| J!mmy |
| | «Io sono Siraes. Vorrei entrare nel clan.» Nell’udire quelle parole, Medoro non resistette e si alzò in piedi, abbandonando la panca che scricchiolando lo congedò. Si concesse qualche attimo di severa inquisizione, studiando la figura che aveva dinanzi come se ne stesse saggiando il potenziale, per decidere infine le sorti di quel colloquio. Ma il cavaliere sapeva, meglio di chiunque altro, quanto fosse inverosimile che un tale arbitrio risiedesse in un umile guardiano quale lui era. Il cavaliere sapeva essere suo inviolabile dovere assicurarsi che il Toryu avesse i braccianti che meritava, soldati validi e leali.
«Magari fosse così semplice» disse, iniziando a camminare in direzione del pulpito centrale. Si fermò, dunque, rivolgendosi nuovamente all’ospite «Sono tempi duri, questi, persino per un Regno dominante come il nostro. I crimini abbondano e le teste armate scarseggiano.» Procedette di soli pochi piedi oltre l’altare, lasciando intendere la volontà d’essere seguito. Incavata nella roccia, proprio all’estremità più remota della navata est del santuario, v’era una robusta porta di ferro decorato di stemmi e simboli mistici. Dato lo spessore dell’uscio, era fin troppo chiaro che esso contenesse antichità o manufatti assai preziosi. «Per esempio: vedi quella porta, straniero?» incalzò rivolgendovisi con indice alzato «E’ il divino reliquiario del Sovrano, un luogo ancora più sacro della Cattedrale in cui ti trovi. Tuttavia, giusto ieri notte è stato trafugato un importantissimo cimelio, il frammento della maschera appartenente al Sovrano in persona.» Ruotò il collo e lo guardò ancora: stavolta era tutto intenzionato ad assicurarsi che l’interlocutore capisse ogni singola parola di quell’interminabile monologo. «Voci di corridoio bisbigliano di un certo Yorel, un mezz'elfo assistente del fornaio all’altro capo della chiesa; un bastardo che ha fatto del furto la sua unica fede.» Lo sguardo vitreo e gelido del guardiano sviò repentino un’ultima volta in direzione del reliquiario, quindi tornò indietro trafiggendo l’espressione corrotta dal dubbio del ragazzo antistante. «Mio rammarico non ho guardie che possano occuparsene» Si sedette, dedicandogli ancora un’ennesima volta le proprie spalle, e aggiunse «E’ probabile che tu sia fortunato, quest’oggi. Chiunque riporti a casa quel manufatto sarà senz’altro ben accetto tra le fila del Toryu...» Infine, tacque.
CITAZIONE Bene, giungiamo all'arrivo in sé. Come si può intuire dalle parole di Medoro, in città stanno avendo luogo svariati crimini, uno dei quali pare essere proprio la sparizione di un'importante reliquia dal santuario del Sovrano. Trattasi semplicemente di un coccio di ceramica appartenente alla maschera indossata da Ray quando ancora era Re. Girano voci che il responsabile sia un certo Yorel, un recidivo del furto, che puoi trovare direttamente al banco del fornaio proprio dietro la Cattedrale (sei libero di descriverlo fisicamente e storicamente come desideri). Ti anticipo che il ragazzo sarà però tutt'altro che propenso a darti il bottino di sua spontanea volontà, il che si tradurrà in uno scontro autoconclusivo col suddetto. Tuo compito è recuperare l'artefatto e riportarlo a Medoro (in alternativa puoi sempre rifiutarti e affrontare direttamente il guardiano, conscio della sua superiorità). Per le regole ti invito a leggere questo topic (paragrafo "Combattimenti contro i mostri"), mentre riporto di seguito la descrizione dell'avversario:
CITAZIONE energia Bianca; pericolosità F
I ladri: Comuni quanto gli scarafaggi che abitano ogni area di Asgradel, questi criminali sono assimilabili agli insetti anche per la maniera in cui infestano le città di tutto il continente -e non solo. Il loro numero, già enorme, è in rapida crescita e coi tempi che corrono non accenna a fermare la sua ascesa: sono sempre di più coloro costretti a rubare per vivere, che vanno ad aggiungersi ai molti -moltissimi- cleptomani e ladruncoli sparsi per il mondo. Ciascuno ha la sua tecnica, la sua razza, il suo stile e le proprie personalissime motivazioni; tuttavia, è bene specificare che avere a che fare con questo genere di feccia può rappresentare un pericolo non soltanto per la borsa delle monete. Coloro che possono essere inseriti in questa categoria di nemici pubblici sono per lo più individui addestrati nell'arte della furtività, nel combattimento corpo a corpo rapido e nell'aggressione alle spalle degli avversari. Utilizzano armi da taglio corte e da lancio, oltre a piccole balestre e lame nascoste tra i vestiti. Infidi e pericolosi, quando entrano a far parte della grande "famiglia" dei carcerati della Fat Whore sono alloggiati nel Settore 5, che è situato nella zona più bassa della nave, poco sopra il Settore 6. Rientra nelle aree predisposte al distacco in caso di rivolta, nonché tra le più ampie e "popolate" dell'intera Purgatory. Per loro il prezzo di mantenimento all'interno della struttura richiesto è molto basso, perciò non è raro che vengano utilizzati come vittime sacrificali per i capricci dei membri del Clan. Tieni bene in conto grado energetico e pericolosità del mostro. In bocca al lupo.^^ μ . ε . δ . ο . r . ø “Le donne, i cavalieri, l’arme, gli amori le cortesie, l’audaci imprese io canto..” {rεс - 250} • {αεν - 150} • {ρεгƒ - 200} • {ρεгμ - 250} • {сαεμ - 350} Medoro ~ Nome LB ~ Allineamento E (595) ~ Pericolosità | Umano ~ Razza Cavaliere ~ Classe Verde ~ Energia |
Medoro avea la guancia colorita e bianca e grata ne la età novella; e fra la gente a quella impresa uscita non era faccia più gioconda e bella; occhi avea neri, e chioma crespa d'oro: angel parea di quel del sommo coro. Descrizione Generale ~
Da che si abbia memoria di lui, non era che un fanciulletto con le guance rosse e lisce quando Medoro decise che il suo futuro sarebbe stato quello di diventare un Cavaliere. All'inizio, in realtà, neppure lui sapeva bene di cosa si trattasse, ma comprendeva l'importanza di quel ruolo. In fondo, in ogni leggenda che si rispetti vi è un cavaliere che per le sue audaci imprese viene glorificato. Prima con bastoni di legno, che univano il sogno al gioco, passava il tempo tirando di una scherma inventata, senza nessun controllo o regola. Menava all'aria fendenti su fendenti, non di rado spaccando la testa - non letteralmente, sia chiaro - ai compaesani del piccolo Borgo non ancora sotto il dominio del Re. Poi arrivarono le daghe, gli spadini e i fioretti e l'abilità cresceva, insieme alla consapevolezza di ciò che una lama, anche fine, poteva fare; del significato sottile del maneggiare un'arma, di ciò che poteva anche solo voler dire schierarsi armati in difesa di qualcuno, in difesa di qualcosa.
Medoro quivi in tutti i suoi parlari non può far che 'l signor suo non rammenti, e che non pianga che resti senza onor ne la campagna. Disse: - io non ti posso dir quanto m'incresca del mio signor, che sia rimasto al piano, per lupi e corbi, ohimè! troppo degna esca. Pensando come sempre mi fu umano, mi par che quando ancor questa anima esca in onor di sua fama, io non compensi né sciolga verso lui gli obblighi immensi. - Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era il bimbo più bello che avessero mai avuto la fortuna di vedere. E più cresceva, più quella bellezza diventata addirittura sfacciata. "Bello quanto un angelo del cielo", dicevano. Aveva capelli biondi come il grano d'estate, ciocche mosse come le onde del mare sotto la brezza; gli occhi, profondi ed imperscrutabili, sembravano lo sfondo perfetto per una notte stellata. Di costituzione magra, aveva scolpito come un giovane ed appassionato scultore il proprio corpo con la scherma, che diventava anno dopo anno la sua filosofia di vita. Meditare sulla figura del Cavaliere impegnava le sue notti, rendeva vivi i suoi sogni. Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era il bimbo più vivace che avessero mai avuto la gioia di vedere. Non stava un attimo fermo, sembrava volesse godere di ogni singolo momento della vita. Amava il sole, i prati, correre. Era un bambino buono come il pane e sempre gentile, aveva il seme della cortesia piantato nel fondo del cuore. Crescendo, però, quella vivacità, quella felicità vennero indirizzate al conseguimento del sogno di sempre. Sguinzagliava l'animo di adolescente solo quand'era lontano dagli impegni, lontano dalla spada. Vicino ad essa, cambiava completamente, divenendo il soldato scelto più disciplinato che il Borgo avesse mai potuto vedere. E Medoro comprese, infine, cosa mai volesse dire seguire la via di un Cavaliere. E' come il Paladino, che innalza il nome del suo Dio e ne sfrutta gli immensi poteri, come un Cavaliere è nome del suo Signore e lo serve fino alla morte. Lo lega a lui un obbligo morale che pochi capirebbero e anche uccidere diventa un dovere, se a ordinarlo è il Signore. Medoro capì che la spada non è che uno simbolo e un tramite verso la gloria, e che la gloria non è che la ricompensa ultima e che si combatte per ottenerla. Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era un bambino bello come il sole e dolce come il miele. Ma le donne sanno che Medoro ora presiede i cancelli del Bianco Maniero, e prende la luce del Signore per servirlo e proteggerlo. E ne sono orgogliose.
Equipaggiamento ~
{†} Angelica Il simbolo della sua appartenenza alla casta dei Cavalieri, ciò che lo contraddistingue: la sua spada. Così come non c'è Paladino senza luce, non c'è Cavaliere senza spada e questa è una grande verità. Impugnatura confortevole in puro cuoio nero lavorato a mano dai fabbri delle terre dell'ovest, guardia crociata in lega di ferro celeste, lama decorata con motivi gotici, uno splendore in lega d'acciaio e titanio come solo i nani ferrai di Garmurath sanno fare. Una vera opera d'arte sotto forma di spada: così come per un panserbjørne l'armatura ha la stessa importanza dell'anima, così per Medoro è la spada il suo bene più prezioso. E il fatto che l'abbia messa a disposizione di Ray fa intendere quanta fedeltà ponga nei cancelli del Bianco Maniero. L'arma, ricevuta in dono come completamento degli studi, ha un nome: Angelica. No, non è una simpatica ironia, non si scherza su una cosa così importante. Questo nome ha segnato nel profondo l'animo del ragazzo. Perché pare che il nome derivi da quello di una bella principessa giunta in visita molto tempo addietro nelle terre del Clan. Forse pochi ricorderanno la breve visita della principessa del Catai, ma tra questi senza dubbio v'è Medoro, perdutamente innamoratasi di lei. Una storia fugace, ma importante. Un ricordo che rende l'arma infinitamente più preziosa. Il cuore di un giovane nelle trame metalliche di una divoratrice di sangue.
Le sei vie del Cavalierato ~
M ORALE Aspetto fondamentale nella vita di un cavaliere è dettato dalla Morale, l'Etica, i principi che lo muovono e lo inducono a comportarsi come si comporta. Un Cavaliere è allo stesso tempo un servo nobile, un esecutore con libero arbitrio. Scontrarsi con un Cavaliere significa scontrarsi col suo signore. La Morale del Cavaliere gli impone di seguire i precisi ordini che il Signore ha disposto. Nel caso specifico, il Re ha ordinato a Medoro, suo fedele condottiero, di prestare servizio come guardiano dei cancelli del clan e di testare le abilità di ogni singolo aspirante al titolo di "membro del clan". Per questo il paladino del Re ha messo a disposizione del Toryu una tecnica segreta di antica derivazione: la Pioggia di Spade. Innalzando al cielo la lama Angelica ed infondendo in essa un quantitativo Alto di energia, Medoro può far sì che la lega di acciaio e titanio possa disperdere l'energia spirituale in tutta l'area e così facendo scatenare una tecnica evocativa. Cento e più lame appariranno nel cielo e caleranno sul terreno come gocce di pioggia. E' una tecnica potenzialmente devastante, che Medoro usa raramente al di fuori del giardino del Clan; allo stesso tempo la Pioggia è un potere utile per vedere come i "nuovi" si destreggiano in situazioni di estremo pericolo. Eppure vi è una seconda tecnica segreta che Medoro utilizza quando le proprie energie non possono sostenere un attacco che adopera un gran quantitativo di mana; con un consumo pari a Medio, infatti, e puntando la lama di Angelica di fronte al nemico e non più verso l'alto, il cavaliere potrà evocare una ventina di soldati spirituali, emanazioni di elemento luminoso, che si scaglieranno sull'avversario seguendo traiettorie del tutto disordinate. Gli uomini evocati saranno silenziosi, rapidi e imprevedibili cosi com'erano in vita quando prendevano ordini da Medoro, lo sono ora che raffigurano nient'altro che un antico legame di fratellanza tra loro e il comandante stesso.
E SPERIENZA Anche le reclute appena entrate in una gerarchia di tipo militare sanno che è l'Esperienza la chiave per poter essere qualcuno. Di fatto sono i guerrieri di vecchia data a diventare generali, e sono sempre loro ad avere più chance di vittoria in battaglia. Questo perché, com'è ovvio, la loro anzianità ha mostrato loro cose che molti si sognerebbero. Questo succede nei comuni eserciti; ma ora si parla di Cavalierato, e un Cavaliere si trova di fronte a grandiosi pericoli anche in giovane età. Per questo motivo Medoro può vantare un'esperienza pari a quella di un comandante d'esercito. Certo, forse nei giardini del Clan, contro novellini, tutta quest'esperienza non servirà a granché ma chi può dirlo? L'addestramento intensivo ha sviluppato nettamente le sue capacità nell'arte della guerra e della spada, arrivando in età adolescenziale alle conoscenze di un maestro di scherma vent'anni più grande. Solo i più grandi conoscono ciò che anche lui conosce, e questo è fondamentale. Le stesse conoscenze hanno affinato i suoi "sensi bellici", fornendogli quasi una sorta di sesto senso in battaglia. Di fatto i normali parametri contano poco, i riflessi di Medoro saranno sempre fini e acuti, in offesa, e non si troverà mai sfavorito. L'Esperienza è uno dei vantaggi più grandi.
D ISCIPLINA In ogni ambito della vita la Disciplina è essenziale, che si tratti di studi o di attività sportiva, specie agonistica. Se poi si pensa alla scherma, alla guerra e ancor di più alla via del Cavaliere, ci si rende conto che la Disciplina sia più che un semplice pre-requisito: è una necessità. Nessuna insubordinazione, nessuna possibilità di caos; e anche a spada sguainata, mente lucida e braccio fermo. Questo significa avere Disciplina: non lasciare che nulla possa interferire con gli ordini ricevuti e con ciò che si deve fare per rispettarli. La Disciplina fa si che anche i parametri fisici si potenzino; rigidi allenamenti sono solo la base per qualcosa di più. Tra tutti, è il controllo delle armi e la mira ciò che risente maggiormente: con un ferreo autocontrollo si possono fare miracoli. Ma non di miracoli si tratta. E' solo sangue freddo, turgida concentrazione e fermezza assoluta. Questo è il vero potere di un Cavaliere: che egli sia, di fatto, una persona buona o cattiva, simpatica o antipatica, quando sfodera la spada e mette piede sul campo di battaglia, innalza un muro pressochè impenetrabile. Non è solo una professione ma una vocazione, e come tale non vi sono eccezioni.
O FFESA Le qualità interiori e psicologiche sono di vitale importanza per un Cavaliere, niente dev'essere in grado di intaccare lo spirito, votato al Signore. Ma è innegabile che, se si impugna una spada, sia necessario anche saperla usare. Ecco dunque che tutte le lezioni di teoria e che tutto ciò che si è appreso in anni e anni di addestramento tornano all'auge. Si deve mettere in pratica ciò che si è imparato sui libri, per proteggere il proprio Re, per portare a termine i compiti bellici assegnati. Le conoscenze di spada di Medoro sono formidabili, tant'è che ogni suo colpo di scherma è tanto potente da fendere un qualsiasi materiale esistente, per quanto apparantemente inscalfibile. Se poi si computa che il Cavaliere stesso abbia a sua disposizione tecniche micidiali, se ne comprende il reale potere. E' maestro, infatti, nel caricare fino a due fendenti simultanei di potenza superiore al normale e difficilmente parabili se non con opportune difese, usando un quantitativo Medio di energia. Se poi ha bisogno di ulteriore potere, sa sguinzagliare forze prima sopite, scaricando sulla lama un Alto quantitativo di volontà, cosicchè il successivo colpo di spada ne risulti proporzionalmente potenziato, nonché addirittura capace di sbaragliare le difese più comuni. Ecco come la spada di un Cavaliere può diventare più forte di molte altre normali lame. Tutti questi poteri basano la loro potenza sulla CaeM dell'utilizzatore, e non sulla sua PeRm.
R ESISTENZA Certo, l'attacco è importante e la conoscenza delle spada e dei molti modi per portare a segno un colpo per assestato è fondamentale. Ma sono necessari anche altri fattori, che potrebbero sembrare "di contorno" ma che non vanno sottovalutati. Questi fattori sono dati dai doni che la natura ha fatto a ciascun individuo. Per seguire la via del Cavalierato non basta la buona volontà o un animo puro e diligente, come si potrebbe pensare, ma si deve superare una rigida selezione, fisica e psicologica. Gli umani, per natura, sono tra le razze più avvantaggiate di tutta Asgradel nella strada per diventare Cavalieri. Infatti nascono con uno speciale dono che nessuna razza possiede innato: l'instancabilità. La razza umana ha vissuto per secoli e secoli lavorando la terra con le proprie mani, sopravvivendo a stento. Faticando giorno dopo giorno, hanno sviluppato una vastissima soglia della fatica che permette loro di non cedere anche quando l'energia spirituale sta scemando. Ecco perché, al contrario di molte razze, gli umani non cadono quando oramai non rimane che un barlume di spirito nei loro corpi. Ecco perché Medoro ha potuto proseguire per la sua strada.
O BBLIGO Ultima ma non per importanza è la via dell'Obbligo, che per un Cavaliere segna la strada di tutta una vita. Il Cavaliere, per sua stessa natura, è obbligato e non rispettare quelli che sono gli obblighi significa andare contro lo stesso spirito del Cavalierato. Un Cavaliere che non rispetta gli obblighi è un Cavaliere che non vale nulla, uno che presto o tardi farà una brutta fine. In primis vi è l'obbligo verso il Signore, che rappresenta il Dio per i Paladini. Il Re è la somma autorità, l'unica voce cui si può e si deve dare ascolto. Insubordinazione significa Morte. Vi è poi l'obbligo verso i cittadini del mondo. Ogni Cavaliere ha l'intrinseco dovere a proteggere l'umanità, che il Signore lo voglia o no. Per questo ogni membro del Cavalierato ha le facoltà per curare i deboli e i feriti, congiungendo le mani per poi posarne una su una ferita leggera o su un foro di freccia o pistola, infondendo nelle carni un quantitativo Medio di energia. Proteggere i deboli è l'aspirazione di ogni Cavaliere, ed è nella sua natura farlo. Ad ultimo, nonostante possa apparire oltremodo scontato, ogni Cavaliere ha l'obbligo e il dovere di proteggere se stesso, sebbene non sia una priorità: salvarsi è possibile se non va contro gli ordini del Signore. La difesa è comunque sacrosanta e, a tal proposito, ai Cavalieri s'insegna l'evocazione di un piccolo scudo a potere difensivo Medio/Alto, del diametro di soli 50 cm, che apparirà a protezione di una parte del braccio. Le piccole dimensioni sono il punto debole di questa difesa, evocabile con un consumo Medio. In alternativa, qualora ciò non bastasse, il Cavaliere potrà poi meramente applicarsi per il sol fine di far scivolare l'offesa nemica sulla propria lama, a patto d'un dispendio Basso di mana. Tuttavia, come detto, la vita di un Cavaliere non è una priorità, ma la fermezza psichica è sinonimo di obbligo; mai infatti cadere in tentazioni e pensieri malsani; mai essere soggetti a distorsioni della realtà in cui il Cavaliere stesso vive; mai cedere con la mente; mai perdere il senno di fronte a chi può soggiogare la ragione e l’intelletto. Medoro, dunque, con un consumo pari a Medio è capace di liberarsi da attacchi psichici di pari o inferiore entità. Questo potere gli permette di essere sempre lucido e di combattere le avversità con perfetta risolutezza interiore. I Cavalieri sono quindi obbligati a non indietreggiare mai, né con il corpo né con la mente, affinché il proprio ego possa essere sempre intatto innanzi a chi ha il piacere di sfidare il Comandante Guardiano del maniero.CITAZIONE Lεξεηδα
M ORALE Pioggia di Spade (1/5) + Pergamena "Apostoli"
E SPERIENZA Cristallo della Conoscenza (level-up Dominio) + Attacchi sempre letali indipendentemente dalle caratteristiche fisiche (Dominio III passiva)
D ISCIPLINA Sangue freddo sempre (2/5) + Indifferenza alle disparità di caratteristiche nel combattimento fisico (Dominio I passiva) + Concentrazione altissima sempre (3/5)
O FFESA Capacità di fendere qualsiasi materiale (Dominio II passiva) + Doppia offesa contemporanea, consumo medio (Dominio II, attiva) + Attacco basato sulla CaeM. Consumo alto. (Dominio III, attiva)
R ESISTENZA Razziale Umana
O BBLIGO Pergamene "Guarigione" + "Buckler" + Difesa livello basso (Dominio I, attiva) + Difesa psionica di livello Medio (4/5)Medoro | Umano | Cavaliere | Bonus | Warrior Style | En. Verde | Abilità | Totale | ReC - | 175 | - | +25 | - | +50 | - | 250 | AeV - | 125 | -25 | - | - | +50 | - | 150 | PeRf - | 100 | +25 | +25 | - | +50 | - | 200 | PeRm - | 150 | +25 | +50 | -25 | +50 | - | 250 | CaeM - | 150 | - | - | +150 | +50 | - | 350 |
| | |
| |
|