Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Amber Coast - Preludio al Capitolo III, Non gli era rimasto niente

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view post Posted on 19/3/2012, 19:59
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Maestro
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Gran Palazzo di Desmonea
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Sera



Nel cielo brillavano lampi tonanti, illuminando la coltre scura che si poneva innanzi alle finestre bagnate dalla pioggia. Ad ogni tuono un sussulto scuoteva l'animo dell'anziano arcigno, che fissava la sua città bagnarsi di un male che sapeva avergli cagionato lui, ma di cui ora non sapeva come liberarsi. L'uomo si morse il labbro per quel pensiero appena accennato, sollevandosi attentamente gli occhialetti unti e rischiarandosi la voce, come se quel moto di coscienza fosse stato causato da un attimo di debolezza del suo sguardo o del suo pensiero. Sarebbe morto piuttosto che ammetterlo, per questo batté un pugno contro la parete, sperando di scacciare via ogni colpa. Non era colpa sua: era stato semplicemente ingannato.
Non era finito tutto per colpa sua. Non lo avrebbe ammesso mai.

« Mio Lord... » un garzone dai capelli grigi e l'aria stanca entrò a passo lento nello studio, poggiando le scarpe di cuoio bagnate sul tappetto pregiato che si stendeva lungo il pavimento, circondato dagli arazzi e dai pregiati mobili d'oriente. « ...mi perdoni le mie condizioni, ma il diluvio mi ha colto di sorpresa e... » farfugliò l'uomo, facendo scivolare la mano sopra il pastrano unto, come se sarebbe bastato ad asciugarlo. « Davvero mi perdoni... »

« Piantala idiota - » l'uomo rispose stizzito, gracchiando con una voce più acuta del solito, come se non emettesse suoni da ore « ho ancora abbastanza soldi per ricomprarmelo, quel tappeto! » gracchiò ancora.
« Piuttosto, dimmi cosa vuoi... ». Fece pochi passi, avvicinando il naso adunco vicino alla luce della candela « Sei venuto a dirmi che il consiglio si è appena riunito...? ». Il garzone sussultò alla notizia, allargando gli occhi e stranendosi visibilmente. L'anziano rimase immobile, fissandone lo sguardo: quella sua reazione gli diede già molte risposte. « Ti stupisci, Robert...? Conto ancora qualcosa: posso ancora sapere quando si riunisce il mio consiglio...»

Non c'era bisogno di farsi illusioni. Lord Arlord poteva dirsi un vecchio avido e corrotto, ma quantomeno non un politico ingenuo. Il prezzo di accordarsi con la Croce erano state numerose nomine: nomine nei punti strategici, che gli avrebbero garantito il potere a fronte di un rinnovato consenso popolare, ripromettendosi, così, di riprendere le redini quanto prima, non appena il danaro ed i risultati gli avessero dato tanto peso da rimanere Governatore senza farsi agio delle macchinazioni di quella gente. Eppure, tutto era precipitato: la Croce aveva stroncato ogni opposizione, così come anche la sua. Inoltre, il Gran Maestro era scomparso da una settimana quasi - ed ogni suo interlocutore pareva essere andato via con lui. La Croce aveva stretto la morsa, per qualche motivo: non gli aveva concesso più trattative nell'arco di pochi giorni. Era tutto precipitato. Non partecipava più nemmeno ai consigli cittadini.

« Robert » il Lord si sedette, apparentemente esausto. La voce si fece più profonda, meno racchiusa in una stretta di avido dissapore, bensì più rassegnata. « Da quanto sei al mio servizio? ». L'uomo emise un fiato: capì che non avrebbe potuto più mentire. D'altronde, poco c'era da perdere: innanzi a se aveva un uomo finito. « Quindici anni, signore... ».
Lord Arlord sorrise appena, rivelando pochi denti marci. « Puoi dirmelo, quindi: cosa ti hanno promesso? ».
L'altro uomo fece qualche passo e si sedette a sua volta, fissando il suo Lord negli occhi. Non gli avrebbe mentito, non più. « Una villa fuori città... e la protezione per la mia famiglia » concluse, abbassando lo sguardo.
« Doni preziosi, visti i tempi: sopratutto il secondo. »

« Si sono presi tutto - ed io gli ho lasciati fare. Sono caduto nella loro rete... » il commento amaro suscitò un tuono fuori alla finestra, ed il bagliore fu tanto potente che perfino la fiamma della candela sussultò per il tremore del vetro. « Ora il Gran Maestro è fuori chissà dove, ben cosciente che sono una marionetta nelle sue mani. ». Robert infilò una mano nei pantaloni ancora umidi e ne tirò fuori un rotolo di pergamena avvolto nel cuoio: la aprì con cura, fissandola attentamente. Poi, decise che non si sarebbe stato bisogno di alcun proclama solenne: le diede uno sguardo e si limitò a poche battute. « Chiusura totale del porto. Schieramento totale della marina con una rotta precisa, in direzione Sud-Ovest. Sono questi gli ordini del consiglio, mio Lord ».

« Dove dovei mandarli, di grazia? » Arlord rimase perso, fissando il vuoto per qualche istante: poi, si scosse « Non saprei, mio Lord... » rispose Robert, perplesso « ...che io sappia non c'è niente lì... ». Arlord emise uno sbuffo divertito, accomodandosi ulteriormente sulla poltrona, a peso morto. « Nulla a parte il tesoro, forse... » sussurrò, divertito. Che ci credesse o meno, non gli suscitava alcun appetito il mistero della scoperta, anzi il nuovo ruolo pareva divorargli quel poco d'amore per la vita che ancora conservava. Poi, il Lord aprì un cassetto, tirandovi fuori una pistola a canna corta, colpo singolo, lucente di pregiato acciaio. La fissò rapito, quasi rappresentasse la soluzione ad ogni suo problema: « Basterebbe un colpo solo - per finire tutto. Sarei un uomo libero, mi servirebbe soltanto un poco di onore da difendere... »

Robert non si scompose. Lo fissò perplesso, ma fiero: aveva servito per anni il potere degli Arlord e quella era la prima frase leale e degna dei suoi avi che gli avesse mai sentito dire. In città, invero, era soltanto uno schiavo della Croce: nessuno avrebbe più creduto in lui, ormai. Quel gesto avrebbe rappresentato il suo rifiuto a quel sistema gretto, che aveva divorato lui e tutta Desmonea. Invero, non fu così.

« Avvisa i miei ammiragli: velieri pronti, si parte domani. »
Un tuono più potente degli altri rimbombò nella stanza, facendo spegnere la fiamma della candela. Arlord fissò il vuoto, quasi senza pensare a ciò che aveva ordinato: seguire i fuggitivi, inseguire le volontà della Croce ed asservirsi definitivamente a loro. Eseguiva un ordine, forse il primo di molti altri. Robert, di risposta, non parlò: accennò soltanto un inchino, abbassando lo sguardo, ben sapendo che il Lord non l'avrebbe visto, anche se poco gli importava. Camminò rapido verso la porta, seguendo i propri passi senza voltarsi più. Aveva visto quell'uomo sorgere, un giorno, come un dio sulla sua città: ora l'aveva visto cadere definitivamente, violarsi per l'ultima volta. Aveva perduto il consenso, prima del proprio potere. Ora, pareva non essergli rimasto nemmeno l'onore per rifiutare quell'ultimo ordine balordo.
Non gli era rimasto niente.

 
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