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Oblio, Contest mensile fi giugno: "Risposta"

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Torm~
view post Posted on 18/6/2012, 11:14




"Fu così che mentre gli uni dalla terra imploravano e gli altri dal cielo si rinchiudevano in una stremata apatia, ogni simulacro perse il suo volto, ogni Antico o Nuovo Giunto il suo corpo.
Questo assegnò la Giustizia nel suo cieco furore.
Ai Mortali la pena di inascoltate preghiere.
Ai Divini il castigo di dover anche loro in futuro implorare."

Frammento de "La Tregua Silente."


Silenzio. Ecco su cosa si è edificato il Duomo della Tregua.
Lunghi, estenuanti istanti di silenzio. Il sienzio del fedele che si inchina dinnanzi il simulacro e altra risposta non trova che l'abbandono.
Speranza. Di questo noi privammo il nostro mondo. Senza guida, senza fede, senza più una voce il pellegrino si affanava ad elavare le sue vane prefiche ai nostri altari e noi tacevamo.
Oblio. Questo fu il nostro castigo. La voce lentamente si spense. Le lacrime si consumarono e inaridirono gli animi con i loro fiumi di sale. Lentamente, adagio, di noi non rimase altro che la delusione suscitata.
Morimmo. Perchè un dio dimenticato muore. Eppure non esaurimmo la nostra funzione. Qualcuno ancora sperava, ancora segretamente pregava, ancora credeva in noi. Il suo alito di fede, la sua scintilla di speranza ci permetteva di non estinguerci del tutto, di baluginare lontano nel nostro sonno come stella smarrita nello sconfinato universo. Sai che è lontana. Sai che è irraggiungibile. Ma c'è e produce la sua debole luce. E' poco, poco più di un sogno ma quando ogni altra luce è spenta da conforto, ispira speranza.
Fu forse quell'esule ricordo in un mare d'oblio a risvegliarci.
Rapiti dalla fuga dal nostro dolore e dal nostro rimorso trovata nell'oblio di ogni cosa, fummo scaraventati in corpi mortali.
Le statue che ci rappresentavano avevano perso i loro tratti. I ricordi dei nostri nomi erano sbiaditi. I nostri templi abbandonati all'abbraccio dell'erica e del muschio, della polvere e del silenzio.
Non avevano altra casa in cui far dimorare lo spirito se non quel debole ma pervicace guscio in cui aveva dimorato, per secoli la speranza del nostro ritorno.
Di quello che fummo, nemmeno noi portiamo memoria. Un'Avatar del resto è cosa nuova rispetto a ciò che prima era.
Epicentro di speranze, coagulo di preghiere, vortice di ricordi, sconfinato coacervo di aniliti che si fa sostanza mortale.
Il Duomo della Tregua fu l'ultimo tentativo dei più di dar voce alle loro richieste, invano.
Inutile fu la materia perfetta con cui lo edificarono. Inutili le lacrime verate. Inutili gli incensi bruciati.
Non potevano sentirli. Non potevamo rispondere.
Persi.
Era necessario che qualcuno per secoli sperasse. Lentamente, senza tregua, strenuamente, in silenzio.
Rifiutammo la perfetta materia del tempio a noi dedicato. Ci fu assegnato l'imperfetta mortalità in cui dimorare.
Non ascoltammo le preghiere elevate. Ci costrinsero a scenderle per udirle più da vicino.
Non vedemmo le pene dei mortali. Venne a noi concesso di sperimentarle.
Non ci destammo quando invocarono i nostri nomi. Li perdemmo.
Solo la speranza ci sollevò del sonno.
E questo divenimmo. Speranza.
Del resto a che altro serve un dio ?
 
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