Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Contrapunctus; Il canto dell'Abisso

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view post Posted on 26/11/2013, 17:12
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r1TULky

« Basta...Basta Lupo. »
Scacciò con un cenno delle dita il cane, che l'aveva svegliata leccandole il viso come aveva fatto tante volte prima - anche se mai prima di allora le era capitato di doversi svegliare in condizioni tanto pietose.
La testa le faceva male, pulsava come se fosse in procinto di esplodere ma si trattenesse all'ultimo - solo per prolungare le sue sofferenze. Valeria cercò di raggiungere con la mano ricoperta di tagli la propria fronte, ma la destra non diede cenno di volersi muovere. Le membra intorpidite dal freddo, ma assieme avvampate dai lividi e dal bruciare delle ferite, erano insolitamente pesanti. La vista le tornò chiara e limpida, abbastanza da distinguere -persino nella notte pronta a lasciar spazio al giorno- alcune assi di legno e pietra che la ricoprivano. Solo quando le orecchie finirono di fischiarle riuscì a rimettere in ordine i pensieri, mescolati nel caos più assoluto assieme ai ricordi frammentati di quanto era accaduto prima.

Ci mise forse più del dovuto a ricordare la voragine nel cielo, quel buco nero alato nel firmamento che aveva inghiottito le stelle di Pietradisole e risputato un tuono capace di infrangere le finestre della casa di e assordarla a tutto - fuorché al secondo tuono, che l'aveva fatta cadere lacrimante al suolo ferendosi con le schegge. Poi vi fu l'onda d'urto che investì il villaggio, quel proiettile d'ossidiana e terrore che si fece strada attraverso le case, lasciando al suo seguito solo detriti e l'eco sbiadito delle urla. Valeria aveva pregato la Pietra infranta perché le ombre fossero scacciate anche se non vi aveva mai davvero creduto, anche se era stata proprio quella a causare la morte del suo caro Gilbert, anche se ormai era troppo tardi. E la Pietra aveva risposta così. Un singhiozzo lo scosse il petto, ma si sforzò di non piangere: Hood aveva attirato l'ira della Pietra anche prima della sua preghiera. Dopo diversi sforzi si liberò dal cumulo di macerie, gli stracci che la ricoprivano leggermente macchiati di sangue, e dopo essersi assicurata dell'assenza delle ombre si avventurò fra le strade devastate.

Quando arrivò alla locanda di Johannes, non si stupì di scoprirlo crollato. Johannes era stato il primo a voltar le spalle agli Ireswort, ma nonostante quello le dispiacque. C'era stato un tempo in cui erano in buoni rapporti, ma quello era accaduto ere fa. Non vide il suo corpo, ma vide in uomo parecchio corpulento inginocchiato su delle macerie, tanto impegnato a scavare da non rendersi conto della sua presenza finché non pestò un ramo. Al suo voltarsi verso lei, Valeria indietreggiò intimorita: l'espressione stravolta sul viso straniero le fece desiderare di non essersi avvicinata, ma l'uomo non le parve ostile. Anzi, le implorò aiuto con lo sguardo. « È sepolta! È ancora qui! » farfugliò alternando lo sguardo da lei al buco che stava scavando. Valeria si avvicinò, ancora con circospezione e senza mai perdere di vista l'uomo che aveva ripreso a spostare zolle di terra e assi di legno con le mani ormai lerce e sanguinanti. Quando aguzzò la vista e riuscì a scorgere con chiarezza la persona che lo sconosciuto stava tentando di salvare, si portò la mano alla bocca.
« ...tu? »


---


« Sto iniziando a pensare che non finirà mai questa storia. »

Al termine del resoconto di Seyrleen circa la situazione attuale, Jevanni si era portato ambo le mani a coprire il viso ed aveva esalato un lungo sospiro. Era stanco, aveva tentato di riposare ma come al solito non aveva raccolto sufficiente coraggio da chiudere gli occhi.

« Il peggio è passato, però. »

Le ombre erano state scacciate facilmente dagli uomini sopravvissuti dopo che il drago ne aveva mandate in fuga un gran numero con la sua incursione - e quella era l'unica buona notizia di quella giornata. Avrebbe potuto considerare buona anche la notizia che la bambina lasciata assieme ad Ollie era stata salvata, con l'aiuto della donna che ora stava dando una mano a ricostituire ciò che rimaneva della comunità del villaggio; ma la realtà era che Ollie era stato salvato da Lys, e che quest'ultima aveva rischiato la vita per farlo: questo non era il genere di spedizione che poteva andare a buon fine.

« Siamo tagliati dal resto del Sorya. Non possono inviarci falchi, lì dove andremo. »

Gran parte dei falchi erano stati uccisi, e i restanti più fortunati erano fuggiti, lasciandoli privi di vie di comunicazione, costringendolo ancora una volta ad invocare un falco-ombra per far da messaggero. Non che il contenuto del messaggio fosse stato parecchio più piacevole da scrivere. Riferire i fallimenti non era nella lista delle cose che amava fare, e l'assenza di rinforzi lo metteva in ansia.

« Significa che saremo soltanto noi. »
Tacque per un momento, torcendo la benda snodata dagli occhi e intrecciandovi le dita callose.
« In fondo non può essere che un bene, dato che il drago è volato in quella direzione. »

Lo spadaccino annuì, grave. Stando alle testimonianze degli uomini, che in realtà erano più conferme dato che dalla cima della collina era riuscito a vedere perfettamente, la creatura si era spinta verso ovest abbastanza a lungo per poi sparire. Se la mappa non mentiva, lì vi erano delle grotte che portavano nelle profondità. Le profondità del Samarbethe non dovevano la loro fama alla gentilezza dei suoi abitanti, questo era poco ma sicuro, e spingersi con un esercito al suo interno sarebbe stato paragonabile all'urlare la propria posizione al nemico. Triste ma vero, in pochi sarebbe stato meglio. Se si ignorava, ovviamente, un piccolo dettaglio.

« Stiamo parlando di un drago. »
Vuotò la fiaschetta di liquore in un sorso, asciugandosi le labbra con la manica e sfoderando Orizzonte per affilarla.
« Non sarebbe il primo che affronti, se dici il vero. »
Quella, ahimè, era una storia interamente diversa - ma non si addentrò nel discorso.
« Inoltre, lo hai sentito anche tu. Non eravamo gli unici a voler sfruttare la Pietra. »

Le parole del drago si ripeterono nella sua testa, altrettanto cupe e profonde. Un altro enigma.
Jevanni annuì ancora una volta, e nuovamente seppellì fra le dita intrecciate il proprio volto.

Desiderò esser riuscito a dormire, perché ciò che lo aspettava era un inseguimento folle in un antro mortale.
La cosa peggiore era che, adesso, gli sarebbe toccato dirlo agli altri.




speedpaintbyheader

ATTO II ~ Di ragnatele e scaglie di drago.

PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"quest~master's bidding"

Benvenuti nel secondo atto. Gli eventi narrati in questo breve intervento vi lasciano spazio per riposare, permettendo a ciascuno di voi di recuperare il 30% delle vostre energie.

L'intervento vi lascia una panoramica di ciò che succede a Pietradisole dopo gli interventi di Cardinal e Ray: buona parte degli abitanti muoiono uccisi o dall'incursione delle ombre o da quella del drago, al punto che rimarranno in pochi - meno intenzionati a cacciarvi, anche perché capitanati da Valeria che dopo essersi risvegliata prende controllo della situazione. Valeria stessa aiuta Ollie a disseppellire Lys dal crollo della locanda, che però (nel salvare a sua volta Ollie dal crollo) ha riportato troppe ferite per poter essere portata nella spedizione che ci aspetta - e quindi viene a tutti gli effetti separata dal nostro gruppo, rimanendo qui. Se avete bisogno di più dettagli non comprensibili/non definiti tramite la panoramica data da questo post, chiedete pure in confronto. Tra l'altro se volete avere interazioni di sorta con il villaggio, siete liberi di farmene cenno così vi comunico eventuali conseguenze o cose di questo genere.

La scena con Jevanni avviene quando il sole è sorto, e vi viene comunicato al termine del dialogo con Seyrleen che, senza se e senza ma, yup, abbiamo intenzione di inseguire il drago. Con davvero pochissima gente al nostro seguito (siamo rimasti in circa una dozzina in tutto). Dentro le caverne del Samarbethe. Yyyyyyup.

Si parte non troppo dopo, non appena i più finiscono di rimettersi apposto (non vi vengono curate eventuali ferite ma vi vengono bendate/pulite perché non si aggravino) e sono in grado di mettersi in marcia. Ci si congeda dai sopravvissuti, mezza giornata di viaggio dopo ci addentriamo nelle grotte dove presumiamo (Jevanni sembra essere particolarmente certo) si trovi il drago. Ho preferito non descrivere la partenza vera e propria e i prossimi dettagli così da lasciarvi un post più corto da leggere dopo gli altri interventi dei colleghi - in fondo sono pochi i dettagli che vi serve sapere, e come al solito per il resto vi basta chiedere e cercherò di essere il più esaustivo possibile. All'ingresso gigantesco nel sottosuolo c'è chiaramente segno del passaggio di una creatura di dimensioni ragguardevoli, e qui e lì per i corridoi infiniti vedete carcasse di mostri che riconoscerete (per esperienza o per sentito dire) come appartenenti alla fazione mostruosa dei Molti. Uccisi brutalmente, fra l'altro. La grotta emana chiaramente un'atmosfera tesa: i suoi abitanti sono irrequieti, udite i loro versi particolarmente distanti rimbombare fra le pareti rocciose. Il post vostro terminerà con l'arrivo ad una ramificazione dei tunnel in tre sezioni. La CS in intelligenza fa presumere che dividersi in questo luogo può velocizzare la ricerca, ma renderà impossibile difendersi da eventuali contatti con i Molti: sarebbe un massacro, quindi il gruppo dovrà decidere da che parte andare.

A sinistra la via è niente più che una fessura rispetto ai cunicoli vagamente larghi, sembra ritorcersi in spirali dato che dalla soglia si scorge subito una curva.

Al centro la via notate che è leggermente in salita rispetto alle altre. Sembra spirare una corrente d'aria dalle profondità del tunnel.

A destra la via va in discesa, da essa senza nemmeno avvicinarvi troppo sentirete un tanfo insopportabile, una distinta puzza di morte che vi fa girare la testa.

Avete inoltre la percezione di essere seguiti, tutti quanti nella spedizione la hanno, chi più chi meno. Ogni tanto udite sussurri e sibili meno distanti degli altri suoni, ma quando vi voltate le tenebre fitte della grotta (non c'è fonte di luce naturale se non alcuni, rari, funghi luminescenti) non rivelano niente.

Ci becchiamo in confronto, in cui mi comunicherete la decisione. Avete quattro giorni per questo giro di post.

 
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Shervaar
view post Posted on 30/11/2013, 23:48






Fumo nero e denso, nauseante tanfo di carne bruciata, cumuli di macerie e morte, e dolore.
Dolore di chi in una manciata di attimi di puro terrore aveva visto la propria casa, i propri cari, strappati dal mondo nel peggiore dei modi. Cadaveri abbandonati per strada, mutilati e carbonizzati, edifici in fiamme e rasi al suolo, compagni e uomini indifesi trucidati dalle ombre, o ancora peggio dal drago.
Questa era la desolazione che l’elfo si trovava davanti in quella che probabilmente era la notte peggiore della sua vita.
Aveva conosciuto il dolore, aveva conosciuto la morte, ma mai prima d’ora aveva visto tanta desolazione. E mai prima d’ora si era sentito tanto impotente come in quei pochi attimi di follia che erano seguiti all’arrivo del demone nero, del drago.
L’elfo ne aveva già incontrati prima di draghi, creature nobili e meravigliose, aveva pensato, mentre ora faticava a credere cosa la furia di uno solo di loro era stata capace di fare, la devastazione che aveva seminato al suo passaggio.

Shervaar chiuse un attimo gli occhi, sperando che riaprendoli nulla fosse ancora lì, sperando che quello fosse solo un brutto sogno. Quando però rialzò lo sguardo ciò che vide fu un vecchio che si trascinava a fatica dietro un fagotto, e nonostante stesse appoggiato ad una stampella di fortuna e con la testa bendata alla buona questo avanzava determinato, facendosi strada tra le macerie. Lo sciamano lo fissò un attimo con occhi vuoti, sconsolati, quando inciampando l’uomo cadde in terra sparpagliando in giro bende e panni puliti.
I lori sguardi allora si incrociarono e quegli occhi che supplicavano aiuto lo colpirono nel profondo, trascinandolo via dalla sua atona spirale di dolore.

Quelli che lo fissavano erano occhi che chiedevano una mano, ma non lo facevano rassegnati o disperati, c’era determinazione in quello sguardo, c’era voglia di andare avanti, di salvare il salvabile, un fiamma che si accese anche nel petto dell’elfo, scosso da tanto ardore.
Si alzò allora in piedi, allungandosi a raccogliere da terra i panni dell’uomo rimontando il suo fagotto e quando l’elfo allungò un mano al vecchio per aiutarlo a rimettersi in piedi i loro occhi si incrociarono nuovamente.
Non ci furono parole di ringraziamento, bastò il suo sguardo, sul colmo delle lacrime, bastò la sua muta riconoscenza per ricordare all’elfo cosa ci faceva lì, perché era partito sotto la bandiera del Sorya.
Lo aiutò a rimettersi in piedi, gli passò un braccio intorno per sorreggerlo, e lentamente entrambi proseguirono facendosi largo tra i detriti, con il loro carico di bende per chissà quale ferito agonizzante, una fiammella di speranza in un villaggio devastato dalle fiamme.

Il giorno seguente l'elfo ripartì per la propria missione con pochi altri superstiti, sulle traccie del drago, portando ancora quell'ardore nel cuore, determinato più che mai a fare il possibile per evitare che qualcosa di simile potesse ripetersi.
Credeva nella sua missione, nel suo clan, ogni momento di più ed avrebbe messo corpo ed anima in quella ricerca disperata.

Legenda : Narrato - Pensato - Parlato

CS: 1 x Istinto

Danni fisici subiti: (3/16)

Danni mentali subiti: (3/16)

Energia rimanente: 60 + 30 = 90%

Abilità passive:
Empatia Animale - Bloodwing: Permette l'utilizzo del proprio compagno animale all'interno del combattimento, indipendentemente dal suo scopo.
[Razziale]

Furia del Fulmine: Permette di lanciare piccole saette con un secco gesto della mano e con la valenza di un colpo fisico non tecnica.
[Dominio I]

Residuo elementale: I colpi fisici corpo a corpo non tecnica di Shervaar sono infusi dell’elemento corrispondente alla natura dell’ultima tecnica utilizzata.
[Personale]

Tecniche usate:

Note:
Micropost FTW, quasi più un contest che un post vero, ma mi garbava così. Tanto raccontare cose già lette serviva a poco.
Credo non ci sia altro da aggiungere.

Edit, immancabile edit - Fixati alcuni missclick e resi più fluidi un paio di passaggi ma soprattutto avevo dimenticato di specificare che visto il luogo in cui andiamo lascio fuori il compagno animale, motivo per cui salvo favorevoli situazioni future per il momento rinuncio al suo utilizzo.



Edited by Shervaar - 2/12/2013, 21:32
 
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view post Posted on 2/12/2013, 18:49
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Studioso
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Legenda dialoghi:

"PnG o QM"
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Ùlfer
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Àlfar
"Dialoghi appartenenti ai ricordi di Àlfar"
"Dialoghi di Taliesin"
"Dialoghi Shervaar"


Il canto dell'abisso

Intertempo;
Passo incerto.





Buio. Freddo. Una fitta al petto.
Àlfar aprì gli occhi e una voce gioiosa lo chiamò a gran voce: si era addormentato su una panchina lungo il ciglio di una strada in pietra. La voce era quella di una donna appena uscita dalla bottega del fornaio e il profumo di pane appena sfornato e di dolci scendeva pungente…Chi sei?...cosa dici? Perché non ti sento?...Dove siamo? - Ma la sua voce non usciva. Non vi fece caso: la donna aveva un aspetto così semplice, così delicato… - La voce di lei arrivò nuovamente, confusa in un suono delicato. Sorrisero l’uno all’altra e si scambiarono un cenno. Lei lo raggiunse e si sedette accanto a lui. Gli diede un pezzo di pane, lo spezzò e dalla crosta croccante uscì una mollica morbida e calda che profumava di casa. Prese il dono con gratitudine, voltandosi a ringraziare la donna.

E il suo cuore morì.

La carne, dove presente, era marcia e maleodorante. Il pane profumato era diventato un impasto deforme: il battito del cuore accelerò violentemente nel vedere il volto di un ragazzo privo di occhi tra le sue mani. Il suo sguardo scattò frenetico in ogni direzione alla ricerca di aiuto, ma tutto quello che vedevano era fuoco. Fuoco e sangue che piovevano dal cielo. Fuoco e sangue che scorrevano sulla strada. L’odore di morte impregnava l’aria e le vesti mentre una marea incontrollata di Ombre allagava la città. Vide il Sorya, vide la Torre, vide Pietradisole devastata dalla morte e dal dolore. E vide lei. La donna che aveva riscaldato il suo cuore. Rideva. La sua pelle marciva e lei rideva. Il suo corpo era dilaniato dalle Ombre e lei rideva. Ma la risata era dolce, quasi a volergli dire che tutto sarebbe andato bene…
La risata continuava, sempre più cupa sempre meno umana. Gli occhi si riempirono di fiamme e il volto mutò. Né la donna dal volto delicato, né il cadavere ridevano ora. Il drago si alzò in tutta la sua violenza. Le sue fauci schioccarono contro Àlfar.

Buio. Freddo.

Spalancò gli occhi e sussultò, inspirò a fondo come se fosse appena emerso da una lunga apnea. Lo accolsero le macerie di Pietradisole. Il vociare dei guerrieri, indaffarati a mantenere quel poco di ordine rimasto. Si toccò il petto. Era stato bendato e gli avevano disinfettato le ferite e le bruciature lasciate dallo spettro Ireswort… La desolazione regnava ignobile.
Cardinale…mi dispiace… - Scosse la testa per tentare di scacciare il pensiero. Si alzò dolorante e accarezzò Beelär. L’animale si svegliò a sua volta rispondendo con affetto alla carezza, poi si diressero verso il raggruppamento di soldati poco più a valle. ”Dèi, perché?” bisbigliava a sé stesso passando tra le macerie e la devastazione. I superstiti piangevano i loro morti, i soldati del Sorya aiutavano come meglio possibile. Raccomandava alle anime dei morti un viaggio sereno verso la loro terra degli spiriti e proseguiva il proprio cammino. Vide Jevanni che stava raggruppando i propri uomini. Di lì a poche ore partirono.

Era passato poco meno di un giorno dall’attacco del drago. Poco meno di un giorno. Un’eternità di incubi e angoscia.



Il viaggio fu breve, ma carico di malumore e inquietudine: in una mezza giornata di viaggio arrivarono alla zona montuosa e al labirinto di caverne. Il giovane sciamano sentiva su di sé lo sguardo infausto di un cattivo presagio. Tutti erano sull’attenti, tesi come corde di violino, nel guardarsi attorno con circospezione.

La situazione non migliorò per nulla quando giunsero alle grotte. L’ombra li avvolgeva. Uno sguardo nefasto li scrutava. L’odore di morte arrivava fino a loro.

Quale via?

Davanti a loro stavano tre strade. La prima da destra esalava un pestilenziale odore di morte: venne bocciata subito. Non conveniva nemmeno prendere la sua opposta, troppo stretta in caso di aggressione. Dunque il voto della truppa fu per la via al centro. Di dividersi non se ne parlava.

Un tamburo incerto vibrò nella caverna al passo dei sopravvissuti del Sorya.




Scheda Tecnica

Fisico: Contusioni Medie alle ossa del torace, ustioni Alte di natura sacrilega sparse sul corpo e un danno da shock Basso al petto. [9/16]
Mente: È stato intimorito dalla Folgore e ha subito una malia Bassa. (Il danno Basso deriva dallo sforzo impiegato per resistere a tale malia) [15-/16]
Energie: 60%

CS:1 Destrezza - 1 Forza


Passive:
- Presenza angelica
Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.
Non è importante l'allineamento dell'Avatar. Quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dal sopracitato fattore.

- Passiva di Dominio Liv. I
Bèrral ha una trama di un verde acceso e luminescente che l'attraversa da un capo all'altro. In battaglia, da questo disegno complesso, sorgono piccole spine di pura linfa primordiale: rese solide dalla magia, si staccheranno all'urto con il corpo dell'avversario e rimarranno ferme sotto la pelle. Alcune di esse rilasceranno delle spore e faranno crescere muschio sulla parte colpita. Il danno causato da queste piccole manifestazioni magiche si aggiunge al danno fisico della frustata.


Note: Post breve. Il primo “giorno”, cioè il tempo trascorso dall’attacco del drago al risveglio di Àlfar, ho voluto renderlo con l’incubo descritto piuttosto che una descrizione ripetitiva della scena di morte e devastazione. Spero piaccia, almeno come interludio!

Edit: Aggiunto specchietto con energie residue e danni subiti^^


Edited by Volk/Wolf - 2/12/2013, 21:51
 
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view post Posted on 2/12/2013, 21:30
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Cardine
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Odore di cenere e carne bruciata nell'aria.
Ombre, boati e macerie tra le strade.
Urla, gemiti e pianti dal sottosuolo.


Taliesin passeggiava nella desolazione, il mantello che sfiorava appena il terreno, sollevando la polvere appena posatasi.
Amava il silenzio, aveva nostalgia di esso, e avrebbe tanto voluto che quei lamenti, appena sussurrati, cessassero immediatamente.
Avrebbe voluto zittire tutti quanti con le sue stesse mani, porre fine a quel fastidioso ronzio e donare la pace che quel luogo meritava.
Ma non poteva farlo. Non lui, perlomeno.


Giunse in cima al colle dove ora, al posto del Tempio, c'era soltanto un imponente cumulo di detriti. La cenere li aveva coperti con una patina grigia, ma al di sotto di essi pulsavano ancora le braci. Si illuminavano e si spegnevano seguendo il ritmo impassibile del suo respiro, sincronizzato a sua volta con il battito rallentato e rumoroso del suo cuore, un timpano nell'oscurità.

Pronunciò delle parole, impose una mano, ed un respiro rauco e profondo dominò tutti gli altri.

Qualcosa si mosse, sotto terra.

E il Drago emerse dalle macerie, colossale e imponente, abbracciando la volta celeste con le sue ali nere.



mKHJSQ2



...


Guardava il villaggio da lontano, adesso. Ne osservava i vicoli, ripercorrendo i ricordi. Il bambino, la casa di Lupo, Lys che assaggiava la carne secca, un padre che piangeva dinnanzi a ciò che restava di un muro, Shervaar che lo salvava dalla morte certa. E poi Jevanni, il bosco, Scarabio che risaliva la cascata e qualcuno che gli urlava nelle orecchie.

E poi lei...

Non era questo l'ordine, e per quanto si sforzasse di ricordarlo, non ci riusciva. Era troppo occupato ad ammirare il colle, raso al suolo, e a pensare come quello dei sopravvissuti non fosse che un centesimo del dolore che lui aveva provato.

Il suo egocentrismo non aveva più limiti, ormai.





« Ugh » Bestemmiai a denti stretti, schiudendo gli occhi ancora colmi di lacrime. Singhiozzavo ancora, incontrollatamente. Gli incubi mi perseguitavano da settimane, ormai: mi ero arreso ad essi già da tempo, poiché per quanto mi sforzassi di respingerli, essi tornavano più cupi e tempestosi che prima. Potevo solo godere la calma apparente del dormiveglia: un respiro d'aria fresca prima di ricadere nell'abisso. Un magro premio di consolazione, in effetti.
Tossicchiai, girandomi su un fianco: ero ferito, e non riuscivo a trovare una posizione che favorisse il riposo. Ma peggio del dolore c'era la vergogna: in ogni mio incubo non ero altro che una bestia sadica, capricciosa, violenta e bramosa di vendetta. E ogni volta mi svegliavo con un nodo alla gola, ed il terrore di quello che ero stato sul punto di diventare. E sentivo di poterlo diventare da un momento all'altro.
E ogni volta, svegliatomi, di soprassalto, cercavo penosamente di autoconvincermi che tutto quanto, con il tempo, si sarebbe sistemato. Ed ero persino felice, quando lei appariva in sogno; credevo si trattasse di un buon segno. Ma tutto ciò significava arrampicarsi sugli specchi: le mie unghie graffiavano la liscia superficie, ed io scivolavo inesorabilmente giù, verso il punto di partenza.
Quella notte non fece eccezione alla solita, dolorosa, routine.
Mi misi a pancia in su, e chiusi gli occhi. Anche l'alba sarebbe giunta, prima o poi.


[...]



La terribile sensazione di essere seguito non mi aveva dato tregua nemmeno per un secondo. Seguivo i passi di Jevanni, appoggiandomi rischiosamente al fragile bastone della mia motivazione. Gli eventi mi avevano messo a dura prova, senza dubbio, e le immagini di quella notte erano ancora vivide nei miei occhi. Eppure la paura del passato mi spingeva ad andare avanti, e mi impediva di fermarmi - nonostante vacillassi ogni due passi.
La prospettiva di stare inseguendo un drago nel pericoloso Abisso che si snodava sotto il Samarbethe, poi, di certo non mi era d'aiuto: il dubbio mi assaliva ad ogni carcassa spazzata via dalla furia della bestia. Anche la Moltitudine che si annidava in ogni fessura di quei luoghi non poteva niente, contro un Drago. Chi eravamo noi per combatterlo? « Leoni », pensai.
Giungemmo fino al punto in cui la grotta si divideva, proseguendo i tre direzioni diverse. Un puzzo insopportabile di morte mi risvegliò dai miei silenziosi pensieri, e per poco le briciole che avevo nello stomaco non tornarono su. Stavo ancora combattendo contro la stanchezza e lo sconforto, e non ebbi né la forza né la voglia di intromettermi nella discussione. Le avrei risparmiate per fare un altro passo, e poi un altro ancora.



- Taliesin -


Energia

90 / 100
CS

5
ingegno x2
riflessi
attenzione
fortuna
Status fisico
2 / 16
(taglio alla schiena basso, graffio alla gamba sinistra basso)
Status mentale
3/16
(emicrania)
Razza
Umano
Dominio
Illusionista
Classe
Ladro
Energia Verde - Pericolosità D

5 - 10 - 20 - 40
(standard)


Equipaggiamento

Fabula: spada corta;
Scarabio: artefatto di livello epico;
Flauto della Palude Nera: strumento musicale, artefatto di livello avanzato;
Liuto di Luke Mannersworth: strumento musicale;
Itinerante: mantello, artefatto di livello epico;
Fumogerno: oggetto dell'erboristeria;
Sfera dell'evocazione: oggetto dell'erboristeria;
Fabula: spada corta;
Pistole ad avancarica: arma da fuoco piccola, 4 colpi.
Biglia accecante oggetto erboristeria, vedi "Itinerante"



Abilità Passive

Il cantastorie: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche il corpo del caster potrà essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione;
Il vagabondo: non si sviene sotto il 10% delle energie; malia psionica passiva di fascino;
Scarabio: possibilità di parlare amichevolmente con animali non più grandi di uno scoiattolo; il peso del corpo di Taliesin è pari a quello di uno scarabeo e non emette rumori mentre cammina; senso di inadeguatezza nei confronti della natura;
Il Flauto della Palude Nera: il suono del Flauto provoca negli ascoltatori un senso di profonda insicurezza;
Itinerante: immunità da auspex passivi.



Abilità Attive



Ricapitolando...

Post, appunto, di passaggio. Dopo l'incubo, che rispecchia vagamente gli eventi davvero successi, Taliesin ricorda l'accaduto. Per tutto il tempo in cui si resta al villaggio rimarrà infatti chiuso in se stesso, lottando contro lo sconforto che non gli da pace. Il post, nonostante non approfondisca gli eventi, li reinterpreta dal distorto pov del bardo, un campione di egocentrismo e ipocrisia. Spero che sia stato per voi una lettura piacevole. La colonna sonora è Castel of Nightmares dei Nox Arcana.


 
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view post Posted on 5/12/2013, 11:57
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r1TULky

Un passo nell'ombra, seguito da un secondo e un terzo, una marcia cauta per evitare di inciampare nella pietra a tratti scivolosa, a tratti quasi spugnosa o pronta a cedere. Uno dei suoi uomini aveva acceso una torcia non appena ci si era incamminati nella strada centrale una mezz'ora prima, ma qualche minuto dopo la si era dovuta spegnere in fretta e furia. Le scintille finali bruciacchiarono le ragnatele andate ad infittirsi man mano che si procedeva, sfiorando la tragedia per qualche soffio - lasciando immaginare cosa sarebbe successo se la recluta disgraziata non avesse spento la fiaccola.

Le immagini vivide delle fiamme erano bastate a lui e ai suoi uomini, l'aveva letto nei loro occhi; quella caverna poteva sicuramente fare a meno di un secondo incendio. I versi delle creature mostruose riecheggiavano ripugnanti e inquietanti, coro stonato che andava a far da sfondo a quella stupida, forse stupidissima scelta di addentrarsi nel Samarbethe. La poca luce offerta dai funghi era diventata persino più fioca, garantendo persino meno luce di prima.

« Ora sono più vicini. »
La voce di Seyrleen al suo fianco gli rese ancor più pesante le gambe. Ancor meno invogliato ad andare avanti. Sussultò quando uno dei piedi sprofondò nella terra, poi sibilò una bestemmia a mezza voce sperando che il rumore soffocasse l'irritazione palesata. Da quando avevano preso quella strada non avevano fatto altro che percorrere una strada priva di sbocchi - inizialmente aveva temuto di incontrare un vicolo cieco, ma l'intuito della spedizione sembrò aver azzeccato: la strada si era allargata poco a poco, e ora erano entrati in una stanza parecchio ampia.

« Lo so. » Avvicinò la mano alla spada, tirando un sospiro e sforzandosi di rimanere paziente.
« Sfortunatamente per loro, lo siamo anche n... »

« Ni y Llawer »
La sua risposta in elfico lo lasciò interdetto. Non lo faceva mai, se non quando era estremamente nervosa.

Accaddero due cose contemporaneamente, entrambe nella sua testa.

Si voltò sguainando nelle tenebre Orizzonte, sapendo di starla puntando contro la propria spedizione, ma le presenze oltre essa erano il bersaglio.

Aveva dato per scontato che le presenze percepite fossero lontane fra loro o in cunicoli diversi ai propri - non aveva avvertito ostilità di sorta nei movimenti delle aure in fondo; eppure le presenze si erano avvicinate progressivamente.

La prima delle due cose che realizzò, fu che sino a quel momento erano stati seguiti.

La seconda, invece, fu merito della conoscenza scarsa della lingua parlata dalla Neiru, che gli permise lentamente di tradurre:
" Non i Molti. "

La spedizione si fermò al suono della lama estratta, un mormorio confuso seguito da un attimo di silenzio, poi si accese il balbettare di un soldato: « S...si è mosso qualcu-qualcosa! Lì, in fondo! »

E qualcosa si mosse per davvero, sagome umanoidi o meno che offuscavano e si stagliavano contro le già parecchio tenui fonti di luce. Come avevano fatto a non accorgersene prima, era un mistero - ma qualcosa in tutto ciò era strano. Tutti già pronti a combattere, armi in pugno ma la paura in volto, eppure le figure non diedero segno di volersi scagliare su di loro - i loro sguardi erano ben oltre il gruppo.

« Non solo. »
Con la coda dell'occhio, scorse la lancia di Seyrleen indicare altre macchie nere appena visibili nell'ombra. Il mormorare dei soldati divenne un brusio, e presto un vociare concitato - segnali confusi che lo spadaccino interpretò con un tuffo al cuore. Era stato troppo pretendere di poter sentire tutti loro, poter avvertire nella loro stessa tana tutti quanti.

Credette di essere in trappola, quando le ombre e i Molti si scagliarono...ma venne colto di sorpresa.
In effetti, in quel momento, tutti lo furono.




speedpaintbyheader

ATTO II ~ Di ragnatele e scaglie di drago.

PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"quest~master's bidding"

La nostra spedizione percorre il cunicolo finché non si giunge in una zona parecchio più ampia - tanto da riuscire a scorgere a malapena le pareti a dispetto della luce (che comunque gradualmente in questo viaggio è andata diminuendo). Veniamo, all'interno, colti alla sprovvista da un manipolo di Ombre (se riuscite ad illuminarle di sfuggita con qualcosa potete persino riconoscerne qualcuna fra quelle 'calmate' dal Aleph) che giunge da dove voi siete entrati poco prima e da un paio di Bebilith dalla parte opposta, qualche Vrock si stacca dal soffitto dalla parte opposta e una dozzina di Vretch. Le CS in istinto lasciano lentamente capire che, ed ecco la sorpresa, le Ombre sono sì ostili, ma si stanno in una certa misura "controllando" per non attaccare voi - similmente a quando il Cardinale le ha controllate prima. Un controllo tuttavia instabile e pronto ad infrangersi, ma che per ora sta permettendo loro di ridirezionare la loro 'fame' sui Molti che vi stanno aggredendo. Le CS in intelligenza/attenzione vi fanno invece render conto di esser appena capitato in uno dei famigerati nidi di questa fazione. Le CS in fortuna, come avrete certamente intuito, sono andate a farsi ampiamente benedire. Eventuali auspex inoltre in questa "grotta" perdono efficacia. Aspettate il prossimo intervento. Perdonatemi per il ritardo ma ho avuto un contrattempo irritante mentre scrivevo l'ultimo paragrafo e ho dovuto ricominciare stamattina sul presto.

 
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view post Posted on 7/12/2013, 13:51
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consapevolezza?

immensa distanza da percorrere, prima di tornare alla luce, marmoreo ponte fino al lampo di vita il cui colore, ormai, era perso nell'oblio della memoria e dell'essenza del Sogno senza uscita. La fine non sarebbe stata raggiunta, l'obliata eternità avrebbe catturato ogni istante di esistenza — e non gli avrebbe permesso di giungere a nulla, se non a se stesso, in un ampio circolo di non vita, non morte, essenza senza involucro.

-

(se ci pensi, non puoi immaginare un nuovo colore.)

I movimenti si fanno sempre più scoordinati e pesanti, mentre il tuo sguardo vacilla. Ti senti perennemente osservato, tu,
osservatore.
Osservato dentro la tua casa, dentro al luogo nel quale sei condannato a restare, forse fino al limite della tua esistenza, mentre intrusi provano incautamente a mettere piede dove tu hai messo piede, ad avvicinarsi a quello a cui tu ti stai avvicinando, a sottrarti quello che ti appartiene. Segui loro, perché si dirigono nella tua stessa direzione—e temi (speri?) che la loro destinazione, in effetti, sia anche la tua.

« μέχρι ο κόσμος ... »

I ricordi delle iscrizioni ritornano alla mente senza controllo mentre la tua visuale si popola di ombre (non ci sono sempre state?), fantasmi e cadaveri, visione che da sempre fa parte di te—tanto che ormai quasi ti mancherebbe, se ti lasciasse—terrore di essere lasciato da ciò che potrebbe darti qualcosa—e pure i corpi dilaniati e l'oblio che permea quei fantasmi, quelle apparizioni che compaiono dal nulla (proiezioni di una mente senza speranza) non suscitano in te nulla se non dannata stoica contemplazione—il tuo involucro è pieno di un atavico oblio d'essere—ma c'è qualcosa che aspetta—c'è qualcosa che aspetta e si agita, in mezzo a quelle visioni—brutale agonia inflitta—ed un sorriso di esaltazione spasmodica, nella rossa consapevolezza, all'interno del proprio sogno, di essere l'artefice della carneficina.

L'ombra in mezzo alle ombre.



I tunnel senza fine si susseguono interminabili, nel vagare sinistro e nella bianca eco di silenzio che permea la roccia, al cui interno il tempo ha smesso di muoversi. Neppure gli unici esseri (davvero) viventi che segui riescono a riempire il vuoto e il freddo dell'oscurità, che pare avere la meglio su di essi.
Insieme alle ombre e le creature del sottosuolo che ne riempiono le gallerie intorno.

(distruggili.)

Hai smesso di controllare il tuo corpo, i tuoi pensieri e le tue azioni da tempo. Stai seguendo gli intrusi fino ad un'ampia apertura delle caverne, insieme alle creature che ormai ti sono in tutto simili, ombre di se stesse, e pure insieme ad esse non li hai ancora attaccati. Ma ora percepisci ciò che aleggia nella pesante aria delle tenebre. Senti l'odore del sangue che macchia le pareti—a ciò che vedi con gli occhi si sovrappone una visione di morte—da corpi vagabondi a corpi a terra senza vita—sangue sulle pareti—e vuoi che insieme ad esse anche le tue mani e il tuo corpo sia rosso.
Rosso di morte.

(se ci pensi, non puoi pensare ad altri colori)

È qualcosa che succede in un attimo.

E non sei tu ad osservare le creature intorno a te muoversi, circondarti, oltrepassarti, chiudere in una morsa quelle poche persone arrivate troppo in profondità, attraverso luoghi che non avrebbero dovuto visitare. Non sei tu a sorridere, ghigno bestiale, circondato dal buio, non riuscendo a scorgere più nessun movimento, più nulla.



« χαμένο δεν μπορεί ... »

Ricordi le iscrizioni sulle pareti rocciose come se le avessi sotto gli occhi in questo momento. Se letti ad alta voce, sarebbero stati dei fiumi di parole, delle sinusoidi di dolce flusso d'aria con al tempo stesso un profondo significato, tanto da potercisi immergere senza più risalire. Non riesci tuttavia a paragonarlo ad altro che a se stesso, dal momento che sembri quasi aver dimenticato ogni cosa, successa fuori dai cunicoli oscuri. Eitinel, Alexandra ... Ormai questi sono nomi il cui valore e senso sfumano nell'oblio, senza che tu possa farci qualcosa (e neppure vuoi). Lì sotto, nelle caverne, nulla proveniente dall'esterno può avere qualche importanza. Ciò che ora senti è però diverso dalla lettura delle parole iscritte nella roccia. È una miscela di sentimenti ed emozioni dimenticate, quanto il suono di una campana in un villaggio distrutto, il plic di una goccia d'acqua in un Gorgo miasmatico, un inno di gloria ad un dio distruttore. Un suono dolce e terribile.
E riverbera, intorno a te, intorno ad ogni cosa.
Intorno al nero che ti circonda.
...

Sei tu a ricordare questo suono, tuttavia, e sembra così reale.

5xPsm5L



Reale tanto da poter essere percepito anche dagli altri, reale tanto da aver effetto su chiunque, intorno. Guardi intorno, uscendo allo scoperto, davanti ad esseri viventi (non ne vedevi uno da secoli). Non è il loro il sangue sulle pareti, che ora sono tinte di nero, proprio come l'oscurità che pervade il tetro luogo.
Non hai voluto uccidere loro, per ora.
Al contrario di ciò che ti possiede.

« Andatevene da qui. Non è posto per voi. »

I loro corpi non emanano sicurezza, non conoscono il posto in cui si sono addentrati. Tu non fai neppure più caso alla costante sensazione di morte che aleggia intorno.
L'umano che ti si avvicina tuttavia l'hai già visto, le immagini tornano leggere alla memoria di un tempo. Il suo sguardo non ti è nuovo, e smetti di pensare a ciò che ti circonda.
...
Mentre ritornano le porte di una Velta distrutta ed eterea, un'immenso stagno, e una spada nel petto.
Una ferita da te inflitta per arrivare a Lei.

(tutto si offusca)

« Non ci pensiamo proprio.
Tu cosa ci fai qui?
»

Lo senti ma non lo ascolti. Velta. Perché li hai risparmiati? Perché non hai voluto rompere un ulteriore filo che ti collega con il mondo reale?



Non lo sai più. Non sai le risposte alle entrambe semplici domande che ti sei posto e ti sono state poste. Stai seguendo gli intrusi, a dir la verità. Sei lì per andare nella loro stessa direzione — e per impedire loro di arrivarci. Perché li hai salvati, se vuoi cacciarli?
Perché non ti sei unito alle ombre contro di loro? Qual'è la parte di te che ora sta avendo il sopravvento sull'involucro del tuo corpo?

Non è il momento.

« Non seguite il cammino attraverso queste terre che non conoscete, dal momento che le creature che avete appena visto erano solo alcune delle più docili. »

Tu sei uno di loro. Non appartieni agli intrusi, ma alle creature del sottosuolo, ormai.
Non hai più niente in comune con gli esseri viventi davanti a te.
Non ti rivolgi più all'uomo che hai affrontato alle porte della Torre, vuoi togliere quella visione dalla tua mente, ti volti verso il gruppo, prima di tornare a fissare il ghiaccio nel volto dell'uomo che gli aveva risposto.
Conosci il suo nome?

« Se rimanete in questo luogo, il vostro destino è deciso. »



...

Il sangue sulle pareti sta ripopolando la tua mente.
E se ci pensi, non puoi immaginare un altro colore.

« ... μέχρι την αιωνιότητα »

-





[2CS Percezione, 4CS Istinto, 4CS Freddezza]

Status Fisico. » Ottimale.
Status Mentale. » Oblio.
Energia Residua. » -

ultimo desiderio del marchio | Rintocchi di morte, desiderio di vita. Il battito della creazione, la follia dell'esistenza. L'ombra del marchio, che esiste solo nella mente di chi lo ritrova davanti a sé. Il suo ultimo desiderio, è scomporsi nella creazione di infinite forme d'oscurità, che pervaderanno il nemico o i nemici (se impiegata su più persone la potenza sarà inferiore al consumo), senza possibilità di scampo. Controllato solo da chi ha il potere, ovvero il marchio stesso. L'obliato, che comporrà le note di questa melodia di sofferenza, solo per la mente di chi si mostra. Essi vedono manifestazioni d'ombra, ma esse non sono altro che proiezioni della loro mente; proiezioni che mostreranno loro l'ombra che hanno temuto dal primo momento che hanno visto, se gli è stata data questa condanna, il senzavita. Ma ciò che non capiscono è che queste sono proiezioni delle loro mente, che pure, se li colpiranno, avranno effetto diretto sul loro corpo, proprio come se li avessero subiti nel mondo reale e materiale. Perché quello che avviene nella mente appartiene al dominio dell'essenza, ed essa stessa si occuperà di gestire la propria sofferenza. In un sussurro di vita perduta. [Psion con danni magici, variabile.][Usata a consumo critico ad area]

verità del marchio | Ed in modo simile, riuscirà a convincere anche i più restii, convincendoli che ciò di cui il senzavita sta parlando, è assolutamente quanto più si avvicina alla verità, se non la verità stessa. Non importa cosa di fatto egli dirà, e neppure la concezione morale dei singoli ascoltatori; chiunque assumerà le sue parole come giuste e veritiere, anche moralmente. Riuscirà in questo modo ad instillare la verità (la sua verità) nelle menti degli ascoltatori, come se, prima d'ora, non avrebbero saputo come comportarsi. Senza che se ne accorgano, quindi, saranno colpiti da un'influenza psicologica media, e tale sarà il danno che le loro menti, in caso di mancata protezione, dovranno subire. Il prezzo da pagare per la conoscenza della verità assoluta. [alto, un turno, ad area, psion; p. proclamare]


Attive dai turni precedenti. »
Passive in uso. » Vista notturna, percezione Auspex, influenza psionica passiva (chi lo vedrà penserà di conoscerlo), difesa psionica passiva (da normali alterazioni dello stato d'animo quali turbamento, dolore), può cambiare aspetto e nascondere le ferite, può continuare a combattere anche in condizioni estreme, resistenza ad un Mortale aggiuntivo, le sue parole inducono a credergli e dargli fiducia, potenza tecniche psion un livello superiore e vulnerabilità tecniche fisiche avversarie (saranno di potenza superiore), influenza psion passiva [ogni volta che viene attivata una tecnica psion l'avversario vedrà per qualche istante delle ombre nel suo campo visivo, o con la coda dell'occhio].

Consumo energia tecniche. » [Trentasei.][Diciotto.][Nove.][Cinque.]
Note. » Salve a tutti! Breve intervento che introduce il mio personaggio nella quest. Hoc vi seguiva da un po', e vi salva dall'ordata che vi sta attaccando, per i suoi motivi, vibrando nell'aria un suono che tuttavia non ha effetto su di voi, più che un po' di turbamento (sennò che salvataggio sarebbe). Tuttavia poi vi ordina di andare via da quel luogo, e uso la "verità del marchio" per imprimere un po' più di pathos, oltre ad aver effetto la passiva di influenza psion sulle parole.
A voi la scelta.

Nota nelle note: Le psion attive usate hanno potenza aumentata di un livello, da passiva. Ignorate anche il danno alle menti dell'abilità contro di voi; è usata solo in modo da far credere alle mie parole in modo significativo.

 
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view post Posted on 11/12/2013, 12:52
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Studioso
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Legenda dialoghi:

"PnG o QM"
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Ùlfer
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Àlfar
"Dialoghi appartenenti ai ricordi di Àlfar"
"Dialoghi di Taliesin"
"Dialoghi Shervaar"


Il canto dell'abisso

Nel Ventre;
Il monito sinistro.





Tamburi di guerra. Lo stridere dei Molti.

La mano di Àlfar corse all'impugnatura di Bèrral e le sue dita si chiusero decise intorno al legno vivo dell’arma. Con un guizzo l’arma era sciolta e pronta a combattere, con le spine che la avvolgevano vibranti di energia. Mosse appena il braccio, puntando una prima sferzata nel buio intorno a sé. Si arrestò a metà del gesto.

Un leggero spostamento d’aria, un movimento appena percettibile, l’odore di uno spirito inquieto: un’Ombra. Questo non finirà bene. Non saremo in grado di reggere a un fuoco incrociato…i Molti o le Ombre, bella varietà di scelta…oh beh, vendiamo cara la pelle!

Ma la morte avrebbe atteso. Alzò il braccio disarmato avvolgendolo con le fiamme azzurre del suo stesso spirito e il lungo attimo di illuminazione rivelò una scena che non avrebbe mai immaginato: Le Ombre, i famelici spiriti che piagavano il Sorya e che il giorno prima avevano sommerso una città coi loro corpi, ora combattevano contro i Molti; era evidente il loro impegno nell'evitare di danneggiare i membri del gruppo, per quanto alcuni cedessero alla fame. Spiriti persi. Avevano una guida e ora che hanno perso anche quella luce, brancolano nell'ombra di cui sono fatti…Eppure sono qui, a combattere il loro istinto, a combattere i Molti. La loro fame è incanalata contro qualcosa che minaccia noi. Questi spiriti…meritano il nostro rispetto? Forse sono troppo ottimista…

Fu il silenzio.

Lo sciamano capì solo che lo scontro era terminato piuttosto in fretta e che nessuna delle due orde aveva dominato sull'altra. Allora cosa? Una terza minaccia? Un supporto? Non era il Sorya. Erano troppo distanti e le comunicazioni erano state interrotte…allora chi?

Passò tra le fila scomposte. Una figura che ad Àlfar sembrava di conoscere da tempo…tuttavia non riusciva a ricordare dove, né le circostanze di tale incontro. La figura si era diretta verso Jevanni, ponendosi tra il gruppo e il resto del tunnel. Le sue parole vibrarono contro le pareti: ”Andatevene da qui. Non è posto per voi.”

Ma il loro Leader era fermo e sicuro. ”Non ci pensiamo proprio. Tu cosa ci fai qui?” Nessuna risposta. La figura si rivolse nuovamente a tutti e nessuno in particolare. Ma questa volta le sue parole suonarono con una nota diversa, più veritiera forse, c’era una promessa in quelle parole…e una minaccia.

Non seguite il cammino attraverso queste terre che non conoscete, dal momento che le creature che avete appena visto erano solo alcune delle più docili. Se rimanete in questo luogo, il vostro destino è deciso.

Àlfar sentì in cuor suo che era vero, probabilmente andare in quella direzione li avrebbe portati a morire. Ma, diamine, quando siamo partiti sapevamo che c’era il rischio di lasciarci la pelle. A Pietradisole sapevamo che c’era il rischio di morire, forse pensavamo di morire per un linciaggio piuttosto che di dover affrontare un gruppo di Ombre. E ora siamo qui. Siamo stanchi, feriti e per gli dei puzzo da fare schifo. Ma ”ero pronto a morire quando ho accettato di andare a caccia di draghi. Servirò il Sorya. Non fuggirò di fronte alla morte. Concludendo ad alta voce il proprio pensiero, si avvicinò a Jevanni, ripose Bèrral al proprio fianco e parlò con la testa alta. ”Comandate.”

La morte. Sì, faceva paura pensare alla morte. A spaventarlo era il pensiero di morire lontano da casa, a dire il vero. Ma sarebbe andato avanti. Fino alla fine.




Scheda Tecnica

Fisico: Contusioni Medie alle ossa del torace, ustioni Alte di natura sacrilega sparse sul corpo e un danno da shock Basso al petto. [9/16]
Mente: È stato intimorito dalla Folgore e ha subito una malia Bassa. (Il danno Basso deriva dallo sforzo impiegato per resistere a tale malia) [15-/16]
Energie: 60%

CS:1 Destrezza - 1 Forza

Passive:
- Presenza angelica
Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.
Non è importante l'allineamento dell'Avatar. Quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dal sopracitato fattore.

- Passiva di Dominio Liv. I
Bèrral ha una trama di un verde acceso e luminescente che l'attraversa da un capo all'altro. In battaglia, da questo disegno complesso, sorgono piccole spine di pura linfa primordiale: rese solide dalla magia, si staccheranno all'urto con il corpo dell'avversario e rimarranno ferme sotto la pelle. Alcune di esse rilasceranno delle spore e faranno crescere muschio sulla parte colpita. Il danno causato da queste piccole manifestazioni magiche si aggiunge al danno fisico della frustata.


Attive: Spirito ululante a consumo Nullo, per illuminare la scena.
Fiamme blu e azzurre, così calde da sembrare quasi gelide, ricoprono in una vampata il corpo del caster. Pagando un costo variabile egli è in grado di generare in questo modo una manifestazione magica: questa avrà la forma di uno spettro di fiamme azzurre che comparirà come estensione/espansione della forma fisica del caster e delle sue armi. La manifestazione magica eseguirà però un solo ordine e svanirà alla sua conclusione, indipendentemente dalla sua efficacia. La tecnica ha natura magica e nessuna affinità elementale (nemmeno un allineamento sacro/oscuro).


Note: Eccomi, post breve ma spero piacevole. A voi :)
 
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view post Posted on 13/12/2013, 21:11
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Cardine
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Mi sentivo un funambolo, nel buio del Samarbethe. Non avevo nulla a cui aggrapparmi, mentre mi addentravo nelle profondità della terra, marciando incontro a orrori indicibili senza avere la forza di fermare la mia avanzata; nonostante questo restavo in equilibrio sul filo della mia debole volontà, un tessuto consunto e lacerato dal passato che mi tormentava. Ma era proprio quello stesso passato a far sì che quell'ultimo filo, ciò che restava di una ben più vasta trama, non si spezzasse.

Ripensai a Lys, rimasta al villaggio con i pochi sopravvissuti. Evidentemente era quello il suo posto, ma in quel momento pensavo solo a quanto avrei voluto esseri rimasto con lei. In fondo qual'era il mio posto? Non di certo quella missione suicida nei meandri della terra. Eppure era proprio ciò che meritavo. I sensi di colpa, i nemici più infidi che un uomo possa avere, si annidavano nel mio cuore, pronti a riemergere nei momenti meno adatti.

La gola mi si annodò, e gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Non volevo che nessuno mi vedesse in una condizione così penosa, e la scarsissima illuminazione mi aiutava a nasconderla - un'oscurità simile a quella in cui mi ero rifugiato negli ultimi tempi, dentro e fuori di me. Ero l'ultimo dei problemi di Jevanni, di Alexandra, dei Leoni, del Sorya, ma il primo dei miei – e dei suoi. Quanto ci avrei messo a dimenticarla? Avrei tanto voluto buttarmi a terra lì, immediatamente, aspettando in eterno che la volta rocciosa si sgretolasse su di me, seppellendomi. Non avrei nemmeno urlato. Ma continuai a camminare.



Jevanni sfoderò la sua lama, ed il sibilio di essa fu il segnale di arresto. La tensione era davvero palpabile.
Io non facevo più caso ai presentimenti da quando essi infestavano le mie giornate. Guardare nel buio porta sempre con sé un brivido, e la paura è solita giocare brutti scherzi. Eppure quello non era semplicemente l'impressione di qualcosa attorno a noi, ma di qualcuno che ci seguiva: rabbrividii al pensiero di essermi spinto così in profondità, incurante del pericolo che si era sempre annidato alle mie spalle.
Non vidi ciò che non volevo vedere - ovvero tutto. La mia mano impugnò la spada, ma era più un gesto dettato dalle convenzioni che un tentativo di stare in guardia. Pronto al peggio? Nemmeno un poco. Così chiuso in me stesso, sarei stato incapace di muovere un muscolo, probabilmente.

E poi un suono capace di turbare l'animo stesso: vibrò nel mio petto, e poi in infilò su per la gola. Ebbe l'effetto di svegliarmi, e lo fece così bene che sussultai involontariamente. Rimasi a guardare la scena, spada sguainata e gambe tremanti.



Qualcuno ci aveva salvati da uno scontro che sarebbe stato senza dubbio sanguinoso. Un uomo - forse - dal volto tatuato: faceva troppo buio per definire con chiarezza altri dettagli. Si avvicinò al nostro capitano, sciuro di sé, e parlò con voce calma e sicura. Lo fissai a lungo, attonito.
Se rimanete in questo luogo, il vostro destino è deciso. Non era di certo una novità, eppure in quelle parole c'era un qualcosa di terribilmente sentenzioso e vero. Qualcosa che forse avrei dovuto temere.

Àlfar ostentava la sua sicurezza, scaturita da chissà quale profonda convinzione. Lo invidiavo non poco, a dire il vero. Io, invece, ero in trappola: continuare significava morire, e tornare indietro andare incontro a una sorte ben peggiore, fatta di rimorso e pentimento. Trovare il bambino significava riaccendere la speranza di rivedere Myria, un giorno. Rimediare

Indietreggiai, rinfoderando la spada e stringendomi nel mantello. Guardavo nervosamente Shervaar, Jevanni e Seyrleen, in attesa che qualcuno parlasse al posto mio. «Fate qualcosa» balbettai, senza che nessuno potesse sentirmi. Divorato dal dubbio, conscio di essere in trappola, aspettai che qualcuno mi salvasse.



- Taliesin -


Energia

90 / 100
CS

5
ingegno x2
riflessi
attenzione
fortuna
Status fisico
2 / 16
(taglio alla schiena basso, graffio alla gamba sinistra basso)
Status mentale
3/16
(emicrania)
Razza
Umano
Dominio
Illusionista
Classe
Ladro
Energia Verde - Pericolosità D

5 - 10 - 20 - 40
(standard)


Equipaggiamento

Fabula: spada corta;
Scarabio: artefatto di livello epico;
Flauto della Palude Nera: strumento musicale, artefatto di livello avanzato;
Liuto di Luke Mannersworth: strumento musicale;
Itinerante: mantello, artefatto di livello epico;
Fumogerno: oggetto dell'erboristeria;
Sfera dell'evocazione: oggetto dell'erboristeria;
Fabula: spada corta;
Pistole ad avancarica: arma da fuoco piccola, 4 colpi.
Biglia accecante oggetto erboristeria, vedi "Itinerante"



Abilità Passive

Il cantastorie: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche il corpo del caster potrà essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione;
Il vagabondo: non si sviene sotto il 10% delle energie; malia psionica passiva di fascino;
Scarabio: possibilità di parlare amichevolmente con animali non più grandi di uno scoiattolo; il peso del corpo di Taliesin è pari a quello di uno scarabeo e non emette rumori mentre cammina; senso di inadeguatezza nei confronti della natura;
Il Flauto della Palude Nera: il suono del Flauto provoca negli ascoltatori un senso di profonda insicurezza;
Itinerante: immunità da auspex passivi.



Abilità Attive



Ricapitolando...

Post pesante, forse. Sarebbe ipocrita dire che era l'impessione che volevo dare: il fatto è che è stato inziato e finito in momenti decisamente "no" della settimana. Che questo sia un bene o no, poco importa. Taliesin è parecchio insicuro - molto più del solito! - e cade nel tranello di Hocrag. Non si espone, però, poiché arrendersi significherebbe cancellare la minima speranza di rimediare ad un bel casino.
Ho sacrificato l'incisività on game in favore dell'interpretazione. So che si tratta di una scelta discutibile, ma Taliesin non è nelle condizioni di farsi paladino della causa. È già tanto che sia ancora lì :v: Quello che volevo sottolineare è che non l'ho fatto per pigrizia - non solo, perlomeno. Ma tranquilli, non starò tutto il resto della quest a rimuginare sui miei problemi.


 
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view post Posted on 14/12/2013, 16:53
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« μέχρι την αιωνιότητα »

Non puoi pensare ad altri colori oltre il rosso e il nero, contorni sbiaditi delle persone davanti a te che la tua mente (la tua vista?) non riesce a mettere a fuoco. Li guardi ma non capiscono, ti ascoltano ma non vedono ciò che stai dicendo loro. Non sono in quel luogo per loro desiderio, ma solo in quanto cagnolini dello spadaccino di Velta. E non importa cosa tu potresti dire, importa solo il parere dell'essere dallo sguardo di ghiaccio. Guardi ciascuno di loro, ma nessuno ha potere sui propri desideri.
Nessuno vuole uscire di lì vivo.

E allora sarebbero stati annientati, e la tua ricerca sarebbe continuata.
Con o senza il loro inconsapevole aiuto.



La tua mente è distratta da movimenti lontani nella grotta, ombre fugaci, sensazione di essere seguito e braccato che non ti lascia da tempo. Ma quegli esseri non si sarebbero esposti ora, non davanti ad altre persone, umani, estranei alle grotte. È una faccenda privata, e l'avrebbero risolta in un altro momento, forse, anche se inizi a pensare che essi stiano aspettando una tua mossa, facendoti percepire la loro presenza ma senza mostrarsi. Prima o poi li avresti incontrati, ma prima c'era qualcosa di più urgente. E non li avresti incontrati davanti ad altri.

« Questo posto deve essere protetto. »

E ti sembra che quelle parole abbiano risvegliato qualcosa in te, un meccanismo di difesa rivolto verso di te e verso le cose che ti appartengono. Al mostro che sei diventato viene affiancato qualcosa, un fiore biancastro, corroso e sporcato dal tempo. Un fiore regalato dalla dea, da Eitinel, una reliquia cheti ricordi la tua dannazione. La tua esistenza eterna priva di significato, un oblio dal quale non puoi fuggire. Una sfera di vetro che contiene la tua esistenza nel sogno. Freddo e neve—nei tuoi occhi, che iniziano a congelare, in una sensazione che conosci bene, e tutte le volte arriva inaspettata.
La tua visione diventa glaciale, fino a che le grotte intorno perdono di consistenza, mentre l'unica cosa che si riesce ad osservare
(la riesci a vedere?)
è una tempesta di nevischio, che ti circonda e ti cinge. Nelle profondità delle grotte.

Sorridi.

53zox00

Il candore del loro tocco sulla pelle è solo l'identificazione del loro ricordo, poiché nel tuo stato attuale non riesci a percepire più nulla. La dolcezza della neve è qualcosa che non riesci più a sentire, ma ne comprendi l'insita aggressività e distruzione che celano in uno strato di bianca apatia che circonda la loro (e la tua) eterna essenza. E come se la tua consapevolezza avesse modificato il tuo sogno, d'improvviso i fiocchi si trasformano in aghi, in blocchi di ghiaccio pungenti e sospesi a mezz'aria, da ogni parte, che bloccano la strada alla fuga. Un movimento errato ed uno stallo. Alberi spogli ed aria rarefatta. Il sogno che diventa il tuo incubo (c'è mai stata differenza?).

(Ora tuttavia, riesci a immaginare anche il bianco.)

Rimani estasiato dalla loro visione, e ti immergi all'interno della tua mente spostandoti dal posto in cui, immobile, eri fino ad un minuto fa. Vuoi mimetizzarti nelle realtà della tua mente, per cingere gli intrusi in una morsa di ghiaccio senza speranza. Li hai salvati dalle ombre, ma essi non hanno infine voluto salvarsi da te.

(mentre l'ombra sta prendendo possesso del tuo involucro, il bianco del tuo sogno la rallenta e pure sta per essere sporcato un rosso liquido di morte, il nero che ti modella sta solo aspettando di uscire — e ormai non c'è alcuna speranza di resistergli —
Eitinel dove sei — )

Quelle grotte sarebbero state la chiusura del loro viaggio.

-





[2CS Percezione, 4CS Istinto, 4CS Freddezza]


He Xiangu: [Attivazione Alto. Due turni di permanenza] Fragilità. Creature alte e imperscrutabili, mirabili e magnifiche, la medesima potenza degli Dei non è altri che la loro più grande fragilità: la distanza dal mondo Mortale li costringe all'oblio. La loro immortalità li rifugge dal tempo. L'impossibilità di calpestare il mondo visibile li bandisce dalle gioie terrene, dalle esperienze più semplici. Essi sono distanti, e basterebbe che ci si dimenticasse di loro per rinnegare per sempre la loro esistenza. I sogni di He Xiangu, i soli resti della sua Essenza capaci di evadere la superficie del Lago, hanno l'aspetto di cristallinee sfere, strette le une alle altre in una sorta di circonferenza perlea che Hocrag racchiude nel proprio occhio destro, all'interno dell'iride e attorno alla pupilla. Invisibile per chiunque, essa dona allo sguardo del giovane una sorta di candida limpidezza, di morbida tralucenza indefinibile e sempre in movimento in circoli e torsioni ipnotiche. Nel momento in cui decidesse di sprigionare l'artefatto, al giovane basterà sbattere una sola volta le palpebre e tornare a guardare fissamente il mondo circostante perchè ogni cosa, pur non mutando di connotati evidenti, si modifichi impercettibilmente. Tale è l'azione del sovrapporsi di una debole, pur innocua, realtà a quella preesistente. Il Sogno al Vero. Lo stesso mondo che il Dannato, con il semplice volere della mente, può piegare ai propri desideri. Da quel momento in poi ogni cosa, ogni minimo particolare dello spazio circostante, Sarà l'artefatto. Sarà l'anima del giovane concretizzata dall'opera onirica del monile. Una volta sprigionato, lo spirito di He Xiangu assumerà i tratti di una fitta, lenta, costante, tempesta di nevischio. Piccoli e delicati boccioli di neve che, dal cielo, si riverseranno per ogni dove senza limiti di tempo e spazio. Istantaneamente, chiunque si ritrovi sul campo di battaglia si ritroverà addosso una sensazione di stanchezza e torpore, che infierirà sulla propria mente. Sarà a discrezione dell'immortale scegliere se affrontare un singolo bersaglio o più. Nel primo caso, provocherà in lui un danno Basso alla mente per ogni turno di esposizione al nevischio, portandolo con sé nell'oblio; viceversa, se l'attacco sarà diretto contro più avversari provocherà in loro un danno Basso alla mente complessivo, nei due turni di permanenza del nevischio. Per cingere di un freddo abbraccio di morte le anime dei presenti, osservatrici di un mondo perduto.
Basso.
Oltre a questo, egli scoprirà che ogni frammento di neve dell'aere, a suo piacimento, posandosi sul suo corpo potrà istantaneamente far scomparire qualsiasi escoriazione o deturpazione della pelle. Non guarirà il danno causato, ma salverà solo le apparenze. Solo il suo Sogno, l'immagine che egli ha di se stesso. Perché è così che si ricorda, così che si Sogna.
Passiva.
Allo stesso modo, il nevischio aumenterà la potenza delle tecniche magiche del portatore, poiché condotto dall'ambiente a lui affine, del sogno dentro il sogno, poiché lui ne è il padrone e intermezzo tra la sua essenza e il mondo circostante, teatro dell'oggettivazione di esso. E pure, in questo stato, egli sarà assorto, la sua essenza si mostrerà agli occhi, rendendolo vulnerabile agli attacchi avversari di altro tipo; ogni attacco fisico diretto alal sua persona, varrà di livello maggiore.
Passiva.
Debole ed insieme incontrastabile concretizzazione di bellezza e leggerezza, He Xiangu rispecchia semplicemente l'anima di Hocrag. La debole essenza di immutabilità che egli, proprio come una interminabile tempesta di nevischio, sprigiona attorno a sé. Eppure vi è dell'altro. Vi è qualcosa nella persona del Dannato che raramente, solo nei momenti più fragili, egli lascia trapelare. Un che di profondo ed insieme di profondamente insidioso capace in ogni istante di mutare il Sogno del giovane in un vero e proprio incubo. Sarà in quei momenti che, semplicemente per desiderio del portatore delle Sfere, i connotati della tempesta muteranno. Da debole e silenziosa a pressante e greve, quasi un trasformarsi del vaporoso ghiaccio in cristalli gonfi e pesanti. Contemporaneamente, posandosi sul terreno, la neve non formerà il consueto strato morbido e soffice ma una spessa lastra di duro ghiaccio che, lucente e liscia, assumerà quasi i tratti di uno specchio sterminato. Su di esso, lentamente, i cristalli di neve cominceranno a costruire un paesaggio irto e inquietante. Dapprima erba gelida e fredda, poi i nodosi tratti di alberi scarni e spogli, di fiori adunchi, propensi al terreno come nodose dita di mani incastrate nel ghiaccio. Sogno o Son desto? Chiunque si ritrovi in questo luogo non potrà avere dubbi. Ecco il limbo. Ecco la foresta dei suicidi. Ecco il luogo ove si nascondo i sogni freddi e morbosi. Il desolato luogo ove le peggiori memorie attendono di essere dimenticate. Ecco il luogo dove il sogno del Dannato diviene il suo personale incubo. Dove la sua persona, scalzando la beatitudine, si concede di camminare fianco a fianco con le proprie inquietudini e insicurezze. Si tratta di una tecnica di illusione spaziale, di volta in volta personalizzabile dal Portatore dell'Infinito. Capace di restare sul campo per due turni, essa provocherà in chiunque vi si trovi immerso un danno pari a Basso per turno, ravvisabile nel contatto con la Natura circostante. Pur trattandosi di un danno alla psiche, chiunque avrà invece la sensazione di venir congelato dall'interno, come un freddo nel Cuore impossibile da ostacolare.
Attacco psion ad area, due turni, Alto per l'attivazione.


Attive dai turni precedenti. »
Passive in uso. » Vista notturna, percezione Auspex, influenza psionica passiva (chi lo vedrà penserà di conoscerlo), difesa psionica passiva (da normali alterazioni dello stato d'animo quali turbamento, dolore), può cambiare aspetto e nascondere le ferite, può continuare a combattere anche in condizioni estreme, resistenza ad un Mortale aggiuntivo, le sue parole inducono a credergli e dargli fiducia, potenza tecniche psion un livello superiore e vulnerabilità tecniche fisiche avversarie (saranno di potenza superiore), influenza psion passiva [ogni volta che viene attivata una tecnica psion l'avversario vedrà per qualche istante delle ombre nel suo campo visivo, o con la coda dell'occhio].

Consumo energia tecniche. » [Trentasei.][Diciotto.][Nove.][Cinque.]
Note. » Ebbene sì, dal momento che non avete voluto ascoltare Hoc o andarvene da lì, vi attacca lui. Attivando l'essenza, il Ba Xian, le due parti che vi ho riportato, che valgono per due turni.
Con la prima abilità inizia a nevicare, mentre con la seconda cambia il paesaggio; la neve che cade dal cielo diventa più spessa e greve, quasi ghiaccio, mentre iniziano a scorgersi intorno anche alberi spogli e gelati. Hoc si defila leggermente dalla vostra vista in queste condizioni.
Ma non se ne va :8D: .
Ricordo che tutte le abilità psion attivate (entrambe) dovete contarle di livello superiore rispetto a quanto indicato qui sopra, per la passiva.

 
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view post Posted on 17/12/2013, 21:20
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Cardine
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Per un attimo mi sentii a mio agio tra i fiocchi di neve: sfioravano appena il mio viso, lasciando dietro di loro scie bianche e spettrali nell'oscurità. Rilassai ogni muscolo, ogni fibra del mio corpo, rimanendo in piedi quasi per miracolo. Mi sentii come se una bestia mi stesse azzannando il collo in una morsa fatale, impedendomi persino di urlare. Comiciai quindi ascoltare il silenzio, privato completamente della mia già scarsa forza di volontà: svuotai i polmoni, senza più voglia di riempirli di nuovo: smisi definitamente di respirare, per non rovinare il breve momento di quiete che avevo deciso di assaporare.



Non ero agitato - non più: la neve mi aveva svuotato, oltre che di ogni forza fisica, di ogni turbamento.
E allora mi chiesi per quale motivo ero lì, e perché stavo combattendo quella battaglia che - come al solito - non era la mia.


No! Non lo era affatto.


Facevo sempre gli stessi errori. Sì, ero un Leone, ma non mi rispecchiavo in quel ruolo. Non avevo coraggio, solo buonsenso.
Sempre meno.
Non ero lì per le nobili cause Alexandra, ma per far tacere il fantasma che mi perseguitava, la povera Myria.
Era per lei che mi ero spinto così in profondità, esponendomi incautamente a qualsivoglia pericolo; era successo tutto per colpa dell'immenso rimorso che, come una macina, mi tritava sotto il suo peso.
Ero stufo di quel fardello, del giogo che io stesso mi ero legato al collo:


Non era questo ciò che lei desiderava per me.


E quando lo compresi, una volta per tutte, mi accorsi con orrore del tempo che avevo perso, del dolore che avevo patito senza motivo: solo perché era tanto comodo annegare i pensieri nel dispiacere.
Lo sguardo si annebbiò, il fiato cominciò a mancarmi e sagome luminescenti si accesero nell'oscurità.


Basta. Perdere. Tempo.





L'aria gelida della grotta mi riempì i polmoni, e spazzò via anche le insicurezze. Persino la bestia più vile e codarda, quando viene messa con le spalle al muro, combatte ferocemente per la sua sopravvivenza. Ed io facevo forse eccezione? Con questa nuova consapevolezza mi sentii davvero rinato, e fu come se il sangue riprendesse all'improvviso a scorrermi nelle vene, dopo molto tempo. Dovevo agire, una volta tanto, ed avrei seguito il branco.

Individuai in fretta la sagoma di quel giovane uomo tra le fronde gelate degli alberi, e chiusi gli occhi. Attorno a lui la neve sarebbe scesa rossa come il sangue, in netto contrasto con il bianco, il blu ed il nero che si mischiavano tra di loro nella bufera, come in un suggestivo dipinto. Tutti avrebbero potuto vedere la macchia, poiché all'improvviso i fiocchi si sarebbero trasformati in un turbine scarlatto, che si sarebbe messo a vorticare all'altezza del suo volto.

Con un gesto sorprendentemente deciso - perfino per me - estrassi la grossa pistola dalla fondina. Odiavo quell'arma con tutto me stesso, poiché Ceo la amava tanto, ma mi aveva salvato in parecchie occasioni. La puntai davanti a me, prendendo bene la mira all'altezza del busto: gonfiai il petto e trattenni il fiato.

« Per i Leoni! » urlai con voce potente, mentre premevo il grilletto e il rombo copriva le mie parole.



- Taliesin -


Energia

65 / 100
CS

5
ingegno x2
riflessi
attenzione
fortuna
Status fisico
2 / 16
(taglio alla schiena basso, graffio alla gamba sinistra basso)
Status mentale
3/16
(emicrania)
Razza
Umano
Dominio
Illusionista
Classe
Ladro
Energia Verde - Pericolosità D

5 - 10 - 20 - 40
(standard)


Equipaggiamento

Fabula: spada corta;
Scarabio: artefatto di livello epico;
Flauto della Palude Nera: strumento musicale, artefatto di livello avanzato;
Liuto di Luke Mannersworth: strumento musicale;
Itinerante: mantello, artefatto di livello epico;
Fumogerno: oggetto dell'erboristeria;
Sfera dell'evocazione: oggetto dell'erboristeria;
Fabula: spada corta;
Pistole ad avancarica: arma da fuoco piccola, 3 colpi.
Biglia accecante oggetto erboristeria, vedi "Itinerante"



Abilità Passive

Il cantastorie: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche il corpo del caster potrà essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione;
Il vagabondo: non si sviene sotto il 10% delle energie; malia psionica passiva di fascino;
Scarabio: possibilità di parlare amichevolmente con animali non più grandi di uno scoiattolo; il peso del corpo di Taliesin è pari a quello di uno scarabeo e non emette rumori mentre cammina; senso di inadeguatezza nei confronti della natura;
Il Flauto della Palude Nera: il suono del Flauto provoca negli ascoltatori un senso di profonda insicurezza;
Itinerante: immunità da auspex passivi.



Abilità Attive

Autocontrollo, pergamena ultima: natura psionica; consumo variabile, conta come una normale difesa variabile da attacchi psionici, che tramite un consumo appropriato renderà la mente del caster sfuggente e inattaccabile. (consumo alto)
Attiva di talento, energia bianca: natura magica; spendendo un consumo basso il caster ricreerà un’immagine illusoria a suo piacimento, che ingannerà tutti e cinque i sensi dell’avversario. Essa sarà completamente innocua, potrà compiere qualsiasi azione ma si dissolverà nel caso in cui venga colpita o cerchi di attaccare. Permarrà per un turno e sarà visibile da chiunque.



Ricapitolando...

Taliesin trova un barlume di motivazione, che sperò manterrà per il resto della quest: si difende dai danni delle tecniche con un consumo Alto della variabile di difesa (ho considerato che entrambe fanno un danno basso ogni turno, che viene raddoppiato per via della passiva (medio+medio); per questo motivo la difesa varrà solo per questo e non per quello successivo) e forte della lucidità ritrovata - anche emotiva - individua Hocrag grazie alle sue CS in attenzione, riflessi e un pizzico di fortuna. Lancia quindi un'illusione nell'illusione: la neve attorno alla sagoma che ha individuato cade dipinta di un rosso acceso, e presto comincia a vorticare attorno a lui, in modo da ostacolare la sua vista. In virtù della passiva che permette di cambiare l'aspetto mentre è attiva una mia illusione, Taliesin sembrerà un po' più robusto e adulto di quanto non lo sia davvero, tanto perché in quel momento si sente straordinariamente figo. Spara quindi un colpo con la pistola, un semplice attacco fisico, mirando approssimativamente al busto di Hocrag. Intanto urla anche qualcosa con voce straordinariamente alta, sempre grazie alla passiva, per svegliare e scuotere i suoi compagni.

La tastiera ai miei colleghi, ora!


 
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Shervaar
view post Posted on 19/12/2013, 21:36






L’elfo era infine ripartito con i Leoni alla ricerca del drago e del misterioso ragazzo, cardine in quella intrigata storia di pietre e ombre. Un impresa folle sicuramente, ma era la sua impresa e allora seppur riluttante Shervaar aveva seguito Jevanni nella ricerca di quella bestia che per fortuna non avevano ancora trovato. Non poteva evitare di ricordare con un punta di terrore il loro ultimo incontro e doveva ringraziare la ritrovata fede dopo quella lunga notte di fiamme e macerie se ora si era infilato nella tana del lupo, nelle viscere nell’Eden.

<< La roccia è fatta per stare sotto i nostri piedi e sopra le nostre teste! >> si disse spaesato coprendo vanamente la bocca con un lembo un mantello, come se un simile e inutile gesto potesse filtrare quell’aria viziata e pesante che si respirava nella grotta.
Cunicoli bui e claustrofobici e la perenne sensazione di essere seguiti e osservati, carcasse smembrate e putrefatte di mostri che già aveva incontrato e che volentieri si sarebbe risparmiato di riaffrontare, mentre nell’ombra, perseguitandoli con echi di versi lontani, i mostri, i Molti, seguivano le loro prede.
Continuarono la loro tetra marcia per un tempo che non seppe definire, spaesato dalla monotonia del posto e dall’assenza del caldo abbraccio dell sole, finché lo sparuto gruppetto, deciamente sparuto per ciò che si erano proposti di fare, non imboccò un ampia camera. Allora, poco prima che l’elfo si abbandonasse al pentimento di aver intrapreso quella ricerca, tutto successe in una manciata di secondi, strappando Shervaar dalla stressante monotonia di quel viaggio e facendogli dimenticare le proprie riserve.

Spade sguainate nel buio, voci concitate e preoccupate, mentre piombando dall’ombra un nutrito gruppo di Molti inondava la camera. Brutti, storti e indesiderati, esattamente come se li ricordava.
Ma non ci fu nessuno scontro, per lo meno non contro quelle creature perché un suono indescrivibile, profondo e sconfortante, allora prannunciò il loro l’arrivo. Sciamando dal buio, incubi a tratti indistinguibili nella tetra atmosfera di quella grotta, Ombre fortunatamente ma inspiegabilmente si avventarono sui Molti, in un groviglio di corpi abominevoli e malformi.

Un uomo, uno che inspiegabilmente sentiva di aver già visto, cosa in effetti strana, si fece avanti intimidandoli ad andarsene.
<< Andare dove? >> pensò quasi divertito da surrealità di quella richiesta, persi com’erano nei meandri dell’Eden e circondati creature degeneri di ogni tipo, benché Shervaar fosse in realtà effettivamente interessato all’ipotesi di lasciare quel luogo maledetto e tutte i suoi stramaledetti abomini. Le parole dell’ombra, seppur minacciose, in quel momento arrivarono infatti ben accette, al culmine di una lenta ma inesorabile perdita di convizione in cui l’elfo era stato progressivamente logorato da quella grotta, e aprendogli la possibilità di abbandonare quella folle missione e tutte le sue insidie. E mentre dentro e intorno a Shervaar infuriava il caos, prima timida poi pesante, neve inizio a fioccare.

<< E’ tutto finito? >> si domandò. << Siamo fuori? >>
Surreale, ma sicuramente benvenuto. Il contatto con la neve lasciava un piacevole tepore, mentre i sensi si andavano assopendo e la buia grotta si trasformava in un idilliaca nevicata. Shervaar rimase fermo a godersi la pace di quel luogo, ogni momento meno coscente di cosa in reltà gli succedeva intorno, finché un rombo non lo strappò dai proprio sogni.
<< Per i Leoni >> urlò qualcuno alle sue spalle.
<< Per i Leoni >> si ripeté mentalmente.Cosa diavolo stava facendo?
Spaesato, confuso, Shervaar si guardò incrociando lo sguardo di Jevanni. Indecifrabile, seppur chiaramente determinato a porre fine a quella storia.Un desiderio che l’istinto gli diceva trascendere dal personale, un qualcosa che forse interessava lui come tutti gli altri lì dentro, un qualcosa che strappò l’elfo da insicurezze e turbamenti. Aveva scelto in piena coscienza di seguire quell’uomo e non era questo il momento di ripensamenti, ogni secondo perso a titubare sarebbe potuto essere fatale per lui e per i suoi compagni, e questo l’elfo difficilmente se lo sarebbe perdonato.

Cercò nella neve il suo bersaglio e sorprendentemente lo scorse con facilità nonostante bufera. Poteva vederne solo a fatica la sua sagoma ma della neve rossa gli turbinava intorno al volto, dandogli un colpo sicuro. Mosse un paio di passi di corsa, un brivido lungo la schiena, e poi partì. Amava farlo, diventare per un momento un tutt’uno con con gli elementi, abbandonare il proprio corpo muovendosi come un fulmine, libero come mai in nessun altro modo si era sentito. La magia però durò solo un istante. Tornò se stesso alle spalle dell’uomo e lo cercò con la mente. Se anche quello avesse funzionato ben presto questo si sarebbe ritrovato praticamente cieco, un facile brsaglio per gli altri Leoni.


Legenda : Narrato - Pensato - Parlato

CS: 1 x Istinto

Danni fisici subiti: (3/16)

Danni mentali subiti: (3+2/16)

Energia rimanente: 90 - 10 - 5 = 75%

Abilità passive:
Empatia Animale - Bloodwing: Permette l'utilizzo del proprio compagno animale all'interno del combattimento, indipendentemente dal suo scopo.
[Razziale]

Furia del Fulmine: Permette di lanciare piccole saette con un secco gesto della mano e con la valenza di un colpo fisico non tecnica.
[Dominio I]

Residuo elementale: I colpi fisici corpo a corpo non tecnica di Shervaar sono infusi dell’elemento corrispondente alla natura dell’ultima tecnica utilizzata.
[Personale]

Tecniche usate:

Fuoco Fatuo: Anni passati a meditare in comunione gli spirito hanno abituato lo shamano ad estendere il proprio Io fino a tangere la coscienza di altri esseri. Egli è infatti in grado di attaccare mentalmente i propri avversari, inducendoli a vedere minuscole e eteree fiammelle danzare davanti i loro occhi. Nel caso tale malia psionica andasse a segno l’avversario si ritroverebbe per un turno praticamente cieco, capace solo di vedere le inesistenti fiammelle agitarsi in tutto il campo visivo.

[Abilità Attiva, Malia psionica a costo Basso – 4/10]



Taglio del Fulmine: Shervaar, abbandonata la sua forma corporea, sarà momentaneamente capace di trasformarsi in un a saetta. In questa forma potrà scagliarsi in linea retta su un qualsiasi nemico, folgorandolo e riguadagnando il proprio corpo alle spalle dell’avversario, indipendentemente dal fatto che esse abbia subito o meno il danno Medio derivato della tecnica.

[Abilità Attiva, Dominio elementale del Fulmine a costo Medio – 2/10]



Note:
Fatto un sunto generale considerando anche il post precedente che mi sono perso.
Aggiunte le attive.


Edited by Shervaar - 20/12/2013, 16:54
 
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view post Posted on 19/12/2013, 22:12
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Legenda dialoghi:

"PnG o QM"
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Ùlfer
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Àlfar
"Dialoghi appartenenti ai ricordi di Àlfar"
"Dialoghi di Taliesin"
"Dialoghi Shervaar"


Il canto dell'abisso

Nel Ventre;
Gelo e Sangue.





Lacrime bianche. Sussurri di gelidi tocchi. Una stoccata al cuore.

Tutto intorno, nel buio della grotta, una bianca carezza scendeva con un morbido e soffice tocco. Àlfar tese una mano, era estasiato: non immaginava che in quella grotta potesse entrare la neve. Si guardò intorno.
Qualcosa era…sbilanciato?...Sì, qualcosa era chiaramente fuori posto.

Quegli alberi…non dovrebbero esserci alberi in questa grotta. Prima non c’erano. E fu la rivelazione. L’alito gelido di quella neve maledetta si insinuò nei polmoni del giovane, con dita di morte. Sentì il cuore e i polmoni gelare e rabbrividì. Le gambe cedettero, la terra sotto i suoi palmi era gelida tanto da bruciare.

Ansimava. Annaspava. Gli alberi ridevano nei loro scheletri. Il ghiaccio lo teneva in una morsa infame. Si guardò attorno. Non era l’unico: tutti attorno a lui erano crollati. Tutti tranne uno.

Taliesin il bardo. Stava in piedi. Nello sguardo aveva la rabbia di un animale messo alle strette. Fissava un punto nella bufera.

Àlfar seguì il suo sguardo. Puntava poco distante, un cono di neve aveva cambiato colore.

Rosso come il sangue. Rosso come il dolore. Rosso… Rosso come il sangue! E mentre gridava a sé stesso, mentre ritrovava la forza di alzarsi in piedi, sentiva il calore di Ùlfer premere contro il petto, nel tentativo di eliminare il gelo che li bloccava. Fammi uscire! Fammi uscire, è il mio turno! Lo attaccherò io!

Si erse. Schiena dritta e petto in fuori contro la bufera che ne sferzava il corpo. Srotolò Bèrral con un movimento del polso e i denti acuminati della frusta fiorirono come stelle alpine nell’intemperia. Ululò violento, esalando il freddo che lo aveva sopito. La vista, poco prima annebbiata, tornò fresca per il tempo necessario. Le bianche fiamme di Ùlfer ne avvolsero il corpo e le fiamme azzurre dello spirito ululante del giovane inglobarono il laccio della frusta. La fece ondeggiare attorno a sé e scattò. I muscoli nelle gambe avevano un’energia esplosiva e in breve chiuse la distanza.

Tamburi di guerra. Il passo e il rimbombo del cuore. Il sangue pompa nelle vene e sovrasta l’ululato della neve. Ogni muscolo si tende.
Con un movimento del braccio vibrò un colpo di frusta contro la colonna di neve rossa, contro il loro aggressore. Tese la mano, aperta come a raccogliere l’aria nel palmo, contraendo i muscoli delle dita. Una patina iridescente scaturì intorno alle punte delle dita. La mano sinistra di Ùlfer eseguì un rapido montante ad unghie aperte, tentando di massacrare il corpo del nemico. Puntava al suo petto. Al suo addome. Qualsiasi cosa avesse preso l’avrebbe reso contento. Purché fosse il suo nemico.

”Triterò la tua carne e cenerò col tuo cuore! Fatti da parte! Vattene! Fuggi! Non lasceremo che tu ci impedisca di raggiungere il nostro scopo. Noi siamo fedeli servi del Sorya!” Menò un calcio al torace dell’individuo e si allontanò di qualche passo con un balzo esplosivo, mentre una pallottola sibilava accanto a lui, diretta al suo avversario.

Due spine. Gli aculei lasciarono la sua mano con la violenza di una fucilata.

Il fiato cominciava a gemere, così come le fiamme…

Àlfar alzò la testa. Si guardò attorno. E posò lo sguardo sul suo nemico.

E ora?




Scheda Tecnica

Fisico: Contusioni Medie alle ossa del torace, ustioni Alte di natura sacrilega sparse sul corpo e un danno da shock Basso al petto. [9/16]
Mente: È stato intimorito dalla Folgore e ha subito una malia Bassa. (Il danno Basso deriva dallo sforzo impiegato per resistere a tale malia) – Danno Medio causa sensazione di gelo. [13-/16]
Energie: 60 – 20 – 5 = 35%

Spine di pesce: 18/20 rimanenti.

CS:1 Destrezza - 1 Forza

Passive:
- Presenza angelica
Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.
Non è importante l'allineamento dell'Avatar. Quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dal sopracitato fattore.

- Passiva di Dominio Liv. I
Bèrral ha una trama di un verde acceso e luminescente che l'attraversa da un capo all'altro. In battaglia, da questo disegno complesso, sorgono piccole spine di pura linfa primordiale: rese solide dalla magia, si staccheranno all'urto con il corpo dell'avversario e rimarranno ferme sotto la pelle. Alcune di esse rilasceranno delle spore e faranno crescere muschio sulla parte colpita. Il danno causato da queste piccole manifestazioni magiche si aggiunge al danno fisico della frustata.


Attive:
- Spirito ululante a consumo Basso.
Fiamme blu e azzurre, così calde da sembrare quasi gelide, ricoprono in una vampata il corpo del caster. Pagando un costo variabile egli è in grado di generare in questo modo una manifestazione magica: questa avrà la forma di uno spettro di fiamme azzurre che comparirà come estensione/espansione della forma fisica del caster e delle sue armi. La manifestazione magica eseguirà però un solo ordine e svanirà alla sua conclusione, indipendentemente dalla sua efficacia. La tecnica ha natura magica e nessuna affinità elementale (nemmeno un allineamento sacro/oscuro).

- Artiglio di Lupo. (Potenza incrementata ad Critico per effetto della passiva di Hocrag)
Un bagliore iridescente trasmuta le unghie, rendendole visivamente simili a veri artigli ferini. L'attacco, sempre e comunque di natura fisica: infliggerà un danno Medio sull'impatto, lacerando la carne e causando profonde ferite che debiliteranno l'avversario con un secondo danno Medio nel turno successivo.


Azioni generiche:
- Un calcio portato con 1CS in Forza
- Due Spine lanciate con 1CS in Forza

In breve: Àlfar subisce il danno Medio alla psiche, all'inizio è sorpreso dalla neve e alla fine viene colto dalla morsa del gelo. Vede Taliesin e si sforza di combattere, facendo fare il lavoro sporco a Ùlfer. Un colpo di frusta molto scenico con la personale variabile a Basso e poi un bel montante potenziato da Artiglio di lupo (che ha valore Critico in quanto di natura fisica). Conclude con un calcio per scansarsi e portarsi a qualche metro di distanza. Conclude con una coppia di Spine.

Note: Spero sia sufficientemente chiaro e gradevole (per quanto breve). Farò di sicuro meglio con la prossima puntata^^
 
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view post Posted on 21/12/2013, 16:25
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« ξυπνήστε »

La bufera che continua a turbinare in una materializzazione irreale nelle profondità delle grotte raggela la tua mente già predisposta verso pensieri oscuri e terribili, mentre il ricordo di Eitinel non svanisce da te stesso, e la sua immagine sbiadita compare per qualche immane secondo davanti ai tuoi occhi, che non hanno un fremito, non danno nessun segno di riconoscimento, come se non fosse mai appartenuta alla tua vita. E rapidamente sparisce, lasciando solo un alone di solitudine nella tua esistenza. Le immagini di morte che tornano adesso a popolare il tuo mondo sono celate dal pallido biancore della tua anima così esternata, ma sono sempre presenti e le vedi, ancora, visioni che non ti lasciano, corpi senza vita che anelano all'eterna esistenza. La stessa cosa da cui tu cerchi disperatamente di fuggire—invano.
(quando hai voluto ridurre la tua mente a brandelli?)
Ma c'è qualcosa che distoglie la tua attenzione da te stesso, qualcosa che—per qualche attimo soltanto—lasci andare la consapevolezza del tuo involucro rimanente—qualcosa che per un attimo ti si mostra nella bufera. Ed è qualcosa di proveniente dai tre uomini che la tua bufera ha circondato, ha annientato (non ha distrutto?). Non rimani sorpreso, ma non ti muovi e non provi a farlo. Non ti muovi mentre osservi neve, bianco candore intorno a te, tingersi del colore dei cadaveri su cui tutti loro—tutta essa—si sta posando. Il rosso sul bianco, ora, la morte sul candore dell'eternità—non è parte di te—per te non può succedere. Qualcosa sta intaccando il tuo sogno, il tuo essere. Sta prendendo possesso dell'ambiente circostante, e vuole che il tuo involucro porti la tua anima lontana—non devono raggiungere il tuo obiettivo. Osservi il tuo corpo, che sta sbiadendo, ora, improvvisamente, sotto i tuoi occhi. Un urlo che squarcia l'aria e il rosso, che diventa un piccolo proiettile che ti oltrepassa, che non riesce a sfiorare il tuo corpo di tenebra che ti contiene per l'eternità—bianco terrore—e lo guardi, l'uomo che quasi sembra più grande, ora, attraverso la bufera. Non esprimi nulla, e nemmeno potresti.

La neve continua a turbinare senza controllo,
e il freddo contro le anime lì presenti.
Non nella tua,
tuttavia.

OfdmbEa

C'è qualcos'altro che si agita, in te, mentre già perdi la concezione dello spazio intorno, che si distorce in modo casuale sotto il tuo sguardo fisso. Non vedi i successivi attacchi diretti verso di te, mentre il tuo campo visivo non contiene più neve, ma solo te stesso, un'ombra che fa parte del tuo essere e che ti identifica (perché puoi vederla?) e infinite fiamme luminescenti. Sogno dentro il sogno. È una sensazione particolare, il lento liberarsi del proprio involucro, ora davanti a te, che quasi sembrerebbe non appartenerti. Eppure le cose che vedi si sdoppiano, quasi si sovrappongono nel tuo essere corroso dall'oscurità—le prime sono fiamme azzurre che ti investono; non riesci a sentirle, a percepirle, eppure le hai viste. Sono esistite, probabilmente, ora svanite—le seconde sono terribili e acuminate unghie verso di te, che ti raggiungono e ti colpiscono, questa volta, ti squartano
(sensazione dimenticata)
e il tuo corpo attende un solo attimo prima di liquefarsi nell'oblio, insieme alla neve che di te fa parte, lasciando un sorriso di vendetta dietro di te.

Ed è così che svanisci, da qualche parte nelle grotte intorno, un sibilo che riempe, per qualche istante, l'aria che ti circondava.

-





[2CS Percezione, 4CS Istinto, 4CS Freddezza]
Note. » Hoc si difende dai primi attacchi poiché quello che in primis avete attaccato non è lui, ma una sua copia d'ombra che ha evocato davanti a sé. Subisce fino ad un danno Alto (quindi gli attacchi fisici, il fulmine e lo spirito ululante), quindi svanisce, lasciando il vero Hoc contro l'ultimo attacco Critico (doppio aumento, sia per la passiva che per quella derivata dallo Xian), che tuttavia evita svanendo nell'ombra, si può dire con una difesa assoluta.
È così che scompare, chiudendo questa mini battaglia e lasciandovi (almeno per ora) liberi dalla sua presenza.

 
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view post Posted on 6/1/2014, 16:00
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All Heavens sent to dust
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Il mondo riprese corpo sotto i suoi occhi solo quando lui fu scomparso.

Cosa vuoi, gli aveva chiesto Jevanni. No, gli aveva chiesto cosa ci faceva lì. Forse. Si massaggiò la radice del naso con l'indice e il pollice, asciugandosi una lacrima strappata dal vortice di dolore appena svanito. Era durato per quello che erano sembrate ere, ere infinite in cui ciascuno dei suoi sottoposti si era mosso contro il comune nemico - alimentato da un affiatamento sconosciuto, esulo da suoi ordini: non era riuscito più a fiatare alcunché da quando l'essere senza nome gli aveva avvolto la mente con un manto di tenebra soffocante. L'aveva già incontrato, lo conosceva -a modo suo- e soprattutto a dispetto dell'annebbiamento causato dal suo sortilegio e dello sforzo per liberarsene che l'aveva lasciato prostrato, sapeva perfettamente che la sua presenza poteva soltanto provocare complicazioni. Non provava nemmeno più a chiedersi come fosse ancora vivo: più volte era sicuro di avergli inflitto o di avergli visto subire una ferita fatale, una morte impossibile da sfuggire e che finalmente l'avrebbe cancellato dalle sue preoccupazioni.

Ma lui era, e sarebbe rimasto tale. Forse non vivo, certamente non morto, senza ombra di dubbio una minaccia tanto per lui quanto per il Sorya.

Il ginocchio doleva per la pietra ruvida sulla quale era cascato il ginocchio quando l'influenza l'aveva avviluppato e stregato, subissando lo spadaccino di una sofferenza potente ma inspiegabilmente 'contenuta' - quanto bastava per ricordargli delle volte che aveva osato levare Orizzonte contro di lui e ferirlo. Un avvertimento a non interferire.

« Jevanni? Che diavolo è successo? »

Un avvertimento che non aveva intenzione di ascoltare.

Si risollevò a fatica, spolverandosi con gesti frettolosi e stizziti la gamba prima di estrarre seccamente dalla cintura uno dei pugnali con tanta forza da tagliarsi. Ignorò l'espressione altrettanto nervosa di Seyrleen al suo fianco e la sua domanda -non aveva una risposta in ogni caso, non una che avrebbe potuto dissolvere la confusione che probabilmente albergava tanto in lei quanto nelle reclute- e si volse verso gli altri.

« L'avete indebolito. Ora andiamo a stanarlo. »

Passò fra loro e procedette superandoli verso la direzione indicata dal pugnale, che aveva preso a fluttuare come dotato di una forza propria in uno degli sbocchi della grande stanza. Il tono gli uscì più asciutto del previsto, libero della traccia di comando che sembrava aver riacquistato al principio della spedizione. Quella dannata spedizione che si era complicata ben oltre le sue aspettative: fra draghi ed immortali, c'era ben poco di peggio da dover sopportare come interferenze. Forse fu per quello che quando con un balzo Seyrleen si frappose con uno sguardo infuocato -incredibile quanto i suoi occhi, ben abituati a questa tenebra, potessero adesso essere tanto espressivi- Jevanni dovette grandemente sforzarsi per non reagire bruscamente e scostarla.

« Cosa vuoi ora? »

Lei non schiodò lo sguardo da lui, stringendo la lancia tanto forte da farsi sbiancare le dita già pallide. Si riusciva quasi ad immaginare il legno scricchiolare sotto quell'indignazione mai vista.

« Non erano questi gli ordini. Non possiamo rischiare di perdere tempo e soprattutto delle vite. Se l'abbiamo indebolito, allora non c'è ragione di doverlo... »

Lo sbuffo di Jevanni la interruppe, cogliendola assieme alla sprovvista quanto basta da lasciarla muta per diversi attimi. Calò il silenzio nella grotta poc'anzi violata dal combattimento -il termine giusto era massacro, a dir la verità- interrotto solo dal gocciolare intermittente del sangue di Jevanni sulla pietra buia.

« Tu non hai avuto a che fare con lui, non quanto me. Tu non hai idea di quanto sia una spina nel fianco del Sorya, nel fianco di Alexandra stessa. »

Avvertì lo sdegno di lei nel sentirlo pronunciare il nome della Regina quasi fosse solo un'amica, e un po' era certamente contrastante sentirlo parlare di uccidere un pericolo per la Lady - con quel tono, poi.

« Gli ordini rimangono gli ordini. » Il tono era gelido come le ceneri che le tingevano di grigio le ciocche vermiglie. Il suo sguardo era persino peggio. « Sei stato tu a dire di addentrarci qui. »

Forse aveva ragione. Forse non era per il Sorya che stava contravvenendo agli ordini del Sorya stesso. Forse.
« Potrebbe essere in combutta con lui, e non possiamo permettergli di raggiungere il drago o Aleph. »

I suoi occhi erano cambiati, svuotati della concitazione di prima e di colpo ricolmi di...buio? L'unico modo per descriverli, due orbite tanto profonde e cupe da non lasciar spazio a nulla. Solo un vivido senso di minaccia che pervadeva l'atmosfera come l'umido della muffa e i rumori ripugnanti degli insetti, dei Molti che ormai sapevano sicuramente della loro presenza.

« Non ho intenzione di seguirti in questa stupida crociata. »
sibilò, a voce bassa perché gli altri non lo sentissero - ma non serviva. Il tono appena percepibile diceva tutto, così come la sua espressione granitica.
« Come preferisci. »




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ATTO III ~ Un tumulo di pietra.

PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"quest~master's bidding"

Ritardo imperdonabile bla bla, non me la sento di appestarvi con più righi di scuse che non di eventuali informazioni stavolta. Vi assicuro solo che l'ho pagata per questo ritardo, in un certo senso, e che la pagherò ulteriormente a dovere dopo. Vi chiedo semplicemente scusa. Siamo al terzo atto. C'è una "pausa" da dopo la fuga di Hocrag, al termine della quale si spiega la staticità di Jevanni: un influsso mentale da parte del Senzavita lo ha intrappolato e plagiato, lasciandolo inerte fino ad ora. Sentite bene o male tutto quello che Jevanni e Seyrleen si dicono, e ricade su di voi la necessità di intervenire. L'aura di Jevanni diventa di profondo timore non più dovuto a rispetto, ma proprio qualcosa di cupo e inquietante (per chi non ha difese psioniche passive), inoltre avete la netta sensazione che i due si stiano per scontrare. Sta a voi intervenire (prima fatevi sentire in Confronto per una breve sessione) e sistemare la faccenda.

 
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view post Posted on 14/1/2014, 21:45
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Cardine
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Rimasi incredulo a lungo, quando tutto finì.


Sembrava davvero uno scherzo del destino, che la risolutezza di Jevanni vacillasse proprio a quel punto: era passato molto tempo dalla partenza, e nonostante questo mai sul volto del nostro capitano era apparso anche solo il timido fantasma dell'indecisione. Egli aveva affrontato ogni ostilità con la sua leggendaria freddezza, sia quando eravamo stati aggrediti dalle ombre nel Tempio, sia quando il Drago aveva raso al suolo Pietradisole; Jevanni era cambiato con l'arrivo di quel fantasma, tanto desideroso di fermare la nostra avanzata: era rimasto immobile, senza muovere un dito, mentre noi lo affrontavamo. Un guerriero che non combatte, che razza di storia è? La perplessità fece presto posto al timore che tutti i nostri sforzi venissero vanificati dal suo capriccio di vendetta.


La non-più-bendata, dal canto suo, pareva più risoluta che mai: si opponeva allo spadaccino come un tenue ma incandescente focolare, nel pieno della tormenta di neve, appena in grado di non cedere alla violenza del vento. Stringeva la sua lancia come se essa le donasse la forza di resistere all'autorità dell'uomo: nelle sue orbite vitree splendeva il riflesso di un'ammirevole determimazione. I due parevano sul punto di ricorrere alle maniere forti ed era palese che, se ciò fosse successo, le speranze di portare a termine la spedizione - o anche soltanto di uscire dal dedalo di grotte - sarebbero precipitate.


Álfar e Shervaar, gli sciamani, si mossero subito per calmare gli animi dei due combattenti. Impossibile dire quale passione li muovesse, e da dove tirassero fuori parole che non fossero di indignazione e delusione. Io, a differenza loro, riuscivo a pensare ad altro: mi sarei aspettato qualsiasi cosa, dal Glacendrangh, eccetto quell'improvviso ed irrazionale desiderio di vendetta. Non esitai a farglielo notare, tra un discorso e l'altro dei miei due compagni.
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, dice un detto. Le parole, sebbene molte, non fecero cambiare idea a Jevanni, ma se non altro calmarono gli animi, scongiurando il rischio di una sfida tra i due. Sembrava completamente incapace di ragionare, nemmeno quando la verità gli veniva mostrata sotto il naso: seguire il volere di Alexandra, portando a termine gli ordini che avevano comportato già non pochi sacrifici da parte nostra. Era il secondo villaggio che vedevo scomparire dalla faccia dell'Eden, ed i tristi ricordi di Huysmer riaffiorarono nei miei pensieri. Erano vicini, pericolosamente vicini ad altri reminescenze che per un momento non erano lì a perseguitarmi. Sospirai, respingendole e fuggendo dal dolore.


Jevanni dichiarò che avrebbe fermato da solo quell'uomo, che evidentemente egli conosceva già da molto. Le sue intenzioni erano chiare, e quando si incamminò nella direzione dalla quale eravamo giunti, qualcosa dentro di me si accese.
Non era buonsenso.
Lo raggiunsi di corsa, poggiando una mano sullo spallaccio dell'armatura, ruvido e gelato. «È Alexandra che deve decidere il suo fato, non tu. Jevanni, se non ci sarai tu a guidarci, tutti gli sforzi fatti fino ad ora si riveleranno vani» dissi a bassa voce, in un ultimo disperato tentativo di fargli cambiare idea. «Siamo o non siamo il braccio della Regina? Perché dato che ci siamo non le facciamo prendere da sola anche la Pietra?» rispose lui, acido. Ritirai la mano, e la stessa cosa che si era accesa dentro di me poco prima non si spezzò, ma anzi si rinforzò. Non era di sicuro buonsenso, era qualcosa che mi avrebbe messo in pericolo. Un ideale, forse, che avrei inseguito, incurante di ciò che mi aspettava.


Riprendemmo quindi il cammino senza Jevanni e Shervaar - che aveva deciso di andare con lui -, partiti per chissà quale oscura profondità all'inseguimento del fantasma. Una figura sorprendentemente molto lontana, e ancora misteriosa. Senza Jevanni, c'era bisogno di qualcun'altro che prendesse in mano la situazione, per mantenere il morale alto. Non mi nascosi più nelle retrovie, aggrappandomi a poche certezze e sfuggendo dalle paure, ma marciai al fianco dell'elfa, con decisione e fierezza degne di un leone.



- Taliesin -


Energia

100 / 100
CS

5
ingegno x2
riflessi
attenzione
fortuna
Status fisico
2 / 16
(taglio alla schiena basso, graffio alla gamba sinistra basso)
Status mentale
3/16
(emicrania)
Razza
Umano
Dominio
Illusionista
Classe
Ladro
Energia Verde - Pericolosità D

5 - 10 - 20 - 40
(standard)


Equipaggiamento

Fabula: spada corta;
Scarabio: artefatto di livello epico;
Flauto della Palude Nera: strumento musicale, artefatto di livello avanzato;
Liuto di Luke Mannersworth: strumento musicale;
Itinerante: mantello, artefatto di livello epico;
Fumogerno: oggetto dell'erboristeria;
Sfera dell'evocazione: oggetto dell'erboristeria;
Fabula: spada corta;
Pistole ad avancarica: arma da fuoco piccola, 3 colpi.
Biglia accecante oggetto erboristeria, vedi "Itinerante"



Abilità Passive

Il cantastorie: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate; possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento; fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche il corpo del caster potrà essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione;
Il vagabondo: non si sviene sotto il 10% delle energie; malia psionica passiva di fascino;
Scarabio: possibilità di parlare amichevolmente con animali non più grandi di uno scoiattolo; il peso del corpo di Taliesin è pari a quello di uno scarabeo e non emette rumori mentre cammina; senso di inadeguatezza nei confronti della natura;
Il Flauto della Palude Nera: il suono del Flauto provoca negli ascoltatori un senso di profonda insicurezza;
Itinerante: immunità da auspex passivi.



Abilità Attive



Ricapitolando...

Non mi sono messo a ricostruire i dialoghi, ma ho cercato di riassumere questa parte di discussione dal punto di vista di Taliesin, facendo attenzione all'introspezione. Spero di aver alleggeriyo un po' questo importante passaggio, altrimenti un po' pesante dal punto di vista narrativo. Aye!




Edited by Hole. - 14/1/2014, 22:27
 
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