| J!mmy |
| | Da qualche parte, tra le fiamme, qualcuno gridò. Non seppe dire se uomo o donna, se giovane o vecchio. Il mondo che i popoli credevano con presunzione di conoscere dimostrò loro che non vi era alcuna speranza, divinità o fato a cui aggrapparsi. Tutto era cenere. Tutto grondava sangue e morte in quantità. Si sentì incredibilmente a proprio agio in quell’oceano di fuoco, in quell’inferno giunto a riscattare ogni peccato, ogni offesa. Gli uomini non avevano la minima idea della potenza in esso serbato, e presto la verità sarebbe giunta a schiaffeggiarli ancora e sempre più violentemente. Rekla sorrise, dacché il timore che portava in grembo fu condiviso da ognuno, come un fardello dalla mole immensa che calpestava e devastava, che deturpava e distorceva la mente. Ma non lei, non la sua mente. Fin dal principio, infatti, la Nera era stata costretta a convivere con quell’acre sensazione d’impotenza, fino a che quella stessa debolezza non era divenuta la sua maggior forza. Il volto si fermò a pochi pollici dal terreno. Gocce di sudore ruscellavano dalla fronte e giù fino al suolo, finendo con l’affastellarsi in sparse chiazze nere sul giallo fiammeggiante della sabbia. La testa continuava a pulsare, e ben presto anche caldi rivoli di sangue giunsero ad inumidirle il collo. Carpiva i sensi scivolarle via ogni istante di più e gli occhi perdere la presa sulla realtà e sulla moltitudine di cadaveri di cui l’accampamento era oramai gravido. Ovunque guardasse, il puzzo di carogna bruciata la raggiungeva. Normalmente quell’odore l’avrebbe fatta impazzire, eccitandola; ma la storia era assai diversa, adesso: sentiva di essere così vicina a condividere la sorte di quei corpi imbruttiti dalla morte che le ginocchia cedettero e il freddo s’impossessò di lei.
« Non... mi avrai » ringhiò al vuoto. Eppure, quando le forze stavano quasi per abbandonare la sua carne, ecco che una nuova e più delicata mano le cinse la spalla tirandola a sé. Si volse a malapena, il tanto bastante a scorgere le fattezze femminee dell’uomo con cui aveva condiviso un importante segreto, di colui al quale aveva rivolto la richiesta del veleno paralizzante. Fu come risvegliarsi da un terribile incubo – e lei, agl’incubi, era quanto mai abituata. Subito sopperì all’impulso di palpare la tasca delle brache sotto la casacca, e sentì l’armoniosa forma dell’ampolla premere sulla sua coscia. Era ancora lì, intatta, e non avrebbe permesso che andasse sprecata. Alexei l’alchimista le fece cenno di seguirla, quindi raccattarono Vrastax il senzafratelli lungo la strada e partirono alla ricerca dell’ultimo membro del gruppo: Zaide, la strega. La ragazza dai capelli rossi era moribonda e sepolta da un cumulo di macerie annerite, ma la tinta bronzea della carnagione del beduino parve quasi rischiarare l’oscurità quando si protese su di lei e la tirò fuori con inverosimile naturalezza. “Le avevo detto di non mettersi nei guai”, pensò non appena fu abbastanza vicina perché potesse riconoscerla. Rekla, dal canto suo, ignorava ancora la ragione per cui si era spinta a seguire quell’uomo tanto emblematico e gentile; non riuscire a scrutare nell’animo di chi aveva dinanzi era qualcosa che la disturbava particolarmente. Ciononostante, contro ogni prospettiva, aveva deciso di percorrerne le orme e di intrufolarsi comunque in quella strana quanto inutile riunione di famiglia. Dopotutto, nulla in quell’ardente putiferio aveva più senso.
« Ascoltatemi, non c'è molto tempo. » « Raymond non ci raggiungerà. So perfettamente come lavorano i Rooi Valke, dunque l'ho mandato a compiere un'azione di ben più grande importanza. » Alexei tacque alcuni istanti, come se si aspettasse una qualche loro reazione o parola. Ma Rekla non parlò, limitandosi ad osservare quell’uomo dall’aura troppo misteriosa per i suoi gusti. Allungò la mano destra verso la spalla opposta, e con un secco moto del polso sfilò via la giubba di cuoio ormai abbrustolita e strappata in molteplici punti. « Ciò che credete ora non ha importanza. » Doveva liberarsi di ogni elemento d’impaccio, poiché presto avrebbe avuto bisogno di tutta l’agilità possibile. Lo sentiva dentro di sé. « Soffocate i vostri istinti: tutto ciò che conta è proteggere l'accampamento da questo massacro insensato. » « E se conosco bene Nazir, i suoi uomini dovrebbero averci già raggiunto. » Torse il capo, posando lo sguardo sulla fitta coltre di fumo che si stagliava tutt’intorno ai baraccamenti. Fu come il lampo che precede il tuono: qualcosa nella nebbia si mosse, avvallando le brevi e scoraggianti parole del beduino. Arrivavano.
La raggiunsero in cinque, rapidi e silenziosi come pantere, tutti addobbati di modesti drappi color cremisi e chincaglieria d’ogni sorta infilzata nella carne. Tra i nugoli di fumo poté distinguere nitidamente due di loro portare strani ornamenti d’acciaio al naso e altre dozzine di soldati dispiegarsi alle loro spalle come un esercito di spettri.
« Shadar-Kai... gli uomini di Razelan Vaash. » Vaash. Quel nome le diede i brividi, vuoi per la triste fama che ne accerchiava la sede – Castelgretto – vuoi per il ribrezzo che quella meschina casata le iniettava nello stomaco. Avevano scelto di servire il regno e spartirlo con il reggente, di piegarsi al fantomatico Sovrano di cui i subdoli Corvi non facevano che blaterare e blaterare. Cosa ci facevano, dunque, sulle sponde del Deserto dei See a dar guerra agli orchi? Un pensiero che non le dispiacque, in verità, ma quello nei confronti dei Vaash perpetrava ad essere un puro e semplice odio: i territori meridionali erano suoi, e lei sola poteva dominarli. La furia convogliò lentamente sul braccio, che scattò al foderò di Vesar e ne serrò l’elsa. Quando poi fu abbastanza vicina al primo dei cinque, l’estrasse in un unico colpo emanando una mezzaluna di fiamma che s’infranse sul mento nemico sbalzandolo di parecchi piedi. Il secondo e il terzo, invece, agirono insieme. Mentre l’uno menava una sferzata al fianco della Nera, l’altro spalancò le fauci e tentò di affondare la propria sciabola. La donna fu lesta, abbastanza da deviare il primo attacco – per contrattaccare quindi verticalmente, tranciando di netto l’arto dell’uomo – ma non altrettanto da impedire che il successivo le si conficcasse nello stomaco. Digrignò i denti, imprecò in faccia al beduino, ringhiò come una belva ferita gravemente e inferocita dal suo stesso dolore.
« Non... mi avrai. » Aggrottò la fronte, ringhiando in un impeto di cieca furia. La luna d’inferno si mosse con una tale violenza e velocità che il burattino dei Vaash non poté fare alcunché per notarlo. In men che non si dica, il suo capo era già mozzo e rotolava mestamente verso le fiamme. « Non mi avrai » ripeté per la terza volta, sputando sulla carcassa che precipitava. Ma quando sollevò lo sguardo era di nuovo troppo tardi: alzò la mano marchiata, appena in tempo perché dai cadaveri appena trucidati squarci nella pelle rigettassero masse bianche e dure, che le si avvolsero intorno plasmando quanto di più simile a un guanto fatto di ossa e nervi. La lama avversaria vi si schiantò infrangendosi in centinaia di schegge, tra le quali Vesar schizzò abilmente per colpire con fatalità alla giugulare dello sventurato. Revul’ghul: questo era però il nome di colui il quale trafisse la coscia della Nera, costringendola al suolo e inerme. Rekla fissò in volto quell’essere, vigliacco a tal punto da aver osato aggredirla alle spalle piuttosto che frontalmente, probabilmente nel terrore di essere sottoposto al medesimo trattamento dei propri compagni. Negli occhi di lui, di quel lembo d’oscurità che neppure poteva dirsi degno di essere chiamato “uomo”, la Regina dei morti scorse una luce cupa, del tutto identica a quella che governava i suoi di occhi. Tuttavia, quando oramai le dita della morte scivolavano sui suoi capelli accarezzandoli, ecco che un’ascia guizzò dal nulla, frantumando in due il cranio del codardo e palesando fattezze assai note, infine.
« Tu credere che io lasciare te tutto divertimento? » Skjor espose quelli che dovevano essere dei denti in qualcosa di lontanamente affine a un sorriso; gesto che Rekla non apprezzò affatto. « Oh, no no. » La bipenne del pelleverde toccò nuovamente il terreno, schiantandosi un’ultima volta sul corpo agonizzante dello Shadar-Kai. L’energumeno si dimostrò particolarmente utile: come una macchina forgiata dalla guerra medesima balzava a destra e a manca sbatacchiando la sua arma e mietendo vittime su vittime. Ma nonostante il macello, nonostante la pioggia di morti, cui presto anche la Nera si associò, quelle fetide pustole non accennavano ad attenuarsi né a ridursi; anzi.
« NOOO! » fu l’ultima sillaba che fuggì alle labbra di Rekla. Ancora una volta, con l’amaro retrogusto di rimorso a impastarle la bocca, colei che dal fuoco era sorta nel fuoco dovette riporre il proprio compianto. Due dei beduini, infatti, erano sbucati dal nulla e si erano lanciati sulle corpulente spalle dell’orco. Poté scorgere i loro coltelli pregni di veleno – il cui odore le era assai noto – immergersi ripetutamente nella carne di lui, che non tardò a capitolare impotente sul fuoco, avvampando come una torcia insanguinata. Dopotutto, non era forse il fuoco ad essergli sacro? Provò un’indescrivibile pietà per colui che ben due volte l’aveva strappata al destino e che adesso non aveva neanche la possibilità di urlare dal dolore. Provò colpa, e rabbia; molta, moltissima rabbia. « NOOOOOO! » Una luce esplose dalle tenebre, una trama fatta di ombre a sua volta che con immense dita di demone scaraventò nell’oblio le anime di coloro che erano stati tanto stolti da credere di potervi resistere. E, invero, non avevano tutti i torti.
« Cos... ? » Lo stupore fu immane, le caviglie quasi tremolarono. Erano lì, erano ancora li. E il loro numero cresceva, e cresceva, e cresceva.
நாம் அவதாரமெடுத்து செய்ய முடிவு செய்த ஆத்மா, ஆத்மா என்பதை மறக்க வேண்டாம். Non dimenticare che siamo anime, anime che hanno deciso di incarnarsi.
Silenzio, rassegnazione. Nient'altro. « Eccomi. Sono tua. »
CITAZIONE Rekla Estgardella Nera Regina–––––––––––––––––––––– Stato Umano { Intelligenza 4 | Forza 1 | Maestria armi da mischia 1 }–––– « Energie: 100 - 6 - 15 = 79% « Stato fisico: medio trauma da impatto alla nuca + squarcio di media entità al torace + taglio basso alla coscia destra. « Armi: Constantine • riposta; Vesar "Luna dell'inferno" • sfoderata₪ ₪ ₪ Attive...First darkness - Oscurità dell'arto Il potere di Rekla sembrava non avere mai fine, illimitato nella ciclica ricerca di un traguardo perennemente prossimo. Vessillo di questa perpetrata sete di potere fu la volontà di accaparrarsi un diritto non proprio, ma spettante a Dio stesso, divenendone il sostituto: la creazione. Un'idea folle, questo era certo, ma potente oltre ogni immaginazione. Concentrandosi per un paio di secondi, Rekla aveva ereditato la capacità di forgiare le tenebre interiori a proprio piacimento, donando loro le fattezze a lei più gradite, come quelle di una guargantuesca effigie di braccio demoniaco, interamente composto d'ombra scura e profonda, defluente dal palmo spalancato della Nera. La grandezza dello stesso -e dunque la relativa potenza- sarà esattamente proporzionale al consumo variabile alto impiegato. L'attacco avrà i connotati di un potente colpo elementale, spesso sotto le irruente sembianze di una devastante onda d'urto dovuta all'inevitabile scontro col terreno. Il braccio risulta essere però assai versatile, e permarrà sul campo di battaglia fino al momento dell'impatto dissolvendosi immediatamente dopo.
Second darkness - Oscurità dell'osso La tenebra che divorava Rekla non conosceva vincolo, o inibizione, o freno. La carne stessa marciva al suo incedere, non essendo di alcuno impedimento per un morbo tanto instabile ed insaziabile. Per tale ragione, la maledizione era giunta finanche al duro delle ossa, elargendo alla Nera Regina delle Tenebre la facoltà di sfruttare i resti putridi e decomposti dei cadaveri per richiamare difese impenetrabili in grado di proteggerla come meglio necessita. Era sufficiente un cenno, un misero cenno, perché la tecnica -di natura magica- tramutasse le spoglie derelitte dei morti in ombre solide come roccia e inamovibili come acciaio temprato. Rekla poteva compiere qualsiasi manifestazione le venisse in mente: armature, barriere, scudi, cupole, difese dirette o a trecentosessanta gradi. Tutte queste dovevano però averla come punto d'origine e non potevano perdurare sul campo di battaglia oltre il compimento di ciò per cui erano state reclamate; dunque, svanivano subito a seguito del colpo incassato. La potenza delle manifestazioni era variabile media, pari al consumo speso per richiamarle, e di un livello inferiore se dislocate a trecentosessanta gradi intorno al caster.... e passiveLa connessione tra l'evocatore e il mostro è molto più potente di quella che potrebbe mai avere con qualsiasi altra delle sue creature. Loro sono la stessa cosa, divisasi solamente con l'obiettivo di distruggere il proprio avversario. Per questo, i loro corpi sono legati insieme non solamente dalle mere catene che fuoriescono dal gauntlet. Nel caso in cui Rekla dovesse subire un danno provocato dal proprio avversario (e non autoinflitto tramite tecniche o atti impulsivi) ella potrebbe decidere di suddividere tale ferita e farne subire la metà esatta al proprio colosso, che griderà, alimentando la propria furia. Esemplificando, se Rekla dovesse subire un danno Medio, ella potrebbe decidere di prenderne solamente uno Basso, facendo sì che il mostro, tuttavia, subisca anch'egli un danno Basso. In poche parole, potrà smezzare qualsiasi danno rivolto alla propria persona, purché l'evocazione sia già presente sul campo. Viceversa, potrà anche decidere di suddividere i danni rivolti all'evocazione, subendone la metà, poiché i due non sono che diverse emanazioni dello stesso corpo [Tecnica passiva].
Nel principio, la Riluttanza Il primo stadio di violenza contrappone il rifiuto della verità al suo viscerale attaccamento alla propria arma, il quale diverrà indissolubile, tanto intenso e profondo da impedire a chiunque di scinderlo. L’arma diviene un ninnolo, un prezioso memento, un tesoro inestimabile per la fanciulla che potrà impiegarlo per evocare istantaneamente l'ombra sotto forma di lorde creature, potenziate di un punto CS addizionale e a un costo energetico ridotto del 5%.
.Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa della gola, come tu vedi, alla pioggia mi fiacco.Il peccato di gola coincide con un desiderio d'appagamento immediato del corpo per mezzo di qualche cosa di materiale che provoca compiacimento. É un'irrefrenabilità, un'incapacità di moderarsi nell'assunzione di cibo o, più in generale, nel desiderio incontrollabile di qualcosa che si brama. E' stato proprio per quest'ultima ragione che Rekla ha accresciuto la propria fame nell'ambito della negromanzia, al punto da strappare il sottile velo che separa ciò che è vivo da ciò che è morto. Più precisamente, in termini di gioco, la Nera Regina acquisisce il potere dell'immortalità; questo non significherà che non sentirà la stanchezza o perderà i sensi una volta al di sotto del 10%.
.Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d'Eva, e non chinate il volto sì che veggiate il vostro mal sentero. Il superbo è una persona innamorata della propria superiorità, vera o presunta, per la quale si aspetta un riconoscimento. La superbia affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, sempre teso alla ricerca e all'affermazione della propria identità. Quest'ultima non è qualcosa che si elabora al proprio interno, ma che ciascuno negozia nel rapporto con gli altri da cui attende, appunto, il riconoscimento. Tale bisogno nell'essere umano è fortissimo: forte al pari di altri bisogni più esistenziali… Allo stesso modo Rekla è innamorata di sé, della sua sicurezza, del suo corpo. Così facendo, nonostante le origini ancora sconosciute, la giovane insinua in chi le sta accanto non molta fiducia, oserei dire nessuna piuttosto, ed un timore di non poco conto. Tutto ciò, ovviamente, è efficace laddove chi la affianca non sia un demone né possegga un'energia superiore alla sua.
Vizio dell'Animo • честолюбие Che sia negativa o positiva, l’ambizione - così come la sua assenza - sottende tutte le azioni umane malvagie o meritevoli che siano. L’ambizione sfrenata può portare all’insoddisfazione perenne, a cambiare schizofrenicamente campo di interesse o obiettivo pur di avere una nuova vetta da scalare, mentre un’accezione positiva di questa attitudine psicologica può coincidere con una sana spinta a migliorarsi e non accontentarsi, a superare i propri limiti. Rekla Estgardel è forse l'essere più ingordo e privo di scrupoli del pianeta, pericoloso e raggelante nell'infinita contaminazione della sua mente. E' proprio grazie a quest'incessante bramosia, però, che la Nera Signora è riuscita a cogliere frutti misteriosi ed unici, rari e preziosi come le più pregiate ricchezze del mondo. In termini pratici, ella è in grado di usufruire delle capacità di una seconda classe: il ladro. A tal modo ciò potrà senz'altro spalancare alla regina dei morti molteplici vie ad un'innumerevole quantità di attacchi e strategie, tutte indubbiamente mirate a stroncare sul nascere l'esistenza del malcapitato avversario. (Tomo furtivo)
An endless guard In breve, il giovane Shiverata apprese l'orrenda verità su chi fossero i nemici e le prede cui il Magus l'aveva destinato. Non ne fu felice. L'anello gli imponeva di cercare e sconfiggere gli emissari dell'Abraxas: lui era costretto a frapporsi fra il mondo umano e l'Ombra, senza poter abbracciare nessuno dei due. Il dono lo condannava ad una guardia senza fine, perché il fiore di ossidiana, quel cuore del fiato di drago, non conosceva scalfiture. Il Maestro l'aveva definito nero come il peccato e resistente come la roccia. Lo era molto di più. Inoltre lo costringeva ad una percezione impossibile da interrompere, gli donava non la visione esatta ma la totale percezione del nemico, della sua presenza. Era orribile -e per questo maledisse il nome del Maestro. { Abilità Passiva: L'anello è indistruttibile. ; Abilità Passiva: Auspex sui non-morti, il portatore sarà sempre a conoscenza della loro presenza nei paraggi. } ₪ ₪ ₪ NoteEccomi. Premetto che ho scritto questo post con un'emicrania indescrivibile, quindi mi scuso per eventuali aberrazioni. Per quel che concerne il contenuto, credo che la "disperazione" sia piuttosto palpabile, e mi sono permesso di arricchirla ulteriormente con la triste sorte seguita da Skjor, l'orco introdotto nei due turni precedenti e che ha salvato la vita a Rekla per ben due volte. Spero di aver fatto/detto tutto. A voi. Edited by J!mmy - 1/12/2012, 12:26
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