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| Altri due artefatti. Uno utilizzabile solo in pochi casi, l'altro di Noah ma funzionale anche a Kermis. お金お金 Nanbāwan
Molti molti secoli fa, nel regno dove il sole si fonde a baciare i tetti dei palazzi, nelle terre dove il riso cresce rigoglioso sui volti e nei campi, viveva uno scaltro mercante. Non era semplicemente il più intelligente, ma anche il più accorto e il più esperto di tutti. Si diceva avesse iniziato sin dalla giovinezza a destreggiarsi con gli scambi, e che nessuno fosse mai riuscito ad ingannarlo o a strappargli un prezzo per sé favorevole. Il mercante riusciva sempre ad ottenere il meglio da ogni transazione, e le sue tasche, quando tornava dalle proprie sortite in villaggi vicini, erano così ricolme di moneta sonante da annunciare il suo arrivo a miglia di distanza. Tutti conoscevano il suo nome, e guardavano con benevolenza a quell’uomo abile e generoso, disposto a donare quanto a guadagnare. Facevano del batterlo al proprio gioco quasi una sfida, ben sapendo che mai si sarebbe approfittato del più debole o del bisognoso. Ma un giorno tra gli dei serpeggiò l’invidia per quell’uomo tanto stimato, tanto da essere divenuto orgoglioso e da vantarsi di essere scaltro più di loro. Essi quindi calarono per qualche istante il loro sguardo imperturbabile ed inviarono, senza cattiveria e senza rimorso, il proprio messaggero sulla terra. Questi, il più infimo tra i demoni oltre le nuvole, assunse l’aspetto di un qualsiasi cittadino e propose uno scambio al mercante, offrendogli di contrattare il prezzo per la propria immortalità. Fu una dura battaglia, giocata ad un piccolo tavolo di legno all’ombra di un grande salice. Ma il demone, per quanto insignificante, era pur sempre una creatura celeste e per questo più furbo di qualsiasi uomo. Il mercante alla fine offrì il prezzo più alto, la propria anima, in cambio della vita eterna. Egli era convinto di non poter morire, e quindi di non dover più pagare il proprio prezzo. Ma questa ultima prova di scaltrezza venne duramente punita, poiché il demone allungò all’altro una sola moneta forata e, non appena l’uomo la sfiorò, i suoi occhi divennero foschi e la sua anima rimase imprigionata nell’oro senza poterne più sfuggire. Questo ricordi agli uomini, ora e per sempre, che il pagamento nel commercio con gli dei è sempre anticipato. [Leggenda popolare]
Nel suo nome Riempirò i magazzini d’Oriente La moneta nata per prima, nel regno oltre le nuvole, conservata per millenni tra le mani degli dei, dello stesso oro con cui gli Shogun hanno forgiato il proprio trono, fonda tra il mercante e il proprio signore un legame indissolubile. Qualora costui morisse, nel palmo della sua mano comparirebbe un tatuaggio raffigurante il simbolo del sovrano. [Nullo. Alla morte del portatore, gli compare sul palmo della mano un tatuaggio nero in forma di rosa.] Questo oggetto, però, non è semplicemente un segno, ma anche un favoloso strumento per il mercante che svolga con esso la propria professione. Un mercante, prima di tutto è persona di intelletto straordinariamente agile, e potrà esserlo anche nei gesti. Qualora la moneta venisse lanciata, gettata, maneggiata o in qualsiasi modo allontanata, essa tornerebbe immediatamente nelle mani del suo legittimo proprietario. [Passiva] Inoltre, l’intuito innato del commerciante gli impedirà di essere ingannato o raggirato nel corso dei propri commerci in qualsivoglia maniera. [Difesa psionica passiva]
Nel suo nome Di ogni cosa si farà commercio Se già il portatore faceva del commercio la propria vita, ora potrà affermare di averlo reso la propria arte. La moneta infatti, contenitore di un’anima immortale, gli donerà il potere del migliore tra tutti e l’abilità di destreggiarsi in qualsiasi situazione con completa naturalezza. In particolare, spendendo un Medio, potrà per due turni contrattare il proprio prezzo. Qualsiasi prezzo egli offra o richieda, per quanto sproporzionato, sembrerà all’ascoltatore sempre equo e pienamente commisurato. [tecnica psionica che non infligge alcun danno] Qualora invece qualcuno degli acquirenti si fosse fatto troppo attento, al punto da divenire indiscreto, basterà lanciare la moneta verso l’alto e spendere un consumo Medio: lo sguardo del malcapitato sarà irrimediabilmente attratto dal movimento ed egli sarà distratto da qualsiasi altra cosa gli capiti attorno. Un mercante, si sa, deve anche sapere quando è opportuno la propria merce non desti troppa attenzione. [tecnica psionica] Al tempo stesso il buon uomo di piazza sa bene quanto sia importante far udire a tutti la propria offerta. Nessuno sa dove potrebbe celarsi il miglior acquirente o quanti curiosi potrebbero essere interessati ma non essersi avvicinati abbastanza. Se spenderà un consumo Medio, il caster potrà far sì che una propria frase o un proprio discorso sia chiaramente udibile a tutti anche in una vasta area e anche se ci fossero eventuali ostacoli ad impedirlo. [dura solo per un turno e per una determinata frase o discorso] Tutti possono immaginare quanto, nella professione del venditore, l’abito faccia il monaco. Una dama comprerà certo più volentieri da una donna, un uomo si farà consigliare armi dal nerboruto maniscalco, un fine signorotto si farà servire preferibilmente da un poeta vestito solo di pizzi e gale. Il professionista saprà quindi essere un naturale trasformista. Se poi decidesse di spendere un consumo Alto, potrebbe assumere per due turni l’aspetto di qualsiasi individuo egli desideri ad eccezione dello Shogun in persona. Inoltre, sempre per un consumo Alto, potrà far cambiare aspetto ad un qualsiasi oggetto per due turni, facendogli assumere quello che predilige. Sarà un ottimo modo per rendere più appetibili le proprie merci, o smerciare oggetti di cui nessuno vorrebbe mai farsi carico. Perché un commerciante è innanzitutto un opportunista, e sa sempre cogliere le occasioni. Qualora poi non fosse ancora riuscito a concludere un affare, e a fine giornata si trovasse con il gramo peso del fallimento, egli potrebbe decidere di spendere un ulteriore consumo Alto. Da questo momento, per due turni, qualsiasi cosa egli dirà apparirà agli ascoltatori incredibilmente giusta e coerente. [tecnica psionica]
Nel suo nome Venderò la mia anima Infine, un buon mercante conosce l’importanza del luogo ove esercitare la propria nobile arte. La magnificenza della sua tenda, gli oggetti preziosi e gli esotici animali che lo circondano potranno indurre stupore nelle folle. Egli potrà posare la moneta a terra in un punto a propria scelta e attorno ad essa lo spazio cambierà secondo il desiderio del caster. Egli potrà mutare sia gli elementi immobili che far apparire nuove figure in movimento purchè non troppo complesse, potrà nascondere ostacoli pur non modificando la reale natura del cielo e del suolo. [tecnica illusoria che dura per 4 turni] Il potere più forte della moneta, però, è la capacità che essa possiede di generare un mercante ancora più subdolo di colui che la governa. Infatti, con una spesa pari a Critico si potrà evocare per un turno, sul campo di battaglia, un folletto commerciante di aspetto a scelta del caster. Questi sarà dotato di una passiva tale da monopolizzare l’attenzione della vittima e nel corso del tempo a propria disposizione proporrà uno scambio irrinunciabile: l’oggetto o il desiderio che l’altro desidera più di ogni cosa in cambio di un equo prezzo. Se questi accettasse, subirebbe un danno psionico alla psiche oltre a non raggiungere il proprio obiettivo. [Influenza psionica Alta che infligge un danno pari ad Alto]. Ma un così grande potere, nelle mani sbagliate, potrebbe provocare immani danni. Per questo le abilità della moneta non avranno alcun effetto sullo Shogun, che al campione ne ha fatto dono. [Malus]. E ugualmente, qualora costui fosse tanto avido da spendere nello stesso combattimento o nella stessa scena abilità di questo oggetto per un valore pari o superiore a due critici, l’anima gli verrebbe immediatamente sottratta per essere rinchiusa nell’artefatto ed egli rimarrebbe poco più di un fantoccio senza volontà. [Malus] |
Shaisar Il Silenzio dell'anima
Narra una storia, una leggenda antica e strana, che nacque un giorno un uomo, che dell'Eternità aveva somma brama. Egli era un grande mago, un manipolatore, alchimista eccelso e sommo malfattore, che delle menti più ingenue faceva il proprio diletto, talvolta ingannando, talvolta con lo stiletto. E nella sua terra, patria di ori e argenti, non aveva eguali. Egli era l'unico, fra i mortali, sul cui indice pendessero le sorti di Re e Regine, poeti illuminati e voci argentine. "Non parlare di Shaisar il Lingua Forcuta" dicevano molti "Che ogni voce a lui ostile presto diventa muta". E così a lungo egli seminò tanta paura e tanto timore che nessuno pareva capace di arginare il di lui orrore tranne che una strega. Una fanciulla, in realtà, che non solo di sorrisi e beltà aveva fatto le proprie armi. Ella era stata a lui promessa in gioventù, ma quando entrambi cresciuti furono, egli per sé non la volle più "Non potrei mai sposare una comune contadinella" le disse Shaisar con disprezzo "Io prenderò per moglie una nobildonna, una stella, e tanto in alto io andrò che un giorno mai più vederti potrò". Che egli in realtà l'amasse, ahimè, è difficile dubitare, ma troppa era la sua brama, troppo il suo disio, egli non poteva aspettare. Soldi e onori forse non comprano la felicità...ma, pensava Shaisar...che dire dell'Immortalità? Così, disperata e ferita, la dolce fanciulla maledì del suo crudele marito l'Eterna Vita. "Che gli anni per lui non debbano mai avere Fine" gridò evocando dagli inferi le potenze divine "Così che a lungo egli possa patire le pene della propria crudeltà, eternamente Shaisar il Lingua Forcuta vivrà, ma un'esistenza desolata, una vita misera e spezzata. E che uno specchio sia il segno del suo travaglio, così ch'egli non possa mai dimenticare, o maligno, la turpe sembiante del suo maleficare". Così, come di profezia, egli vivette in Eterno. Estate, primavera, autunno ed Inverno, fino a quando delle stagioni il nome perse senso e tutto, in compenso, divenne triste e muto, sordo il tatto, cieco il fiuto. E quando del mangiare Shaisar perse perfino il gusto, pensò lasciarsi morire fosse infine giusto "Per riscattare il mio sommo torto" si diceva fra i deliri "Poichè mai più per Shaisar il senz'anima esisterà un porto". E dunque, invano, egli si sedette un giorno sotto la luna piangente, e chiudendo gli occhi promise, obbediente "Che mai più io mi muoverò, finchè perito non sarò. E anche se mai dovessi morire, ancora io continuerò a dormire fino a quando Lei, o somma beltà, a prendermi con sé non verrà". La leggenda racconta, trame contorte, che mai Shaisar trovò la sua tanto agognata morte. La maledizione infatti lo seguì senza perdono senza mai una concessione, un condono. Così quand'egli infine fu vecchio, ed il suo corpo non ebbe più che di continuare, essa lo mutò in uno specchio, dove la sua voce continuò per sempre a lamentare. Cercava una nuova storia, una nuova vita, un'ancora persona contrita che del desiderio avesse memoria per condannarlo, per continuare per mai la maledizione e Shaisar con lei, riposare.
Questa l'antica ballata che di Shaisar il Lingua Forcuta racconta la triste storia. Rime insolite, macilente, che di anno in anno sono state trasmesse di bocca in bocca fino a dimenticare perfino se stesse, onde sbiadire in una favola per cantastorie, per sagre popolane. Eppure pochi parlerebbero di "cattiva sorte" quanto più di "voluta sorte", come se le parole della strega, la sua antica maledizione, avesse seguito non solo Shaisar ma anche la sua memoria ben oltre la realtà ed il ricordo onde portare ad entrambi una condanna imperitura di degrado e dissoluzione. Eppur, impossibile non pensarci, rimane infine un interrogativo. Un quesito recondito, infimo, che della possibilità è padrone: quanta realtà si cela dietro ogni leggenda? E dietro questa Storia? Sarà mai capitato a qualcuno di veder passare lungo la propria strada un uomo avvizzito e contrito il cui nome un tempo era stato Shaisar? Ebbene si, un tempo esisteva un uomo con quel nome -o forse era un altro- che della sua storia lasciò memoria attraverso un lungo manoscritto, un insieme di pagine tanto pesanti e numerose da lasciar pensare che la sua vita fosse durata per ben più tempo di quella degli uomini comuni. Forse cento anni? Forse duecento? Le prime pagine sono talmente sbiadite da far pensare che fossero state scritte ben prima dell'inchiostro stesso.
Lo specchio_ Ricordo il giorno in cui trovai quello specchio. Se ne stava li, abbandonato sul fondo di quel fiume come un sasso qualunque, come una gemma preziosa ignorata da tutti all'infuori di me. Il vetro, nero come ossidiana, splendeva di una luce seducente, contraria a qualunque cosa avessi visto prima di allora eppure incredibilmente pura, nitida, intonsa. Più di ogni altra cosa rammento l'istante in cui lo afferrai e, specchiandomi, guardai su quella nera superficie il mio riflesso trovandovi il volto di un uomo sconosciuto, di una persona mai vista prima di quell'istante. Provai dunque un dolore lacerante, intenso e struggente come se la mia anima fosse stata divisa in due con la lama del destino, condannandomi a smarrire in un istante me stesso per non riuscire mai più a trovarlo se non attraverso la sofferenza ed il dolore. Allora piansi come un bambino, e per ogni lacrima, mi parve che lo specchio diventasse sempre più opaco, sempre meno definito infine sparendo in uno sbavo oscuro. Avrei voluto vederla ancora quell'immagine. Ancora una volta, poiché ero certo che, a chiunque appartenesse, essa sarebbe stata di certo importante per me. Eppure non mi fu concesso, mai più. [Shaisar si presenta con la forma di uno specchio dal vetro completamente nero. Nell'istante in cui il portatore lo prenderà in mano esso rifletterà una volta l'immagine di un'altra persona (l'Altro) per poi svanire dalle sue mani. Da quel momento in poi, esso non comparirà fino all'istante in cui il portatore e l'altra persona non si troveranno fisicamente l'uno dinnanzi all'altro. Il Portatore potrà vedere l’immagine dell’Altro solo una volta, quella in cui specchiandosi nello specchio si attiverà la maledizione di Shaisar. Ma da quel momento in poi l’unico aiuto per la sua ricerca sarà la sua sola memoria (Passiva)] I sogni_Da quel giorno capii che qualcosa sarebbe cambiato per sempre. Non seppi mai descrivere cosa esattamente mi avesse portato a tale conclusione ma questa sensazione, questo indescrivibile presentimento, come un chiodo fisso, aveva preso a condizionare i miei pensieri inizialmente con vaga indecisione -temevo infatti di starmi immaginando ogni cosa- ed in seguito con sempre più forza fino a diventare un chiodo fisso, un qualcosa a cui non potevo in alcun modo sfuggire. Nel giorno tentavo il più possibile di ignorare questo presentimento, eppure di notte, quando la mia mente si abbandonava libera al pensiero e debole desisteva dall'assillarmi con i suoi soliti dubbi e avvertimenti, ecco che nei sogni smettevo di essere me stesso, con le mie incertezze e perplessità e divenivo Lui. Impossibile negarlo, il mio cuore infatti era troppo sincero per mentirmi anche su questa verità. Sognavo di agire e muovermi con sentimenti che mi erano estranei, secondo pensieri che mai prima di quell'istante avrei creduto di poter concepire, capaci di spaventarmi ed al contempo intrigarmi per la loro chiarezza e definitezza. E sapevo, ne ero certo, che tutto ciò fosse reale. "Si tratta di un sogno, non devi crucciarti" mi dicevano tutti "La mente fa strani scherzi nel sonno e solo gli stupidi si darebbero pena nel cercare ". Ma io sapevo che non era così. Che c'era qualcosa di grottesco nel modo in cui all'assopirsi della mia mente, ella si risvegliava ogni volta nei panni di un'altra governandomi come un pupazzo nelle esperte mani del destino. [Il portatore manterrà la propria personalità durante la veglia salvo avvertire di tanto in tanto emozioni e pensieri non suoi affacciarglisi nella mente. Inoltre il portatore svilupperà nel corso del tempo una sorta di ossessione nei confronti dell’Altro. Il pensiero di rivederlo, di incontrarlo e di potergli infine parlare assillerà sempre più la sua mente costringendolo a rintanarsi per tempi sempre più lunghi nelle proprie fantasticherie di quei possibili istanti, quei finali momenti di incontro. ] La vita_ Eppure, malgrado le rassicurazioni delle persone a me più vicine, non potevo darmi per vinto. Qualcosa di strano mi stava per certo accadendo e non sarebbero state due pacche sulle spalle a convincermi del contrario poiché ogni giorno di più, ogni ora con più violenza, la consapevolezza cresceva in me schiacciando ogni negazione. Mi guadavo ogni mattina allo specchio, chiedendomi se avrei visto Lui o solo me stesso senza notare che, risveglio dopo risveglio, qualcosa di incredibilmente importante mi si mostrava in quella superficie riflettente senza che io, impagabile cecità, fossi in grado di vederlo. Aprivo gli occhi, chiudevo gli occhi, scrutavo la mia fronte aggrottata e l'alta curva degli zigomi piegando il capo prima a destra e poi a sinistra e sospiravo. Forse sto impazzendo, mi dicevo, tendendo con dita tremanti una pelle che da quel giorno, quel memorabile giorno, aveva smesso di mutare seguendo i segni del tempo. Sempre pallida. Sempre levigata. Sempre intonsa. O forse qualcuno ha deciso di giocarmi un brutto tiro perchè, malgrado all'apparenza nulla stesse cambiando in me, io mi sentivo diverso. Avvertivo qualcosa di sempre più differente in me e nel mio riflesso all'apparenza eguale. Sapevo -come dimenticarlo?- che la mia mascella non aveva quella forma. E nemmeno la curva degli occhi. E se davvero avessi dovuto pensarci, non ero nemmeno certo che la mia pelle avesse mai avuto quel colorito prima di allora... Inutile tentare. Se davvero quel grattacapo avesse avuto una soluzione, io no ero in grado di vederla. Ogni giorno che passava la mia confidenza andava via via scemando, costringendomi sempre più a pensare ad eventualità e possibilità fino a quell'istante improponibili. Che fosse stato Lui? O forse, ancora peggio, i miei incubi si stavano trasformando in realtà e pian piano il mio sonno stava diventando veglia? [Dal momento in cui entrerà in possesso di Shaisar, il possessore non potrà più in alcun modo mutare il proprio aspetto o sembianze. Tutto della sua fisicità parrà fermarsi a quell'attimo in cui la maledizione ha di nuovo preso vita. Inoltre sarà impossibile per il portatore morire fino a quando le due metà della sua anima saranno divise (Tecnica immortalità ascrivibile alla pergamena immortalità). Inoltre, man mano che passerà il tempo, di pari passo con l'ossessione di vedere l'altro egli comincerà a notare particolari differenti nel suo volto non ascrivibili alla sua persona eppure in qualche modo conosciuti. Con il tempo penserà che essi appartengano all'Altro. Verrà infine il giorno in cui egli non si riconoscerà affatto ed anzi sarà convinto di vedere Lui in tutto e per tutto. Paradossalmente, non è affatto detto che i tratti del portatore corrispondano all'Altro potendo viceversa essere il frutto di una semplice fantasia. Nella fase più acuta, convinto di essere divenuto l'Altro e viceversa in una inversione di ruoli, il Portatore desidererà vedere il proprio doppio anche e soprattutto per poter di nuovo guardare se stesso.] Lo spirito_ C'erano certi momenti in cui, per davvero, ero certo della sua presenza, della sua esistenza. Lo sentivo. Lo avvertivo con la stessa forza con cui si riconosce la propria casa, si avverte il profumo dei propri vestiti o ancora, si avverte il contatto di una persona cara. Non era solo il frutto della mia immaginazione, della vanesia fantasia di un uomo oramai pazzo. Lui c'era, e la sua forza era tale da spaventare persino me per la chiarezza del suo esistere, del suo reclamare tutta la vita che invano io gli negavo ostinandomi a confutare ogni giorno la sua esistenza. Ed allora era impossibile arrestare il tremito delle mie membra, l'affannarsi del fiato, il divampare in me di una smania mista alla profondità di un dolore cieco, sordo a ragione e volontà. Come capire se in quegli istanti rimanessi ancora io o, una volta e per tutte, Lui divenisse parte di me e viceversa? Come tentare di ricordare se, ad un passo dal mio sogno più grande, mantenessi la lucidità di parlare con la mia voce o scimmiottassi invece la sua? E soprattutto, avrebbe senso domandarsi anche solo una di queste cose? Spesso, come veniva, il pensiero di essere finalmente uniti svaniva come neve al sole, lasciando di me solo la consapevolezza della disperazione e del disappunto. [Il Portatore sarà in grado di avvertire l'avvicinarsi o l'allontanarsi dell'altro nel risalire o viceversa disperdersi di una sensazione di gioia e ansia crescenti. Non potrà in alcun modo percepire posizione o luogo dove l'altro presenzia ma potrà solamente seguire il proprio "istinto" in un crescendo di agitazione e gioia. Durante un combattimento, quest o scena Gdr, quando il portatore riceverà un danno fisico Critico potrà scegliere di addormentarsi per un istante, lasciando scivolare la propria coscienza nella maledizione di Shaisar. Quando si risveglierà, per due turni, egli possiederà entrambe le metà della propria anima. Il suo aspetto sarà differente così come il suo carattere poiché nel suo animo coesisteranno se stesso e l'Altro (liberamente personalizzabili). Il portatore avrà dunque a disposizione un attacco. Potenza Mortale autoinfliggendosi un danno Critico Psionico e occupando slot tecnica senza consumo energetico. (Tecnica critica). Il tempo_ "Com'è possibile che tu non mi riconosca?" Curiosamente, ed anche io stento a capire come ciò sia possibile, questa è la frase che in questi ultimi tempi mi ritrovo a ripetere con qualunque amico, conoscente, familiare o simili. Tutti mi guardano straniti, la pura espressione dell'incredulità mentre inutilmente io mi affanno a ricordare loro anni ed anni di bevute insieme, di notti passate a contare le stelle e balli al chiaro di luna con solo il nostro respiro ad accompagnare i nostri passi. Eppure nulla, niente, più mi guardano, più vedo nei loro sguardi la certezza che io non sia Quell'uomo che racconto di essere. "Ma no, lei si sbaglia, l'uomo di cui parla...". A volte penso che potrei accettare la cosa. A molti capita di essere dimenticati, sebbene ora non mi vengono in mente molti esempi di un processo tanto radicale ed immediato. A volte invece penso che la cosa potrebbe sembrarmi meno terribile se almeno anche io, anche l'uomo che tanto mi affanno a far ricordare agli altri, non avessi iniziato a perdere i ricordi di ciò che sono e sono stato. Come? Perchè? Talvolta sono solo frammenti. Talvolta visi e sorrisi importanti. Più spesso, ed è allora che tutto ciò che mi sta accadendo mi pare tanto assurdo quanto orribile, perfino il Chi Sono Io. [Entrato in possesso di Shaisar, il portatore inizierà a perdere progressivamente frammenti della propria memoria. Inizialmente tali dimenticanze saranno di scarsa rilevanza, ma col tempo essi diventeranno sempre più ingenti ed importanti. Tali vuoti verranno riempiti da Shaisar con memorie fittizie, plasmate secondo la propria maligna volontà o direttamente appartenenti all'Altro. Il portatore non potrà controllare questo processo. (Passiva) Coloro che conosco il portatore inizieranno progressivamente a non riconoscere più le sue sembianze fino a che tutti coloro che egli precedentemente conosceva non lo riconosceranno più scambiandolo per qualcun altro. A tratti lo crederanno effettivamente l'Altro (Passiva).] Unione_ Alla fine credo che ci possa abituare a tutto questo. perdere te stesso, perdere il tuo passato ed il tuo presente in una strana confusione di ricordi. A volte pensavo ancora di ricordare chi fossi. Altre volte invece capivo perfettamente di non essere affatto ciò che ero stato un tempo, prima che quel dannato specchio attirasse il mio sguardo sbriciolandosi nelle mie mani insieme a quella che sarebbe stata la mia vita. Osservando il mio riflesso e non riconoscendomi più sentivo in qualche modo di dover essere triste per la mia condizione eppure...eppure è possibile credere che mi fossi già affezionato a quella mia nuova identità, a quel mio nuovo modo di essere ogni volta qualcosa di diverso e di differente...e a Lui. Lui, l'immagine che fui in grado di vedere solo una volta ma che sapeva perseguitarmi in qualsiasi istante della mia esistenza. Come dimenticarla? "Già, come?" questo Lui mi chiese quando finalmente i nostri cammini riuscirono ad intrecciarsi onde ricostruire i frammenti della nostra anima. Non ricordo cosa risposi quel giorno. Non ricordo come lo guardai e come, nel semplice spezzarsi di un respiro, mi dimenticai in un solo attimo di ogni turbamento, incertezza e confusione che mi aveva accompagnato in ognuno di quei tragici anni. E di Lui. Ed anche oggi, oggi che instancabile Shaisar mi trascina con sé attraverso il tempo senza che la maledizione dia un istante di tregua alla mia eternità non posso che domandarmi: qual'era il suo volto? Qual'era la metà perduta della mia anima? Ora nuove ossessioni popolano i miei giorni. Nuovi volti, nuove vite che ogni volta, nel circolo mostruoso di Shaisar, arrivano quasi a sfiorarmi per poi scomparire nell'Oblio della mia eternità. Eppure e a Lui, lui che fu il primo, che spesso vanno i miei pensieri prima che, addormentandomi, di nuovo mi trasformi nella concretizzazione di ciò che mai avrei voluto essere. [Quando finalmente il portatore e l'Altro si incontreranno, allora le due metà dell'animo del primo potranno finalmente ricongiungersi. Ciò avverrà con il riformarsi dello Specchio che anticamente li aveva uniti entro il quale, nuovamente, il Portatore potrà specchiarsi rivedendo per la prima volta la propria immagine com'era, ed esprimere alla stessa un desiderio. Un'anima immortale possiede infatti un infinito potere, se integra, ed egualmente anche quella del Portatore sarà capace di cose inimmaginabili nel momento in cui non sussisterà la maledizione a dividerla. Il desiderio esprimibile dal Portatore potrà essere onnipotente, purchè attenga la sua persona ed il buonsenso gdrristico. In quegli istanti di unione, inoltre, egli ritornerà mortale ed egualmente perderà tutte le memorie dell'Altro per acquisire nuovamente le proprie. Anche le persone da lui conosciute torneranno a riconoscerlo per ciò che era ma quelle che l'avranno conosciuto dopo l'attivazione di Shaisar ricorderanno di lui tutto tranne che l'aspetto. Dopo aver espresso il desiderio, l'immagine riflessa del Portatore muterà di nuovo, mostrando al poveretto un nuovo volto a lui sconosciuto prima di dissolversi nuovamente nel nulla. L'Altro perderà ogni memoria del Portatore mentre egli manterrà ogni ricordo di quest'ultimo salvo perdere ogni sentimento e affezione, già rivolto verso il nuovo altro. Non ricorderà inoltre il suo aspetto. Il circolo, dunque, ricomincerà da capo, fino all'Eternità.(Mortale, effetto Gdrristico da utilizzare in scene concordate o al termine di quest) ] |
L'Altro Il Riflesso_ Nell'istante in cui il Portatore guarderà il riflesso nello specchio, colui che verrà riconosciuto come l'Altro prenderà con sé questa parte di artefatto, potendo da quel momento in poi gestirlo come se fosse suo di diritto. La scelta di divenire l'Altro dovrà essere consensuale e potrà avvenire attraverso scene Gdr o azioni autoconclusive concordate il cui unico punto fisso sarà la non presenza del Portatore. L'istante di entrata in possesso verrà suggellato dal pronunciarsi del nome del Portatore da qualsiasi fonte (sussurro del vento, vociare di folla, scroscio di cascata etc) seguita da un dolore tanto lacerante quanto insopportabile in ogni parte del corpo come se la sua stessa anima stesse venendo lacerata in due e strappata da mani invisibili per condurla chissà dove. Egli non capirà la causa di simili fenomeno. La realtà Da quell'istante in poi, l'Altro diverrà immortale, anch'esso legato al destino del Portatore e condannato a non mutare più il proprio aspetto fino al loro incontrarsi. Egualmente, i suoi sogni cominceranno ad essere popolati da strane visioni e accadimenti dove, pur inconsciamente, egli capirà di stare vivendo esperienze reali e concrete non attraverso i propri occhi ma quelli di qualcun altro. Anche l'Altro non potrà mai vedere direttamente il riflesso del Portatore ma continuerà ad intravederlo in modi frammentari, così che la sua immaginazione dovrà da sola ricostruire l'identità del suo alter-ego. In quelle visioni, talvolta anche diurne, egli potrà sempre e comunque avvertire il nome del portatore sovrapporsi al proprio, come se in quei momenti egli non esistesse ma venisse riconosciuto come altra persona, altra entità. (Passiva) La MorteAnche l'Altro sarà in grado di avvertire la presenza del Portatore, ma per lui tale sensazione verrà caratterizzata dall'insorgere di una incontrollabile paura e tensione, quasi il profetizzarsi dei suoi incubi peggiori. Poichè infatti fino ad allora egli avrà veduto il Portatore solo nei propri sogni, la possibilità di affrontarlo in carne ed ossa equivarrà ad accogliere nella propria esistenza un'ombra mai realmente accettata, affrontata. Le persone che circondano l'Altro non smetteranno di ricordarsi di lui ma vi saranno dei momenti in cui, per qualche ragione, essi mancheranno di riconoscerlo o lo chiameranno con il nome del Portatore. (Passiva) Divisione_ Quando Portatore e Altro riusciranno ad incontrarsi, anche a quest'ultimo sarà concesso di esprimere un desiderio. Egli potrà scegliere se conservare la propria immortalità o i ricordi del Portatore scegliendo fra le due. Inoltre guadagnerà per sempre una passiva che gli permetterà, di tanto in tanto, di sentire la voce del Portatore o vedere attraverso i suoi occhi per qualche frazione di secondo. (Passiva)
Cosa dire dunque di questa triste vicenda? Della spirale che stretta avvolge l'esistenza di Shaisar in un vincolo di dimenticanze e malignità? Lunga è l'Eternità, e se davvero infinito è solo metà del tempo che le fu permesso di rubare per dare inizio a questo meccanismo implacabile, allora non basterebbe una vita umana, un'esistenza intera per dispiegare realtà da fantasia, la pura leggenda dal racconto parafrasato. Eppure una cosa forse è certa. Una sola. Nessuna magia o sortilegio potrebbe essere abbastanza grande da eguagliare il potere che solo dell'Asgradel è portavoce: il potere dei desideri. Inutile ricostruire i frammenti del tempo. Inutile scavare le sabbie dell'esistenza onde ritrovare fra di esse legami oramai perduti, tracce sbiadite e dimenticate. Shaisar ed il suo mistero permarranno, frammenti di un tempo oramai perduto e, forse, di un grande potere ancora oggi sconosciuto [Shaisar potrebbe essere un frammento di Asgradel, un infinitesimo ricordo della sua onnipotente immensità. Né On Gdr né Off Gdr questa possibilità verrà tanto smentita quanto confermata]
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