« ABBIAMO SBAGLIATO STRADA! »Un brivido percorse la schiena di Sergey. Non seppe darsi una spiegazione, non fu in grado di capire se scorse paura dalle parole di Jahir, o se egli stesso raggelò nel dedurre ciò che era appena successo.
« VEDI?! Mi pare ovvio che questo corridoio scende in profondità, mentre noi dovevamo prendere... »Rimase immobile con lo sguardo fisso verso il nano. Non tentò di rassicurarlo, né tantomeno di celare il fatto che non fosse per nulla sorpreso di quelle parole. Semplicemente tacque, maledicendo se stesso e Jahir. Condannò Jahir perché sembrava manifestare la quintessenza della banalità e stupidità degli uomini; era insignificante, un essere insulso che pareva aver appena aperto gli occhi, dopo un interminabile sonno.
Lo irritava.
E proprio per questo deplorò se stesso: perché non reagì. Avrebbe voluto interrompere il nano e colpirlo; ridurlo in fin di vita, assaporare il suo sangue e godere della soave melodia che le sue grida di dolore avrebbero composto. Non intendeva, tuttavia, ucciderlo. Non ne aveva interesse, come in effetti non aveva interesse nel picchiarlo. L'avrebbe fatto solo per capriccio, per un'infantile reazione che non voleva ammettere.
Eppure non fece niente. Non per pudore, non per paura, né per misericordia. Lo fece per ipocrisia; sì, perché non voleva identificarsi con l'etichetta di "malvagio", o meglio, non voleva che
gli altri lo vedessero in quel modo. Non voleva che lo considerassero come lui considerava suo padre. In fondo era solo un codardo, un essere fragile e forse persino più banale di Jahir stesso.
« ...aspettate un attimo...questa è la via che hanno preso gli altri! Loro stanno andando alle prigioni! » Il nano continuava la sua deduzione; era certamente rimasto scosso. Eppure Sergey non riuscì a notarlo, non fu in grado di immedesimarsi in lui, né tantomeno di comprendere cosa stesse provando, nonostante anche lui avesse perso la persona amata. L'unica cosa che vedeva era un'infantile superbia, una rabbia tipica di coloro che non accettano opinioni diverse dalla propria.
« Voi sapevate, non è vero? Voi eravate a conoscenza del piano, non è così? »Jahir aveva compreso tutto e reagì nella maniera più immatura: scappò via.
L'irritazione di Sergey divenne ben presto collera. Proprio non sopportava le persone del genere.
"Che idiota..." Sussurrò a voce bassa mentre afferrò la mappa che il nano aveva fatto cadere poco prima di fuggire.
E mentre le diede una rapida occhiata, la rabbia che aveva provato poco prima fu rivolta a se stesso. Era ipocrita, malvagio: piaga persino peggiore di quei banali esseri che popolavano il continente.
Era
patetico.
"Dobbiamo fermarlo" Aggiunse con un tono leggermente più alto.
Non lo disse per rimediare ai suoi pensieri, né per attenuare i sensi di colpa. Lo fece per dispetto verso se stesso; sì, perché voleva punirsi, sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in lui, qualcosa che semplicemente turbava la quiete sua e di quelli che gli stavano intorno. Era sempre stato così, fin da quanto era bambino.
Si diresse nella direzione in cui era scappato il nano, scacciando i penosi pensieri che cominciavano ad affiorargli alla mente. Non voleva fantasticare sulla sua infanzia, né tantomeno ricordare sua moglie e sua figlia, non in quel momento.
E così giunse ad un bivio. Lo osservò e notò che la strada di sinistra non corrispondeva perfettamente a quella riportata sulla mappa. Pareva piuttosto inoltrarsi in un'oscurità ambigua, surreale. Oscurità che – non poté fare a meno di pensarlo – era presente anche in lui.
Da quella direzione, anomale richieste d'aiuto giungevano sommesse.
Si diresse verso quell'arcana devianza, quasi affascinato dalle tenebre che la circondavano.
Poi il freddo.
Sentì un gelo estremo penetrargli fin dentro le ossa, infiltrarsi subdolamente dentro di lui in un istante che parve un'eternità.
Poi il gelo svanì e le tenebre scomparvero: era solo un'illusione.
Ma l'oscurità dentro di lui era tutt'altro che ingannevole.La strada di fronte era interrotta, come se una frana avesse devastato gran parte del tratto creando uno strapiombo. Appeso ad una radice che sporgeva lungo la parete di quella sorta di burrone, Jahir chiedeva aiuto.
Irritato, Sergey prese un respiro e si avvicinò alla sporgenza per poi accovacciarsi e rivolgergli parola.
"Jahir, ascoltami: resta calmo e fa ciò che ti dico. Sulla tua destra ci sono degli appigli; sono vicini, puoi raggiungerli"Si fermò per qualche attimo, poi aggiunse cercando di tenere fermo il tono della voce:
"La radice non resisterà a lungo: vai ora!"« Mi avete mentito fin'ora...perché dovrei fidarmi di te? »Rispose il nano, senza neanche rivolgergli lo sguardo.
Seguirono attimi di silenzio da parte di Sergey; fu tentato di spararlo, di porre fine alla vita di quell'essere irrazionale, semplicemente perché la sua esistenza lo turbava.
Poi intervenne Kel. Riuscì a convincere Jahir a salvarsi, facendogli seguire le istruzioni di Sergey, sino a portarlo in una cavità sottostante
« C'è un corridoio qui...sembra portare verso il basso...ci vediamo alla Sala Oscura!
Sulla mappa dovrebbe essere una grande stanza dopo la svolta a destra! » Epilogò il nano.
Sergey tirò un sospiro di sollievo, si rialzò lentamente e rivolse lo sguardo verso la mappa.
"Seguimi"Disse senza alzare gli occhi dal foglio di carta e procedendo nella direzione enunciatagli da Jahir.
Era sollevato. Non solo perché il nano era salvo, ma soprattutto perché non poté considerarsi colpevole di alcun crimine.
E dunque procedette lungo la strada che avrebbero dovuto intraprendere dall'inizio.
E scendeva; in basso, sempre più in basso.
E mentre lo faceva comprese una cosa: non era vero che a regnare negli inferi fossero le fiamme, né tantomeno che l'ardore di quel posto non conoscesse pari.
Era il gelo ad imporre la propria presenza. Imperterrita, l'aria diveniva più fredda e rigida; patine di ghiaccio sempre più spesse cominciarono a comparire nella penombra: le pareti divennero ghiacciate ed i pilastri erano ricoperti dallo stesso gelido strato.
Poi un sibilo fece sobbalzare Sergey: l'udito ne fu forse incrinato ed in muscoli subirono un'intorpidimento persino maggiore di quello cagionatogli dallo stesso gelo.
Non riuscì a spiegarselo, anche perché la sua mente fu impegnata da ben altri pensieri quando arrivò all'ingresso della sala descritta da Jahir.
La stanza era immensa e quasi completamente spoglia. Varie colonne semicoperte dalle tenebre si imponevano possenti, forti del metallo che le componeva; al centro, una sorta di altare si presentava elegante, incorniciato da un'innaturale raggio di luce. Ai suoi lati del sangue colava lentamente, mentre su di esso era posta in bella mostra una pietra.
Probabilmente
quella pietra.Sergey si fermò per più di qualche secondo alla vista di quella sala. La sua somiglianza con una cattedrale gli rievocò ricordi sepolti da ormai diversi anni.
Incrociò le braccia, quasi fosse intimorito da qualcosa, o più probabilmente in disagio per un improbabile motivo. Con la mano sinistra ripercorse la trama del tatuaggio impresso sul suo braccio destro. Una catena che terminava con una croce: marchio impostogli alla sua nascita e che lo subordinava agli esseri umani.
Non si aspettava questa reazione: non entrava in un edificio del genere da quando riuscì a fuggire da coloro che si ritenevano suoi padroni.
Nel frattempo Kel si era già avvicinato alla gemma ed un forte boato riportò Sergey alla realtà.
Un pentagramma di sangue compare dietro l'altare ed innaturali tenebre cominciarono a disperdersi.
« Dalle fiamme risorgo, nella mano porto la gabbia.
Generato dal Gorgo, ora comincia il mio regno di rabbia. »Sergey cacciò i pensieri, represse la paura.
Impugno l'archibugio, scorgendo un'immensa sagoma nell'improvvisa oscurità.
Quello che probabilmente sarebbe stato lo scontro più impegnativo della missione, stava per cominciare.
Energia:
35%
Status fisico/Psicologico:
Danno medio da impatto al busto, danno basso al fianco destro/Danno basso alla mente
13/16 / 15/16
Cs:
2 Destrezza
Armi:
L'arto sinistro di Sergey pare appartenere più ad un demone che ad un umano. È composto da una sorta di corazza di colore nero, salvo alcune venature grigiastre che compongono un'illogica trama. L'uomo è solito coprire il braccio con delle bende. [Arma naturale]
L'arto destro è invece più simile a quello di un umano: l'unica anomalia consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. Molto spesso indossa un guanto che ne cela malamente le anormalità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – 5 colpi disponibili a giocata], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – 1 colpo disponibile].
Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40
Abilità passive:
Ian Tao: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Indifferenza: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [Abilità razziale Autosufficienza]
Abilità attive:
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Note:
Come da copione.