Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Faustus' Dream ~ La mano del destino

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Lenny.
view post Posted on 11/1/2012, 17:49




Faustus' Dream ~ la mano del destino
IV - Cani da guardia


Il vento sibilava con rabbia.
La strada principale di Dorham era ridotta ad un vicolo di macerie, corpi e parti di corpi. Ogni tanto qualche grido disperato squarciava il silenzio, e più di un curioso trovò il coraggio di affacciarsi dall'uscio di casa, per controllare cosa fosse successo.
Montag de Villers condusse i suoi tredici uomini (o meglio, dodici più Makoved) e i quattro sopravvissuti della Virago lungo la via, diretto al portale nord della fortezza.
«Gefferen sta radunando gli uomini, signore. Non tarderanno a raggiungerci. »
Hilsa Makoved marciava al suo fianco. Unica donna tra quasi venti uomini. Oltre alla chierichetta di sciqualcosa, Hilsa non ricordava. Se quella ragazzina stramba aveva intenzione di crepare, chi era lei per fermarla?
«Perfetto. » rispose l'orso di ferro «Qualsiasi cosa si nasconda lì dentro, ha le ore contate. »
Il suo sguardo salì alla cima del torrione nord, al vessillo rosso come sangue. Teschio scarnificato con ali piumate ai lati del cranio, tutto su sfondo cremisi. Strano, dopo tutti quegli anni di carriera non riusciva a ricordare alcuna fazione militare con un emblema del genere.

Un lampo nel cielo illuminò qualcuno accanto al vessillo. Una solitaria sagoma nera appoggiata ad un bastone da passeggio.
Con lo sguardo fisso su di loro. Su tutti loro.
Chi incrociò quello sguardo sentì un brivido lungo come l'apocalisse percorrergli la schiena, gelargli le ossa, prosciugargli lo spirito.
poi il bagliore nel cielo scomparve, lasciando posto al rombare del tuono.
La sagoma nera era scomparsa.

_______

Oltre i cancelli d'ingresso, strutture deformi dominavano il cortile interno di Rottenhaz. Catapulte, balliste, porcospini, pezzi d'artiglieria da dodici, e da ventiquattro libbre. E ancora più lontano stalle, alloggi, magazzini per arsenali e polvere nera. Roba per mantenere un intero plotone.
Eppure la fortezza abitata solo dal silenzio.
L'aria del cortile interno di Rottenhaz era opaca. Correnti di nebbia scura, volute evanescenti frantumate simili a spettri rendevano difficile la vista vicina, impossibile quella lontana.
Una foschia gelida e oscura emanata direttamente dal lastrico roccioso.
« Non è nebbia normale, questa.. » Borbottò l'uomo-donna Hilsa, che qualcosa ne sapeva dei soliti fenomeni atmosferici. E di magia occulta. « ..avanzate due per volta, senza perdere di vista chi vi sta davanti. »

Qualcosa disturbò la foschia. Non era il vento, non erano gli spettri. Era il furore primevo dell'orda.
Nella penombra del cortile era possibile distinguere forme muoversi tra le piazzeforti d'armi. Zampe massicce, fauci spalancate, zanne come rostri, bava viscida colante dalla bocca. E un aspetto rivoltante, demoniaco.
Roba grossa, forse centocinquanta libbre di rabbia famelica. Mastini dispersi da chissà dove, sopravissuti a chissà cosa. In un tempo dimenticato erano stati belve, nel tempo degli uomini erano diventati sentinelle. Nel tempo di Rottenhaz, erano divenuti mostri.

Erano in nove, a sbranare i resti di alcune carcasse, i musi affondati direttamente nelle casse toraciche. Uno strappò addirittura un braccio con un morso. Dalla spalla. Era ancora possibile distinguere le fattezze di uomini, in quei cadaveri, probabilmente alcuni dei curiosi di Dorham. Troppo curiosi, quest'ultima volta.
Dopo qualche secondo uno dei cani-mostri fiutò qualcosa nell'aria. Si voltò verso gli intrusi, prendendo a ringhiare. Immediatamente, gli altri otto persero interesse per la propria cena. Avanzarono verso la carne fresca, la carne ancora viva.
Per ora.
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«Armi in pugno! » Abbaiò Montag, portando la mancina sull'elsa dell'alabarda. I cani-mostri si avventavano a fauci spalancate, e uno solo di quelli era grosso quasi quanto lui.
« Non saranno due cucciolotti a fermarci. »



QM POINT: Come avrete capito, l'uomo che per un istante vi fissa dalla cima di Rottenhaz è Viktor, che possiede il potere dell'ubiquità all'interno della fortezza (utilizzabile solo gdristicamente). Per chi di voi lo riconoscesse per una ruolata precedente *fissa Apocryphe e Name_less* vale la mia passiva sottostante.
CITAZIONE
Byl jednou jeden netvor bez jména
C’era una volta un mostro senza nome
Delle persone senza nome nessuno si ricorda, perché non c’è un nome a cui ricollegare le loro sembianze e perché gli umani ricordano solamente i nomi. Per questo più un’entità è malvagia più non ha bisogno di un nome, che la renderebbe solo riconoscibile dalle proprie prede. Per secoli, forse millenni, la creatura d’ombra non ne ha sentito la necessità, anzi ha aborrito e riso di ogni nome che le venisse assegnato.
Così anche il possessore del bastone in cui la sua anima è rinchiusa godrà della straordinaria proprietà di ogni creatura dell’ombra: non appena il suo interlocutore l‘avrà perso di vista ne dimenticherà inevitabilmente il nome, ricordandolo solo come l’uomo dall’elegante bastone. L’unico modo di dissolvere questo effetto sarà la volontà stessa del possessore di essere rimembrato.
{Passiva - Completo oblio del vero nome del Beccaio, a meno che non sia quest'ultimo a voler essere rammentato. }

Vi trovate nel cortile interno, ad una trentina di metri dall'entrata del torrione. La zona è circolare, e completamente ricoperta da una nebbia scura che riduce tutto in penombra e vi permette di vedere solo a pochi metri dalla vostra postazione. Inoltre diminuisce di 50 punti tutti i vostri ReC. Per dissolverla serve un forte spostamento d'aria.

I cani-mostri che vi attaccano sono nove, ma voi dovrete affrontarne solo sette, lasciandone uno a Montag e uno a Makoved. Infatti potrete pngizzare liberamente gli altri undici soldati, trattandoli come energie bianche di classe guerriero/ladro, pericolosità F.

I sette cani vanno affrontati in un solo giro autoconclusivo, e trattati da energie gialle, pericolosità D. Possiedono una abilità passiva di resistenza al dolore e una di sensi sviluppati. (dopotutto sono entrati a Rottenhaz da poco tempo, non si sono ancora trasformati completamente)
Fatemi vedere come ve la cavate, e non fate erroracci o peggio per i vostri pg :8D:

6 giorni di tempo per postare, turni liberi. Fisso la scadenza per le 11.30 di martedì 17 Gennaio.
 
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view post Posted on 12/1/2012, 17:59

~ A Red Soul
···

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Il massiccio mercenario poteva anche definirli "due cucciolotti" con spavalderia, ma quello che avevano davanti era ben altro.
Affidatasi alle Discipline di Vera Vista per superare la pesante coltre di nebbia, Motoko distinse perfettamente le auree spirituali contaminate e intrise di buio di
quelle creature che un tempo erano stati cani. Strinse i denti e si mise in attesa, mentre percepiva alla sua destra gli uomini che si avvicinavano mantenendosi pronti armi
in pugno. Inizialmente pensò di colpirne uno con un colpo secco e preciso, mantenendolo a distanza dove le sue zanne ed i suoi artigli non potevano nuocere.
Poi però il suo viso si illuminò di stupore, quando attraversi i flussi della reishi ed energia negativa che pervadeva le belve intravide un bagliore.

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« No!! Quei cani... »
Non riuscì a finire la frase, né a gridare un avvertimento. Latrando con foga bestiale, le belve attaccarono il gruppo, avventandosi sugli intrusi con le fauci grondanti schiuma rossa. Uno dei mercenari avanzò spada in pugno, preparandosi al confronto. Era sicuro di se, rassicurato dalla presenza del suo condottiero e dei suoi compagni, ma la nebbia gli impediva di vedere più di poche ombre indistinte, e la scelta di tentare di squartare la bestia durante il balzo gli sarebbe costata la vita. Motoko sapeva di dover fare qualcosa ad ogni costo, ma al contempo aveva realizzato che cosa era successo a quei poveri cani. Esitò per un istante di troppo, e quell'errore rischiò di costarle caro. Quando si risolse, più per un folle impulso che per premeditazione, la belva stava già saltando per squarciare la gola del mercenario.

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« Ahi!! »
Aveva chiuso gli occhi, ponendo istintivamente il braccio davanti al viso per proteggerlo. Il tempo riprese a scorrere normalmente incitato dal dolore lancinante, ma contro ogni aspettativa Motoko Aoyama sorrise sollevata alla vista di quelle fauci che le premevano nelle carni come rostri crudeli di un torturatore.
« Tu sei completamente pazza!! » Gli gridò addosso l'uomo alle sue spalle, e per lei fu impossibile reprimere un sorriso in risposta. Anche se non poteva vederla, percepiva per istinto la spada bastarda dell'uomo della falange che si era arrestata appena a pochi centimetri dalla sua testa. Nel tentativo di tenere a bada la bestia il guerriero aveva rischiato di ucciderla, e al contempo lei nel tentativo di fare scudo all'uomo e salvare l'animale si era ritrovata le zanne mostruose della creatura infisse nel braccio. La bestia emise un basso ringhio e fece per strattonare con foga, mentre il mercenario, con un compagno giunto in soccorso, estraeva i coltelli e si preparavano a farlo a pezzi prima che Motoko ci rimettesse il braccio..

« Aspettate. »
I due mercenari si bloccarono sul posto, rispondendo all'impulso che veniva loro naturale di reagire agli ordini. La battaglia stava scemando velocemente, i cani venivano abbattuti uno ad uno, le loro auree si spegnevano nella nebbia come candele fioche che venivano estinte. Chiunque avesse attirato quelle povere bestie in quel maniero stregato, costringendoli a respirare il miasma demoniaco che impregnava il luogo, doveva pagare anche per questo.

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« Ma che brava spadaccina che sono, non riesco neanche a prendere in mano la spada. »
Il cane rinserrò le fauci, ringhiando piano. Il dolore era atroce.
« Provi rabbia, eh? Beh, allora vendicati, ma non su di noi.
Se adesso ti uccido diventerai un inugami, e finirai con l'infliggere dolore a chi non c'entra niente.
Mi fai male, sai?? Fa talmente male che ho voglia di piangere. Però, beh...
»
Mise mano alla spada. Ci fu un suono secco, e pochi centimetri di acciaio vennero rivelati.
« A questo punto non ci penso proprio ad ammazzare un povero cane! »

Ci fu un lampo. Un flash di luce bianca, che trapassò l'animale come uno strale, scagliandolo lontano da Motoko.
La bestia guaì terrorizzata e rimase per un lungo attimo sospesa in aria, prima di ricadere rovinosamente a terra.
L'elsa della spada di Motoko, prima immacolata, aveva su di se una vistosa chiazza di sangue, il suo.
Stava rinfoderando l'arma sebbene nessuno dei presenti l'avesse vista estrarla dal suo fodero.

« Samidarekiri ni-no-tachi, Il Magnanimo Giudizio della Spada. »
Con un guaito, il cane si rialzò da terra, miracolosamente illeso. Aveva perso molta della sua massa, ed ora appariva magro e scarno.
Le zanne che prima erano sembrate quelle di uno squalo adesso erano nascoste nella bocca, aveva le orecchie abbassate e la coda floscia.
Non era più posseduto dal miasma mostruoso di RotteNhaz.
Motoko sospirò, felice di aver completato l'esorcismo.

« Dovete andarvene! »
Ingiunse in tono minaccioso ai mercenari.
« E subito! L'aria di questo posto corrompe l'anima e trasforma in creature mostruose.
Non temete: mi occuperò io del signore di questo maniero. Da sola. E' il mio lavoro...
»
Beh, in realtà di solito quel tipo di lavori si svolgevano in coppia. O meglio in tre. Anzi, meglio in quattro. Anzi, no: meglio con un esercito di esorcisti!!
Ma, appunto, solo esorcisti, le persone normali là dentro rischiavano soltanto di farsi possedere da un mostro e diventare uno spirito maligno...


    Status

    ReC 225 AeV 200 PeRF 125 PeRM 75 CaeM 575

    Status Fisico Buono.
    Status Psicologico Eccellente.
    Riserva Energetica 95%
    Equipaggiamento Shisui (rinfoderata)
    Ferite Squarcio al braccio destro


    Abilità Passive

      Discipline dell'Ougi « Immune alla spossatezza da perdita di energia
      Discipline di Infusione « Passive di dominio Warrior Style liv I, II e III
      Discipline di Vera Vista « Auspex passivo
      Discipline di Forza « Vince sempre i confronti basati sulla PeRF
      Discipline di Fedeltà « Permette di richiamare la spada
      Discipline di Fermezza « Resistenza al dolore
      Discipline di Distruzione « Capacità di raddoppiare consumo e potenza delle tecniche
      Discipline di Consapevolezza « Non può sottrarre oggetti; -200 CaeM con armi che non sono Shisui

      Magnanimo Giudizio della Spada « Detto anche "Secondo Colpo" (Ni no Tachi), la decima ed ultima disciplina Shinmei padroneggiata soltanto dagli Iniziati di alto grado e dai Grandi maestri di spada. Delle sessanta tecniche della Shinmei-ryuu redatte da Idekura Aoyama in epoche remote, le prime trenta vengono definite "Primo Colpo" (Ichi no Tachi), mentre la seconda metà è costituita da varianti che insieme costituiscono il "Magnanimo Giudizio della Spada". Durante l'esecuzione di tali tecniche, la spada può "colpire senza ferire", potendo ferire solo ed unicamente un singolo bersaglio prescelto, attraversando come se non esistesse tutto il resto. Nello specifico, questa abilità passiva permette di applicare ad una tecnica della Divina Scuola Shinmei una condizione che individua un singolo bersaglio, il quale sarà il solo ad essere ferito dall'arma. Non consente di bypassare armi, armature, tecniche o quant'altro venga opposto al colpo allo scopo di pararlo, la condizione infatti consente solo di "non ferire" tutto ciò che non è il bersaglio prescelto, non garantisce dunque la possibilità di superare ostacoli fisici. Raramente questa abilità trova applicazioni valide in battaglia, tuttavia è la base di ogni esorcismo in caso di possessione, perché permette di fendere lo spirito che si trova all'interno del corpo di un innocente senza uccidere quest'ultimo; è spesso utilizzata anche per stabilire se una persona è colpevole o meno di un dato reato, sebbene siano molto pochi perfino fra gli stessi Shinmei quelli che si fidano di sottoporsi a tale cerimonia, visto che un piccolo errore di esecuzione potrebbe portare ad una sentenza errata, e in generale è impossibile stabilire se una sentenza di morte eseguita tramite il Magnanimo Giudizio della Spada è dovuta all'effettiva colpevolezza del giudicato oppure ad un errore dell'esecutore della stessa.

    Abilità Attive

      Samidarekiri: Tecnica di Iaidō, appartenente al genere Hiken, "Colpo Nascosto", attacco di estrazione tanto veloce e potente da apparire molto simile ad un'illusione. Sfoderare, colpire, rinfoderare, questa semplice successione di azioni viene eseguita in un tempo praticamente nullo, tanto che la successione di gesti può essere percepita solo se i Riflessi e Concentrazione di chi osserva è almeno pari al Controllo delle Armi dell'esecutore, statistica su cui si basa la tecnica. Per coloro incapaci di seguire la successione di azioni, troppo rapide perché l'occhio riesca a seguirle, sarà come se un colpo di spada fantasma di livello Basso fosse comparso dal nulla, senza che Shisui uscisse dal suo fodero. Consumo Basso.

    Note

      Allora, avete visto all'opera il Magnanimo Giudizio della Spada, Motoko colpisce il cane ma invece di ucciderlo si limita a purificarlo dal miasma demoniaco di RotteNhaz e farlo tornare alla sua forma originaria, quella di un adorabile bastardino randagio.
      Motoko è la più lenta ad agire, quindi potete vederla tutti attuare l'esorcismo. ♥
 
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view post Posted on 13/1/2012, 20:47




Varcati i cancelli, lo scenario cambiava drasticamente, ma manteneva la sua atmosfera.
Il cielo si schiarì per pochi istanti, aprendo il sipario e mostrando l'improbabile figura di un uomo appoggiato ad un bastone. Nebbia e distanza ponevano una serie di problemi per i quali capire chi fosse realmente sarebbe stata un'impresa degna di lode. Poi svanì, come un uragano irrompe in una città con fragore per poi svanire come se non fosse mai passato.
Camminavano in coda al gruppo, parlando sottovoce come chi ha da nascondere qualcosa.
Vipsinia era confusa, terribilmente confusa, tanto che aveva addirittura ipotizzato la morte del Senzanome, che invece avanzava illeso al suo fianco.
Ma i dubbi vennero scacciati dall'atmosfera.
In un primo momento sembrava di essere in un vicolo cieco, in un altro in una piazza sconfinata.
La nebbia fitta sembrava un vero e proprio velo di cotone onnipresente.
La visuale era pessima, e la scena ironica.
Sàrkan era indifferente, Vipsinia di meno.
Il suo unico obiettivo era capire cosa stesse succedendo, quello di Vipsinia era sopravvivere; ardua impresa degna di lode anch'essa.
Mattoni scuri, lerci, trasudanti morte componevano la maggior parte della struttura, ogni singolo centimetro di quel posto assorbiva quasi letteralmente la luce, le pareti trasmettevano un insostenibile senso di oppressione; in realtà, ogni cosa trasmetteva una sensazione diversa, una peggiore dell'altra.
Il pavimento sembrava pronto a sgretolarsi e ad inghiottirli, il resto neanche si vedeva.
Ammesso che ci fosse, un resto. Rimaneva celato da sé stesso, gettando nel dubbio i suoi ospiti, confondendoli, tormentandoli, ma incuriosendoli e attraendoli come i misteri più contorti.

Più distanti sembravano esserci armi pesanti pronte all'uso, che Sàrkan comunque non identificò, ancora più lontane intravedeva strutture dalla natura incerta, si stava quasi creando l'illusione di essere entrati in un città dentro la città.
Questo dava un minimo l'idea di quanto sconfinato potesse essere il luogo, e questo creava in lui un inspiegabile onda di agorafobia e claustrofobia al contempo.
Ma il tempo per provare a non morire sotto la scossa dei brividi era giunto al termine.
Qualcosa si era mosso nell'oscurità.
Qualcosa di vivo.

Quattro zampe, due occhi e una fame sconfinata, ringhiava minacciosamente, contando sull'appoggio del branco.
Prima ancora di estrarre la spada, Sàrkan si ritrovò a pochi metri dalle due bestie che avevano scelto lui come pasto. I due uomini disposti davanti lui nella fila decisero di partecipare.
Il primo sembrava sicuro di sé, e data l'età era probabilmente qualcuno che aveva già assaggiato i piatti che la guerra offre.
Brandiva con sicurezza due spade corte, anche se in condizioni sicuramente non ottimali.
Il secondo era decisamente più giovane, e da come bisbigliava al suo compagno prima di essere coinvolto in battaglia era probabilmente suo amico.
Era visibilmente spaventato, tanto che una delle due fiere lo notò all'istante e lo puntò per primo.
Quello esitava ancora ad estrarre la spada, mentre l'altro era quasi giunto alla sua gola.
L'avrebbe ucciso, dilaniato, e ne avrebbe mangiato le carni ancora impregnate del suo sangue, se non fosse stato per il fulmineo intervento di un terzo compagno, più basso e agile, rimasto nell'anonimità assoluta fino a quell'istante. Utilizzava come tutti gli altri una spada corta ed uno scudo sufficiente a respingere un morso, ma non ad attutire il colpo abbastanza da mantenere l'equilibrio.
Questo cadde, mentre Sàrkan, impegnato in faccende probabilmente peggiori, cercava disperatamente con lo sguardo Vipsinia, che sembrava essere svanita, e con la mente di restare calmo e non farsi sopraffare dalla frenesia degli eventi.
Estrasse la spada, mentre dalle maniche del soprabito scuro prendevano a uscire globi di Vuoto bianchi, che sembravano risplendere di luce propria.
Levitarono a mezz'aria per un istante bastevole a farli ambientare, in seguito si scagliarono tutti e venti contro la bestia.
Erano nettamente inferiori a questa, ma erano decine e nessun mostro, neanche il più pericoloso, avrebbe potuto schiacciarli tutti insieme.
I suoi artigli dilaniavano i piccoli corpi vuoti come fossero burro, mentre i superstiti non minacciati le impedivano la vista, altri affondavano i loro esili ma affilati artigli nella sua carne.
Era uno spettacolo al quale Sàrkan avrebbe voluto semplicemente assistere, ma fu chiamato sul palco irrimediabilmente.
Un fendente sembrava bastevole a toglierla di mezzo, ma quando l'acciaio della sua spada impattò emettendo un suono sordo contro il pelo corto del cane, capì che la situazione richiedeva l'aiuto di Vipsinia.
E anche lei lo capì.
Spogliandosi del velo di oscurità che fino a quel punto aveva reso impossibile individuarla, comparve con imponente alle spalle della bestia, menando un fendente amplificato dalla potenza del movimento del corpo con il quale soleva accompagnare lo spadone.
Vide un fiotto di sangue rappreso, denso come catrame, zampillare al suolo, celando nella nebbia un sorriso soddisfatto.
Ma nessuno, salvo i piccoli spiriti Vuoti ormai sfiniti dal primo all'ultimo, accennava a barcollare.
E la bestia decise che il primo sarebbe stato Sàrkan; scattò fulminea contro l'Assente, strappandogli un lembo di pelle del braccio che aveva stupidamente utilizzato al posto della spada per difendersi.
Questo soffocò un urlo di dolore, e Vipsinia reagì come se non avesse ferito lui ma lei stessa.
Infuriata, balzò tanto rapida da essere persa di vista ai lati della bestia, lacerandone le carni in profondità, questa volta nessun sorriso.
La bestia emise un suono che un tempo sarebbe stato un guaito, ma per Vipsinia questo suonava come un invito ad altra violenza.
Sàrkan riprese le redini della sua mente e, mantendosi cautamente a distanza, finì la bestia manipolando il suo elemento, trafiggendola con un ago nero dalla punta bianca.
Questa stramazzò al suolo, con un tonfo contenuto e al contempo violento, come quello di un forte sotto assedio che dopo lunga battaglia, finalmente, collassa.

A pochi passi da loro, un gruppo di poche persone opponeva disperatamente resistenza alla bestia e viceversa.
Uno di loro era a terra e non si muoveva di un centimetro, mentre il secondo versava in condizioni tutt'altro che piacevoli.
Erano spaventati, e facevano bene ad esserlo, ma non per questo dovevano lasciarsi uccidere.
Vipsinia scattò, intendendosi perfettamente con il Senzanome.
Si dissipò, ombra tra le ombre, nella nebbia, attendendo che il suono del segnale irrompesse nella sala.
Sàrkan strigeva fra pollice ed indice una biglia densa, simile a mercurio.
La gettò al suolo, in prossimità dei soldati, pochi istanti dopo un boato acuto giunse violento, costringendo i soldati a portare le proprie mani ai timpani, mentre il colosso quadrupede sembrava essere stato letteralmente ipnotizzato.
Cacciato un urlo acuto, Vipsinia caricò lo spadone di tutta la sua forza, abbattendolo funestamente sul capo del fu animale.
Assicuratosi della sua morte, avvenuta in seguito a contrazioni involontarie e spasmi frenetici, Sàrkan si avvicinò al gruppo, mentre Vipsinia inguainava lo spadone e controllava che la ferita dell'Assente non fosse grave quanto aveva pensato, ma senza avvicinarsi troppo o farglielo notare.
E anche Sàrkan, in realtà, cercava - sperando di non trovarla - una ferita sul corpo di Vipsinia.

L'uomo piangeva al capezzale del compagno esanime, il suo corpo tempestato di graffi e ferite, sventrato, le sue budella si gettavano all'esterno del suo corpo. Il terzo - che ormai era il secondo - sopprimeva il dolore, e tentava di muovere l'arto ancora sanguinante.
Era stata probabilmente una pessima idea, unirsi a quella che sembrava una spedizione suicida, ma qualcosa lo chiamava, qualcosa lo chiamava con sempre più forza.
Ma il filo dei suoi pensieri venne immancabilmete spezzato, di nuovo.
Una ragazza incitava a lasciare il posto, mentre un cagnolino sembrava stare cercando l'uscita.
Quello era decisamente strano, e Vipsinia, nel vedere l'innocenza di un bastardino indifeso, provava un senso di ribrezzo verso sé stessa, verso il mostro che effettivamente aveva sempre incarnato, per Sàrkan quella rimaneva una bestia orrenda, e, se non fosse stato per il fatto che al momento era inoffensiva l'avrebbe uccisa, ma una reminiscenza d'umanità lo spinse a guardare l'animale negli occhi e a sussurrargli precise parole.
Se vuoi continuare a condurre la tua misera esistenza, sparisci di qui.
Dunque sorrise, come quando si da un consiglio dettato dal profondo della coscienza.



EDIT: modificato di poco un codice.
Status Fisico: Ferita non grave dovuta ad un morso al braccio sinistro, poco sotto il gomito.
Status Psicologico: Incuriosito. Forzatamente incuriosito.
Energia: 83-7-2=74%
Status Fisico Vipsinia: Illesa
Status Psicologico Vipsinia: Più o meno spaventata e disgustata. E lievemente preoccupata per Sàrkan.
Caratteristiche Fisiche: ReC 225-50 AeV 275 PeRf 100 PeRm 400 CaeM 150
Riassunto: Credo di essere stato chiaro :look:
Ad ogni modo, descrivo quasi unicamente il "mio" duello, visto che un mostro attacca me, l'altro il piccolo gruppo di soldati.
Il mio duello comincia con l'utilizzo della pergamena Pipistrello, che funge da distrazione ma non arreca danni, mentre Sàrkan e Vipsinia fanno il resto attaccando fisicamente, l'attacco di Sàrkan viene parato dall'utilizzo della pergamena Concentrazione (non la cito: basta sapere che è una difesa a 360° di livello difensivo Basso), mentre quello di Vipsinia si rivela decisamente pericoloso, infine Sàrkan abbatte il mostro utilizzando l'attiva offensiva a Basso per creare un "proiettile" di Vuoto e darle il colpo di grazia.
Il secondo duello, che si svolge parallelamente, vede la morte di uno dei soldati (quello che descrivo come l'insicuro) e il mostro ferisce anche il terzo (quello bassino) per poi morire ucciso da Vipsinia, che dopo aver aspettato che Sàrkan lanciasse la bomba sonica, mena un colpo secco al collo. Ho pensato che avendo dei sensi così sviluppati un rumore forte come quello li avrebbe intontiti fortemente, credo che funzioni così, Monster Hunter mi ha insegnato questo.
Posizione armi: Spade ormai di nuovo nella guaina.
Abilità Passive in uso: Cast a tempo Zero. Evocazioni di un livello energetico superiore al normale, possibilità di possedere un compagno animale più forte di un lupo e utilizzarlo in battaglia, possibilità di parlare con gli animali. Quest'ultima non l'ho utilizzata in battaglia perché ritengo che questi siano più che animali mostri. La utilizzo invece per dire una breve frase al cagnolino esorcizzato.
Abilità Attivate: Spirito Vuoto: L'evocazione più semplice: Sàrkan ha imparato a gestire il Vuoto ormai perfettamente, ma gradualmente.
Inizialmente imparò a generare direttamente dal suo palmo od a poca distanza da lui un solo, piccolo essere alato, nero e bianco, delle dimensioni di un falco, che lo aiutava nelle battaglie.
Esso non disponde di una grande forza, ma è un ottimo distrattore, e si rivelò utile a Sàrkan più d'una volta, col tempo – sacrificando però la forza – riuscì a scindere da un solo esemplare tanti Spiriti Vuoti, con un massimo di venti.
La potenza è Bassa ed il consumo Medio.

Richiamo Nullo: Il Vuoto ovviamente potrà essere utilizzato anche nel suo stato informe e primordiale, per difendere o per attaccare.
Sàrkan potrà creare diverse forme offensive di Vuoto, le quali, con potenza e consumo Variabili, potranno attaccare uno o più bersagli, in quel caso con potenza equipartita.
Il Vuoto lascia danni da corrosione nel caso in cui si lanci un fiotto, o danni da taglio e minori da corrosione nel caso in cui si crei una spada o una lama, o ancora da perforazione, nel caso in cui si formi una lancia, un dardo oppure una freccia.
Ovviamente le forme che il Vuoto può assumere sono infinite, ed è per questo che Sàrkan è solito utilizzarlo per difedendersi.
Spesso impiega il liquido per generare spessi e sorprendentemente solidi muri di Vuoto nero e bianco, oppure rivestire la sua pelle di quest'ultimo per difese a trecentosessanta gradi, ma in quel caso il potenziale difensivo sarà abbassato di un livello. Consumo adottato: Basso, offensivo.


Edited by Name_Less - 13/1/2012, 21:37
 
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balancer
view post Posted on 17/1/2012, 10:33




Eccoli lì, in un luogo a loro ostile e a lui ignoto, immersi in una nebbia magica che gli ostacolava lo sguardo tendendogli tranelli mentre da tutt'attorno provenivano grugniti e strani versi tutti poco rassicuranti.
Niente di buono, niente di buono davvero.
L'idea di seguirli era stata pessima, del resto era pure prevedibile...
Una donna, si sa, non porta mai niente di diverso da guai.

Jack era al centro di un gruppetto di tre soldati quando da una decina di metri di distanza, o poco più, si udì provenire un ululato tanto forte da far vibrare le casse toraciche dei lì presenti.

« Non saranno due cucciolotti a fermarci. »

Frase d'effetto e certo facile da dire per chi è solito usare la bocca solo per darsi arie.
Peccato che quei cosi erano grossissimi e incazzati, e di loro non si sapeva niente, o almeno jack non ne sapeva niente. Potevano pure essere affetti da qualche strano virus mutante, magari un morbo che attecchisce pure su uomini e magari più temibili dei "cuccioli" le vere minacce erano invisibili, e forse erano già tutti condannati a trasformarsi di lì a poco in strani zombie privi di coscienza di sè. E del resto il vero nemico, quello che aveva alzato quella magica cortina e che aveva i suoi fidi segugi, il proprietario di casa, restava ignoto.
Forse che era quello strano tizio che per un attimo era apparso come un fantasma il lontananza?
Ad ogni modo, non era tempo per perdersi troppo in seghe mentali.
Gli obbiettivi imminenti erano due: Primo, non lasciarsi contaminare da quei cosi e comunque non far la fine di croccantini per cani troppo cresciuti. Secondo, abbatterli.
Era chiaro che Jack avrebbe tentato di defilarsi il più possibile dallo scontro, lasciando il suo contributo al minimo sindacale. Insomma, erano pur sempre cazzi loro...

Dopo l'ululato si sentì il trottare delle loro pesanti zampe.
Fortunatamente verso il gruppo di Crow si stava dirigendo solo uno di quegli esseri immondi.
Con passo furtivo il demone si portò alle spalle dei tre soldati così che loro avessero fatto da barriera tra lui e il mostro, poi con una agile salto allungò le distanze per sicurezza.

Un attimo dopo esplose il boato dell'impatto, due dei tre soldati volarono via con quella botta, al terzo servì un altra zampata per finire al suolo.
Ora che quel cosa era più vicino Jack lo poteva osservare meglio, era un essere abominevole, dagli occhi scintillanti e dalla fetida bava. Il mostro stava mer zompare sul ragazzo appena steso al suolo, era un buon momento per colpirlo.
Con disinvoltura Jack frugò dentro il suo cappotto estraendone due kunai belli lunghi. Anche se c'era quella nebbia dannata viste le vicinanze fra il demone e il suo obbiettivo non sarebbe dovuto essere per lui poi così difficile colpirlo. Infatti con un unico scagliò entrambe le lame che si conficcarono in quegli occhiacci mostruosi, emise un ruggito atroce. La bestia stava per terminare il suo balzo e affondare i suoi artigli sul povero soldato ma uno degli altri due lo spazzò via con una poderosa spallata.

Alzati fratello, non è tempo di dormire!

I tre si ricompattarono, era ora di dargli il colpo di grazia, adesso che era cieco sarebbe dovuto essere facile. In unica carica si fiondarono sulla bestia con le loro spade, ma lei sapeva dove erano, lo fiutava nell'aria. Scattò di anticipò e con una zampata disarmo il soldato a sinistra, aprendogli un grosso squarcio nel braccio da cui fuoriusciva copioso sangue, e con una testa mandò di nuovo al tappeto il soldato centrale ma quello a destra riuscì ad affondare il colpo penetrando con la sua spada quel fianco muscoloso, penetrando anche al di là delle ossa. Ma nemmeno quella ferita poteva fermarlo. Stava per sferrare una pericolosa zampata alla gola del soldato che l'aveva appena colpita quando un proiettile raggiunse la sua fronte.

Fossi in voi mi allontanerei...

La bestia cadde al suolo pesantemente, i tre mercenari sembravano leggermente sconvolti, rimasero fissi a osservala fino a che la testa dell'animale esplose ricoprendoli di sangue e piccole parti di cervello.

Vi avevo avvertito.

Chissà gli altri come se l'erano cavata.
Con un pò di stizza si massaggiò il braccio, odiava dover usare quella tecnica.



Status Psicologico: Tranquillo.
Status Fisico: Dolore muscolare da contraccolpo( BASSO)

Energia: 89%

[ReC 200] - [AeV 100] - [PeRf 50] - [PeRm 200] - [CaeM 125]



Tecniche attive usate:

HeadShot!
Fiaccare il nemico significa marcarlo nei suoi punti vitali. Significa fargli saltare un ginocchio, rallentarne la furia con un proiettile sparato dove fa più male, significa fiaccarne il fiato diluendone la potenza nel suo proprio sangue, lasciandolo morire in un angolo, ammorbato dai propri propositi e maledetto dai suoi stessi rimpianti. Per questo, quando è necessario, Parabellum sa dove colpire: sa dove può far male. E sa che la sorpresa di un'esplosione, di un fuoco che incendia le fondamenta del nemico, può far la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Per questo, spendendo un consumo pari a Medio, l'arma sparerà un proiettile che per potenza e precisione causerà al nemico un danno Basso. Il proiettile, però, rimarrà incastrato nel corpo dell'avversario e, al turno successivo, esploderà generando una potente fiammata in grado di causare un danno Medio. La grande potenza dell'arma, però, spingerà all'indietro con violenza il braccio del portatore, causando anche a lui un danno Basso. [Tecnica magica incantata con l'elemento Fuoco a costo Medio. Causa un danno Basso al nemico nel turno di lancio, consistente in un normale attacco fisico potenziato dalla magia. Nel secondo turno causa un ulteriore danno Medio, questo basato sull'elemento fuoco. L'energia e lo slot vengono consumati solo al momento dell'attacco, quindi nel primo turno. Malus: al momento dell'attacco, causa un danno Basso al braccio con cui il portatore impugna l'arma. ]



Edited by balancer - 17/1/2012, 22:59
 
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view post Posted on 17/1/2012, 14:09
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Quella nebbia sembrava riuscire ad ovattare l'ambiente in maniera del tutto innaturale.
Il Vecchio Orso procedeva a passo cadenzato, subito dietro di lui seguivano tre uomini armati: per quanto gli risultasse difficile scorgerli era impossibile non sentire i rumori che producevano spostandosi.
« Per la coda porcina di Belzebù » sbottò, « qui non si vede un accidente! »
Non ebbe nemmeno il tempo di riprendere fiato dopo aver pronunciato quelle parole.
Occhi -occhi nell'oscurità. Un istante di lieve brillio, un ringhio sommesso, lo schioccare delle fauci aperte a mostrare le zanne.
Il Corsaro fece un passo indietro, l'unico occhio sgranato in un moto di ribrezzo verso quelle bestie.
« ...e forse era meglio quando non si vedeva nulla » concluse.

« Non saranno due cucciolotti a fermarci. »
La voce del grassone pelato fu lo scossone necessario per calare il Flagello nella giusta prospettiva: all'interno di una fortezza demoniaca semovente, in cui non si riusciva a scorgere praticamente nulla, accompagnato da armigeri e fauna locale assortita. Quello era esattamente il suo habitat.
Le sue labbra si contrassero in un ghigno mefistofelico, l'occhio destro era ridotto ad una fessura che mandava lampi di un azzurro slavato. Lo chiuse, privandosi della vista.
Se quei mastini infernali riuscivano a individuare le prede in quella considerevole bruma, allora anche lui poteva riuscirci, utilizzando i loro stessi mezzi. Anzi, poteva addirittura trarne vantaggio: al contrario di quelle simpatiche bestiole lui non provocava alcun rumore muovendosi, l'ambiente circostante non reagiva al suo passaggio e -cosa più importante di tutte- non aveva alcun odore.
L'adrenalina andò in circolo, pompando all'interno del suo corpo, aumentando la sua capacità di percezione.
Nel frattempo intorno a lui si era scatenata la battaglia: i tre armigeri che gli stavano alle spalle lo avevano superato di slancio, attaccando uno dei mastini.
Il Corsaro riaprì l'occhio, scrutando nelle tenebre e nella nebbia.

GNfTx

Estrasse rapidamente la cazoleta e la pistola.
Quello che stava per fare lo riportò inesorabilmente indietro di qualche mese, al suo ultimo arrembaggio
-una nave mercantile al largo del Regno Meridionale.
« Avanti la filibusta. »

Spiccò un balzo, per poi rimanere sospeso nel vuoto. Percepiva distintamente l'odore delle belve -troppo differente da quello degli uomini d'arme che li stavano combattendo. Mentre saliva una scala invisibile, portandosi a circa un metro e mezzo d'altezza rispetto al suolo, alle sue narici arrivò l'odore più delicato della ragazzina orientale.
Si fermò di colpo, e lo stesso ghigno di qualche attimo prima tornò a balenare nel suo occhio, riflesso delle labbra nuovamente increspate. Aveva fiutato la sua preda.
Scattò in avanti, fendendo la nebbia. Correndo, passò di fianco ai tre armigeri che l'avevano superato: cercavano di combattere contro il mastino, tentando di tenerlo a distanza con le loro armi. La bestia balzò in avanti, atterrandone uno. Il rumore delle zanne che dilaniavano acciaio e carne penetrò nelle orecchie del Corsaro, infastidendolo.
Rintuzzando la sensazione di disagio, il Flagello continuò la sua corsa. Con rapidi fendenti della Lagrima di Pirate's Bay si apriva la strada, sentiva l'odore farsi sempre più vicino. Finché non trovò la bestia.
Il mastino stava scattando verso il gruppo di uomini che aveva appena superato, pronto a dare man forte al suo simile in una lotta impari. Sembrò non far caso all'uomo sospeso per aria sopra di lui: la foschia impediva una visione chiara, la mancanza di una traccia olfattiva permise a Laurens di lasciare che la bestia sfilasse sotto di lui in un turbinare di nebbia e furore.
Proprio nell'istante in cui il mastino di Rottenhaz lo superava, il Demone sollevò Pride e fece fuoco.
Non il più piccolo rumore esordì dalla canna della pistola, solo un breve lampo dorato, e il fumo della polvere da sparo che rapidamente si disperse nella nebbia. Il cane infernale giaceva sul fianco: il proiettile l'aveva colpito alla zampa sinistra, fratturando l'osso. Quando Laurens si avvicinò, l'odore del sangue gli arrivò addosso come una zampata, stordendolo per qualche attimo. Dietro di lui, lo sferragliare degli altri combattevi aumentava rapidamente di intensità, condito dalle imprecazioni degli uomini e dai ringhi delle belve.
Il Corsaro si abbassò di circa mezzo metro, mentre ricaricava rapidamente l'arma. Quando finalmente lo vide, il mastino tentò di rialzarsi, ignorando completamente il dolore. Sfortunatamente per lui, la frattura della zampa lo costringeva ad un'andatura lenta e claudicante.
Il corsaro prese la mira con maggiore calma: il proiettile successivo penetrò fra gli occhi della belva.
« Riposa in pace » concesse, prima di risollevarsi, tornando a ricaricare l'arma.

Tornò a scattare, cercando di individuare la nuova preda.
Correndo, guadagnò quota, passando letteralmente sopra agli altri combattenti. La ragazzina orientale sembrava cavarsela egregiamente, così come gli altri membri dell'eterogeneo gruppo. Un po' meno divertiti dal safari improvvisato erano i famosi tre armigeri, ancora alle prese con il mastino. Quando il Corsaro li sorvolò poté notare come fossero riusciti a ferire in più punti la belva -non che questo avesse impedito al mastino di staccare letteralmente un braccio ad uno degli uomini, che adesso si rotolava a terra, mezzo annegato dal suo stesso sangue.
Annoiato -e in parte anche disgustato da quella visione- il Corsaro li superò in fretta, proprio mentre uno dei due armigeri tentava di attirare l'attenzione del mastino sul suo compagno già gravemente ferito. Se la bestia si fosse lasciata convincere a sbranare il moribondo, gli altri due avrebbero ottenuto l'opportunità di colpirla alle spalle.
Mors tua vita mea.

La sua nuova preda gli venne incontro.
Ringhiava e si dimenava, fra i denti stringeva ancora un osso sanguinolento. Laurens non poté non domandarsi a chi fosse appartenuto. Stavolta la bestia diede segno d'averlo visto: scattò in avanti, divorando la distanza. Con fin troppa calma, il Demone sollevò nuovamente la sua pistola, cercando di prendere la mira. Purtroppo, accadde qualcosa che il Flagello dell'Ovest non aveva considerato: il mastino, improvvisamente, spiccò un balzo poderoso che l'avrebbe portato ad impattare sul Corsaro nonostante l'ampia distanza dal suolo di quest'ultimo.
Il Capitano de Graaff sparò, ma con troppa fretta, colto di sorpresa da quel movimento.
La pallottola parve colpì la bestia solo di striscio, disegnandole una striatura rossa di sangue lungo il fianco. L'impatto del mastino sul corpo del Demone fu pauroso: Laurens si ritrovò scaraventato a terra, le zampe della bestia che squarciavano la sua mantella nera e gli graffiavano il torace. A causa del contraccolpo sia la cazoleta che la pistola gli erano cadute di mano, e già così faceva una discreta fatica a trattenere le fauci del mostro distanti dalla sua faccia, premendogli l'avambraccio sulla gola.
Sentì l'odore del sangue -del suo sangue. Una ferita non troppo profonda si era aperta sul braccio sinistro, poco più di un graffio causato dagli artigli del mostro, mentre uno sfregio ben peggiore gli attraversava la guancia destra. Un rivolo di sangue gli scivolò sulle labbra, proprio sotto il naso del mastino che prese a sbavare, eccitato dalla prospettiva di poter divorare della carne fresca.
Il Flagello di Pirate's Bay non era certo famoso per la sua forza fisica, e se non avesse rapidamente messo fine a quello scontro si sarebbe ritrovato a far compagnia ai numerosi cadaveri che già ornavano l'antro della fortezza semovente.
Tentare di ribaltare la situazione con un colpo di reni era indubbiamente una pessima idea, data la stazza della bestia. La sua unica possibilità era rappresentata dal pistolese che teneva appeso alla bandoliera. Cercò di divincolarsi, liberando la mano destra dal peso della belva e ci riuscì, procurandosi una nuova collezioni di graffi ed escoriazioni su tutto il braccio. Riprese il controllo della propria sicurezza nello stesso momento in cui le sue dita afferrarono l'elsa del pugnale.
Con un movimento rapidissimo, facendo leva sulla sua scarsa possanza fisica, infilzò il pugnale nello stomaco della mostruosità canina che aveva addosso, aprendogli le viscere. Ruotò il polso, aggravando la ferita, per poi muovere ancora di più il pugnale.
Il cane non parve sentire qualcosa di più che un debole fastidio, ma dopo qualche istante la sua morsa iniziò a perdere intensità. A quel punto, il Corsaro gli piantò il pugnale dietro l'orecchio sinistro con un rapido guizzo, mettendo fine alla sua agonia priva di guaiti o dolore.
« Vai a farti fottere » ansimò, scrollandosi di dosso la salma canina e rimettendosi in piedi.
"Eppure, scommetto che questi animaletti sono un grazioso presente di benvenuto da parte di quel tizio" pensò, riportando alla mente l'immagine dell'uomo che li aveva scrutati dalla sommità della fortezza. Qualcuno che -ci avrebbe scommesso la testa- lui aveva già incontrato. Ma non ricordava quando, né perché.
« Ehi, tu! » ululò al nulla, mentre si chinava a raccogliere la Lagrima di Pirate's Bay, riponendola nel fodero.
« Lo so che puoi sentirci: che diavolo sta succedendo qui? Avanti, fatti vedere. »
Ma sapeva che non sarebbe successo. Chi gioca in casa non rinuncia mai ai vantaggi che può trarne.

Claudicante, tornò ad avvicinarsi agli armigeri, osservando le ultime fasi dello scontro.
Il loro piano aveva funzionato: uno degli uomini era a terra, in una pozza di sangue, il braccio divelto e la faccia ridotta a un grumo sanguinante. Sopra di lui, il mastino ferito a morte esalava gli ultimi rabbiosi respiri.
« Che coraggio » commentò il Corsaro, superandoli, « credevo che vi sareste fatti in quattro per salvare un commilitone. »
Proseguendo ancora per una decina di metri, cercando di recuperare gli altri membri del gruppo, incappò in uno spettacolo che gli fece gelare il sangue nelle vene: la ragazzina stava esorcizzando uno dei cani, riducendolo ad una mansueta bestiolina.
« Tieni lontana da me quello spiedo » berciò, riferendosi alla spada.
« Anche se credo potrà tornarti utile a breve. »
Era appena iniziato il loro personale viaggio all'Inferno.
Solo che per Laurens de Graaff quello non era altro che un ritorno a casa.
___________ ___ ________________ __ ________________ ____ ___________


[SPOILER]Scourge of the West
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Forma Umana: ReC (175) ; AeV (325) ; PeRf (75) ; PeRm (275) ; CaeM (100)

Stato Fisico: Escoriazioni sul braccio destro e sul torace. Sfregio sulla guancia destra.
Stato Psicologico: Inquieto.
Riserva Energetica: 91%
Dominio: Void Runner (I-II-III)

Consumi Utilizzati nel Turno: 1xMedio
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EQUIPAGGIAMENTO

Lagrima di Pirate's Bay: Riposta.
Pride: Riposta (Colpi Utilizzati: 3/5).
Corte de Los Agujeros: Mano dx.
Epoch: Riposta.
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ABILITA' PASSIVE IN USO

Paradise of Betrayal
Aura di influenza mentale: incute timore a soggetti di energia pari o inferiore.

Over the Radiant Glory
Capacità di camminare in aria come su un pavimento solido.

Battlefield's Phantom Overlord
Il personaggio non ha odore, non produce rumori né lascia tracce al suo passaggio. Non ha un'aura rilevabile con Auspex passive.

Rebound the Pain
Il personaggio riesce a colpire i punti nevralgici, paralizzando i muscoli intorno alle zone colpite.

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ABILITA' ATTIVE IN USO

Everlasting Overblood :: Consumo Medio
Pagando l'obolo di un consumo pari a Medio, il corpo della Bestia viene inondato da violente scariche intermittenti di adrenalina; questo lo rende maggiormente reattivo agli stimoli empirici, aumentandone la percettività. I sensi del Flagello risulteranno così esponenzialmente potenziati: per due turni i sensi saranno talmente acuiti da permettergli di scovare la posizione degli avversari basandosi sulla traccia olfattiva o sui rumori prodotti come di accorgersi di particolari illusioni ottiche grazie ad una vista più acuta.

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Note: Niente, approfitto delle capacità del Void Runner per non essere rintracciato dalle belve, cogliendole di sorpresa utilizzando 'Everlasting Overblood' per muovermi. Riesco con la prima, un po' meno con la seconda (a cui ho fatto usare la pergamena 'Balzo' per attaccare Laurens). Dei tre uomini che controllavo, uno è morto malamente contro uno dei mastini.
[/SPOILER]
 
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Lenny.
view post Posted on 18/1/2012, 18:13




Faustus' Dream ~ la mano del destino
V - Inferno


Hilsa Makoved affondò il falcione nella schiena dell'ultimo dei mastini rimasto vivo. Girò dentro il ferro con mani giunte, diede la spinta conclusiva. Il corpo del mostro si accasciò muso avanti, dopo un guaito terminale.
« La ragazzina ha ragione. » Riuscì a dire, ansando per la fatica. Un rivolo di sangue colava giù tra le escrescenze ai lati dell'occhio inesistente. « I rinforzi di Gefferen stanno arrivando, ma siamo ancora in tempo. » Aggiunse, ammiccando verso i cancelli d'ingresso.
Un serpente di ferro avanzava verso tutti loro, cento uomini d'arme in doppia colonna serrata. Tlin-tlin-tlin-tlin. Decine e decine di giubbe nere blindate con anelli di ferro tintinnavano durante l'avanzata. Solamente la testa del serpente: il resto della colonna vertebrale si dilatava per tutto il cortile interno. Assassini, predoni, reprobi; ancora altri quaranta elementi riscattati da una nuova, micidiale macchina da combattimento: la cavalleria corazzata di Villers. Nelle retrovie, seguivano gli ultimi quaranta della cavalleria leggera. L'ultimo pezzo di tutta la forza della Falange, tutto il potere della Falange. Erano in circa duecento, adesso, dentro RotteNhaz.

« Dovremmo andarcene subito da questo posto maledetto. Richiamare gli uomini, ripiegare verso Dorham..signore?. »
Solo in quel momento Hilsa si accorse che del comandante de Villers non c'era più traccia. Avevano combattuto insieme contro i mastini, eppure in quel momento l'orso di ferro non era più al suo fianco. Non era più da nessuna parte.
« Mo..Montag? »
Hilsa avvertì una poco marziale stretta al cuore, mentre tentava di ricomporsi. Come poteva fronteggiare una situazione simile da sola? Come, senza l'uomo che le aveva salvato la vita, che l'aveva accolta nella Falange, che l'aveva resa la prode guerriera che era? Senza la sua presenza si sentiva perduta, debole, indifesa. L'orso di ferro era andato via, inghiottito dal labirinto nero della bruma.
E i neri portoni della Torre erano spalancati nelle tenebre.
« MONTAAAG! »

_______


« Un uomo così non può reggere il peso del comando. »
Tutti udirono quella voce. Non riuscivano a veder nulla, Né chi parlasse né da dove provenisse, ma tanto meglio udivano. Un rumore prudente e perfido, un bisbiglio e un sussurro leggero provenire da ogni angolo e da ogni recesso del cortile interno. Una formula tetramente simile a quella di uno dei tra clan del continente, applicata a degli obiettivi mostruosamente diversi.
« Da questa notte, la Falange di Villers cessa di esistere. »
Il suono di ogni sua parola scivolava con mitezza dolciastra. Discendeva sin nel profondo dei loro spiriti, sin là dove è situata la coscienza. Per piegare la loro coscienza, quel patetico spettro sul suo cammino. Per trasformare la loro debolezza in futuro merito.
L'aura nera di RotteNhaz destò l'ardimento folle, assurdo, subitaneo, l'inverosimile presente nei loro spiriti a livello ancestrale. La loro indifferenza, il loro disprezzo della sicurezza, del corpo, della vita, degli agi. La loro gioia profonda e terribile nel distruggere, il loro sentirsi felici nella vittoria e nella crudeltà e nell'adempiere agli ordini di quella voce. Non erano più deboli umani, per natura disgeaziati, deboli, inetti, uomini falliti, immiseriti e avvelenati dalla civiltà, nati per esser schiavidei propri limiti.
RotteNhaz aveva liberato la belva che giaceva dentro la vergogna dell'uomo.

« Da questa notte, voi servite un nuovo signore, e seguite un nuovo vessillo. »
Immediatamente, come il colpo di frusta dato da una folata di vento, alcuni soldati all'interno del cortile si piegarono in avanti, investiti da una serie di incontrollabili convulsioni. L'intero corpo scosso da spasmi incontrollabili, gli occhi fuori dalle orbite, urlando di dolore. Suoni scricchiolanti, stridenti, inumani attraversavano ogni fibra, ogni tessuto, ogni muscolo. Gli uomini della Falange cominciarono a trasformarsi in qualcosa d'altro, come rottami di ferro battuti da un nuovo fuoco. I loro cavalli si abbatterono al suolo, schiacciati da un peso che non potevano più sopportare.

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Materia bruta dell'uomo plasmata da RotteNhaz nel suo nuovo esercito, una razza di conquistatori e di padroni, capace di infliggere senza scrupoli i suoi artigli su Asgradel, sotto l'unica guida del loro signore. Un'intera foresta di nuove creature erano sorte al posto dei soldati, mentre il resto degli uomini di Villers inorridiva di orrore e paura. Gli uomini rimasti tali spezzarono i ranghi, si diedero alla fuga. Gefferen, l'uomo di cui tutti si erano dimenticati, urlava insulti, ringhiava ordini, cercava di riprendere il controllo dell'esercito.
Nessuno ascoltava, nessuno obbediva. Non più.

« Da questa notte, voi avete un nuovo nome. »
Nessuno aveva avuto alcuna percezione della sua presenza. Forse era arrivato qualche momento prima. O forse era sempre stato là, come un simulacro immobile sul lastrico gelido, dinanzi alle porte della Torre Nera.
Capelli lunghi venati di grigio, naso a becco, lineamenti pesanti, mento squadrato. Sopratunica di pelle nera, brache e giubba di lana rossa, mantello color antracite, collo di pelliccia di volpe rossa. Portava anche un cappello a tesa larga, falda di sinistra sollevata, piumaggio bianco sulla falda destra.
Viktor von Falkenberg alzò una mano guantata di seta, tutte e cinque le dita tese. Gli occhi sanguigni puntati su tutti loro.
« LEGIONE NERA! »
Il boato in risposta parve far tremare la terra sotto i piedi.
« WHOA! »
L'amigdala di demoni era pronta a un abbraccio stritolante contro tutto ciò che stava sotto di loro.
Tutto. E tutti.

La sua voce era calma, dal timbro basso, imperioso. Eppure fu udita da tutti.
« Il vostro primo ordine, Legione Nera.. » Un sogghigno lacerò il volto del Beccaio. Ecco la schiera di ubbidienti profeti di una nuova età del bronzo gelida e crudele, dura e senza coscienza, insensibile ed imperitura. Adesso era tempo del loro battesimo di sangue: di dimostrare la propria volontà di sopraffare, d'abbattere, di dominare,, di resistere, di trionfare, di uccidere. La qualità della gioia che prova il soldato perfetto nel disinteresse, nell'abnegazione, nel sacrificio di sé. Il nome di questa gioia, pensò il Beccaio, è crudeltà.
La grandezza del suo nuovo esercito si sarebbe attuata in relazione alla quantità di sacrifici che dovevano esser fatti;
l'umanità sacrificata alla prosperità d'una singola e più forte specie.
Ecco il progresso.
« ..uccideteli. Uccideteli tutti. »



QM POINT: La situazione è questa: due uomini su tre della Falange di Villers sono stati tramutati in demoni dall'aura oscura di RotteNhaz - la nebbia scura del turno precedente, per intenderci - mentre l'ultimo terzo, più voi, è il sacrificio necessario per testare la forza della Legione Nera. I demoni - mostri umanoidi simili a quelli dell'immagine - sono circa centocinquanta tra energie gialle e - i più grossi - addirittura verdi, mentre gli uomini rimasti una cinquantina di energie bianche. Il caos scatenato dall'ordine di Viktor porta molti uomini in fuga verso i cancelli, mentre altri cercano una disperata resistenza contro le forze che li accerchiano.

Vi trovate nel mezzo di una battaglia di cui involontariamente siete entrati a far parte; potete decidere se fuggire verso i cancelli, dove sono diretti una dozzina di altri uomini, o cercare riparo nelle stalle e negli alloggi - vuoti - alle pendici del torrione, o ingaggiare il combattimento, o cercare il Beccaio per qualsiasi motivo. Viktor, dopo aver pronunciato le ultime parole del post, torna dentro la torre, i cui portoni neri sono rimasti aperti. Dei png che controllavate il turno precedente, potrà restarne vivo solo uno a testa.

6 giorni di tempo per postare, turni liberi. Fisso la scadenza per le 11.30 di martedì 24 Gennaio.
 
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view post Posted on 23/1/2012, 21:51





Nukal!

Rimbombava la sua voce traballante come una candela mossa dalle mani di un bambino impaurito rimasto solo in casa.

Nnu-kal!

Sempre meno sicuro, il suo volto si contorceva in una serie di tic e contrazioni, mentre i suoi stessi connotati mutavano in qualcosa di mostruoso.
La sua pelle si irrigidiva, cambiava addirittura colore, e, come un serpente la scarta via dal suo corpo, lui lottava per ottenere il risultato opposto.
Sembrava che un vento leggero spirasse attraverso la vistosa ferita causata dal morso di pochi minuti fa, il suo sangue sembrava addensarsi come quello delle bestie viste in precedenza.

L'uomo inorridiva, non ebbe neppure il tempo di piangere la perdita del compagno che si presentava un altro lutto.
Sàrkan e Vipsinia osservavano la scena in tormentato silenzio.
Lui sembrava ancora parzialmente calmo, pensava qualcosa, e per una volta non sembrava un semplice giudizio o sentenza. Per una volta Sàrkan tentava di capirne la causa.
Il mercenario era vivo, ed illeso peraltro, perché si disperava? Non era Nukal quello a stare cambiando?
Per quale ragione?
Perché?

Lei, invece, lo afferra per il polso, corre trattenendo a forza la disperazione, segue il soldato superstite, cerca di salvare sé stessa e Sàrkan, si muove, anima se stessa, si coinvolge.

Il Senzanome si faceva quasi trascinare, tutto era maledettamente complicato, tutto sembrava imperscrutabile, tutti sembravano avere un ruolo, tutti sembravano sapere cosa fare in quanto riconoscevano il tipo di situazione. Lui no, lui semplicemente pensava che sarebbe bastato togliersi di mezzo, senza aggiungere tutte quelle appendici inutili come ad esempio le lacrime, o le grida.
Vipsinia sembrava capire tutto, invece. Perché lei ci riusciva?
Sarebbe stato più plausibile il contrario, e invece lei si dimostrava adatta ad ogni occasione.
Lei – e chiunque altro – non affrontavano la situazione in terza persona. Nessuno, in nessuna occasione simile, si comporterebbe come l'Assente.

I due seguono l'uomo, fuggono da qualche parte, probabilmente senza successo alcuno.
In molti fuggono; l'etere è mosso continuamente da affanni crescenti, mescolanti in una cacofonia straziante. Piangeva, trattava Nukal come fosse morto, come fosse perso per sempre.
Eppure, dalle poche parole che aveva sentito quando il trio di mercenari era ancora illeso, Nukal non era un tipo con il quale avevano stretto un legame solido.
Nonostante tutto, lo piangeva, anteponeva le lacrime alla fuga.

Nukal era sempre stato un tipo schivo, non faceva simpatia a nessuno, non faceva antipatia a nessuno. Era un elemento pressocché valido per la Falange, possedeva discrete capacità in combattimento e tattiche, ma era una persona sola, e probabilmente se solo l'avesse voluto si sarebbe circondato di amici in pochi giorni. Ed è questo che Sàrkan non avrebbe mai potuto capire.
La sensazione di necessità. Quel bisogno di avere un vuoto da colmare, quella sensazione di mancanza che motiva il soggetto a impegnarsi per raggiungere una meta, tutte caratteristiche che accomunano ogni persona su Asgradel. Desiderio, necessità, sete, ambizione.
Perché?
Perché necessitare di qualcosa?
Perché avere bisogno?


Non credo ci sia bisogno di uno spoiler "da combattimento."
Status Psicologico: Dubbioso.
Status Psicologico Vipsinia: Spaventata.

Riassunto: post più introspettivo che altro, semplicemente, Sàrkan fa qualche riflessione random sulla differenza fra se stesso e il resto del mondo, ed infine segue Vipsinia e il soldato superstite, che sono diretti verso una direzione non precisata. Di fatto, lascio fare al QM.
 
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view post Posted on 24/1/2012, 02:06
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La voce era ovunque.
Intorno a lui, la sentiva rimbombare nelle orecchie dopo aver rimbalzato claudicante sulle schiene degli uomini della Falange. Lo scoccare della frusta sembrò quello di un orologio eterno che celebra il giorno del giudizio, il boato dei mostri -perché questo erano diventati quegli uomini- salutò l'inizio di quella che si prospettava come una nuova era di sangue e morte.
Laurens sussultò, guardandosi intorno e cercando di trovare delle vie di fuga: nessuna accessibile. Posti dove nascondersi, forse, ma non faceva parte della sua natura. Non che appartenesse alla nobile schiatta degli eroi pronti a morire per una buona causa. Lui forse era pronto ad accettare la morte con quaranta centimetri di acciaio nelle viscere, ma certo non aveva fretta di bruciare la sua vita -tanto meno non voleva sprecarla in difesa degli abitanti di quel buco di culo di città. Per quel poco che riusciva a vedere, gli sembrava di essere tornato a Pirate's Bay: benché le fattezze dei suoi nemici avessero cessato d'essere umane, quel piccolo esercito che gli si parava di fronte ondeggiando e urlando minacce non era troppo diverso dalla peggiore filibusta. Animali, semplici animali.
"L'uomo in sé è una fiera" aveva detto du Grammont. Di certo sarebbe stato orgoglioso di vedere il risultato della sua filosofia portata fino agli estremi.
Una macchina da guerra che di umano non aveva più nulla. Avevano perfino perduto l'indipendenza, si erano ridotti ad essere animali sudditi di uno spaventoso capobranco che parlava senza lasciarsi scorgere.
Bestie. Erano solamente bestie.

Né quel ragionamento, né ciò che vide, tuttavia, lo scossero particolarmente.
Lui stesso era capace di mutare il suo aspetto -e certo non credeva di risultare troppo più attraente di quegli abominii, quando la Bestia di Pirate's Bay risaliva l'abisso per reclamare il suo bottino di ruggine ed ossa. Inoltre, una sola immagine, nitidissima, era affiorata alla sua mente con la fredda precisione di una lama di ghiaccio, distogliendo la sua attenzione da quello che si apprestava a diventare -più che un campo di battaglia- un vero e proprio mattatoio.
L'uomo con il bastone, quello sconosciuto e truculento Demiurgo che li aveva invitati e poi accolti all'interno di quel maniero delle abiezioni.
Aveva parlato, si era lasciato intravedere, quindi era tornato a rinchiudersi nella sua rancorosa torre, teatro delle macchinazioni di quelli e -Lorencillo era pronto a scometterci- ben altri orrori.
Lì doveva essere la chiave, in quell'uomo che aveva chiamato a raccolta sotto sconosciuti vessilli la feccia mercenaria, rubandola al suo Generale e piegandola alla sua volontà in maniera sordida. Qualcosa li aveva avvelenati, qualcosa che li aveva privati di ciò che ancora poteva ancorarli all'umanità, qualcosa che aveva compiuto l'impresa di trascendere la semplice volontà, riducendo quegli uomini a una massa indistinta di predatori obbedienti.
Dorham poteva anche sprofondare nel White Whorl per quanto lo riguardava, ma quello che stava osservando poteva rivelarsi estremamente interessante per i suoi scopi. Doveva incontrare quel vecchio sciancato, carpirgli il segreto, sparire da quel luogo.
E pazienza se non avrebbe mai assaporato l'umido e nascosto alveo di Jumelle.

In ogni caso, prima di poter mettere in pratica i suoi propositi, doveva trarsi fuori dalla battaglia che ormai era cominciata e si stava rapidamente tramutando in una carneficina.
Alzò la voce, ordinando ai due superstiti della lotta contro il mastino che gli erano vicini di tentare di aprirsi un varco verso l'uscita. Se mai fossero riusciti a sopravvivere a quel pandemonio, forse avrebbero potuto recare aiuto a qualcuno -ma onestamente non credeva ci fosse da fare affidamento su uomini di quella risma.
Disinteressandosi completamente della sorte dei due, piegò rapidamente le ginocchia, poggiando il palmo della mano destra al suolo. E scomparve, inghiottito dalla roccia fredda e nera di Rottenhaz. Divorò la distanza nascosto nel suolo, dove gli altri non potevano raggiungerlo, né attaccarlo, dove non c'erano grida e schiamazzi, nessuno urlava nel culmine della battaglia reclamando il proprio trofeo personale, nessuno chiedeva aiuto, non c'erano moribondi a implorare misericordia. C'era solo il vuoto. Il Vuoto era intorno a lui e dentro di lui. Lui era dentro il vuoto.
Lui era il vuoto.

Finché non tornò ad emergere dal suolo, ansimando come se avesse attraversato un largo tratto d'acqua in apnea. Non ebbe nemmeno bisogno di guardarsi intorno: poteva percepire gli odori e i suoni, e quelli bastavano.
Erano lontani, meno distinti. Di fronte a lui, delle porte aperte. E forse, in lontananza, gli sembrava di intravedere delle scale.
O forse era solo un'illusione ottica, data dalle lance di luce che si rincorrevano vorticando e spezzandosi sulle pareti.
Varcò la soglia senza guardarsi indietro. Che gli altri sbrogliassero la matassa per conto loro.
Lui aveva delle domande da fare, e l'unico che poteva rispondere era rintanato da qualche parte in quella fortezza.
L'uomo con il bastone.


Scourge of the West
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Forma Umana: ReC (175) ; AeV (325) ; PeRf (75) ; PeRm (275) ; CaeM (100)

Stato Fisico: Escoriazioni sul braccio destro e sul torace. Sfregio sulla guancia destra.
Stato Psicologico: Inquieto.
Riserva Energetica: 86%
Dominio: Void Runner (I-II-III)

Consumi Utilizzati nel Turno: 1xBasso
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EQUIPAGGIAMENTO

Lagrima di Pirate's Bay: Riposta.
Pride: Riposta (Colpi Utilizzati: 3/5).
Corte de Los Agujeros: Mano dx.
Epoch: Riposta.
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ABILITA' PASSIVE IN USO

Paradise of Betrayal
Aura di influenza mentale: incute timore a soggetti di energia pari o inferiore.

Over the Radiant Glory
Capacità di camminare in aria come su un pavimento solido.

Battlefield's Phantom Overlord
Il personaggio non ha odore, non produce rumori né lascia tracce al suo passaggio. Non ha un'aura rilevabile con Auspex passive.

Rebound the Pain
Il personaggio riesce a colpire i punti nevralgici, paralizzando i muscoli intorno alle zone colpite.

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ABILITA' ATTIVE IN USO

No Hold Back :: Consumo Basso
La presenza del vuoto all'interno del corpo del Flagello dell'Ovest ha dato vita ad una capacità singolare, che gli permette -semplicemente poggiandovi sopra il palmo della mano- di attraversare una qualunque superficie come fosse incorporeo. Per utilizzare questa abilità sono necessari alcuni secondi di ferma concentrazione ed il pagamento di un obolo energetico pari ad un consumo Basso. Questa abilità ha solo due nei -volendo, anche trascurabili-: anzitutto, non può essere utilizzata in fase difensiva; secondariamente, il suo utilizzo può perdurare per un brevissimo lasso di tempo, costringendo quindi colui che la utilizza ad entrare ed uscire da una superficie nel corso del medesimo turno; ovviamente, una volta che si sarà usciti completamente dalla superficie in oggetto non sarà possibile attraversarla di nuovo se non tramite un secondo utilizzo dell'abilità.

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Note: Easy. I due soldati-png superstiti ricevono l'ordine di tentare di aprirsi un varco fino all'uscita -al QM dire se ci riescono, se uccidono qualcuno, se crepano entrambi. Laurens invece utilizza l'abilità del Void Runner per sottrarsi alla pugna -in piena tradizione piratesca- e iniziare a cercare Viktor.
 
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balancer
view post Posted on 24/1/2012, 18:59




I cuccioli erano andati tutti a nanna, non prima, però, di papparsi lo sbruffone, presumibilmente, visto che di lui non vi era più traccia e che la mezza-donna lo piangeva.
Le perdite tutto sommato erano state minime e miracolosamente tutti gli strani individui che si erano accodati all'allegro manipolo di soldati, Jack compreso, erano ancora vivi. Inoltre stava arrivando la cavalleria, insomma sembra che le speranze di sopravvivere a quella notte per lo strano gruppo, stava aumentando. Sembra, però, perchè questa effimera illusione durò ben poco e la sua distruzione totale coincise con la comparsa del Nemico.
Un individuo strano e bislaccamente abbigliato ma evidentemente dai poteri rilevanti, gli furono sufficienti poche parole e qualche trucco scenico per mostrare chiaramente a tutti quanto fossero nella merda. Al suo comando imperioso un terzo degli uomini della ex falange di Villers smise di essere tale, per trasformarsi in bestioni fetidi, dallo sguardo poco intelligente ed evidentemente incazzosi. E fin lì a Jack poteva stare pure bene la situazione, ora che era chiaro che la fonte di quelle mutazioni non era un virus ma un'oscuro potere magico che fin'ora su di lui non aveva mostrato alcun potere... il problema fu quando lo strano tizio iniziò a parlare di olocausti che comprendevano il sacrificio del demone prima di andarsene a ritirarsi nella sua "calda" torruccia nera.
Francamente a Jack l'idea di essere ucciso da una legione di mostri umanoidi per motivi ignoti chiaramente non andava molto a genio, e poi se fosse stato ucciso come avrebbe potuto stuprare la chirichetta ubriaca? Certo le forze in campo erano a dir poco sproporzionate considerato che, se quello strano sortilegio aveva reso dei cani talmente pericolosi da sbranarsi quella montagna d'uomo la potenza degli umanoidi doveva essere terrificante incrementata anch'essa. L'opzione stare lì a combattere i mostroni era fuori discussione, quella era una battaglia chiaramente persa in partenza, se anche la potenza dei due eserciti fosse stata alla pari l'esercito dei "buoni" aveva già subito un atroce colpo psicologico e un esercito così mal assortito non era già più un esercito ma bestiame pronto al macello. Si poteva scappare, certo, ma era frustrante l'idea di darla vinta a quel dio burlone che si divertiva a sfasciargli le vacanze. Restava un unica altra possibilità. Raggiungere il nemico e scendere a patti con lui o ucciderlo. Magari eliminata la causa svaniva l'effetto, chissà? Ossia: Morto il mago si sarebbe sciolto l'incanto.
Ad ogni modo questa era la scelta che aveva preso, fra l'altro raggiungere l'ignoto nemico significava raggiungerlo dove era, ossia la torre. E questo equivaleva già a togliersi di mezzo alla battaglia. Bene si sarebbe fatto così. Con voce imperiosa e di comando ordino ai tre malconci con cui si era fatto precedentemente scudo:

Forza, dobbiamo raggiungerlo!

Poi si voltò verso il suo prossimo stupraggio e con nonchalance disse:

Lascia stare ormai è troppo tardi, segui noi!

Con un sonoro schiocco delle dita diede sfogo alla sua energia oscura che ora vibra intorno a lui creando un campo invalicabile da qualsiasi essere vivente. Utile mossa per evitare di essere puntato da uno di quei bestioni. E con gran agilità scattò verso il portone della torre inquietantemente lasciato aperto... Che fosse stata una trappola? Chi se ne fregava!
Mentre correva vedeva con la coda dell'occhio quei tre morire uno dopo l'altro sotto i colpi di quei bruti, questo motivò ulteriormente le sue gambe.
Varcata la soglia di "sicurezza" tiro un sospiro di sollievo per tirarne un secondo vedendo un volto conosciuto. Era l'altro demone... un nuovo scudo per Jack.
Sorrise.

Oh che bello, anche tu qua?...
Dove si sarà nascosto quello strano tizzio...


Chissà se pure la chirichetta li avrebbe raggiunti come sperava o si sarebbe immolata al nulla come aveva precedentemente minacciato. Sarebbe stato un vero spreco.



Status Psicologico: Tranquillo.
Status Fisico: Dolore muscolare da contraccolpo( BASSO)

Energia: 78%

[ReC 200] - [AeV 100] - [PeRf 50] - [PeRm 200] - [CaeM 125]



Tecniche attive usate:

Cerchio della Paura
Il mago genera una fitta ragnatela appena visibile tutt'intorno a sé: una zona entro la quale lo stregone ha completo dominio sensoriale.
La tecnica ha natura magica. Il caster genera intorno a sé un campo elettromagnetico molto ampio, che si svilupperà a tre dimensioni tutte intorno a lui. L'aspetto, la natura e la forma del campo elettromagnetico dipenderanno totalmente dalla personalizzazione; a seconda del personaggio, infatti, questo potrà apparire come una gigantesca ragnatela, come una fitta rete di scariche elettriche, come una serie di minuscole particelle magiche diffuse nell'aria o altro ancora. All'interno del campo, il caster disporrà di un sesto senso, come se il suo senso tattile si estendesse a ogni elemento al suo interno. Potrà quindi accorgersi di nemici invisibili intorno a lui o di particolari attacchi a distanza rivolti alla sua schiena. Il campo non si sposta con il mago, rimanendo fermo nel punto in cui è stato evocato. La tecnica dura due turni compreso quello d'attivazione, svanendo al termine del secondo o prima, al desiderio del caster. Nel caso in cui colui che varca il campo possieda una passiva che gli renda impossibili provocare vibrazioni, non sarà percepito.
Consumo di energia: Medio

 
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view post Posted on 25/1/2012, 16:22

~ A Red Soul
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Si dice che ogni anno, alle pendici della montagna sacra, una parata di entità demoniache percorre in silenzio le vie impolverate che solo di rado sono calcate anche dai calzari degli uomini. A ciascun incrocio altri Yōkai si uniscono al corteo, reggendo lanterne dei colori più disparati e formando un coro di luci danzanti che rischiarano la notte e terrorizzano i passanti. In epoche passate, un daimyō molto potente udì da un contadino il racconto della parata diabolica, e contro i consigli dei suoi ministri chiamò a raccolta i suoi vessilli e si schierò con tutto l'esercito per tre giorni e tre notti in attesa dell'evento. Quando le luci si approssimarono, i soldati protesero le lance e gli arcieri tesero gli archi. Ma le frecce non sfioravano i demoni, né le lance o gli scudi sbarravano loro il passo. Ma quando i mostri si disposero a fronteggiare faccia a faccia ciascuno dei bushi inermi, le loro bocche si aprirono divenendo voragini, e la marcia divenne un festino di sangue. Quel racconto e le immagini terribili che le evocava riecheggiava nella sua mente mentre osservava il massacro avvenire sotto i suoi occhi, facendola sentire piccola, debole, ed anche un po' patetica. Il braccio faceva male, e si era sporcata il kimono con il sangue, ma c'era poco da fare in quel frangente, se non stringere i denti e andare avanti.

« ... »
Detestava aver ragione. Detestava non avere un briciolo di autorità.
Nelle leggende, ogniqualvolta gli eroi aprono bocca per un avvertimento questo viene prontamente ascoltato, e tutti reagiscono di conseguenza fidandosi ciecamente. Non c'era mai stata una sola volta in quasi due anni in cui qualcuno si è preso la briga di dare ascolto agli avvertimenti di Motoko Aoyama del nobilissimo casato Aoyama nonché erede della virtuosa e potente Divina Scuola Shinmei.
Davanti all'orda di demoni ed al banchetto di morte, fece per sfoderare la spada. Brandire Shisui contro un esercito di mostri era pazzia, eppure chissà perché aveva un suo fascino buttarsi in mezzo a loro e verificare fino a che punto era davvero invulnerabile come talvolta credeva. Si sentiva denigrata nel profondo e una parte di lei bramava un'impresa di tale portata da spazzare via ogni residuo di irritante senso di sconfitta. Purificarli tutti... da sola, sbaragliare un intero esercito. Era affascinante! Era materia per una leggenda! Ma era anche una follia, un suicidio bello e buono. E prima di tutto, la domanda fondamentale: perché farlo? Non aveva senso. Lei non era giunta fino a Dorham per dare ai menestrelli materia su cui ricamare poemi, prima ancora non si era imbarcata in quella estenuante cerca per un motivo meschino come diventare una leggenda.
Lei era una Shinmei, ed il suo compito era proteggere l'umanità dai demoni.

« Tzk, continuate pure a schernirmi, se volete. »
Stronzi.
« Non cambia niente. »
Probabilmente non la udì nessuno. Le sue parole, poco più di un sussurro, si persero nel caos generale.

Cattura-47

« Seguimi, se vuoi vivere!! »
Afferrò per il bavero il mercenario più vicino, trascinandolo con se nel luogo più pericoloso di tutto il castello,
nel cuore stesso della nebbia e del miasma caotico cangiante.
La torre.

Doveva trovare il castellano. Il mostro responsabile di così tanta morte. Doveva trovarlo, distruggerlo.
Cos'altro doveva fare? Non era un'eroina, ma soltanto un'umile miko della Shinmei di Kyoto. Una Cacciatrice di Demoni.

    Status

    ReC 225 AeV 200 PeRF 125 PeRM 75 CaeM 575

    Status Fisico Buono.
    Status Psicologico Eccellente.
    Riserva Energetica 95%
    Equipaggiamento Shisui (rinfoderata)
    Ferite Squarcio al braccio destro


    Abilità Passive

      Discipline dell'Ougi « Immune alla spossatezza da perdita di energia
      Discipline di Infusione « Passive di dominio Warrior Style liv I, II e III
      Discipline di Vera Vista « Auspex passivo
      Discipline di Forza « Vince sempre i confronti basati sulla PeRF
      Discipline di Fedeltà « Permette di richiamare la spada
      Discipline di Fermezza « Resistenza al dolore
      Discipline di Distruzione « Capacità di raddoppiare consumo e potenza delle tecniche
      Discipline di Consapevolezza « Non può sottrarre oggetti; -200 CaeM con armi che non sono Shisui
      Magnanimo Giudizio della Spada « Capacità praticare gli esorcismi mediante le tecniche

    Abilità Attive

      -

    Note

      Motoko si dirige nella torre, trascinandosi dietro quello che credo sia l'ultimo mercenario rimasto in vita.
 
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Lenny.
view post Posted on 26/1/2012, 11:38




Faustus' Dream ~ la mano del destino
VI - La torre che sfida il cielo


Lunga e larga non meno di una ventina di metri, la Sala Grande all'interno della torre accolse i quattro con un gelo non dissimile da quello del cortile. La sala era un unico, enorme antro circolare. Nella penombra era possibile distinguere quadri dalle cornici stilizzate raffiguranti deità ed eroi e battaglie e paesaggi morti. Pilastri di arenaria, scalinate che si perdevano nelle tenebre dei piani soprastanti, debolmente illuminati dalla luce proveniente dai candelabri d'argento a tre bracci attraccati alle pareti scure.
Dalla cima della scala centrale, Viktor li osservava, invisibile ai loro occhi e impercettibile ai loro spiriti. Egli, grande sperimentatore, insoddisfatto, insaziabile Beccaio che combatteva per il dominio supremo con la natura e con gli dei, trovava pace solo davanti alla forza che lo sospingeva. La stessa forza che era stata violata da quei tre, nemici della sua pace, della sua legge, del suo ordine, della sua autorità. Ribelli, traditori, perturbatori, e perciò combattuti con tutti i mezzi che aveva a disposizione. O trascinati dalla sua parte con la forza..
Sapeva cosa fare.

C'erano sussurri, tra il chiarore debole dei lumi e la tenebra incombente del caos. O forse quei sussurri erano solo nelle loro teste, come era accaduto nel cortile interno.
Una voce si insediò nelle loro teste, assumendo toni mostruosi nella distanza tenebrosa che li separava dal Beccaio, trasfigurato quasi in un dio del male nell'alveo del potere di RotteNhaz. Non si poteva dire da quale parte provenisse quella voce sinistra, ma il suo obiettivo era certo: i cuori dei tre ribelli. Attrarli a sé con il veleno della menzogna o con la limpidezza della verità, con la promessa di un grande bottino o con la minaccia di una polverosa morte. Per far svanire le loro coscienze, o per scolpirle per sempre nella gelida pietra di RotteNhaz.

_______

Sàrkan fuggì sino ai cancelli di RotteNhaz, tanto da poter scrutare al di là dei confini della fortezza maledetta. Il paesaggio era completamente diverso: non vi era più Dorham, città devastata da una furia innominabile, né vi erano segni di vita, umana o animale. Colonne di fumo nero alte come montagne, fiumi di magma incandescenti scorrevano sopra una distesa rocciosa flagellata da continue eruzioni vulcaniche. Quell'inferno poteva avere solo un nome.
Midgard.
« Via, presto! »
« Usciamo! »
Ma tra l'inferno di RotteNhaz e quello del Midgard meridionale, un paio di soldati in fuga scelse il secondo. Si gettarono fuori dai cancelli spalancati della fortezza, abbracciando increduli l'agognata salvezza.
« Siamo salvi.. »
Biascicò uno dei due, boccheggiando. Ma l'altro non poteva rispondergli. Non più.
Il suo corpo, l'intero suo corpo si era dissolto in una cascata di cenere nera.
« No.. » Il soldato rimasto si voltò verso i cancelli appena varcati. Verso Sàrkan. Verso la sua unica speranza. « Ti prego, aiut.. »
E una spirale di vento si portò via anche la sua vita, dissipandola nel nulla.

La Legione Nera avanzava. Tre soldati demoniaci, i grugni mostruosi ricoperti di sangue umano. Sangue fresco, al quale presto se ne sarebbe aggiunto altro. Ringhiando, sbavando, i tre elementi marciavano tra i pezzi d'artiglieria simili a bare che giacevano nel cortile, diretti ai cancelli. Verso Sàrkan, armi strette in pugno.
« Vieni qui, piccolino.. » Grugnì il più grosso dei tre, con una voce simile a un grattare metallico. Si passò una lingua viola sulle labbra, senza staccare gli occhi dalla sua prossima preda. « Vieni a giocare con noi. »



QM POINT:Turno un po' particolare. Ma passiamo alle spiegazioni.

Yomi, Apo e bal: i vostri pg si trovano nella sala centrale. Nella penombra soffocante, la medesima voce che avete udito in cortile raggiunge adesso le vostre menti, parlandovi. Qualsiasi cosa dica, che sia menzogna o verità, sappiate che ha natura psionica. Le sue parole vi risulteranno estremamente convincenti e assolutamente veritiere, tanto da costringervi a seguirle, pur non lasciando alcun danno nelle vostre menti. Possono essere contrastate solo con una difesa psionica di entità Media.
Ciascuno di voi riceverà un mp con il messaggio che Viktor rivolge al suo pg, conoscibile quindi a lui solo. Non posso vietarvi di passare il messaggio agli altri due compagni, ma ve lo sconsiglio vivamente. Per voi. :v:

Name less: Lasciare al qm la scelta di dove far andare uno dei partecipanti non è molto saggio. Potrebbe fare una bastardata, sai?
I due png di Apocryphe raggiungono Sàrkan ai cancelli. Il paesaggio è cambiato, segno che la fortezza si è spostata da Dorham - senza che nessuno se ne accorgesse, come nella descrizione del costrutto - e ai suoi occhi si spalanca il Midgard meridionale. I due soldati varcano i cancelli, dissolvendosi in cenere - rimando sempre alla descrizione di RotteNhaz - . intanto tre demoni della Legione nera raggiungono Sarkàn - si tratta di tre energie gialle, da non trattare autoconclusivamente - . A questo punto Sàrkan si trova con alle spalle i cancelli aperti e di fronte i tre soldati. Ma il cortile è circolare, e sul campo sono presenti molti elementi...magari un'altra via di fuga è possibile.


6 giorni di tempo per postare, turni liberi. Fisso la scadenza per le 11.30 di mattina di mercoledì 1 Febbraio.


Edited by Lenny. - 26/1/2012, 12:55
 
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view post Posted on 27/1/2012, 03:42

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La corsa era stata breve, ma più della fatica poté la tensione, giunta ormai a livelli insopportabili. Motoko era scappata dalla bolgia infernale di sangue e morte trascinando con se l'unico superstite di quei disperati senza speranza che si erano addentrati nelle fauci del male. Il mercenario, che non era un'anima candida ma che temeva la morte come tutti, era pallido come un cencio, reduce da un'esperienza sufficiente a far impazzire nove uomini su dieci e portare al suicidio i restanti. Non lo biasimava. Come lui, anche lei aveva paura... dopotutto, era normale essere spaventati una volta persi in quei corridoi senza fine immersi nel miasma caotico in forma di nebbia che corrompe l'animo e trasforma il corpo. Era successo a quei poveri cani, ed era stata la volta di quei disgraziati là fuori.
Ma c'era ancora una possibilità. Sì: un'opzione, una speranza. Trovare chi aveva scatenato tutto quel male sulla città di Dorham, distruggerlo.
Serrò i denti sull'unghia dell'indice e premette fino a farsi male, tentando una via di uscita.
C'era, un modo.

Doveva esserci, un modo.
« Qualcun altro è sopravvissuto? »
Due figure soltanto, oltre a lei ed al soldato.
Li conosceva. Riconosceva le loro facce, intraviste assieme a molte altre alla Virago Nera.
Provava una sensazione di inquietudine, nel fissare le loro facce. Un disagio che aveva già provato, ma che aveva attribuito da subito al costrutto semivivente della fortezza.
« Chi ha parlato? »
Voci. Motoko si voltò, ruotando il capo in diverse direzioni, senza riuscire a identificare la provenienza di quella voce.
Risuonava nella mente, come un presagio.

« Né l'una né l'altra!!! »
Ribatté lei con rabbia, ignara del fatto che nessun altro in quella stanza avrebbe saputo a quale domanda rispondeva.
Strinse Shisui con forza, tanto da far sbiancare le nocche. "Sono Motoko Aoyama", avrebbe voluto gridare.
"Sono qui per la tua testa. Porrò fine all'orrore con queste mie mani e questa mia spada."
Ma la voce non aveva finito con lei. Seguitò a parlare, e le sue parole erano veleno.

Cattura-48

« Impossibile!!! »
Menzogna!! Non doveva ascoltare.
Ma, arretrando, rivolse lo sguardo sulle due figure presenti nella stanza oltre a lei, e non dar credito a quelle parole divenne impossibile.

« Ascoltami... »
Disse rivolgendosi al mercenario, la voce esitante.
« Se mai dovessi riuscire ad uscire viva da qui, giuro che ti salverò. Lo giuro su quest'arma riverita che porto con me... »
Brandendo la spada chiusa nel suo fodero colpì con un violento affondo alla bocca dello stomaco del poveretto, che si piegò in avanti senza avere nemmeno
il tempo di ribattere. Sputò un rivolo di saliva, prima di accasciarsi a terra privo di sensi, lasciando a Motoko campo per agire senza temere per la sua incolumità.
Troppe persone erano morte quel giorno. Qualcuno doveva pagare...

« SI FACCIA AVANTI IL SIGNORE DI QUESTO CASTELLO!!! »
Gridò con forza, rivolgendosi al buio della sala, come se l'oscurità potesse darle come risposta qualcosa di diverso da un ghigno malefico.
« IO VI SFIDO!!! FATEVI AVANTI, E AFFRONTATEMI A VISO APERTO!!! IO VI DISTRUGGERÒ, E PORRÒ FINE ALLA VOSTRA ESISTENZA!!! »

... Ma non poteva ignorare quella voce. Nemmeno adesso.
Se solo il signore di quel maniero fosse stato lì, davanti a lei, avrebbe scaricato su di lui la sua giusta furia.
Ma l'abominio non c'era. Vi era però dell'altro, lordura che non poteva ignorare.
Nemmeno se questo le costava la vita...
Abbassò lo sguardo.
Socchiuse gli occhi, cercando la concentrazione da tributare ad una delle tecniche più potenti della sua scuola.

Infine, un lampo di luce danzò nell'aria deciso a porre fine ad un'esistenza empia rivelata da un abominio ancora più grande.

Shinmei-Ryuu Kessen Hiken: Renkan Tensen Tetsukageki Ni-no-tachi!!!
Tecnica definitiva della Divina Scuola Shinmei: Celeste lama che fende i cieli, Secondo Colpo

"Hiken", colpo nascosto. E tale era, senza alcun dubbio.
Agli occhi di chiunque non possedesse un'acutezza di riflessi tale da eguagliare la sua maestria con la spada, sembrò non muovere nemmeno un muscolo.
Di fatto, con un gesto troppo rapido per essere visto, ella sfoderò, colpì, rinfoderò una seconda volta, un unico, fluido gesto tanto rapido da sfuggire anche all'occhio più acuto. Era di spalle, ma non importava. Si trovava oltre i dieci metri di distanza dal bersaglio, ma anche questo non aveva alcuna rilevanza. Un guerriero può decapitare il suo bersaglio senza che questi veda partire il colpo, addirittura senza nemmeno immaginare di essere prossimo a subire un attacco. Del tutto invisibile a chiunque non possedesse sensi sovrumani, la lama di Shisui da quella ragguardevole distanza si mosse dalla destra del Lord Mormont, al secolo Laurens Cornelis Boudewijn de Graaff. Il fendente, letale per chiunque avesse sangue da versare ed una vita da perdere, si sarebbe mosso parallelamente al suolo fino a decapitare il demone, perché di questo si trattava, uccidendolo sul colpo, sgozzandolo, recidendo carni, muscoli, carotide e trachea.
Con tutta la sua forza di volontà, Motoko Aoyama non poteva sottrarsi all'ordine implicito di quella voce.
Egli era un demone, nessun dubbio. Lei una Cacciatrice di Demoni.

Il loro incontro, significava inesorabilmente morte, per l'uno o per l'altra.

    Status

    ReC 225 AeV 200 PeRF 125 PeRM 75 CaeM 575

    Status Fisico Buono.
    Status Psicologico Eccellente.
    Riserva Energetica 80%
    Equipaggiamento Shisui (rinfoderata)
    Ferite Squarcio al braccio destro


    Abilità Passive

      Discipline dell'Ougi « Immune alla spossatezza da perdita di energia
      Discipline di Infusione « Passive di dominio Warrior Style liv I, II e III
      Discipline di Vera Vista « Auspex passivo
      Discipline di Forza « Vince sempre i confronti basati sulla PeRF
      Discipline di Fedeltà « Permette di richiamare la spada
      Discipline di Fermezza « Resistenza al dolore
      Discipline di Distruzione « Capacità di raddoppiare consumo e potenza delle tecniche
      Discipline di Consapevolezza « Non può sottrarre oggetti; -200 CaeM con armi che non sono Shisui
      Magnanimo Giudizio della Spada « Capacità praticare gli esorcismi mediante le tecniche

    Abilità Attive

      Samidarekiri: Tecnica di Iaidō, appartenente al genere Hiken, "Colpo Nascosto", attacco di estrazione tanto veloce e potente da apparire molto simile ad un'illusione. Sfoderare, colpire, rinfoderare, questa semplice successione di azioni viene eseguita in un tempo praticamente nullo, tanto che la successione di gesti può essere percepita solo se i Riflessi e Concentrazione di chi osserva è almeno pari al Controllo delle Armi dell'esecutore, statistica su cui si basa la tecnica. Per coloro incapaci di seguire la successione di azioni, troppo rapide perché l'occhio riesca a seguirle, sarà come se un colpo di spada fantasma di livello Basso fosse comparso dal nulla, senza che Shisui uscisse dal suo fodero. Consumo Basso.

      Zankūsen: Letteralmente "Lampo che Fende l'Aria", tecnica del genere Hiken, "Colpo Nascosto". Rapida e silente, è una tecnica di spada molto vicina alle jutsu di "morte silente" praticate dagli Iga, che si dice siano in grado di recidere il cranio di un uomo senza che si versi una sola goccia di sangue, ibridata con le tecniche Shinmei perde parte delle sue qualità come tecnica furtiva in favore di una maggior potenza. Si tratta di un attacco a distanza, caratteristica alquanto inconsueta per una tecnica di spada, l'esecuzione inizia sferrando un colpo di spada a vuoto, da una distanza di almeno cinque metri dal bersaglio. L'ultimo segmento della spada, circa dieci centimetri di lama, si concretizza sotto forma di lama energetica in un punto qualsiasi in un raggio d'azione piuttosto ampio come se fosse un prolungamento della spada, e segue fedelmente il movimento della nodachi. Questo significa che, per infliggere danno all'avversario, lo Shinmei deve puntare su di lui la spada ed eseguire un fendente come se egli fosse entro il raggio d'azione della sua arma. Poiché richiede un perfetto controllo dell'arma, il Zankūsen si basa sul Controllo delle Armi, e non sulla Potenza Magica. Consumo Medio.

    Note

      Dunque, innanzitutto mi scuso per aver dapprima deciso di non postare immediatamente, salvo poi cambiare idea e scrivere il presente post. Parlando francamente: la scelta sul se postare immediatamente oppure attendere il post di Apocryphe equivaleva al scegliere coscientemente di sacrificare il proprio personaggio oppure provare -presumibilmente confidando nella pietà del Quest Master oppure tentando azioni decisamente borderline- di salvarlo in qualche modo. In un primo momento, non me ne vogliate, ho deciso in maniera un po' codarda di voler salvare Motoko a tutti i costi. La mia decisione iniziale scaturisce dal fatto che è un personaggio iniziato da poco a cui però sono estremamente affezionato, trovo sia davvero un peccato rischiare di perderlo in una quest di importanza relativa. Riflettendo a mente fredda, però, mi sono ricordato che dopotutto questo gioco antepone l'interpretazione del proprio personaggio a qualsiasi altra cosa, e dunque seppure a malincuore ho dovuto far scegliere a Motoko, la quale se potesse senza dubbio sceglierebbe la via più onorevole, anche se passa per un buon 85% di probabilità di non sopravvivere. Ebbene così sia: onoriamo dunque nel modo più bello e sentito una quest che non avrà i contorni epici che chiunque vorrebbe per l'ultima recita del proprio personaggio, ma che però mi è piaciuta molto e che trovo adeguata a quest'ultimo canto di cigno!

      Motoko subisce l'aggressione psichica che le impone di attaccare il personaggio di Apocryphe. Pur non disponendo di difese psioniche, decide caparbiamente di non piegarsi completamente a tale imposizione, e di distruggere non soltanto il suddetto, ma anche il caster stesso -Viktor! Innanzitutto, stende il soldato promettendogli di salvargli la vita nella remota possibilità per cui riuscisse a cavarsela. Da dodici metri dal bersaglio utilizza una delle tecniche Kessen del suo repertorio, generate dalla fusione di due tecniche base. Ne scaturisce un fendente-fantasma invisibile sferrato con la spada rinfoderata, il quale genera a sua volta una lama di energia -anch'essa invisibile perché generata con samidarekiri- che dalla destra di Laurens de Graaff tenta seccamente di decapitarlo. Il colpo è generato da una tecnica di livello Medio e da una tecnica di livello Basso, e la sua potenza complessiva è pari alla somma delle due. Agli occhi di chiunque non possegga una ReC tale da bypassare le regole del Samidarekiri, apparentemente Motoko non sembrerà nemmeno muoversi. La tecnica è sferrata appoggiandosi alla cerimonia del Magnanimo Giudizio della Spada: solo un puro di cuore o un vero innocente verrà risparmiato dalla lama di Shisui, questo per prevenire inganni da parte del demone dato che esiste la vaga possibilità che il castellano abbia avvelenato la mente di Motoko facendole scambiare per un demonio un innocente.


Edited by Sakura Kyouko - 27/1/2012, 05:46
 
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view post Posted on 29/1/2012, 22:49





Corri, ansima, dispera, sopravvivi.

Agita le gambe rapido, come un insetto in trappola, prova a mimetizzarsi, tenta di salvarsi.
Salvezza.
Due uomini lo raggiunsero, correndo al massimo delle proprie facoltà.
La desideravano, e potevano ottenerla. Era vicina, era molto più vicina di quanto non sperassero.
L'uscita, la salvezza, ogni passo di più, sempre più agognata e sempre più raggiungibile.
Ormai mancano pochi centimetri.

I due uomini violano il confine di Rottenhaz, e mentre uno prende a esultare e a reclamare il suo premio – la vita – l'altro vede il suo corpo sfumare, alleggerirsi, corrodersi, incendiarsi, dissolversi come paglia in un fiume di lava. Vede le proprie dita carbonizzarsi e librarsi in aria sospinte da una debole raffica di vento.
L'uomo avrebbe voluto inorridire, avrebbe disperatamente voluto piangere. Ma non aveva più i muscoli per farlo, non aveva più niente.
E Vipsinia lo faceva al posto suo; inorridiva nel silenzio, mentre l'altro uomo, ormai conscio di ciò che ormai era imminente, approfittò degli ultimi istanti per voltarsi e pronunciare le sue ultime, sprecate parole.
« Ti prego, aiut.. »
E anche lui, trascinato dal vento sottile, levitava ormai in forma sabbiosa per quello che sembrava essere il Midgard.
Sàrkan non sembrava soffrirne, a differenza di Vipsinia, la quale, pochi passi alla sua sinistra, sembrava avvertire il loro stesso inestinguibile dolore.
Il Senzanome sembrava perplesso, non inorridito, e non certo per la fine dei due soldati, quanto per la mutazione del tutto impossibile del paesaggio.
Terre desolate, nessuno sembrava calpestarle.
Spirali di fumo nero s'addensavano nell'etere, senza fissa destinazione, minacciose suggerivano di arretrare.
Ma, prima che si voltasse per volontà propria, sentì l'esile mano di Vipsinia strattonarlo e indirizzargli lo sguardo verso tre demoni, rozzi e mostruosi, che ora sembravano essere i loro nuovi avversari.
Keshel, l'unico superstite dei tre soldati, abbastanza savio da non farsi carbonizzare, ne fissava uno in particolare.

Quello a sinistra, poco più basso di quello centrale.
Pelle scura, quasi squamosa, rigida e morta come quella di un tamburo, ghigno crudele impresso nel viso, espressione pericolosa, occhi vuoti.
Quello, seppur ormai stravolto nell'estetica, doveva essere lui.

Nu... kal.
Sussurrò, con voce spezzata.
Il demone non volle ascoltarlo.
Lui non era più Nukal.

Keshel urlò, sempre più forte, tentando vanamente di fare rinvenire il fu compagno.
Urlava, spremeva i propri polmoni, ma nessuno muoveva un muscolo.
Vipsinia metteva le mani all'elsa dello spadone, Sàrkan, silenziosamente, arretrando di pochi passi, la chiamava a sé.
Avevano già perso molte energie, e quella lotta probabilmente avrebbe sancito la loro morte.
Vipsinia e Sàrkan corsero, scattarono, alla loro sinistra, mentre Keshel, in lacrime, si gettava contro i tre colossi.
Ma era quella la morte che aveva scelto; Keshel aveva giurato a sé stesso che sarebbe morto nel mezzo di una battaglia.
Era un sacrificio accettabile, forse addirittura necessario. Tra morire carbonizzato e morire cercando di liberare l'anima di un amico, scelse la più dolorosa delle due.

NUKAL!

Risuonò veemente nell'aria, il Senzanome e e l'Ombra lo udirono, seppur distanti, con chiarezza assoluta.
Vipsinia, se solo ne fosse stata fisiologicamente in grado, avrebbe pianto, pianto a dirotto, come la ragazzina che era.
Avrebbe pianto, si sarebbe torturata, si sarebbe maledetta per la sua sensibilità e per la sua incapacità. Avrebbe pianto per Nukal, avrebbe pianto per Keshel, dei quali non conosceva neppure il nome.
Ma sapeva che Sàrkan non avrebbe assecondato un comportamento simile e, per una volta sola, era meglio aggrapparsi con tutte le forze all'unica sua luce.

Quest'ultimo taceva, correva, tentando di stare al passo di Vipsinia, e pensava.
Pensava, pensava, pensava tanto da poter sentire i propri pensieri rimbombare per ogni angolo della sua testa.
Per tutto il tempo, non aveva fatto che correre, difendersi, e ancora correre.
E non c'era via d'uscita. Non era accettabile, decisamente, non era accettabile. Sàrkan nutriva sempre di più un senso di rifiuto ormai incontenibile.
Non sarebbe morto lì, né lui né Vipsinia, loro si sarebbero salvati.

Per l'ultima volta, corse, verso la torre nera, palesante la propria immensità.
Vipsinia lo sentiva scosso, lo avvertiva turbato, e provò piacere nel notare che la sua umanità, seppur in una situazione tragica, tornava in superficie.



Status Fisico: danni da morso al braccio sinistro.
Energia: 74%
Status Psicologico: Celatamente furioso.
Status Fisico Vipsinia: Illesa.
Status Psicologico Vipsinia: leggere post.

Riassunto: In breve, Sàrkan decide di fuggire e si trascina per il primo tratto Vipsinia, la quale avrebbe voluto aiutare il povero Keshel, che si butta contro i tre demoni consapevole di stare per morire.
Sàrkan e Vipsinia corrono verso la torre.
 
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view post Posted on 1/2/2012, 04:54
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"Io avea già il mio viso nel suo fitto;
ed el s'ergea col petto e con la fronte
com'avesse l'inferno a gran dispitto."




~ A SONG OF ICE AND FIRE ~
. a feast for crows - guilty grasp grandeur .


A volte capita che nell'avventurarsi alla ricerca di qualcosa si divenga a un punto in cui la strada da percorrere cessa d'essere dritta come un fuso, divenendo tortuosa. In quei casi è d'obbligo una deviazione, un cammino alternativo che segua il divenire degli eventi senza che l'obiettivo prefisso perda la sua centralità. Gli attimi in cui si deve deragliare dal cammino previsto sono i peggiori, perché è necessaria una certa dose di sangue freddo per discernere la via migliore da intraprendere. Eppure, spesso e volentieri è proprio in quegli istanti che si può determinare l'esatta natura di un essere vivente: c'è chi preferisce seguire il cammino tortuoso adeguando il proprio carattere a questa nuova evenienza, sfruttandola, cercando di volgerla a proprio favore utilizzando le più gravi bassezze -ma c'è anche chi persiste nel suo cammino dritto come un fuso, anche seguendo una via disagevole.
Lord Jeor Mormont -uomo tutto d'un pezzo, indomito combattente e cuore prodigo- apparteneva a quest'ultima categoria.
Sfortunatamente per tutti i presenti, Jeor Mormont era solo un fantoccio costruito su ben altra nervatura. Con un sorriso sadico a rigargli le labbra, Laurens de Graaff si guardò intorno, accarezzando con le sue occhiate sbilenche ciò che accadeva intorno a lui.
La ragazzina sembrava concentrata, il soldato non pareva particolarmente sveglio, e quell'altro incosciente che l'aveva seguito era poco meno che una squallida parodia di un avversario.

Le parole avevano danzato tutto intorno a lui e contemporaneamente dentro di lui, dietro i suoi occhi i pensieri si davano il cambio proponendo sempre nuove immagini, variazioni su un unico tema d'odio e assassinio.
La scala per l'Inferno era incrostata di sangue rappreso e ruggine, ossa sfarinate e membra mezze decomposte, eppure lui non vedeva che il desiderio di percorrerla per arrivare in vetta, divorare il Castello capace di sfidare il cielo per essere lui stesso il solo a superare ogni maledetto limite che quel corpo semi-umano gli aveva imposto.
Distruggere i deboli? Usarli come puntelli e scarni predellini per una nuova scalata?
Avevano scelto l'uomo fottutamente giusto.
« Ma certo, amico » rispose, senza nemmeno preoccuparsi ancora di camuffare la propria voce, certo che chiunque gli avesse parlato fosse anche in grado di ascoltarlo.
« Ho ucciso, fatto a pezzi, torturato. E per cosa? Perché mi piaceva. »
Mentre il suo sorriso si incarogniva, le dita della mano sinistra correvano sotto lo scapolare che pendeva dal collo, scostandolo e scivolando al di sotto, a raccogliere la piccola catena che pendeva, trattenendogli proprio sul cuore un oggetto ovale che produceva un curioso rigonfiamento sotto i vestiti.
« Il numero dei bambini che ho lasciato in lacrime è pareggiato solo da quello delle madri che ho stuprato » sussurrò, come a voler dare ulteriore conferma che quello che aveva fatto fino a quell'istante non era altro che il preludio per ciò che stava per accadere. Sentì la ragazzina urlare e colpire l'armigero che le stava di fianco.
« E se potessi tornare indietro, lo rifarei. Perché è questa la via, questa è la scala per l'Inferno: »
Con queste parole, si portò alle labbra il piccolo oggetto che era fuoriuscito da sotto le sue vesti gualcite.
« P - I - C - A - T - R - I - X »
Perché quello che stava per intonare era il canto di tutti coloro che aveva distrutto, ed era anche il suo canto, il canto del Distruttore -l'orgoglioso lamento del colpevole. Perché di lì a poco tutti i più deboli sarebbero stati annichiliti.
« Guilty Grasp Grandeur. »

Iniziò a suonare.
Erano note non sue, un cantico orientale che andava componendosi, invisibile agli occhi ma che rapiva le menti, allietava l'udito con un crescendo esotico. Bastarono le primissime note perché al suono ipnotico di Epoch, la Giara delle Ere, si unissero decine di altri strumenti invisibili, riuniti alle pendici dell'Inferno per accompagnare il cammino di colui che possedeva la chiave e la forza, la lancia ed il sole. La musica gli impedì di avvertire in maniera distinta il vociare della ragazzina: prima che la sua mente venisse obnubilata dal richiamo del Regno Perduto riuscì soltanto a percepire la grandezza di ciò che stava creando. Poi davanti ai suoi occhi cominciarono a scorrere le immagini delle larghe praterie Dothraki, il Mare di Sabbia Rossa, il rumore prodotto dallo scalpitare degli stalloni si unì alla musica senza disturbare la melodia, fondendosi con le urla dei ragazzini.
Le note della devastazione che seguirono si accompagnarono al sibilare delle frecce e al crepitare sommesso del fuoco, le urla della razzia, mentre al di sotto delle vesti un tumulto sembrava sconvolgere il ventre del Corsaro. Movimenti sinuosi e affilati, sussulti che tuttavia sembravano non sconvolgere il suonatore che continuava imperterrito nella sua performance. Quando il rosso macchiò le vesti, avvenne ciò che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare.
Il sonno della ragione partorisce mostri.
Immagina cosa può fare un folle da sveglio.

Fra gli abiti stracciati e lordi di sangue, fra i brandelli di muscoli e pelle che cadevano al suolo con un suono molle e osceno, si potevano intravedere gli artigli della Belva che a fatica ma con mefistofelica pacatezza usciva dal suo antro annidato nell'addome del Demone. E quando venne fuori, il suo ruggito spezzò la musica.
Con le ultime note, Lorencillo adagiò l'ocarina, lasciandola ricadere sul petto.
Aveva l'occhio destro ridotto a una fessura, digrignava i denti in preda al dolore che sembrava non aver avvertito mentre suonava ma che adesso ricadeva sulle sue membra e sui suoi nervi con l'opprimente sapore del sangue sulle labbra.
Fu una questione di istanti, con la Belva che era appena uscita dal suo corpo: non si accorse nemmeno dell'attacco, del movimento della giovane, fu la semplice presenza della sua mostruosa progenie a impedirgli di ritrovarsi a terra con ferite anche peggiori di quelle che aveva accusato richiamando quel piccolo coacervo di caos piegato alla malvagità estrema e alla poliedrica inventiva dello scellerato genitore.
L'attacco della sacerdotessa Shinmei si abbatté sull'aberrazione partorita dal Demone, aprendo con violenza un profondo squarcio su quello che in un uomo si sarebbe chiamato torace -prolungandosi fino al braccio, e di lì fin quasi all'artiglio rostrato che colava fiele.
Laurens non aveva visto -non era stato capace di individuare- chi fosse l'autore di un tale sconsiderato gesto, ma poco importava. Dal suo punto di vista, quei tre stavano tutti per essere uccisi.

« MAI INCHINATI » ringhiò, estraendo la Lagrima di Pirate's Bay e il Corte -il pugnale da combattimento corpo a corpo.
Nello stesso istante, la Belva si lanciava contro la ragazzina orientale, divorando la distanza che li separava, preparandosi ad ingaggiare un combattimento che avrebbe presumibilmente lasciato un solo superstite sul campo. Una volta che fosse giunta a poco meno di due metri, avendo la preda a portata d'artiglio, avrebbe sferrato la sua offensiva, basandosi sulla netta superiorità fisica che aveva nei confronti della giovane spadaccina.
Il primo colpo sarebbe stato una spazzata con il braccio destro, volta a costringere l'avversaria ad una parata per poi sorprenderla con un affondo portato con l'artiglio mancino per sorprenderne le scoperture nella guardia, presumibilmente già duramente provata dal contraccolpo.
A prescindere da cosa avrebbe fatto la Belva, comunque, il Flagello dell'Ovest aveva altri piani, che andavano oltre il dolore per il ventre squarciato. L'odio instillatogli dalla voce, il cieco furore, era acuito da quella sofferenza come dal suo desiderio di rivalsa. Non vedeva nient'altro che il trionfo.
E come ogni trionfo, doveva essere annegato nel sangue.
E scomparve.

« MAI PIEGATI »
La sua voce risuonò dove era stato un attimo prima, e fu l'ultimo rumore che produsse, perché una volta resosi invisibile grazie alla Comunione con la Trama Nera non c'era alcun modo per rintracciarlo, per capire dove fosse. Per un breve lasso di tempo non sarebbe più stato lo scintillante Kraken Dorato, né la mostruosa Bestia di Pirate's Bay: solo una presenza invisibile. Solo un un Fantasma che attraversava i campi di combattimento portando con sé una gelida brezza di morte e disperazione -la disperazione dei moribondi che imploravano l'ultimo gesto di misericordia.
Sarebbe divenuto il Re Ombra.
Un'Ombra mortale, ma comunque sfuggente, tanto da apparire imprendibile. Se anche i suoi sprovveduti avversari fossero riusciti a inquadrare le sue labbra non avrebbero visto più alcun sorriso divertito: c'era solo la cieca determinazione, quella stessa furia primordiale che invasa i religiosi, quell'attaccarsi a dei dogmi indimostrabili a cui si può credere -si vuole credere- per puro opportunismo.
Per trionfare, tutti i deboli dovevano morire. La cosa gli piaceva.
Ogni rivoluzione richiede il suo truculento tributo. La sua non faceva eccezione.
Non visto, non percepito, si avvicinò al corpo esanime dell'armigero, svenuto a breve distanza dalla spadaccina. Si abbassò lentamente, cercando di non forzare eccessivamente il proprio addome.
« MAI SPEZZATI » sussurrò, mentre apriva la gola del nemico da parte a parte, scostandosi appena in tempo per evitare che il violento fiotto di sangue che sgorgava dallo squarcio lo inondasse.
Gli altri non avrebbero visto nulla di più che un aprirsi volontario della carotide, ed un uomo passare dallo svenimento ad uno stadio di sonno più profondo -e irreversibile.

Il breve e silenzioso cammino che seguì fu quello che Laurens apprezzò maggiormente:
la sua progenie se la sarebbe cavata egregiamente con la puntaspilli del Regno d'Oriente, almeno per qualche tempo l'avrebbe tenuta a bada, permettendogli così di ottemperare alle richieste che la voce gli aveva imposto. Richieste, non ordini. Voleva solo un tributo, doveva riconoscere in lui la stessa ferocia, la stessa grandezza che gli era propria. Nessuno sceglie per caso i propri discepoli.
Si fermò di colpo, davanti ai suoi occhi si assieparono le immagini dell'altro mondo, di quell'universo attraverso lo specchio che aveva osservato già tante volte, con gli occhi delle vittime e con quelli dei carnefici, fino ad arrivare all'inimmaginabile, una sensazione che forse solo un'altra persona su Asgradel aveva mai provato: mettersi in bocca il punto di vista di Dio.
A lui era stato concesso, grazie all'Urna delle Ere.
A risvegliare i suoi sensi, quando si trovava ormai a pochi passi da Jack, fu un altro pensiero, se possibile di maggiore sollazzo rispetto ai precedenti: lui era ancora Jeor Mormont. Non aveva ancora giocato la sua carta migliore.

Scattò in avanti, la mano destra portò rapidamente la cazoleta ad affondare nella gamba sinistra dell'uomo, deciso a tranciargli di netto il muscolo della coscia impedendogli gli spostamenti, mentre con la mano sinistra brandiva il pugnale che avrebbe cercato d'inserirsi lateralmente fra le costole all'altezza del cuore, trafiggendo il nemico ed uccidendolo, lasciandolo privo di requie.
Contava soprattutto sulla sua ormai proverbiale velocità, unita al fatto che era invisibile, e assolutamente impossibile da percepire. Inoltre, se le cose si fossero messe male, poteva sempre contare su Apocryphe.
La Bestia era ormai pronta per essere sciolta. I mastini di Rottenhaz non erano i soli a reclamare la guerra.
Lui era il Fantasma che attraversava i campi di battaglia. Fu solo un sussurro il suo, rivolto alla persona che stava per uccidere.
« Conosci tu la storia del Re Ombra? »

Scourge of the West
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Forma Umana: ReC (175) ; AeV (325) ; PeRf (75) ; PeRm (275) ; CaeM (100)

Stato Fisico: Escoriazioni sul braccio destro e sul torace. Sfregio sulla guancia destra. Squarcio nel ventre (Danno Alto).
Stato Psicologico: Sotto influenza psionica (Media).
Riserva Energetica: 50%
Dominio: Void Runner (I-II-III)

Consumi Utilizzati nel Turno: 2xAlto.
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EQUIPAGGIAMENTO

Lagrima di Pirate's Bay: Mano dx.
Pride: Riposta (Colpi Utilizzati: 3/5).
Corte de Los Agujeros: Mano sx.
Epoch: Riposta.
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ABILITA' PASSIVE IN USO

Paradise of Betrayal
Aura di influenza mentale: incute timore a soggetti di energia pari o inferiore.

Over the Radiant Glory
Capacità di camminare in aria come su un pavimento solido.

Battlefield's Phantom Overlord
Il personaggio non ha odore, non produce rumori né lascia tracce al suo passaggio. Non ha un'aura rilevabile con Auspex passivo.

Rebound the Pain
Il personaggio riesce a colpire i punti nevralgici, paralizzando i muscoli intorno alle zone colpite.

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ABILITA' ATTIVE IN USO

GuiltyGraspGrandeur :: Consumo Alto+Danni Alti :: Abilità di Epoch
Nella tradizione di alcune culture esotiche sono tramandate talvolta tecniche di ipnotismo praticate sugli animali. Domatori di tigri che agiscono grazie alla musica; fachiri che istigano dei pericolosi cobra a danzare per la gratifica di spettatori curiosi, affascinati. Il portatore della giara delle ere può suonare una melodia particolare, orientaleggiante e penetrante i cui effetti sono l'innaturale evoluzione di quelle stesse pratiche poc'anzi citate. Fin dalle prime note dal ventre del suonatore comincerà a sorgere violentemente qualcosa di sinuoso eppure affilato, metallico; come tentacoli di una qualche macchina assurda, partorita dalla più malata delle menti, queste propaggini si aggrapperanno leste alla terra lasciando emergere completamente dal torace dell'impassibile musicista un'aberrante bestia. Per metà viva e per l'altra d'acciaio nero, tumefatta e dall'aspetto venefico, la suddetta creatura servirà il suo evocatore per un discreto lasso di tempo, durante il quale avrà facoltà di attaccare e difendersi come fosse autonoma - eppure rispondendo agli ordini impartiti dal possessore di Epoch. I suoi due arti superiori, artigliati, permetteranno a questo golem infetto di ferire l'avversario iniettandogli anche del veleno capace di generare inaspettati dolori (senza comunque causar danno) alla vittima [Consumo Alto + danni Alti - evocazione aberrante che dura due turni e ha valore di creatura evocata Alta di un livello energetico inferiore all'evocatore].

Epoch :: MALUS
Posare le labbra sulla cosiddetta giara delle ere è un privilegio che pochi hanno avuto nel corso dei secoli. Da quando il suo creatore è deceduto per cause sconosciute, essa è passata di mano in mano senza mai rimanere nella sacca di qualcuno troppo a lungo. Alcuni hanno iniziato a pensare che fosse un artefatto maledetto, e l'hanno semplicemente gettata via. Altri si sono innamorati della musica che produce e non se ne sono separati se non deliranti in letto di morte. Tutti, però, hanno indistintamente conosciuto il suo immenso potere. Esso risiede nella musica, nelle note che il fiato del suonatore fa scaturire dai fori sull'argilla. Suonando la giusta melodia possono aprirsi le vie del paradiso ad ogni ascoltatore; sbagliando una singola nota è possibile scatenare l'inferno sulla terra stessa.
Quando se ne fa un ampio uso, Epoch si rivela per quel che è: non una semplice ocarina. Sebbene difatti alle prime intonazioni essa non appaia differente dagli strumenti musicali ordinari, dopo un prolungato utilizzo il suonatore comincia a soffrirne gli effetti collaterali. Anzitutto non potrà musicare attraverso di lei senza essere assalito dalle immagini di quel mondo lontano che, con la forza della magia, è stato rinchiuso al suo interno. Le voci delle anime imprigionate, la vista dei campi riarsi da incendi, assieme con il riso di gioia dei fanciulli e la quiete delle alte montagne innevate saranno costantemente di fronte agli occhi di colui che vi immette fiato [Malus - influenza psionica passiva non contrastabile che agisce sul portatore].

Ciò si traduce, più a lungo termine, in una problematica assai grave e terribile: essendo queste immagini vere e proprie visioni di quel mondo, il musicante avrà come l'impressione di esservi penetrato per magia. Mano a mano che egli si ostinerà a suonare la giara delle ere, questa lo trasporterà sempre più in un'illusione lontana, pericolosa. Si sentirà difatti parte della terra antica che ha dato i natali all'ocarina stessa, convincendosi che il mondo reale è quello e il resto invece soltanto mero inganno della mente [Malus - ogni turno che passa dal primo utilizzo dell'ocarina causa al personaggio l'immersione nel mondo in essa racchiuso, fino a debilitarlo irrimediabilmente con un danno permanente al terzo turno].

Just A White Noise :: Consumo Alto
All'ultimo stadio, la Comunione con la Trama viene a tradursi nella capacità del Corsaro di divenire a tutti gli effetti completamente invisibile. Pagando un consumo Alto, egli sarà in grado -per due turni- di agire indisturbato, obliato al resto del mondo dalla totale invisibilità. Sarà in grado di muoversi e sferrare attacchi fisici, così come di utilizzare abilità difensive o di supporto senza per questo tornare visibile -cosa che invece accadrebbe se andasse ad utilizzare abilità offensive o se risultasse ferito da un attacco nemico.
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Note: Ok, qui la cosa si fa più complicata. Laurens viene totalmente soggiogato dall'influenza mentale della voce che fa tornare alla luce la sua matrice demoniaca e sanguinaria, per cui anche senza prendere la forma di Apocryphe, il Corsaro combatte da Caotico Malvagio. Come prima cosa utilizza Epoch per richiamare una Belva che prima intercetta l'attacco a sorpresa di Motoko, quindi la attacca in risposta -preciso che trattandosi di una vera e propria evocazione va trattata come un png di energia verde senza autoconclusività.
Subito dopo Laurens sfrutta la Trama Nera (leggasi: il dominio void runner) per rendersi del tutto invisibile/irrintracciabile per due turni. Per prima cosa sgozza il soldatino che Motoko ha così gentilmente steso, quindi si dedica a Jack, cercando di eliminarlo subito con un attacco a sorpresa fidando nella sua invisibilità e maggiore velocità di movimento. Ovviamente, le parole finali vengono rivolte a Jack DOPO aver sferrato l'attacco. E credo sia tutto.
 
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balancer
view post Posted on 1/2/2012, 17:35




Che bello, era arrivata pure la fighetta. Jack le sorrise e continuò a guardarsi intorno cercando indizi, idee o luoghi appartati dove trascinare la bella Motoko per iniziarla ai piaceri della carne. Una tipa così doveva essere sicuramente vergine, chissà a quale dio aveva sacrificato il suo godimento. Aveva proprio bisogno di un redentore come Crow che la riportasse alla vita come fece Gesù con Lazzaro... chissà che in realtà non fosse questo il vero senso di quella storia. D'un tratto una forza oscura entrò in lui, gli sussurrò parole lucenti. Gli sembrarono belle come il volto d'una donna ma erano allo stesso tempo velenose come il frutto di una prostituta.
A chi apparteneva quel canto di sirena? Poteva appartenere solo ad una persona, chiaramente. Il tizio artefice di tutto quell'ambaradam. Lui gli chiedeva qualcosa che poteva pure fare a meno di chiedere, gli sarebbe bastato aspettare, e Crow l'avrebbe fatto lo stesso. Si dava il caso, infatti, che era da un pò che non aspettava altro che il momento adatto per rendere reale quella fantasia.
Lui gli prometteva di dargli potere necessario per compiere ciò che gli richiedeva, dando per scontato, quindi, che Jack non lo possedesse. E questa implicita affermazione fece accendere d'ira il cuore del demone che per ora tentava di non reagire esteriormente in alcun modo, dissimulando anche il più piccolo fremito e contenendo pure il più incontrollabile spasmo muscolare. Niente, nessuna macchia doveva tradire il suo stato interiore: Nè una smorfia, nè un sorriso e nemmeno un rumore intestinale. Quel tizio, in quel momento, lo stava guardando di sicuro, probabilmente conosceva già l'esatto numero di peli nel culo di Crow. Snervante, davvero.
Cosa fare?
In lui l'odio per quell'individuo misterioso che si divertiva a fare il marionettista ormai si era affiancato a quello ben più grande e incontrastabile per la sacerdotessa. Analiticamente sarebbe stato ben più proficuo fermarsi, tentare di parlare con quei due, spiegargli la situazione e cercare di sorreggersi l'un l'altro fino a quando l'occasionale nemico comune sarebbe deceduto. Dopo si sarebbero pure potuti scannare, ma certo il cane che mangia cane, nella fossa del leone, era meglio evitarlo. Ma si sà la carne è debole, e l'uomo non è fatto di sola ratio ma pure di passioni e nello scontro fra i due si sà già chi vince, nel novantasette per cento dei casi.
Non si scappa.
Lo stupraggio era l'unica via, viva o morta non importava molto, la necrofila non gli era nuova. L'unica sua preoccupazione era quel demone: Alla Virago si era mostrato come un gentelman e la possibilità di trovarselo in mezzo alle palle era fastidiosa...
La scelta strategica migliore per Jack era chiara, imparare a convivere con quell'odio e posticipare al momento adatto i suoi desideri, aspettare magari il momento in cui Jack e la sacerdotessina sarebbero casualmente rimasti soli...
Tale strategia non fu possibile, visto che lo stesso veleno doveva essere stato somministrato anche a gli altri due.

All'improvviso i sensi sviluppati di Crow captarono un enorme ammasso di energia dispiegarsi. Era stata Motoko...
I due compagni-per-caso di Crow sembravano entrambi delirare, ognuno faceva il suo discorso al nulla comprendendosi da solo. Fino a qua poco male. Il problema era nelle enormi energie che si stavano sprigionando fra i due, ben sopra alle potenzialità belliche della Bramosia. Il tremendo colpo era stato fermato in qualche modo da Laurens, verso cui era diretto, ma il demone non sembrava esserne uscito del tutto indenne. Il tizio iniziò a gridare frasi di autoincitamento, scagliò contro la donna una misteriosa e fetida bestia feroce e occulto la sua immagine rendendosi invisibile.
Con Motoko era entrato un soldato, quel soldato era stato reso privo di sensi dalla ragazza. Lei lo aveva fatto per proteggerlo, secondo lei per il suo bene, pensate un po' a quanto sia perversa la logica femminile... Beh ad ogni modo non aveva funzionato granché perché, a quanto pare, il demone si fiondò sul suo corpo per finirlo. Uno schizzo di sangue e silenzio. Alla fine non deve aver nemmeno sofferto visto che già era svenuto, poco male.
Il demone era invisibile si, ma la sua pistola no, soprattutto per gli occhi di un altra pistola, Parabellum che sussurrava al suo padrone gli esatti spostamenti di quella pistola, e quindi del suo proprietario.
Così fu non senza sgomento che lo percepì venirgli addosso, probabilmente con intenzioni malvage. Quel tizio era troppo veloce, lo stava per colpire e jack ne era consapevole ma non era abbastanza veloce per reagire con la dovuta prontezza. Non poteva uscirne immacolato come una rosa. Indietreggiò di scatto ma la lama raggiunse lo stesso la sua gamba, anche se riuscì a creare meno danno di quanto era nelle intenzioni della mano che la stringeva. Jack strinse i denti, aveva conosciuto dolori più grandi e in quegli istanti l'adrenalina scorreva abbastanza fluentemente da ridurne pure il ricordo.
Ora il demone lo stava per attaccare di nuovo, questa volta per ucciderlo... Era una pugnalata diritta al cuore, come se Crow ne avesse uno. Il precedente scatto all'indietro gli aveva fatto guadagnare spazio e tempo per difendersi questa volta, così gli fu sufficiente una palmata al avambraccio nemico per fermarne l'attacco assassino.

« Conosci tu la storia del Re Ombra? »

No, ma forse conosco tua mamma puttana!

La prospettiva di Jack sul campo di battaglia era l'ideale, riusciva a percepire entrambi: il demone invisibile e la ragazza alle sue spalle e leggermente di sbieco. Sembrava che la ragazza non avesse per ora intenzioni ostili ma che la minaccia più imminente da eliminare fosse proprio quel tizio che per un attimo gli aveva ricordato suo fratello. Con grande abilità Crow scagliò una sfera infuocata poco più in alto di dove era posizionata la pistola,La sfera avrebbe colpito grossomodo i pettorali del nemico invisibile.
Poi sfoderò la sua fedele arma e scagliò una implacabile raffica di colpi, quasi tutti diretti all'addome di Laurens, ma tre proiettili erano diretti, apparentemente per pura casualità o imprecisione, verso Motoko. Uno mirava alla tempia, un altro al seno e il terzo alla gamba destra della ragazza.


Ehy ragazza!
Attenta!
Lui è qui.


Zoppicando si fece da parte il più rapidamente possibile per lasciare il campo all'azione distruttiva di quella piccola ragazza tentando di non esserne coinvolto, e poi, con un ultimo piccolo passo si nascose dietro una grossa colonna.



Status Psicologico: Sotto influenza di tecnica psionica Medio
Status Fisico: Dolore muscolare da contraccolpo( BASSO) Ferita da taglio leggera alla gamba sinistra.

Energia: 61%

[ReC 250] - [AeV 100] - [PeRf 50] - [PeRm 200] - [CaeM 125]



Tecniche attive usate:

Barricate
La guerra è rapidità, fame, cupidigia. E' il veloce movimento del braccio che si muove da un bersaglio all'altro, da un cuore all'altro, premendo il grilletto tutte le volte che un colpo può portare una nuova morte, un nuovo passo avanti: una nuova speranza di vittoria. Almeno fino alla battaglia successiva. Quando è nel pieno dello scontro, Parabellum sa come far valere la propria potenza: muovendo rapidamente il braccio, infatti, il portatore potrà sparare una velocissima raffica di colpi in un arco di 180° davanti a se, causando un danno Medio a tutti coloro che vengano investiti dalla raffica. Il raggio sarà comunque molto ridotto e limitato all'area immediatamente di fronte al portatore. La scarica di proiettili può avere anche applicazioni difensive, costituendo una buona strategia elusiva e, se possibile, anche uno strumento difensivo. [Tecnica fisica a costo Medio. Causa una raffica di proiettili in un arco di 180° di fronte al portatore. Non è considerata una tecnica ad area e fa danno medio al singolo bersaglio o ai singoli bersagli colpiti dalla raffica. Basata sulla CaeM.]

Padronanza elementale
Il mago impara a governare gli elementi nella loro forma più semplice: potrà così evocare una piccola sfera di fuoco, una scarica elettrica o una scheggia di ghiaccio.
La tecnica ha natura magica; al momento dell'acquisizione l'utente dovrà decidere se comprarla di elemento Fuoco, Folgore o Ghiaccio. Nel primo caso, il caster diverrà in grado di lanciare una piccola palla di fuoco di potenza Bassa; nel secondo, una piccola scarica elettrica di potenza Bassa; nel terzo, genererà nelle mani una scheggia di ghiaccio di potenza Bassa. Tutti e tre i casi infliggono danno Basso al corpo dell'avversario: i primi due come ustione, il terzo come perforazione. Le emanazioni possono essere personalizzate a piacere nella forma, nell'aspetto e nel colore: sarà possibile dunque evocare il viso di un drago in fiamme invece che una palla di fuoco; un segugio elettrico invece che un lampo; una lancia di ghiaccio invece che una semplice scheggia. E' possibile acquistare nuovamente la pergamena per poter accedere alle manifestazioni elementali che non si possiedono: ogni volta che la si acquista va scelta della quale delle tre manifestazioni il personaggio vuole usufruire.
Consumo di energia: Basso



Passive:

Rage of War
Parabellum vuole combattere. Vuole causare dolore: vuole saziarsi di male. Eppure, non è sempre possibile. La guerra è tattica e strategia, ma sopratutto fuga e riorganizzazione. Non sempre il suo utilizzo è possibile in combattimento: non sempre il portatore potrà servirsi del suo servizio. Eppure questo, Parabellum, non lo accetta: non lo accetterà mai. Ogni volta che il portatore si rifiuterà di utilizzarne i poteri in combattimento, infatti, l'arma si rivolterà contro il suo padrone, trasmettendogli la propria frenesia e causandogli un danno alla mente. [Malus. Per ogni turno di combattimento che il portatore non userà le tecniche di Parabellum, questa gli causerà un danno psionico Basso alla mente, sotto forma di furia, come se questo divenisse lentamente preda di una frenesia cieca che diviene, alla fine, vera pazzia. Il danno non sarà evitabile in alcun modo.]

Scent of War
Parabellum è una macchina di guerra, caparbia nella propria gretta volontà di crescere nella battaglia, di sguazzare nel sapore del male che deriva da essa e di destreggiarsi tra le macellazioni della speranza come se fosse perfettamente a suo agio. Per questo nulla può davvero sorprenderla semmai venga affrontata su questo campo. Perché ella è in grado di avvertire il male, di scrutare nel buio e sentire l'odore della polvere da sparo, del proiettile in canna e della miccia che si prepara ad esplodere. Inoltre, l'arma trasferirà questa capacità al suo portatore, mettendolo in condizione di sapere sempre se vicino a lui c'è un'arma da fuoco, una granata o un fucile di qualsiasi tipo, ancorché nascosto, ancorché appostato in un cespuglio, pronto a tendergli un'imboscata. Incosciente di come il suo spirito sia ben più lungimirante nella guerra: nel suo ambiente naturale. [Tecnica passiva di auspex, permette al portatore di avvertire attorno a lui la presenza di armi da fuoco propriamente dette, ovvero fucili o pistole il cui utilizzo implichi l'uso di polvere da sparo, anche se nascoste o non visibili; l'abilità si estende anche alle granate e alle bombe, purché queste siano identificabili come "armi da guerra" o, per meglio dire, il loro funzionamento implichi l'utilizzo di meccanismi di innesco complessi, di materiali esplosivi anche alternativi alla semplice polvere da sparo. E' inefficace riguardo armi bianche, da mischia o da lancio che non siano assimilabili nella categoria predetta.]

Presenza demoniaca
Per quanto possano essersi pentiti del loro passato, o essere in redenzione, gli Avatar di stampo demoniaco sono comunque e in ogni caso delle creature infernali verso le quali le altre razze non si fideranno mai, o comunque non completamente. Le loro origini non possono certo essere ignorate... ed è per questo, infatti, che i demoni incutono un lieve timore in chiunque gli stia accanto, purché questo non sia un demone stesso, e che sia di energia pari o inferiore all'agente.
Non importa il carattere e l'allineamento del demone, quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dai sopracitati fattori.

Onniscienza
Lo studio della magia, così come per qualsiasi altra disciplina, comporta una prima fase alla quale viene attribuita molta importanza, poiché consta nel punto di partenza del ciclo di acquisizione sapienziale denominata: osservazione. In grado di discernere la magia nella moltitudine delle sue manifestazioni, i portatori dell’innata saranno in grado di percepirla nell’area circostante, un sesto senso o un intuito al quale ci si potrà affidare con assoluta certezza. Si potranno individuare le trappole di origine magica sul campo di battaglia, riconoscere le illusioni ambientali come tali, avvertire la presenza di attacchi magici diretti alle proprie spalle e tanto altro ancora; ma si ricordi che non essendo un'abilità di Auspex, non potranno essere percepite le auree di altri individui nelle circostanze.



Note:

Jack riesce a seguire i movimenti Laurens grazie all'auspex attiva del cerchio della paura ma per motivi narrativi fingo nello scritto che sia per merito della pistola. Sferrò una padronanza elementale diretta al demone e poi effettuo barricate che equivale a un attacco medio a tutto ciò che mi sta davanti, quindi va considerato come un attacco medio a Motoko e un attacco medio a Laurens.


Edited by balancer - 1/2/2012, 23:46
 
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