| EyesOfDevil |
| | Era una mattinata calma a Basiledra quando un cavaliere chiamò il suo nome fra la folla, facendolo voltare. Con fare sicuro si avvicinò ad Evan, inchinando leggermente il capo in segno di saluto. Con cortesia, scostandosi dalla calca di persone, replicò automaticamente a quel gesto con un cenno, invitandolo a parlare in un posto meno affollato. La lucente armatura completa ammantava l'intera figura dell'individuo, rendendo impossibile scorgerne persino i tratti del viso. Secondo l'esperienza maturata dalla strega, una tale sfarzosa appariscenza era degna delle ricche casate esistenti nel regno del Toryu. E lui non era mai esattamente entusiasta di lavorare per l'ennesimo nobile viziato, capace di risolvere i propri problemi solo con il denaro - ne aveva abbastanza di quelle persone. Tuttavia, il motivo per il quale il soldato l'aveva richiamato era un altro: Il Leviathan.
Era stato invitato a partecipare all'evento che era sulla bocca di tutto il regno umano, il torneo indetto dai corvi in persona per nominare il nuovo campione del Sovrano. Evan era presente quando, nella grande capitale situata proprio a Basiledra, la notizia fù annunciata al regno da Zeno, uno dei principale esponenti di quella contorta fede. Le premesse erano grandiose, le partecipazioni sarebbero state migliaia e il vincitore sarebbe stato ricoperto da potere e gloria per il resto della sua vita. I più grandi guerrieri dell'intero paese si sarebbe scontrati nel nome del Re che non perde mai; del Sovrana loro dio assoluto. Tutte cose che ad Evan non interessavano. Eppure, stette in silenzio ad ascoltare il discorso della guardia, osservando l'armatura scintillare ad ogni sua parola, ad ogni suo movimento, come se volesse aiutare il suo portatore a sottolineare l'importanza di quell'evento. Stette in silenzio ad ascoltare le promesse di fama e del premio riservato al vincitore, attendendo il momento giusto per intervenire. Quando ebbe finito, si prese un momento per riflettere. «Accetto.» Onorificenze e gloria non lo allettavano, così come non gli importava delle vane promesse fatte da un mero messaggero dei corvi. Ma la strega non era mai stato un uomo noto per la sua costanza.
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Partì il giorno dopo il suo consenso a partecipare, utilizzando come mezzo di trasporto il cavallo, un purosangue dal manto marroncino chiaro, donatogli dal messaggero, che lo accompagnò per l'intero viaggio. Il destriero era agile e veloce, abbastanza forte da sopportare senza troppa fatica il peso della strega e dei suoi effetti personali. Come gli era stato caldamente raccomandato, aveva portato con se pesanti pellicce e indumenti adatti per lo più al rigido clima invernale nordico. Durante il tragitto Evan tentò di fare conversazione con il suo compagno di viaggio, che rispose esaustivamente ad ogni sua domanda. Per ora non voleva pensare a chi avrebbe ritrovato di fronte nel luogo dedicato al combattimento, godendosi il panorama che progressivamente cambiava ogni giorno. Via via che avanzavano verso il nord, infatti, il clima divenne sempre più freddo e il vento più pungente. La strega fu grato al messaggero per avergli dato quell'indispensabile informazione, permettendogli di prepararsi a dovere.
Poco prima di giungere a Briggs il panorama divenne una vera e propria landa desolata, povera di una qualsiasi costruzione ma ricca di voragini e rocce. Quella sorta di deserto roccioso sembrava estendersi per chilometri tutt'attorno alla città, interrotto solo da una catena montuosa. Tutti questi elementi rendevano il panorama, altrimenti pianeggiante, irregolare in alcuni tratti. In quel luogo la traccia indelebile lasciata dalla guerra era evidente, palpabile persino. Evan fu deluso da un tale spettacolo, ma cercò comunque di non darlo troppo a vedere al suo compagno di viaggio, esortandolo ad aumentare il passo di marcia. Alle porte della città un gruppo di individui li fermarono, andando loro incontro sotto la torreggiante presenza delle immense mura di protezione. Con la coda dell'occhio notò la guardia assumere una posizione più eretta sulla sella, mentre uno degli araldi annunciava l'arrivo della signora di quella città: Anastasia Van Halen. Gli accompagnatori fecero passare la donna, scostandosi dalla sua traiettoria, e lei lo accolse come ospite per il torneo. «Mia signora.» Abbassò il capo in segno di saluto e di rispetto, aspettando qualche secondo prima di risollevarlo. Non ritenne necessario aggiungere altro alla sua frase; certe carinerie potevano essere ben viste da un semplice popolano come lui, oppure potevano essere completamente fraintese - e l'ultima cosa che voleva era inimicarsi già da subito gli uomini più influenti di Briggs. Uno dei suoi accompagnatori lo informò che gli sarebbe stata concessa un alloggio per la notte, dandogli le necessarie indicazioni su come raggiungerlo, dove avrebbe potuto riposarsi in vista dell'incontro del giorno dopo. Con un altro cenno del capo, ringraziò l'uomo per quell'indicazione, attendendo il permesso di poter andare da Anastasia.
Era ormai notte fonda, ed Evan faticava ancora a prendere sonno. Per far passare le interminabili ore che mancavano all'alba, mandò la mente a ricercare le immagini della sua breve visita a Briggs - tentando nel contempo di trovare anche il sonno. A dispetto del paesaggio che la circondava, la città era ricca e fiorente; una specie di piccola oasi situata nel bel mezzo di un arido deserto. Prima di ritirarsi nei suoi alloggi presso i quartieri nobili, la parte più ricca del paese, girò per un po' di tempo per la città, rifocillandosi in una taverna per il duro viaggio intrapreso. Quando si ritenne soddisfatto, più o meno al tramonto, si diresse verso il luogo che gli avevano assegnato per la notte. Tuttavia, il sonno non arrivò. Passò ore a rigirarsi fra le pesanti coperte, senza tuttavia riuscire a chiudere occhio, ancora sveglio nonostante la stanchezza accumulata. Svogliatamente, i movimenti lenti e fiacchi, scivolò fuori dal giaciglio, rimanendo fermo per un secondo in piedi davanti ad esso. Si passò una mano sul volto, chiudendo gli occhi, cercando in un ultimo, disperato tentativo di trovare quella spinta che gli serviva per cadere addormentato - spinta che nemmeno accennò ad arrivare. Senza poter fare niente per impedirlo, la testa gli si riempì di pensieri riguardanti il Leviathan, circondandolo in una morsa di dubbi e timori che aveva tentato di scacciare, senza però riuscirci. In realtà, era dal giorno in cui aveva accettato di partecipare al torneo che quelle domane gli ronzavano in mente, ma lui ogni volta le ricacciava indietro, semplicemente ignorando la loro esistenza. Ora che il momento del suo incontro incombeva, però, esse riaffiorarono urlando ancora più forte delle volte precedenti, assillandolo con la loro sete di risposte. Non era affatto sicuro di ciò che stava per fare; era tentato sempre più di lasciar perdere, di fuggire e mollare lì il Leviathan. Sarebbe stato facile abbandonare la città di notte, protetto dalla pesante cappa del buio, e allontanarsi da essa una volta per tutte. Eppure, qualcosa gli impediva di scappare - di ritornare ad essere nuovamente un codardo. Masticò quella parola per un lungo momento, rigirandola con la lingua, assaporandone il sapore acre di bile e rame. A fatica la ingurgitò, scacciandone via il gusto amaro. Durante la festa indetta dal Re che non perde mai lui fuggì. Quando il Toryu fù distrutto dal suo stesso signore lui fuggì. Era a Briggs per combattere, ma senza desiderarlo davvero. Era tentato di scappare, ma non osava provarci. Partecipare al Leviathan senza una vera motivazione: non gli sembrò male come compromesso. Chiuse gli occhi e si addormentò.
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La mattina del giorno dopo tre secchi tonfi ruppero il silenzio, annunciando le due guardie dietro alla porta della stanza. La strega era sveglio già da un po' di tempo, quando udì i rintocchi sul legno. Lentamente, quasi svogliatamente, si rivestì con gli abiti pesanti che aveva riservato per quel giorno. Sopra a tutto il resto mise una cappa nera, calandosi sul capo il cappuccio. Prima di andare ad accogliere le guardie, si mise in spalla la scopa di saggina, grazie alla fune che aveva legato alle estremità dell'oggetto, e si infilò la bacchetta in una tasca degli abiti all'altezza della vita. Quando aprì la porta i due uomini erano fermi, immobili in una posizione marziale, la schiena perfettamente eretta. L'armatura che portavano era in tutto e per tutto uguale a quella del messaggero che l'aveva scortato fin lì. «Andiamo.» I due soldati lo accompagnarono per tutto il tragitto, lasciandolo all'entrata dell'arena che sarebbe stata il suo campo di battaglia. Da solo percorse il grande corridoio, camminando a passo veloce sui rozzi gradini in discesa. Prima di entrare, si prese un momento per tirare un lungo sospiro, scaricando la tensione accumulata sulle spalle. Finalmente, superando l'essere etereo a veglia dell'entrata, fece il suo ingresso nell'arena. Alzando il capo vide un mare di teste osservarlo, gridando ed esultando per la sua entrata. Fra i popolani spiccavano le figure dei nobili del nord e dell'ovest, prima su tutti Anastasia Van Halen. Ma non erano loro le figure che furono il fulcro dell'attenzione di Evan; in mezzo alle loro nobili teste vi era qualcun'altro: i corvi. In silenzio, i sacerdoti del Sovrano scrutavano la scena dietro le loro bianche maschere, al riparo dal freddo avvolti nei loro caldi mantelli. Sotto tutti quegli sguardi sembrò quasi che l'aria si appesantisse, in un tentativo di schiacciare il suo corpo contro il terreno. Ad ogni suo passo, poteva percepire chiaramente l'attenzione di migliaia d'occhi su di se, pronti a seguire ogni suo movimento, ogni sua singola azione. La strega si aspettava la loro presenza all'evento, immaginando il motivo per il quale dovevano mostrare la loro presenza durante lo scontro. Loro erano gli occhi del nuovo Toryu, la mente dietro il volto del nuovo Re, la mano che guidava la nuova giustizia del regno. Erano lì per osservarli. E per valutarli.
«Solo una richiesta ~» La voce sicura dell'uomo irruppe nell'aere, interrompendo violentemente il silenzio che si era creato nell'arena, mentre questi faceva il suo ingresso. «Non chiedetemi di risparmiargli la vita» Lentamente, la figura in nero alzo lo sguardo, le spalle appoggiate contro la parete dell'arena, osservando l'individuo che era appena giunto. Attentamente ne scrutò il volto, per poi passare inevitabilmente alle due armi che si portava appresso. Chiuse per un istante gli occhi, districando le braccia incrociate sul petto e staccandosi dalla parete, avanzando fin quasi al centro dell'arena. «Questa non è una domanda che dovresti fare alle guardie.» Il tono tagliente uscì quasi in automatico dalle sue labbra, mascherando il nervosismo che si portava dietro. Ai suoi piedi vi era la scopa in saggina, dall'aspetto vecchio e consumato. Le sue dita afferrarono il manico dell'oggetto e lo sollevarono da terra, tenendo saldamente il legno nella loro stretta. Con un movimento lento, quasi svogliato, la strega se la mise sulla spalla, lasciando la parte con la saggina dietro di se. La mancina, intanto, si mosse verso il cappuccio della cappa per abbassarlo, così da permettere all'avversario di osservare liberamente il suo volto. Scoccò un'ultima occhiata all'uomo, gli occhi azzurri che cercavano quelli grigi dell'altro, prima di proseguire. Ghignò. «Perché non lo chiedi direttamente a me?»
Evan Energia Verde ReC 275 | AeV 150 | PeRf125 | PeRm 450 | Caem 225 I 40% | A 20% | M 10% | B 05% Status fisico - Illeso Status psicologico - Nervoso Energia - 100%
Passive Meditazione - La meditazione è il metodo principale con il quale Evan ha raggiunto un controllo pressoché perfetto della sua volontà, riuscendo così a temprare e allenare anche il suo spirito. Il controllo sul suo corpo e sulla sua mente sono maggiori rispetto ad altri individui, tanto da poter persino resistere più a lungo in un combattimento. La strega, infatti, può permettersi di spingere i propri poteri fino al limite della sua sopportazione senza cedere alla fatica accumulata, potendo combattere senza rischiare di perdere i sensi durante la lotta. Infatti, sebbene come qualsiasi essere umano continui a sentire la fatica una volta raggiunto il 20% di energie, Evan non sverrà quando la propria riserva energetica toccherà o andrà sotto il 10% - in ogni caso, ciò non cambia il fatto che morirà nel caso raggiunga lo 0%. Concentrazione - Tuttavia, tutti gli esercizi ai quali la strega si è sottoposto si sarebbero verificati inutili, se lui non possedesse una ben più che discreta capacità di concentrazione - anche se il più delle volte, però, non sembra affatto così. Evan, infatti, nonostante abbia una soglia dell'attenzione pressoché nulla, se vuole può sfoggiare una capacità di assimilazione incredibilmente grande per una persona. Grazie ad essa, i progressi del suo studio sono stati fin da sempre incredibilmente vasti, e da sempre si è applicato nell'apprendere e comprendere le diversa faccie della magia - arrivando così ad un livello di comprensione della magia arcana molto elevato. Il dominio, infatti, è di un livello superiore a quello che la sua energia gli permette di avere, permettendo ad Evan di utilizzare anche il terzo stadio della magia arcana. In realtà, il compito che Evan si è preffisato, l'obiettivo per il quale continua a vagare per Asgradel è solo una: uccidere negromanti. Per questo, lui deve viaggiare di luogo in luogo, passando da grandi città fino a piccoli villaggi campagnoli, diventando nient'altro che un'ombra nei ricordi delle persone che l'hanno visto; un volto nascosto in mezzo ad altri innumerevoli volti. Nella mente delle persone che l'hanno incontrato, la sua figura si rifarà confusa, il suo viso sfocato. La strega tornerà nella loro mente come un ricordo confuso e scuro, come perennemente avvolto da una fittissima e impenetrabile nebbia. Reincontrandolo, tali persone saranno come afflitte da una spiacevole sensazione di deja-vu, senza però riuscire comunque a ricordare quando o dove l'hanno visto - a meno che Evan stesso non desideri di essere riconosciuto. Lagrima di vetro - Così, la lacrima, come se vedesse l'aura delle persone intorno al proprio portatore e ne carpisse la vera natura, è in grado di riconoscere un negromante da un individuo comune, e di potenziare di conseguenza gli attacchi che gli verranno portati contro. Ogni qualvolta Evan affronterà un personaggio di classe negromante, egli vedrà i propri attacchi tecnica aumentati di un livello, seppure poi esse saranno da considerarsi di un livello inferiore contro i paladini. Tuttavia, pur potenziando le offensive, il frammento non avvisa il proprietario della natura di ogni singolo individuo, e questo, in realtà, è più un bene più per la strega stessa che per il suo avversario; infatti, se egli venisse a sapere dell'effettiva natura di negromante di chi ha innanzi, l'odio prenderà il sopravvento del suo copro e della sua mente, e verrà pervaso da una rabbia folle, dimenticandosi di tutto e di tutti e non potendo far altro che combattere fino alla morte di uno dei due. La lacrima, però, come se fosse dotata di vita propria, sembra quasi tenere alla salute del suo portatore e, pur non potendo affatto inibire o annullare l'odio traboccante della strega, cerca di sviarne l'attenzione, agendo direttamente su ogni negromante nelle vicinanze. Cercando di preservare la vita e il senno di Evan, lo circonderà con un'aura invisibile, percepibile solamente da chi pratica le arti negromantiche. Tali individui, non appena poseranno lo sguardo su Evan, o anche solo se percepiranno la sua presenza nei paraggi, lo vedranno come un effettivo pericolo, con la conseguenza che egli eserciterà su di loro un'influenza passiva di timore, contrastabile come tale. Magia Arcana - La magia di una strega, però, non si ferma alla pratica di manipolazione della materia oscura o al lancio di molteplici fatture - assolutamente no. Essa ha fondamenti più antichi, radicati nel profondo cuore dell'essenza stessa della magia. Questa tipologia di magia, definita arcana, costituisce la base di ogni incantesimo, maledizione o stregoneria utilizzata da Evan. Infatti, Evan è stato istruito prima nella magia arcana, e solo secondariamente in quella specializzata alla manipolazione dell'elemento oscuro. E se la magia nera consiste nella manifestazione e nella manipolazione delle ombre, quella arcana studia, tramite l'osservazione, l'apparizione e l'origine della magia stessa - cercandone di carpirne l'essenza. Tuttavia, per acquisire le capacità offerte da questa particolare branca, bisogna essere naturalmente portati per la magia fin dalla nascita. Evan, infatti, ha la fortuna di avere racchiuso dentro il suo copro l'innata capacità di poter distinguere ogni tipo di magia che lo circonda - egli possiede un vero e proprio sesto senso, al quale si può affidare con assoluta certezza. La strega può individuare le trappole di origine magica sul campo di battaglia, riconoscere le illusioni ambientali come tali, avvertire la presenza di attacchi magici diretti alle proprie spalle e tanto altro ancora; tuttavia, non essendo questo una vera e propria abilità di auspex, non si potranno distinguere le auree di altri individui nelle circostanze. Lo studio di quest'arte, però, non è una cosa facile da sopportare. Evan ha passato interminabili ore a studiare chinato sui libri, a meditare da solo nelle sue stanze, a cercare di affinare i propri sensi per poter raggiungere un nuovo livello di conoscenza delle arti arcane - si è immerso giorno e notte nello studio, cercando di coprendere tale arte. Questi sforzi sono stati ripagati, e la strega, grazie a questa conoscenza acquisita, è stata in grado di elevare le proprie abilità magiche ad un livello completamente superiore al precedente. Egli, infatti, è in grado di richiamare subito a se la propria magia, bypassando qualsiasi processo che intercorra fra intenzione e azione, col risultato di castare magie in tempi di concentrazione pressoché nulli. Tuttavia, il potere magico è qualcosa di astratto, un concetto assolutamente trascendentale, che ha le proprie radici nel profondo dell'anima di una persona, dalla quale trae la propria forza; non è una cosa materialmente palpabile, che si può toccare a piacimento con la propria mano, nè qualcosa di totalmente comprensibile. Esso, molto semplicemente, è sfuggevole per natura, totalmente incomprensibile a chi non possiede il dono di evocarlo - e anche chi ha questo facoltà spesso nè ignora l'origine e la forza. Come già detto, per raggiungere i più alti livelli di conoscenza di questa arte non basta dedicarsi attivamente allo studio, ma bisogna anche cercare di carpirla tramite l'utilizzo della propria mente, esercitandola tramite la meditazione e la manifestazione delle proprie capacità sovrannaturali. Tuttavia, l'esercitarsi in queste arti non porta solamente dei vantaggi; se si vuole arrivare a limite umano della conoscenza dell'arcano si deve pagare una sorta di pegno, un prezzo molto caro da pagare per poter attingere alla fonte prima di quel potere, così da poter sfruttare a pieno il potenziale di quell'energia. A questo punto, la conoscenza della magia arcana sarà così elevata che ogni tecnica di natura magica provocherà danni di un livello superiore alla potenza della stessa, a fronte di una diminuzione delle tecniche fisiche di pari natura.
Attive -
Equipaggiamento Scopa - in spalla Bacchetta magica - riposta
Riassunto combattimento -
Note Scusa per il ritardo. Auguro anche a te buona fortuna, divertiamoci in questa ruolata.
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