Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Mai più paura. Mai più fuga., Contest Settembre [Responsabilità]

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Fanie Elberim
view post Posted on 16/9/2013, 17:07





Mai più paura. Mai più fuga.


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« Perchè semplicemente non te ne vai, strisciando, lontano da questo campo?»
Disse il maestro all'allievo incapace.
« Perchè non importa quanti mattoni possiate spaccarmi sulla testa, insulti tirarmi addosso o colpi recarmi, nulla potrà farmi più male di essere quello che ero prima. Per questo sono rimasto. »
Confessò l'allievo.



L'impatto col terreno fu più brutale di quanto pensassi. Il peso della corazza, sebbene non eccessivo per il mio fisico, fece si che la perdita di equilibrio fosse molto più netta e pesante del normale, finendo per farmi perdere addirittura la spada dalle mani. Una figura che il mio avversario, mastro lanciere e addestratore delle reclute Sir Maddox Eagle, non avrebbe particolarmente apprezzato. Chiaramente la mia previsione non tardò ad avverarsi. « La corazza ti rende più pesante e stabile ma se lasci che qualcuno ti sbilanci non c'è speranza per te di riprenderti in tempo. In piedi. » Girò la lancia tra le mani con incredibile maestria mettendosi in guardia ed esortandomi a colpirlo.
Mi rialzai da terra, la corazza ed i capelli pieni di polvere, raccolsi la spada e mi misi in guardia a mia volta, pronta a colpire.
Da quando erano sfumate le speranza di pace in seguito al nostro, al mio, fallimento al campo dei Vaash le notti erano diventate molto più inquiete per me. Non riuscivo a dormire pensando a quella distruzione, all'idea di avere le mani macchiate del sangue di migliaia di soldati... ed il tutto per aver inseguito un'ideale, forse sbagliato, che ritenevo più importante della pace. La vita stessa.

Maddox era un soldato veterano, dall'aria tranquilla e pacata, con lunghi capelli grigi ed una folta barba del medesimo colore. Indossava una corazza simile a quella di Raymond ma aveva un'espressione molto meno lungimirante, come se il suo mondo fossero solo il campo di battaglia e quello d'addestramento. Lo caricai di nuovo, l'ennesima volta in quella giornata, provando a rifilargli un colpo dall'alto cercando di colpirlo alla spalla sinistra. Senza battere ciglio si spostò di lato roteando l'asta della sua arma e colpendomi di rimando dritto sullo zigomo destro, aprendomi una piccola ferita e causandomi un diffuso rossore nella zona lesa. « Quale parte di "sfrutta la tua robustezza" non ti è chiara, esattamente, recluta? » Mi squadrò severamente, rimandandomi indietro con uno spintone. « Ancora. »
Non riuscivo a concentrarmi, lo sentivo, il senso di colpa per le implicazioni della mia scelta continuava a tormentarmi. Abbandonando il campo dei Vaash, certa di aver salvato le vita di quei poveri disperati, mi ero resa conto che la guerra non era stata fermata ed, anzi, oramai era alle porte e nessuno di noi avrebbe potuto fare molto per fermarla. Ero debole, ignorante in gran parte della politica dei regni, ignorante persino nella vita degli esseri umani stessi, ed avevo avuto l'ardire di prendere una scelta così importante per loro senza neppure rifletterci troppo. Credevo di fare del bene ed invece, tristemente, avevo dato il via ad una valanga che avrebbe travolto tutti. Innocenti e colpevoli, soldati e civili.
Serrai la mano attorno all'elsa della spada, potevo sentire il cuoio del mio guanto fare attrito contro quello dell'elsa tanto forte stringevo, e fissai il mio istruttore nel tentativo di trovare una falla nella sua difesa. Credetti, ingenuamente, che il suo punto debole fosse la lunghezza della lancia stessa e mi lanciai in una carica veloce nel tentativo di azzerare la distanza e rendergli difficile agire, mirando con un affondo al centro del petto. Quello puntò la lancia per terra usandola come perno per muoversi di lato ed evitare il mio colpo; contemporaneamente alzò un braccio scattando in avanti e impattando con forza contro la mia gorgiera, togliendomi il respiro. Poi roteò ancora l'asta spostandola dietro alle mie gambe e spingendomi di nuovo a mordere la polvere.
Inizia a tossire, sia per il colpo sia per la polvere inalata. « Diavolo! » sbattendo un pugno a terra sottolineai la mia frustrazione.

Anche indossando le vesti della Schiera, per protettive che fossero, quello che sentivo come una mia colpa non si era per nulla alleviato. Cosa mi era saltato in mente? Immischiarmi nelle questioni degli esseri umani sarebbe stata la mia rovina spirituale, mi avrebbero corrotta sino al midollo, rendendomi qualcosa di completamente diverso da quello a che ero destinata ad essere. Eppure io... non riuscivo a vederla così. Dopo aver conosciuto Raymond, Malzhar, Aaron, Zero, Aang e tutti gli altri in me qualcosa era cambiato. Non era stato un cambiamento immediato e nemmeno radicale, ma un piccolo germoglio aveva messo radici ovunque in me e, col tempo, aveva preso il sopravvento cambiando la mia visione del mondo in una maniera che mai mi sarei aspettata. Ed era quel mondo che iniziavo ad amare più della mia stessa vita ad essere in pericolo per colpa mia, per colpa della mia inadeguatezza.
Mi sentivo un rifiuto, alcuni giorni credevo addirittura che quel pensiero mi avrebbe schiacciata al suolo come un grosso martello, soffocandomi, altri giorni avrei voluto urlare al mondo il mio dolore, sfogare con la voce quel senso di impotenza e tristezza che mi aleggiava dentro ma non ci riuscivo; la mia educazione elfica ed il mio modo di vedere il modo ed analizzare le emozioni avevano celato bene il problema permettendomi di vivere quasi normalmente.
Ma non era vero, mentivo a me stessa, sentivo di non essere all'altezza delle mie scelte.



« Sir Lancaster ti ha scelto come suo scudiero ma non ti stai dimostrando all'altezza nemmeno delle normali reclute. » tirò sul col naso, squadrandomi da capo a piedi mentre mi tiravo nuovamente su dalla polvere. « Quando combatti devi provare rabbia, paura e determinazione. Devi canalizzarle, non reprimerle, altrimenti non riuscirai mai ad ottenere risultati. Attacca, di nuovo, senza trattenerti! »
Mi sentivo un fallimento, sia per me stessa che per coloro che avevano riposto in me fiducia e aspettative. Tentennai cercando di ritrovare la giusta attenzione per combattere nuovamente. Socchiusi gli occhi qualche istante, inspirando ed espirando, e mentre tornavo a trovare un delicato equilibrio dei sensi, un pugno metallico mi raggiunse al centro del busto togliendomi il fiato nonostante le placche di metallo. « Attacca! » E poi un secondo pugno, sulla spalla. « Attacca! » Ed un terzo, più forte degli altri, dritto sullo sterno, che mi fece cadere a terra per l'ennesima volta, ansimando e contorcendomi per il dolore. « Attacca! » Avevo un terribile, osceno, desiderio di mettermi a piangere e scappare via da tutto e tutti. Non riuscivo a brandire una spada, non sapevo prendermi cura delle mie scelte e rischiavo di fare l'esatto opposto di ciò che avevo sognato entrando nella Schiera a causa della mia incompetenza. Maddox continuava a urlare "Attacca!" e nella mia testa sentivo solamente quelle parole rimbombare peggio dei rintocchi di una pesante campana. Smettila, iniziai a dire tra me e me, smettila di dirmelo. E continuavo a ripeterlo dentro di me con tanta rapidità che, ad un certo punto, mi venne spontaneo urlarlo, tirando in piedi di scatto.

« Smettila di ripeterlo! SMETTILA! »


L'istruttore parve soddisfatto e, notando come il mio braccio armato saettasse in sua direzione, furioso, si chiuse in una serie di parate da duellante provetto, evitando quasi tutti gli assalti e restando illeso da quei pochi andati a segno.

Menavo fendenti come un'ossesso, senza nemmeno pensare a cosa diamine stessi facendo. Sentivo un calore provenirmi da dentro che mai, prima di allora, mi era parso di sentire. Era rabbia. Rabbia e disperazione.
Non sarei stata un maledetto fallimento, non avrei vissuto migliaia di anni della mia vita come una miserabile codarda nascosta nelle foreste, mai! Un colpo, poi un secondo, un terzo ed un altro ancora. Il mio sguardo correva a destra e manca, furibondo, sentivo il cuore pompare all'impazzata sangue ed adrenalina nelle vene, la corazza era diventata praticamente inesistente con tutta quella rabbia a sostenere il mio sforzo, eppure mi rendevo conto che quella non ero io.
Quella era solo una ragazzina immatura, impaurita ed incapace che stava cercando di farsi grande per evitare di venire travolta dalla valanga di responsabilità che le sarebbero spettate. La rabbia non era altro che uno stupido scudo che per ogni dolore parato ne infliggeva uno due volte superiore. La difesa di una sciocca.
La voce tonante del veterano spezzò anche la mia furia. « Non così! Questa è solo una bestia! Controllati, soldato! » Con un calcio ben assestato mi respinse obbligandomi a tornare in posizione difensiva.
Ansimavo in maniera eccessiva, potevo persino sentire le vene pulsare nel palmo della mano stretto sull'impugnatura della spada, si trattava di una sensazione nuova ed allo stesso tempo terribile. Eppure liberatoria, come se tutte le mie paura si fossero mutate, di punto in bianco, in una scarica di forza inaspettata e incontenibile... che io dovevo riuscire a controllare.
Tornai alla carica, stavolta cercando di incanalare quell'emozione così dirompente, sforzandomi di credere che il mio destino non poteva essere quello di piangermi addosso per sempre. Non potevo più farmi scudo con le parole di qualche saggio giacché non tutto quello che mi stava succedendo si sarebbe sistemato semplicemente con una buona parola. Raymond condivideva con me una visione più ampia e utopica del regno ma entrambi sapevamo di dover lottare sino alla fine per ogni singolo, insignificante, briciolo di libertà.



Se avevo fallito nell'evitare che i Vaash ed i Cavendish scendessero in guerra non significava che la mia vita fosse finita. Menai un fendente all'altezza del busto di Maddox, cercando di coglierlo in fallo allungando la gamba proprio all'ultimo per sfalsare la distanza, ma trovai l'asta della lancia a fare da scudo. Iniziai uno scambio rapido di attacchi e difese ravvicinati: più provavo a colpirlo e più rapidamente lui riusciva ad anticipare le mie mosse. Dovevo concentrarmi e liberare la mia mente dagli impedimenti, solo in quella maniera sarei riuscita dove in passato avevo errato.
Mi attaccò con un colpo discendente e colsi l'occasione: afferrai la spada con entrambe le mani lasciando che tutta quella forza, quel dolore e quella rabbia sostenessero il gesto. La lama impattò sul legno mandandolo in mille pezzi e solo la forte e tenace presa che avevo mi impedì di finire disarmata dal mio stesso assalto. Le schegge volarono ovunque mentre la punta di metallo, assieme ad un buon mezzo metro di asta, si conficcò nel suolo poco distante.

« Hai... per... so. »


Dissi a denti stretti. Mi tremavano le mani, dolevano i muscoli e persino la mascella mi restava ferma a fatica. Mi costrinsi a non mostrare quella reazione, alzando la spada sino al collo dell'uomo, come a volergli intimare la resa, e lui parve davvero estasiato dalla cosa. Io, invece, mi sentivo sporca, come se essermi lasciata andare a quel modo avesse in qualche maniera contaminato la purezza inestimabile che Fal e mamma mi avevano sempre detto di conservare. Maddox iniziò ad applaudirmi molto lentamente.
« Ben fatto, recluta. » Poi, con un gesto velocissimo del braccio, mi afferrò il polso armato torcendomelo a tal punto da obbligarmi ad aprire la mano e perdere la presa. Chiaramente strillai come un animale ferito per il gran dolore.
« Ma hai ancora molto da imparare. » Sospirò, raccogliendo la spada e porgendomela nuovamente mentre mi tenevo il polso leso con l'altra mano nel tentativo di diminuire il dolore.

« Sii salda in quello che fai, Fanie. L'indecisione in battaglia è figlia della paura del fallimento e noi non possiamo permetterci alcuno sbaglio. Mai. » Si avvicinò quasi fronteggiandomi direttamente, fissando i miei occhi verdi con i suoi piccoli e grigi. « So che hai intenzione di partecipare al Leviatano. Posso immagina il motivo ... "esteriore"... per cui tu abbia deciso di combattere ma, da bravo guerriero, so benissimo che ognuno di noi combatte per qualcosa di più importante. »
Mi poggiò una mano sullo spallaccio destro: non era pesante e nemmeno aggressiva, ma rincuorante e leggera.
« Qualunque sia lo scopo per cui combatti, Fanie, scudiero di Sir Lancaster, sappi che nella Schiera non esistono codardi e nemmeno arrendevoli. Quando metterai piedi nell'arena avrai paura ma sfruttala, non arrenderti ad essa, mai! Non sei da sola. » Poi sorrise, sotto alcune piccole rughe, e mi congedò andando a prendersi cura di altre reclute.

Afferrai la spada appena riconsegnatami, fissandone la lama. Era polverosa e passandoci il guanto d'arme sopra rimossi le impurità, specchiandomi nell'acciaio lucido.
Avevo commesso degli errori, era innegabile, ma non potevo fuggire, non volevo fuggire, e col supporto di Raymond e di tutte le altre persone che avevo conosciuto non ne avrei mai più avuto paura delle mie responsabilità.
Un forte alito di vento umido sferzò il campo d'addestramento, l'aria sapeva di pioggia, spingendomi a posare lo sguardo verso il cielo: nubi nere si addensavano all'orizzonte annunciando pioggia e burrasca... ma io non avevo più paura o timore. Io volevo essere il raggio di sole nella tempesta, la mano testa nell'oscurità ed il sorriso nella tristezza.
Una goccia di pioggia iniziò a bagnarmi il viso un poco malridotto dalla lotta e chiusi gli occhi. Sarei andata al torneo e avrei fatto quanto in mio potere per uscirne vincitrice, per porre rimedio ai miei errori e per garantire a tutti quanti un futuro in cui sperare.
Per la prima volta in vita mia, dopo quasi un secolo d'esistenza, non avevo paura di combattere...
... e non avevo più paura delle mie responsabilità.



Questo è stato uno dei contest più sentiti che abbia mai fatto. Si tratta dell'unione di due cose molto importanti per Fanie, la sua appartenenza alla Schiera del Drago Nero, in cui si sta allenando per diventare una brava scudiera ed un ottimo soldato, e il senso di colpa che l'attanaglia per quello che è successo durante "Rise of the Whispers - Un duro colpo". Nonostante la sua iniziale incapacità, la determinazione ed il desiderio di non venire mai meno a nessuna delle sue responsabilità l'ha fatta maturare e migliorare, imparando anche a conoscersi meglio. Allo stesso tempo parteciperà al leviatano con il solo ed unico scopo di rimediare a quelli che lei crede essere suoi errori, salvando una situazione che apparentemente sembra senza uscita.
La citazione iniziale è una delle mie preferite in assoluto.
Spero che il contest piaccia ^^
 
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