| Algot |
| | I fumi intensi del Plakard assistevano allo scontro con la loro arcuata silohuette, danzando all'ombra del Purgatorio e sognando la libertà dall'Inferno che li generava; le luci del giorno pugnalavano qualsiasi cosa gettando tetre penombre anche laddove minuscoli rettili ed insetti avevano sperato di fuggire al riparo dai predatori. Erano gli anfratti della sopravvivenza a tremare sotto i loro colpi.
« Laurens de Graaff, Flagello dell'Ovest. »
Annunciò sè stesso pronunciado il nome che aveva serbato nei pensieri, riscaldato dall'aria e dall'idea di sfruttarlo al momento opportuno, -o nel più dignitoso dei modi- perchè poche cose trovavano posto nei cuori dei guerrieri: l'orgoglio, le armi, il proprio nome e l'amore. Avrebbe voluto abbandonarsi, Algot, alla miserie dei suoi ricordi, l'unico posto dove egli trovava l'eterna felicità di raggiungere il successo e sorpassare chiunque osasse contraddirlo; la Fioritura alla quale egli apparteneva era stata molto generosa, tanto da aver prodotto dieci dei migliori combattenti che l'Ordine avesse mai avuto. Lui, il Sesto in ordino di comparsa, deteneva però il più orribile degli epiteti, quello di "Prescelto dal Dolore Nero". Tutti erano restii a spiegarne il motivo e nessuna informazione era mai trapelata dalle sfere più alte: un interrogativo senza risposta s'era insinuato, fin da quel giorno, sul perchè la precedente generazione di maledetti tenesse tanto al sicuro quel segreto che sembrava fondarsi solo su di uno sfortunato gioco di parole.
L'impatto del secondo fendente si ripercosse anche sul suo braccio, ricambiando il gesto d'offessa con un leggero sussulto: la lama di Fragaria era andata ad incrinare e spezzare una saetta di argento, comparsa a baluardo di difesa verso colui che il Cavaliere aveva designato come avversario. Senza indugi nè rimorsi, egli aveva estratto la pistola per poi puntarla al petto del guerriero: la sensazione di pericolo, mescolatasi con quel perenne stato di timore ed ansia nei confronti di colui che soffriva lo sguardo greve di Algot, destarono gli istinti primordiali dell'uomo e della rosa nera, scuotendo la selva di tenebra che era l'anima del Petalo. Occultata dalla difesa di Agrimonia, la pelle dell'intero busto -e con essa, la materia sottostante- si temprò a tal punto da raggiungere una resistenza tale da vanificare il potere letale del colpo esploso; a testimonianza della linfa richiamata, se Laurens avesse potuto scorgere il derma nascosto dal cuoio e dal metallo, avrebbe notato un intricato chiostro vascolare di venature scure, alimentate da pece fluida ramificata lungo tutto il corpo del Cavaliere.
Mentre l'uomo dagli occhi di ghiaccio riprendeva comunque contatto con la realtà, dopo l'imprevisto del proiettile, già l'altro s'era dileguato, inghiottito dalla fluidità surreale del pavimento roccioso che poco prima egli stesso aveva frantumato con successo; pur continuando a percepire l'influsso di timore che l'altro promanava, Algot raggiunse da solo il ragionamento adatto alla situazione. Laddove la sua forza cessava di produrre vantaggio -e dove oramai, sguainata, l'ascia a due mani non rappresentava più un'ulteriore difesa- era proprio il retro della guardia, la schiena lasciata scoperta e in direzione del sentiero percorso, del suo doloroso passato. Non ebbe modo, poichè scarso nella velocità necessaria a farlo, di voltarsi su sè stesso con precisione e agilità, perciò la spazzata che eseguì con la scure fece guadagnare solo una deviazione su una traiettoria che scoprì finire comunque nelle sue carni, sopra il rene sinistro. La fitta di dolore investì con prepotenza tutti gli apparati coinvolti, riducendo subito il respiro e incastrando il sistema muscolatorio proprio nel punto interessato dall'affondo. Terminò la rotazione su sè stesso, spingendo ancora con Fragaria tanto da cercare di aprire quanto più possibile la guardia di Laurens, facendo leva sull'arma che ora poggiava contro la propria.
Algot non trattenne l'ira del Fiore Maledetto: lo sentì agitarsi fra i rovi di sangue dei quali aumentava la bellezza, percepì nella sua testa quello strisciare etereo di bestie che non esistevano perchè la selva non accettava nessun essere vivente oltre alla Rosa e al suo Cavaliere. Probabilmente, il danno subito, era stato visto come un affronto imperdonabile ed il guerriero -stringendo prima le palpebre- liberò tutta la furia della sua Maledizione in un grido in pieno volto all'avversario.
« SCIOCCO! »
"Come osi farlo?" "Perchè non ti allontani?" Il boato psichico prodotto da Algot lasciava intendere numerose continuazioni per quell'esclamazione: ma fra le tante, ne seguì solo una che aveva più del fisico poichè in realtà si trattava di un attacco a seguire di quell'espediente strategico. Mordendo l'impugnatura della frusta con le proprie dita, il Sesto afferrò Rubus ed iniziò una manovra di polso che nelle sue speranze avrebbe fatto schioccare l'oggetto attorno al polso di Laurens che al momento reggeva l'arma. Guadagnata, nel caso, la presa sull'arto, Algot avrebbe proseguito strattonandolo verso di sè, con l'intento di disarmarlo -prima- e di colpirlo in pieno petto -poi- con le nocche della stessa mano che aveva fatto animare la frusta al pari di un serpente. Statistiche & Consumi basso ⋅ 6% medio ⋅ 11% alto ⋅ 22% critico ⋅ 44% ReC ⋅ 175 AeV ⋅ 125 PeRf ⋅ 225 PeRm ⋅ 150 CaeM ⋅ 175 Status fisico » Ferita sopra il rene sinistro, zona parzialmente paralizzata; leggerissimo segno sotto l'armatura dell'impatto con il proiettile, trascurabile; Riserva d'energia » 94-12-6=76%; Poteri, bonus e abilità di natura passiva » la linfa nera ( Lv.1 Dominio: Forza del Toro) Equip » Fragaria ( impugnata), Rubus ( impugnata), Agrimonia ( indossata) Slot »1. chiostro della selva, consumo medio; 2. boato della fiortura, consumo basso; Riassuntino » Richiamo la pergamena "Tempra di ferro" per difendermi dal proiettile -prima- e attutire l'affondo -poi- ricevuto al fianco sinistro (ero parzialmente in torsione, quindi non è proprio profondo, ma comunque innesca l'effetto della tua passiva sui punti nevralgici); voltandomi, mentre devio il colpo che comunque mi raggiunge, insisto con l'arma per aprire la tua guardia. Dopodichè, uso la pergena "Urlo di guerra" per disorientarti, far saettare la frusta con l'intento di annodarla attorno al polso che regge l'arma, strattonarti verso di me e colpirti in pieno petto -altezza sterno- con le nocche della stessa mano -sinistra- che uso per la frusta.Note, commenti, varie ed eventuali »Mi trovi su MSN o per MP. CITAZIONE (boato della fioritura)Come la Prima Fioritura insegnò loro ai tempi dell'addestramento, un avversario disorientato è un avversario morto per metà. Unitamente al fatto che Algot consideri la consapevolezza di sè stessi e della situazione una delle armi più temibile che un uomo può brandire, ecco che il guerriero ha sviluppato e affinato negli anni un espediente semplice ma sorprendentemente efficace. Lasciando andare per un istante l'animo ai dolori che costantemente la Rosa Nera produce su di esso, il Cavaliere griderò le sue più profonde frustrazioni, un urlo che invaderà il campo di battaglia confondendo i nemici aggredendo le loro menti, dandogli un senso di stordimento e smarrimento che non durerà più di qualche secondo...che potrebbe rivelarsi un tempo sufficiente per sfruttare il vantaggio appena guadagnato. {basso - 1 turno} (chiostro della selva)Come la bellezza del fiore trae in inganno sulla sua pericolosità, anche la forza dei guerrieri spesso tradisce la loro coriacea resistenza; non solo votati alla brutalità dell'offensiva, i Cavalieri sono capaci di far ricorso a tecniche e poteri che fanno appello alla protezione offerta dalla Rosa Nera. Simile al fiore che si chiude su sè stesso per resistere alle intemperie, Algot concentrerà la linfa corvina della maledizione su una zona del suo corpo -più o meno estesa- temprandola fino a raggiungere la consistenza tale da reggere un attacco di portata discreta. Sulla parte interessata, a testimonianza dell'afflusso aumentato, un intricata vascolarizzazione color pece macchierà la pelle del Cavaliere. {medio - 1 turno}
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