Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Erdkun ≈ Di terra e d'ombra

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.Neve
view post Posted on 24/1/2014, 22:13




Erdkun ≈ Di terra e d'ombra
Epopea del minatore
Epilogo



Non passò molto tempo da quella calma piatta. La sconfitta degli abomini aveva portato grande euforia tra i soldati, il morale era alto, e benché la perdita di qualche compagno aveva comportato un grosso sacrificio loro erano lì ed erano salvi, avevano protetto Ur Lachesh ed era questa la cosa più importante. Il contingente di Chaldri li raggiunse qualche tempo dopo confermando ancora una volta che l'orda era stata sconfitta. Rorek non parlava, annuiva e basta. Avrebbe dovuto essere felice per quella vittoria inattesa, eppure non era riuscito a far nulla per Ghuthir. Solo dopo e per caso si accorse, si accorsero che la nana era ancora viva. Respirava. La gioia fu immensa, così grande da non poterla contenere. Si prodigarono a curarla e a farla riposare con i mezzi che disponevano, e dopo molto tempo ella riaprì i suoi occhi color del mare. Un sorriso radioso la accolse, quello sghembo ed incredulo del minatore che era riuscito a salvarla per un soffio. Non riusciva a crederci, non riusciva a parlare. Poi però le parole morirono lo stesso in gola, soffocate da tetra mestizia. La Perla era capitolata, finita. Un gruppo di demoni ben più grosso e corposo si era avvicendato frattanto nella loro antica città, divorando ogni cosa incontrasse. Non dei pastori, non dei canidi ciechi. Un'orda di mostri ben più grande di quanto non avessero immaginato, gigantesca, spaventosa. Avevano combattuto per nulla, avevano protetto valli acerbe e terreni brulli invano. Ora non vi era più speranza per la razza dei nani, ora il cielo si oscurava e gli animi tremavano preoccupati per il futuro del loro popolo, delle loro genti. Nessun futuro, nessuna grazia di salvezza. C'era solo il male ad aleggiare sulle loro teste, solo la pioggia dei loro occhi. Un intero popolo spazzato via come foglie al vento, squarciato, stroncato alle radici e alla terra. Avrebbero dovuto aspettarselo? Forse, forse no. Ma Rorek era certo che in quella storia fatta di guerra, sofferenza e patimento, loro avrebbero marciato fino in fondo. Fino alla fine. Si raccolsero insieme allora in una torre diroccata, per l'ultima volta, per l'ultimo saluto. Il minatore, il nobile, il viandante e la mercantessa. Riuniti nuovamente. Loro che avevano sancito l'inizio della fine, loro che si erano trovati insieme per caso e poi separati.
Adesso erano lì febbricitanti a fissarsi l'un l'altro, l'emozione nei loro volti stanchi, l'attesa.

Birre dorate e schiumanti giacevano sui tavoli in attesa di essere sorseggiate.

" Avrei preferito rivedervi un momento migliore,
ma suppongo che debba far tesoro di questi pochi attimi preziosi, prima che ognuno di noi scelga il proprio destino."

Parlò allora il suo sole, squarciando il silenzio.
"E' giusto dedicare questo brinidisi a noi, a quest'ultimo nostro incontro? Probabilmente la storia cancellerà le nostre colpe, ma il nostro spirito è marchiato dalla dannazione per aver dato inizio a tutto questo. Mi domando se saremo in grado di sopportare il peso di tutte queste vite che si stanno spegnendo per colpa nostra, se avremo la possibilità di provare ancora una volta a dare una speranza dove ormai esiste solo angoscia e rassegnazione."
Quelle piccole mani tremanti, così linde. Così pure. Avrebbe voluto prenderla con sé, portarla via. Lontano da quel luogo di morte e disperazione, lontano dalla sofferenza che appesantiva il suo cuore. Ma Rorek sapeva che non poteva farlo, non più. Sapeva che lui avrebbe dovuto combattere, rimanere al fianco delle sue genti, dei soldati che aveva guidato con tanta passione per la prima volta nella sua vita.
"Brinderò quando tutto sarà finito.
Quando il mio fiato lo permetterà.
Per ora ho soltanto una cosa da fare, ed è fuori da questo muro.
Devo tornare."

Sapeva di dover morire per quell'ideale, per quel sogno e quell'utopia che era la pace. Solo una speranza, appunto. Solo un desiderio. Si alzò, poi. Si inginocchiò di fronte a lei, la testa china il volto perso nel silenzio. Poi parlò.
"Sono solo un lavoratore come l'altri.
Ma se torno... se torno da quell'inferno, madama mia...
Voglio dedicare la mia vita a voi."

Il volto fermo, silente.
La mano tremava nervosa.
"Messere Rorek..."
Rispose la giovane nana porgendogli la sua piccola mano delicata.
"...Rorek... Io non ho mai udito parole più belle...
Vi prego, rialzatevi in piedi. Io... Io vi aspetterò. Non importa se gli Inferi si metteranno di mezzo, io sarò qui ad attendervi. Non potrei desiderare nulla di più di un cuore gentile e valoroso come il vostro. In queste ore di oscurità avete reso la mia vita luminosa. Vi ringrazio. Mi avete reso felice..."

Gli occhi di Rorek divennero lucidi. In una situazione diversa avrebbe esultato come un matto. Gioito e assaporato ogni istante. Si sarebbe inebriato delle sue soavi parole, crogiolandosi in un limbo di pace. Ma ora la pace era solo nei suoi sensi. Ora, fuori da quel luogo, si combatteva l'ultima battaglia. L'ultima storia da raccontare prima della fine. Una di quelle storie che allietava i suoi sonni tormentati, da bambino.

C'era una volta, tanto tanto tempo fa,
un coraggioso minatore e la sua dolce fanciulla.


Prese la sua mano, delicatamente. Quasi avesse paura di rovinarla con i suoi grossi calli e le sue ferite. Si alzò e restò a fissarla in silenzio. Non ascoltò più nulla di ciò che accadeva intorno a lui, non si curò più di niente. C'era solo lei. C'erano solo loro. La guardò per un istante, per l'ultimo istante. Poi voltò le spalle.

La sua grande schiena scomparve aldilà della vista.

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Malacath lo raggiunse poco dopo. Si guardarono consapevoli per pochi minuti, poi il viandante ruppe il muro di silenzio.

"Belle parole le tue!
Lo sai che non c'è alcun ritorno, vero ?"


"Lu sacciu."
Rispose serio.
"Ma se tornassi indietro senza affrontare quel macello
non riuscirei a guardarla più in faccia."

Rimase in silenzio per un po' per poi riattaccare.
"Almeno avrò un volto amico vicino a me quando tirerò le cuoia!"
Un mezzo sorriso ed una pacca sulla spalla.
Camminarono in silenzio, senza voltarsi indietro.

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Arrivarono infine i rossi diavoli, le fiamme serpeggianti degli abissi. Erano loro, mostri, antiche chimere, satanassi infernali. Bestie. Senza scrupoli, senz'anima e vita. Travolsero ogni cosa, ogni germe, ogni gemito e guizzo. E Rorek era ancora lì, in mezzo a loro. Roteava il piccone tra le mani e colpiva, da una parte e dall'altra. E a destra e a manca. Gridava con tutto il fiato che aveva in corpo, sputava polvere, resisteva. Ed insieme a lui altri suoi compagni, soldati, fratelli. Uniti in un unica marcia in un unico scopo. Riuscì a portarne giù due, forse tre. Ne colpì molti altri, ma questi si rialzavano ed ancora attaccavano uccidendo gran parte di loro.

Non ci volle molto.

L'orda lo travolse. E lui era immobile. Fermo. Una roccia, un guerriero.
Sentì il ferro conficcarsi nel petto.
La lancia lo trapassò da parte a parte.
Sentì il sangue ribollire nel suo corpo ancora caldo, la vista annebbiasi, il cielo farsi di fiamme e buia tenebra.

Poi una luce calda lo avvolse.
Scorse il suo sorriso, la sua voce candida.
Le sue mani protese verso di lui.

"Ma...dre."

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Soffiò al gelido vento.

Non era dolore a far fremere il suo corpo.
Non era più la stanchezza a far cedere le sue gambe.
Era la calma, lieve e dolce mano della morte.
Era un sospiro, una breccia.

Ascese.
Un velo sugli occhi.
Fredde le sue membra.
In pace.




Ed ecco la fine di Rorek.
Il minatore combatte fino in fondo e muore per la sua città, di fronte alla bettola "La luna storta". Mi sono immaginata molti scenari possibili per il finale di questa storia, ma tutti conducevano a questo e nient'altro. Rorek muore per un sentimento condiviso, per la libertà spesso sognata, per i signor nessuno come lui - come molti altri - . Rorek muore perché è giusto così. Perché forse quando trova la felicità è ormai troppo tardi, è tutto perduto. Per ricordarci che a volte la vita per gente come lui è amara, dall'inizio alla fine, pur riservando però qualche sprazzo di luce.

Devo dire che mi è piaciuto moltissimo muovere questo personaggio, e ringrazio Grim per l'opportunità. Non è stato affatto facile intessere una storia di sana pianta su di lui ma mi ci sono appassionata a poco a poco e sono certa che me lo porterò nel cuore, perché è difficile non affezionarsi a questo punto. Ringrazio inoltre i miei compagni di quest con i quali ho avuto modo di interagire on ed off in maniera piacevole e divertente. Spero di potervi leggere ancora!
 
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dra31
view post Posted on 25/1/2014, 14:07




Erdkun · Di terra e d'ombra - IV
Ur Lachesh, Impero dei nani


Finita la battaglia, aveva fatto riposare gli uomini quanto bastava per poter procedere di buon passo. Una preghiera veloce e un sommario rito funebre si era svolto in memoria dei pochi caduti, prima di avviare il gruppo verso il secondo fronte di guerra.
Quando giunsero alla gola, Chaldri e i suoi poterono notare il risultato positivo della battaglia di Rorek e Ghuthir. Un velo di dolore copriva la schiettezza del minatore, quando Chaldri lo raggiunse. Tra le sue braccia giaceva il corpo della mercante e sul momento anche l'ufficiale credette alla sua morte, fino a quando un movimento del petto non fugò ogni dubbio. La nana era ancora viva.
Curata e assistita al meglio sul campo, i due attendono la ripresa della compagna e solo dopo aver lasciato ai vivi il tempo di risollevare morale e forze, i nani si muovono verso Ur Lachesh.

Quello che hanno trovato, una volta giunti in città, è l'ombra della Perla che conoscevano. Da una settimana, il nemico assediava la città con un numero enorme di abomini e demoni; creature che sul primo momento l'esercito regolare riuscì a respingere pagando un caro prezzo, saldando il conto di sangue e morte alla successiva e ultima sortita. Nello stesso tempo, chi aveva cercato la salvezza via mare era stato attaccato e affondato da orde di nemici volanti e magie di ogni genere. Da terra e da mare, la Perla era in procinto di essere chiusa nelle valve di una conchiglia oscura e malvagia.
All'ultimo piano di quella che un tempo era la torre abbandonata di una famiglia nobiliare, fuggita nei primi giorni, si erano Chaldri e i suoi quattro compagni di avventura.
La mercante aveva provveduto ad accompagnare l'incontro con dell'eccellente birra e dall'alto della torre, i nostri possono osservare per un'ultima volta la loro bella città e l'orrore che li attende.
Non ci si perde in lunghi sermoni di addio, il momento non è dei migliori per farlo. Solo togliersi gli ultimi rimorsi, come fa Rorek che praticamente si dichiara alla nana, e salutare un domani che non ci sarebbe stato. Chaldri si gusta quell'ultima birra osservando lo scintillio del mare, quel mare sul quale si era fatto le ossa a caccia di pirati e che ora rimpiangeva un poco. Svuotato il boccale si accoda ai due nani e scompare tra le vie della città.

₪₪₪


L'orda mostruosa assaltò per l'ultima volta le mura e le difese della Perla. La strenue resistenza di chi ancora sperava venne annientata dalla cieca violenza di creature senza pietà, come un castello di sabbia che crolla sotto i colpi delle onde. Quando il male dilagò tra le vie della Perla, nessun luogo fu un riparo sicuro contro di esso.
La morte trovò Chaldri all'ingresso di una villa, steso sul lastricato lucido di un vialetto nel quale campeggiava lo stemma dei Chal. Il suo martello da guerra, sporco di sangue, ancora stretto nella mano, la cotta di maglia aperta sul petto. Avvicinandosi l'oscura signora notò un sorriso amaro sul volto del nano. E capì.
Chaldri Chal, che sempre aveva bramato storie di eroi e mostri, di grandi battaglie e mostri da abbattere, era riuscito a coronare il suo sogno di una vita. Aveva avuto la sua avventura e si era guadagnato il suo posto nella storia. Nessuno, però, lo avrebbe tramandato ai posteri.

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- note › Finisce qui l'avventura di Chaldri, nel modo più consono a lui: difendendo ciò che è suo, come gli eroi della sua infanzia.

Sulla quest: Ringrazio anche io Grim per l'opportunità data nel gestire un personaggio nuovo, e come Neve credo che ne sentirò la mancanza. Si ringraziano, inoltre, i compagni di questa breve ma completa giocata.

Fama e onore vanno talvolta
più facilmente a chi non li ricerca.
Chaldri Chal

 
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view post Posted on 25/1/2014, 16:15
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Suzushikei
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Dalle nebbie del passato...

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L'affresco di una città

Era la sua città: un affresco di mille colori che dipingevano una leggenda.
La Perla era meraviglia, un luogo dove tutto era possibile, ma quel sogno era destinato a spegnersi...

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La storia di una nana:

Ghuthir “SeaRaven” della Casata degli Yurdir


Epilogo


Avevano aperto il vaso di “Pandora” e ne erano fuoriusciti i mali del mondo.
Abomini come mai si erano visti, né sognati nei peggiori degli incubi.
Sui quattro artefici di quella sventura, gravava il destino della Perla e dei suoi abitanti, ma quel gruppetto unito da un fato capriccioso non era destinato a ricoprire il ruolo della “Speranza”.



Ghuthir non aveva assistito alla fine della battaglia.
Il suo corpo giaceva immobile tra le braccia del minatore.
L'ultimo suo ricordo era stato un forte dolore che le aveva lacerato l'anima e poi era sprofondata nell'oblio, in un baratro senza fondo.
E forse il fato sarebbe stato più misericordioso se la mercante non avesse riaperto gli occhi, se la sua vita si fosse spenta in quel preciso istante.

Galleggiava nell'oscurità, privata di ogni senso, bloccata in un instante eterno istante di tempo.
Non prova alcun sentimento, nessun dolore affliggeva il suo spirito.
Nessuna voce le faceva compagnia.
Era sola, per la prima volta nella sua vita non percepiva più la sua “gemella mentale”.
Non si chiese se quello fosse tutto ciò che restava di lei dopo la morte o si trattasse semplicemente del limbo in cui transitano le anime prima di ascendere o, come nel suo caso, discendere negli “Inferi”.
Quella strana esistenza non concedeva il dono delle domande, solo una prigionia in un bozzolo di tenebra.

Poi qualcosa accade, una goccia d'acqua raggiunse quel mondo immoto, sconvolgendone gradualmente la sua essenza.
Inizialmente si trattò di un evento sporadico, accompagnato da una lieve sensazione di materialità.
Per ogni goccia uno dei sensi della nana sembrava destarsi dal suo torpore.
Una luce, il sapore simile all'acqua di mare, una profonda tristezza, braccia robuste che la stringevano, l'odore ferroso del sangue, il suono lontano di una voce, di un... pianto accorato...
E come apparivano, quelle sensazioni erano destinate a scomparire subito dopo, legate all'effimera esistenza di quelle gocce.
In un luogo dove non esiste il concetto del tempo, ogni istante ha una durata soggettiva.
Difficile dire quanto trascorse prima che quelle singole gocce si trasformassero un uno scroscio continuo, illuminando l'oscurità, restituendo alla nana il corpo e lo spirito.

Pioggia?

Fu il suo primo pensiero.

Pioggia salata?

Le palpebre si sollevarono lentamente.
La vista tornò per gradi, offrendole la risposta che cercava.

Lacrime...

….Rorek...

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Ghuthir non chiese mai il fato dell'accampamento minerario, né di quante vittime avesse mietuto la loro curiosità di esplorare la breccia.
Conosceva le risposte, le vedeva dipinte nel volto di chi era sopravvissuto, nei resti fumanti di un gioiello che era stato brutalmente scalfito durante la settimana appena trascorsa.
I nemici che avevano sconfitto erano stati solo l'esca, l'illusoria speranza di aver debellato il loro fato di sventura.
Purtroppo il vero male era in agguato e orde di quegli abomini erano sciamati alla ricerca della loro preda: la Perla e i suoi abitanti.
Nulla si era salvato dalle loro grinfie. La manciata di superstiti scampata alla morte aveva scelto di vivere quell'ultimo giorno secondo la propria coscienza.
Le torri dei nobili erano animate da feste dove chiunque aveva il permesso di partecipare, concedendosi quegli ultimi istanti tra libagioni e divertimenti.
I più patriottici, quelli che non volevano cedere alla disperazione, avevano preso il posto dell'esercito decimato durante i primi assalti.
In quella prigione dorata che era la Perla, la fanciulla stava passeggiando lungo i moli danneggiati, osservando i relitti delle navi che avevano tentato di portare in salvo gli abitanti della città.
Il cuore le si stringeva ad una tale vista. Mai e poi mai avrebbe immaginato che quello splendore si sarebbe trasformato in un cimitero.
Il vento che le scompigliava i capelli portava con sé l'odore della salsedine mista a cenere, a putrefazione.

Scappiamo. Fuggiamo da questo posto destinato a soccombere. Sai che esiste ancora una possibilità. Imbarchiamoci su uno dei relitti scampati alla distruzione. Non puoi più fare nulla per loro. Se muori nessuno saprà la verità. Non desideri che il ricordo di questa città e dei suoi abitanti perduri nel tempo?



Erano parole invitanti. La sua seconda personalità aveva ragione: non doveva cedere, doveva aggrapparsi a quell'ultima speranza.
La Perla era condannata, ma se nessuno fosse riuscito a fuggire, chi avrebbe avvisato il mondo? Chi avrebbe avvertito le altre genti della presenza di quegli abomini?
Nessuno poteva essere certo che le navi scampate all'affondamento non avessero trovato la loro fine in successivi agguati.
Nessun luogo era sicuro: né il mare, né il cielo potevano garantire la loro salvezza.
E la terra... la sua terra era stata intrisa del loro sangue giorno dopo giorno in quell'ultima settimana.

Si convinse che fosse la soluzione giusta, non un atto di codardia.
Ormai non c'era nulla che la trattenesse. La sua stessa famiglia aveva tentato la fuga il primo giorno. E lei poteva solo sperare che non giacessero sul fondale del mare.
Sapeva, però, che c'era un'ultima cosa che avrebbe dovuto fare.
Non poteva andarsene senza salutarli.

Si incontrarono nel piano più alto di una delle torri nobiliari abbandonate più vicina agli spalti.
Da quelle finestre chiunque si fosse affacciato avrebbe visto il tragico destino che li stava attendendo. Ovunque l'occhio si posasse non c'era che morte ad attenderli oltre quelle mura, mura che sembravano fin troppo fragili, ferite dalle crepe e sbracciate in molti punti. Erano l'ultimo baluardo assieme a quella manciata di eroi che presto sarebbero morti per difendere chi aveva perso la speranza.

Fu la prima a rivolgere la parola, rompendo il silenzio.

«Avrei preferito rivedervi un momento migliore, ma suppongo che debba far tesoro di questi pochi attimi preziosi, prima che ognuno di noi scelga il proprio destino.» mentre le sue parole echeggiavano all'interno delle mura, si mosse verso il tavolo dove prese uno dei boccali ricolmo di birra. Una birra delle più pregiate, requisita dai magazzini della sua famiglia. In fondo nessuno si sarebbe preoccupato della sparizione di un barilotto, non oggi. «E' giusto dedicare questo brindisi a noi, a quest'ultimo nostro incontro? Probabilmente la storia cancellerà le nostre colpe, ma il nostro spirito è marchiato dalla dannazione per aver dato inizio a tutto questo. Mi domando se saremo in grado di sopportare il peso di tutte queste vite che si stanno spegnendo per colpa nostra, se avremo la possibilità di provare ancora una volta a dare una speranza dove ormai esiste solo angoscia e rassegnazione.» Si sforzò di mantenere la voce ferma, ma ogni suoi gesto tradiva le reali emozioni che albergavano in lei. Non riuscì a sollevare il boccale.
Ascoltò i discorsi dei presenti, dei suoi compagni, ma quando il minatore si dichiarò, tutta la sua compostezza si infranse.

"Brinderò quando tutto sarà finito.
Quando il mio fiato lo permetterà.
Per ora ho soltanto una cosa da fare, ed è fuori da questo muro.
Devo tornare."



Lo vide inginocchiarsi davanti a lei.



"Sono solo un lavoratore come l'altri.
Ma se torno... se torno da quell'inferno, madama mia...
Voglio dedicare la mia vita a voi."



Quelle poche parole le fecero perdere la sua risoluzione.
I suoi piani mutarono in quel preciso istante.
L'altra Lei se ne accorse, provò a convincerla, ad adularla con promesse che sapevano entrambe non avrebbe mai potuto mantenere.

«Messere Rorek...» gli porse delicatamente la mano «...Rorek... Io non ho mai udito parole più belle...» la voce vibrava dall'emozione. «Vi prego, rialzatevi in piedi. Io... Io vi aspetterò. Non importa se gli Inferi si metteranno di mezzo, io sarò qui ad attendervi. Non potrei desiderare nulla di più di un cuore gentile e valoroso come il vostro. In queste ore di oscurità avete reso la mia vita luminosa. Vi ringrazio. Mi avete reso felice...»

La nana non aggiunse altro, lasciandosi cullare dal quel sogno dolce amaro, da un lieto fine che difficilmente si sarebbe potuto compiere con la minaccia che gravava sulle loro vite.
Il destino si era beffato di due innamorati.
Lei stessa era ancora incredula. Aveva rinnegato quel sentimento, senza accorgersi di quanto si fosse radicato in lei.
In un'altra vita, nessuno dei due si sarebbe potuto dichiarare, ognuno sarebbe vissuto nel suo mondo; ma quelli erano tempi strani, tempi in cui in mezzo all'orrore e alla morte esisteva ancora l'amore.
Un'ultima scintilla che avrebbe brillato prima della fine.

Fu difficile per la fanciulla distogliersi da quel sogno ad occhi aperti; purtroppo era giunto il momento dei saluti.

«Ora...» in risposta alla domanda di Malacath «Temo sia giunto il momento di dirsi addio... E' stato un onore anche per me...» si costrinse a sollevare il boccale. «Alla vostra salute.»

L''ultimo sguardo lo dedicò al suo Rorek...
Se solo avessero avuto più tempo...
Se solo non fosse stata così cieca..

.

Le fiamme e la morte stavano dilagando in ogni angolo della Perla.
Ghuthir si era unita all'ultimo gruppo in procinto di salire sul terzo relitto. I primi due erano già salpati approfittando della prima ondata.
Era rimasta l'imbarcazione più fatiscente, quasi un miracolo che si tenesse ancora a galla, ma forse la più adatta a fuggire da quell'orrore, ad essere scambiata per un semplice rottame.
I profughi si nascosero sotto dei teli dipinti del colore del legno, tremanti, in silenzio. Solo pochi sarebbe stati esposti. I più coraggiosi, o quelli che ancora sapevano come guidare il loro fato sulle onde di quel mare insanguinato.
Tra i fuggitivi, un bambino stringeva la storia del suo popolo, la verità di quanto era accaduto alla Perla e sugli artefici di tale distruzione.
Ghuthir non si volse indietro quando l'imbarcazione salpò.
Aveva un compito da svolgere.
Combatté con una ferocia indescrivibile, dando fondo a tutto il suo potere, ad ogni sua conoscenza che potesse far guadagnare tempo, che fornisse anche un solo istante in più ai suoi concittadini per mettersi in salvo.
Le vesti erano intrise di sangue, mischiato a quello dei suoi assalitori.
Sapeva che era questione di tempo.
Presto la sua vita si sarebbe spenta.
Era giunta l'ultima sfida.
Si costrinse a sopportare il dolore, a non sentire i morsi e le artigliate degli assalitori sulle sue carni, mentre lanciava la sua magia più potente contro uno degli abomini volanti, i più pericolosi per il gruppo di fuggiaschi.
Fu il suo ultimo trionfo.
Non seppe mai cosa accade a quell'ultima speranza che aveva solcato le acque.
Le ultime parole furono un addio...
Un addio a Rorek, ai suoi cari, ai suoi compagni e...

Addio sorella...



E anche quell'ultimo legame si ruppe.
La nana scivolò sul pontile esanime, mentre lo spirito della sorella tornava nel suo luogo natio: il mare.




Ora posso piangere... :cry:
Ghuthir mi mancherà e non solo lei.
Mi mancheranno Rorek, Malacath e Chaldri.
Ragazzi siete stati stupendi a dare vita a personaggi così speciali. Grazie. Spero di avere l'occasione di ruolare ancora con voi.
E grazie anche a te, Grim, per avermi dato questa opportunità davvero unica.
 
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view post Posted on 26/1/2014, 00:46
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Tre anni prima, Midgard Centrale

Singhiozzando si sedette accanto al corpo di Yorik. Diversi tagli gli attraversavano il corpo ma il dolore fisico ormai non lo intaccava più di tanto: la sua ascia era conficcata nel petto di quello che era il suo migliore amico. Cosa gliene poteva importare di tutto il resto ?
Tristemente fissò per l'ennesima volta quel cadavere.

"Perché l'hai fatto ? Perché ?"

Nessuna risposta ci fu da Yorik. Il suo volto insanguinato rimase impassibile e freddo.
Malacath si tirò su di scatto con un grido di rabbia, la sua voce rimbombò in quelle sale così piene eppure così vuote.

"Perché ?! Tutto questo, tutto quest'oro...POTEVA ESSERE NOSTRO! AVREMMO POTUTO..."

"No. Non avreste potuto."

Una nuova voce si era levata nelle profondità. Era profonda, quasi soffocata e sibilante ma anche incredibilmente forte.
Il nano si voltò si scatto ma non vide nessuno, eccetto l'enorme massa d'oro.
Istintivamente afferrò l'ascia che aveva posato a terra e quella conficcata in Yorik.

"Pensavate di strisciare fino alla montagna senza essere visti ? Ah! L'arroganza di voi nani è paragonabile solo al vostro desiderio di tesori altrui!
Ma sappi che io non mi separerò da un singolo pezzo del MIO tesoro!"


Per quanto Malacath si sforzasse di intravedere la fonte di quella voce, nulla si muoveva nelle tenebre.

"Chi sei ?"

La voce rise gutturalmente.

"Io sono il padrone di questo tesoro! Io sono il figlio della montagna! Io sono colui che ha giocato con te e il tuo amico come con dei burattini! Io sono Skingard."

Il timore fu sostituito nuovamente dalla rabbia. Dunque era per quello che lui e Yorik si erano messi a combattere ? Per il divertimento di quell'essere ?!
Non c'erano alternative. Quel mostro doveva morire.

"Fatti vedere!"

"Molto bene...questo giochino stava iniziando ad annoiare anche me! Ora...muori..."

Con un boato una duna d'oro esplose rivelando qualcosa di nascosto sotto la superficie.
Un drago si era gettato al dì fuori della sua aurea tana. Era lungo almeno sette metri, la pelle nera presentava delle striature azzurre quanto gli occhi.
E puntava dritto verso Malacath.

Oggi, Torre di Ur Lachesh

Lo sguardo fissò all'orizzonte mentre le luci del sole ormai in declino si riflettevano sul paesaggio. E sarebbe stata una vista gioiosa e poetica se quella luce si fosse riflesse su un lago o qualsiasi altra stronzata che cantano i bardi; sfortunatamente non era così: il sole si rifletteva sulle armature di migliaia e migliaia di demoni pronti a penetrare in città come nel ventre di una puttana per squartarne gli abitanti come animali da macello.
Questo era il paesaggio che Malacath fissava con sguardo accigliato. La sua irritazione tentava di nascondere qualcosa da cui persino lui non poteva fuggire: la disperazione di chi sa che sta per morire.
Con un sospiro rientrò si rimise seduto al tavolo. Attorno a lui quelli che avevano vissuto in prima persona quell'inferno, quelli che l'avevano scatenato: Guthir, rimessa a nuovo dopo essere stata ferita sul campo, Rorek e Chaldri, sopravvissuti in qualche modo alla battaglia all'accampamento.
E poi c'era naturalmente c'era lui. Lui che aveva fatto detonare il buco infernale da cui uscivano quei cosi e che aveva lottato per la vita nel deserto.
Tutti consapevoli di aver fatto molto. Tutti consapevoli che non era servito a niente.
L'esercito era arrivato e da una settimana non dava pace ad Ur Lachesh. Fino ad ora avevano resistevano ma Malacath sapeva, così come tutta la città, che quella notte sarebbe stata l'ultima notte.
Ecco perché metà dei cittadini, gente che non aveva mai impugnato un'arma in vita sua, si era barricata alle mura mentre l'altra metà si era rintanata sulle torri in ultimo e quantomai gioioso pasto.
Tutti ad attendere la fine.
E in quella torre solitaria i quattro eroi e boia della città si scolavano un'ultima birra non trovando piacere nella compagnia di nessun altro.
Guthir si avvicinò al tavolo. La sua voce era ferma ma le mani mettevano bene in evidenza le sue emozioni non riuscendo ad afferrare nemmeno il boccale.

"Avrei preferito rivedervi un momento migliore, ma suppongo che debba far tesoro di questi pochi attimi preziosi, prima che ognuno di noi scelga il proprio destino. E' giusto dedicare questo brinidisi a noi, a quest'ultimo nostro incontro? Probabilmente la storia cancellerà le nostre colpe, ma il nostro spirito è marchiato dalla dannazione per aver dato inizio a tutto questo. Mi domando se saremo in grado di sopportare il peso di tutte queste vite che si stanno spegnendo per colpa nostra, se avremo la possibilità di provare ancora una volta a dare una speranza dove ormai esiste solo angoscia e rassegnazione."

Malacath non parlò. Non trovava la forza di farlo.
Pensava di essere divenuto un cinico bastardo ma in quel momento si sentì come se il giorno della morte di Yorik non fosse mai accaduto.
Come se la montagna e Skingard fossero rimasti celati al mondo in attesa di un altro idiota che si fosse avventurato laggiù.
Fu Rorek infine a rompere il silenzio con un'alquanto inaspettata e inappropriata dichiarazione d'amore. Quella singolare scena stridette in tal modo con l'orrore che li aspettava che Malacath trovò la forza di fare un sorrisetto ironico verso Guthir, la quale stava ricambiando i sentimenti del minatore.
Nuovo silenzio.
E stavolta fu il nobile a parlare.

"Abbiamo fatto quello che s'era da fare. Ora dobbiamo solo fare quel che sappiamo fare.
Signori...è stato un piacere conoscervi."


Malacath bevve qualche sorso per poi fissare il suo riflesso nel bicchiere. Già, dovevano fare quel che sapevano fare.
L'unico problema era che ciò che lui sapeva fare era sfruttare gli altri per ottenere ciò che desiderava e in quel momento ciò non era fattibile.
Ma la cosa non lo turbò più di tanto. Solo ora si rendeva conto di essere stufo di quel che era diventato: voleva tornare abbandonare il ruolo del cinico assassino amante dell'oro per tornare ad essere il giovane e leale esploratore che era fuggito da una vita facile per scoprire il mondo.
Ma era possibile ciò ? Si poteva davvero tornare indietro ?
Per un attimo, e solo per un attimo, vide i suoi occhi abbandonare l'ibernazione in cui si trovavano per tornare verde smeraldo, come un tempo.
E la fiammella della speranza si riaccese in lui.

"E ora ?"

"Ora...temo sia giunto il momento di dirsi addio...
E' stato un onore anche per me...
Alla vostra salute."


Insieme brindarono nel silenzio che precede la tempesta.
Poi Rorek senza dire una parole si alzò in piedi per poi andarsene sparendo tra le ombre.
Malacath si mordicchiò il labbro qualche istante per poi trangugiare ciò che rimaneva della sua birra.
Aveva preso una decisione.
Fissò Guthir con un sorriso triste ma sereno.
Per un attimo sembrò essere tornato quello di una volta.

"Temo che questa sarà la nostra ultima bevuta, amica mia...
Alla salute!"


Si levò in piedi e senza voltarsi cominciò a scendere dalla torre.
Non ci mise molto a rincontrare Rorek. Del resto entrambi andavano dalla medesima parte e verso la stessa fine dolorosa.

"Belle parole le tue!
Lo sai che non c'è alcun ritorno, vero ?"


Il suo tono era sereno, tranquillo. Il tono di chi ha accettato il suo destino.

"Lu sacciu.
Ma se tornassi indietro senza affrontare quel macello
non riuscirei a guardarla più in faccia.
Almeno avrò un volto amico vicino a me quando tirerò le cuoia!"


Malacath scosse la testa incredulo.
In pochi l'avevano chiamato amico e ormai erano tutti morti. Ma in effetti Rorek non pareva dirigersi verso una fine poi così differente.

Tre anni prima, Midgard Centrale

Faticosamente Malacath si tirò su sulla balconata dove risiedeva ancora il cadavere di Yorik. I corpi dei due ormai tendevano ad assomigliarsi a causa delle ferite inflitte dal drago.
La bestia aveva seguito l'esempio del nano e si era arrampicato sulla parete trattenendosi con i poderosi artigli e raggiungendo così la sua preda.
Un getto d'aria ghiacciata fuoriuscì dalla sua bocca squamosa, il nano provò a schivare il colpo ma fu colpito di striscio al braccio. La pelle ormai era in uno stato avanzato di assideramento.
Con un grido di dolore roteò l'ascia tranciando di netto la lingua violastra e biforcuta del rettile.
Quello si levò in piedi ruggendo per il dolore mentre un fiotto bluastro gli usciva dalla ferita. Fu allora che Malacath attaccò: con un balzo si gettò contro la belva e colpì con le asce entrambe le ali aprendo grossi tagli sulla pelle membranosa.
Il drago senza più un sostegno per volare perse l'equilibrio e cadde dalla parete trascinando con sé il suo nemico.
Fu una caduto di almeno dieci metri ma il corpo del rettile attutì il colpo mentre Malacath venne sbalzato dal suo petto.
Lentamente il giovane si rialzò alla ricerca delle sue armi e quando le vide un sorriso soddisfatto gli riempì il volto: le asce durante la caduta si erano conficcate nel petto di Skingard.
La bestia respirava debolmente ma riuscì a lanciare un'occhiata d'odio al nano quando quello gli si avvicinò. Posando una mano su un'ascia esercitò un po di pressione causando i ruggiti di dolore del drago, poi d'un tratto staccò di netto l'arma dal corpo del nemico per colpire con forza il collo lungo e longilineo.
Skingard smise di esistere in quell'istante.
Malacath scoppiò a ridere mentre lacrime di tristezza gli inondavano il volto. Così tante emozioni in un solo momento erano difficili da gestire.
Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Una nebbiolina sottile aveva cominciato ad uscire dal cadavere del drago, muovendosi lentamente verso il nano.
Quello cercò di scacciarla con l'ascia ma fu tutto inutile. In pochi attimi essa lo avvolse completamente per poi sparire facendosi strada fra naso, bocca...finché non fu del tutto inalata.
Un dolore acuto gli perforò il cranio costringendolo ad inginocchiarsi mentre la voce di Skingard gli rimbombava nelle orecchie.

"Idiota! Vuoi il mio tesoro ?! Nessun mortale può resistere al suo potere..."

Ma subito una fredda risata seguì quell'ammonimento.

"Ma...se lo desideri così tanto....prendilo pure.
Io starò ogni giorno al tuo fianco e mi divertirò nel vederti consumato a poco a poco!"


Chiunque sarebbe fuggito di fronte ad una minaccia del genere ma Malacath si limitò a fissare vacuo la montagna d'oro.
Poi un sorriso superbo si delineò sul suo volto.
Non aveva mai visto niente di più bello.

Oggi, Ur Lachesh

In ginocchio in mezzo alla battaglia stava il nano. Sulla gamba una brutta ferita causata da una freccia uncinata.
Ma davanti a lui un nuovo pericolo si stagliava: un magro demone dalle molte braccia, gli artigli ricurvi come un rapace e gli occhi assenti.
Avanzava emettendo disgustosi versi dalla laringe come se se ne servisse per orientarsi.
Con un grugnito di dolore Malacath si levò di nuovo in piedi.
Il primo fendente fu parato con facilità dall'abominio che bloccò in una presa d'acciaio il suo braccio destro mentre un altro arto poggiava i suoi artigli sulla spalla del nano scavando con lentezza inesorabile la carne.
Gridando di dolore mosse di scatto l'altra ascia amputando l'arto immondo e, approfittando della distrazione della creature che riempiva la piazza con le sue grida stridule, colpì nuovamente.
L'attacco portò via con sé una buona parte della gola e il mostro rantolò qualche istante prima di cadere a terra, ormai sconfitto.
Ansimando il giovane si guardò attorno quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Un luccichio.
In mezzo a quel massacro, vicino ad un cadavere giaceva abbandonata una piccola, preziosa moneta d'oro.
Il suo sguardo divenne vacuo mentre inconsciamente i suoi piedi iniziavano a muoversi verso di lei. Le asce abbattevano chiunque si ponesse tra di loro: non importava che fossero nani o demoni, chiunque volesse separarlo da lei doveva morire.
Giunto a destinazione cadde di nuovo in ginocchio mentre la mano raccoglieva tremante quel meraviglioso tesoro.
Un sorriso radioso comparve sul suo volto.
Un sorriso che scomparve appena una mazza di ferro lo colpì alla tempia facendolo atterrare diversi metri più in là.
Il mondo iniziò a girare ma riuscì a distinguere le fattezze di un grosso demone dalla pelle spinosa e dalla grandi corna ricurve; al suo fianco stavano almeno sei dei cani mostruosi che aveva incontrato nelle viscere della terra. Quelli si avvicinavano mostrando le bocche feroci aperte e pronte per il loro nuovo pasto.
Le sue asce giacevano molto più in là ma a Malacath non importava. Aveva il suo oro.
Di cos'altro necessitava ?
Non cambiò mai idea. Nemmeno nella morte.
Giorni dopo gli stessi canidi mordicchiavano ferocemente una mano scheletrica ostinatamente stretta attorno ad una monte d'oro.




Grazie a tutti della splendida giocata! Devo dire che non è stato facile inventare un personaggio così su due piedi e ruolarlo ma è stata un'esperienza affascinante e ha dato molte soddisfazioni.
Se nei miei post non si fosse compresa la storia di Malacath, la riepilogo brevemente qui: lui e i suoi amici si sono avventurati nella montagna alla ricerca di un fantomatico tesoro, passione che li accomunava. Sfortunatamente due di loro sono morti prima di raggiungerlo e appena arrivati a destinazione Skingard il drago ha sfruttato i suoi poteri per far combattere Malacath e Yorik.
Lui ha poi ucciso sia il suo amico che il drago, ma questo in punto di morte lo ha colpito con una maledizione facendo entrare il suo spirito nel corpo di lui: ciò ha causato in Malacath una cambiamento non solo fisico ma anche morale, passando da semplice appassionato di tesori a vero e proprio adoratore dell'oro.
Skingard infatti sapeva che questa maledizione avrebbe consumato il nano fino a condurlo alla morte, e così è stato nonostante Malacath in cuor suo volesse tornare ad essere quello che era una volta.
Spero vi sia piaciuto il mio pg quanto mi sono piaciuti i vostri! Spero di ruolare ancora con voi!
 
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The Grim
view post Posted on 29/1/2014, 22:32





Ur Lachesh, o ciò che ne resta

Quando una perla viene stretta con forza, si crepa. Prima piccole venature, poi sempre faglie più grandi fino a diventare crateri, fino a spezzarla in grandi pezzi. E se si continua ancora non rimane che polvere, sottile e perlacea che si sparge per l'aria e vola ai quattro angoli del mondo. Di Ur Lachesh si può dunque dire che un pezzo è ovunque, in ogni montagna e ogni foresta, in ogni città e ogni villaggio, e che ognuno l'abbia vista benché nessuno l'abbia riconosciuta. Della perla non rimane che una storia che il popolo dei nani si tramanda di generazione in generazione, per non dimenticare. Parlano del terrore che sorse dal cuore della terra, dove il sole è meno che un ricordo, forse solo un sogno. Le storie insegnano che il popolo di quella città, spinto dalla cupidigia scavò fino al cuore della terra risvegliando gli abomini che non avrebbero dovuto destare. Il tremore delle loro vanghe e dei loro picconi arrivò fino a loro, rompendo quell'incanto che li teneva lontani dalla superficie. L'orda si fece largo tra roccia e minerali prima, tra corazze e mura, insediandosi per sempre negli incubi di quel popolo. Dallo Yakin, il canale di Ur Lachesh, salparono appelli che rimasero inascoltati, e così città dopo città, satrapia dopo satrapia il loro impero si sgretolò. Solo i codardi, i fortunati e i deboli, riuscirono a salvarsi. Lasciando dietro di sé nient'altro che rimpianti.

ɲ Ɏ ɳ


Profondità delle terra

Era lontano, troppo lontano per vederli e per sentirli, ma l'eco della battaglia riuscì a raggiungerlo ugualmente. Molti si erano destati, i più giovani che erano facili da eccitare. Il sangue versato dal tradimento e dalla cupidigia aveva scacciato il torpore, li aveva richiamati come la luce faceva con le falene; e proprio come un'orda d'insetti erano sciamati verso di essa. I migliori sapevano che il sapore di quel pasto non li avrebbe saziati, non erano che sensazioni acerbe, scialbe imitazioni della vera letizia. Così nessuno di loro aveva aperto gli occhi o mosso un muscolo, poiché sarebbe stata un'imperdonabile ammissione di inferiorità scomodarsi per così poco. Il tempo avrebbe dato loro ragione, e gli schiocchi che si erano affrettati a banchettare se ne sarebbero vergognati fino a morire. Allora perché Eh'Mrakul si sentiva così cosciente? Perché il suo ragionare si faceva così conciso e ordinato e non il consueto groviglio di insensatezza? Perché anziché sognare era in dormiveglia?

Non lo sapeva. Come non sapeva cosa succedesse lontano dalla terra e dall'ombra, dove esistevano il cielo e la luce. Sentiva solo la gioia e il banchettare della cucciolata, che divorava e distruggeva, che odiava e che moriva. Sentiva il dolore, la disperazione, e la miseria, e sembrava tutto molto succulento. Fu quasi tentato di aprire una palpebra, sentì i muscoli contrarsi e prepararsi allo scatto. Se si fosse mosso, forse gli altri l'avrebbero seguito fin su, forse sarebbero tornati e allora nessuno sapeva cosa sarebbe successo. Invece si rilassò, lasciò che le palpebre divenissero pesanti e il torpore rilassasse ogni suo cellula. Il suo sonno riprese, poco turbato e quasi ininterrotto. Un giorno si sarebbe svegliato, ma quel tempo era lontano ancora millenni. Gli stolti che vivevano sotto il sole l'avrebbero imparato a loro spese.


CITAZIONE

Qm point

Piccolo post finale, che chiude questa bellissima quest. È stato un esperimento per me come per voi, che spero abbiate apprezzato; io si. Ma era anche una prova, e quindi adesso è tempo di giudizi, e ricompense, of course. Giocare con un pg nuovo, diverso dal proprio, è un'esperienza difficile, perciò capisco che sia difficile abituarsi in poco tempo; sopratutto visto che non era un'eventualità progettata da voi stessi. Faccio comunque i complimenti a tutti sia per la serietà con cui avete affrontato la giocata, che per l'impegno dimostrato. Vi prego però di farmi avere qualsiasi critica sia alla gestione che ai giudizi, perché oltre che voi anche io possa migliorare e raffinare come QM. Grazie in anticipo.

.Neve
Non credo che vi siano dubbi, sei stata la migliore. La tua giocata è stata perfetta? No, di errori ne hai commessi come tutti. Ma sei riuscita nel difficilissimo compito di trasformare un personaggio ex novo, da due righe di background fornite in un vero e proprio gigante di carne e ossa. Chiunque ti abbia letto non saprebbe dire se è questo il tuo personaggio o quello di cui hai la scheda in firma, e non è un'affermazione soltanto mia. Il minatore rimarrà nelle pagine della storia, e mi impegnerò perché la sua leggenda, e quella della sua (quasi) sposa appaia nuovamente nel ciclo di Erdkun. Anche in combattimento te la sei cavata alla grande, perfino quando sei rimasta sola per un imprevisto non calcolato. Sei riuscita a difendere gli altri nani sulla rupe e contrattaccare efficacemente contro i pastori, rendendo anche le mie subdole offensive inutili. Mi sono consultato con Shivian prima di farlo, perché l'amicizia che ci lega non offuscasse il mio giudizio e anche lui concorda che la tua prova non è stata buona, ma brillante sotto ogni punto di vista.
Ti assegniamo dunque un Punto Promozione per l'energia Rossa, complimenti.
Inoltre guadagni 1300 Gold, su un massimale di 1500 da noi calcolato.

Shinodari
Sei stata un'inguaribile rompiscatole per il primo, lunghissimo turno, devo dartene atto. Avevi esperienza di " dungeon " e ne hai dato prova, entrando fin da subito in questo spirito della quest, e scrivendo sempre post lunghi e ben fatti. La tua Ghuthir non era un personaggio da sottovalutare, sempre attenta benché il mondo che si allargava attorno a lei fosse fin troppo grande per la piccola mercantessa. Potevi uscirtene fuori con lo stereotipo dell'avido mercante, invece la brama di Ghuthir, stemperata anche dal suo buon carattere, non ne hanno fatto un personaggio piatto e stereotipato, ma vivo e ben reso. Sono certo che con più spazio avresti saputo colpirmi maggiormente, ma ahimé gli incidenti capitano a tutti. Mi hai però dato l'impressione di essere un po' troppo rigida, sopratutto visto che la giocata non poteva avere conseguenze negative sui vostri personaggi; avresti dovuto dare maggior slancio alle azioni del tuo personaggio. Una goccia di estremismo e follia, non solo nelle scelte ma anche nell'interpretazione del personaggio ti avrebbe valorizzato maggiormente. Inoltre ti sei fissata troppo con le sfere, che erano un mero espediente per creare un indovinello particolare ed innovativo, e non uno strumento da usare fino a fine giocata. Ho apprezzato l'uso da parte di tutti nei combattimenti, ma non erano oggetti pensati per questo.
Se avessi scritto tutti i post saresti risultata sicuramente la seconda sul podio.
Guadagni 900 Gold, su un massimale di 1500 da noi calcolato.

Numar
Che .Neve fosse brava lo sapevo, che nemmeno Shinodari fosse da meno anche. Tu invece sei la sorpresa della giocata, lo ammetto. Dall'ultima volta che ti ho letto in Bring down the Sky sei migliorato parecchio, e questa cosa all'inizio non l'avevo notata. Il tuo post finale è quello che mi ha lasciato più a bocca aperta, e mi ha fatto correre a rileggere tutti i tuoi post. Complimenti, hai saputo ideare un'ottima storia dietro a Malacath, integrando anche le sue abilità con la natura del personaggi, una cosa che a primo sguardo non avevo notato, ma alla fine è risultata lampante. Anche in combattimento hai saputo mostrare i tuoi pregi, ma nell'autoconclusivo ti sei comportato un po' troppo meccanicamente. Ricorda che non devi attenerti agli schemi del duello - cosa che hai fatto con gli slot tecnica alternando fra i tuoi e quelli dei mostri con la giusta creatività - e che puoi compiere contrattacchi e autoconclusioni; mi sarei anche aspettato in quella parte un maggior coinvolgimento degli npc della tua scorta, che hai usato solamente per finire uno dei mostri. I primi post, sebbene abbia apprezzato i flashback, sono un po' monotoni, forse perché non eri riuscito a entrare bene nello stile del personaggio, forse perché non ho saputo spronarti bene e mi dispiace. Mi dispiace perché avrei voluto darti un punto promozione per l'energia verde ma dopo essermi consultato con Shivian, preferisco aspettare. Non denigro il tuo lavoro, ma lo apprezzo e spero che continuando di questo passo migliorerai e magari mi supererai. Impegnati perciò che ti tengo d'occhio!
Guadagni 1200 Gold, su un massimale di 1500 da noi calcolato.

Dra31
Avevo una curiosità e non ti nascondo che ho usato questa giocata per scoprirlo, e a malincuore son rimasto deluso dalla risposta. Mi spiace ma il tuo Chaldri non mi è piaciuto, troppo moderato, troppo semplice, mi aspettavo decisamente di più da quello che nella mia testa doveva essere il protagonista assoluto della quest. Mi aspettavo che fossi più arrogante, approfittatore, pronto a scaricare la colpa ai suoi colleghi o il guerriero deciso ad essere sempre in prima linea, più sfrontato e eccitato dalla battaglia. Volevo insomma vederti in panni non tuoi, e che mi dimostrassi che non è vero che tu sei l'eterno secondo, il compagno di squadra preferito, ma che sapessi essere il protagonista. La tua prova non è negativa, benché sottotono per uno stile di scrittura non tua, non aveva quella frizzante freschezza che sai dare ai tuoi soliti post; non te ne do totalmente una colpa. Cambiare stile d'improvviso è difficile, e nella giocata migliori, benché l'ultimo tuo post sia un po' troppo breve. Spero però che questa giocata ti sproni a provare qualcosa di nuovo, a inserire punti di vista alternativi nei tuoi post e convincano Satu a fari più coraggioso, intraprendete o bastardo. In battaglia hai sperperato troppe energie nella battaglia, curandoti fino all'eccesso di rimanere illeso quando potevi usare consumi minori che ti avrebbero permesso offensive più efficaci e varie. Difendersi è bene, finché non danneggia la tua capacità d'attacco. Non hai intuito inoltre che i flauti dei Pastori fossero facilmente distruggibili con tecniche di distruzione dell'equipaggiamento, come han fatto i tuoi compagni, peccato.
Guadagni 1100 Gold, su un massimale di 1500 da noi calcolato.


Io mi assegno per la gestione del tutto 665 G, e dico grazie a Shivian per l'opportunità e i consigli datomi nello sviluppo della stessa. Erdkun non finisce qua, e sono certo che tutti voi vi interesserete alle prossime scene.
Ne vale la pena!


 
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19 replies since 8/11/2013, 15:04   918 views
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