Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Contrapunctus; Il canto dell'Abisso

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view post Posted on 13/2/2014, 23:36
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Studioso
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Legenda dialoghi:

"PnG o QM"
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Ùlfer
Pensieri o dialoghi interiori "Parlato" per Àlfar
"Dialoghi appartenenti ai ricordi di Àlfar"
"Dialoghi di Taliesin"
"Dialoghi Shervaar"


Il canto dell'abisso

Il Nido;
Un ultimo disperato tentativo di salvataggio





La terra tremò con violenza. Era il risveglio di un gigante sopito.

Il primo pensiero di Àlfar fu per la fuga.

La grotta stava crollando, le piante prima così morte sembravano ora trascinare il gigantesco rettile aveva un grosso masso che ne bloccava un’ala e, poco distante da quella, Cardinale. Maledizione! Possibile che non ci sia mai qualcosa che va per il verso giusto? Prima Hood che si tira dietro l’ira dei morti. Poi il drago che ci fa crollare il cielo addosso…un manichino fastidioso si diverte a giocare a nascondino e manda in crisi Jevanni…e ora un maledetto non morto ci fa crollare una caverna contro?! ”Mai nessuno che offra tè e pasticcini?” – l’ultima frase gli sfuggì a voce alta, accompagnata da una risatina isterica…ma nessuno sembrò farci caso. Forse era meglio così. Stava dicendo quelle cose per non ricordarsi quanto schifo gli facesse tutta la situazione…stava lasciando Cardinale a morire tra quelle macerie!

Un sentimento strano, l’angoscia che provava: non conosceva Cardinale che da poche ore…non aveva motivo di sentirsi in debito con lui; non aveva alcun debito con il ragazzo…anzi, il principale motivo per cui lo stava cercando era l’egoistico desiderio di proteggere il Sorya…come tutti i suoi compagni di viaggio. Eppure…

No, si diceva, fare gli eroi è fuori discussione…persino combattere un drago sarebbe più semplice che combattere una montagna…che combattere la terra, o il tempo. – una mano lo trattenne per qualche secondo. Il tempo necessario a pronunciare poche parole. Era Taliesin.

"Io... devo salvare Cardinale. Ho bisogno del tuo aiuto!"

Ruotò su se stesso, sciogliendo il ruggente desiderio di Bèrral.

”Ti apro la strada. VAI!”

La frusta vibrava di una nuova eccitazione, mentre i suoi “denti” acuminati saettavano pronti. Con rapidi movimenti circolari della spalla e del polso, lo sciamano assunse una posizione più consona e stabile: le gambe divaricate e leggermente flesse, il busto teso in avanti e un braccio che controbilanciava quello con la frusta. Lasciò andare le redini del proprio spirito. Ne abbracciò l’essenza e la lasciò refluire lungo la frusta e oltre. Molto oltre. Le fiamme vorticavano insieme all’aria, come un'unica lunga coda. Un ruggente vortice di fiamme azzurre. Taliesin che vi sfrecciava attraverso. Andava a salvare Cardinale.

È fatta. Se riesce a portarlo indietro…possiamo farcela! Dobbiamo farcela!

Diede un’occhiata veloce a Seyrleen, senza smettere di tenere vivo il vortice che aveva puntato in direzione del masso sull’ala del drago. Chiuse gli occhi per un istante. Giusto il rintocco di una goccia d’acqua. Un leggero scintillio verde coprì la sua pelle per qualche breve momento. Si sentiva rinvigorito.

Corri. Amico mio, corri!






Scheda Tecnica

Fisico: Contusioni Medie alle ossa del torace, ustioni Alte di natura sacrilega sparse sul corpo. [10/16]
Mente: È stato intimorito dalla Folgore e ha subito una malia Bassa. (Il danno Basso deriva dallo sforzo impiegato per resistere a tale malia) – Danno Medio causa sensazione di gelo. [13-/16]
Energie: 85 – 30= 55%

Spine di pesce: 18/20 rimanenti.

CS:1 Destrezza - 1 Forza

Passive:
- Presenza angelica
Allo stesso modo dei demoni, gli Avatar di stampo angelico non possono nascondere totalmente la loro presenza, pur mischiandosi con gli esseri umani e viaggiando tra loro e per le stesse vie. Le altre razze, infatti, percepiranno sempre qualcosa di sbagliato in loro, qualcosa di differente, ed è per questo che gli angeli incutono negli esseri innanzi a loro un innato timore reverenziale, purché questi non siano angeli stessi, e che siano di energie pari o inferiori all'agente.
Non è importante l'allineamento dell'Avatar. Quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dal sopracitato fattore.

- Passiva di Dominio Liv. I
Bèrral ha una trama di un verde acceso e luminescente che l'attraversa da un capo all'altro. In battaglia, da questo disegno complesso, sorgono piccole spine di pura linfa primordiale: rese solide dalla magia, si staccheranno all'urto con il corpo dell'avversario e rimarranno ferme sotto la pelle. Alcune di esse rilasceranno delle spore e faranno crescere muschio sulla parte colpita. Il danno causato da queste piccole manifestazioni magiche si aggiunge al danno fisico della frustata.


Attive:
- Spirito ululante (Variabile a consumo Alto)
Fiamme blu e azzurre, così calde da sembrare quasi gelide, ricoprono in una vampata il corpo del caster. Pagando un costo variabile egli è in grado di generare in questo modo una manifestazione magica: questa avrà la forma di uno spettro di fiamme azzurre che comparirà come estensione/espansione della forma fisica del caster e delle sue armi. La manifestazione magica eseguirà però un solo ordine e svanirà alla sua conclusione, indipendentemente dalla sua efficacia. La tecnica ha natura magica e nessuna affinità elementale (nemmeno un allineamento sacro/oscuro).

- Guarigione naturale(consumo Medio)
Tramite una semplice formula, Àlfar riceve aiuto dagli elementi: un bagliore che rispecchia il colore della trama di tatuaggi ricopre il corpo in un'ondata che parte dai piedi e raggiunge il capo, curando ogni ferita di ogni sorta. Fanno eccezioni le amputazioni di parti del corpo. Questo permetterà di curare ferite non oltre un'entità Bassa.


Riassunto:
Non c’è molto da riassumere ^^ Taliesin blocca Àlfar, riscuotendolo dai suoi pensieri. Àlfar crea un diversivo, apertura…pensatelo come più vi piace :D per permettere a Taliesin di tentare un recupero. E nel frattempo usa Guarigione naturale per recuperare un minimo di energia (perché non ci ho pensato prima? O.o) eee....basta :D

Note: Breve…ero poco ispirato…a voi! ^^
 
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Shervaar
view post Posted on 14/2/2014, 11:22







Caldo, viscoso e pericolosamente abbondante un fiume di sangue iniziò a scorrergli dal fianco, e non per colpa delle ferite che già gli ricoprivano il corpo. Shervaar allora si abbandonò su uno sperone di roccia portando vanamente una mano sulla ferita nella speranza di poter arginare il fiume in piena. Boccheggiante per il dolore, con la mente in panne e la vista mezza sfocata l’elfo alzò allora lo sguardo da terra, vedendo ad un passo da lui l’ombra che lo aveva quasi ammazzato. E ricordò.

Il suo attacco, combinato a quello di Jevanni, sembrava in un primo momento aver avuto pieno successo ma la gioia nel vedere il loro nemico incassare tutto era però durata ben poco. Nonostante lo avessero colpito con in pieno, e l’elfo aveva visto la spada di Jevanni tagliarlo di netto, l'uomo divenuto ormai completamente un ombra non sembrava aver minimamente accusato, anzi. Con un rinnovato ghigno di follia aveva fatto calare la notte sui due leoni in quel suo mondo fittizio mentre lui, ormai completamente integrato con il buio che incombeva sui due, era partito al contrattacco. Praticamente volando liberamente nel buio come se ne fosse parte integrante l’ombra e la sua arma, anch’essa vomitata da quel mondo senza luce, si erano scagliati contro l’elfo. Shervaar li vide arrivare, pronto a lanciare su di essi un delle sue temibili raffiche di vento mentre ancora si liberavano in aria e in quell’attimo di stacco, nel silenzio prima della tempesta (la sua tempesta) svuotò la mente.
In quel momento c’erano solo lui, Jevanni, la loro preda...e gli altri, persi chissà dove li dentro.
Non riusciva a dimenticare con quanto rammarico li aveva visti allontanarsi, spezzando quel gruppetto già di per se esile, quando si accorse che ancora un volta si era lasciato offuscare i sensi, distraendosi dal pericolo incombente.

Un guizzo all’ora si mosse nelle tenebre, un ombra più cupa del buio stesso, e quando Shervaar realizzò che l’arma del nemico era ormai a poco più di un metro dal suo petto, non gli restò che imprecare, e pregare che chi sino a quel momento aveva vegliato su di lui non lo avrebbe abbandonato. Mentre un colonna di roccia si innalzava dai sui piedi per proteggerlo l’elfo scartò su un fianco, troppo tardi, troppo lentamente. La lama nemica, scivolando sul fianco dell’improvvisata difesa dilaniò con facilità le carni dell’elfo, spezzando nell’impatto un paio di costole e mancando di un pelo gli organi vitali. Ci fu un attimo di buio, di quello vero, di quando la mente affogata nel dolore si spenge, dopo il quale l’elfo si ritrovò appoggiato alla stessa colonna che un attimo prima lo aveva salvato con il fianco ormai inondato di sangue.
Un attimo di terrore lo invase, aveva sottovalutato il proprio nemico che continuava a giocare con la sua mente e sapeva che un altro colpo come quello sarebbe probabilmente stato l’ultimo, ma come impedirglielo?
L’elfo sapeva di essere poco più di un giocattolo nelle mani e come tutte altre volte in cui qualcuno aveva giocato con la sua mente lo spirito di rivalsa ebbe la meglio. Era stanco di vedersi manipolato, la volontà piegata e la libertà negata, e richiamando quasi tutte le energie che gli rimanevano si preparò a riscattare la propria indipendenza. Si abbandonò in avanti nel buio, il nemico era solo ad passo da lui, e richiamando con rabbia gli elementi nelle sue mani preparò quello che forse sarebbe stato il suo ultimo colpo. Per un attimo la caverna si tinse di un acceso blu elettrico mentre tra mille crepitii l’elfo cercava di centrare la figura sfocata del suo carnefice.
Indipendentemente dal successo di quel tentativo disperato, ormai stanco e ferito si sarebbe lasciato cadere sulla nuda roccia, rimettendo il proprio destino nelle mani di Jevanni e degli spiriti suoi guardiani.


Legenda : Narrato - Pensato - Parlato

CS: 1 x Istinto

Danni fisici subiti: (11/16)

Danni mentali subiti: (3/16)

Energia rimanente: 75 - 10 - 40 = 25%

Abilità passive:
Empatia Animale - Bloodwing: Permette l'utilizzo del proprio compagno animale all'interno del combattimento, indipendentemente dal suo scopo.
[Razziale]

Furia del Fulmine: Permette di lanciare piccole saette con un secco gesto della mano e con la valenza di un colpo fisico non tecnica.
[Dominio I]

Residuo elementale: I colpi fisici corpo a corpo non tecnica di Shervaar sono infusi dell’elemento corrispondente alla natura dell’ultima tecnica utilizzata elementale.
[Personale]

Tecniche usate:
Dominio della Terra: Non vi sarà subdola magia ne temibile fendente in grado di ferire l'elfo qualora gli spiriti della Terra decidano di proteggerlo. Plasmando il terreno sotto i propri piedi lo sciamano sarà infatti in grado di creare un scudo che si sgretolerà assolto il proprio compito.

[Abilità attiva, Dominio elementale della Terra a costo Variabile - Pergamena]



Furia del Fulmine: Richiamando nei suoi pugni la potenza della Tempesta lo Sciamano sarà in grado di portare una devastante bordata elementale. Ricoperte per un momento di fulmini le mani dell’elfo diverrano infatti portatrici di un incontenibile furia che si andrà a scaricare sul primo bersaglio colpito, rilasciando su di esso una scarica di potenza e pericolosità variabile. In alternativa, imbrigliando un’esigua quantità di tale potere, esso potrà lanciare piccole saette con un secco gesto della mano e con la valenza di un colpo fisico non tecnica.

[Abilita Attiva, Dominio elementale del Fulmine a costo Varibile - 1/10
Abilità Passiva, Dominio I]



Note: Ok, ammetto di aver avuto non pochi problemi, incassare un alto era poco, un critico significava quasi morire. Uno slot, un 10% di energie e un alto mi sembrava un buon compromesso.
L’elfo subisce in pieno la malia e notando la spada quando ormai era troppo tardi alza un sperone di roccia e scarta su un fianco, beccandosi alla fine un brutta ferita di striscio piuttosto che il petto aperto in 2.
Allora risponde con un consumo critico, anche lui al petto, prima di cadere in ginochio. Ormai gravemente ferito non vede altra soluzione che continuare, speriamo sia quella giusta.

Chi mai avrebbe detto che l’uomo delle psion mi avrebbe maciullato nel fisico?


Edited by Shervaar - 14/2/2014, 12:25
 
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view post Posted on 15/2/2014, 18:49
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Crack.

Ti fermi. Osservi. Sorridi.

Vedi, Jevanni?



Immobile nella tua posizione non fissi che lo spadaccino mentre l'uomo noti aprendo gli occhi in una smorfia distorta è ancora integro più di quanto avresti voluto non sei coperto di sangue non c'è sangue sulla tua spada e sull'ombra che ti costituisce. Non è nemmeno un palliativo ma inizi a perdere la poca lucidità che ti rimane prima che qualcosa si incrina il mondo diventa tagliato a metà un'enorme spaccatura si fa largo all'interno di quel cielo terso e bianco la roccia ai tuoi piedi si spezza in piccoli pezzi mentre non sollevi e non abbassi lo sguardo solo lo ruoti un poco. Tutto intorno a te è diviso in sempre più piccoli pezzi vasi caduti da una troppo eccessiva altezza vetri infranti da acuti stridii.

È la fine del mondo.

Un ultimo istante di perfezione evanescente che sfiora la tua insita essenza corrotta dal nero della morte che non può avere effetto su di te sei inerme sotto la luce dell'alba che sta sorgendo il tuo desiderio non è stato soddisfatto e il tempo a tua disposizione è finito mentre l'infinita esistenza si accorcia di qualche attimo e insieme si allunga di un tempo immemorabile. Un boato. La torre di Eitinel cade in lontananza e si distrugge in ceneri luminescenti al sole eterno di un mondo che si sta distruggendo in quell'istante l'osservare un'eternità svanita nel nulla può mai esserci qualcosa di simile puoi tu osservarne i suoni?

Attimi di silenzio.

E d'improvviso il tuo corpo svanisce tutto diventa nero insieme ai due intrusi in quella perfezione insieme ai colori che non puoi riconoscere dell'azzurro del cielo e della scura roccia ai tuoi piedi insieme al tuo volere insieme al tuo desiderio di morte insieme al tuo desiderio di vita insieme a lontane reminescenze della dea e di Alexandra svanite nel nulla della bianca distruzione che sta avendo luogo senza che tu possa far nulla questa volta. Il tuo desiderio non è stato placato ma non può essere dimenticato unica cosa che ti dà una parvenza di vita.

Tutto diventa nero rumore assordante e la libertà dell'eternità ideale viene sostituita da opprimente claustrofobia di grotte.

31Qg0ny

Un uomo appoggiato ad esse mirandole.



Vibrazioni propagantesi al mondo reale. Un tremito, una scossa. Polvere sui tuoi arti superiori, tesi nello sfiorare quelle incisioni scure di colore, di significato. Lo stato della tua mente non è più controllato da te; il peso della creazione di un mondo ideale preme sulla tua stabilità psicologica. (trum) Le apatiche grotte rimangono ferme, mentre nuove spaccature dividono quelle iscrizioni da preservare. Non lasciarle andare. Sii con esse fino alla fine dei tempi. (i due uomini ti guardano da dietro) I tuoi occhi sbiadiscono nel buio delle grotte e della tua anima.

Πήγα στο σκοτάδι έκλεισε στις σπηλιές
ήταν η θέση μου εδώ, έχασε μεταξύ των ανθρώπων,
γαμώτο μεταξύ τους
εξαφάνιση ύπαρξη


« Si trova un grande potere nelle essenze. Qualcosa di ... energico, ed imponente. »

(tum)

La gravità dei blocchi rocciosi li adagia a terra con un liscio tonfo sordo. Le tue parole quasi competono con i suoni circostanti, per essere udite. Il silenzio ormai è diventato un ricordo, un desiderio irrealizzabile. Silenzio di un'eternità insolvibile. Riesci a pensarlo, tuttavia.

« Di cosa diavolo stai parlando? »

Ira nelle sue parole, quasi un ringhio. Ormai è tutto finito. Il mondo, è giunto al termine, insieme a loro. E questo non è il tuo mondo, non è l'apatico e perfetto mondo ormai distrutto; questo è il mondo reale, il loro mondo, che stava per collassare su se stesso e su di loro medesimi, con un rovinoso rombo ritmico.

και να έρθουν πίσω στη ζωή
μέχρι την αιωνιότητα


non c'è più nulla alle spalle da lasciare, il tempo è una linea continua, insieme alla tua esistenza

« È una conoscenza tramandata in lingue ormai dimenticate. Ogni cosa è mossa dal profondo. »

Non c'è più niente dentro di te, sei stato svuotato di ogni residua emozione, trasudata all'esterno con un solido crack. I tuoi occhi sono vuoti, e solo le scritte davanti a te acquistano ancora un senso, mentre stanno per essere distrutte insieme all'involucro del tuo corpo, una volta ancora. Ormai non ricordi quante volte sei stato ucciso, ma nessuna, in realtà. La morte non esiste, senza la vita. Non ricordi nulla, non puoi pensare a nulla di altro.
Ti volti verso coloro che ti avrebbero rivisto un'ultima volta lì sotto, in quelle grotte, e forse mai più. Non avrebbero più visto la luce del sole, come non l'avresti più rivista tu. Il tempo scorreva, ormai volgeva al termine. Il tuo volto è privo di espressione, è così che ti vedono. I tuoi occhi sono velati da una scura ombra, che rivela quello che sei in realtà, niente di diverso.

« E nemmeno un'ombra ne è esente. »

La grotta crolla, mentre non muovi un muscolo dalla tua posizione. Non ti allontani dai pilastri, non ti allontani dai segni sulle pareti.
Intorno solo un boato dopo l'altro, il rumore copre persino i propri pensieri.
È finita, di nuovo. Il mondo è collassato, e il tuo corpo non lo senti più.
Quasi un sentimento nuovo ogni volta.
La tua mente si annebbia, mentre percepisci l'involucro della tua essenza essere compresso, tagliato, squarciato.
I tuoi occhi ancora vedono, ma è solo polvere.
Nessun colore, oltre il rosso, il bianco.

Quindi, solo il nero.

ύπνος

-



Prima che ogni attacco possa essere sferrato dopo quello di Hoc il mondo delle idee collassa, facendo scoparire quella che non è altro che un'ombra del vero Hoc e lasciando Sherv e Jevanni nelle grotte, di nuovo, con davanti questa volta il vero Hoc. Egli è appoggiato al muro, osserva i graffiti e, con quello che equivale ad un ingente danno psicologico per aver retto a lungo il mondo delle idee è svuotato da ogni sentimento, e le sue parole fanno riferimento a quello che potrebbero voler dire i graffiti che sta osservando. Quindi, dopo un ultimo sguardo che rivela come in effetti anche lui sia ormai un'ombra, rimane fermo mentre la grotta di sbriciola e si distrugge.
 
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view post Posted on 15/2/2014, 18:57
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Ho avuto una lunga vita, ma non avrei mai creduto di morire così. Intrappolato come un topo in gabbia. E quando dico lunga, intendo veramente lunga: ricordo ancora perfettamente i giorni in cui gli uomini mi adoravano come una divinità e costruivano le loro case con il fango e la paglia, e gli unici nemici che avevamo da combattere erano i nostri pari che si erano lasciati sedurre e corrompere dal potere.
Ero temuto; conosciuto in tutto l'Edhel. Quando la mia ombra si stagliava sul terreno le creature umanoidi si rifugiavano nelle loro tane e tremavano dalla paura, pregando per non essere sacrificate.
Ho vissuto molto più a lungo di quanto abbia vissuto qualunque membro della mia razza; ho visto gli uomini evolversi, crescere e costruire imperi; ho visto membri della mia stessa razza nascere e morire. Ma nonostante tutto, non ho mai chiesto nulla; non ho mai voluto essere al potere o comandare; non ho mai pensato di essere migliore dei miei pari, neppure quando continuavo a sopravvivergli.
Ho accettato di servire, per tutta la vita, nel nome di colui che è riuscito a convincermi di ciò che è giusto, ma che più di ogni altra cosa è stato mio amico.

Aupiter
Fascies de Valde Igni et Cutis Lapida von Draconis, il fondatore del lauth.
Aupiter era stato il primo drago che avevo mai conosciuto a preoccuparsi per l'umanità, invece di disprezzarla. Era sua opinione che essendo noi ciò che eravamo, avremmo dovuto preoccuparci di garantire la pace piuttosto che minarla. Parole con un senso; parole che mi avevano dato un obiettivo, dopo così tanto tempo a vagare senza scopo.
Lui era mio amico. Era il mio mentore. Era tutto ciò che avrei voluto essere, e che non sono riuscito ad imitare.
Quando nacquero i suoi figli, dunque, fui onorato di poterli crescere ed accudire. Rubietentia e Iudelisor erano due cuccioli magnifici, e mai avrei creduto che avrebbero distrutto tutto ciò che io e loro padre avevamo costruito. Li ho viziati; sono cresciuti irruenti ed impulsivi: Rubietentia ha lasciato gli Altiventi alla prima occasione e Iudelisor è cresciuta nella sua ombra, odiandolo ed ammirandolo dall'ombra.
Dopo la morte di Aupiter, tutto è iniziato ad andare in rovina. Non odierò mai abbastanza gli uomini per aver condannato il loro più grande salvatore.
Stupidi.
Stupidi.
Stupidi!

Li avevamo protetti troppo, e loro si erano rivoltati! Prima avevano ucciso Aupiter, poi avevano iniziato a fondare i loro imperi incoscienti: il Re che non perde mai... Eitinel... tutte contrazioni del fato che avevano finito col porre la stessa superficie di Theras a rischio! La forza degli uomini era sfuggito loro di mano e senza Aupiter questi erano riusciti a distruggere gli equilibri che avevano tentato di preservare così tanto, gettando il mondo nel caos. E ora? Ora il mondo è invaso da abomini, ombre e pericoli che non avrei mai immaginato.
Il mondo è perduto.
Theras è perduta. Senza il lauth a difenderla, chi provvederà a controllare il comportamento degli uomini? E senza di me... senza di me il lauth non esiste più. C'è solo Iudelisor, e lei non ha alcun interesse nella pace; lei vuole solo trovare suo fratello.
...e io ho appena dato in mano ad un abominio lo strumento per trovarlo e... divorarlo.
La stessa fine che sono destinato a fare io.
Tutta la mia vita è stata un lungo e doloroso fallimento.
Io... chiedo scusa. La colpa è mia.


23xoC

Mentre Ashardalon veniva schiacciato dalle rocce e Shah Zyad spariva nell'oscurità, i Leoni riuscirono a farsi coraggio e a recuperare Cardinale. Taliesin e Àlfar disobbedirono agli ordini diretti di Seyrleen e si gettarono nell'antro con tutte le energie che erano loro rimaste. Il loro piano funzionò: le braccia del bardo si strinsero intorno al corpo debole del ragazzo e il diversivo fu sufficiente ad impedire ad Ashardalon di capire cosa stesse succedendo: il drago era troppo afflitto e confuso per attaccare i Leoni, così si limitò a dimenare la coda e gli artigli, sbuffando fumo dalle narici, incapace di ribellarsi al destino che lo attendeva.
La grotta iniziò a tremare violentemente e Seyrleen tornò ad intimare i suoi compagni alla fuga.
Presto sarebbero usciti di lì. Presto sarebbe tutto finito.



CITAZIONE
Con questo il mio gruppo conclude con successo la sua fase, fuggendo e portando Cardinale in salvo. Attendete il futuro intervento del QM per il finale della quest.
La prima parte del post ovviamente sono i pensieri di Ashardalon in punto di morte.
 
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~Cardinal
view post Posted on 23/2/2014, 07:01




Quel senso di estraneità che rende tutto confuso, come se ogni esperienza fosse nuova.
Gli amici, i colori.
Dov'erano ora?

Dal chiuso del suo rifugio, dalla sicurezza dell'Uomo al suo fianco, il ragazzo di nome Cardinale non capiva dove fosse finito. Ogni cosa gli sembrava estranea, nessun colore gli dava impressione di familiarità.
Aveva scorto sfumature nuove, desideri meno forti ma più sfaccettati. Passioni, sentimenti che non l'avevano mai sfiorato. Non che ricordasse.
E i suoi amici?
I colori che oltre all'Uomo gli tenevano compagnia?
Spariti, tutti.

Sono solo? si domandò.
Aveva ascoltato una voce vibrante ma grave, forse, di tanta vita trascorsa. Una voce che l'aveva cullato in un volo tra correnti fredde che l'avrebbero ucciso se enormi arti scagliosi non l'avessero riparato. Voce porpora di passione e stanchezza.
Voce che gli rivelò il suo vero nome.
Aveva ascoltato una voce dalle frequenze aspre di un dolore indicibile, di una malvagità senza pari. E tra essa e quella porpora la sua vita si era giocata come in una partita a dadi.
Sono solo? chiese alle nuvole indistinte, scarlatte come la tensione, celeste polvere come la paura, mentre tonfi di pietre esplodevano tutt'intorno. Braccia solide lo sorressero, e ancora una volta il ragazzo fu portato in salvo.
Ascoltò parole concitate, e all'improvviso sentì un formicolio inusuale: la voce aspra si allontanava gradualmente, quella di porpora spariva di botto.

- Aspettate! -

Non fu ascoltato. Sulla sua pelle, nelle sue orecchie la vibrazione si affievolì fino a sparire senza lasciare eco dietro di sé. E il ragazzo senza occhi fu di fronte alla realtà della morte.
Le mani gli tremarono.
Cosa sarebbe stato della sua vita da quel momento? Ora che l'unico che sembrava conoscere qualcosa del suo passato - seppure l'aveva usato come merce di scambio - non poteva più insegnargli niente? Si strinse nelle spalle, come colto da un brivido leggero. Il freddo salato delle lacrime gli solcò il viso.

La brezza fredda lo fece riprendere. Asciugò le lacrime dal suo viso, e gli diede un momento per pensare.
In fin dei conti non era solo. Qualcuno l'aveva salvato, le presenze che cambiavano colore ed emozioni. E capì che sarebbe stato lasciato da solo soltanto se se ne fosse convinto.
A loro si rivolse, una nota di speranza nelle sue parole.

- Io sono Aleph. E non sono più solo. -

Sorrise.

 
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view post Posted on 26/2/2014, 22:52
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All Heavens sent to dust
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d3MVYYn

La pietra scricchiolò finalmente sotto le mani sottili della dama - mani non tanto deboli, rispetto a quanto uno immaginerebbe ad una prima occhiata. C'era voluta una buona mezz'oretta di paziente lavoro, perché riuscisse a scavare attraverso i detriti caduti su Ilthan e sul soldato sotto di lui, ma adesso il più era fatto. Fortunatamente, peraltro: la creatura luminescente aveva iniziato a dissolversi, il pendente che portava legato ad una mano ad oscillare ad una lentezza innaturale. La terra rivelò prima la mano, poi l'espressione stordita di un elfo che riprendeva i sensi. Gli occhi -i due globi di luce nel viso bianco come porcellana- si fissarono su quelli dell'altro, colmi di paura. Come in un sogno, le dita si avvicinarono al viso dell'elfo finché non furono ad un soffio dalle sue pupille.

...

Il rumore della coppa che veniva riempita lentamente era insopportabile, anche se Jevanni non la dava a notare. Tutto in quell'ambiente era diventato insopportabile, e non era nemmeno sicuro del perché di tutto ciò; semplicemente nell'attimo in cui era stato introdotto nella sala della Regina, tutto era sembrato straniero e profondamente inadeguato. Nonostante mancasse lo sfarzo e la pomposità tipica dei veri manieri, persino quella corte improvvisata gli era sembrata troppo rispetto a quello che sentiva di meritare.

Con un cenno della mano ordinò al servo di smettere, e questi si allontanò con la caraffa di vino posata su un un vassoio - non prima di rivolgergli un inchino. Il Guerriero distolse cupo lo sguardo. Più che un inchino, gli avrebbe potuto rivolgere un calcio sullo stinco per quello che era successo.

« No, dubito che quel crollo basti ad averlo ucciso. »
Anche stavolta, aggiunse mentalmente torcendo le pieghe dell'abito. Resistette all'impulso di ingoiare in un singolo sorso l'intera coppa, e si limitò a stringerla con più forza. Quando questa ondeggiò, il riflesso del liquido rossastro si infranse impedendo al Glacendrangh di fissare i segni di quell'esperienza sul proprio viso. Prima l'essere senza nome gli aveva straziato il corpo con le sue stregonerie, e il crollo successivo nell'attimo in cui questi aveva parlato ai pilastri (no, letto, come se comprendesse quella lingua) lo aveva colto alla sprovvista. Sapeva di aver fatto bene ad inseguirlo, perché sapeva che se lasciato libero avrebbe dato loro problemi, ma era sicuro di aver magnificamente fallito.

« Almeno non ci sono state grandi perdite; se vogliamo escludere quelle provocate dall'avvento del drago. »
Aveva quasi ucciso lo sciamano, lasciando che venisse con sé, e solo facendo scudo con il proprio corpo era stato in grado di scongiurare il peggio. Era sicuro di aver lanciato una maledizione all'essere evanescente, ma non ricordava quale - il resto era tutto nebuloso. Era stato l'elfo sciamano a raccontargli ciò che era successo dopo. Senza dubbio questi non aveva avuto la benché minima idea di cosa fosse successo esattamente, anche se Jevanni pensava di avere una mezza idea di chi li avesse salvati. Carezzò il dorso della mano destra, quello baciato da Velta tempo fa.

« Già. » Cercò di non sembrare particolarmente amaro, anche se era al limite della sopportazione: avrebbe voluto ricordare che tutta quella operazione non era andata affatto a buon fine, e che quella distinta impressione di essere rimasti invischiati in una faccenda più grande di loro due -di tutti gli sventurati che l'avevano accompagnato a Pietradisole- obbligasse Alexandra ad una spiegazione. E invece era lui a quasi dover spiegare filo per segno ciò che aveva dovuto fare.

E quando era arrivato all'incursione delle ombre a Pietradisole, aveva dovuto reprimersi dal non lanciare il calice attraverso la stanza. Si sentiva rosso in viso, poco calmo, e non era sicuro che fosse stata la bevanda a sortirgli quell'effetto. No, a dirla tutta era piuttosto sicuro di cosa lo stesse agitando nel profondo. « Non sarebbe successo se non avessimo marciato verso Pietradisole, Alexandra. » Quasi si aspettò di sentire lo schiocco del legno della coppa sotto le proprie dita. La Regina non parve reagire al sentirsi chiamare così informalmente, e forse non curandosi nemmeno della vena accusatoria tradita dal tono. « Tu lo sapevi che questo sarebbe successo? » La Lady scosse lentamente il capo solo allora, socchiudendo gli occhi con un sorriso non particolarmente allegro sul viso. « Era destinato a sparire in ogni caso. Tutti i deboli sono destinati a sparire in questo nuovo mondo, e sai perché? Perché anche noi, i forti » e l'ironia insita nel modo in cui lo disse non gli piacque affatto « rischiamo di venir soverchiati dai nemici. » Il tap sordo delle unghie tamburellate sullo scranno stava diventando quasi ipnotico. Normalmente si sarebbe indignato per il cinismo, ma in quel momento tutto ciò che avvertì fu un freddo infinito. « Cosa intendi? »

« Che le ombre ci superano in numero. Di tanto, Jevanni. » Il tono adesso era diventato grave. « E poco importa che non sappiano organizzarsi militarmente - ancora » aggiunse all'ultimo come se davvero lo ritenesse possibile « Perché anche se noi tentassimo di proteggere un villaggio, altri tre ne cadrebbero. Ogni giorno avanzano, ogni giorno si presenta agli occhi dei nostri esploratori uno spettacolo simile a Pietradisole e noi non possiamo farci assolutamente nulla. » Lo sguardo della donna era intenso, ma soprattutto sincero. E forse fu quello a fargli più male. « È stato un sacrificio necessario proprio perché non sarebbero riusciti a proteggersi a lungo in ogni caso. Anche i draghi erano alla ricerca della pietra, e siamo stati fortunati ad intervenire contemporaneamente a loro. »

« Cardin...no, Aleph è stato portato in salvo, se non altro. » Lei inarcò il sopracciglio interrogativamente, poi chinò il capo dando l'impressione di esserselo ricordato solo adesso. Come se Aleph non fosse stato lo scopo primario della spedizione, anche se all'epoca loro non lo sapevano. E anche in quel caso, Aleph sembrava aver perso la comunione con le ombre - o qualsiasi cosa possedesse - e ora per gli 'scopi della Regina' poteva essere divenuto pressoché irrilevante. Se avesse lasciato al drago la possibilità di offrirlo al Kishin, avrebbe invece ritenuto quella sua capacità fino al momento in cui il mostro l'avrebbe ingurgitato? Ancora altri interrogativi snervanti, altri dubbi sulla vanità delle proprie azioni. E il silenzio di Seyrleen per il viaggio di ritorno, dopo aver scoperto che aveva atteso fino a notte fonda assieme agli altri nella speranza che anche lui emergesse dalle grotte, era stato altrettanto snervante.

La Regina senza regno intrecciò le dita e vi poggiò sopra il mento, fissando Jevanni ma al contempo passandogli ben oltre.
« Il Kishin ha fatto la sua mossa, quindi. » Forse fu un sorriso impercettibile a disegnarsi sulle sue labbra, oppure una smorfia. « Nessuna speranza che quel crollo lo abbia tolto dai piedi, immagino. » La donna fece un cenno affermativo senza cambiare espressione, distogliendo il suo non-sguardo solo quando il Guerriero si azzardò a bere un sorso del vino. « Aneliti, Molti, i draghi, ora anche Neirusiens...la situazione sta precipitando. »

Il sapore del vino gli parve persino più acido, in quel momento. « Non è finita qui? » chiese con voce strozzata. Ma sapeva la risposta. In fondo, lui si trovava seduto di fronte a lei proprio per quella ragione. Lei accavallò le gambe e poggiò il mento sulla mano destra. Solo in quel momento, in quella posa quasi stanca, Jevanni si rese conto delle occhiaie sul suo viso. « Temo che non sia ancora iniziata la vera crociata dei Leoni, sai? »




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ATTO III ~ Un tumulo di pietra.

PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"quest~master's bidding"

E qui la quest finisce. Vi ringrazio per averla seguita nonostante si sia protratta un po' più di quanto avrei voluto (come bene o male qualsiasi quest io abbia mai fatto) non tanto a causa dei vostri impegni quanto pure dei miei. Non solo per averla seguita, ma anche per avervi partecipato - la vostra presenza e la vostra iniziativa sono bene o male ciò che più mi ha dato la forza di portarlo avanti. Grazie davvero.

Il finale prevedibilmente è un flashforward rispetto al crollo/cliff-hanger con cui vi avevano lasciato i tre co-Qm (ai quali pure devo un bel po' di ringraziamenti, ci sono state sezioni in cui l'iniziativa era totalmente loro). Il gruppo andato a trattare con Ashardalon non ha problemi, mentre nel caso dell'altro 'gruppo' Jevanni riesce ad utilizzare la pergamena 'Difesa di pietra' (la difesa assoluta, insomma) e fa scudo con il proprio corpo proteggendo quanto più possibile Shervaar. Con l'intervento di una misteriosa 'dama di luce', Shervaar e Jevanni vengono liberati dai detriti. La visione di Shervaar, per quei pochi istanti in cui è cosciente, termina con la dama che gli cala le palpebre e lo cala in un sonno privo di sogni al risveglio del quale (se Shervaar-utente lo accetta) otterrà la passiva dell'artefatto Ilthan "First". Scavando il resto della propria strada, si ricongiungeranno all'uscita di queste grotte con l'altro gruppo - che sotto ordini di Seyrleen ha montato una veglia nella speranza che ce la facessero. Da qui il viaggio di ritorno in un lugubre silenzio alla sede del Sorya, dove ci si è divisi.

Un lieto finale per pochi, perché di lieto c'è soltanto che la maggior parte di noi (RIP Ashardalon) è riuscita a salvare la pellaccia.
Ma in fondo tanto ci basta, no?

A ciascuno dei partecipanti (esclusa Cielo, non avendo concluso la quest) assegno 1800G e l'augurio di poterci rivedere in altre giocate. Se avete domande di sorta potete tranquillamente chiedere nel thread in confronto.
Ai co-Qm (ai quali rinnovo i ringraziamenti per la disponibilità), assegno 600G a testa.
Mi nego ogni ricompensa causa ritardi, per i quali - ancora una volta - chiedo scusa.

Di sotto, il nuovo potere di Shervaar conferito tramite una delle abilità sempre dell'artefatto Ilthan.
CITAZIONE
First_Come fantasia e realtà, dormiveglia dell'irreale. Quand'ancora le due metà di un intero si trovino divise, esse non smetteranno di avvertirsi e attrarsi a vicenda. Ovunque esse siano, ovunque si trovino. Due esistenze spezzate e inevitabilmente destinate all'unione per poter sopravvivere l'una nell'altra, l'una nella sua speculare rappresentazione. Egualmente, sonno e veglia parrebbero entità divise, finite e distanti, eppure sussiste fra di esse un vincolo indissolubile tale da renderle l'una radice dell'altra. Un varco sottile, una sfumatura vaga e mutevole come sinfonia il cui solo vibrare, solo tremare permette ad ognuna di esse di non perdersi mai, di non dimenticare la propria anima. Tale è la dormiveglia, fuggevole frangente di pensieri e sogni dove ad ognuno di essi è permesso per la frazione di un istante, l'intrecciarsi di un secondo di sfiorarsi, toccarsi, confondere il proprio profumo con l'altro. Dormiveglia è avvertire tale imperscrutabile limbo quand'anche nessun altro sia in grado di farlo. Portando su di sé il simbolo di Ilthan diviso in due parti finite il Portatore di Ilthan sarà in grado di sentire, toccare e sfiorare tutto ciò che per chiunque altro non sarà nulla se non un vago riverbero di luce. Il portatore vedrà nel mondo reale alcuni scorci del mondo del sogno. Tali frammenti potranno per alcuni secondi sovrapporsi alla realtà come visioni fugaci, miraggi, apparizioni surreali. In più egli vedrà ombre e spettri della dimensione onirica invisibili a tutti gli altri. Potrà toccarli e avvertirne la consistenza, rimanendo ciononostante sempre e comunque invisibile e impalpabile agli stessi. Potrà inoltre avvertire se le persone addormentate stanno sognando e sentire sussurri e voci di quei sogni. Si tratta di un effetto scenico liberamente personalizzabile.[Passiva]

 
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50 replies since 11/9/2013, 20:26   1302 views
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