Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Conquistadores - Collisione

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Caccia92
view post Posted on 29/5/2012, 21:52






I colpi dei golem rimbombavano nella stanza come tuoni di sangue e carne. Le ossa cadevano, ossa ghiacciate e putride di vittime marcite in breve tempo. I titani si affrontavano sopra il clangore delle spade e le grida dei soldati, due ammassi informi di odio e malvagità. Due demoni dell'inferno. Perché si azzannavano? Per cosa? Perché era un ordine dei loro padroni: uno scheletro spolpato e un relitto umano. Era così anche per tutti gli altri? Combattevano una guerra per il semplice desiderio di due burattinai?
Ad una domanda implicita di Rage, un'ampia lastra di metallo e ghiaccio si sollevò dal centro della sala, cigolando e brontolando come solo il metallo riusciva a fare; una nube di brina e polvere oscurò parzialmente la vista a ciò che stava accadendo sul piano rialzato che continuava la sua salita. Si scorgevano, oltre la nebbia bianca, due figure alte e sottili che si fronteggiavano nell'ombra di un'aura maligna. Si poteva respirare...un male talmente puro da far rabbrividire, un male talmente puro da scuotere la terra. Nessuno riuscì ad evitare uno sguardo verso il cielo nero della grassa puttana. Il flusso di potere era davvero irresistibile e palpabile. Rage strinse le palpebre secche.

Un vecchio e un giovane.
Un mostro e un condottiero.
L'apice dell'invasione e la tappa finale dell'evoluzione.

Viktor von Falkenberg e Hyena.

Esibizionisti. Non c'era nulla di importante da guardare, nulla che valesse più di una fugace occhiata. Non li sentiva come compagni o come nemici, non provava quelle stesse sensazioni che lo avevano spinto a seguire Zaide. Ma cosa lo aveva spinto? Alla conclusione di una battaglia sanguinaria e crudele come quella, Rage non sapeva per quale motivo si era fatto avanti. Cercando il significato delle sue gesta negli ultimi avvenimenti, si rese conto che un luogo famigliare e l'instaurazione di un nuovo legame non gli bastavano più come giustificazione. Goryo. Un abisso ostile e di fuoco, un abisso costituito da carogne e avvoltoi in continuo movimento. Lui era un assassino...cosa ci faceva lì? Qual'era il suo posto nello spettacolo?
Non voleva ammettere di avere un disperato bisogno di qualcuno con cui parlare. La strega, la selvaggia, il cavaliere, la dama bianca...erano parte del suo presente. Persino il demone dal volto scarnificato rientrava nel quadro generale di un nuovo tipo di vita, una nuova esistenza priva di dolore solitario e sofferenza inutile. Niente più omicidi casuali, niente più rabbia repressa o furia incontrollata. Le regole di una gerarchia ben strutturata e organizzata potevano trasportarlo verso orizzonti di gloria e potenza. Ecco perché era al Goryo: per dare un senso al suo respiro; per dare un senso al battito del suo cuore. Per dare un senso al suo passato.
« Non più solo ombra... »
Il golem d'ossa aveva sferrato un pugno al suo. Briciole di detriti viscidi piombavano al suolo come gocce d'acqua rossa. Non avrebbe perso la lotta, non poteva permetterselo. Doveva vincere.
« Schiaccialo! » sibilò Rage.
Il titano di cadaveri appoggiò una mano sul terreno e si risollevò, furente come un toro. L'urlo squarciò l'aria della stanza come il coltello squarciava la carne, gambe possenti e pesanti incominciarono a muoversi con la forza di mille muscoli cremisi. La carica e l'impatto. Un turbinio di pezzi distrutti e divelti, una costola spezzata, un cranio bucato, liquame verde che colava; grida profonde e disperate di creature immonde votate al servizio di uomini maledetti. Si erano massacrati a vicenda: il golem d'ossa devastato dal pugno finale, il golem di cadaveri squarciato dall'ultima difesa. Piano piano, come due montagne di sassi, i titani si disgregarono e ritornarono a fare parte di un paesaggio ghiacciato e oscuro. Non sconfitta, non vittoria. Solo morte.

Rage guardò negli occhi il suo nemico, ne osservò i lineamenti, il sorriso sdentato e i putridi pezzi di carne che gli pendevano da braccia e gambe. Non erano poi così diversi...potevano quasi essere simili. Se non nel corpo, nello spirito. Negli ideali, forse, nella visione che avevano del mondo. Ma, per quanto vicine, le loro vite non si sarebbero mai intrecciate. Scorreva troppo odio tra i loro sguardi fermi e vitrei, troppo odio nelle loro vene martoriate. Una collisione era inevitabile; due maschi dominanti nello stesso branco.
Vide la lancia di ghiaccio all'ultimo momento. Il sibilo lo raggiunse prima del colpo e riuscì a sollevare una mano appena in tempo per farla sciogliere. Era bastato un secondo per annichilire la magia e un secondo per riprendere lucidità. Era stato un gesto quasi istintivo, un riflesso incondizionato. Rage, dopo anni di esperienze, poteva finalmente definirsi maturo e pronto per qualcosa di più grande. Se riusciva a tenere a bada un demone degli inferi, sarebbe riuscito anche a controllare una certa dose di potere. La guerra avrebbe portato del potere e anche se l'esito era ancora incerto, lui avrebbe preso la sua fetta di gloria.




Solleva la falce. La impianta nel terreno.
Il metallo fuoriesce dal ghiaccio insieme al cadavere. Il morto apre gli occhi.
Il morto si rialza e sorride. Un sorriso fatto di sangue.

« Tu massacri i dannati... »

Il morto comincia ad avanzare. I pugni sono tesi.
Un possibilità di vendetta nell'inferno terreno.

« ...io li comando. »






——— R a g e ———

ReC {275} ~ AeV {225} ~ PeRf {200} ~ PeRm {400} ~ CaeM {225}

Critico {33%} ~ Alto {15%} ~ Medio {6%} ~ Basso {2%}


Fisico: Danno Critico da congelamento.
Mente: Illeso.
Energia residua: 19% - (6% + 2%) = 11%

Passive ———
Prima Iride ~ Rennen: Riconoscimento di qualsiasi fonte magica e illusione ambientale.
Seconda Iride ~ Komat: Attivazione istantanea di tecniche magiche, nessun svenimento al 10% di energia.
Terza Iride ~ Tuer: Danno magico di un livello superiore al consumo speso, danno fisico di un livello inferiore al consumo speso.

Attive ———
Quarta Iride ~ Devas: L'orbita ellittica dell'iride si avvicina alla pupilla. Man mano che il cerchio si restringe, le abilità derivanti dall'Atsugai si fanno sempre più forti. Al quarto strato c'è la repressione, l'annichilimento e il potere di dissolvere. Rage può annullare definitivamente una tecnica magica spendendo un consumo pari alla potenza della tecnica stessa; l'occhio è in grado di reagire con un quantitativo di energia Basso, Medio o Alto, a discrezione di Rage.
Consumo: Medio

Profanazione ~ Anatema: Imprimendo nell’arma un quantitativo di energia pari a Basso e colpendo al petto un cadavere presente sul campo di battaglia - approssimativamente in direzione del cuore – Rage lo asservisce a sé fino a che sarà sua intenzione. Il prezzo del legame instaurato equivale a un consumo Basso per ogni turno che segue a quello di attivazione, e non richiede l’utilizzo di slot tecnica aggiuntivi; non appena il negromante deciderà di troncare il dazio imposto, il cadavere crollerà giù vittima della fisica perdendo ogni utilità. La spoglia della quale si prende possesso può essere animale, bestiale, umana, demoniaca o angelica senza differenza alcuna. Esso non è che un fantoccio privo di vita e sensibilità; non può infatti saggiare emozioni o sensazioni, e neppure il dolore potrà scalfire l’atarassia di un pupazzo d’ossa e carne putrescente. Sarà gestito dal negromante e non andrà trattato autoconclusivamente. L’evocazione perde ogni funzione una volta che avrà incassato un danno totale pari a Mortale, e la sua potenza è pari a Basso e di un grado energetico inferiore a quello posseduto. Se nel campo di battaglia non v’è alcun cadavere disponibile, mediante un fendente discendente nel terreno, Rage può eviscerare dalla superficie un corpo a proprio piacere purché consono all’ambientazione nella quale si trova. In un castello potrà evocare e sottomettere un cavaliere a lungo dimenticato, così come in un bosco un lupo dal manto logoro e consunto dalla decomposizione. La modalità con la quale ciò avviene è racchiusa nel mistero della negromanzia, nella sottile linea che si interpone fra vita e morte.
Consumo: Basso

Riassunto/Note ———
Rage riflette sulla sua utilità per il clan Goryo, poi comprende che è il clan stesso ad essere utile per i suoi fini. Per una vita futura. I due golem si scontrano e si distruggono a vicenda (come concordato). Rage annichilisce la tua scheggia con un medesimo consumo e, nella parte finale, decide di evocare uno zombie. Lo fa per dimostrare la sua superiorità a Charon.
 
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view post Posted on 29/5/2012, 23:05
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C O N Q U I S T A D O R E S
until ~ the ~ very ~ end

I gabbieri, ciondolanti dalla sartie come altrettanti pupazzi, salutarono gli eventi con grida di giubilo,
chi sventolando un cappello e chi -in mancanza di meglio- fendendo il vuoto con la sciabola. Alcuni bucanieri spararono in aria con i loro fucili, ringhiando sogghigni e mormorando frasi masticate in quel loro dialetto scarsamente comprensibile. Vedendo il Corvo librarsi per aria oltre le paratie della Purgatory, a bordo della Neptune del Capitano de Graaff l'orchestra occupò il castello, iniziando a suonare la marcia che sempre accompagnava le azioni della masnada di avventurieri che si affaccendavano sul ponte di coperta, preparandosi a salpare.
Con aria corrucciata, il Nostromo si avvicinò al Primo Ufficiale; questi masticava una foglia di tabacco e non sembrava particolarmente felice di dover interrompere quel pacioso pomeriggio avvicinandosi a quell'inferno che doveva essere la nave-carcere, sede del clan Goryo.
« Cosa facciamo? » chiese il nostromo, nonostante conoscesse bene la risposta;
in realtà stava richiedendo il benestare per dare le disposizioni finali.
« Seguiamo gli ordini, Le Bon. Come sempre. »
François Le Bon quindi si voltò, dando tutte le indicazioni necessarie alla ciurma. Quando stava per andarsene, il Primo Ufficiale lo richiamò, a mezza voce, quasi quell'ordine particolare lo mettesse di cattivo animo.
« Un'ultima cosa » riprese, con uno sguardo velato di paciosa rassegnazione,
« Alzate la Jolie Rouge, e quando arriviamo a destinazione fate rientrare l'orchestra. »
« Ma l'orchestra suo-- »
« Ordini del Capitano. Vuole essere lui a suonare. »

Il vecchio nostromo guardò a sua volta con rassegnazione il superiore, quindi allargò le braccia,
come a dire che non potevano farci nulla e Lorencillo non era uomo cui si potesse disobbedire.
« E dite alla truppa » concluse l'ufficiale « che vuole sentirli cantare. »
« Cosa dovremo cantare? »
Sollevando il sopracciglio destro, l'uomo squadrò il sottoposto.
« Non lo immaginate? »

[...]


« Coloro che fanno una rivoluzione a metà non hanno fatto altro che scavarsi una tomba. » — Louise de Saint-Just

conquistadoresneptune



La Neptune squarciò le nubi del Plakard in un tripudio argentato,
salutando la vista del suo Capitano con uno sparo di cannoni a salve; il rombo delle armi venne salutato da un ecumenico ruggito da parte di tutti gli uomini a bordo. I lampi di fuoco prodotti rischiararono il cielo,
avvisando gli astanti dell'arrivo di quella che poteva essere considerata una nuova minaccia, forse solo leggermente inferiore a Rottenhaz. Tutto era pronto per il Gran Finale che il Flagello dell'Ovest aveva progettato, qualcosa che nemmeno Viktor poteva immaginare.
Per qualche secondo tutto tacque, perfino la Purgatory sembrò voler rispettare quel silenzio come definitiva consacrazione di un potere che quella notte sarebbe sorto, puntando ad arrivare più in alto di Viktor, Iena e del Goryo stesso.
Quando Apocryphe recuperò la vista, aveva intorno a sé soltanto polvere e detriti, il cratere formatosi dall'esplosione sacrilega che lui stesso aveva rilasciato e lì, fra la polvere, la Strega. Ma l'attenzione del Demone Corsaro era tutta tesa a tentare di distinguere la forma affusolata del suo briganti oltre le polveri scatenate dai colpi di cannone; lentamente vi riuscì, distinguendo la prominente polena e poi i tre alberi, lo scafo e la chiglia, l'ancora, il sartiame e infine tutti gli uomini che si agitavano lungo l'impavesata di tribordo mentre la nave abbandonava la coltre di nebbia e si mostrava alla luce perlacea di una notte che aveva contato più morti che stelle -una di quelle notti che non si fatica a ricordare anche a distanza di anni.
Di fronte a quella visione, la Bestia di Pirate's Bay piegò le labbra in un sorriso discreto, soddisfatto ma senza volontà di ostentare quel suo profondo sentimento di orgoglio, il sapore della rivalsa che finalmente accarezzava il suo palato solleticandolo con tutta la sensuale naturalezza di una vecchia amante a lungo desiderata.

Si voltò a guardare, per un istante, che fine avesse fatto Zaide.
Non sembrava che la Strega avesse accusato particolarmente il colpo -ma d'altra parte da un tale soggetto non si era aspettato nulla di meno. Si piegò in un inchino formale, un ossequio che preannunciava il commiato oramai imminente, simulando il gesto di chi elegantemente si priva del copricapo di fronte ad una dama. Ritornando in posizione eretta cercò con lo sguardo la figura oscena e violenta della battaglia fra Viktor e Iena che ormai si svolgeva ben al di fuori della nave-carcere.
Che quei due seguitassero a scannarsi, magari si sarebbero vicendevolmente uccisi, liberando l'Akerat dal cancro che entrambi rappresentavano, le due facce della stessa merdosissima medaglia. Che adesso Zaide entrasse o meno nella nave era ininfluente, lui aveva fatto la sua parte, aveva rispettato l'accordo preso con Viktor, dando al Beccaio l'opportunità di uccidere Iena. Terminati i loro obblighi, Apocryphe e Laurens erano liberi di tornare alle loro occupazioni -non prima di aver dimostrato chi fosse il vero vincitore di quella notte, un vincitore la cui identità sarebbe rimasta celata a tutti, ma non di meno un vincitore.

« Davvero desolato » berciò, portando una mano sul cuore,
« Ma devo interrompere questa arguta diatriba. »
E come se non fosse mai stato lì realmente, quasi fosse solo un incubo partorito dall'Ombra per ricordare a tutti -tutti loro, maledetti bastardi figli della violenza- che non esisteva inferno che non potesse ulteriormente peggiorare, il suo corpo si disfece, dividendosi in uno stormo di filacciosi demoni composti dalla stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi.
Svolazzando, si perse nella notte.

Ricomparve pochi istanti più tardi, in piedi sulla polena della Neptune, con il mantello che si agitava in maniera convulsa, presagendo ciò che di lì a poco sarebbe accaduto. Alle sue spalle, l'intera ciurma della sua nave stava ritta e pronta, i polmoni bene aperti a respirare l'aria notturna, condita da quell'odore selvaggio di citronella e malva, un odore che sembrava contrastare in maniera stonata con la distruzione di cui la zona d'attracco della Purgatory era disseminata.
Con un gesto teatralmente lento, Apocryphe trasse da sotto il mantello l'oggetto che più di ogni altro testimoniava la sua pericolosità, più della spada, del pugnale o della pistola, più della sua coda e più dei suoi occhi o dei suoi denti da fiera,
più della sua stessa nave o della bandiera pirata: l'ocarina.
« Questa festa è una vera noia » chiosò.
« Per ravvivarla ci vorrebbe un po' di musica. »
Il Cuore del Kraken vibrò quasi con voluttà al contatto con le labbra del Demone Corsaro, annunciando di essere disposto a concedersi una volta di più,
disposto a mostrare al mondo quale fosse l'ancestrale violenza del Caos e alla Bestia cosa contesse il suo scrigno di ricordi.
Così, con le note vivaci di un allegretto, iniziò a il requiem per la Purgatory.
La Giara delle Ere reclamava la sua parte.

Come le lacrime di un dio particolarmente iroso, globi infuocati apparvero nel cielo del Plakard,
novelle comete rosse foriere di distruzione e morte, il giusto tributo di spettacolarità ad una notte che aveva offerto ben più di un tributo di anime e sangue.
Anche se non tutti lo sapevano aveva donato loro una nuova vita.

conquistadoresfinale

Gli uomini a bordo della Neptune iniziarono a cantare.
« Nostri siano i mari e se il cielo vorrà saremo dovunque andremo saremo i padroni.
Yo oh, tutte le braccia issino in alto le bandiere! Issate, oh, ladri e straccioni:
NON MORIREMO MAI! »

[...]

Le dita perlacee della luna accarezzavano languide il volto di Laurens,
disegnando strane opalescenze nell'iride di un azzurro slavato. Il volto bianco del filibustiere tradiva le emozioni e gli eccessi di una notte come non ne ricordava dai tempi del Maniero del Re Goblin. Le labbra si erano rattrappite in un sorriso stanco,
la barba incolta prudeva ma lui non aveva nessuna intenzione di muoversi, in quella posizione -appoggiato all'impavesata- sembrava aver trovato un precario equilibrio.
La sua mente, vagando nei ricordi di quella e altre imprese, si era soffermata su un momento in particolare.
La violenza -gli aveva detto Iena- non è mai la risposta: è la domanda. Era vero, il Capitano del Goryo non si era sbagliato,
aveva messo in conto ogni possibile azione, aveva scelto di affrontare Viktor per tentare di decapitare quella rivoluzione sul nascere.
Ma come ogni domanda che si rispetti, anche la violenza meritava una risposta. A questa conclusione Laurens era arrivato osservando gli eventi appena trascorsi con gli occhi della Bestia di Pirate's Bay.

conquistadorechiusura

La violenza era senza alcun dubbio la domanda.
« Non moriremo mai »
Lui era la risposta.

 
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view post Posted on 29/5/2012, 23:39
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C a t a r s i

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C O N Q U I S T A D O R E S





Ba Xian
Unico legame tra l’uomo e il divino; potente a tal punto da essere fatale per entrambi.





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Mentre il sole sorgeva nuovamente dopo quella lunga notte in cui guerra e morte erano state assolute protagoniste, da quello stesso cielo cadevano inermi sia Viktor, orribilmente mutato in un deforme corvo nero, che il pugnale di cristallo rosso sangue del potere degli immortali; una volta concluso il proprio compito anch’esso scendeva inesorabilmente verso la mano dell’unico uomo che poteva veramente vantarne il possesso: Shivian. Egli, ora solo sulla piattaforma che prima aveva ospitato il cruento duello tra la Iena e il Beccaio, rivolse lo sguardo al sole nascente mentre il possente drago sopra di lui erompeva in un fragoroso ruggito di trionfo. La sua voce risuonò in tutta la zona d’aria atterrendo e schiacciando allo stesso modo chiunque stesse ancora combattendo senza curarsi in alcun modo della bandiera per la quale si erano schierati.

Non ci sarebbero più stati altri scontri: l’esercito del Beccaio, caduto il suo condottiero, era ora destinato ad un'ingloriosa ritirata in cui, nonostante le urla e le imprecazioni dei generali rimasti nel Falkenberg Korps, buona parte dei soldati semplici vennero schiacciati dal ruggito del drago e quindi impossibilitati a fuggire oltre. Solo in quel momento Shivian rivolse nuovamente la propria attenzione ai più fidati tra i seguaci del beccaio cercando l’aura anche di quelli che si nascondevano alla sua vista.
Il messaggio che trapelava dal suo sguardo era una chiara minaccia: presto sarebbe stato lui stesso a cacciarli, uno ad uno, disposto a raggiungerli perfino nel cuore pulsante della stessa Rottenhaz.
Nel silenzio del nuovo giorno che nasceva la fuga dei traditori non aveva più alcuna importanza quando il muso dell’immenso dragone lentamente scese Shivian mentre le infinite spire del suo corpo avvolgevano ora l’intera Purgatory. Dell’uomo che aveva salvato dalla morte non vi era più traccia.
Il capitano della nave volante sembrava, infatti, essere sparito al pari del suo avversario.

« Ecco l’uomo per cui avete combattuto! » Nel mentre Shivian alzò l’indice della mano sinistra, indicando il punto nel cielo dove pochi attimi prima si era svolto, sotto gli occhi di tutti, lo scontro tra Viktor e Iena.
« Siamo stati traditi, attaccati ed umiliati ma siamo ancora qui! » La voce del mezzo demone risuonava per tutti potente quanto quella del drago. La stessa forza che li aveva colpiti prima ora li schiacciava nuovamente a terra, annebbiando i sensi e indebolendone la volontà. Mentre Shivian stringeva con forza il Ba Xian nella mano destra il drago del crepuscolo aveva iniziato a crescere sempre più, attraversando con le spire lo scafo della nave come se fosse parzialmente immateriale.

Non era ancora il tempo di occuparsi degli sconfitti o di tutti quelli che giacevano lì in stato di semi incoscienza. Il sole quella mattina sembrava sorto tinto di un fortissimo rosso.
Da parte del mezzo demone qualsiasi altra parola sarebbe stata vana mentre decine di giganteschi globi di fiamme si abbatterono con un tremendo boato su tutta la nave facendola tremare ancora una volta.
Nutrendosi dell’energia di Shivian Lu Dongbin avvolse quasi completamente l’immensa Purgatory proteggendola anche dall’ultimo, folle attacco che le era stato rivolto.
Non era più tempo per combattere, la guerra se n’era andata via con i Falkenberg e Viktor e nessun altro avrebbe più minacciato la nave per ancora parecchio tempo. Prima di sparire del tutto il drago nero rivolse un ultimo poderoso ruggito verso l’uomo fautore di quest’ultimo sconsiderato attacco. Presto arriveremo anche per te!





Ba Xian
Non solo ponte per il mondo celeste ma anche un legame eterno con il proprio passato.




SPOILER (click to view)
Siamo arrivati veramente alla fine. La guerra intestina del Goryo è ufficialmente finita nonostante i morti e i danni siano chiaramente elevatissimi.
Per le ultime indicazioni nel caso vogliate fare altri post e sopratutto per le ricompense dovete aspettare domani in cui farò bene tutte le valutazioni.
 
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Lenny.
view post Posted on 4/6/2012, 21:06




CITAZIONE

Ricompense Conquistadores



Caccia92 - 800 gold

Taliesin - 1400 gold

‡Ulysses‡ - 1400 gold

Karnia - 800 gold

.Azazel - 1600 gold

Robin Good Fellow - 600 gold

Vaalin - 400 gold

Caitlin - 400 gold

Ravenau De Lussan - 1100 gold

Vikisix - 1500 gold + Promozione a energia verde

Leonhart - 1500 gold

Lud† - 1300

Orf - 1500 gold

The Grim - 1500 gold

Stray - 300 gold

Nomen nescio - 300 gold

Numar - 1400 gold (non ottenuti causa cambio pg)

QM
Zaide - 800 gold

Lenny, Shivian, Alchimista, Apo e Andre03 - 1000 gold

ciascuno degli utenti ha la possibilità di fare un post di commiato alla scena Collisione.
 
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The Grim
view post Posted on 7/6/2012, 13:34




Conquistadores,
While the sky is burning and falling







Lo Stregone sentiva le ferite tormentare il suo corpo, la lunghezza della battaglia cominciava a pesare sul suo fisico. La stanchezza artigliava la sua mente, offuscava la sua lucidità e rallentava non solo i suoi movimenti ma anche i suoi stessi pensieri. Era soltanto la battaglia a tenerlo in piedi: l'odore del sangue - troppo quello versato in quella arena - misto alla polvere pizzicava il suo naso, grida e rumori di ogni genere che si fondevano in una nenia assordante nelle orecchie ancora fischianti a causa degli spari. Ma sopratutto l'eccitazione, che lo manteneva eretto, che teneva ogni pezzettino del suo corpo insieme e che aveva ridotto quel ringhio tonante di rabbia ed impotenza al mugolio di un cane bastonato; una flebile voce persa in un così caotico sottofondo. Quando vide il pistolero sbalzato a terra, le fiamme della deflagrazione su tutto il suo corpo, non poté che abbandonarsi ad un sorriso soddisfatto. L'aveva finalmente abbattuto, l'aveva sconfitto e gettato per terra; era stato lui il migliore, come sempre. Socchiuse gli occhi per un attimo ad assaporare il dolce miele della vittoria sulle sue labbra.

" Adesso basta!
Sto venendo a prenderti!
"

Gli ci volle qualche secondo per accorgersi che la voce proveniva da quella massa bruciacchiata che gli correva contro, attraverso gli strati di un'illusione che diventava attimo dopo attimo più inconsistente. Troppo tempo per capire che la sua vittoria era stata solo una fantasia, un sogno ad occhi aperti, che il futuro era inconoscibile anche per chi - come lui - maneggiava quello altrui giorno dopo giorno. Il suo corpo reagì con lentezza esasperante, ora che sia quell'eccitazione era stata bruciata sull'altare di una - falsa - vittoria. Non riuscì a opporre nemmeno l'ombra di difesa, a dare forma agli spettri che infestavano la sua mente; a rallentare quella carica furiosa. Jace era svuotato, troppo occupato a rimanere in piedi e non barcollare per fare altro, ed il diretto lo centrò in pieno volto; scaraventandolo al volto. Il braccio che l'aveva investito era rosso e ruvido, ma più che rovinato dalle ferite sembrava l'arto di un demone, od il frutto di chissà quale stregoneria; anche lui doveva aver passato una vita ben strana.

" Perché?
Erano tutte cazzate il tuo discorso di prima
?
"

« Perché sono un bastardo, di prima categoria. Perché non sopportavo quell'aria di superiorità con cui andavi in giro. O forse perché questa follia collettiva ha contagiato anche me. Scegli tu. »

Durante quel breve scambio tossì più volte del sangue, perfino un dente. La sua voce era diversa da prima, impiastricciata dal dolore e dalle contusioni. Lo Stregone tentò di rialzarsi, ma cadde di nuovo sul terreno, con la pancia rivolta al cielo; come un animale abbattuto. L'espressione dell'altro era complicata a metà fra l'incredulo e l'arrabbiato, forse perché quelle ragioni per lui erano assurde o perché non pensava si potesse uccidere un uomo per quei motivi. Aveva sicuramente ragione ma gli unici rimorsi che Jace provava per quella situazione riguardavano la sua triste conclusione. Il pistolero provò una risata, ma anche lui era sfinito dalla battaglia e crollò al suolo.

" Fumi? "

« Si, ma sto vomitando troppo sangue per farlo. »

" Ah, peccato... - così si accese uno dei due piccoli sigari che aveva teso allo Stregone. L'odore era buono, o lo sembrava rispetto al tanfo di morte che li circondava, tanto da rimpiangere di aver rifiutato l'offerta; anche se non aveva potuto fare altrimenti. Con fare assorto il pistolero riprese a parlare, quasi fosse in una qualsiasi taverna a chiacchierare, come se non avesse davanti un folle che aveva cercato di ucciderlo - Stavo pensando che non mi hai ancora detto il tuo nome" "

« Jace Beleren. »
Rispose meccanicamente, come se la stanchezza facesse muovere il suo corpo in maniera autonoma. Solitamente avrebbe riflettuto se concedere o meno questa informazione, perché un nome era potente, permetteva di evidenziarti dalla macchia anonima che stava sullo sfondo.

" Rèver Wyrd - Allungò il braccio verso la pila di cadaveri al suo fianco, posando la mano sinistra sulla testa di uno dei corpi -

E tu come ti chiami? "
"

Ed il cadavere rispose. Ripetette la scenetta più volte, ottenendo ogni volta una risposta; fermandosi solo per godersi il suo cigarillo. Quella sequela di gesti gli fece capire che anche lui non era altro che un cadavere che parlante, ma non per qualche metafora altisonante sulla vita, ma perché nelle condizioni in cui si trovava qualsiasi sciacallo si sarebbe avventato su di lui. I Falkenberg Korps non avevano la minima intenzione di curarsi dei feriti, per i soldati di Hyena non era altro che un nemico. Poteva soltanto, amareggiato, sputare la sua ultima sentenza, dettare un epitaffio agrodolce da incidere su una tomba che nessuno avrebbe costruito, a questo sconosciuto notaio dei morti. Gli avrebbe concesso una piccola battuta assieme ad uno sterminato elenco di morti.

" Potrei andare avanti all'infinito " "

« Dovresti avere molto tempo libero allora. Io invece il mio, lo ho finito. »

Jace alzò la mano, l'indice puntato al firmamento; un ultimo gesto semplice quanto inutile. Eppure indicare quell'ovvietà - quel che tutti stavano già vedendo - superflua complicazione, gli diede una scossa di sollievo, benché stretto nella morsa di un dolore vivo e frustrante. Stava per scoprire chi aveva infine vinto.


" E' proprio vero allora, quei tizi non sono normali "

« Hai davanti un ciarlatano, che raccontava agli altri il loro futuro ma non è stato capace di leggere il proprio. »

" Di sicuro hai sempre la battuta pronta. Il futuro...

sono quasi tentato di chiederti di leggere il mio.
"

Lo Stregone ascoltò distrattamente quelle ultime parole, non perché noiose ma poiché era ormai stato completamente catturato da quell'ultimo atto che si compiva in cielo. Una figura nera, ammantata da piume nere come l'amarezza, che piovevano su tutti e su tutto: il volo del rapace era mesto, appesantito dalla sconfitta, spoglio di ogni dignità; umiliato dal rombo che lo seguiva. Le scaglie crepuscolari dell'enorme drago risplendettero dei colori dell'alba, portando un chiaro messaggio ad entrambe le fazioni. Anche se Hyena non si vedeva, era chiaro chi avesse vinto. Così, mentre l'orso ruggiva la ritirata, Jace non poté che scoppiare in una risata, isterica e liberatoria; subito troncata in gola da un altro grumo di sangue. Quel suono disgustoso lo rappresentava in pieno: era sconfitto, abbandonato tra cadaveri e macerie; cadavere o maceria lui stesso. Nessuno avrebbe avuto pietà di lui - a ragione - e se anche l'avessero risparmiato, l'avrebbe atteso il dono di manette metalliche e una branda sporca di zecche e merda. Non c'era per lui alcun lieto fine, ma non riusciva a disperarsene; anzi restava atono. Nella più nera delle situazioni aveva raggiunto quella freddezza che sempre aveva inseguito, dominato quelle passioni che sempre l'avevano scosso; uno scambio forse non troppo conveniente per il Cartomante.




" Se vuoi ti aiuterò ad uscirne, Jace. "





Che dire, l'ultimo contributo a questa giocata, volutamente spezzata al finale per lasciarsi coinvolgere da cosa avverrà dopo.
Tutti i dialoghi, le auto conclusioni, etc .etc. sono state concordate con Robin Good Fellow, il cui post dovrebbe arrivare a breve.
Alla prossima, sperando nel più presto possibile :asd:
 
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Robin Good Fellow
view post Posted on 13/6/2012, 14:54





Cos'ho appena detto? Ma che stai dicendo, imbecille, ti sei fumato anche quel poco di cervello insieme al cigarillo!?
A dispetto dei suoi pensieri turbolenti il suo volto era limpido e rilassato, lo sguardo perso nel vuoto in un'espressione atona
mentre il fumo usciva lentamente dalla sua bocca come nebbia portuale, oscurando le sue fattezze. Era stata una decisione improvvisa, presa senza riflettere forse, ma era sincera. Tanto bastava a darle un senso.
Al diavolo...


Ora d'aria, poco prima



La debole barriera eretta dall'illusionista non fece che rallentare appena lo Scarlatto, come una ragnatela che tenta di fermare il predatore a caccia, il diretto centrò in pieno il volto nemico. Il corpo colpì il suolo umido, bagnato dalla brina sciolta e dal sangue dei morti, l'illusione di ghiaccio vacillò e si spense svanendo nel nulla. In quel momento seppe con certezza che era finita e all'improvviso si sentì addosso una stanchezza immane, intorno a lui tutto tremolava come il miraggio di prima: l'intero mondo stava per dissolversi rivelando la menzogna che nasconde e, forse, allora avrebbe trovato una risposta. Cazzate! Non sta scomparendo nulla, sono solo io che sto per svenire... pensò, con ritrovata lucidità. La sua rabbia incontrollata infatti si era finalmente placata: un po' per la mancanza di energie, un po' per l'aver beccato il muso di quel bastardo. Lo fissò, si accorse solo in quel momento, con un certo stupore, che anche l'incappucciato era ancora cosciente e ricambiava con uno sguardo carico di rancore. Ancora.

Perché? Erano tutte cazzate il tuo discorso di prima?

Disse il giovane, esasperando ogni singola parola. La replica non si fece attendere.

Perché sono un bastardo, di prima categoria. Perché non sopportavo quell'aria di superiorità con cui andavi in giro. O forse perché questa follia collettiva ha contagiato anche me. Scegli tu.

Rèver lo fissò come se gli avesse appena rivelato di essere sua nonna. Una fragorosa risata fece per uscire dalla sua bocca rivolta al cielo ma venne strozzata da una dolore improvviso, le gambe si rifiutavano di sostenerlo ulteriormente. Piombò a terra seduto imprecando fra i denti, ma l'ironia della situazione era troppo maledettamente divertente per non sogghignare fra una fitta e l'altra. Aria di superiorità! No, ripensandoci si rese conto che non era per nulla divertente. Il sorriso si spense lentamente mentre cercava la sua scatoletta marrone frugando nella tasca sinistra, ne estrasse due cigarilli porgendone uno al suo rivale: come diceva sempre sua madre, un'offerta non si nega neanche all'ultimo degli stronzi. No, ok, non usava proprio quelle parole, il senso però era quello

Fumi?
Si, ma sto vomitando troppo sangue per farlo

Quasi l'avesse invocato seguì subito un rigurgito vermiglio, nulla di nuovo sopra quel suolo. Sorrise a quella vista, mentre avvicinava il fiammifero acceso alla bocca, rammaricandosene quasi subito. Porco Giuda, non c'è nulla di strano che in fondo mi faccia piacere! Si disse, forse per convincere sé stesso e l'immaginaria giuria della sua coscienza.

Ah, peccato...

Finalmente era acceso. Trasse la prima boccata con particolare soddisfazione, dopotutto era almeno una settimana che quel corposo aroma mancava dal suo palato. Dovrei fumare più spesso, pensò, e forse a ragione: se la vista rimaneva annebbiata dalla nube grigia che soffiava dalla bocca, la mente era limpida come un cielo terso. E allora vide tutto più chiaramente, la bizzarra catena che l'aveva portato in quell'angolo di inferno acquistava quasi un senso ora, una trama scritta a tavolino e pronta per la pubblicazione. E lui, per quanto lo riguardava, con l'autore avrebbe volentieri fatto due chiacchiere in un vicolo buio.
Non c'entrava nulla, eppure per un istante rammentò che non sapeva neppure come si chiamasse il tizio con qui si era appena azzuffato. Emise la prima lunga fumata.

Stavo pensando che non mi hai ancora detto il tuo nome
Jace Beleren

L'illusionista rispose rapidamente ancora una volta.

Rèver Wyrd

Questo è il mio nome...
Pronunciò, scandendo ogni sillaba, le due parole che racchiudevano il suo essere, la sua intera vita. Perché lui una vita ce l'aveva ancora.
La pila di cadaveri al suo fianco abbondava di teste: quasi senza riflettere posò il palmo sulla superficie glabra d'una di queste.

E tu come ti chiami?

Con una voce profonda, quasi provenisse da una distanza remota ed irraggiungibile, la carcassa spalancò la mascella e rispose.

Herb

Bel nome, pensò mentre staccava la sinistra dalla testa, riprendendosi quell'illusione di vitalità che gli aveva momentaneamente donato per concederla ad un altro cadavere dalla capigliatura irsuta.

Tu come ti chiami?
Biand Naret è il mio nome

Replicò prontamente il trapassato con un tono imperioso e fermo. Chissà chi era...
Rèver interruppe nuovamente il contatto per riprendere a due dita il cigarillo.

Potrei andare avanti all'infinito

La materia prima non mancava. Si sforzava di rimanere impassibile, tuttavia la profonda malinconia che lo attanagliava traboccava dal riflesso dei suoi occhi. Ma, almeno per Jace, la maschera austera doveva essere stata efficace dal momento che parlò subito come suo solito.

Dovresti avere molto tempo libero allora. Io invece il mio, lo ho finito

E così dicendo indicò in alto, là nel cielo infinito, una maestosa creatura alata scendeva in terra annunciando la vittoria del capitano. Un capitano senza ciurma e senza nave, questo era stato il prezzo.

E' proprio vero allora, quei tizi non sono normali

Si lasciò sfuggire il giovane mentre fissava la maestosa apparizione. Quando riportò gli occhi sul suo rivale questi rideva istericamente, salvo poi rigettare altro sangue, eppure ebbe ancora la forza per un'ultima considerazione.

Hai davanti un ciarlatano, che raccontava agli altri il loro futuro ma non è stato capace di leggere il proprio

Rèver, stupito che avesse voluto renderlo partecipe delle sue emozioni, venne colpito da una parola in particolare di quel breve discorso: futuro. Non era un ottimista, perciò quel vocabolo in particolare possedeva per lui un connotato particolarmente negativo.

Di sicuro ha sempre la battuta pronta. Il futuro...

Ripetè, ormai preda della tela di quel ragno maligno.

Sono quasi tentato di chiederti di leggere il mio

Sorrise amaramente: doveva essere disperato se l'interesse superava la consapevolezza dell'inganno. Prese la seconda boccata, trattenendo per lunghi istanti il fumo nel palato e lasciando che impregnasse la lingua del suo aroma agrodolce. Fu allora, estasiato dal tabacco ed intontito dal dolore e dalla stanchezza che osservò Jace ancora una volta, a tera, sconfitto, rassegnato all'inevitabile. E qualcosa scattò in lui, dire che fosse un semplice moto di pietà non sarebbe corretto perché non provava compassione nei confronti del suo nemico; sapeva solo che quella era l'unica cosa da fare.

Se vuoi ti aiuterò ad uscirne, Jace



Che dire... Beh, intanto mi scuso per averci messo tanto a rispondere, ma in fondo non mi stava aspettando nessuno. Spero solo che gli sviluppi permettano a Rèver di attuare il suo proposito, o quantomeno che si tenga presente un suo possibile intervento in aiuto di Jace.
Per rianimare i cadaveri ha utilizzato questa sua personale.

CITAZIONE
Anche i morti parlano: Un trucchetto insegnatogli da sua madre. Quando l'anima abbandona il corpo lascia in esso una specie di "impronta", come un registro di quelle che erano le memorie e la personalità dell'entità che lo aveva abitato: ebbene, Rèver è in grado di risvegliare questa sorta di residuo d'anima e, in sostanza, rianimare un cadavere. Il morto non potrà compiere grosse azioni, che saranno limitate dal suo stato fisico (spesso in decomposizione), ma potrà sempre rispondere alle domande che gli verranno poste dal giovane, esprimendosi con chiarezza anche se si dovesse ritrovare, nel caso di uno scheletro ad esempio, senza lingua o corde vocali. La tecnica rimarrà attiva fintanto che Rèver manterrà un contatto fisico con il cadavere; tutto ciò che il residuo d'anima potrà affermare è limitato dalle conoscenze che aveva nel momento della sua morte e dalla sua personalità di quando era in vita (tuttavia non potrà mentire o evitare di rispondere ad una domanda, a meno che non conosca affatto la risposta). {Tecnica di natura magica a consumo nullo. Può essere attivata liberamente in giocate personali o post autoconclusivi, viceversa in quest si dovrà contattare il QM e prendere accordi in merito alla sua possibilità di utilizzo}

Non mi sembrava il caso di avvertire per questa volta, considerando anche come l'ho utilizzata.

Ringraziamenti finali a tutti, QMs e compagni, e ci si riscrive per il seguito.


Edited by Robin Good Fellow - 13/6/2012, 16:47
 
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Karnia
view post Posted on 13/6/2012, 19:50




~ Puoi fermarlo, se lo vuoi ~


Gli arbusti crebbero a lacerare la pelle del ragazzo con facilità, affondando nella carne per distruggerla e mutilarla. Eppure il suo sguardo era ancora su di lei, e non si mosse per difendersi. E Karnia ne ebbe di nuovo timore. Le grida intorno la confondevano, l'alternarsi di vegetazione e torrido metallo si susseguiva mentre gli alberi svettanti lasciavano posto a colonne di acciaio, che portavano in alto gli echi di una battaglia lontana.

« Non puoi capire » il suo sorriso la fece arretrare, in istintiva posizione di difesa « troppi pochi inverni hai vissuto »
Una vecchia immagine si sovrappose al ragazzo. Un uomo del doppio degli anni che la fissava con sguardo severo "non poi capire" diceva "sei troppo giovane".

« il Goryo deve essere distrutto per rinascere più forte di prima, così come l'araba fenice prende fuoco per rinascere dalle proprie ceneri. Il mondo ha bisogno di tutto ciò. Noi abbiamo bisogno di distruggerci per diventare più forti. »
Il timore si mescolava al fascino. Il fuoco come catarsi, come pulizia prima della ricrescita. Lo stesso fuoco che aveva spazzato via tutto, poteva fare spazio ad un mondo nuovo?

« Poni fine alle ostilità e unisciti al mio fianco »

Era lo stesso fascino dei predatori. Avrebbe dovuto capirlo prima. Era la suadente ferocia delle belve, lo sguardo che ammalia, il terrore che blocca la preda.
Non rispose, ma neppure si ritrasse di nuovo, fissando lo sguardo del ragazzo per comprenderne la verità enunciata a parole. La mano stretta sul bastone a denotarne timore e confusione al tempo stesso. E quando la spada scattò verso il suo volto, fu troppo tardi.

"No!" Uno scatto indietro si accompagnò ad un gemito angosciato mentre portava la mano libera al volto, agli occhi privi di vista "Cosa hai fatto? Cosa mi hai fatto?!". Dente, il vero Dente, per un istante rimase immobile nel chiarore della neve che ancora resisteva. Studiando il ragazzo con sospetto, ma senza attaccare, senza aggredire.

Incespicando sul terreno irregolare Karnia mosse qualche passo indietro, arretrando da quella voce. E poi tutto cambiò. La piazza, il drago, l'ermellino. Quello che emerse dalla gola non fu altro che un suono di puro dolore e niente di più, il peso si spostò tutto sul bastone per reggersi in piedi.
« Altrimenti lui morirà. »

"No.... Ti prego..." una mano si allungò alla cieca in avanti, senza una meta precisa, solo nel disperato tentativo di raggiungere quell'immagine. E a nulla valse che l'ermellino le scivolò tra i piedi a cercarne l'attenzione. Troppo ci affidiamo alla vista, tanto che essa ci può facilmente imbrogliare.

Una luminosa fitta di puro dolore al ventre la costrinse a piegarsi in due, tossendo in cerca d'aria mentre le ginocchia si piegavano sotto il suo stesso peso.
« Puoi fermare tutto questo, se solo lo vuoi. »
"Fermalo... Ti prego fermalo..."
Un'implorazione sommessa e angosciata, mentre scivolava al suolo in ginocchio, la mano ancora sul bastone puntato a terra come unico sostegno, il capo chino con gli occhi ciechi a fissare il terreno senza vederlo, nella mente solo le immagini evocate dal ragazzo. "Fermalo..."

Intorno i suoi della battaglia scemarono e si fecero meno impellenti. Grida di gioia o di rabbia si mescolarono al resto mentre la foresta dell'illusione lasciava il posto all'Arena.
Ma Karnia non poteva vederlo o sentirlo.
A capo chino si premeva una mano sul ventre, pregando a fior di labbra qualcosa su un figlio e una madre, qualcosa di confuso, sperando solo nella clemenza del Drago.



sguardo



Umano ~ Druido ~ Energia Verde ~ Absolute Defense
ReC 275 ~ AeV 175 ~ PeRf 175 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Consumi ~ Immenso 40% ~ Alto 20% ~ Medio 10% ~ Basso 5%
Status Fisico ~ Danno da affondo al basso ventre ~ Stremata
Status Mentale ~ Danno Alto ~ Sgomenta
Energia ~ 15%
Dente ~ Illeso

Armi
La forza del cervo ~ in mano
La rapidità del cervo ~ in vita
Scheggia Nera ~ stivale destro

Passive
Salda come una Roccia ~ Passiva Razziale Umana - Passiva di dominio Absolute Defense I e II ~ Non sviene raggiunto il 10% di energia - Difese istantanee, difese a 360° di potenza pari al consumo
La Voce del Predatore ~ Pergamena del Druido "Idioma Animale" ~ Permette di comunicare con gli animali ed usare il compagno animale in combattimento
Il Fruscio delle Foglie ~ Pergamena del Druido "Idioma Vegetale" ~ Permette di comunicare con le piante
Fratello ~ Abilità dell'artefatto "Aranea Nigra" ~ Utilizzo delle abilità personali da parte del compagno animale
Dominio ~ Abilità dell'artefatto "Aranea Nigra" ~ Possessione delle creature viventi sul campo di battaglia ad eccezione dei compagni animale altrui (Dente)
Possessione ~ Abilità dell'artefatto "Aranea Nigra" ~ Passiva di proprietà esclusiva


Attive in uso


Note


E con delle tempistiche degne di un bradipo eccomi qua pure io. Ero senza connessione, sono ancora infognata con la casa e bhlabhlabhla... Comunque ce l'ho fatta.
Riassumendo. La Rosa del Deserto termina al turno precedente, e Karnia ricomincia a subire il timore della passiva del Drago. Questo fa si che inizialmente le parole comincino a darle dei dubbi, fino a quando l'attacco non la acceca.
Da lì, con la visione terribile, si trova in totale balia dell'altro e si "arrende", invocando la salvezza di Dente.

 
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Vikisix
view post Posted on 17/6/2012, 10:24




Il bisturi saettò fulmineo. Fu come un lampo nella notte più profonda. Ferì, rivoli di sangue scesero, non era riuscito a colpire il suo obiettivo. Il fuoco dell’ira divampò.
Il nemico furioso menò un’artigliata. Schivò indietreggiando con un piccolo salto. Fu abbastanza facile, Numar era debilitato per via dello sforzo mentale. Poi accadde l’inaspettato.
Il terreno si aprì. Un’enorme crepa si formò dal nulla. Era profonda un paio di metri e Stein cadde come un sacco di patate. Un vero babbeo che si era fatto ingannare con una facilità mostruosa. Era riuscito a contrastare e forse a dominare lo scontro fino ad allora, ma era bastato un’attimo per rovesciare le sorti del duello.
Un tonfo. La botta con il suolo fu dolorosa. Non ebbe neanche il tempo di riprendersi che Numar si gettò sopra di lui.
“Maledizione...”
Incrociò le braccia davanti al volto. I denti affilati penetrarono nella spalla già ferita. Assaporarono il sangue. Giunsero in profondità. Recisero i muscoli. La sensazione che provò fu qualcosa di inumano. Una sofferenza mostruosa. Urlò immediatamente. La vista iniziò ad annebbiarsi. Brevi spasmi iniziarono a pervadere il corpo del dottore. Aveva perso.
Era un incapace. Un insetto insignificante per quella guerra.
Poi lo vide. Il corvo precipitò al suolo. Anche lui aveva perso. Anche lui era diventato uno scarafaggio. Non era un Dio irraggiungibile, poteva essere sconfitto. Era un mortale proprio come lui. Però aveva ancora quell’aura di potenza attorno. Pure nella sconfitta sembrava orgoglioso. Il suo sguardo diceva tutto. Non si sarebbe arreso, non sarebbe finita qua. Lo stesso valeva per Stein.
Qualcosa nel suo profondo lo scosse. Stava cambiando.

[...]

Un’enorme fabbricato abbandonato. Il metallo era arrugginito, diverse crepe nel muro. Alcune finestre erano sbarrate con assi marci di legno, altre invece erano state frantumate. Tutto cadeva in rovina. Forse un tempo era stato una fabbrica, o un’ospedale.
Nel cuore dell’edificio c’era una sala rettangolare. Completamente di metallo. Vi erano delle finestre dalle quali filtrava una tetra luce. Diverse macchie rosse. Uno dei due lati era composto solamente da vetro. Specchiato dalla parte esterna, rinforzato e a prova di cannone. Dava su una sala enorme. Una miriade di persone. Tutti simili, stessi lineamenti, colore dei capelli e occhi. Erano tutti, allo stesso tempo, il dottor Franken Stein, ma in realtà nessuno di loro lo era.
All’interno della piccola stanza rettangolare vi era un tavolo operatorio rovinato con sopra un corpo scheletrico che stava marcendo. Sui due lati lunghi vi erano due sedie per parte. A capotavola invece vi era un enorme trono vuoto.
Solo tre sgabelli su quattro erano occupati. Erano tre dottori che stavano discutendo apertamente.
«C’è una mucca e una pecora...»
Disse il comico convinto. Allora rispose l’anarchico.
«Beh?»
«Muh!»
Scoppiò in una fragorosa risata e per poco non cadde dallo sgabello. Gli altri due rimasero in silenzio.
«Figli di puttana ridete!... Beh se non ridete neanche in punto di morte, siete due casi disperati!»
Il sorriso stampato in faccia. Due piccoli occhi, erano come due pozzi profondi. Neri e pieni di insidie. I lunghi capelli si adagiavano sulla veste.
«Io ti ammazzo!»
L’anarchico perse le staffe. Tese una mano nella sua direzione e apparve una pistola. Tirò indietro il cane e premette il grilletto. Si sentì chiaramente il rumore dello sparo. Ma nessun proiettile partì. Anzi dall’arma fuoriuscì un asticella di ferro alla quale era appesa un pezzetto di stoffa con sopra la scritta “BANG!”.
Furioso era pronto a scatenare una guerra intestina quando ecco che intervenne il sadico. Lucido e bastardo come sempre.
«Signori e inutile sprecare energie se stiamo per morire... senza corpo non andiamo da nessuna parte.»
Con il medio si rialzò gli occhiali.
« Io penso di avere una soluzione...»
Prese un bisturi e lo conficco nella spalla della cavia. Lo conficco nella carne di Stein. Con gli occhi indicò il trono vuoto.
«... ma tutto ha un prezzo, accettate?»
Si sentirono dei passi in lontananza. Qualcosa stava già cambiando.

[...]

Improvvisamente spalancò gli occhi. Vide quello che poteva essere un palo sulla loro destra. Con sforzo immane puntò la mano in quella direzione. Una lama di sangue scaturì e andò a tagliare la base. La massa di metallo cadde nella loro direzione. Li avrebbe schiacciati entrambi. Avrebbero fatto la fine dei topi.
I sensi di Numar lo avvertirono. Percepì il palo e con un incredibile balzo riuscì ad uscire dalla trappola mortale che aveva creato. Sarebbe morto solamente lui. No, anche se il corvo era caduto lui si sarebbe dovuto salvare. Non aveva ancora la capacità di superare la barriera della morte.
Un frastuono. Rumore del sangue che viene sparso in ogni direzione. Le pareti iniziarono a crollare e a collassare su se stesse. Chiunque sarebbe morto.
Stein si ritrovò a un paio di metri da lì. In mezzo ad altri carcerati. Lentamente stava camminando verso l’uscita. Come aveva fatto?
Il patto con il sadico aveva dato i suoi frutti. Il legame che aveva con il sangue li aveva salvati. Era riuscito tramutare l’intero corpo di Stein una pozza di sangue e spostarsi di un paio di metri, giusto per scappare.
Zoppicando e tenendosi la ferita, che immobilizzava l’intero arto, con l’altra mano si stava dirigendo verso l’uscita dell’ora d’aria.
Fuori lo aspettava la salvezza. Rimanendo avrebbe trovato solamente la morte.



Il più lento di tutti... yeah :asd:... beh a parte gli scherzi ecco la conclusione. Poco da aggiungere oltre al post. La parte centrale si svolge nella mente di Stein. Per il resto Doc miracolosamente si salva.
Mi sono divertito, vediamo cosa succederà nella prossima quest. :v:
Alla fine non fuggo, mi dirigo semplicemente verso l'uscita, e molto lentamente. Vedremo nella prossima quest come va a finire.
 
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