L'affresco di una città
Era la sua città: un affresco di mille colori che dipingevano una leggenda.
La Perla era meraviglia, un luogo dove tutto era possibile, ma quel sogno era destinato a spegnersi...
La storia di una nana:
Ghuthir “SeaRaven” della Casata degli Yurdir
Epilogo
Avevano aperto il vaso di “Pandora” e ne erano fuoriusciti i mali del mondo.
Abomini come mai si erano visti, né sognati nei peggiori degli incubi.
Sui quattro artefici di quella sventura, gravava il destino della Perla e dei suoi abitanti, ma quel gruppetto unito da un fato capriccioso non era destinato a ricoprire il ruolo della “Speranza”.
Ghuthir non chiese mai il fato dell'accampamento minerario, né di quante vittime avesse mietuto la loro curiosità di esplorare la breccia.
Conosceva le risposte, le vedeva dipinte nel volto di chi era sopravvissuto, nei resti fumanti di un gioiello che era stato brutalmente scalfito durante la settimana appena trascorsa.
I nemici che avevano sconfitto erano stati solo l'esca, l'illusoria speranza di aver debellato il loro fato di sventura.
Purtroppo il vero male era in agguato e orde di quegli abomini erano sciamati alla ricerca della loro preda: la Perla e i suoi abitanti.
Nulla si era salvato dalle loro grinfie. La manciata di superstiti scampata alla morte aveva scelto di vivere quell'ultimo giorno secondo la propria coscienza.
Le torri dei nobili erano animate da feste dove chiunque aveva il permesso di partecipare, concedendosi quegli ultimi istanti tra libagioni e divertimenti.
I più patriottici, quelli che non volevano cedere alla disperazione, avevano preso il posto dell'esercito decimato durante i primi assalti.
In quella prigione dorata che era la Perla, la fanciulla stava passeggiando lungo i moli danneggiati, osservando i relitti delle navi che avevano tentato di portare in salvo gli abitanti della città.
Il cuore le si stringeva ad una tale vista. Mai e poi mai avrebbe immaginato che quello splendore si sarebbe trasformato in un cimitero.
Il vento che le scompigliava i capelli portava con sé l'odore della salsedine mista a cenere, a putrefazione.
Scappiamo. Fuggiamo da questo posto destinato a soccombere. Sai che esiste ancora una possibilità. Imbarchiamoci su uno dei relitti scampati alla distruzione. Non puoi più fare nulla per loro. Se muori nessuno saprà la verità. Non desideri che il ricordo di questa città e dei suoi abitanti perduri nel tempo?
Erano parole invitanti. La sua seconda personalità aveva ragione: non doveva cedere, doveva aggrapparsi a quell'ultima speranza.
La Perla era condannata, ma se nessuno fosse riuscito a fuggire, chi avrebbe avvisato il mondo? Chi avrebbe avvertito le altre genti della presenza di quegli abomini?
Nessuno poteva essere certo che le navi scampate all'affondamento non avessero trovato la loro fine in successivi agguati.
Nessun luogo era sicuro: né il mare, né il cielo potevano garantire la loro salvezza.
E la terra... la sua terra era stata intrisa del loro sangue giorno dopo giorno in quell'ultima settimana.
Si convinse che fosse la soluzione giusta, non un atto di codardia.
Ormai non c'era nulla che la trattenesse. La sua stessa famiglia aveva tentato la fuga il primo giorno. E lei poteva solo sperare che non giacessero sul fondale del mare.
Sapeva, però, che c'era un'ultima cosa che avrebbe dovuto fare.
Non poteva andarsene senza salutarli.
Si incontrarono nel piano più alto di una delle torri nobiliari abbandonate più vicina agli spalti.
Da quelle finestre chiunque si fosse affacciato avrebbe visto il tragico destino che li stava attendendo. Ovunque l'occhio si posasse non c'era che morte ad attenderli oltre quelle mura, mura che sembravano fin troppo fragili, ferite dalle crepe e sbracciate in molti punti. Erano l'ultimo baluardo assieme a quella manciata di eroi che presto sarebbero morti per difendere chi aveva perso la speranza.
Fu la prima a rivolgere la parola, rompendo il silenzio.
«Avrei preferito rivedervi un momento migliore, ma suppongo che debba far tesoro di questi pochi attimi preziosi, prima che ognuno di noi scelga il proprio destino.» mentre le sue parole echeggiavano all'interno delle mura, si mosse verso il tavolo dove prese uno dei boccali ricolmo di birra. Una birra delle più pregiate, requisita dai magazzini della sua famiglia. In fondo nessuno si sarebbe preoccupato della sparizione di un barilotto, non oggi.
«E' giusto dedicare questo brindisi a noi, a quest'ultimo nostro incontro? Probabilmente la storia cancellerà le nostre colpe, ma il nostro spirito è marchiato dalla dannazione per aver dato inizio a tutto questo. Mi domando se saremo in grado di sopportare il peso di tutte queste vite che si stanno spegnendo per colpa nostra, se avremo la possibilità di provare ancora una volta a dare una speranza dove ormai esiste solo angoscia e rassegnazione.» Si sforzò di mantenere la voce ferma, ma ogni suoi gesto tradiva le reali emozioni che albergavano in lei. Non riuscì a sollevare il boccale.
Ascoltò i discorsi dei presenti, dei suoi compagni, ma quando il minatore si dichiarò, tutta la sua compostezza si infranse.
"Brinderò quando tutto sarà finito.
Quando il mio fiato lo permetterà.
Per ora ho soltanto una cosa da fare, ed è fuori da questo muro.
Devo tornare."
Lo vide inginocchiarsi davanti a lei.
"Sono solo un lavoratore come l'altri.
Ma se torno... se torno da quell'inferno, madama mia...
Voglio dedicare la mia vita a voi."
Quelle poche parole le fecero perdere la sua risoluzione.
I suoi piani mutarono in quel preciso istante.
L'altra Lei se ne accorse, provò a convincerla, ad adularla con promesse che sapevano entrambe non avrebbe mai potuto mantenere.
«Messere Rorek...» gli porse delicatamente la mano
«...Rorek... Io non ho mai udito parole più belle...» la voce vibrava dall'emozione.
«Vi prego, rialzatevi in piedi. Io... Io vi aspetterò. Non importa se gli Inferi si metteranno di mezzo, io sarò qui ad attendervi. Non potrei desiderare nulla di più di un cuore gentile e valoroso come il vostro. In queste ore di oscurità avete reso la mia vita luminosa. Vi ringrazio. Mi avete reso felice...»La nana non aggiunse altro, lasciandosi cullare dal quel sogno dolce amaro, da un lieto fine che difficilmente si sarebbe potuto compiere con la minaccia che gravava sulle loro vite.
Il destino si era beffato di due innamorati.
Lei stessa era ancora incredula. Aveva rinnegato quel sentimento, senza accorgersi di quanto si fosse radicato in lei.
In un'altra vita, nessuno dei due si sarebbe potuto dichiarare, ognuno sarebbe vissuto nel suo mondo; ma quelli erano tempi strani, tempi in cui in mezzo all'orrore e alla morte esisteva ancora l'amore.
Un'ultima scintilla che avrebbe brillato prima della fine.
Fu difficile per la fanciulla distogliersi da quel sogno ad occhi aperti; purtroppo era giunto il momento dei saluti.
«Ora...» in risposta alla domanda di Malacath
«Temo sia giunto il momento di dirsi addio... E' stato un onore anche per me...» si costrinse a sollevare il boccale.
«Alla vostra salute.»L''ultimo sguardo lo dedicò al suo Rorek...
Se solo avessero avuto più tempo...
Se solo non fosse stata così cieca..
.
Le fiamme e la morte stavano dilagando in ogni angolo della Perla.
Ghuthir si era unita all'ultimo gruppo in procinto di salire sul terzo relitto. I primi due erano già salpati approfittando della prima ondata.
Era rimasta l'imbarcazione più fatiscente, quasi un miracolo che si tenesse ancora a galla, ma forse la più adatta a fuggire da quell'orrore, ad essere scambiata per un semplice rottame.
I profughi si nascosero sotto dei teli dipinti del colore del legno, tremanti, in silenzio. Solo pochi sarebbe stati esposti. I più coraggiosi, o quelli che ancora sapevano come guidare il loro fato sulle onde di quel mare insanguinato.
Tra i fuggitivi, un bambino stringeva la storia del suo popolo, la verità di quanto era accaduto alla Perla e sugli artefici di tale distruzione.
Ghuthir non si volse indietro quando l'imbarcazione salpò.
Aveva un compito da svolgere.
Combatté con una ferocia indescrivibile, dando fondo a tutto il suo potere, ad ogni sua conoscenza che potesse far guadagnare tempo, che fornisse anche un solo istante in più ai suoi concittadini per mettersi in salvo.
Le vesti erano intrise di sangue, mischiato a quello dei suoi assalitori.
Sapeva che era questione di tempo.
Presto la sua vita si sarebbe spenta.
Era giunta l'ultima sfida.
Si costrinse a sopportare il dolore, a non sentire i morsi e le artigliate degli assalitori sulle sue carni, mentre lanciava la sua magia più potente contro uno degli abomini volanti, i più pericolosi per il gruppo di fuggiaschi.
Fu il suo ultimo trionfo.
Non seppe mai cosa accade a quell'ultima speranza che aveva solcato le acque.
Le ultime parole furono un addio...
Un addio a Rorek, ai suoi cari, ai suoi compagni e...
Addio sorella...
E anche quell'ultimo legame si ruppe.
La nana scivolò sul pontile esanime, mentre lo spirito della sorella tornava nel suo luogo natio: il mare.
Ora posso piangere...
Ghuthir mi mancherà e non solo lei.
Mi mancheranno Rorek, Malacath e Chaldri.
Ragazzi siete stati stupendi a dare vita a personaggi così speciali. Grazie. Spero di avere l'occasione di ruolare ancora con voi.
E grazie anche a te, Grim, per avermi dato questa opportunità davvero unica.