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Le Viscere dell'Ombra, [Campagna] "I Misteri di Cagliostro", Side Event pt.2

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Vikisix
view post Posted on 17/3/2012, 15:06




Le cavie riapparvero e il sangue sparì, lasciando posto a delle emicrania poco piacevoli. Quel liquido cremisi così caldo, lucente e magnifico era sparito. Nessuna ferita, soltanto il mal di testa. Però sia soggetto 01-M che soggetto 02-M erano affianco a lui. Poteva continuare l’esperimento.
Camminarono. Nessuno parlava. Una noia. Non facevano nulla che attirasse la sua attenzione. Al dir il vero neanche lui voleva parlare, era diventato faticoso.
Finalmente una svolta.
Dal buio apparvero delle piccole luci fluttuanti. Sicuramente, in una situazione ordinaria, avrebbero attirato l’attenzione di Stein che le avrebbe volute vivisezionare. Ma c’era qualcos’altro. Un essere che molti avrebbero considerato brutto, deforme. Aveva un’enorme spada per le sue dimensioni. Ma seriamente, a chi importava dell’arma? Aveva un’occasione d’oro per aumentare la sua conoscenza.
Era straordinario. Basso, deforme, pallido, quegli occhi così mostruosi e quel bellissimo berretto rosso. Voleva quel berretto. Voleva sapere come le ossa facevano a reggere quel corpo, come poteva vivere in un luogo così orribile e riuscire a sopravvivere. Era dovuto a qualche gene? A qualche organo particolare? Beh... lo avrebbe scoperto presto. Voleva vivisezionarlo.
Poi la sua parlata. Poiché doveva parlare in rima? Forse la sua mente gli impediva di parlare normalmente e forse non comprendeva chi non parlava in quel modo assurdo?
Bisognava sperimentare, scoprire, innovare!
Ascoltò attentamente e fece qualche passo. Non era in condizione di fare una perfetta vivisezione senza mettere in pericolo l’incolumità del paziente. Però era così tentato.
In tutto ciò c’era qualcosa che non andava. Lo aveva chiamato infermiere, lui era un fottutissimo Dottore, come osava? Un luminare, ed anche uno dei più celebri.
Fece qualche passo in avanti mettendosi affianco tra la cavia-02 e la cavia-03, il nuovo arrivato, senza però interferire con la traiettoria della pistola.
L'emicrania era fastidioso, ma ne andava della sua reputazione.

Chiariamo le cose. Sono un dottore non un’infermiere...
Lui è un infermiere!

Indicò un punto nel vuoto dove solo lui vedeva un’altro Franken.
Piccola pausa dove si accese una sigaretta con il suo zippo. Ne aveva proprio bisogno, di certo lo avrebbe aiutato.

Il soggetto ha dato la risposta che anche il suo dottore avrebbe dato.
Bara.
Però crematemi, non vorrei che il mio corpo finisse in mani sbagliate.


Fece un respiro. Non credeva che parlare richiedesse un tale sforzo.

Ora che ne dici di darmi il cappello rosso? Io posso vivisezionarti in cambio...

Per il folle Stein era uno scambio equo, più o meno.
I suoi servigi erano cari e la vivisezione era la sua specialità. Ma anche se il cappello non valeva tanto, aveva fatto un tentativo.
Però non poteva fermarsi molto, doveva seguire le altre due cavie.
Forse la dea bendata lo avrebbe aiutato.



png
Dottor Franken Stein

~ Rec:275 ~ AeV:125 ~ Perf:125 ~ Perm:325 ~ Caem:175
~ Status Psicologico: Forte emicrania( Danni Alti+Bassi)
~ Status Fisico: Illeso
~ Energia Residua: 28%
~ Energia Impiegata: 0%
~ Abilità Passive:
†Non sviene una volta raggiunto il 10% delle energie
†Lancia le difese istantaneamente [1°passiva Absolute Defense]
†Difese 360° stesso potenza dell'energia spesa [2° passiva Absolute Defense]
~ Abilità Attive[0/2] : //
~ Riassunto: Segue gli altri due e arriva davanti al RedHat. È Attirato dal suo capellino e lo vuole. Vediamo come va a finire e speriamo che la risposta sia giusta.
~ Note: //
Edit:Errori



Edited by Vikisix - 5/4/2012, 20:02
 
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Valar Morghulis ~
view post Posted on 18/3/2012, 03:36




IL VISCONTE D'OMBRA
—where: le viscere dell'ombra

Concentrato nel trovare l'esatta sistemazione nell'arco degli eventi della scena cui stava assistendo da lontano, per mezzo di quel magico bacile d'acqua incantata, il Visconte ignorò del tutto l'indovinello, concentrandosi sul RedCap.
"Conosco il mandante dello Spettro, ma tu da chi sei stato mandato, maledetto nanerottolo?" si chiese, leggermente piccato. Quando era giunto in quel sito, parecchi anni prima, l'aveva trovato completamente disabitato, e proprio questo dettaglio contribuiva a renderlo adatto per il compito cui era stato deputato fin dall'inizio. Sfortunatamente, alcuni anni dopo, era apparso quel folletto storpio e balordo, con le sue irriverenti e sboccate filastrocche. Spesso la sua voce stridula che articolava sconcezze era riuscita a divertirlo, ma ogni volta che aveva tentato di esercitare il proprio potere per scacciarlo aveva miseramente fallito. Quella creaturina sembrava ignorare qualsiasi ordine, orale o mentale -e lo stesso dicasi per le costrizioni.
Insomma, non era mai riuscito a liberarsene. Ma adesso, che lo vedeva stringere fra le mani la Skywrack come fosse un giocattolo, una di quelle spade di legno che si regalano ai bambini, lo sfuggente motivo che aveva portato quell'abominio nella sua Cripta lo rendeva inquieto.

« La bara, la bara! » gracchiò il folletto, battendo le mani ritmicamente.
« Ben fatto, signori: ogni risposta ha un costo. Ecco il premio: prendetelo, è vostro! »
Tre sfere di pura energia si sollevarono per aria, depositandosi con leggerezza inusitata sul corpo di ognuno dei presenti, scivolando oltre le vesti, scomparendo del tutto.
Nel frattempo, con il piatto della lama, il folletto scostò lentamente la pistola di Viktor -in maniera dolce, quasi temesse di rovinarla. Rideva, il RedCap -e nel frattempo parlava, masticandosi le parole fra una risata e l'altra.
« Tu, tu che vuoi tanto il mio cappello rosso, sappi che è inutile il vostro vagare;
per questo ti dico: quando le luci verranno a mancare, stai attento a non finire in un fosso!
»
E scomparve.

In compenso apparve, nell'oscurità lontana in cui proseguiva il tunnel, una luce estremamente vivida.
« Non posso crederci » sussurrò il Visconte, portandosi una mano a stringere le vesti che gli coprivano il torace.
« Lui conosce la verità. »
___ ______________________ __ ______________________ ___

{ scattered dreams - in event of moon disaster }

I tre si incamminarono nuovamente, superando la sala e riprendendo a seguire il tunnel.
Man mano che procedevano, la galleria si faceva più ampia e più alta, sembrava riuscire a divorare le pareti della grotta che fino a qualche istante prima erano state opprimenti. Eppure più lo spazio che avevano a disposizione si allargava, più la luce che vedevano in lontananza si andava avvicinando, rendendosi più fulgida, e più loro sentivano l'aria abbandonare i loro polmoni, la testa farsi pesante, il passo incerto. Non riuscivano che ad articolare brevi respiri e nessuna parola.
Dentro di loro, la certezza di una fine prossima andava facendosi sempre più forte, una convinzione granitica che celava in realtà motivazioni ben più profonde di un semplice scoramento.
Infine, per alcuni istanti, non videro più nulla. Era solo un susseguirsi di passi.
Ancora uno, nel buio. Ancora uno.

[...]

La galleria si allargò di colpo, come uno sbadiglio nella roccia, rivelando una sala dalla forma irregolare,
che forse nell'intenzione di chi l'aveva progettata doveva ricordare un triangolo.
Le pareti erano di roccia grezza, lucide nella loro cromatura acquamarina, che rifletteva gli abbacinanti bagliori rigettati da un enorme cristallo sospeso nel vuoto.
Il portale da cui avevano appena varcato la soglia si presentava come una enorme arcata in arenaria, percorso da scritte indecifrabili, composte da lettere che -se davvero di lettere si trattava- non appartenevano a nessun alfabeto conosciuto. Sempre di arenaria era il resto della sala: un camminamento largo appena tre metri, una specie di stretto ponte che affondava le sue radici così in basso, nelle viscere dell'ombra, da non riuscire nemmeno a vederne la fine.
Dalla passerella, tramite una scala di sette gradini, si accedeva ad una piattaforma romboidale, larga esattamente nove metri nel punto più ampio. Sette metri sopra, esattamente al centro della piattaforma, era sospeso l'enorme cristallo che illuminava ogni cosa.
Oltre la piattaforma, un nuovo corridoio di nove passi, altri sette gradini, altri nove passi. E una portale identico a quello da cui erano entrati.


kFru9

LO SPETTRO DEL BUIO
—where: la sala triangolare

Era rannicchiato nel suo buio pietoso, canticchiando fra sé la nenia che cantavano i bambini quando volevano giocare a spaventarsi, quando li vide arrivare. No, meglio: non li vide, li avvertì, come quando si avverte un particolare fastidio, una forte sensazione di disagio. Loro avevano violato il suo regno, e non perché ne fossero affascinati o ne facessero in qualche modo parte, ma per un loro tornaconto personale.
Quale potesse essere il lato remunerativo ancora gli sfuggiva -perché se solo degli sciocchi potevano avventurarsi nel Regno del Buio sperando di ottenerne qualcosa, bisognava essere totalmente fuori di testa per credere di poter ottenere i suoi favori.
Lei era una puttana di lusso che non si concedeva a tutti -e comunque lo faceva sempre ad un prezzo troppo alto.
Si decise a cantare ad alta voce -una voce che loro avrebbero sentito provenire dalle profondità di quel luogo, dal ventre putrefatto di quella cripta che andava a solleticare il nucleo del pianeta stesso. Potevano sentirlo, certo.
Ma non potevano vederlo. Un attimo di silenzio prima della fine.

« Se nel buio tutto tace » cominciò, con voce greve, aumentando di tono ad ogni parola, come un rullare di tamburi negli abissi capace di risuonare come un avvertimento, « sentirai Mana Cerace arrivar senza rumore, con il passo del terrore. »
Il rombare della voce venne sommerso, per qualche istante, da qualcosa -se possibile- anche peggiore. La piattaforma in cui si trovavano, antistante l'arcata che dava nel tunnel, prese ad essere scossa da vibrazioni violente, quasi un qualche titano stesse cercando di strapparla al suo saldo ancoraggio.
« Sguardo cieco e riso torvo: l'han sepolto e non è morto! Uno, due, due e mezzo e tre »

Come colonne di vapore espulse da un geyser, tre ammassi d'ombra si sollevarono dall'abisso fino a raggiungere l'altezza a cui era posto il cristallo luminoso, che si spense immediatamente -oscurato dalla natura più incontaminata dell'oscurità.
Nel buio che seguì, le tre colonne si abbatterono sul terzetto di invasori, decise a distruggerli ovunque si trovassero all'interno della sala.
« Mana Cerace è qui per te. »


Note del Quest MasterDai che siete entrati nella parte veramente figa.
Dunque, date la risposta esatta all'indovinello, e il premio datovi dal RedCap consiste nel +10% di energie ad ognuno di voi. Infine, il folletto, dopo aver rivolto un avvertimento a Franken, sparisce. Non potendo far altro, proseguite lungo il tunnel. A metà strada fra la sala precedente e la luce che vedete splendere in fondo alla galleria, cominciate a sentirvi oppressi, accaldati, vi manca l'aria, avvertite la testa pesante. Questa è una condizione dovuta all'elevatissima pressione cui siete costretti, visto che state scendendo sempre più in basso, e i vostri corpi non sono abituati a questo tipo di atmosfera. Con una PeRf pari o superiore a 300, dal prossimo turno riuscirete a stabilizzarvi e non subirete più l'effetto. Con una PeRf inferiore a 300, invece, subirete un danno fisico interno (senza sanguinamento) pari a Basso ogni turno. Questo danno NON può essere eliminato in nessun modo (salvo temporanei power-up alla PeRf che vi portino sopra i 300).

Detto questo, la descrizione dell'ambiente in cui vi trovate l'ho fatta, il disegno c'è e ci siete pure voi tre così capite dove vi trovate. Succede che tutto inizia a tremare, tipo terremoto, e queste tre enormi colonne d'ombra prima 'spengono' il cristallo, e poi nel buio totale (in assenza di scurovisione, sarete del tutto ciechi per questo turno) vi vengono a cercare -una a testa. Ognuna di questa ha una potenza pari ad Alto.

Se vi dovesse venire in mente di fuggire e provare a tornare indietro, sappiate che imboccando il portale alle vostre spalle (quello da cui siete usciti) non fareste altro che spuntare nella medesima stanza, ma dalla parte opposta, dove è presente un portale perfettamente identico. Come a dire che siete in trappola :v:
Mi raccomando, avete ricevuto tutti gli indizi e gli aiuti del caso per cavarvela. Non fate errori proprio adesso.

Il termine per postare è fissato alle ore 23:00 di giorno 21.
Per domande utilizzate il topic in Confronto.
 
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Lenny™
view post Posted on 18/3/2012, 23:23




I misteri di Cagliostro ~ le viscere dell'ombra
V - Sorrounded by darkness


« Dove sei, Mana Cerace? »
Da qualche parte nella tenebra, Mana Cerace li attendeva.
Erano avanzati nella cripta del Visconte.
Oltre il condotto scavato nel sottosuolo che sembrava non avere fine, oltre il budello fortemente inclinato sulle pareti scabre, incrostate da lichene albino, largo quanto bastava per far passare un uomo. Oltre l'aria gelida, di un gelo pesante, soffocante, che sapeva di muffe putrescenti, di lichene in disfacimento. E che sapeva di sottosuolo. Viktor aveva la mascella, emettendo un suono gutturale.
Aveva tossito nell'aria greve.
Aveva tossito come un vecchio in agonia.

« Dove ti nascondi? »
Da qualche parte nella tenebra, Mana Cerace li osservava.
Avevano superato festoni di ragnatele sul portone fregiato di istoriazioni, iscrizioni. Era un portone antico. Forse quel mondo sotterraneo veniva da un'epoca perduta, dimenticata. Oltre quello squarcio nella tenebra, il condotto tornava piano di colpo, aprendosi nel granito liscio come seta. Non era semplicemente uno spazio più grande, era uno spazio enorme. Largo almeno trenta piedi, alto nove, forse dieci, sezione ellittica. Un immane anaconda di vuoto dilatato nelle viscere stesse della cripta. Impossibile vedere un inizio. O una fine. Viktor aveva proceduto verso il centro dello spazio. Gradini scolpiti nel granito sprofondavano nelle tenebre. Era salito sulla struttura un gradino dopo l'altro, un'asperità dopo l'altra. Persi nel buio, i due scarafaggi alle sue spalle. A sfidare quel buio, il Falkenberg. Il cristallo incombeva sull'intero spazio interno della cripta, gioiello senza nome di un portale verso le regioni delle ombre.

«Il nome è Falkenberg. Viktor von Falkenberg. »
Da qualche parte nella tenebra, Mana Cerace cantava.
Precipitare nelle viscere d'ombra. Passare oltre corridoi labirintici. Sconfiggere pallide emulazioni di se stessi. Risolvere indovinelli di un miserabile guitto dal cappello scarlatto. E infine, questo. Chi era davvero il signore della cripta, il Visconte d' Ombra? E Mana Cerace, il figlio di puttana canterino?
Se nel buio tutto tace
sentirai Mana Cerace

Nel riecheggiare di quella voce squillante, le ombre si distorsero, si agitarono. Viktor, inchiodato al centro del passaggio, si limitò ad ascoltare la seconda nenia in rima prodotta dalla seconda macabra comparsa di quel teatrino dell'orrore.
arrivar senza rumore,
con il passo del terrore

Il Beccaio tribolava nell'attesa. Perché se lui non era lì, a desinare amorevolmente con loro, allietandoli con la sua presenza, era ovvio che a quel peana infernale sarebbe seguita l'imboscata. Una trappola dovutamente imbastita da ManaCerace. Bisognava solo aspettare che la trappola scattasse, e ognuno avrebbe fatto il proprio gioco. Solo l'ombra più forte avrebbe vinto.
Sguardo cieco e riso torvo:
l'han sepolto e non è morto!

E quando la luce del cristallo sfumò nel nero che la attorniava, come un braciere frantumato da un deciso colpo d'attizzatoio, Viktor seppe con certezza che il momento era giunto. Non si lasciò cogliere impreparato: vide le ombre scuotersi, agitarsi nella tenebra e conglomerarsi in tre colonne. Tenebra solida dentro tenebra eterea, che subito s'avventò sui tre esploratori della cripta.
Nessuna requie, nella cripta.
Solo tenebra dentro altra tenebra.
Vuoto dentro altro vuoto.

« E su questo nome te lo prometto, cane. »
Viktor levò una mano verso l'alto, dita contratte come artigli. Altre ombre si distorsero, altre ombre si agitarono, si dilatarono sopra il suo cranio, sfrigolando d'energia.
Un tonfo sordo, e la tenebra di Mana Cerace si abbatté contro la tenebra di Viktor von Falkenberg. Il Beccaio stirò le labbra, scoprendo la ghigna al veleno.
Vinse lui.
Com'era ovvio. Doveva vincere lui.
Dal pugno levato verso il più alto dei cieli spuntava un dito dell'accusa divina, un indice imperioso teso, come un rostro, verso il vuoto. L'ammasso di tenebra, della sua tenebra, si spostò verso quel punto. Un punto qualunque nell'antro circolare, dove il globo oscuro continuava a ribollire d'energia oscura. Il cuore di quella improvvisa stella di circa sei piedi di diametro era nero come la pece, come l'animo del suo creatore, e la superficie attraversata da continue scariche di luci violastre, gettando aloni color indaco tra gli anfratti della caverna.
La stella attendeva. Prima o poi sarebbe giunto il momento adatto per investire Mana Cerace.
Anche Viktor attendeva. Non aveva alcuna fretta. Nessuna carne sarebbe stata risparmiata. E come dirlo, se non con due sole parole incredibilmente semplici, grottescamente veritiere.
« Tu muori. »





SelfportraitwithDeath

Umano: Rec 325 ~ AeV 150 ~ PeRf 125~ PeRm 525 ~ CaeM 225
Demone: Rec 400 ~ AeV 100 ~ PeRf 100~ PeRm 850 ~ CaeM 150

~ Basso 1% ~ Medio 5% ~ Alto 13% ~ Immenso 29% ~

Energia residua: 60% -13% -13% = 34%
Status Fisico: Danni da pressione (Basso)
Status Psicologico: Lancinante dolore alla testa; Prossimo alla follia (critico)

Passive rilevanti in uso
Certain burden_-Aura venefica che rinsecchisce e avvizzisce gli esseri viventi che lo circondano.
Achtung_-Auspex passivo. / Difesa da auspex passivi.
-Passiva psionica di timore (se i personaggi vicini sono di energia inferiore).
Sakrileg_-Mimetizzazione perfetta all'interno dell'ombra. / Percezione visiva al buio (se naturale).
Streben (Arcanismo III liv.)_-Cognizione passiva di qualsiasi magia operata in campo.
-Abilità attive magiche castate immediatamente e senza bisogno di tempi di concentrazione.
-Aumento di un livello per le le abilità offensive di natura magica. Abbassamento di un livello per le le abilità offensive di natura fisica.
Eiserne Wache_Ammaliamento psionico passivo a chiunque venga minacciato direttamente con la canna della pistola.
Netvor bez jména_Completo oblio del vero nome del Beccaio, a meno che non sia quest'ultimo a voler essere rammentato.
Corigliano (compagno animale)_Empatia completa tra il pg e il suo corvo.

Attive utilizzate

~ SternBlind__ _Una tecnica in grado di demolire ogni avversario, spazzandolo via come un sacco di escrementi. In questo caso la morte sovviene dal cielo, cogliendo il nemico in modo del tutto inatteso. La dinamica è semplice: a Viktor basta scagliare un grosso ammasso di energia oscura nel cielo, sopra il campo di battaglia; molto in lontananza, o la genera direttamente lì, visibile e inquietante come una spada di Damocle che penda sul collo dei contendenti. Questo si scaricherà a terra solo in un secondo tempo, in maniera totalmente inaspettata. La tecnica ha natura magica, elemento sacrilego. La forma, l'aspetto e il colore dell'emanazione saranno a discrezione del Beccaio. La tecnica si riverserà contro l'avversario il turno successivo a quello del cast, avente potenza Alta e provocando un danno Alto sotto forma di ustione. Contro gli angeli il danno varia a Critico, mentre contro i demoni si abbassa a Medio: la potenza non subisce alcuna variazione.
E come sopperire alle difese terrene, mentre la propria offensiva discende dal cielo? Il Beccaio ha pensato anche a questo, nascondendo sempre un asso nella manica nel caso venisse attaccato di sorpresa dal nemico, sfruttando sempre l'elemento sacrilego. In questo caso il Beccaio genera innanzi a sé una barriera di colore scuro; una protezione particolarmente efficace contro gli attacchi dei suoi simili e gli adepti delle tenebre. Tale barriera possiede forma, aspetto e colore direttamente dipendenti dalla personalizzazione, ma alta almeno quanto lui. Essa ha potenziale difensivo pari ad Alto, e non ha alcun potenziale offensivo. Contro tecniche di elemento sacrilego, tuttavia, il potenziale difensivo dello scudo si alza a Critico. Contro tecniche di elemento sacro, il potenziale difensivo dello scudo si abbassa a Medio.
{Pergamena Costellazione: consumo di energie Alto} & {Pergamena Barriera nera: consumo di energie Alto}

Riassunto Kombat:
-Forse della passiva di scurovisione, Viktor si protegge dall'attacco creando una barriera d'ombra (Barriera nera, Alto) che resiste al colpo di Mana Cerace -infatti vale il doppio contro tech di elemento sacrilego- per poi trasformarsi in un globo, spostarsi non troppo lontano dal cristallo, e restare lì a levitare a mezz'aria.
-Viktor non vuole affrettare i tempi. Se non avverte la presenza di Mana, è perché lei non vuole ancora mostrarsi, quindi meglio attendere il momento giusto. Il globo a mezz'aria, inutile dirlo, è la pergamena costellazione (Alto) che colpirà Mana nel mio turno successivo. Intanto, getta continue scariche di luce viola sull'intero antro circolare, ribollendo d'energia oscura.




Edited by Lenny™ - 18/3/2012, 23:36
 
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view post Posted on 18/3/2012, 23:27





Dopo che il RedCap sparì, subito si sentì meglio, forse per la sfera d'energia che gli era stata così gentilmente donata, o forse per la tanto attesa assenza del donatore.
Camminò lungo il tunnel con atteggiamento spento, inintraprendente, apatico, come sempre.
Un passo più stanco dell'altro, un sospiro crescentemente più lento del precedente.
La profondità cominciò a farsi sentire presto, inizialmente chiuse gli occhi forzatamente, in un altro momento gli si bloccò il respiro, in un altro ancora avvertì un dolore estremamente irritante allo stomaco, ma cercò di non dare nell'occhio e di avanzare sopportando il dolore.
Quello che prima era un pertugio nella roccia ora era una galleria di dimensioni notevoli, inarcandosi sempre di più, fino a raggiungere uno sfocio nella roccia grezza, lasciando la scena ad un'immensa caverna troppo insolita per essere naturale.
Così, la claustrofobia sfociava nell'agorafobia, in un vortice di irrazionalità via via crescente ed insopportabile.
Scalini, un corridoio, una piazza romboidale ed un cristallo rilucente di luce propria.
Il suo fulgore lo abbagliava e lo interessava allo stesso tempo, gli lasciava nella mente mille dubbi che non avrebbero mai avuto risposta. Diede un'occhiata a Vipsinia; lei sembrava parecchio disgustata dal cristallo, e dalla luce in sé.
Poi, qualcosa accade.
«Se nel buio tutto tace»
Qualcuno strascicò il tono, e un paio di brividi gelidi percossero la coppia, ora guardinga.
«sentirai Mana Cerace arrivar senza rumore, con il passo del terrore.»
Aumentò in intensità la sua cantilena stonata, spingendo Sàrkan nuovamente all'orlo della sopportazione. Cosa diavolo era? Dov'era?
Il pavimentò tremò, come terrorizzato da quei suoni, e l'arenaria vibrò energica.
«Sguardo cieco e riso torvo: l'han sepolto e non è morto! Uno, due, due e mezzo e tre»
E qualcosa si librò in aria come fumo, puntando al cristallo, imitando zanzare attratte da una luce intensa.
Lo toccarono, e questo si vide spento e impossessato dall'ombra. E ombra fu, e nessuno vide più nulla, Vipsinia ora stava più a suo agio, nelle tenebre più buie, era come sei lei fosse assente e onnipresente, viva e morta, infima e suprema, un concetto inesistente e assoluto allo stesso tempo.
Ma Sàrkan non poteva dire lo stesso di sé, e come ogni essere umano si ritrovò a disagio, mentre l'emicrania lo corrodeva e le pulsazioni lo esasperavano. E neanche Vipsinia, pur volendolo, avrebbe potuto fermare ciò che si stava abbattendo sul quartetto.

Avvertì qualcosa, gli agglomerati scuri ora si stavano muovendo, lui lo sapeva; presto si sarebbero abbatuti al suolo, e la terra avrebbe tremato nuovamente.
Ah, ombra! Intangibile, insensibile, inodore, insapore, incolore ombra! Spezzata solo dal ticchettio vorticante di un orologio da tasca.
Tic, tac.
Melodia infinita, le lancette scorrevano instancabili condendo la scena di aspra tensione.

Sàrkan distese un braccio, le palpebre socchiuse, e la sua mano destra ghermì dolce il braccio sinistro di Vipsinia, la quale si vide trascinata delicatamente dietro di lui.
Non una parola, non un sospiro. Una distesa di tenebra era ora a pochi metri dall'Assente.
Quest'ultimo, tranquillo e rilassato come poche volte nella sua vita, non aspettò che un altro silenzioso secondo, scandito dalle lancette con precisione sublime. E ombra si infranse su Nulla, mescolando insieme fra di sé identici e opposti.
Una breccia si fece strada nel muro, e lesto un agglomerato più informe dell'ombra stessa si erse protettore, accusando il colpo senza batter ciglio.
Avrebbe volentieri atteso giorni nell'ombra, e sarebbero stati di certo una mescolanza di piacere continuo, ma purtroppo qualcuno non lo gradiva. Eppure Sàrkan non stava facendo nulla di male, né aveva danneggiato alcuno, fino ad allora.
Il piccolo spirito fluttuò fino alla fu fonte di luce, e una volta raggiuntala tentò con tutte le forze di strapparle il velo di tenebra di dosso, quasi come se questo fosse tangibile.
Dal suo corpo informe uscirono denti e piccoli ed affilati artigli. Provò a raschiare, scalfire, nel probabilmente vano tentativo di accendere la luce della ragione nella sala.


Status Fisico: Danni Bassi dovuti alla profondità.
Status Psicologico: Rilassato. Eccessivamente rilassato. Emicrania non indifferente (Alto+Basso)
Energia: 48+10-7-7= 44%
Status Fisico Vipsinia: Basso dovuto alla pressione.
Status Psicologico Vipsinia: Si sente un tutt'uno con l'ambiente circostante.
Riassunto: Uso la mia Variabile difensiva a Medio per attenuare l'offensiva - che rilevo grazia alla mia passiva di dominio I livello -, poi evoco uno spirito (pergamena "Pipistrello") che incassa il danno rimanente ed infine vola fino al cristallo, cercando di strappare l'oscurità colpendolo, tentando di fratturarlo ad artigliate e morsi. Potenza Bassa, energia Verde.
Posizione armi: Entrambe le spade riposte.
Abilità Passive in uso: Rileva la magia, cast istantaneo, capacità di avere un compagno animale più forte di un lupo e di poterlo utilizzare in combattimento, evocazioni dello stesso livello energetico del caster.
Abilità Attivate:
Richiamo Nullo: Il Vuoto ovviamente potrà essere utilizzato anche nel suo stato informe e primordiale, per difendere o per attaccare.
Sàrkan potrà creare diverse forme offensive di Vuoto, le quali, con potenza e consumo Variabili, potranno attaccare uno o più bersagli, in quel caso con potenza equipartita.
Il Vuoto lascia danni da corrosione nel caso in cui si lanci un fiotto, o danni da taglio e minori da corrosione nel caso in cui si crei una spada o una lama, o ancora da perforazione, nel caso in cui si formi una lancia, un dardo oppure una freccia.
Ovviamente le forme che il Vuoto può assumere sono infinite, ed è per questo che Sàrkan è solito utilizzarlo per difedendersi.
Spesso impiega il liquido per generare spessi e sorpendentemente solidi muri di Vuoto nero e bianco, oppure rivestire la sua pelle di quest'ultimo per difese a trecentosessanta gradi, ma in quel caso il potenziale difensivo sarà abbassato di un livello.


Spirito Vuoto: L'evocazione più semplice: Sàrkan ha imparato a gestire il Vuoto ormai perfettamente, ma gradualmente.
Inizialmente imparò a generare direttamente dal suo palmo od a poca distanza da lui un solo, piccolo essere alato, nero e bianco, delle dimensioni di un falco, che lo aiutava nelle battaglie.
Esso non disponde di una grande forza, ma è un ottimo distrattore, e si rivelò utile a Sàrkan più d'una volta, col tempo – sacrificando però la forza – riuscì a scindere da un solo esemplare tanti Spiriti Vuoti, con un massimo di venti.
La potenza è Bassa ed il consumo Medio.
Caratteristiche Fisiche:
ReC: 225 / AeV:225 / PeRf: 125 / PeRm:400 / CaeM: 125
 
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Vikisix
view post Posted on 20/3/2012, 22:28




Il suo nuovo amico sparì, il RedHat. Quella così affascinante creatura. Però prima gli diede un suggerimento. Veritiero o falso? Beh... lo avrebbe scoperto solamente proseguendo e così fece.
Camminava dietro gli altri due. Pensieroso e analizzandoli per quello che poteva. L’emicrania era fastidioso e non riusciva a ragionare a mente lucida. Preferiva riposarsi e non sforzarsi troppo.
Si sentiva meglio. Quella bizzarra creatura lo aveva aiutato. Quella sfera di energia gli aveva fatto molto comodo. Gli avrebbe fatto piacere rincontrarlo, prendere una tazza calda di the con lui e fumarsi una delle sue sigarette in compagnia per ricambiare il favore.
Il cunicolo lentamente si ingrandì. Gli sembrava di scendere. Divenne enorme, qualcosa di maestoso. Interessante. Chissà in quel momento dov’erano e chissà chi aveva costruito quest’opera straordinaria. Oppure era semplicemente naturale. Certamente il padrone di casa aveva bei gusti ma strani. Avrebbe potuto mettere un sacco di laboratori con altrettante cavie da torturare.
Una luce si vide in lontananza. Gli procurò un leggero fastidio, ma com’era possibile?
Tra un passo e un’altro, mentre si avvicinavano al mistero, riuscì a prendere solo qualche respiro affannato. L’aria era opprimente e stranamente densa. Respirare era diventato faticoso. Il sangue non fluiva bene. Un problema a cui non poteva porre rimedio nella sua situazione attuale. Tutto si era leggermente intorpidito e tra alcuni spasmi di dolore, che cercò di soffocare, arrivarono alla fonte della luce.
Un’immensa sala triangolare si stagliava alla loro vista. Un cristallo fluttuante al centro da cui partivano i raggi luminosi. Interessante, probabilmente possedeva delle capacità particolari.
Osservò attentamente il tutto.
Una sala speculare. Una piccola passerella affiancata da un fosso di cui non si vedeva la fine.
E poi quell’essere si presentò.
Il suo nome era soggetto 02-M, ora detto anche Viktor von Falkenberg.
La terapia stava procedendo bene. Ottimi progressi. Certo rimbombava anche la voce di un certo ManaCerace, ma a chi importava di lui? Dopotutto non era lì, quindi non poteva vivisezionarlo.
Tre ammassi d’ombra si sollevarono e oscurarono la luce. Erano stati anticipati da una forte scossa che fece perdere l’equilibrio a Stein che cadde a terra di culo senza recar alcun danno.
Finalmente si era avverato il presagio. Cosa avrebbe fatto? Buttarsi e ignorare il RedHat o rimanere lì? Certamente buttarsi nel vuoto era pericoloso. Forse troppo anche per i suoi folli standard, quindi non lo fece. L’istinto di sopravvivenza ebbe la meglio. Aveva fatto bene? Se sarebbe sopravvissuto il RedHat avrebbe avuto ragione, in caso contrario lo aveva ingannato.
Il buio più totale lo cullava. Non vedeva nulla. Era come un bambino indifeso. Una sensazione di completa tranquillità. Avrebbe potuto passare dei bei minuti così, poi, certamente, si sarebbe annoiato. Non era il tipo da stare fermo per l’eternità.
Però c’era qualcosa che non andava. Un pericolo. Lo percepì appena in tempo. Un’offensiva veloce e immediata. Per fortuna le sue straordinarie doti lo salvarono come in altre situazioni disperate. Immediatamente generò uno scudo formato da due strati delle sue barriere. L’ammasso d’ombra disintegrò la prima, frantumandola come un cristallo, però non riuscì a superare la seconda.
Era salvo, ma a che pro?
Stanchissimo, debilitato e si reggeva a stento in pedi. Sudava e i muscoli gli doleva causandogli degli spasmi involontari.
Si rialzò e con il medio sollevò gli occhiali.
Poi osservò stupito la pioggia viola.
Sussurrò tra i denti frasi superbe sfidando, in un certo senso, ManaCerace.
Tanto lo aveva già fatto la cavia 02.

«L’oscurità è assenza di luce, quindi non possono coesistere... pura e semplice fisica»

Il RedHat per ora lo aveva salvato. Chissà se sarebbe stato ancora così fortunato.




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Dottor Franken Stein

~ Rec:275 ~ AeV:125 ~ Perf:125 ~ Perm:325 ~ Caem:175
~ Status Psicologico: Forte emicrania( Danni Alti+Bassi)
~ Status Fisico: Basso dovuto alla pressione.
~ Energia Residua: 28+10%-22%=16%
~ Energia Impiegata: 11%+11%=22%
~ Abilità Passive:
†Non sviene una volta raggiunto il 10% delle energie
†Lancia le difese istantaneamente [1°passiva Absolute Defense]
†Difese 360° stesso potenza dell'energia spesa [2° passiva Absolute Defense]
~ Abilità Attive[2/2] :
†Stein può evocare uno scudo energetico circolare, di colore rosso cremisi come il sangue, innanzi a sé di potenza e consumo pari a Medio, il cui diametro può variare da quello di un piatto di portata fino ad essere pari al massimo all'altezza del caster stesso. Tale barriera sarà costituita di pura energia magica andata a concretizzarsi, e potrà bloccare qualsiasi offensiva non psionica diretta all'incantatore.[Utilizzata due volte]
~ Riassunto: Dispiaciuto per aver abbandonato il RedHat e il suo cappellino, segue gli altri membri della squadra fino ad arrivare nella sala triangolare. Lì ignora ManaCerace poiché è più colpito dal nome di soggetto-02M. Poi grazie alla passiva dell'absolute defence e all'attiva del dominio utilizzata due volte con Medio si difende dall'attacco. Spossato e stanco aspetta per vedere cosa gli accadrà.
~ Note:
Edit: Errori



Edited by Vikisix - 5/4/2012, 20:04
 
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Valar Morghulis ~
view post Posted on 21/3/2012, 02:13




LO SPETTRO DEL BUIO
—where: la sala triangolare

Il Buio era ovunque, e lui -quale sire incontrastato di quell'universo popolato dall'immaginazione- vi sguazzava beato,
osservando con occhio cinico l'affannarsi di quei tre che -per quanto potessero essere potenti- non erano altro che insignificanti esserini di fronte alla sua augusta figura. L'ombra -quella vera, dalla trama spessa e indistruttibile- aveva nascosto il cristallo. Nel momento stesso in cui l'aggressivo pipistrello tentò di squarciare la protezione che negava la luce salvifica, tentacoli d'ombra lo avvilupparono, trascinandolo all'interno delle tenebre incuranti del suo dibattere convulsamente le ali.
Rispuntò fuori solo pochi istanti dopo, svolazzando con maggiore calma, seppure appariva alquanto appesantito: un liquido viscoso e scuro, simile a pece, lo imbrattava per intero, e il battere delle ali membranose sembrava avvolto in una sfocatura che rendeva difficile distinguerne i contorni. Si scagliò contro colui che lo aveva evocato, con la stessa terribile ferocia che qualche istante prima aveva dedicato all'ombra -un servo che aveva rapidamente cambiato padrone.

Allo stesso modo, il globo oscuro foriero di una strana luminosità intermittente parve spegnersi di colpo,
un istante prima di crollare verso colui che lo aveva generato. In quell'antro sconosciuto dove l'Ombra regnava incontrastata fregiandosi del potere del suo maggiore araldo, nessuno poteva dirsi al sicuro -nemmeno il più potente fra i combattenti di Asgradel- perché tutto ciò che avveniva nell'Ombra era fuori dal loro controllo.
Lo Spettro piegò quelle che dovevano essere le sue labbra in un bieco sorriso, accarezzandosi il capo privo di capelli e sollevando con la mano libera un coltellaccio che portava sempre con sé -l'arma di quelli che erano stati i suo delitti quando ancora era in vita.
« Tre e quattro e cinque e sei, fossi in te io scapperei! » riprese a canticchiare, roco e indisponente,
in un aperto dileggio a quelli che non considerava -non poteva considerare- sfidanti.
« Sei e sette e otto e nove, vorrei tanto essere altrove! »

Emergeva, lentamente, dalle Viscere dell'Ombra. Portava con sé il suo seguito di follia e odio, ma soprattutto il buio.
Mentre lui -portato dalle ombre- andava incontro ai tre avventurieri fermi sulla piazzola iniziale, il rombo delle pareti aumentava, un vero e proprio terremoto pareva volersi abbattere sulla Cripta, richiamato dal nucleo di un pianeta terribilmente vicino -forse troppo per concedere di sopravvivere a coloro che incautamente avevano raccolto la sfida posta dal Visconte.
Perché lui, lo Spettro, conosceva gli uomini, i loro desideri e i loro incubi. Dall'alba dei tempi gli uomini affidavano al buio i mostri che albergavano dentro di loro, convinti che lì qualcuno li custodisse, li mantenesse in un qualche modo incatenati, controllati. Sciocchi.
Il buio era il pascolo libero di ogni abiezione, di ogni particolare ribrezzo. I mostri, le alienazioni, i sentimenti più osceni si pascevano nell'oblio fino a che le loro forze non erano sufficienti per erompere.
In altre parole, lo Spettro sapeva perché il Visconte aveva costruito la sua Cripta: non voleva riposare in pace, anzi.
Voleva che qualcuno scendesse i molti gradini di quella scala per andare a sfidarlo.
E liberarlo dal peso che lo opprimeva.

« Ma se il buio ancora dura » continuò, intenzionato a concludere la canzone -e con essa la vita dei tre sconosciuti- « possiamo solo aver paura -- »
« ché soltanto può la luce ammazzar Mana Cerace » modulò una voce
-una voce che non sentiva da tanto, troppo tempo.

Sollevò lo sguardo di colpò, rimanendo come paralizzato. Ciò che si presentava ai suoi occhi non era affatto un bene, anzi.
Poteva essere interpretata come una condanna senza appello.
« Tu! » la apostrofò « Maledetta puttana! »

dSeGZ
« Ma che galante » commentò lei, con voce sferzante.
« Non è così che mi hai chiamato l'ultima volta. »

Stringeva qualcosa nella mano destra, qualcosa che lo Spettro non riconobbe subito. Gli ci vollero alcuni istanti per mettere a fuoco l'immagine, per rendersi conto di cosa realmente fosse -e infine quasi un intero minuto
(scandito da silenzio, e silenzio, e silenzio)
per riuscire a credere che fosse proprio ciò che pensava.
Lei, senza dire una sola parola, lanciò quella cosa verso di lui, facendogliela praticamente cadere in grembo. Oh, sì, il sangue e le ferite la rendevano quasi irriconoscibile -quasi.
Ma lui conosceva fin troppo bene quei lineamenti. Era forse l'unico essere nel Multiverso a poter affermare di non dover temere l'oscurità.
Era la testa di sua figlia.

« C-Come...come hai potuto?! » chiese, tremante di rabbia e orrore.
« Era solo una bambina. Solo una cazzo di bambina! »
« E ai miei bambini? A loro tu non pensi? Vieni dal buio e vai nel buio, nel buio resterai sempre,
come un omuncolo fastidioso e terrificante che non può fare altro che nascondersi. Ti nutri di paure, angosce, odio, incubi.
»
Alzò la voce, che divenne incredibilmente stridula, mentre l'Ombra montava e aveva ormai attanagliato per intero tutta la struttura del camminamento, tanto che anche le piazzole fremevano al battito del suolo, crepandosi e lasciando crollare parti più o meno grandi di porfido e di granito. La furia di Mana Cerace era tale da sconvolgere l'essenza stessa della tenebra, e invece di piegarla alla sua volontà la stava espandendo, gonfiando con il suo livore.
« Per anni ti sei nutrito delle creature che io ho partorito. Io: la Creatrice di Incubi. »
L'urlo dello spettro e quello della donna mascherata eruppero insieme, scontrandosi.
Da una parte l'ombra e il suo gorgogliare sordo, dall'altra l'esplosione di luce del cristallo tornato nuovamente a splendere. Per un attimo tutto fu ombra, poi tutto fu luce. Nessuno dei tre avventurieri vide nulla, poté solo sentire la voce di Mana Cerace che si faceva sempre più lontana, fioca, indistinta.
« Sono il buio, vengo dal buio, vado nel buio. Ma tornerò... Oh, sì, tornerò! Ci sarà sempre qualcuno che mi evocherà, con il suo terrore o con la sua follia. Potrò chiamarmi Philip Crane, o Mana Cerace, o in mille altri modi, ma il mio nome è uno solo: il mio nome è incubo. »
___ ______________________ __ ______________________ ___

{ scattered dreams - in event of moon disaster }

Quando finalmente i tre riuscirono di nuovo a vedere qualcosa, la voce dello Spettro si era già spenta da alcuni istanti, e di fronte a loro non c'era praticamente più nulla: era scomparso Mana Cerace, era scomparsa l'ombra, e perfino quella strana donna mascherata non era più vicino al cristallo luminescente.
Quest'ultimo era percorso da fremiti che andavano facendosi via via più violenti. La scalinata e il camminamento erano già divelti, e perfino la piattaforma su cui si trovavano sembrava ormai prossima a cedere. Non ebbero il tempo di reagire, né di sorridere, piangere o urlare.
Non ebbero il tempo di fare niente.
Stavano già scivolando nell'abisso.



IV
ONE STEP FROM HELL


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Sembrò loro di cadere per un tempo brevissimo stavolta, si abituarono immediatamente alla sensazione di vertigine,
e benché la caduta fosse molto più rapida -o forse solo più breve- non provarono particolari disagi, ma anzi tutti e tre trovarono l'atterraggio quasi un dispiacere. In ogni caso, la breve parentesi si era conclusa, ed una scalinata di ventuno gradini, coperta da un drappo purpureo, si apriva innanzi a loro, conducendoli nella sala principale di quello che sembrava un antico e fastoso palazzo. Paradossalmente, dalle finestre lasciate prive di tendaggi filtrava la luca -quasi si trovassero davvero sulla superficie terrestre e non alcune migliaia di metri al di sotto della stessa.
Salita la scalinata, si mostrò loro una sala curiosamente circolare. La visibilità era ottima, e tutto sembrava essere tornato ad una pigra normalità. Fatta eccezione per un minuscolo dettaglio.

La sala che avevano di fronte era tutto un susseguirsi di oro, argento, platino, pietre preziose, sculture antiche ed ogni altro ben di dio più o meno commerciabile. Erano giunti alla Stanza dei Tesori del Visconte.
Scrigni incrostati di gemme, armi pregiate e forzieri stracolmi di monete d'oro si ammassavano ovunque, eppure sembravano -per un qualche arcano- irraggiungibili. Al contrario invece della teca scoperchiata che campeggiava al centro della stanza. Spoglia, terribilmente spartana rispetto ai tesori che la circondavano, si poggiava su una mezza colonna di marmo bianco; al suo interno, su di un cuscino foderato di velluto, erano deposti tre anelli, finemente lavorati.
Sembravano tutti identici, ma sotto di loro mutava il colore del velluto: rosso sotto il primo, bianco sotto il secondo, nero sotto il terzo.
Erano lì, deposti, ostentati quasi.
Li aspettavano. O forse era solo l'ennesima trappola.


Note del Quest MasterTurno gravido di avvenimenti, quindi passo subito alle indicazioni senza perdermi in ciance.
Anzitutto, il pipistrello evocato da Sarkan gli si rivolta contro -stesso dicasi per la pergamena usata da Viktor. Questo avviene in base ad una delle 'regole speciali' del Dungeon, quindi non state lì a lambiccarvi il cervello a riguardo.

Quando Mana Cerace finalmente si decide a venire fuori -ma di voi tre solo Viktor è in grado di vederlo, essendo tornato il buio più totale-, si accorge di avere un'ospite in più: la Creatrice di Incubi che avevate visto nel secondo turno di questa stessa quest. Lo scontro fra i due ha radici profonde (come testimonia il narrato) e si risolve con un sostanziale pareggio. Premesso che Name_Less e Lenny dovranno difendersi dalle loro stesse tecniche, a prescindere da quanto sarete malridotti, il pavimento vi crollerò sotto i piedi. Infatti, l'intervento della Creatrice di Incubi ha fatto collassare la fortezza triangolare, lasciandovi -o meglio, lanciandovi- nel quarto livello del dungeon.
Qui, una volta arrivati, giungete alla Sala dei Tesori del Visconte. Le pareti della sala circolare (diametro di circa 20 metri) sono ammassate di tesori, gioielli e ogni altra cosa di valore. Eppure, se voi fate un passo verso questi, loro si allontanano di due. Misteri dell'Ombra -o di Cagliostro. In compenso, i tre anelli nella teca sono a portata di mano. Ovviamente potete decidere anche di non prenderli, ma qualora lo faceste, ognuno di voi dovrà dire quale desidera prendere, specificando in spoiler il colore del velluto sotto l'anello: Rosso, Bianco o Nero.
Per questo turno ci affideremo all'antica regola del 'chi primo arriva meglio alloggia', per cui l'ultimo a postare non avrà possibilità di scelta.

Detto questo, vi invito come sempre a rivolgere le domande in confronto -e a non dimenticare di conteggiare il danno basso dato dalla pressione maggiorata.
Il limite per postare è fissato alle ore 23:00 di giorno 24.
 
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Lenny™
view post Posted on 21/3/2012, 15:30




I misteri di Cagliostro ~ le viscere dell'ombra
VI - Il cuore della cripta


Da qualche parte nella tenebra, Mana Cerace sorrideva.
La testa martellava ancora del dolore lancinante seguito allo scontro contro la pallida copia di se stesso. Ansava nell'aria nera il Beccaio, piegato in avanti sul suo bastone, mano stretta al petto in una morsa. Pensare era dolore. Respirare, ancora più dolore. Il suo corpo non era più quello d'un tempo, le sue membra stanche agognavano il riposo. Non quello eterno; o perlomeno non quel giorno, non contro un pagliaccio canterino come avversario. Dopo la guerra eterna, dopo lo scontro con Rainier, il re del Toryu, non sarebbe caduto contro il Visconte d'Ombra. Giammai.
Ma per quanto ancora avrebbe saputo reggere?
Quanto?

Scorse il globo energetico che levitava a mezz'aria, e represse un brivido molto -sin troppo- umano che gli percorse la schiena. Il contatto con la stella oscura si era come spezzato, investito da qualcosa d'altro. Non la poteva controllare. Come non era riuscito a controllare nulla, da quando aveva messo piede nella cripta maledetta.
Viktor sapeva cosa comportava questo. Rischiava di essersi scavato la fosse con le sue stesse mani, il Beccaio, poiché abbandonare a se stesso -o peggio, ai baciapile del Visconte- quell'agglomerato nero di furia ciclopica, di collera divina, voleva dire distruzione, e distruzione assoluta. Per tutto, per tutti.
Il ponte si sarebbe sbriciolato, i corpi spezzati, gli strumenti esplosi.
La struttura sarebbe stata ridotta a un mucchio di vecchie ossa colpite da un maglio cosmico.

L'unica soluzione era fermare la stella prima che tutto ciò rischiasse d'accadere. Viktor serrò il calcio della Eiserne Wache, armò il cane nell'esatto istante in cui la grande stella gli si muoveva contro. Mana Cerace. Era stato lui ad assumerne il controllo, ci avrebbe scommesso la testa marcia dei due scarafaggi alle sue spalle.
« Impossibile. »
Sbottò il Beccaio, cercando di respingere la cruda realtà. Mana Cerace, lo spettro dell'ombra, il nano dal cappello rosso, il Visconte. Forse erano troppi e troppo forti persino per lui.
Puntò l'arma contro la sua stessa creatura, canna allineata verso il più nero dei cieli. Mugugnò di disapprovazione prima di tirare il grilletto. Nonostante la debolezza, in qualche modo riuscì a evitare di perdere l'equilibrio a causa del rinculo.
Viktor von Falkenberg si tenne in piedi sotto il turbine della demolizione. Schianto di una esplosione oscura dentro un'altra esplosione oscura, la conflagrazione si scatenò una sezione dopo l'altra, per poi terminare in un ribollire nero, e scemare nel nulla.

Mana Cerace, da qualche parte nella tenebra, urlava.
Viktor studiò con silente ostilità il rapido susseguirsi degli atti di quel teatrino degli orrori, di quella favola nera nella quale lui, il Beccaio, doveva ancora scoprire che ruolo ricoprisse. Mana Cerace abbracciava il cranio mozzato del figlio come un osceno trofeo, gettatogli in grembo dalla uno spettro femmineo dal viso mascherato, suscitando un ghigno di acido divertimento da parte del Beccaio. Spettri contro altri spettri. Creature dell'ombra, che nell'ombra dovevan restare.
Che diamine aveva a che fare Lorencillo con tutto questo? Quale ruolo ricopriva, in quell'orrida messinscena?
Forse, un giorno, Viktor avrebbe colto l'opportunità di chiederglielo personalmente. Strappandogli una risposta soddisfacente con una lama d'acciaio premuta contro la gola. Forse. O durante un'amichevole chiacchierata nel salone centrale di RotteNhaz.
Chissà.

Lui non aveva incubi.
Questo, e solo questo pensiero gli passava per la testa, mentre la superficie del ponte si disgregava sotto i suoi piedi.
Non ne aveva mai avuti.
Oramai precipitare nel nulla era divenuta una tediosa routine all'interno della cripta del Visconte. Viktor arrivò addirittura a sbuffare di delusione, levando gli occhi al cielo con muta disapprovazione, mentre il cristallo luminescente e il ponte e Philip Krane e lo spettro mascherato divenivano sempre più piccoli, sempre più lontani.
Tranne uno, forse.
Mana Cerace, il pagliaccio canterino che tanto pomposamente si autoproclamava re degl'incubi non sapeva nulla. Non poteva conoscere Lui, il padre dei Demoni, ,l'Unbennenbar, l'Innominabile. Che si cullasse pure nei suoi deliri d'onnipotenza, quello stolto.
Uno solo.

Dopo ch'ebbe ripreso contatto con la realtà, il Beccaio tornò a ergersi in piedi facendo leva sul bastone -non senza reprimere una smorfia di dolore di dolore- e avanzò, claudicando, sulla scalinata che gli torreggiava innanzi. Uno ad uno, come un'immane fatica, salì i gradini della cripta, per poi scostare il drappo rosso che all'ingresso della stanza, tendaggio spettrale in bilico sull'orizzonte tremolante della tenebra. Pronto ad affrontare il prossimo nemico, a superare il prossimo incubo, pronto a..
Nulla.
Nulla di tutto questo.
Dal nero, Viktor e gli altri due passarono al giallo.
Montagne d'oro si cumulavano le une sulle altre, cataste di forzieri, scrigni, armi pregiate dalle lame scintillanti, pietre preziose e chissà quant'altro li attendeva lì, in quella ch'era improvvisamente divenuta la reggia di Re Mida, la sala dei tesori di Timbuktu, il sancta sanctorum di el Dorado. Gli occhi sanguigni del Beccaio brillarono d'avidità, le labbra tirate nell' orribile imitazione di un sorriso.
Tesori.
Un mare, un oceano dorato che si stendeva sotto i suoi occhi, dilatandosi in uno splendere che nessun uomo avrebbe potuto mai comprendere, in una quantità che tutti gli uomini avrebbero potuto solo sognare.

Ma non era uno stolto, il Beccaio. Avanzò a passo sicuro in quell'orgia di tesori, reso appena malfermo dal lancinante mal di testa, senza allungare un solo dito in direzione delle chincaglierie splendenti che per lui, in quel momento, valevano poco e nulla. C'era qualcosa d'altro ad attirare la sua attenzione. Ed era un anello. Un anello uncinato posto all'interno di una teca di vetro, accostato a un drappo scuro.
Un anello pervaso dal potere. Primevo, ancestrale potere maledetto, che emergeva in mezzo a tutto il resto come una perla nera abbandonata in un deserto di sterco e pattume.
« Ho odiato ogni singolo istante passato in questa catacomba. »
Strappò l'anello dal drappo, infilandoselo all'indice della mancina, carezzandolo con sguardo affascinato. Niente fronzoli. Era suo. Lo era sempre stato.
Nessun sogghigno gli squarciava il volto grinzoso, questa volta.
Il Beccaio se lo meritava, dopo tanto penare.
Una giusta, lauta ricompensa per la sua illustre persona.
Per gli affronti subiti. E per quelli ancora da subire, all'interno della cripta.
« Ma farò in modo che il Visconte possa riconoscere la mano che gli strapperà via la vita. Terrò per me un memento di questo posto. »





SelfportraitwithDeath

Umano: Rec 325 ~ AeV 150 ~ PeRf 125~ PeRm 525 ~ CaeM 225
Demone: Rec 400 ~ AeV 100 ~ PeRf 100~ PeRm 850 ~ CaeM 150

~ Basso 1% ~ Medio 5% ~ Alto 13% ~ Immenso 29% ~

Energia residua: 34% -0%
Status Fisico: Danni da pressione (Medio)
Status Psicologico: Lancinante dolore alla testa; Prossimo alla follia (critico)

Passive rilevanti in uso
Certain burden_-Aura venefica che rinsecchisce e avvizzisce gli esseri viventi che lo circondano fintanto che gli restano vicino.
Achtung_Passiva psionica di timore (se i personaggi vicini sono di energia inferiore e non sono demoni).
-Auspex passivo. / Difesa da auspex passivi.
Sakrileg_Percezione visiva al buio/mimetizzazione completa all'ombra.
Streben (Arcanismo III liv.)_-Cognizione passiva di qualsiasi magia operata in campo.
-Abilità attive magiche castate immediatamente e senza bisogno di tempi di concentrazione.
-Tecniche magiche provocano danni di un livello superiore, a fronte di una diminuzione delle tecniche fisiche di pari natura.
Corigliano (compagno animale)_Tele-empatia completa tra il pg e il suo corvo.

Attive

Eiserne Wache_Magnifica pistola da cavalleria pesante, calibro mezzo pollice, canna esagonale istoriata lavorata nelle sue Friedland, calcio di noce massiccio. Un pezzo di artiglieria portatile che Falkenberg la porta infilato in una cinghia di cuoio lungo la vita. Un grottesco ricordo degli anni passati in trincea, che il Beccaio non ha esitato a rendere ancora più micidiale in battaglia dopo l'ottenimento dell'Oscuro Potere. Dopo aver armato il cane, Viktor può volontariamente imprimere nel suo successivo attacco una sfrigolante energia oscura ed esplosiva per cui, nel momento in cui il proiettile si schianta contro un qualsiasi ostacolo, genera una massiccia esplosione nera che coinvolge tutti i presenti, provocando gravi danni a chiunque vi si trovi al centro. Una conflagrazione simile a quella di un barile intero di polvere nera. Questa tecnica basa la propria efficacia sulla CaeM del personaggio.
{Pergamena Tiro Esplosivo incavata nella E.W. livello Alto - consumo Nullo x3 x1}

Riassunto:
-Uso la perga incavata Tiro Esplosivo per distruggere la Costellazione (avendolo usato già contro la copia, mi resta solo un altro slot)
-Piglio l'anello col drappo nero

EDIT: aggiustati un paio di errorini d'ortografia



Edited by Lenny™ - 21/3/2012, 19:16
 
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Name_Less
view post Posted on 21/3/2012, 21:35





La creatura volò lenta, quasi come se sospinta da correnti ascensionali.
In quel momento l'uomo che fino ad allora era inequivocabilmente Schurd si identificò, e Sàrkan rimase tanto sconvolto da dimenticarsi sia del pipistrello – che in quel momento esatto soffocava all'interno del cristallo – sia del resto del breve discorso di quello che ora si chiamava Viktor.
Era come aver creati un castello di carte alto centinaia di metri ed essersi scordati dell'esistenza del vento che con il più fiacco dei suoi soffi l'avrebbe rovinosamente smembrato.
Ma non ebbe tempo per rimuginare, né di maledirsi per la sua dabbenaggine.

Qualcuno discuteva, e nel buio si era aggiunta una nuova voce; questa volta lo spettro sembrava meno pieno di sé, e questo era un bene.
Forse se fosse sceso di qualche altro gradino dal suo trono invisibile avrebbe deciso di degnare della sua presenza fisica gli – a quanto pareva sgraditi – ospiti, e non solo di annoiarli con qualche inutilissima filastrocca.
Ora echeggiavano nuove parole, nuovi nomi, rimbombando con fragore crescentemente confuso: Viktor, Mana Cerace, Philin Crane, e poi qualche pseudonimo decisamente poco invitante.
Quando la luce ritornò, confortandolo e stizzendolo allo stesso tempo, la creatura evocata, fino ad allora sempre docile ed ubbidiente come poche altre, gli si rivoltò contro
E tutto in quel momento andò al contrario, ogni cosa: una grotta abitata da uno spettro che teme la luce nonostante nella sua dimora stessa vi risieda un cristallo dalle impressionanti capacità lucifere, un uomo quasi del tutto identico ad un altro con il quale però non ha niente a che fare, servi privi di volontà che insorgono contro il padrone. Il tutto contornato da cantilene – due individui su tre ne erano amanti – e atti di estrema autorità seguiti da urli piagnucolosi.
Nulla aveva senso, e di certo Sàrkan non si sarebbe forzato di trovargliene uno.

Gli artigli del demonietto cozzarono contro il ferro delle spade incrociate della coppia, e, mentre di tentava di colpire nuovamente, vide i suoi obiettivi sprofondare nelle viscere delle Viscere dell'Ombra.
Durante la caduta tutte quelle sensazioni – niente più che mediocri copie di una vera emozione – si mescolarono, sfumando in un miscuglio troppo confuso per essere descritto.
Atterrò lento e la sensazione di pressione si fece più forte, e anche l'emicrania, sorridendo, ritornò a corrodergli le meningi, mettendo a dura prova la sua resistenza.
Aprì gli occhi a fatica, e rimase abbagliato da quanto vide: oro, diamanti, ogni tipo di ricchezza esistente sembrava essere stata convogliata in quei pochi metri, accatastato come legna da ardere.
Un tempo avrebbe sicuramente commesso l'impossibile pur di entrarne in possesso, ora non faceva che rimirarlo timidamente, rimanendo sì abbagliato, ma senza un singolo filo di bramosia.
Vipsinia al contrario si sarebbe volentieri impossessata della spada che si trovava in cima ad un cumulo d'oro. L'elsa riccamente adornata ma non appesantita si fondeva alla perfezuibe con una lama d'oro presentante due scanalatura nel mezzo, dimensioni notevoli, impugnatura candida e sicuramente confortevole per due mani. Fulgida e spledente, quella doveva diventare la sua arma.
Mosse un passo timida, quasi vergognata, e l'oggetto sfumò, allontanadosi, geloso di se stesso.
Dopo un altro passo realizzò di che tipo di inganno fosse, e abbandonò l'idea con immenso ma magistralmente celato rammarico.
Poco più avanti, al centro della sala rotonda si palesava una decisamente meno illustre teca, scoperchiata, pronta ad offrire al prossimo le sue – seppur sicuramente più umili – ricchezze. Viktor vi si avvicinò, e, dal momento in cui la raggiunse senza problemi, Vipsinia pensò che non fosse soggetta all'illusione.
A quel punto però qualcosa non andava per il verso giusto. Perché la teca era raggiungibile ed il resto neanche lontanamente?
Era una trappola? Era davvero un tranello così ovvio come sembrava?
Lo spettro sembrava un uomo di un livello decisamente superiore: sicuramente avrebbe architetta uno stratagemma ingrannevole più sofisticato.
Sàrkan pensò quasi la stessa cosa.

Si appropinquò celere alla teca, vedendo due anelli sostanti su morbidi drappi.
La scelta fu semplice, quasi ovvia, forse troppo: se c'era una sola cosa che aveva recepito dal discorso fra la Creatrice di Incubie lo spettro di pochi minuti prima, era che Mana Cerace temeva la luce. E cosa rappresentava la luce se non il bianco?
Deciso, sollevò l'anello dal drappo con delicatezza, rigirandolo nel palmo della sinistra nella frenetica attesa di qualcosa.


Status Fisico: Danno Medio dovuto alla pressione.
Status Psicologico: Teso. Forte Emicrania (Danno Alto + Basso)
Energia: 44%
Status Fisico Vipsinia: Medio, dovuto alla pressione.
Status Psicologico Vipsinia: Pensierosa.
Riassunto: Sàrkan si perde gran parte del discorso avvenuto fra la tizia in maschera e lo spettro, infine sceglie l'anello bianco. Post più introspettivo che altro.
 
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Vikisix
view post Posted on 22/3/2012, 22:40




Perché si era recato lì? Perché loro tutti avevano accettato di fare qualcosa di così folle?
Solo un pazzo lo avrebbe fatto e Stein che scusa aveva? Ovviamente la sua prima motivazione erano le due cavie. Non le avrebbe mai lasciate scappare così facilmente. Però a tutto c’è un limite ed era stato già raggiunto e superato. A questo punto cosa gli rimaneva?
Una storia. Un teatro e loro erano delle mosche sugli attori. L’unico scopo che avevano era infastidirli. Non potevano nulla. E se avessero osato troppo la morte sarebbe stato il loro premio. Ma una storia non vale di certo la candela. Gli sarebbe bastato un briciolo della conoscenza, del potere, delle forze in gioco, per potersi sentire soddisfatto, in questo modo avrebbe portato i suoi esperimenti a livelli ancora più alti.
Ora non gli rimaneva altro che aspettare. Cullato e imprigionato nelle viscere dell’ombra. Un bambino inerme in confronto a ManaCerace. Non vedeva. Sentiva solamente. Era spacciato.
Poi un colpo di scena. Il RedHat aveva avuto ancora una volta ragione. Un’altra figura altrettanto forte. Un discorso privo di senso per lui. Esplosioni. Terremoti e voci che rimbombavano nell’intera grotta.
La madre degli incubi, uno che mangiava gli incubi, la bambina dell’ombra... la penombra? Cosa centrava Franken? Coincidenze. Si era trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Forse la sua vita sarebbe finita. Avrebbe smesso con tutto. Le ricerche, gli esperimenti, le cavie. Aveva diversi rimpianti. Uno di questi era morire da sobrio. Aveva sempre immaginato e sognato il fatidico momento.
Svariate bottiglie di superalcolici vuote. Una sala operatoria imbrattata completamente di sangue e budella. Un tavolo con il malcapitato di turno e le cervella che gli fuoriuscivano dal cranio. Polmoni e fegato cuciti per fare un quadro che avrebbe osservato per ore. Ogni singolo istante sarebbe cambiato e mutato grazie al sangue che sarebbe colato lentamente. Le ossa delle gambe frantumate e utilizzate per fare diversi utensili operatori. Dopo tutto ciò sarebbe stato seduto, immobile sulla sedia, mentre finiva l’ultima bottiglia e l’ultima sigaretta. Solamente allora la cavia si sarebbe rialzata e lo avrebbe ucciso. Sì, voleva sconfiggere la morte scientifica.
L’esplosione di luce lo riportò alla realtà e senza accorgersi di nulla cadde nelle interiora dell’ombra.
Ancora. Una caduta rapida e indolore. poi nuovamente il silenzio.
Si guardò intorno e vide gli altri due.
La testa gli pulsava. Il combattimento con il se stesso di un tempo lo aveva indebolito. Però gli aveva dimostrato una cosa. Gli enormi sviluppi che aveva raggiunto eliminando etica e morale nelle sue ricerche. Le vene si erano ingrossate per il dolore. L’aria era irrespirabile. Pesante e opprimente.Sembrava schiacciare i polmoni del dottore.Ormai era madido di sudore. I muscoli erano indolenziti e la circolazione sanguigna pessima. La situazione non stava migliorando. Non si era ancora abituato a quel luogo e se non si sarebbe adattato in fretta avrebbe salutato il Visconte dall’aldilà.
Camminava a stento. Salire quei ventuno scalini fu come scalare una montagna. Faticosamente seguì gli altri due entrando in una villa. Cosa li avrebbe aspettati? Ormai anche una ameba, molto probabilmente, gli avrebbe causato seri problemi.
Nulla. Anzi non nulla. Tutto ciò che desiderava. Montagne d’oro, rubini, platino. Ogni sorta di bene di lusso. Calici di cristallo in cui erano incastonati rubini. Forchette d’orate ricoperte di zaffiri.
Con tutto quel bene avrebbe potuto fare la vita che voleva. E poi un bisturi di platino con lama in diamante e incastonato di smeraldi.
Doveva essere tutto suo.
Fece qualche passo pronto a prenderli e tutto si allontanarono del doppio della distanza che aveva percorso.
Gli occhi divennero lucidi di tristezza, fece spallucce e sbuffo.

«Così non vale...»

Poi vide le sue cavie prendere un’anello. Rispettivamente nero e bianco.
Certo, l’analisi psicologia poteva finalmente proseguire.

“Soggetto 01-M ha preso l’anello bianco. Ovvio. Il bianco è l’unione di tutti i colori. Ciò dimostra che ha bisogno di sentirsi appagato e avere il potere di poter controllare tutti. Il motivo che sta alla base di tutto è la sua insicurezza. Probabilmente avrà avuto dei conflitti in cui sarà risultato perdente e ciò lo avrà segnato per tutta la sua esistenza.
Invece Soggetto 02-M ha preso il nero, un non colore. Perché? Semplice e pura superbia. Vuole essere superiore a tutti e per tale ragione ha preso un colore che non può essere definito tale, per dimostrare ancora una volta la sua superiorità.
Però con me questi giochetti non funzionano...”


Prese un profondo respiro per ossigenare i polmoni meglio che poteva. Si avvicinò alla teca e prese l’anello sul drappo rosso e anche il drappo.

«Rosso... come il sangue che colerà a quanto pare.»

Era di un cremisi magnifico. Stoffa pregiata, sfarzosa e lussuosissima. Rosso come il cappello del RedHat. Rosso come il liquido vermiglio che amava tanto. Che desiderava e bramava costantemente.
Sì, era proprio perfetto.
La dea bendata lo aveva aiutato, sempre se non fosse stata un’ennesima trappola.





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Dottor Franken Stein

~ Rec:275 ~ AeV:125 ~ Perf:125 ~ Perm:325 ~ Caem:175
~ Status Psicologico: Forte emicrania( Danni Alti+Bassi)
~ Status Fisico: Medio dovuto alla pressione.
~ Energia Residua: 16%
~ Energia Impiegata: 0%
~ Abilità Passive:
†Non sviene una volta raggiunto il 10% delle energie
†Lancia le difese istantaneamente [1°passiva Absolute Defense]
†Difese 360° stesso potenza dell'energia spesa [2° passiva Absolute Defense]
~ Abilità Attive[0/2] : //
~ Riassunto: Beh c'è poco da dire. Stein rimane immobile osservando quello che gli accade. Dopotutto non può fare nulla. Quando sprofonda prende l'anello sul drappo rosso e anche il drappo.
~ Note:
Edit:Errori differenza energia del post di prima.



Edited by Vikisix - 5/4/2012, 20:05
 
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Valar Morghulis ~
view post Posted on 29/3/2012, 19:14




{ scattered dreams - in event of moon disaster }

Non appena ebbero infilati gli anelli al dito, questi si illuminarono immediatamente, accecandoli tutti per alcuni istanti. Il bagliore era stato improvviso e violento, il rilascio di un'energia incatenata a quei monili da tempo immemore, probabilmente da prima che la metà dei presenti fosse nata. Quando i tre furono nuovamente capaci di vedere, si accorsero che in realtà gli anelli non erano affatto uguali fra loro.
Quello indossato dal Beccaio si era trasformato in un anello uncinato che graffiava l'aria con quel suo luccicare opaco che sembrava intriso di cattiveria, mentre quelli di Sarkàn e del dottore erano -all'apparenza- maggiormente preziosi, e sembravano quasi somigliarsi: il primo era in oro bianco, con un intricato disegno al centro del quale era incastonata una pietra di luna perfettamente rotonda; il secondo, invece, era di oro rosso, con disegno meno elaborato ma una maggiore cura dei dettagli nelle incisioni, e l'ambra balcanica incastonata al centro era un simbolo estremamente chiaro.
Poi a sorprenderli fu un rumore di passi che si avvicinavano.
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IL VISCONTE D'OMBRA
—where: fuori dalle viscere

L'uomo si sollevò di peso dallo scranno, aveva un'espressione corrucciata in volto e scrutava un punto vuoto nell'oscurità. Aveva visto lo scontro fra la Creatrice di Incubi e lo Spettro -e non gli era affatto piaciuto. Non tollerava che lei interferisse con ciò che accadeva nella sua Cripta: per essere una prigioniera si prendeva fin troppe libertà.
Fu così che lei lo trovò, in piedi accanto al trono, intento a guardarsi addosso quasi dovesse intervenire a un ricevimento; indossava il suo abito più elegante, lo stesso di quando si erano conosciuti. Il Visconte le scoccò un'occhiata in tralice: « Non avresti dovuto farlo » disse, limitandosi a sottolineare l'ovvio.
« Tante cose non avrei dovuto fare, Nero, ma questa sì. »
Senza nemmeno degnarla di una risposta, l'uomo si passò delicatamente la mano sul giustacuore, quindi si incamminò, superandola, senza concederle uno sguardo né una parola di più. Aveva ben altro da fare.
« Dove vai ora? » chiese lei, con un breve fremito nella voce.
« A fare ciò che devo: cacciare gli invasori. »
La mano guantata della donna gli afferrò prima l'ampio mantello nero, poi le gambe. Prostrata al suolo, quasi strisciante nel suo implorare, la Creatrice di Incubi lo tratteneva abbracciandogli le ginocchia. Per quanto il Visconte tentasse di divincolarsi dalla stretta, non riusciva a sfuggirle. Lei si tolse la maschera, mostrandogli quel volto che non era mai invecchiato -che non poteva invecchiare. Ciò che vide lo turbò profondamente: lacrime.
Stava davvero piangendo.

« Fredda e dura come l'acciaio, questa è la tua natura, Lorelei » dichiarò,
la voce turbata da un fremito di tensione per quell'atteggiamento inaspettatamente sottomesso.
« Mai avrei sperato di vedere delle lacrime cadere da quegli occhi » continuò,
« Sebbene mi avrebbe dato maggior emozione vederle sgorgare per me, tanti anni anni fa, e non adesso per te stessa. Ma è già qualcosa: significa che da qualche parte in quella tua corazza d'incubo, hai un cuore. »
La presa alle gambe si fece più forte, così come i singhiozzi che tanto contrastavano con la durezza nello sguardo di lei, capace perfino di ammansire la rabbia di quell'uomo tradito da tutti, perfino da se stesso.
« Basta! » urlò, liberandosi finalmente dalla presa.
« Adesso alzati, » riprese, con tono più morbido, quasi dolce,
« Smetti di piangere e attendi il mio ritorno,
maledettoAmore mio.
»

[...]

I suoi passi risuonarono nella Sala dei Tesori come altrettante condanne.
Quando vide i tre e gli anelli che portavano alle dita, si limitò a sorridere allargando le braccia, come a voler dire: ormai è fatta. Ad un suo singolo sguardo, tutte le altre ricchezze disperse per l'intera sala scomparvero; con un sorriso si riavviò i lunghi capelli argentati che gli ricadevano scompostamente sul viso e sulle spalle, centrando i suoi occhi di fuoco sul terzetto -tanto che a tutti loro sembrò che li stesse guardando negli occhi per scrutargli fin dentro l'anima.
« Permettete che mi presenti » proferì, in tono melodioso e affatto aggressivo,
« Sono un uomo ricco e di buon gusto. Sono fra voi da molto, moltissimo tempo. »
Richiuse le braccia davanti a sé, giungendo le mani in un applauso muto. A quell'atto, piccole sfere d'ombra, non più grandi di qualche centimetro di diametro, iniziarono a sollevarsi da qualsiasi parte nella sala, andando ad affastellarsi attorno alla sua figura, come volessero formare un enorme bozzolo capace di contenerlo per intero.
« Il mio nome è Nerocriso Camposanto di Malombra, e voi... »

Quando il bozzolo fu completato, senza che gli altri potessero vederlo perché fra loro si era rapidamente innalzata quella barriera oscura, il Visconte allargò nuovamente le braccia, di colpo. L'ombra parve collassare su sé stessa per alcuni istanti, quindi esplose in un glorioso pulviscolo terreo. In compenso, la pavimentazione e le pareti della Cripta cominciarono a tremare e poco dopo i tre furono investiti da una violentissima scarica di vibrazioni, invisibile all'occhio ma preannunciata da quel piccolo -ma controllato- terremoto.
« ...voi siete morti. »


Note del Quest MasterMIO-DIO-CHE-FATICA. Sto turno l'ho sudato più di tutti gli altri messi assieme. Allora, una volta indossati, gli anelli si trasformano, assumendo la loro vera forma (dovreste avere nella vostra casella MP l'artefatto corrispondente alla vostra scelta).

A quel punto venite sorpresi dall'avvicinarsi dei passi del Visconte, che vi ha amorevolmente raggiunti e -dopo avere citato i Rolling Stones- attaccati. L'attacco è ad area (praticamente invisibile ma comunque percepibile dal tremore) ed ha potenza alta per ognuno di voi, ed è basato sull'elemento Ombra.

Detto questo, vi invito come sempre a rivolgere le domande in confronto -e a non dimenticare di conteggiare il danno basso dato dalla pressione maggiorata.
Il limite per postare è fissato alle ore 23:00 di giorno 2 Aprile.
 
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Lenny™
view post Posted on 30/3/2012, 20:30




I misteri di Cagliostro ~ le viscere dell'ombra
VII - L'uomo in nero


Non staccò mai la bocca dalla fiasca d'acquavite. Continuò imperterrito a bere a canna: una sorsata dopo l'altra, una cascata di piombo fuso nelle viscere dopo l'altra. Rigagnoli incolori ruscellavano ai lati della bocca, scendendo giù, sino alla barba stopposa, varcando quei grovigli di fili spinosi, per poi terminare ancora più giù, in una serie di stillicidi trabordanti dal mento.

Bevve con inaudita avidità mentre l'anello infilato di getto all'anulare destro si dilatava nello spazio, sino a incurvarsi su se stesso, la forma di un uncino. Una forza oscura si insidiava in quel gingillo così poco comune, un potere nero solo parzialmente nascosto dalla sua minacciosa forma ricurva. Un anello splendido per esser sfoggiato. Un'arma ottima per tagliare una gola. Un agglomerato di magia occulta perfetto per schiacciare una volta per tutte il suo originale padrone.

Fu quando l'uomo in nero li raggiunse nel sancta sanctorum della cripta, che la gola di Viktor von Falkenberg si contrasse, tendini in rilievo come reticoli di cicatrici. Sin dal primo istante in cui posò lo sguardo sul nuovo arrivato, il Beccaio non ebbe il benché minimo dubbio che potesse essere lui, e lui solo, e le vacue parole che lo seguirono non fecero altro che confermare quanto aveva già intuito a suo tempo. Nerocriso Camposanto finalmente assunse una forma, un aspetto che andasse oltre il suo pomposo titolo di visconte e la sua tetra nomea di signore d'Ombra. Il Beccaio l' aveva conosciuto una volta letta la missiva di Lorencillo, l'aveva sfidato subito dopo aver varcato la soglia della sua cripta, l'aveva oltraggiato poco prima, sottraendogli parte del suo tesoro.
Ma poteva osservarlo, odiarlo davvero solamente adesso.

La sua muta risposta del Beccaio fu più eloquente di altre mille parole: la fiasca d'ottone che gettò a terra rotolò sino ai piedi di Nerocriso, trascinandosi dietro una serie di rumori sordi. I sanguigni occhi del Beccaio grondavano di disprezzo per quelle movenze pacate, per quel tono di voce accondiscendente, per quel portamento aristocratico. Non riusciva più a tollerare l'aria soffocante di quel budello scavato nel sottosuolo, gli dava ai nervi vedere gli scrigni e i forzieri che lo circondavano svanire nel nulla, mentre l'uomo in nero che tanto a lungo avevano cercato nelle viscere delle tenebre non li degnava neanche della dovuta accoglienza. No, il visconte preferiva evocare a sé le forze occulte che ricoprivano l'intera catacomba, per concentrarle attorno alla sua figura, e sperare di scacciarli così, come tre intrusi casualmente finiti ad invadere il suo dominio.
Per un attimo, il frammento di un battito di ciglia, il Beccaio avvertì la terra sotto i suoi piedi tremare. E in quello stesso attimo, fu sul punto di esplodere, di trasmutare tutta la sua rabbia repressa in un'unica e sola conflagrazione immane, tanto poderosa da ridurre a pezzi l'intera struttura, da smantellare il buco di culo nello Xuaraya dove Nerocriso aveva deciso di rintanarsi. Fare a pezzi tutto. E tutti.

Di scatto, tese il braccio destro verso il basso. Liberò parte dell'energia presente nell'anello uncinato, scaricandola in un lungo filamento scuro, una stringa che terminava con il piccolo rostro. Un tocco metallico al suolo, e la frusta era srotolata, pronta per sradicare la vita dal suo primo proprietario.
« Già varcato la soglia della morte, Nero. »
Assentì, costringendosi a ignorare la pioggia giallastra che, improvvisamente, si abbatté sulla sala del tesoro. Una slavina color oro che non intralciò il suo autocontrollo: non doveva abbandonarsi alla furia a causa delle provocazioni di Nerocriso. Era stanco. Nel corpo, e soprattutto nella mente. Ma ancora in sé.
« Evento di notevole tedio. »
Fu tutto così rapido.
Il Beccaio serrò il pugno, per poi menare a vuoto un montante ascendente, come il più gagliardo dei guerrieri. Fu difficile, estremamente difficile capacitarsi del globo oscuro che balzò dalla sua mano, volando mezz'aria contro il bassoventre del visconte. Una scarica di energia dietro la quale adesso schizzava una lunga frusta, cavalcando rapida il vento nero, divorando la distanza che la separava da Nerocriso, pronta a squarciare, di netto, la sua gola.





SelfportraitwithDeath

Umano: Rec 325 ~ AeV 150 ~ PeRf 125~ PeRm 525 ~ CaeM 225
Demone: Rec 400 ~ AeV 100 ~ PeRf 100~ PeRm 850 ~ CaeM 150

~ Basso 1% ~ Medio 5% ~ Alto 13% ~ Immenso 29% ~

Energia residua: 34% +10% -5% -5% = 34%
Status Fisico: Danni da pressione (Medio+Basso)
Status Psicologico: Lancinante dolore alla testa; Prossimo alla follia (critico)

Passive rilevanti in uso
Certain burden_-Aura venefica che rinsecchisce e avvizzisce gli esseri viventi che lo circondano fintanto che gli restano vicino.
Achtung_Passiva psionica di timore (se i personaggi vicini sono di energia inferiore e non sono demoni).
-Auspex passivo. / Difesa da auspex passivi.
Sakrileg_Percezione visiva al buio/mimetizzazione completa all'ombra.
Streben (Arcanismo III liv.)_-Cognizione passiva di qualsiasi magia operata in campo.
-Abilità attive magiche castate immediatamente e senza bisogno di tempi di concentrazione.
-Tecniche magiche provocano danni di un livello superiore, a fronte di una diminuzione delle tecniche fisiche di pari natura.
Corigliano (compagno animale)_Tele-empatia completa tra il pg e il suo corvo.

Attive
~ Dunkelheit__ _Quel che è accaduto al corpo e allo spirito di Viktor von Falkenberg non lo ha reso solo una creatura delle tenebre. La devastante esplosione malefica una volta investito lo ha reso un vero e proprio creatore dell'oscurità, un sofisticatore del sacrilego elemento delle ombre. Costui che un tempo era un Generalissimo della Sacra Nazione Germanica e oggi un padrone delle tenebre, un tempo Duca di Freidland e Signore dei macelli e oggi un grottesco feticcio in assetato di potere, alla fine rimane sempre una sola cosa: un manipolatore. Il Beccaio è difatti completamente in grado di manipolare l'elemento oscuro: potrà generare scariche oscure, lampi, sfere, raggi et simili. Nel momento in cui attiverà la tecnica verrà come circondato da una strana aura nera che servirà solo a detenerne l'attivazione. Da questo momento, dopo precisi movimenti delle mani e delle dita potrà emettere delle scariche oscure dal suo corpo, le quali potranno essere arbitrariamente manipolate dai gesti del Beccaio. L'oscurità fuoriuscita dal suo corpo potrà essere ancora gestita una volta abbandonata la sua figura, così come eventuali lampi oscuri potranno essere emessi anche in area nelle sue immediate vicinanze. Per manovrarli, comunque, sono necessari espliciti movimenti delle mani da parte di Falkenberg, in modo da dare degli ordini ben precisi alle scariche, come un grottesco direttore d'orchestra. Le scariche provocheranno ustioni sul corpo dell'avversario, potranno shockarlo per qualche secondo, e si muoveranno a grande velocità. I danni provocati agli angeli da questa tecnica vanno alzati di un livello. Ai demoni, invece, diminuiti di un livello.
Attraverso un quantitativo di energie pari a Medio, invece, Viktor sarà in grado di creare dinanzi a sé una barriera composta da forze oscure, da ombre, da tenebre fisiche. Questa barriera, delle sue stesse dimensioni, avrà un potere difensivo pari a Medio.
{Pergamena Dominio del male: consumo di energia Variabile Medio} & {Bracciali dello Scudo}

~ Endless Night__ _Una volta un uomo si è innamorato di me. Era un giovane e vivevamo nel sole. Ed era biondo, i suoi occhi azzurri come il cielo. E io ero bellissima, i miei capelli erano dello stesso colore della notte e si muovevano allo stesso ritmo della risacca sulla riva del mare. L’ho rifiutato e lui si è gettato dagli scogli, l’acqua notturna ha ingoiato il suo corpo in un gorgo vorticante. Non ho nemmeno sfiorato le sue labbra, non ho preso la sua mano nella mia. Ora io sono deforme quanto il suo cadavere sul fondo del mare. Gonfia, i miei bellissimi tratti sono deformati. Non sono più Delizia e Bellezza, ma Disperazione. Amo ogni giorno uomini, viaggiatori, viandanti. Non importa la loro età, il loro aspetto, la loro condizione. Eppure loro mi rigettano ogni volta, non vogliono sfiorare il mio corpo. E io li voglio, li prendo, li trascino con me nell’oblio come già una volta. Mi basta un consumo Medio perché la ferita inflitta con l’anello infligga un dolore psionico pari a Medio, pari a quello che ha lacerato il suo cuore, che ogni giorno divora la mia anima deturpata come il mio corpo.[Contrastabile come una normale tecnica psionica] O forse è solamente vanità, e con un consumo Medio posso semplicemente mutare il mio aspetto con un altro qualsiasi a mio piacimento per due turni. Forse così mi vorranno, così il mio inganno li farà più vicini. Questa tecnica, quale che sia la trasformazione, non compromette alcuna capacità del personaggio. E appena saranno a portata muoverò la mano nell’aria. Con un consumo Medio alla sommità dell’anello si allungherà una catena sottile, niente più che un filo magico. E l’uncino diventerà per il colpo successivo l’apice di una frusta, il morso di un serpente. Più insidioso della terra stessa in cui mi sono costretta a vivere.
{Tecnica Media - Il colpo inflitto causa un danno psionico medio} & {Tecnica Media - Il pg può mutare aspetto a proprio piacimento per due turni} & {Tecnica Media - dall’anello si sviluppa un filo magico con l’uncino ad un’estremità. Per il colpo successivo questo è maneggiabile come una piccola frusta}

Riassunto:
-Viktor ha subito un critico alla mente e subisce tutt'ora i danni per la pressione: dunque è difficoltoso per lui mantenere il controllo di sé e non buttare tutta la sua energia in un critico ad area trasformandosi in demone. Comunque, anche se a stento, mantiene apparentemente la calma e si protegge dal colpo di Nero grazie alla tecnica dell'artefatto di Sarkàn.
-Sfruttando la passiva di cast immediato, scarica di seguito una doppia offensiva magica. Dopo aver srotolato la frusta uncinata dall'anello (consumo Medio) Mena un montante a vuoto, dal quale schizza un globo oscuro (consumo Medio) diretto al ventre del visconte, e col medesimo movimento lancia lil rostro della frusta contro la sua gola.
Ricordo che entrambi gli attacchi si basano sulla PeRm, dunque sono soggetti alla terza passiva di dominio arcanismo. Il loro danno, quindi, andrà considerato doppio.



Edited by Lenny™ - 30/3/2012, 23:13
 
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Vikisix
view post Posted on 31/3/2012, 22:32




Non appena si mise l’anello tutto cambio. Una forte luce abbagliò i presenti, ma quando Stein aprì gli occhi il miracolo era stato compiuto.
Sollevò lentamente la mano. La testa gli doleva, ma osservare quell’anello era così piacevole. Era di un’oro rosso talmente lucente che poteva vedersi riflesso. Incisioni poco elaborate. E il tutto era condito con una preziosa ambra balcanica.
Il corpo stava facendo fatica ad abituarsi a quell’ambiente così estremo. La pressione era davvero insopportabile e ciò danneggiava tutto il suo intero organismo. Forti emicrania. Davvero una situazione pessima. Ridotto a uno straccio delle peggiori taverne di Asgradel, che viene utilizzato solo per pulire il lurido vomito degli ubriaconi.
Inoltre gli emicrania erano così forti che ormai aveva smesso di parlare con gli altri se. Doveva riposare.
In compenso stava provando una forte empatia. Un riverbero di emozioni, un vero e proprio fiume impetuoso. Provò quella specie di sensazione di inferiorità che sentiva Sàrkan, una specie di reverenziale stima e allo stesso tempo paura di Viktor. E di quest’ultimo riuscì a percepire una sorta rabbia, se si poteva identificare così. Una sete e una bramosia assoluta di potere. Un desiderio incontrollato.
Tutto ciò era come se fosse sfocato. Un turbine indistinguibile che lo avvolgeva. Per ora lo avevano colpito solamente le loro emozioni più forti. Però questo legame empatico era strano.
Da quando era rinsavito, Stein, non si era mai messo nei panni degli altri. Li considerava semplice cavie, oggetti da sfruttare. Ciò lo turbò leggermente. Però non ci fu il tempo ne di pensare ne di aggrovigliarsi ulteriormente la povera mente già dolorante.
Il visconte arrivò.
O per meglio dire NeroCrisio Camposanto di Malombra e non era affatto contento di avere degli ospiti nella sua lussuosa dimora. Se il suo potere era paragonabile a Mana Cerace non avrebbero avuto scampo.
Franken era malridotto. La testa pulsava incredibilmente. Le mani tremavano ed era madido di sudore. Stremato dalle disavventure che aveva dovuto affrontare. Stremato per l’ambiente circostante. Stremato per il combattimento con lo Stein moralista. Da solo non sarebbe sopravvissuto. Per fortuna c’erano loro. Già, per la prima volta era grato alle sue cavie di essere lì con lui. Per la prima volta era grato a quei due, che fino a quel momento aveva considerato estranei.
Non vederli cedere gli dava una sorta di forza. Un dottore, dopotutto, deve essere sempre meglio di una cavia.
Il suo tempo era forse giunto?
Il visconte si ammantò d’ombra. Una scarica di vibrazioni. Il pavimento, le pareti, persino il soffitto tremò. Lo avrebbe colpito in pieno. Non aveva scampo. Poi la salvezza.
Una pioggia dorata scese dal cielo a proteggerlo completamente. Era stato un suo compagno. Il potere sembrava provenire dall’anello stesso. Quello bianco.
Le gambe tremavano. Si sollevò gli occhiali con il medio della destra, ove ora era presente l’anello.
Viktor parlò e immediatamente dopo attaccò, anche lui utilizzando il suo artefatto. A quanto pare aveva già varcato la soglia della morte, era già morto! Come? Non era ne il luogo ne il momento adatto per pensarci. Distrarsi in un momento del genere sarebbe stato fatale.
I muscoli del volto si serrarono dallo sforzo. Uno sguardo cupo, ma allo stesso tempo determinato. Cercava di sostenere la vista di Nero, che era così penetrate da sembrare che gli stesse scrutando la sua stessa anima. Almeno la sua morte sarebbe stata causata da un fottuto nobile del cazzo e non da una lurida puttana o peggio.
Ormai non poteva avere ripensamenti. Doveva agire.
Aprì la mano destra e ricorse al potere del nuovo giocattolo.
Una sfera di fuoco venne generata, poco più grande di un pugno. Levitava a mezz’aria.
Con un gesto furioso la scagliò contro il proprietario di casa.
E con le poche forze rimaste urlò.

«Chimica! Se un corpo prende fuoco cosa succede?!»

Poteva sembrare un delirio. Ma così non era. Come medico non aveva mai studiato che effetto producevano le fiamme sui viventi. Era una buona occasione per iniziare. Per osservare da vicino il limite di sopportazione di un nobile tanto arrogante.




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Dottor Franken Stein

~ Rec:275 ~ AeV:125 ~ Perf:125 ~ Perm:325 ~ Caem:175
~ Status Psicologico: Forte emicrania( Danni Alti+Bassi)
~ Status Fisico: Medio+Basso dovuto alla pressione.
~ Energia Residua: 16% -6%=10%
~ Energia Impiegata: 6%
~ Abilità Passive:
†Non sviene una volta raggiunto il 10% delle energie
†Lancia le difese istantaneamente [1°passiva Absolute Defense]
†Difese 360° stesso potenza dell'energia spesa [2° passiva Absolute Defense]
~ Abilità Attive[0/2] :
†SHOT A FIREBLOW
La più semplice e comune delle abilità fra i piromanti è quella di creare sfere di fuoco, di solito non superiori ai venti centimetri di diametro, che vengono poi scagliate contro il nemico. Al contrario delle comuni palle di fuoco che si limitano a bruciare il nemico, quelle prodotte da Ardens sono fiamme eterne; ciò vuol dire che se non vengono fermate prima di arrivare a contatto con il nemico, inizieranno ad ardere il punto che hanno raggiunto. Per spegnerle, a quel punto, lo sfortunato opponente sarà costretto ad utilizzare un consumo energetico pari a Medio (senza occupare slot). In caso contrario, le fiamme continueranno ad ardere, inestinguibili, provocando un ulteriore danno basso per turno -finché non verranno estinte o non si sarà estinto l'oggetto del loro bruciare. [Consumo Basso - palla di fuoco a bersaglio singolo].
~ Riassunto: Come si può ben notare Stein è provato da tutti gli avvenimenti che ha dovuto subire. A causa dei vari dolori, la sua mente, in una vago tentativo di riposo, non genera più in modo casuale proiezioni di lui.Inoltre l'empatia con gli altri lo fa sentire strano.
Si protegge dall'attacco di Nero con la tecnica dell'artefatto di Sarkan. E poi attacca con una tecnica di Ardens di consumo Basso, scagliando semplicemente una palla di fuoco eterno contro il proprietario di casa.
~ Note:
Edit:Errori.



Edited by Vikisix - 5/4/2012, 20:06
 
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view post Posted on 1/4/2012, 10:57





Passi, sospiri, vibrazioni.
Qualcosa si stava avvicinando, e sarebbe stata di certo l'ultima; Sàrkan non chiedeva altro: attendere l'arrivo di quello che si sarebbe potuto definire il padrone di casa e subito dopo levare le tende. Non senza aver combattuto, s'intende. Dovunque andasse, qualunque cosa facesse, arrivava – sempre e sicuramente – il momento di spargere sangue, generalmente il proprio.
Vipsinia aprì gli occhi fino ad allora apparentemente bloccatisi in una forma semichiusa, come in dormiveglia.
Sembrava reagire all'Ombra, sembrava reagire al nuovo individuo, sembrava reagire all'intera Cripta.

L'anello scivolò lento, leggermente stretto, sfregando la falangina delicatamente.
Elegante.
Forse troppo, per un tipo come Sàrkan, che l'eleganza non l'aveva mai né disdegnata né cercata.
Sembrava splendete di luce propria, un focolare nelle tenebre, freddo al tatto e caldo nell'immagine; la gemma centrale ed il suo accecante fulgore governavano sovrani su cerchi intrecciati di oro bianco.
Il suo sguardo cadde per qualche istante di troppo sul monile, così come quello di Vipsinia; quest'ultima, però, perennemente vigile e guardinga, sussultò al palesarsi del così atteso Visconte.
Autoritario, proferì una minaccia forse troppo grave per le sue possibilità, nonché immotivata: Sàrkan detestava gli individui inclini alla rabbia.
Dopotutto il Senzanome non aveva fatto che seguire le istruzioni di una lettera, non c'era motivo di tanta irruenza e scortesia, specie da partedi un Visconte.
E questo spalancò le braccia, in un gesto dalle intenzioni intrappolate a metà fra quelle di un abbraccio e quelle di una calunnia.
Nuovamente, l'ombra inghiottì l'etere, ripetendo un sempre più stantio e noioso ciclo.

Nel buio un focolare – lo stesso focolare che Sàrkan portava al dito – risplendette, opponendosi vigoroso alla tenebra.
Ironico.
Sàrkan e la Luce erano concetti diametralmente opposti.
Luce è sinonimo di chiarezza, coraggio, bontà d'animo; Sàrkan è sinonimo dei rispettivi contrari.
Una nebbia sottile e granulosa scese al suolo con frenetica lentezza; accarezzando l'ombra con lo stesso tocco di un timido bambino, dissipandola ed estirpandola come la mano di un dio benevolo.
Ma parte del potere oscuro sopravvisse investendo gelida la mano sinistra dell'Assente, come se richiamata e amplificata dall'anello stesso.
Una ferita non identificata si ripercosse lungo l'intero arto, provocando un dolore al quale l'adrenalina non poteva così facilmente supplire. Strzzò un occhio, sofferente, guardando con l'altro Vipsinia: rigida e satura di collera, la Macchia s'avventò veemente sulla figura del Visconte, esibendosi elegantemente in un moto circolare atto a mozzargli il collo.

Sàrkan distese la mancina, aprendo il palmo come se volesse ghermire l'etere, e dall'anello si propagò un bagliore intenso, tanto che un istante prima chiuse istintivamente gli occhi.
Due figure diametralmente opposte come luce e ombra, come bianco di oro e nero di notte, ora trovavano la perfetta comunione in lui, fronteggiando quella che sembrava essere l'incarnazione di qualcosa che risiedeva diversi gradini oltre la semplice oscurità.
Il braccio si accasciò lungo il corpo malfermo, sentiva ogni secondo di più la propria energia abbandonarlo sempre meno lentamente.
Loro parlavano, parlavano sempre; loro avevano continuamente qualcosa da dire, e lui annegava nel silenzio, cercando disperato una calma ormai sin troppo bramata.



Status Fisico: Ferita Alta. Danni da pressione Medi+Bassi
Status Psicologico: Emicrania di entità Alta+Bassa, scarsa lucidità e volontà.
Energia:44-17-2-0=25%
Status Fisico Vipsinia: Danni da pressione Medi+Bassi
Status Psicologico Vipsinia: Tesa, rabbiosa.
Riassunto:Utilizzo la tecnica del mio artefatto per dissolvere l'offensiva, che comunque colpisce Sàrkan con un potenziale Alto a causa di una passiva dell'artefatto che raddoppia la potenza di tecniche di elemento Ombra, poi ne utilizzo un'altra che crea un flash contro il Visconte, sperando che questo sia un avatar demoniaco o un negromante, in maniera tale da avere l'effetto potenziato, accecandolo per un intero turno. Vipsinia, sfruttando la sua grande agilità, balza ai lati del nemico e tenta di tagliargli la testa, potenziata dalla pergamena incastonata "Spirito di quercia", che la rende semplicemente più potente, senza effetti specifici; questa tecnica non è stata descritta nel post perché la sua descrizione rallentava troppo il ritmo che mi auguro di avere dato. Sàrkan invece non attacca - onestamente credo che sia troppo per lui dopo aver subito tutti questi danni, sia psionici che fisici.

Note: Turno giocato da supporter :zxc:
Speriamo di ottenere qualcosa :v:
Ad ogni modo, specifico che sin da quando siamo arrivati al terzo livello del dungeon ho fatto prendere i danni da pressione a Vipsinia, anche se di fatto lei non ha caratteristiche fisiche: di fatto non penso che abbia più di 300 di PeRf. Mi auguro che ciò non sia sbagliato :lui:
EDIT: mi ero mangiato le ultime due righe di post.
Posizione armi: Spada di Sàrkan inguainata, spadone di Vipsinia sguainato.
Abilità Passive in uso: Cast istantaneo, compagno animale utilizzabile in battaglia, compagno animale più forte di un lupo, rilevare la magia, evocazioni dello stesso livello energetico del caster.
Abilità Attivate:YOUR ARGUMENT IS INVALID.
Ultima capacità, capace di unire un certo qual gusto scenografico ad una innegabile utilità: richiamata dal Crisaylix, una pioggia dorata si abbatte sul campo di battaglia, una pioggia che non lascia nessun segno tangibile del suo passaggio, né provoca alcun tipo di danno contro gli avversari. Questo magico acquazzone luminoso, infatti, si limita ad annullare un qualsiasi attacco magico ad area di potenza pari o inferiore ad Alto. [Consumo Alto - pioggia dorata che annulla attacchi magici ad area fino a potenza Alta].


AGAINST THE RISING SHADOW.
Spesso chi porta con sé la luce è costretto a muoversi in luoghi bui e angusti, tetri anfratti in cui non alberga alcun nobile sentimento. E per coloro che non sono avvezzi alla bianca purezza della luce, il rivelarsi di quest'ultima può essere disturbante -a volte fatale. Il Crisaylix di Lux può accentuare questa verità, sprigionando un lucore violento ed improvviso, in grado di abbagliare i più. [Consumo Basso - esplosione di luce, acceca l'avversario per alcuni istanti; su avatar demoniaci e negromanti la cecità ha effetto per l'intero turno; non ha effetto su avatar angelici e paladini].

Globo Vuoto: Una delle più particolari evocazioni di cui L'Assente dispone; sarà capace con un consumo Nullo, di riportare sul piano materiale un globo nero e bianco, che sembrerà mescolarsi e rimescolarsi, immobile, a mezz'aria, dal diametro di pochi decimetri, questo non avrà alcun potere offensivo, né difensivo a menoché non si frapponga fra il suo evocatore ed un attacco sin da subito, avendo in tal caso un potenziale difensivo Medio.
Il suo scopo sarà disperdere nell'etere una sottilissima polvere, non dannosa, invisibile, la cui utilità è però notevole.
Infatti, ogni sostanza Vuota si sentirà rinvigorita, e disporrà di una forza molto maggiore.
Sàrkan, inoltre, guadagnerà per due turni un potenziamento di cinquanta punti alla PeRf, mentre tutte le sue creature e Vipsinia saranno semplicemente molto più forti fisicamente.
E' possibile utilizzarla quattro volte per scena. Utilizzata due volte.
Caratteristiche Fisiche:
ReC:225 / AeV:225 / PeRf:175 / PeRm:400 / CaeM:175
 
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Valar Morghulis ~
view post Posted on 10/4/2012, 00:52




IL VISCONTE D'OMBRA
—where: fuori dalle viscere

Di molti uomini si può dire che siano crudeli perché facili alla collera,
capaci di atti scellerati perché privi del senno nell'attimo in cui li compiono -accecati dal dolore, dalla rabbia, dalla frustrazione o dai rimpianti. Nerocriso Camposanto tuttavia non faceva parte di quella risma d'uomini: l'unico emolumento per la pioggia dorata evocata da Sarkàn fu una piega differente nel suo volto, una sorta di contrizione. Non era preoccupato, piuttosto considerava quello scontro una mostruosa perdita di tempo: loro non avrebbero ottenuto ciò che volevano, né tanto meno ci sarebbe riuscito il Cavaliere. Quanto al RedCap, non valeva la pena tenerlo in considerazione: era uno strano e sparuto esserino in grado di recitare solo ruoli da comprimario -ben lontano dal volersi porre come eroe protagonista di quelle vicende.
La luce prodotta dall'anello lo abbagliò completamente, lasciandolo impossibilitato a difendersi -ma ciò che non avevano considerato quei ragazzacci era che lui stava giocando in casa.

La cecità gli impedì di godersi il volto sconcertato dei suoi sgraditi ospiti quando la palla di fuoco prese ad incendiargli le vesti senza che lui emettesse un solo lamento; anzi, la fiamma sembrò dubitare di sé stessa, tanto da iniziare un rapido mutamento del proprio colore, divenendo arancione, gialla, verde, azzurra, blu, viola, nera.
Al contempo, i colpi scagliati dal Von Falkenberg non sembrarono particolarmente efficaci, poiché attraversarono il corpo del Visconte quasi questo fosse del tutto immateriale, senza provocargli un seppur minimo lamento.
Nulla, non aveva sentito nulla.
Il suo pensiero era fisso su ben altri pensieri, dietro i suoi occhi ciechi in un baratro di luce si dipingeva il sembiante dell'unica donna che avesse mai amato -l'unica che avesse anche condannato ad un'eternità di ombre, nascosta agli occhi di un mondo che non era pronto per digerire l'Incubo come sua essenza. Un mondo che lui personalmente detestava, ma che aveva ugualmente voluto proteggere da ciò che più amava e più odiava al tempo stesso,
quel qualcosa che lo aveva tenuto rinchiuso in quella Cripta per oltre cinquant'anni e che adesso era stato risvegliato.
Forse questo era il volere dello Sconosciuto -o forse semplicemente si trattava della presenza di qualcuno posto alla stessa altezza ma in un altro luogo, in grado di conoscere ogni debolezza umana e di sfruttarla.
Gli venne in mente un nome -un nome molto preciso- che aveva a che fare con il sangue. Eppure non disse nulla, nemmeno il quel caso. Si limitò a porre i propri occhi lì dove riteneva vi fosse quello che era -in maniera evidente- il più forte dei tre, quindi, con espressione ieratica, parlò:
« Bel tentativo, davvero ben fatto. »

Il pulviscolo d'ombra che si era sollevato con la precedente esplosione sua opera si raggruppò,
mentre il Visconte apriva la propria bocca per accoglierlo in sé: la polvere nera sembrava attratta dal suo corpo, lo attraversava e si depositava al suo interno rendendolo più scuro, più materiale, più vivo.
« Andatevene da questo posto » intimò, la voce incrinata,
« Voi non la avrete mai. »
Quindi, con un gesto vago delle braccia, fece un cenno agli strali d'ombra che si staccarono dalle pareti, generando una cupola che andava restringendosi a vista d'occhio.
Aprì la bocca, iniziando a vomitare il pulviscolo generato prima contro due dei suoi nemici,
un pulviscolo che avrebbe superato i vestiti e le protezioni, avrebbe corrotto le loro carni erodendole fino ad arrivare ai tessuti interni -ammesso che ne avessero- e poi alla loro essenza, anima, legame extraplanare, qualunque cosa li mantenesse in vita. Voleva vederli Morti.
E lontani da Lorelei.
« Mai! »


Note del Quest MasterOk, come potrete immaginare siamo ormai verso le battute finali, quindi non facciamoci prendere dal panico.

Per questo turno, l'attacco (il pulviscolo d'ombra) viene scagliato contro Sarkàn e Franken (no, non è un attacco ad area) ed ha una potenza pari ad Alto per ognuno di voi. Inoltre, la cupola d'ombra che va chiudendosi su di voi, è una particolarità di questa stanza del dungeon: all'interno di questa, perdete la possibilità di utilizzare qualsiasi pergamena, anche se incastonata; inoltre, tutte le vostre statistiche subiscono un malus pari a -100.
Uscire dalla cupola è possibile, ma il contatto necessario con l'ombra provocherebbe su ognuno di voi un danno pari a Critico (Mortale su Sarkàn a causa della passiva dell'anello). No, la cupola non può essere annullata da 'Your Argument is Invalid'.

Ok, dovreste avere tutte le informazioni che vi servono.
Il limite per postare è fissato alle ore 23:00 di giorno 14 Aprile.
 
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Lenny™
view post Posted on 10/4/2012, 13:44




I misteri di Cagliostro ~ le viscere dell'ombra
VIII - La trasformazione


« Voi non la avrete mai. Mai! »
Ammonì con primeva collera il Visconte, il corpo avvolto per intero da una tetra foschia, pulsante di potere magico, Viktor poteva sentirlo, poteva avvertire tutte le forze delle Viscere dell'Ombra contrarsi, e contrarsi ancora, agglomerandosi nella sagoma meta-umana di Nerocriso Camposanto, creatura dannata disposta a morire e a far morire chiunque volesse conquistarLa, prenderLa, sottrarLa dalle sue mani. Di cosa si trattasse -una donna, un'arma, un tesoro- mai il Beccaio avrebbe saputo dirlo, né quello era il momento più indicato per porre una simile domanda. Ma una cosa pensò, mentre dal Visconte eruttavano strali di letale tenebra, diretta ai due scarafaggi -incredibilmente ancora in vita- al suo fianco. E cioè che sì, qualsiasi cosa Nerocriso proteggeva così ostinatamente, lui, il Sugnore di RotteNhaz, glie l'avrebbe strappata dalle mani irrigidite nel livore della morte.

Tenebra tutt'attorno a loro. Una cupola nera insondabile, impenetrabile, inarrestabile. Una forza magica che li inglobava per intero, Viktor, Stein, Sàrkan e Nerocriso, restringendo il campo dell'ultima lotta, e dell'ultima morte. Il Visconte era giunto a fare gli onori di casa, e i suoi mal voluti ospiti non avevano atteso altro sin dall'inizio di quell'assurda avventura. Ormai gli eventi erano degenerati così tanto da far dimenticare al Beccaio il motivo originario della sua visita nella cripta. Lorencillo, il compenso, le informazioni sul pericolo che ivi si annidava avevano perso ogni significato per lui. Oramai la sfida aveva raggiunto un livello estremamente personale: uccidere il Visconte, sottrargli il suo tesoro, come riscatto per tutti gli oltraggi subiti dalla discesa nella cripta in poi. Questo. O crepare nel tentativo.

E così come la tenebra ammantava la sagoma di Nerocriso, nonché l'ambiente che li circondava, così altra tenebra ricopriva il corpo del vecchio generale, anch'esso in preda a una rapida serie di contrazioni su se stesso, spasmi incontrollabili frutto di un'ira repressa sin troppo tempo, e adesso, finalmente, esplosa.
Ringhiando e sbavando come un mastino idrofobo, Viktor von Falkenberg si restrinse nello spazio, il suo corpo si abbassò, più gracile e magro di prima, sino a raggiungere l'altezza di un mezz'uomo. La pelle avvizzì all'istante, ricoperta per intero da piaghe deformi, fitte ragnatele di rughe come crepacci su una lastra di granito. Gli occhi, prima vivi e rossi, persero le iridi, così come persero qualsiasi residuo d'umanità, ridotte a pozze rosse di puro ed elementare odio. Denti come zanne giallastre e unghie come lunghi rostri dalle tinte oscure, ecco ciò che restava di Viktor von Falkenberg, nelle sue demoniache spoglie.
Un essere piccolo.
Ma una furia grande. Mortalmente più grande.
Una indomabile furia che avrebbe inghiottito tutto. E tutti.

Non era da tutti costringere Viktor von Falkenberg a mostrare il suo aspetto, mostrarsi veramente nel suo corpo avvizzito dal tempo, deturpato dal male, corrotto dall'odio. Nerocriso Camposanto, se non altro, meritava di crepare per mano sua.
« Non mi interessa. Non più, adesso. »
Sentenziò, in un soffio di voce flebile, appena udibile, eppur profonda, cavernosa, come se provenisse da un baratro. Emulò il gesto compiuto poco prima dal signore della cripta, compiendo un gesto vago con la ossuta mano irta di lunghi artigli. All'istante, la sagoma del Visconte fu circondata da un anello vischioso e denso come di altra oscurità, della sua oscurità. Serpeggiava attorno al busto di Nerocriso levitando a mezz'aria, in preda a una rotazione continua, un movimento quasi ipnotizzante. L'altra mano del Beccaio si serrò sul calcio di noce massiccio della Eiserne Wache, la estrasse, cane già in precedenza armato, pronto a dare un regalino di piombo al corpo dell'ultimo, vero nemico. Viktor allineò il tiro contro il petto di Nerocriso Camposanto, ben sapendo che un colpo di quella pistola a canna lunga, in dotazione al reggimento corazzato dei Korps, avrebbe letteralmente cancellato la faccia di un cinghiale.
E dal concentrico anello nero si dipanò un uncino non troppo dissimile dal gingillo che il Beccaio portava al dito, ma molto più grande, e molto più letale, abbastanza appuntito da squarciare il ventre di Nerocriso, lasciandosi dietro un distorto sorriso scarlatto. Contemporaneamente, Viktor tirò il grilletto della Eiserne Wache. BANG!
« È bere il tuo sangue che voglio, Nero! »



SelfportraitwithDeath

Umano: Rec 325 ~ AeV 150 ~ PeRf 125~ PeRm 525 ~ CaeM 225
Demone: Rec 300 ~ AeV 25 ~ PeRf 25~ PeRm 750 ~ CaeM 50

~ Basso 1% ~ Medio 5% ~ Alto 13% ~ Immenso 29% ~

Energia residua: 34% -13% = 21%
Status Fisico: Danni da pressione (Alto)
Status Psicologico: Lancinante dolore alla testa; Prossimo alla follia (critico)

Passive rilevanti in uso
Certain burden_-Aura venefica che rinsecchisce e avvizzisce gli esseri viventi che lo circondano fintanto che gli restano vicino.
Achtung_Passiva psionica di timore (se i personaggi vicini sono di energia inferiore e non sono demoni).
-Auspex passivo. / Difesa da auspex passivi.
Sakrileg_Percezione visiva al buio/mimetizzazione completa all'ombra.
Streben (Arcanismo III liv.)_-Cognizione passiva di qualsiasi magia operata in campo.
-Abilità attive magiche castate immediatamente e senza bisogno di tempi di concentrazione.
-Tecniche magiche provocano danni di un livello superiore, a fronte di una diminuzione delle tecniche fisiche di pari natura.
Corigliano (compagno animale)_Tele-empatia completa tra il pg e il suo corvo.

Attive

~ Endless Despair__ _ Dicono che la disperazione sia cibo per gli sciocchi, che le voci su di me siano solamente leggende. Dicono di non avere paura, che il viaggiatore coraggioso non mi dovrà incontrare.
Ma sono solo degli ignoranti, dei razionali, degli stolti. Quando guardano la nebbia pensano sia solamente fumo, nubi intrappolate sulla terra, forse le danno un nome scientifico. Forse indicano le ombre come tronchi di alberi, i fruscii come movimenti di animali. Non sanno. Non se lo aspettano. Per questo è più facile prenderli.
Con un consumo Alto li faccio miei: puntando la mano contro di loro l’aria leggermente oscilla e attorno al loro petto compare un anello. Anch’esso ha un uncino, ma non si può scorgere. Esso punta verso l’interno, verso la pelle molle del ventre. Mira ad aprirlo da parte a parte, come per gli animali nella vetrina del macellaio. [La tecnica si basa con la Perm, genera un danno magico Alto e può essere contrastata con equivalente difesa.]
Con un consumo Alto mi rendo loro. Quale è il peggiore dei castighi? Una spazzata nell’aria con il dorso della mano, e nello spazio si crea una breccia, come lo squarcio che è rimasto nel mio spirito. Tutto il mondo per me è cambiato in un istante, e nemmeno ricordo come. Dalla ferita che la mia mano ha tracciato nella realtà verrà vomitata oscurità densa, vischiosa, che li avvolgerà per il tempo di due turni. Si muoveranno a fatica, non potranno vedere. E allora forse io, la disperazione, sarò finalmente dentro di loro.
E infine, e finalmente, moriranno. Smetteranno di disprezzarmi e lasceranno questo mondo come cadaveri. E io, che sono una divinità, continuerò a vivere ancora, nella nebbia. Ad ogni loro morte inflitta per mia mano, le loro palpebre si immobilizzeranno spalancate, gli occhi ancora contratti nel terrore della mia vista. E nessuno, neppure a forza, potrà chiuderle. A meno di cavare gli occhi stessi.

{Tecnica Alta - Attorno al busto del nemico si sviluppa un anello. Un uncino nato da esso squarcia il ventre infliggendo un danno magico Alto.} & {Tecnica Alta - una spazzata nell’aria origina una nebbia oscura, vischiosa, che rende per due turni difficili i movimenti e impedisce la vista} & {Abilità a consumo Nullo - alla morte del nemico diventa impossibile chiudergli le palpebre a meno di cavargli gli occhi

Riassunto:
-Non riuscendo più a resistere -a causa del lancinante dolore alla testa e al veleno emesso dalla cupola nera- Viktor si trasforma in forma demoniaca. Simile quasi completamente a Darth Sidious =D
-Casta una tech Alta dell'artefatto Despair, consistente in un anello levitante attorno al nemico, dal quale spunta un rostro per squarciargli il ventre. Ricordo la passiva di III liv. di Arcanismo, magari con le stats della PeRm più alte riusciamo a fargli il doppio del danno °-°
-Contemporaneamente, spara un colpo di pistola contro il petto di Nerocriso (non ho mirato alla testa per rendere più verosimile il malus alla caem)
-Ricordo che Vik è forte di una passiva di mimetizzazione all'ombra, una di scurovisione e una di difesa passiva da qualsiasi auspex. Anche se ho il sospetto che sto tizio le possa bypassare tutte e tre..

 
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32 replies since 30/12/2011, 19:29   952 views
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