Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sacramento di Unica Vera Fede

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 15/4/2012, 18:49

~ A Red Soul
···

Group:
Member
Posts:
614

Status:


CITAZIONE

Aye, potrei essere d’accordo con te se avessi l’onore di conoscere il nome di colei che non sa lasciare ad altri la cura di rispondere ciò che pensano.
Il mio è Kasumaki Gaara, Scudiero del Comandante della Guardia dei Picchi Innevati,
tu invece chi sei?


Riuscì a trattenersi dal rispondere d'istinto solo perché era più ligia al dovere che impulsiva, e sopratutto molto più incline allo sdegno che all'ira. Attese com'era opportuno in quel frangente che fosse Lady Dalys a rispondere, e ignorò volutamente tutto ciò che riguardava diatribe religiose che non capiva e non condivideva, sebbene la comparsa della donna in nero la mise in allarme, come anche tutto il resto del seguito dell'Est. Tuttavia non lasciò correre quelle parole impudenti, né poteva permettersi di farlo davanti a metà dei giovani rampolli della nobiltà d'oriente. Giammai l'erede ad uno dei Grandi Casati che amministrano la comunità spirituale del suo paese si sarebbe lasciato insultare da un mercenario, un signor nessuno vestito di stracci del seguito di un gerarca straniero. Ne andava non tanto del suo orgoglio personale, ma bensì di quello ben dei suoi padri, che era assai più grande e radicato nel suo animo rispetto al proprio.

« Ebbene, scudiero. »
Pose enfasi su quel titolo, così umile da sembrarle trascurabile. Era ridicolo che un avventuriero prezzolato ostentasse un simile appellativo
come se con esso potesse impressionarla, e dovette controllarsi per non infondere troppa indignazione nella sua voce.
« Sono la legittima erede del casato Aoyama di Kyoto, uno dei sette grandi casati d'oriente. Ricorda questo nome, se può servirti. »
se vuoi cercarmi.
Strinse i denti e premette con più forza sull'impugnatura della lunga sciabola ricurva che portava al fianco, finché un cupo "clack" ne proruppe, aleggiando nell'aria come una minaccia. C'era molta politica nei gesti e nelle parole di ognuno dei presenti, e la sua signora non faceva eccezione. Ma non c'era null'altro che la sincera espressione di un animo forte in Motoko, ogni sua frase lo asseriva ed ogni sua azione lo confermava. I giochi di potere ed il lento valzer della diplomazia non avevano la minima presa su di lei. Senza la minima esitazione fece vagare lo sguardo dallo scudiero allo straniero che era comparso a spalleggiarlo, e perfino sull'uomo dall'accento curioso che pure era estraneo a quella faccenda.
« Ve lo ripeto una seconda volta, l'ultima: tornate nei vostri ranghi e tacete. Siete liberi di seguitare ad offendere questo credo e bestemmiare il nome del patrono di questa cattedrale lontano da qui, e sopratutto lontano dalla mia signora. Altrimenti vedremo quanti dei nobili d'oriente saranno disposti a farsi paladini di coloro che insultate. »
Sostenne lo sguardo in cenno di sfida, sicura di se.
« E sappiate che di certo ve n'è almeno uno ben disposto a farlo. »
non per rabbia, né per ira, ma per orgoglio...

 
Contacts  Top
Xord Gik
view post Posted on 15/4/2012, 19:51




Più guardava e meno le cose gli piacevano.
Sapeva qualcosa di Shakan e Dalys - frammenti di informazioni personali, notizie vecchie nel migliore dei casi - ma non aveva mai sentito parlare di una spaccatura fra loro e Rekla. Eppure come spiegare altrimenti quel gioco di sguardi e parole, le affettate cortesie e le sottili insinuazioni agli occhi di tutti coloro quivi uniti nel nome del Re Che Non Perde Mai? "È lui?" aveva detto Varry... Shakan. Shakan Anter Deius, Campione dell'Asgradel, il Fantasma che aveva lottato per sconfiggere Ray e che forse, solo forse, lo aveva abbattuto. Shakan il Deicida, dunque?
Dovette trattenere un sorriso, relegare la risatina che premeva per uscirgli dalle labbra nell'intimità della propria mente. Che ridere! Neppure dieci minuti dopo che le forze del Leviatano s'erano riunite in pace ecco sorgere all'orizzonte l'ipotesi di una nuova guerra, e a provocarla proprio coloro che avrebbero dovuto mantenere la pace interna: il traditore dell'impero, illeso e benvenuto nel tempio del dio che dicevano avesse trucidato, e la donna la cui reputazione prima del Valzer del Crepuscolo faceva letteralmente a pugni con l'immagine di compita Signora dell'Est che sfoggiava al momento. Chi avrebbe potuto contestare al Nessuno la piega beffarda delle sue labbra? Immaginare la Nera Signora come aggredita, invece di aggressore, era troppo surreale per non suscitare il suo divertimento. Cos'è che aveva detto Lionet, poc'anzi? « 'Non fidarti mai delle belle donne' » ricordò a bassa voce, guardando alla sua sinistra. « Tu si che sai scegliere una donna, mio caro Illidan. » gli sussurrò - e si, gli scappò un filo di ilarità in quelle parole. Quanto tempo avrebbero impiegato i tre gerarchi a combinare un bel disa...?

« Non - muovetevi. » sibilò Rekla, fulminando con un'occhiata tanto Nicholas quanto Lionet. Poi si voltò verso di lui « Di’ ai tuoi uomini di perlustrare il retro della Cattedrale. » e si diresse a lento passo di carica verso il nemico, seguita poco dopo da Lionet.
« Come fatto. » rispose... al nulla.

Restò solo per vedere Illidan buttarsi nella mischia; poi, con uno svolazzo del mantello, si voltò immergendosi nelle profondità meno illuminate della navata sud e fece un cenno ai suoi due luogotenenti - parecchie file più indietro - affinché lo raggiungessero con i loro uomini. « Problemi, signore? » ringhiò Robert, indicando con un secco cenno del capo l'informale "riunione" dei gerarchi. Adamo si limitò a serrare la mano sul manico del coltellaccio che teneva alla cinta. « Non ancora. » rispose distrattamente. « Non ancora. » Prese un bel respiro.
Si comincia.

« Seguitemi. »

« Con discrezione, mi raccomando. »

~

Ombra e luce, due elementi della mistica del Re Che Non Perde Mai ossessivamente ripetuti in un duello accuratamente scenografato... e un labirinto di tenebra in cui incamminarsi per scivolare, non visti, verso la loro meta. Come avrebbe fatto altrimenti, senza una simbologia tanto ambivalente? Grazie, Ray, per aver dato l'inganno ai tuoi seguaci e permettere a me di sfruttare le tue ombre per sgattaiolare indisturbato mentre tutti gli altri osannano il tuo nome pensò ironicamente. Attraversare mezza cattedrale con un plotone di soldati sarebbe stato "politicamente problematico", se fatto in piena vista, ma così era molto discreto. Vessilli neri. Divise nere. Armature nere. I Mostri - questo il nome delle sue truppe - sapevano essere tanto silenziosi nell'appostarsi quanto trucidi mentre sbudellavano nemici. D'altronde questo era il loro scopo: anche se combattevano in prima linea come tutte le Tenebre, il suo era nato come reggimento di esploratori. Distratti dall'inconfondibile étiquette della cara Rekla, le speranze che Dalys e Shakan non si accorgessero della lenta circumnavigazione della rosa dei venti erano molto alte. Il pericolo semmai era costituito dalle decine di gregari sparsi nei due cortei, non tutti necessariamente coinvolti nello scontro -verbale- fra i tre, ma confidava che il buon Lionet e il buon Illidan gli avrebbero dato il tempo di completare la sua manovra d'accerchiamento. E forse capire lo scopo.

Perlustra il retro.

Per quanto sulle prime la sua scarsa confidenza con le chiese gli avesse procurato qualche imbarazzante dubbio sul dove, senza dubbio il perché offriva alla sua mente ampio spazio per le supposizioni più stravaganti, dal classico 'chiudete le uscite e massacrateli tutti!' a qualche ben più probabile dimostrazione di forza ad opera della Nera Signora. Un vero peccato non avere sufficienti elementi per dedurre le prossime azioni di Rekla... avrebbe pagato oro per sapere cosa stava succedendo al centro di quella dubbia confregazione di fedeli, ben distanti dal fondo della navata nord dove si trovava ora. Esattamente cosa doveva trovare lì, e se non doveva trovare nulla -cosa sempre più probabile ogni secondo che passava- allora perché farlo sposta...?


« !! »

Voltò le spalle alla vista dei gerarchi che politicanteggiavano nello stesso istante in cui i suoi soldati indietreggiarono ad un sol uomo dal fondo della navata, scacciati dalla vista di un'immensa nube di oscurità che stava addensandosi davanti a loro. Gli occhi del suo capitano arciere si volsero verso di lui in una muta richiesta di spiegazioni, colmi di una miscela di emozioni - incertezza, speranza, animale sete di sangue - che accantonò a pié pari.
Solo, sorrise.

« Rilassati, Adamo. »

« Questa sarà tutta da godere.... » sussurrò.




~
open your heart...


T e n e b r a · P r o f o n d a


Status fisico ≈ Illeso
Status psicologico apparente ≈ ???
Status energetico ≈ 100%
Consumi impiegati ≈ 0xNullo;
Riassunto ≈
1. 'Accerchio' di nascosto la megariunione di Toryu nella navata est sfruttando la copertura delle ombre (descrizione della simbologia fornita da Shakan nella sua quest);
2. Raggiungo il retro;
3. Perlustro il retro;
4. Mi accorgo con Sensi Oscuri della nube in arrivo e, capitone l'origine, tranquillizzo i miei.
Note ≈

Armi&Co. ≈
Dark Armour ≈
Armatura leggera forgiata in ferro sidereo e Oscurità;
Animofago ≈
Arma da taglio forgiata in Oscurità;
??? ≈
???


D a r k n e s s · i n s i d e · u s ≈
{ tecnica di dominio elementale offensivo ≈ consumo variabile ≈ istantanea }
{ passiva e bonus iniziale: +275 PeRm, -150 Caem ≈ passiva: casting da magie, Heartless e oggetti }
Sensi Oscuri ≈
{ passiva: auspex }
Razza: Nobody
{ passiva razziale demoniaca: timore }


Tecniche ≈



Sensi Oscuri________
Poiché l'Oscurità è parte integrante dell'Oscuro che l'adopera, sperare che il suo uso non sia causa di alcun cambiamento in sé è pura follia. Temprato dall'uso di un potere cangerogeno quanto e più dell'Odio stesso, il corpo stesso di colui che usa le più turpi tra le emozioni come sorgente di magia inizia a cambiare per rendersi più atto al flusso di questa sorgente di potere: le iridi si tingono di arancione, poi brillano rosse, i capelli assumono sfumature elettriche, stranamente rilucenti, la pelle assume una consistenza più serica e un colorito pallido. Più sottilmente, l'Oscurità influenza profondamente il sistema di incanalamento dell'energia dell'Oscuro rendendolo più cosciente, più consapevole dell'Oscurità che lo circonda, e trasportandolo in una sfera sinestetico-sensoriale completamente nuova: tale percezione ultrasensoriale, più volgarmente 'auspex', è tendenzialmente reinterpretata dal cervello come un'alterazione di tutti e cinque i sensi, che diverranno quindi tutti veicoli dell'informazione extra-sensoriale arrecata dal proprio intero corpo, e che coinvolge ogni forma possibile ed immaginabile di energia.
Lo sapevate che le illusioni hanno il sapore dei lamponi?
{ bracciale dell'auspex }







Basso 5%Medio 10%Alto 20%Critico 40%
ReC 250AeV 100PeRf 75PeRm 500CaeM 25
 
Top
RockDanieLee
view post Posted on 15/4/2012, 19:53




I rintocchi delle campane della cattedrale si espandevano nell’aria vibrante del canto di centinaia e centinaia di voci, del suono di innumerevoli passi in marcia verso la medesima meta. Quasi fossero riflessi intermittenti di un faro di pietra, guidavano il popolo di Basiledra verso il cuore stesso della città, incanalando quel flusso venoso all’interno dell’organo più sacro e vitale della capitale; e lì gli uomini sarebbero stati mondati da ogni peccato, benedetti dalla nuova fede che le braccia dei Corvi avevano solennemente innalzato. Un culto potente, capace di irretire anche la volontà più ferrea con parole e promesse dolci come miele, professando la misericordia divina di un ricordo divenuto immortale. E che ci credessero davvero o che fingessero una devota sottomissione a nulla più che al nulla stesso, tutti i più importanti e influenti esponenti della gerarchia e della nobiltà del Clan si erano riuniti quel giorno tra le navate in penombra, consapevoli del valore simbolico racchiuso nella cerimonia che si apprestava a cominciare.
Per il regno, quel giorno era storia. In quel momento, spalancate dalla forza del coro crescente, si aprivano le porte di una nuova era.
Ma c’era qualcuno che tutto questo lo ignorava. Yusuke Takeshi non aveva mai visto una cattedrale, ne così tanta gente desiderosa di entravi. Era stato a Basiledra una volta soltanto e neanche per troppo tempo, dunque non ricordava minimamente (complice anche la pessima memoria) la morfologia di un labirinto urbano per lui, di fatto, del tutto nuovo. E soprattutto non conosceva il motivo per cui, incolonnato insieme a centinaia di uomini e donne di ogni razza e classe sociale, si stava dirigendo verso la candida struttura svettante, epicentro di un qualcosa che solo lui pareva ignorare. L’unica cosa che sapeva era che qualche giorno prima Dalys in persona gli aveva affidato un incarico: condurre la sua scorta militare in occasione di un certo viaggio diplomatico nella capitale d’occidente. Probabilmente lo aveva informato anche dei dettagli, ma figuriamoci se Yusuke non stava pensando a qualcos’altro, in quel momento. Aguzzando le meningi riusciva a ricordare qualche timido sprazzo della conversazione, qualcosa al riguardo di una certa cerimonia in onore di in certo qualcuno... insomma, una cosa del genere; ma tanto di sicuro non era roba importante.
Sta di fatto che, appena tre giorni dopo, erano partiti. E nelle prime ore di quel pomeriggio affollato erano arrivati, anche. Tutti cioè, tranne uno... indovinate un po’ chi? Il problema di Yusuke è che è completamente sprovvisto del benché minimo senso dell’orientamento: se gli indicaste una strada ringrazierebbe e imboccherebbe la direzione opposta. Non è quindi difficile immaginare cosa possa essere successo dopo che il ragazzo, una volta che la carovana ebbe oltrepassato la cinta muraria, si fu offerto di precedere in avanscoperta il grosso del corteo diretto verso la cattedrale. D’altronde – questo aveva pensato – era suo compito, in quanto capitano delle guardie della famiglia Cavendish, assicurarsi che la regina non corresse alcun pericolo. Intenzioni più che nobili, dovete concederglielo; ma senza scendere troppo nei particolari vi dico soltanto che, un paio d’ore dopo, il ragazzo si era ritrovato nuovamente davanti alle porte della città.
Adesso Yusuke arrancava tra la ressa, cercando di farsi largo come meglio poteva nonostante il fisico minuto. Colmo di vergogna per l’imbranataggine che aveva dimostrato (a se stesso più che altro, e per l’ennesima volta), continuava ad allungare il collo oltre la folla, impaziente di scorgere la sagoma della cattedrale emergere dal fitto intrico di case e botteghe. Se non altro pareva che ora tutta la città fosse diretta verso quello stesso punto, per cui al samurai bastò unirsi alle spire del serpente colorato e vociante che percorreva le strade acciottolate per raggiungere la meta.
La cattedrale apparve all’orizzonte improvvisamente, quasi dal nulla, in tutta la sua esotica magnificenza, splendente dei raggi del sole che ne accarezzava le guglie elaborate. Il ragazzo ne rimase impressionato, restando a bocca aperta per qualche secondo nella muta contemplazione delle vetrate scintillanti e dei monumentali pilastri. Ma si riscosse immediatamente: di certo non era quello il momento di ammirarne l’architettura. Doveva entrare, e alla svelta... impresa tutt'altro che facile considerata la mostruosa lentezza con cui la fila avanzava. Esasperato spiccò allora un salto, atterrando sulla zucca pelata dell’uomo nerboruto in coda proprio davanti a lui; dopodiché, prima ancora che il bestione potesse reagire o anche solo rendersi conto di quanto era appena successo, cominciò a saltellare sulla folla sbigottita reggendosi con le mani l’hakama troppo grande, oltrepassando facilmente quell’immobile caos al prezzo di divenir bersaglio degli appellativi non proprio rispettosi che si levavano progressivamente da quanti venivano “calpestati”.
Neanche un minuto dopo, comunque, Yusuke fu finalmente davanti al portone d’ingresso, dal quale filtrava una litania lenta e assuefacente. Aveva come l’impressione che una cattedrale non fosse un luogo adibito al divertimento, e a giudicare dagli sguardi fin troppo seri di tutti coloro che lentamente salivano la scalinata antistante dubitava che vi avrebbe mai messo piede di sua spontanea volontà; ma a quel punto non aveva scelta. Oltrepassò i battenti ed accedette incuriosito all’ambiente fiocamente illuminato.
La sala era stracolma: nobili illustri e feccia della peggior specie, mercenari e paladini, ladri e mendicanti si alternavano tra le imponenti colonne, assorti nella venerazione di chissà quale, misterioso, idolo. Il ragazzo fece poco caso alla figura incappucciata sull’altare, i cui gesti e le parole catalizzavano completamente l’attenzione dei presenti. La sua priorità era trovare Dalys e il resto della spedizione... ma come fare nel bel mezzo di tutto quel trambusto? In quella un vociare acceso, stonato rispetto alla monotonia ritmica del canto intonato dai fedeli, lo costrinse a voltarsi: un drappello di individui semicoperto dalla folla confabulava alla sua destra, apparentemente incurante della celebrazione in corso. A quella distanza era difficile ascoltare cosa stessero dicendo, ma una frase riuscì ugualmente a fendere lo spazio e a giungere alle orecchie del ragazzo...
« ... che dite, se lo famo 'no sfilatino cà mortazza? Ho visto un banchetto giusto giusto qua fuori che li fa. »
Yusuke drizzò la schiena come un cane che ha fiutato una preda. Sfilatino? Mortazza? Rammentava di aver provato, in una lontana occasione, quell’occidentale prelibatezza e da allora il suo struggente ricordo aveva tormentato tutte le sue notti; come se non bastasse, le disavventure di quella giornata gli aveva messo un certo appetito. Decise quindi di avvicinarsi e rimandare la ricerca dei suoi compagni a data da destinarsi, ossia a quando sarebbe stato con la pancia sufficientemente piena. Un gruppo di cavalieri si scostò lateralmente, lasciando lo sguardo del ragazzo libero di posarsi sul variegato gruppo che aveva catturato la sua curiosità... e fu proprio in quel momento, mentre già la saliva gli annacquava la bocca, che si rese finalmente conto di chi fossero i misteriosi interlocutori dell’uomo...
« Dalys-hime!!! Hakkun!!! » Strillò il samurai, profondendosi in un profondo sospiro di sollievo. Ridusse di corsa la distanza che lo separava dalla delegazione d’Oriente, spintonando da una parte il tizio dai capelli rossi che gli stava davanti insieme con l’altro intento a sussurrargli qualcosa all’orecchio; si arrestò quindi pressappoco di fronte al suo bizzarro amico metallico con un enorme sorriso stampato sulla faccia. Un sorriso che non poté far altro che ingrandirsi ulteriormente quando le sue iridi dorate si soffermarono su di una terza figura poco distante...
« Motoko-chan!!! Ci sei anche tu! Wow, ci siamo ritrovati proprio tutti, eh? » Commentò ridacchiando. Quindi si ricordò che in effetti aveva interrotto una conversazione in corso. Si voltò verso gli altri presenti e sventolando una mano in segno di scuse rivolse loro un saluto spensierato.
« Salve gente! Il mio nome è Yusuke Takeshi! Piacere di fare la vostra conoscenza! » Esordì, non avendo la più pallida idea di chi avesse di fronte. Non che le sue reazioni sarebbero cambiate più di tanto anche se ne fosse stato consapevole, c’è da dirlo. E poi si chiedeva il perché fosse sempre, costantemente, nei casini...

 
Top
view post Posted on 16/4/2012, 09:09
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:


Lo spettro non si scompose. Per quanto aumentassero le persone, le arroganze e gli sguardi instillati d'invidia e rancore, non certo una simile facezia avrebbe potuto dissuadere colui che di trame fitte ed oscure aveva tessuto tutta la sua vita fino ad ora. Piuttosto, si straniva del luogo e del tempo in cui tutto quello avveniva, laddove mostrar tanto ardimento nella casa di coloro che portavano la maschera avrebbe sicuramente giovato ai loro piani, alle loro macchinazioni - e tanto, Shakan, non gli avrebbe più concesso.

« Ora basta. »

Sentenziò piano, mentre con le mani richiamava a se coloro che l'avevano seguito nel Nord e che, per disgrazia loro o del nome che ormai si trascinavan dietro, determinavano il suo seguito ed al suo stendardo erano affiliati.

« Colei che mi parla è Rekla, la Nera Signora... » parlò piano, sussurrando ai suoi sottoposti di modo che solo loro potessero sentirlo. « I suoi rimpianti verso me e l'antico Regno vi tormenteranno fino alla morte, per il sol fatto di esservi accompagnati alla mia presenza. » Li voleva avvertire, ma - allo stesso modo - preparare. « Per questo tenete pronte le armi, giacché non escludo che la sua indole infantile possa indurla a levar l'arma anche in un luogo come questo... » Eppure, doveva prepararsi a tutto, senza perdere il controllo. « ...allo stesso modo, però, tenete a freno la lingua, d'ora in poi: sarò io a parlare per il Nord. »

Infine si ricondusse presso Dalys, ove non avrebbe mai permesso al discorso intrapreso di rimanere in sospeso. « Mia Regina, ciò che ci siam detti oggi rimarrà negli annali del Regno - ed io non lo dimenticherò » accennò nuovamente un inchino di rispetto, di modo da scandirle ancora il suggello dell'alleanza « Nonostante siam stati interrotti, infatti, ritengo che noi sappiamo benissimo ciò che era necessario sapere... » Sorrise, sornione, di modo che Dalys leggesse in quella smorfia tutta la propria risolutezza « ...ora, però, temo dovrò congedarmi - sta diventando troppo affollato qui. ». Poi si voltò rapidamente verso la giovane donna che l'aveva ammonito poco prima « E tu, erede del casato Aoyama di Kyoto... » qualunque cosa significasse « ...se conosci i doveri del tuo rango, allora non offendere la tua signora ritenendo di dover decidere per lei con chi parlare o da chi difendersi... ». Il tono fu duro ed altezzoso: se quell'infante era davvero nobile, irretirla delle sue stesse etichette avrebbe reso offesa ancor più dura « Lei è abbastanza potente da difendersi da sola, ed abbastanza intelligente da sapere di non dover temere nulla da me - la prossima volta potrei non gradire un tuo affronto simile. ». Detto questo seguì un nuovo inchino verso la ragazza, con un sorriso beffardo.

Lo spettro fece alcuni passi, senza arrestarsi. Il suo ultimo obiettivo sarebbe stato lei e solo lei. Non si fece alcuno scrupolo dello stuolo di mercenari di cui la nera signora si faceva scudo, d'altronde ormai era abituato a doversi far strada per raggiungerla. Spostò un paio di persone ed, infine, giunse a pochi centimetri dai suoi occhi: faccia a faccia.

« Puoi trascinarti dietro tutto l'esercito, Rekla, ma il mio petto dovrai pur sempre scavarlo con le tue mani » l'irretì come ritenne giusto, premendo sul suo orgoglio e sul suo egocentrismo « D'altronde ormai sei cresciuta abbastanza per comprendere che non è questo il luogo e nemmeno il tempo. ». Si fermò un secondo, attendendo che la nera Signora potesse riflettere con la sua sola arguzia per capire quanto inopportuno sarebbe stato darsi battaglia nella cattedrale.
« Sarò in città ancora un pò - quando vorrai, sono a tua disposizione.
Ma se vorrai, dovrai venire da sola...
»

Infine, il punto ove voleva condurla. Da sola.
« Senza araldi, né scudieri o leccapiedi... » I suoi occhi divennero bianchi, mentre le parlava, ed il suo corpo trasparente. « Per una volta, solo io e te »

Shakan usa la sua personale variabile "Io sono il fantasma" a costo nullo, sul finale, per effetto scenico.
 
Top
view post Posted on 16/4/2012, 15:51
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


Raymond non è mai stato un buon ascoltatore. Ricordo quella volta in cui alle critiche sulla sua mancanza d'acume lui rispose con una vergognosa esclamazione di indecisione ("Eh?") poiché sovrappensiero, scatenando l'ilarità dei suoi interlocutori e guadagnandosi il soprannome di "Drago Spento".
Raymond non è mai stato nemmeno un grande oratore, in effetti. Il mondo della dialettica gli è oscuro al punto da sembrargli un tunnel buio senza via d'uscita, e acciambellatovi lì il suo vecchio soprannome non pare più così inadeguato.

Probabilmente è tutta colpa di suo padre. Lui sì che amava i discorsi, gli intrighi e la fine arte dell'oratoria.
Sin da quando lui e Athelstan erano alti poco più dei loro cuccioli di drago, Aedh aveva fatto del glorificare la dialettica il suo principale proposito. Aveva insegnato loro l'importanza di una buona dizione, dello strutturare risposte concrete e persino dei soprannomi: quando parlava del parlare Aedh si infiammava persino di più di quando richiamava agli altri la magnificenza della propria stirpe; il che non è cosa da poco.
Così Raymond e Athelstan sono cresciuti sapendo quanto più c'è da sapere sulla fine arte della retorica. Ed è proprio per questa ragione, che hanno deciso di non esercitarla mai.

Certo, possano estinguersi le fiamme se la lingua del Drago Nero, di fatto, non sia mai stata appagata dall'agrodolce sapore del delectare e del flectere: poche parole bastavano a lui e il fratello - nei più indomabili anni della gioventù - per convincere qualsiasi serva a nascondersi fra le lenzuola dei loro letti nel corso della notte. I tempi cambiano, però; i sapori si formano in modo differente nella bocca degli assaggiatori e quei vini che avevano allietato vent'anni prima ora sanno immancabilmente di tappo.

E' principalmente per questo che, appena i suoi orecchi gli portano le parole dei suoi parigrado e superiori, Raymond schiocca le fauci.
Il sapore del tappo è difficile da soffocare, specie se non vi è modo di ingollare un buon boccone di spezie.

« Lord Shakan. »

Interviene con ben poco exordium appena ne ha la possibilità, accennando un saluto alla signora d'oriente poco distante, chinando il capo e mormorando "Lady Cavendish."

« Il Sovrano mi è testimone: la credevo differente. »
C'è severità nelle sue parole: inadeguata, ma non fuori luogo.
« Non mi sentirà mai criticare la sua mancanza di fede, ma lei sta esagerando: »
« Se trova il tempo per intonare un rosario di minacce ed allusioni tanto prepotenti da coprire le preghiere dei fedeli, allora forse dovrebbe spenderlo per insegnare ai suoi sottoposti che il Re che tanto hanno odiato non è lo stesso Dio che viene adorato in questa cattedrale, ma solamente un suo profeta. »

Non c'è odio nella voce di Raymond, quanto più un gelido disprezzo nella constatazione del vero. Innanzi a lui sta un gruppo di beceri dei quali solamente la metà conosce i precetti della religione del loro paese, ma di cui tutti si permettono di criticarla a gran voce. Persone troppo impegnate a pensare al bene delle proprie intricate ragnatele piuttosto che a quello di un popolo sconfitto, perso e disperato. Genti che ancora si rimbeccano gli avvenimenti di una guerra che ha diviso il mondo, ma dalla quale si è potuto guarire solamente grazie all'azione di uomini che meno hanno pensato alle proprie beghe, e più a chi stava intorno a sé.
Chi non conosce si scaglia a gran voce contro il nuovo, imbracciando nella destra l'ignoranza e nella mancina l'ipocrisia.

« La prego: si trova in una chiesa. Fintanto che sta qui, abbia un po' di rispetto. »
« Sia un esempio. »

 
Top
~ D a l y s
view post Posted on 16/4/2012, 22:26




Un gesto del capo a Shakan, un sorriso allusivo. Perché quelli come loro si capivano al primo sguardo. Quelli abituati a mentire e recitare e nascondersi dietro mantelli, belletti, pizzi. Un fantasma e una donna senza più anima da vendere al diavolo. Senza alcun interesse a farlo. Una donna che si compiaceva di ascoltare quelle velate minacce.
Le sentiva rotolare sotto la lingua, con il profumo agrodolce dell’incenso nei templi dopo ore di cerimonie. Ammirò uno spirito tanto fiero da alludere alla morte in un luogo in cui si celebrava la vita. Sorrise tra sé constatando come il gioco del potere, anche sotto gli occhi di Dio, non cambiasse sostanza ma solamente nome.
Era ancora intenta in quelle constatazioni, quando lo sconosciuto si frappose tra loro. Intuì che fosse uno dei nobili a cui era consentito sedere nel Consiglio dal modo in cui si rivolgeva a Shakan, da pari a pari. Rimase a fissarlo, silenziosa, prendendo mentalmente nota del fatto che lui conoscesse il suo nome. Ma non l’aveva messa al centro della conversazione, non l’aveva interpellata, non si era avvicinato per sedurla o trascinarla con sé.
In lui bruciava il fervore di una fede forte, limpida come ne aveva viste raramente. Non pareva avere doppi fini, brame di potere. Era candido, pur essendo uomo. Spudorata, gli piantò gli occhi addosso, cercando di decifrare il nome e il segreto di colui che teneva più a un Dio che alla realtà materiale. Non era un Corvo eppure i suoi discorsi erano armoniosi e capaci di convincere.
Se lo immaginò in un altro tempo e in un altro luogo, con folle di seguaci al proprio cospetto. Avrebbe potuto essere un uomo grande, e invece pareva solo un granello di sabbia spazzato dal vento sul lido del mare. Un granello impertinente, capace di sfidare le onde.
Non molti avrebbero osato redarguire Shakan in quel modo. Lei stessa se ne sarebbe ben guardata. Non come Rekla, per vendetta, ma animato da reale indignazione. Fu scossa da quei sentimenti sinceri. Ormai lei era totalmente incapace di provarli.
Si sentì fuori posto, sbagliata, di nuovo un sapore acido le salì in gola. Nella sua gola vuota. Nel suo petto senza cuore e senza null’altro a riempirlo e darle un senso.
Con un inchino abbozzato fece un passo indietro.



Ha ragione, signore.
Questa è una chiesa e le mie chiacchere sono decisamente fuori posto in questo luogo.
Lord Shakan, spero potremo parlare nuovamente e presto. E in maniera altrettanto approfondita
”.



Il suo volto era sorridente, calmo, rispettoso. Eppure dentro la smania di fuggire era sempre più pressante. Non un minuto di più, questo le suggerivano sussurri ammonitori. Arretrò e tornò a mescolarsi tra i suoi, facendo loro cenno con il capo. Era ora di andarsene, ritornare all’esterno, nella piazza vociante e ricolma di colori.
Così come erano giunti avrebbero lasciato il campo.
Levò una volta ancora gli occhi alla volta della Cattedrale, cercando di vedere il volto di quel Dio di cui lo sconosciuto aveva parlato con tanta convinzione.
Ma per lei non c’era Dio. Non c’era più niente, nemmeno la morte. Nemmeno l’ultimo riposo.
Chiuse gli occhi, ispirando forte. E per un attimo fu parte del tutto, e per un attimo fu un frammento del nulla. Fu pace.
E fu il momento di andarsene.


 
Top
Verel
view post Posted on 17/4/2012, 15:50




Silenzio.

« Si, è tutto vero. Il Re è sparito, da mesi forse. »
« Il nostro Signore è tornato. Ma... non è più il nostro Re, ora. »
« Il Leviatano è un mostro. Ci divorerà tutti, prima o poi. Nessuno riuscirà mai a fermarlo. »
« Ray è morto. Viva il Re, viva Sennar. »

tutti noi, siamo
« Persi in questa magnifica miseria. »

sacramento2

La carezza tiepida del sole riusciva a rasserenarlo. Poteva essere accecante, ma bastava chiudere gli occhi, e lasciarsi trasportare lontano. Via dalla cattedrale tetra, trovandosi scaldati dall'abbraccio di un proprio caro, senza dover pensare o riflettere, senza dover trovare gli errori del mondo, solo con il desiderio che quel momento non finisca mai. Ma Verel dovette dischiudere le palpebre, e riassaporare la realtà attorno a sé. Aveva un che di amaro, un sapore distinto che suggeriva dispiacere, colpa, vergogna. Spesso quel sapore sovrastava tutti gli altri, rendendoli impercettibili. Ma erano lì, erano sempre lì. Bastava saperli cogliere. E quello era l'obbiettivo di Verel: poter afferrare la realtà che si cela sotto una spessa coltre di nebbia.
Quella nebbia era invitante. Non aveva niente di positivo dentro si sé, ma era in grado di stordire chi si addentrava troppo, facendolo perdere tra i mille spettri della mente, ognuno rappresentante una colpa, dalle più gravi alle più innocue. Ciò che lo intimoriva era che molti decidevano di restare nella nebbia, arrivando ad odiare tutto. Ignorando completamente la verità, si gettavano nel turbine di dolore, facendosi cullare da quel tormento, dimenticandosi che esiste altro al di sotto della coltre.
Di questo, purtroppo, Verel ne aveva avuto la conferma.
Aveva deciso di non seguirli all'interno della foschia. Se ne era stato in disparte, con gli occhi incollati al pavimento, senza proferire parola. Dentro di sé ardeva il desiderio di essere ascoltato, ma veniva prontamente placato. Era venuto in quel luogo di preghiera per trovare qualcosa, forse una nuova consapevolezza, forse ancora un rinnovato desiderio di servire il clan. Non lo sapeva. Verel era un viandante, del resto. Nessun posto poteva dirsi la sua vera casa, se non quel luogo. La cattedrale che a lui pareva così estranea non era altro che il cuore del suo giuramento. La misticità che la permeava non gli lasciava fiato, tuttavia riusciva a sentirsi a suo agio.
Gli mancavano le risposte che cercava.

« Dici la verità. Anche io sono un ignorante, che non sa nulla, e non comprende nulla.
Anche io disprezzavo Ray, giudicandolo. Ed anche adesso giudico ciò si è lasciato alle spalle.
»
Verel si fece improvvisamente avanti, uscendo dal suo involucro di solitudine. Si rivolse all'uomo che aveva ammonito Shakan. Non conosceva nulla dell'etichetta, o dei modi di corte, ma il pensiero di poter recare offesa non lo sfiorò neppure. Poggiò l'unica mano sul pomo di Narada, lasciando che sia l'uomo e Shakan potessero vedere che la portava al fianco. Non era una sfida, o una minaccia. Era solo una innocente dimostrazione di solidarietà, ed era sicuro che lo avrebbero capito. Il ragazzo lasciò che l'influenza della spada, la sicurezza che irradiava, accompagnasse lui nel parlare ed i due guerrieri nell'ascoltarlo.
« Il mio nome è Verel. »
« Servo le genti del Regno da qualche tempo ormai, ed ho visto molto di quello che era il Leviatano. Dei Quattro Regni, però, conosco poco. Tutto è cambiato, qui. Tutto è diverso, ma non nuovo. Ed ogni volta che chiudo gli occhi rivedo il Re, una piccola sagoma scura, sulla cima di questa stessa città, là dove prima c'era il Bianco Maniero. »
« E ne sono terrorizzato. »
La mano strinse forte il pomo della spada. Verel era un ragazzo semplice, ma ciò che stava dicendo lo metteva a nudo. Si sentii vulnerabile allo scherno ed alla commiserazione, e quel poco di onore che aveva cercava di impedirgli di continuare oltre. Tuttavia aveva deciso di rispondere alla verità con la verità. La sua.

« Non ho il diritto di giudicare nessuno. Forse non ho nemmeno il diritto di parlare, qui ed ora. Ma le cose sono cambiate... troppo in fretta. Io, da solo, non ho avuto il tempo di aiutare la rinascita del Toryu, di cercare di correggere ciò che era. Ed ora vedo la gente di Basieldra che si affaccia verso una fede di cui sa poco. Come posso non esserne spaventato? Temo che si possano ripetere gli stessi errori. Voglio solo aiutare la gente. Puoi biasimarmi, per questo? »
Fece una pausa. Sentiva il cuore martellargli il petto, e si ritrovo senza fiato. Non erano state molte le volte in cui aveva parlato a qualcuno di ciò. Soprattutto, non erano state molte le volte in cui lo faceva davanti ad una folla di suoi camerati, e Shakan. La stessa presenza del Signore del Nord lo intimoriva, molto più di quando lo aveva incontrato per la prima volta, quando era solo un Cavaliere. Lo guardò solo un istante, prima di riabbassare lo sguardo.

« Scusatemi, Lord Shakan, per essermi intromesso. »
Quell'ultimo mormorio si spense nell'imbarazzo.

Abilità passive

Un potere candido che emerge dall'oscurità come un velo di protezione, una parola di orgoglio e affetto, anche nel mezzo di una cruenta battaglia o della più cupa delle mattanze. Anche lì, chiunque vorrà sentirsi rinfrancato e avrà bisogno del calore di un verbo amico, non dovrà far altro che avvicinarsi al viaggiatore. Al suo fianco, infatti, le ali di Narada lo avvolgeranno e lo spirito in esso custodito saprà ricompensare qualunque creatura che il portatore riconoscerà come amica, donandole nuovo vigore e svuotandola da ogni paura. Narada, infatti, protegge il cuore dei giusti e nessuno avrà mai terrore di sfidare la sorte se ella sarà alleata al suo fianco. [Passiva, qualunque persona che il portatore riconosca alleata si sentirà confortata e rinfrancata dalla presenza del portatore stesso.]

Azioni: Verel si rivolge a Raymond e Shakan, interrompendoli. Entrambi vengono designati come alleati, quindi subiscono la passiva qui indicata. Janz può decidere se percepirla o meno, visto che ha una difesa passiva.
 
Top
Clan Toryu
view post Posted on 18/4/2012, 10:06




ZENO

« La trama è grande. »
sibilò, quasi non fosse che un muto spettatore degli avvenimenti. Lì assiso sul pulpito gli arrivavano le voci, le allusioni e le cose non dette di ciascuno; e il suo sguardo di beava della complessità dell'opera del Sovrano.
Quanto era grande il suo Dio, se poteva comprendere e dirigere tutto questo con la stessa naturalezza con la quale i mortali respirano.

La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede spettava ciascuno un cuore ed un'anima sol, e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma tutti lo intendevano coi cenni e le minacce. Un glorioso spettacolo di battaglie pronte a combattersi, che stava solamente a lui concretizzare, con l'ultimo annuncio che doveva compiere.
Il sermone l'aveva concluso ormai da un pezzo, ma attese comunque che gli animi si quietassero un minimo prima di riprendere a parlare.

« Servi del Sovrano. »
richiamò la loro attenzione alzando le braccia, intimandogli in un muto ammonimento a riprendere posto sulle panche che gli spettavano.
« Io e i miei confratelli siamo felici di vedervi partecipare così numerosi alla funzione:
il nostro Re è stato 'sì magnanimo a concederci uno spazio così grande, che sarebbe uno spreco e un insulto nei confronti del nostro Dio se non lo riempissimo e non fossimo grati al manifesto della nostra nuova gloria.
»

Fece una pausa perché tutti potessero elaborare quest'ultime parole. Un ringraziamento, ma anche un'intimazione: mettete da parte i vostri screzi e ascoltate il pontefice, giacché è intento a magnificare il simbolo di un Toryu unito, dopo mesi di peregrinazioni; potrete tornare ai vostri sgarbi solamente mossi i primi passi all'esterno della chiesa. Non per rispetto della fede - come alcuni avevano accennato - ma per rispetto del regno che tutti, nessuno escluso, hanno giurato di difendere.

« Quest'oggi io vi chiedo di non guardare alle offese dei singoli uomini, bensì alle imprese che la chiesa unita è riuscita a compiere, nel nome del Sovrano.
Siete qui ad incensare la vita di noi tutti dopo la morte a cui ciascuno si è trovato incontro.
»

Quietati gli animi, era tempo per l'annuncio.
« Siamo stati in grado di riunire tutti coloro che si sono dimostrati in grado di muovere un martello, e oggi il nostro regno è prospero persino più che in passato; il merito di questo va parimenti a noi e alla grandezza del Sovrano.
Sua maestà Sennar Sighvat, primo del suo nome, ci ha fatto dono di questo tempio: così oggi noi lo ricompensiamo, dimostrando di non essere da meno al regno che ci ha preceduto e invero superiori all'impero di Rainier.
»

Fece una pausa, sentendosi ridondante, prima di riprendere.
« Dal profeta Rainier e dalla sua opera noi abbiamo preso solamente il meglio. A dimostrazione di ciò, io e i miei confratelli intendiamo fare un dono al popolo del Sovrano, che così buono si è dimostrato con noi. »
« Una grande giostra. Un torneo. L'emblema di ciò che è stato il regno in passato rinascerà più fulgido con noi. »

« E' grande per me l'onore di essere qui, nominato dai miei pari, per annunciarvi la resurrezione della più grande festività storicamente conosciuta dal mondo umano. »

« Il Leviathan »

 
Top
37 replies since 8/4/2012, 07:17   1773 views
  Share