Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Erdkun ≈ Sangue ribelle

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Caccia92
view post Posted on 29/1/2014, 20:24






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Dalle fiamme e dall'ombra nacque, immensa creatura richiamata dal sangue. L'alito incandescente scioglieva il ghiaccio attaccato alle pareti, le gigantesche ali sfioravano il soffitto, la testa da demone dondolava studiando i due umani che lo avevano richiamato. Trakan, il flagello degli inferi, poteva essere evocato soltanto nell'altare all'interno della Fortezza Nera e solamente sacrificando una parte della propria anima. Kel, forse, non sapeva che aveva donato anche parte del suo spirito, oltre che parte della sua carne. Il suo cuore, incredibilmente, palpitava al ritmo incessante di quello di Trakan, producendo un suono viscido e continuo che spezzava il silenzio nella stanza. E la sua spada, Neracciaio, era stata replicata sotto forma di fuoco nero. Molto più grande, sfrigolante, calda come il nucleo della terra.
Il demone infernale puntò il suo sguardo rosso verso Kel, muovendo alcuni passi nella sua direzione. Dalla bocca spuntavano un paio di canini che sembravano fatti di metallo, baluginanti nella penombra.

« Un uomo. Un uomo mi ha evocato. Perché lo hai fatto? »

Trakan parve contrariato nel constatare quella verità. Si scosse un po' di fiamme dalla spalla.
Brandiva la spada in maniera minacciosa.

« Sono sempre stato alimentato dalle anime di demoni. Non ho mai avuto il dispiacere di connettermi con uno della tua specie. Ti serve la mia forza? Non te la darò. »

Kel poteva percepire i pensieri del mostro. Poteva sentirne la rabbia, l'odio e la furia distruttrice.
Era una prova davvero dura per la sua mente: incanalare duemila anni di ira nella testa non doveva essere piacevole.


Nel frattempo Sergey si era dovuto spostare dalla sua posizione. Una porta nascosta nella parete, un semplice pannello di acciaio, era scivolato dalla sua locazione per consentire l'accesso ad un percorso laterale. Dal buco nel muro comparve un affannato nano, sporco, lacerato e con la barba arruffata. Jahrir precipitò dall'interno del passaggio e si rimise in piedi con un grugnito. I suoi occhi stanchi fissarono prima Sergey, poi la scena che si stava sviluppando al certo della sala fredda. Sbiancò letteralmente quando vide la creatura che stava discutendo con Kel. Sbiancare in pochi secondi doveva essere una delle caratteristiche principali del nano.
Jahrir rielaborò le idee e si acquattò. Fece segno a Sergey di nascondersi come lui e poi gli mostrò, puntando con un dito, la Gemma Buia che stava sull'altare. Indicò in successione le varie colonne che si affiancavano al piedistallo, il buio che si frapponeva tra un pilastro e l'altro. Era una specie di porticato dentro la Fortezza che poteva fornire loro una copertura adatta per raggiungere l'obbiettivo. Il nano abbassò la voce, mutandola in un sussurro rauco.

« La Gemma...pensi di riuscire a raggiungerla? »

chiese, gesticolando freneticamente con le mani

« Io posso provare ad affrontare il demone, dandoti il tempo necessario per prenderla. »

aggrottò un istante le sopracciglia

« Oppure vuoi scambiare i ruoli? »


Kel, intanto, poteva osservare la faccia di Trakan che si contraeva, deformandosi in fiamme e oscurità. Gli occhi ardenti scrutavano la stanza, analizzando ogni angolo, ogni anfratto. Le narici incandescenti inspiravano enormi quantità di aria, annusando e percependo gli odori che provenivano dall'entrata. Evidentemente stava cercando degli intrusi.
Lo sapeva, lo sentiva e desiderava trovarli.


« Tu non sei solo. »




CITAZIONE
~ QM POINT

Kel, avvicinandosi alla Gemma Buia e utilizzando il sacrificio, ha evocato il demone millenario Trakan. Il demone crea un collegamento mentale con Kel; in questo modo, può comunicare con lui a livello neurale (solo Kel comprende il linguaggio demoniaco). Sergey, invece, trova Jahrir che spunta da una porta nascosta, evidentemente esausto e sporco. Il nano, dopo essere sbiancato alla vista del demone, inizia a discutere con Sergey su come prendere la Gemma Buia posta sul piedistallo al centro della stanza. Ci sono dei porticati ai lati della sala che potrebbero favorire un furto silenzioso della pietra nera. Jahrir propone anche di distrarre Trakan o, eventualmente, di scambiare i ruoli con Sergey.
Trakan sta annusando l'aria e potrebbe accorgersi degli intrusi. Questo processo è lento, ma infallibile. Sta a Kel provare a fare qualcosa (può anche decidere di allearsi con il demone).

Ci vediamo in confronto per discutere le varie situazioni. Ogni azione è possibile e comporta un diverso svilupparsi degli eventi. Seguite la psiche del vostro personaggio e utilizzate le ultime energie con saggezza.
Cinque giorni per postare dopo aver preso una decisione. A voi!

 
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.Azazel
view post Posted on 4/2/2014, 14:42




Erdkun
Sangue Ribelle, Atto VI
___ _ ___


~


Dal tributo venne evocato l'inferno stesso.
Fuoco, fiamme, oscurità e potere si concretizzarono in un solo essere, in un unico Demone millenario, spaventoso e dall'alito incandescente in grado di sciogliere il ghiaccio lungo le pareti.
Nemmeno nei viaggi onirici più sconclusionati e terrificanti la mente umana sarebbe stata in grado di partorire un essere talmente diabolico e scioccante. Il cuore sembrò voler fuoriuscire dal corpo, il battito si fece irregolare per diversi istanti mentre osservava l'essere uscito dal profondo della terra avvicinarsi a lui.

« Un uomo. Un uomo mi ha evocato. Perché lo hai fatto?
Sono sempre stato alimentato dalle anime di demoni. Non ho mai avuto il dispiacere di connettermi con uno della tua specie. Ti serve la mia forza? Non te la darò.
»


Un'ondata di emozioni distruttrici investì la mente di Kel. Il dolore e l'emicrania erano lancinanti: provava un forte sentimento d'ira, una insana voglia di caos e devastazione, ma non erano sensazioni normali che qualsiasi essere umano avrebbe provato normalmente anche una sola volta nella vita.
Erano amplificate in maniera spropositata.
Portò il palmo della mancina a premere sulla tempia sinistra ma era un misero balsamo dinanzi alla quantità di dolore che avvertiva alla testa.
Come un enorme segugio infernale, l'essere evocato iniziò a fiutare l'aria e a guardarsi attorno: aveva percepito la presenza di altri intrusi e questo non faceva altro che peggiorare la situazione, già fin troppo compromessa e difficile da gestire.

« Tu non sei solo »
Gorgogliò mentre lo sguardo si contraeva in una smorfia di disapprovazione e rabbia di fuoco.
Osare solamente alzare la spada contro un demone di tale livello era da pazzi. L'unica via che gli rimaneva era quella di provare ad instaurare un dialogo.
Cercò di farsi coraggio e si avvicinò pian piano all'altare e alla Gemma.

« Ti offro un patto.
E' vero, non sono solo: molti mercenari sono stati inviati qui per porre fine all'influsso demoniaco che è stato in grado di impadronirsi della Roccaforte.
Concedimi parte del tuo potere così potrò eliminare tutti i mercenari presenti nella Roccaforte, porterò la Gemma fuori da questa prigione labirintica e farò sì che l'aura di corruzione possa espandersi in tutta la regione, anzi, in tutto il continente se solo lo vorrai.
»
Allargò le braccia e sul viso proruppe un falso sorriso, disgustoso: riusciva a percepire la rabbia secolare del demone e la sua voglia di distruzione e, di conseguenza, cercò di fare leva su tale desiderio.
« Ti offro il mondo. »
Concluse senza distogliere gli occhi dal volto infuocato della creatura.
Se il demone era in grado di leggergli la mente era chiaramente un uomo morto.
Per la seconda volta, per di più.
Si trattava di un mero inganno: l'unico obbiettivo che Kel aveva in testa era la distruzione definitiva della Gemma e dell'aura di corruzione che andava ad estendersi sempre più a macchia d'olio nella regione, contaminando qualsiasi cosa. Se solo fosse riuscito ad entrare in possesso di una piccola quantità del potere di Trakan, il demone millenario, solo allora, forse, avrebbe avuto una possibilità di porre fine a tutto cercando di incanalare le energie in un ultimo e potente attacco diretto alla Gemma.
Per alcuni istanti piombò un silenzio di tomba nel quale lo sguardo infernale di Trakan era posato su Kel poi, inaspettatamente, sorrise.
Un ghigno tetro, malvagio e sinistro.
Allungò la mano verso il goryano e più si faceva vicino un probabile contatto più l'organismo di Kel andava in subbuglio: il cuore batteva all'impazzata, le vene parevano venir attraversato non più dal sangue ma da pura energia ribollente mentre i muscoli e i nervi sembrarono uscirne irrobustiti oltre modo.

« Accettato. »
La scelta del demone era chiara, definitiva.
E il potere da lui fornito era un qualcosa di imparagonabile, indecifrabile.
Improvvisamente avvertì una voce cavernosa, roca, lontana fare breccia nella sua mente. Vagamente assomigliava a quella di Trakan e pochi secondi dopo divenne una più che ovvia certezza.
"Distruggi gli intrusi".
Era un ordine perentorio, la volontà di Kel era incatenata a quella del demone e per contrastarla dovette fare utilizzo sulle proprie energie.
Riuscì, tramite un tremendo sforzo, a non eseguire il volere del demone ma da tale azione ne fuoriuscì indebolita la sua mente.
Volle disperatamente urlare dal dolore e dal pulsare costante e doloroso delle tempie, voleva farla finita una volta per tutte ma in cuor suo sapeva che per decretare l'epilogo di tutto doveva, anzi dovevano, distruggere la Gemma.
Un rumore metallico attirò l'attenzione del demone che, fulmineamente, scagliò una fiammata in direzione della sorgente del suono. Non seppe dire se si trattasse di Sergey o di Jahrir ma il rumore sordo di qualcosa che sbatté contro una parete significava che il colpo infuocato andò a segno.
Fu proprio in quell'istante che vide Sergey avvicinarsi all'altare e afferrare la Gemma.
Il contatto fra il mercenario e la pietra provocò un'ulteriore mutamento nello svolgersi della vicenda, una reazione del tutto inaspettata ma che rincuorò Kel: il demone cadde in avanti, sembrava copiare i medesimi movimenti di Sergey e inoltre pareva condividessero i sentimenti dell'altro, in questo caso il dolore.
Ondate e lampi di fiamme s'alzarono verso l'alto.
Capì che era quello il momento perfetto per agire.
Trakan era senz'ombra di dubbio in difficoltà a reggere due tramiti alla volta e quel fattore giocava a loro favore.
Si rialzò il più velocemente possibile e allungò la mano sinistra in direzione dell'essere infernale: il suo obbiettivo era quello di indebolirlo ulteriormente sfruttando l'insidiosa magia in grado di corrompergli corpo e mente, dopodiché caricò Neracciaio con la propria energia vitale.
La spada iniziò a vibrare e accumulò l'energia trasformandola in calore, dopo qualche istante il calore generò fiamme magiche.
Menò un fendente a vuoto, in avanti, da esso scaturì una bordata elementale diretta a colpire in pieno il volto di Trakan.
Non sapeva se si sarebbe rivelata un'offensiva adeguata ad un nemico del genere, era conscio solo del fatto che se non avessero tentato in tutti i modi di sconfiggerlo l'orda demoniaca prodotta dalla Gemma non sarebbe rimasta confinata per molto tempo nella Roccaforte dei nani ma avrebbe investito come un'ondata di marea gigantesca e corrotta l'intera regione e tutti i suoi abitanti.
E questo non potevano in alcun modo permetterlo.


Kel'Thuzak
il Mezzanima

CS 12 ~ Destrezza 2 - Intelligenza 2 - 8 Forza

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 95% - 10 - 10 - 20 - 10 = 45%
Status Fisico: danno Medio spalla sx.
Status Psicologico: danno Alto sotto forma di emicrania.

Equipaggiamento in uso

Neracciaio__ In uso. (Mano dx)
Silentium__ Inutilizzata. [º º º º º]


Abilità in uso

arcanus__L'anima corrotta di Kel, scissa in due tra spada e corpo, ha fatto sì che Neracciaio acquisisse un potere in grado di distinguerla dal resto delle armi comuni: il potere della sua anima racchiusa in questa spada è in grado bruciare e ustionare. L'arma infliggerà danno come il riflesso della propria anima tant'è che oltre al danno fisico arrecherà un danno legato all'elemento Fuoco, non pregiudicherà in alcun modo la regolamentazione sugli attacchi fisici e le Capacità Straordinarie; il danno totale inflitto dagli attacchi fisici non cambierà in alcun modo, ne verrà solo caratterizzata l'entità aggiungendovi proprietà elementali. L’arma, come una creatura viva e senziente, si plasmerà sulla figura del possessore assecondando la sua indole, vettore della sua anima. Da questo momento in poi essa vibrerà di energia propria, liberando una malia psionica di tipo passivo, sottoforma di terrore e paura, che influenzerà chiunque sarà abbastanza vicino da percepirla. Inoltre Kel, raggiunto il 10% delle energie, non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
{Passiva Lvl.1 e 2 Artigiano + Razziale Umana}

tutum iter__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. {Pergamena Sostegno - Ladro}

mysticus__Il prescelto dei guerrieri stregoni di Kolozar Dum è stato dotato inconsapevolmente, da quest'ultimi, del dono della magia, ma non magia comune bensì qualcosa di molto più potente e in grado di far impallidire i migliori maghi esistenti. Poter contare ogniqualvolta su una fonte di potere sempre maggiore rispetto a chi si ha di fronte è una capacità che molti vorrebbero e che Kel possiede dopo essere tornato alla vita. In termini di gioco la tecnica ha natura Magica e avrà sempre effetto. Ogni volta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Kel guadagna 2 CS in Intelligenza.
{Pergamena Discendenza Arcana - Mago}


Attive Utilizzate

incorruptibilis__La tecnica costituisce una difesa psionica di potenza e consumo Medio, e protegge Kel'Thuzak da qualsiasi tentativo di illusione, ammaliamento, possessione e simili. È possibile castarla nei primi attimi in cui si subisce l'offensiva psionica, per prevenirne gli effetti senza subirne i danni. [Utilizzata due volte per scalare il danno mentale da Critico ad Alto]
{Pergamena Incorruttibile - Campione}

viribus deficio__La tecnica ha natura Magica, consumo Alto. Kel è in grado di lanciare la tecnica con l'intenzione di danneggiare e corrompere la parte interna del corpo del proprio nemico. Il corpo è lo specchio dell'anima e cercare di danneggiare il fisico nemico equivale a scalfirgli lo spirito. La corruzione magica, qualora non ci si difendesse, sarà in grado di mutare il colore e la consistenza del sangue dell'avversario trasformandolo in un liquido molto denso e putrescente, scuro e oltre a questi danni è in grado di infliggere anche una forte sensazione di confusione e debolezza alla mente del proprio nemico. Il danno risulta suddiviso in un Medio alla mente e un Medio al corpo del bersaglio.
{Pergamena Corruzione Magica - Mago}

unda flammas__Spendendo un quantitativo Basso o Medio di energie, sarà possibile sprigionare da Neracciaio una bordata costituita da fiamme, nonchè manifestazione dell'anima racchiusa nell'arma in grado di arrecare un danno pari al consumo speso sottoforma di bruciature e ustioni. [Consumo impiegato: Medio]
{Attiva Lvl.1 e Lvl.2 Artigiano}



 
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Emelianenko
icon4  view post Posted on 7/2/2014, 00:38




"Ricordi la strategia di Enkidu? Vai a destra e vedi di far abbastanza rumore da attirare l'attenzione del demone. Io procederò sulla sinistra, celando al massimo la mia presenza."

Il tono di Sergey non era fermo né tantomeno presentava quel sarcasmo solitamente nascosto tra le righe. E lo sguardo non era rivolto a Jahir, ma al vuoto, quasi temesse che il suo interlocutore potesse scrutarlo nell'animo.

"Se proprio vuoi morire, fallo in maniera intelligente."

Lo pensò ma non lo disse.
Fece un respiro profondo e ripose l'archibugio nella fodera, preparandosi a seguire il piano.
Era calmo, quasi rilassato; sicuro di sé e delle sue capacità, aveva coscienza del fatto che nessuno meglio di lui avrebbe potuto svolgere con efficacia quel compito.
E dunque procedette furtivo nella penombra dei porticati che sfruttava per nascondersi. I passi erano veloci e silenti, il suo corpo inodore ed i movimenti non provocavano neanche la minima vibrazione.
Colonna dopo colonna, sentiva il battito del suo cuore aumentare.
La gemma era vicina, sempre di più, ormai a portata di mano.
Trattenne il fiato per qualche attimo, mentre sul volto si dipinse un sorriso, espressione trionfante di chi credeva di aver appena ottenuto la vittoria.
Ma si sbagliava.
Non appena i palmi toccarono la pietra, nello stesso istante in cui riuscì ad afferrarla, accadde qualcosa di strano: la gemma divenne incandescente. Le mani di Sergey divennero bollenti, le vene del corpo cominciarono a gonfiarsi sempre più, inquietantemente simili a quelle del suo braccio destro.
Il dolore era forte, la sorpresa spiazzante, eppure riuscì in qualche modo a tenere la pietra salda tra le sue braccia.
Un gemito di dolore tradì il suo portamento, mentre il suo sguardo vagava erroneamente lungo tutto il corpo, essendo, lui, incapace di dirigerlo intenzionalmente in una direzione specifica, in balia del suo panico.
Poi, quasi distrattamente, intravide il demone.
Era caduto, in preda alle stesse afflizioni che anche lui stava provando.
Per qualche istante rimase fermo, quasi paralizzato. Non era cosciente dei suoi pensieri, ma la connessione con quel mostro gli fece comprendere che nella sua mente qualcosa stava cambiando; era una sensazione penosa a pervaderlo, ma non la solita angoscia, non i sensi di colpa che erano ormai una costante di quel circolo vizioso che era diventata la sua routine.
Era rassegnazione.
Per la prima volta nella sua vita stava accettando se stesso, senza rinnegare né rifiutare la sua natura.
Per la prima volta stava abbracciando suo padre.
Compì un leggero movimento del braccio sinistro, allentando la stretta delle bende che lo ricoprivano; lentamente queste caddero, appoggiandosi disordinatamente in terra. E con esse le sue convinzioni ed i suoi pensieri circa se stesso e la sua vita vennero gettati al suolo, accartocciati e poi disfatti come la più inutile spazzatura.
Il suo arto era scoperto, le sue deformità erano esposte a tutti e non v'era nulla, ormai, a celare la sua natura.
Ma non importava.
Strinse la pietra che teneva in mano: poteva avvertire la sofferenza del demone e ne traeva giovamento.

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Aveva sempre odiato gli uomini. Li scherniva e criticava da quel piedistallo da cui poteva guardarli dall'alto in basso. Eppure era afflitto e tormentato, perché pur essendosi elevato dalla feccia della società che tanto odiava, non riusciva a non invidiarla. Sì, perché si considerava al pari di una bestia; una bestia razionale e dotata di coscienza, ma pur sempre una bestia, mentre dall'altro lato vi erano gli uomini, uomini comuni e mediocri, ma che altro non erano che uomini: superiori a lui, seppur inferiori.
In quel momento, però, comprese che la sua natura era diversa: né uomo, né bestia.



Una strana frenesia cominciò ad impossessarsi di lui.
Gli erano sempre piaciuti i combattimenti, ma questa volta sentiva qualcosa di diverso; comprendeva che non v'era più alcun freno, che nessun tormento lo avrebbe turbato, né il senso di colpa gli avrebbe procurato pena.
E gli piaceva.

"Non un nano, non un umano, né una bestia; ma un demone, sì, sarà un demone a porre fine alla tua vita"

Parole di sfida, parole provocatorie pronunciate a bassa voce, ma rivolte al nemico. E mentre le sussurrava, cercò di introdursi nella sua mente: gli avrebbe causato danni che nessuna spada sarebbe in grado di compiere.
Assai raramente prima di allora aveva utilizzato quella tecnica; la odiava, come odiava i suoi arti e tutto ciò che gli ricordasse la sua natura.
Ma in quel momento non importava. Aveva accettato la sua indole, aveva ammesso di non essere diverso da quei demoni. Aveva – per la prima volta – accolto suo padre a sé.
E dimenticato sua figlia.
Energia:
35 - 20 =15%

Status fisico/Psicologico:
Danno medio da impatto al busto, danno basso al fianco destro, danno alto da ustioni alle braccia/Danno basso alla mente
09/16 / 15/16

Cs:
2 Destrezza

Armi:
L'arto sinistro di Sergey pare appartenere più ad un demone che ad un umano. È composto da una sorta di corazza di colore nero, salvo alcune venature grigiastre che compongono un'illogica trama. L'uomo è solito coprire il braccio con delle bende. [Arma naturale]
L'arto destro è invece più simile a quello di un umano: l'unica anomalia consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. Molto spesso indossa un guanto che ne cela malamente le anormalità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – 5 colpi disponibili a giocata], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – 1 colpo disponibile].

Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40

Abilità passive:
Ian Tao: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Indifferenza: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [Abilità razziale Autosufficienza]

Abilità attive:
Psicosi: Sergey si insinua nella mente del suo avversario, mostrandogli immagini terrificanti: quest'ultimo, vedrà infatti la comparsa di stigmati sui propri arti. Questa non sarà solo un'illusione, in quanto il suo corpo riporterà i segni di ciò. In termini tecnici, si tratta di una tecnica psionica di potenza alta che provoca un danno alto al fisico. [Pergamena Necrosi mentale]

Note:
Beh, penso sia chiaro..

 
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Stella Alpina
view post Posted on 7/2/2014, 18:14




Erdkun ≈ Sangue ribelle

-Fuoco e ghiaccio-










Perwaine, Fortezza, tempo attuale


Aaron si fermò di botto davanti all'enorme voragine che gli si parò dinnanzi. L'aria ancora più fredda e una leggera brezza a peggiorare la situazione. I suoi occhi vagarono intorno non riuscendo a scorgere niente più che oscurità. Qualcosa non stava andando come doveva, dov'erano finiti? Intorno a loro delle colonne di ghiaccio si ergevano lungo la parete custodendo in seno misteriose figure non ben distinguibili. Ai piedi delle colonne sfilavano dei bracieri spenti, dei guardiani inanimati di quel posto dimenticato dal mondo.
Era opera dei nani anche quella? Cos'erano quelle figure indistinte? Dei marchingegni in grado di risolvere quel dilemma? I nani erano famosi per il loro ingegno nella costruzione di porte e sale nascoste, ma anche di trappole mortali ben mimetizzate.
Il redentore si avvicinò ai bracieri per osservare meglio, constatando la presenza di piccoli grani all'interno dei piatti. Stavano attendendo solo che qualcuno li accendesse.
Un rumore confuso arrivò alle sue orecchie distraendolo momentaneamente dai bracieri. Era uno scalpitio continuo e indistinto alle loro spalle, nei corridoio che avevano appena percorso. Qualcuno li stava raggiungendo. Erano stati individuati? Non era da escluderlo e ciò levava tempo alla loro corsa.
Aaron tornò a fissare i grani all'interno dei bracieri con un ansia crescente. Probabilmente erano la risposta a quel vicolo cieco o forse no, ma non avrebbe atteso la sua morte per scoprirlo. Velocemente, senza badare alla reazione dell'altro, prese la torcia al mercenario e la avvicinò di getto verso i piatti. In un attimo il braciere si accese di una fiamma verde priva di calore, una fiamma tutt'altro che naturale. Dal piatto, il fuoco scese in terra seguendo un percorso prestabilito cosparso di grani e raggiunse il braciere successivo accendendo anche quello, poi quello successivo e quello dopo ancora finché tutti i piatti non furono illuminati.
Stupito, il redentore seguì con gli occhi il procedere del fuoco e appena tutte le postazioni furono accese rivolse la sua attenzione verso lo strapiombo. Gli ci volle poco per individuare la figura di un ponte, più in basso di loro di una ventina di metri.
Per quei pochi attimi il suo cuore si rasserenò alla vista di una possibile via di fuga, seppur lontana, attimi che finirono nel momento in cui un'enorme grata di ghiaccio calò inesorabile a bloccare quell'unica speranza. Aaron balzò di colpo indietro cercando di evitare l'ammasso di ghiaccio mentre il cuore gli balzava in gola per lo spavento. L'uomo imprecò a denti stretti e si girò a guardare gli altri indeciso sul da farsi. Erano in trappola e le brutte notizie non finivano lì.
Muovendosi di lato, il piede del redentore produsse un rumore viscido. Abbassando lo sguardo notò una pozza d'acqua che andava velocemente formandosi sul pavimento, acqua proveniente dalle colonne di ghiaccio che per la vicinanza con il fuoco si stavano sciogliendo.
Aaron boccheggiò perplesso mentre in lui si alternavano sensazioni di sconforto e speranza. Quelle figure nel ghiaccio forse erano la soluzione.
Non ci volle molto per riuscire a realizzare di cosa effettivamente si trattasse: gli occhi del redentore si sgranarono mentre sempre più mettevano a fuoco il corpo di creature umanoidi circondate di un alone maligno. Demoni, altri demoni.
L'unica buona notizia era che i corpi sembravano come addormentati, protetti dal loro freddo bozzolo di ghiaccio.
Aaron si girò intorno alla ricerca di una possibile via di fuga. I bracieri erano all'apparenza ancorati a terra e l'idea di accostarli alla grata era quindi da scartare. Il redentore si girò a guardare il nano e i mercenari in cerca di idee ma nessuno riuscì a far altro se non fissare il ghiaccio scivolare lentamente via inesorabile.
Un senso di impotenza cominciò a crescergli dentro, si era trovato in situazioni ben peggiori nel corso della sua vita, ma il luogo in cui si trovava in quel momento sembrava amplificare a dismisura ogni sua sensazione. Il freddo strinse la morsa nonostante il fuoco fosse a due passi da lui e un brivido gelido percorse la sua schiena da parte a parte.
Aaron strinse la mano sull'impugnatura della spada per cercare uno sfogo alla sua agitazione e il contatto con l'arma quasi lo rassicurò. Riprendendosi in parte dallo sconforto, il redentore tentò l'unica cosa che gli era passata per la mente: voltandosi indicò al capo dei mercenari di imitarlo e pochi istanti dopo affondò la lama attraverso il sottile strato di ghiaccio rimasto, fin dritto al cervello della creatura dormiente. Avrebbero messo fine alle loro esistenze prima ancora del loro risveglio.
La lama passò facilmente la barriera trasparente e si insinuò crudele nella carne e nelle ossa del demone.
Compiaciuto, l'uomo estrasse di violenza la lama, pronto a gettarsi sul secondo mostro, ma qualcosa non andò come aveva previsto. La lama estratta portò con sé un getto di fiamme verdi proveniente dal corpo ormai senza vita. Il contatto del fuoco con l'armatura produsse un effetto forno sul petto del redentore che si lasciò scappare un urlo misto di sofferenza e incredulità. Indietreggiando velocemente cercò inutilmente di allontanare il metallo dal petto, ma oramai il danno era fatto. Un odore di carne bruciata si spanse nell'aria, un odore a lui ben familiare.
Uno schianto violento attirò l'attenzione dell'uomo, i restanti demoni si erano risvegliati ed erano usciti dal bozzolo di ghiaccio che li proteggeva. Un verde acceso faceva capolino tra le crepe della pelle ricoperta di un consistente strato di crosta a formare un'armatura naturale.
Aaron non aveva mai visto demoni di quelle fattezze ma una cosa l'aveva capita, quel fuoco che possedevano all'interno era in grado di sciogliere il ghiaccio della grata e lui avrebbe fatto di tutto per approfittarsene.
Una delle creature lo prese di mira e l'uomo si preparò al combattimento cercando, come poteva, di ignorare il bruciore penetrante all'altezza del petto.
Nella sua mente andò formandosi una tattica e senza preoccuparsi di ciò che succedeva intorno la mise in pratica. Una sua copia perfetta gli comparve davanti mentre l'immagine di un piccolissimo insetto mascherava la sua vera forma agli occhi del demone. La doppia illusione gli permetteva di evitare di essere bersagliato dalla creatura e di offrire al suo posto un'immagine inconsistente e di conseguenza la grata retrostante. Un taglio netto al collo della bestia e la fiamma successiva avrebbe aperto un varco abbastanza grande per permettergli un tentativo di fuga. Ma come in ogni piano degno di questo nome, qualcosa doveva andare storto. Il demone tentennò per qualche istante per poi spalancare le fauci in un ruggito, accompagnandolo con un ventaglio di piccoli lapilli ardenti che travolse sia l'illusione che il vero redentore. Un paio di quei lapilli si schiantarono contro il braccio destro di Aaron, spezzando in poco entrambe le immagini da lui create e strappando all'uomo un secondo urlo sofferente.
Aaron si girò di scatto verso il demone abbandonando ogni piano tattico e si abbandonò alla furia più cieca. Si scagliò di peso verso il nemico, allungando la lama in un affondo verso lo stomaco della creatura mentre una sua seconda immagine, stavolta più consistente, affondava nel petto.
Il demone oppose resistenza all'immagine ma subì impotente l'attacco del vero redentore. Con rabbia Aaron estrasse la lama dalla carne e si spostò di fianco lasciando che la fiammata di ritorno colpisse in pieno la grata. La creatura crollò a terra morente e come ultimo spasmo proiettò una seconda fiammata verso il redentore.
Aaron alzò istintivamente una barriera protettiva e il fuoco impattò contro la lucente energia dissolvendosi in un nulla di fatto. Il forte sfrigolare del ghiaccio sciolto alle spalle del redentore coprì i fastidiosi rantoli del demone. L'uomo si voltò ad osservare lo stretto passaggio creato dalla fiammata, era abbastanza largo da lasciarli passare, ora rimaneva da capire come potessero raggiungere il ponte da quell'altezza.
All'improvviso qualcosa sfrecciò al suo fianco e precipitò nel vuoto oltre la grata, soltanto dopo qualche secondo Aaron realizzò che si trattava di un altro di quei demoni gettato di sotto dal capo dei mercenari. Qualcosa però aveva attirato la sua attenzione: il demone si era aggrappato a qualcosa lungo la parete prima di cadere nel vuoto per poi schiantarsi sul lontano ponte.
Incuriosito, il redentore osservò il bordo della parete rocciosa e quello che vide lo lasciò senza fiato. La roccia era cosparsa di appigli e sporgenze che se sfruttati adeguatamente potevano condurli al ponte. Una speranza lentamente si fece largo tra i timori dell'uomo, combattuta solo da un altro pensiero anch'esso profondamente sentito: quel posto gli piaceva sempre meno e tutte le leggende sulle dimore dei nani stavano pian piano crollando insieme alla sua voglia di riscoprirle.




Riassunto Tecnico

Energia rimasta: 30%
Energia consumata: 25% (5-10-10)
Stato Fisico: Danno medio alla gola, ustione media al petto e al braccio destro. Danno totale: Alto+Medio.
Stato Mentale: Danno Alto+Medio.
Armatura: Intera.
Armi: Pistola - 5 colpi, spada integra.
CS: 4 CS all'Intelligenza.
Consumi: Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40%

Abilità passive


"Sono ore che questi ragazzi si esercitano senza pausa. Li vedo portare in gruppo tronchi di alberi grossi più di loro su e giù per la collina con il solo scopo di migliorare la resistenza. Sono esausti, lo vedo nei loro occhi, vorrebbero mollare i tronchi, sdraiarsi e non rialzarsi per un giorno intero. La fatica li sta divorando ma loro non cedono, non possono, non gli è permesso. Continuano la loro marcia, ancora e ancora e ancora."

[Razziale umana - non sviene sotto il 10%]




"Oggi ho assistito fratello Hugo nel primo addestramento alle illusioni. Come previsto molti adepti non avvicinano minimamente il più basso grado di maestria, ad eccezione di Aaron. Lui, al contrario degli altri, sembra trovarsi a suo agio nel mettere in atto gli inganni. Gli viene quasi naturale e per di più riesce a creare le immagini in un solo istante e senza il benché minimo movimento. Inoltre ha una conoscenza innata dell'uso della voce. Può controllarla a tal punto da modificarne il tono, il volume e il luogo di provenienza a suo piacimento. Come se non bastasse, quando sul campo è presente un'immagine da lui creata, può decidere di modificare il suo aspetto in qualunque cosa e di qualunque dimensione gli occorra. In realtà si tratta soltanto di un'illusione, un velo che ricopre la realtà, ma riesce comunque ad ingannare tutti i sensi degli avversari. Quel ragazzo è pieno di sorprese."

[Passiva talento I, II e III illusionista]




Abilità attive utilizzate

"Mi sono offerto volontario per dirigere la prima prova di Aaron sugli inganni, mi ha compiaciuto molto e se devo dire la verità mi ha anche divertito. La prova consisteva nel ricreare un'immagine di natura magica utilizzando un semplice consumo Basso di energie. Avrebbe potuto scegliere una qualsiasi immagine a suo piacere e lui ha scelto quella di fratello Hugo vestito con abiti femminili. Lo vedevo muoversi ed ancheggiare. Anche i ragazzi l'hanno visto. Quando siamo scoppiati a ridere, l'anziano fratello è diventato viola dall'imbarazzo. Una tecnica del genere utilizzata in uno scontro, con l'immagine adeguata, potrebbe facilmente distrarre dal combattimento poiché inganna tutti i sensi dell'avversario, compresi quelli di ricerca per l'aura o sesti sensi vari, ma è comunque inutile se utilizzata per difendersi o attaccare perché si dissolve nel nulla."
[Attiva talento I]

"E' incredibile, più passa il tempo e più trovo varianti nell'uso dell'energia spirituale. Ieri, utilizzando un consumo Medio, sono riuscito a ricreare una mia copia perfetta, con tanto di vestiti ed armi, fatta completamente di energia. L'ho mostrata a fratello Gunther e lui mi ha spiegato che si tratta di un concentrato di energia magica a cui ho associato il mio aspetto e che, volendo, potevo conferirgli qualsiasi tipo di aspetto umanoide. Inoltre mi ha detto che queste creazioni emettono lo stesso odore e la stessa aura del creatore e sono persino in grado di parlare con la voce che preferisco, potendo ingannare tranquillamente gli avversari. Io sono riuscito a fare di più: ho fatto attaccare la creazione in un duello. Anche se è svanita dopo l'attacco, è comunque riuscita ad infliggere un danno medio al mio avversario."
[Pergamena Alleato di tenebra]

"Le lezioni di fratello Hugo sono di quanto più interessante riuscissi ad immaginare. Sto imparando molte cose che mi saranno sicuramente utili. L'ultima meraviglia appresa è l'esistenza dell'energia spirituale e delle possibili applicazioni di questa immensa forza. Sono giorni che mi cimento nell'esternare la mia energia impegnandomi a modellarla come fosse creta. Ho scoperto come questa pratica possa avere dei risvolti difensivi di enorme utilità. Con un consumo Variabile Medio di energia riesco ad evocare una barriera spirituale a forma di scudo che posso manipolare a mio piacimento aumentandone la dimensione e creandola in un solo punto oppure tutto intorno a me, eliminando ogni minaccia nei miei confronti. Ho notato che la barriera è trasparente ma scintillante e l'aria sembra tremolare vistosamente nel punto in cui la produco. Creare una barriera a 360 gradi mi riesce però con più fatica, permettendomi di difendere solo attacchi con energia di un livello inferiore a quella da me utilizzata, ma non mi lamento."
[Personale 1/10 variabile difensiva]

Commenti

Arrivati davanti allo strapiombo Aaron tenta la prima cosa che gli viene in mente e accende con la torcia i bracieri. Calata la grata rimangono in trappola con il ghiaccio che si scioglie e le creature pronte a svegliarsi quindi avverte Gnam e prova ad ammazzarne una con un affondo al viso. L'attacco riesce ma si becca un danno da ustione medio al petto. Le restanti creature si svegliano e una di loro affronta Aaron. Usando l'attiva del talento I Aaron crea un'illusione identica a lui mentre crea un'immagine di un insetto che ricopre il suo corpo con la passiva del talento III nel tentativo di far attaccare alla creatura l'illusione e quindi la grata. Il demone però attacca con un getto di lapilli ardenti a ventaglio prendendo anche Aaron che si becca un altro danno da ustione medio al braccio destro. Dopo di ché Aaron attacca la bestia con un affondo allo stomaco e allo stesso tempo crea con la pergamena Alleato di tenebra un secondo Aaron che attacca con un affondo al petto. Il demone si difende dal secondo Aaron e l'attacco del primo invece va a segno. Con uno scatto il redentore estrae l'arma e si sposta, lasciando che la conseguente fiammata colpisca la grata e crei una via di fuga. Il demone morente fa un ultimo attacco a fiammata ad Aaron che viene immediatamente bloccato dal redentore che usa la I variabile difensiva personale per difendersi. Il demone di Gnam finisce di sotto passando per il varco appena creato e Aaron lo vede appendersi a qualcosa, avvicinandosi capisce che ci sono sporgenze che li possono aiutare a scendere lungo il ponte.
 
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Il Senzanome
view post Posted on 7/2/2014, 22:53




« Non ci sarà limite alla mia vendetta: poiché
quell'essere ha preso la causa cui ho dedicato tutta la mia vita
e l'ha trasformato in una beffa.
»



Si alzò in piedi.
Spese un respiro, lento e profondo, per riacquistare il controllo di sé. Doveva assumere nuovamente la sua maschera. Non avrebbe giocato alla sua causa se Enkidu lo avesse guardato negli occhi e avesse capito cosa -chi- stava nascondendo.
g e l o

Si girò verso il gruppo, il viso composto in una espressione di falso sconcerto mista a rabbia. L'intero petto pulsava all'unisono col battito del suo cuore, dolore dolore dolore, e la camicia era zuppa del suo sangue. Togliere il tessuto dalle ferite sarebbe stato un affare poco piacevole. Per il momento si limitò a constatare che nessuno dei suoi compagni era morto o fisicamente incapacitato in alcun modo, poi mise una mano sulla spalla del più vicino di loro - Harmond Joll, carponi a terra.
Il quale si alzò con un grido e lo accoltellò al cuore.

O meglio, tentò di accoltellarlo: facendo un passo di lato Killibert lasciò che il suo avambraccio sinistro si scontrasse con quello dell'assassino, poi lo afferrò al polso e spinse con l'altra mano all'altezza del gomito. Il risultato riportò l'assassino a terra e l'aria nei suoi polmoni fuori, violentemente. L'istante successivo si sedette sulla schiena di Hal, la bocca vicino al suo orecchio, una mano ancora impegnata a torcergli il braccio.

« Quello che hai sperimentato era un trucco mentale. » sussurrò - la voce implacabile, gli occhi di metallo. « Ora che è svanito mi aspetto che. Tu. Ti. Calmi. »

Gli occhi dell'assassino ritornarono a fuoco, perdendo quella vena di pazzia che li aveva accesi di una luce insensata. Quello che la sostituì fu odio puro.
I loro sguardi si incrociarono, sfidarono, incatenarono.
Fuoco contro ghiaccio.

« Quando questa storia sarà finita » Hal digrignò i denti « noi due parleremo. »
e tu urlerai, bastardo

« Puoi contarci. » replicò Killibert.
non dureresti trenta secondi contro di me

Lentamente reinfilò il coltello puntato alla gola di Hal nel bracciale portapugnali, poi si rialzò e gli tese una mano. Lui l'afferrò, sfruttandola per tirarsi in piedi senza altri trucchetti. Si separarono, lui andando ad aiutare Reginald, Killibert verso Joan. Il giovane ladro di cavalli era in lacrime, incapace di riconoscere il suo viso o sentire la sua voce: ci volle un deciso sganassone prima che riuscisse a ricollegare le sinapsi, a cui seguirono un'occhiata decisamente offesa e l'offerta di compiere un gesto anatomicamente dubbio. Le sue labbra si piegarono in un mezzo sorriso, poi il capo mercenario si ritrovò muso e naso contro Reginald Foe. « Non l'ho fatto. » gli sussurrò il bracconiere. « Ti giuro, non l'ho fatto. »
« Naturalmente. » disse Killibert - completamente all'oscuro di ciò di cui stesse parlando. La faccia dell'uomo si aprì con un misto di colpa e speranza infantile. « Non ne ho mai dubitato. » gli assicurò. Poi gli mise in mano la camicia. « Saresti così gentile da darmi una mano con le fasciature? »

Pochi minuti dopo scendevano ancora lungo le viscere di quella montagna infernale - questa volta con Killibert e la sua nuova torcia in testa. Scesero, scesero ancora, nuvolette di fiato gelido a punteggiare una discesa infinita in un incubo senza fine. Veniva da chiedersi come aveva fatto Enkidu a sopravvivere la prima volta, quando da quell'inferno ne era uscito... o cosa i demoni di quella fortezza avessero fatto per assicurarsi che un simile evento non potesse più ripetersi.
Dopotutto, pensare era sopravvalutato.

Si fermarono ancora dopo pochi minuti, bloccati di fronte ad un vicolo cieco. La sala era circolare, di cui una metà dotata di pavimento ed entrambe di un gelo così freddo da ghiacciare le pareti. Killibert storse la bocca al sentire il sudore gelarsi sul suo petto, dando fastidio alle fasciature sporche di sangue. Gli altri si sparsero nella stanza, esaminandola con occhi circospetti e resi cauti dall'esperienza di prima. « Dobbiamo trovare al più presto un modo per proseguire, o saremo costretti a tornare indietro. » disse Enkidu, frustrato.
No, la via è questa. si disse Killbert, guardandosi attorno. Aveva la sensazione di aver già affrontato una situazione simile, non molto tempo prima. Poco prima di subire l'amnesia, forse? Ripose il pensiero in un angolo nascosto della sua mente: quietandolo per il momento, ma custodendolo per un'esaminazione futura.

Cinque bracieri, cinque sagome nel ghiaccio, cinque aperture nel soffitto, un semicerchio perfetto, un abisso troppo oscuro per poterlo scandagliare. Aaron gli prese la torcia, cosa che gli permise di potersi dedicare alle sue ecuberazioni senza impicci fra le mani. Pochi istanti dopo i bracieri si accesero uno dopo l'altro, illuminando in modo decente la sala. Lui annuì sovrappensiero... finché con un orrendo schianto qualcosa cadde alle sue spalle. Si voltò di scatto, guardando sorpreso la grata di ghiaccio che sbarrava la strada all'abisso, poi occhieggiò con occhi truci il sistema di pulegge e argani sopra di essa. Ai bracieri, e alle sagome scure nel ghiaccio dietro di loro, dedicò a malapena uno sguardo.

« È un buon segno? » chiese Reginald. Immediata la battuta caustica di Harmond: « Tu cosa credi? »
« Fatemi concentrare. » sussurrò.
Era tempo di risolvere quell'enigma.

Si avvicinò alla grata, passando la mano sulle sue sbarre gelide. « Ogni sbarra è spessa mezzo metro. » notò Killbert. « Decisamente non- »
« Ehm... Killy? » La voce di Jonny si fece largo come una lama fra i suoi pensieri, spezzandoli. « Non so se hai notato i cosi... »
« L'ho notato. »
« L'hai notato? » La sua voce aveva assunto una nota decisamente stridula.
« Dimmi solo quando sono abbastanza vicini a scongelarsi del tutto. » tagliò corto.
Dedicandosi ancora una volta alla grata.

« Calore o coltello, decisamente. » borbottò fra sè e sé. « Qualunque lama si spunterà subito... » « Killibert? Yu-hu? » « ...un lavoro di cesello... » « Si sta cominciando a vedere il grugno... adesso pure le corna... » « indebolire in punti precisi » « ...accidenti, quanto sono grossi... » « Ma come scendere, come... »

« Killibert! »
Killibert chiuse gli occhi per un istante, stizzito. Come esattamente ci si aspetta che io risolva la situazione in queste condizioni...

Si voltò.
Il tempo iniziò a rallentare.

Corse sulla pietra ghiacciata, i suoi stivali stentanti a trovare presa sul terreno infido. Il palmo sudato della sua mano si strinse sull'elsa della spada - rumore stridente del metallo contro l'interno del fodero - Reginald che si toglie di mezzo con un'imprecazione, finendo col sedere a terra - la lama si levò, ruotando fra pollice e indice nella sua mano fino a coordinarsi perfettamente con quella di Aaron - e penetrò nel ghiaccio duro, caricando l'intero impeto di dieci metri di corsa in un'area non più piccola di un'unghia.
Dritto al collo del primo demone.

In quell'attimo congelato nel tempo in cui le sue percezioni rallentavano fin quasi a fermarsi del tutto, lui e il demone si guardarono dritto negli occhi. Quelli dell'altro erano color giallo ambra, con appena un piccolo cerchio nero al centro come iride, e lo guardavano sgranati attraverso il ghiaccio. Parevano chiedersi «perché?», cercando increduli la risposta nel suo viso.
Poi esplose.

Killibert si tirò indietro di scatto, alzando istintivamente il braccio a proteggersi il viso. Un getto di quello che sembrava lava pura lo colpì, scavandogli la carne
L'uomo imprecò, poi imprecò una seconda volta quando vide gli altri demoni fare a pezzi lo strato di ghiaccio. In un lampo lanciò due coltelli con la destra, sperando di ucciderli prima che si liberassero, ma quelli si protessero con la loro pelle spessa come crosta lavica. Imprecò.
E si scagliò contro il nemico.

Brandì la spada ad una mano sola, affondando verso il suo ginocchio. All'ultimo secondo alzò la lama, colpendo il demone in testa col piatto della spada. La creatura grugnì sorpresa; lui fece un passo di lato e menò un affondo verso la sua schiena, poi alzò il piede e schiantò la suola carrarmato del suo stivale contro il sedere del demone, spendendo lo a schiantarsi contro la grata.

« Oh! » esclamò Jonny.

Il demone muggì, staccò la sua guancia dalla grata e si scagliò contro di lui, più furibondo che mai. Killibert schivò il primo pugno con un saltello all'indietro - una scia rovente a pochi centimetri dal suo viso - poi replicò con un affondo al ginocchio. Era una finta, la stessa.
Il demone alzò il braccio, preparandosi a parare un colpo alto. Lui lo colpì all'inguine.

Un altro muggito scosse la sala, questa volta di dolore puro. Il secondo calcio lo spedì nel foro della grata aperto da Aaron durante il suo combattimento. Il demone rimase aggrappato a qualcosa per alcuni istanti, poi precipitò di sotto e cadde nell'abisso.
Killibert aggrottò la fronte, poi andò ad esaminare l'abisso.

« Ah. » esclamò. « Ecco come si scende. »

Già, perchè a quanto pare nel suo precedente esame aveva sorvolato su una piccola quisquilia:
una scala a pioli.

« Chi di voi vuole essere il primo? » disse, alzando gli occhi sul resto del gruppo.



theMaDOnes Φ


Mad, mad boys !

i Folli
Una decina di tagliagole, assassini e ladri di cavalli per tutte le taglie. Dategli una landa desolata e sapranno svanire nel nulla come avvolti da un manto d'invisibilità, ma mostrate anche solo una moneta e vi ritroverete in allegra compagnia... prima di "donare in carità" persino i denti d'oro dell'anziana nonnina. Tizi leali, stranamente, capaci di restare a bruscare perlomeno un poco di botte prima di correre a gambe levate col bottino.
{ pergamena imboscata | durata: 0/2 turni }

Status del gruppo Φ Illesi.
Morale del gruppo Φ Scossi. Molto, molto scossi.
Status Energetico Φ 50% -5%x2 = 40% -5% -5% = 30% -10% -5% = 15%
Consumi spesi Φ 11xbasso; 2xmedio;
Cs gruppo Φ //
Tecniche in gioco Φ //
Armi e bagagli Φ
    //
_

Status Killibert Gnam - Fisico ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ Φ Tagli e bruciature al braccio sx (tot. alto), lacerazioni al petto (medio)
Status Killibert Gnam - Mentale ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ Φ Colto in follia omicida (alto), dolore fisico (medio)
Status Killibert Gnam - Emotivo Φ Lucido... per il momento.
Cs Killibert Gnam Φ 1xmira;
Passive Killibert Gnam Φ
    Il Senzanome Φ Mira infallibile;
    //
Armi e bagagli Φ
    Spada bastarda (alla cinta);
    Coltelli da lancio (nascosti sotto le vesti |  _  _  _  )
    Balestrino a ripetizione (nascosto nella manica | °°°°° °°°°° °°°°° )
_

Riassunto del turnoΦ
    1. Io provo a conficcare la spada nel ghiaccio stile Aaron quando il ghiaccio ha 0,5m di spessore circa, contando sul fatto che i primi strati stanno sciogliendosi da soli dunque contribuiscono solo a tenere imprigionati i tizi.
    Successivamente uso due volte l'attiva di primo livello del mio dominio tiratore per piazzare due coltelli quando il ghiaccio è invece quasi del tutto sciolto. La scarsa capacità di penetrazione dei pugnali è compensata sia dal poco spessore sia dalla tecnica (che permette di aggirare o penetrare eventuali ripari nemici).

    2.
    1. Eseguo un finto affondo al ginocchio dx del nemico (fisico),
    2. Faccio un passo di lato alzando contemporaneamente la spada per colpirlo sulla tempia (pergamena colpo stordente),
    3. Sfrutto la possibile distrazione per un affondo alla schiena (fisico),
    4. Concludo con una pedata al sedere (quarta arte del cacciatore) per spedire il suo brutto muso cornuto contro la grata.

    3.
    1. Schivo (attiva variabile il Senzanome, difesa fisica, c. medio) con uno scarto laterale
    2. Tento una finta al ginocchio dx del nemico (fisico)
    3. Contando sul fatto che il demone capisca che è lo stesso trucco di prima, ridirigo la spada per una stoccata... all'inguine. (pergamena colpo stordente)
    4. Concludo cercando di spingere l'avversario nella breccia della grata. (fisico)
Note Φ

    //
    « Parlato » // Pensato
    //
    « Killibert Gnam » // l'Altro - il gelo - il Senzanome
    « Jonny Bo - Joan Butcher - ladro di cavalli »
    « Ron - Reginald Foe - bracconiere »
    « Hal - Harmond Joll - assassino »
    //
    danno
    tecnica mia
    tecnica nemica
    cs mio
    cs nemico


Tecniche usate Φ

    Seconda arte del cacciatore ~ La mira
      Guarda.
      La preda è davanti a te, ignara della tua presenza. Tendi l'arco, con cautela. Ti raddrizzi lentamente, evitando ogni movimento. La preda comincia ad intuire qualcosa. Devi agire in fretta, devi agire bene. Prendi bene la mira.
      Ne sei capace?
      Il Senzanome è in grado di lanciare una qualunque delle sue armi (equivalentemente, un set di dardi) imprimendole una traiettoria, immodificabile una volta lasciata la presa. Il proiettile seguirà fedelmente tale tragitto, senza oltrepassare la sua gittata, rimbalzando con abilità eccezionale e mira impeccabile ovunque ci sia una superficie solida: sarà dunque possibile scatenare dei veri e propri effetti carambola come il migliore degli archibugieri oppure colpire con traiettorie fantasiose e intuitivamente inconcepibili.
      » Consumo Basso: attacco a distanza con traiettoria non rettilinea ≈ Tiratore I «

    La spada e il pugnale ~ Forza Scelta del bersaglio
      Il Senzanome non è certo debole fisicamente, ma difetta di quella muscolatura a volte esagerata che è necessaria per costringere il nemico a temere l'impatto delle rispettive armi - e non ne ha bisogno. Scegliendo accuratamente i bersagli dei propri colpi è possibile colpire il nemico con un attacco incapace di lasciare danni sul suo corpo pur infliggendo traumi improvvisi e repentini alle sue facoltà cognitive. Calci all'inguine, colpi al plesso solare, stimolazione dei punti di pressione, sberle ai lobi parietali; la tecnica impiegata non ha importanza a confronto con lo stordimento conseguenziale.
      » Consumo basso: attacco fisico a danni mentali ≈ Pergamena colpo stordente «

    Quarta arte del cacciatore ~ La corsa
      Corri!
      Hai colpito la preda, ma il branco fugge! Devi inseguirlo, colpire rapidamente e inseguire ancora, così da portare a casa il massimo numero di prede. Piede veloce, piede veloce!
      Corri!
      Il Senzanome è in grado di prodursi in uno o più scatti dai due ai dieci metri dalla durata quasi istantanea, per avvicinarsi rapidamente al nemico o evitare colpi poco potenti. È possibile concatenare gli scatti per spostarsi, attaccare da una posizione imprevista e spostarsi ancora, ma si rimane vulnerabili nell'istante che si impiega per riacquistare l'equilibrio al termine di ogni spostamento.
      » Consumo basso: scatto rapido, come carica o schivata ≈ Personale «

    Il Senzanome
      Un'origine sconosciuta. In un passato -per il momento- dimenticato, il Senzanome era noto per due caratteristiche: infallibilità e spietatezza. Il vuoto di memoria che lo ha assalito ha spazzato via la seconda.
      La prima è rimasta invariata.
      I primi scontri hanno (ri)portato alla luce una capacità combattiva fondata su imprevedibilità, maestria d'armi ed estremo acume tattico. Si ritrovò in possesso di una mira fenomenale, in grado di sfidare e vincere le condizioni più avverse e colpire il bersaglio in qualunque situazione. Il suo corpo, più reattivo della sua mente, dimostrò di poter muoversi e contorcersi ai limiti del possibile per evitare i pericoli che lo attorniavano. La sua mente, più cocciuta del suo corpo, lo costrinse a sottostare a sforzi che avrebbero fatto svenire chiunque altro. E in nessun caso ebbe mai alcun preavvertimento di tali capacità all'infuori della breve scintilla dell'intuizione.
      Cominciò a domandarsi, se questo era ciò che era in grado di fare d'istinto, di cosa era capace quando sapeva come sfruttarne al meglio le capacità?
      » Passiva di mira potenziata; +1cs in: mira ≈ Tiratore Scelto I «
      » Consumo variabile: difesa tramite schivata ≈ Personale I «
      » Passiva: non sviene al raggiungimento del 10% ≈ Passiva razziale umana «





} Basso ~ 5% { } Medio ~ 10% { } Alto ~ 20% { } Critico ~ 40% {


« Birra! »





« Jonny Bo - Joan Butcher - ladro di cavalli »
« Ron - Reginald Foe - bracconiere »
« Hal - Harmond Joll - assassino »
Hal Harmond Joll assassino
 
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view post Posted on 17/2/2014, 22:02

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Avvenne tutto in breve tempo: Richter, il cacciatore di demoni, appiccò il fuoco ai bracieri sopiti, illuminando la stanza con un anello di fiamme ardenti color smeraldo. Enkidu, all'improvviso bagliore, abbandonò la sua posizione all'imbocco delle scale per girarsi a studiare la situazione: la luce, adesso vivida e splendente, rivelò quella che per un attimo gli apparve come l'unica via di fuga dal vicolo cieco della stanza di ghiaccio: un ponte si inarcava sopra l'abisso, solcando l'oscurità che lo incalzava da ogni lato. Ma la speranza fu breve: la strada di roccia era ben al di sotto del loro livello e non sembrava esserci modo di raggiungerlo; come se non bastasse, l'attivazione dei focolari mise in moto un meccanismo antico, il cui effetto poco gradito fu lo schianto di una grata cristallina a bloccare loro la strada.

« Dannazione! »

Fu il suo unico commento quando si accorse che le fiamme senza calore stavano sciogliendo il ghiaccio a una velocità impressionante, riportando alla luce le misteriose sagome imprigionate nelle pareti; ben presto i contorni furono abbastanza nitidi da descrivere l'ennesima mostruosità celata nelle viscere della fortezza. Aaron e Killibert si mossero veloci, trafiggendo due delle creature prima che potessero risvegliarsi del tutto, ma le altre riemerso con uno schianto dai bozzoli congelati, accompagnate da esplosioni di fiamme e frammenti di ghiaccio. Erano tre i demoni superstiti: bastò una rapida occhiata fra i membri del gruppo per spartirseli.
Enkidu avanzò contro il suo avversario: era un essere umanoide dal corpo roccioso solcato da venature verdastre. Gli occhi erano piccoli e maligni, gli arti poderosi, e un bagliore come di braci sopite pronte a rinfocolarsi gli illuminava il torace. Calò l'ascia in un fendente poderoso, ma il demone si accucciò dietro le braccia sollevate e il colpo rimbalzò indietro quasi avesse impattato contro un muro di pietra. Il nano non ebbe il tempo di riprendersi dal contraccolpo: l'avversario lo caricò a testa bassa e l'impatto contro il proprio petto gli mozzò il fiato, risucchiando tutta l'aria fuori dai suoi polmoni. Finì per terra e perse la presa sull'ascia. Il demone avanzò con incedere pesante, sollevò il piede e fece per calarlo sulla testa di Enkidu, ma lui rotolò di lato all'ultimo secondo, recuperò l'arma e si rialzò.

« Non sono ancora così vecchio... » Scagliò un pugno violentissimo alla testa della creatura, che vacillò. « ... da lasciarmi sconfiggere... » Questa volta l'ascia risplendette di una luce particolare e fu come se il filo della lama fosse in grado di tagliare l'aria stessa: affondò in profondità nel braccio granitico, recidendolo di netto. La fiammata che vi si sprigionò non riuscì ad essere evitata del tutto dal nano, ma il calore non fu sufficiente a fermarlo. « ... da un ghiacciolo scongelato! » Roteò la scure e con un ultimo, fluido movimento mozzò il capo alle creatura, che crollò a terra sprizzando fiamme dalla mutilazione.

Enkidu si guardò attorno, notando con soddisfazione che anche i suoi compagni avevano avuto la meglio e stavano esaminando qualcosa lungo la liscia parete dello strapiombo, attraverso un varco aperto nella grata di ghiaccio. Si avvicinò, digrignando i denti per il dolore delle ustioni che dopo l'adrenalina del combattimento iniziava a farsi sentire, e scorse la serie di appoggi e incavi scavati nella roccia.

« Chi di voi vuole essere il primo? »

Domandò il mercenario; il nano lo fissò negli occhi e intravide quel bagliore di ghiaccio risplendere da distanze siderali. Fu solo un attimo, ma gli ricordò di quanto poco sapesse riguardo i suoi compagni, soprattutto di quel misterioso Killibert.

« Vado io. Seguitemi. »


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La discesa fino al ponte non si rivelò troppo difficile. Una volta al suo livello poterono notare alle loro spalle un'apertura nella facciata del baratro dalla quale partiva la monumentale costruzione. Enkidu superò la carcassa sfracellata del demone con una smorfia di disgusto e proseguì oltre lungo il serpente di roccia che si dispiegava nel nulla. Sotto di loro l'abisso attendeva come una bestia infernale acquattata nell'ombra, le fauci spalancate pronte a inghiottire chiunque avesse messo un piede in fallo sulla patina di ghiaccio scivoloso che rivestiva la pietra. Una luminescenza pulsante dal colore malsano risaliva dal fondo della voragine, avvinghiandosi alle pareti come un rampicante parassita. Qualcosa era in atto nelle profondità della montagna, qualcosa di malvagio e potente. Jahrir? Come te la stai cavando, ragazzo mio?

Giunsero all'altro capo del ponte, dove un secondo varco li condusse lungo l'ennesimo freddo corridoio. Enkidu procedeva in testa impugnando l'unica torcia superstite, ormai quasi spenta; aveva provato ad alimentarla col fuoco dei bracieri, ma quelle fiamme verdi e guizzanti generate da uno sconosciuto minerale, con forse un intervento di arcana magia, non si erano appiccate alla miccia della fiaccola. Così, dopo aver dovuto fare qualche acrobazia per non farla spegnere nella discesa verso il ponte, adesso solo un flebile lumicino li guidava nell'ultima parte della spedizione.

Scesero una lunga scala a chiocciola ed emersero in un vestibolo spoglio e desolato, il cui pavimento era cosparso di detriti, catene e ferraglia arrugginita. Una vecchia rastrelliera appesa alla parete faceva sfoggio di pinze, tenaglie, lame seghettate e altri sinistri strumenti di morte, ma parevano inutilizzati da parecchio tempo. Enkidu riflettè con un brivido che i demoni avevano altri modi, ben peggiori, di torturare le proprie vittime.

« Ci siamo. Siate prudenti, ora. »

Spalancò la porta di legno massiccio ormai scardinata che li aspettava all'altro capo della stanza, e fu proprio in quel momento che l'ultima fiamma della torcia si spense, lasciandoli al buio.
Avanzò di un passo o due nel nuovo ambiente: prima di sprofondare nelle tenebre era riuscito a malapena a ricavarne un'idea di vastità e al tempo stesso oppressione.
Le segrete.
Finalmente erano arrivati alla fine del loro viaggio. Con sgomento, il nano si accorse di non ricordarsi quasi nulla della conformazione delle prigioni: la sua memoria era un coacervo confuso di frammenti sparsi. Era lui che aveva tentato di rimuovere il ricordo di una tremenda esperienza, o era dovuto a qualche strano sortilegio? In quel momento, però, non gli importava davvero: pensava solo ai suoi compagni che lo attendevano, lì da qualche parte. L'animo di Enkidu era combattuto fra molteplici sentimenti: ansia ed eccitazione per essere così vicino al proprio obiettivo, angoscia e paura per quello che avrebbe potuto scoprire - era arrivato in tempo per salvare i suoi amici? Oppure aveva fallito, ed era ormai troppo tardi? Infine c'era un'altra sensazione, più vaga e sospesa, una minaccia inespressa che aleggiava su di lui. Era come il presagio di un fato ineluttabile, la consapevolezza irrazionale di un momento decisivo che si approssimava, la comprensione inspiegabile di una fine in avvicinamento.

Le voci lo riscossero. Erano sorte dal nulla, dapprima un eco remoto, poi un flebile sussurro, infine un mormorio ininterrotto che crebbe d'intensità fino a risultare perfettamente udibile.

aiuto... Enkidu!... aiutateci... vi prego... davanti a voi... fate presto... Enkidu, aiutaci... aiuto...

La nenia proseguiva incessante, proveniente da un punto di fronte a loro, accompagnata da un refolo gelido; impossibile dire quanto era distante.
Il richiamo era irresistibile.
Enkidu si mosse, lentamente, con passo incerto.


CITAZIONE
~ QM POINT

La Quest volge ormai al termine: dopo aver superato la prova della stanza coi bracieri e attraversato il ponte, giungete infine alle prigioni. Ormai siete totalmente al buio: al momento la vista non vi può aiutare, potete solo fare affidamento sui vostri altri sensi. Udite delle voci provenire da un punto imprecisato davanti a voi, suppliche e richieste d'aiuto che possono essere considerata come un'influenza psionica di potenza Bassa. Proseguiamo in Confronto, dove mi dovrete dire come intendete agire.


 
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Caccia92
view post Posted on 20/2/2014, 00:50






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Non tutti conoscevano la storia della Fortezza tra le montagne e ancora meno sapevano come era stata ristrutturata dalle forze demoniache. In antichità, le mure e le guglie erano di un colore splendente, di un colore vivo che rifletteva la luce del sole e irradiava arcobaleni per tutta la vallata. Poi, con l'arrivo dei demoni, un'ombra scura era calata sulla Fortezza. Perché? Non era stato un processo manuale, un semplice cambio di materiale ferroso. Qualcosa era stato posto al centro della struttura, un'energia malvagia che aveva percorso le vene rocciose e aveva trasformato il grande castello in una cupa copia di se stesso. La Gemma Buia era responsabile di questi mutamenti e, come un cardine portante, manteneva ancora in piedi le fondamenta centenarie. Rimuovere la Gemma dalla sua locazione significava innescare una serie di spaccature che avrebbero fatto collassare ogni parete, ogni corridoio, ogni stanza. Ma gli intrusi non potevano prevedere ciò che le loro azioni avrebbero comportato.
Condannando, forse, tutte le forme viventi presenti nella Fortezza.




Jahrir non perse tempo. Quando vide che i suoi due compagni stavano cercando di distruggere il demone, si rialzò rapidamente e afferrò la grande ascia che portava in battaglia. Con un urlo furibondo, si scagliò verso il nemico, sbarrando i piccoli occhi per non mancare il colpo. Aveva la barba bruciacchiata e buona parte dei vestiti stava prendendo fuoco, ma il nano non poteva essere più terrificante che in quello stato. Il suo sguardo aveva perso l'insicurezza e la paura che lo caratterizzavano, emozioni sostituite da una cieca furia e dal desiderio di provocare la morte dei mostri che avevano decimato il suo popolo. L'ira del nano era qualcosa di puro, di ancestrale e quasi mistico, una forza spaventosa che si era sbloccata nel profondo del suo cuore. Jahrir sembrava uno degli antichi guerrieri, uno dei berserk che si lanciava allo sbaraglio per fare terra bruciata e seminare il panico nelle truppe nemiche. Era da molto tempo che non si vedeva una tale sete di sangue nella stirpe dei nani. Ed ecco il baluginare dell'ascia, la ghigliottina predisposta per decapitare Trakan. Accadde tutto in un istante: la lama insanguinata, la testa del demone che rotolava sul pavimento, le fiamme che cessavano di ardere. Poi piombò il silenzio nella sala sotterranea e il gelo riprese ad avanzare.
Nello stesso momento in cui Trakan cadde a terra, la Gemma Buia si spense. Sergey perse tutta la concentrazione in un battito di ciglia e le sue mani si raffreddarono improvvisamente. Il sasso che teneva in mano non sembrava più così importante o pesante. Sembrava semplicemente un sasso. Per Kel, la morte della creatura era stata abbastanza traumatica. Si era verificato un deflusso di potere e una perdita di informazioni mentali, il collegamento neurale spezzato lo aveva lasciato per qualche secondo interdetto. Nonostante questo, poteva percepire le energie demoniache che scorrevano ancora nelle sue vene: aveva mantenuto il legame attivo abbastanza a lungo da conservare parte della forza di Trakan.

Jahrir si rivolse ai due. Aveva il volto sfigurato dalla stanchezza, il fiatone e una bruciatura importante sulla guancia.
Per il resto, era il solito Jahrir.

« Ce ne dobbiamo andare, subito. Prima che... »

Non riuscì nemmeno a terminare la frase. Un boato sconvolse le profondità della Fortezza, rimbombando contro le pareti.
La polvere cominciò a piovere dal soffitto, il pavimento saltava, scosso da un terremoto che aveva origine nel sottosuolo.

Jahrir aveva sentito abbastanza sulla Gemma per agitarsi.

« FUORI! SVELTI! »



Mentre i tre cercavano di raggiungere l'uscita, il paesaggio mutava repentinamente. Le mura di ghiaccio si sfaldavano, si rompevano in mille pezzi; i corridoio venivano spostati letteralmente dalla potenza del tremore, sconquassati da una parte e dall'altra; le poche torce di ferro che ancora resistevano negli incavi, fagocitarono olio e fiamme sul terreno di acciaio. La Fortezza si trasformava poco a poco in un Inferno vero e proprio, costringendo alla fuga molti dei demoni posti a guardia dei passaggi. Nessuno si preoccupava più delle battaglie, tutti correvano a perdifiato verso la luce, verso la promessa di aria fresca e rifugio dal collasso imminente.
Anche Kel, Sergey e il nano dovevano muoversi in fretta, oppure sarebbero rimasti intrappolati nella struttura per sempre. Anzi, sarebbero diventati parte della struttura, poiché le pareti si stavano sciogliendo. Fuoco, ombra e scossoni, un gran fracasso e poche speranze di salvezza.

E Jahrir aveva un solo pensiero in testa: gli altri erano già usciti?






CITAZIONE
~ QM POINT

Non appena il demone viene decapitato, tutto comincia a crollare. Le pareti si spaccano, il pavimento trema, il soffitto cede. Vi dirigete, ovviamente, verso l'uscita. Notate che alcuni demoni stanno fuggendo con voi e non si preoccupano di ingaggiarvi. La Fortezza sta collassando su se stessa ed è meglio muoversi per non cadere insieme ad essa. Ora, vi propongo un metodo di gioco che ho già sperimentato in un'altra quest, una turnazione rapida per sviluppare la scena con annessi i vostri punti di vista e la vostra inventiva. Vi spiego meglio: a turno - vi dirò poi con che cadenza - ognuno di noi (quindi anche io) farà un piccolo post in cui inserisce la propria visuale di gioco; chi costruisce il post potrà inserire quello che vuole nell'ambientazione, come colonne che crollano, voragini, sbarramenti improvvisi. Sarà premiata, giustamente, l'originalità e le azioni spettacolari - ma non antisportive, mi raccomando! Vi faccio un piccolo esempio:

- Io [Una parete crolla, il passaggio è bloccato]
- Azazel [Vedo un tunnel sulla destra, lo imbocchiamo]
- Emelianenko [Aspetta, Jahrir è bloccato, dobbiamo distruggere quel masso!]

Bene, se avete compreso tutto, la turnazione è: Azazel, Emelianenko, QM. Spero di avervi stuzzicato! Forza, primo post per Azazel. Ovviamente, se avete domande sono a vostra disposizione.

 
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.Azazel
view post Posted on 4/3/2014, 12:17




Erdkun
Sangue Ribelle, Atto VII
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~


Fu tutto fin troppo veloce.
Jahrir sembrava indemoniato e assetato di sangue nemico, si rialzò e piombò su Trakan con la forza di un gigante. Sangue zampillò mentre la testa del demone millenario si staccava di netto dal corpo composto di fiamme, le quali si estinsero nel nulla lasciando nuovamente campo al cammino del gelo e del freddo.
L'unico rumore che s'avvertì nella sala sotterranea fu il corpo privo di vita di Trakan cadere a terra mentre la Gemma Buia si spense perdendo ogni sua caratteristica e divenendo ne più ne meno che un semplice sasso. La dipartita del demone inondò la mente e il corpo di Kel di strane sensazioni e percezioni: perse l'equilibrio e cadde per un istante sulle ginocchia, più che mai confuso e disorientato. Riusciva ad avvertire le forze cedutegli tramite il patto fluire dal suo corpo, abbandonandolo definitivamente anche se poté giurare di sapere che qualcosa, una parte del potere millenario, stava continuando a scorrere nelle sue vene.
Ma non era il momento giusto per ipotizzare ciò che il demone gli aveva lasciato in eredità.

« Ce ne dobbiamo andare, subito. Prima che... »
Un forte boato interruppe il nano e della polvere iniziò a cadere dal soffitto: una potente scossa tellurica originata chissà dove nel sottosuolo fece vibrare l'intera roccaforte come una barchetta di legno in balia di una burrasca.

« FUORI! SVELTI! »
Non se lo fece ripetere due volte.
Si rimise in piedi e scattò nella direzione utilizzata per giungere sino alla sala: tutto attorno a lui era in preda allo scompiglio e allo sconquasso. Le pareti di ghiaccio venivano attraversate da crepe che come fulmini scuri attraversavano lo sfondo cristallino da un'estremità all'altra, pavimento e soffitto sembravano in procinto di un imminente scambio di ruoli, le poche torce presenti sembravano risentire del caos prodotto dalla scossa e vomitarono fiamme e olio lungo i corridoi tramutando le vie percorribili in veri e propri passaggi infernali e impraticabili.
Varcò l'uscita della sala sotterranea e un piccolo gruppo di demoni gli corse davanti agli occhi, noncuranti dell'incontro con gli intrusi ma intenti solo alla fuga. Kel li seguì standosene qualche metro indietro, pensava che forse erano a conoscenza di una via in grado di portarli verso il mondo esterno, verso la salvezza. Tale fioca speranza si spense definitivamente quando parte della parete destra franò lungo il corridoio frapponendosi fra lui e la piccola compagnia demoniaca. Il percorso era definitivamente inagibile perciò si voltò indietro per vedere se Jahrir e Sergey erano con lui o preferirono imboccare altre vie. Il nano era con lui mentre l'altro fu obbligato a intraprendere una seconda via per via dell'ennesimo crollo che gli sbarrò la strada; Jahrir fece segno al goryano di non preoccuparsi e di andare avanti, assieme tornarono a correre e svoltarono in un lungo corridoio che risaliva in superficie e al cui termine si intravedeva una forte luce.
Inutile dire che effetto ebbe tale visione nel suo animo: la speranza tornò alla vita più forte di prima. Vi era un unico problema, per lui non era nemmeno classificabile come tale ma per il nano era sicuramente un gran ostacolo da superare: diverse zone del pavimento del corridoio erano franate lasciando spazio a grottesche bocche oscure e tetre nelle quali se qualche malcapitato vi fosse caduto dentro si sarebbe assicurato la via più veloce per giungere agli Inferi.

« Jahrir! Salta su! »
Urlò al compagno mentre piegò le ginocchia in avanti e con le mani gli faceva segno di salirgli letteralmente in groppa. I crateri profondi non erano un problema, ci avrebbe camminato sopra e li avrebbe superati in un batter d'occhio.
Il nano grugnì e balzò a malincuore sulla schiena del Mezzanima.
La corsa proseguì e man mano che macinavano metri il calore si faceva pressante: dopo alcuni minuti giunsero alla fine del tunnel e con esso una seconda morte della speranza. La luce che videro all'inizio era quella di una parete di fiamme.
Lasciò andare Jahrir e imboccò come una saetta l'ennesimo corridoio alla sua destra e che portava verso l'alto: l'entrata era parzialmente bloccata da qualche maceria ma era comunque varcabile chinandosi un poco, per Jahrir non ci sarebbero stati problemi. Superato l'ennesimo ostacolo riuscirono a giungere ai piani superiori, in un lungo corridoio che, naturalmente, stava crollando; la nota positiva è che si erano riuniti a Sergey. L'unica via dinanzi a loro era una passerella di legno che scendeva nell'oscurità, non era certamente la via preferenziale ma visto che il percorso principale che li avrebbe fatti uscire dal tunnel stava crollando come un castello di carte dovettero accontentarsi della passerella.
Corsero a perdifiato ma qualcosa andò storto e la passerella cedette sotto i loro piedi facendoli sprofondare nel buio. Per un istante credette che fosse la fine ma dei solidi gradini gli fecero abbandonare tali pensieri e lo ricondussero alla realtà: ruzzolarono lungo una scalinata, la caduta fortunatamente fu tutt'altro che mortale, e alla fine dei gradini di pietra si ritrovarono dinanzi uno spettacolo del tutto imprevisto.
Strabuzzò gli occhi nel vedere Enkidu e l'altro gruppo dare il colpo di grazia a un demone.
Non era stupito tanto per l'azione in sé, piuttosto per il fatto che riuscirono a ricongiungersi tutti, dal primo all'ultimo, prigionieri compresi. Forse era un amaro gioco del destino che voleva farli morire tutti assieme o forse tale corso degli eventi era solo il frutto della più pura casualità.
L'amata di Jahrir corse fra le braccia del nano e vi furono diversi sorrisi nel vedere che dopotutto la sorte non era contro di loro.

« Qualcuno di voi conosce il percorso in grado di portarci fuori di qui? »
Non voleva perdere altro tempo. Se fossero usciti dalla ciclopica tomba di pietro e marmo avrebbero avuto occasioni più consone per tali manifestazioni d'affetto.

« Io sì. Seguitemi.
Dobbiamo rimandare a dopo le celebrazioni. La fortezza sta crollando. E l'abisso sta per riversare i suoi orrori su di noi. Fuggiamo!
»
Avvertirono dei grotteschi ululati e nessuno voleva rimanere un istante di più per vedere chi o cosa stesse emettendo tali indecifrabili e tremendi suoni.
Tutti si diressero verso il ponte, tutti seguivano Enkidu nella speranza di uscire una volta per tutte da quella maledetta roccaforte fra le montagne.

Kel'Thuzak
il Mezzanima

CS 4 ~ Destrezza 2 - Intelligenza 2

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 45%
Status Fisico: danno Medio spalla sx.
Status Psicologico: danno Alto sotto forma di emicrania.

Equipaggiamento in uso

Neracciaio__ In uso. (Mano dx)
Silentium__ Inutilizzata. [º º º º º]


Abilità in uso

arcanus__L'anima corrotta di Kel, scissa in due tra spada e corpo, ha fatto sì che Neracciaio acquisisse un potere in grado di distinguerla dal resto delle armi comuni: il potere della sua anima racchiusa in questa spada è in grado bruciare e ustionare. L'arma infliggerà danno come il riflesso della propria anima tant'è che oltre al danno fisico arrecherà un danno legato all'elemento Fuoco, non pregiudicherà in alcun modo la regolamentazione sugli attacchi fisici e le Capacità Straordinarie; il danno totale inflitto dagli attacchi fisici non cambierà in alcun modo, ne verrà solo caratterizzata l'entità aggiungendovi proprietà elementali. L’arma, come una creatura viva e senziente, si plasmerà sulla figura del possessore assecondando la sua indole, vettore della sua anima. Da questo momento in poi essa vibrerà di energia propria, liberando una malia psionica di tipo passivo, sottoforma di terrore e paura, che influenzerà chiunque sarà abbastanza vicino da percepirla. Inoltre Kel, raggiunto il 10% delle energie, non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
{Passiva Lvl.1 e 2 Artigiano + Razziale Umana}

tutum iter__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. {Pergamena Sostegno - Ladro}

mysticus__Il prescelto dei guerrieri stregoni di Kolozar Dum è stato dotato inconsapevolmente, da quest'ultimi, del dono della magia, ma non magia comune bensì qualcosa di molto più potente e in grado di far impallidire i migliori maghi esistenti. Poter contare ogniqualvolta su una fonte di potere sempre maggiore rispetto a chi si ha di fronte è una capacità che molti vorrebbero e che Kel possiede dopo essere tornato alla vita. In termini di gioco la tecnica ha natura Magica e avrà sempre effetto. Ogni volta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Kel guadagna 2 CS in Intelligenza.
{Pergamena Discendenza Arcana - Mago}


Attive Utilizzate

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Il Senzanome
view post Posted on 4/3/2014, 21:04




« Sono curioso di vedere se queste terre, dopotutto,
possono essere curate.
»



La torcia si spense.
Un istante dopo iniziarono le urla.

Killibert era già voltato, come presentendo l'accaduto, la sua mano protesa al buio - prima contro un tessuto, poi, con mira infallibile, sopra la bocca di Jonny. L'urlo in falsetto si azzittì bruscamente -neppure un secondo dopo il suo parto- lasciando solo le imprecazioni sibilate di Reginald a riempire l'aria. Killibert si sporse in avanti fino a sentire l'eco del respiro del ragazzo. « Potrei suggerire di evitare di rivelare all'intera fortezza demoniaca la nostra posizione? » bisbigliò sottovoce.
La bocca sotto la mano di Killibert si mosse su e giù con lentezza tremula.

Lasciò andare Jonny. Il ragazzo diceva in giro di avere diciannove anni, ma lui gliene dava almeno due in meno: precoce per un ladro di cavalli, molto precoce per il suo livello... ma decisamente inadeguato come mercenario. Tutto considerato era sorpreso che non fosse esploso prima. Doveva controllare meglio il passato di Reginald; quei due lavoravano assieme meglio di quanto avrebbero dovuto.
« Mani sulle spalle dei compagni. » disse, e diede il buon esempio ponendo le sue sulle spalle di Enkidu e Aaron. L'ultima cosa che desiderava era che il gruppo si disperdesse in un ambiente buio, ostile, ignoto e -per completezza- pieno di voci.

Si, le voci. Le sue mani estrassero un paio di coltelli dalle polsiere prima di posarsi di nuovo sulle spalle dei due, un gesto così automatico che quasi non se ne accorse. Dopo poco si avvicinarono abbastanza perché i bisbigli inudibili divennero definiti e fu chiaro che i suoi timori erano infondati. A quanto pare alla fine avevano trovato i nani che, chissà come, avevano capito che la salvezza era vicina. Enkidu si mosse a tentoni in quella direzione, un passo alla volta.
Qualcuno lo bloccò.

« Che succede? » bisbigliò ad Aaron, maledicendo in silenzio quella zuppa di tenebre. Il reverendo gli bisbigliò in rimando che davanti a loro non v'era nessuno: le auree che percepiva -un'informazione che Killibert annotò diligentemente- erano alla loro destra, non dinnanzi. « Le auree? Quante sono? » chiese.
« Ne sei sicuro? » rispose invece Enkidu, focalizzato su problemi più pressanti. « Io con questo buio non vedo un dannato niente! » Pausa. « Dobbiamo agire in fretta. Avverto qualcosa in atto, qualcosa di potente e spiacevole... »
« Mi piacerebbe evitare di agire alla cieca. » sussurrò Killibert. « Dimmi, Aaron... se tu creassi una torcia illusoria potresti illuminare un po' questa stanza? »
Aaron rifletté per qualche secondo. « Posso fare molto di più. » disse alla fine. Killibert lo sentì tafferugliare con qualcosa nella sua cintura.



La luce nacque all'improvviso, dipingendogli le retine con una fantasia post-impressionista e scatenando un coro di proteste dietro di sé. Grazie per aver avvertito pensò sarcasticamente il mercenario, strizzando violentemente gli occhi. « Abbassa lo scettro! » ruggì al posto suo Enkidu, della medesima opinione. « Dopo così tanto tempo al buio, la luce dev'essere accecante. »
Qualcuno lo urtò da dietro; Killibert tese il braccio, impedendo a un accecato Jonny di ruzzolare a terra imprecando. Lui diede un'altra sfregata ai suoi occhi e si guardò attorno memorizzando i tratti essenziali della prigione, focalizzandosi istintivamente sui punti di accesso e di uscita.
Il tempo rallentò nuovamente.

Al rallentatore vide il viso del redentore scrutare il gruppo dei nani, le rughe sui suoi occhi accentuarsi allo stringersi del suo sguardo. La sua bocca si aprì lentamente, facendo uscire una ad una parole distorte da
osserva. apprendi.

« Tu lasceresti i prigionieri incustoditi, Enkidu? » pronunciò il cacciatore di demoni.
La sua mano afferrò la pistola.

Come in un sogno vide Aaron sparare al nano una volta, poi cambiare bersaglio e sparare ancora. Enkidu si voltò in uno scatto rallentato, le propaggini della sua barba oscillanti all'aria in orizzontale come vessilli al vento, e gridò parole irate nei confronti del redentore. Ronald imprecò, il secco scattare della sicura della balestra fra le sue mani. Il nano ferito fu avvolto da una specie di distorsione dell'aria che deformò la sua espressione in una smorfia di dolore e il suo corpo in quello annerito e malvagio di un demone. Enkidu non vide, troppo concentrato su Aaron. Hal gridò un avvertimento sprecato. Il demone distese artigli lunghi come il suo avambraccio e si slanciò verso Enkidu, mirando alla gola.
I suoi artigli colpirono.

La spada vibrò fra le mani di Killibert sotto l'urto degli artigli, costringendolo a puntare i piedi per non essere respinto contro il nano proprio alle sue spalle. « Inganno! » gridò, facendo forza con le spalle. « Aaron, trova i prigionieri! Qui ce la caviamo noi »
La creatura combatté contro la sua resistenza per un istante ancora, poi si disimpegnò e scartò di lato allungando una propaggine verso Aaron. Beccato, bastardo! pensò malevolo. Killibert avanzò sulla scia della ritirata del demone, cercando di rimanere di lato rispetto a lui, poi aspettò che spostasse la sua attenzione su Aaron per piazzargli un calcio nell'interno dell'articolazione del ginocchio. Con un arto allungato verso il redentore e l'altro piegato all'improvviso, il demone si schiantò a terra. In tempo per beccarsi la sua spada nel ventre, ululare di dolore ed essere finito dall'ascia di Enkidu. Killibert sorrise, ringraziando la ben nota xenofobia degli abitanti di Aberan per avergli permesso di ingannare il demone. D'altronde l'aveva promesso: qualcuno avrebbe pagato.

« Non era un avversario alla nostra altezza, e lo sapeva. Ecco perchè ha tentato di sorprenderci con l'inganno. » riflettè Enkidu. « Mi domando soltanto dove siano finiti tutti gli altri demoni. » Il pavimento tremò sotto ai loro piedi, troncando ulteriori discussioni. « Ci rimane poco tempo! » « Si, ma i prigionieri dove sono? » chiese Hal a bassa voce. Killibert e gli altri due mercenari si guardarono attorno, ma solo dopo qualche secondo l'illusione che aveva nascosto la vera cella svanì, rivelando i veri nani. Ci volle solo un istante prima che i prigionieri capissero che potevano finalmente vederli ed iniziassero a sbracciarsi attraverso le sbarre, domandando aiuto.

Detesto le illusioni disse distintamente l'Altro nella sua testa.
Questa volta sono d'accordo replicò stancamente.

Prese un respiro profondo, ignorando la sensazione delle ferite che si distendevano assieme ai suoi muscoli. La prima parte, trovare i prigionieri, era conclusa. Mentre Enkidu e i nani si dedicavano alla loro rimpatriata lui si diresse stancamente verso il cadavere. « Qualcuno si occupi del lucchetto. » gridò alle sue spalle, iniziando a pulire la lama della spada sulle vesti del demone. Ron si fece avanti e si inginocchiò accanto alla gabbia, posando la balestra contro le sbarre. « Questo lucchetto vale quanto lo sporco sotto i miei stivali. » bofonchiò il bracconiere. « Killibert, mi puoi prestare un colte- »

Con un secco thump una lama si piantò fra l'indice e il medio.

« ...tu fai paura, sai? » affermò Ron, guardandolo di sottecchi.
« Apri quella gabbia. » si limitò a dire Killibert.

Due minuti dopo la lama del coltello scattò all'interno del lucchetto assieme al meccanismo interno. « Voilà, signori e signore! » esclamò il bracconiere, spalancando la gabbia. Lui e Jonny aiutarono i nani ad uscire, sorreggendoli sotto lo sguardo torvo -e nullafacente- di Harmond. Killibert trattenne un sorrisetto: il pensiero del famigerato serial-killer che offriva galantemente il braccio alla nana che aveva chiamato per prima il nome di Enkidu era più che sufficiente per mettere le sue costole a rischio rottura causa eccesso di risate.
Il suo sorriso durò finché non udì un tremendo fracasso provenire dalla scalinata nascosta dall'illusione.

« Attenzione! » gridò, balzando davanti al gruppo... e trovandosi di fronte a un nano bruciacchiato, un demone barcollante e un uomo che sembrava decisamente aver bisogno di una sigaretta. « Beh, benvenuti alla festa. » li salutò Killibert, abbassando l'arma.
Kel'Thuzak lo ignorò completamente. « Qualcuno di voi conosce il percorso in grado di portarci fuori di qui? » disse, suonando tanto stanco quanto lui stesso.
« Io sì. » rispose Enkidu. « Seguitemi. » Il nano staccò Jahrir dalla nana e iniziò a dirigere il gruppo verso il ponte. Killibert fischiò e gesticolò in direzione dei mercenari. « Hal, Ron, Jo, aiutate i prigionieri: dobbiamo correre! » sibilò, e scattò all'inseguimento di Enkidu.

Questa volta era più che lieto di lasciare la retroguardia, e con essa il compito di difenderli dagli orrori dell'abisso, ad altri.



theMaDOnes Φ


Mad, mad boys !

i Folli
Una decina di tagliagole, assassini e ladri di cavalli per tutte le taglie. Dategli una landa desolata e sapranno svanire nel nulla come avvolti da un manto d'invisibilità, ma mostrate anche solo una moneta e vi ritroverete in allegra compagnia... prima di "donare in carità" persino i denti d'oro dell'anziana nonnina. Tizi leali, stranamente, capaci di restare a bruscare perlomeno un poco di botte prima di correre a gambe levate col bottino.
{ pergamena imboscata | durata: 0/2 turni }

Status del gruppo Φ Illesi.
Morale del gruppo Φ Scossi. Molto, molto scossi.
Status Energetico Φ 40% -5% -10% = 25% -5% -5% = 15%
Consumi spesi Φ 11xbasso; 2xmedio;
Cs gruppo Φ //
Tecniche in gioco Φ //
Armi e bagagli Φ
    //
_

Status Killibert Gnam - Fisico ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ Φ Tagli e bruciature al braccio sx (tot. alto), lacerazioni al petto (medio)
Status Killibert Gnam - Mentale ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ ▄▄▄▄ Φ Colto in follia omicida (alto), dolore fisico (medio)
Status Killibert Gnam - Emotivo Φ Lucido... per il momento.
Cs Killibert Gnam Φ 1xmira;
Passive Killibert Gnam Φ
    Il Senzanome Φ Mira infallibile;
    //
Armi e bagagli Φ
    Spada bastarda (alla cinta);
    Coltelli da lancio (nascosti sotto le vesti |  _  _  _  )
    Balestrino a ripetizione (nascosto nella manica | °°°°° °°°°° °°°°° )
_

Riassunto del turnoΦ
    1. Penso sia stato tutto già detto in confronto, quindi niente riassunto.
Note Φ

    //
    « Parlato » // Pensato
    //
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Tecniche usate Φ


    Il Senzanome
      Un'origine sconosciuta. In un passato -per il momento- dimenticato, il Senzanome era noto per due caratteristiche: infallibilità e spietatezza. Il vuoto di memoria che lo ha assalito ha spazzato via la seconda.
      La prima è rimasta invariata.
      I primi scontri hanno (ri)portato alla luce una capacità combattiva fondata su imprevedibilità, maestria d'armi ed estremo acume tattico. Si ritrovò in possesso di una mira fenomenale, in grado di sfidare e vincere le condizioni più avverse e colpire il bersaglio in qualunque situazione. Il suo corpo, più reattivo della sua mente, dimostrò di poter muoversi e contorcersi ai limiti del possibile per evitare i pericoli che lo attorniavano. La sua mente, più cocciuta del suo corpo, lo costrinse a sottostare a sforzi che avrebbero fatto svenire chiunque altro. E in nessun caso ebbe mai alcun preavvertimento di tali capacità all'infuori della breve scintilla dell'intuizione.
      Cominciò a domandarsi, se questo era ciò che era in grado di fare d'istinto, di cosa era capace quando sapeva come sfruttarne al meglio le capacità?
      » Passiva di mira potenziata; +1cs in: mira ≈ Tiratore Scelto I «
      » Consumo variabile: difesa tramite schivata ≈ Personale I «

    Quarta arte del cacciatore ~ La corsa
      Corri!
      Hai colpito la preda, ma il branco fugge! Devi inseguirlo, colpire rapidamente e inseguire ancora, così da portare a casa il massimo numero di prede. Piede veloce, piede veloce!
      Corri!
      Il Senzanome è in grado di prodursi in uno o più scatti dai due ai dieci metri dalla durata quasi istantanea, per avvicinarsi rapidamente al nemico o evitare colpi poco potenti. È possibile concatenare gli scatti per spostarsi, attaccare da una posizione imprevista e spostarsi ancora, ma si rimane vulnerabili nell'istante che si impiega per riacquistare l'equilibrio al termine di ogni spostamento.
      » Consumo basso: scatto rapido, come carica o schivata ≈ Personale «

    La spada e il pugnale ~ Forza Scelta del bersaglio
      Il Senzanome non è certo debole fisicamente, ma difetta di quella muscolatura a volte esagerata che è necessaria per costringere il nemico a temere l'impatto delle rispettive armi - e non ne ha bisogno. Scegliendo accuratamente i bersagli dei propri colpi è possibile colpire il nemico con un attacco incapace di lasciare danni sul suo corpo pur infliggendo traumi improvvisi e repentini alle sue facoltà cognitive. Calci all'inguine, colpi al plesso solare, stimolazione dei punti di pressione, sberle ai lobi parietali; la tecnica impiegata non ha importanza a confronto con lo stordimento conseguenziale.
      » Consumo basso: attacco fisico a danni mentali ≈ Pergamena colpo stordente «




} Basso ~ 5% { } Medio ~ 10% { } Alto ~ 20% { } Critico ~ 40% {


« Birra! »



 
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Emelianenko
view post Posted on 4/3/2014, 23:31




« Ce ne dobbiamo andare, subito. Prima che... »

Era il solito tono dello stesso, banale, nano di prima. Era sempre lui, Jahir: insignificante come tanti altri. Eppure pochi istanti prima la sua furia lo aveva eretto, innalzato dalla massa di quei patetici esseri che non avevano – agli occhi di Sergey – diritto di vivere.

« FUORI! SVELTI! »

Ora il tono appariva allarmato – e l'imminente crollo dell'edificio era una motivazione che lo giustificava a pieno – ma il nano era ben lontano dal somigliare a quella bestia assetata di sangue che era poco prima.
Una bestia che era assai superiore agli uomini.
Il pavimento cominciò a tremare, le pareti parevano sempre meno stabili e piccoli massi cadevano dal soffitto che chissà per volontà di quale dio non era ancora crollato.
Kel e Jahir iniziarono a correre e Sergey fece per seguirli.
Era stanco, incredibilmente stanco. I passi erano lenti e pesanti, la vista annebbiata: persino stare dietro ai compagni era una fatica immane, ma non aveva scelta.
E mentre proseguiva in quest'oberante fuga, gruppi disordinati di demoni scappavano anche loro in preda ad un panico che gli impediva di riconoscere gli intrusi come nemici; forse quando in gioco c'era la propria vita, il comportamento dei demoni non era poi diverso da quello degli umani: una stereotipata serie di azioni dominata dall'istinto.
Una parete crollò sul lato destro, separando Sergey dai compagni; subito dopo uno scricchiolio preannunciò l'imminente caduta di parte del soffitto: il pavimento del piano superiore franò proprio di fronte a Sergey, sfracellando alcuni demoni sotto un peso insostenibile. Non si udirono grida di dolore, solo un gemito sommesso, sussurro rassegnato di chi aveva appena compreso che la propria esistenza era appena terminata.
Insieme al masso, parti di colonne ed inferriate di ferro caddero, creando una via instabile ma percorribile; azzardando una corsa goffa e non priva di affanni, Sergey la traversò, scorgendo lo sguardo d'un Jahir che gli prometteva che si sarebbero rincontrati presto.
Non ci diede peso; in effetti, non sapeva più come considerarlo ed in ogni caso non avrebbe dato importanza alla propria opinione, non in quel momento: era riuscito a comprendere la propria natura soltanto pochi minuti prima ed aveva abbastanza onestà intellettuale da riconoscere di non essere la persona più adatta a cogliere le varie sfumature del carattere di una persona.
Si ritrovo in un'oscura stanza, imponente nella sua vastità; non v'erano colonne ne lastre di ferro, probabilmente cadute tutte al piano inferiore.
Il suo sguardo percorse rapidamente l'intero vano, esplorando con superficiale minuzia tutte le pareti, sino a scorgere, nell'ala sinistra, due porte. Entrambe parevano andare nella medesima direzione, ma solo una sembrava reggere al cataclisma che si stava verificando.
Ed ecco che Sergey si diresse verso l'apertura che più gli dava sicurezza; il passo era più lento di prima ed il suo corpo grondava sudore, mentre grumi di saliva venivano sputati con una trasandatezza che contrastava la sua solita eleganza. Il terreno dietro di lui franava inesorabilmente ed anche una parte del soffitto crollò impetuosa, andando a coprire proprio la porta che desiderava attraversare.
Imprecò in mente quel dio a cui non credeva, mentre si gettò letteralmente in scivolata, riuscendo a superare l'ostacolo passando per una spaziatura libera. Si graffiò un gomito, ma nulla di grave.
Si ritrovò in una stanza estremamente piccola ed incredibilmente oscura. La sua vista già annebbiata dalla stanchezza ora non riusciva a distinguere neanche ciò che gli si presentava dinanzi; e le gambe, che fino a quel momento erano riuscite ad azzardare una goffa corsa, si rifiutavano di sforzarsi oltre il limite raggiunto.
Chiuse gli occhi e si poggiò alla parete.
Era stanco, non aveva voglia di continuare quella fuga. In quel momento voleva solo una sigaretta e del buon rum.
Ma non aveva intenzione di morire, non proprio quando aveva compreso la sua natura.
Gli occhi non vedevano e le gambe non si muovevano, ma udì qualcosa. Nulla di più forte di un tinnio metallico, coperto dal tumulto dei cedimenti della costruzione, ma che per qualche ragione pareva estremamente chiaro e distinguibile. Poi riuscì a scorgere qualcosa: una colonnina da cui fuoriuscivano in maniera incredibilmente copiosa blatte e scarafaggi.
Li osservò esterrefatto, paralizzato da una paura che con sorpresa scoprì albergare in lui. Pochi attimi e l'intero pavimento fu invaso da questi insetti; li osservò camminare sul suo corpo fino a penetrargli sotto la pelle. Avrebbe giurato di aver gridato per il dolore, ma non riuscì ad udire la propria voce; semplicemente i suoi occhi fissavano il tutto, il suo volto rimase pietrificato per un periodo di tempo che gli parve incredibilmente lungo, ma che in realtà non durò che pochi istanti. Poi un minuscolo frantume di soffitto gli cadde sul viso: spostò lo sguardo in alto e notò una voragine in centro alla stanza, mentre tutt'intorno gli insetti erano svaniti.
Era solo un'illusione: in effetti non provava neanche più dolore, ma solo un leggero giramento di testa.
Abituatosi al buio riuscì a notare che la colonnina – probabile causa della trappola in cui era appena caduto – era stata schiacciata da un masso che riuscì, non senza fatica, a scavalcare, raggiungendo il corridoio superiore.
Fu qui che rincontrò Jahir e Kel.
Aveva la mente stanca, il corpo sfinito, ma sapeva che non poteva fare altro che unirsi ai due e trascinarsi in quella disperata fuga.
Vari terremoti facevano da sfondo alla sua disperazione: ogni cosa, li intorno, cadeva in pezzi, finché anche la passerella che si erano trovati costretti ad oltrepassare cedette. Ed ecco che proprio quando erano giunti all'ultimo ostacolo che li separava dalla salvezza, caddero in un oblio di tenebre e oscurità.
Sergey sentì il proprio corpo sbattere più volte su dei gradini e non riuscì ad evitare un gemito di dolore, ma era ben consapevole che quella scalinata gli aveva appena salvato la vita. Non seppe dire per quanto tempo aveva ruzzolato lungo di essa, ma non appena aprì gli occhi e riuscì a mettere a fuoco ciò che gli si parò d'inanzi, un'espressione di stupore ed un lieve sorriso asimmetrico presero forma sul volto deturpato dalla stanchezza. Enkidu ed i mercenari erano lì, di fronte a lui; e con loro quelli che probabilmente erano i prigionieri che stavano cercando.

« Qualcuno di voi conosce il percorso in grado di portarci fuori di qui? »

Fu Kel a parlare, più pronto e lucido di lui.

« Io sì. Seguitemi. Dobbiamo rimandare a dopo le celebrazioni. La fortezza sta crollando. E l'abisso sta per riversare i suoi orrori su di noi. Fuggiamo! »

Enkidu rispose prontamente.
Sergey li osservò entrambi, poi rivolse lo sguardo agli altri due mercenari, ai nani liberati ed infine a Jahir.
Erano tutti salvi, tutti in condizioni migliori delle sue.
Sorrise.
Pochi minuti prima una situazione del genere lo avrebbe tormentato, ricordandogli quanto in effetti fosse patetico, quanto inferiore fosse agli altri. Ma in quel momento ciò non aveva importanza.
L'intera situazione che lo contornava era superflua, ininfluente se paragonata a lui. Non gli importava nulla degli altri: la sola cosa che gli interessava era di salvarsi. Non per egoismo, né tantomeno per istinto. C'era una cosa che voleva, o meglio doveva fare prima di morire, prima ancora di ritrovare sua figlia. Doveva trovare suo padre.
Ed ucciderlo.

Energia:
15%

Status fisico/Psicologico:
Danno medio da impatto al busto, danno basso al fianco destro, danno alto da ustioni alle braccia, lievi graffio al gomito/Danno basso alla mente, danno basso da giramento di testa
09/16 / 14/16

Cs:
2 Destrezza

Armi:
L'arto sinistro di Sergey pare appartenere più ad un demone che ad un umano. È composto da una sorta di corazza di colore nero, salvo alcune venature grigiastre che compongono un'illogica trama. L'uomo è solito coprire il braccio con delle bende. [Arma naturale]
L'arto destro è invece più simile a quello di un umano: l'unica anomalia consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. Molto spesso indossa un guanto che ne cela malamente le anormalità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – 5 colpi disponibili a giocata], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – 1 colpo disponibile].

Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40

Abilità passive:
Ian Tao: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Indifferenza: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [Abilità razziale Autosufficienza]

Abilità attive:
//

Note:
//
 
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Stella Alpina
view post Posted on 5/3/2014, 13:15




Erdkun ≈ Sangue ribelle

-Prigionieri-










Perwaine, Fortezza, tempo attuale


La discesa non fu facile per Aaron, sofferente per le ustioni sul corpo, ma un piede dopo l'altro, un appiglio dietro l'altro, riuscì finalmente a poggiarsi a terra. Poco più in là giaceva la carcassa del demone volato giù dal dirupo poco tempo prima. La vista non era certo piacevole ma il redentore si forzò a guardare per imprimersi bene in mente la sensazione di sopravvivere al male. Davanti a loro si snodava ora il ponte che collegava le due pareti di roccia. La corsa non era ancora finita e probabilmente avevano alle spalle una valanga di demoni infuriati e assetati di sangue. Il gruppo si avviò incontro alla traversata. Il pavimento era scivoloso, ricoperto da un sottile strato di ghiaccio che complicava loro l'avanzata e li rendeva ancora più cauti onde evitare incidenti. Nonostante tutto però, riuscirono a passare dall'altra parte e ripresero in fretta la ricerca dei prigionieri.
Dopo l'ennesima scalinata il gruppo si ritrovò in un antro cosparso di attrezzi di vario genere, molto probabilmente usati per la tortura a giudicare dalla loro forma, ma inutilizzati da molto tempo. La ruggine sul metallo era ben evidente e la polvere certo non mancava. Erano nel posto giusto.
Enkidu con la torcia in mano oltrepassò la porta in legno massiccio e si verificò l'ultima cosa che avrebbero voluto accadesse: una leggera brezza spense la fiammella della torcia, la loro unica fonte di luce. Le tenebre riconquistarono quel luogo che per tanto tempo era appartenuto a loro gettando nel panico alcuni membri del gruppo. Aaron sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla, forse uno dei mercenari in cerca di sicurezza, il redentore lo lasciò fare, aveva altro a cui pensare al momento. Il buio amplificava ancora di più il disagio e il senso di claustrofobia e come se non bastasse un misto di voci imploranti lo raggiunsero violentemente. In un primo momento l'uomo non riuscì a capire di cosa si trattasse, ma dopo qualche secondo le voci si fecero più chiare. I prigionieri nani. Li avevano trovati! Le voci imploravano aiuto, dicevano di essere davanti a loro. Aaron fece la cosa più sensata che gli venne in mente: li cercò, con la mente. Acuì i sensi e lasciò vagare l'energia spirituale nella sala alla ricerca delle anime di quei poveracci ma con suo sgomento non riuscì a sentire nulla di fronte a sé, al contrario però individuò qualcosa alla sua destra, qualcosa di non ben definito. Il dubbio arrivò immediatamente, richiamato all'ordine da una situazione quanto mai strana.
Il redentore si voltò, nonostante nessuno potesse realmente vederlo, avvertendo gli altri di ciò che aveva percepito.

« Ne sei sicuro? Io con questo buio non vedo un dannato niente! Dobbiamo agire in fretta. Avverto qualcosa in atto, qualcosa di potente e spiacevole... »

La voce di Enkidu tagliò la tenebra e risuonò forte nelle sue orecchie, quel buio stava falsando anche il suo modo di percepire con i sensi.

« Mi piacerebbe evitare di agire alla cieca. Dimmi, Aaron... se tu creassi una torcia illusoria potresti illuminare un po' questa stanza? »

Questa volta fu il mercenario a parlare, ma la sua voce era poco più che un sussurro. Aaron non aveva mai provato una simile strategia e né sapeva se potesse realmente funzionare ma mentre ragionava sul da farsi un piccolo clac scattò nella sua testa. Illuminare, luce, Egerarth! La mano sinistra corse alla cintura dove incontrò il tocco gelido dello scettro. Se di luce avevano bisogno, la luce avrebbe risposto alla chiamata.

« Posso fare molto di più. »

Aaron afferrò lo scettro e lo sollevò sopra la testa mentre tutta l'energia usata prima per la ricerca delle anime si riversò ora all'interno del manufatto. La fiala prima timida, poi pian piano sempre più rabbiosa, rilasciò un getto di luce fortissimo che illuminò tutta la stanza circostante portando alla vista il gruppo di nani prigionieri.

« Abbassa lo scettro! Dopo così tanto tempo al buio, la luce dev'essere accecante. »

Il redentore non lo ascoltò, era troppo impegnato ad osservare con dubbiosa curiosità l'effetto che quella luce aveva prodotto sui nani prigionieri. Dicono che il potere della sua luce venga amplificato contro le creature dell'oscurità.
Il nano al centro del gruppo gemeva sofferente, le mani portate al viso per coprirsi da quella luce così forte. Certo, gli occhi non abituati ad una tale illuminazione potevano dare fastidio, ma allora perché gli altri nani non sembravano soffrirne? C'era di più, gli altri sembravano addirittura sbrilluccicare.
Una sensazione spiacevole cominciò a crescere in lui mentre un'azione drastica ma necessaria si faceva spazio tra i suoi pensieri.

« Tu lasceresti i prigionieri incustoditi, Enkidu? »

Io no. La mano destra rinfoderò in fretta la lama ed estrasse la pistola dalla fondina. La canna da fuoco sbuffò in direzione della spalla del nano sofferente e subito dopo in quella di un secondo prigioniero. I due proiettili volarono nell'aria. Il primo si conficcò nella carne, il secondo trapassò il vuoto. Un'illusione.

« Che fai, maledetto?!. »

Enkidu si voltò presto, troppo presto. Prima ancora che il secondo proiettile passasse attraverso l'immagine, prima ancora che il finto nano si trasformasse nel demone orripilante qual'era, prima ancora di vedere i lunghi artigli della creatura scattare in avanti in cerca del suo collo. Aaron si preparò a fare fuoco per la terza volta, ma fu troppo lento. Il mercenario si frappose tra il demone e il nano con una velocità inaspettata e salvò il collo del compagno. Il dito del redentore si fermò di botto rilasciando la pressione sul grilletto ed evitando di giustiziare l'uomo sul colpo. Una distrazione di troppo, un contrattempo che gli costò un fianco trafitto da un tentacolo del demone. La sofferenza fu immensa, le lacrime gli salirono agli occhi mentre il dolore raggiungeva il cervello come un chiodo infilato a martellate nella testa. La pistola gli cadde di mano e si schiantò a terra, lo scettro invece rimase inspiegabilmente saldo nella sua presa continuando ad illuminare la sala.
L'addestramento del redentore prevalse lasciando il dolore rilegato in un piccolo punto tra i suoi pensieri e la destra si riscosse sfoderando in un gesto ampio la lama e andando a tagliare di netto il tentacolo del demone, per poi affondare con tutta la rabbia possibile nello stomaco della bestia. La creatura crollò a terra e subito dopo l'ascia del nano calò inesorabile ponendo fine a tutto quel rumore, o forse no. La terra tremò sotto i loro piedi. Non era la prima scossa che Aaron avvertiva, ma il combattimento aveva messo questo dettaglio in secondo piano ma ora... ora lo sentiva eccome!

« Enkidu! »

Il redentore si voltò di scatto, lama puntata, procurandosi una fitta lancinante al fianco, ma quello che vide non poté che rasserenarlo. I prigionieri erano lì, tutti stanchi e sporchi ma miracolosamente vivi. Forse quella missione non stava andando poi così tanto male.





Riassunto Tecnico

Energia rimasta: 15%
Energia consumata: 15% (5-10)
Stato Fisico: Danno medio alla gola, ustione media al petto e al braccio destro, danno medio al fianco. Danno totale: Critico.
Stato Mentale: Danno Alto+Medio+Basso.
Armatura: Intera.
Armi: Pistola - 3 colpi, spada integra.
CS: 4 CS all'Intelligenza.
Consumi: Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40%

Abilità passive


"Sono ore che questi ragazzi si esercitano senza pausa. Li vedo portare in gruppo tronchi di alberi grossi più di loro su e giù per la collina con il solo scopo di migliorare la resistenza. Sono esausti, lo vedo nei loro occhi, vorrebbero mollare i tronchi, sdraiarsi e non rialzarsi per un giorno intero. La fatica li sta divorando ma loro non cedono, non possono, non gli è permesso. Continuano la loro marcia, ancora e ancora e ancora."

[Razziale umana - non sviene sotto il 10%]




"Oggi ho assistito fratello Hugo nel primo addestramento alle illusioni. Come previsto molti adepti non avvicinano minimamente il più basso grado di maestria, ad eccezione di Aaron. Lui, al contrario degli altri, sembra trovarsi a suo agio nel mettere in atto gli inganni. Gli viene quasi naturale e per di più riesce a creare le immagini in un solo istante e senza il benché minimo movimento. Inoltre ha una conoscenza innata dell'uso della voce. Può controllarla a tal punto da modificarne il tono, il volume e il luogo di provenienza a suo piacimento. Come se non bastasse, quando sul campo è presente un'immagine da lui creata, può decidere di modificare il suo aspetto in qualunque cosa e di qualunque dimensione gli occorra. In realtà si tratta soltanto di un'illusione, un velo che ricopre la realtà, ma riesce comunque ad ingannare tutti i sensi degli avversari. Quel ragazzo è pieno di sorprese."

[Passiva talento I, II e III illusionista]




Abilità attive utilizzate

"La percezione delle anime è una delle abilità più importanti per un redentore. Prima di colpire un bersaglio bisogna conoscerne la potenza e bisogna farlo con discrezione. Con un consumo Basso e per una durata di due turni tutte le auree degli esseri viventi intorno a me si mostreranno alla mia vista, permettendomi così di visualizzare, oltre che la potenza, anche la posizione di nemici invisibili. Questa capacità può manifestarsi anche sotto forma di un'emanazione energetica in grado di condurmi fino al bersaglio da me designato, sparendo però a compito svolto."

[Pergamena Percezione migliorata]

"Considera la Portatrice di Luce un piccolo bonus per aver ben interpretato il turno precedente in confronto. I suoi effetti sono quelli descritti da Egerarth, ma più tecnicamente: a un consumo Medio di energie il liquido presente nella fiala si illuminerà di un vivido bagliore, rischiarando le tenebre circostanti. Inoltre la luce emanata dal cristallo risulterà dannosa per le creature demoniache, infliggendo un danno Medio ad Area. Hai a disposizione un solo utilizzo nel corso della Quest, e la sua attivazione non consuma slot tecnica."

[Manufatto Portatrice di Luce]

Commenti

Come da confronto, Aaron attiva Percezione Migliorata e rileva l'aura alla sua destra. Poi attiva Portatrice di luce per illuminare la zona.
 
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view post Posted on 14/3/2014, 23:04

Esperto
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« ... grazie. »

Mormorò Enkidu ancora sconcertato, quando la lama di Killibert si frappose fra lui e gli artigli dell'essere che si era finto un nano. Lo scambio di colpi che seguì fu feroce e frenetico, ma in breve i tre ebbero la meglio; la sua ascia affondò nella gola del demone e un fiotto di fiele nera sprizzò sul filo della lama, insozzandola. La creatura crollò a terra in modo scomposto, ammasso orrendo di carne e ombra.

« Non era un avversario alla nostra altezza, e lo sapeva. Ecco perchè ha tentato di sorprenderci con l'inganno. » Riflettè il guerriero. Le richieste disperate che li avevano attirati dalle tenebre come echi da un abisso, l'illusione delle celle e dei prigionieri, l'attacco proditorio. Tutto si spiegava. « Mi domando soltanto dove siano finiti gli altri demoni. » Ma in realtà la risposta, si rese conto, non era difficile: aveva solo paura di pronunciarla ad alta voce. Jahrir, amico mio. Temo per la tua sorte.

In quel momento una poderosa scossa tellurica sferzò la caverna e lo fece quasi inciampare. La fortezza era in procinto di crollare, non c'erano dubbi: le antiche sale e i pilastri secolari che per tanti anni avevano sostenuto l'atavica dimora dei nani stavano infine cedendo il passo all'inesorabile scorrere del tempo, e loro erano ancora intrappolati là sotto, nelle viscere della montagna. Aveva appena lanciato il suo grido d'allarme quando una nuova voce giunse dalle sue spalle, una voce diversa da quelle del cacciatore di demoni e dei mercenari, una voce logorata dalla sofferenza ma rinvigorita dalla speranza. Una voce che conosceva.

« Enkidu! »

« Shaelan! Amici miei! »

La gioia fu tale che il suo cuore quasi non resse: dopo tanto cercare, dopo la fatica e il dolore, le sfide superate, la paura di non arrivare in tempo, finalmente eccoli là, dal primo all'ultimo: un'accozzaglia di nani lerci e malnutriti, rinchiusi in una gabbia affollata, molti solcati da cicatrici e ferite recenti, ma indubbiamente vivi. I suoi compagni. I suoi amici.
Non appena uno dei mercenari al seguito di Killibert fece scattare la serratura, scassinandola con maestria e l'utilizzo di un pugnale, corse a salutarli uno per uno, riservando a Shaelan un lungo braccio. Era così preso dalla felicità del ritrovamento che non si avvide subito dell'arrivo di Jahrir e del suo gruppo, ma la voce di Kel'Thuzak, il mezzodemone, lo riportò alla realtà.

« Qualcuno di voi conosce il percorso in grado di portarci fuori di qui? »

« Io sì. Seguitemi. »

La felicità provata alla vista dell'amico fu pari, se non superiore, a quella per il ritrovamento degli altri nani, eppure fu costretto a ricacciare indietro il sorriso raggiante che già stava affacciandosi sul suo volto, trattenere un moto d'affetto, e rivestire il suo cuore della stessa dura, inflessibile patina cui anni di comando l'avevano abituato. Quello, del resto, era il compito di un capo. Si limitò quindi a richiamare l'attenzione dei due giovani innamorati intrecciati in un profondo abbraccio, esortando l'intero gruppo: « Dobbiamo rimandare a dopo le celebrazioni. La fortezza sta crollando... » Alle vibrazioni sempre più vigorose delle pareti della fortezza si aggiunse una cacofonia di versi e latrati disumani provenienti dal piano di sopra, ringhi rabbiosi e tramestio di passi in corsa. I demoni della fortezza convergevano verso la compagnia. « ... e l'abisso sta per riversare i suoi orrori su di noi. » Per un attimo valutò la possibilità di fermarsi a combattere e opporre una strenua resistenza, ma la scartò subito dopo: i nani appena liberati non erano in condizione di battersi, il gruppo guidato da lui e Jahrir aveva subito numerose ferite e tutti sembravano allo stremo delle forze, e come se non bastasse il numero degli avversari era soverchiante. La sfida non era alla loro portata: restare avrebbe significato la morte di tutti loro. « Fuggiamo! »

Partì di corsa verso l'uscita delle segrete, ripercorrendo a ritroso il cammino che li aveva condotti lì dal ponte, la strada a malapena rischiarata dalla luce magica dello scettro di Aaron. Dietro di lui seguivano Killibert e gli altri, e a stretto giro Jahrir, Shaelan e i mercenari che aiutavano i nani nella fuga. Dalle tenebre che si richiudevano su di loro come fauci d'ombra pronti a ghermirli, ad appena uno schiocco di mandibole di distanza, gli ululati si facevano più acuti e rabbiosi. Forse le creature avevano capito di essere ormai destinate alla distruzione insieme con la fortezza e volevano portare con loro nella tomba gli artefici della propria rovina. O forse era solo la loro bestiale sete di sangue ad animarle e spronarle nella folle corsa. In ogni caso, se ci prendono per noi non cambia niente.

Finalmente i contorni dell'abisso apparvero davanti a lui, seguito dalla la sagoma maestosa del ponte sospeso sul nulla,
illuminato dalla spettrale evanescenza sanguigna che risaliva dal centro della terra.


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LAST HERO STANDING


Ogni passo era un tonfo che imprimeva un'orma indelebile nella polvere.
Ogni battito di cuore un rintocco sull'orologio del destino.
Ogni respiro il gelido alito della morte in avvicinamento.

Enkidu era giunto quasi a metà del ponte quando si arrestò all'improvviso. Gli altri lo superarono, uno dopo l'altro, scivolarono intorno a lui come un fiume su di una roccia inamovibile. Certi lo guardarono, stupefatti. Alcuni lo chiamarono, confusi. Non reagì. La la sua mente era altrove, serrata in catene d'acciaio forgiate dal fuoco di una certezza inappellabile. Non una subitanea illuminazione, badate, quanto piuttosto la progressiva accettazione di un pensiero che l'aveva accompagnato durante tutta l'impresa nella fortezza - anzi, a ben vedere da molto prima. I frammenti decisivi della sua vita gli scorrevano davanti agli occhi come pezzi di un mosaico infranto che si ricomponeva un tassello alla volta, ogni episodio incastonato al suo posto per plasmare un disegno più vasto. Le battaglie della giovinezza, il dolore sofferto per la perdita degli amici, la fatica nel trovare una casa per sè e il proprio popolo. Ripercorreva con la mente le pagine degli antichi tomi che narravano la decaduta grandezza dei nani e lo splendore delle loro fortezze di roccia e fuoco, il rigoglioso sviluppo di una civiltà fiorente e il rovinoso tracollo. Riviveva gli anni pacifici ma malinconici di Aberan, segnati dalla vaga mestizia di un passato remoto che sopravviveva soltanto come flebile eco, e il progressivo maturare di un sogno, un'idea che era germogliata affondando radici profonde nella sua volontà: ripristinare gli antichi fasti, far rinascere lo splendore dei secoli andati. Rammentava il lungo apprendistato di Jahrir e il precipitare degli eventi nella grande città dalle bianche mura, la strenua resistenza e l'invasione dei demoni.

Adesso ogni cosa trovava la sua spiegazione, adesso che vedeva le immonde creature guadagnare strada alle loro spalle e il ponte vacillare sotto i loro piedi, mentre il varco all'altro capo rimaneva solo una vaga chiazza davanti ai loro occhi. La sua prima fuga dalle prigioni, l'adunata di una forza per la spedizione nella fortezza, la visione nella grande sala dalla volta arcuata e l'accettazione della stessa: aveva promesso di essere disposto a sacrificare se stesso, se ciò avrebbe significato la salvezza dei suoi compagni - era giunto il momento di mantenere il giuramento. Ogni singolo pensiero, azione e gesto lo aveva condotto a quel momento, come un crescendo inarrestabile verso il culmine di un climax vertiginoso seguito da un'inevitabile e repentina caduta. Non c'erano alternative, non c'erano deviazioni sul sentiero della sua vita. La strada era segnata, e lui era giunto alla sua fine.

« Enkidu! Che fai? » Jahrir si era fermato al suo fianco, gesticolando verso l'orda demoniaca che sciamava verso di loro. Avevano quasi raggiunto l'imboccatura del ponte e si preparavano alla traversata. « Scappiamo! »

Il nano scosse appena la testa, e negli occhi dell'amico vide riflesso il presentimento di quello che stava per succedere. Le creature erano troppe e troppo veloci: presto avrebbero raggiunto il gruppo, rallentato dai feriti, e allora sarebbe stata la fine per tutti loro. Serviva un diversivo.

« Oh, no. Non pensarci nemmeno. Non puoi farlo. »

« Devo. Voglio. »

« Allora io combatterò al tuo fianco. Non ti lascio un'altra volta. »

Un'altra scossa si propagò lungo le pareti dell'immensa cavità e fece tremare il ponte. Una ragnatela di venature si intrecciò sulla superficie della roccia, scorrendo come lacrime di pietra verso l'orlo dell'abisso. Enkidu avvertì un brontolio cupo sopra di sè, sollevò lo sguardo per un attimo e intravide una gigantesca stalattite di granito pendere su di loro dalla volta della voragine. Un velo di pulviscolo e granelli se ne distaccava mentre la sommità dell'abisso si deformava e storceva come la pelle di un gigantesco tamburo percossa dalle mani di un gigante. Afferrò Jahrir per le spalle e lo fissò per un secondo che parve durare millenni; sul suo volto lesse la speranza di aver convinto il proprio maestro, ma solo per un attimo. Quando realizzò ciò che stava per succedere era già troppo tardi: Enkidu lo spinse con forza all'indietro mentre un assordante boato accompagnava il distacco dello spuntone di roccia. Fece un passo all'indietro e si riparò il volto con un braccio appena prima che il macigno si schiantasse sul ponte. L'impatto fu terribile e spezzò a metà la costruzione, lasciando uno squarcio largo abbastanza da non poter essere superato neanche con un salto. Vide i lineamenti del giovane amico contrarsi per la rabbia del tradimento, la frustrazione per la propria impotenza e la disperazione della comprensione, ma non gli lasciò il tempo di esprimerle a voce.

« Enki- » « NO! Ascoltami adesso. »

Si girò per controllare l'avanzata dei demoni: un manipolo di creature più veloci si erano distaccate dalla schiera ribollente e avevano già coperto metà della distanza che le separava da lui. Il tempo era agli sgoccioli e non poteva permettere che si perdessero in inutili chiacchiere: aveva un'impresa da tramandare come lascito, e non intendeva andarsene prima di aver ottenuto la certezza di esserci riuscito.

« Hai visto in che condizioni versava la nostra gente ad Aberan, emarginati e discriminati, e hai visto cosa hanno dovuto patire i nostro amici sotto il gioco dei demoni. Ma non è finita qua! Ovunque nel continente i nani sono isolati o sottomessi, ovunque reietti. Le altre razze ci ignorano nel migliore dei casi, schiavizzano nel peggiore. Non abbiamo una patria, il nostro è un esilio perenne »

Con un ampio movimento delle braccia alluse allo smisurato spazio che li circondava e al ponte sospeso da un capo all'altro del crepaccio, miracolo di tecnica e perizia.

« Ma come sai, non è sempre stato così. Un tempo eravamo un popolo rispettato, addirittura temuto. La nostra civiltà era la più progredita, le nostre dimore insuperabili per magnificenza. Tu stesso hai potuto ammirare un frammento dell'antica gloria, oggi. E' giunto il momento che quell'epoca ritorni. Questo è il tuo compito, Jahrir. »

« Io... io non sono sicuro di essere pronto. Non posso farcela, senza di te. »

« Certo che puoi; hai avuto tutta la vita per prepararti. Io ho fatto la mia parte, gettato le fondamenta. Adesso tocca a te. »

Un ringhio cupo giunse alle sue orecchie: si voltò di scatto e impalò la creatura che era balzata su di lui; l'ascia sfondò la gabbia toracica e riemerse dall'altra parte, mentre il verso si trasformava senza soluzione di continuità in un guaito sommesso. Gli altri esseri erano più indietro, ma a breve lo avrebbero raggiunto.

« Accendi gli antichi fuochi sulle montagne, raduna il nostro popolo e insorgi! Ripristina la gloria di un tempo! »

Si accorse di urlare per sovrastare il rumore crescente della montagna che moriva. Jahrir disse qualcosa, ma non lo sentì, le sue parole soverchiate dal frastuono dei crolli.

« PROMETTILO! »

Allora Jahrir non disse niente. Si limitò ad annuire, e guardandolo Enkidu seppe che non avrebbe disatteso il giuramento.

« Va', ora. Shaelan ti sta aspettando. »

La nana si era fermata poco più avanti e osservava la scena con una smorfia di dolore dipinta sul volto. L'innamorato se ne accorse e si incamminò mestamente verso di lei.

Enkidu esitò ancora un istante, poi si voltò.
Quella fu l'ultima volta che vide Jahrir.

_


L'avanguardia demoniaca fu su di lui.
Mulinò l'ascia con una mano e l'affondò nel cranio della prima, incauta bestia, spaccandolo a metà come un melone troppo maturo. Un secondo essere a quattro zampe si accucciò e spiccò un salto, le zanne sguainate che rilucevano nel bagliore vermiglio dell'abisso. La scure gli fracassò il petto, ma quando tentò di estrarla rimase incastrata. Un aborto dagli arti deformi e gli occhi glauchi sporgenti lo assaltò da un fianco lacerando stoffa e carne; Enkidu gli assestò una spallata e poi lo afferrò per la gola sollevandolo da terra prima di gettarlo nel dirupo. A quel punto riuscì a disincagliare l'arma appena in tempo per affondarla nel ventre morbido dell'avversario successivo: invece di viscere e budella dallo squarcio colarono fuori grovigli di vermi tumidi e viscidi, che seccarono in polvere appena entrati in contatto con l'aria.
Proseguì così per diversi passi, fra arti recisi, teste mozzate e orrori sanguinolenti. Le ferite si accumulavano, tagli, sfregi e lacerazioni, ma lui semplicemente le ignorava, relegando il dolore in un angolo remoto della propria coscienza. Alla fine emerse dall'ammasso di creature e si ritrovò dinnanzi il grosso dell'armata, una torma brulicante come insetti su una carcassa.

« EHI, VOI! »

Continuò ad avanzare, fronteggiando l'orda sempre più vicina. Il ponte era scosso da oscillazioni terrificanti, ma il suo incedere era sicuro.

« SI, DICO A VOI! »

La montagna crollava collassando su se stessa, immensi costoloni di roccia si distaccavano dalle pareti e precipitavano nel baratro, ma la sua mente era calma e rilassata.

« AVETE PRESENTE IL BUCO INFETTO DA CUI SIETE VENUTI FUORI? »

Frammenti acuminati e lapilli taglienti gli graffiavano il volto, le grida animalesce dei demoni gli ferivano le orecchie, ma niente lo preoccupava più, ormai.

« BE', PREPARATEVI, PERCHE' STO PER RIMANDARVICI... »

Raggiunse il fronte della schiera, e sul suo volto rugoso solcato dalle cicatrici si aprì un sorriso sottile come una falce scintillante.
Era pronto a morire così come era vissuto: combattendo con l'ascia in pugno.

« ... A CALCI IN CULO! »

Le ombre si chiusero su di lui,
e fu solo tenebra e silenzio.


 
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Caccia92
view post Posted on 18/3/2014, 21:52






Promesse? Così deboli, così evanescenti. Ci accompagnano per tutta la vita, fino all'adempimento del nostro compito. Ci sono promesse dettate dal cuore, altre dall'orgoglio. Non tutte possono essere mantenute, non tutte si possono realizzare. Eppure sono sempre lì, come catene o come fari di luce nel cammino immerso nel buio. A volte è difficile accettarle o anche solo ricordarsene. Quando arriva il momento del sacrificio, è faticoso lasciare andare quel pezzetto di anima che da sempre ci ha spronato ad andare avanti. Ma non siamo soli a questo mondo, anche nella guerra. Ognuno può compiere il dovere assegnatoli fino alla morte, poiché ci sarà sempre qualcuno disposto a raccogliere l'ascia da terra per portare avanti la causa. Il passaggio di testimone è rapido e privo di parole, un patto stipulato attraverso un contatto visivo. Occhi che s'incrociano, mani che si stringono. Siamo noi a rendercene conto quando la fine del nostro tempo è vicina.
Raccolgo la tua ascia, maestro. Finché i miei polmoni saranno in grado di respirare, il tuo sogno sarà il mio.

Finché il mio cuore sarà in grado di battere, la tua promessa sarà la mia.


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FIRST HERO OF TOMORROW


Ogni passo era uno squarcio aperto nell'anima e nella mente.
Ogni battito di cuore un secondo più distanti dal passato.
Ogni respiro il gelo della notte che si allontanava.


« PROMETTILO! »

Promettere di non piangere e di andare avanti, privato del suo ricordo. Non riusciva ancora a realizzare quell'affermazione. Aveva annuito perché non sapeva cos'altro dire, non sapeva come consacrare il suo sacrificio, come prendersi il mondo sulle spalle e portarlo fuori dalle tenebre. Avrebbe voluto saltare, tornare nella mischia, consentire agli altri di fuggire insieme al suo maestro. Sarebbe stato più semplice, più facile, andare incontro alla morte con la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era in suo potere. Ma lui cos'aveva fatto? Enkidu si era battuto per tirarli fuori dalla prigione, aveva sacrificato ogni cosa, ogni speranza di salvezza, ogni desiderio di vita. Quegli occhi scuri erano ricolmi di fiamme e di inferno, le braccia tese per affrontare l'ultima grande battaglia, la mente sgombra dai ricordi e dalle immagini di un futuro lontano dal buio. Il testimone era passato a lui, a Jahrir, un nano come tutti gli altri. Un nano sull'orlo del dolore e delle lacrime, debole e pieno di paure. Cosa poteva fare per emulare Enkidu, il grande guerriero e il saggio maestro? Lui era soltanto un discepolo, un seguace senza carisma.

Io non ce la posso fare.

« Certo che puoi; hai avuto tutta la vita per prepararti. Io ho fatto la mia parte, gettato le fondamenta.
Adesso tocca a te.
»

Guardò Shaelan e sorrise. Era così bella e così sporca allo stesso tempo. Riabbracciarla significava molto per lui, tuttavia nel profondo sentiva l'inquietudine pressarlo come un masso pesantissimo. L'aveva appena liberata e già rischiava di perderla. Doveva guidare lui il gruppo fuori dalla Fortezza, era sua responsabilità. Per i suoi amici, per i suoi fratelli, per i compagni che l'avevano accompagnato fino a quel punto. Per Enkidu e il suo sacrificio. Per tutti quelli che attendevano un barlume, uno spiraglio nella triste esistenza da nomadi perseguitati. C'erano altri nani da liberare su Asgradel, altre prigioni da spezzare. E demoni da ricacciare negli abissi.
Respirò una boccata d'aria, tossendo immediatamente a causa della polvere che pioveva dal soffitto. Stranamente, la tristezza stava passando. Avvertiva un rinnovato vigore nell'animo, qualcosa che lo spronava a correre, a portare in spalla gli altri pur di finire quella storia. Lanciò un'ultima occhiata alla parte di ponte spezzato e alla fiumana di demoni che stava per investire Enkidu. Il cuore batteva all'impazzata. Lo stavano per prendere. Lo stavano per uccidere...e loro erano fermi! Maledizione!

« ANDIAMO ORA! »

Scrollò un suo compagno nano. Diede una pacca a Shaelan. Puntò la grande ascia bipenne verso il termine del ponte.
Cominciò a correre e a piangere, lasciando fluire il dolore e raccogliendo la forza dirompente del coraggio.

« Io ti vendicherò, amico mio. Ti vendicherò! »

Crollavano colonne, parti di soffitto, intere sezioni di parete. Il gruppo avanzava goffo per i feriti e la stanchezza, ma Jahrir riusciva a prevedere, nemmeno lui sapeva come, i vari ostacoli che potevano metterli in pericolo. Scattarono oltre il ponte, svoltando immediatamente a sinistra e imboccando un corridoio miracolosamente intatto che conduceva alla porta principale. Ovunque si potevano percepire le grida dei demoni, artigli che grattavano pur di risalire dai cunicoli e agguantarli. Alcune creature mostruose occupavano l'uscita. Jahrir si lanciò letteralmente contro i nemici, mulinando la pesante ascia sopra la testa al pari di un forsennato. Un berserk nano, sporco e insanguinato, bruciacchiato e insensibile, arrabbiato più che mai. Terrificante.

« MORITE, CANI! MORITE BASTARDI! »

Schiacciò la testa di uno, mozzò il braccio ad un secondo, decapitò un terzo. Mentre combatteva, faceva segno ai suoi di proseguire all'esterno. Quando fu sicuro che tutti erano passati, scaraventò lontano i demoni che gli stavano addosso e si buttò oltre la porta. Nell'istante successivo, il rombo raggiunse quella zona e le pietre che formavano l'ingresso crollarono. I ruggiti degli avversari si spensero insieme al terremoto. Ci era riuscito. ERANO TUTTI SALVI!
Si rotolò nell'erba fresca. La notte stellata si rifletteva nei suoi occhi stanchi e felici. Si sentiva sfinito, provato e ridotto ad uno straccio. Avrebbe bevuto dieci pinte di birre e mangiato un intero montone. Voleva dormire lì, sul terreno soffice davanti alla Fortezza, accanto alla sua donna e ai suoi amici...ma non era sicuramente il momento giusto. C'erano ancora tante cose da fare: accendere i fuochi, riorganizzare le idee, chiamare a raccolta gli altri nani. E, soprattutto, trovare una casa in cui stare.
Si mise a sedere. Il suo sguardo catturò un bagliore nell'oscurità. Si avvicinò alla piccola luce e allungò una mano, stringendo le dita tozze. Recuperò un oggetto duro e rotondo.

Sorrise.
Era la moneta che aveva seppellito diversi giorni prima. Forse grazie allo smottamento, era riemersa proprio in quel giorno. La ripulì dal terriccio umido e la sollevò, ammirandola al chiaro di luna. Il rilievo dell'antico re risplendeva come una fiammella. Stranamente, il re gli ricordava Enkidu. Chissà com'era il paradiso dei nani.
Sistemò la moneta nella tasca delle braghe, ripromettendosi di non abbandonarla più.

I clan delle montagne, gli altri compagni nani, i suoi amici e gli umani accolsero il successo della missione con un'ovazione. Tutti si sentivano sollevati, tutti avevano riacquistato la fiducia. Doveva molto a quella gente e molto si aspettavano da lui. Non voleva deluderli, non voleva fallire. Ora sapeva cosa doveva fare.


Cominciava l'Era di Jahrir.








CITAZIONE
~ QM POINT

Riassunto eventi: Secoli fa una terribile sciagura, la cosiddetta Catastrofe, sconvolse la fiorente civiltà nanica. Molti nani perirono, le fortezze furono abbandonate, e i superstiti si dispersero per il continente, in perenne esilio. Col tempo si perse la memoria dei fatti, ma l'orrore rimase in agguato, pronto a riemergere dalle nebbie della storia.

Una comunità nanica si è insediata nella multietnica città di Aberan, nonostante la difficile convivenza con le altre razze. Il fragile equilibrio, però, entra in crisi quando per volere del Gerarca Rodric - posseduto da una presenza demoniaca - viene approvata una serie di leggi e provvedimenti volti a discriminare e sottomettere i nani. La successiva Ribellione è guidata dal leader Enkidu Eresh’kigal, ma è stroncata dall'invasione di massa delle misteriose creature, calate dalla vicine montagne delle Zanne, dove hanno infestato un'antica fortezza caduta in rovina. Fra i superstiti c'è Jahrir Gahkoor, amico e allievo di Enkidu, il quale si abbandona alla disperazione dopo la perdita del maestro e dell'amata Shaelan. Tutto cambia quando Eresh’kigal gli si ripresenta inaspettatamente vivo e racconta la sua storia: i demoni li hanno presi prigionieri e portati alla roccaforte, da dove è riuscito a scappare, mentre gli altri nani - Shaelan compresa - aspettano ancora di essere salvati. I due organizzano un piccolo gruppo di spedizione composto da amici ma anche da alcuni volenterosi stranieri o mercenari: il cacciatore di demoni Aaron Richter, lo spaventoso Kel'Thuzak, segnato da una terribile maledizione, l'enigmatico Killibert Gnam con la sua compagnia di Folli e l'abile Sergey Magomedov; riescono anche a ottenere l'aiuto dei selvaggi Clan delle Montagne, che offrono un valido diversivo assediando la fortezza mentre i nostri si introducono all'interno. Qui si dividono in due gruppi: Sergey e Kel con Jahrir, Richter e Killibert con Enkidu. Quest'ultimo, temendo il temperamento impulsivo dell'amico, lo inganna facendogli credere che il suo compito è trovare le prigioni, quando invece affida agli altri due la missione di raggiungere il centro della fortezza cercando di attirare su di sè l'attenzione dei demoni, per permettere ai secondi di proseguire indisturbati. Alla fine comunque Sergey, Kel e Jahrir riescono nell'impresa di impossessarsi della Gemma Buia, l'artefatto che forniva linfa vitale ai demoni e sorreggeva la fortezza a dispetto dello scorrere del tempo; Enkidu e i suoi invece superano una serie di prove e giungono fino alle segrete, dove liberano i prigionieri. Dopo essersi ricongiunti si danno insieme alla fuga, incalzati dall'armata demoniaca e con la minaccia della montagna che collassa su se stessa. Enkidu decide di sacrificare eroicamente se stesso per salvare tutti gli altri e affronta - solo - l'orda di demoni, non prima di aver affidato a Jahrir il compito di raccogliere la propria eredità e riportare il popolo nanico all'antico splendore.

Giudizi e Ricompense:

- Emelianenko: Mi sei piaciuto, i tuoi post sono sempre stati buoni e caratterizzati. Mi è piaciuta la tua funzione di "ladro della gemma", ti sei mosso bene all'interno dell'ambiente che avevo preparato e hai interagito anche con il tuo compagno. Non ho grossi appunti da farti, le azioni sono state corrette e hai superato - come Azazel - tutti i tranelli della fortezza in maniera egregia. Nota di merito quando, nell'esperimento della corsa a tempo, hai deciso di personalizzare la colonna con un trabocchetto tutto tuo e non ti sei fermato nonostante fossi rimasto solo. In questo senso era proprio ciò che volevo da te, quindi ottimo. Buoni anche i combattimenti e l'utilizzo del comparto tecnico.
- .Azazel: Bravo, Kel si è dimostrato l'uomo giusto al posto giusto. Diciamo che avevo preparato il demone già prima della tua entrata in scena, ma la tua sinergia con il ruolo di conoscitore del male ti ha permesso di regalare un momento epico alla quest. Mi è piaciuta particolarmente la conversazione che hai tenuto con il demone e la tua decisione finale di perdere parte dell'integrità mentale in favore della missione. Buona anche per te la prova della corsa a tempo, realistica e funzionale. Nemmeno per te ho grossi appunti, spero di gestirti ancora in futuro o di cimentarmi in qualche avventura insieme al tuo personaggio.
[Giudizi redatti da Caccia92.]

- Stella Alpina e Il Senzanome: Mi siete piaciuti molto, entrambi. Avete mantenuto un buon livello lungo tutta la quest e a quanto ho visto non è mai mancato l'impegno. Senzanome, mi hai fatto un ottima impressione sotto l'aspetto narrativo, hai uno stile piacevole e scorrevole da leggere e hai saputo giostrarti bene nella gestione della complessa personalità di Killibert e nei rapporti col resto della compagnia dei Folli; quest'ultimi non spariscono mai dalla scena ma neppure oscurano il personaggio principale, come dovrebbe essere, e hai alternato alla perfezione i momenti divertenti, con battute e frecciatine fra i mercenari, a quelli più seri o drammatici. Stella Alpina ti sei rivelato un ottimo stratega fin dal Concilio dei Clan, dove sei stato l'unico a prendere un'iniziativa - peraltro alquanto azzeccata - che andasse oltre le semplici parole, fino all'enigma della stanza di ghiaccio passando per le altre fasi di gioco. Naturalmente anche i tuoi post mi hanno fatto una buona impressione così come anche Senzanome si è dato da fare nell'aspetto strategico. Bravi entrambi nel turno dell'influenza psionica nel grande salone, dove avete capito esattamente cosa vi chiedevo. Sulla sportività non ho niente da rimproverarvi, per cui vi faccio i miei complimenti e vi lascio alle ricompense, sperando di essere riuscito a divertirvi (nonostante i tempi spesso non celeri, per i quali mi scuso).
[Giudizio redatto da Alchimista del Drago.]



- Emelianenko: 1500 gold + la Gemma Buia privata del potere (personalizzabile, se vuoi, incantandola).
- .Azazel: 1500 gold + un artiglio sul braccio sinistro come arma naturale (personalizzabile come preferisci).
- Stella Alpina: 1000 gold + artefatto "Portatrice di Luce" che ti verrà consegnato da Alchimista in seguito.
- Il Senzanome 1600 gold + un punto promozione per l'energia Verde.

- Alchimista del Drago: 800 gold.
- Caccia92: 700 gold.

Congratulazioni a tutti, ci siamo divertiti molto a gestirvi, speriamo di ruolare ancora con voi prossimamente. La quest è da considerarsi conclusa, ottimo lavoro. Non è obbligatorio, ma gradito, un post conclusivo da parte vostra. Aggiorno i conti intanto.

 
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42 replies since 8/11/2013, 23:37   1081 views
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