevità del post, i tempi stringono. In sostanza, Verel utilizza due consumi medi della sua variabile per difendere parzialmente Strange dal danno, quindi rimane senza difese. Cercando di deviare la lancia, Narada si spezza, ma grazie a questo "sacrificio" l'attacco viene rediretto alla spalla destra. Dunque, viene brutalmente tranciato il braccio destro. Sostenuto da fede incrollabile, ma senza riusce a percepire più nulla del mondo attorno a sé a causa dei danni subiti (il mio non descrivere le parole e le azioni degli altri deriva da questo), e sfruttando arma sacra che ancora ricopre i resti della spada, tenta un ultimo, disperato attacco ad una zona sensibile (questa volta conosce l'indistruttibilità dell'avversario) prima di collassare al suolo al termine del turno, come diretta conseguenza del termine di fede incrollabile.

 
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Caitlin
view post Posted on 18/11/2011, 23:07






Aleijferia.
Quale che sia la storia di questo artefatto, non gli interessa.
È stanco e per quanto non si penta della sua scelta, ora come prima vorrebbe essere solo da una parte.
Un'altra parte, un posto qualunque, purché accanto ad Alyka.
L'intensità delle emozioni che in un periodo così breve l'hanno travolto con la veemenza di un'onda anomala l'ha letteralmente stremato.
Ma se con lui ci fosse la sua rondinella è certo che il dolore e la paura non sarebbero tanto forti.
Il giovane demone si concede il lusso di socchiudere gli occhi e tentare di calmare il respiro.
Di tornare a vedere le cose lucidamente e da un'ottica razionale.
Di riprendere il controllo di sé e tornare padrone di quella pacatezza che ha fatto propria del suo ruolo.
Come paladino, è un suo dovere evitare i colpi di testa, soprattutto innanzi a qualcuno che sente capace di spezzarlo come un fuscello secco.
Eppure, mantenere la calma non è facile, non lo è affatto.
Forse la colpa è del sangue nelle sue vene che caldo pulsa contro le ferite lottando per uscire.
Forse la colpa è del calore, della febbre che sente bruciare dietro le palpebre.
Forse la colpa è del suo cuore che batte tanto forte da sembrare quasi sul punto di esplodere.
Tanto forte da farsi sentire fin nelle orecchie e da gareggiare col ringhio crescente della terra.
Non si pente della curiosità.
Non si pente di aver accompagnato il Vrok in quella cerca, ne è anzi contento in qualche modo.
Per una volta ha seguito, aiutato qualcuno senza esserne minimamente obbligato.
E ora, consapevole di aver fallito negli obiettivi prefissatesi per non rendere vano quel calvario, desidera tornare dalla sua rondinella in cerca dello sparviero.
E dimenticare i pensieri che lo stavano allontanando dalla strada che ha deciso di percorrere.
Riapre gli occhi e quel mondo sotterraneo dotato di vita propria continua a far stridere le sue fauci.
Nella sua testa, Durleon Clecsydre continua a raccontare la sua storia.
Una storia dai toni cupi che lascia affacciare il rimpianto nella voce del Cavaliere e nel suo chinare il capo.
Moriranno tutti.
Morirà Verel, morirà Durleon, morirà lui e moriranno l'inventore sfortunato e la sua metà...
Ed è oltre le spalle coronate da due mezzelune di luce scarlatta, negli occhi di questi ultimi che legge tutto ciò.
Legge la lotta interiore, il contrasto di pensiero tra due entità totalmente differenti innanzi al respiro della Nera Signora.
Dal canto suo, ciò che prova è paura.
Ora sa che c'è stato un tempo nel quale non sembrava aver temuto la morte.
E ancora una volta sa che quel cambiamento è dovuto al cambiamento della sua condizione.
Eppure ora non avrebbe il coraggio di affermare la stupidità dei legami con gli altri.
Istintivamente la sinistra carezza le grandi piume del suo arto gemello, scorre tra i vessilli setosi e stringendovi attorno la mano ne strappa un paio portandole al volto.
Chissà che effetto fanno agli altri le sue ali di angelo nero.
Forse hanno il sapore di un presagio funesto e non trasmettono quel senso di calore e protezione che donano a lui.
Il ringhio si trasforma in un tuono fragoroso mentre filamenti di pura e tangibile oscurità come tentacoli di una gigantesca piovra avvolgono il mondo attorno alla piattaforma.
Spirali d'ombra che si volgono e svolgono frenetiche, come in un sabba di streghe mute e dalle figure evanescenti che danzano sulle note di mille tamburi di guerra.
Non sarebbe strano se da quel groviglio di anime d'ombra dirompesse la furia delle acque del Gorgo, sommergendo e ingoiando quel mondo dal cielo di pietra antracite così simile a quello visto tempo a dietro.
Non sarebbe strano, frase che probabilmente in quelle viscere di demone è sinonimo di "sarebbe a dir poco assurdo".
Dalle tenebre come in una metafora della nascita e della creazione, si delineano tre gemme di pura luce, tre lance che senza emettere un sibilo partono a completare il lavoro di altre gemme della stessa luce.
Istintivamente il Re porta in avanti la mancina, pronto ad afferrare quella a lui diretta come se non fosse stata di luce intangibile e crudele ma di legno e ferro, solida e concreta.
Il bacio della luce arriva prima che sulla pelle agli occhi, niente affatto abituati ad essa.
Li acceca e fa assumere a quella realtà surreale i contorni sfocati di un incubo.
Easley serra la presa della destra sull'elsa dell'Empia e cerca di allontanarsi dalla luce il più possibile, mentre come in una sembianza d'infarto la sinistra di cui si fa scudo inizia a dolere e formicolare al ritmo impossibile del cuore.
E man mano che gli istanti passano, una paura che non pensava di poter provare si fa strada nel suo animo, più prepotente che mai.
Paura alimentata da ciò che poco prima ha letto negli occhi dell'amico, dalle parole del fu uomo e dai pensieri che in quel viaggio lo hanno accompagnato.
Sta per morire, lontano da Alyka che non potrà mai sapere della sua sorte.
Sta per lasciarla senza averle detto propriamente addio, come ha fatto Claymore qualche mese prima.
E per quanto sia consapevole che ciò che la marionetta proverà quando avrà la certezza che il paladino non tornerà da lei, non sarà che un infinitesimale parte di quel che ha sofferto e soffre per il vampiro, questo pensiero da solo è più doloroso della luce che inesorabile sembra tentare di inghiottirlo.
E d'improvviso come tutto è iniziato, finisce.
Le ombre tornano a tingere di tinte pacate quell'anfratto, accompagnate da un silenzio improvviso, percepibile anche in quel luogo privo di suono.
Le iridi smeraldine puntano incredule il vuoto dove un tempo c'era il braccio, soffermandosi sul confine tra carne e vuoto senza però metterlo veramente a fuoco.
Osservano le ombre ricercandone le forme e i colori familiari e il muscolo rimasto nel moncherino si flette in risposta allo spasmo nervoso che un tempo avrebbe avvicinato una mano al corpo.
Non fa male, ma è assurdo, pensa mentre senza nascondere un certo raccapriccio sfiora col polso della destra armata la pelle che richiude l'arto mancante.
L'immagine del ragazzo senza volto, il ricordo di uno sconosciuto che da troppo tempo non è più lui torna alla mente e si sovrappone alla realtà come un velo traslucido.
Se all'epoca fosse stato mancino e non fosse morto, sarebbe quello ciò che sarebbe restato del suo braccio?
Sbuffando scuote la testa, l'accenno di un sorriso sulle labbra, al pensiero che tutto quel rumore si sia risolto in una perdita tanto misera in confronto a quella della vita.
Che sia una reazione dettata dall'adrenalina e dalla mente sull'orlo di una crisi da esaurimento o effettivo sollievo nell'essere ancora vivo, neanche lui ne è certo.
Eppure l'accenno si trasforma in un sorriso flebile della durata di un istante.
Giusto il tempo di ricordarsi che ancora non è finita.
Alza lo sguardo e oltre alla figura imponente del Custode, riverso sulla pietra fredda, vede Strange e poco distante, Verel.
Il filo della lama da lui tanto amata spezzato.
Il cuore, mai realmente fermatosi sembra perdere un paio di battiti e accelerare nuovamente, innanzi a quella scena che sa di già visto.
Ma stavolta è certo che non si tratti di copie.
Stringe Hybris con tutta la forza che ha, al punto di sbiancare le nocche e tremare.
Non sa se sia effettivamente colpa di Durleon, quell'ultimo attacco.
Non sa se sia accaduto anche altro mentre quella luce maledetta si nutriva della sua carne; ma è ciò in cui vuole credere.
In assenza di un colpevole comprovato con cui prendersela, a qualcuno spetterà sempre il ruolo di capro espiatorio.

dis8q

I muscoli si tendono sotto la pelle fino a mettere in risalto i nervi e le vene e le ali sbattono pur senza staccarlo da terra.
Resta una sola possibilità per fare scacco matto, è cosciente di non poter fare più di ciò che sta per fare.
Per sé stesso o per gli altri.
La lama sibila muta nell'aria e impietosa come una condanna, cala due volte là dove alla sua unica zanna scarlatta è consentito di mordere.

Un ultimo battito d'ali e il re si volta e cade in ginocchio innanzi a chi come lui di uomo non ha più molto e che della propria vita ha fatto un voto per proteggere qualcosa.
Eppure nemmeno ora si rende conto di quanto potrebbero ritenersi simili, in realtà.
La testa gli gira e basta poco perché il suo corpo inizi a tremare come una foglia al vento d'autunno.
I muscoli bruciano per lo sforzo a cui fino ad ora sono stati sottoposti e tutto ciò che vorrebbero è che il demone seguisse l'esempio dei compagni di sventura.
Probabilmente sconfitto eppure restio ad arrendersi, punta a terra mano rimanente, la Tracotante ancora impugnata, strusciando le nocche sul suolo ruvido.
Offrendosi nell'atto di adempiere al compito per cui è nato: proteggere.
Uno scudo simbolico ma dalla dubbia utilità per compagni incoscienti, mentre occhi resi ciechi da un velo di lacrime guardano avanti.
Ed in fine è forse giunto l'epilogo.
Che il re avversario sfugga o meno al matto, ai rossi, non restano altre mosse.



esYrb
                     Energia Residua
15%

Condizioni Fisiche
Braccio sinistro mozzato poco sotto alla spalla C.
Ferita da taglio alla spalla destra M.
Ferite da taglio all'ala destra, al fianco sinistro e al lato destro del volto Bx3.
Ferita da taglio al petto 1/2B
[13.5/16]

Condizioni Mentali
Stremato.
[9/16]
Hybris
Impugnata
-mano destra-

Dike
Riposta; colpi: 3/5

Artigli

Forma Demoniaca
ReC175 AeV200
PeRf425 PeRm300 CaeM100
  shTx7

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.
Variabile personale; statistica di riferimento: PeRf
I colpi fisici valgono quanto tecniche pari al consumo speso.
[Mx2]


XeHas
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Di questo post ne sono quasi soddisfatta.
Enjoy! .D
Comunque, a livello tecnico faccio molto poco: mi becco il critico in pieno e attacco con due medi.

Lo so che 6+8 non fa 13.5 ma 14, ma uno dei bassi era diviso tra mano e petto.
Visto che la mano sinistra era attaccata al braccio sinistro che ora non è più attaccato alla spalla sinistra, mi sembrava inutile contarlo ancora :lui:
siamo su Asgradel, dove ci stanno demoni paladini, mezz'elfi spaventati dal buio e dugonghi.
Quindi, la matematica è un'opinione.
Poi, se questo fosse un errore imperdonabile, chiedo umilmente perdono e potete fustigare il mio pg come risarcimento.
*si odono lamentele*

Ad un certo punto dico che "non fa male". La colpa è attribuibile alla dose spropositata di adrenalina in circolo e alla sorpresa, che fanno ignorare momentaneamente il dolore che uno dovrebbe provare.
Ma non sapevo come dirlo xD

Nel post di prima, ho lasciato nello specchietto la dicitura "riposta" sotto a Hybris, in realtà non lo era, è solo l'ennesimo errore mio :lui:
La melodia anche troppo epic per il mio post è To Glory dei Two Steps From Hell


 
 
 
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Worldgorger
view post Posted on 20/11/2011, 22:39




LMAHn
Molto più in basso, nelle Viscere dell'Ombra qualcosa si mosse.
Risvegliandosi dal torpore, i due occhi si aprirono, lampioni gialli nel buio.
Un sorriso, mentre scivolava ancora più in basso -per raggiungere una vecchia amica.
La trovò lì, dove l'aveva lasciata. Si rifiutò di accarezzarla.
« Oh, si, piccoli cavalieri: venite nell'ombra. »

    j u s t i c e i s d o n e »

Le lame si coprirono una con l'altra, il loro baluginare saettante squarciava l'ombra in piccoli singulti -quella stessa ombra che divorando tutto voleva divorare anche loro. Sprazzi rossi di sangue e furia, e il rumore di una campana che suona a morto. Dong! Dong!
Una, dieci, cento volte. Si contano i secondi, i minuti, le ore. Poi si perde il conto, e si iniziano a vivere gli istanti. Viverli tutti, viverli così tanto da poter morire, da desiderare di morire centinaia di volte al giorno -e non morire mai.
La campana suonò l'ultimo rintocco nel momento in cui Easlye, Strange e Verel colpiscono il Cavaliere.
Finalmente, Durleon esplose in un grido di dolore e rabbia. Ma c'era anche soddisfazione.
Qualcosa che non può capire chi non ha mai provato l'immortalità.

Con Verel e Strange a terra, con un Easley malconcio che si ergeva come barriera, gli occhi del Cavaliere si incastrarono in quelli del Re Rosso.
Per un tempo che parve interminabile, il Cavaliere fissò quei tre uomini cocciuti e menomati. Lentissimamente, come se ogni secondo venisse dilatato all'infinito, si privò dell'elmo, rivelando una corta capigliatura castana, e degli occhi giallastri. Degli occhi che avevano sottili pupille nere, verticali. Come quelle di un gatto.
Le labbra del Cavaliere si aprirono, emettendo un verso roco -incomprensibile.
Con la consueta, esasperante lentezza, Durleon Cleycsidre fece alcuni passi indietro, raccogliendo la Skywrack da terra.
La soppesò nella mano, quindi la sollevò puntandola verso il Re Rosso.
« Siete scivolati fino a qui, negandovi la luce del sole. E avete dimostrato il vostro valore. »

Impercettibilmente -ma forse era solo un'impressione di Easley- le labbra si piegarono in un sorriso.
« Avete fatto la vostra scelta: il Destino è segnato. »
E poi, il Re Rosso non vide più nulla.

Ci fu un'esplosione rubizza, stalattini iniziarono a piovere dal soffitto, il rumore era assordante, la campana aveva ripreso a suonare, e gli occhi del Re erano pieni solo di una luce rossa abbacinante, che gli impediva di vedere altro.
Sentì però le parole. Le sentì dentro, e intorno.
« Il mio corpo è in parte fatto di Cheyron -lo stesso materiale che compone la mia spada.
In origine né io né lei eravamo così. L'Aleijferia è stata forgiata con questo metallo magico: indistruttibile, perfino l'energia pura lo ripugna, disperdendosi al suo contatto. C'è solo un modo per distruggerla.
»

Silenzio. Silenzio violentato selvaggiamente.
Gli occhi di Easley si riaprirono, e si accorse che accanto a lui Verel e Strange erano in piedi, svegli. E stranamente in salute.
« E io lo possiedo. Vi ho curati per quanto mi è stato possibile, ma le parti del corpo che avete perduto » scosse la testa lentamente, fissando il vuoto al posto del braccio di Verel « il potere della Spada d'Ombra è troppo per me. »
Socchiuse gli occhi, mentre si voltava, dando le spalle al gruppo.
« E' quasi la mia ora, ma prima ho un'ultima domanda da porvi. »
Per alcuni istanti, il Cavaliere rimase in silenzio, stringendo con forza la Skywrack nella mano destra.
Si voltò infine, avanzando di qualche passo verso Verel.
« Accetti tu la mia spada, la mia missione ed il titolo di Cavaliere del Primo Ordine? »
E attese una risposta.

« Ho già conosciuto la morte, l'ho affrontata e sconfitta, e sono tornato. Essere cavaliere o meno non importa per me, ma se ciò mi darà la forza di combattere il cancro che ha quasi ucciso me e questi due, Strange ed Easley, che io ho condotto qui e che quindi gravano sulla mia responsabilità, allora si. Accetto, anche se mi dovesse costare la vita. »

Durleon, con un movimento secco, si inginocchiò.
Con dignità, con una grazia regale nei movimenti che lo rese più minaccioso e maestoso di quanto non fosse stato fino a quel momento.
La piattaforma perse rapidamente stabilità: crepe enormi andavano aprendosi, la roccia si sfaldava, tutto iniziava a crollare: stavano per essere inghiottiti nell'ombra.
« E' a te che cedo tutto ciò che sono e possiedo: tratta con onore questa lama, e lei ti salverà la vita. »
Mentre ancora era in ginocchio, poggiò la punta sul petto del giovane.
« Da adesso tu sei un Cleycsidre, Custode dell'Accesso e Cavaliere del Primo Ordine. »

Si rimise in piedi, offrendo l'elsa della spada al neo-investito cavaliere.
« Prendila adesso, è tua. E' tempo che io vada -ed anche voi. »

Verel non fece in tempo a prendere l'arma, che già il Cavaliere si incamminava con la sua solita lentezza.
Il suono della campana lo accompagna, nello sfacelo più totale, tutta la Cripta sembrava volersi sgretolare.
E infine non lo videro più: iniziò a cadere, e continuò per un tempo indefinibile.

Ma nelle Viscere dell'Ombra, oltre l'abisso, dove non c'è più forma e ragione,
scintillò il suo sorriso.
« Finalmente libero... »

anche se qualcuno, molto lontano, in un castello o in una casa, da qualche parte nel Multiverso, si stava già preoccupando della sua sorte.
« ...finalment-- »
Questa però è un'altra storia.

La vostra deve ancora continuare.


Note del Quest MasterSignori e signorina, ho il piacere di annunciare che la quest è effettivamente arrivata ad una felice conclusione -a breve il mio collega posterà un breve epilogo.
Durleon ha apprezzato la risolutezza del terzetto, e il danno Mortale provocatogli ha dato come conseguenza l'annullamento della tecnica tabula rasa. Le energie sono state utilizzate per restaurare la forma fisica del Cavaliere -in parte- e per curare voi. Difatti, voi tre siete assolutamente illesi -salvo le menomazioni causate dall'Aleijferia, che sono permanenti, e tutti e tre con il 20% di energia -condizione che vi accompagnerà nella prossima quest del Side Event.

Non sto qui a riassumervi tutte le informazioni che Durleon vi ha dato in questo post e nel precedente. Mi limito a certificare che la Skywrack è stata assegnata a Verel; si tratta di un artefatto che -per il momento- sarà utilizzabile ESCLUSIVAMENTE all'interno del Side Event. Con la Skywrack Verel ha ereditato da Durleon anche il cognome e il titolo di Cavaliere del Primo Ordine. Il cognome non è necessario che compaia in scheda -la skywrack invece sì.
In uno spoiler sotto questa finestra riassuntiva verrà postato il codice della spada da aggiungere in scheda. Considerata la creazione dell'arma, si prega di mantenere il layout originale (che non fa poi così schifo, su -l'immagine andrà in re-store giorno 29, niente paura).

Detto ciò, non posso che ringraziarvi e complimentarvi con voi. Colgo l'occasione per ringraziare Maionese per la splendida e proficua collaborazione.
Spero che vi siate divertiti a giocare come mi sono divertito io a torturarvi. E con questo, passo la palla al collega, per la chiusura effettiva.
Alla prossima! :v:

« S K Y W R A C K »
. dove c'è molta luce, l'ombra è più nera .

Inizialmente, la Skywrack era stata forgiata con metallo elfico dal Gran Maestro del Primo Ordine, nell'Overworld, e dotata di poteri straordinari. Creata per fare da contraltare all'Alejferia, venne dotata dell'unico potere in grado di sconfiggere e distruggere quell'artefatto infernale. Tuttavia, il Gran Maestro si rifiutò di dotare la Skywrack di una volontà propria, poiché era intimamente convinto di come gli oggetti senzienti, se dotati di poteri tanto elevati, finissero sempre con il plagiare i loro proprietari.
L'arma venne affidata al migliore fra i Cavalieri del Primo Ordine, Durleon Cleycsidre: a lui, insieme alla lama, veniva affidato il compito di rintracciare la Cripta del Visconte d'Ombra, all'interno della quale era nascosta l'Alejferia, e quindi di distruggerla. Il Cavaliere si gettò nell'impresa con il coraggio e la determinazione che sempre l'aveva caratterizzato, ma ben presto scoprì come i poteri dell'arma del Primo Flagello andassero ben oltre le previsioni del Gran Maestro: l'arma, forte della propria volontà, era riuscita a corrompere non solo il Visconte, ma l'intera cripta, sfaldandola e ricostruendone gli interni con lo stesso materiale con cui l'Alejferia era stata forgiata, un metallo magico, assolutamente indistruttibile, una lega di damasco e vibranio cui è stata aggiunta -alla forgiatura- il sangue delle Vergini Elfiche: il Cheyron.
Durleon penetrò nella Cripta, ma quando ormai mancava poco al ritrovamento dell'Alejferia, il Visconte d'Ombra apparve, e grazie ai poteri donatigli dall'artefatto riuscì ad avere ragione del Cavaliere. Questi, incapace di tornare indietro, subita la Maledizione del Visconte, fu relegato nel Secondo Livello della Cripta, come monito a quegli incauti che avrebbero cercato di recuperare l'artefatto infernale.
La Skywrack rimase nelle mani del Cavaliere, che giurò di consegnarla nelle mani di chi sarebbe stato in grado di compiere l'impresa che l'aveva trascinato al fallimento.
Avrebbe donato la Skywrack a chi si sarebbe battuto per distruggere l'Alejferia.


logoprimoordine
IL CODICE DEI CAVALIERI DEL PRIMO ORDINE
L'arma, per quanto non dotata di una propria volontà senziente, è stata dotata di una volontà latente, ovvero di una volontà capace di risvegliarsi solo ed esclusivamente in determinati casi, casi che vengano contemplati dal Codice dei Cavalieri del Primo Ordine, così da impedire che quest'arma venisse utilizzata solo per fini che collimassero con quelli dell'Ordine. Il Codice, per i membri dell'Ordine, era cosa sacra e assolutamente inscindibile. Chiunque avesse ottenuto questa spada, di conseguenza avrebbe ottenuto il titolo di Cavaliere dell'Ordine, divenendo automaticamente soggetto al Codice.

I :: Conosci te stesso
Conoscere sé stessi è la cosa più importante: indagare i propri sogni, i propri misteri, la propria ragione di vita. Perché solo conoscendo la propria ragione di vita è possibile immolare la propria esistenza per un bene superiore. Conoscere sé stessi, e impedire che gli altri indaghino riguardo la nostra natura, non lasciare a terzi la possibilità di snaturare il nostro animo. Quando il possessore impugna la Skywrack, diviene automaticamente immune da qualsiasi abilità passiva di influenza psionica.

II :: Conosci gli altri
Conoscere gli altri è cosa altrettanto importante che conoscere sé stessi: se è vero che ogni uomo è un'isola, non è meno vero che ognuno ha un suo istmo. Ma non è possibile -specie in questi tempi- riporre cieca fiducia negli altri, pertanto sarà la luce della verità a illuminarli agli occhi del vero Cavaliere. Occupando uno slot tecnica ed utilizzando un consumo Nullo, il possessore potrà svelare l'allineamento e la vera natura del suo interlocutore. Per poter utilizzare il potere bisogna sfoderare la Skywrack; il potere funziona su una sola persona per volta.

III :: Padrone della spada, padrone del destino
Il titolo di Cavaliere è legato alla Spada che l'Ordine dona ai suoi accoliti. Chi perde la spada, perde il titolo. Chi riceve la spada, riceve il titolo. Eppure queste sono armi sacre: possono essere cedute a chi si dimostra realmente meritevole, ma non possono in nessun caso essere vendute. Se qualcuno provasse a vendere quest'arma, tutti i poteri sopiti si risveglierebbero insieme per ucciderlo, e mondare così il suo orrendo peccato d'empietà.
Malus: l'arma non può essere venduta.

IV :: La spada è il tuo onore
Un vero Cavaliere non sfodera mai la sua arma senza motivo, il suo senso di giustizia non tollera vedere senza motivo un'arma a nudo. Inoltre, l'arma che l'Ordine fornisce al Cavaliere simboleggia la sua rettitudine e la sua dedizione assoluta all'Ordine, che viene prima di ogni altra cosa. L'arma quindi può essere utilizzata esclusivamente per fare tutto il bene possibile e solo il male necessario.
Malus: l'arma può essere utilizzata solo contro avversari di allineamento Caotico e/o Malvagio, mai contro Neutrali puri o personaggi di allineamento Legale. Inoltre, l'arma non va estratta senza motivo, e una volta estratta è necessario utilizzare i suoi poteri per un consumo complessivo di energie pari ad Alto. Qualora venisse rinfoderata prima, il possessore subirebbe un danno Psionico non riducibile di potenza pari ad Alto.


I POTERI DELLA SKYWRACK
I poteri conferiti all'arma, inizialmente, erano stati scelti per adattarsi allo stile di combattimento del Cavaliere. Tuttavia, la lunga permanenza all'interno della Cripta non ha portato alla corruzione del solo Cavaliere: anche l'arma è stata corrotta dall'Alejferia, acquisendo così poteri che entrano in conflitto con la stessa natura della Skywrack, rendendola un'arma di luce ed ombra.
skywrack
Nel Regno del Buio, Io sarò Indistruttibile
L'azione corruttrice dell'Alejferia ha conferito alla Skyewrack una nuova costituzione, rendendola composta di quello stesso Cheyron che costituisce l'Artefatto Infernale. Questo da una parte ha reso l'arma impossibile da impugnare da parte di Paladini e Avatar Angelici, ma ne ha anche annullato i particolari poteri che la rendevano particolarmente pericolosa nei confronti di Negromanti ed Avatar Demoniaci. Tutto sommato, però, sono minuzie, in confronto alla capacità intrinseca nello stesso Cheyron: l'assoluta ed incontrovertibile indistruttibilità dell'arma.

Nel Regno del Buio, Io taglierò le Tenebre
Nessuno meglio di chi ha vissuto per anni nelle tenebre è in grado di capire quale enorme problema sia l'oscurità. Proprio perché la Skywrack doveva seguire il Cavaliere nelle viscere della terra, il Gran Maestro la dotò di questo particolare potere: spendendo un consumo pari a Basso, sarà possibile risvegliare il potere dell'arma, che brillerà di luce propria in grado di squarciare le tenebre (siano queste reali o artificiali), e illuminare la strada del possessore. Il costo del potere -la cui durata è di due turni- è Medio, per una potenza pari a un basso per turno.

La Terra Io invoco, dalle Viscere dell'Ombra
L'utilizzatore è costretto a trovare in brevissimo tempo la concentrazione necessaria a questo colpo; la mente deve essere libera da ogni impedimento e concentrata totalmente sull'attuazione dell'assalto, che deve essere l'unico pensiero dell'utilizzatore. Utilizzando due slot tecnica, e rendendo questo colpo l'unica azione del turno, l'utilizzatore ottiene il diritto, spendendo un consumo pari a Alto, di sferrare un fendente di spada, dall'alto verso il basso, di potenza pari a Critico. Per ottenere questa capacità d'impatto, tuttavia, l'utilizzatore è costretto a pagare l'obolo di una ferita di livello Alto localizzata nell'arto che impugna la Skywrack.

L'Acqua Nera Io invoco, dalle Viscere dell'Ombra
Nulla è più sfuggente dell'acqua. Proprio come l'acqua si comportano i flussi energetici, che si muovono e possono essere toccati, ma sono in grado di cambiare repentinamente forma, e sparire, rappresentando uno dei massimi pericoli. Incanalando una moderata quantità d'energia nell'arma, pari ad un consumo Medio, l'utilizzatore potrà vedere la lama accendersi di sfumature nerastre, che renderanno quell'arma in grado di tagliare le forme energetiche come se avessero un corpo solido.

L'Aria Putrida Io invoco, dalle Viscere dell'Ombra
Più impalpabile dell'acqua, è l'aria. Questa è un'abilità utilizzabile solo nel momento in cui l'arma viene estratta per la prima volta nel corso di un duello/quest. L'utilizzatore estraendo la spada dal fodero senza farla strisciare contro i bordi del medesimo, crea un risucchio d'aria verso l'interno della guaina dell'arma, che viene proiettato contro l'avversario sotto forma di un proiettile semi-invisibile di aria ipercompressa. Il proiettile ha la velocità di un colpo di pistola e un diametro di colpo di un paio di centimetri massimo, ma è dotato di una violentissima capacità perforante. Il colpo in sè non sarebbe visibile, in quanto formato di aria, ma assumendo la velocità di un proiettile lo spostamento d'aria si renderà appena percettibile alla vista dell'avversario come una deformazione dell'atmosfera. La gittata massima del colpo è di dieci metri, ed il consumo di energie richiesto per l'utilizzo è pari a Medio.

La Folgore Bianca Io invoco, per distruggere le Viscere dell'Ombra
Il potere finale, quello che il Gran Maestro aveva inizialmente generato per permettere alla Skywrack di distruggere l'Aleijferia; fondamentalmente, si tratta del motivo portante dell'arma stessa. L'utilizzatore, pagando un consumo pari a Critico, ottiene la capacità di effettuare un fendente di spada velocissimo. Lo spostamento di materia che si genera crea una fendente invisibile che si trasporta nell'aria, appena visibile come una deformazione dell'atmosfera. Il risultato è ovviamente di una potenza imponderabile, e pochissimi possono vantarsi di essere sopravvissuti alla Folgore Bianca, poiché si dice che sia in grado di tagliare letteralmente qualsiasi cosa. La lunghezza massima della proiezione invisibile è di cinque metri.
 
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view post Posted on 20/11/2011, 22:44
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La piattaforma iniziò a tremare. Per i tre avventurieri i guai non erano ancora finiti; in realtà, erano appena cominciati.
D'improvviso la forza che prima sostava a sorreggere il pavimento di roccia insieme ad Easley, Verel e Strange venne a mancare:
e la terra venne loro a mancare da sotto i piedi, spingendoli a precipitare in un buio sempre più profondo. Sempre più nero.
Chi era sveglio avrebbe constatato che scendere era l'unica via per proseguire;
chi non lo era, non avrebbe avuto scelta se non continuare a precipitare, precipitare, precipitare...
E alla fine un tonfo: nuova terra da calpestare, ma nessuna luce per poter vedere.



Note del Co-Quest MasterBene, ragazzi, con questo post possiamo dire ufficialmente conclusa la prima parte del Side Event. Da parte mia vi faccio i miei complimenti: la quest è andata bene come raramente le quest vanno. Siete un gruppo affiatato e avete saputo organizzare buone strategie senza mai sforare di sportività, e -con qualche sacrificio- siete giunti alla fine di una quest di una difficoltà non indifferente.
Veniamo ai giudizi singoli:

Verel, tu inizi bene la prima parte della quest e poi finisci per essere poco incisivo nello scontro, benché la tua azione di supporto sia stata indubbiamente importantissima; hai involontariamente assunto il ruolo della "mente" del gruppo, in un certo senso.
Guadagni 900G e una meritatissima promozione ad energia Verde. Rinnovo i miei complimenti.

Savior, tu ti sei comportato bene durante tutta la quest, ma non ti sei mai messo particolarmente in mostra. Durante il combattimento riesci certamente a ferire il cavaliere, ma è da sottolineare come Verel abbia dovuto difenderti ben due volte.
700G

Caitlin, Caitlin, Caitlin. Io e Apo ripetuto durante tutta la quest che i ritardi sarebbero stati penalizzati, e così faremo; però è un vero peccato, perché ti sei dimostrata indubbiamente la migliore del gruppo, adottando una strategia efficacissima in combattimento. Attenta perché in certi frangenti divaghi troppo sul passato e arrivi a perderti; cerca di concentrarti sul presente.
800G.

Io e Apo ci becchiamo rispettivamente 800G e 1000G per il lavoro svolto; spero che la quest vi sia piaciuta, alla prossima!
 
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