Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

~ Riunione., Cronos.

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view post Posted on 16/1/2014, 17:57
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All Heavens sent to dust
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O9LbC2x

A quel punto gli sarebbe sembrato normale avvertire l'impatto attutito della zampa contro la grotta, un tonfo orripilante e la distinta sensazione di aver posto fine a quello scontro.

Ma quel non avvertire nulla, meno che una mosca catturata da quella brutale incudine, lo mise invece sull'attenti. Non più umano né bestia, incapace di lasciarsi paralizzare dal dubbio e unicamente concentrato sul singolo scopo che l'aveva portato a rinunciare alla ragione e al corpo pur di ottenere il potere di proteggere.

Si rinunciava, si sacrificavano pedine su una scacchiera invisibile per ottenere sempre di più. Un passo dopo l'altro, la visione così ampia da aver perso vista di ciò che una volta erano parti di sé. Coloro che una volta erano parte della propria esistenza. L'esistenza stessa era messa in palio, a quel punto si era pronti a scontrarsi fino alla morte o alla completa obliterazione dalla faccia della terra.

Gli occhi erano ruotati istintivamente a destra e sinistra dell'ultimo punto in cui aveva immaginato fosse il servo di Crono, la mente si sforzò di avvertirne la presenza, ma senza risultato. Un vuoto - come se l'Innominato si fosse strappato l'anima dal corpo perché essa cessasse di veleggiare in quella grotta. Quella prigione di pietra in cui i due titani - o forse erano molto di più? Forse molto meno, dopo così tanti sacrifici? - si stavano battendo in un duello che non si poteva definire in maniera diversa da "asimmetrico": non era mai stato Jevanni il bersaglio di un suo affondo.

Ora svettava su di lui, camminando con tutta calma sulla zampa che qualche istante prima avrebbe dovuto inchiodarlo al muro. Lo fissava dritto negli occhi da sotto il cilindro - un sorriso sghembo che lasciava intuire senza mezzi termini le intenzioni dietro la sua figura evanescente. Non un rumore emesso dalle sue scarpe, nessun rintocco di una campana, solo la sensazione quasi di solletico che gli notificava la sua presenza. O quella che sarebbe dovuta essere la sua presenza - quello non era mai stato un duello nel senso della parola, perché i due non si erano mai confrontati. Mai un colpo diretto verso il possente Guerriero, perché? Perché era troppo forte lui, o perché era il bambino dissennato ad essere così tanto vulnerabile?

Il drago scosse mentalmente e fisicamente il braccio, dissolvendo la mera illusione del senza nome, e scorse la figura adesso luminescente che prevedibilmente aveva ancora una volta mirato Noah dopo averlo scavalcato.

Se si fosse visto allo specchio, se avesse davvero saputo fino in fondo che cosa stava succedendo...no, probabilmente lo sapeva. E non servivano gli occhi perché si rendesse conto di quello che stava per fare. Qualcosa gli diceva che piuttosto che disperato, era trionfante. Sì, quella era una grandiosa partita che si stava finalmente avviando al termine. L'arrocco del Guerriero era stato aggirato con grazia con il sacrificio della regina, permettendo all'alfiere del Tempo sopravvisuto di portarsi in posizione per uno scaccomatto.

Ma, si sa, la vita non è un gioco. Non siamo pezzi di legno dipinti di un colore o di un altro, non abbiamo singole caselle sulle quali piazzare i propri piedi. La vita, sfortunatamente per entrambe le parti, può e deve essere molto di più. Sacrificare il proprio corpo per ottenere il potere di proteggere è nulla, se poi non si riesce a proteggere chi hai caro...allora la soluzione è molto più drastica. Forse anche più semplice, chi lo sa? Giapeto si mosse ancor prima che Jevanni avesse idea di ciò che stava facendo.

La zampa richiusa attorno a Noah si spostò, frapponendosi ancora una volta all'uomo senza nome, simulando un secondo arrocco che questa volta lo espose al tocco strabordante di energia. Quando le dita avvampate del conte toccarono le scaglie adamantine già pronte a ricevere la magia, l'uomo che risiedeva nel corpo di drago non avvertì dolore, né a dirla tutta avvertì qualsiasi cosa. Solo un po' di fatica, un po' di debolezza...una sensazione indescrivibile.

Un prurito lungo il dorso della zampa toccata lo costrinse ad abbassare lo sguardo, e allora comprese la portata di quell'ultimo slancio protettivo. Percepì anche nell'altro la stessa stanchezza, e si lasciò scappare un sospiro. Scostò gli artigli da Noah e dall'Innominato, lasciando dietro di sé un paio di squame rose dalla ruggine e ben lontane da quelle lucenti e fiere dei veri draghi. Anche le altre squame si stavano ricoprendo di bolle e consumando, alcune marcendo e altre staccandosi, man mano dando alla bestia titanica un aspetto sempre più paragonabile ad una statua in metallo lasciata a sé stessa e abbandonata. Dimenticata da tutti.

La soluzione era stata banale: immolare anche quel potere. Lui apparteneva alla mortalità, non all'immortalità, eppure né Giapeto né Jevanni avevano mai conosciuto la vera fragilità di un uomo ad un passo dalla morte, ingrigito dal tempo e spogliato del vigore che lo ha caratterizzato nei suoi anni di gloria. Si era mortali perché si poteva morire da un momento all'altro in una guerra - ma loro non erano mai morti per davvero; e si poteva morire un giorno lontano, dopo aver subito fustigate dai venti del destino per una vita intera. Una vita piena, vuota, come può una mente appannata dalla stanchezza deciderlo nei suoi ultimi momenti? Possiamo soltanto cedere qualcosa in cambio di altro, e sperare che questo baratto ci porti di un passo più vicini alla metà. Una casella più vicina al Re.

Il drago teneva le luci a bada con lo sguardo, intimandole con il silenzio di non interferire. Quegli ultimi momenti appartenevano solo a Jevanni e al conte.
Le forze stavano per abbandonare entrambi: lui non poteva più rimanere in quella forma, e l'altro a malapena riusciva a reggersi in piedi.

C'era bisogno di parole adesso?
Il conte, non la pedina di Crono, poteva sentirle?
Jevanni, non il drago, riusciva a pronunciarle?

Chissà.

Esalò con le ultime energie un secondo sospiro, un soffio più profondo per scacciare il servo del Tempo una volta per tutte - e riportare a Luna il suo uomo.





PUgCm

cs: 8 (ϡ) | soul: 18% (Ϟ) | flesh: 3/32 (ϯ) | heart: 0/16 (ͽ)

PJnzb
ͽA R M A M E N Tͼ
"of steel and poison"

orizzonte spada bastarda | stelle del tramonto coltelli da lancio (11/11) | brina | armatura media.
ilthan fase first | gale corno da guerra; energia utilizzata (0/8) | tempo pentadente; poteri sigillati.
tasche biglia accecante (1) | biglia fumogena (1) | biglia deflagrante (1) | erba ricostituente (1) | miscela debilitante (1).


PJnzb
ͽI M M U N I T Yͼ
"of commitment and strength"

Tecnica (Ϡ)
(Ogni oggetto è impiegabile come arma impropria ma efficace, capacità di brandire o rinfoderare istantaneamente le armi, tecniche di natura fisica castabili istantaneamente; risparmio energetico; menare fendenti genera delle lame di vento.)

Metodo (Ϡ)
(Accesso al livello superiore del talento; gli attacchi non-tecnica causano intorpidimento e paralisi dove colpiscono; gli attacchi sembrano più lenti e prevedibili di quanto non lo siano davvero, effetto psionico; accesso alle pergamene della classe mentalista.)

Possanza (Ϡ)
(Raggiunto il 10% di energie il personaggio non sverrà; capacità di sopportare il dolore fisico.)

Occhi della sentinella (Ϡ)
(Auspex delle aure.)

Universo in stasi (Ϡ)
(Il personaggio guadagna 2 CS in Istinto per ogni tecnica di natura fisica attivata dall'avversario, solo per il turno di attivazione; capacità di elaborare strategie complesse in battaglia.)

Temperantia (Ϡ)
(Difesa psionica passiva.)

Il mio cuore (Ϡ)
(Orizzonte è indistruttibile e impossibile da allontanare da Jevanni, anti-autoconclusione.)

Il mio tocco (Ϡ)
(Orizzonte propaga assideramento laddove tocca le carni di un avversario.)

La tempra del drago (Ϡ)
(Calma costante.)

Torre (Ϡ)
(Il corpo del personaggio riesce a sopportare due mortali prima di soccombere.)

Gale (Ϡ)
(Il personaggio infonde fiducia; l'artefatto uccide chi prova ad usarlo o a derubarlo senza che ne sia il proprietario, anti-autoconclusione; il suono del corno sovrasta qualsiasi altro rumore.)
(Malus; ogni utilizzo delle abilità dell'artefatto provoca un danno Basso ai polmoni. Quando il consumo delle abilità supera il Critico, si subisce un ulteriore danno Medio ai polmoni.) (ϫ)

First (Ϡ)
(Percezione di presenze oniriche, effetto interpretativo)

Second (Ϡ)
(Possibilità di interagire con le presenze oniriche, effetto interpretativo)

(Malus: l'utilizzo della fase Second o Third genera un PnG che avrà l'intento di ucciderlo.
Jevanni e il PnG potranno percepirsi l'un l'altro.
La morte del PnG o di Jevanni cancellerà l'artefatto Ilthan.)
(ϫ)

Third (Ϡ)
(Il famiglio incute timore)


PJnzb
ͽO B L I T E R A T I O Nͼ
"of blows and earthquakes"

« Le fauci del drago; second bell: Bravery » (ϕ)
La massima espressione del potere di Moryan consiste nella pura concretizzazione del suo spirito. Jevanni potrà, in qualsiasi momento, offrire in sacrificio il suo corpo a questo scopo: sollevando il pentadente e trafiggendosi con esso -non sentirà il minimo dolore- inizierà a emanare una forte luce; pochi istanti, e all'improvviso un gigantesco drago bianco apparirà nel campo di battaglia. Lungo quattro metri e alto due, è in grado di lanciare dalla bocca fiammate bluastre in grado di congelare tutto ciò che toccano. Le sue fauci hanno una morsa in grado di sradicare un albero dalle radici, e si pensa che le sue zanne e i suoi artigli possano perfino perforare le rocce. Gli attacchi magici del guerriero in questo stato sono molto potenziati, a discapito della sua destrezza con gli oggetti, come si può facilmente intuire dalla stazza del drago.


« Coltre di nebbia: Temperantia » (ϕ)
I guerrieri non combattono senza cognizione di causa, e per elaborare colpi in grado di contrastare e uccidere hanno bisogno di sgomberare la mente. Il respiro rallenta e i muscoli si rilassano, il tutto per un singolo istante. Perché tanto basta a fornire la serenità a colui che imbraccia la potenza della propria forza di volontà. Questa forma è complementare con il Controllo del Corpo, e serve a difendere la mente da ogni suggestione e influenza esterna spendendo tante energie quante necessarie, resistendo passivamente a quelle più deboli ma durature.


« Marcia nella bufera: Possanza » (ϕ)
Tutto perderà valore, se non si infonderà anima in ciò che si fa. Come l'iniziato non può pretendere di colpire il maestro, il troppo prudente non potrà pretendere di colpire Jevanni e sperare che questi ne risenta: un'armatura di fattura pregiata come Brina e chi ha imparato a rilassare i muscoli e a sopportare intemperie estreme come Jevanni difficilmente potranno essere scalfiti.

PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"of deeds and struggles"


L'illusione scelta è l'Innominato che cammina sulla zampa di Jevanni dopo che questi ha tentato di schiacciarlo al muro, ma questi non si fa ingannare: fino a quel momento l'Innominato non aveva mai tentato di attaccare lui direttamente, si era sempre gettato contro Noah in fondo, quindi grazie alla CS in riflessi (più la tipica difesa psionica, consumo basso) si volta in tempo per notare che l'Innominato sta per scagliare Clockwork Maelstrom su Noah. Giapeto agisce quasi prima che Jevanni abbia tempo di pensare, e attiva la difesa assoluta "Difesa di pietra" frapponendo la zampa fra l'Innominato e Noah (passiva per attuare istantaneamente le abilità fisiche...ma cosa c'è da 'caricare' in una tecnica in cui semplicemente subisco?). Vorrei ricordare che già nel turno precedente avevo cercato di proteggerlo stringendogli addosso la zampa che non stava attaccando il Conte, quindi ho semplicemente spostato di poco la zampa. Voglio dire, date le dimensioni della zampa rispetto a Noah non c'è molto da dover fare. Ho tuttavia deciso di far subire alla forma draconica di Moryan il danno permanente di Maelstrom, come se non avessi utilizzato la difesa assoluta. Jevanni di per sé non subisce danni, sarà illeso, ma "in futuro" Giapeto possiederà questo "malus" che si rifletterà pure sul pentadente Tempo in una certa maniera. Una scelta interpretativa che spero mi sia concessa. A seguito di questo, dopo aver allontanato le sfere (non sapevo cosa farmene, non volevo che fossero loro a dare il colpo di grazia - sarebbe stato errato), Jevanni decide di dar la pace all'Innominato con l'ultimo soffio rimastogli - un'ultima brezza per dargli l'addio, l'ultimo sospira prima di perdere la forma draconica che comunque si dissolve nel prossimo turno. Spero vi sia piaciuto. A te, Cris.
 
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view post Posted on 16/1/2014, 21:53
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Cardine
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uNRoqof




Il cane infernale si saziò con le carni del vecchio, e lo stesso bagliore sinistro che risiedeva in fondo agli occhi dell'uomo, si riaccese nelle orbite vitree della bestia, come se quella avesse inghiottito persino il suo spirito. Di nuovo le fiamme si alzarono, divorando gli ultimi brandelli rimasti non carbonizzati di quella fallace dimensione onirica - un macabro siparietto che ormai cadeva a pezzi. Taliesin provò a scampare ad esse, ma non ci riuscì, e fu soltanto grazie ad uno scatto repentino e fortunato che le possenti fauci del mostro non gli staccarono la testa dal collo. Stoffa e pelle, entrambe carbonizzate, stavano diventando quasi un tutt'uno.


Jace e Afrah erano ancora in piedi, vicini e uniti come sempre, ma lo sarebbero stati ancora per quanto? I loro lineamenti ed i vestiti esotici che indossavano, illuminati dal bagliore delle fiamme, in una situazione normale si sarebbero potuti definire affascinanti. Tuttavia Taliesin non riuscì a coglierne le bellezza, anche se essi fecero tornare la sua memoria a qualche giorno prima, mentre viaggiava nel deserto rosso senza sapere a cosa andasse davvero incontro. Venne travolto dal rimpianto di non essersi fermato prima, a un passo da quel gorgo pronto a inghiottirlo. La stanchezza aveva avuto la meglio, invece, sulla donna giunta con Febe, stesa a terra ma ancora in pasto alle lingue di fuoco.


Si voltò verso la bambina dai capelli scuri, per accertarsi che stesse bene. Con immenso orrore si accorse che anche il corpo di quella era martoriato dalle ustioni, e la sensazione di sconforto che provò fu simile a farsi strappare le budella dal ventre. Quella visione fu un immane colpo al cuore, ed ebbe il risultato di disintegrare anche le sue ultime speranze. Accarezzò il terreno su cui era steso: i suoi cinque sensi non percepivano più nulla, se non il bagliore delle fiamme, il dolore che le ustioni gli provocavano e l'insopportabile odore della sua stessa carne bruciata.


Qualcosa dentro di lui, a quel punto, si strappò di nuovo, accompagnata da un lamento carico di dolore.



8cVib


«Pietà» supplicò il bardo, strisciando come un verme lontano dalla bestia. Ceo pareva essere scomparso completamente dalla sua testa, lasciandolo inerme e vulnerabile al pericolo. «Pietà!» replicò, gridando al mondo la sua disperazione, provocata dal dramma personale che lo divorava: quello di un burattino i cui fili erano stati tagliati proprio nel bel mezzo dello spettacolo.


Presto le paure che il Titano aveva contenuto si riversarono impetuosamente nel suo cuore, come se Ceo non fosse stato per esse altro che una diga - che ormai era crollata. «Ceo...» lo chiamò, facendo risuonare le parole in ogni suo pensiero. «Non erano questi i patti» continuò il vagabondo, disperato. Si sentiva improvvisamente solo, vulnerabile, condotto ad un passo dalla morte stessa e lì abbandonato, senza spiegazioni. Avevano un accordo, ed era quasi impensabile che fosse stato il titano stesso, a trasgredirlo. «CEO!» tuonò, ma senza ricevere risposta.




Guarda la sua amata, il Titano. Ne osserva gli zigomi inceneriti dal fuoco, i capelli d'inchiostro sporchi di cenere, e rimpiange di non essere stato abbastanza forte per lei. Odia ancor di più quel corpo così fragile, ma sa che non è solo colpa del bardo: anche gli altri titani sono deboli, e quel loro potere in gran parte assopito non rende onore alla memoria che il mondo dovrebbe avere di loro. Dei Titani degni di questo nome avrebbero spazzato via quei servitori infernali semplicemente con la potenza del loro fiato.


Il suo enorme occhio si schiude, scrutando silenziosamente nel futuro. Troppo agitate sono le acque degli eventi, troppo confuse le onde che increspano la superficie della polla. Ma egli vi si rispecchia ugualmente, meditando non su quello che vede, ma su quello che davvero è.


Una presagio del genere distruggerebbe la motivazione di chiunque, ma non quella del vero Saggio: egli comprende che nulla è ancora certo o deciso. Nulla, quindi nemmeno una sconfitta, che in quel momento gli pare inevitabile. Con rinnovata speranza egli torna al suo posto, all'interno dei pensieri del cantastorie.


Quella di sicuro non sarebbe stata la fine di Ceo, il titano di ferro e inchiostro.



8cVib


Si alzò di colpo, sopportando a malapena l'atroce dolore della pelle che si strappava, e del sangue bollente che scorrendo su di essa la refrigerava. Con passo sicuro si avvicinò alla bambina, senza scorgere la benché minima emozione all'interno degli occhi color pece. Ma Taliesin sapeva che all'interno di essi si nascondeva la sorella tanto amata, il motivo per cui ancora combatteva. Si sarebbe erto a difesa di lei, sacrificando se necessario il suo stesso corpo per frapporre un'ultima bariera tra la bella e la bestia.


Affondò le unghie nei palmi, riaprendo la ferita sulla mano destra, ma trascurando il dolore.
Doveva solo resistere, ancora, ancora e ancora.






Corpo - 7/16 danno medio+alto da ustione su tutto il corpo, danno basso alla mano destra
Mente - 5/16 danno alto (terrore), danno basso (demoralizzazione)
CS - 5 (2 intuito, 1 attenzione, 1 riflessi, 1 fortuna)
Energia - 10/100 (65 -20, -10)


Equipaggiamento
Fabula: spada corta, lunghezza 64cm, lama48 cm.
Pistola ad avancarica: arma da fuoco piccola, 4/5 colpi.
Pugnale celato: piccola daga legata all'avambraccio sx, lunghezza lama 15cm.
Biglia fumogena, Erba rigenerante: nelle tasche del mantello.
Itinerante: mantello, artefatto epico.
Scarabio: diadema/scarabeo dorato, artefatto epico.
Il Flauto della Palude Nera: strumento musicale, artefatto avanzato
Liuto di Luke Mannersworth: strumento musicale.



Abilità Passive
Ammaliamento psionico passivo: natura psionica; il caster emanerà un’aura di fascino e ammirazione, che influenzerà chiunque sia presente nei dintorni, interpretabile in base alla psicologia dei personaggi colpiti.
Mente Impenetrabile, pergamena comune: difesa psionica passiva, intesa come straordinaria forza della personalità del possessore. Non protegge da tecniche attive.
Amuleto dell'auspex: auspex uditivo passivo, inteso come straordinaria acutezza di udito, che renderà il possessore capace di essere sempre consapevole di quel che lo circonda, e di inviduare i nemici anche meglio occultati.
"Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente"; Passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Scarabio: il possessore di Scarabio non emetterà rumore alcuno mentre camminerà, perché il peso del suo corpo sarà pari a quello di uno scarabeo.
Scarabio: il possessore di Scarabio potrà parlare con tutti gli animali di piccola statura - al massimo uno scoiattolo -, comprendendo inoltre le loro richieste e accettando i loro suggerimenti.
Passiva di talento, energia bianca: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Passiva di talento, energia verde: possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Passiva di talento, energia blu: fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche il corpo del caster potrà essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Flauto della Palude Nera: abilità psionica di malia passiva, chiunque udirà le note del flauto cadrà in uno stato di profonda insicurezza e immenso sconforto, arrivando a dubitare di se stesso e di ciò che sta facendo.



Abilità Attive
Sfuggente, pergamena ultima: natura fisica; consumo variabile, grazie alla sua fortunosa rapidità il caster diventerà in grado di evitare offese fisiche o magiche avversarie semplicemente schivandole, con un consumo di energie adatto. La tecnica può essere usata a 360°, perdendo effettività come tutte. Inoltre tramite un consumo nullo sarà possibile aprire lucchetti, serrature ed altre ostruzioni non magiche. (basso)
Malia variabile: natura psionica; tramite la voce ed il linguaggio del corpo il caster si dimostrerà inoffensivo e indegno di essere attaccato, annullando l’ostilità nemica nei suoi confronti, che potrà essere descritta nel modo più affine alla psicologia del personaggio. La tecnica infligge danni alla mente pari al consumo speso, e può essere evitata con normali difese psioniche. (consumo alto)




Mi difendo dall'attacco fisico, altrimenti letale, con un consumo basso della variabile (ma subisco il danno alto, e descrivo il danno basso come una malia mentale di profonda demoralizzazione). "Contrattacco" con l'uso della malia variabile, ora utilizzata in modo davvero pietoso. Infine, dopo che le due entità si sono ricongiunte (il fatto che si fossero spezzate è stato un contraccolpo degli eventi) mi muovo verso Priscilla - again.
Ero partito con il timore di fare qualcosa di eccessivamente corto, ma poi il testo di è "gonfiato". Sono andato a ripescare il bel divider che usai durante Mietitura e Investitura - grazie Cold :3 - e ho cercato rendere il testo piacevole - un'attenzione che ultimamente riservo spesso. Spero di esserci riuscito, almeno un poco.
 
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L'innominato
view post Posted on 17/1/2014, 18:42




ending:
Kingdom of Rust
-

Tra le oscura mura di roccia che circondavano i duellanti, un sospiro di vento fischiò.
Il Conte tese la mano verso di esso, e la brezza circolò fra le sue dita e gli accarezzò il viso.
Come se fosse stato un ultimo bacio d'addio, il suo volto fu improvvisamente attraversato da una profonda crepa, che si materializzò con un sonoro crack. Davanti a sè l'Innominato vide la mastodontica figura del drago muoversi e venir ferita. Vide la morte avanzare lentamente sulle scaglie di quel corpo innaturale, divorandone le carni e imprimendo in loro una terribile cicatrice. Ma benché le immagini si riflessero nelle pupille color topazio dell'uomo senza nome, egli non le osservò davvero. I suoi occhi erano altrove, lontani, come persi in un mondo distante.
Udiva solamente un respiro affannato ed il celere battito di un cuore agitato. Voltò lo sguardo in quello che doveva essere stato un istante, anche se per lui sembrò un eternità. Sotto lo scudo invincibile che era Jevanni, Noah riposava illeso. Il cuore del piccolo pianista ancora batteva vigoroso nel petto, i suoi occhi ancora venivano bagnati dalle lacrime ed ancora il suo respiro poteva riempirgli i polmoni. Il Conte non poteva vederlo, ma era come se fosse lì, sotto ai suoi occhi.
Pensò che fosse profondamente ingiusto.

Proprio mentre Jevanni si preparava al suo attacco finale, il Conte del Sagrato si tolse il suo cappello a cilindro. Lo accarezzò quasi dolcemente, scostando la polvere che si era attaccata al tessuto. Gli era sempre sembrato un capo magnifico, di grande eleganza ed in grado di celare il suo sguardo luminoso. Nemmeno una volta lo aveva tradito: non desiderava certo che le spire del tempo infuocato che ora circondavano ogni centimetro del suo corpo divorassero ciò che ne restava. Lo lasciò cadere ai suoi piedi, e quello rotolò per pochi centimetri in direzione di Noah. Puoi averlo.
L'Innominato aveva sempre pensato che fosse ingiusto.
Noah era un mostro, dopotutto. La sofferenza di molte persone gravava sulla sua coscienza. Perché allora il Conte, che era un mostro tanto quanto lui, non aveva mai ricevuto l'amore? Mai Crono aveva guardato al Conte come qualcosa in più di uno strumento, un abominio nato per errore. Mai lo aveva considerato suo figlio, e per ciò aveva rubato l'anima della sua sposa, così che scartasse quel sciocco lato umano di sé.
Mai, nemmeno per un istante, il Conte si era potuto fidare di un alleato, anzi, di un fratello come Jevanni. L'unica cosa che lo aveva mai sorretto era il suo fido bastone. Per questo l'Innominato in passato aveva sempre maledetto quell'ingiustizia, e Noah. Ma in quel momento, davanti alle fiamme del drago, il Conte cadde in ginocchio, sconvolto da ciò che gli era stato appena rivelato.
Ciò che vide fu molto più prezioso dell'Asgradel e di qualsiasi desiderio potesse mai esprimere.
Allungò la mano, cercando di sfiorare quella visione. Jevanni udì quel sussurro un attimo prima che la fiamma investì il Conte:

« Torniamo a casa... e danziamo... »
Era la fine dell'Innominato.
-

Ciò che rimase fu il silenzio.
Mentre la forza e l'aspetto di Moryan abbandonavano Jevanni, forse per sempre, gli spiriti fratelli di Crono si mossero all'unisono, come uno sciame. Avevano atteso che il duello si concludesse, e che fosse il Guerriero dell'Inverno a fare in modo che il loro nemico mortale perisse. Il corpo dell'Innominato, ora ridotto ad una statua carbonizzata, prosciugata dalla vita e dal tempo, finalmente riposava. Eppure, gli spiriti dei defunti titani non ebbero pietà nemmeno per l'avversario sconfitto. Veloci e pieni di rancore, gli orbi luminosi circondarono il cadavere dell'uomo vorticando come un banco di pesci famelici attorno alla loro preda. L'urlo soddisfatto delle voci echeggiò nell'oscurità della caverna, mentre ognuna di loro disintegrava ciò che rimaneva dell'Innominato, persino la sua anima. Forse Jevanni avrebbe distolto lo sguardo da quella carneficina, o forse avrebbe assistito fino alla fine, ma in ogni caso sapeva che anche se di quell'uomo non rimaneva più traccia al mondo, la sua identità sarebbe rimasta una realtà. Noah allungò le dita verso il cappello a cilindro del Conte, e lo tenne stretto come un tesoro perduto. Forse all'interno di quel ricordo poteva vedere il passato in cui era stato davvero qualcuno, e non semplicemente una creazione di terrore.
Finalmente le luci terminarono il loro pasto. Si sollevarono dal terreno, rivelando che non rimaneva più nulla del Conte, e si aggregarono dinnanzi al Guerriero dell'Inverno poiché avevano un'ultima cosa da riferirgli. Una figura umanoide, come un'ombra fatta di luce, sembrava palesarsi da quell'agglomerato di anime dal nome dimenticato. La sua voce fu un bisbiglio all'orecchio di Jevanni: ti ringraziamo, Giapeto, per averci liberato dalla morsa del senza-nome. Noi siamo ciò che rimane della Titanomachia. Siamo tanti, e diversi, ma siamo cosa del passato. Non apparteniamo più al presente, così come questa guerra. Gli ingranaggi sono stati messi in moto molto tempo fa, da colui che ha rubato l'identità ed il potere di nostro padre Crono. Desideriamo vedere la sua fine, così come abbiamo divorato colui che ha distrutto ciò che rimaneva dello spirito del padre. Il senza-nome non era nient'altro che il capriccio dell'impostore, un Titano artificiale. Tale è il potere del vostro nemico, siate all'erta: l'uomo con il cappello potrebbe non essere l'unico capriccio di cui è capace il Dio fasullo.
Gli sforzi congiunti di Ade e dell'impostore porteranno certamente alla vostra fine. Ma...

Poi l'ombra luminosa si mosse verso Jevanni, sfiorando il suo ventre. La mano eterea dello spirito scivolò all'interno del guerriero, che venne attraversato da uno sgradevole brivido. Dopo pochi istanti l'essere ritrasse la mano, rivelando una perla di luce. L'anima di un essere del passato, la White Matter è l'unica cosa in grado di negare l'anima di un altro Dio dimenticato. Tenetela con voi, poiché è un dono che noi non siamo in grado di portare.
Lo spirito fece un inchino. Non era più il tempo delle parole. I titani perduti sapevano che presto, prestissimo, l'Olimpo sarebbe stato finalmente riaperto.
Consegnò la White Matter a Noah, quindi svanì quando tutte le piccole luci si dispersero, tutte tornando a sognare quel tempo nel quale avevano dominato il mondo.
L'uscita è vicina. Prosegui e finisci tutto, Jevanni Glacendrangh.
-

Un filo di vento scompigliò i capelli vermigli di Luna, accarezzandogli il volto.
Assaporò quel momento, che le sembrava così familiare.
Si chinò sulla lapide, scostando l'edera che cresceva avida sulla pietra. Quando fu soddisfatta, vi posò un fiore bianco alla base.
Era tutto finito da molto tempo ormai.
Ma il tempo era qualcosa che Luna non aveva mai apprezzato. Non aveva valore, né significato. L'umanità si era inchinata al tempo, ne era terrorizzata. Non sapevano che in verità il tempo è come il riflesso in uno specchio d'acqua: reale e costante, ma in grado di cambiare appena la superficie dell'acqua viene increspata da un semplice tocco. Bastava un atto di immaginazione per tramutare la realtà in qualcosa di completamente diverso, in cui alcune cose non erano mai accadute ed altre non capiteranno mai. Quello, in fondo, era stato il desiderio di Luna.




Sospirò, e guardò l'orologio stretto al suo polso. Era ancora molto presto e non sarebbe andata dai bambini ancora per qualche ora. Pensò che il ticchettio della Chronoward era più pulito che mai in quel momento, libera dalle catene che Crono aveva costretto su di essa.
Una mano le sfiorò dolcemente la spalla.
Fu come svegliarsi da un dolce sogno, come il tepore di un amore.

9Iqcri2

« Torniamo a casa, Luna. »
Luna annuì, sorridendo al suo sposo. Gli fece notare che aveva dimenticato ancora una volta il suo cilindro,
ma lui alzò le spalle e la strinse a sé, poiché per un istante fu come se non avesse assaporato quel contatto in innumerevoli anni.
Ma Luna era sempre stata lì con lui. Si sciolse dall'abbraccio prima che lei potesse dire qualsiasi cosa e commentò che l'orologio le stava davvero bene al polso.
Del resto lui non aveva più bisogno di camminare nel cielo, visto che poteva sfiorare la luna quando desiderava.
« Ho voglia di danzare con te... andiamo? »
Lei rise e gli diede un buffetto sulla guancia.

I due si allontanarono dalle lapidi, lasciando alle spalle una storia ormai sepolta sotto i ricordi.
Era finita da lungo tempo ormai, o non era nemmeno iniziata.
L'unica cosa certa e che quella lapide rivelava un solo nome, il titolo di quella fiaba conclusa:

Κρόνος -
Cronos.

Il mio finale di campagna.
Jevanni ascolta le ultime rivelazioni dei titani perduti, quindi prosegue per la grotta. Arriva infine ad un vicolo cieco che gli impedisce di proseguire oltre.
 
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view post Posted on 17/1/2014, 18:42
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Si sentì cedere, il cane infernale.
Prima il corpo; ogni testa iniziò a perdere i suoi denti, l'espressione mutò in una rimasuglio di sofferenza e la vita sembrò svanire in un secondo dai suoi occhi color granata. Poi la mente, quell'artificio del demonio in persona, che rivelò tutte le proprie disfunzioni.
Cadde rovinosamente sul tetro terreno di quella strana dimensione.
E prima di spegnersi per sempre, le fiamme di Cerbero rivolsero un caro pensiero al loro padrone.

Avete vinto, sì, eppure nulla sembra essere cambiato.
Al contrario, il clima in quella strana dimensione dei sogni sembra essersi fatto ancora più pesante, i vostri ricordi stanno schiacciando con prepotenza gli unici scorci di vitalità che vi erano rimasti, state ripercorrendo quella strada abbandonata tanto tempo fa, pronti a creare una nuova famiglia. La strada della solitudine e del fallimento, quella che vi ha portato a scendere a patti con gli uomini, pur di riottenere ciò che è vostro di diritto.
Posso sentire i vostri denti sbattere per il freddo.
Le fiamme sono svanite, i due Guardiani dissolti per sempre nelle spire dell'Inferno. Siete rimasti soli, con la vostra tenacia.
Attorno a voi tutto è buio, tranne per un dettaglio. Quegli occhi lucenti e rossi, che voi dovreste ormai conoscere bene. Occhi capaci di farvi raggelare il sangue in un secondo, distruggendo qualsiasi vostra barriera. Quegli occhi, hanno demolito la vostra famiglia già una volta. Se la vostra intenzione è quella di scappare, diffidate, perché nulla può sfuggire a quella dimensione, se non per volere della stessa. Allo stesso tempo, non potete attaccare il Vaso, perché potete benissimo rendervi conto della abissale differenza di potenziale. Voi siete semidèi, il Vaso è una bomba dalle proporzioni gargantuesche pronta ad esplodere. Basta solo una vostra azione per accendere la miccia, e voi non volete farlo davvero. Riesco a percepirlo dalla rigidità dei vostri muscoli, dal sudore che cola dalle vostre fronti, dal respiro affannato.
Avete paura del Vaso.
Saggio, da parte vostra.

Ora riuscite anche ad avvertire un pericolo esterno.
Il mondo che vi ospita sta crollando definitivamente su sé stesso, l'intervento del Vaso ha definito un'instabilità tanto potente da riuscire a distruggerne le fondamenta. Chiudete gli occhi, Titani. Chiudeteli e desiderate di uscire vivi da questa situazione, perché se c'è qualcosa che ho imparato nel tempo e che l'unica arma vincente contro le tragedie è la speranza. Dovete avere speranza, semidèi, abbiate speranza in ciò che siete e nelle vostre capacità, perché nessuna famiglia sarà mai forte come la vostra.
Siete unici, speciali.
E siete fuori da quel mondo, in un secondo. Salvi, almeno per ora.
Il Deserto non è esattamente come lo avevate lasciato. Il mulinello sembra essere sparito, non vi è alcun suono a dilaniare le vostre menti, nessuna presenza che vi spinge a raggiungere il luogo designato. Le vostre particelle oscure non sembrano rispondere ad alcuna stimolazione, si sono spente; forse per sempre.
Eppure c'è qualcosa che attira la vostra attenzione, non potete far finta di non vederlo.
Un enorme castello in ossidiana si erge proprio davanti a voi, immobile e minaccioso. I tetti sembrano bocche di Cerbero, quella più alta raffigura un volto che voi conoscete molto bene.
Ade. Quello è il suo castello.
E' tempo di concludere questa storia, Titani.

Riposate, per ora.
Non potete sapere cosa vi aspetta.

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CITAZIONE
QM Point.
Bravi, avete ucciso Cerbero. :mki:
All'interno della dimensione onirica arriva il Vaso, che sembra destabilizzare quest'ultima fino a distruggerla. Chiudete gli occhi per qualche secondo, vi ritrovare di nuovo all'esterno, nel deserto. Lo scenario è cambiato: al posto del vortice, ora riuscite a vedere un enorme castello nero in ossidiana che - riuscite ad intuire dalle bocche di cerbero - altro non è che il Castello di Ade.
Vi fermate comunque a riposare. Potete organizzare qualsiasi mini dialogo tra di voi, l'importante è che postiate entro il termine - potete fare anche più di un post per quanto mi riguarda -. Recuperate tutti il 50% delle energie - che si sommano a quelle che già avete -; guarite di un totale di danno pari ad Alto - decidete voi come suddividerlo, tra mente e corpo -.
Vicino ad Afrah, inoltre, appaiono due piccoli oggetti: un dente di Cerbero - di dimensioni ridotte - e un capello, che appartiene a Caronte.
Data la natura di transizione, stavolta avete tre giorni di tempo - vi prego di non prendervi proroghe, essendo vicini alla conclusione -. Limite fissato per il giorno 20 Gennaio 2014, ore 21:00.
A voi!
 
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The Grim
view post Posted on 19/1/2014, 19:31





La mole titanica del Cerbero si schianta al suolo: è il rumore di un mondo che cade.
Non è un cadavere che si accascia né una montagna che si sgretola, è una pianta che appassisce. Si ripiega su di sé lasciando sfiorire ogni traccia di vita.

L'inferno - o qualsiasi altro posto sia - continua a torreggiare su di noi,
schiacciandoci con le sue volte di piombo, soffocandoci come una coperta di lana ma senza il suo calore. Restiamo soli nel gelo e nel silenzio. Attendendo cosa venga dopo, aspettando un ordine o una gratificazione, o anche solo una minaccia. Che qualcuno faccia scattare la molla per mandare avanti quel meccanismo, che i fili che legano i nostri arti da burattini alle dita esperte di Crono siano tirati. Burattini, poiché altro non siamo.

È un bagliore a scuotermi dal mio torpore: una luce rossa,
che prima si fa stella cometa, guida verso un'uscita, buona o brutta che sia.
Poi, quando il lume s'ingrandisce e si fa più definito, la speranza muore.
Non una stella ma due, due grandi globi iniettati di sangue.
Balbetto qualcosa di incomprensibile, poi tutto il mondo si fa nero,
le mie palpebre calano come cancelli di una fortezza davanti all'invasore,
estremo e inutile gesto di preservare la mia incolumità. Ma il rossore di quei occhi è già nella mia testa, aldilà della vista, e quello sguardo pulsa come un'emicrania. Siamo solo fuscelli davanti ad un tornado, è solo la disperazione ad ancorarci al suolo e niente di più.

Ascolto il vento in attesa della sferzata che ci libererà da ogni fardello.

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Stava attonito, seduto con le gambe incrociate in un oceano di nulla.
Non si erano mai mossi dal deserto, o se l'avevano fatto, poi il tempo si era riavvolto e gli attimi tornati indietro. Ma tutto ciò non era vero in realtà, il tempo si era mosso in avanti, era la sua percezione a difettare. Al primo sguardo si sarebbero notati l'assenza del vortice che aveva scosso il loro arrivo, e la presenza di quell'inquietante forma nera che si stagliava su di loro. La mente di Jace era altrove e non si interessava di quei dettagli, ferma ad apprezzare la quieta immobilità che lo circondava, la vastità di un posto che lo rendeva infimo quanto un granello di sabbia, l'inutilità del suo preoccuparsi e affannarsi. Titano o mortale che fosse, era alla stessa maniera irrilevante. La storia si sarebbe fatta da sé, doveva solo attendere e non muoversi finché tutto non sarebbe finito. Insensibile a ogni stimolo, interno o esterno.

" Gua-gua...rda "

Si sbagliava, come ogni volta. O meglio ancora una volta si era illuso di essere freddo o capace a tollerare lo scorrere del mondo attorno a lui senza però venirne scosso. Invece era bastata la sua voce a farlo vibrare irrequieto. Ogni nota di quelle poche parole entrava in lui e lo faceva scattare: il suo balbettare denotava insicurezza o forse l'inizio di un trauma, e già voleva alzarsi e abbracciarla, rassicurarla; il tono lieve era una stanchezza da cui non sapeva come rinfrancarla. L'indecisione lo paralizzava, la paura che il proprio sguardo allucinato e terrorizzato la indebolisse o ferisse. O magari le ragioni erano altre, che si vergognava a mostrare la propria debolezza e il corpo ferito e deturpato dalle fiamme, e peggio ancora era terrorizzato di leggere negli occhi di lei il disgusto per lui e per come appariva.

Si concentrò così su quei resti, un dente e un capello, tenuti come tesori. Erano i trofei che simboleggiavano la loro vittoria, feticci che avrebbero dovuto riempire di gloria e orgoglio i loro animi, eppure al cartomante sembravano solo immondizia. Allungò la mano per toccare il dente, come un superstizioso davanti al corpo di un santo.

" È rimasto solo questo? "

Una scarica elettrica lo fece sobbalzare, forse una reazione inconscia - il suo corpo era quasi arrivato sul punto di cedere davanti al molosso - o un residuo d'elettricità statica. E questo bastò a spaventare sia lui che la beduina, che s'affrettò a riporre quei cimeli lontani da lui. Era diventato un patetico tremante, l'esaltazione di quel che era sempre stato.

" No...
...quello! "

" Non voglio andare, non voglio conoscere l'uomo che abita nell'alto castello
o qualsiasi cosa sia
Quegli occhi.
Quegli occhi! "


Sei un codardo Jace?
No, tu sei IL codardo, non puoi andare là dentro e incontrare le mostruosità che lo abitano. Significa incontrare chi ha costruito quelle mostruosità, una delle quali vi ha quasi ucciso tutti. O forse incontrare lui, quella cosa che avete incontrato in questo stesso deserto, con gli altri titani. Quello che ha devastato quel laboratorio, che è stato il primo a varcare il mulinello. La cosa che vi ucciderà tutti, e lo farà con la stessa smorfia infastidita con cui un vecchio schiaccia un moscerino. Poiché non siete nulla e tu sei il peggiore di loro.
Per te non c'è alternativa, abbandona i tuo compagni, fuggi.
Oppure lascia che ti abbandonino qui, in mezzo al nulla.
Meglio solo che male accompagnato.


"P-però... però... dobbiamo.
Dobbiamo o moriremo qui, di fame.""


La sua mano è tesa verso di me, è sia una richiesta di sostegno che un aiuto a sorreggermi.
Le sue dita sono lunghe ma non perfette, non quelle di una dama di corte o di una smorfiosa che non conosce la fatica ma quelle di una che ha dovuto farsi largo nella vita con le unghia, con sangue e lacrime. Eppure rimangono belle, lievi e candide, ma anche robuste, capace di reggere qualsiasi cosa. Lei, fra tanti e tutti, ha scelto me, mi ha scrutato dentro, ha conosciuto ogni mia ansia, la fragilità e l'orrore che sono il filo e il tessuto della mia esistenza. Sia restare che andare significano morire - forse - ma meglio correre il rischio da soli o condividere questo viaggio con qualcuno... con lei?
La risposta mi appare chiara, anzi ovvia.

Cosa stai facendo Jace?
Sei un pazzo? Tu vuoi vivere, vuoi andare avanti. Cosa te ne importa di una fighetta?
Non è che un buco da riempire, e di puttane è pieno il mondo, voltati e non andare.

Ti ho detto di non andare, o se lo farai incontrerai me.

Ti risucchierò nel mio vortice di tenebra, divorerò ogni tuo respiro e succhierò il midollo di ogni tuo osso.
Assaporerò tutto di te, ogni brandello della tua carne, ogni atomo del tuo corpo.

Accucciati lì e arrenditi,
o sarò costretto a ucciderti.


Guardo l'ombra che mi si para davanti:
come ho fatto ad avere paura di quella cosa? Perché ho dato retta alle sue parole?
Il mio cuore si fa più leggero, come finalmente libero da un peso, mentre la creatura mostruosa, quello stesso demone della foresta urla e strepita, mi minaccia, apre il pozzo nero e senza fondo che è la sua bocca. Ma non è altro che un fantasma, nient altro che la mia stessa codardia, la mia paura e la mia insicurezza.
È reale nella misura che decido io.

Fossi solo, le darei retta.
Invece stringo la mia mano intorno a quella di Afrah, le nostre dita si incrociano e sorrido mentre mi rialzo, nonostante il dolore che brulica nelle mie vene e formicola su tutto il mio corpo scottato e martoriato.

Andrò Andremo avanti assieme.
Sono Siamo felici.



specchietto

CS: 2 | Intelligenza 1 Prontezza 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Ferito, ustioni di entità Alto su tutto il corpo, taglio orizzontale sulla mano sinistra di entità bassa, ferita al collo di entità bassa;
Stato Psicologico: Saldo, terrore di entità Alta, disperazione di entità Bassa, confusione mentale di entità Media;
Energia: 85 %


Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici;


Riassunto Post: Jace è traumatizzato dalla vista del Vaso. Quando ritorna nel deserto ha voglia di abbandonarsi lì e lasciarsi morire ma le parole di Afrah - ma sopratutto l'amore che provano l'uno per l'altra - lo riscuotono. Così Jace capisce che la cosa che lo blocca è solo la sua paura o meglio la mancanza di coraggio - malus ricevuto al termine di Cronos - Ombre dal Passato. Lo stregone sente da allora questa voce parlargli ma soltanto ora ne capisce il motivo, e per questo nella scena finale, in prima persona, la immagina come Thywil. Ormai però ha realizzato veramente cosa vuole e che questa paura sia infondata, e riesce quindi a superarla.

Note: Un post più lungo del dovuto, forse, ma che chiude un certo aspetto di Jace, esaltato appunto per merito di Coldest e il suo contributo alla giocata di Territori di Caccia. Aggiungo come specifica tecnica che ho preferito guarire un Alto al fisico.

 
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.Neve
view post Posted on 19/1/2014, 21:35




C r o n o s ~ Riunione
VI


Crollò il molosso e le tre teste al suolo di fredda immateria. Crollò in uno schianto che ad Afrah parve forte e tonante. Fredde, rapide e immote come guglie che sferzano il cielo di azzurro violento, composte in quella terra di irrealtà ed inconsistenza. La vita scivolò via da lui, la vita cominciò a sgretolarsi sotto ai loro piedi tremanti. Non erano più gli impavidi guerrieri di Zeus, la forza titanica di genti dai poteri sovrumani. Non erano guerrieri, abili combattenti, schiere immortali. Erano loro umani, semplici fantocci di carne, sangue ed ossa, calda materia mischiata al nulla. Figure mobili e caduche. Così fragili da essere spazzate via dal flebile vento d'estate. Velo caldo di misteriosa composizione coprì i loro occhi, come fossero baciati dalle labbra di Morfeo. Dormirono per pochi istanti, in quella terra di tormenti. E già il paesaggio si plasmava di nuove ed inconsistenti parvenze. Aprì gli occhi, la giovane banshee. Fredde pupille cremisi, volto senza espressione, la vuotezza dell'animo, il corpo non più in grado di sorreggerla. Vuota come la brezza che le passava innanzi al volto distrutto. Non più in grado di pensare a se stessa, non più in grado di capire cosa il fato le riservasse ancora. Sentì le fiamme pervaderla, sentì la pioggia degli occhi bagnarle le guance scavate, già non floride e miti. Bruciava ancora il bacio di Cerbero sul corpo sottile, una macchia indelebile, un dolore acuto e persistente che mai la brezza d'autunno avrebbe potuto confortare. Non era sola. Guardò l'uomo innanzi a sé, scrutò i suoi gelidi occhi fissi nel vuoto e sapeva perché urlava quando gli incubi tormentavano le sue notti. Avrebbe voluto farsi scudo per lui, prendergli le mani, confortarlo, addormentarsi assieme a lui in un sonno senza sogni. Ma già il giorno era sorto ancora per loro, già il Tempo chiedeva. E loro non osavano opporvisi. Gelido buio, tristezza, non più pace. Senza fine. Ed il corpo chiedeva ricetto.

Poggiò le sue mani fredde sul volto di lui. Tremarono. Era lì, era con lei, era reale. Importava solo questo, adesso. Gli occhi veloci guizzarono in terra, su quel deserto di mero sogno. Un capello ed un dente dei due guardiani giacevano adesso sulla sabbia rovente. Li prese, li esaminò curiosa come un bambino fa con i suoi nuovi tesori. Erano i loro cimeli, la certezza di aver ucciso i mostri di quella fittizia realtà. Stette a fissarli, incredula. Poi prese il dente acuminato porgendolo a Jace.

"Gua-gua...rda."

Disse balbettando. Stentando a far uscire la voce, stentando a credere anche lei che poteva ancora parlare, nonostante tutto. E lui si riscosse, si risvegliò dal suo limbo. Sfiorò per un attimo il canino di Cerbero ritraendosi poi di scatto, spaventato. Lo vide tremare, lo vide cedere alle sue paure più segrete. E lei li nascose quei cimeli. Prese il capello e poi il dente e li cacciò dentro una tasca del logorato vestito. Voleva forse proteggerlo da quelle ferite, da quei solchi che deturpavano il suo corpo e la sua anima. Ed allora conservò quei resti abbastanza bene da non procurargli più alcun dolore. Avrebbe fatto di tutto per lui, in fondo. Il corpo tremò un istante, il capo scattò dall'altra parte della landa, come se fosse stato percorso da un breve scossone. Il castello di Ade si pronunciava imponente dinnanzi ai loro occhi febbricitanti e un mugolio flebile uscì fuori dalle sue labbra. Non c'erano solo quei tesori, c'era anche lui, il più grande mostro di quel deserto, del mondo e dell'inferno stesso. Jace scattò, rigettando fuori tutto il panico che aveva dentro.

" Non voglio andare, non voglio conoscere l'uomo che abita nell'alto castello
o qualsiasi cosa sia
Quegli occhi.
Quegli occhi! "


Allucinato il suo sguardo, chiedeva forse conforto, chiedeva di fuggire, andar via da quel luogo di sole mestizie. Ma Afrah sapeva. Capiva che l'unica soluzione, benché le sue gambe richiedessero di andar via e la sua mente viaggiasse altrove, era quella di andare fino in fondo a quella storia. Nel bene o nel male. E forti o deboli che fossero dovevano farlo insieme. Non si curò degli altri, non si curò del suonatore, della ragazza bionda, di Priscilla né delle sue piccole amiche. Si curò solo di lui. Gli tese la mano, come una madre al figlio spaventato, come Agar ad Ismaele, come la speme al mendicante.

"P-però... però... dobbiamo."

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"Dobbiamo o moriremo qui,
di fame."
"

Le strinse la mano. Un calore dolce, reale. Annuì. Una, due, tre volte. Singhiozzò appena, il Cartomante. Poi Afrah lo aiutò a rialzarsi poggiandogli la testa sul suo sterile grembo, cullandolo. Gli carezzò i capelli, la fronte. Era lì, era con lei. Importava solo questo e nient'altro.


2hoem88

Afrah

Capacità Straordinarie (5)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1

Tayf

Capacità Straordinarie (5)

Forza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1

Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

Energia: 15% + 50% = 65%
Stato Fisico: Alto da ustioni su tutto il corpo + danno Basso da emorragia interna (scelta obbligata) 11/16
Stato Psicologico: danno Alto da terrore + Basso (scelta obbligata) 11/16
Kukri: riposto
Spilli: 18/20
Foglie di Kahab (Erba ricostituente): esaurite; due utilizzate.


PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]
Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]
Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare. [Pergamena del Ladro Sostegno]
La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:
//
RIASSUNTO E NOTE:
Breve post di intermezzo, si spiega da sé. Afrah è guarita da un medio al corpo ed un medio alla mente.
A voi!
 
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view post Posted on 20/1/2014, 20:18
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Cardine
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Per cosa valeva la pena combattere? Fu questo il chiodo fisso di Taliesin, la domanda che lo tartassava senza sosta, mentre riprendeva fiato sulla nuda sabbia. Il profilo di Cerbero si stagliava ancora davanti ai suoi occhi - una replica, sì, ma che pareva una vera e propria beffa. I Titani erano andati incontro alla dimostrazione della loro fragilità, ed erano riusciti a stento a sfuggire dalla dimensione che, come una trappola, gli aveva risucchiati. Più volte la sconfitta era stata vicina, e le fiamme erano parse una condanna a cui non potevano sfuggire. Sebbene fosse ancora vivo, il bardo non riusciva a vederla come una vera e propria conquista. Anzi, il contrario. Tra le mani gli restava nient'altro che una manciata di cenere, e l'amara consolazione di essere stato abbastanza forte da sopravvivere, e nulla di più.

[...]


Ammirò con reverenza l'enorme castello scuro, sorto dal nulla poco lontano da lì, dalle fattezze architettoniche bestiali e terrificanti. Mentre la danzatrice ed il cartomante si sostenevano l'un l'altra, il cantastorie cercò di farsi forza da solo. Aveva già ricucito la ferita sulla mano destra alla meno peggio, lieto del fatto che le sue abilità da musicista e prestigiatore lo avessero reso, con il tempo, quasi ambidestro: non c'è cosa più dolorosa che suturare una ferita con una mano tremula ed insicura. Aveva fasciato inoltre le ustioni sul volto e sulle gambe, con le garze seccate dal calore del deserto. Aveva rinunciato all'ultimo goccio d'acqua per dissetare la piccola Febe, sfinita dal combattimento, e ora si apprestava ad occuparsi delle altre ragazze.


Si mosse con la sicurezza e l'efficienza tipica dell'esperienza, dovuta a una vita avventurosa. Taliesin era probabilmente ciò che di più diverso ci si potesse aspettare da un abile cerusico, ma cosa importava? Mettendo con pazienza e metodo fu in grado di prestare cure di emergenza a chiunque, ma senza offrire loro parole di conforto. Si muoveva in qua e in là come un automa, improvvisando fasciature con i vestiti fatti a brandelli e ricucendo le lacerazioni con il poco filo di seta cerata rimastogli. Il lavoro del cantastorie fu lento ma preciso, quasi minuzioso, forse grazie alla collaborazione del saggio Ceo, che ormai agiva in un armonioso tutt'uno con i suoi pensieri.


Vigeva ancora un tacito accordo, tra i Titani, scaturito dalla comune e pesante consapevolezza che la loro meta ultima era proprio lì davanti a loro: pur non avendolo mai visto, il vagabondo aveva riconosciuto nelle orbite spettrali il volto del dio degli inferi, Ade. Dopo aver affrontato i suoi due più fedeli servitori, egli quasi si aspettava un epilogo del genere. Dopo quella serie di pensieri si sorprese a fissare i due occhi, e fuggi dallo sguardo del dio, voltandosi di scatto. D'un colpo solo tutta la stanchezza parve strattonarlo al suolo, e la sua faccia affondò nella sabbia sorprendentemente rovente. Non poteva più tirarsi indietro.


Decise di non rialzarsi, ma si limitò a girarsi su un fianco e a riprendere fiato per un poco, prima di andare incontro agli inferi stessi. Cercò di sistemare, nella sua mente, le confuse immagini delle bestie tra le fiamme: si sentiva disperso in quella disavventura a metà fra una fiaba araba e una leggenda di terre lontane, nonostante le storie come quelle fossero principalmente ciò che gli permetteva di vivere. Ironia della sorte che ora cercassero di ucciderlo. Non era quello il loro posto, poco ma sicuro.


Era forse compito di un cantastorie scacciare dalla realtà gli esseri che popolavano i suoi racconti?
Combatterli e rilegarli dall'altra parte della barriera fatta di parole?
Una responsabilità che Taliesin non si sentiva in grado di prendersi.
Non lì, non in quel momento.






Corpo - 4/16 alto da ustione su tutto il corpo
Mente - 4/16 danno alto (terrore).
CS - 5 (2 intuito, 1 attenzione, 1 riflessi, 1 fortuna)
Energia - 60/100 (10 + 50)


Equipaggiamento
Fabula: spada corta, lunghezza 64cm, lama48 cm.
Pistola ad avancarica: arma da fuoco piccola, 4/5 colpi.
Pugnale celato: piccola daga legata all'avambraccio sx, lunghezza lama 15cm.
Biglia fumogena, Erba rigenerante: nelle tasche del mantello.
Itinerante: mantello, artefatto epico.
Scarabio: diadema/scarabeo dorato, artefatto epico.
Il Flauto della Palude Nera: strumento musicale, artefatto avanzato
Liuto di Luke Mannersworth: strumento musicale.



Abilità Passive
Ammaliamento psionico passivo: natura psionica; il caster emanerà un’aura di fascino e ammirazione, che influenzerà chiunque sia presente nei dintorni, interpretabile in base alla psicologia dei personaggi colpiti.
Mente Impenetrabile, pergamena comune: difesa psionica passiva, intesa come straordinaria forza della personalità del possessore. Non protegge da tecniche attive.
Amuleto dell'auspex: auspex uditivo passivo, inteso come straordinaria acutezza di udito, che renderà il possessore capace di essere sempre consapevole di quel che lo circonda, e di inviduare i nemici anche meglio occultati.
"Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente"; Passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Scarabio: il possessore di Scarabio non emetterà rumore alcuno mentre camminerà, perché il peso del suo corpo sarà pari a quello di uno scarabeo.
Scarabio: il possessore di Scarabio potrà parlare con tutti gli animali di piccola statura - al massimo uno scoiattolo -, comprendendo inoltre le loro richieste e accettando i loro suggerimenti.
Passiva di talento, energia bianca: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Passiva di talento, energia verde: possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Passiva di talento, energia blu: fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche il corpo del caster potrà essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Flauto della Palude Nera: abilità psionica di malia passiva, chiunque udirà le note del flauto cadrà in uno stato di profonda insicurezza e immenso sconforto, arrivando a dubitare di se stesso e di ciò che sta facendo.



Abilità Attive
Sfuggente, pergamena ultima: natura fisica; consumo variabile, grazie alla sua fortunosa rapidità il caster diventerà in grado di evitare offese fisiche o magiche avversarie semplicemente schivandole, con un consumo di energie adatto. La tecnica può essere usata a 360°, perdendo effettività come tutte. Inoltre tramite un consumo nullo sarà possibile aprire lucchetti, serrature ed altre ostruzioni non magiche. (basso)
Malia variabile: natura psionica; tramite la voce ed il linguaggio del corpo il caster si dimostrerà inoffensivo e indegno di essere attaccato, annullando l’ostilità nemica nei suoi confronti, che potrà essere descritta nel modo più affine alla psicologia del personaggio. La tecnica infligge danni alla mente pari al consumo speso, e può essere evitata con normali difese psioniche. (consumo alto)



Taliesin guarisce da un medio + basso al corpo e da un basso alla mente (le due scelte obbligate e una delle due grosse ustioni, la meno grave). Si prende cura anche di Priscilla, sfinita dal combattimento, che ha perso i sensi a lungo, ma anche di Maria, Hua e Jeanne, il piccolo esercito di Alb. Offre basilari cure di primo soccorso, forte della sua esperienza da viaggiatore e tuttofare, e della sua notevole sapienza in campo scientifico (grazie Ceo!), ma non sono stato particolarmente autoconclusivo con loro.
 
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view post Posted on 20/1/2014, 20:56
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Incamminatevi, ora, il sole sta calando.
Dovreste aver riposato abbastanza a lungo da risvegliare nuovamente quell'ardore che vi contraddistingue; ricordate che siete Titani, e i Titani sono schiavi solo di loro stessi. Posso avvertire la vostra paura ed il timore nel dirigervi dritti nelle fauci del nemico, eppure non vi restano altre scelte. Come avete ben detto, morireste di fame o di vergogna, che è forse anche una morte peggiore. Camminate vicini l'un l'altro, ascoltando i cuori dei vostri compagni. Battono all'unisono, perché temprati da un tempo che nemmeno ricordate con chiarezza, un tempo in cui avete sofferto e pianto, avete perso e vi siete rialzati nonostante le maledizioni del vostro corpo. Quel tempo, che voi chiamate passato, sembra essersi originato nuovamente sotto il nome di presente; un presente spaventoso, ma che, diciamoci la verità, stavate aspettando con ansia. E' quello che avete desiderato per moltissimo tempo, ed ora eccolo, di fronte a voi, pronto a lasciarsi esplorare.
E' il momento di prendersi le responsabilità di ciò che avete desiderato con cotanto ardore.
Questo è il vero motivo per il quale vi incamminate verso il castello di uno dei tanti nemici che vi siete trovati ad affrontare. Questo è lo scopo che la parte di pensiero del vostro Titano registra come informazione di vitale importanza.

Aumentate il passo, Titani, prima che sia troppo buio per orientarsi tra la sabbia dell'Inferno.
Sarebbe un peccato se doveste perdervi proprio adesso, dopo tutta la strada che avete fatto. Dopo tutti i nemici affrontati, le imprese svolte, i dilemmi risolti e le perdite subite. Sulle vostre spalle avete il peso di tantissimi come voi, vittime di un sistema malsano che richiede la propria vita in cambio di un potere che nemmeno riuscite a decifrare. Accettare il Titano che è dentro di voi non è stato esattamente saggio da parte vostra, devo proprio dirvelo. Comporta così tanti sacrifici che gli unici lati positivi sembrano essersi nascosti, sotterrati da una montagna di problemi che appare insormontabile. E forse lo è davvero.
Tutti coloro che avete incontrato in questa e nella precedente vita confidano in voi.
Ma quanto confidate in voi stessi?

Qualche altro passo e ci siamo.
L'immagine si fa più chiara, davanti a voi vi è un enorme portone, al posto delle usuali maniglie vi sono due piccole fessure. Le Parche dovrebbero ben conoscere questo stratagemma, perché lo hanno inventato proprio loro. La strada del Titano, ecco come la avevano chiamata. Una serie di prove per impedire ad un estraneo di accedere ai segreti dei semidèi. Forse è per questo che Afrah già sta tremando, forse ha ricordato.
Perché se la prima porta sembra avere una risoluzione intuitiva, la seconda è tutta un'altra storia.
Sacrificate voi stessi per la causa. La famiglia ve ne sarà grata. Ecco cosa riuscite a leggere, scritto sull'ossidiana in strani caratteri che riuscite stranamente ad identificare come una lingua conosciuta.
I volti delle Parche sono posti proprio sotto la scritta. Una di loro sembra non ricordare qualcosa, l'altra non riesce a vedere la sua immagine riflessa, l'ultima piange per la perdita del proprio figlio.
Dopo qualche secondo di silenzio, tutto vi appare chiaro.
E' il momento di pagare lo scotto per aver accettato la vostra natura.


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Perché siamo arrivati a tutto questo?
Non volevo causare problemi, davvero. Non volevo. Io.. volevo solo salvare tutti, volevo solo che nessuno si facesse del male. Tutti quelli che mi hanno conosciuto sono caduti vittima di questo sporco gioco creato dal Tempo. Io sono un complice. Sono il suo complice, colui che ha reclutato tutti quanti. Colui che lo ha aiutato a lanciare la maledizione.
Io.. non ho fatto che ucciderli tutti, uno dopo l'altro.
Nonostante volessero solo aiutarmi. Nonostante siano miei amici. Io li sto uccidendo, lentamente.
Sono una bestia.
Forse è il Vaso che ha preso la mia parte negativa, forse sono io stesso il Vaso. Forse.. forse dovrei morire, negare il piacere di concludere la propria missione al Tempo. Forse dovrei farlo, adesso.
Eppure qualcosa mi tiene ancora saldo alla realtà. E' forse Jevanni? Forse la morte dell'Innominato? Il Vaso? La White Matter?
Cosa, di questo mondo, mi trattiene?

L'altro.


Jevanni toccò appena il muro di pietra e questo sembrò riconoscere il tocco titanico, rivelando una nuova strada.
Più che una vera strada, quello spazio sembrava essere una sorta di fossato, il pavimento ricolmo di spine ne impediva il passaggio. Per quanto si fosse guardato attorno, l'unico metodo per raggiungere la luce che portava fuori da quelle gallerie era proprio quello. Anche tornare indietro sarebbe stata una follia, li avrebbe solamente fatti perdere. Ignari del percorso effettuato, sarebbero rimasti per sempre con le anime dei loro fratelli.
Il giovane Noah si aggrappò alle vesti del suo amico Giapeto, poi indicò in direzione del fossato.
« Jevanni, finalmente sei venuto a trovarci. »
Jevanni conosceva quella voce.
La conosceva fin troppo bene.
« Dopo quella volta, Ade ci ha rinchiusi qui dentro. Ti stavamo aspettando, sai?
Ti abbiamo seguito per tutto questo tempo. Quando trascorri la tua vita sottoterra è facile annoiarsi.
Sappiamo bene che non puoi stare con noi ancora per molto. Non siamo simili in nulla, noi Ricavati e voi Titani.
Eppure vogliamo aiutarti. Lasciaci ripagare l'enorme debito che abbiamo con te, ti prego. Ci hai salvato, una volta. Hai salvato tutti noi.

Ora è il nostro turno.
»
Il fossato si riempì in un secondo dei corpi dei Ricavati, le creazioni infernali di Ade sfuggite al suo controllo. Era vero, Jevanni aveva salvato il loro spirito una volta, il giorno del risveglio del Vaso e ora non volevano che ripagare il loro debito.
Potevano passare, lui e Noah, potevano camminare sui loro corpi invincibili fino a raggiungere la luce.

Cosa mi aspetta oltre quella Luce?
K..K.. Kermis, sei tu?



ruisve_zps1ddb4b46

CITAZIONE
QM Point.
Siamo vicini alla conclusione di questa penultima quest del ciclo "Cronos".

Neve, Grim, Hole, Albtraum. Vi incamminate verso il castello e quando arrivate alla porta riuscite a notare due fessure che Afrah riempie subito con i due oggetti - il dente e il capello -. La prima porta si apre, rivelando una nuova porta ancora: questa sembra incutere un certo timore nei vostri confronti - contatela come un'influenza passiva di terrore - che è invece amplificata per Afrah - contala come due passive contemporanee di terrore che agiscono insieme - che sembra ricordare che le Parche abbiano ideato quella prova. Di fatto, la porta vi richiede un sacrificio, che può essere rappresentato da tre diverse modalità. Ognuno di voi scelga quella che vuole. Può essere rappresentata dalla perdita della memoria "non titanica" - tutti i ricordi non relativi a Cronos scompaiono -, la perdita di un senso tra vista, udito o parola, la perdita di un arto - un braccio o una gamba -. Per i primi due vi basterà pensarlo, mentre per il terzo dovrete proprio tagliare l'arto e porlo davanti la porta. Questi malus perdureranno fino alla fine del progetto. Ognuno di voi dovrà necessariamente fare uno di questi tre sacrifici. Scegliete quale.

Coldest. Toccando il muro questo si aprirà, rivelando un fossato di spine. Dopo qualche secondo, tornano a farti visita i Ricavati, le creature che hai incontrato nella quest "Vaso di Pandora". Questi si mettono sulle spine - essendo invincibili - e ti fanno passare. Concludi il post quando arrivi nella "luce", che sembra essere l'uscita dei cunicoli.

Quattro giorni di tempo, per questo turno (termine il 25 Gennaio 2014, ore 12:00). Come al solito, vi pregherei di non chiedere proroghe.
Buon divertimento.
 
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view post Posted on 21/1/2014, 17:24
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Le dita sfiorarono sovrappensiero la pietra del muro di fronte al Guerriero. No, non sapeva che a quel tocco gli si sarebbe aperta una nuova via - ma a suo modo, inspiegabilmente, gli parve giusto. Come un altro pezzo di quel puzzle incomprensibile che andava naturalmente al suo posto, come se non fosse stata necessaria alcuna spiegazione all'animarsi della roccia.

I passi di Noah erano anelli di catene che lo ancoravano alle profondità della grotta, ma le orecchie e i pensieri erano distanti leghe e leghe. La testa era incomprensibilmente leggera, le gambe dimentiche della stanchezza che lo scontro con l'Innominato aveva provocato. Era una strana sensazione, quella che percepiva al lanciare un'occhiata carica di serenità al cilindro che il piccolo reggeva con le proprie piccole dita. Qualcosa si era spezzato nell'attimo in cui lo schiavo di Crono era caduto, assieme alla magia che fondeva in un unico corpo Giapeto e Jevanni: l'ardore del combattimento aveva lasciato posto al pacifico scoppiettare di un fuoco per scaldare. Un cerchio di pietra attorno alle fiamme danzanti, ma non una prigione. Ora aveva la precisa sensazione di star davvero seguendo un cammino prestabilito.

Alle voci che lo richiamavano e lo salutavano, come eco di un passato distante che faceva a farsi sentire ancora, Jevanni sorrise amabilmente come se avesse trovato un vecchio amico anziché delle creature che normalmente avrebbero provocato ribrezzo o terrore.

Destino, lo avrebbe chiamato con disprezzo prima. Improvvisamente, si era reso conto che quello era certamente destino - ma non uno deciso da déi maligni. Piuttosto era una goccia di china lasciata scivolare su una tela inclinata, tracciando una linea tremolante al suo passaggio. E le mani che inclinavano la tela erano sempre state le proprie. Tutto stava andando esattamente come doveva andare.

I tagli lasciati dalle luci bruciavano, ma erano nulla: l'unico vero dolore era il rimpianto per non esser riuscito a fermare le sagome baluginanti dal divorare il corpo della fu-nemesi; l'attimo di coprire con il proprio corpo la visuale al ragazzo, e queste avevano annientato furiosamente ciò che una volta era stato l'Innominato. Tic-tac...e poi più nulla: l'orologio che scandiva il tempo era svanito. Ma se aveva già chiesto loro di star fuori dalla propria battaglia, non poteva certo chieder loro di non esigere vendetta per la morte dei propri simili.

Il pentadente, lo scettro che aveva condiviso con lui la mente e i poteri di Moryan, adesso era ricoperto da una patina di ruggine che si diramava in ghirigori attorno all'interezza dell'asta sino a sfiorare le lame. Una di queste si era spezzata all'aprirsi del passaggio, lasciando solo quattro delle punte - come un mignolo amputato sino alla falange. Moryan però non era ancora morto o sparito, Jevanni lo sapeva: non era l'unico Guerriero in quella grotta.

Dinanzi al loro sacrificio, lo spadaccino non si mosse subito - anche se diede una pacca sulla schiena a Noah per dargli coraggio di fronte a quella scena. Ma no, prima di passare oltre ed incontrare la luce lontana, la bocca si aprì spontaneamente.

« Esiste fratellanza al di là del sangue, famiglia al di fuori della somiglianza. Voi siete Ricavati e io Titano, ma ora non siamo nessuno dei due. Siamo voci che rimbombano in questa pietra e sassi trasportati da uno stesso fiume. Siamo tutti contro Ade. »

Non riuscì a mantenere la compostezza nei primi passi, i lineamenti del volto si torsero in una smorfia sofferente - quasi fosse lui a far da pedana sull'oceano di spine anziché loro. Se solo ci fosse stato un altro modo, che non quello di camminare sui loro corpi...ma in fondo, non l'aveva nemmeno stupito il trovar proprio loro lì. E, in fondo, era destino. Se quello per loro significava ripagare un debito, allora andava bene così: era un altro pezzo che trovava il proprio posto.

« Il vostro dolore sarà il mio sorriso per continuare a camminare in vostra vece.
È tempo di finire questo sentiero.
»

Il bagliore era sempre meno distante. Nessun dio, nessun maestro, nessun cielo e nessun Olimpo: solo la marcia di un Guerriero e di un bambino, in mezzo ad una distesa di aghi e bambole di pezza che avevano smesso di essere manovrate da un burattinaio capriccioso.





PUgCm

cs: 8 (ϡ) | soul: 18% (Ϟ) | flesh: 3/32 (ϯ) | heart: 0/16 (ͽ)

PJnzb
ͽA R M A M E N Tͼ
"of steel and poison"

orizzonte spada bastarda | stelle del tramonto coltelli da lancio (11/11) | brina | armatura media.
ilthan fase first | gale corno da guerra; energia utilizzata (0/8) | tempo pentadente; poteri sigillati.
tasche biglia accecante (1) | biglia fumogena (1) | biglia deflagrante (1) | erba ricostituente (1) | miscela debilitante (1).


PJnzb
ͽI M M U N I T Yͼ
"of commitment and strength"

Tecnica (Ϡ)
(Ogni oggetto è impiegabile come arma impropria ma efficace, capacità di brandire o rinfoderare istantaneamente le armi, tecniche di natura fisica castabili istantaneamente; risparmio energetico; menare fendenti genera delle lame di vento.)

Metodo (Ϡ)
(Accesso al livello superiore del talento; gli attacchi non-tecnica causano intorpidimento e paralisi dove colpiscono; gli attacchi sembrano più lenti e prevedibili di quanto non lo siano davvero, effetto psionico; accesso alle pergamene della classe mentalista.)

Possanza (Ϡ)
(Raggiunto il 10% di energie il personaggio non sverrà; capacità di sopportare il dolore fisico.)

Occhi della sentinella (Ϡ)
(Auspex delle aure.)

Universo in stasi (Ϡ)
(Il personaggio guadagna 2 CS in Istinto per ogni tecnica di natura fisica attivata dall'avversario, solo per il turno di attivazione; capacità di elaborare strategie complesse in battaglia.)

Temperantia (Ϡ)
(Difesa psionica passiva.)

Il mio cuore (Ϡ)
(Orizzonte è indistruttibile e impossibile da allontanare da Jevanni, anti-autoconclusione.)

Il mio tocco (Ϡ)
(Orizzonte propaga assideramento laddove tocca le carni di un avversario.)

La tempra del drago (Ϡ)
(Calma costante.)

Torre (Ϡ)
(Il corpo del personaggio riesce a sopportare due mortali prima di soccombere.)

Gale (Ϡ)
(Il personaggio infonde fiducia; l'artefatto uccide chi prova ad usarlo o a derubarlo senza che ne sia il proprietario, anti-autoconclusione; il suono del corno sovrasta qualsiasi altro rumore.)
(Malus; ogni utilizzo delle abilità dell'artefatto provoca un danno Basso ai polmoni. Quando il consumo delle abilità supera il Critico, si subisce un ulteriore danno Medio ai polmoni.) (ϫ)

First (Ϡ)
(Percezione di presenze oniriche, effetto interpretativo)

Second (Ϡ)
(Possibilità di interagire con le presenze oniriche, effetto interpretativo)

(Malus: l'utilizzo della fase Second o Third genera un PnG che avrà l'intento di ucciderlo.
Jevanni e il PnG potranno percepirsi l'un l'altro.
La morte del PnG o di Jevanni cancellerà l'artefatto Ilthan.)
(ϫ)

Third (Ϡ)
(Il famiglio incute timore)


PJnzb
ͽO B L I T E R A T I O Nͼ
"of blows and earthquakes"

« nessuna attiva in corso » (ϕ)


« nessuna attiva utilizzata » (ϕ)

PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"of deeds and struggles"


Nulla da spiegare, è un post di transizione.
 
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The Grim
view post Posted on 23/1/2014, 17:51





In quel nulla di sabbia e polvere, la figura gigantesca del castello sembrava essere dieci volte più grande e mille volte più terribile. Non stava semplicemente lì: li minacciava, torreggiava su di loro con l'ombra che proiettava, sembrava risucchiare al suo interno vita, luce e colori tanto era scuso. Eppure per quanto sembrasse un luogo infernale in cui mai mettere piede, i Titani gli andavano incontro, con coraggio o disperazione, perché determinati a giungere alla fine di quell'avventura o disperati dall'assoluta mancanza di alternative. Lo Stregone tremava a quella vista, ma il suo incedere era fermo, privo di dubbi; solo lo sciocco non ha paura, il coraggioso continua nonostante essa. O forse era la presenza rassicurante al suo fianco, quell'araldo di coraggio che gli aveva infine acceso un barlume di speranza; le loro mani intrecciate lo spronavano ad andare avanti. Non erano catene che imprigionavano o trascinavano nell'abisso, erano radici che permettevano alla pianta di crescere forte e rigogliosa. E quando furono di fronte all'ampio portone e la volta delle tre donne, seppe per certo che quel legame era ormai insostituibile. Avrebbe preferito morire che perderlo. Perché nonostante gli occhi terrificanti delle tre donne volevano che si piegasse, Jace rimaneva eretto, il viso saldamente rivolto verso l'alto, lo sguardo che rimandava loro lo stesso messaggio di sfida. Assieme potevano reggere quello e ben altro.

" Ma quelle figure sono...? "


"Siamo noi."
"Siamo noi.»
"Siamo noi.»


" Questa cosa non mi quadra, se il simbolo alle porte è vostro perché stiamo lottando contro di voi? Perché dobbiamo sacrificarci? Non c'è un modo per oltrepassare integri questa porta?
Chi è il nemico che si nasconde là dietro? "


Quella era la più importante delle domande. Tutta quella guerra appariva ai suoi occhi priva di senso. Si era aspettato uno scontro tra eserciti, proprio come fra i mortali, o qualche sfida fra campioni come mille altre storie. Invece era costretti ad avanzare a tentoni, per una volontà non loro, brancolando nel buio. Solitamente a far così si incappa in tranelli ben peggiori di una battaglia, si muore senza nemmeno sapere un perché.

"È una prova."
"È una prova."
"È una prova."



"Ma abbiamo sacrificato qualcosa per entrare. Dobbiamo, tutti, sacrificare qualcosa."
"Ma abbiamo sacrificato qualcosa per entrare. Dobbiamo, tutti, sacrificare qualcosa."
"Ma abbiamo sacrificato qualcosa per entrare. Dobbiamo, tutti, sacrificare qualcosa."


" Abbiamo perso molto, allora."
" Abbiamo perso molto, allora."
" Abbiamo perso molto, allora."



La voce della beduina si spezzò. Una lacrima rigava il suo volto, rivelando qualcosa di atroce, una perdita incomunicabile che intrecciava assieme Parche e Banshee, un lutto di cui non era richiesta la sua partecipazione. Eppure Jace, irruento e passionale, stupido e inesperto, ben più sgraziato del più goffo dei pachidermi, si lasciò andare. L'abbracciò con tutto sé stesso, cingendola da ogni lato, circondandola nella speranza che il suo calore o la sua presenza la riempissero e rassicurassero. La fissò in volto, e nel suo volto comune scavato dai difetti e dalle asimmetrie, costellato da ferite e dalla tristezza, lui trovò la bellezza; vedere altro non gli interessava. Un veggente, un cartomante che agita un mazzo di carte per trascendere le barriere di tempo e spazio, poco si interessavano al presente; aveva un modo di vedere che faceva a meno degli occhi. Quel volto scavato nei ricordi gli sarà sufficiente fino al resto dei suoi giorni.

" Mi imprimo quest'immagine negli occhi così non avrò bisogno di vedere altro. "
"Non voglio sentire i miei fratelli soffrire."

Le mani dell'uno e dell'altra si cercarono, si trovarono, si abbracciarono fra loro.

"Stringila forte e segui la mia voce."

Benché non poteva vederle, Jace si immaginò le facce scolpite che s'inorridivano, che frustrate ringhiavano contro di loro, gelose forse della loro rapidità nel farsi martiri. Il tocco caldo di quei corpi era l'unica cosa di cui non si volevano privare, il resto sembrava futile a confronto di quel tesoro, come la luce di un cerino di fronte alla magnificenza del sole. Se anche fossero morti, l'avrebbero fatto assieme, stretti così, e a Jace - per la prima volta - andava bene così. Non la fine del soldato, con l'arma ancora stretta in mano a difendere ciò che più ama. Ma la consolazione di essere fino all'ultimo istante con Afrah.
Mosse il primo passo verso il portone, e poi chissà verso cos'altro, senza paura.



specchietto

CS: 2 | Intelligenza 1 Prontezza 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Ferito, ustioni di entità Alto su tutto il corpo, taglio orizzontale sulla mano sinistra di entità bassa, ferita al collo di entità bassa;
Stato Psicologico: Saldo, terrore di entità Alta, disperazione di entità Bassa, confusione mentale di entità Media;
Energia: 85 %


Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici;


Note: Jace decide di sacrificare la vista. Non penso ci sia altro da aggiungere.

 
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.Neve
view post Posted on 23/1/2014, 19:03




C r o n o s ~ Riunione
VII


Si aprì il portone di terrore e speranze dinnanzi ai Titani. Non un refolo di vento, non un soffio di brezza aleggiava adesso entro quell'antro sopito. L'aria era pesante, torbida, tanto che la beduina a fatica vide poi cosa vi si celava dietro. Un affresco di lei, di loro, delle sue antiche sorelle. I volti fermi, fissi a guardare qualcosa che non avrebbero più rivisto, persi nel vuoto di memorie inesistenti, affranti dal dolore per la perdita di un prezioso caro. Un dolore che ben conosceva. Brivido di morte, gelido, percorse rapidamente la sua schiena scorticata. Una ferita profonda si stagliava sul suo cuore, su quel centro palpitante e non ancora assente. L'aveva visto, il figlio di Atropo morire tra le sue braccia. Aveva respirato la sua stessa disperazione, aveva scrutato negli occhi vecchi e stanchi di lei e ne aveva scorto solo miseria. Tremò inconsciamente, ricordò la sofferenza, il patimento, quelle piccole mani strappate dal suo seno. Portò le mani tremule alla bocca e si morse un dito, come non volesse far uscire fuori il suo dolore, come non volesse pensare ad altro che al presente. Ma il ricordo era troppo forte, quel vagito disperato le strappava il cuore, le lacerava lo stomaco. Era un dolore che aveva provato due volte, rimembrò adesso. Ma la seconda volta il suo bambino era solo un germoglio, una piccola pianta aggrappata ancora alle radici del suo ventre. E perciò il lutto fu meno denso, meno reale. Non era ancora nato il suo hayni. Si fermò un istante, bloccando il flusso dei suoi pensieri. La figura esile, scura, si fondeva con le pareti di quell'universo di ombre. L'abaya lacerata ricopriva il suo corpo malamente, mostrando pezzi di carne ustionata, gambe lisce e sottili che pareva potessero crollare da un momento all'altro. non disse nulla, solo una voce la riscosse da quello stato di torpore, solo gli occhi di Jace le scrutarono dentro facendo venir fuori le sue ansie celate.

" Ma quelle figure sono...? "

Parlarono, come ci si aspettava da loro.
E la sua voce si dispose in un triplice coro.

"Siamo noi."
"Siamo noi.»
"Siamo noi.»

Rispose, risposero indicandosi il petto.
Ferma, triste e sfilacciata come un fiore sotto la pioggia.
Il volto corrucciato, debole.

"Questa cosa non mi quadra, se il simbolo alle porte è vostro perché stiamo lottando contro di voi?
Perché dobbiamo sacrificarci? Non c'è un modo per oltrepassare integri questa porta?
Chi è il nemico che si nasconde là dietro?"


"È una prova."
"È una prova."
"È una prova."

Sentenziò rivolgendosi ai suoi compagni tutti.

"Ma abbiamo sacrificato qualcosa per entrare. Dobbiamo, tutti, sacrificare qualcosa."
"Ma abbiamo sacrificato qualcosa per entrare. Dobbiamo, tutti, sacrificare qualcosa."
"Ma abbiamo sacrificato qualcosa per entrare. Dobbiamo, tutti, sacrificare qualcosa."

Una lacrima solitaria solcò il volto della giovane beduina. Aveva perso già qualcosa. Aveva perso tutto allora, pensava. Ma ora già la sola presenza del Cartomante la rassicurava, le scaldava il cuore. Poteva perdere ancora. Avrebbe potuto perdere un arto, un senso, persino la sua voce. Ma mai i ricordi di lui. Non lo avrebbe sopportato ancora. Sarebbe morta ben prima, Afrah. E allora si fece travolgere da quell'abbraccio impetuoso ed irruento, un affetto al quale non era più abituata. Si fissarono ancora per poco, per l'ultima volta prima che Jace perdesse la vista.

" Mi imprimo quest'immagine negli occhi così non avrò bisogno di vedere altro. "
Annuì, com'era giusto che fosse.
Si portò poi le mani a coprire le orecchie.
"Non voglio sentire i miei fratelli soffrire."

Lieve fruscio in quel nero castello,
brusii dimessi.
Poi il niente.

Il Silenzio.

110elqa

Prendo la sua mano in questa piatta pace,
le nostre dita si intrecciano in un morbido groviglio.
Sento il suo cuore,
sento il suo respiro vibrare vicino al mio e so perché l'aria si tinge del nostro calore.
Guardo la terra gravida di nuove promesse, guardo i miei fratelli che muti rispondono al richiamo del Tempo.
Andiamo avanti come soli su trame di tenebra.
Non ci curiamo d'altro, non guardiamo dietro di noi.
Il cielo è morto e non vi è più luce mentre i suoni della guerra si spengono dentro di me.
Sento solo la musica dei miei ricordi, sento solo i nostri respiri che si fondono.
Camminiamo perché adesso non abbiamo più paura,
adesso ci sorreggiamo l'un l'altra come montagne,
giganti di pietra.
Siamo risoluti.
Siamo anime fiere.
Siamo i nostri giorni migliori.
Sfidiamo il fato e le sue alchimie,
guardiamo avanti con gli occhi della mente.
Ascoltiamo i tamburi rullare nel nostro petto
e non siamo senza guida.

"Bi-smi 'llāhi al-Rahmāni al-Rahīmi"
In nome di Dio, Clemente, Misericordioso.


Canto un mantra, questo è il nostro compito.
Ci proteggerà.
Riempirò i suoi occhi di vera luce,
sarò la sua mano,
la sua spalla,
la sua vista.

Abbiamo sfidato l'inferno e le sue ombre,
uccidendo i guardiani di questo luogo di pura essenza.


2hoem88

Afrah

Capacità Straordinarie (5)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1

Tayf

Capacità Straordinarie (5)

Forza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1

Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

Energia: 65%
Stato Fisico: Alto da ustioni su tutto il corpo + danno Basso da emorragia interna (scelta obbligata) - sordità - 11/16
Stato Psicologico: danno Alto da terrore + Basso (scelta obbligata) 11/16
Kukri: riposto
Spilli: 18/20
Foglie di Kahab (Erba ricostituente): esaurite; due utilizzate.


PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]
Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]
Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare. [Pergamena del Ladro Sostegno]
La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:
//
RIASSUNTO E NOTE:
Afrah sceglie di sacrificare l'udito.
 
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Alb†raum
view post Posted on 23/1/2014, 19:13







Priscilla




La ragazza con il vestito viola si risvegliò qualche dopo qualche minuto. Si alzò in piedi tenendosi la testa con una mano, gli occhi che vagavano confusi attorno a lei. Le sue serve la presero per mano per aiutarla a rialzarsi. Priscilla rimase accanto a Taliesin in silenzio, lo sguardo rivolto alle punte dei piedi. Ogni volta che guardava il bardo in volto ricordava quel bacio che gli aveva dato sulle labbra e il petto le faceva male. Da qualche parte dentro di lei, Febe ricordava di aver passato secoli assieme al suo amato Ceo, di averlo amato e di aver pianto la sua morte. Per la bambina quel ragazzo era poco più che uno sconosciuto. Afferrò un lembo del vestito bianco e lo strinse forte. Si volevano bene per quello che erano stati, non per quello che erano.
E se lui avesse saputo della Bestia, non si sarebbero amati mai più.

«Stai bene, Priscilla?»

Maria le si avvicinò sorridendo. Camminando zoppicava leggermente e le fasciature che Taliesin le aveva stretto su ustioni e ferite erano già sporche di sangue. La volpe le porse una mano per aiutarla, ma la ragazza rifiutò con un cenno.

«Ti ha trattato bene il tuo amichetto, sì?»

Le passò una mano fra i capelli neri guardandole le fasciature alle braccia e le gambe e gli orli bruciati della camicia. I suoi occhi rossi tremavano leggermente.

«Ti fa male da qualche parte? Hai bisogno di qualcosa?»

Priscilla scosse la testa. Maria era gentile, molto gentile con lei... eppure la bambina si chiese se dietro le sue moine nascondesse qualcosa. Come l'uomo che aveva incontrato sulla montagna... o Afrah. Anche la beduina era lì, più vicina di quando la piccola avesse voluto. A parte Maria e le sue serve erano tutti Titani lì, ma poteva veramente fidarsi di qualcuno?

«È ora di muoversi, a quanto pare. Se lo desideri, rimani pure con il ragazzo. Devo riflettere su alcune cose.»

L'uomo vestito di blu e Afrah avevano già cominciato a incamminarsi verso il castello nero apparso al posto del vortice. Priscilla aveva i brividi a guardarlo. Le immense mura nere erano lisce e perfette come se fossero state modellate nell'ossidiana e sotto i merli decine di doccioni con tre teste di cane sbraitavano al nulla con le fauci aperte. Aveva paura che se si fosse avvicinata quelle statue le sarebbero saltate addosso e avrebbero serrato i denti sulle sui suoi arti fino a strapparglieli. Strinse forte le dita a pugno. Non aveva scelta comunque scelta. Se fosse scappata a quel punto non sarebbe sopravvissuta al deserto, nemmeno con il Macellaio. Si aggrappò alla mano del bardo e camminò assieme a lui, la ragazza con il vestito viola e le altre che le seguivano da lontano mormorando parole incomprensibili.

«Ceo... posso chiamarti Ceo?»

Domandò al ragazzo senza alzare gli occhi dalle scarpette bianche che le aveva dato Maria. Si rese conto di non sapere nemmeno il vero nome del bardo.

«Cronos ci ha detto che siamo titani. Ma cosa vuol dire?»

«Significa che dentro di noi abbiamo qualche cosa di diverso. Io sono Taliesin, ma sono anche Ceo. Ancora per poco»

Priscilla si guardò la mano con le dita fasciate, così fragile e pallida. A scuola le avevano detto che i titani erano esseri grandi, enormi e fortissimi. Lei si sentiva ancora piccola. Metzgeray... lui era grande, alto da oscurare il sole e con tanto vigore nelle braccia da sollevare due mannaie grandi quanto lui, ma la Bestia era l'essere malvagio che aveva ucciso la mamma e aveva fatto a pezzi ogni amico che la bambina avesse mai avuto. Era davvero lui il titano?

«Io non mi sento... un titano».

«Nemmeno io. Ma non dobbiamo per forza sentirci titani. Ci basta avere coraggio»

Sollevò gli occhi sul castello di fronte a lei. Un tremito le corse lungo la schiena.

«Ho paura.»

«Non temere, sorella mia»

Taliesin le strinse la mano.
Il portone di ingresso del castello era alto quasi quanto un campanile. Lucido e di un nero trasparente, non aveva maniglie per permettere loro di spalancarlo, solo due piccole fessure. Afrah vi inserì dentro il dente di Cerbero e il cappello di Caronte. Con un cigolio sommesso le due ante si aprirono lentamente, scoprendo dietro di loro un breve corridoio che portava a una porta di dimensioni uguali alla prima.
“Sacrificate voi stessi per la causa” era inciso a grandi caratteri nell'ossidiana. “La famiglia ve ne sarà grata”. Sotto, i ritratti di tre donne, le espressioni perdute.
“Sacrificate...? Che cosa...?”. Fu come se una voce le sussurrasse nelle orecchie, e in un istante tutto divenne chiaro.
“No... no, non possono...”. Guardò Taliesin e Maria alla ricercadi qualche parola. Entrambi fissavano la porta, immobili.
Avrebbe dovuto scegliere per forza, se voleva proseguire. Ma voleva proseguire? Cronos non le aveva fatto che del male fino a quel momento. Cenere si era ferita per lei, la ragazza con il vestito viola era svenuta pur di proteggerla. Come la Bestia, non aveva fatto altro che infierire su coloro a cui voleva bene.

«Non posso andarmene ora, vero Taliesin?»

Mormorò, più a sé stessa che al bardo. Se avesse perso la vista non avrebbe più potuto vedere i fiori sbocciare nei campi, se avesse rinunciato all'udito non avrebbe più udito il canto degli uccelli o quello lontano delle donne che lavavano i panni, se avesse perso la parola non avrebbe più potuto dire nulla alle persone a cui voleva bene.
I ricordi invece... cosa aveva da perdere nei ricordi? L'immagine dei suoi genitori fatti a pezzi, il volto altero di Xandra mentre le faceva male? Forse non era un titano. Così... così forse lo sarebbe diventato.

«Addio, Maria.»

Si voltò verso la donna con un sospiro. Lei la guardò corrugando la fronte, poi spalancò la bocca per dire qualcosa, ma era troppo tardi.
Priscilla non c'era più.





Maria Violetta Mircalla Himmelherrin von Bucuresti

Priscillaspecchietto

4 - Astuzia





Risorse

Energia
5% + 50% = 55%
Status psicologico

Illesa

Status fisico

Medio da ustione (lei e i compagni animali)

Medio da emorragia interna.

rchBJ

Equipaggiamento

Parasole (Fucile, arma contundente e da affondo; mano destra) [4/5]
Eros e Thanatos (Katane; impugnate da Jeanne)
Comete (x20) (Kunai; possedute da Hua)


rchBJ
Passive

An eternal being can hear voices the mortals will never know ~ Pass through the centuries
Immortalità, Auspex passivo, Immunità psionica passiva

Summon of an unspeakable secret ~ Possession
Evocazioni istantanee, Condivisione dei sensi con le evocazioni, +1 CS alla forza delle evocazioni

Communion between demons and mankind ~ Spiritual bond
I compagni animali possono partecipare ai combattimenti e usare tecniche attingendo dalla riserva energetica del padrone

Attive



rchBJ

Note



Curo il danno Alto alla mente. Interpreto le fasciature di Taliesin come inutili, quindi. Scusami di nullificare così i tuoi sforzi :asd:

Priscilla decide di perdere i ricordi di quando era umana e diventa definitivamente (momentaneamente?) Febe.

Enjoy it :8):



Edited by Alb†raum - 23/1/2014, 19:36
 
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view post Posted on 27/1/2014, 18:55
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Cardine
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R e q u i e m .




Una marcia funebre: in questo modo soltanto il bardo avrebbe descritto l'incedere perentorio suo e degli altri Titani. Solennemente si avvicinarono all'enorme castello, sempre più scuro e minaccioso. Che quello non fosse il suo Destino, Taliesin non lo aveva di certo dimenticato; nonostante questo la certezza di poter fuggire, se le cose si fossero messe veramente male, lo aveva abbandonato definitivamente, lasciando un vuoto quasi incolmabile. Si sistemò il mantello sulle spalle e scrollò via la sabbia attaccatasi al tessuto, come se davvero gli importasse il decoro in un momento come quello.


Ceo, dal canto suo, era più cupo e silenzioso che mai. Valutava ogni eventualità con la freddezza che tanto lo contraddistingueva: si sentiva rinvigorito nell'animo, anche se non abbastanza da sostenere uno scontro tanto duro quanto quello da poco terminato. Eppure qualcosa gli diceva che ricorrere alle armi sarebbe stato quasi inutile, in quell'occasione. Non sopportava il mistero che lo stava aspettando, ma sapeva che avrebbe potuto cambiarlo. O almeno ci sperava.


I suoi pensieri si frantumarono quando la piccola Febe gli parlò. «Ceo... posso chiamarti Ceo?» chiese, gentilmente. Il Titano fu sorpreso di sentirla: si era ripresa in fretta, dopo tutto quel tempo. «Certamente, Febe o Priscilla?» chiese, senza però ricevere risposta. Poteva quasi percepire il profondo turbamento che incrinava la sua voce.
«Cronos ci ha detto che siamo Titani, ma cosa vuol dire?» continuò lei, ingenuamente. Il cantastorie sospirò appena, mentre la sua memora tornava al sogno di molto tempo prima. «Significa che dentro di noi abbiamo qualche cosa di diverso. Io sono Taliesin, ma sono anche Ceo. Ancora per poco» azzardò l'umano, non del tutto sicuro di quello che stava dicendo. «Io non mi sento... un titano» dichiarò la bambina, ma Taliesin la rassicurò prontamente. «Nemmeno io, ma non dobbiamo per forza sentirci Titani. Ci basta avere coraggio» concluse, soddisfatto della sua stessa risposta. L'avrebbe chiamata Febe, da quel momento in poi.


8cVib


«Ho paura» disse la piccola, una volta davanti all'immenso portone di ingresso del castello. «Non temere, sorella mia» le sussurrò Taliesin, stringendole la piccola mano. Non c'erano maniglie per aprirla, ma alla beduina bastò inserire in due piccole nicchie il cappello del vecchio e la zanna del cane, affinché l'entrata si spalancasse davanti a tutti loro. Il bardo comprese solo allora che il combattimento non era altro che la chiave del castello. Ma presto si sarebbe accorto che essa non era la sola.


I quattro Titani varcarono la soglia con l'inspiegabile decisione propria degli attimi più solenni. Percorsero un brevissimo e ampio corridoio, dove l'aria era terribilmente viziata e vecchia, per giungere infine ad un'altra porta, ancor più monumentale della prima. Tre donne erano scolpite sulle ante, e sotto di loro era incisa una scritta a caratteri cubitali. Sacrificate voi stessi per la causa. La famiglia ve ne sarà grata, diceva. Un messaggio che arrivò chiaro come uno schiaffo in pieno volto.


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Erano giunti finalmente gli ultimi attimi del loro pereginare, ed erano chiamati a compiere un tributo, nello stesso modo in cui tutto quanto era cominciato. Il Titano della Saggezza, in comune e armonioso accordo con il cantastorie, rinunciò senza esitazione alla capacità di parlare. Già troppe volte le parole si erano rivelate vane o superflue, e nonostante esse fossero l'arma più potente del bardo, di sicuro non lo erano per Ceo. Quello era il suo momento, suo soltanto. Accarezzò con dolcezza i ricordi della sua reggia di oscurità, dove sognava tra i libri, accanto alla sua sposa e sorella.

Il titano sapeva apprezzare appieno il silenzio che accompagna la riflessione.
Da quel momento in poi, infatti, nulla sarebbe più stato dettato dal caso.
Una volta aperta, la porta non si sarebbe più richiusa alle loro spalle,
ed avrebbero avuto il privilegio di assistere al loro Fato:
niente più insicurezza,
niente più parole.

Soltanto solenne attesa.






Corpo - 4/16 alto da ustione su tutto il corpo
Mente - 4/16 danno alto (terrore).
CS - 5 (2 intuito, 1 attenzione, 1 riflessi, 1 fortuna)
Energia - 60/100


Equipaggiamento
Fabula: spada corta, lunghezza 64cm, lama48 cm.
Pistola ad avancarica: arma da fuoco piccola, 4/5 colpi.
Pugnale celato: piccola daga legata all'avambraccio sx, lunghezza lama 15cm.
Biglia fumogena, Erba rigenerante: nelle tasche del mantello.
Itinerante: mantello, artefatto epico.
Scarabio: diadema/scarabeo dorato, artefatto epico.
Il Flauto della Palude Nera: strumento musicale, artefatto avanzato
Liuto di Luke Mannersworth: strumento musicale.



Abilità Passive
Ammaliamento psionico passivo: natura psionica; il caster emanerà un’aura di fascino e ammirazione, che influenzerà chiunque sia presente nei dintorni, interpretabile in base alla psicologia dei personaggi colpiti.
Mente Impenetrabile, pergamena comune: difesa psionica passiva, intesa come straordinaria forza della personalità del possessore. Non protegge da tecniche attive.
Amuleto dell'auspex: auspex uditivo passivo, inteso come straordinaria acutezza di udito, che renderà il possessore capace di essere sempre consapevole di quel che lo circonda, e di inviduare i nemici anche meglio occultati.
"Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente"; Passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Scarabio: il possessore di Scarabio non emetterà rumore alcuno mentre camminerà, perché il peso del suo corpo sarà pari a quello di uno scarabeo.
Scarabio: il possessore di Scarabio potrà parlare con tutti gli animali di piccola statura - al massimo uno scoiattolo -, comprendendo inoltre le loro richieste e accettando i loro suggerimenti.
Passiva di talento, energia bianca: le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Passiva di talento, energia verde: possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Passiva di talento, energia blu: fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche il corpo del caster potrà essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Flauto della Palude Nera: abilità psionica di malia passiva, chiunque udirà le note del flauto cadrà in uno stato di profonda insicurezza e immenso sconforto, arrivando a dubitare di se stesso e di ciò che sta facendo.



Abilità Attive
/
/



Rinuncio alla parola, dunque. Scusate per il ritardo!
 
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view post Posted on 27/1/2014, 19:10
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Avete offerto i vostri sensi e la vostra memoria alle tessitrici del destino.
Avete rifiutato con forza l'idea di separarvi dal vostro corpo, eppure era ciò che le Parche si aspettavano. Siete Titani, non dovreste avere paura di sacrificare il vostro corpo umano. Forse, le tre facce si domandano con interesse, forse non siete ancora pronti. Forse avete bisogno di una maturazione più profonda per continuare il vostro viaggio. Al contempo, però, siete arrivati fin lì ed il tempo vi è avverso. Avete dovuto affrontare molti ostacoli e la strada era satura di impedimenti. Ne hanno discusso, le Parche, forse non dovrebbero essere così severe con voi.
Vi lasciano passare, consce del fatto che stanno compiendo un grosso errore. Un errore, però, di cui pagherete voi stessi le spese.

Attraversate l'enorme portone nero, mentre dall'altro lato la mortalità ed il ricordo si apprestano ad avvicinarsi alla luce.
La toccano, si sentono irradiati dalla sua potenza. Dopo aver vagato nell'oscurità per tutto quel tempo, quella sembra essere la salvezza in cui tutti avevano sempre sperato, Noah per primo, che quasi sentiva l'intera colpa della situazione. Era stato lui a distruggerli, a distruggere la grande famiglia dei Titani.
Più si avvicinano, però, più si rendono conto dell'illusione. Non vi è salvezza dal Tempo, dovrebbero ben saperlo.
Vi avvicinate sempre di più, fino a guardarvi negli occhi.
Vi riconoscete, vi siete già visti tante volte. Avete condiviso così tanto che non servono parole per dare conto del vostro stato d'animo; basta uno sguardo, e tutti voi riuscite a comprendere ciò che è accaduto e che sta per accadere.
La famiglia è di nuovo riunita, l'unico che manca è il padre.
Un padre che ha fatto finta di preoccuparsi per voi per tutto questo tempo, ma che in realtà non desiderava altro che la vostra morte. Perché? Non lo sapete, non riuscite a capacitarvi della situazione. Crono ha aspettato secoli per mettere in atto il suo piano, ma perché proprio voi? Perché, tra le tantissime generazioni dei Titani, ha scelto proprio la vostra?
Vi avvicinate ancora di più, fino a potervi toccare, volendo. Tutti insieme vi voltate verso l'ultima stanza, quella che rivelerà la verità.


vase_zps4347bbc6


Ma non è la verità, quella che state osservando, né la speranza.
Il senso di vuoto riempie le vostre anime nel guardare ciò che sta accadendo. Potete riconoscere la temibile presenza del Vaso e quella di Ade, ma la seconda si sta spegnendo lentamente, morso dopo morso. La creatura che rappresenta la voracità nella sua forma più pura si sta cibando del suo stesso creatore, il vostro nemico. Eppure non riuscite a felicitarvi della cosa, perché ciò che sta accadendo riporta la vostra mente a millenni fa.
I tempi in cui rappresentavate la forza ed il vigore, l'immortalità evanescente che si stagliava sulla terra come concilio di divinità appartenenti all'Olimpo.
Quei tempi persi, vi fanno ricordare che avete già visto una scena del genere.

Quella creatura, voi l'avete già vista.
Durante la guerra, quando le vostre forze stavano schiacciando quelle di Ade. Lì, iniziate a ricordare, il Vaso esisteva già. E più scavate a fondo, più vi rendete conto di quello che ha rappresentato nel passato: l'arma dell'Olimpo. La creazione seguita dal rimorso del suo vero padrone, il Re dell'Olimpo.
Il Vaso stesso vi ha sconfitto, ai tempi. E ora sembra volerlo fare di nuovo, ma da una diversa prospettiva.

Un ultimo morso e del corpo di Ade non rimane che una piccola sfera bianca, simile a quella che si sta illuminando nella tasca di Noah.
Il Vaso vi nota, ma sembra focalizzare la propria attenzione sul bambino e sull'oggetto che possiede. Inizia a camminare verso di lui e lo stesso fa il musicista, privo del controllo sul proprio corpo e sulla propria mente. Non è realmente lui, ma il Vaso che è al suo interno. La creatura ottiene la sfera senza che voi possiate fare nulla, perché troppa è la paura che vi immobilizza.
Le due sfere si toccano, poi esplodono; per qualche secondo non riuscite a vedere nulla, e quando i vostri occhi tornano ad identificare gli stimoli sul vostro cammino, tutto sembra cambiato.
Gran parte del Castello d'Ossidiana sembra essere crollato, sopra di voi il cielo stellato fa da sottofondo perfetto alla rivelazione di un nuovo cammino.
Sembrano pannelli trasparenti, una sorta di scala che arriva fin oltre la montagna che fa da cornice all'enorme costruzione del Re degli Inferi. Sorride, il Vaso, in una smorfia che vi disgusta e vi terrorizza ancor più. Le sue dieci gambe iniziano a percorrere la scala, ma la vostra attenzione viene rapita dall'avvento di una nuova figura.
Una figura che conoscete troppo bene.

« Fratelli miei. »
C R O N O
« Grazie a voi siamo riusciti ad aprire le porte per l'Olimpo. Senza il vostro intervento non ci sarei mai riuscito.
Siete stati estremamente preziosi, voi e la vostra energia titanica. Grazie alla Dark Soul, ho potuto assorbire l'energia necessaria a rinvigorirmi, proprio come ero una volta. Come era Crono, in realtà.
E' tempo per me di andare. Devo distruggere l'Olimpo.
Vi consiglio di restare qui ed osservare
il mondo sparire.

Grazie mille.
T I T A N I
»



E salgono gli scalini, uno dopo l'altro, insieme, Crono ed il Vaso. Fratelli nella loro mostruosità, si dirigono verso ciò che il vostro lato da Titano ha bramato per tutto questo tempo, ma non per riconquistarlo, bensì per distruggerlo.
Spariscono dalla vostra vista, voi ancora terrorizzati ed il bambino musicista svenuto.

Avete lottato così tanto, per cosa?
L'Olimpo è proprio di fronte a voi, ma presto scomparirà,
assieme a tutto ciò che conoscete.


Crono ha vinto,
voi avete perso.
Di nuovo.




CITAZIONE
QM Point.
Tutti entrate in questa nuova sala, dove riuscite a vedere un trono enorme e il corpo di Ade ai suoi piedi, inerme. Vicino a questi, il vaso si sta cibando delle sue interiora e sembra ignorarvi per qualche secondo, fin quando estrae un pezzo di White Matter uguale a quello di Noah dal corpo del signore degli inferi. Il Vaso eserciterà una pressione magica in direzione dello stomaco di Jevanni, costringendolo a sputare la White Matter. Noah raccoglierà immediatamente la sfera bianca. Lo stesso Noah, improvvisamente, si avvicinerà al Vaso - non sembra farlo con intento, eppure una forza lo attrae verso quella creatura - e consegnerà anche il suo pezzo di White Matter. Il Vaso riunirà i due pezzi e li dissolverà del tutto. In quel momento, il castello inizierà a crollare ed il soffitto di quella stanza sarà il primo a distruggersi - non vi causa danno, comunque - rivelando una lunga passerella di colore grigio che si libra nell'aria che arriva fin oltre le Nuvole, in direzione di un enorme picco posto proprio dietro il Castello. Il Vaso vi sorriderà e inizierà a seguire la strada; arriva dunque Crono, in una veste molto più umana che rivela finalmente il suo piano: i Titani non erano che fonti di energia che gli avrebbero permesso di distruggere - e non di riconquistare - l'Olimpo. Ade e Crono erano alleati, ma quest'ultimo lo ha tradito impossessandosi del Vaso - grazie a Noah, dal quale ha preso i ricordi della creatura per soggiogarla -. Vi rimando alla lettura di questa ROLE DI APPROFONDIMENTO. Insieme al Vaso, dunque, Crono si avvia verso l'Olimpo.

Passiamo ai giudizi, che saranno estremamente sommari in quanto il ciclo non è ancora terminato.

Neve. Hai guidato la quest; ti sei calata alla perfezione nel ruolo di Titano e hai partecipato attivamente alla quest, ma in generale all'intero progetto. Nulla da dire riguardo la fase del combattimento, nella quale ti sei dimostrata impeccabile. Guadagni 1450 Gold e 1 Punto Promozione.
Grim. Una svolta positiva. Prima di questa giocata non ti eri mai immerso così intensamente nel progetto, mentre questa volta hai dimostrato una profondissima interazione con il mondo Cronos. In particolare ho apprezzato il tentativo di "dispellare" le fiamme, un approccio ben più strategico rispetto all' "attaccare random" - nonostante ti abbia punito in quest, sei premiato nei giudizi 8D -. Nulla da dire per la parte di combattimento.Guadagni 1400 Gold e 1 Punto Promozione.
Hole. Stai ingranando. Lentamente ti sei ambientato sempre meglio all'interno del contesto Cronos, riuscendo ad apparire come una figura molto interessante - relativamente a Talieslin - e sicuramente essenziale - relativamente a Ceo -. Senza lode e senza infamia nella parte di combattimento, dove ti ho visto troppo "trasportato" dalle azioni di Albtraum e degli altri, in generale. Guadagni 1300 Gold.
Albtraum. Mi aspettavo di più. Vedendo il primo post, mi sono davvero meravigliato, perché non mi sarei mai aspettato una tale profondità - che ti avevo visto raggiungere solo con Priscilla -, ma lentamente la qualità dei post è andata scemando, in particolare nella fase di combattimento, fase nella quale ho avvertito una sorta di "rilassamento spropositato" che ti ha portato a svenire quasi di proposito, come se non ti andasse di scrivere. In fondo non vi era alcun motivo per utilizzare tutte quelle energie per difenderti ad area, visto il malus delle fiamme. Anche la tecnica per "drainare" energia agli avversari non è stata una scelta strategica molto saggia, soprattutto perché ti ha portato a svenire: di fatto, il tuo corpo è rimasto in balia delle fiamme in una dimensione che nemmeno conoscevi. Anche narrativamente, quindi, non posso che scoraggiare la scelta. Essendo stata Maria inattiva per un turno, le fiamme hanno avuto un'influenza negativa sul suo corpo. Fino alla fine del Ciclo, quindi, Maria perderà il 10% di energie ogni qual volta spendi consumi pari ad un Critico - o consumi che, sommati, raggiungano un Critico -. Tale malus vale per tutte le giocate - anche non di Cronos - fino al termine del ciclo Cronos. Guadagni 1000 Gold.
Coldest. Non ho nulla da dire, semplicemente ti ringrazio per avermi accompagnato fin qui, sin dall'inizio - sei il Titano più anziano - e spero di non aver deluso le tue aspettative. Potessi farlo, darei un Punto Promozione anche a te, ma ahimé, non sono nelle condizioni per farlo. Ti faccio i miei complimenti, ad ogni modo. Guadagni 1500 Gold.

Assegno inoltre 500 Gold a Verel per il grande aiuto nella gestione della quest; io ottengo l'artefatto Shaisar - la parte dell'Altro - con Kermis, come ricompensa.
Ognuno di voi deve mandarmi un mp nel quale deve confermarmi o meno la sua presenza nella prossima quest - l'ultima del ciclo - che aprirò tra circa dieci giorni. Gradirei che inseriste anche un feedback relativo alla quest, grazie.


Edited by Y u - 29/1/2014, 13:02
 
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