Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Lionet Cousland vs. Evan

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view post Posted on 26/4/2012, 19:56
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Lionet Cousland Vs. Evan

Arena-Briggs

Verde Vs. Verde
E Vs. E


Primo post: Lionet Cousland
Player Killing: Disattivato
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: Das auge aus stein - Con l'annessione all'impero del Toryu, a Briggs sono toccati gravosi oneri, ma anche onori. Difatti, oltre a dover pagare i tributi a Basiledra, permettere ai Corvi di professare liberamente il proprio credo ed allestire nuovi alloggi per la nobiltà di re Sennar, il governo centrale ha richiesto alla piccola città-stato di mettere a disposizione parte dei propri possedimenti per permettere lo svolgimento del nuovo Leviathan; o parte di esso, quanto meno. Ovviamente la scelta della regina Anastasia e dei consiglieri è ricaduta sull'arena del Wahl Champion König -il torneo atto ad eleggere il campione del re- che, a differenza degli altri edifici del forte innevato, è stata realizzata cinquecento anni addietro scavando la roccia di una montagna. Il complesso si presenta dunque come un blocco unico: circolare al centro, ove i partecipanti hanno modo di sfidarsi nella più completa libertà; a semiluna all'esterno, costruito in modo da ricordare un anfiteatro romano, su cui sono disposte le gradinate in pietra, che possono ospitare fino a duemila persone. L'accesso all'arena, unico, è sito nel lato Est della stessa e si presenta come un lungo corridoio in leggera discesa, costellato di grezzi gradini; le vaste finestre, infine, sono poste ad un'altezza tale da non permettere la fuga, ma sufficienti in dimensioni e numero per garantire una buona illuminazione dello spazio. Per ogni abitante della roccaforte questo è forse il luogo più sacro dell'intera cittadina, simbolo di una tradizione secolare.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Background: Ovunque voi siate, un messo di Briggs vi raggiungerà per invitarvi a partecipare al Leviathan. Di questo sarà impossibile scorgerne i tratti, data la lucida armatura pesante e l'elmo che nasconde l'intero viso; il cavaliere, però, vi offrirà un cavallo con cui compiere assieme a lui il viaggio verso Nord. Sarà una tratta dura -il messaggero non ve lo nega- e le temperature andranno via via abbassandosi, fino a giungere al forte innevato, ove si aggireranno attorno agli zero gradi; in cambio, però, vi sono offerti gloria e potere. Una volta giunti a Briggs -che, ricordo, si presenta come una città protetta da immense mura, al cui interno sono racchiusi abitazioni, campi coltivabili e laboratori, mentre all'esterno vi è solo la desolazione lasciata dalla guerra, con un terreno roccioso abbastanza pianeggiante, la cui linearità è spezzata da ampie voragini e dalla catena montuosa delle Eissvold, che assume la funzione di confine naturale con l'Eden- verrete quindi accolti da una delegazione composta dalla regina Anastasia Van Halen ed alcuni funzionari, sia del forte che di Basiledra. Per riprendervi dalle fatiche del lungo viaggio, vi sarà concesso un giorno di riposo in un alloggio dei quartieri nobili, poi -al mattino- verrete condotti da due guardie all'arena sopra descritta; una volta entrati, sugli spalti saranno presenti un paio di migliaia di spettatori, tra cui risalteranno la sovrana, la nobiltà di Briggs e di Basiledra ed i Corvi, che fino a quel momento non si erano ancora visti. L'intero scontro, inoltre, sarà sorvegliato da uno spirito guardiano, armato di scudo e di lancia, onde evitare che vengano commesse scorrettezze.
 
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Lionet Cousland
view post Posted on 27/4/2012, 18:54




« Allora, dove si va? »
« A Nord, » tagliò corto la guardia « non fate altre domande »

Era giunto da Briggs, quell'uomo, portando con sé un cavallo senza cavaliere. I suoi tratti erano inconoscibili, adornato com'era di quell'armatura brillante e chiara, che copriva finanche i lineamenti del viso. Un vile, probabilmente, 'ché chi non scopre il volto in battaglia ha paura di guardare la Morte dritta negli occhi. Il Cousland con quella puttana s'era accompagnato più volte, e quasi sempre l'aveva abbandonata sul campo di battaglia, fuggendo alla fine, come un seduttore che si nasconde sul più bello.
L'Impero era in fermento: Zeno aveva annunciato la tremenda Giostra che di lì a poco avrebbe occupato i più valenti guerrieri dei Quattro Regni, e il popolo sembrava aver apprezzato - e non poco - il dono del Sovrano. Panem et Circenses, tutta qui la formula del Re Perfetto.

Era giunto da Briggs, quell'uomo, soltanto un giorno dopo il clamoroso annuncio di Zeno. Nessuna possibilità di prepararsi, nessun periodo di tempo per affinare le proprie arti. Il Cousland avrebbe dovuto sputare sul nemico fino all'ultima stilla di violenza insita nel suo sangue, distruggendo a colpi di spada, una dopo l'altra, le speranze di chi si fosse trovato di fronte. Perché v'era solo una persona che temeva d'affrontare, ed era l'unica cui avrebbe facilmente concesso la vittoria. Lunga vita alla Regina.

~~~

Giunse a Briggs su un destriero nero come la notte, abbastanza robusto da reggere il peso del Cousland e del suo equipaggiamento per l'intera tratta. La sella che lo aveva trasportato era parecchio comoda, e il fatto era testimoniato anche solo dal cuscino foderato di rosso velluto. Rosso come il tramonto, rosso come il sangue. La temperatura calò gradualmente, ma i numerosi manti caricati sulla soma fecero sì che, ogniqualvolta il freddo diventasse insopportabile, il Cousland avesse qualcosa con cui coprirsi. Fu questa, invero, l'unica accortezza che il messo si prese la briga di dire.

« Farà freddo, portate con voi coperte ed alcol »

Il viaggio si percorse in silenzio, quasi Lionet avesse dato ascolto a quell'ordine così seccamente impartito da chi era giunto per scortarlo. Semplicemente, egli stava scorrendo il novero dei guerrieri del Regno onde cercare di immaginare chi, fra tutti, sarebbe stato spazzato via dalla veemenza della sua spada. Sapeva bene dove si trovava, il Nero: era cresciuto al Nord e, sebbene non fosse propriamente di quella zona, conosceva abbastanza bene la geografia fisica e politica di quelle lande. Quando fu in vista di Briggs, rocca alta ed imponente, solo il nulla e il deserto della guerra facevano compagnia ai due viandanti. I cavalli incedevano sul terreno roccioso e abbastanza pianeggiante, reso ancor più impervio dalla rigidità del clima e dalle ampie voragini che ivi si aprivano.
Quando l'animale si fermò vi fu come un sussulto, e la cosa certo infastidì non poco il Cousland, già stizzito dal lungo viaggio che aveva costretto le sue gambe al riposo forzato.
Un «bestia» venne vomitato quasi senza un filo di voce, forse per evitare di bruciare sin dall'inizio ogni sua possibilità di vittoria indisponendo l'emissario di Briggs che lo aveva scortato.
La Guardia che lo aveva accompagnato si irrigidì di colpo, mentre il Cousland - tranquillo - sapeva benissimo che il suo essere un membro della cerchia del Re lo poneva al di sopra di qualunque individuo presente in quel luogo. Anastasia Van Halen, Signora di quelle terre, venne annunciata, e giunse accogliendolo con tutta la diplomazia del caso.

« Milady, la fama della vostra bellezza vi precede »
Mentiva. Non aveva mai sentito parlare di Anastasia Van Halen prima di quel giorno, né tantomeno aveva sognato o programmato di visitare Briggs, indubbiamente una delle perle del Nord. Semplicemente, Lionet non aveva interesse alcuno per quelle faccende.
L'unica cosa che allora importava era l'ascesa di Fortescuro e della sua Regina, e tutto avrebbe dato affinchè, nel Toryu, Rekla fosse riuscita ad imporsi.
Persino uccidere uno ad uno i suoi nemici. Persino lastricare la sua strada delle teste dei suoi detrattori.
Persino vincere il Leviathan.

Venne portato al proprio alloggio, una stanza situata nei quartieri nobili di Briggs che, a dispetto della severità delle grandi ed imponenti mura, era viva e trepidante, fiorente di abitazioni, laboratori e colture. Un piccolo miracolo in mezzo a quella desolazione.
Quando fu vicino al proprio letto, lasciò cadere su esso la pesante corazza e sciolse i propri capelli, che in quei mesi erano tornati lunghi sino alle spalle. Neri come la Morte, come la sua aura pestifera, come la Regina che serviva. Stava quasi per denudarsi e gettarsi nelle acque bollenti che le serve avevano appena finito di versare nel tinello quando due secchi rintocchi, provenienti dalla porta di robusto legno, catturarono la sua attenzione.

« Avanti.. » Lo disse quasi senza tono alcuno, come seccato dall'improvvisa invasione nel proprio spazio vitale. Chiunque fosse, quell'essere doveva avere ottime ragioni. Fu colpito di vedere entrare un signore sulla settantina, curvo sul proprio bastone. « Chi diavolo sei, vecchio? »

« Sappiate semplicemente che io so chi siete voi, Lionet Cousland.. » puntò il proprio irregolare dito contro il Capitano « ..e che il das auge aus stein, il teatro della vostra prossima battaglia, non è luogo da poter essere dissacrato da uno scettico come voi »

« Wahl Champion König » riprese « era l'arena del Campione del R~ » « Non servo alcun Re, vecchio. Non più » spezzò la frase del vecchio, per nulla intenzionato a farlo continuare. Finì il proprio discorso mentre gli richiudeva in faccia la porta che aveva poc'anzi aperto.
« Uccido solo per la mia Regina »


~~~

eP8GL



Leviathan
THE DEEP CAVE INFERNO

{I}


Sudava per il caldo. Dovette smettere l'armatura per il fastidio di sentirla scivolare addosso sulla pelle bagnata dal proprio sale. Imprecò a denti stretti mentre, passo dopo passo, le sue orme si susseguivano senza una meta precisa, provenienti da chissà quale remoto posto.
Poi la vide, scura nella luce, quella figura che s'ergeva silenziosa e sola a qualche centinaia di metri di distanza, stagliata contro l'azzurro del cielo in cima alla duna che era alla sua destra. Prese quindi a camminare in quella direzione, cosciente in cuor suo che quell'incubo non poteva essere reale.
Non sapeva come poteva essere giunto in quel luogo, non ricordava di avere appuntamento con persona alcuna. Quando giunse d'innanzi a quell'individuo di bianco ammantato, non disse nulla. Aspettò che fosse quello a parlare.

« ترك كل شيء دفعة واحدة, ضياء, وتقع على ويبدأ في التردد عليه وعندما »
« Lascia che dia tutto subito, e colpiscilo quando inizia a vacillare »

Conosceva quella voce. Solo, non riusciva a capire perché quella persona fosse viva lì davanti a lui. Ricordava bene la sua testa rimbalzare tre volte sulla dura roccia della piazza della fu Rockwhite. Perché quell'individuo era la sua spada. Quell'individuo era il martire della rivoluzione.
Asad delle Ossa di Sabbia

« Ti ho già detto che sono io che decido, Eroe » pronunciò quest'ultima parola con più che una punta di disprezzo « tu bada solo a farti trovare pronto »

« Lionet Cousland هل أنتم ملعون »
« Che tu sia maledetto, Lionet Cousland! »

~~~

Sognò così profondamente che dovettero venire a chiamarlo, 'ché un paio d'ore dopo si sarebbe tenuto l'evento, ed era necessario - per lo spettacolo - che entrambi i contendenti fossero nel pieno delle forze. Si rivestì lentamente, saggiando i movimenti una volta indossato ogni pezzo di armatura. Gli spallacci dalla nera e leonina foggia erano, come sempre, al loro posto, così come il resto della nera corazza.
Decise di portare seco Asad e Leonia, le sue lame predilette, lasciando che le altre armi fossero richiamate solo e quando sarebbero servite. Non aveva bisogno di altro, soltanto di un po' d'acqua per lavarsi i denti.
Giunsero a prenderlo due guardie, vestite esattamente come quello che era andato fin a Basiledra. Cominciò addirittura a pensare che uno dei due fosse proprio quell'uomo. Lo scortarono in silenzio fino all'entrata dei quello che sarebbe stato il teatro dell'evento, uno spiazzo semicircolare che sembrava inghiottito, d'un tratto, dalla nuda roccia. Un grande passaggio celava al suo interno una vera e propria arena gladiatoria, illuminata agevolmente dai fori che - in alto - facevano filtrare la luce del Sole. Uno spettacolo d'architettura. Peccato sarebbe stato imbrattato di sangue prima che l'Astro fosse tornato a violentare altre notti.

L'arena era ampia e decisamente adatta a tal genere di eventi, a giudicar da quello che il vecchio stava per dire la sera prima. Il fondo sabbioso e gli alti spalti tradivano la smania per i dettagli, e quella figura eterea che sovrastava l'entrata altri non era che uno spirito guardiano chiamato perché non fossero state usate scorrettezze, o almeno, questo fu quello che gli dissero dopo la carneficina. Prima, tutto quello che passava per la mente del Cousland era un più generico «Evitasse di mettersi sulla mia strada».
Alzò lo sguardo per saggiare quanta gente fosse accorsa ad ammirar il Gioco, e si compiacque nel vedere circa duemila person e gridare e sbraitare sugli spalti. Solo qualcuno, fra cui Anastasia Van Halen, conservava il proprio reale rigore.
Poi li vide, fra i gradoni, confusi fra la gente, accanto alla nobiltà, persino al fianco della Signora Anastasia. I Corvi, sacerdoti dell'antico e del nuovo Re, porci ammanicati, più demòni che uomini. Animali che perfino i Reggenti dovevano corrompere e supplicare, perché nessuno, dopo la Dipartita dell'Invincibile, è mai più andato in guerra senza la loro benedizione.

« Solo una richiesta ~ » si rivolse alle Guardie che aveva di fronte,
prima di superarle e mettere finalmente piede nell'arena.
« Non chiedetemi di risparmiargli la vita »


L I O N E T C O U S L A N D

rec ~ 175 · aev ~ 150 · perf ~ 350 · perm ~ 300 · caem ~ 225
b ~ 5% · m ~ 10% · a ~ 20% · c ~ 40%

passive. x insensibilità al dolore, razziale;
x resistenza fino a due mortali, personale;
x leonia è indistruttibile, dominio (I);
x impossibilità di perdere la presa su leonia, dominio (II);
x impossibilità che leonia gli sia sottratta, dominio (III).

attive.

armi. leonia, riposta; asad delle ossa di sabbia, riposta; metgesel, non materializzata; gauntlet, non materializzato.

energie residue. 100%
stato fisico. perfetto
stato psicologico. ostenta arroganza

~~~

Bene bene, in bocca al lupo al mio avversario, e che vinca io il migliore :asd:
A parte le cavolate, giochiamocela e cerchiamo di divertirci.
Ah, il riferimento all'uccidere il nemico è puramente a fini narrativi, so bene che il pk è off.

 
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EyesOfDevil
view post Posted on 1/5/2012, 20:53





Era una mattinata calma a Basiledra quando un cavaliere chiamò il suo nome fra la folla, facendolo voltare. Con fare sicuro si avvicinò ad Evan, inchinando leggermente il capo in segno di saluto. Con cortesia, scostandosi dalla calca di persone, replicò automaticamente a quel gesto con un cenno, invitandolo a parlare in un posto meno affollato.
La lucente armatura completa ammantava l'intera figura dell'individuo, rendendo impossibile scorgerne persino i tratti del viso. Secondo l'esperienza maturata dalla strega, una tale sfarzosa appariscenza era degna delle ricche casate esistenti nel regno del Toryu. E lui non era mai esattamente entusiasta di lavorare per l'ennesimo nobile viziato, capace di risolvere i propri problemi solo con il denaro - ne aveva abbastanza di quelle persone.
Tuttavia, il motivo per il quale il soldato l'aveva richiamato era un altro:
Il Leviathan.

Era stato invitato a partecipare all'evento che era sulla bocca di tutto il regno umano, il torneo indetto dai corvi in persona per nominare il nuovo campione del Sovrano. Evan era presente quando, nella grande capitale situata proprio a Basiledra, la notizia fù annunciata al regno da Zeno, uno dei principale esponenti di quella contorta fede. Le premesse erano grandiose, le partecipazioni sarebbero state migliaia e il vincitore sarebbe stato ricoperto da potere e gloria per il resto della sua vita.
I più grandi guerrieri dell'intero paese si sarebbe scontrati nel nome del Re che non perde mai;
del Sovrana loro dio assoluto.
Tutte cose che ad Evan non interessavano.
Eppure, stette in silenzio ad ascoltare il discorso della guardia, osservando l'armatura scintillare ad ogni sua parola, ad ogni suo movimento, come se volesse aiutare il suo portatore a sottolineare l'importanza di quell'evento. Stette in silenzio ad ascoltare le promesse di fama e del premio riservato al vincitore, attendendo il momento giusto per intervenire.
Quando ebbe finito, si prese un momento per riflettere.
«Accetto.»
Onorificenze e gloria non lo allettavano, così come non gli importava delle vane promesse fatte da un mero messaggero dei corvi.
Ma la strega non era mai stato un uomo noto per la sua costanza.

~

Partì il giorno dopo il suo consenso a partecipare, utilizzando come mezzo di trasporto il cavallo, un purosangue dal manto marroncino chiaro, donatogli dal messaggero, che lo accompagnò per l'intero viaggio. Il destriero era agile e veloce, abbastanza forte da sopportare senza troppa fatica il peso della strega e dei suoi effetti personali. Come gli era stato caldamente raccomandato, aveva portato con se pesanti pellicce e indumenti adatti per lo più al rigido clima invernale nordico.
Durante il tragitto Evan tentò di fare conversazione con il suo compagno di viaggio, che rispose esaustivamente ad ogni sua domanda. Per ora non voleva pensare a chi avrebbe ritrovato di fronte nel luogo dedicato al combattimento, godendosi il panorama che progressivamente cambiava ogni giorno. Via via che avanzavano verso il nord, infatti, il clima divenne sempre più freddo e il vento più pungente. La strega fu grato al messaggero per avergli dato quell'indispensabile informazione, permettendogli di prepararsi a dovere.

Poco prima di giungere a Briggs il panorama divenne una vera e propria landa desolata, povera di una qualsiasi costruzione ma ricca di voragini e rocce. Quella sorta di deserto roccioso sembrava estendersi per chilometri tutt'attorno alla città, interrotto solo da una catena montuosa. Tutti questi elementi rendevano il panorama, altrimenti pianeggiante, irregolare in alcuni tratti. In quel luogo la traccia indelebile lasciata dalla guerra era evidente, palpabile persino. Evan fu deluso da un tale spettacolo, ma cercò comunque di non darlo troppo a vedere al suo compagno di viaggio, esortandolo ad aumentare il passo di marcia.
Alle porte della città un gruppo di individui li fermarono, andando loro incontro sotto la torreggiante presenza delle immense mura di protezione. Con la coda dell'occhio notò la guardia assumere una posizione più eretta sulla sella, mentre uno degli araldi annunciava l'arrivo della signora di quella città: Anastasia Van Halen.
Gli accompagnatori fecero passare la donna, scostandosi dalla sua traiettoria, e lei lo accolse come ospite per il torneo.
«Mia signora.»
Abbassò il capo in segno di saluto e di rispetto, aspettando qualche secondo prima di risollevarlo. Non ritenne necessario aggiungere altro alla sua frase; certe carinerie potevano essere ben viste da un semplice popolano come lui, oppure potevano essere completamente fraintese - e l'ultima cosa che voleva era inimicarsi già da subito gli uomini più influenti di Briggs.
Uno dei suoi accompagnatori lo informò che gli sarebbe stata concessa un alloggio per la notte, dandogli le necessarie indicazioni su come raggiungerlo, dove avrebbe potuto riposarsi in vista dell'incontro del giorno dopo. Con un altro cenno del capo, ringraziò l'uomo per quell'indicazione, attendendo il permesso di poter andare da Anastasia.

Era ormai notte fonda, ed Evan faticava ancora a prendere sonno.
Per far passare le interminabili ore che mancavano all'alba, mandò la mente a ricercare le immagini della sua breve visita a Briggs - tentando nel contempo di trovare anche il sonno.
A dispetto del paesaggio che la circondava, la città era ricca e fiorente; una specie di piccola oasi situata nel bel mezzo di un arido deserto. Prima di ritirarsi nei suoi alloggi presso i quartieri nobili, la parte più ricca del paese, girò per un po' di tempo per la città, rifocillandosi in una taverna per il duro viaggio intrapreso. Quando si ritenne soddisfatto, più o meno al tramonto, si diresse verso il luogo che gli avevano assegnato per la notte.
Tuttavia, il sonno non arrivò.
Passò ore a rigirarsi fra le pesanti coperte, senza tuttavia riuscire a chiudere occhio, ancora sveglio nonostante la stanchezza accumulata. Svogliatamente, i movimenti lenti e fiacchi, scivolò fuori dal giaciglio, rimanendo fermo per un secondo in piedi davanti ad esso. Si passò una mano sul volto, chiudendo gli occhi, cercando in un ultimo, disperato tentativo di trovare quella spinta che gli serviva per cadere addormentato - spinta che nemmeno accennò ad arrivare.
Senza poter fare niente per impedirlo, la testa gli si riempì di pensieri riguardanti il Leviathan, circondandolo in una morsa di dubbi e timori che aveva tentato di scacciare, senza però riuscirci. In realtà, era dal giorno in cui aveva accettato di partecipare al torneo che quelle domane gli ronzavano in mente, ma lui ogni volta le ricacciava indietro, semplicemente ignorando la loro esistenza.
Ora che il momento del suo incontro incombeva, però, esse riaffiorarono urlando ancora più forte delle volte precedenti, assillandolo con la loro sete di risposte. Non era affatto sicuro di ciò che stava per fare; era tentato sempre più di lasciar perdere, di fuggire e mollare lì il Leviathan. Sarebbe stato facile abbandonare la città di notte, protetto dalla pesante cappa del buio, e allontanarsi da essa una volta per tutte.
Eppure, qualcosa gli impediva di scappare - di ritornare ad essere nuovamente un codardo. Masticò quella parola per un lungo momento, rigirandola con la lingua, assaporandone il sapore acre di bile e rame. A fatica la ingurgitò, scacciandone via il gusto amaro.
Durante la festa indetta dal Re che non perde mai lui fuggì. Quando il Toryu fù distrutto dal suo stesso signore lui fuggì.
Era a Briggs per combattere, ma senza desiderarlo davvero.
Era tentato di scappare, ma non osava provarci.
Partecipare al Leviathan senza una vera motivazione: non gli sembrò male come compromesso.
Chiuse gli occhi e si addormentò.

~

La mattina del giorno dopo tre secchi tonfi ruppero il silenzio, annunciando le due guardie dietro alla porta della stanza. La strega era sveglio già da un po' di tempo, quando udì i rintocchi sul legno. Lentamente, quasi svogliatamente, si rivestì con gli abiti pesanti che aveva riservato per quel giorno. Sopra a tutto il resto mise una cappa nera, calandosi sul capo il cappuccio. Prima di andare ad accogliere le guardie, si mise in spalla la scopa di saggina, grazie alla fune che aveva legato alle estremità dell'oggetto, e si infilò la bacchetta in una tasca degli abiti all'altezza della vita.
Quando aprì la porta i due uomini erano fermi, immobili in una posizione marziale, la schiena perfettamente eretta. L'armatura che portavano era in tutto e per tutto uguale a quella del messaggero che l'aveva scortato fin lì.
«Andiamo.»
I due soldati lo accompagnarono per tutto il tragitto, lasciandolo all'entrata dell'arena che sarebbe stata il suo campo di battaglia. Da solo percorse il grande corridoio, camminando a passo veloce sui rozzi gradini in discesa. Prima di entrare, si prese un momento per tirare un lungo sospiro, scaricando la tensione accumulata sulle spalle.
Finalmente, superando l'essere etereo a veglia dell'entrata, fece il suo ingresso nell'arena.
Alzando il capo vide un mare di teste osservarlo, gridando ed esultando per la sua entrata. Fra i popolani spiccavano le figure dei nobili del nord e dell'ovest, prima su tutti Anastasia Van Halen. Ma non erano loro le figure che furono il fulcro dell'attenzione di Evan; in mezzo alle loro nobili teste vi era qualcun'altro: i corvi. In silenzio, i sacerdoti del Sovrano scrutavano la scena dietro le loro bianche maschere, al riparo dal freddo avvolti nei loro caldi mantelli.
Sotto tutti quegli sguardi sembrò quasi che l'aria si appesantisse, in un tentativo di schiacciare il suo corpo contro il terreno. Ad ogni suo passo, poteva percepire chiaramente l'attenzione di migliaia d'occhi su di se, pronti a seguire ogni suo movimento, ogni sua singola azione.
La strega si aspettava la loro presenza all'evento, immaginando il motivo per il quale dovevano mostrare la loro presenza durante lo scontro. Loro erano gli occhi del nuovo Toryu, la mente dietro il volto del nuovo Re, la mano che guidava la nuova giustizia del regno.
Erano lì per osservarli.
E per valutarli.

«Solo una richiesta ~»
La voce sicura dell'uomo irruppe nell'aere, interrompendo violentemente il silenzio che si era creato nell'arena, mentre questi faceva il suo ingresso.
«Non chiedetemi di risparmiargli la vita»
Lentamente, la figura in nero alzo lo sguardo, le spalle appoggiate contro la parete dell'arena, osservando l'individuo che era appena giunto. Attentamente ne scrutò il volto, per poi passare inevitabilmente alle due armi che si portava appresso. Chiuse per un istante gli occhi, districando le braccia incrociate sul petto e staccandosi dalla parete, avanzando fin quasi al centro dell'arena.
«Questa non è una domanda che dovresti fare alle guardie.»
Il tono tagliente uscì quasi in automatico dalle sue labbra, mascherando il nervosismo che si portava dietro.
Ai suoi piedi vi era la scopa in saggina, dall'aspetto vecchio e consumato. Le sue dita afferrarono il manico dell'oggetto e lo sollevarono da terra, tenendo saldamente il legno nella loro stretta. Con un movimento lento, quasi svogliato, la strega se la mise sulla spalla, lasciando la parte con la saggina dietro di se. La mancina, intanto, si mosse verso il cappuccio della cappa per abbassarlo, così da permettere all'avversario di osservare liberamente il suo volto.
Scoccò un'ultima occhiata all'uomo, gli occhi azzurri che cercavano quelli grigi dell'altro, prima di proseguire.
Ghignò.
«Perché non lo chiedi direttamente a me?»


Evan
Energia Verde
ReC 275 | AeV 150 | PeRf125 | PeRm 450 | Caem 225
I 40% | A 20% | M 10% | B 05%

Status fisico - Illeso
Status psicologico - Nervoso
Energia - 100%


Passive
Meditazione - La meditazione è il metodo principale con il quale Evan ha raggiunto un controllo pressoché perfetto della sua volontà, riuscendo così a temprare e allenare anche il suo spirito. Il controllo sul suo corpo e sulla sua mente sono maggiori rispetto ad altri individui, tanto da poter persino resistere più a lungo in un combattimento. La strega, infatti, può permettersi di spingere i propri poteri fino al limite della sua sopportazione senza cedere alla fatica accumulata, potendo combattere senza rischiare di perdere i sensi durante la lotta. Infatti, sebbene come qualsiasi essere umano continui a sentire la fatica una volta raggiunto il 20% di energie, Evan non sverrà quando la propria riserva energetica toccherà o andrà sotto il 10% - in ogni caso, ciò non cambia il fatto che morirà nel caso raggiunga lo 0%.
Concentrazione - Tuttavia, tutti gli esercizi ai quali la strega si è sottoposto si sarebbero verificati inutili, se lui non possedesse una ben più che discreta capacità di concentrazione - anche se il più delle volte, però, non sembra affatto così. Evan, infatti, nonostante abbia una soglia dell'attenzione pressoché nulla, se vuole può sfoggiare una capacità di assimilazione incredibilmente grande per una persona. Grazie ad essa, i progressi del suo studio sono stati fin da sempre incredibilmente vasti, e da sempre si è applicato nell'apprendere e comprendere le diversa faccie della magia - arrivando così ad un livello di comprensione della magia arcana molto elevato. Il dominio, infatti, è di un livello superiore a quello che la sua energia gli permette di avere, permettendo ad Evan di utilizzare anche il terzo stadio della magia arcana.
In realtà, il compito che Evan si è preffisato, l'obiettivo per il quale continua a vagare per Asgradel è solo una: uccidere negromanti. Per questo, lui deve viaggiare di luogo in luogo, passando da grandi città fino a piccoli villaggi campagnoli, diventando nient'altro che un'ombra nei ricordi delle persone che l'hanno visto; un volto nascosto in mezzo ad altri innumerevoli volti. Nella mente delle persone che l'hanno incontrato, la sua figura si rifarà confusa, il suo viso sfocato. La strega tornerà nella loro mente come un ricordo confuso e scuro, come perennemente avvolto da una fittissima e impenetrabile nebbia. Reincontrandolo, tali persone saranno come afflitte da una spiacevole sensazione di deja-vu, senza però riuscire comunque a ricordare quando o dove l'hanno visto - a meno che Evan stesso non desideri di essere riconosciuto.
Lagrima di vetro - Così, la lacrima, come se vedesse l'aura delle persone intorno al proprio portatore e ne carpisse la vera natura, è in grado di riconoscere un negromante da un individuo comune, e di potenziare di conseguenza gli attacchi che gli verranno portati contro. Ogni qualvolta Evan affronterà un personaggio di classe negromante, egli vedrà i propri attacchi tecnica aumentati di un livello, seppure poi esse saranno da considerarsi di un livello inferiore contro i paladini.
Tuttavia, pur potenziando le offensive, il frammento non avvisa il proprietario della natura di ogni singolo individuo, e questo, in realtà, è più un bene più per la strega stessa che per il suo avversario; infatti, se egli venisse a sapere dell'effettiva natura di negromante di chi ha innanzi, l'odio prenderà il sopravvento del suo copro e della sua mente, e verrà pervaso da una rabbia folle, dimenticandosi di tutto e di tutti e non potendo far altro che combattere fino alla morte di uno dei due.
La lacrima, però, come se fosse dotata di vita propria, sembra quasi tenere alla salute del suo portatore e, pur non potendo affatto inibire o annullare l'odio traboccante della strega, cerca di sviarne l'attenzione, agendo direttamente su ogni negromante nelle vicinanze. Cercando di preservare la vita e il senno di Evan, lo circonderà con un'aura invisibile, percepibile solamente da chi pratica le arti negromantiche. Tali individui, non appena poseranno lo sguardo su Evan, o anche solo se percepiranno la sua presenza nei paraggi, lo vedranno come un effettivo pericolo, con la conseguenza che egli eserciterà su di loro un'influenza passiva di timore, contrastabile come tale.
Magia Arcana - La magia di una strega, però, non si ferma alla pratica di manipolazione della materia oscura o al lancio di molteplici fatture - assolutamente no. Essa ha fondamenti più antichi, radicati nel profondo cuore dell'essenza stessa della magia. Questa tipologia di magia, definita arcana, costituisce la base di ogni incantesimo, maledizione o stregoneria utilizzata da Evan. Infatti, Evan è stato istruito prima nella magia arcana, e solo secondariamente in quella specializzata alla manipolazione dell'elemento oscuro. E se la magia nera consiste nella manifestazione e nella manipolazione delle ombre, quella arcana studia, tramite l'osservazione, l'apparizione e l'origine della magia stessa - cercandone di carpirne l'essenza.
Tuttavia, per acquisire le capacità offerte da questa particolare branca, bisogna essere naturalmente portati per la magia fin dalla nascita. Evan, infatti, ha la fortuna di avere racchiuso dentro il suo copro l'innata capacità di poter distinguere ogni tipo di magia che lo circonda - egli possiede un vero e proprio sesto senso, al quale si può affidare con assoluta certezza. La strega può individuare le trappole di origine magica sul campo di battaglia, riconoscere le illusioni ambientali come tali, avvertire la presenza di attacchi magici diretti alle proprie spalle e tanto altro ancora; tuttavia, non essendo questo una vera e propria abilità di auspex, non si potranno distinguere le auree di altri individui nelle circostanze.
Lo studio di quest'arte, però, non è una cosa facile da sopportare. Evan ha passato interminabili ore a studiare chinato sui libri, a meditare da solo nelle sue stanze, a cercare di affinare i propri sensi per poter raggiungere un nuovo livello di conoscenza delle arti arcane - si è immerso giorno e notte nello studio, cercando di coprendere tale arte. Questi sforzi sono stati ripagati, e la strega, grazie a questa conoscenza acquisita, è stata in grado di elevare le proprie abilità magiche ad un livello completamente superiore al precedente. Egli, infatti, è in grado di richiamare subito a se la propria magia, bypassando qualsiasi processo che intercorra fra intenzione e azione, col risultato di castare magie in tempi di concentrazione pressoché nulli.
Tuttavia, il potere magico è qualcosa di astratto, un concetto assolutamente trascendentale, che ha le proprie radici nel profondo dell'anima di una persona, dalla quale trae la propria forza; non è una cosa materialmente palpabile, che si può toccare a piacimento con la propria mano, nè qualcosa di totalmente comprensibile. Esso, molto semplicemente, è sfuggevole per natura, totalmente incomprensibile a chi non possiede il dono di evocarlo - e anche chi ha questo facoltà spesso nè ignora l'origine e la forza. Come già detto, per raggiungere i più alti livelli di conoscenza di questa arte non basta dedicarsi attivamente allo studio, ma bisogna anche cercare di carpirla tramite l'utilizzo della propria mente, esercitandola tramite la meditazione e la manifestazione delle proprie capacità sovrannaturali. Tuttavia, l'esercitarsi in queste arti non porta solamente dei vantaggi; se si vuole arrivare a limite umano della conoscenza dell'arcano si deve pagare una sorta di pegno, un prezzo molto caro da pagare per poter attingere alla fonte prima di quel potere, così da poter sfruttare a pieno il potenziale di quell'energia. A questo punto, la conoscenza della magia arcana sarà così elevata che ogni tecnica di natura magica provocherà danni di un livello superiore alla potenza della stessa, a fronte di una diminuzione delle tecniche fisiche di pari natura.

Attive
-


Equipaggiamento
Scopa - in spalla
Bacchetta magica - riposta


Riassunto combattimento
-


Note
Scusa per il ritardo.
Auguro anche a te buona fortuna, divertiamoci in questa ruolata.
 
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Lionet Cousland
view post Posted on 5/5/2012, 13:08




eP8GL
Leviathan
THE DEEP CAVE INFERNO

{II}

« Perché non lo chiedi direttamente a me? »

Parole sputate forse con eccessivo sprezzo del pericolo. Oh, aveva una voglia matta di farlo, il Cousland, di chiedere a quel ragazzo perché portaca seco una scopa, perché non vedeva lame insieme a lui, perché si fosse gettato nel mattatoio con lui, 'ché ne era certo: quel giorno sangue avrebbe chiamato altro sangue, e a galloni. I due astanti erano ormai al centro dell'arena, i loro piedi ben piantati nella rena che la ricopriva, e a separarli non v'erano che pochi metri, poco più d'una decina forse, facilmente copribili in pochissimi secondi di corsa. Quell'uomo, acconciato secondo canoni non propriamente maschili, invero, non ostentava timore alcuno alla vista del Cousland, nonostante sembrasse tutto men che un guerriero avvezzo ai combattimenti gladiatòri. Lionet ristette qualche secondo, in verità facendo soltanto finta di pensare ad una risposta. Non assunse pose, ridicole, tuttavia, si limitò ad allargare le braccia, alzando le mani fino all'altezza dei gomiti, quasi volesse far notare l'ovvietà della frase che, di lì a qualche istante, avrebbe pronunciato.
Non il vento, non le stelle, né la fortuna. Nulla avrebbe potuto cambiare le sorti di quel duello, nulla avrebbe potuto togliere al Cousland il piacere di affondare la propria lama nelle carni del proprio nemico, nulla avrebbe potuto separare il cane dal proprio osso, il lupo dalla propria preda. Non in quell'arena, così chiusa su sè stessa, così sola, così maledettamente adatta ad uno spettacolo di morte e sangue.

« Perché la tua non è una voce che prenderei in considerazione. »

~~~

I fantocci erano saldamente assicurati ai pochi ciocchi che s'ergevano dal terreno. Al limitar del bosco, quell'area era stata ritagliata abbattendo quattro o cinque alberi fra i più grossi, per ricavarne legname e - in secondo luogo - per collocare in quel luogo un centro d'addestramento. Fra quelle sagome stava Loic, intento ad insegnare l'arte militare ai fanciulli del villaggio. I tre ragazzi, attenti, ascoltavano lezioni che, prima di loro, altri avevano imparato. Lionet se ne stava seduto per terra, con le gambe incrociate e le braccia dietro la schiena tese a sostenere il peso del busto. La testa leggermente inclinata sulla sinistra. Accanto a lui, una spada di legno non dissimile da quelle date in dotazione agli altri apprendisti.
Si parlò di impeto e di strategia quel giorno, ma il Cousland, seppur piccolo, sembrava voler sempre contraddire quanto l'insegnante dicesse. Non era arroganza, tuttavia, non ancora. Semplicemente, cercava di confrontare le proprie idee, di capire perché a volte era meglio mettere da parte la lealtà e colpire di sorpresa. Fu per quello che - finita la lezione - si avvicinò al maestro e, con voce tremante, chiese del perché un attacco andava sempre portato a termine. La ritirata non era contemplata nel vocabolario dei Cousland.

« Se indietreggi, invecchi. Se esiti, muori » guardò il più promettente dei suoi studenti con aria quasi paterna, appoggiandogli una mano sulla spalla « Non c'è nulla di esaltante nella guerra, Lionet. Uccidi il tuo nemico il più rapidamente possibile e tieniti stretta la vita. »

~~~

Quel che disse poi non fu un risultato dei valori impressi nella propria coscienza dagli insegnamenti impartitigli nel Borgo, ma semplicemente figlio di un breve e semplice ragionamento: più facilmente si sarebbe sbarazzato dell'avverario, maggiora sarebbe stato l'eco della sua vittoria.

png

« Ho un'idea, mago~ » v'era una punta di ironia nelle sue parole, quasi disprezzasse realmente chi preferiva le magie alle lame « facciamola finita in cinque minuti! »

Sorrise, divertito dal profondo. Non aspettò reazione alcuna del nemico, non avrebbe dato lui il tempo di pensare a cosa fare o costruire una valida strategia. Lui, di contro, sapeva che il suo compito era uno e uno solo: coprire lo spazio che lo separava dall'avversario, portandosi così vicino a lui da poterlo colpire con le proprie spade. Allora, le sue magie non avrebbero significato più nulla. Allora, tutto ciò che avrebbe avuto valore sarebbe stato l'acciaio temprato delle lame.
Allora, il Cousland avrebbe vinto un'altra volta.

« போலீஸ் வலுவான டார்க் அடுத்து வரை மற்றும் உங்கள் வேலை குற்றச்சாட்டினின்றும் விடுவி »
« Guardia di Fortescuro, destati e assolvi il tuo compito! »

La lingua dei Morti, correntemente utilizzata a Fortescuro.
La lingua dei Morti, usata dagli uomini di Rekla per richiamare le Tenebre in battaglia, usata all'inferno dai morti stessi. La lingua dei Morti, l'unica capace di piegare la Guardia ai voleri del Capitano. Sorsero dalla terra sottostante tutt'intorno al mago più rapidamente di quanto ci si sarebbe aspettato da esseri non più in vita. Indossavano - come il resto delle tenebre - l'uniforme dell'esercito della Nera e, tutti e tre, si gettarono contro il nemico del loro Capitano. Il loro compito non era affatto quello di uccidere il ragazzo, no. Questo non gli si chiedeva. Piuttosto, non dovevano che tener fermo costui, in attesa che il loro Signore giungesse a prendersi la gloria.
Fu così che scattò, nell'istante seguente, l'offensiva vera e propria, formata da un paio di attacchi in rapida successione. Durante la corsa, prima di arrivare a coprire la metà della distanza che lo separava dal nemico, Lionet allargò platealmente il braccio destro onde materializzare nella mano una formazione sanguigna del tutto simile ad una lancia.
Una cuspide scarlatta, una lama cremisi che difficilmente avrebbe lasciato scampo al nemico se il blocco della Guardia fosse andato a buon fine. Venne scagliata con forza contro il petto del nemico, mentre dietro di essa il Cousland proseguì il proprio moto. Calciò con forza il terreno, per dardi ancora più spinta, e fu allora, e solo allora, che estrasse le proprie armi, lasciando che la sciabola che fu dell'eroe del deserto restasse ben nascosta nelle bende che la custodivano: per quel frangente Leonia sarebbe bastata.
Arrestò il proprio moto quando fu ad un metro dal nemico, giungendo subito dopo la propria scarlatta appendice e menando un fendente che, se non avesse avuto risposta alcuna, si sarebbe abbattuto fra il collo e la spalla dell'avversario.

Un attacco terribile, proprio come si addice ad una bestia.


L I O N E T C O U S L A N D

rec ~ 175 · aev ~ 150 · perf ~ 350 · perm ~ 300 · caem ~ 225
b ~ 5% · m ~ 10% · a ~ 20% · c ~ 40%

passive. x capacità di ignorare il dolore, razziale;
x resistenza fino a due mortali, personale;
x leonia è indistruttibile, dominio (I);
x impossibilità di perdere la presa su leonia, dominio (II);
x impossibilità che leonia gli sia sottratta, dominio (III).

attive.
— Diregraf Horde
La tecnica ha natura magica, benché prenda forma di evocazione - va affrontata come una normale offensiva, non dissimile da una qualsiasi altra tecnica. Il Cousland sarà in grado di richiamare una grande quantità di creature non morte totalmente asservite a lui, scheletri e zombie recanti seco armi e bardature, come fossero soldati veri e propri, pronti a servire il proprio Capitano. Queste si lanceranno quindi contro l'avversario, provocandogli un danno totale medio nel tentativo di eliminarlo. I non morti possono essere utilizzati anche per svolgere altri compiti di nicchia, come trasportare un oggetto, ma in ogni caso svaniranno al termine del turno - o dopo aver compiuto i propri doveri all'interno del turno. La loro totalità ha potenza Media e provoca un danno Medio.
consumo medio; pergamena non vita

— Scarlet Needle
Ma il suo dominio sul sangue non si ferma ad un mero erigere scudi, bolle o barriere. Non sarebbe pericoloso per l'altrui vita. Non sarebbe nello stile del Cousland. Egli è riuscito dunque a piegare tale vitale linfa al proprio volere, generandovi anche strumenti offensivi. La seguente tecnica ha natura di evocazione. Il Cousland, infatti può generare del sangue che - pressocchè istantaneamente - assumerà le fattezze d'una lancia, d'un grosso ago, che dopo pochi secondi lancerà contro il nemico per trafiggerlo. Tale peculiarità consente al Nero Leone di portare un attacco anche contro i nemici lontani e ha la potenza di una tecnica di livello Basso. Si basa sulla PeRf del Cousland, e non sulla sua PeRm.
consumo basso; pergamena longinus

armi. leonia, impiugnata nella mano sinistra;
asad delle ossa di sabbia, impugnata nella mano destra, ma ancora coperta di bende, non utilizzabile;
metgesel, non materializzata;
gauntlet, non materializzato.

energie residue. 100% - (10% + 5%) = 85%
stato fisico. perfetto
stato psicologico. perfetto

~~~

Scusa se ho preso quattro giorni per questo post-accio, ma tant'è :asd:

Per inciso, ho tomo nero, possiedo pergamene da negromante, ma la mia classe è guerriero, per questo ho ignorato le mille passive che hai per fottere i negromanti :asd:

 
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EyesOfDevil
view post Posted on 10/5/2012, 00:41





Osservò il soldato avvicinarsi alla sua figura, scandendone i passi regolari e sicuri. A ogni metro che il suo avversario si lasciava dietro, poteva sentire le voci provenienti degli spettatori tutt'intorno a lui intensificarsi, fino a divenire un indistinto e fastidioso brusio senza significato. Sviò la mente da loro, concentrandosi sull'uomo che si apprestava a raggiungerlo al centro dell'arena, le spade saldamente legate ai fianchi tintinnavano sommessamente a ogni sua mossa.
Il suo sguardo si fermò nuovamente sulle due lame, tradendo la preoccupazione e il nervosismo che finora aveva accuratamente celato, che per un breve momento si riflessero chiaramente nei suoi occhi. Svelto, celò nuovamente l'insicurezza del suo debole animo con un velo di arroganza. La sua espressione mutò, ostentando una sicurezza che in quel momento non possedeva affatto.
A volte provava un po' d'invidia per i guerrieri, i quali potevano semplicemente far largo uso della loro forza bruta durante uno scontro, caricando il loro oppositore in uno scontro corpo a corpo a senso unico. In effetti, quella era una di quelle volte: se non tenuto a debita distanza, un soldato come quello innanzi a lui poteva rivelarsi un nemico arduo da battere.
E l'ultima cosa che Evan desiderava era finire sotto la morsa dell'acciaio che si portava appresso.
Non poté fare a meno di notare che lui, con una scopa in mano, una bacchetta in tasca e del tutto privo di una qualsiasi protezione, era totalmente fuori posto in un ambiente del genere. L'altro invece, con l'armatura nera che riluceva leggermente sotto il sole e la fiera postura da gladiatore veterano, era palesemente nel suo ambiente naturale - o, almeno, così appariva agli occhi della strega.
In quel momento, il pensiero di scappare, di volare lontano in groppa alla sua scopa, riemerse dalla sua mente. Scuotendo il capo lo scacciò via, esattamente come aveva fatto la notte prima. Non aveva il tempo di farsi sorgere inutili dubbi in quel momento - né lo voleva. Pensare non l'avrebbe aiutato in quel momento; si trattava solo di agire. Doveva rispondere ai colpi del guerriero, mettere fuori gioco le sue difese e attaccarlo senza lasciarli fiato - ma sopratutto era obbligato a tenersi a distanza dalle sue due micidiali armi.
Evan osservò l'uomo allargare le braccia, portando le mani fino all'altezza dei gomiti, come per abbracciarlo in un improvviso moto di fraterna compassione.
«Perché la tua non è una voce che prenderei in considerazione.»
Nel sentire quella frase, chiuse gli occhi, respirando e ispirando profondamente. Per un momento si era concesso il lusso di pensare che, per una volta, non si sarebbe trovato davanti all’ennesimo spaccone, fiero e valoroso al riparo dietro la sua armatura massiccia. Un’illusione: niente di più, niente di meno; il breve miraggio di una lotta che non avrebbe incarnato il sangue e la rabbia.
D'altronde, perché avrebbe dovuto ascoltarlo?
Evan era di fronte a lui, armato appena con una pesante scopa in saggina, che al massimo potrebbe essere usata come un'eventuale mazza di legno; il soldato dalla sua parte aveva due sciabole ben affilate, pronte a sminuzzare e affettare con i loro denti d'acciaio la carne del loro obiettivo. Evan era vestito appena da abiti invernali, senza neanche una semplice cotta di maglia a proteggerlo; Il soldato era munito di una pesante armatura dal colore nero come la pece, la quale lo poteva proteggere da praticamente ogni colpo fisico.
Sulla carta, era in netto svantaggio.
Eppure, Evan sapeva di poter contare su qualcosa che, si augurava, il suo avversario non poteva vantare di conoscere. La magia nera che sapeva controllare lo avrebbe protetto dagli attacchi fisici del guerriero, bloccando l'avanzata dei suoi mortali colpi, schermandolo dalla morte rosso sangue portata dal filo delle due spade - o, almeno, così sperava.
«Ho un'idea, mago~»
L'ironia tagliente delle parole lo colpì in pieno, strappandogli a forza una smorfia dal volto.
«facciamola finita in cinque minuti!»
E fu allora che li vide.

M O R T I

~

Era ancora un bambino quando vide per la prima volta l'opera del lavoro di un negromante.
E anche se lo avevano adeguatamente preparato a ciò che avrebbe visto, quella notte non poté far a meno di ritornare più e più volte nei suoi pensieri, arrivando al punto di tormentarlo persino durante il sonno. Le streghe, loro insegnanti e madri e sorelle, avevano istruito tutti loro sulle cose all'interno della gabbia, e loro le avevano ascoltate. Era una delle poche lezioni sulle quali non si ammettevano disattenzioni; pena per non aver rispettato le regole: l'espulsione a vita dalla gilda.
Quella era anche considerata la lezione più importante, dato che metteva al corrente le giovani reclute su cosa sarebbero state destinate ad affrontare.
Ma quel giorno avvenne qualcosa che nemmeno le più anziane fra le madri potevano prevedere.
Quel giorno, i morti si liberarono.
Quel giorno, i morti si presero la loro vendetta.

In mezzo agli altri fanciulli, i suoi compagni, Evan aspettava di scoprire cosa si celasse dietro le grandi porte di metallo, sulle quali erano stati incisi a mano arcani simboli di alta magia. Quel giorno, però, il potere di quelle formule era stato disattivato, così da permettere a loro di accedere dentro la grande sala.
L'avevano preparato, eppure il cuore batteva talmente veloce che sembrava quasi volergli sfondare il petto, fracassandogli le ossa della cassa toracica. Sentiva il viso venire solcato da piccole goccioline di sudore, anche se lì dentro la temperatura era inferiore a quella presente all'esterno della cripta.
Quando la porta si aprì, ad attenderlo al di la della soglia vi erano tre fra le sorelle più anziane della confraternita, incaricate di scortare e proteggere lui e tutti gli altri apprendisti. Preceduto dalle tre streghe, le loro lunghe vesti che svolazzavano leggere, varcò la porta, entrando in un grande corridoio illuminato solo tramite le torce disposte lungo entrambe le pareti.
Piccoli ammassi di polvere si sollevavano a ogni suo passo, e l'aria lì dentro pareva essere diventata più pesante e fredda, difficile da respirare. Quando le porte si aprirono, un fortissimo odore di marcio l'aveva investito con una breve ventata, sparendo quasi subito. Man mano che avanzava lungo la galleria, però, quel puzzo era ritornato con la medesima foga, tagliente e incisivo, aumentando sempre di più a ogni metro che percorreva, facendogli lacrimare gli occhi. La vista gli si annebbiò leggermente, costringendolo a battere più volte le palpebre e ad asciugarsi le lacrime con una manica. La testa, intanto, prese lentamente a girare, e per poco non perse l'equilibrio, rischiando di finire contro una delle sue compagne. Un conato di vomito gli proruppe in gola, ma lui lo scaccio istantaneamente d'istinto, ingoiandolo.
Guardandosi intorno notò che anche gli altri erano pressappoco nelle sue stesse condizioni, se non peggio.
Tutti parevano non sopportare il puzzo di quel luogo; tutti, meno le tre streghe anziane.
Senza voltarsi, le tre sorelle semplicemente proseguirono per la loro strada, ignorandoli. I loro volti, rischiarati dalla luce delle torce, proiettavano sul suolo grottesche ombre deformate, niente più che semplici caricature dei loro volti. Osservando le loro figure di spalle, a Evan gli ci volle un po' di tempo prima di rendersi conto che non le aveva mai viste tenere una lezione, mangiare nella mensa comune o anche semplicemente aggirarsi fra le mura dell'ordine.
Forse, quelle tre erano appositamente addette alla guardia delle creature che gli avrebbero mostrato di li a poco: un pensiero che lo inquietò.
Osservandole si poteva notare il volto scavato dalla fatica e dalle rughe, gli occhi che evitavano di guardare troppo a lungo la luce, la carnagione perlacea - piccoli dettagli che, se fosse stato alla luce del sole, avrebbe individuato subito. Lì dentro, però, i dettagli finivano per perdersi e i contorni si facevano sfocati; quelle tre non erano altro che scure sagome, mere ombre nascoste nel sottosuolo - e forse questa era proprio l'impressione che dovevano fare.

Erano trascorsi solo un paio di minuti da quando aveva imboccato il corridoio, eppure pareva fosse passata un'eternità. Lì dentro il tempo sembrava scorrere più lentamente, come se la pesantezza dell'aria lo avesse colto di sprovvista, rallentando il suo regolare scorrimento. Eppure, nessuno di loro osava lamentarsi, o anche semplicemente fiatare.
Come gli altri, in silenzio aveva continuato a seguirle, accorgendosi a malapena che il loro passo stava rallentando periodicamente. Ormai il puzzo aleggiante nell'aria aveva raggiunto vette al limite della sopportazione, e ad ogni passo doveva trattenersi dal rimettere.
Fu sorpreso nel vederle fermarsi, interrompendo la loro marcia. Una di loro si girò, scrutando con i suoi occhi semichiusi, abituati più all'oscurità che alla luce del sole, i loro volti. Deglutì a vuoto nel vedere quegli occhi posarsi su di lui, ed emise un sospiro di sollievo quando si spostarono su un altro dei presenti.
La donna portò le mani all'altezza del petto, e solo in quel momento Evan vide che in una delle mani teneva un lungo bastoncino d'incenso ancora spento. Nella mano libera, intanto, si era creata una brillante sfera di fuoco, piccola quanto una biglia, con la quale la strega accese la sottile bacchetta.
Il profumo si diffuse quasi istantaneamente tutt'attorno a lui, e fu con gioia che finalmente accoglieva l'aria dentro i polmoni, respirandola con grandi boccate. Chiuse gli occhi, godendosi per un momento quel dolce aroma.
«Ci stiamo avvicinando, d'ora in poi fate attenzione.»
Il tono raschiante e rauco della strega lo riportò bruscamente fra le fredde pareti di quel corridoio. Solo allora si accorse che oltre alla voce della donna vi era qualcos'altro che interrompeva il silenzio: un rumore ovattato e indistinto, lontano. Spostando lo sguardo, vide che dietro alla donna si erigeva una seconda porta, ancora più grande e imponente della prima - e con più glifi e rune di protezione.
«E restate sempre dietro di noi.»

Di quella notte Evan non ricordò più nulla.
Non riuscì più a rammentare con precisione cosa vide oltre quella porta, né cosa successe. Nella sua mente rimasero solo brevi e fugaci immagini di ombre che divoravano altre ombre, del sangue che imbrattava le pareti e il terreno.
Ricordava le urla e i pianti disperati dei suoi compagni, il fuoco che gli aveva salvato la vita, una delle tre streghe cadere proprio addosso a lui. Ma erano solo frammenti disparati, messi a fuoco a casaccio dalla sua memoria, nel vano tentativo di rammentare cosa era successo. Eppure, per quanto si sforzasse non emerse quasi nulla.
Ricordava solo un'ombra in particolare.
Un'ombra ghignante, dal colore più scuro e lugubre delle altre - marcio. Aveva visto gli occhi di quell'ombra, lui: neri pozzi pieni di pece e catrame, privi di qualsiasi compassione; e quegli occhi avevano visto lui.
Poi, il vuoto.

~

No.
Si era sbagliato.

Quelli non erano veri non morti.
Le vibrazioni che solcavano l'arena, smuovendo impercettibilmente l'aria intorno a lui, non mentivano mai. Una semplice, lieve distorsione, che in un infinitesimo di secondo lo investì in pieno, sparendo subito dopo. Tuttavia, quel breve lasso di tempo fu sufficiente alla strega per avvertire la vera natura di quelle mostruosità.
Erano solo una spudorata imitazione di un'empia e sacrilega arte.
Quando li vide emergere dal sottosuolo tutt'intorno a lui, la sua espressione assunse una smorfia orripilata. Ora che aveva carpito l'essenza di quegli esseri, però, sul suo volto si dipinse lentamente una maschera di commiserazione e pietà. In quel momento non vi era odio o disprezzo nell'animo della strega.
Solo pena.
E rabbia.
«Non scherzare con me, guerriero!»

La voce che scatto tonante dalle sue labbra, sicura, non più macchiata da quel nervosismo che provava inizialmente, era il riflesso perfetto della sufficienza dipinta sul suo volto. La vista di quei tre non morti gli scrollò di dosso tutta l'insicurezza e la tensione accumulata, facendogliele scivolare di dosso come se non fossero mai esistite.
Quando tutti e tre furono pronti all'attacco, subito lo attaccarono, circondandolo. Gli si scagliarono contro nel medesimo istante, tentando di ghermirlo con le loro putride mani. Nonostante le armature pesanti che indossavano, i non morti potevano vantare una grande velocità - oltre che una totale assoggettazione verso il proprio evocatore.
Tuttavia, per quanto rapidi e scattanti fossero, non fecero in tempo a percorrere più di due passi prima di essere completamente annientate dalla strega. Gli bastò l'istante d'un battito di ciglia, e quando riaprì gli occhi, le creature si erano semplicemente dissolte, portate via dal vento come se fossero state fatte di sabbia.
Il soldato, intanto, noncurante della fine delle proprie creature, si era lanciato in un poderoso assalto frontale. Dalla sua mano partì una lancia color cremisi, che veloce si diresse verso il suo petto privo di protezione. La strega fece appena in tempo a scansarsi di lato, evitando di essere trafitto dalla punta acuminata della picca. La lama, però, superò comunque le vesti, squarciando di traverso il petto.
Non riuscì a trattenere un gemito, ma non senti subito il dolore scaturire dal torace. Inizialmente avvertì solo il freddo di Briggs inondargli la ferita aperta; poi, al glaciale tocco del vento gelato si unì la sensazione calda e umida del sangue, che lentamente cominciò a fluire suoi vestiti, macchiandoli di un'intensa tonalità rosso scuro.
Solo dopo venne il dolore, ma non ebbe il tempo per badarvi troppo -subito dopo la lancia venne il turno delle spade. Senza arrestare il proprio moto, il suo avversario si era portato a una distanza estremamente ravvicinata, circa un metro, e aveva lasciato che la spada nella sua sinistra si scagliasse con tutta la sua potenza verso il suo collo.
Evan capì all'istante che se non avesse schivato o parato il colpo quello scontro sarebbe finito molto prima del previsto. Senza indugiare oltre, fece scattare il braccio destro, frapponendo al freddo metallo della lama nemica il debole legno della sua scopa, mentre con le gambe cercò di balzare all'indietro, accompagnando il colpo avversario. Il metallo si conficcò violentemente nell'oggetto, arrivando quasi a tranciare di netto il manico. L'impatto si ritorse contro la mano della strega, che inviò intense scariche di dolore lungo tutto il braccio. Grazie al piccolo salto, però, Evan evitò che la scopa di saggina si rompesse sotto la morsa del ferro della spada, riuscendo nel contempo ad allontanarsi di qualche metro dal guerriero.
«Cinque minuti hai detto?»
La ferita al petto gli aveva fatto venire il fiato corto, e a ogni parola sentì delle fitte percorrergli tutto il torace, togliendogli l'aria. Prima di continuare, dovette attendere qualche secondo per riprendere fiato.
«Attacca pure con tutta la tua forza.
L'arena alle spalle della strega si scurì lentamente, come se avesse perso il contatto con la luce del sole. Nere scariche elettriche si crearono dal nulla, diventando man mano più grandi. Al centro di esse, circa all'altezza della testa, prese forma una sfera del loro medesimo colore, dal diametro non più grande di tre o quattro centimetri. La superficie violastra pareva ribollire, agitarsi come se fosse dotata di vita propria.
«Perché sarà tutto finito dopo la tua prossima mossa!»
La sfera fremette ancora un momento, poi partì veloce verso il cielo, arrivando in pochi secondi molti metri sopra le loro teste. Persino le persone nella parte più alta degli spalti avrebbero dovuto alzare il capo per osservare la piccola biglia vorticare su se stessa, riducendo ulteriormente il proprio volume, per poi espandersi incredibilmente. Ora il globo arrivava a coprire per intero il sole sopra i due avversari, offuscando con una tenue sfumatura violacea l'intera arena.
«Avanti, attacca pure.»
Con uno sforzo allargò le braccia, resistendo al dolore che gli scaturiva dal petto.
Non mentiva.
La prossima volta non sarebbe stato così gentile.
La prossima volta avrebbe scagliato la sua offensiva.


Evan
Energia Verde
ReC 275 | AeV 150 | PeRf125 | PeRm 450 | Caem 225
I 40% | A 20% | M 10% | B 05%

Status fisico - Taglio al petto (Basso); Danno al polso (Basso)
Status psicologico - Iracondo
Energia - 70% (100 - 10 - 20)


Passive
Meditazione - Capacità di non svenire se l'energia scende oltre il 10%.
Concentrazione - Cristallo della conoscenza; Amnesia parziale riguardo l'aspetto di Evan.
Lagrima di vetro - Tecniche di un livello superiore contro i negromanti e di uno inferiore contro i paladini; Rabbia irrefrenabile se incontrato un negromante; Influenza di timore passiva contro i negromanti.
Magia Arcana - Auspex magico; Cast istantaneo delle tecniche magiche; Danni provocati dalle tenciche magiche di un livello superiore; Danni provocati dalle tecniche fisiche di un livello inferiore.

Attive
Magia Nera - La manipolazione della materia oscura, oltre ad essere quasi sempre istantanea, può avvenire anche in un lasso di tempo più lungo. Evan, tramite un semplice gesto del proprio corpo, potrà rilasciare un'alta massa di energia oscura, la quale si scaricherà a terra solo più avanti, in maniera totalmente inaspettata. La strega è in grado di formare una gigantesca emanazione energetica del medesimo colore della pece, con lievi sfumature violacee a delinearne la scia, e di lanciarla nel cielo, molto in lontananza, o di generarla direttamente lì, visibile e inquietante a chiunque si trovi sotto alla sua grottesca e deformata ombra. La tecnica si riverserà contro l'avversario il turno successivo, non subito dopo essere stata evocata, e avrà potenza Alta, provocando un danno di pari entità sotto forma di ustione. Contro gli angeli il danno varia a Critico, mentre contro i demoni si abbassa a Medio: la potenza non subisce alcuna variazione.
Magia Arcana - Migliorarsi è una delle credenziali dello studio, ogni conoscenza è nuova e si aggiunge alle precedenti componendo un mosaico sempre più articolato e complesso, una gratificazione personale che però si ripercuote su fini prettamente materiali. Sarà così che la tecnica precedentemente appresa sarà di gran lunga perfezionata, tanto che per mezzo di un consumo energetico equivalente a Medio e senza tempi di concentrazione, il caster sarà in grado di nullificare un fenomeno magico del medesimo potenziale, potendo fronteggiare a testa alta pericoli discretamente maggiori.


Equipaggiamento
Scopa - Nella mano destra (semidistrutta)
Bacchetta magica - riposta


Riassunto combattimento
- Evan utilizza l'attiva di Arcanismo (Magia Arcana) per dissolvere i tre non morti;
- Tenta di schivare la lancia scsansandosi di lato;
- Subisce comunque una ferita di entità bassa;
- Para l'attacco fisico balzando all'indietro e frapponendo alla spada la scopa;
- Usa la pergamena costallazione.


Note
Scusa il ritardo, ma è un periodo pieno anche per me. Specchietto riassuntivo e tutto il resto li inserirò questo pomeriggio, visto che ora stò morendo di sonno.

EDIT: Ok, ecco qui lo specchietto riassuntivo.
Volevo solo specificare che utilizzo l'attiva di Arcanismo sulle tue evocazioni perché quelle, tecnicamente parlando, non sono vere e proprie evocazioni. Dunque, trattandosi di una vera e propria tecnica magica, si attiva anche l'auspex magico di Evan.
Per quanto riguarda il tuo primo attaccoi, non ho nulla di particolare da segnalare: Evan tenta di schivare il colpo ma subisce comunque il danno.
Per ultimo, specifico che Evan è riuscito ad evitare il tuo secondo attacco - subendo comunque un danno basso a causa della PeRf nettamente superiore - grazie all'alto valore della ReC e alla pari AeV. Questi valori gli permettono di balzare all'indietro in tempo, evitando così di essere colpito dove tu avevi specificato. Il salto gli permette di salvare la scopa dal tranciamento, che sarebbe avvenuto se Evan fosse rimasto fermo a parare l'attacco. Molto semplicemente, tirandosi indietro ha tolto il legno dal raggio della tua lama.
Già che c'ero ho corretto qualche errore di battitura.
Spero sia tutto chiaro :8D:


Edited by EyesOfDevil - 10/5/2012, 18:51
 
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Lionet Cousland
view post Posted on 14/5/2012, 20:40




eP8GL
Leviathan
THE DEEP CAVE INFERNO

{III}

« Non scherzare con me, guerriero »

Una breve frase partorita come una sentenza, pronunciata con la violenza di chi - disperato - sa di doversi giocare anche l'anima nel folle gioco della Morte. Quelle cinque parole apparivano dure e grezze rispetto alle fattezze di chi le aveva sputate, che finalmente tradiva un sentimento, forse più antico ancora dell'amore e della paura: il tono di ciò che fu detto trasudava rabbia da ogni singolo poro. Toccato nel profondo, quell'uomo aveva esternato ogni sua malevola intenzione, cacciando fuori ogni singola stilla del proprio orgoglio. Il Cousland potè solo notare la determinazione che balenò nel suo sguardo alla vista delle sue creature, figlie della Parca, e - forse per la prima volta in quel giorno - sentì un brivido molto umano risalirgli lungo la schiena. Quello che assaporò fu un breve istante di p a u r a e tensione, poi via di nuovo verso il vento, lanciato nell'attacco mortale. Osservò i propri servi farsi trasportare via dal vento, lasciando dietro di sè null'altro che sabbia, pece e sangue raffermo.

Sangue Raffermo, già. Perché non esiste nulla di più insalubre e agghiacciante, nulla che più di esso rechi testimonianza dell'arrivo della Mietitrice. La lancia che si materializzò fra le dita del Cousland era composta esattamente di questo.
Venne scagliata con violenza e veemenza e non ci mise molto a squarciare di traverso il petto dell'avversario, macchiando dello stesso cremisi che la tingeva le vesti del mago, facendogli forse per la prima volta assaporare il caldo abbraccio del sangue. mentre le macchie s'allargavano sul petto, la spada cadde, bloccata nel suo moto dal frapporsi della scopa del nemico. Ci andò vicino, Leonia. Vi riuscì quasi, a fendere di netto quel patetico strumento, ma rallentò nell'ultimo centimetro, mentre legno e proprietario si allontanavano ancora. Probabilmente, aveva avuto p a u r a.

« Perché sarà tutto finito dopo la tua prossima mossa! »

Il Cousland sorrise. Il torneo stava rivelandosi più divertente del previsto: sangue era stato versato al suo primo affondo, l'arma del nemico era quasi in pezzi e - nonostante tutto - quello ostentava una sicurezza disarmante, quasi fosse sicuro - come lo era Lionet stesso - che la vittoria era lì a portata di mano. Non cambiò mai opinione, non venne mai pervaso dalla p a u r a nera, quella che ferma le gambe, quella che annebbia i pensieri, neppure quando vide quella piccola sfera nera staccarsi dalla mano dell'avversario e ascendere pian piano al cielo, collassando infine e rinascendo ancora più grande di prima.
Si accorse in quel momento che tutti avevano la bocca aperta ad ammirare quel che stava succedendo,
si accorse in quel momento che il sapore di quella scena ricordava tanto quella di un anno prima, quando il sole nero aveva messo p a u r a ad Asgradel tutto.



« Oh, ti riferisci a ciò che farà di te l'eroe? »
detto ciò alzò la sciabola, dono della Nera Regina, all'altezza degli occhi, e sembrò rivolgere a lei la sua ultima frase « Lo lascio a te, fantasma~ »
Sembrava non essersi curato affatto di quel che poco prima era successo ma, al contrario, ciò non aveva fatto che esaltarlo. Qualunque cosa fosse, dava l'idea di poter implodere da un momento all'altro, devastando tutto ciò che aveva intorno. La sfera sembrava viva, e pulsando forse bramava di inghiottire tutti i presenti nel proprio oblio. La sciabola brillò per un istante sotto alle proprie bende, lasciando che esse scivolassero lungo il braccio del Capitano di Fortescuro. Nell'aere si sparsero voci e grida d'improvviso, quasi Rockwhite ed il suo martire fossero lì a Briggs. Ligue d'oriente, canti di muezzin, come d'amplesso.
Sapore di deserto ed iride pallida.

« يروي لي ومواضيعه الساحر منكم الموت »
« Dimmi, mago, temi tu la morte!? »

Per quelli che lo notarono, non fu facile dormire per notti e notti a seguire. L'iride del Cousland, quella destra, divenne completamente bianca, esattamente come quella d'un fantasma, e dalla sua bocca uscirono parole d'altri, in una lingua da lui sconosciuta, parlata solo dagli uomini col turbante, figli della terra e del deserto. Furono parole dirette al nemico, gettate quasi alla sua gola, proprio dove la sciabola s'era trovata a puntare. Dritta e brillante, era di certo la cosa più preziosa che il Cousland avesse mai posseduto. Forgiata direttamente con le ossa di un vecchio Guardiano del Regno, Asad delle Ossa di Sabbia era di perfetta fattura, e aveva già dimostrato di poter piegare davanti a sè qualsiasi nemico e di riuscire a tagliare qualunque materiale costruito dall'uomo o temprato dalla natura.
Compresa la carne umana.



Scattò in avanti ancora una volta, quasi fosse un cane che deve mettere alle strette la propria preda, quasi fosse uno squalo che, dopo il primo attacco, affonda il secondo, più letale. Quasi avesse riconosciuto d'esser la bestia che tutti a Fortescuro credevano che fosse. Assalì il nekico cercando di imprimere nel prossimo colpo tutta la forza che aveva in corpo. Alzò Leonia verso la scopa del nemico, quasi volesse prevenirne qualsiasi utilizzo offensivo, e menò con la sciabola un fendente quasi identico al precedente, ma decisamente più letale e potente, e che sicuramente celava in sè un pericolo più subdolo e temibile. Se infatti il mago avesse deciso di frapporre fra il proprio corpo e l'argentea lama del Nero un ostacolo, fosse stat la propria arma o un'emanazione elementale posta a sua difesa, allora un grido atroce e brutale avrebbe riecheggiato dall'altro mondo a questo, urlando il nome di chi, per la Rivoluzione, era diventato schiavo della Bestia di Fortescuro, assalendo le orecchie di chiunque si fosse spinto a contrastarlo e, magari, inibendo il suo sistema motorio per qualche minuto.

Giusto il tempo di lasciare ad Asad il piacere di tornare a respirare l'aria.
Giusto il tempo di osservare il terrore negli occhi del nemico.
Giusto il tempo di cantare alla gloria del Cousland, il Mietitore di Eroi.


L I O N E T C O U S L A N D

rec ~ 175 · aev ~ 150 · perf ~ 350 · perm ~ 300 · caem ~ 225
b ~ 5% · m ~ 10% · a ~ 20% · c ~ 40%

passive. x capacità di ignorare il dolore, razziale;
x resistenza fino a due mortali, personale;
x leonia è indistruttibile, dominio (I);
x impossibilità di perdere la presa su leonia, dominio (II);
x impossibilità che leonia gli sia sottratta, dominio (III).

Un’antica tecnica di forgiatura a stampo orientale prevede che durante l’operazione, nella fornace, vengano inserite ossa umane per infondere nel metallo caratteristiche quali purezza e resistenza. Tradizione vuole che più l’uomo alle quali appartenevano fosse fiero e meritevole d’onore, più le proprietà che si legano al metallo siano pregevoli e degne di nota. Asad, ex guardiano Toryu, fu questo ed altro, ed è così che la sciabola fucinata ha sviluppato un filo superiore, una resistenza agli urti più accentuata nonché un’ottima flessibilità. Le tecniche di spada possono quindi cambiare dall’una all’altra, di taglio o di punta, movimenti essenziali, elaborati e persino teatrali. Qualsiasi sia il modo in cui la si impugni o maneggi, l’arma sarà in grado di fendere qualsiasi materiale essa incontri nella sua traversata, il migliore degli acciai così come la più dura delle rocce. {Abilità passiva}

Le proprietà che tuttavia possono circondare un’arma nella cui forgia è scolpita un’impronta spirituale, è l’anima che le appartiene. Quel fuoco etereo e inavvertibile che pulsa, vive e divampa all’interno del freddo acciaio, un suono muto o uno sguardo cieco, un’anima annientata alla statica sopravvivenza nel limbo indolente della solitudine. Ciononostante quel silenzio verrà infranto, il muto richiamo all’assoluto di Asad avrà una nuova voce qualora l’arma venga denudata del suo guscio. Non appena l’arma verrà sfoderata per intero, mostrandosi al nemico nella fulgida bellezza che le appartiene, nella sua mente divagheranno gemiti strazianti, voci dal significato indecifrabile, raggelanti sussurri in una lingua incomprensibile. Brividi scorreranno in chiunque abbia modo di mirare l’arma, un gelo che percuote l’anima ancor prima delle carni. In termini di gioco questa malia agisce a livello passivo in chiunque circondi il possessore dell’arma nel caso in cui quest’ultima sia spogliata del fodero, e sarà possibile difendersi mediante opportune difese psioniche. {Abilità passiva}

Ma se sussurri e bisbigli possono incrinare i più impavidi degli animi, se vocii e ciarlare ambigui possono confondere i più razionali degli strateghi, cosa possono urla e grida disumane? Nell’acciaio di questa sciabola v’è ben più di un’impronta spirituale, quanto più l’anima di un uomo che in vita fu molto, ma quello stesso “molto” non gli fu sufficiente per scampare alla morte. In una gabbia di lucente lega metallica riposa quiescente, ma se dovesse essere scossa da un consumo Alto di energie e dovesse impattare contro un ostacolo, sia esso il nemico, una componente della sua armatura, un’arma o una reificazione elementale posta a sua difesa, allora un grido atroce e brutale riecheggerà per l’area circostante attanagliando le orecchie di chiunque abbia osato destarlo dal suo sonno, unica via di fuga alla prigionia eterna. Si dice che l’udito svolga una componente fondamentale nell’equilibrio e nella coordinazione, ed è per questo stesso motivo che il soggetto vittima dell’offesa psionica subirà un danno Alto alla mente, nutrendo forti difficoltà motorie e coordinative per il turno corrente e successivo. {Tecnica di potenza Alta}

Ma un capo è ben più di un uomo che dispensa ordini. Asad, uomo del deserto, imparò a farsi rispettare non disdegnando biechi mezzi quali tortura o violenza; la paura, prima forma di rispetto conosciuta e concepita da uomo e animale. È così che per mezzo delle metodiche precedenti, il detentore potrà instillare timore in chiunque osi contrastarlo, nelle azioni così come nelle semplici parole. La malia psionica avrà potenza Media, infliggerà danni alla mente avversaria per la medesima portata, e sarà contrastabile mediante opportune difese. {Tecnica di potenza Media}

armi. leonia, impiugnata nella mano sinistra;
asad delle ossa di sabbia, impugnata nella mano destra, ma ancora coperta di bende, non utilizzabile;
metgesel, non materializzata;
gauntlet, non materializzato.

energie residue. 85% - (20% + 5%) = 60%
stato fisico. perfetto
stato psicologico. limitatatmente posseduto da Asad (danno Basso alla psiche, autoinflitto)

~~~

Allora, non è un turno semplice, ma tant'è. Dopo la tua Costellazione, parte il mio attacco:
- appena la sciabola è mostrata completamente, scatta la passiva di timore;
- pagando un basso e un basso psionico autoinflitto, casto la tecnica psionica di terrore di potenza media, indirizzando la spada verso Evan;
- scatto verso Evan, meno un fendente diretto sempre al collo con Asad (passiva di proprietà taglienti in grado di fendere qualsiasi materiale), attivando la tecnica psionica di costo alto che - qualora frapponessi alla spada una barriera o una quasliasi difesa, anche scudi o armi - lascia partire un grido di potenza psionica alta in grado di privare Evan delle proprietà motorie per due turni.

 
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EyesOfDevil
view post Posted on 19/5/2012, 22:45





Quando la sfera di materia oscura giunse al massimo della sua grandezza, l'intera arena fissava il cielo. Parandosi gli occhi con una mano, gli spettatori cercavano di delineare i contorni della sua emanazione magica, mentre un lugubre silenzio si era improvvisamente fatto largo fra le fila dei nobili e dei paesani e dei corvi. Evan osservò gli spalti, girando il capo a destra e a sinistra, lasciando scaturire dal suo volto un riso compiaciuto. Gli era parso adatto, nonché perfettamente ironico, cominciare quello scontro con un simbolo che richiamasse uno degli avvenimenti più acclamati dai corvi.
Un sole nero si stagliava sopra tutti loro, coprendo i lucenti raggi del vero astro e mettendolo completamente in ombra, rendendo impossibile riuscire a scorgerne i luminosi tratti. Come un'eclissi, la sfera gettò sull'arena un ampio velo d'ombra, sfocando volti e figure di chi si trovava nel suo raggio d'azione.
Abbassando lo sguardo sulla sua scopa, vide com'era realmente conciata male. A circa metà della lunghezza del manico, il resto del legno penzolava, mentre lo squarcio che aveva creato la spada del guerriero minacciava di spezzarlo di netto. La strega pose per terra la punta dell'oggetto, tenendo la parte della saggina con la mancina, e con un calcio ben assestato la spaccò una volta per tutte. Quello che gli rimase in mano era poco più della metà, ma sarebbe comunque servita per il suo scopo, se mai ce ne fosse stato bisogno - cosa di cui non dubitava affatto.

Alzando il capo, cercò gli occhi del soldato, incontrando invece il ghigno formato dalla sua bocca. Non colse le bende che silenziosamente scivolavano lungo la lama della seconda spada, quella con cui non l'aveva attaccato, scoprendo la famelica lama di metallo. Gli sembrò, però, di scorgere un brillio negli occhi del suo avversario, uno scintillio di malvagio compiacimento e risoluta sicurezza; uno scintillio inquietante, sinistro.
paura
Fu proprio in quel momento che la strega fu percossa da un gelido brivido, che salì velocemente lungo la sua spina dorsale, facendolo fremere per un istante. Sentì le proprie viscere contorcersi e annodarsi, mentre uno strano sentore si faceva largo a pugni e calci fra di esse, desideroso di uscire alla luce del sole. Qualcosa, però, glielo impedì, e lo costrinse a rimanere dentro il corpo della strega, che impotente subiva i colpi dell'invisibile nemico.
Cercò di dissimulare, senza riuscirci, quella sua strana reazione con una breve e sommessa risata, mentre ostentando sicurezza tentò di fare un passo avanti. Tentò soltanto, sì, perché i suoi piedi, come incollati al terreno sabbioso dell'arena, non si mossero di un millimetro, rimanendo fermi e saldi come rocce. Piccole goccioline di sudore presero a scivolare lungo la sua pelle, bagnandogli leggermente la fronte e i lati del volto. I suoi occhi, come ipnotizzati, non riuscirono a staccarsi dalla fredda e letale lama della sciabola, oscurata dalla luce del suo falso astro.
Deglutì a vuoto, riuscendo infine a muoversi, indietreggiando leggermente.
paura
Avrebbe voluto urlare, gridare all'arena l'esasperazione che provava, ma la voce gli si strozzò in gola, concedendogli solo un rantolo soffocato. Era una sensazione strana quella che provava, aliena ma in un certo senso familiare. Non riusciva a capire cos'era quell'insana morsa che provava al petto, la quale pareva volere stringerlo sempre di più, spaccandogli le costole e schiacciandogli i polmoni. Si accorse che respirava affannosamente, le piccole nuvolette di condensa che scandivano il suo respiro pesante, e gli sembrava quasi che la stretta immaginaria gli facesse sanguinare ulteriormente il taglio al torace.
Non sentì, però, il caldo scorrere del sangue, né il divampare dell'arsura provocata dal dolore;
solo un incredibile, incontenibile freddo.
Quella era paura?
Sì, forse sì.

«يروي لي ومواضيعه الساحر منكم الموت»
Le strane parole, appartenenti a una lingua che Evan non comprendeva, lo risvegliarono dal torpore di cui era caduto preda, facendogli scuotere violentemente la testa a destra e a sinistra. Batté le palpebre più volte, come se si fosse appena risvegliato da un lungo, incessante sonno. Sentiva ancora il gravare di quella morsa sul petto, e la sgradevole sensazione che si portava dietro era sempre saldamente incatenata dentro il suo corpo. Eppure, questa volta riuscì a muovere un passo nella direzione giusta, avanzando verso il guerriero. Portò una mano alla gola, secca come il deserto, cercando di trovare tra la sabbia che pareva riempirgli la bocca anche la più misera delle parole.
Ma fu solo quando la punta dell'acciaio puntò verso la sua gola, quasi volesse lacerarla da tale distanza, che si rese conto di cosa stava provando.
P a u r a.
La paura, silenziosa e invisibile, si era lentamente insediata nella sua mente, avvolgendolo a poco a poco in un bozzolo carico di insicurezza. L'aveva allontanato dal mondo e dalla rabbia che provava in quel momento, isolandolo, costringendolo a una solitudine forzata. Gli aveva bloccato braccia e gambe, appesantito il respiro e costretto a indietreggiare, eppure solo in quel momento si rendeva conto della natura di quella sensazione - estranea ma familiare nel medesimo istante. Come un'ombra, era scivolata sul suo corpo e come un'ombra ne era uscita, lasciando sulla sua scia nient'altro che un freddo senso di vuoto.
Il suo corpo era come una gabbia che, involontariamente, era riuscita a rinchiudere ciò che l'avrebbe distrutta nel tempo.
Da dentro la paura picchiava forte, e lui non poteva fare niente per fermarla.
Era succube dei suoi colpi, vittima del proprio terrore.
In un istante il terrore si rifletté nei suoi occhi, espandendosi lungo tutto il volto della strega, deformandolo con un'espressione che faceva emergere tutta la sua viltà. Era stata quella sua pavidità ad averlo fatto etichettare come codardo, ed era sempre per colpa sua se ancora non aveva trovato il coraggio di staccarsi di dosso quell'infame appellativo.
Un codardo: ecco cos'era in realtà Evan.
Questo, e nient'altro.

Evan si accorse solo all'ultimo istante dell'attacco del guerriero, che nel frattempo si era scagliato per la seconda volta contro di lui. La spada che teneva in pugno era famelica, bramosa di assaggiare il gusto dell'amaro liquido che sarebbe fuoriuscito dal suo fragile collo. Avrebbe sentito il gelido morso dell'acciaio, e subito dopo il caldo del sangue. Magari gli sarebbe persino piaciuto, sentire nuovamente il cocente divampare del suo plasma color rubino sulla propria pelle; magari sentirlo gli avrebbe ridonato nuovamente la vita, la voglia di combattere e di non arrendersi, prima di portarlo a una lenta e affannosa morte.
Chiuse gli occhi, cercando di lasciarsi abbandonare a quel pensiero. Perire l'avrebbe reso libero da tale nome, libero di potersi nuovamente guardare allo specchio senza la paura dell'immagine che vi si riflette. Per l'intera durata della sua vita era scappato, accalcando scuse su scuse, ma ora era giunto il tempo di dire "basta", di fermare quella folle corsa che l'aveva portato fin la.
Forse, aveva accettato di partecipare al Leviathan proprio per trovare un modo più degno di morire. Forse, aveva riconosciuto nel guerriero colui che avrebbe posto in modo degno la fine alla sua vita. Forse, si era arreso prima che lo scontro cominciasse, cercando il modo più degno per lasciare questo mondo.
Era vissuto come Evan il codardo, e sarebbe morto come tale.
Chiuse gli occhi.
Attese.

.
.
.

NO!
NON SAREBBE FINITA COSI’
!

2jg5v7p
Qualcosa di diverso dalla paura scalciò dentro la strega, scatenando dentro di lui una sensazione totalmente contrapposta al gelido vento che il terrore aveva portato con sé. Questa volta sentì il calore; non il calore della sua ferita, però, che non aveva modo di raggiungerlo dove era stato colpito. Come il terrore che si era insediato nella sua mente e nel suo copro, quel sentore condivideva la sua medesima natura, eppure le emozioni che gli suscitava erano totalmente contrapposte.
Non seppe spiegare come successe, ma quando rialzò lo sguardo era nuovamente in grado di muoversi.
La paura non era sparita, semplicemente era stata allontanata per un momento, così da permettere alla strega di potersi muovere e schivare quel colpo fatale. Se qualcuno l'avesse guardato negli occhi, vi avrebbe scorto entrambe quelle sensazioni combattere per la supremazia, in una lotta senza esclusioni di colpi.
In realtà, sarebbe più corretto dire che la prima colpiva, mentre la seconda si difendeva soltanto: resisteva.
Non era il coraggio a dotarlo di tale capacità, né qualsiasi altra viscerale emozione.
Quello era semplice e puro istinto.

Scartò il più velocemente a destra, ma la spada del guerriero era troppo avanti per lasciarlo uscire indenne dall'attacco. Alla fine, l'acciaio trovò quello per cui era stato sfoderato, anche se a subire il morso non fu il collo della strega, ma il braccio. Uno squarcio si aprì dalla spalla al gomito, e il sangue sgorgò a fiotti dalla nuova ferita. Un urlo di dolore sfuggì dalle labbra della strega, mentre l'urto con l'arma lo mandava a terra. Rotolò per qualche metro, allontanandosi dalla figura in nero del soldato, lasciando una scia di sangue dietro di sé.
Si fermò in ginocchio, mentre la mano destra reggeva il braccio sinistro, rimasto inerte dopo il colpo. Fitte scariche di dolore scaturivano dal taglio, e ogni volta che una di queste gli attraversava l'arto, aveva voglia di gridare di nuovo, lasciando che il suo avversario si crogioli di fronte a quella vista. Mordendosi le labbra, trattenne quell'istinto, alzandosi per affrontare faccia a faccia il guerriero.
«Paura.»
Abbassò il capo, incapace di sopportare oltre la vista di chi l'aveva fatto tremare tanto forte. In meno di una frazione di secondo, la nera figura era stata in grado di scambiare l'ira che dilagava nella strega con semplice e puro terrore. E la cosa peggiore era che tale sentimento ancora non se n'era andato, né si era per nulla placato. Continuava ancora a tremare, e la voglia di volare via era più forte che mai in lui, eppure l'istinto lo tratteneva fermo.
Era incatenato a quell'arena, e questo gli andava più che bene.
«Tu sai cosa significa avere paura?»
Il tono di voce si alzò gradualmente, fino a divenire udibile dall'intera platea.
Un tono forte, ma non sicuro.
«TU SAI COSA SI PROVA?»
Urlò a squarciagola, senza quasi rendersene conto. Sbraitò e scalciò il terreno, mentre il petto e il braccio protestavano calorosamente per quella sfuriata. Perse le staffe la strega, abbandonandosi all'ira che si era nascosta nell'ombra della paura, ma che ora era tornata più forte che mai. Terrore e rabbia si fusero insieme, scagliando all'unisono forti attacchi all'istinto.
Forse, i nervi di Evan non avrebbero retto ancora per molto.
Alzò il braccio buono al cielo, lasciando che l'altro penzolasse come privo di vita, per poi allungarlo verso il guerriero. Le dita si mossero nell'aria in maniera confusionaria, chiudendosi e aprendosi, unendosi e dividendosi, colpendo il nulla che le separava.
«Non importa...»
La voce, tornata improvvisamente bassa, aveva un qualcosa di innaturale.
«perché conoscerai il dolore.»
Due fatture si scagliarono contro il soldato, cercando di colpirlo con i loro effetti destabilizzanti.
La prima avrebbe risucchiato l'energia direttamente dal corpo del bersaglio, rendendolo debole, indifeso - l'ombra avrebbe tentato di ghermirlo, di prenderlo fra le sue grinfie e trascinarlo nell'oblio. La seconda, invece, avrebbe tentato di colpire direttamente i sensi del suo avversario, minando la sua concentrazione.
Per ultima, sarebbe scesa la cometa.
17ee06
E con lei la distruzione si sarebbe abbattuta sul soldato.
E il dolore.


Evan
Energia Verde
ReC 275 | AeV 150 | PeRf125 | PeRm 450 | Caem 225
I 40% | A 20% | M 10% | B 05%

Status fisico - Taglio al petto (Basso); Danno al polso (Basso); Taglio al braccio (Alto)
Status psicologico - Furioso e impaurito (Medio)
Energia - 50% (70 - 10 - 10)


Passive
Meditazione - Capacità di non svenire se l'energia scende oltre il 10%.
Concentrazione - Cristallo della conoscenza; Amnesia parziale riguardo l'aspetto di Evan.
Lagrima di vetro - Tecniche di un livello superiore contro i negromanti e di uno inferiore contro i paladini; Rabbia irrefrenabile se incontrato un negromante; Influenza di timore passiva contro i negromanti.
Magia Arcana - Auspex magico; Cast istantaneo delle tecniche magiche; Danni provocati dalle tenciche magiche di un livello superiore; Danni provocati dalle tecniche fisiche di un livello inferiore.

Attive
Fattura - Confondere l'avversario, spesso, può risultare un'eccellente tattica di vittoria. Sarà molto più faccile avere la meglio su qualcuno colto da un'improvvisa emicrania, da un'incredibile nausea o forti giramenti di testa - specie se questi sintomi sono provocati da una fattura. Spendendo un consumo pari a medio, Evan è in grado di lanciare una fattura di tipo psionico dagli effetti dipendenti dalla concentrazione dell'individuo colpito, che possono provocare l'inibimento momentaneo dei sensi o una leggera nausea, il tutto sempre accompagnato da giramenti di testa e perdita dell'equilibrio più o meno gravi. Basterà un gesto della mano, uno schiocco di dta o anche solo un breve cenno del capo, e l'obiettivo si ritrovarà a dover affrontare i diversi malesseri della fattura.
Con un quantitativo di energie pari a medio, invece, la caratteristiche fisica sarà indebolita di ben 100 punti rispetto al normale. Per eseguire questa fattura basterà una minima percezione di colui da colpire - anche solo la sua vista sarà sufficente per la buona riuscita della maledizione. In caso una caratteristica venga indebolità più di 25 punti, però, essa rimarrebbe ferma a 25, in quanto questo è il valore minimo attribuibile.


Equipaggiamento
Scopa - A terra (metà)
Bacchetta magica - riposta


Riassunto combattimento
- Evan subisce la passiva di timore quando la sciabola è scoperta;
- L'attiva di potenza media lo colpisce in pieno, paralizzandolo dalla paura;
- Cerco di schivare l'attacco di Lionet scartando a destra, subendo però un danno alto al braccio;
- Scaglio la prima fattura (pergamena "Maledizione") seguita subito dalla seconda (pergamena "Confusione");
- La cometa (pergamena "Costellazione") scende verso Lionet.


Note
*Corre verso Lul*
Ecco qui il post.
Specifico solo che l'impossibilità di muoversi di Evan è un'interpretazione del terrore a livello medio, mentre quello alto non lo colpisce perché non ho tentato di difendarmi, ma di schivare il colpo. Comunque, Evan riprende a muoversi non perché ha "sconfitto" la paura - è impossibile senza una tecnica apposti, se non erro -, ma perché semplicemente non vuole morire :8D:
In ogni caso, siccome avevi speso un consumo pari a Alto di energia, ho ritenuto giusto subire un taglio di tale intensità.
La potenza della cometa è potenziata dal dominio e, nel caso ti lasciassi colpire dal prima attacco, anche dalla fattura che diminuisce le statistiche.
Entrambe le fatture sono attacchi psionici, contrastabili da opportune difese, ma solo "Confusione" può provocare dei danni alla mente.

NB: Ikit"cumpàècadavere"89 è l'autore delle immy, quindi i lettori ringrazino lui se il post sembra più figo

EDIT:
Mi ero dimenticato tre cose:
- Specificare che la prima fattura mira a diminuire le statistiche della PeRm;
- Inserire il riassunto del combattimento;
- Specificare che la scopa è caduta.


Edited by EyesOfDevil - 20/5/2012, 16:53
 
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Lul~
view post Posted on 24/5/2012, 18:28




eP8GL
Leviathan
THE DEEP CAVE INFERNO

{IV}

« TU SAI COSA SI PROVA?
Non importa.. perché conoscerai il dolore!
»

Avrebbe voluto rispondere, il Cousland. Avrebbe voluto gridare al mondo che no, non conosceva il dolore, che aveva dimenticato che cosa significasse. Aveva lasciato che la propria pelle scordasse il tremendo sapore dell'argento delle spade, il tiepido abbraccio del sangue, lo sfaldarsi delle tensioni nervose. Avrebbe voluto sputare in faccia a quel mago la semplice verità, la cruda realtà del mondo di un Cavaliere. Avrebbe voluto, ma non lo fece; esitò. Si trattenne perché, in fondo, dolore ne provava anche in quel momento. V'era qualcuno, con lui e dentro di lui, che del dolore aveva fatto un vanto, che si era portato sulle spalle le sofferenze d'un popolo intero, scegliendo di morire, di soffrire, per alleviare un poco la stretta della morsa del Re su quella povera gente. Asad - il Fantasma, l'Eroe, o come diavolo volete chiamarlo - sapeva meglio d'ogni altro cosa significava la parola d o l o r e, e per quanto non gli stesse affatto simpatico, il Cousland pensò bene di insegnarlo anche a quello che in tal frangente era il suo nemico.

« ..il dolore! »
« ..IL DOLORE! »

Fu come quando vien via la luce, quando il bui s'impadronisce del giorno e il nulla si sostituisce al tutto. Si sentì dapprima svuotato d'ogni forza, capace a malapena di reggere fra le mani le lame che tanti nemici avevano trascinato nello Stige. Poi, come riempito di nausea e vomito, non potè far altro che mescolare paura e soggezione insieme, come se le parti si fossero invertite, come se la sua mente viaggiasse da sola.. Come se qualcuno stesse stuprando la sua testa.
Successe tutto troppo in fretta, la confusione s'impadronì del Cousland senza nemmeno dare il tempo alla coscienza di lasciar filtrare Asad ancora, senza nemmeno chiedere il permesso per infilarsi così maleducatamente nel suo cervello. Come un verme nella mela.

~~~

La speranza appesa a un filo di rivedere la luce del sole, di sentire il vento soffiare sulla propria nuca, di riempire il polmoni di ossigeno, di pisciare in un campo. Lo squarcio nel buio dell'argento della lama d'una sciabola cui la propria anima è stata legata. La possibilità concessagli da chissà quale benefattore di rivivere per qualche istante il brivido d'una battaglia. Asad non chiedeva molto, se non poco altro. Pregava ogni giorno affinché non fosse giunto mai nessuno in grado di spezzare la vita del Cousland che - nonostante tutto - era l'unico che poteva risvegliarlo da quella catarsi.
Vide, tramite Lionet, il nemico soffrire percosso dal suo metallico corpo solido, assaporò ogni millimetro della sua carne, e quasi se ne separò a malincuore. Osservò il mago disegnare qualche strano orpello in aria - o forse, più semplicemente - non riusciva a tenere ferma quella cazzo di mano per il dolore. Sentì il Cousland allentare la presa sull'elsa della propria lama, carpì il momento, decise di tentare. Avrebbe ucciso lui quel mago, utilizzando la forza del soldato che tanto si vantava d'averlo decapitato.

Corse verso le pupille del Capitano, lasciando che anche l'altro occhio divenisse bianco come quello d'uno spirito. Il Cousland stava svanendo, relegato quasi all'imperfetto dell'essere, gettato nelle catene dello spirito, nella cella della Morte che Asad abitava ormai da qualche mese. Lionet era perso in quei minuti, di certo quasi incapace di reagire all'offensiva nemica.
Ma non Asad. Non l'eroe della Rivoluzione.

~~~
Come mossa da forza nuova, non sua ma del Fantasma, il Cousland alzò Leonia al cielo, mentre per un attimo la caverna l'illuminò di oscurità. Un ossimoro, certo, ma non v'è altro modo di definirlo.
La cometa s'abbattè sul bersaglio, e fu possibile ai presenti vedere soltanto un fulgore rosso làddove si trovava il Capitano di Fortescuro, prima di vederlo sparire inghiottito dall'oblio e dalla polvere

e poi,
Il Silenzio.




Si rialzò come se nulla fosse accaduto, come se non aspettasse altro che il polverone alzato da quella piccola nòva si posasse, lasciando che la sua figura s'avvolgesse d'un epico alone. Se avessero potuto vedere, gli spettatori non si sarebbero stupiti d'un tal esito, giacchè il rubicondo fulgore non fu causato che dal sangue sgorgato da Leonia e posto a difesa del proprio signore. Uno schermo che non riuscì a bloccare il devastante attacco del mago ma che, in un modo o nell'altro, permise al Cousland di continuare ad ergersi di fronte a lui senza risentire, apparentemente, delle ferite subite. Il suo corpo grondava sangue e sembrava esser ricoperto dalle numerose ustioni lasciate in eredità dalla nòva ma, quel bastardo, ancora sorrideva.

Il mago gli aveva ricordato il sapore del dolore.
Lui, invero, non lo aveva mai dimenticato

« Ho imparato a cacciare via il dolore quando ho iniziato a uccidere, mago~ »

Una scena già vista, l'ennesima lancia creata dalla coagulazione del sangue di chissà quale martire.
Stavolta - tuttavia - il movimento di lancio fu più macchinoso, pesante, scoordinato.
L'effetto, tuttavia, fu lo stesso, terribile, di sempre.

« ..ma questo non potevi davvero saperlo! »


L I O N E T C O U S L A N D

rec ~ 175 · aev ~ 150 · perf ~ 350 · perm ~ 200 · caem ~ 225
b ~ 5% · m ~ 10% · a ~ 20% · c ~ 40%

passive. x capacità di ignorare il dolore, razziale;
x resistenza fino a due mortali, personale;
x leonia è indistruttibile, dominio (I);
x impossibilità di perdere la presa su leonia, dominio (II);
x impossibilità che leonia gli sia sottratta, dominio (III);
x Asad può tagliare qualunque materiale;
x Asad provoca timore passivo.

Forse tutto cominciò con l'uccisione di Gabrham, suo luogotenente, e da Sanguinante, la lama spezzata che lui ereditò, e che ora è in Leonia, insieme fuse per servire il Cousland. Eppure Lionet è riuscito a trascendere il limitato potere che gli deriva da quella spada, assuefacendosi al Sangue ch'essa è in grado di generare, diventando a sua volta portatore sano di una medesima maledizione. Egli sarà in grado - spendendo un congruo consumo energetico - di generare, manipolare, plasmare il sangue a fini puramente difensivi, riuscendo con esso addirittura ad ergere intorno a se barriere a trecentosessanta gradi, come ad esempio bolle o armature. Le perverse creazioni resteranno sul campo di battaglia solo per il turno in cui verranno generate, e potranno essere create solo nelle immediate vicinanze del Cousland.
consumo variabile alto; abilità personale

— Scarlet Needle
Ma il suo dominio sul sangue non si ferma ad un mero erigere scudi, bolle o barriere. Non sarebbe pericoloso per l'altrui vita. Non sarebbe nello stile del Cousland. Egli è riuscito dunque a piegare tale vitale linfa al proprio volere, generandovi anche strumenti offensivi. La seguente tecnica ha natura di evocazione. Il Cousland, infatti può generare del sangue che - pressocchè istantaneamente - assumerà le fattezze d'una lancia, d'un grosso ago, che dopo pochi secondi lancerà contro il nemico per trafiggerlo. Tale peculiarità consente al Nero Leone di portare un attacco anche contro i nemici lontani e ha la potenza di una tecnica di livello Basso. Si basa sulla PeRf del Cousland, e non sulla sua PeRm.
consumo basso; pergamena longinus

armi. leonia, impiugnata nella mano sinistra;
asad delle ossa di sabbia, impugnata nella mano destra, ma ancora coperta di bende, non utilizzabile;
metgesel, non materializzata;
gauntlet, non materializzato.

energie residue. 60% - (20% + 5%) = 35%
stato fisico. danno critico da ustione e urti su tutta la superficie del corpo
stato psicologico. limitatatmente posseduto da Asad (danno Basso alla psiche, autoinflitto); danno Medio derivante da Confusione

~~~

Occorre precisare delle cose. Il danno Medio subito alla psiche è diretta conseguenza della pergamena Confusione, che è tecnica psionica, e non magica, e quindi il suo danno non è aumentato dalla passiva di Arcanismo.
Diverso discorso occorre fare per Costellazione, il cui danno è sì alzato di un livello, ma la cui potenza, ai fini della difesa, rimane la medesima (la passiva uppa il danno, non la potenza). Essendo la mia PeRm - dopo la tecnica subita - minore della metà della tua, la mia difesa di Potenza Alta ferma solo metà di Costellazione, che raddoppia la propria potenza, lasciando passare un Alto che - uppato dal dominio ai fini esclusivi del conteggio del danno, dopo la difesa quindi - provoca un danno Critico al corpo di Lionet che, per inciso, sopporta benissimo un dolore Critico grazie al combinato disposto delle passive di resistenza al dolore e resistenza a due Mortali (fisici). Non che non lo avverta, non che non ne soffra, ma può stringere i denti e ergersi a fatica, tant è che i suoi movimenti diventano più lenti e macchinosi.

Ah, il danno medio da confusione l'ho interpretato, fra l'altro, come un aumento dello squarcio che Asad ha aftto nella mente di Lionet nel mio post precedente, come se grazie a Confusione fosse riuscito ad emergere un po' di più :sisi:

E via, uso Longinus perché la PeRf è ancora a 350 :rotfl:

edit: avevo sbadatamente scritto alto al posto di critico nel conteggio danno. Ho corretto.



Edited by Lul~ - 25/5/2012, 09:07
 
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EyesOfDevil
view post Posted on 29/5/2012, 18:25





Sangue e polvere.
Vide la sua cometa di materia oscura schiantarsi contro il nemico, avvolgendolo nel suo alone nerastro, come per assorbirlo con un letale abbraccio. Una ventata d'aria gelida e polvere si riversò sulla strega, sollevando leggermente il mantello della lunga cappa e facendolo sventolare per un momento. Ebbe un tremito nel subire l'attacco di quel vento freddo, mentre la mano destra che continuava a reggere il braccio ferito, reso quasi totalmente fuori uso dal precedente attacco del guerriero.
Quel vento, però, non dispiaceva a Evan; anzi, in un certo qual modo gli piaceva. Chiuse gli occhi, godendosi per un secondo la dura carezza dell'aria sul volto. Quello era il vento della sua vittoria, il vento che sanciva la fine dello scontro fra lui e il suo potente avversario. Rimase qualche attimo immobile, beandosi anche della quiete creatasi dopo l'impatto, prima di riaprire le palpebre per vedere la fine a cui aveva condannato il soldato.
Fra il silenzio generale, osservò il polverone sollevato dal suo attacco diradarsi, rivelando una figura ancora integra, perfettamente in grado di reggersi in piedi. Evan stentò a credere in quello che vide, rifiutando ciò che gli si parava chiaramente davanti: il soldato si era sollevato da terra, silente, ignorando completamente le ferite che aveva su tutto il corpo. Tutta la sua figura grondava incessantemente sangue, la pelle piena di ustioni, eppure lui continuava a ergersi in piedi, all'apparenza persino più potente e terrificante di prima.
Strinse per la rabbia la presa sul braccio inerte, che per risposta liberò intense scariche di dolore su tutto il corpo. Le sue di ferite parevano nulla in confronto a quelle suo corpo dell'avversario, eppure a stento la strega riusciva a non gemere per la sofferenza provata. L'altro, invece, sembrava essere ancora fresco come una rosa, pronto a ricevere un secondo e un terzo colpo dalla medesima potenza del sole nero.
La frustrazione di aver fallito, di aver sprecato tempo per una mossa inutile, lo pervase, unendosi alla paura e alla rabbia già mescolate fra loro. Non riuscì a trattenere una risata isterica, che sommessamente invase l'aria dell'area attorno a lui, appena percettibile anche per il suo avversario. Collera e sconforto e terrore danzavano dentro il suo animo, andando al ritmo dei veloci battiti del suo cuore.
Inclinò il capo verso il basso, portando una mano sul volto per massaggiarsi le tempie, mentre il soldato pronunciava parole che non voleva udire. Le sue parole non avrebbero fatto altro che aumentare ancora di più l'astio che provava nei suoi confronti, risvegliando in lui la cieca paura che aveva provato qualche attimo fa - della quale in realtà vi erano ancora dei residui nel suo animo. Per un momento non fu nuovamente in grado di muoversi, immobilizzato dall’aura di terrore che l'uomo si portava dietro, la quale sovrastava ogni singola presenza nell'arena.
Semplicemente, cercò di ignorare completamente le sue infide parole, cariche di un veleno che a ogni dose pareva aumentare la tensione insita dentro di lui. Ogni tentativo di rimanere sordo, però, fu comunque inutile, ed esse entrarono nella sua testa, intossicandola con il loro venefico suono.
«Ho imparato a cacciare via il dolore quando ho iniziato a uccidere, mago~»
Gli venne da pensare alle parole che aveva pronunciato prima che la cometa cadesse, all'ira che lo aveva spinto a rimarcare il dolore che il guerriero avrebbe provato al termine del proprio attacco. E gli venne ancora da ridere, nel vedere il risultato della sua sfrontatezza e della sua troppa confidenza. Era stato uno sciocco a pensare che sarebbe tutto terminato con un suo singolo attacco, illudendosi che sarebbe bastata solo la cometa a fermare la sete di sangue del suo avversario.
Forse, egli non era in grado di provare dolore alcuno - forse non sapeva nemmeno cos'era il dolore.
Lo vide ricreare una lancia del tutto identica alla prima, la tonalità cremisi scintillante sotto la luce proveniente dalle finestre, che velocemente prese forma in una delle sue mani. Con forza la scagliò contro Evan, mirando al centro del petto, dove con la medesima arma aveva già creato una ferita, ancora sanguinante.
«..ma questo non potevi davvero saperlo!»

A scalpitare in lui fu la medesima, estranea forza che l'aveva fatto reagire in precedenza. Urlando direttamente nei suoi timpani, scalciando da dentro il suo stomaco, la fece sobbalzare per un momento, cogliendolo di sorpresa. L'istinto, riuscendo a liberarsi dall'opprimente morsa con la quale la paura e la rabbia l'avevano rinchiuso, si ripresentò, donandogli nuovamente quel qualcosa che gli mancava per reagire.
Si passò una mano sul volto, meravigliandosi di quanto fosse stato incapace fino a quell'istante. Aveva permesso al suo avversario di intaccarlo non solo nel corpo, ma anche nell'animo; era stato lui che aveva lasciato via libera al terrore che ancora lo attanagliava di entrare, ed era sempre colpa sua se non aveva trovato la forza di reagire prontamente ai precedenti attacchi.
Non si sarebbe più lasciato colpire da una di quelle letali lame, né avrebbe permesso alla paura di coglierlo nuovamente alla sprovvista. Il ferro aveva assaporato fin troppo bene il sapore del suo sangue, mentre la paura banchettava indisturbata con la sua mente. Niente di tutto questo si sarebbe più ripetuto.
Ma l'errore più grave l'aveva commesso nel pensare di avere già la vittoria in tasca, quando la cometa era scesa portandosi dietro tutta la sua forza distruttrice. Si era lasciato prendere dall'euforia del momento, e aveva creduto di poter vincere il suo avversario con un solo colpo.
Che idiota era stato.
Senza nemmeno indietreggiare, la strega si preparò a parare l'offensiva.

Evan rimase immobile, in attesa, gli occhi traboccanti odio e collera fissi su quelli bianchi dell'avversario, fino a quando la punta color sangue della lunga picca non fu quasi a contatto con il suo petto. Qualche secondo prima che potesse colpirlo, la ferita già presente parve dilatarsi, aprendosi autonomamente per far uscire una piccola creatura contorta e deforme, dai contorni nero pece.
L'essere di materia oscura fece schioccare le fauci affilate, dischiudendole, rivelando una cavità bianca contornata da due file di aguzze lame violacee. Protendendosi leggermente al di fuori del petto, il piccolo mostro aprì la crepa che aveva per bocca, riuscendo a ingoiare per intero la lancia, la quale scomparve senza lasciare alcuna traccia.
Dopo aver consumato il pasto, la grottesca evocazione uscì completamente dal petto del suo padrone, per poi semplicemente scomparire a mezz'aria, come se in realtà non fosse mai esistita.
«Vantati.»
Un sibilo, appena udibile nell'aere.
«Vantati di quello che sei riuscito a fare, guerriero.
Non ti lascerò una seconda occasione per ferirmi.
»

Scoccò un'ultima occhiata alla figura innanzi a se; occhi pieni d'astio e rabbia, che a stento celavano l'ombra del terrore ancora ben ancorato dentro di lui. Tuttavia non abbassò lo sguardo, non indietreggiò sotto la spavalderia dell'altro. Rimase fermo, immobile nella sua posizione, come incatenato a terra da una forza invisibile.
«Non riuscirai più nemmeno a toccarmi.»
E dal suo braccio destro cominciarono a fluire densi raggi di materia oscura, che serpeggianti si muovevano lungo tutto il suo arto, partendo dalla spalla e fermandosi sulla punta delle dita. Lentamente, come se volesse enfatizzare ulteriormente quel momento, Evan alzò la mano, portandola di fronte a se con il palmo rivolto verso il basso. L'oscurità si accumulò subito sulla punta delle dita, per poi partire ancora veloce e letale verso l'obiettivo. Un unico, piccolo raggio scaturì dalla sua mano, pronto a colpire il soldato in pieno petto, esattamente nel punto dove la sua lancia aveva tentato di trafiggerlo.
Stavolta non si concesse il lusso di pensare che avrebbe vinto con quel colpo. Si limitò a osservare l'esito dell'attacco, senza neanche sperare che potesse così facilmente andare a segno. Allontanò dalla sua mente ogni pensiero riguardante una sua possibile vittoria, concentrandosi - forse veramente per la prima volta in tutto il duello - interamente sul presente, su ciò che stava accadendo.
Non avrebbe commesso lo stesso errore della volta precedente.


Evan
Energia Verde
ReC 275 | AeV 150 | PeRf125 | PeRm 450 | Caem 225
I 40% | A 20% | M 10% | B 05%

Status fisico - Taglio al petto (Basso); Danno al polso (Basso); Taglio al braccio sinistro (Alto)
Status psicologico - Furioso e impaurito (Medio)
Energia - 35% (5 - 10)


Passive
Meditazione - Capacità di non svenire se l'energia scende oltre il 10%.
Concentrazione - Cristallo della conoscenza; Amnesia parziale riguardo l'aspetto di Evan.
Lagrima di vetro - Tecniche di un livello superiore contro i negromanti e di uno inferiore contro i paladini; Rabbia irrefrenabile se incontrato un negromante; Influenza di timore passiva contro i negromanti.
Magia Arcana - Auspex magico; Cast istantaneo delle tecniche magiche; Danni provocati dalle tenciche magiche di un livello superiore; Danni provocati dalle tecniche fisiche di un livello inferiore.

Attive
Magia Nera - Come già detto precedentemente, la base della magia nera è il controllo dell'oscurità. Ogni strega ha una maniera differente per manifestare i propri poteri, e, di conseguenza, anche le ombre che domina hanno un diverso modo di manifestarsi. Nel caso di Evan, la materia oscura da lui evocata ha due manifestazioni fisiche: la prima ha apparentemente la stessa consistenza del sangue, anche se in realtà è molto più densa e pesante; la seconda ha la forma di vari raggi simili in tutto e per tutto a piccoli fulmini, o a piccole stresce di seta nera sinuose e leggiadre, eppure più resistenti dell'acciaio temprato. Le forme che tale tipo di magia può assumere sono limitate solo dall'imaginazione del proprio evocatore, e per evocare l'oscurità la strega deve spendere una quantità variabile di energie, che apparirà al massimo a pochi metri di distanza dalla sua figura, subito pronta per essere plasmata e utilizzata per scopi prettamente offensivi.
Dilaniare, graffiare, strappare; lacerare la pelle con le proprie zanne e i propri artigli, esponendo alla luce del sole la rossa carne al di sotto della pelle. Far sanguinare i tessuti, recidendoli con piccole ma affilate zanne, così taglienti da poter tranquillamente rivaleggiare con il migliore dei coltelli. Consumando una quantità d'energia pari a un basso, l'oscurità verrà creata con la capacità di poter dilaniare indiscriminatamente cose e persone, all'infuori del suo evocatore. Basta un pizzico di concentrazione, e la strega riuscirà a creare una quantità variabile di piccoli esseri dai contorni violacei e indefiniti, alti non più di trenta centimetri e dalla figura spigolosa, come appuntita. Le dita affusolate di mani e piedi sembrano quasi piccoli rasoi pronti a tagliare, le orecchie sono appuntite e lunghe in modo innaturale, il corpicino esile e cedevole e il volto è privo di occhi e naso, solcato solo da un'innaturale fessura bianca orizzontale, lunga fino a metà del capo, dove in un corpo normale ci sarebbero state le orecchie. Anche se sembrano vere e proprie creature, in realtà questi esseri sono solo la manifestazione fisica della magia oscura della strega, create dalla manipolazione della materia oscura. Ad un comando del loro padrone, questi piccoli demoni in forma d'ombra si scaglieranno verso l'obiettivo, tentando di dilaniarlo con i propri artigli e morsicarlo con la bocca bianca, cercando in tutti i modi di lacerare la pelle colpita. Oltre alla funzione offensiva, queste creature artificiali possono svolgere anche compiti più semplici, come ad esempio spostare un oggetto e portarlo fino al loro signore. In ogni caso, spariranno alla fine del turno.


Equipaggiamento
Scopa - A terra (metà)
Bacchetta magica - riposta


Riassunto combattimento
- Evan para l'attacco evocando una creatura (pergamena "Servitori infernali");
- Lancia un raggio di potenza media (Variabile personale) verso il Couseland, mirando il petto.


Note
Niente di particolare da dire
L'unica cosa che mi sento di specificare è che l'evocazione "mangia" letteralmente la lancia solo per effetto scenico, perché garbava a me insomma :8D:

EDIT: modificato il consumo nel riassunto del combattimento, che non coincideva con quello calcolato nell'energia residuta.
Inoltre, mi sono dimenticato di farti notare una cosa sulla tua difesa. Forse sbaglierò, ma nella descrizione della pergamena "confusione" non c'è scritto che è basata sulla ReC, quindi in teoria la statistica base su quale fare affidamento dovrebbe essere la PeRm - di conseguenza, il danno che avresti dovuto subire salirebbe ad alto secondo la regola del raddoppio.
Specificato anche che il braccio leso (si dice così? :look: ) è il sinistro, dato che nelle note precedenti non l'avevo scritto.
Aggiunta un'immagine, che mi ero dimenticato :nahnah:


Edited by EyesOfDevil - 29/5/2012, 19:47
 
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Clan Toryu
view post Posted on 2/6/2012, 15:01




CITAZIONE
Lionet Cousland
    Scrittura: Crescente. Lo stile di srittura va migliorando costantemente nel corso del duello riuscendo alla fine a farti avere un punteggio buono in questo campo: nei primi post infatti lo scritto era molto pesante alla lettura perchè il tentativo di rendere il tutto più solenne ti ha fatto scrivere delle frasi inutilmente astruse quando il loro corrispettivo "semplice" avrebbe reso con uguale efficacia i concetti. Esempi al riguardo possono essere passaggi come "non dissimile" invece di "uguale", o "questo non gli si chiedeva" invece di "non gli si chiedeva questo".
    Sei partito da una situazione di parità stilistica rispetto al tuo avversario quindi, ma nel corso dei turni lo hai superato alleggerendo lo stile senza farlo appiattire e mancare di personalità. Si riesce a sentire il carattere del personaggio, e continuare su questa strada potrà sicuramente portarti a risultati anche migliori di questo. Il voto comunque non è più alto di così anche a causa di scomode ripetizioni e piccoli errori di battitura forse dovuti a una non attenta rilettura a fine post. 7/10

    Strategia: Sufficiente. La tua priorità principale nel duello era entrare in corpo a corpo con il tuo avversario, e questo lo riesci a fare già nel primo turno. Tuttavia, e forse per una scheda non propriamente "sgrava", la mole degli attacchi sferrati è abbastanza debole rispetto a quella che ti viene lanciata contro, e infatti esci dal duello in condizioni peggiori rispetto a Evan. Buona l'idea di utilizzare delle tecniche di contorno per far entrare i tuoi attacchi più pericolosi, ma considerato che ti trovavi contro un incantatrore puro non è stata forse sprecata la tecnica per costringerlo all'immobilità? Il Cousland comunque si difende bene e anche grazie alle sue passive riesce a sopravvivere e contrattaccare dopo la tecnica finale del suo avversario, ma comunque non riesce mai a metterlo in seria difficoltà. 6/10


    Sportività: Nulla da segnalare su questo campo: ti sei attenuto al regolamento e hai subito quanto dovevi. Le tue passive per resistere ai danni ovviamente ti hanno avvantaggiato rispetto ad un normale utente, ma non ne hai abusato più di tanto descrivendo di provare comunque fastidio in seguito alle ferite. 7/10

____________________



Evan
    Scrittura: Statica. Al contrario del tuo avversario che post dopo post va migliorando, tu ti mantieni costante nel corso del duello, lasciandoti quindi superare. Dallo scritto si riesce a evincere la personalità di Evan, che comunque si afferma meno rispetto a quella del Cousland. Dovresti cercare di aggiungere elementi caratterizzanti e accattivanti alla sua personalità, in mdoo da coinvolgere maggiormente il lettore. Si notano spesso scomode ripetizioni e nei primi post si trovano frasi che suonano decisamente male, come "la strega era sveglio". Probabilmente te ne sei accorto e hai evitato di riscrivere periodi simili. Altro appunto riguarda la parte del Flashback in seguito ai morti: non ho mai avuto uno shock, ma mi sembra esagerato che Evan della sera ricordi tutto con una precisione meticolosa -la polvere che si sollevava passo dopo passo-, e poi ci siano solo flash confusi. Per concludere il tuo è uno stile abbastanza standard senza errori o virtuosismi di sorta, che scritto con un buon italiano ti garantisce appieno la sufficienza. 6/10

    Strategia: Dominante. Sebbene il primo turno di combattimento tu abbia solo subito, la combo che fai entrare dopo è di una potenza immane, capace di mettere KO un buon 80% dei Pg del forum. Praticamente inevitabile per il tuo avversario ti porti in vantaggio con la nova, sfruttando anche il raddoppio dato dalla maledizione, il tutto inevitabile per la confusione. Dopo questo però viene l'unica nota negativa: era l'ultimo post di combattimento, avevi una notevole quantità di energia e il tuo Pg aveva osservato che la nova non era stata efficace come credeva. E quindi attacca con un Medio. Dopo una tecnica di potenza Mortale. Non suona male? Sicuramente sarebbe stato più performante e incisivo utilizzare un consumo maggiore.
    In ultimo un appunto: se il tuo avversario fosse riuscito a evitare/bloccare la nova, il tuo voto in questo campo sarebbe colato a picco. E' una strategia alto rischio/alta ricompensa che in questo caso ti ha premiato, ma non credere sia sempre così facile! 7.5/10

    Sportività: Nonostante tu non commetta errori riguardo al regolamento ci sono delle piccole sbavature che fanno scendere leggermente questo voto. Innansitutto seppur geniale strategicamente mi è sembrata una piccola forzatura abbassare la PeRM con maledizione ad un avversario che è palesemente un guerriero. E' una licenza di metagame poichè il dubbio che suona legittimo è "se tu non avessi saputo che abbassando la PeRM avresti raddoppiato la potenza della nova, l'avresti fatto guualmente?".
    Oltre questo riguardo i danni della tecnica Confusione ha ragione il tuo avversario poichè essendo psionica non è influenzata dalla passiva di arcanismo. Dubbi simili comunque andrebbero risolti via MP, poichè reputo -personalmente, sia chiaro- che far notare una cosa simile nello specchietto sia qualcosa rivolta più ad un giudice che all'avversario. Come per fargli notare un possibile errore che potrebbe non considerare.
    E infine, devo assegnarti una penalità di 0.25 per un ritardo commesso. 6/10

Media Lionet Cousland: 6.6
Media Evan: 6.5

Vincitore: Lionet Cousland

giudice: Capitan_Kuro




Edited by janz - 2/6/2012, 16:30
 
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9 replies since 26/4/2012, 19:56   610 views
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