Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Conquistadores - Evoluzione, Main Quest - Goryo

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view post Posted on 20/3/2012, 23:27

Esperto
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«Spero che avrai la compiacenza di spiegarci perché ci hai convocati qui, in questa topaia lurida.»

Una lieve eco fece seguito alle parole pronunciate con voce melliflua velata di malcelata irritazione dall’uomo avvolto in una morbida tonaca nera come i suoi occhi. Roberto mosse alcuni passi senza tentare di nascondere il suo ribrezzo per quella stanza sudicia e inutilizzata da anni, in cui la sporcizia si era incrostata al pavimento e la polvere aleggiava nell’aria creando curiosi arabeschi che si impigliavano nelle fitte ragnatele.

«Abbiamo una sala tattica, mi risulta. Il consiglio si è sempre…»

«Il consiglio si riunisce qui oggi, prete! Sta’ zitto e vieni a sedere.»

Keith interruppe il reverendo con più malagrazia di quanta avrebbe voluto: non lo aveva mai sopportato e se fosse dipeso da lui lo avrebbe scaricato da un pezzo in qualche angolo dell’Akerat a biascicare le sue preghiere ai serpenti, ma la situazione era grave. Troppe grave per correre il rischio di inimicarsi un alleato.

Si alzò in piedi, cedendo il suo posto al prete in tardivo segno di rispetto, ma Roberto parve apprezzare comunque il gesto. Al tavolo semisommerso nell’oscurità sedevano altre due persone, oltre al capo-guardiano.
Naturalmente c’era lo psicopatico, Dave McKean, noto in tutta la Purgatory per la sua inquietante capacità di modulare qualsiasi suono in suo favore. E l’altro uomo, quello che si toccava con leggerezza la punta delle dita affusolate e bianchissime, era un volto che Roberto non aveva mai avuto l’onore di vedere dal vivo, ma che chiunque avesse calpestato anche solo per pochi mesi i corridoi della Puttana doveva conoscere. Il dottor Jonathan Sewing, lo psicologo della nave. Ex guardiano, si diceva che lavorasse nell’ombra sotto gli ordini diretti di Hyena e che fosse lui a reggere le fila degli intrighi orditi dal capitano, a tessere la ragnatela di contatti di cui la nave si nutriva per poter mantenere viva la sua egemonia nelle terre del Sud.

«Le circostanze mi impongono di saltare i convenevoli – esordì con un sussurro stridulo il dottore – e di chiarirvi subito le ragioni di tanta urgenza. E segretezza» aggiunse, fissando a uno a uno gli uomini attorno al tavolo con i suoi occhi di ghiaccio. «Il Beccaio è a bordo. Ma come avrete saputo, non è rientrato da solo alla Purgatory: ho ragione di ritenere che almeno uno dei suoi nuovi amichetti, nostra vecchia conoscenza, non sia qui per una visita di cortesia.»

Fece un cenno a Keith, fissando corrucciato il bicchiere di vino che si rigirava tra le mani.

Il capo-guardiano proseguì: «Posso riferire con una certa sicurezza che ci sarebbe l’intenzione di seminare una ribellione a bordo della Purgatory, guidata da Viktor von Falkenberg – un fastidioso brivido percorse la nuca di Roberto nell’udire quel nome – e dai suoi tirapiedi. Inutile dirvi che con la nave del tutto sguarnita com’è ora, per il Beccaio sarà facile come ribaltare una casa di bambole.»

«Ma si può sapere dove cazzo è sparito Iena?» Dave McKean non aveva aperto bocca fino a quel momento, ma la rabbia gli fece vomitare tutto il suo astio nei confronti del suo superiore: suo compito avrebbe dovuto essere quello di proteggere la sua nave, dimostrare che l’aveva voluta e che l’avrebbe conservata con i denti, se necessario!

«Silenzio, idiota!» sibilò Keith al suo sottoposto, guardando di sbieco Sewing che accennava ad alzarsi.

«Il punto non è: dov’è Iena; - mormorò quasi più a se stesso che al suo sparuto uditorio il dottore, passeggiando per la stanza con le mani dietro la schiena – il punto è: dove sono tutti. Gli Undertakers. Quell’arrogante di Shivian, di certo invischiato in qualche pericolo mortale da cui tornerà troppo tardi per impedire al Beccaio di sbattersi la Puttana. Il Custode Grigio. Di nuovo a rischiare romanticamente l’osso del collo contro mostri più potenti di lui in nome di un amore che non riavrà mai? Bah!»

Sbatté con forza i palmi sul tavolo, facendo tintinnare i bicchieri. «E che mi dite della strega? In quale inferno si è andata a infilare Zaide? Tu!» abbaiò rivolto a Roberto, che impallidì visibilmente «Eri stato incaricato di riportarla qua, con le buone o con le cattive! Dov’è?»

«Ho inviato una spedizione, signore – farfugliò il prete – Sono certo che presto avremo loro notizie…»

«Notizie! Eccole le tue notizie!»

Con il volto congestionato dalla rabbia, Sewing afferrò un oggetto di forma indefinita dietro la sua sedia e lo scaraventò sul tavolo, provocando un’immediata reazione di spavento e disgusto tra gli astanti: una testa mozzata ancora sporca di sangue rappreso rotolò brevemente sul pianale per andare a fermarsi di fronte al prete, che aveva l’aria di stare per svenire.

«Andrew Ritcher, gaoler del Goryo. Hai spedito quest’imbecille a recuperare la strega, e la sua testa è l’unica cosa che otteniamo. Spera solo che degli altri che hai mandato là ci torni indietro qualche pezzo in più.»

Dopo alcuni minuti di silenzio teso, l’atmosfera già arroventata parve farsi irrespirabile.

Fu Dave a spezzare la tensione che ammorbava l’aria. Mormorò: « Siamo pochi e facilmente annientabili. Siamo moscerini in confronto alle forze che Falkenberg può mobilitare, senza contare che nessuno di noi, preso singolarmente, potrebbe mai pensare di primeggiare in un duello ad armi pari. »

«Cosa proponi allora?» la voce roca e circospetta di Keith lo interruppe. «Arrenderci? Metterci al servizio del Beccaio? Tradire Iena?»

Dave parve soppesare l’eventualità. «No.» rispose «Dobbiamo muoverci, agire subito e in segreto, diffondere la voce e non uscire allo scoperto. Quello che stanno facendo loro è creare incertezza e confusione in modo da garantirsi uno strato di consenso più o meno legittimato dall’assenza di ogni altro rappresentante del Clan. Ma non possono sapere che il fiuto di Richards – accennò a Keith col mento – ha annusato le loro sozzerie per tempo. Organizziamo la resistenza senza perdere altro tempo, tiriamo le reclute dalla nostra, prepariamoci a difenderci e a contrattaccare.»

«E perché dovremmo farlo?» la voce di Keith era poco più di un sussurro. Parlava lentamente, come per mettere alla prova la determinazione dei suoi guardiani. «Perché dovremmo tenere il trono caldo per la Iena? Perché non inchinarci al Beccaio e farla finita senza troppi salamelecchi? Iena è un bastardo, lo sanno tutti.»

«Perché…- questa volta fu la voce di Roberto, incerta ma infiammata da un nuovo ardore, a rispondere. – Perché per combattere il male, è necessario un altro tipo di male.»

E mentre l’ultima eco del motto si spegneva nel silenzio, i quattro uomini si alzarono in piedi e unirono le mani in un giuramento che non avrebbero spezzato se non con la morte.


QMpoint


Benvenuti nella fazione “resistenza” della main quest Conquistadores! Qui posteranno tutti coloro che non intendono appoggiare l’insurrezione capeggiata da Viktor von Falkenberg e che per motivi personali, patriottici o quant’altro decidono di aiutare i sostenitori di Iena a conservare il suo ruolo di guida del Goryo.

La situazione è critica: la nave è allo sbaraglio a causa della contemporanea assenza di Iena, Shivian, Tristan Cousland e Zaide, momentaneamente dispersi o irraggiungibili; la strada per l’ammutinamento e il rovesciamento del potere sembra spianata a Viktor, ma c’è qualcuno che non vuole accettare il sopruso.

I guardiani del Goryo si ergono a difensori dello status quo, consapevoli dell’impresa quasi disperata in cui si stanno per imbarcare ma determinati a difendere quella che da sempre considerano la loro casa, il loro mondo: bisogna agire in gran segreto dal momento che i ribelli intendono muoversi con altrettanta discrezione (a Keith, capo-guardiano del Goryo, va il merito di aver intuito quanto sta accadendo grazie al suo eccezionale fiuto per gli intrighi – grazie alla passiva di dominio), e intendono convincere e arruolare quante più reclute possibili per contrastare l’ascesa del Beccaio. La stanza in cui avviene questo incontro è la vecchia cambusa, ubicata nella zona inferiore della nave.

Chi intende unirsi alla resistenza dovrà postare per questo turno uno o più interventi in cui si racconti la propria adesione al gruppo nelle modalità che preferisce (purché coerenti con quanto narrato).
Per domande e dubbi utilizzate il topic in Confronto.

Tempo per postare: fino alle 23.59 del 27 marzo.





Edited by Zaide - 21/3/2012, 00:06
 
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view post Posted on 22/3/2012, 00:12
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CONQUISTADORES
Capitano su una nave, due cuori che battono, felicità da difendere.




Scuro, qualcuno ha spento la luce, il sole, ha chiuso le tende, mi ha infilato una pignatta sul capo. No, peggio, ho le palpebre chiuse. E non le riesco proprio ad aprire, proprio no. Dove sono? Che diavolo ci faccio qui? E Yukatan che fine ha fatto? Oh, povero figlio mio, spero non gli sia successo nulla di grave, non so cosa farei, in quel caso. Un tremore lieve riesce a muovere le dita del tutto intorpidite della mano destra. Una, due, tre, quattro e poi, con qualche difficoltà, cinque. Ci sono tutte, buon segno, questo è poco ma sicuro. La lingua saggia l'aria gonfia d'umidità e polvere, il marciume del legno si infiltra acre nelle mie narici, il debole odore di roba da mangiare non ben distinta in lontananza. C'è puzza di nave, c'è puzza di casa. La mano si contrae, la bocca emette un lungo respiro, le dita si cingono in un pugno, solido, compatto, ma debole. Un pulsare continuo incrina le tavole del legno, una risonanza opposta al mio stanco cuore, esattamente speculare. Ogni battito che quel vecchio muscolo compie, lo fa anche lui, più vigoroso e giovane, più allettante e potente. Mi dà la forza, il rumore cadensato di quel cuore che batte all'unisono col mio, ma che so che non è il mio, mi ridà la forza di muovere le braccia, e le gambe, e di provare un gesto assai azzardato. Le palpebre serrate, non si vogliono aprire. Che abbiano paura di quel che gli aspetta? O magari, complici degli occhi, vogliono solo che io dorma ancora, a lungo, magari per sempre. Le palpebre non si aprono, non lasciano nemmeno un piccolo spiraglio perché entri la luce, nemmeno una minuscola finestra per lasciarmi guardare oltre le ciglia. Rimangono assolutamente serrate. Il braccio si muove di nuovo, trovo la forza per sollevarlo e portarlo al cuore. Due battiti, uno dopo l'altro, ben distinti, esattamente uguali, ma che danno due sensazioni opposte: Vecchio e Giovane, debole e forte, stanco e vigoroso, antico e nuovo. Oh, come vorrei lasciare il mio per prendere quel cuore nuovo di zecca, vorrei davvero appropriarmi di quel battito furente che sento vicino, ma so che non è mio. Ma le palpebre non si aprono ancora, nossignore, e senza nemmeno guardare, come posso pretendere di ritrovare un cuore perduto? E c'era silenzio, mentre i due cuori battevano, il silenzio umido della stiva di una nave, con le silenziose tavole di legno umide, che scrutano i movimenti di chi passa per di là. Poi qualcosa si muove, in quel silenzio. È una voce tanto calda, tanto familiare, è qualcuno che conosco come il primo battito dei due cuori, come qualcosa di vero e antico, di mio.
“Capitano, finalmente si è svegliato!”
Per un attimo, il cuore giovane e forte smette di battere, detta il silenzio anche all'anziano cuore. Stanco, non oppone resistenza, ritorna a battere mesto e pacato senza dar fastidio a nessuno nella sala. Vorrei rispondere a quella voce calda e antica, ma qualcosa ancora me lo impedisce. Urlo, con tutta la mia voce, ma quel cuore urla molto più di me, con una voce più giovane, più vigorosa. Le palpebre non si apriranno, il tempo non passerà. Quel cuore giovane ha smesso di battere, e io sento ancora forte il bisogno di quel rumore, di quei rintocchi vigorosi che compensino gli stanchi ticchettii del mio cuore anziano e malato. Quel suono è linfa vitale, è la risata di un figlio, sono le mani di mio padre, le labbra di mia madre, sono le grida dei gabbiani, le onde forti del mare. Il resto è silenzio, il resto conta poco. Pensandoci, non conta affatto. La porta si chiude, le palpebre decidono di chiudere bottega, lasciano un cartello invisibile. “Torno subito”, c'è scritto, ma loro lo sanno che quella bottega non aprirà più, è solo una presa per il culo per i turisti quel cartello.
Poi una voce, di nuovo, si presenta e bussa alla porta.
“Capitano” Va via, non lo leggi il cartello? La bottega è chiusa, torna più tardi. La voce bussa più forte, sbatte i pugni contro la porta, urla un dolore antico e conosciuto. Va via ho detto! Nessuno può aprire questa bottega. Quel cuore ha smesso di battere, questa vita ha smesso di esistere, tutto questo non ha più alcun significato.
“Capitano, si svegli” La voce prende a calci la porta della bottega, strappa il cartello, si lancia con ogni mezzo contro quell'ammasso di cardini e legno. È inutile faticare tanto, la porta non la apro! Perché aprirla? Il mio cuore è vecchio, e l'unica mia ragione di vita era quel cuore giovane e vigoroso, ma ha smesso di battere anch'esso. No, non ho più motivo di alzarmi, di aprire la porta e uscire. Andate via, leggete il cartello o quel che ne è rimasto, lasciatemi in pace.
Per un attimo, nessuno bussa più alla porta. Forse la voce se n'è andata davvero, finalmente mi ha dato retta.
“Capitano, non mi riconosce? Sono Yukatan, cazzo! Yukatan!” Uno spintone violentissimo sforma la porta, i cardini e le schegge di legno volano per tutta la sala. Rimane in piedi a fatica, sorretta più dalla volontà divina che da una qualche effettiva ragione. Ma la porta è forte, le palpebre non hanno intenzione di aprirsi. Subito si ricrea, più solida di prima, più forte e robusta. Andate via, non voglio vedere nessuno, nemmeno questo tizio, Yukatan.
“Dovevamo salire su questa cazzo di nave e l'abbiamo fatto, e ora che c'è da combattere per difendere questa posizione, lei non riesce a muoversi?!” Uno spintone, ancora più forte. La porta prende una forma a V, ma rimane in piedi, si piega, ma non si spezza, al contrario di qualche famoso detto. Un battito leggero, lontanissimo, pervade la stanza. È un suono antico, assolutamente stupendo, risentirlo mi fa quasi venire voglia di vivere di nuovo, di riaprire le palpebre. Ma una melodia cupa rende un sussurro quel battito, e la vita non tornerà a sorridere, senza quel cuore che batte di nuovo. Andate via, andatevene tutti.
“Capitano, si alzi e combatta, io sono il suo mozzo, il suo compagno fedele”
Yukatan...

“Edoardo Jeremiah Achab, maledizione, vivi!”


Un battito forte come non mai pervade la stanza. È un cuore giovane, è un rumore familiare e stupendo. Ed è potente, tanto da rendere silenzio ogni cupa melodia, tanto da farmi tornare voglia di vivere, da farmi venir voglia di aprire le palpebre di nuovo, senza che una melodia me lo impedisca. Il battito echeggia per tutta la stanza, la porta si apre in un leggero cigolio, due dita leggere e affusolate la spostano con la forza che ha una farfalla nel sopravvivere un giorno in più.
Sono vivo. Di nuovo.
Le palpebre si aprono, in una sola volata, rivelano una stanzetta di legno, con nient'altro che una finestrella, un letto e un comodino. Davanti a me la Capitan Hook, il mio cannone e il borsello. I miei vestiti addosso a me, come nuovi, come se non fosse stato nulla. Davanti, come una figura sacra, quello che chiamo con orgoglio “figlio mio” non per il sangue, ma per l'acqua salata, un legame ben più forte.
“Sì, Yukatan.” la bocca accenna a un sorriso “Vivo. Vivrò”
Le gambe si alzano in un goffo tentativo atletico, si spostano al bordo del letto con le ginocchia piegate, l'intero corpo si mette in posizione seduta. Al fianco del letto i vecchi stivaloni marrone scuro, quelli con le cinghie dorate che portavo sul Viderah, il mercantile più grande che io abbia guidato. Le mani li afferrano e li assicurano ai piedi, il corpo raggiunge una posizione eretta.
Lo sguardo rivolto a Yukatan, eretto in un'espressione serena, di fronte a me. Perché ha parlato di combattere, cosa intendeva dire? Ora che ci penso bene, perché sono vestito, e che ci fanno le mie armi qui. Ma ora che ci penso ancora meglio...Che ci faccio IO qui? Combattere...combattere per la nave. La nave? Io non ho più una nave, l'ultima ha fatto un gran brutta fine. Ah no, aspetta!

Cazzo. CAZZO. C A Z Z O!


“Yukatan, siamo su una nave! Siamo saliti a bordo! Ce l'abbiamo fatta, cioè ce l'ho fatta, sono proprio un grande in effetti. Oh grazie signor achab. Ma si figuri, signor Achab. Oh oh oh”
Tripudio, salti di gioia, tutte le forze erano tornate. Dunque eravamo saliti, avevamo passato quel valoroso scimmione guerriero. C'era da festeggiare, da stappare litri di champagne. Ma Yukatan non disse una parola, immobile e a capo chino stringeva tra le mani un pezzo di carta sgualcito. Alzò gli occhi stanchi, come fossero notti che non li chiudeva.
“Lei ha ragione capitano. Siamo su una nave, una zona felice dove poter passare ancora anni e anni della nostra esistenza” Era strano, le sue parole confermavano esattamente quel che stavo dicendo, ma non c'era in esse alcuna traccia di gioia. Anzi, c'era, ma era nascosta da una paura troppo profonda. Tirò un lungo sospiro, poi continuo il discorso lasciato in sospeso.
“Ma capitano, si sa che per tutte le cose belle, s'ha da combattere” Yukatan mosse leggermente la lettera con la mano, poi tornò a parlare. “E pensava forse, pensavamo che il combattimento contro Dave- a quanto pare il nome del guerriero che c'era sotto la nave- fosse stato sufficiente per tanta felicità” Le sue parole mi scossero non poco, una sensazione di assoluto turbamento mi assalì. Di che diavolo stava parlando? Non è che vuole tentare di uccidermi o di disertare? No eh, perché lo faccio fuori prima ancora di cominciare eh, in tutti e due i casi.
“Yukatan, cosa cavolo stai dicendo, siamo sulla nave, non ved – non ebbi il tempo di finire che le parole urlate di Yukatan misero a tacere ogni mio discorso.- “E se le dicessi che qualcosa minaccia la nave?! Capitano, la felicità non va solo conquistata, lei mi ha insegnato che va anche e soprattutto difesa, con le unghia e con i denti!”
Chi? Perché? Cosa era successo a quel pavido mozzo durante il mio sonnellino, che diavolo gli era preso, cosa stringeva nelle mani.
“Legga, Achab” Yukatan mi porse lo sgualcito foglio di carta che teneva tra le mani, tremando lievemente. “È da parte di Dave Mckane, il guardiano che ha gestito la sua prova”.
Dunque tutto quella messa in scena era una prova? Diavolo, c'abbiamo quasi perso la pellaccia sia io che lui, che cazzo di concetto hanno di “prova” su questa nave?
Le mie grosse mani invecchiate dal mare e dai calli, afferrarono il sottile foglio di carta. Lo portarono terrorizzate davanti agli occhi, come se fossero coscienti del contenuto di quella lettera.
Le pupille viaggiavano veloci da un lato all'altro, il mio animo diventava sempre più spaventato, le mie labbra sempre più secche, il battito del mio vecchio cuore sempre più veloce. Poche righe, firmate Dave McKane, la minaccia incombeva sulla mia felicità, sulla felicità di Yukatan. Occhi bassi, le mani stringono il foglio di carta tanto da romperlo alle estremità. La testa si alza il minimo indispensabile, e non so se il sentimento che mi prende è rabbia, paura, disperazione o solo vera voglia di combattere, di difendere con le unghia e con i denti, con il ferro della Hook e i miei tentacoli questa felicità formato nave.

“Passami la Hook, Yukatan. Andiamo a vedere come difendere questa felicità”.




__________________ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __________________


Edoardo Jeremiah Achab

Le scrivo questo breve messaggio, perché dopo aver fatto tanto per salire su questa nave, credo sia interesse comune difenderla con ogni mezzo.
Un pericolo incombe, l'intero regime della nave è messo a repentaglio da un nemico che viene dall'interno, un nemico potente, astuto e temibile.
Ammetto che il nostro primo incontro non è stato dei migliori, ma non le sto chiedendo di diventare mio alleato, ma solo di difendere insieme a tutti i corpi disponibili la Puttana volante.
Impugni la spada e si rimetta in piedi, una nave ha nuovamente bisogno di lei.

Saluti
Dave McKane

__________________ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __________________





Inserirò lo specchietto dal prossimo turno :sisi:
Credo però che ci siano due cose da fare. I Due cuori che vengono descritti all'inizio (Come potete notare, il post è quasi del tutto introspettivo), non rappresentano solo il cuore di Achab e quello di Yukatan, ma altre due cose ben distinte: Il richiamo alla vita precedente in mare, descritta come giovane e forte, in contrapposizione con quella vecchia e debole sulla terraferma. L'altra è l'avanzamento della personalità di Malad (Non dirò cosa è :sese:) in Achab. Praticamente, il mannarismo avanza, tanto da fargli sentire il cuore della bestia che lo domina, come un richiamo. Il discorso completo è più lungo :asd:
Null'altro da dire, il riassunto delle azioni è che Achab si alza dal letto dopo una convalescenza di quasi dieci giorni, e gli viene data da Yukatan questa lettera, mandata in segreto da Dave McKane. Achab decide dunque di unirsi alla resistenza, e in questo momento si trova fuori dalla cabina, sull'uscio.
E ora a nanna, alle 5:30 domani parto.
A presto asgradellini :3
 
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view post Posted on 26/3/2012, 19:41
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Studioso
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L'aria fresca della notte gli accarezzò il volto. La luna veniva lentamente coperta da una nube scura.
Il lupo avanzò uscendo dal cespuglio. Il momento era finalmente giunto...
Le foglie scricchiolarono sotto le sue zampe. Il muso nero poggiato a terra per trovare la prossima preda.
Un grido squarciò il silenzio del bosco. Il lupo alzò di scatto la testa. Conosceva quella voce !
Un nuovo grido si levò alto. La belva scattò in avanti.
Gli alberi sfrecciavano veloci al suo fianco fino a perdere definitivamente i propri contorni. La luna ormai sparita dietro le nuvole sempre più numerose.
Man mano che si avvicinava, riusciva a percepire delle risate sguaiate che accompagnavano le grida.
Vide una luce. Fioca e coperta da dei cespugli ma pur sempre una luce.
Con un balzo superò l'intreccio di foglie ritrovandosi in una radura.
Due figure sovrastavano qualcosa accasciato a terra. Il lupo si avventò sui cacciatori ma quelli sparirono come fossero fatti di fumo.
La belva si concentrò sul corpo a terra. La ragazza era distesa a terra, le braccia aperte e gli occhi inespressivi rivolti al cielo.
La capigliatura bionda era in disordino e coperta da piccole macchie viola. Veleno. Una morte disonorevole per una guerriera così audace.
La bocca semiaperta lasciava intravedere i denti appuntiti macchiati di sangue. Non riusciva a capire se fosse quello della ragazza o quello dei cacciatori.
Gli occhi rossi del lupo si riflessero in quelli rossastri della ragazza.
Vitani...
Qualcosa si mosse dietro di lui. Fece appena in tempo a girarsi.
Zanne affilate baluginarono nel buio.


lupi%20mannari


Numar ringhiò mettendosi a sedere di scatto.
Era seduto nel suo letto in un bagno di sudore. Quando il respiro tornò regolare, sospirò.
Aveva fatto qualsiasi cosa per dimenticare quella notte : aveva ucciso decine di paesani, era entrato nel Goryo...
Tuttavia l'immagine restava ancora nitida davanti a lui. Vitani, sua sorella, che moriva lentamente davanti a lui. Tutto a causa di quel veleno, tutto a causa sua...
Se quella notte non avesse agito d'impulso, probabilmente sua sorella sarebbe ancora viva.
E forse lui sarebbe insieme alla sua famiglia, capace di tenere a freno la sua furia...
Idiota ! Non fantasticare sul passato...
Quel che era accaduto non poteva più essere cambiato. Ora doveva pensare al suo futuro. E il suo unico futuro possibile era con i Goryo.
Le narici fremettero da sole prima che Numar se ne accorgesse.
La sua stanza era da sempre ricoperta da un dolce odore di sangue. Eppure il sangue che ora sentiva era diverso da quello che gli dava il benvenuto ogni mattino.
Il sangue che sentiva pareva molto più fresco di quello che tappezzava le pareti della stanza.
Non poteva perdersi un'occasione del genere.
Scivolò fuori dal letto e si infilò velocemente la giacca lunga e nera.
Corse verso la porta e uscì seguendo il suo naso. Il petto nudo riluceva alla luce soffusa della nave.
La Puttana pareva addormentata così come i suoi membri.
L'odore si fece sempre più vicino. Numar iniziò ad esaltarsi. Era passato troppo tempo per i suoi gusti dall'ultima volta che aveva gustato il sapore del sangue.
Si fermò davanti ad una cella. Vuota. Strana cosa per i Goryo avere una cella vuota.
Chi se ne frega, non è un problema mio !
Allungò la mano destra e con la sua solita grazia aprì di botto la porta della cella.
Si gettò subito a quattro zampe e cominciò ad annusare il terreno. In presenza del sangue l'animale dentro di lui pareva avere la meglio.
Forse perchè la bestia era più forte di Numar, o forse era Numar a volerla fare uscire...
Si avvicinò ad un angolo della cella. Lì si trovava un piccolo buco pieno di muffa e chissà quali altre diavolerie.
Tuttavia era da quel punto preciso che proveniva l'odore di sangue. E Numar non si poteva certo definire un tipo schizzinoso.
Con uno dei suoi guanti artigliati spaccò il legno per aumentarne la larghezza. Ficcò dentro la mano destra e cominciò a muoverla.
Si bloccò quando sentì qualcosa tra le dita. Non era per niente duro : quindi non si trattava d un osso mezzo spolpato come aveva sperato.
Tirò fuori lo strano oggetto per poterlo controllare meglio. Era un foglietto arrotolato su sè stesso.
Il dorso era completamente coperto di sangue.
Numar lo fissò di sbieco per poi dargli una lunga leccata. La bava gli riempì subito la bocca.
Davvero gustoso !
Fatto ciò aprì il biglietto. Se era stato coperto di sangue e nascosto vicino alla sua stanza, voleva dire solo una cosa : era indirizzato a lui.

fromhell

Lesse distrattamente le parole scritte su quel pezzo di carta. A poco a poco, però, la sua espressione si fece turbata e ci prestò maggiore attenzione.
Quella nota non era di sicuro rassicurante. La cosa lo preoccupò. Durò solo un istante.
Un sorriso feroce gli attraversò il volto. Si prospettava interessante la sua permanenza al Goryo.
In qualsiasi modo avrebbe difeso quella nave che gli concedeva così tante occasioni di divertimento.
E se per farlo avrebbe dovuto uccidere e squartare...ancora meglio.
Mise la nota in una tasca interna del giaccone. Meglio non lasciarla qui... con tutta la brutta gente che c'è in giro !
Mentre camminava si leccò una ad una le dita dei suoi guanti metallici ripulendole dal sangue che vi era rimasto attaccato.

 
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†DeStRo†
view post Posted on 27/3/2012, 13:57




Chiedo scusa se ho dovuto inventare la storia dell'arrivo e dell'esame con roberto, ma essendo il nuovo pg il risultato di un cambio ove di fatto non è avvenuto nessun combattimento contro guardiano, ho dovuto inventare da zero la storia. Spero che questo non crei problemi. Per la storia delo Stregatto sono già in accordo con Bestia. Vorremmo infatti che la missione sia anche utile per ampliare il rapporto che abbiamo intenzione di far instaurare ai nostri due pg.



» Conquistadores - Atto I Scena I

Sguardo assente, vitreo, perso vuoto. Non erano quegli occhi a fissare il marcio soffitto in legno, decadente, dimora di vermi e luridi sorci, ma erano bensì gli occhi di questi ultimo a fissare i suoi, del figuro che bendato e incosciente poggiava le gelide ed ustionate movenze sull’ennesima maleodorante trave in legno che, a quanto pareva, doveva fungere da letto.
Poi, come una piccola scintilla di vita, ecco che i suoi occhi sembrano riacquistare il colore di un tempo, divenendo prima di un bianco completamente pallido e poi, man mano che la forza tornava ad incutere vita e timore in quella ferite membra, accendendosi di pura luce e potere.
Era buio ma egli vedeva, vedeva i sorci che insoddisfatti si apprestavano ad abbandonare l’idea del pasto, andandosene come se stessere imprecando contro un dio che non ascoltava gli uomini, figuriamoci quattro pelose e sudice pantegane poi!
Egli sentiva, sentiva lo zampettare scalpitante dei vermi che cercavano di invadere il so corpo, facendosi spazio tra le bende pregne di sangue e, istintivamente scattò in piedi per liberarsi, con le stesse movenze di una donnicciola isterica, quasi avesse paura o ribrezzo di qualche scarafaggio. In realtà, la sola idea che questi potessero mordere le sue giovani carni gli procurava vomito e ribrezzo.
Poi, con la consapevolezza delle sue azioni, ecco infine arrivare il dolore, l’ospite atteso, colui che sostituisce la visita della morte.

-Harrrrghhh….ahhhhh…dannazioneeeee ahhhhhh.-

Eccolo che grida e si accascia pesantemente su quelle quattro travi in legno, mentre si dimena, si contorce incapace non di capire ma di ricordare. Così tra bendaggi sozzi di sangue e pus, tra singhiozzi, dolore e paura, passò i suoi giorni, come rinchiuso in quella che credeva crudele prigionia, prima di rendersi conto di essere ormai divenuto carceriere.
Col tempo i tagli sul suo corpo si ricucirono e, con essi, anche quelli della sua memoria. Ricordò la figura di un prete, Roberto forse il suo nome, che lo aveva “battezzato” e introdotto in quel clan di dolore. Ricordò il suo volto soddisfatto prima di accasciarsi al suolo privo di forza e ricordò persino il suo ultimo pensiero, o perlomeno quello che presumeva essere tale. “Un passo in più verso il potere”.

Ma ora che il suo corpo era libero dalla prigionia dell’agonia come poteva fare per ottenere il potere?
La risposta arrivò quasi per caso. Era rinchiuso da qualche mese li e, non appena fu guarito, trovò la dritta via.

Seduto sul marcio legno cercava di leggere quello che pareva un piccolo manuale. Vi erano scritte le sue missive, vi erano indicati i nomi dei personaggi più importanti del clan. Erano incise le varie zone di quella che gli adepti chiamavano “La puttana Volante” e che ben presto anche lui avrebbe chiamato così.
Meditava su quella che ora sarebbe stata la sua vita. Un falso carceriere del dolore che tra una cattura e l’altra avrebbe scalato la montagna della debolezza, per giungere ai piedi di quella del potere. Ora comprendeva il suo battesimo di sangue e dolore, comprendeva tutta quella sofferenza e comprendeva che sarebbero dovute essere le ultime cose che la sua mente doveva rimembrare. Sapeva che avrebbe dovuto cancella il volto congelato di sua madre, quel volto che egli stesso, inconsciamente aveva reso così, era conscio di dover eliminare le immagini dei compaesani resi ormai immobili statue di ghiaccio. E così avrebbe fatto, continuando a soffrire per una memoria che non poteva più essere calzata dalla sua psiche.
Mentre una lacrima rigò il suo viso, ecco che qualcosa cadde tra il marciume del pavimento, incagliandosi tra le crepe del legno di cui nessuno aveva cura da chissà quanto tempo.

“Chissà chi ci è marcito qui prima di me”, si chiese mentre col bastone cercava di recuperare quello che scoprì essere un biglietto.

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Sei stato battezzato da poco dal mio fuoco del dolore e già ti spetta una missiva, qualcosa che di certo è più grande di te. Che tu perda la vita francamente, non mi importa. Sei conscio del fatto che per la Puttana volante devi essere disposto a perderla in qualsiasi momento. A questo serve il mio battesimo di fuoco. Tu qui non sei nulla, solo un’anima che ci appartiene e, per questo, meriti di essere sacrificato per la nostra integrità.
Ci sono grandi cambiamenti all’interno di questa fortezza. Dei ribelli vogliono assumerne il controllo e io, come guardiano, non posso permettermi. Ecco perché ti rodino, pecorella, di far parte del gruppo addetto alla protezione di questo posto. Sii disposto a dare la tua vita per me e, se sopravvivi, sappi che il potere che tu cerchi con insistenza, non potrebbe essere molto lontano.
Per cominciare incontrati con colui che si fa chiamare Stregatto, sul ponte limitrofo la tua stanza. Gli ho ordinato io in persona di venirti incontro. Lui saprà farti ambientare. E’ uno dei miei fidati e non preoccuparti, lo riconoscerai di certo per la sua stravaganza.

Roberto.

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Ora ricordava perfettamente la figura di quel folle mentre gli martoriava il corpo. Ricordava i suoi discorsi folli ed osceni. Sul suo volto si disegnarono le rughe che solitamente accompagnano un sorriso. Scoppiò in una fragorosa risata e, indossato il manto, uscì dalla “cella” strappando e ingoiando il pezzo di carta.

“Potrebbe essere pericoloso. Sono qui da poco e già si organizza una ribellione.”

Pareva più divertito che preoccupato mentre pensava a ciò. Era conscio del fatto che difendere quel posto voleva dire combattere contro gente senza scrupoli, contro carcerieri criminali e marci, persino più pericolosi e peccaminosi dei criminali che venivano torturati sotto le travi che il peso del suo corpo metteva a prova.
Per la prima volta fuori dalla cella, come un’anima persa, percorse il ponte che trovò subito innanzi a lui, trovandosi circondato da creature di ogni tipo. Alcune ruggivano, altre tossivano come malate, altre semplicemente agivano come se non lo vedessero e poi, finalmente, eccolo li, in mezzo a molti.
Era certo che fosse lui.
Un ragazzo dalle movenze esili, coperto da uno strano cappotto e con delle strane orecchie che spuntavano oltre la chioma disordinata. Era li, come se fosse accucciato su quattro zampe.
Gli si avvicinò, poggiando la mano sulla spalla destra, chinandosi e sussurrando…

-Sei tu quello che chiamano Stregatto?.-

Gli sarebbe bastato un unico cenno. Se fosse stato affermativo avrebbe mormorato una sola parola.

-Roberto.-







Edited by †DeStRo† - 27/3/2012, 16:18
 
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!Bestia
view post Posted on 27/3/2012, 15:45





Conquistadores • Prologo

Campanelli alquanto strani, che emettevano suoni solamente se da me indossati. Ero felice di questa peculiarità dei miei oggetti, che oltre a farmi sentir meglio permettevano al mercante di scovarmi al piu' presto. Roberto; il grande prete, umano molto furbo e tanto astuto, decise di prendermi dal collo proprio in pieno giorno. La mia figura piccola ed esile non poteva opporsi a cotanta forza e quindi immobile, come un qualsiasi animale spaventato, chiusi gli occhi ed iniziai a tremare. Il luogo dov'ero non ben ricordo, ma la sensazione di quella morbida mano sul mio pelo mi era chiara come il colore dei miei occhi. Smisi di tremare per poi girare il capo verso Roberto. Il mio sorriso tanto smagliante mi permise di vedere un accenno di felicità sul volto del prete per poi drizzare le orecchie ed ascoltare le sue dolci parole.

Stregatto, sappi che il tuo padrone è all'interno di questa nave. Sarò io ad inviarlo da te, ma devo anche darti delle brutte notizie. La puttana volante è stata assalita e dobbiamo difenderci, sò che al suo fianco le tue potenzialità s'ingigantiscono e per questo di chiedo di accompagnarlo ogni dove benchè le nostre forze attualmente sono inferiori a quelle nemiche. Và e divertiti finchè puoi, la guerra avrà presto inizio.

Nella mia forma piu' innaturale continuai a sorridere, finchè al terminare del suo discorso decisi di agire.

Oh Roberto, grazie delle tue notizie. Sono fiero che tu mi abbia informato dell'arrivo del mio padrone. Te ne sarò eternamente grato e per questo decido di difendere al suo fianco questa nave che per me è l'unica cuccia sicura. Home Sweet Home Roberto.

Con un leggiadro balzo mi svincolai dalla sua leggera presa per fuggire via come solo un felino della mia taglia poteva fare. Il campanellino al mio collo continuava ad emettere quel fantastico rumore che presto o tardi avrebbe condotto da me il mio padrone. Oh! Quanta felicità nella mia testa, questo per me era un giorno di festa. La notte rapida calava sul mondo e la mia figura rapidamente mutava forma. Un bel collo, delle grandi orecchie, un bel mantello e tanti campanelli dalla dimensione ben piu' grande dei precedenti. Il loro rumore come delle campane di una chiesa si poteva udire in tutta la nave, qualsiasi orecchio avrebbe avuto modo di udire il loro soave suono. Immobile ed accucciato in un angolo smisi di muovermi. La figura del mio padrone mi era presto chiara ed il mio sorriso smagliante era come una luce in quell'angolo buio in cui a quattro zampe restavo attaccato al suolo. Le mie inghia conficcate nelle travi di legno della nave non aspettavano altro di essere ritratte per poi dar forza sulle zampe posteriori e saltare addosso a quel che era il mio padrone.

Egli lentamente si avvicinava al mio corpo e con voce flebile mi sussurrava delle parole.

-Sei tu quello che chiamano Stregatto?.-

Ah che brutte parole, le mie orecchie si flessero in avanti per un solo attimo, come se volessero chiudere il passaggio di quelle parole. Purtroppo per me il mio padrone non ricordava chi io ero e di questo ne restai dispiaciuto. Il mio volto fortuntamente non era creato per mostrare tristezza e con il sorriso che mi ritrovavo lo guardai dritto in volto per poi miagolargli qualcosa.

Io sono Cheshire; Fratellone

Parole che erano accompagnate da un forte abbraccio. Le mie immense braccia e le grandi mani paffute mi permettevano di stringerlo quasi tutto a me facendogli sentire quelli che erano i miei cuscinetti posti sotto le mie zampe. Tante emozioni cosi' di colpo probabilmente gli avrebbero dato modo di ricordare qualcosa, anche una piccola parte di ciò che era di noi. A me quel poco sarebbe bastato per essere ancora piu' felice in quell'attimo. La mia gioia non si limitava a quel gesto, difatti continuai a sussurargli altre parole per cercare di dimostrargli tutto quello che sin al suo arrivo avevo provato.

Ti ho aspettato per cosi' tanto tempo e ora che sei qui non ti lascerò solo nemmeno un momento. Sai dobbiamo proteggere questo posto perchè è la mia unica vera casa e Roberto ne ha davvero bisogno. Dobbiamo collaborare se la nostra vita vogliamo salvare.







 
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Caitlin
view post Posted on 27/3/2012, 23:07




Solita taverna squallida nel ventre della Grassa Puttana; solita aria odorosa di tabacco, alcol e sudore; solito barista dal volto di faina, di quelli che quando ti guardano non capisci mai veramente se è con te che ce l'hanno oppure è col mondo intero; persino la macchia d'inchiostro -ormai secca- è ancora al suo posto sul bancone di legno grezzo e scheggiato.
Eppure quel posto sembra un altro.
Forse è per via del tavolo a cui il giovane demone siede: quello è diverso, non è il solito posto al bancone e col tavolo è diversa la prospettiva, è... strano.
Forse non è il tavolo, forse è la stessa aria che respira ad essere diversa.
Soliti avventori, solito puzzo, solito misto tra tranquillità di un luogo ancora in fase di risveglio e un bordello sotto false spoglie.
Aria diversa.
C'è Alyka, ora.
Il paladino maschera un sospiro con un mezzo sbadiglio, gli occhi che ancora si rifiutano di credere alla scena di quel tardo mattino e che allora si fissano sulle venature grige del vecchio tavolo, sperando che nel rialzarsi, la scena cambi.
Eppure quando le iridi eterocrome e opposte si scollano dal legno grezzo e rovinato, è sui capelli cinerini della rondinella e su quelli bianchi del cacciatore che si scontrano.
Alyka è fragile, quello non è un buon posto per lei.
Il cacciatore invece di bianco ha solo la chioma e il demone sospetta che quelle stesse mani che gli hanno mostrato come scrivere, siano macchiate di più sangue delle sue. E questo rende il quadro sbagliato.
È sbagliato il posto, è sbagliato che la rondinella pura e innocente si sia addentrata tanto in un covo di belve...
Ed è sbagliato il bancone alle loro spalle, con la sua macchia d'inchiostro scuro, pensa il demone quasi nascondendosi dietro l'alto tavolaccio, quasi quello stesso inchiostro impregnasse ancora le maniche e la pelle, rivelando agli occhi di cristallo azzurro della fanciulla fittizia gli avvenimenti di un giorno lontano.
Ma le mani sono pulite, ad essere sporca è solo la coscienza.

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«Come ho accennato prima e come forse già avete capito, sarebbe meglio se ve ne andaste per qualche tempo.
Tira una pessima aria da queste parti, aria di rivolta..
»

L'ultima parte quasi muore ingoiata da un silenzio così pesante perché impuro, interrotto com'è dai mormorii che lentamente animano la taverna, eppure giunge vibrante e sonora alle orecchie del demone, accompagnata dal suggerimento perfetto.
Andarsene.
Se davvero deve esserci una rivolta, per loro sarebbe la scelta più saggia e anche se è bello avere un posto a cui tornare, la vita da nomade non è male. Soprattutto se permette di risparmiare ad Alyka qualcosa il cui solo nome preannuncia sangue e violenza.
Più sangue e più violenza di quanta ce ne sia già in quella gigantesca prigione volante.

«Non so se il Re Rosso te ne ha parlato, ma noi siamo qui per cercare una persona...
Se in questi mesi non abbiamo trovato una sola traccia valida, pur con la rete d'informazioni su cui ci poggiamo, quanto lontano andremmo da soli?
Qualunque cosa stia accadendo, non possiamo lasciarci sfuggire l'unica possibilità che abbiamo.
»

«Se per voi è tanto importante, combattete per essa, ai guardiani credo farebbe piacere avere una spada in più.
Ma non poi venite da me piangendo: vi ho avvisato.
»

Cristallina e pure distaccata, la voce della bambola s'insinua nel pensiero dell'efebo con l'effetto di una lama di ghiaccio, rigirata e spinta in cuore dallo sguardo della durata di un istante da parte del cacciatore, uno sguardo che risponde alla marionetta e infuoca il senso di colpa nell'animo del demone.
Il macellaio sa di Claymore, sa di quella chimera così vicina da far paura.
Ma è proprio perché il demone degli scacchi teme la separazione che il secondo padrone porterà con sé, che la sua Regina è ancora all'oscuro della strada che con più certezza di qualunque altra li porterebbe alla vetta. Una pista ancora fresca, che farebbero in tempo a battere prima che invecchi troppo.
Basterebbe poco. Basterebbe il coraggio di ammettere il proprio egoismo, la propria colpa.
Ma ancora è presto, è presto per lui, non è pronto a dire addio, eppure è tanto ingiusto che la sua Regina soffra tanto a causa sua.
Le ha promesso che avrebbero ritrovato il vampiro, ha giurato al mondo di proteggerla eppure tutto ciò di cui è stato capace, è stato ferirla.
Non sta mantenendo il suo voto, troppe volte l'ha lasciata sola.
Le sta mentendo, non sta mantenendo la promessa.
E tutto in nome di un egoismo che non dovrebbe appartenergli.
È un paladino, uno scudo di carne e sangue la cui unica volontà è quella della sua padrona eppure non fa che commettere errori; pensa, pensa troppo e pensa sbagliato.
Easley porta la mancina al volto, premendo e stropicciando le palpebre con le dita coperte di piccole squame scure, è il suo parere che manca, ma non ha idea di cosa fare.
Cosa farà Emil? Il Goryo è la sua casa, dovrebbe chiedergli le sue intenzioni?
Alyka dal canto suo ha già scelto, ma ha scelto perché non sa, eppure basterebbe così poco per convincerla ad allontanarsi da ciò che per lei potrebbe costituire un pericolo.
So dov'è Claymore, poche, semplici parole.
Ma a quel punto, equivarrebbe ad ammettere di aver mentito, di averla tradita nascondendole l'unica cosa che aveva chiesto e il demone ha paura, ha paura di ciò che leggerà in quegli occhi di cristallo, ha paura della rabbia e dell'odio che per un attimo potrebbero mancare quelle splendide iridi cerulee, ha paura di essere lui a girare ancora una volta il coltello in una piaga che sperava invece di sanare.
E come sempre, la menzogna porta con sé altre menzogne a sostenerla.

«Restiamo.
Se c'è da combattere, combatterò.
»

Dice infine, il volto girato quanto basta perché Alyka non possa vedere altro che un sorriso; il sorriso di un patetico demone che incapace persino di assolvere il suo compito, è sull'orlo del pianto.

png

Passi rapidi e cadenzati, quasi una marcia militare, riecheggiano in un corridoio deserto, poco innanzi altri passi, più calmi e rilassati.
Una mano esile e pallida afferra la stoffa grezza di una casacca consunta dal tempo, obbligandone il proprietario a voltarsi mentre iridi divise tanto nel colore quanto nelle emozioni cercano una risposta in quelle scure che presto incontreranno.

«Perché l'hai fatto?»

Il carceriere albino per un istante non capisce, quasi non si rende conto di quella rabbia mista preghiera che riluce in quegli occhi, ma poi si ricorda.
La sua memoria è forse debole al punto di scordarsi ciò che solo poche ore prima è accaduto, ma il suo cuore non è pietra.
Non sempre.
Posa la mano sul capo del giovane demone, un atto d'affetto quasi paterno.

«Ho forse sbagliato l'altra volta, quando mi hai detto di non seguire solo la testa? Oppure è oggi che ho sbagliato?
Perché? Perché mi hai messo in questa situazione?
»

Un ragazzino tanto fragile da sembrare più una fanciulla che un guerriero, con quel capo che la mano del cacciatore potrebbe schiacciare senza sforzo e che ora, sembra persino più piccolo e fragile.

«Non hai sbagliato, Scricciolo: hai fatto una scelta, la vita è fatta di scelte.»

Un sorriso mesto e poi, ecco l'allarme.
L'arrivo della tempesta.




XeHas
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Ooook, Eas s'è trovato incastrato :8D:
Emil, png per ora alla sua seconda apparizione, avverte il Re Rosso e Alyka dell'aria che tira, consigliando loro di starsene almeno per un po' lontani dalla Fat Whore.
Alyka, che non sa niente riguardo al fatto che effettivamente loro hanno delle tracce su Claymore -sempre fornite da Emil-, controbatte dicendo che loro necessitano del Goryo, loro unica possibilità, sottintendendo la volontà di mantenerne l'ordine per il raggiungimento dello scopo personale.
Easley a questo punto deve decidere come muoversi. Prende in considerazione l'idea di dire ad Alyka ciò che omise in passato e portarla così lontana dalla Purgatory, ma temendo che la marionetta lo odi per averle mentito, decide di tenere ancora un po' la parte alla negazione e prendere parte alla resistenza.
No, non è solo per questo che Eas decide di entrare nella resistenza: il Goryo gli piace così com'è, anche se non so quanto mi sia riuscito di farlo intendere nel post *anche perché lo specchietto lo sta scrivendo che il post ancora è da iniziare*

Cambio di scena.
Cosa accade nel mentre non si sa... *bla bla bla per saperne di più. Alyka torna in stanza...* Breve scena perché sì alla fine della quale suona l'allarme. :v:


Il disegno è mio... in parte. In parte è la taverna del contest di gennaio desaturata :v: No, non è gran che, come il post del resto x'D
Uno specchietto decente lo metto dal prossimo turno, se serve.
Ho anche adottato uno stile leggermente diverso da quello che avevo deciso come "stile da quest" -niente intro, come invece c'è nella quest di Alchi-
Potrei decidere di mantenere così oppure riprendere a narrare gli stacchi tra un post e l'altro dal prossimo, vedrò come mi torna meglio.


 
 

 
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view post Posted on 27/3/2012, 23:08

Esperto
······

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Quella mattina mi svegliai di colpo, come se una corrente d’aria gelida mi avesse inondato il viso strappandomi al sonno. Ma nulla di insolito sembrava animare l’opprimente quiete stantia che aleggiava nella cella: i due relitti puzzolenti che dividevano l’angolo più buio con me dormivano ancora della grossa, solo poche anime inquiete si trascinavano da una parete all’altra come per cercare una via d’uscita.

Sorrisi amareggiato tra me al pensiero che ci potesse essere ancora qualche sprovveduto che credesse davvero di poter uscire da lì, un giorno.
Nessuno usciva vivo dal ventre della Puttana. O sano di mente. Chiusi gli occhi, cercando di ricostruire i frammenti del sogno in cui ero immerso fino a pochi istanti prima, ma ci rinunciai: vedevo solo un baluginio di lame, il sole del tramonto che si rifrangeva sulla mia katana affilata come una pozza di sangue. Sospirai. Con ogni probabilità, era il solito sogno. L’incubo che aveva disonorato il mio nome, anni e anni addietro, e che mi aveva condotto a marcire a bordo della prigione più inespugnabile del continente, di mia volontà.

Eppure nell’aria c’era qualcosa di strano.

Potevo avvertirlo come un sibilo appena percepibile, un sussurro strisciante che non proveniva da alcun luogo in particolare ma che si diffondeva come una malattia attaccandosi ai muri, alle sbarre della cella, alle persone. Finché la voce non si concretizzò in una serie di frasi sconnesse e smozzicate tra i denti, come se una parola di troppo potesse costare la vita in quell’inferno a cui eravamo abituati. Fui tra i primi a cogliere l’essenza di quelle allusioni malcelate tra i corridoi esterni, nei passi frettolosi di chi deve nascondersi in fretta e nei rapidi richiami di chi sta organizzando qualcosa in gran segreto.

Il Beccaio.

Il suo nome risuonava ovunque, intonato secondo differenti gradi di apprezzamento. Personalmente mi ripugnava.
La nave.
Ammutinamento.
Il Beccaio.

A quel punto ero totalmente all’erta, pronto a cogliere eventuali segnali dall’esterno, ma non ce ne fu nemmeno bisogno. Il sordo boato del motore forzato a una manovra inusuale echeggiò per tutte le celle come una sirena d’allarme, e tutti i detenuti balzarono dalle brande con un grido. La voce aveva già iniziato a prendere corpo, serpeggiando infida tra la feccia improvvisamente eccitata per l’odore di novità che si poteva respirare nell’aria fetida. Rivoluzione, rivoluzione! Gridavano, battendo i pugni sulle pareti metalliche delle celle come se quella nuova foga potesse perforarle.
E poi, dopo quelle che parvero ore (a bordo della Purgatory lo scorrere del tempo era l’ultimo dei nostri problemi), la voce esplose come un boato in tutta la nave:

« Gloria e onore al Beccaio, figli di puttana.
Eterna gratitudine al generale Falkenberg, il vostro liberatore! »


Le porte si erano spalancate con un sonoro scatto, i cardini appesantiti dalla ruggine di decenni. Per un istante nessuno di noi aveva mosso un muscolo: la libertà perduta tanto sognata, tanto desiderata sembrava a portata di mano, eppure la sorpresa ci paralizzò per alcuni istanti. Centinaia, migliaia di occhi fissavano lo spiraglio sulla realtà che per anni ci era stata negata.
E poi il mondo esplose. Un ruggito esaltato si levò dalla folla che si riversò nei corridoi sciamando incontrollata sotto l’egida di un solo, unico grido di battaglia: Falkenberg! Falkenberg!

Ero sconcertato.

Mi guardai attorno, cercando di intercettare gli sguardi dei pochi che, come me, non si erano accalcati con la massa fuori dalle celle. Poche decine di occhi sostennero il mio sguardo, incerti e spaventati dall’evolversi degli eventi. La maggior parte di coloro che si erano riversati senza controllo per la nave erano feccia della peggior specie: assassini, stupratori, schiavisti e pazzi.
Io non volevo essere feccia. Né lo volevano i pochi che mi si strinsero al fianco con la muta domanda stampata sul volto: e ora?

Io ero un uomo d’onore, prima che il fato avverso mi strappasse l’unico motivo d’orgoglio che portavo appuntato sulla mia spada. Ero un combattente, uccidevo per gloria e per fedeltà. Ma l’ultima morte che diedi fu segnata irrimediabilmente dal disonore, cancellando il mio nome e macchiando la mia fama per sempre: la mia vita era finita. E allora lasciai che altri decidessero per me, lasciandomi trovare nei pressi di una masnada di luridi assassini con i quali venni chiuso a vita nel ventre buio della nave prigione.

Ma nonostante l’isolamento forzato al quale noi tutti eravamo tenuti, la vita dall’altra parte delle sbarre continuava nella sua variegata monotonia e le notizie che ci giungevano sporadiche scandivano il tempo infinito destinatoci. Ecco perché il nome Falkenberg ispirò immediata repulsione in molti di noi: se la metà delle leggende che si narravano su di lui era vera, mettersi al servizio di un demonio sarebbe stato più onorevole.

« Il Beccaio può avere la feccia, ragazzi. Non diamogli la soddisfazione di sapere che tutti i carcerati sono degli asini ai suoi ordini! »

Sussurravo concitato agli uomini che mi affiancavano mentre ci univamo con discrezione ai gruppi di evasi urlanti che incontravamo sul cammino. Molti di loro erano scherani e compagni del mio antico clan, che avevano deciso di seguirmi nel disonore piuttosto che tradirmi giurando fedeltà a un nuovo guerriero.

« Ma cosa possiamo fare contro una rivoluzione armata? Se anche riuscissimo a starne fuori, non c’è modo di fuggire dalla Purgatory! – a parlare fu uno dei più giovani del gruppo: avevo provato una fitta di doloroso rimpianto quando avevo saputo che, nonostante la giovane età e la sua abilità in combattimento, non mi avrebbe abbandonato alla galera.

« Non ho mai detto di voler fuggire. »

Un silenzio attonito calò sugli uomini attorno a me. Avevamo la libertà, un pretesto per riprenderci le nostre vite e la nostra dignità, e non lo avremmo sfruttato. Ma sapevo ciò che dicevo.

« Cosa sapete di Iena? »

Un brivido serpeggiò tra i miei commilitoni.

« Che è uno stronzo. »

« L’essere più crudele dell’Akerat. »

« Un vile senza onore. »

Annuii. « Vero, tutto vero. Ma ha conquistato e tenuto in piedi questo inferno facendo leva unicamente sulle sue forze. E’ riuscito a rendere realtà l’impossibile, cioè far volare questo enorme ammasso di rottami e trasformarlo in una città. Non è l’uomo ideale a cui voterei la mia spada, ma riflettete. Chi è Falkenberg? »

Solo il silenzio accolse la mia domanda: non c’era nemmeno bisogno di rispondere.
E poi, l’eco della voce di Rohan rimbombò nuovamente sulle pareti di metallo:

« Tutti voi, carcerieri o detenuti, siete liberi di seguirci, fuggire…
o morire come cani cercando di contrastarci. »


Morire come cani.

« Volenti o nolenti, ora siamo anche noi cani del Goryo. Facciamoci valere! »

Un ruggito d’approvazione percorse i miei uomini: ero fiero di loro. Forse quella notte una parte del nostro onore ci sarebbe stata restituita, o avremmo lottato nel nome di una causa finalmente giusta.



QMpoint


Alla Resistenza contro la ribellione di Viktor von Falkenberg si unisce un manipolo di prigionieri che non ci sta ad essere usato come carne da macello per il tornaconto personale del beccaio e dei suoi scagnozzi. Chi parla in prima persona è il detenuto Miya Musashi, un tempo eccellente combattente samurai caduto in disgrazia per aver ucciso il suo più grande nemico senza onore; che la colpa del fatto non fosse sua ma di alcuni suoi adepti non ha importanza per lui, che ha reputato la sua colpa così grave da fasi arrestare durante una retata dei carcerieri Goryo per espiare le sue colpe come la peggior feccia rinchiusa nelle celle della Purgatory (parentesi che ha il solo scopo di presentarvi questo nuovo PnG, la cui storia verrà approfondita nel corso di questa giocata e successive).

Attendete il post di Shivian prima di postare. :sisi:



 
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view post Posted on 28/3/2012, 18:26
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C a t a r s i

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Ed ecco che, dopo giorni d’intrighi e parole mezze dette, il traditore si era finalmente deciso a mostrare il suo sporco muso nell’aria già fetida che si respirava nella Purgatory. Il suo puzzo era un morbo che appestava qualunque cosa toccasse e la sua traccia era qualcosa che Keith non avrebbe mai potuto scordare.
Gli uomini con i quali era entrato nella nave gli erano talmente in sintonia da aver guadagnato la stessa fetida aura di tradimento che impregnava il Beccaio. Le loro facce risplendevano con facilità dai monitor della sala di controllo centrale permettendogli, assieme alle sue facoltà innate, di controllare nel dettaglio sia i principali mandanti sia anche i loro piani.

« Da adesso in poi, i Falkenberg Korps assumono il comando della nave. »
« Tutti voi, carcerieri o detenuti, siete liberi di seguirci, fuggire…
o morire come cani cercando di contrastarci.
»


Non diciamo stronzate!
Nonostante la criticità della situazione Keith non aveva nessuna intenzione ci consegnare così facilmente la Purgatory a quegli stronzi esaltati. La riunione d’emergenza concordata con gli altri Gaolers aveva dato frutti che neanche lui aveva creduto possibile: molti di loro erano proprio stati liberati da Hyena e nessuno tra loro credeva realmente che Viktor potesse offrigli un trattamento visibilmente migliore di quello di cui godevano adesso.

_ _ _ __________________________________________________________ _ _ _


png

« Goryo! »

La voce di Richards risuonava forte e chiara attraverso gli altoparlanti situati in vari punti della nave. Il suo discorso era stato preparato per essere ascoltato in quei settori più lontani dal punto di raccolta dei Falkenberg dove, ne era certo, avrebbe trovato altri disposti a seguirli.

Tutto si decide oggi.
Ora noi risorgeremo o cederemo un brandello alla volta fino alla disfatta.
Siamo all'inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi da questi “invasori”, oppure aprirci la strada lottando.

Questa è la nostra, la vostra, possibilità di scalare le pareti dell'inferno!»


Sebbene gli fosse impossibile scontrarsi apertamente con le truppe messe in campo dal Beccaio potevano riuscire ad arrestarne il più possibile l’avanzata bloccando parte delle sue truppe e compiendo attacchi mirati volti a danneggiare le frange più deboli dell’esercito invasore tenendosi però a debita distanza dai capi principali contro i quali non avrebbero potuto resistere che pochi istanti. Al momento era quindi fondamentale impedire ai Falkenberg di annettere al proprio esercito buona parte della feccia che era rinchiusa nelle celle della nave.
Il successivo breve messaggio che seguì l’incitamento iniziale trasmesso attraverso gli altoparlanti era sostanzialmente un ordine a recarsi e a bloccare completamente i settori F e G sigillando così al suo interno buona parte dei detenuti di basso livello che altrimenti avrebbero dato al nemico una superiorità numerica a dir poco schiacciante.

I dati che aveva ricevuto dal settore E, anch’esso ritenuto un obiettivo altamente strategico, erano stati però negativi. Tra i detenuti rinchiusi in quell’area si trovavano anche elementi particolarmente pericolosi che erano da qualche giorno in attesa di essere trasferiti a settori maggiormente controllati proprio a causa dell’alto potenziale dimostrato. In quelle sale il caos si era scatenato ancora prima che fosse stato raggiunto dall’eco dei discorsi nemici e le tutte le guardie che si trovavano in quell’area erano state facilmente riconosciute e soppresse. L’intero settore era stato gettato troppo facilmente nell'anarchia e se non si fossero mossi rapidamente la situazione al suo interno sarebbe peggiorata esponenzialmente al prezzo di un numero sempre maggiore di vittime tra gli alleati. I corpi devastati di quello strano gatto e dell’uomo che lo accompagnava erano per Richard un monito sufficiente! Il Beccaio non doveva prevalere in alcun modo; nel suo folle piano aveva liberato e scatenato persone che mai più avrebbe dovuto meritare la libertà. Un simile esercito non avrebbe accettato le briglie da nessuno, nemmeno dal loro nuovo salvatore.
Il loro unico scopo era uccidere senza alcun freno.


SPOILER (click to view)

QMpoint


Eccoci arrivati alla parte tecnica della giocata. Il guardiano Keith, grazie al suo potente auspex si ritrova a dover muovere dal retroscena le azioni della fazione di resistenza. Dopo il suo discorso d’incitamento spiega anche quale dovrà essere l’obiettivo. Questo discorso non potrà essere udito dalla fazione di Invasione. In pratica gli iscritti ad Evoluzione (e coloro che contano di iniziare a giocare in questo turno) dovranno impegnarsi in un combattimento autoconclusivo contro uno o più membri della fazione “mostruosa” della Feccia di pericolosità G o F (ricordo che i mostri infimi di pericolosità G sono sempre composti da 10 unità) oltre che a descrivere il loro spostamento (con altre possibilità di incontri sgraditi) verso il centro di comando del settore F o G (specificare in quale ci si reca, il nome dei settori non è collegato alla pericolosità dei mostri che decidete di affrontare). Lì attraverso una semplice sequenza di pulsanti e leve (che si presuppone i vostri personaggi conoscano in quanto carcerieri) chiudere completamente le vie di entrata e uscita da quella zona (rimanendo voi stessi all’esterno). Cercate di non sprecare troppe energie fin da subito.
Non è possibile muovere autoconclusivamente nessun png guardiano e qualsiasi domanda per azioni inusuali deve essere fatta direttamente nel topic di confronto o direttamente a me tramite mp.
Non saranno assolutamente tollerate iniziative personali senza precisa richiesta e conferma da parte di un QM o coQM di questo evento.
Tempo per postare: fino alle 23.59 del 4 aprile.


A questo proposito trovo importante precisare che l’intero staff Goryo ha deciso di prendere un provvedimento in game contro i personaggi di †DeStRo† (Il Commerciante) e di !Bestia (Lo Stregatto). Entrambi hanno contravvenuto ad un'indicazione diretta da parte dei QM muovendo autoconclusivamente in maniera scorretta i png guardiani dopo era stato ripetuto più volte nel topic di confronto (l’ultima volta proprio come risposta di una loro diretta domanda). Come specificato nel bando d’iscrizione il PK era attivato proprio per i casi gravi quali ad esempio proprio la diretta disobbedienza ad un comando diretto dei QM. I loro due personaggi sono stati quindi uccisi autoconclusivamente dai carcerati appena liberati senza alcuna possibilità di difesa. Questo provvedimento vieta anche loro di cambiare personaggio per iscriversi nuovamente alla Quest Conquistadores in un turno successivo. Per qualsiasi domanda in merito contattatemi pure tramite messaggio privato.




Edited by Shivian - 28/3/2012, 20:18
 
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view post Posted on 2/4/2012, 11:28
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Cardine
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Conquistadores
I

The way to a happy ending.




La Purgatory. Ah, la Purgatory.
Penso che dovrebbe essere il luogo che più si avvicina a "casa mia". Le volte in cui sono tornato possono essere contate sulle dita di una mano, e quelle in cui avrei preferito essere altrove... beh, tutte tranne la prima. La realtà è che non ho mai dormito nel letto della mia sobria e vuota cabina, a parte il giorno in cui arrivai in quell'affascinante nave volante. L'ultima volta in cui ci tornai, poche settimane fa, le lenzuola erano ancora disfatte, spinte disordinatamente verso il fondo del materasso. La stanza era sempre stata accogliente, per carità, e i bordelli le taverne erano più chiassose e accoglienti di molti altri luoghi. La cosa che non sopportavo era quella immensa, luride, terribile ed angosciante prigione. Quell'elemento bastava a ridurre i miei ritorni al clan al minimo indispensabile. La cosa che amavo, invece, era il fatto che Iena, se così si chiamava il capitano di quella catapecchia fluttuante, non ci imponeva nessuna restrizione. Potevamo andarcene per mesi senza dare alcuna notizia, e nessuno se ne faceva un problema.
Menefreghismo, sì.
Ah, e poi soffro di vertigini. Forse non mi piace tornarci anche per quel motivo.

♪♫



Prologo
La ballata del generale che non voleva morire.



«Oh porcaputt...» Appoggiato al parapetto del ponte di prua della nave, osservavo la vertiginosa altezza di quella maledettissima scatola di latta. Tutto sembrava essere in un delicatissimo equilibrio. Odiavo con tutto me stesso quel luogo.
«Il general che non volle morire,
fino al crepuscolo sta ad aspettar...
»

Mi avviai canticchiando verso la coperta. Sapevo alla perfezione chi cercare.
«Il general che non volle morire,
ma-ai l'amor lui potrà ritrovar...
»

Falkenberg. Il fantasma della sua figura era bastato a spingermi a, per così dire, tornare a casa.
«Alla casa di sempre vorrebbe tornar,
ma dalla battaglia non può più scappar...
»

Il mio arrivo, tra l'altro era stato provvidenziale. Continuando a fischiettare la triste melodia, percorsi corridoi a passo spedito, avvolto nel mantello color rosso autunnale. Poche decine di minuti prima avevo udito, origliando da una porta laterale un giovane mettere in scena un discorso a dir poco infuocato, incitando i prigionieri alla rivolta. Questi erano quindi stati liberati da qualche rivoltoso. E tra l'altro, vociferavano che lo stesso Falkenberg fosse l'occhio del ciclone, in quell'avvenimento.
Ero piuttosto nervoso, ma cantare mi rilassava. In pochi minuti mille congetture erano rimbalzate nella mia testa: il Goryo, sarebbe cambiato, e di questo m’importava veramente poco. Avevo già deciso di andarmene, se Falkenberg avesse fatto del clan qualcosa di diverso da quello che era. Hyena ci permetteva una libertà assurdamente ampia, ed era questo di cui avevo bisogno. Le storie che circolavano su Falkenberg, facevano presagire che avrebbe trasformato lo scatolone con le ali in una qualche potenza militare poco legale. Non che me ne importasse, ma un comandante resta sempre un comandante; avrebbe trovato un modo, per l'appunto, di comandarci. Sicuro come l'oro.
E col cazzo, non aveva nessun potere su di me.
In quel caso sarei scappato, forse al Toryu. Nuovi re a cui raccontare storie e donne meravigliose alle quali cantare canzoni famose. Oh diavolo, sarebbe stato peggio prostrarsi al comando di un re. Ma sempre meglio che farlo con un mostro.
La curiosità, ancora una volta, mi aveva tradito. Fino a quel momento, ero arrivato a un'unica conclusione. Attendere, e cercare.

♪♫


Ecco com'erano andate le cose, secondo i Guardiani.
Falkenberg aveva semplicemente iniziato un’operazione per prendere il controllo della Purgatory e uccidere Hyena, il capitano. Perciò aveva liberato i prigionieri, facendo in modo che si schierassero dalla sua parte. Anche alcuni carcerieri avevano deciso di seguirlo nella sua sprezzante impresa. Altri membri del clan, per vari motivi, si erano invece uniti alla resistenza dei Guardiani, e analogamente avevano fatto alcuni prigionieri che avevano compreso quanto il piano di quell'uomo fosse folle. In pochissimo tempo si erano formate due fazioni contrastanti, e - facile da immaginarsi - il conflitto diretto era inevitabile.
Dopo il discorso di uno degli ultimi rimasti fedeli alla iena, la maggior parte del nostro gruppo si era catapultata nei settori F e G per fermare l'avanzata delle truppe nemiche. Io non facevo eccezione, anche se per precauzione preferii essere uno degli ultimi ad arrivare sul posto.
Non si chiama codardia, bensì vantaggio strategico.

♪♫


La maggior parte della folla era costituita da una moltitudine di criminali da strapazzo, banditi che sulla Purgatory ci erano finiti per caso. Qua e là, però, degli uomini si permettevano di comandare la massa, dando ordini a destra e a manca; da soli valevano come dieci di loro. Alcuni si erano armati con spranghe di ferro, armi improvvisate e altri oggetti che avevano recuperato chissà dove. La cosa m’intimoriva non poco: un bimbo con un’arma è ben più pericoloso di un adulto.
Si intuiva che quel nutrito gruppo, mettendo insieme i cervelli di ognuno, non sarebbe stato più intelligente di un bue da traino; eppure qualcuno fu così astuto da aggirarmi mentre io mi muovevo di soppiatto da un lato del settore, sempre per la questione del vantaggio strategico. Quel tizio era munito di una spranga di ferro, che ricordava vagamente una sbarra della cella. Era lento e impacciato, tanto che mi accorsi del suo arrivo quando ancora era a mezza dozzina di metri da me. Mi girai con la spada sfoderata appena in tempo per osservarlo intraprendere una carica verso di me, con l'arma alzata. Guardandolo con aria di sufficienza, attesi finché il tubo metallico non era proprio sopra di me, e con un solo gesto mi scostai di lato e disarmai il mio avversario colpendo il suo palmo con il piatto della lama. Il fatto che il palo non avesse un’impugnatura fu un grosso vantaggio. Questo cadde a terra, ed io avvicinai Fabula al suo collo.
«Credo che tu abbia sbagliato strada, amico mio. Oppure sbaglio?» Cercai di sembrare minaccioso.
«H-hai ragione! È proprio così...» Faceva pena.
«La schiera dei fedeli a Iena è dall'altra parte.» Mossi la lama in giù, squarciando i suoi vestiti e ferendolo al petto. Era una ferità piuttosto brutta, ma lui l’avrebbe vista come un terribile buco nel torace, che zampillava di sangue. Un trucchetto illusorio dannatamente utile. «Torna dai tuoi cazzo di amici, e dì che hanno sbagliato a fare gli eroi rivoluzionari dalla parte di Falkenberg. Muoviti, ratto.»
Tutto quel trambusto mi ricordava le frequenti lotte di Colui che aveva mangiato trentasette orsi contro i giovani lupi che volevano prendere il controllo del suo branco. Ogni rivolta era terminata nel sangue: lui stesso aveva ucciso i coraggiosi ribelli. Chissà se tra le iene le cose funzionano diversamente. Possibile che il capoclan fosse scappato con la coda tra le gambe? O forse sarebbe tornato, una volta finita la battaglia, cibandosi della carcassa del generale e rivendicandola come sua?
Mentre il tizio strisciava via, in preda all'angoscia di un'imminente morte per emorragia, mi voltai. Un altro criminale era pronto ad attaccarmi. Capendo che in quella situazione ero pressoché inoffensivo, non passai tempo a pensare. Fuggi, scomparendo dietro un angolo. Sapevo perfettamente che mi avrebbe seguito, perciò feci la cosa più furba che mi venne in mentre. Creai un’illusione di me stesso, che solo lui poteva vedere. Ero io, rannicchiato e tremante, vicino al muro. Nel frattempo continuai a correre, svoltando una, due volte, finché non aggirai il mio nemico. Intanto questo si era avvicinato alla mia illusione, colpendosi al palmo della mano sinistra con la spranga che era caduta.
«Ahahah… sei spacciato.»
La sua risata mi fece montare su tutte le furie. Lui diede un colpo con tutta la sua forza alla mia copia inesistente: quell'impatto mi avrebbe fatto sicuramente perdere i sensi. Mi ero dimenticato che quella era una guerra, non una storia, e come tale il sangue avrebbe dovuto scorrere a fiumi. Seppur con un certo rimorso, affondai la lama nella sua schiena, all’altezza dei polmoni. Mentre questo gemeva e moriva lentamente, avvicinai la mia tesa alla sua, imitando macabramente la sua voce.
«Ahahah… sei spacciato.»

♪♫


Corsi verso il centro di comando del settore F, avvolgendomi nel mantello e cercando di passare inosservato. Se c’era un modo per fermare l’avanzata di Falkenberg, quello era chiudere le vie di accesso con quella moltitudine di bottoni. Bisognava terminare quel confronto al più presto.


Taliesin ♪

Razza "umana"; classe "ladro"; dominio "illusionista"
Rec 350 ; AeV 200; PeRf 100; PeRm 350; CaeM 200
Basso 5%; Medio 10%; Alto 20%; Immenso 40%

Status fisico: illeso.
Status mentale: illeso.
Energia: 98%

Abilità passive ♫
Passive del dominio "Illusionista" livello I, II e III;
Razziale umana;
Il bardo dell’autunno ~ influenza psionica della musica;
Di come sempre fulgida sarà Fabula, et bellissima et inimitabile ~ indistruttibilità e mutevolezza di Fabula;
Di come un bardo è bene, e due bardi...beh due bardi vuol dire che uno è morto ~ parole fallaci.

Abilità attive ♫
Il lupo...: attiva di primo livello del dominio.
Con un minimo consumo di energia il Bardo ricreerà nel campo di battaglia una sola immagine, che solo il nemico potrà vedere, presente nella sua mente. Modificando quindi le percezioni che le persone hanno di ciò che vedono, potrà facilmente portarsi in vantaggio contro buona parte dei nemici.
Fabula: Di come l'importante sia crederci.
Caricando il successivo colpo di un consumo pari a Basso, si potrebbe liberare la prima delle arti del bardo, o forse della spada, dono di chissà quale guerriero sulle paludi dell'ade, o sulle piane battute dal sole di un deserto lontano. Nel momento in cui il nemico venisse colpito, egli crederebbe di aver subito una ferita molto più grave, poiché la vedrebbe sanguinare in maniera abnorme. In realtà nulla di ciò sarebbe reale, ma semplicemente un'illusione confonderebbe la vista del malcapitato per la durata di un turno.

Riassunto ♫
A parte la prima parte del post, una pura descrizione di ambientazione, il combat si svolge contro due energie bianche, pericolosità F. I cosiddetti Attaccabrighe. Per coerenza con il personaggio, non ammazzo il primo. Lo rendo infatti inoffensivo disarmandolo, e poi gli infliggo un danno mediocre al petto ma potenziato dall’abilità riportata sopra.
Il secondo invece lo ammazzo per il semplice motivo che lui avrebbe ucciso me a sangue freddo, ricordando quindi che si tratta di una guerra senza esclusione di colpi. Insomma, indietreggio dietro l’angolo, creando una copia di me, e faccio il giro di corsa. Arrivo mentre lui, dopo aver parlato, si avventa sull’illusione, uccidendolo senza difficoltà.

Note ♫
Entrambe le abilità beneficiano del risparmio energetico. Quindi spendo un semplice 2% di energie. Non ho fatto stragi di nemici innanzitutto perché non è nello stile di Tal, ed in secondo luogo perché il mio personaggio è tutto fumo e niente arrosto. Lol. Lascio il massacro agli utenti più powa di me.

 
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view post Posted on 2/4/2012, 22:44
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Studioso
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Tic. Tic. Tic. Tic...
Gli artigli metallici risuonarono sulle sbarre della cella riempiendo il silenzio momentaneo che dominava la zona.
Pensava Numar. E rifletteva. Rifletteva sulla ribellione avvenuta tra quelle celle. Rifletteva sulla propria decisione di sedare la ribellione.
I ribelli che avrebbe combattuto sarebbero stati molti. Sperava solo che quelli che avevano il compito di reprimere la rivolta fossero un numero decente.
Molti erano i prigionieri dei Goryo. La maggior parte di loro era formata da ladruncoli e stupratori, abituati più ai lavoretti facili che ai veri crimini.
Tuttavia vi era anche un buon numero di assassini e banditi, gente che aveva combattuto e che presto lo avrebbe fatto di nuovo.
Le minacce erano molte ma lui non vacillò. Restò della sua idea di difendere quell'organizzazione che gli concedeva così tanta libertà.
Un tetto sopra la testa, un rifugio quando era costretto a fuggire e del cibo, che naturalmente cacciava lui stesso.
Certo ci si poteva lamentare per il vicinato ma questo era un fattore secondario.
Ecco cosa gli dava la Purgatory. E questo gli bastava. Inoltre chi gli assicurava che avesse avuto lo stesso trattamento sotto una nuova direzione...
Bhe... qui mi sto annoiando ! Meglio andare a trovare qualche rivoltoso. Ho fame...
Fece un passo ma fu subito bloccato dallo stridio degli altoparlanti. Gli aggeggi meccanici sputarono fuori una voce che Numar non riconobbe.

« Goryo!
Tutto si decide oggi.
Ora noi risorgeremo o cederemo un brandello alla volta fino alla disfatta.
Siamo all'inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi da questi “invasori”, oppure aprirci la strada lottando.

Questa è la nostra, la vostra, possibilità di scalare le pareti dell'inferno!»


A giudicare da come si rivolgeva a tutti, doveva essere uno dei guardiani del Goryo. Ma chi ?
L'unico che aveva avuto il dispiacere di incontrare era stato Dave McKean . Gli altri due non li aveva mai incontrati.
Decise che non gli importava poi così tanto chi stesse parlando, così si rimise ad ascoltare gli altoparlanti.
Il piano del guardiano gli sembrò abbastanza semplice. Dirigersi ai settori G o F per bloccare le entrate, in questo modo molti prigionieri sarebbero rimasti bloccati là dentro senza poter intervenire nella rivolta.
A Numar bastò questo. Iniziò a correre lungo la piattaforma fino a raggiungere il montacarichi.
Il settore F non era poi così lontano dalla sua postazione, sarebbe andato lì.
Azionò la macchina che cominciò a scendere verso il luogo designato.
Era teso come la corda di un violino. Stava scendendo verso in uno dei luoghi di maggior afflusso dei rivoltosi.
Iniziò a domandarsi quanti nemici avrebbe trovato là sotto.
Bah, non importa quanti saranno ! Presto diverranno cadaveri.
Nonostante quel pensiero, continuava ad essere preoccupato. E i cigolii del montacarichi non lo rassicuravano molto...


Il viaggio fu relativamente breve. Appena toccò il pavimento, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
Si ripromise di usare le scale la volta successiva.
Camminò rasente le celle. Il centro di comando non era molto lontano.
Qualcosa però lo bloccò. Diversi odori andarono a mischiarsi nel suo naso. Cominciò ad annusare l'aria come un segugio.
Gli odori sembrarono avvicinarsi sempre più. Si gettò di lato nascondendosi nell'ombra di una cella e aspettò.
L'attesa non durò a lungo. Dei passi concitati segnalarono l'arrivo di un piccolo gruppo di persone che si fermò davanti alla cella.
Tre uomini. Armati alla meno peggio con spranghe di ferro. Nei loro occhi si poteva leggere chiaramente l'esaltazione che la libertà appena acquisita aveva concesso loro.
La libertà non è un dono... è un premio ! Vediamo se l'hanno meritata...
Sul volto si dipinse un ghigno folle e sbarrò gli occhi mentre spasimi di dolore misto a piacere gli attraversarono il corpo.
Un lento ringhio si levò dalla cella. Gli uomini se ne accorsero.
Uno di loro si rivolse a quello più basso.

"Tarik, controlla cosa c'è lì dentro."

Quello provò a protestare ma alla fine si avvicinò alla cella con circospezione. Socchiuse gli occhi per riuscire a vedere meglio nell'ombra. Fece un passo avanti.
Le fauci di un enorme lupo si richiusero sulla sua testa e Tarik venne trascinato nel buio più totale.
Gli altri due uomini non riuscirono a muoversi dalla paura. Solo uno riuscì ad aprire bocca.

"Che cazzo era ?!"

Furono le sue ultime parole.
Un enorme lupo nero balzò fuori dall'ombra e si avventò su di lui facendolo cadere a terra.
L'uomo lo getto da un lato ma l'animale atterrò sulle zampe e si gettò nuovamente sul nemico azzannandogli il volto.
Numar alzò gli occhi dal cadavere e fissò l'ultimo rimasto con furia. Il sangue cadeva a grandi gocce dalle fauci spalancate.
L'uomo iniziò a scappare in preda al terrore. Il lupo si lanciò dietro di lui.
Il fuggitivo svoltò l'angolo e si mise a gridare.

Ragazzi! Aiuto! Aiuto,cazzo! Sta arrivan...

Non riuscì a finire la frase. Numar si lanciò su di lui mandandolo con la faccia a terra e si mise a divorargli il collo. Non mollò la presa finchè il nemico non smise di contorcersi.
Sollevò il muso e si trovò di fronte una piccola folla di persone. La maggior parte era formata da umani ma vi erano anche due mezzielfi e un orco.
Improvvisamente il lupo si alzò sulle zampe posteriori e riprese velocemente la forma originaria.
Si pulì con il dorso della mano le labbra ancora sporche di sangue.
Indirizzò lo sguardo al gruppo di rivoltosi.

"Basta con gli antipasti! Passiamo alla portata principale!"

Due umani si lanciarono contro di lui. Le spranghe di ferro si abbassarono sul mezzodemone.
Numar portò davanti a sè i guanti per parare il colpo. Le spranghe furono bloccate all'impatto con le braccia del moro.
Tuttavia erano in due contro uno. Non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo. Così decise di attaccare.
Ruotò i gomiti e con gli artigli colpì entrambi i nemici al ventre. Non riuscì ad ucciderli ma la ferita che riportarono fu comunque sufficiente a farli arretrare.
Con la coda dell'occhio controllò la parte del gruppo che non era ancora scesa in battaglia. Si stupì di vedere un solo mezzoelfo. Era più che sicuro di averne contati due.
Dove si è cacciato l'altro ?
Notò un leggero movimento alle sue spalle ma non fu abbastanza svelto. La spranga di ferro lo colpì alla schiena facendolo cadere su un ginocchio.
Con un ringhio posò le mani a terra e alzò il piede che colpì i genitali del nemico. Quello si allontanò e cadde in ginocchio.
Gli altri due umani, che fino ad allora erano rimasti in disparte, lo caricarono.
Ma Numar non si fece trovare impreparato.
Si portò alla destra dei due e colpì il più vicino al petto con un montante. Quello cadde a terra e il moro gli conficcò nel corpo la mano destra.
L'altro rimase sbigottito e non fece in tempo a bloccare Numar che si alzò due artigli della mano sinistra sotto il mento.
Poi con un rapido movimento aumentò la pressione delle dita, mentre con la mano destra colpì la testa del nemico da dietro. L'umano lo fissò con occhi inespressivi mentre cadeva a terra con un grosso buco sotto il mento.
I due umani che aveva ferito prima avanzarono lentamente verso di lui. Corse loro incontro e li afferrò entrambi per il collo per poi stringere.
Le mani artigliate squartarono facilmente le fragili gola dei due avversari.
Mentre abbandonava i loro cadaveri a terra, vide il mezzoelfo di prima che si stava avvicinando a grandi passi con la spranga di ferro in mano.
Alzò il braccio e parò il nuovo colpo. Fatto ciò strinse la testa del nemico con tre dita, conficcandone due nei bulbi oculari.
Quello si contorse e scalciò ma alla fine non fece più alcuna resistenza. Lo gettò via con disprezzo e si voltò a fissare gli ultimi rimasti : l'altro mezzoelfo e l'orco.
Sui volti dei nemici si leggeva chiaramente la paura e la sconsolazione. Sorrise. Cosa c'era di più dolce che uccidere qualcuno in preda alla disperazione. Sperò che gli chiedessero pietà. Amava quando lo facevano.
Il mezzoelfo si portò la mano destra al petto per poi volgerla verso di lui. Proiettili neri schizzarono contro il moro.
Allo stesso tempo l'orco, preso da disperazione gli lanciò contro la sua spranga di ferro.
Numar fece fluire la potenza della propria bestia interiore alle proprie gambe che si ricoprirono di un'aura cremisi.
Prima che gli attacchi lo raggiungessero, spiccò un balzo di diversi metri ed atterrò alle spalle del mezzoelfo.
Da dietro passò gli artigli sulla gola del nemico. Un fitto rossastro cominciò a scendere mentre quello cadeva a terra senza un gemito. E come poteva gemere con la gola squarciata ?
Si voltò verso l'orco ma un pugno lo raggiunse alla guancia facendolo cadere a terra.
L'avversario si gettò su di lui ma Numar lo fece rotolare dietro di lui con la gamba destra.
Infine si portò velocemente in ginocchio dietro di lui e ficcò entrambe le mani nella sua bocca.
Tirò con tutta la sua forza le mani in direzione opposte finchè un rumore secco gli fece capire che la mandibola dell'orco era rotta.
Quello si afflosciò tra le sue braccia.
Numar si rimise i piedi e controllò i danni che aveva riportato : un colpo ala schiena, che probabilmente sarebbe diventato un livido, e uno alla guancia, il cui dolore stava già affievolendo.
In dieci erano riusciti a fargli solo quei graffi ?!
Gente tanto debole come può anche solo sperare di guadagnare la libertà ?!
Saranno massacrati come agnelli quando i lupi più forti scenderanno in battaglia...



La porta del centro comando fu aperta con un calcio.
Numar entrò leccandosi le dita, ancora sporche di sangue. Fissò l'enorme quantità di bottoni e leve.
Sospirò. Avrebbe preferito di gran lunga combattere ancora piuttosto che scervellarsi per potersi ricordare la corretta sequenza per poter chiudere l'accesso.
Fortunatamente il ricordo spuntò fuori dai meandri della sua mente. Si mise al lavoro.
Tutto stava nel premere i tasti giusti e tirare le giuste leve.
Ben presto l'accesso si sarebbe chiuso...







ReC : 200 AeV : 250 PeRf : 300 PeRm : 75 CaeM : 200

Condizioni fisiche : livido alla schiena e leggero dolore alla guancia
Conidzioni mentali : eccitato
Energia : 100%-6%-6%= 88%
Passive :
-Indifferenza animale : Di tutte le razze, i mezzi demoni sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, i mezzi demoni si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Il timore provocato dalla vista di demoni o angeli, ad esempio, non avrà su di loro effetto.
Sensazioni profonde come forti paure, o tanto grandi, però, avranno comunque effetto. Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.
-Olfatto(Mannaro) : Al primo stadio di unione, il Mannaro non risentirà particolarmente degli effetti della propria condizione, apparendo in tutto e per tutto simile ad un comune essere umano: la coesistenza di uomo e animale non sarà che un particolare trascurabile della sua vita quotidiana. Malgrado le apparenze, tuttavia, qualcosa sarà già mutato nel portatore e i suoi effetti, pur nascosti, non mancheranno già di renderlo una persona fuori dal comune: uno dei cinque sensi avrà infatti subito un'evoluzione tale da discostarlo dai comuni parametri umani per renderlo un super-senso. La scelta dello stesso starà alla discrezione e alla coerenza dell'utente che potrà prediligere, per esempio, l'olfatto per un uomo lupo (così da poter sempre avvertire l'odore del nemico) o la vista per una donna falco (per consentirle di vedere a grandi distanze) o, ancora, il gusto per un uomo rettile (in modo da percepire le vibrazioni dell'aria). Il super-senso del Mannaro sarà in grado di arrivare sempre laddove la natura normale non potrebbe, ma ciò non varrà per contrastare effetti magici o condizionamenti psionici. Dunque una super-vista non potrà violare una tenebra illusoria o un super-udito non potrà contrastare un silenzio magico.

Attive :
-Effetto attivo del dominio di 1° livello : Nonostante al primo stadio di unione il Mannaro possa tranquillamente celare la propria identità senza che alcuno scorga in lui alcun segno di anomalia, ciò non toglie che dentro di sé egli abbia già la vivida impronta della creatura con la quale condivide l'anima. Spendendo un consumo pari a Basso, dunque, egli potrà evocare a sé tale impronta assumendo per un breve lasso di tempo (due turni) le sembianze dell'animale medesimo. Nel caso di un Licantropo, egli si trasformerà in lupo; nel caso di un uomo-serpente, egli diverrà vipera e così via. La mutazione non comporterà alcun cambiamento nelle caratteristiche fisiche del portatore così come la sua psiche. In questa forma, tuttavia, egli potrà sfruttare in tutto e per tutto le doti naturali dell'animale prescelto riuscendo cioè a saltare come un gatto, fiutare come un cane o respirare sott'acqua come un pesce. Viceversa non potrà usufruire di quelle sovrannaturali/magiche come la resurrezione della fenice, il canto delle Sirene e così via. Per quanto riguarda le armi naturali ( artigli, spine, denti) potranno essere utilizzate senza problemi. Nel caso di armi magiche (soffio del drago) esse potranno essere sfruttate a proprio piacimento, ma varranno come normali attacchi fisici. Quindi, un mannaro in forma di Viverna potrà si sputare fuoco, ma per difendersi da questo attacco basterà considerarlo come fisico. Armi non visibili come veleno, voce e simili non potranno essere utilizzate salvo che per mezzo di apposita tecnica o pergamena.

-Salto del lupo : Attraverso il Dominium Feracis, Numar, convogliando la potenza della sua bestia interiore nelle gambe.
Esse vengono ricoperte da una leggere aura rossastra e sono in grado di compiere un unico grande balzo, sia in alto che in lungo.
La tecnica ha natura fisica. Consente a Numar di compiere un balzo di altezza molto superiore al normale. Il peso e l'agilità del personaggio potranno influire sull'altea del salto. La tecnica potrà servire per evitare attacchi di ampia portata, ma non sarà così rapida da poter evitare attacchi rapidi o movimenti frenetici. Potrà valere come una difesa di livello Basso. E' una tecnica istantanea, valida per il tempo di un solo salto. Si basa sulla AeV del caster e non sulla sua PeRm.
Consumo di energia: Basso

Armi :-Aegnor e Tuellov : due guanti provvisti di artigli metallici sulle dita creati durante il Rito; dentro Tuellov è presente il sangue del cacciatore ucciso durante la prova, dentro Aegnor è presente il sangue della sorella di Numar,Vitani.

Note : Bene finalmente ho fatto il mio primo post autoconclusivo.
Lo scontro si basa soprattutto su attacchi fisici e sulle tecniche di Numar.
Ma i due mezzielfi utilizzano due tecniche differenti :
-Il primo utilizza l'abilità di 1°livello di Void Runner.
CITAZIONE
Effetto attivo: Come un fantasma, i nati sotto il segno del Void runner possiedono l'incredibile capacità di rendersi intangibili per qualche secondo, e superare gli ostacoli che si frappongono tra loro e il proprio obiettivo. Possono quindi raggiungere il bersaglio del loro assassinio nel suo letto, mentre dorme; possono anche penetrare nella tana di un drago e sottrargli il suo tesoro senza passare per l'entrata principale. In combattimento, possono attraversare il terreno, ricomparendo alle spalle del proprio avversario. Spendendo un consumo Basso, il portatore del dominio potrà, dunque, attraversare una qualsiasi superficie e ricomparire al di là di questa, o in un altro punto di quest'ultima. Egli deve entrare ed uscire dalla superficie nello stesso turno, e non può compiere azioni mentre la sta attraversando, anche nel caso in cui un solo dito vi sia ancora immerso. La tecnica non può essere inoltre utilizzata in maniera difensiva, ma potrà avere solo applicazioni offensive o di spostamento lungo il campo di battaglia.

- Il secondo usa un abilità da negromante.
CITAZIONE
Proiettili neri: Il negromante allunga il palmo della propria mano contro l'avversario, generando una serie di sfere di energia negativa che si schianteranno contro di lui, bruciandolo e danneggiandolo.
La tecnica ha natura magica, elemento sacrilego. Il caster lancerà un'emanazione energetica sotto forma di piccoli proiettili contro il proprio avversario, che lasceranno sulla vittima una serie di ustioni nei punti colpiti. A seconda della personalizzazione è possibile modificare la forma, il coloro e l'aspetto della manifestazione. Con un solo slot è possibile lanciare una scarica di numerosi colpi contemporanei, ma la loro potenza totale sarà comunque Bassa, come Basso sarà il danno provocato dalla totalità delle emanazioni energetiche. Contro avatar di stampo angelico il danno è alzato a Medio, contro avatar di stampo demoniaco il danno è abbassato e risulta pressoché infimo: la potenza non subisce alcuna variazione.
Consumo di energie: Basso
 
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.Raven
view post Posted on 3/4/2012, 16:51




Ω
{ C o n q u i s t a d o r e s }
— Resistenza —


~


Regnava il caos più totale a bordo.
Urla e schiamazzi s'avvertivano lungo tutto il costrutto volante.
Qualcosa di grosso stava accadendo: era in atto una vera e propria ribellione da parte dei prigionieri, instillata da invasori, dedita a spodestare il comando di Iena.
Non amava particolarmente i passaggi di potere e se v'era già un comandante in carica un motivo doveva pur esserci: Iena s'era guadagnato il posto di leader perchè più forte di chiunque altro e Raven l'avrebbe servito come tale anche se si fosse rivelato uno stronzo cinico bastardo.
E lo era.

« Goryo! »

Disse con fare deciso una voce fuoriuscita dagli altoparlanti della Fat Whore che sovrastò le urla e il caos generale.
Tentò di darle un volto ma era una voce sconosciuta, non si trattava di quella mummia di Dave che l'accolse all'arrivo, doveva trattarsi di un altro Guardiano.

« Tutto si decide oggi.
Ora noi risorgeremo o cederemo un brandello alla volta fino alla disfatta.
Siamo all'inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi da questi “invasori”, oppure aprirci la strada lottando.

Questa è la nostra, la vostra, possibilità di scalare le pareti dell'inferno!
»

Era ora di agire, di rispondere e di sedare la rivolta in corso.
Corse lungo i corridoi freddi e desolati della nave notando con rabbia le celle aperte e svuotate. Il settore F era lì vicino, doveva raggiungerlo per arrivare alla console dei comandi ed attivare le contromisure richiudendo in uno spazio delimitato gli individui liberati poco prima dalle loro celle, impedendo di farli riunire con gli altri prigionieri ed evitando di far sì che il loro numero aumenti notevolmente.
Correva il più velocemente possibile per giungere a destinazione ma s'arrestò di colpo non appena vide dinanzi a sè due energumeni che divellevano con gran veemenza dei tubi d'acciaio dalla parete.
Un sorriso sinistro gli si dipinse sul volto, nascosto dalla maschera, nell'osservare i due soggetti intenti ad armarsi.
Atti di ribellione venivano puniti con la morte: finalmente sarebbe scorso del sangue.
Sangue di misero valore, certo, ma pur sempre sangue.

« Voi non dovreste essere qui »

Esclamò, tetro.
La voce veniva filtrata dalla maschera donandole un tono ancor più grave.
I due uomini si girarono di scatto, non s'erano resi conto della presenza del goryano.
Afferrò con calma la pistola impugnandola saldamente con la destra e la puntò verso i prigionieri muovendo dall'alto verso il basso la canna intimando loro di posare a terra le armi.
I due soggetti, più grossi e robusti di un uomo normale, si scambiarono un'occhiata e scoppiarono a ridere di gusto nel vedere il negromante che li minacciava tenendoli sotto tiro.
Scattarono all'unisono e senza preavviso facendo roteare i tubi metallici, pronti a massacrare il loro carceriere.
Sospirò desolato, il ragazzo.
La stupidità non ha limiti, avrebbero potuto gettare le armi ed arrendersi ed invece preferirono imboccare la strada più dolorosa.
Così sia.
Una lancia oscura si materializzò a mezz'aria a fianco del goryano, questa si fiondò immediatamente verso la pancia di quello di sinistra facendolo cadere a terra all'indietro trapassandolo da parte a parte. Il compagno osservò l'amico dolorante cadere al suo fianco ma non interruppe la propria corsa.
Mancavano pochi metri e l'avrebbe colpito con il tubo ma dalle pareti fuoriuscirono diverse cavallette che si gettarono sul viso del malcapitato, sfigurandolo.
Un'agghiacciante urlo di dolore misto ad orrore pervase il corridoio.
Portò entrambe le mani, perdendo la presa sulla rozza arma, verso il viso tentando di liberarsi da quell'orda di insetti che lo stavano letteralmente mangiando vivo.
L'evocatore s'avvicinò alla vittima sfigurata che urlava disperatamente, gli sferrò un potente calcio con la pianta del piede sul petto facendolo cadere all'indietro poi balzò su di esso poggiandogli il bacino sull'addome, immobilizzandolo. Richiamo a sè gli insetti che scomparvero nel nulla, dissolvendosi, lasciando posto a quello che pochi istanti prima era un volto umano.
Era una maschera informe di sangue.
Inclinò leggermente la testa verso destra, eccitato ed euforico: l'uomo era ancora cosciente anche se sull'orlo dello svenimento.

« Dovevate tornare nelle vostre celle e fare silenzio »

Sussurrò maliziosamente mentre gli puntava la canna della pistola sulla fronte.
Premette con freddezza il grilletto e il cranio del prigioniero esplose in mille pezzi mentre il sangue imbrattava le arrugginite pareti della puttana volante.
S'alzò da quel corpo senza vita per dirigersi verso l'altro che poggiava la schiena alla parete, dolorante.
Anch'esso ancora in vita nonostante un buco di diversi centimetri che lo attraversava da parte a parte all'altezza della milza.
Assistette inorridito alla morte del compagno. Aveva gli occhi sgranati e sul volto gli si leggeva una paura primordiale, come l'espressione di panico che ha una preda che sa di non aver scampo.
Perdeva molto sangue e presto sarebbe morto dissanguato.
Si piegò sulle ginocchia osservando attraverso le lenti della maschera gli occhi terrorizzati del soggetto che sembrava invocare una pietà silenziosa ma impossibile da ottenere.
Peccato che la misericordia sulla Fat Whore non esisteva.
Non esisteva nemmeno per Raven, a dire il vero.
Poggiò l'estremità della canna ancora calda di Eva sulla fronte del malcapitato che accennò ad una lieve smorfia di dolore nell'avvertire il metallo bollente segnargli e scottargli la pelle.
Tremava convulsamente mentre delle gocce di sudore gli scendevano lungo il viso mischiandosi alle lacrime: sapeva che ben presto sarebbe passato a miglior vita.
Un secondo boato riecheggiò nell'aere, a pochi metri dal settore F, e un'altra testa esplose in tanti piccoli frammenti mentre sul muro andavano a impattare i residui del cranio del prigioniero.
Si rialzò pulendo con il cappotto la pistola sporca di sangue e la rimise nella fondina, dopodiche si diresse verso il settore limitrofo.
Giunse finalmente nel luogo dove erano situati i comandi principali dell'intero settore e vide che non era solo: un ragazzino dal fisico gracile e snello stava già maneggiando con la sequenza di pulsanti per isolare l'area.

« Fai in fretta a immettere la sequenza o ne arriveranno altri »

Disse cupo, rivolgendosi al ragazzo a pochi metri da lui, di spalle, concentrato sulla console di comandi.



Raven, il Reietto

Rec 300 ~ AeV 150 ~ PeRf 125~ PeRm 375 ~ CaeM 200

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia residua: 100% -5% -5% = 90%
Status Fisico: Illeso.
Status Psicologico: Calmo, concentrato.

Equipaggiamento in uso

Adam__Inutilizzato.
Eva__In uso. [º º º º º]

Abilità in uso

Tempra del Fantasma__Passiva razziale umana.
Azione 0__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 1
Equilibrio Biologico__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 2

Attive Utilizzate

cavallette putride
Spendendo un consumo energetico pari a Basso sarà possibile richiamare sul campo di battaglia una decina di cavallette non convenzionali, difatti sono più grandi del normale e più spaventose. Queste si lanceranno quindi contro l'avversario, provocandogli un danno totale basso nel tentativo di dilaniarne le carni. Questi versatili insetti possono essere utilizzati anche per svolgere altri compiti di nicchia, come trasportare un oggetto, ma in ogni caso svaniranno al termine del turno - o dopo aver compiuto i propri doveri all'interno del turno. La tecnica ha natura magica, benché prenda forma di evocazione - va affrontata come una normale offensiva, non dissimile da una qualsiasi altra tecnica. La loro totalità ha potenza Bassa e provoca un danno Basso..
[Pergamena "Servitori Infernali" Negromante]

destino nero
Generare dal nulla è una dote che ogni evocatore fa propria sin dal principio, ma riuscire a controllare alla perfezione l'oscurità e renderla tangibile è questione di un lungo ed estenuante allenamento. Grazie alla capacità di creare dal nulla, Raven è in grado di manipolare questo elemento rendendolo tangibile, questo fa sì che possa venir utilizzato in battaglia per scopi offensivi. Potrà generare dal nulla e a suo piacimento: raggi energetici, lance, sfere e schegge dell'elemento prediletto. Questa manipolazione elementale ha consumo Variabile, basa la sua potenza sulla PeRm del caster e provoca danni da taglio e perforazione.
[Abilità Personale (2/10) - Variabile utilizzata a scopo offensivo (Basso)]

Note: Spero sia tutto chiaro. Decido di andare pur'io nel settore F ma sulla strada incrocio due Attaccabrighe che elimino con una tecnica indebolisco con una tecnica Bassa a testa e li finisco con un colpo di pistola in fronte, giustiziandoli. Arrivo nel luogo dove sono presenti i comandi dell'area e trovo il Pg di .Hole, Taliesin, intento già a trafficare con pulsanti e leve.

Edit delle 18:59: corretti un paio di errori di battitura non visti durante la rilettura.
:8D:




Edited by .Raven - 3/4/2012, 18:59
 
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CONQUISTADORES
Capitano su una nave, nemici da bloccare, un vecchiaccio folle.



La porta, senza alcuna spinta, si chiuse alle mie spalle. Una visione che aveva del celestiale, un inferno davvero celestiale, di legno, chiodi, latta, sangue, sudore. Il ponte di una nave. Una nave vera eh, non uno degli stupidi modellini immobili e imbottigliati di Yukatan. Una nave coi controcoglioni, sospesa al filo dell'etere, senza pesci e onde sotto. Ma non importava questo, o se importava, importava ben poco. Lo scarpone saggiò con violenza una delle numerosi travi del ponte. Scricchiolò, per un attimo pensai che si sarebbe rotta da un momento all'altro e noi avremmo fatto un bel patapunf di qualche centinaio di metri, in una pozzanghera di sangue. Sangue. Il sangue è rosso. Cos'altro è rosso? Il vino è rosso! Ah-ah, ecco cosa manca a questa giornata, c'è la rivoluzione da sopprimere, la nave. Ma senza vino...
“Yukatan, sbarbatello, mollami il mio vino che...”
Non ebbi il tempo di terminare la frase, che Yukatan aveva già la mano tesa davanti al mio petto col fiasco in mano. Lo sbarbatello cominciava a imparare. In ritardo di sedici anni...ma meglio tardi che mai. La mano destra, arrapata dal rossore luccicante del vino di locanda, lo afferrò avidamente, dal collo, strappandolo dalla debole mano del giovane mozzo. I denti afferrarono il sughero del tappo, la lingua provò a violentare l'imboccatura con scarsi risultati. Il sapore di sughero tra i denti, l'odore di rosso vino nei peli del naso, lo scricchiolio incessante delle travi di un ponte e la nave, ah la mia nave. Ah che bei ricordi, che bei momenti felici che stavano per giungere.
Il sole era da friggerci le uova. Avrei potuto comodamente tirare fuori dal buco del culo di un pollo un paio di ovetti, disporli a terra, e aspettare che si cuocessero. C'era un caldo fottuto. Il vino era una brodaglia, uva e sudore di locandiere riscaldati dal sole cocente dell'Akerat. Orribile, ma va bene anche così, ho bevuto di peggio, credo.
Mi guardai ancora una volta intorno, destra, manca, su, giù, dentro le mutande. Poi mi grattai democraticamente le chiappe, passai la stessa mano sulla testa, e menando un lievissimo colpo di bottiglia sulla spalla di Yukatan, feci la domanda che mi sarei dovuto porre un paio di quarti d'ora prima.
“Dimmi Yukatan. Ora che siamo usciti dalla cabina, di grazia, dove accidenti dobbiamo andare?”
È vero. Lo stupido mozzo, e il gorilla, avevano recapitato la lettera parlando di una rivolta. E loro pretendono che in una rivolta, io vada tranquillamente in giro per la nave senza avere idea di come muovermi? E se magari giro l'angolo e mi trovo un pugno di ribelli alle calcagna? Se apro una porta e trovo un centinaio di ribelli intenti a sodomizzare una guardia? Potrebbero anche esserci dei microscopici ribelli ovunque, magari anche dentro le mie mutande. Che ne so, non mi hanno detto una ceppa!
Fui talmente convincente con l'ultima affermazione, che fui fortemente tentato di controllare se nelle mie mutande ci fosse davvero un manipolo di ribelli piccoli e armati di stuzzicadenti. Ma non lo feci, avevo bevuto ancora troppo poco. Yukatan portò una mano al mento, guardò in basso sbattendo ritmicamente il piede, prese un po' dell'aria calda e polverosa che infestava la nave.
“Io credo che dovremmo trovare degli alleati, se vogliono mantenere la segretezza dubito che sbandiereranno ai quattro venti cosa far...”
Una voce tuonò nella nave. Come se Yukatan avesse fatto violentemente incazzare una qualche divinità. Fu talmente preso dal colpo che mi saltò terrorizzato sulle braccia, battendo i denti e bianco come un cadavere. Mi guardai intorno. Poi sì, notai che avevo uno schifoso mozzo disteso sulle mie braccia, e patapinf patapanf, finì dritto col culo per terra. La voce parlò diffusa da un qualche genere di altoparlante, con una ferocia e una determinazione unica.

“Tutto si decide oggi.
Ora noi risorgeremo o cederemo un brandello alla volta fino alla disfatta.
Siamo all'inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi da questi “invasori”, oppure aprirci la strada lottando.

Questa è la nostra, la vostra, possibilità di scalare le pareti dell'inferno!”



Inferno? Ah, gente di pochi valori. Inferno questo? Questo è un paradiso, un maledetto paradiso di sudore e legno disperatamente attaccato al cielo. No, non sanno davvero cosa sia un inferno. È una terra vuota, priva di ogni punto di riferimento, di cui non hai ricordi, di cui non vedi il futuro, di cui ti fa ribrezzo il presente. È il sudore che bagna l'erba di un prato, gli steli calpestati dalle ruote dei carri, le aride lande brulle, un albero che non ricorda un albero maestro, un mare di terra che non assomiglia per nulla a un mare vero. Questa terra, la terra ferma è l'inferno, e ogni nave è un piccolo punto di paradiso, un'oasi. E dire che ora una massa di stronzi sta tentando di portarmela via. No, nemmeno per sogno, maledetti bastardi. Nessuno di voi toccherà il MIO inferno. La Hook perforò la trave leggermente marcia, piantando la punta in essa. L'altoparlante trasmise le direttive, la priorità era chiudere le vie d'accesso a quel disgraziato anarchico. Ma dopo l'altoparlante, si udì un suono ancora più insolito, per quello che alcuni chiamano inferno.

Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia


Un canto.
Un uomo vecchio quanto le travi di quella nave si avvicinava zoppicando vagamente sulla gamba destra. Ma...cosa accidenti è quel tizio?
“Salute messere, è lei qui per portar giustizia e redenzione?”
Un uomo con una folta barba e due baffi appuntiti, armato di un mestolo, con un coperchio come scudo e un fantastico scolapasta a mo di elmo si era avvicinato con grandi difficoltà. Aveva sei denti in bocca, al massimo, gialli e cariati dalla solitudine, lo sguardo folle di uno appena scappato dal manicomio e...per Dio, era armato con un set da cucina.
“Beh io...”


" title=
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fa d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...


Non ebbi il tempo di completare la frase che i sei denti intonarono la seconda parte della canzone di prima. Io non la conoscevo, ma secondo me aveva sbagliato ogni singola nota e i tre quarti buoni del testo.
“Allordunque non rispondi, esimio manigoldo! Sei dunque qui per portare disgrazia!”
Yukatan mi apparve davvero spaventato, terrorizzato. Forse lo ero anche io. Il nonnetto parlava e menava nell'aria fendenti col mestolo di legno, simulando un improvvisato combattimento contro non si sa bene cosa.
“No, io non sono qui per portare giustizia cioè sì sono qui per portare ingiustizie cioè no...”
Fuso, tra il vino e il vecchio, ero totalmente fuso. Gli occhi del simpatico personaggio barbuto furono pervasi da un lampo di zoppicante odio con la prostatite. Tirò su i calzoni di lana pieni di pelucchi e tendenti al rosa, portandoli ad altezze ascellari.
“Ah-ah manigoldo, dunque tu sei qui per portare scompiglio! Ma ora che mi hanno liberato dalla mia immeritata prigionia, ti farò pagare per i tuoi reati, o il mio nome non è più Gianfranc...cioè, Rodolfo Chisciotte!”
“Eh? Chi? Ma che accidenti sta...?!”
Nemmeno il tempo di finire la frase, che il vecchio mi si era avventato contro con il mestolo ben teso sopra la testa. Non ebbi nemmeno il tempo di schivarlo. Né la necessità, visto che era un maledettissimo mestolo, e la forma da Kraken mi permetteva di resistere a colpi deboli come questi.
Il vecchio mi guardò con aria di sfida, sorridendo beffardo come se mi avesse appena sfondato il cranio.
“Piaciuta la shorpresa, eh giovanotto?!”
Un sibilo di alito pieno di cipolla mi arrivò passando per i sei dentini marci del nonnino.
Mi allontanai di qualche passo da quel temibile mestolo e da quell'ancora più temibile alito.
“Signore, tralasciando che non sono più un giovanotto, non credo sia bene per lei stare qui con aria di riv...”
Le parole mi si fermarono in gola. Quel vecchietto rincitrullito...era in cella, e qualcuno l'aveva liberato. Dunque, anche lui fa parte di quei ribelli che vogliono impossessarsi della nave. No, forse no. Magari era lì per crimini minori e vuole ringraziare i suoi liberatori.
“Rishparmia fiato preziosho, giovinotto, non sarebbe altrettanto piascevole vederti eshalare l'utlimo reshpiro”
Solo con l'ultima frase era riuscito a coprirmi con una simpatica pellicola di schifosa bava di vecchio. Yukatan era piegato sulle ginocchia dalle risate, sembrava stesse per vomitare fuori l'anima per quanto rideva.
“Tu non dovresti fare qualcosa, idiota di un mozzo?!”
Ok, è troppo, ora lo metto seriamente fuori gioco e non se ne parla più, sono stufo di questo vegliardo impudente.
“Scusi messere, è disturbo se prima di farmi definitivamente eliminare accendo la pipa?
Il vecchio stava per aprire la bocca e farmi la seconda doccia della giornata, ma senza aspettare una conferma la pipa si accese. Un fumo denso si sparse nell'aria calda del mezzogiorno, almeno credevo fosse mezzogiorno per il caldo. Il vecchio tossì un paio di volte, mi imprecò contro e tirò giù una sana cinquantina di bestemmie.
“Vieni qui giovine, fatti vedere she hai il coraggio. Ora ti shculaccio io come avrebbe dovuto fare tuo padre!”
Il solo pensiero mi gelò il sangue e l'acqua salata nelle vene, è ora di mettere a tacere per un po' quella boccaccia cipollosa e sdentata. Rapido, saettai verso il vecchietto, con un rapido gesto di mano mi impadronii del suo improvvisato scudo, un pentolone di marmitta. Avevo la Hook con me, ma sprecarla per un nonnaccio del genere...E poi mi faceva anche un po' pena, per quanto potesse essere un ribelle, bastava farlo svenire per un po'.
“Ora fa silenzio, Porca Troia!”
Un sonoro “Sdeeeeng” risuonò per il ponte, poi un secondo, poi un terzo. Il colapasta cadde a terra in due pezzi, l'esile corpo del vecchietto fu pervaso da una scossa che partì dalla punta dei baffi fino a giungere ai piedi. I calzoni rosa pelle caddero dalle vertiginose ascelle fino ad accasciarsi a terra, rivelando dei ridicoli boxer a righe rosse. Uscì la lingua, sorridendo, borbottando qualcosa e incrociando gli occhi, poi cadde a terra in un tonfo, russando. Presi tutte le sue temibili armi e mi premurai di buttarle giù dalle altezze della nave. Certo, dopo un bel colpo di mestolo sulla testaccia di Yukatan, che ora ha un bernoccolo grande quanto il suo cranio. Così impari a ridere, tiè!
Mi incamminai. Lo scontro col nonnetto era stato divertente, ma era ora di arrestare i veri nemici.


anteprima2l


RIASSUNTO
Le mirabolanti imprese del capitano
• ReC 150 • AeV 300 • PeRf 375 • PeRm 125 • CaeM 175





Stato Mentale: Felice, in seguito confuso, poi determinato
Stato fisico: Ottimale
Passive: Immune agli attacchi fisici se la PeRf avversaria è minore della metà della propria - Tatto sviluppato - capacità di essere sempre allerta.
Attive utilizzate: "Fumogeno" Una densa nube di fumo nella quale solo il caster potrà vedere chiaramente Consumo Medio
Armi: Capitan Hook (Spada lunga a una mano-infoderata) - Gennsab (Triboli x20-riposti in un borsello) - Fat Lady (Cannone-un solo colpo per giocata)
Energie residue: 89% (100-11)
Riassunto: Achab fa un po' di riflessioni sul da farsi, insieme a una generale contemplazione della nave. Subito dopo risuona il messaggio di invito alle armi, e mentre si decide a dirigersi verso la cabina, viene aggredito da un vecchietto di nome "Rodolfo Chisciotte" (Conta come una bianca pericolosità F). Il vecchio appare del tutto psicopatico, armato di un mestolo e un coperchio, vestito con dei calzoni rosa lanuginosi e con in testa uno scolapasta. Dopo un discorso e vari canti del nonnino, il vecchio lo attacca con il mestolo, ma grazie alla passiva dell'orco e al fatto che l'ha attaccato con un mestolo Achab non riporta danni. Tuttavia, spazientito, decide di utilizzare fumogeno, ruba il coperchio dalle mani del vecchio e glielo sbatte più volte sulla testa, fino al suo svenimento. Dopodiché butta le "armi" di Chisciotte dalla nave.
Rodolfo Chisciotte È un png che intendo usare in futuro, chiaramente ispirato a Don Chisciotte, finito in carcere per aver attaccato un branco di pecore, scambiate per un esercito nemico. :v:
EDIT/ Corretto un errore di nonsobenecosa. Avevo scritto che il nome della spada di Achab fosse "Yukatan", mentre è "Hook". Yukatan è il mozzo, non vorrei creare confusione :laserone:

__________________ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __________________



achabq






Edited by ‡Ulysses‡ - 6/4/2012, 01:01
 
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view post Posted on 5/4/2012, 23:02
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C a t a r s i

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C O N Q U I S T A D O R E S



Ponte di comando
Sala di comando segreta
Keith Richard



Le sequenze di comando lanciate dalle varie postazioni di guardia dei settori inferiori scorrevano rapide negli schermi della sala di controllo da cui Keith seguiva ansioso lo svolgimento di quella lotta intestina.
Tutte le stringhe di comando che aveva ricevuto erano sostanzialmente corrette permettendogli quindi di confermare la richiesta di chiusura di quei settori altamente instabili visto l’alto numero di detenuti presenti. Anche se con questa mossa non si erano minimamente riportati alla pari con gli avversari avevano evitato che il danno provocato dall’assalto si spandesse non solo all’interno della nave ma anche all’esterno dato che se quelle persone fossero state libere di agire sarebbero dilagate come una piaga per tutto l’Akerat.

Nonostante la prontezza con la quale si erano mossi sotto le sue personali direttive i carcerieri rimasti fedeli al direttore, il vantaggio posseduto dalle truppe di Falkenberg non era qualcosa che Keith contava di riuscire a recuperare altrettanto rapidamente. Dalle prime analisi appariva chiaro come Viktor non avesse necessariamente bisogno di nuove leve per il suo esercito, ma soltanto di un opportuno disordine in grado di permettere a lui e ai suoi scagnozzi di muoversi indisturbati per la nave.
Da parte loro inoltre gli uomini con i quali era riuscito a prendere contatto non erano solo pochi ma oltretutto erano anch’essi, al pari dei guardiani, del tutto inutili nell'ipotesi di uno scontro diretto con i generali dell’esercito invasore; oltretutto anche la natura stessa dell’assalto rendeva l’organizzazione di una difesa efficace estremamente complessa.
La loro posizione di svantaggio gli rendeva particolarmente difficile il riconoscimento di eventuali traditori che avrebbero potuto facilmente infiltrarsi all’interno delle loro file alla ricerca di informazioni senza poter essere individuati; e disgraziatamente sussisteva un fondamentale problema di coordinamento dal momento che qualsiasi messaggio trasmesso dagli altoparlanti della nave poteva facilmente essere intercettato anche dalla fazione avversaria.

Non sarebbe più stato possibile per nessuno di loro continuare ad organizzare la resistenza senza scendere essi stessi in prima linea e anche in questo caso se non fossero riusciti ad ottenere nuovi aiuti la battaglia sarebbe stata persa. Che fossero gli undertaker, nuovi carcerati o anche solo una coalizione dei nobili infernali non gli interessava. Qualunque aiuto, interno od esterno che fosse, in quel momento sarebbe stato determinante.

La stessa opera di controllo che aveva effettuato nei due settori più popolati avrebbe dovuto immediatamente essere riproposta anche in tutti gli altri blocchi della nave in modo da concedergli il tempo necessario a sganciarli nel deserto dell’Akerat. Impresa resa tanto più ardua dal fatto che i ponti di collegamento tra i vari livelli non erano ancora stati bloccati e che non aveva uomini sufficienti per isolare i settori sotto il comando dei Falkenberg. Oltretutto nuovi allarmi iniziavano a suonare insistentemente proprio dal sistema centrale della sala macchine paralizzandolo dal terrore ogni nuova possibile strategia.
Nel caso di un danno ai propulsori della nave lo sgancio dei settori sarebbe stato una mossa inutile, in grado solo di ritardare di pochi minuti la loro agonia senza offrirgli alcuna possibilità di uscita. Troppo a bassa quota per impedirgli di risalire e senza Iena che potesse far spostare tutta la nave i carcerati “sganciati” sarebbero infatti semplicemente risaliti sulla nave in non molto tempo approfittando quindi della consecutiva totale inefficacia di qualsiasi meccanismo di fuga o difesa.

Loro unica speranza era ora inscenare uno scontro per il controllo di quell’obiettivo così importante senza però attirare su di sé l’attenzione dei comandanti nemici. Avrebbero dovuto tentare almeno la difesa del nucleo energetico cercando di mantenere così anche solo una minima capacità di movimento nel caso in cui fosse arrivato qualcuno in grado di far muovere quella obesa puttana. Rapidamente digitò un nuovo messaggio destinato ai terminali dai quali era partito il comando di blocco per i settori G ed F. Questa volta le indicazioni erano ancora più stringate.
Raggiungete immediatamente il settore 03 adibito alla sicurezza della sala motori e lì prendete nuovi ordini dal guardiano a capo di quell’area.

Dovevano fare in fretta! Il destino della Purgatory come nave volante si sarebbe deciso proprio in quello scontro.



_ _ _ __________________________________________________________ _ _ _




Ponti inferiori
Postazione 03 - Controllo area Motori
Roberto



Il caos all’interno della sala comandi 03 era incontrollabile: tutte le spie luminose continuavano a lampeggiare e suonare per indicare le ripetute brecce nel sistema di protezione che circondava il nucleo della sala motori. I ponti sospesi che contraddistinguevano quell’area della nave erano brulicanti di persone intente a correre per combattere o semplicemente per allontanarsi il più rapidamente possibile sperando così di guadagnare in un solo colpo la libertà e una nuova possibilità nel mondo.

In tutta questa cacofonia di luci e suoni Roberto era totalmente impotente: non poteva scendere personalmente nei ponti per arrestare l’avanzata di carcerati, ex carcerieri e delle truppe di Falkenberg e nemmeno comprendeva anche solo come mettere mano in quell’universo tecnologico dal quale aveva sempre preferito rimanere ben lontano.
Tutte quelle macchine non solo non lo affascinavano ma con la loro anima gnostica erano quasi una offesa a tutto ciò in cui lui credeva e confidava. Solo in quell’occasione drammatica aveva dovuto accettare di mettere in secondo piano persino questo suo totale rifiuto a quel mondo meccanico arrivando a farsi spiegare, prima di separarsi dagli altri, almeno come visualizzare ed eliminare i messaggi che gli venivano inviati ad intervalli regolari da Keith. Gli ordini che aveva ricevuto dovevano essere custoditi con estrema cura, non nel ventre freddo di una macchina ma nel fuoco della sua anima fervente.
Presto avrebbe avuto nuovi rinforzi e il suo compito non sarebbe stato solo quello di pensare alla difesa del proprio settore ma anche di spiegare a ciascuno di loro quali sarebbero state le prossime mosse da portare avanti. La prossima ora sarebbe stata determinante per le sorti di quel maledetto inferno.





SPOILER (click to view)

QMpoint


Eccoci arrivati al terzo giro della Quest di rivoluzione del Goryo.
Entrambe le squadre che si sono dirette ai settori G ed F ricevono un messaggio da Keith con le nuove indicazioni.
In questo turno l’obiettivo è di ostacolare direttamente i giocatori di Invasione.

Una volta entrati nella sala 03 ciascuno di voi viene salutato da Roberto con una stretta di mano e con le informazioni sul proseguimento della missione. Mentre l’obiettivo dei giocatori di Invasione sarà di distruggere con le loro tecniche la sala motori il nostro sarà quello di difenderla. Tramite le apparecchiature presenti nella stanza potrete convogliare direttamente la vostra energia nello scudo energetico a protezione del nucleo. Ciascuno di voi nel suo post potrà descrivere liberamente l’intero procedimento (semplicemente dovrete appoggiare le mani su di un cristallo e canalizzare l’energia) ma non dovrà segnare né nel testo né nello specchietto il valore dell’energia spesa (al momento non scalate neanche l’energia). Dovrete però inviare via mp a me (e solo a me) un messaggio privato con l’esatta indicazione del consumo che avete speso per lo scudo.

Al termine del giro confronteremo la somma delle energie che avete speso con quella spesa dagli attaccanti e vedremo quale delle due fazioni avrà ottenuto il successo nella sua missione. In linea di massima ricordate però che esagerare potrebbe essere inutile in quanto la Quest sarà ancora lunga per entrambe le fazioni. D’altra parte però questo è un obiettivo importante per entrambi gli schieramenti in quanto in grado di condizionare lo svolgimento della battaglia.
Prendete quindi la cosa molto seriamente.

Questa parte di Quest è riservata soltanto a color che hanno partecipato al precedente turno di Conquistadores.
Per coloro che intendono unirsi a questo giro mi mandino prima un messaggio privato così che gli possa dare delle indicazioni personalizzate su quello che dovranno fare.
Non saranno ammessi post che non rispettino queste limitazioni.

Come ultima informazione aggiungo una ultima nota legata strettamente ad alcuni partecipanti di Evoluzione. Ad alcuni pg Roberto con la scusa di stringere loro la mano passerà un bigliettino con alcune informazioni aggiuntive a proposito di una nuova missione. Queste saranno ininfluenti per quanto riguarda lo “scontro” per la sala macchine ma getteranno le basi per i turni successivi. Manderò gli mp o stasera o domani.

Tempo per postare: fino alle 23.59 del 13 aprile.
 
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.Raven
view post Posted on 10/4/2012, 13:03




Ω
{ C o n q u i s t a d o r e s }
— Resistenza II —


~


I vari terminali disposti nella zona occupata dai due fedeli di Iena iniziarono a lampeggiare e far comparire un testo sul display: c'erano nuove direttive.
La scacchiera era pronta, i due schieramenti erano ben distinti e pronti all'azione: invasori contro difensori; sarebbe stata una lotta strategica molto difficile da vincere soprattutto per la seconda fazione.
Sì, purtroppo le forze avversarie erano molto più numerose e potenti di quelle che volevano difendere la grassa puttana, visto anche le gravi mancanze dell'alta gerarchia goryana.
Dovevano aspettare i rinforzi e riuscire a contrastare le truppe d'invasione e spegnere i focolai di rivolta sparsi per tutta la nave istigati dagli uomini di Falkenberg.
Lavoro arduo.
Si diresse immediatamente verso la sala 03, dove v'era collocato il cuore pulsante della prigione volante, il nucleo energetico che sorreggeva quel fottuto e arrugginito costrutto metallico.
Giunto nell'enorme sala v'era il guardiano Roberto ch'attendeva i vari carcerieri ancora devoti a Iena, intento a coagularli in quel settore, fondamentale, della nave.
Era un giovane ragazzo dal portamento signorile, lunghi capelli neri raccolti in una treccia che gli cadeva lungo la schiena, occhiali dotati d'una leggera montatura ove dietro essi due occhi scuri e sottili risultavano impenetrabili e incorruttibili.
Il guardiano allungò la destra e prontamente Raven porse la sua, stringendogliela.
Non una parola venne pronunciata.
Una stretta di mano che significava molto, forse s'era guadagnato il rispetto del guardiano trovandosi lì, in quel momento, ancora fedele a quel cinico di Iena, pronto a sacrificarsi.
Ma per cosa?
Per un rottame di nave pieno zeppo di merda?
Per la gloria?
Per un ideale?
No.
Niente di tutto ciò.
Per uccidere.
Togliere la vita ad altri esseri viventi era ciò che gli saziava l'anima, aver giustiziato precedentemente quei due galeotti l'aveva nutrito dentro, nel profondo; vedere il sangue scorrere lo rendeva euforico, sì, felice, in un certo senso, non sapeva spiegarne il motivo, era insito nella sua natura, era una sensazione primordiale, antica.
E poi, a dirla tutta, ci voleva un pò di movimento per interrompere la noiosa routine quotidiana all'interno della nave-prigione.
Allentata la stretta vide scivolare dalla mano del guardiano alla sua un bigliettino stropicciato che mise con nonchalance dentro la tasca destra dei pantaloni.
Ne avrebbe letto il contenuto più avanti, prima aveva un compito più urgente da portare a termine.
Distogliendo l'attenzione dal guardiano si diresse verso il centro della sala macchine dove numerosi macchinari lo dividevano dal cuore elettronico della nave che emetteva un continuo e sordo ronzio, alquanto fastidioso.
Un enorme ammasso energetico sferico era collocato al centro della titanica sala, avvolto da uno scudo che pareva un vortice trasparente ma al contempo denso, tangibile.

34hcb4k

« Impressionante »

Sibilò.
Era stupito e meravigliato nel vedere quanta tecnologia v'era nascosta nelle viscere della puttana.
Poggiò entrambe le mani sopra l'apparecchio canalizzatore d'energia unicamente collegato allo scudo incolore a protezione del nucleo centrale.
Percepiva il freddo del metallo bucargli i guanti ed entrargli sotto le unghie fino ad arrivare dritto al cuore avvolgendolo in una morsa gelida.
Non staccò lo sguardo da quella sfera energetica per tutto il procedimento, ne era attratto: stava osservando ciò che faceva reggere e far continuare a volare la Fat Whore.
Se i nemici avessero distrutto il generatore energetico e il relativo nucleo avrebbero assestato un durissimo colpo in grado di mettere in ginocchio la nave e far pendere la bilancia della vittoria dalla loro parte.
Era di primaria importanza proteggere quel settore.
L'energia fluiva dal suo essere verso lo scudo energetico come stesse svuotando un recipiente per riempirne un altro, più importante e pregiato.
Staccò le mani dal canalizzatore, leggermente spossato sospirò sonoramente.
Non poteva fare altro.
Doveva solo attendere l'arrivo imminente di altri fedeli.



Raven, il Reietto

Rec 325 ~ AeV 150 ~ PeRf 125~ PeRm 400 ~ CaeM 200

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia residua: ???
Status Fisico: Illeso.
Status Psicologico: Calmo, concentrato.

Equipaggiamento in uso

Adam__Inutilizzato.
Eva__Nella fondina. [º º º º º]

Abilità in uso

Tempra del Fantasma__Passiva razziale umana.
Azione 0__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 1
Equilibrio Biologico__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 2
Conoscenza Suprema__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 3

Attive Utilizzate

///

Note: nulla da dire, in caso ci siano problemi o abbia sbagliato ad interpretare qualcosa comunicatemelo via mp :v:
Edit: corretto un codice html scazzato :zxc:




Edited by .Raven - 10/4/2012, 20:08
 
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view post Posted on 11/4/2012, 20:44
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CONQUISTADORES
Capitano su una nave, un cuore da difendere, nuovi spiriti alleati.



Il tempo passa. È inevitabile, passa sempre, per tutte le cose. Passa nelle travi marce del ponte, destinate a rompersi. Passa nei denti scheggiati, destinati a cadere, nei capelli destinati a imbiancarsi, nelle ossa destinate a sgretolarsi, negli occhi destinati a spegnersi. Il tempo che ora non abbiamo: quello da perdere. Passa in fretta, mentre io rifletto, attimo dopo attimo, lui passa, e i rivoltosi prendono piede sulla nave.
Le direttive rimanevano quelle, la nave andava difesa ad ogni costo. Yukatan, per la prima volta -o comunque una delle prime- era riuscito a dire qualcosa di effettivamente sensato. La nave era la felicità, i rivoltosi volevano prendersi quella felicità per la quale mi ero letteralmente rotto il collo. Difenderla con le unghia e con i denti, ora, è il minimo che io possa fare.
“Andiamo, diamo un'occhiata alla sala macchine di questa bagnarola”. La testa voltò a Yukatan, ancora piantato a terra dal cazzotto che gli avevo mollato prima. Eh, se l'è meritato. Credo. Boh, non lo so, il caldo mi sta friggendo la testa, ho la pelle che sembra quello schifo di terra crepata dell'Akerat. Yukatan sollevò le sue scheletriche chiappe dal pavimento legnoso, raccolse un po' di buona volontà e mi fece cenno di essere pronto, qualcosa sembrò passarmi davanti agli occhi. Sì, in volo, ancora più in alto della nave, come un insetto ma vergognosamente grosso, trascinato dal ronzio metallico di un motore. Lo vidi solo con la coda dell'occhio, di striscio, come si trattasse di un fantasma, di una qualche strana divinità o di uno stronzo che si era lanciato a tutta velocità su una rampa con la sua moto. “L'hai visto, Yuk?” Cominciando a sentirmi confuso, mi appellai alla prima -e più infima- forma di vita nei paraggi, la quale si limitò a guardarsi intorno con aria inebetita e confusa. “Se mi è concesso, a cosa si riferisce?”, aggiunse tirando via con la mano il sudore dalla sua fronte. O mi prende per il culo il piccolo stronzo, o il caldo ha totalmente fritto il mio anziano cervello. “Lì, c'era qualcosa che volava.” Provai a dirlo come se fosse la cosa più naturale possibile, giusto per non apparire del tutto fuori di testa, indicando il cielo con l'indice. Per tutta risposta, il mozzo si limitò a grattarsi il mento, emettendo sommessi muggiti tipici di una lunga riflessione. “Deve esserselo immaginato, il caldo causa spesso allucinazioni.”. La palpebra destra si inarcò lievemente in una ovvia smorfia omicida. Brutto idiota, sono cinquant'anni che giro su una nave e vivo sotto il sole cocente, ti pare possibile che mi becchi un'insolazione io?! La voglia di prenderlo e suonarlo come un tamburo non era poca, ma considerato che l'ho piantato a terra appena poco fa, e che non abbiamo tempo da perdere, sarà meglio assecondarlo e non pestarlo di nuovo.“Sì, può darsi. Ora andiamo, nella sala 03 troveremo tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno”. Nascosi la mia voglia di strappargli le budella e strangolarlo con esse, Yukatan annuì deciso. In marcia.

__________________ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __________________



La porta di legno, le mura della sala che conteneva un cuore pulsante, di acciaio, bottoni, scintille, luci. Lo sentii battere all'unisono con gli altri due cuori che sentivo, lo sentii vicino a me, parte di me. Impadronirsi lentamente di tutta la mia anima, di tutto ciò che possiedo. Lo avvertii chiaramente. Tre cuori vicinissimi, legati da un destino comune. Ogni cuore lottava per difendere l'altro. Quel cuore giovane, invece, non so per cosa lottasse, ma stava lì. Pulsava, viveva, sussurrava. Senza una precisa ragione, senza uno scopo ben definito. Forse ci teneva solo a far sapere che c'era anche lui, che era vivo anche lui. La porta si spalanca, ecco apparire un altro spirito, un altro uomo. I capelli neri, alghe nel mare scuro, gli occhi imperscrutabili celati dietro occhiali a montatura leggera, ma che riescono a nascondere i segreti più indicibili e perversi del suo animo. La sua mano si tende, raggiunge una posizione si esatta metà tra il mio corpo e il suo. La afferro, le mani oscillano nel più comune e forse banale gesto di saluto, poi si abbandonano. Ma come un marchio indelebile, nella mia mano appare silenzioso un biglietto. Lo guardo portando la mano davanti al petto, senza farmi notare. “Conservami”, solo questo c'è scritto. La mano lo accompagna leggera in tasca, gli occhi cercano di nuovo le pupille profonde e nere dell'uomo, senza trovare in esse una risposta. Perché io? Cos'è quel biglietto? Domande inutili, gli occhi dell'uomo dai capelli corvini già cercano altre viste, si allontanano da me. Eccolo, il nucleo della nave, il cuore che tiene in volo questo agglomerato di travi e chiodi che qualcuno chiama inferno. Una serie di macchine, mostruose fiere metallizzate armate di bottoni luccicanti e spie che urlano l'avanzare dei rivoltosi. Lì, al centro di tutto quell'inferno di rottami urlanti, lo scudo. A difesa di quel cuore, la cassa toracica della nave, le costole dell'inferno. Quelle volevano i rivoltosi. O meglio, volevano il loro protetto, il cuore. Ma come chi vuole mangiare una noce di cocco deve romperne il guscio, loro avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di distruggere quello scudo. Trasparente, come l'aria, come il suono che mi scagliò contro McKane in quello scontro. Resistente, fluido, indistruttibile. Conteneva un tesoro prezioso per entrambe le fazioni, era l'ostrica con dentro la perla: Andava difeso ad ogni costo.

“Impressionante”


Una voce interruppe le mie elucubrazioni, i miei progetti. Un uomo alto, insaccato in un bel cappotto nero si ergeva davanti a quello scudo liquido. Notai solo dopo, quasi fosse una cosa secondaria, che portava una stranissima maschera nera che ne copriva l'intero capo. Osservava lo scudo, immobile, con le mani poggiate su uno strano apparecchio che non saprei ben definire. Era un canalizzatore, di questo ne ero certo. In vita mia ne avevo visti tantissimi, ma mai di quel genere. Ricordo che ce n'era uno anche a bordo della Hook, la più grande nave pirata del mondo. Kablys me lo mostrò prima del duello, ci allontanammo dal fulcro della nave per non rischiare di danneggiarlo, lo ricordo come fosse ieri. Ma era comunque meno sofisticato, per quanto dovesse trascinare il peso di una nave ben più grande di questa. Beh...in effetti questa vola, ma era comunque eccezionale. Mi avvicinai all'uomo, impalato a fissare lo scudo sottile che volteggiava intorno al cuore.
“Sono d'accordo, non ho mai visto un canalizzatore del genere, è davvero sofisticato.”, tentai l'approccio più cordiale possibile. Le lenti rosse della maschera non facevano trapelare nessuna emozione, niente di nulla, solo lo sguardo fisso rivolto al cuore. Le mani afferrarono il catalizzatore, il metallo non sembrava minimamente riscaldato dalle mani dell'uomo. Anzi, sembrava che lo avessero reso ancora più freddo. La bocca si inarcò in un sorriso, mi sentii come se il metallo stesse portando via le mie energie. “E dire che quei porci bastardi vogliono distruggerlo”. La nave prendeva la mia vita, lentamente, veniva donata al suo cuore pulsante. Il cuore, quello giovane, urlava l'inferno, tentando di fermarmi. Ma il cuore vecchio è ancora forte, lui non si fa intimorire e combatte il cuore giovane. Sa che perderà, che non ha speranze, ma almeno mette a tacere quel pulsare devastante per i pochi secondi che occorrono a donare le mie energie alla nave. Una lieve smorfia di dolore, il sorriso cede un po'. La testa torna allo strano uomo con la maschera, anche lui lì per salvare quella nave. Indipendentemente da quali fossero le sue reali intenzioni, questo lo rendeva mio alleato. “Ma non lo permetteremo, a costo di aprirli come fottuti merluzzi. Sbaglio?” Le mani lasciarono il canalizzatore, per un attimo sentii di stare per cadere, il cuore vecchio abbandona la morsa su quello giovane e forte, lo scudo si nutre delle mie energie.


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RIASSUNTO
Le mirabolanti imprese del capitano
• ReC 150 • AeV 300 • PeRf 375 • PeRm 125 • CaeM 175





Stato Mentale: Concentrato.
Stato fisico: Stanco.
Passive: Immune agli attacchi fisici se la PeRf avversaria è minore della metà della propria - Tatto sviluppato - capacità di essere sempre allerta.
Attive utilizzate:---
Armi: Capitan Hook (Spada lunga a una mano-infoderata) - Gennsab (Triboli x20-riposti in un borsello) - Fat Lady (Cannone-un solo colpo per giocata)
Energie residue: ???
Riassunto: Achab si trova sul ponte, con Yukatan, pronto a dirigersi verso la sala 03. Vede però sul ponte qualcosa volare, ma alla fine si persuade all'idea che era solo un'allucinazione dovuta al caldo. In realtà mi serviva per inserire un altro png, ma questa è un'altra storia :laserone:. Arrivato alla sala 03, incontra Roberto, che dopo una stretta di mano gli consegna il criptico bigliettino. Non sapendo come far capire al buon Achab che doveva donare le energie alla nave, ho fatto sì che il "Canalizzatore" sia qualcosa presente in molte navi (Almeno, delle navi che guidava Achab), ma che questo rappresentava un modello molto sofisticato. Spero che non ci siano problemi con questo. Comunque, deciso a donare le sue energie alla nave, trova davanti allo scudo Raven, e contento di vedere un alleato gli dà a parlare, per poi donare la quantità x di energie alla nave. Spero vada tutto bene :zxc:

__________________ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __________________



achabq




 
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