Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Bring down the Sky, « Goryo - Main Quest »

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Caccia92
view post Posted on 16/2/2013, 22:24






Bring down the Sky






La nebbia affondava i suoi artigli tra i vicoli di Vecchia Città, una cortina densa e fumosa di cenere vulcanica e umidità. Quella notte non c'era un filo di vento e l'immobilità delle ombre di Taanach era pressoché assoluta. L'aria era secca e impregnata di segreti. Una figura nera strisciava silenziosa attraverso i ruderi e le case disabitate, perfettamente celata nel buio. Aveva il cappuccio calato sul volto, portava una falce che gettava un riverbero sinistro sui muri degli edifici. Molti lo avevano visto ritornare al cimitero, sanguinante e privo di energie, forse prossimo alla morte. Eppure, dopo qualche giorno, lo stesso individuo era sbucato dai sepolcri completamente ristabilito. Si muoveva con passo lento, misurato, come una statua grottesca che aveva preso vita. Lo chiamavano Custode di Tombe, Viaggiatore Nero, Falce del Goryo. Nessuno conosceva la sua vera natura o il suo passato.
Rage si bloccò improvvisamente davanti alla torre diroccata. Era una struttura vecchia e in disuso, distrutta dalle intemperie e lasciata marcire nella sua posizione isolata ai confini di Vecchia Città. Uno strano luogo per tenere un incontro così importante. Entrò dalla porta principale e si ritrovò in una stanza piccola e piena di muffa. L'oscurità aveva avvolto ogni cosa, fatta eccezione per un antico camino incassato nella parete sinistra della torre. La fiamma ardeva di nuova vita. Si avvicinò quel tanto che bastava per scorgere il profilo di un uomo seduto davanti al focolare: un ragazzo giovane, forse di vent'anni, vestito in maniera semplice e umile; il viso era illuminato dalla luce, ma l'espressione sembrava indecifrabile. Fredda, distacca, quasi innaturale. Non portava armi, non portava gioielli, non possedeva segni particolari. La sua postura era rigida e rilassata allo stesso tempo.
Rage rimase in piedi di fianco al ragazzo, fiutando l'energia sprigionata da quest'ultimo. Desiderava ardentemente conoscerlo e aveva risposto immediatamente alla sua chiamata. Dopo il grande torneo del Goryo, il clan era stato costretto a riconoscerlo per quello che era: un assassino. E finalmente lo avevano convocato per il massacro.

« Parla e io ascolterò. »


Shivian aveva un timbro di voce freddo e pacato. Gli spiegò la situazione in ogni dettaglio, partendo dalle origini dei Kaeldran fino all'ultimo attacco portato a Taanach. L'affronto perpetrato dagli insetti all'arena del Cane Mangia Cane aveva rivelato la forza o la disperazione dei mostri dell'Orbrun, ma il Goryo non poteva permettersi di mostrate debolezze in quel periodo di rinascita. Il precario equilibrio ottenuto sulla città poteva sfaldarsi velocemente se i Custodi e il Consiglio non dimostravano una solida difesa contro i pericoli esterni. Era necessario un intervento immediato, una guerra contro i Kaeldran. Una spedizione punitiva volta all'annientamento del nemico. Era già stato organizzato un grande esercito per affrontare la minaccia, tuttavia occorreva anche una squadra d'infiltrazione per colpire l'alveare dall'interno. Erano stati selezionati tre dei migliori guerrieri del Goryo per mettere in atto la missione contemporanea alla grande guerra. Mancava solo l'individuo in grado di capeggiare il reparto d'élite.
Rage era quell'individuo.

« Attaccando Taanach, hanno attaccato noi. »

Shivian si voltò per guardarlo.
Dietro agli occhi gelidi si agitava la tempesta.

« Porterai la tua falce nel cuore dell'alveare. »


Non poteva lasciarsi sfuggire un'occasione del genere. Appoggiando il signore di Nuova Città avrebbe ottenuto una via sicura per le alte gerarchie, una scalata verso il potere ai vertici del clan. Avrebbe ottenuto l'accesso ai segreti dell'Akerat. Molte cose erano nascoste nel sottosuolo dell'inferno, informazioni preziose per i suoi progetti e le sue ambizioni. Doveva soltanto uccidere e massacrare degli insetti. Non aveva ancora compiuto un genocidio.
La sua risposta era già palesata nel sadico sorriso che rivolse a Shivian.


_____________________________________________________




Era stato un brusco cambio di paesaggio. La linea che divideva la vecchia parte della città da quella nuova era soltanto immaginaria, ma ben radicata e presente nella mente della popolazione. Il sudicio dava spazio al pulito, l'antico dava spazio all'innovativo, la povertà dava spazio alla ricchezza. Non aveva ancora visitato per bene Nuova Taanach e tutte le abitazioni sembravano avere dei tratti comuni. Anche a quell'ora della notte le vie erano intasate e nell'aria si avvertiva il profumo di spezie e birra. Da qualche parte ci doveva essere un mercato, enorme come quello di Babilonia. Taverne e bordelli si susseguivano senza fine, alternandosi e lasciando spazio, quando possibile, alle lussuose ville dei commercianti di schiavi. Tra la folla si scorgevano diversi membri del Goryo impegnati a mantenere la sicurezza. Il numero di Custodi aumentò sensibilmente quando Rage giunse finalmente al palazzo di Shivian, un'abitazione colossale dall'aspetto regale.
L'incontro era previsto nel cortile interno. Il gruppo d'infiltrazione attendeva nel vasto giardino della casa.
Rage si tolse il cappuccio e mostrò il suo volto ai guerrieri. Piantò il manico della falce per terra e lasciò che la luce illuminasse tutte le cicatrici che percorrevano le sue guance. Li guardò con occhi bianchi e carichi di odio. Dovevano sapere che avrebbero combattuto con la Morte. Niente pietà, niente rimorsi. Solo la sete inappagata di dolore e sangue.

« I Kaeldran devono morire. »

La sua voce era ferma, inflessibile.

« Ci infiltreremo nell'alveare. Ci sono alcune strutture portanti da distruggere dall'interno.
Saremo il cancro nei polmoni della carcassa, il virus nel corpo lacerato.
»

Sorrise.

« Ci divideremo a coppie per aumentare la percentuale di successo della missione.
Non fermatevi se il vostro compagno cade in battaglia. Raggiungete l'obiettivo e colpite.
»


Shivian era vicino a lui, pronto a fare il suo dovere. Li avrebbe teletrasportati nei pressi dell'alveare, dopodiché sarebbero rimasti da soli. Quello non era un problema. Dovevano agire nell'ombra, coltelli affilati pronti a sbucare dal buio per tarpare le ali agli insetti. Non serviva coraggio, bisognava soltanto essere inesorabili e spietati.
Attese qualche istante per lasciare il tempo alla squadra di decidere le coppie e, se ne avevano, di porre delle domande. Poi sarebbe cominciata la guerra.






Special QM Point ———
Si comincia. Ci ritroviamo nella villa di Shivian per discutere della missione e preparare le coppie che si infiltreranno nell'alveare Kaeldran. Io sarò il vostro caposquadra, il nostro obbiettivo è semplice: coltelli nel buio. La guerra lasciamola all'esercito.
Nel vostro post descrivete l'arrivo al palazzo e tutto quello che vi sentite di mettere in chiaro. I compagni li scegliamo in confronto, se avete delle domande per Shivian o Rage (anche generiche) potete porle direttamente nel suddetto thread. Il vostro scritto terminerà con il teletrasporto all'alveare - descrivete solo l'atto del teletrasporto.
Buon divertimento!

 
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view post Posted on 19/2/2013, 20:47
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Studioso
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Sorrise.
Osservava in mezzo alla strada quel palazzo, simbolo di opulenza e di potere.
Era incuriosito da quell'agglomerato urbano così ricco e così vivace. Non aveva niente a che vedere con le strette e sporche viuzze di Vecchia Taanach, abitate più dai ratti che dalle persone. Anche se in quella zona la differenza tra i due era minima.
La parte nuova della città era così...beh semplicemente migliore!
Era come un opera d'arte creata basandosi sull'esperienza delle cazzate fatte in passato; una perle bianca e luccicante posta sopra un ampio strato di sterco.
E Jack sapeva che il suo posto non era lì. Cazzo se non era lì!
In quelle strade linde e tinte il sangue delle sue vittime sarebbe stato fin troppo evidente, e troppo evidente sarebbe stata la sua follia negli occhi della "brava gente".
Invece nelle vie antiche della città, nelle sue vie, la sua non era che una mente malata nell'ammasso di ladri e assassini.
Ma anche laggiù in realtà le cose non stavano andando per il meglio: persino quella feccia aveva capito che qualcosa non andava.
Ed ora la gente si faceva più attenta, si muoveva in compagnia e girava armata. Il suo lavoro stava diventando rischioso in quella città.
Presto o tardi sarebbe stato linciato!
Oh beh...la vita va così. E al momento aveva cose ben più importanti a cui pensare: era stato convocato da Shivian per un attacco ai Kaeldran, gli affascinanti mostri che aveva combattuto durante la finale del Goryo.
Il ricordo di quegli avvenimenti era ancora stampato nella sua memoria. In pochi istanti aveva visto realizzarsi davanti ai suoi occhi la trasposizione nella realtà dei suoi sogni più arditi.
Il problema era che dalla parte delle vittime ci stava pure lui. E questo non poteva permetterlo, per questo non poteva accettare l'esistenza di quella razza.
Li ammirava, questo è vero, ma erano troppo pericolosi per i suoi piani. Ergo dovevano morire.
Tutti.
Per questo aveva accettato. Per questo ora stava entrando nella dimora del padrone del Goryo.
Si diede un'occhiata in giro: a quanto pare altri erano stati chiamati per quell'attacco. Persone che a quanto pare erano troppo preziose per stare in quell'esercito di mercenari che il Goryo aveva formato.
Una ragazza bionda ed eccentrica(per usare un eufemismo) con degli strani cavi che le penzolavano dal casco; un individuo dai capelli castani con un cappuccio e (suono di trombe) il campione del Goryo in persona, Rage il negromante.
Ma persino lui passava in secondo piano alla vista dell'altra figura al suo fianco. Si poteva percepire la sua potenza anche standogli semplicemente accanto.
Shivian, capo dei Goryo.
La missione a quanto pare era più importante di quel che pensava se uno dei boss si era mosso in prima persona.
La cosa gli piaceva sempre più.
Rage spiegò loro il piano. La sua voce fredda e determinata contrastava con il religioso silenzio dei suoi compagni.
Infine il negromante terminò di parlare.
Jack assimilò mentalmente tutte le informazione ricevute. Sovrappensiero si tolse il cappellaccio di iuta e si mise a farlo roteare di lato tenendolo in equilibrio.
Infine si decise ad intervenire.

"Molto bene Mister...Rage, giusto ?
E quali sarebbero esattamente questi obiettivi ?"


"Ma che piacere, Rage, se non altro questa volta non cercherai di affetare me. Non fraintendetemi, è tutto molto bello, ma ho già avuto a che fare con quei mostri dallo spazio. E so per esperienza quanto pericolosi siano, ho avuto anche modo di esaminarne il DNA.
Per questo mi sento di essere perfettamente franca con voi. Non sono una suicida, e nessuno fa niente per niente. Come chiede questo bizzarro figuro, sappiamo cosa dobbiamo colpire? E a me, esattamente, cosa ne viene in tasca?"


Jack non aveva mai apprezzato l'idea di essere interrotto. Lo detestava. Nel profondo.
Pensò per un attimo di sparare alla testa di quella biondina ma la parte razionale del suo cervello espose diverse obiezione a favore dell'imputata: la ragazza aveva detto di aver recuperato del DNA quindi si poteva presupporre che fosse anche lei una scienziata, cosa assai intrigante e che temeva di vedere in una città come Taanach; uccidere un proprio compagno, poi, non era un comportamento consigliabile da tenere al cospetto di uno come Shivian; infine la ragazza aveva tirato fuori un argomento molto interessante, ovvero la ricompensa.
Durante questo suo ragionamento il negromante risponde ad entrambi.

"La Sala dei Pilastri, la fonte d'energia dei Kaeldran. Il loro sangue.
La Sala dei Ricombinati, il luogo dove vengono generati i Kaeldran più forti...i loro anticorpi. Non saranno difficili da trovare.
La nostra ricompensa sarà la gloria e il piacere di uccidere gli insetti. Se vuoi denaro, non chiedere a me."


E la ragazza mollò l'osso. Ma solo per buttarsi a capofitto su uno più succulento.
Infatti si portò verso Shivian provando a convincerlo con una buona retorica. Ma nonostante tutte quelle belle parole pareva comunque una vera e propria mendicante.
Crane non apprezzava questo genere di comportamento ma era pronto a ricorrerci se questo voleva dire raggiungere i suoi scopi.
E il suo scopo al momento era uno solo.
Primo passo: attirare l'attenzione. Rise sguaiatamente.

"Ardita, la Mademoiselle! Credo che bizzarro figuro non sia un termine molto cordiale...mi chiami Spaventapasseri e la sua sanità mentale rimarrà intatta!"
Anche se...in effetti...ha ragione..."


Era meglio metterlo subito in chiaro. Secondo passo: esporre.

"Mister purtroppo è vero che nessuno fa niente per niente...
Che ne dice se facciamo un patto ? Vede...Taanach è una stupenda città e lei ha fatto un ottimo lavoro per renderla migliore ma...la gente qui è di vedute troppo ristrette!
Quindi io le propongo questo: io vado con questa brava gente, prendiamo a calci nel culo i Kaeldran e distruggiamo l'Alveare.
Successivamente...beh non so come ripagherà la Mademoiselle e il tipo taciturno ma...per quanto riguarda me...gradirei uno sprazzo di terra tra le future rovine dell'Alveare.
Un luogo dove possa continuare il mio lavoro in pace...e senza causare problemi al Goryo!
Che ne dice ?!"


Terzo passo:...venire interrotti ?
Il tipo taciturno che si presentò come Jack Beleren volle intromettersi in quella discussione professionale mettendo in mezzo paroloni che per lo Spaventapasseri non avevano alcun senso.
Un intervento come quello avrebbe portato la conversazione ad un andamento piuttosto negativo.

“ Non è mia abitudine scendere a patti o esibire vuote promesse.
Comprendo però con estrema chiarezza i bisogni di ciascuno di voi ma non è questo il momento per avanzare pretese.
Aiutando il Goryo ciascuno di voi aiuta anche i propri interessi.
Dimostratemi il vostro appoggio e non avrete più problemi d’oro, riservatezza o qualunque altra cosa possa preoccuparvi.”


Quarto passo: sospirare.
Il tono di Shivian non ammetteva repliche e quindi Crane dovette accontentarsi di quella sola promessa.
Un intervento di Rage fece intendere che il tempo delle domande era giunto al termine. Eppure ancora una domanda aleggiava nell'aria.

"Immagino che dovremmo farci bastare questo per ora...
Allora cosa stiamo aspettando ?!"


"Perfetto allora. Se mi è permesso però prima di partire vorrei chiedere un'ultima cosa.
Dato che si era parlato di dividerci in coppie, chi dovrò affiancare in questa missione?"


Jack diede uno sguardo alla biondina. Quella sembrava interessata più che altro al campione del Goryo: che fosse necrofila...
Chi lo sa ?
Si limitò a rispondere alla domanda di Beleren facendo la parodia di un inchino: piegò leggermente le ginocchia e fece ruotare la mano in modo canzonatorio.
Poi vi fu un ronzio. Sentì una scarica propagarsi in tutto il corpo.
E poi semplicemente sparì.
Puf...



La risposta silenziosa a Jack è stata decisa in privato con Grim.
Le sensazioni del teletrasporto le ho immaginate ricordandomi di quando Shivian si teletrasportò all'interno della urgatory durante la ribellione.
Nient'altro da aggiungere :v:
 
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The Grim
view post Posted on 19/2/2013, 21:30





Attraversava i vicoli di vecchia Taanach di gran carriera, ad un passo singhiozzante talmente svelto da sembrare una corsa. Non che fosse in ritardo per l'appuntamento a cui era stato invitato, o meglio, costretto. Questa era la ricompensa per la vittoria: una libertà di carta pesta che s'infrangeva al primo alito di vento. Non vi erano state minacce o intimidazioni, mezzucci a malavitosi dell'ultima ora, ma il messaggio stesso era un imperativo. Un giorno, forse, sarebbe stato abbastanza forte da contrapporre un chiaro No ad una chiamata del genere, quella sera invece fece i bagagli e si avventurò nella parte più malfamata della città nell'ora dei ladri. Così si fece largo per le vie scure, immerso in un silenzio che rendeva ogni rumore inquietante e perfido e l'ombra di ogni animale un incubo in carne ed ossa. Raramente scorgeva una piccola lucina ed un coro allegro provenire da qualche bettola in cui si stava bivaccando in attesa dell'alba, ed in quegli istanti il cuore si faceva più sollevato, il passo più lento e cadenzato, respirava un nuovo momento di calma, che però svaniva una volta svoltato l'angolo o quando l'eco di quel divertirsi veniva divorato dalla tenebre notturne. Vivere nella Vecchia Taanach aveva questo difetto.

L'unico pensiero che lo confortava in quella macabra marcia stava in un unica parola che aveva attirato la sua attenzione. Era un suono aspro e duro, che non apparteneva al linguaggio degli uomini, che lasciava la lingua secca ed sul palato un sapore acido e sanguigno. Fu quella a convincerlo a muoverlo, ben più delle sottese intimidazioni, ben più della incolumità della sua pellaccia. Era un nodulo nero e malato che contaminava il suo cuore e lo gonfiava di un odio liquido, di un icore cancerogeno che veniva pompato ad ogni estremità del suo corpo. Una parola semplice e corta, ma che al momento sembrava impronunciabile allo Stregone.

Kaeldran


Z18bS


Gli schiamazzi ed i colori della città nuova, della città Ricca, col suo calore ed i suoi aromi lo calmarono. La vita che brulicava da ogni angolo si intrufolava nel suo essere fino a riscaldarlo. La folla non era che un'idra dalle molte teste e dai molti desideri, che si espandeva in ogni direzione, ora scindendosi ed ora ricompattandosi, in una marea umana che riempiva di eccitazione e di forza lo Stregone. Tutte quelle genti che s'affannavano a correre di qua o di là erano state sul punto di morire, ma parevano esserselo scordato. Forse si ubriacavano e passavano la notte nei bordelli proprio per cancellare quel ricordo, ma anche se in fondo a loro covavano quello scopo, al momento si stavano godendo l'essenza più pura di essere vivi. Non era mai stato toccato da considerazioni simili, da quell'interesse per gli altri, sempre concentrato su sé stesso e sulle proprie ansie; su ciò che lo poteva nuocere. Aveva sempre visto folle simili come un pericolo da schivare per gli assassini che potevano celarsi, per l'impossibilità di controllare tutto e tutti. Ora vi si immergeva, quasi facendosi trascinare da quella marea umana, deviando dal percorso più veloce per quello più piacevole. Provava una punta di affetto per quelle strade e per quelle case, così come le persone che vi abitavano. Forse perché erano le prime che aveva visto dopo esser ritornato libero, forse perché nulla di male gli era accaduto fra quelle mura. Un sentimento che non riusciva a comprendere ma che trovava piacevole, e forse era anche per quella sensazione che ora si dirigeva verso la Villa di Shivian, forse il più sontuoso edificio di Taanach. Le abitazioni che circondavano quella reggia sembravano impallidire accanto ad essa, sembravano farsi sciatte dove un momento prima erano magnifiche. Si fece introdurre ed attese con gli altri in giardino l'arrivo del più tetro dei Guardiani del Goryo,
il campione del Cane Mangia Cane, il Custode di Tombe:
Rage, la Falce.

ɲ Ɏ ɳ

« I Kaeldran devono morire.
Ci infiltreremo nell'alveare. Ci sono alcune strutture portanti da distruggere dall'interno.
Saremo il cancro nei polmoni della carcassa, il virus nel corpo lacerato. Ci divideremo a coppie per aumentare la percentuale di successo della missione.
Non fermatevi se il vostro compagno cade in battaglia.
Raggiungete l'obiettivo e colpite.
»

Poche frasi, in tono freddo ed asciutto, quasi fossero già troppe per un gruppo che doveva solo obbedire e forse morire per quella causa. Troppo poche per Jace, ed anche per il resto del gruppo. Il primo a prendere la parola, dopo il breve ma conciso discorso, fu uno spilungone dai modi giullareschi, mascherato e vestito di stracci come fosse uno spaventapasseri. Emanava un qualcosa di malsano, nonché un cattivo odore proveniente proprio da quegli abiti tanto strambi, forse gli unici che avesse. Con voce gracchiante ed una punta di follia chiese ciò che tutti volevano sapere:

" Molto bene Mister...Rage, giusto ?
E quali sarebbero esattamente questi obiettivi ?
"

Una donna bellissima, tanto perfetta da sembrare artificiale, si introdusse prontamente nel discorso. Gambe lunghe, un corpo snello ed alto ma non piatto, anzi arricchito da curve abbondanti e generosamente scoperte, per lasciare poco all'immaginazione. Jace faticava a staccarle gli occhi di dosso, e se ci riusciva era solo perché le possibilità di morire in quella missione suicida erano troppe. Questo non fermò il suo corpo dall'irrigidirsi e dall'incendiarsi di fronte a quel sorriso sfacciatamente provocatorio e ad una voce così calda.

« Ma che piacere, Rage, se non altro questa volta non cercherai di affettare me.
Non fraintendetemi, è tutto molto bello, ma ho già avuto a che fare con quei mostri dallo spazio. E so per esperienza quanto pericolosi siano, ho avuto anche modo di esaminarne il DNA. Per questo mi sento di essere perfettamente franca con voi. Non sono una suicida, e nessuno fa niente per niente. Come chiede questo bizzarro figuro, sappiamo cosa dobbiamo colpire? E a me, esattamente, cosa ne viene in tasca? So perché mi avete scelta, e lo sapete anche voi. Che questa collaborazione sia proficua per tutti.
»

« La Sala dei Pilastri, la fonte d'energia dei Kaeldran. Il loro sangue.
La Sala dei Ricombinati, il luogo dove vengono generati i Kaeldran più forti, i loro anticorpi. Non saranno difficili da trovare.
La nostra ricompensa sarà la gloria e il piacere di uccidere gli insetti. Se vuoi denaro, non chiedere a me.
»

« Attaccheremo non appena il nostro esercito si sarà mosso, non è vero?
Speriamo solo riescano a tenerli occupati il più possibile.
Rage, Rage, rage.
»

Scosse la testa, facendo vorticare i capelli e i cavi che le pendevano dal casco. Un gesto, forse naturale o forse provato innumerevoli volte, ma di certo capace di attirare l'attenzione dei presenti. La donna stava sicuramente giocando con loro come fossero ad un ballo o ad una cena più che alla vigilia di un'incursione nel ventre più profondo di un nemico inumano e privo di pietà. Qualcosa che doveva raggelare il sangue, non riscaldare il corpo.

« In una città come questa non si vive di sola gloria, e per quanto io sia la donna più sadica del mondo il pensiero di schiacciare degli insetti non mi da alcun fremito. Signor Shivian.
Sono certa che Lei comprenderà i miei bisogni. D'altro canto, non a tutti basta nutrirsi della vita altrui per sopravvivere.
»

"Ardita, la Mademoiselle! Credo che bizzarro figuro non sia un termine molto cordiale...mi chiami Spaventapasseri e la sua sanità mentale rimarrà intatta!
Anche se in effetti ha ragione,Mister purtroppo è vero che nessuno fa niente per niente: che ne dice se facciamo un patto ?
Vede, Taanach è una stupenda città e lei ha fatto un ottimo lavoro per renderla migliore ma la gente qui è di vedute troppo ristrette! Quindi io le propongo questo: io vado con questa brava gente, prendiamo a calci nel culo i Kaeldran e distruggiamo l'Alveare. Successivamente -beh non so come ripagherà la Mademoiselle e il tipo taciturno- ma per quanto riguarda me gradirei uno sprazzo di terra tra le future rovine dell'Alveare.
Un luogo dove possa continuare il mio lavoro in pace...
e senza causare problemi al Goryo! Che ne dice ?
"

A quel punto Jace fu sul punto di perdere la calma. Gli altri trattavano liberamente come se potessero voltarsi e lasciare la villa senza alcuna conseguenza. Forse era semplicemente invidioso della loro libertà che ostentavano così sgraziatamente. Fu schietto, quasi rabbioso, nel suo intervenire, riuscendo a malapena a mantenere l'etichetta che così formalmente gli avevano insegnato. Cercò di mascherare il tutto da una patina di odio, falsa quanto lieve, per annacquare quel risentimento. Per sfogarsi senza essere sfogo. Vomitò un denso quanto breve fiume di parole, cercando di calmare il suo animo inquieto prima di una nottata tanto importante.

" Piacere a tutti, io sono Jace Beleren.
Abbiamo tutti un conto in sospeso con i Kaeldran, quindi distruggerli è nel nostro interesse. Trovo però abbastanza sciocco parlare di compensi davanti alla Falce del Goryo, tutti abbiamo visto di cosa è stato capace durante la finale del Cane mangia cane. Non penso che sia possibile declinare questa generosa quanto suicida offerta. In ogni caso io ho visto la villa di Shivian giù a Nuova Taanach e sono certo che ci sarà abbastanza oro per tutti e tre; sempre se alla fine saremo tutti vivi. Ci hai indicato gli obbiettivi ma che resistenza pensi ci troveremo di fronte? Abbiamo qualche congegno od artefatto che possiamo usare in questa lotta? Nonostante i miei poteri non credo di poter fare esplodere un'intera stanza.
"

« Questa è una squadra d'élite, nessun tipo di difesa dovrebbe spaventarci. Se non riusciremo nel nostro intento, allora meritiamo la morte. »

“ Non è mia abitudine scendere a patti o esibire vuote promesse.
Comprendo però con estrema chiarezza i bisogni di ciascuno di voi ma non è questo il momento per avanzare pretese. ”


Infine l'ideatore di tutto ciò, colui che li aveva convocati, si impose. Il tono di voce di Shivian, freddo e seccato, mostrava come il comandante dei custodi non fosse affatto contento di essere stato interpellato in prima persona. Il suo sguardo severo sembrava lanciare lampi di ammonimento ed un certo interesse proprio verso lo Stregone, a ricordargli che il suo tradimento era ancora recente. Le parole seguenti al Cartomante sembrarono indirizzate maggiormente a lui ed alla sua precaria posizione, e forse gli offrivano di cancellare forse quella macchia.

“ Aiutando il Goryo ciascuno di voi aiuta anche i propri interessi.
Dimostratemi il vostro appoggio e non avrete più problemi d’oro, riservatezza o qualunque altra cosa possa preoccuparvi.”



" Perfetto allora. Se mi è permesso però prima di partire vorrei chiedere un'ultima cosa.
Dato che si era parlato di dividerci in coppie, chi dovrò affiancare in questa missione?
"

Non ebbe il tempo di finire la frase che già la donna ed il tetro Custode si erano accordati per destreggiarsi assieme in quella battaglia, come a suggellare un intimo patto che i due condividevano fra loro. Si voltò dunque verso la strana maschera da Spaventapasseri, che con un gesto misterioso gli lasciò più dubbi che risposte.

" Vedo che siamo rimasti noi due, è ora di partire. "

Così sparirono nel nulla in un crepitare di energia magica, diretti nel sancta sanctorum del nemico.





Non penso sia necessario riportare lo specchietto a questo turno, lo farò dal prossimo :D
 
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view post Posted on 21/2/2013, 20:16
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– E l'inferno è certo.
·······

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BRING DOWN THE FUCKIN' SKY
briefing e quattro chiacchiere

A Taanach si respira un'aria strana.
Più del solito, almeno. E' un'aria pesante, sospesa, a intervalli irregolari suonano tamburi di guerra. Non si può andare avanti così, so per certo che sta per accadere qualcosa di grosso. E, per qualche strana ragione, in questo qualcosa sarò coinvolta anche io; o meglio, lo sono stata fin dall'inizio. Fin da quel primo giorno, quando quei mostri che ora tengono sotto assedio la città sono venuti a rovinarci la festa.
La tensione è palpabile anche per le strade della città nuova, con i suoi edifici fatiscenti e le strade ben curate. Se c'è qualcuno che ha tutto da perdere, è proprio l'abitante di queste ville. Probabilmente, alieni o meno, la condizione dell'uomo mediocre che passa le giornate a rubare per le strade di vecchia Taanach non cambierebbe. Non in peggio, no di certo. Ma il caso vuole che l'esercito lo controllino proprio i ricchi.
Sorrido. E' solo quando capisci l'ipocrisia degli uomini che puoi riderci sopra. E così continuo a danzare per le strane vie di questa vita, e come tutti, se sto agendo, lo sto facendo per il mio personale profitto.
Il sorriso si allarga, mi piace pensare che il mondo sarebbe un pochino migliore se tutta Taanach sprofondasse negli Inferi, così da non perdere neanche tempo a portarceli uno alla volta. Ma il vero problema è che io non voglio un mondo migliore. Datemi orrori, datemi gente che si uccide senza motivo, pazzi e circensi. Datemi sangue e budella e torta al cioccolato, e io sarò perfettamente felice. Per questo non posso lasciare che questi esseri vomitati dall'Abisso mi portino via l'angolo che mi sono ritagliata nella terra del grottesco.

Ed eccolo, il palazzo più maestoso di tutti gli altri. L'abitazione di Shivian, il banditore di questa crociata. Circondata da guardie e Custodi, come se qualcuno potesse davvero avere il fegato di attaccarla a viso aperto. Nessuno mi da problemi ad entrare nel cortile esterno, dove sono presenti già il signore di questa casa, Shivian, e due dei miei futuri compagni. Saluto con un generale cenno del capo. Subito dopo, una voce conosciuta, quasi un rantolo.
« I Kaeldran devono morire. Ci infiltreremo nell'alveare. Ci sono alcune strutture portanti da distruggere dall'interno. Saremo il cancro nei polmoni della carcassa, il virus nel corpo lacerato. Ci divideremo a coppie per aumentare la percentuale di successo della missione. Non fermatevi se il vostro compagno cade in battaglia. Raggiungete l'obiettivo e colpite. » Rage. Il primo uomo che io abbia incontrato a Taanach quando ho posato piede in questa fetida città. Si scopre il volto, ostentando come un trofeo le sue cicatrici. Il primo a parlare è uno strano figuro vestito da spaventapasseri, che con un mulinio del cappello chiede quali siano esattamente questi obiettivi.

« Ma che piacere, Rage, se non altro questa volta non cercherai di affetare me. » Sorrido provocatoria verso di lui, non sono cambiata di una virgola da quando mi ha conosciuta.
« Non fraintendetemi, è tutto molto bello, ma ho già avuto a che fare con quei mostri dallo spazio. E so per esperienza quanto pericolosi siano, ho avuto anche modo di esaminarne il DNA. » Dico, ho studiato il campione di sangue che ho preso il giorno di quella finale, e posso dirlo con certezza: sono diversi da qualunque forma di vita abbia mai incontrato.
« Per questo mi sento di essere perfettamente franca con voi. Non sono una suicida, e nessuno fa niente per niente. Come chiede questo bizzarro figuro- » e indico lo spaventapasseri di fianco a me, « sappiamo cosa dobbiamo colpire? E a me, esattamente, cosa ne viene in tasca? »
Il mio volto si fa serio, più è difficile la missione, più alto sarà il mio salario. E' il modo in cui vivo e ho sempre vissuto. Non sono una ragazza che fa beneficenza.
« So perché mi avete scelta, e lo sapete anche voi. Che questa collaborazione sia proficua per tutti. » Incrocio le braccia, ho parlato abbastanza. E' tempo di sentire la loro offerta e il loro piano.
E' Rage a prendere la parola, con un sorriso tutto speciale rivolto a me. So che vorrebbe finire il lavoro che aveva incominciato su di me, ma, almeno per ora, sono al sicuro. Disegna a terra con la falce una mappa abbozzata di ciò che dovremo colpire, che memorizzo all'istante. Poi punta gli occhi colmi d'odio contro i miei.
« La nostra ricompensa sarà la gloria e il piacere di uccidere gli insetti. Se vuoi denaro, non chiedere a me. » Dice, pieno di risentimento. Annuisco impercettibilmente.
« Attaccheremo non appena il nostro esercito si sarà mosso, non è vero? Speriamo solo riescano a tenerli occupati il più possibile. » Rispondo al sorriso di Rage, un sorriso beffardo, ineffabile.

« Rage, Rage, rage. » Scuoto la testa, facendo vorticare i capelli e i cavi che mi cadono dal casco.
« In una città come questa non si vive di sola gloria, e per quanto io sia la donna più sadica del mondo il pensiero di schiacciare degli insetti non mi da alcun fremito. Signor Shivian. » Gli rivolgo un mezzo inchino, portando gli occhi sulla sua figura. In condizioni normali non avrei la possibilità di rivolgergli neanche la parola, ma la guerra ha lo straordinario potere di spezzare regole e convenzioni.
« Sono certo che Lei comprenderà i miei bisogni. D'altro canto, non a tutti basta nutrirsi della vita altrui per sopravvivere. » E rivolgo una rapida occhiata, come quella di una volpe, verso Rage. Non ho mai smesso di giocare col fuoco.
Lo spaventapasseri scoppia a ridere, in un modo di follia incontrollata. Non perdo tempo ad ascoltare le sue parole, mentre contratta anche lui la sua paga. Si aggiunge anche il nostro ultimo compagno, che ci mette in guardia sul rischio di contrattare con persone come Rage. Scuoto di nuovo la testa, non mi dice niente di nuovo. Non per sembrare banale, ma il pericolo è il mio mestiere. Insieme ad un mucchio di altre cose poco piacevoli.

Alla fine è Shivian a parlare.
La sua voce è fredda e distaccata, seccato di essere stato interpellato da comuni mortali. Non promette niente di concreto, ma ci garantisce che non avremo più problemi di alcun tipo, finita la missione. Presumo sia il massimo che posso ottenere da lui.
« Mi accontenterò della sua parola. » Dico, sperando che quella basti.
« Rage, mi concederai questo ballo? Voglio mostrarti i nuovi passi che ho imparato da quel primo giorno. » Sorrido, ritornando con gli occhi al morto. Se c'è qualcuno di cui posso fidarmi, nonostante tutto, è proprio Rage. Perché so di cosa è capace, l'ho provato sulla mia pelle sintetica.
« Quando volete, signori. » Aggiungo, tenendomi pronta ad entrare in azione.
« Danzeremo su pile di cadaveri Kaeldran. » E' la pronta risposta, guardo la sua figura occultarsi nell'ombra. Il tempo delle parole è finito.

Un lampo di luce.
E la pace diventa un ricordo.


2iw7jip
Energia ~ Verde.
CS ~ 2xdestrezza.
Condizioni Lily ~ Perfette.
Energie ~ 100%
- - -
Scaglie di Drago
Pelle rinforzata che può proteggere da colpi fisici o rallentarli. {Arma}
La Zanna
Wakizashi indistruttibile che non può essere tolta dalle mani di Lily da colpi estranei o circostanze accidentali. {Arma}{Passiva Incantaspade I-II}
- - -
Buona quest a tutti! :**
Edit: Ho tolto dallo specchietto il riassunto di Ashardon, visto che non ci sarà nella quest.


Edited by Sparkleshark - 21/2/2013, 23:38
 
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Lenny.
view post Posted on 24/2/2013, 17:30




Bring down the Sky~


Ray pensò bene che non fosse il caso di correre oltre i cancelli per accogliere i visitatori. Avrebbe attirato gli sguardi e i sospetti di tutti. Al contrario, meglio camminare adagio, a testa alta, come si addice a un sovrano. La nidiata Kaeldran aveva fatto il suo lavoro, lo avevano custodito bene apposta per quel giorno, erano stati gentili. Ma nonostante ciò tutto era sempre stato prigione attorno a lui, e Ray aveva ritrovato la prigione in tutte le forme, familiari o meno: vedeva la nidiata Kaeldran come una creatura orrenda e totale, invisibile e letale, da sempre e per sempre manipolatrice della sua esistenza. Ray ne era la sua preda; lo aveva covato sino a quel giorno, lo aveva trattenuto tra le sue spire, lo aveva rinserrato tra le sue mura di granito, tenuto sotto chiave con le sue serrature di ferro e sorvegliato con quegli immani occhi da guardiano. Fino al giorno in cui avrebbe dovuto eliminare i visitatori. Ecco la banale motivazione per cui la nidiata Kaeldran lo aveva liberato, lasciandolo uscire dal cavernoso antro in cui era rintanato. Respingere gli invasori. Scacciare il nemico. Ammazzare i Goryo.
Ma adesso Ray era calmo. Tutto era finito, finito bene.
Beh, si era detto, perché no? Le creature, ricordava di aver sentito, le creature sono tutte condannate a morte con rinvii indefiniti. Cosa c'era di tanto diverso nella sua situazione?Perché non farlo?
Rinchiuso tra quattro mura di pietra nuda e fredda, senza la libertà di muovere un passo, senza un orizzonte per lo sguardo, come unica distrazione pensare a come il mondo potesse essere fuori, accettò senza esitazione. Idee di castigo e morte gli frullavano per la testa con una naturalezza ineffabile. Poteva forse avere qualcosa da ridire, lui che mai nulla aveva avuto a che fare con quel mondo? E cosa avrebbe trovato nella sua mente prostrata e vuota che valesse la pena di essere sentito oltre che violenza? Nella situazione di abbandono in cui Ray versava, valeva la pena vivere solo per questo: il dolore, la violenza. Infliggere dolore attraverso la violenza.. La vita è ricca, pensò, e per quanto breve, il solo modo di soffrire meno le angosce è infliggerle.
Beh, si trattava solamente di questo? Cos'era il dolore fisico che avrebbe inflitto agli invasori a paragone del dolore morale che aveva patto lui stesso!

« Benvenuti alla mia corte, monsignori. »

Di fronte ai Goryo non si ergevano più i cancelli della nidiata Kaeladran, ma figure e forme completamente differenti. Si trattava di una immane sala del trono, sopra la quale torreggiava una concavità vertiginosa arricchita di affreschi e lampadari di cristallo. Vi erano molte altre figure, nella sala del trono. Nobili e aristocratici disposti a cerchio attorno al trono, assieme a un giullare e a un boia. Tutti si tenevano a deferente distanza dallo scranno del sovrano. Ed eccolo lì assiso il Re che non perde mai, con piglio minaccioso e marziale, posto sul trono che non trema.
Nessuno avrebbe potuto dire se si trattasse di uno spirito buono o di un diavolo dannato, se portasse con sé le aure del cielo o lezzi dell’inferno. Nere le lunghe vesti, come lo sguardo forse appena lascivo mentre sorseggiava una coppa di vino scuro.

« Il re fa un brindisi alla salute dei suoi duellanti, e berrà al miglior fiato del grande vincitore, il Campione del Toryu! »

Si curvò appena in avanti, sorridendo maligno e assaporando quei ricordi che non gli erano mai appartenuti. Un piccolo sorso alla volta, esattamente come il rosso che teneva in mano. Invidiò il vero Ray, l'essere al quale appartenevano i ricordi instillati nella sua mente, ma al contempo era compiaciuto e soddisfatto d'averli fatti suoi e d'averli sfruttati contro quelle due miserabili creature.

« E dica il tamburo alla tromba, la tromba al cannoniere là di fuori, ed i cannoni al cielo..

yureka3568737

Che il duello sine missione abbia inizio!
»

POV per Caccia e Sparkleshark: La situazione è alquanto complicata, ma partiamo dall'inizio. I vostri pg giungono ai Cancelli esterni Kaeldran (dei quali potete trovare una cospicua descrizione fisica nella seconda parte di QUESTO post). Tuttavia il Kaeldran / clone di Ray allestisce una illusione ambientale (costo Medio, due turni in totale) che rende il paesaggio in tutto e per tutto simile all'interno della sala del trono del Maniero Toryu. L'ambientazione ovviamente è di un tempo e di un luogo totalmente diversi: l'apice del potere di Ray, seduto sullo scranno al centro della sala, circondato dall'intera corte -compresi Shagwell e Aron vonn-. Inizialmente quindi i vostri pg saranno un po' spaesati, fin quando Ray non rivolge loro la parola. Guardandoli negli occhi, il png casta una abilità psionica ad area a costo Critico (e quindi di potenza Alta per ciascuno. La psionica agisce direttamente sui vostri ricordi, convincendovi che siete membri del Toryu in gara per diventare campioni del Re, giunti alla sua corte per sfidarvi all'ultimo sangue uno contro l'altro. L'abilità agisce esclusivamente sulla memoria: NON forza i vostri pg a combattere, ed è comunque contrastabile con una difesa psionica di pari livello.

Prima di postare in questo topic i vostri personaggi possono (e gli converrebbe farlo) interagire tra loro sfruttando il topic della quest in Confronto. Se avete dubbi contattatemi pure ;D
 
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view post Posted on 24/2/2013, 17:49
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Like a paper airplane


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Tese una mano davanti agli occhi, aprendo e chiudendo quelle dita lunghe, con le unghie laccate di rosso. Mosse un passo, poi un altro, rendendosi conto di quanto fosse facile. Pareva quasi quelle gambe affusolate sapessero già come muoversi, conservassero la memoria di una danza imparata in un’altra vita. Gli avevano donato un corpo, ma un corpo migliore di tanti altri. Non poteva guardarsi allo specchio, eppure sapeva. I suoi occhi gli avevano parlato di come fosse non il suo viso, di come gli occhi grigi scintillassero attraverso le ciglia scure, di come il fisico fosse sottile, corpo di ballerina.
Gli piaceva essere in quel corpo, dentro quella carne tiepida. Ma allo stesso tempo sentiva dolore, gelo, malinconia. Così come i suoi movimenti erano naturali, aerei, così il suo pensiero era stritolato da un’angoscia che non gli apparteneva.
Ti lasceranno sola.
Questo diceva la voce che gli sussurrava nella testa. Una voce da incubo, una voce che appariva non appena chiudeva le palpebre.
Loro se ne andranno e tu resterai qui.
Continuava a parlare qualsiasi cosa lui facesse, tormentandolo, facendolo sentire prigioniero. Come una bestia in gabbia percorreva da un lato all’altro la galleria senza provare alcun piacere. A fargli compagnia solo il ticchettare dei tacchi, il colore delle sue scarpette rosse, la stoffa dell’ampia vestaglia scarlatta che gli frusciava attorno.
Resterai sola per sempre, prigioniera per sempre, vuota per sempre.
Per sempre. Sempre. S e m p r e.
Quando arrivarono quelle parole erano diventate una nenia monotona, una rima malata. Muoveva la testa a destra e a sinistra, come a seguire il ritmo di una canzone. Quando arrivarono seppe cosa doveva fare: se loro se ne fossero andati lui sarebbe rimasto solo. Per sempre. Vuoto. Per sempre. Prigioniero di quell’oscurità. Per sempre. Aveva imparato bene la lezione.
Li guardò, e le sue labbra assunsero un sorriso voluttuoso, invitante, come se fossero abituate a farlo. Le sue braccia si allargarono a comprenderli tutti.



Benvenuti”.



Gli piacque il suono della propria voce, caldo, morbido, capace di scacciare quell’altra, quella silenziosa che rimbalzava dal cervello allo stomaco.



Benvenuti nella mia casa”.



Dalle sue dita sorsero i colori, la luce, gli arredi. Non erano più nella galleria scura come gli incubi, ma in un ampio salone, il soffitto a volta finemente decorato e una vetrata al centro per far entrare i raggi dorati del sole. Ad un margine della stanza loro, i piedi posati su un pavimento di piastrelle a mosaico. Dall’altro lei, ora seduta su un trono d’oro massiccio, così grande da poterla accogliere interamente, sdraiata da un bracciolo all’altro. Lei, con indosso solo una vestaglia scarlatta. L’avevano gettata così, nella caverna, con quell’indumento sgualcito e rattoppato. Ma ai loro occhi sarebbe parso il più fine dei mantelli, bordato d’oro e ricamato a motivi floreali.
Avrebbero visto tutta quella scintillante ricchezza e al centro di essa lei, di una bellezza da togliere il fiato, i capelli scuri come la notte e lisci come la seta, lasciati sciolti sulle spalle e sul corpo, le labbra dipinte di rosso, gli occhi truccati di nero.



Rimanete in mia compagnia”.



Anche quella frase le venne naturale, mentre si alzava in piedi e lasciava che la veste le scivolasse di dosso, fino a terra. Sulla schiena portava il tatuaggio di una rosa, lo sapeva pur senza vederlo. Sul corpo solo la propria pelle e i capelli come ornamento, ai piedi scarpette rosse. E sapeva anche che loro l’avrebbero trovata bella, desiderabile. Si chiese di quanti uomini, di quanti corpi quel corpo avesse memoria. Ma troppi erano i volti e i nomi perché potesse ripercorrerli uno per uno.
La voce nella sua testa si era affievolita. Lo spingeva dolcemente a continuare, a spingere ancora un po’ per realizzare il proprio desiderio. Se loro fossero passati oltre la sua illusione, lui sarebbe rimasto solo, solo e nudo in quel luogo freddo e inospitale.



jpg
Non mi lasciate sola”.



Tese un braccio verso di loro, e di nuovo da quel corpo emanò un potere familiare eppure sconosciuto. Li investì come un’onda, senza che loro potessero vederla. Forse nella femmina che lui era non c’era niente di veramente attraente, di così conturbante da farli fermare. Ma di certo sarebbe stato sufficiente il suo potere, le promesse che esso avrebbe risvegliato in loro.
La sua anima si contorse, terrorizzata da quei terribili secondi di attesa. Desiderò fuggire da quell’involucro condannato, si aggrappò a quegli occhi magnetici, fissi su degli sconosciuti. Ma nulla l’avrebbe liberato. Nulla tranne la vittoria.
Rimanete con me. Vi prego.
La sua voce si fece lieve come il soffio tiepido del vento primaverile.



Rimanete con me. Per sempre”.



CITAZIONE
Benvenuti e scusate per il ritardo ^^.
Vi trovate davanti a un png con le stesse sembianze di Dalys, il mio pg (potete guardare l'aspetto in scheda se qui non fosse abbastanza chiaro). Il Png lancia prima un'illusione ambientale a livello Medio (abilità dell'illusionista), rievocando la sala del trono d'Oriente, e poi su di voi una psionica ad area di livello Critico (alto quindi su ciascuno) che provoca l'effetto di farvi essere attratti da lei al punto da voler rimanere al suo fianco (a voi interpretare nel modo più consono al vostro pg quale possa essere il lato di Dalys che lo attrae maggiormente).
Ricordatevi inoltre che questo png, come il mio pg, ha una passiva in grado di attrarre chiunque la veda: agli occhi dell'osservatore Dalys apparirà sempre straordinariamente bella, profumata, piacevole, insomma fisicamente perfetta.
Se vi fa piacere possiamo gestire in confronto la vostra reazione a lei.
 
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Caccia92
view post Posted on 27/2/2013, 20:04






Era lo scranno immortale quello che s'innalzava davanti ai suoi occhi. Un trono bianco e oro, il centro di una sala ricca di storia e nobiltà. Il marmo del colonnato brillava alla luce dei lampadari di cristallo, gli affreschi su pareti e soffitto circondavano ogni cosa come un paesaggio infinito e meraviglioso. Non un rumore, non una nota stonata nel silenzio della perfezione. Gli Aristocratici lo osservavano con disgusto, il giullare saltellava a sinistra e a destra, il boia restava immobile nella sua solitudine. Il gruppo di persone sembrava fondersi con la sala circolare, quasi fosse parte stessa della mobilia. La luce filtrava in un tripudio di colori e svelava la purezza di quel luogo. Ma la vera perla, il vero fulcro, era la figura che sedeva con impeccabile portamento sul trono del Re che non perde mai: Ray, il signore del Toryu, il sovrano degli uomini. Il suo sguardo era penetrante, la sua mano reggeva con disinvoltura un bicchiere di vino rosso. Pareva quasi un angelo caduto dal cielo.
Le sue pupille intrappolavano l'anima.

« Benvenuti alla mia corte, monsignori. »

Il Re sollevò il calice in segno di saluto.

« Il re fa un brindisi alla salute dei suoi duellanti, e berrà al miglior fiato del grande vincitore, il Campione del Toryu! »


Avvertì qualcosa di strano muoversi dentro la mente. Una nube densa e fumosa offuscava i suoi ricordi, non riusciva a riordinare i pensieri per definire il tempo e lo spazio. Sapeva di essere stato chiamato alla reggia per vincere il torneo indetto dal sovrano, ma sapeva anche di aver sbagliato posto. Era una sensazione incoerente e innaturale, eppure si fidava del suo istinto, si fidava del suo olfatto. E stava fiutando un errore. Non si trattava di una certezza, coglieva soltanto un riverbero nella realtà che poteva compromettere quella situazione. Lui era uno dei campioni del Toryu, ma non si trovava nel maniero del mondo umano. Non si trovava nella capitale del clan. Ray era Ray, il resto della corte non esisteva. Le colonne di marmo non esistevano. Il trono non esisteva. L'intera stanza era falsa.

« E dica il tamburo alla tromba, la tromba al cannoniere là di fuori, ed i cannoni al cielo... »

Lui sapeva di essere dentro l'illusione?

« ...che il duello sine missione abbia inizio! »


Rage odiava le anomalie magiche. Doveva sapere dove conficcare la falce, doveva sapere quali tipi di creature si celavano nel sottosuolo. Avvertiva il vuoto intorno a lui, ma le immagini davanti ai suoi occhi dicevano il contrario. La sua mente era stata ingannata, la sua visione offuscata dalla luce abbagliante. Forse il Re non aveva ancora colto il problema, ma presto si sarebbe reso conto che il suo trono non aveva consistenza.
Sollevò una mano per scacciare la magia. A poco a poco, come un sudario sollevato dal cadavere, l'illusione svanì nell'aria. La stanza si colorò di grigio, le colonne si tramutarono in spessi cavi neri che correvano lungo le pareti, i nobili assunsero la forma di bozzoli trasparenti; il cristallo si tramutò in acciaio, il marmo in ferro, la pittura in liquido cremisi. La corte era diventata un edificio di metallo e carne, un antro oscuro assemblato con i rimasugli delle carcasse di un gigante e di una nave. Era qualcosa di impossibile, l'intera struttura pulsava di vita e bisbigliava e cigolava come un colossale mostro di muscoli lucenti. Ingranaggi e punte acuminate coronavano l'incubo.
Al centro, i cancelli s'innalzavano oltre la nebbia. Rage fissò a lungo le sbarre che si frapponevano fra il suo sguardo e il buio al di là del muro di ferro. Era scattato qualcosa di nuovo nella sua testa, un vago ricordo. Quel posto era familiare, lo aveva già visto da qualche parte, in un altro tempo. Eppure...eppure non aveva alcun senso. Il combattimento tra i campioni del Toryu non doveva svolgersi in quell'ambiente cupo ed estraneo, il torneo era troppo importante. Cos'aveva in mente Ray? Perché aveva abbandonato il suo regno?
Rage guardò l'altro membro del clan. Era una donna giovane, dalle curve sinuose e dal sorriso beffardo. Alcuni tubi attaccati al corpo le donavano un aspetto alieno. Nonostante quel particolare, anche la ragazza aveva tratti familiari. Sapeva di conoscerla anche se non l'aveva mai vista ed era la prima volta che l'affrontava in uno scontro. La situazione, in quel momento, presentava diversi elementi su cui riflettere e altrettanti per sospettare una trappola.
Decise di dissipare del tutto i suoi dubbi.

« Tu sai chi sono io? »

Era una domanda stupida. Il Re lo conosceva sicuramente.
Lo aveva convocato come campione.

Ray, stranamente, sembrò scocciato.

« Se hai qualcosa da dire, dilla e basta. E non farci attendere troppo l'inizio dello spettacolo. »

Non sapeva quindi. Era all'oscuro dell'inganno che lo aveva circondato fin dal primo istante.
Il Re che non perde mai soggiogato da una semplice illusione?
Impossibile.
Rage, in ogni caso, non poteva tralasciare l'ultimo particolare: era uno sconosciuto.
Un semplice membro, una seconda scelta. No, non era concepibile.
Lui era la Morte. Lui era la Falce.

« Se non conosci nemmeno il mio nome, grande Re, perché dovrei combattere? »

Una pausa appena accennata.

...

« Perché te lo ordina il tuo re! »


Odiava ricevere ordini e odiava gli uomini. Come aveva fatto a scegliere il clan Toryu, la falange portante dell'umanità? Come si era lasciato coinvolgere dall'idea di un regno mortale? Lui era per il caos, per gli omicidi, per il sangue. Niente giustizia, niente morale, solo la certezza di avere la libertà sulla vita e sulla morte. Se combatteva come campione di Ray, lo faceva per acquisire gloria e onore e rispetto. Per essere temuto. Non certo sotto l'influenza e le catene di un ordine. Era sbagliato. Tutto il dolore che aveva patito...forse. Il passato, in quel momento, era un agglomerato di immagini che mutava in continuazione, qualcosa di indefinito e sfocato. Non riusciva a guardarsi indietro.
Si voltò verso la ragazza, le palpebre strette in due fessure maligne. Tentò di inquadrare quel giovane viso, ma ogni parte della sua mente era votata alla rabbia e alla distruzione. Imbracciò la falce e allungò la mano destra, quella sana, verso la donna appostata a pochi passi da lui. Dal nulla si generò una sfera nera, brillante, che risucchiava la poca luce proveniente dalle pareti di metallo della sala. Il globo di energia oscura vorticò per qualche istante a mezz'aria, poi sibilò minacciosamente e si scagliò a forte velocità verso il petto della sua sfidante. Aveva attaccato, infine. Qualunque cosa stesse accadendo, desiderava comunque vincere il torneo indetto dal grande re. Nessuno si metteva contro la Morte.

Intanto, dal buio, era comparsa una figura incappucciata. Sembrava fatta di catrame liquido, ma le sue fattezze erano quasi precise. Un mantello lungo, un cappuccio calato sul volto, uno sguardo rosso e sinistro. Lo spirito nero si affiancò a Rage proprio mentre iniziava il combattimento.
Attacca il Re.
Un ordine mentale, un fruscio. Lo spettro scivolò sul pavimento lucido e raggiunse Ray. Sollevò la mano simile ad un artiglio. Tra le dita affusolate stringeva un pugnale nero.
Nessuno ingannava la Morte.






——— R a g e ———

Critico {33%} ~ Alto {15%} ~ Medio {6%} ~ Basso {2%}


Fisico: Illeso.
Mente: Incatenato all'illusione Kaeldran.
Energia residua: 100% - (6% + 6%) = 88%
CS: Concentrazionex4

Evocazioni/Compagno Animale ———
« Ombra della Morte »
- Concentrazione [0]

Passive ———
Prima Iride ~ Rennen: Riconoscimento di qualsiasi fonte magica e illusione ambientale. Totale occultamento nelle tenebre.
Seconda Iride ~ Komat: Attivazione istantanea di tecniche magiche. Nessun svenimento al 10% di energie.
Terza Iride ~ Tuer: Danno magico di un livello superiore al consumo speso, danno fisico di un livello inferiore al consumo speso. Se il Signore delle Ossa è presente sul campo di battaglia, tutte le evocazioni di Rage non possono essere distrutte da semplici attacchi fisici, ma soltanto ferite.
Imputazione ~ Acrimonia: Ammaliamento che costringe ad attaccare le evocazioni della Spolpa Cadaveri.
Visione ~ Oltretomba: Immortalità.

Attive ———
Quarta Iride ~ Devas: L'orbita ellittica dell'iride si avvicina alla pupilla. Man mano che il cerchio si restringe, le abilità derivanti dall'Atsugai si fanno sempre più forti. Al quarto strato c'è la repressione, l'annichilimento e il potere di dissolvere. Rage può annullare definitivamente una tecnica magica spendendo un consumo pari alla potenza della tecnica stessa; l'occhio è in grado di reagire con un quantitativo di energia Basso, Medio o Alto, a discrezione di Rage.
Consumo di energia: Medio

Distruzione ~ Oscurità della Mente: L'energia rabbiosa che si spreme dal cranio e dal cervello. L'elemento che viene scaturito è la manifestazione delle maledizioni delle vittime e si riversa sui nemici di Rage tramite il controllo della negromanzia. Con un consumo pari a Medio, la tecnica assume una forma sferica che colpirà singolarmente. Ogni manifestazione causa danni da ustione in base al consumo speso. Tutte le tecniche hanno origine magica.
Consumo di energia: Medio

Riassunto/Note ———
Il post è semplice. Rage viene colpito dall'illusione di Ray e si crede un campione del Toryu. In un primo momento vede la corte e tutto il resto, poi si accorge della modifica magica apportata alla realtà. Scaccia l'inganno ambientale e torna a vedere i cancelli Kaeldran (anche Lily sarà in grado di vederli). Inizia a sospettare qualcosa. Naturalmente il suo carattere rimane invariato e questo lo porta a riflettere sul suo stato di membro del Toryu. Viene infastidito dalle risposte del sovrano, ma si accinge comunque a combattere: scaglia una sfera oscura verso Lily per distruggerla.
Nel frattempo ordina allo spirito della Morte di attaccare Ray. Desidera valutare la sua reazione, perché non gli è chiara la posizione di quest'ultimo. Notare bene: è un attacco fasullo, non arreca danno (in quanto membro del Toryu, ferire il proprio capitano non mi sembrava accettabile). Spero di aver gestito bene la situazione e di non aver tralasciato nulla.
A te Spark!

 
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view post Posted on 1/3/2013, 23:12
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– E l'inferno è certo.
·······

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BRING DOWN THE FUCKIN' SKY
alla corte del Re che non perde mai

Che cos'è l'abiezione?
Un torneo. Forse qualcosa di più, forse qualcosa di meno.
Una serie di scontri dilazionati nel tempo: Un campionato.
Un esperimento
del Re che non perde mai.

Bzzz.
Errore. Mi spiace, risposta sbagliata. Grazie per aver giocato con noi.
Ecco, vedi, Re - scusa se ti do del tu, ho sempre odiato le formalità, sei d'accordo? - il fatto è che ti puoi ammantare di invincibilità, con tutti i tuoi leccapiedi e baciaculo, ma rimarrai sempre un bambino che gioca a fare il piccolo chimico. E' per questo che sono qui oggi, a questa ridicola dimostrazione di forza, a questo show a tuo esclusivo uso e consumo. Vuoi essere intrattenuto, vuoi scacciare via dalla tua vita la noia che ti divora l'anima? Baby, è esattamente quello che riceverai. Mettiti comodo nel tuo trono e goditelo fino all'ultimo secondo, perché puoi giocarti quello che vuoi, sto venendo a tirar giù quel tuo culo regale.
Non ti odio, Ray, penso che tu sia migliore di tutti quelli di cui ti circondi nel tuo Bianco Maniero. Odio questa idea che tu sia colui che non perde mai, il più grande essere mai esistito sulla faccia della terra. Odio che tu creda veramente di avere il controllo, di essere il burattinaio.
Indovina? Non sono una delle tue cavie, mai stata, mai lo sarò.

E' per questo che sono qui oggi. Sono in questo castello da anni, e sai bene perché non ho mai fatto strada. Non perché non sia abbastanza intelligente, sveglia, forte. C'è solo una cosa che i tuoi duchi e capitani sanno fare meglio di me, ed è inchinarsi. Sei stato il mio esperimento dal primo giorno in cui ho messo piede nel tuo regno, ed è arrivata la mia occasione. Sono la scheggia impazzita, sono l'ultimo chiodo nella bara. Sono quell'ultimo grammo che fa crollare un intero sistema.

« Benvenuti alla mia corte, monsignori. » Il sovrano si china verso di noi, il ghigno malsano stampato sul volto. Dietro di lui si stagliano i nobili della sua corte, coloro che pur di trovarsi dove sono hanno ingoiato mari di compromessi. Rivolgo verso di loro il mio sguardo di sfida, ferma come un obelisco.
« Il re fa un brindisi alla salute dei suoi duellanti, e berrà al miglior fiato del grande vincitore, il Campione del Toryu! » Lui, con il suo ultimo bicchiere di vino in mano. Il simbolo della sua opulenza, della sua arroganza.
Lo ascolto motteggiarsi con parole vuote. Scuoto leggermente la testa. Non ho sconfitto tutti gli altri contendenti per niente. Sono esattamente dove volevo trovarmi fin dall'inizio. E' la realizzazione del mio destino... ci siamo quasi.
La voce di quello che è il mio ultimo avversario rimbomba nella sala, quasi un rantolo di morte. Una voce che tocca quelle corde del tuo animo che non sai neanche di possedere. Poi, qualcosa succede e mi fa smettere di ascoltare il dialogo tra Ray e l'uomo con la lunga falce. La grande stanza crolla su sé stessa, ogni mattone si disgrega in una polvere sottile che viene portata via dal vento.

526oe


Cavi, poltiglia e un odore pungente. Tutto emana una sensazione di sgradevolezza, persino io, con tutti i miei orrori quotidiani, non posso che rimanerne alienata. E' un posto familiare, sembra un laboratorio caduto in disgrazia. I cavi emettono qua e là deboli scintille di protesta, le pareti sono imbrattate di una sostanza nera e vischiosa.
« E' tutto qui? Pensate davvero di potermi disorientare modificando l'ambiente? » Alzo gli occhi verso Ray, rimasto uguale a sé stesso.
« Portatemi dovunque vogliate, il risultato non cambierà. » Sputo quelle parole come proiettili, non ho combattuto fino ad adesso per farmi ingannare da trucchi da prestigiatori.
La luce della sala trema per un momento, con la coda dell'occhio vedo il mio nemico concentrare una sfera oscura nella mano, come una galassia in miniatura. La scaglia verso di me, un movimento aggraziato della mano e un sottile velo di ghiaccio si frappone fra me e la sua offensiva. Quando entrano in contatto il muro esplode in mille fiocchi di neve, ma sono ancora integra.

« Emissario degl'Inferi, non sono qua per combattere con te. Immischiati e vedremo cosa ci vuole per uccidere la Morte. » Gli rivolgo un'ultima occhiata, per assicurarmi che non tenti più di attaccarmi. Non è lui il mio obiettivo. Non è che una pedina inconsapevole del suo ruolo, arrivata qui perché pensa che effettivamente diventare campione del Toryu possa giovargli, renderlo in qualche modo migliore.
« Volevi divertirti, Ray? Volevi vedere sangue? » Alzo ancora una volta lo sguardo verso di lui, anche se non è più immerso nel suo habitat emana ugualmente un senso di magnificenza, di superiorità. A muovermi è un sentimento di invidia, la voglia di rivalsa dell'eterno numero due. I miei occhi si illuminano di una luce azzurrognola, il mio corpo inizia ad emettere piccoli crepitii.
« Oh, ne avrai, più di quanto immagini. » Saette escono dai miei polpastrelli, l'aria attorno a me si fa carica di elettricità.
« Il tuo regno oggi crolla, Re. Dovunque siamo ora non ci sono i tuoi lacchè a difenderti, nessuno può più fermarmi. Sono qui per te, non voglio diventare il tuo campione, non voglio soldi, fama. Sono il seme che gettato sotto le fondamenta distrugge un palazzo. Sono un virus fulmineo e letale. Sono la legge del più forte. Non mi hai mai dato il peso che meritavo. Non hai mai considerato che il pericolo si potesse nascondere nelle tue stesse mura... non hai mai pensato che il pericolo potessi essere io. » Dal mio corpo parte il tuono, diretto verso il corpo del monarca. Una dimostrazione di pura forza, non perderò il momento propizio. E' sempre stata una questione di tempismo.

« Sono finalmente al cospetto dell'uomo più potente della terra, finalmente potrò completare il mio esperimento su di te. Ruberò ogni tuo segreto e lo farò mio, il tuo potere continuerà a vivere dentro di me- » Mi passo la lingua sulle labbra, pregustando il bisturi che incide la sua carne, alla ricerca di ogni sua particolarità. Per diventare come lui e qualcosa di più, per studiare il fenomeno naturale più strano dell'intera storia della scienza. Il sogno di ogni ricercatrice, il sogno di ogni donna ambiziosa.
« -ma di te, non resterà che un ricordo. »
Di come ho sconfitto il Re che non perde mai. Di come ho migliorato il suo progetto,
di come sono diventata il predatore in cima alla catena alimentare.


2iw7jip
Energia ~ Verde.
CS ~ 2xdestrezza.
Condizioni Lily ~ Influenzata dalla psionica.
Energie ~ 100-10-20=70%
- - -
Scaglie di Drago
Pelle rinforzata che può proteggere da colpi fisici o rallentarli. {Arma}
La Zanna
Wakizashi indistruttibile che non può essere tolta dalle mani di Lily da colpi estranei o circostanze accidentali. {Arma}{Passiva Incantaspade I-II}
- - -
Soffio Gelido
Tramite un consumo Variabile può usare il ghiaccio anche per difendersi dagli attacchi dei nemici, generando varie manifestazioni delle energie fredde, come scudi, muri, cupole o difese a trecentosessanta gradi. Questa ultima tipologia avrà un potenziale difensivo di un livello inferiore al consumo. {Pergamena Dominio del Ghiaccio}
Sapere Scientifico
Uno dei più grandi progressi in campo scientifico è stata la scoperta dell'elettricità e il modo in cui controllarla. Lily ha fatto sua questa capacità, potendo sfruttarla per creare raggi, sfere o fulmini localizzati. La tecnica ha natura magica, e tutte le caratteristiche di un dominio elementale del lampo offensivo. Saranno attacchi più o meno temibili, che si origineranno dal corpo della giovane donna e che svaniranno una volta terminato l'attacco. La potenza delle manifestazioni è variabile, pari al consumo speso per richiamarle, e di un livello inferiore al consumo se sviluppate a trecentosessanta gradi intorno al caster. Il danno dei lampi sarà sempre suddiviso equamente fra mente (shock) e corpo (ustione): una manifestazione di potenza Alta, ad esempio, provocherà un danno Medio al corpo della vittima e un danno Medio alla mente. Ha un consumo variabile. {Pergamena Dominio del Lampo} Alto
- - -
Non ho potuto trovare migliore intro che non fossero le parole dello stesso Ray nella classifica dell'Abiezione stessa. Scusatemi la licenza. Per me questo post è come un salto indietro nel passato, come molti, appena arrivato e da buon nabbo, avevo progettato di far cadere il Re che non perde mai. Non me ne voglia Ray per le parole poco gentili al suo personaggio, io lo vedo comunque come un omaggio.
Siccome Lily non può sapere che la prima fosse un'illusione quando il campo di battaglia muta pensa che sia quella la vera illusione. Comunque mi difendo dal colpo di Caccia e poi attacco con Dominio del Lampo ad alto.
Vanagloria come se piovesse, neh? A parte gli scherzi, se fosse stato un periodo più libero forse il post sarebbe migliore, ma era esattamente quello che volevo scrivere come volevo scriverlo.


Edited by Sparkleshark - 2/3/2013, 00:25
 
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The Grim
view post Posted on 8/3/2013, 00:15





Spostarsi magicamente non era proprio come camminare od anche cavalcare. Macchie violacee lampeggiavano sulla sua retina, nelle orecchie rimbalzava un fischio acuto e lunghissimo e lo stomaco sobbalzava, si contraeva ed attorcigliava su sé stesso, come pronto al vomito. Balzare da un posto all'altro non era come camminare, ma molto più improvviso e stordente; il suo corpo non lo gradiva. Anzi si poteva dire che gli era decisamente ostile, pronto ogni volta a sottolinearlo, torcendolo e torturandolo. Poi proprio come era venuto scomparì, quel malessere si dissolse in un istante ed il Cartomante poté scorgere l'ambiente in cui si trovava. Nella sua testa si era immaginato la tana dei Kaeldran come un immenso alveare, cunicoli scavate nella terra con un tocco raccapricciante di organico; invece si trovò nel bel mezzo di un salone. Il suo primo pensiero fu che qualcosa doveva essere andato storto nell'incantesimo ed erano stati scaraventati nelle terre d'oriente del regno umano. Drappi rossi agli angoli, cuscini preziosi, intarsi di gran pregio: non un locale comune ma la reggia di un nobile facoltoso dal buon gusto. Ma non fu quello a lasciarlo senza parole bensì un'altra bellezza che giaceva al centro della sala: la donna più avvenente che Jace avesse mai visto. Lei li accolse, da perfetta padrona di casa, e li invitò a rimanere con lei, a non lasciarla sola. Gli occhi dell'uomo scorrevano su ogni centimetro della sua pelle, esploravano ogni sua curva, assaporavano ogni suo movimento, anche il più impercettibile. Il sangue ribolliva nelle sue vene, irrigidivano il suo corpo tutto teso nella volontà di assaporare quel frutto invitante, di accettare la sua proposta e lasciar perdere qualsiasi altra cosa. Provava perfino gelosia per il suo compagno che proprio come lui stava divorando con gli occhi quell'opera d'arte umana. La voce calda di lei era musicale e trasudava una sensualità naturale, sottintendeva un piacere quasi illimitato. Fu quasi sul punto di dire di si, e solo in quel momento si accorse che qualcosa non andava. Non provava alcun dubbio verso le intenzioni della donna, credeva ciecamente in lei. E quello non era un comportamento da Jace. Chiuse gli occhi ed una sensazione benefica si allungò per tutto il suo corpo, sciogliendo i muscoli e rischiarando i suoi pensieri.


Z18bS


" Chi sei? Perché siamo qui. "

La donna rimaneva bellissima, di una perfezione impossibile. L'attrazione per lei non era calata di una virgola, ma si sentiva più lucido e padrone di sé. La potente malia che la donna aveva scagliato contro di lui era molto sospetta, non il gesto improvviso di chi vedeva la propria casa invasa, più un imboscata ben congegnata. Lo Stregone aveva deciso di investigare per meglio decidere il da farsi.

"Il mio nome è Dalys, e un tempo ero felice. Ora, invece, sono solamente sola"
"Ora nessuno vuole restare a danzare con me. Tu invece resterai, non è vero?
Tutto questo è mio: potrebbe essere vostro
"

La sua voce rimaneva sempre calda, invitante ma non possedeva più il magnetismo dimostrato, e forse aveva capito qualcosa. Non sembrava più tanto interessata al Cartomante, anzi aveva occhi solo per lo spaventapasseri che fissava con un'insistenza inquietante, forse addirittura famelica. Il suo sorriso bianchissimo era molto più candido della sua anima. Pur priva di magia, la sua offerta sembrava allettante, le ricchezze maestose, i lussi sconfinati, la lussuria intrigante. Se fosse capitato lì per caso o per costrizione, avrebbe accettato il rischio, ma nella sua mente frullava ancora una parola, terribile e acida. Un filo rosso sangue che l'aveva condotto ad accettare qualcosa di suicida per motivi che anche lui a malapena comprendeva. Un po' orgoglio, un po' vendetta, un po' voglia di riscatto. Per colpa dei Kaeldran pronunciò quelle parole:

" Signora, vi ringrazio molto per l'offerta fattaci, ma ci aspetta un compito parecchio importante da svolgere. Avete detto che non potete lasciare questa sala, ma potreste indicarci l'uscita. E nel caso vi sentiste troppo sola potreste sempre seguirci. "

"Il tuo compagno non si rende conto, non è vero? Non capisce che oltre questa stanza c'è il buio, l'umidità, il vuoto. Oltre la mia corte c'è la solitudine è la morte.
Ma tu, tu invece lo hai compreso. Lui può andare, se è questo che desidera. Ma tu non lasciarmi. Tu resti con me
"

Ed a quel punto la graziosa creatura mostrò la vera se stessa.
Le bastò un gesto, sensualissimo, della sua mano affusolata e l'altro venne a lei, come tirato da quella passione che li univa. Passione che la fece ardere, letteralmente.
Lingue di fiamme rosse avvolgevano quello stupendo corpo come un abbraccio o forse come i petali di una rosa, bellissima e letale. In tutto ciò lo Stregone non pensò che per un istante di aiutare il suo compagno. Ma non gli piaceva e se l'era cercata, era stato debole e soprattutto il loro scopo era molto più urgente. Aveva la conferma di essere in una trappola dei loro nemici e presto sciame di mostruosità insettose avrebbero invaso quello strano salone.

" Buona fortuna compagno!
Tu tienila occupata mentre io mi occupo della nostra missione.
"

La grande sala si dissolse mentre lo Stregone si avviava verso l'uscita, diventando un luogo sempre più triste, la prigione di una creatura misera e triste. Vissuta sola e condannata alla solitudine.
Jace tirò dritto, temeva invece di doverne incontrare ancora tanti, troppi.





specchietto

CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2

Critico 37 (35) | Alto 17 (15) | Medio 7(5) | Basso 2(1)




Stato Fisico: Perfetto;
Stato Psicologico: Perfetto;

Energia: 100 - 20 = 80%

Mastigos: I Mastigos sono più potenti incantatori. Ogni sua tecnica di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà per Jace un costo energetico inferiore del 5% (fino ad un minimo dell'1%) rispetto al normale. Egli ha anche imparato a sfruttare le sue energie fino all'ultima briciola, riuscendo a non svenire una volta raggiunto il 10% pur sentendosi affaticato una volta giunto al 20%; se egli dovesse consumarle completamente, morrà. Infine, i crucci e le turbe di un adolescenza passata in un perenne stato di incubo han lasciato un segno indelebile nella sua mente, ed una traccia di questi deliri permane nelle sue Illusioni, conferendogli un aspetto più sinistro e orribile rispetto a quelle di un normale illusionista, infliggendo un danno di un livello superiore.
[ Passive di Dominio (I, II, III) e Razziale ]

Cappa:Il più appariscente degli indumenti del Cartomante, un enorme drappo azzurro ricoperto di simboli argentei che cinge le sue spalle e lo copre fino alle caviglie. Pur essendo fatta di semplice stoffa, per quanto di buona qualità, non è in alcuna maniera capace di proteggere lo Stregone, se non dalle intemperie. Sotto di essa è però celato un robusto corpetto di strisce di cuoio, tinte del medesimo colore. L'armatura lo copre dalle spalle alla vita, lasciando però libere le braccia, garantendo così una completa mobilità ed una moderata protezione al busto.
[ Armatura Leggera al busto ]

Sigillo dell'acchiappasonni: Un ninnolo di capelli intrecciati delle tribù dello Xuraya che racchiude all'interno uno spirito maligno dei sogni. L'essere intrappolato al suo interno non solo è innocuo per il suo portatore, ma anzi lo fortifica. La potenza magica sovrannaturale della creatura gli permette di essere pari ai più grandi Illusionisti, aumentando i poteri del suo Dominio di un livello. L'essere inoltre si fa carico di parte dell'energia richiesta per ogni tecnica usata dallo Stregone, che godrà quindi di uno sconto del 3% non cumulabile con quello conferitogli dal dominio. Inoltre forte delle memorie e delle capacità dello spirito Jace è inoltre capace di utilizzare le pergamene della Classe Ladro.
[ Cristallo della Conoscenza e Tomo Furtivo e Anello del Potere - Cucito sulla cappa ]

Frusta: Dalla rigida maniglia color terra bruciata nasce il corpo vero e proprio dell'arma fatto in un cuoio molto più chiaro intrecciato per due metri e mezzo alla cui estremità termina con una piccola lama curva, come un minuscolo kama, in ferro brunito, quasi nero; questa testa può essere rimossa.
[ Arma da corpo a corpo - Legata al polso ]

Arcana minori: Il secondo mazzo dei Tarocchi è composto da Cinquantadue carte divise in quattro semi, come molti mazzi da gioco, che forse hanno ispirato o da cui han tratto ispirazione. Esse presentano la medesima qualità, sia per carta che per i motivi riprodotti, delle sorelle Maggiori ma presentano una importante differenza: Venti di esse nascondono sotto una leggera sfoglia cartacea un'anima metallica e sono appositamente bilanciate per essere scagliate.
[ Arma da lancio - Tasche interne della cappa - 20/20 ]

Alito di Nebbia: Questa piccola biglia metallica contiene un particolare Gas compresso fino ad occupare tutto il volume della sfera. Una volta rotto il contenitore la sostanza si spande nell'ambiente velocemente, generando in pochi attimi una densa coltre di fumo grigio. I fumi che si sprigionano non sono venefici in alcuna maniera né dannosi ma per la loro natura sono capaci di oscurare la vista per qualche secondo, dopo il quale si diraderanno, con la stessa rapidità con la quale erano comparsi.
[ Fumogeno - ]

Bacio del Bufo: Questa piccola biglia marrone contiene un liquido poco denso, verdognolo, che presenta dei riflessi giallastri sotto la luce del sole. Qualora il contenitore si rompesse, liberebbe un Gas che una volta inalato causa nel malcapitato delle Allucinazioni, che si manifestano nella forma di piccole creature dalle fattezze orrende, asimmetriche pronte a tormentare la vittima; causando un danno di entità Basso alla psiche della vittima.
[ Veleno Psionico - ]

Polvere di Lucciola: Una sfera che può generare un immenso flash in grado di accecare chiunque l'osservi. Il flash svanirà nell'arco di un secondo, ma sarà abbastanza potente da riportare i demoni in forma umana.
[ Bomba Accecante - ]

Soffio di Puck: Una biglia metallica che dopo un urto deciso rilascia una densa nube violacea, che persiste per qualche secondo e poi si dissolve nell'aria. Chiunque respiri questa nebbia proverà un lieve senso di stordimento, e i suoi sensi risulteranno leggermente offuscati per i prossimi due post di combattimento.
[ Stordente ]


Riassunto Post: Jace si difende dalla malia con " Il Sole" e poi fa delle domande al clone. Infine se ne va lasciando indietro il pg di Numar.

Attive:

CITAZIONE
Il Sole: lo Stregone è capace di distruggere i gli influssi dell'inconscio, i dubbi e le incertezze, rischiarandole con la luce della Ragione e ritornando il padrone unico della sua mente. È dunque capace, con un consumo Variabile di energia di dissolvere qualsiasi illusione, ammaliamento o possessione, oppure di smorzarne gli effetti tramite gli effetti benefici di questo potere. [Pergamena Disarmante]
Consumo Energetico: Variabile Alto

Note: Lascio le passive per esteso, ma dal prossimo turno le riassumerò. Scusate per il ritardo ^^

 
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view post Posted on 10/3/2013, 13:37
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Studioso
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Era una sensazione indescrivibile. Mai provata prima.
Semplicemente per un attimo aveva smesso di esistere. Per attimo Spaventapasseri era sparito nelle ombre dell'oblio.
Per un solo fottuto attimo quel cazzo di mondo non fu più nei suoi pensieri.
Ora sapeva la libertà, e, come succede a tutti quelli che la assaporano, gli fu strappata via.
Che palle!
Come con un colpo di frusta Jack e Jace fuoriuscirono dal nulla, la villa di Shivian ormai lontana.
Portò la mano al cappello e schioccò la lingua confuso.
Quel luogo non era esattamente come se l'era immaginato: era improbabile che i Kaeldran vivessero nel lusso come dei nobili boriosi.
No, non ce li vedeva a sorseggiare liquori pregiati con una chela mentre con l'altra tenevano una testa umana pronta da essere sgranocchiata.
Probabilmente qualcosa era andato storto. Questo fu il suo pensiero mentre fissava la luce filtrata dalle vetrata centrale.
Forse Shivian stava iniziando a perdere colpi...del resto alla sua età...un momento...ma quanto cazzo era vecchio, Shivian ?!
Non che si stesse lamentando, certo. Quel posto non era niente male.
Nè lo era chi lo abitava. Una giovane donna seduta su un trono d'oro con elegante mantello a ricoprirla.
Definirla "bella" stato riduttivo: era la sublimazione della bellezza, un monumento vivente eretto in onore della voluttuosità.

“Benvenuti.
Benvenuti nella mia casa.
Rimanete in mia compagnia."


La dea si alzò dal suo seggio lasciando cadere la vestaglia.
Gli occhi di Crane si spalancarono nell'osservare la perfezione di quel corpo, quei delineamenti così delicati e sensuali. Gli occhi risalirono lussuriosi per poi perdersi nella vastità di quegli occhi grigi.
La bocca gli si aprì da sola sotto la maschera sotto al peso dell'enorme quantità di saliva prodotta.

“Non mi lasciate sola.
Rimanete con me. Per sempre.”


Non si era mai sentito in quel modo in vita sua. Di solito le donne le rapiva per poi usarle come cavie: l'amore non gli era consentito. Non con l'obiettivo che aveva.
Eppure lì, in quella stanza, con quella donna, lui non riusciva a pensare ad altro che a lei.
Sentiva di dover dire qualcosa: doveva fare una buona impressione alla straniera.

"Ehm..."

Bella mossa, Crane!
Fortuna che il suo compagno pose fine all'imbarazzante silenzio che aveva preceduto la sua debolezza. Le chiese cose semplici eppure così importanti.
Perchè cazzo non ci aveva pensato ?! Ah...ma chissene frega, la dea stava per parlare di nuovo!

"Il mio nome è Dalys, e un tempo ero felice. Ora, invece, sono solamente sola
Ora nessuno vuole restare a danzare con me. Tu invece resterai, non è vero? Tutto questo è mio: potrebbe essere vostro"


Improvvisamente si sentì avvampare. Assaporò quel nome come se fosse il più dolce dei vini mentre un sorriso beato gli si delineava sul volto.
Era la sua occasione: poteva vivere un vita felice e piena sia di ricchezze che di piacere. Avrebbe abbandonato qui suoi folli progetti, avrebbe abbandonato la maschera e lo Spaventapasseri se ne sarebbe dovuto ritornare ai suoi campi.
Lui ora apparteneva a quel luogo...
Mosse un passo in avanti ma le parole di Jace lo bloccarono come una lama puntata alla gola.
D'improvviso si rammentò: i Kaeldran, il Goryo, la sua missione...
Eppure non riusciva a prenderli più sul serio. Persino l'odio che provava per quegli insetti era stato surclassato da un emozione ben più grande.
Ma non erano i Kaeldran a preoccuparlo; sapeva che se non avesse servito il Goryo, Shivian gli avrebbe impedito di vivere felicemente con Dalys.
Per questo motivo la proposta di Jace gli parve ottima. Lei sarebbe potuta venire con loro, sarebbe potuta poi tornare con lui a Taanach, gli avrebbe trovato un posto nel suo laboratorio...
Sì, sarebbe stato tutto perfetto!
Ma la donna non pareva d'accordo, Jack lo capì quando gli si rivolse.

"Il tuo compagno non si rende conto, non è vero? Non capisce che oltre questa stanza c'è il buio, l'umidità, il vuoto. Oltre la mia corte c'è la solitudine è la morte.
Ma tu, tu invece lo hai compreso.
Lui può andare, se è questo che desidera. Ma tu non lasciarmi. Tu resti con me"

Stava già per muoversi vedendo la mano di lei richiamarlo, ma non ce fu bisogno. Una potente spinta lo portò tra le braccia e lui sorrise mentre vedeva quel corpo perfetto avvicinarsi alle sue mani.
Ed infine la raggiunse. Bhe...era un tipo focosa!
Sentì le fiamme che lambivano la sua pelle mentre gemiti di dolore fuoriuscivano dalla bocca. Cercò di staccarsi da lei ma più la toccava più il dolore accresceva.
Sentì le indistinte parole di Jace. Lo maledì mentalmente mentre finalmente riuscì a staccarsi da quell'assatanata.
Respirò affannosamente mentre cercava di riprendersi; affianco a lui quella puttana si era messa a piangere.
...Adorava quando piangevano!
La guardò meglio ma non riuscì a pensare a lei come prima, era...bhè, semplicemente inferiore alla dea di prima.
Non poteva essere lei, non doveva essere lei.
Probabilmente era solo un trucchetto dei Kaeldran, e lui detestava cadere in trucchetti così semplici. L'odio nei confronti di quella razza aumentò a dismisura.
Con un ringhio si portò in piedi e punta la pistola alla testa della baldracca frignante. Lo sparo risuonò nella zona che finalmente si mostrava come il buco di merda che doveva essere.
Rinfilò l'arma da fuoco nel fodero e fece per andarsene. Ma dopo qualche passò si bloccò.
Si voltò per fissare il cadavere in quella pozza di sangue. Di solito provava unicamente piacere nell'uccidere ma in quel momento un nuovo sentimento era giunto.
Senso di colpa ? No, no, no, no, no, dai...era una presa per il culo, lui era la fottuta vittima.
Eppure non poteva fare a meno di pensare di doverla rivedere, almeno una volta. Perché lei esisteva, ne era certo.
E lui doveva assaporare di nuovo il suo profumo, doveva rivedere quel corpo perfetto, DOVEVA perdersi d nuovo in quegli occhi grigi.
Deglutì e scosse la testa per scacciare via i pensieri.
E mentre camminava per raggiungere il bastardo che l'aveva abbandonato una parola vagava a braccetto con la follia negli angoli più reconditi della sua mente.

Dalys


Jack Crane


- Basso: 6% - Medio: 11% - Alto 22% - Critico: 44%

CS: Intelligenza/1

Fisico: Danno medio da ustione su tutto il corpo

Mente: Danno basso permanente(necessità di rincontrare Dalys)

Energia: 100%


Passive:
- Non sviene al 10%
-Illusioni create istantaneamente e senza vincoli fisici

Attive:


Armi:

-Calmante (spada corta): nel fodero
-Anestetico (pistola): 4
-Precauzioni necessarie(lunghi chiodi da lancio):20


Note:
Prima di tutto mi scuso per il ritardo e farò in modo che non accada più^^
Allora non mi difendo dalla psionica non avendo difese adatte e poi mi prendo il danno medio e quella basso permanente dopo aver sparato in testa al clone.
Non ho ben capito perché le scritte sia diventate d'improvviso piccole ma a parte questo è tutto ok :v:

 
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view post Posted on 17/3/2013, 23:29
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Vide le mani.
Le agitò, mescolandole ad un denso liquame verdastro che pareva sparso in ogni dove. Riempiva se stesso di strane illusioni; convinzioni abnormi, finanche timori, come se stesse imparando nuovamente la vita. Si destò come da un lungo sogno, che l'aveva sottratto al creato per lungo tempo. E, per questo motivo, si sentiva intorpidito, stanco ed affaticato. Muoveva le mani come se non l'avesse fatto per tanto tempo. O come se non l'avesse fatto mai. E, per qualche ragione, si sentiva vinto e scosso in un pandemonio orgiastico di puzzo e muffa che non sentiva come proprio.
Che sentiva estraneo a se.

« Do-dove... sono? »

La stanza era raccapricciante. Un metallo nero scuro riempiva le finiture della stanza, le colonne e le pareti. Ovunque dimenasse il suo sguardo, però, v'era altro ben più tetro: vasche, cilindri di vetro e liquame verde, del tutto simile al proprio. In essi nuotavano corpi inanimati, svenuti - vinti nella propria essenza più pura di corpi viventi e trattati come mere cavie da laboratorio. Tremò ad ogni occhiata che era costretto a riversare e si trattenne dallo scaricare tutto il proprio risentimento su quello spettacolo orripilante, quasi per negare una verità che già sentiva avvicinarsi. Mosse poi la gamba, lentamente; la sentì intorpidita come il resto del corpo ed il contatto col metallo nero per poco non lo fece cedere.
No; non poteva. Si trattenne a stento ed emise un verso strozzato, un incrocio tra un lamento ed un pianto leggero. Una lacrima scese sulla guancia sinistra, ma la asciugò immediatamente con la mano e si sforzò di convincersi che non avrebbe pianto mai.

Quando riuscì a fare qualche passo, si avvicinò al vetro freddo di uno dei cilindri: la creatura al suo interno pareva somigliargli alquanto. Aveva capelli lunghi, bianchi come i suoi; lineamenti fini, con zigomi disegnati anatomicamente per circondare un viso magro, dal mento pronunciato, orecchie proporzionate che uscivano appena dalla folta massa di capelli ed un naso scolpito, di poco adunco, che si pronunciava innanzi al viso dando risalto alle sue guance magre.
« Un.. fratello? » si pose una domanda sciocca, infantile, mentre scorreva con la mano lungo il vetro, incrociando la sua bocca ed il suo volto. Un moccioso che imparava il mondo a modo proprio; un bimbo che si agitava nel creato disegnando una realtà con cui ricoprire la verità. E non saperla mai. Fingeva che fossero tutti suoi fratelli; lui, che di fratelli non ne aveva mai avuti. Era cresciuto da solo in un grosso maniero, agghindato solo di falsi orpelli e buone maniere, ma costretto da una disciplina burbera ed un complotto di società più grande di lui, che ne aveva dannato l'anima ed il destino.

Eppure, tutto perdeva di significato dinanzi a quella macabra mostruosità da laboratorio. Accanto al viso ben disegnato, infatti, si accompagnava un corpo turpe: l'essere rinchiuso nel cilindro aveva un braccio deforme, corto ed accompagnato da numerose dita artigliate di lunghezza diversa. Il busto, poi, era cresciuto solo in un lato, definendo finanche la gamba sinistra, ma dimenticandosi di tutto il resto. Le estremità, infatti, erano sostituite da abbozzi di carne appesi, cresciuti male o non cresciuti affatto.
Che quella mostruosità fosse probabilmente morta, era un sollievo per tutti. Sopratutto per se stessa.
E la pietà di comprendere cosa fosse lei, e cosa fosse lui, fu la vibrazione del contatto col vetro freddo, che si pronunciò in un tremore tanto potente da scuotergli il cuore fino a farlo quasi collassare. Era la verità che lo spingeva a non voler comprendere; se non fosse che il suo animo l'aveva già capito chi fosse lui. O cosa volesse rappresentare.

E d'improvviso la creatura spalancò gli occhi. Si ridestò in un moto di inerzia, rinfacciandogli le pupille grigio chiaro - quasi bianche - come le sue. Lui staccò la mano d'istinto e fece qualche passo, rovesciando un contenitore di vetro grezzo alle sue spalle. Vide la sua bocca muoversi, sdentata e con un abbozzo di lingua. La udì pronunciare tutto ciò che non voleva sapere.
« Shak » mischiò un rantolo di sofferenza in una parola precisa, che tossì a più riprese « Shaka... »
Infine si sforzò di fiatare a pieni polmoni in un ultimo sforzo, fissando gli occhi bianchi su di lui. Sembrava quasi un fantasma.
« Shakan! »

Era quello, dunque: era un rantolo rifiatato con coraggio e convinzione, migliore dei precedenti.
Si accovacciò sul pavimento e prese a piangere un pianto disperato. Si trattenne il viso con le mani, mentre le lacrime discendevano il suo volto e gocciolavano sul pavimento, mischiandosi al liquame verdastro. Era soltanto una copia: una mera copia nata per errore tra il destino crudele ed il rimpianto di qualche folle progetto. Era una mostruosità uscita meglio delle altre: uscita perfetta, confondibile con l'originale. Ma pur sempre una mostruosità.
Che futuro avrebbe avuto, un cuore capace di amare ma incapace di essere anche solo accettato?
Il suo futuro sarebbero stati altri laboratori; altro sangue ed altra sofferenza.
E quando l'ebbe compreso, nemmeno le lacrime gli erano bastate più per piangere la crudeltà di quella convinzione.

« Il destino non mi ha generato » sospirò, singhiozzando
« il destino ha diffamato la mia volontà, creandomi come copia innaturale di ciò che io sono »
disse, fissando il vuoto come un tesoro prezioso
« il destino mi ha voluto mostro. E mostro io sarò »

A quella reminiscenza di coraggio si accompagnarono rumori sordi, estranei. Creature, esseri o uomini diversi da tutto ciò che lo circondava; eroi di un lontano regno, probabilmente quel regno dell'ignominia che aveva contribuito a renderlo tale e quale a se stesso, ma così diverso da loro. Li sentì muoversi, pur non sapendo da quanto lo stessero guardando, né da dove provenissero. Sgranò gli occhi d'improvviso e li squadrò con una rabbia inaspettata. Erano sicuramente colpevoli, come tutti, di avergli regalato l'illusione di una vita, solo per strappargli il cordoglio di una volontà che non avrebbe mai avuto davvero per se stessa. Che si sarebbe plasmata in ricordo, poteri e possedimenti che non sarebbero mai stati suoi propri, se non per l'illusione di averli sempre considerati tali.
Colpevoli. Anche loro.

« Siate dannati »
blaterò alzandosi, stridendo le parole serrando i denti « la furia che mi avete donato ve la restituirò con tutto me stesso »
tese le braccia e strinse i pugni, richiamando un potere che possedeva tale e quale al suo originale. Forse anche più forte.
« E qualunque missione vi abbiano dato, qualunque morte siate stati comandati ad infliggermi... » sorrise quasi, trasformando il suo volto gonfio dal pianto in una falsa gioia mista di follia, racchiusa in euforia nera ed occhi spalancati e vitrei « non l'avrete senza aver provato il mio dolore: senza aver condiviso la mia sofferenza »

Poi, lasciò che la sua frustrazione riempisse la stanza. Chiuse gli occhi ed alzò il volto al cielo, respirandola tra le crepe del soffitto. Soffrendola ancora una volta, ma lasciando che la sofferenza si dipanasse verso di loro come un'eco indomita.
A ciò sarebbe seguito il buio pesto: nelle menti dei vinti, si sarebbe frapposto l'incubo di un risveglio del tutto simile al suo. Si sarebbero visti rinchiusi in un corpo deforme, sformato da un esperimento andato male e resi copie sbagliate di se stessi. In questo modo avrebbero provato il dolore del rimpianto, della vergogna e del risentimento: esattamente come lui. Infine, avrebbero visto materializzarsi davanti agli occhi il più terribile dei loro nemici: la più tremenda delle loro nemesi. Solo il fantasma, lo spirito di un qualcuno odiato nel passato e nel presente, ma che si sarebbe preso il fastidio di sottrargli un futuro. In quell'incubo ad occhi aperti, infatti, la creatura etera li avrebbe colpiti al cuore, uccidendoli e ponendo fine ad una vita di frustrazioni. Al dolore di esser solo un clone dell'originale.

« Abbiate pietà di voi stessi »
disse lui, urlando il proprio fastidio, mentre sentiva già la forza abbandonarlo
« perché Shakan Anter Deius non ne avrà »



CITAZIONE

Dunque! La scena è abbastanza chiara, credo: avete di fronte un clone di Shakan, che capisce di essere tale. Dubito che qualcuno di voi abbia mai incontrato Shakan, volendo potete dire che ne avete sentito parlare, anche lontanamente, giusto per darvi coscienza di ciò che accade. In tutto ciò, Shakan vi incolpa per qualche ragione di averlo reso ciò che è e vi attacca con una combinazione di tue tecniche che vi cito in spoiler.

L'Illusione è potere. Shakan, pagando un costo Alto, potrà scagliare contro l'avversario una qualsiasi sorta di illusione, rievocante un momento appena trascorso del duello, o meno. Tutta l'illusione è a discrezione dello spettro, che genererà un incubo cosciente in cui l'avversario rivivrà un momento atroce e lo vivrà come se fosse vero al 100%. Per ogni dolore che proverà all'interno dell'illusione inoltre, fisico o dell'animo, all'interno del suo corpo reale si apriranno delle ferite, fino a un totale di un danno "Medio", raggiunto il quale l'illusione si scioglierà da sola. La tecnica provoca quindi sia un danno psicologico Medio che un danno fisico Medio.
Per compiere l'attacco, tuttavia, è necessario un contatto fisico con l'avversario. [III livello del Dominio, Attiva, consumo Alto]

Il fantasma è vendetta. L'inquietudine nel cuore dello spettro si scinde col suo potere amorfo, stagliandosi in quella stessa coltre di terrore che egli diffonde attorno a se costantemente sotto forma di spiriti, di angoscia o, talvolta, di nebbia. Al massimo del proprio potere Shakan ha imparato a plasmare a piacimento questa sua coscienza di paura, potendo condividerla con gli altri e diffonderla attorno a se sotto forma di un sottile strato di foschia. Questa non ostacolerà in alcun modo la vista o le percezioni dei nemici di Shakan, i quali, però, scrutandovi attraverso, vedranno materializzarsi delle sagome spettrali, dei fantasmi opachi e dai tratti sfumati. Questi assumeranno ben presto le fattezze di antichi nemici, vittime o ricordi del passato di coloro che subiscano la tecnica, attaccandoli fisicamente e causando un danno pari al consumo speso da Shakan per utilizzare l'abilità. Shakan non sarà mai a conoscenza delle forme assunte dagli spiriti e non potrà, quindi, mai avvantaggiarsi della tecnica in un modo diverso dal semplice danneggiamento fisico dell'avversario: le forme e l'interpretazione degli stessi, saranno rimessi unicamente alla volontà degli avversari. La tecnica è magica e causa danno magico al fisico, ma può essere utilizzata sia contro un singolo bersaglio, che ad area contro tutti i bersagli presenti, nel qual caso causerà un danno pari ad un grado inferiore rispetto al consumo speso. [Personale 5/10, Attiva, Consumo Variabile Critico]

I poteri vengono usati entrambi ad area (benché il primo non lo sia, è una concessione da Co-QM speciale che mi prendo) ed in "combo" tra loro, in modo particolare. Sostanzialmente i vostri personaggi vivranno tutti l'illusione generata dalla prima tecnica: non potranno evitarla in alcun modo, nemmeno difendendosi da essa. Nell'illusione vivranno un incubo in cui si risvegliano dentro un cilindro di vetro esattamente come Shakan in questo post, scoprendosi copie di un se stesso originale "fittizio"; copie riuscite "male" tra l'altro, con danni evidenti al corpo (descrivete liberamente il tutto). Nell'illusione, dopo il vostro risveglio verrete attaccati dal fantasma di un vostro nemico (anche qui, descrivete voi) che tenterà di uccidervi colpendovi al cuore. Qualora non sappiate chi mettere come vostro "nemico", potrete mettere Shakan stesso (ma vorrei vedervi interpretare secondo il vostro bg). Avrete comunque 2 slot come sempre, potendovi quindi difendere dal danno provocato dall'illusione della prima tecnica (danno Alto, diviso tra medio al corpo e medio alla mente; come detto, l'illusione "in se" non è prevenibile) e dall'attacco del fantasma (alto al corpo per ciascuno di voi, non è un'evocazione quindi sparirà dopo avervi attaccato).
Al termine dell'incubo potrete interagire con Shakan in qualunque modo; gestiremo la cosa in confronto. Siate coscienti, però, che la copia di Shakan si indebolirà sempre più fino a svenire a terra morta, poco dopo il termine della vostra illusione.
Per qualunque cosa, chiedete in confronto: come detto, gestiremo lì il "post illusione".

 
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view post Posted on 17/3/2013, 23:36
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C a t a r s i

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Echoes





Pochi attimi dopo aver abbandonato Jack Crane nel focoso abbraccio della donna sconosciuta Jace, percorrendo inevitabilmente i cunicoli verso la sala dei Pilastri, non riusciva a cancellare la sensazione di aver già conosciuto la presenza dell’uomo che sembrava aspettarlo poco più avanti. Le gallerie stesse diventavano di volta in volta più ampie e spaziose quasi ad indicargli quanto fosse sempre più vicino alla meta tanto agognata.
La sala dei Pilastri gli era stata descritta come il centro pulsante dell’intero Alveare, un nucleo energetico talmente inesauribile dal quale l’intero edificio traeva la sua forza e la cui distruzione sarebbe stata un colpo fatale per i piani dei Kaeldran
A differenza di quanto successo prima questa volta la stanza sembrava però molto meglio difesa: due colossi umanoidi attendevano silenti ai lati dell’ingresso principale. Queste creature, un tempo chiaramente umane, nonostante avessero subito pesanti mutazioni non presentavano le deformità presenti nelle truppe che avevano assaltato l’arena dei Maegon. Il loro corpo statuario era completamente avvolto dallo stesso rivestimento delle truppe minori ma molto più compatto e definito tanto da risaltarne la presenza in maniera ancora più marcata.
I loro volti totalmente inespressivi non sembravano comunque mostrare in alcun modo di aver notato la presenza di Jace che anzi sembrava percepire da loro una aura di particolare fiducia, quasi che questi colossi non rappresentassero per lui alcun tipo di minaccia.

Dietro di loro la sala dei Pilastri si espandeva in uno spazio enorme, al suo interno quattro immense colonne sorreggevano una volta estremamente ampia al cui centro si apriva uno squarcio simile ad un occhio dal quale si poteva scorgere il cielo al di sopra dell’alveare. Venature simili ad arterie partivano da bozzoli di colore verde chiaro simili a sottili sacche luminescenti d’ambra o miele lungo ciascuno dei pilastri. L’intera zona era controllata da piccoli droni metallici accompagnati da nugoli di quelli che, a prima vista, sembravano solo normali insetti. L’intera stanza era immersa in un silenzio innaturale in cui risuonava solo il battito ritmico, simile a quello di un cuore umano, che proveniva contemporaneamente da ciascun bozzolo per poi risalire, attraverso le venature delle colonne fino alla volta sovrastante.

Avanzando ancora all’interno della stanza, attirato da una malia a cui sembrava essere impossibile resistere Jace, dopo aver superato la prima colonna, riuscì finalmente a scorgere l’uomo che l’aveva attirato in quel luogo fin dal momento in cui aveva abbandonato Jack.
Ad attenderlo, avvolto al pari dei due colossi all’ingresso da una armatura chitinosa compatta ed elastica che gli lasciava scoperto solo il viso ed armato di due strane spade simili ad artigli, questa volta c’era l’uomo che aveva ordito l’intera missione: Shivian.

« Dimostri notevole coraggio ad essere giunto qui da solo.
E ora confido che allo stesso modo capirai quanto la vostra guerra sia stata folle ed insensata.
Siamo stati noi a spingervi in questo luogo, abbiamo lanciato un’esca alla quale eravamo certi che non avreste potuto resistere.

Il nostro potere non è mai stato forte quanto ora. »



Accompagnato dal potente ruggito di un tuono il corpo di Shivian venne avvolto da scariche elettriche che si andarono quindi a riversare verso i numerosi droni presenti nella stanza i quali reagirono lasciando nuovamente esplodere attorno a se questa energia in una serie di continue esplosioni in cui potenti onde d’urto caricate elettricamente andarono quindi a riversarsi verso Jace. Allo stesso tempo le sacche luminescenti sembravano nutrirsi di tutta l’energia in eccesso iniziando a risplendere con maggiore forza mentre il battito innaturale che risuonava per l’intera stanza sembrava ora farsi sempre più rapido.

[........]



Ancora ottenebrato dal ricordo della donna scomparsa Jack Crane, privo della presenza guida che aveva accompagnato Jace attraverso i cunicoli dell’alveare riuscì a raggiunger la sala dei Pilastri solo diversi minuti dopo il suo compagno trovando però una situazione completamente diversa. L’intera struttura sembrava ora essere completamente sigillata mentre i guardiani all’ingresso, questa volta armati di lunghe aste metalliche le cui estremità erano avvolte da continue scariche elettriche verde scuro, non sembravano voler accettare la sua presenza come avevano invece fatto poco prima con Jace.
Mentre dai suoni all’interno della stanza sembrava essere appena scoppiata una tempesta i due colossi si mossero all’unisono dimostrando una rapidità inaspettata per creature di quella taglia. Il loro violento assalto contro Jack dimostrava quando intensamente volessero impedirgli di raggiungere il suo compagno all’interno della sala dei Pilastri.




A causa delle vostre azioni estremamente diverse del turno precedente vi ritrovate a raggiungere la Sala dei Pilastri con tempi ed accoglienze estremamente diverse. Mentre Grimsworth subisce gli effetti di una psionica di potenza Critica, che lo obbliga ad avanzare fino a raggiungere Shivian, Numar dopo aver vagato per i vari cunicoli si ritrova chiuso fuori dalla stanza.
Nonostante la tecnica psionica non lasci danni su Jace questi non può comunque liberarsene risvegliandosi completamente solo quando deve affrontare l’attacco del clone di Shivian. Questa offensiva è una emanazione area del dominio del tuono usata a potenza Critica.
In confronto, dopo che avrai spiegato in che modo hai intenzione di difenderti, possiamo proseguire ancora con la parte di dialogo e con la seconda parte dello scontro.

All’esterno della stanza i colossi non devono essere affrontati come una evocazione o come uno scontro autoconclusivo ma più come se si trattasse di una tecnica di potenza Alta. In questo caso ovviamente sono ben accette soluzioni particolari che si integrino bene con la situazione. Una volta spiegato, a grandi linee, in confronto come intenti superarli potrai anche tu in confronto superare la porta iniziando anche per te il combattimento vero e proprio del quale attendo volutamente a darvi dettagli.
 
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Caccia92
view post Posted on 21/3/2013, 17:57






Riconobbe improvvisamente se stesso. Era stato un lampo nella testa a risvegliarlo da un incubo di cui non ricordava nemmeno la forma. Si sentiva svuotato, risucchiato, sfiancato da qualcosa che non comprendeva nemmeno, da qualcosa che gli aveva strappato un brandello di conoscenza. Avvertiva un buco vuoto nella mente. Guardò la stanza che lo circondava: pareti fredde di metallo, tubi e cavi di un materiale scuro e viscido, strane protuberanze organiche. Piano piano, come la marea sulla spiaggia, ogni cosa tornò al suo posto. Davanti ai suoi occhi si aprirono diverse scene di un passato recente, dall'incontro con Shivian fino all'ingresso nell'Alveare. Poi il nulla. La linea temporale era stata spezzata da una forza lacerante. Un'illusione? Forse.
I cancelli Kaeldran si aprivano sul tunnel buio che conduceva al cuore della struttura, ma il suo sguardo aveva intercettato un oggetto interessante. Su un lato, apparentemente abbandonata, giaceva una capsula di vetro. Si avvicinò per osservare l'interno della teca. C'era un orrendo feto che si agitava oltre la parete trasparente, uno schifoso essere dalla pelle vecchia, marcia. Per qualche ragione, la sola vista della creatura umanoide lo faceva ribollire di rabbia. Digrignò i denti, conscio solo del fatto che il feto si contorceva perché era in fin di vita...stava per morire per cause naturali. Non lo avrebbe permesso.

« In questa guerra- »

Il bagliore dell'acciaio.

« -sarai il primo trofeo. »




¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯45px-Skull-Icon.svg¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯


Il primo trofeo, il primo passo. Inarrestabile, furente, crudele.
Al pari di un virus, il Goryo penetrava nel cuore delle regioni Kaeldran.

Alveare
« Attraverso i Cancelli »

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Camminò svelto, seguito dall'ombra di una compagna e da quella della Morte. Si avvertivano suoni oltre i muri di ferro, rombi attutiti e scricchiolii sinistri provenienti da remote zone dell'Alveare. Non aveva pensieri per la testa, non dopo tutta la confusione di quel momento. La falce, allacciata alla schiena, era ancora incrostata del sangue della sua prima vittima, del suo primo successo come boia del clan. Il cuore pompava frenetico, spinto dall'adrenalina del massacro, sostenuto dalle aspettative di un nuovo assassinio. Vedeva solo cadaveri, cadaveri dappertutto. La sua espressione era quella di un folle. Passo dopo passo si avvicinava ad una nuova fonte di luce, una promessa di uscita dal tunnel che lo separava dalla sezione centrale della struttura.
Infine, come uno spettro nero, sbucò nella stanza successiva.
Se lo era aspettato. Gli insetti dell'Orbrun erano famosi per i processi di ricombinazione genetica e da anni sperimentavano le loro formule sulla gente dell'Akerat. Aveva sentito storie interessanti sulle creature sbucate dalle nebbie perenni, ma non era ancora riuscito a vederne una. Quell'istante, tuttavia, poteva osservare il punto di origine delle aberrazioni. Faceva freddo, molto freddo; le pareti erano simili a quelle dell'ingresso, immense lastre di metallo scuro percorse da tubi e materiale organico; sui fianchi, disposti in file ordinate, si ergevano cilindri, teche e vasche di vetro trasparente. Si avvicinò ad uno dei contenitori. L'impianto di illuminazione era appena sufficiente per scorgere qualche dettaglio dei mostri che si agitavano all'interno delle capsule verticali. C'era qualcosa nel liquido verde, una mano bianca e deforme...

« Shakan! »


L'urlo echeggiò come il tuono tra le montagne. Voltò il capo. Nell'oscurità che avvolgeva la stanza, un individuo alto e completamente nudo si muoveva verso di lui. Era un uomo - un uomo sottile e dai tratti spigolosi - che grondava acqua e sostanze da laboratorio. Non era necessaria una mente particolarmente brillante per capire che quello era uno dei mostri contenuti nei cilindri di vetro. La sua ultima dimora giaceva in mille pezzi dietro le spalle color del marmo. La creatura avanzava goffamente, quasi riluttante, come se non avesse mai calcato una superficie solida. Probabilmente era il suo primo giorno di vita; probabilmente era anche il suo ultimo.
Rage imbracciò la falce, pronto ad elargire la seconda sentenza. Stranamente, non riusciva a provare odio o rabbia nei confronti di quel nemico. Non ancora, almeno.

« Abbiate pietà di voi stessi! »

L'uomo sembrava infastidito, tormentato.
Soffriva mentre respirava.

« Perché Shakan Anter Deius non ne avrà! »


Un lieve contatto. Un bisbiglio nella testa.
E gli occhi di un'anima vuota incontrarono gli occhi di un'anima nera.




································




Ancora una volta era sprofondato in un sonno ingannatore. L'impatto con la realtà fittizia lo aveva schiacciato contro la volontà di resistere ad un nuovo incubo, spezzando la sua mente in due. Avvertiva un dolore pulsante che si espandeva dalle tempie e si diramava fino al centro del cranio. Si tastò la fronte per verificare che fosse ancora integra. Respirò profondamente e si guardò intorno. Non vedeva niente. Provò a percepire il suo corpo. Era nudo, la pelle sfregava contro il vetro della teca e assorbiva la miscela verde che lo manteneva in vita. Non era ancora completo, tutta la parte sinistra del suo busto non aveva una forma definita e pulsava. Provò stupore, poi paura, poi rabbia. Non poteva parlare, la lingua non era stata ricostruita. I ricordi che si agitavano nel suo passato non gli appartenevano, eppure sapeva di averli vissuti. Non era altro che un clone, una copia di qualcuno che in quel momento camminava libero nel mondo.
Si agitò. Doveva stare appoggiato con la spalla al vetro caldo del suo contenitore, poiché uno dei suoi piedi era torto. Osservò con interesse le cicatrici che percorrevano il ventre, il petto e le braccia. Si trattava di una malattia, una malattia devastante che lo avrebbe tormentato per tutta la sua breve esistenza. Aveva anche un'anima? No, non era niente. Respirava, soffriva, percepiva...ma era solo un guscio vuoto. Colpì il vetro con l'unica mano che aveva a disposizione. Cercò di urlare. Picchiò, picchiò finché le dita sanguinarono. Alla fine, sfinito, si lasciò scivolare lungo la parete liscia. Era una sensazione orribile, intrappolato dentro una capsula attendendo di essere ultimato. Un oggetto, forse un'arma...per quale scopo? Perché? Perché era stato creato?
Un sussulto. Uno spasmo. Stava succedendo qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. La mente era percorsa da una scossa fortissima e gli occhi lacrimavano. Era come se il suo corpo si stesse espandendo da dentro. I ricordi si fecero più vividi, immagini di fuoco in un buio di disperazione. Provò odio, un odio talmente feroce da fare paura anche a lui. E rabbia. E ira, verso tutto ciò che lo circondava. Era...Rage?

[. . .]


Il cilindro di vetro esplose. Cadde in ginocchio, il mantello inzuppato di liquame puzzolente, gli occhi che bruciavano. Tossì e sputò acqua verde, ansimando per aver trattenuto il fiato troppo a lungo. Le pupille faticavano ad adattarsi alla luce che proveniva dall'alto. Aveva un altro buco nero nella testa, un altro squarcio nella linea temporale. Ancora. Le macchinazioni Kaeldran incominciavano a stancarlo. Si rimise in piedi con fatica, il braccio sinistro bruciava.
Poi udì la voce.

« Sei un abominio...sei un mostro... »


Conosceva quel timbro pacato. Il contadino aveva un volto infossato e vecchio, coperto di rughe; capelli neri, una barba folta e aggrovigliata, uno sguardo anonimo; di altezza e peso medi, vestiva una giacca sporca di sangue e un paio di pantaloni lerci. Il contadino respirava lentamente, ma nella mano destra stringeva un falcetto di metallo nero. E Rage sapeva perché aveva portato quell'arma.
Il contadino era l'uomo che aveva popolato gli incubi della sua infanzia, l'uomo che era rimasto accanto a sua madre nei suoi primi giorni di vita. Il contadino era suo padre.

« Ti ho ucciso una volta... »

L'eco delle sue parole era un misto di odio e furia.

« ...lo farò di nuovo! »


Suo padre voleva distruggerlo per riparare al suo errore, per vendicare tutte le vite che aveva condannato il giorno in cui lo aveva generato. Ma Rage non era una malattia che si estirpava con metodi antichi, i morti non potevano toccarlo. Dinnanzi alla determinazione dell'anima del suo genitore, sollevò una barriera invalicabile: ossa bianche e appuntite spuntarono dal pavimento lucido, crebbero e si intrecciarono come un rampicante di marmo, teschi e vertebre e costole dalle forme più disparate. Il muro di cadaveri raggiunse un'altezza tale da oscurare l'intera stanza, forse riuscendo a toccare il soffitto. Dietro quella protezione, Rage attese l'impatto del corpo. Suo padre ululò quando scoprì di non poterlo toccare, di non poter sfiorare quel figlio maledetto. Un pugno, una spinta, un affondo. La barriera di spettri non si mosse, ferma e inflessibile.
Non puoi farmi nulla. Ora sono la Morte.
Rage fece crollare la sua difesa e ritrovò gli occhi del contadino, occhi disperati e pieni di terrore. Si avvicinò, conscio del fatto che aveva vinto anche quella battaglia. Il corpo di suo padre stava già svanendo come nebbia al sole, eppure desiderava ardentemente dargli il colpo di grazia. Allungò una mano per cingere il collo del suo nemico e incominciò a stringere. Alla fine, dopo secondi o minuti di supplizio, non rimase più nulla. Nemmeno un granello di polvere.

...
Il tempo degli inganni è concluso,
Shakan Anter Deius.




································




Si risvegliò nel laboratorio. Era in piedi nello stesso punto, nella stessa posizione. Il braccio sinistro pulsava ancora, come se l'illusione avesse dilaniato anche il suo corpo, oltre alla mente. Nulla sembrava mutato. Davanti a lui, disteso a terra in preda alla sofferenza, c'era il corpo di Shakan Anter Deius. Recuperò la falce dalla schiena e si avvicinò al clone.
Posizionò la lama sulla gola dell'uomo bianco.

« Pietà? La Morte non conosce pietà. »

Aveva una domanda da porre, prima di reclamare un'altra vita.

« Questa è la Sala dei Ricombinati? »

Shakan sorrise, un sorriso malinconico e pieno di amarezza.
Era sconfitto.

« E' la stanza dei mostri...? Si; probabilmente si... »

Il clone allungò quindi una mano tremante per afferrare il manico della falce.
Era un gesto insolito, ma Rage non oppose resistenza; ormai aveva il controllo.

« Ora uccidimi, se devi...fai smettere tutto questo... »


Fai smettere tutto questo. Dopo quello che gli aveva fatto, come sperava di ricevere clemenza? Shivian era stato chiaro: doveva eliminare ogni cosa. Inarrestabile, furente, crudele. Il Goryo non si sarebbe fermato dinnanzi a misere suppliche.
Avvertì una presenza alle sue spalle. Lily. Era sopravvissuta agli orrori di quella stanza e, ci poteva scommettere, desiderava vendetta. Almeno sotto quell'aspetto erano identici. La ragazza era pronta a riversare la sua furia sul corpo di Shakan.

« Taci. Ne ho abbastanza di voi cloni, di illusioni. Piantatela di entrare nella mia testa. Non sei un mostro, no. Tu non hai la minima idea di cosa voglia dire vivere e respirare da mostro. Sei un sottoprodotto della lavorazione di scienziati mediocri. Sei troppo poco interessante per essere un abominio, tutto quello che sei è un aborto. »

Sputò ogni singola parola come se fosse veleno.
Poi guardò Rage negli occhi.

« Rispediscilo all'Inferno che lo ha vomitato, e una cosa- »

Una pausa carica di odio.

« -fai in modo che soffra. »


La falce calò, potente e assetata di sangue. Il metallo squarciò la carne in mezzo al petto, penetrò a fondo nel cuore del clone bianco. Un singolo colpo, un singolo affondo per spegnere un'esistenza che non aveva mai avuto inizio. Provò comunque piacere nell'infliggere nuovo dolore.
Abbandonò il cadavere di Shakan Anter Deius sul terreno lucido della stanza e si dedicò all'esplorazione del laboratorio. La Sala dei Ricombinati era ancora avvolta nella penombra, ma i cilindri e le teche di vetro sembravano pulsare di luce propria. Esaminò una ad una le varie capsule, constatando che molti dei corpi immersi nel liquido verde non erano ancora stati completati. Aberrazioni, cavie, creature senza gambe e senza testa, bambini dai lineamenti grotteschi, donne deformi, uomini lacerati. Eppure, in mezzo ai pezzi, vi erano anche esemplari perfetti. Osservò a lungo quei volti morti...ed erano sconosciuti. Sapeva già cosa fare.
La falce balenò di nuovo e un vetro si ruppe. Preso da una furia incontrollabile, Rage incominciò a distruggere tutto quello che gli capitava a tiro. Tubi, cavi, contenitori, sacche organiche. Il manico roteava e la lama spaccava, cocci e detriti si riversarono sul pavimento, acqua e altre sostanze inzupparono i suoi vestiti. Ancora un vetro rotto. Ancora un clone spezzato.

La Sala dei Ricombinati era stata cancellata.






——— R a g e ———

Critico {33%} ~ Alto {15%} ~ Medio {6%} ~ Basso {2%}


Fisico: Medio al braccio sinistro.
Mente: Medio da confusione.
Energia residua: 88% - 15% = 73%
CS: Concentrazionex4

Passive ———
Prima Iride ~ Rennen: Riconoscimento di qualsiasi fonte magica e illusione ambientale. Totale occultamento nelle tenebre.
Seconda Iride ~ Komat: Attivazione istantanea di tecniche magiche. Nessun svenimento al 10% di energie.
Terza Iride ~ Tuer: Danno magico di un livello superiore al consumo speso, danno fisico di un livello inferiore al consumo speso. Se il Signore delle Ossa è presente sul campo di battaglia, tutte le evocazioni di Rage non possono essere distrutte da semplici attacchi fisici, ma soltanto ferite.
Imputazione ~ Acrimonia: Ammaliamento che costringe ad attaccare le evocazioni della Spolpa Cadaveri.
Visione ~ Oltretomba: Immortalità.

Attive ———
Richiamo ~ Rabbia delle Ossa: La forza inesauribile delle braccia e delle gambe. Le ossa delle vittime compaiono dal terreno per proteggere il loro assassino contro la propria volontà. Con un consumo pari ad Alto, braccia e gambe si intrecceranno, partendo dal sottosuolo, per formare un grande muro di ossa dinnanzi a Rage; la tecnica è di natura magica e ha potenziale difensivo pari ad Alto.
Consumo di energia: Alto

Riassunto/Note ———
Niente da segnalare, ho seguito quasi alla lettera il post costruito in confronto. Rage ha distrutto tutto quello che poteva nella stanza. Spero vi sia piaciuto.
Cedo la scena a Spark!

 
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The Grim
view post Posted on 22/3/2013, 15:32





Infine era giunto alla sua meta, la destinazione di un viaggio assurdo, nemmeno tanto desiderato.
Aveva camminato come in un sogno, guidato da un odore ineffabile o da una voce inudibile. I suoi piedi conoscevano la strada più di quanto la sua testa conoscesse i propri pensieri. Passò fra due bestie titaniche, due guerrieri del lignaggio più prestigioso dei Kaeldran senza temerli, sapendo che non gli avrebbero fatto nulla. E così fu: li superò e loro nemmeno lo degnarono di uno sguardo. Lui era un intruso, venuto per distruggere e non lo fermarono. Si era sempre immaginato che giunto a destinazione avrebbe saputo cosa fare, invece messo piede in quella che era evidente fosse la Sala dei Pilastri, si trovò spiazzato. Il suo sguardo seguì le colonne per tutta la loro lunghezza, perdendosi nello scorcio di cielo visibile al loro culmine. Come un barlume di speranza nel più nero degli abissi. Perché quella stanza era un vero inferno, un crocevia di deliri che faceva accapponare la pelle. Le pareti, le colonne, tutto pulsava proprio come fosse il cuore dell'Alveare, un cuore vivo che batteva in maniera orrenda. Era la parodia della vita, il rantolo stanco di un popolo morente che innestava metallo su carne, che legava esseri l'uno sull'altro. Che non avanzava nel difficile cammino chiamato vita, ma ci si trascinava stanco. Che in mancanza di alternative, copiava l'esistente anche se in maniera egregia. Bastò un solo sguardo al Cartomante per capire che l'essere che torreggiava davanti a lui fosse una copia, perfetta ed identica all'originale, di Shivian.
Ed il clone parlò, confermandogli il suo sospetto.

Z18bS

Abbandono di ogni speranza;
Pura staticità del cristallo;
Allontamento di ogni sogno;
Tetro mondo privo di speranza;
Infinito ripetersi del quotidiano;
Attesa dell'ultimo battito;


Tutt'intorno a me è massacro, mercenari e mostri che si divorano l'un l'altro, in un bagno di sangue come mai ho visto in vita mia. Il loro morire non mi tange, il ritmo del mio cuore rimane costante e sereno, impassibile di fronte alla carneficina. Gli esiti di quella battaglia mi sono estranei, le loro armi di acciaio non possono ferirmi. Poi l'altro estrae dal fodero ingioiellato un lungo coltello che sembra ricoperto dalle tenebre. Il cielo cambia e si fa screziato dalle tinte del crepuscolo, colori innaturali delle pupille dell'altro che mi fissa. Un'ombra diafana galleggia nell'aria, una presenza impalpabile che sembra non appartenere nemmeno al nostro mondo, eppure le su spire nere ci separano dalla marea travolgente che infuria attorno a noi; eppure la sua sola presenza è bastata ad umiliare il sole. Un drago nero e crudele. E l'altro non è più un uomo, ma un Dio. Il terrore della morte che pensavo per sempre sconfitto ritorna ad incupire i miei pensieri.


Le sue carni bruciavano attraversate dalla scossa elettrica. I suoi incubi si erano dissolti prima di essersi formati completamente, abortiti prima di vedere la cupa luce di quel mondo, forse più oscuro dei sogni del Cartomante. Si rialzò barcollando: il dolore era intenso, il lezzo della carne fritta nauseante, e tutto il suo corpo tremava; ma sapeva di non aver ancora affrontato il peggio. Una vocina nella sua testa, forse la parte razionale, gli instillava dubbi, gli proponeva ragionevoli alternative alla lotta come la fuga, la resa, il tradimento. Dal Cane mangia Cane il suo cuore aveva scelto di non dar più credito a quelle alternative e di cercare una strada diversa, anche se più ostica. Aveva visto il baratro, ed ora cercava la luce a tentoni. Un brivido piacevole guizzava dentro di sé. Fu questo a fargli pronunciare parole beffarde, audaci, come quegli sbruffoni che amavano chiamarsi eroi.

" Dunque vi dobbiamo ringraziare.
Avete lasciato entrare la Morte stessa in casa vostra, senza ostacoli. Se vi arrendete adesso potremmo trattare un accordo vantaggioso per entrambe le parti anziché dovervi uccidere tutti.
Che ne dite?
"

Una folgore correva dentro di lui, percorreva gallerie sotterrane alla sua pelle, incendiava i suoi nervi e le sue arterie, purificava il suo sangue e la sua bile. Non sentiva una scossa euforica come sotto gli effetti di una drog, né il mero spingere di orgoglio e coraggio che faceva alzare lo sguardo e raddrizzare la schiena. Era qualcosa di più potente, che cambiava il suo corpo mentre lo attraversava rendendo le sue dita più affusolate, i muscoli più sodi, i suoi occhi più acuti, la sua mente più agile, i suoi sensi stravolti. Strisce colorate dense come fumo trasudavano da ogni cosa che vedesse, e si sentiva come un cieco improvvisamente guarito, confuso dalla troppa luce e dai troppi colori. Poteva percepire tutto ciò che vi era di magico e profondo nel mondo in maniera naturale ed inconscia, come respirare o sbattere le ciglia. Non era più Jace, od almeno non solo Jace, ma qualcosa di più.

"Con le vostre azioni state condannando migliaia di uomini alla morte. L'esercito che avete ammassato con la folle idea di distrarci è stato completamente vano!
Tutti coloro che combattono in quella pianura, per quanto si stiano illudendo del contrario, sono già morti.
E voi quattro stolti che avete violato il nostro rifugio siete destinati alla stessa fine"



Lo Stregone non rispose nemmeno.
Vide le folgori ed il guerriero saettare verso di lui e non si irrigidì nemmeno per un attimo, anzi al contrario si rilassò, si lasciò andare. La sua mente non conosceva quei poteri, il suo corpo li sfruttava inconsciamente, come se i suoi muscoli conoscessero qualcosa che a lui sfuggiva. Sprofondò nel suolo fino a confondersi con esso, diventando metallo e pavimento, navigandogli attraverso come il vento nel cielo. Prese dal suo mazzo di Arcana minori una, due, tre carte e le lanciò in rapida successione al fianco ed alla schiena del clone mentre l'aggirava. Lo spadaccino tagliò la prima e la seconda come fossero realmente di carta e non di puro acciaio, ma scorse la trappola nella terza. Vedeva anche lui le saette violacee che sfrigolavano sulla superficie del Tarocco, l'energia magica che lo saturava fino a sovraccaricarlo. Il balzo del clone fu improvviso ma non privo di una certa grazia ed eleganza, proprio come s'addiceva ad un essere superiore come Shivian; ma non fu all'altezza dell'originale. L'esplosione fu potente, perfino più di quanto il mercenario s'aspettasse, forse per via dei suoi nuovi poteri. L'altro venne scaraventato al suolo dal boato, perdendo una spada chissà dove in quell'enorme stanzone. La pelle candida della sua schiena screziata dal sangue, deturpata da piaghe e scottature nere; il Goryo non si fece scappare l'occasione.

Corse veloce,
tanto rapido che i suoi piedi non toccavano nemmeno il suolo ma si appoggiavano sull'aria stessa, scattando a una spanna dal suolo. La fredda lama della frusta scattò per mordere la spalla dell'altro. Shivian la bloccò a mezz'aria, rialzatosi in meno di un secondo. La sua mano mancina stritolava l'arma con forza, proprio come fosse un serpente tra i più velenosi, poi strattonò con forza la corda e l'assassino si trovò faccia a faccia col suo avversario. Un sorriso malvagio e soddisfatto si dipinse sul volto del clone: quello del cacciatore che ha catturato la sua preda, spaurita e senza via di fuga. Lasciò subito l'arma e strinse con una mano il collo dello Stregone. Il Goryo si dimenava, cercando un modo per liberarsi ma l'altro lo teneva stretto a sé con una forza soverchiante, soffocandolo attimo dopo attimo. Scalciava, ma la pelle dell'altro pareva più dura della roccia. Shivian portò indietro il destro per sferrare l'affondo finale: la lama sarebbe affondata nel ventre aprendo un varco libero per budella ed intestini. Fu nuovamente il suo corpo a reagire ben prima della mente, con un trucco forse scontato ma di certo efficace, la più banale delle illusioni. Il clone vide la testa del suo avversario diventare il volto di un dragone dalle scaglie nere, gli occhi cinerei, le narici fumanti e le zanne d'acciaio. Un'incertezza minima, ma salvifica: la presa della mancina più debole, la dritta meno decisa. La lama anziché affondare nello stomaco si limitò ad aprire un squarcio, profondo ma non letale nel fianco del Cartomante. Così si staccò da lui e volteggiò all'indietro, e poi in alto finché non trovò qualcosa a cui appoggiarsi: uno dei tanti pilastri della sala.


ɲ Ɏ ɳ

Una cascata rossa straripa dal mio corpo, ma il dolore che mi attanaglia sembra privo di ogni calore. Il freddo morso della lama si insinua dentro di me, scava nel mio corpo tra carne ed ossa alla ricerca di un qualcosa che infine trova e divora; come se si stesse cibando di una parte di me, forse di quel briciolo di immortalità concessami. Ed un pensiero si insinua nella mia mente, un dubbio inquietante:

ma io sono il fuoco che allontana i predatori, od il faro che li ha attirati?




Immagini confuse lampeggiavano ad intermittenza nella sua mente.
Ricordi, sogni, allucinazioni; non riusciva a capirlo. Il fianco non gli doleva: non sentiva il fluire del sangue, non il pulsare della ferita, non il bruciore dell'infiammazione; come fosse estraneo al suo corpo. Vedeva le grosse gocce vermiglie piovere per metri e metri dal pilastro fino al pavimento sottostante, e non un rivolo ma un vero e proprio fiume. Anche il clone guardava quella scena con soddisfazione, forse per il risultato ottenuto con così poco sforzo o forse per una preda inaspettatamente tenace. Rimase immobile per un lungo istante che sembrava non finire mai, poi piegò le gambe per lanciarsi in un balzo prodigioso, aggraziato come una libellula ed inflessibile come il volo di una freccia. La lama puntava verso il cuore dello Stregone. Shivian agitò una mano ed una folgore azzurra guizzò dalle sue dita, bruciando l'aria tra i due. Il Cartomante mosse anch'egli le sue mani, disegnando con le dita un glifo arcano, annichilendo la magia dell'altro con un incantesimo invisibile, rivelando l'inganno: una lancia di pura energia nera, che viaggiava nascosta dietro quella folgore. Il dardo si conficcò nella sua spalla, bruciando le carni e liberando un urlo di dolore primitivo e straziante.




La distanza fra i due ridotta a pochi passi, impossibile fuggire.
Il Goryo sentiva il cuore stringersi, battere sempre più forte, come impazzito, il colore fuggire via dalle sua guance e tutto il suo corpo farsi rigido e freddo ma non poteva che rischiare: prese una delle biglie dalla cintura, la schiacciò fra due dita e la scagliò verso l'altro, tenendo gli occhi ben chiusi mentre lo faceva. Un lampo di luce bianca esplose ad un palmo dal viso di Shivian, illuminato dalla sorpresa, un balenare troppo rapido perché potesse fare qualcosa. Il clone perse la concentrazione, interrompendo il volo a metà e precipitando verso il suolo per qualche secondo; lui lo imitò e si lasciò cadere. Le sue braccia si colorarono di un fuoco evanescente, due fiamme dalle sfumature del mogano, sature di magia nera. Le lame di energia si infransero sulle braccia dell'altro, troncandole di netto. Il corpo che urtò il suolo era più morto che vivo: respirava affannosamente, tossiva sangue nero e grumoso, si agitava in preda agli spasmi di dolore. Fu più un atto di clemenza: Jace sollevò la spada e la conficcò nella gola dell'altro che smise di agitarsi.
Con il vero Shivian non sarebbe stato così facile.

specchietto

CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2

Critico 37 (35) | Alto 17 (15) | Medio 7 (5) | Basso 2 (1)




Stato Fisico: Stremato, ustioni Medie su tutto il corpo, ferita Media alla spalla sinistra, ferita che sanguina copiosamente al fianco di entità Alta, Intorpidimento su tutto il lato sinistro;
Stato Psicologico: Spossato, Nausea di livello Basso;

Energia: 83 - 17 - 7 - 7 - 1 - 7 - 17 = 27 %


Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Nessun tempo di concentrazione per le tecniche illusorie,
° Risparmio energetico del 5% sulle illusioni e del 3% su tutte le altre tecniche,
° Le tecniche illusorie infliggono danno di un grado superiore;


Frusta: Stretta in mano
Arcana minori: Tasche interne della cappa, 17/20

Polvere di Lucciola: Una sfera che può generare un immenso flash in grado di accecare chiunque l'osservi. Il flash svanirà nell'arco di un secondo, ma sarà abbastanza potente da riportare i demoni in forma umana.
[ Bomba Accecante - ]


Riassunto Post: Le azioni

1. Jace si difende con " L'Imperatrice " con un consumo Alto a 360°, subendo così ustioni di livello Medio su tutto il corpo;
2. I fulmini sbloccano il potere latente di Jace, che prepara la frusta;
3. Per difendersi dalla combinazioni di attacchi di Droni e Shivian, lo Stregone usa la tecnica appena sbloccata " Niman – La Forma della moderazione" (come Movimenti sotterranei), svanendo così nel pavimento per poi emergere lateralmente al clone;
4. Jace lancia tre Arcana Minore, tra cui uno potenziato da " Forza " a Medio per poi avvicinarsi e sferrare un fendente con la frusta;
5. Shivian schiva le carte con un balzo potenziato ma viene ferito al braccio sinistro dall'esplosione, grazie al suo netto vantaggio di Cs riesce anche a bloccare la frusta;
6. Il Clone tira a sé il suo avversario prova ad infilzarlo al ventre, e Jace usa "La Luna" per distrarre il clone;
7. Shivian viene deconcentrato dall'illusione, e Jace, ferito al fianco dal fendente, approfitta dell'attimo di confusione per balzare all'indietro;
8. Il clone si lancia in volo verso di lui, scagliandogli contro un fulmine che Jace dissolve usando "Temperanza " ed una lancia di energia nera che gli ferisce la spalla sinistra;
9. Lo Stregone parte al contrattacco lanciando la Polvere di Lucciola addosso al suo avversario per poi colpirlo con una spazzata di energia sacrilega usando " Vaapad Juyo – La Forma della ferocia "(come Dominio del Male) a consumo Alto;
10. L'attacco recide entrambe le braccia al clone, e Jace raccoglie la sua spada e la usa per terminare il suo avversario.

Poteri acquisiti:
CITAZIONE
Niman – La Forma della moderazione
Equilibrio. Nessuna eccellenza ma neanche debolezze.
Il Niman tenta di bilanciare tutti gli elementi del combattimento, combinando gli stili inventati prima in uno nuovo che richiede meno risorse energetiche. Il risultato è che l'abilità in ogni area del combattimento è solo moderata, senza eccellere in nessuna. La base di questo stile è però molto solida tanto che spesso viene anche associata al combattimento con due spade dato che l’ampiezza di possibilità dello stile permetteva un rapido passaggio sia verso forme più aggressive che verso altre maggiormente difensive. Il nucleo centrale della forza di questo stile è, però essere l’ampia possibilità di sfruttare le proprie energie per tecniche non strettamente legate al combattimento ottenendo capacità molto più facilmente utilizzabili anche fuori dallo scontro. Conosciuto anche come lo stile dei diplomatici, il Niman concede la capacità di ingannare gli occhi e la mente dei propri avversari.
Nel primo caso l’utilizzatore semplicemente sfrutterà l’energia accumulata per ammantarsene fino a diventare completamente invisibile agli occhi di chiunque. In questo modo potrà muoversi, difendersi o anche curarsi ma non attaccare in quanto il manto energetico andrebbe a disperdersi appena fosse concentrato per una azione offensiva. La stessa energia con cui è avvolto il corpo può anche essere sfruttata non per nascondersi ma per attraversare indenni e con grande rapidità il sottosuolo entrando in comunione con gli elementi naturali per poi riuscirne anche a grandi distanze.
Nel secondo caso sarà possibile manipolare direttamente la mente dell’avversario, sia con un contatto visivo sia con altre forme di percezione, venendo immediatamente a conoscenza della storia del suo bersaglio: di tutti i suoi segreti, del suo passato, di ciò che teme di più in assoluto e simili. Tali inganni potevano facilmente volgere anche il più serrato degli scontri verbali a favore del maestro di Niman. Alternativamente era anche possibile semplicemente sconvolgere la mente avversaria privandolo di buona parte delle sue energie (20%) e lasciandolo stanco e inerme.

[Pergamena Invisibilità – Movimenti sotterranei – Spia – Maledizione superiore. Consumo Variabile. Natura Magica]

Vaapad Juyo – La Forma della ferocia
Più che uno stile di combattimento il Vaapad Juyo è uno stato mentale che inesorabilmente porta ad abbracciare il proprio lato oscuro.
Il Vaapad Juyo è la forma più intensa e che richiede maggiori risorse energetiche a causa dell’altissima pressione psicologica che scatena nei suoi utilizzatori durante le battaglie. Il Vaapad Juyo, privo di salti acrobatici o giravolte, nonostante non fosse mobile come lo stile Ataru richiedeva una tecnica ancora più precisa e severa. Chi lo usa da molto spazio agli attacchi avversari in modo da confondere il nemico, e in seguito attacca a sua volta con mosse imprevedibili tanto che a volte sembrano perfino casuali. Se praticato correttamente, infatti, diventava uno stile non prevedibile. Il Vaapad chiede gli sforzi dello stile Djem-So, con la possibilità di controllare le emozioni in maniera molto più efficace seppur sfruttasse pienamente la parte energetica più oscura e la rabbia per eseguire degli attacchi particolarmente potenti.
Molti adepti inesperti si ritrovano talmente immersi nel potere oscuro del Vaapad da perdere la possibilità di pensare accuratamente a ciò che stava succedendo loro intorno. Seppur terribile da controllare la potenza di questo stile è difficile da contrastare. Gli attacchi di un maestro di Vaapad sono imbevuti di energia oscura che egli può scatenare con raggi, sfere, potenti spazzate e quant’altro gli venga in mente.
Lo stesso potere può anche essere plasmato in una terribile lingua di fuoco nero in grado di ardere e consumare qualsiasi tipo di materiale. Inarrestabile e implacabile al pari della furia del maestro che l’ha scatenata.

[Pergamena Dominio del Male – Fiamme Infernali. Consumo Variabile. Natura Magica]


無極 - Heji tal
Center of Being


[Insieme di Passive: Percezione Magia – Bracciale dell’Auspex – Anello del potere – Annullamento tempi di Casting – Danni magici ↑, danni fisici ↓ – Resistenza Psioniche – Resistenza fino a due Mortali psionici – Appoggio – Favore dei Muri – Amuleto della Visione – Punti nevralgici]

Attive:

CITAZIONE
L'Imperatrice: Egli, con un consumo Variabile di energia egli può richiamare i suoi incubi e plasmarli per creare barriere dalle forme più inquietanti ma mai di per sé pericolose, dinnanzi a lui o tutto intorno al suo corpo per impedire o smorzare qualsiasi minaccia rivolta alla sua integrità. Esse avranno una potenza equivalente al consumo speso, o di un grado inferiore se impiegate a 360°. Questi "incubi" scompariranno non appena l'offesa li avrà investiti, non lasciando dietro di sé alcunché. Consumo Impiegato: Alto

Forza: Jace è capace di infondere un quantitativo Variabile della sua energia magica alle sue Arcana minori, alla sua frusta, o perfino alle sue mani; a qualsiasi arma intenda usare. Quando questa impatterà contro una parete, un corpo umano od un qualsiasi altra cosa gli possa capitare, si attiverà una carica esplosiva che causerà una violenta deflagrazione all'impatto col nemico o col bersaglio predestinato. Consumo Impiegato: Medio

La Luna: lo Stregone può creare, con un Basso investimento di energia, un'illusione nella mente di un bersaglio che può vedere, complessa a suo piacimento; l'immagine esisterà esclusivamente nella mente di chi è vittima dell'illusione. Consumo Impiegato: Basso

Temperanza: Jace è capace di eliminare un turbamento che modifica e disturba il reale, riportando il tutto alla normalità. Può infatti, con un semplice gesto della mano od anche un impercettibile cenno col capo, annichilire uno - ed uno soltanto - fenomeno di origine magica che lo circonda di potenza Media. Consumo Impiegato: Medio

Note:Qualcuno ha parlato di Nachtlied?
Forse è troppo autoreferenziale ma mi sono dovuto citare, prendendo frasi dal mio stesso post in cui mi scontravo con Shivian [X]. Spero piaccia :8D:

Il post è venuto lunghissimo, ma stavo combattendo una portaerei! Perdonatemi! ç_ç

 
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view post Posted on 25/3/2013, 23:51
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– E l'inferno è certo.
·······

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BRING DOWN THE FUCKIN' SKY
il gioco degli inganni

Menzogne.
Nient'altro che menzogne. Mi risveglio come da un sogno spiacevole, madida di sudore e con tutti i muscoli tesi. La strana sensazione di non riconoscere il terreno su cui si poggiano i piedi, un secondo di caduta libera. Ray svanisce, il suo corpo si fa più piccolo e ignobile. Tutto ciò che ne rimane è un feto deforme, un aborto in una capsula ormai distrutta da cui cola uno strano liquido che macchia il terreno. Resto a fissarlo, persino ricordarmi per quale motivo mi ci trovo davanti ora è confuso, sbiadito:
perso per sempre.
Guardo in silenzio Rage prendersi quella prima vita, prendersi quella prima morte.

« Siate dannati » Alzo gli occhi, cercando nella stanza putrida l'essere che ci ha maledetto, « la furia che mi avete donato ve la restituirò con tutto me stesso »
« E qualunque missione vi abbiano dato, qualunque morte siate stati comandati ad infliggermi... » Un uomo ancora sporco del liquido di quelle capsule, il volto deformato in un ghigno, dai suoi occhi scendono lacrime lunghe. Un ennesimo fallimento, questi Kaeldran si sopravvalutano... mediocri, boriosi creatori di orrori. « non l'avrete senza aver provato il mio dolore: senza aver condiviso la mia sofferenza. »
Ed è di nuovo un ronzare indistinto. Ed è di nuovo buio.

Un pianto antico mi dilania le orecchie, capisco solo dopo qualche secondo che quelle lacrime e quei singulti mi appartengono. Si nasce piangendo, si muore soli, tutto ciò che avviene nel mezzo è perfettamente trascurabile, dimenticabile, riscrivibile a proprio piacimento. Si nasce piangendo perché la nascita è un lutto, e qualcuno, silente, ha già azionato il conto alla rovescia. Dieci, nove, il tempo scorre e presto sarà finito. Non perdere tempo, mai, perché non ne avrai altro indietro. E mai, mai rinascere.
Mi pulisco gli occhi dalle lacrime, ma non sento la pelle morbida di un infante. Mi guardo nella mia interezza, un corpo già formato, perfetto... no. Segni di bisturi, ne ho ovunque. Cuciture di una mano esperta, pezzi di carne uniti tra loro, in un miscuglio eterogeneo. Un altro singhiozzo, non voluto e impossibile da controllare.
« Un altro errore, un altro sbaglio. Il soggetto manifesta reazioni isteriche, cervello artificiale non abbastanza sviluppato. Invertire la tendenza. Gettatela via, è tutto da rifare. » Mi controllo le labbra, ma non si stanno muovendo. Non sono io a pronunciare quelle parole, eppure, eppure quella è la mia voce. Provo a muovermi, ma icavi collegati sugli arti, schiena e collo mi ricacciano indietro. Lotto per liberarmi, tra piccole scosse elettriche e impulsi di dolore ogni volta che se ne scollega uno.
« TU. » Urlo, per impormi altra forza. Sento adrenalina artificiale innaffiare il mio corpo, per garantirmi un ultimo sforzo e un ultimo strappo. E' come se ogni centimetro del mio corpo andasse a fuoco e ogni organo di senso collassasse.
« IO. » Un pugno. Il vetro davanti a me si rompe in mille schegge, sento piccoli frammenti entrare nelle nocche e lacerarne i tessuti, stringo i denti e ricaccio indietro le lacrime. Il liquido in cui ero immersa incomincia a fuoriuscire in una cascata impetuosa. Tutti nasciamo nel sangue. Tutti nasciamo nel dolore.

« Ma guarda. Forse pecca in intelligenza, ma la forza e la volontà non le manca. Penso che potremmo fare nuovi studi. » Davanti a me una donna circondata da uomini in camice bianco. La luce asettica mi costringe a chiudere gli occhi, come un Mosé sul Sinai. Aspetto che riprendano a funzionare, davanti a me una donna bellissima, di classe, nel pieno del suo splendore. Non indossa abiti da lavoro, sembra piuttosto una ricca turista finita qui per caso, ma non lo è. E' lei la mente di tutto questo. Sul suo volto un sorriso sornione, mentre mi guarda dall'alto in basso. Ma nonostante tutto questo, io so chi è.
« Tu sei me. Io sono te. » Biascico le parole, la bocca impastata di un essere che non proferisce parola da anni. La donna mi rivolge un sorriso bonario, sembra compatirmi. Poi, senza preavviso alcuno, scoppia in una risata impetuosa, seguita da tutti i suoi dipendenti. Scrolla la testa più volte, sfoggiando un'aria divertita.
« No, no, tu non sei me. Sei un esperimento, niente di più di una reazione chimica andata male. Ma il progetto è solo all'inizio, c'è ancora tempo per migliorarsi, considerati uno sbaglio di modeste proporzioni. Ma vai comunque distrutta e ricostruita. E così chissà quante altre volte, prima di arrivare a un buon risultato. Ma la scienza richiede pazienza. » Si avvicina, poggiandomi una mano sulla spalla nuda. Non sento il calore di un contatto umano, ma solo altro freddo, altri brividi. Poi torna da uno dei suoi uomini, gli sussurra dei dati di cui lui prende nota. Poi estrae un fazzoletto dalla tasca e si pulisce la mano con cura da ogni residuo di liquido amniotico. Lo ripiega con cura e lo rimette al suo posto. Il tutto con una calma innaturale, non di questa terra.
« Guarda il tuo corpo, guarda le tue ferite chirurgiche ancora sporche di sangue. Guardati, sei solo un esemplare tremante e piangente che pensa di essere nostro pari. Non sei niente. Ti ho creata io, e ho il compito di correggere i miei errori. Signori, un passo indietro: vi macchiereste i camici. »

Nella sua mano si concentra una globo gelido che ruota vorticosamente. Si allarga sempre di più, destando l'ammirazione dei suoi. Poi, con un gesto non meno elegante degli altri, un piccolo movimento della mano affusolata, la sfera prende a sfrecciare verso di me. Chiudo gli occhi, preparandomi all'impatto.
Poi, ancora una volta, rumore di vetro infranto. Riapro gli occhi, davanti a me un muro di ghiaccio, che ho evocato senza rendermene conto, crolla sotto l'attacco dell'altra me. La me migliore, la me perfetta, perché il suo colpo procede nella sua avanzata e mi colpisce il petto. I recettori del dolore vanno in black out. Tutto esplode in una fantasia di macchie bianche.

Un lungo primo respiro dopo il coma. Un'altra illusione, un'altra bugia. Un'altra presa per il culo.
« Abbiate pietà di voi stessi » urla l'uomo, ma nella sua voce si sente che questa è stata la sua ultima dimostrazione di forza. Che la sua anima sta ormai migrando nel luogo a cui appartiene per natura. « perché Shakan Anter Deius non ne avrà. »
« Taci. Ne ho abbastanza di voi cloni, di illusioni. Piantatela di entrare nella mia testa. Non sei un mostro, no. Tu non hai la minima idea di cosa voglia dire vivere e respirare da mostro. Sei un sottoprodotto della lavorazione di scienziati mediocri. Sei troppo poco interessante per essere un abominio, tutto quello che sei è un aborto. » Digrigno i denti e stringo i pugni, in un impeto di rabbia. Nessuno ha il diritto di entrare nella mia testa e di passarla liscia. Porto gli occhi su Rage. Lascerò a lui il privilegio di prendersi la sua vita. Ognuno a questo mondo ha i suoi compiti: la morte è il suo.
« Rispediscilo all'Inferno che lo ha vomitato, e una cosa- »
I miei occhi brillano di puro odio. Stiamo perdendo troppo tempo, ci stiamo allontanando dalla riuscita della missione.
« -fai in modo che soffra. »
Un getto di sangue placa la nostra sete di vendetta.
Per il momento.

Mentre Rage distrugge con la falce ogni capsula che trova sul suo cammino io gli tengo dietro, controllando lo stato dei feti e vedendo se posso ricavarne qualcosa, ma non appena essi vengono esposti all'aria iniziano a decadere velocemente. Tutto in loro sembra morire, persino gli stessi campioni che prelevo e che forse non riuscirò mai a studiare. Ogni loro creazione è poco più che amatoriale, fatta da bambini che si divertono a giocare con qualcosa che è più grande di loro.

Ci hanno colto alla sprovvista, ma non succederà di nuovo. Ora tocca a noi.
Si sono messi contro i bastardi sbagliati.


2iw7jip
Energia ~ Verde.
CS ~ 2xdestrezza.
Condizioni Lily ~ Danno alto al petto (Corpo); danno medio alla Psiche.
Energie ~ 70-10=60%
- - -
Scaglie di Drago
Pelle rinforzata che può proteggere da colpi fisici o rallentarli. {Arma}
La Zanna
Wakizashi indistruttibile che non può essere tolta dalle mani di Lily da colpi estranei o circostanze accidentali. {Arma}{Passiva Incantaspade I-II}
- - -
Soffio Gelido
Tramite un consumo Variabile può usare il ghiaccio anche per difendersi dagli attacchi dei nemici, generando varie manifestazioni delle energie fredde, come scudi, muri, cupole o difese a trecentosessanta gradi. Questa ultima tipologia avrà un potenziale difensivo di un livello inferiore al consumo. {Pergamena Dominio del Ghiaccio} Medio
- - -
La più grande paura di Lily, il suo più grande nemico e limite, sé stessa. Di diventare da scienziata, a scienza. Da sperimentatrice, a esperimento. Spero vi piaccia, ne sono molto soddisfatto.
 
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