Dalle Cronache
della Fenice
Lithien
Il Colosso di lava
Percepii lo schianto della creatura alata contro il cancello come fosse una sorta di miraggio, impegnato a difendere e a difendermi dall'orda di abomini che non intendeva darci tregua.
Le porte avevano ceduto, accendendo la speranza in quegli animi feriti, nei nostri animi sofferenti uniti sotto quell'ultimo stendardo, l'ultimo baluardo deciso a non arrendersi, i pochi sopravvissuti che non erano caduti sotto i colpi di coloro che un tempo erano i loro, i nostri alleati.
La pressione, gli attacchi frenetici degli infetti mi avevano separato da Fanie, perdendola di vista negli attimi più cruenti. E sebbene fossi preoccupato per la sua sorte, non mi era concesso il lusso di distogliere lo sguardo neanche per un istante per cercarla; potevo solo pregare di non trovarmela davanti come mio nemico. I rinforzi stavano sopraggiungendo, accompagnati da grida di esultanza. Approfittai di quel momento per volgere lo sguardo alla sua ricerca. Un attimo di distrazione che pagai caro. Un sibilo si era sovrapposto alle voci dei nostri compagni, facendo crollare all'improvviso le nostre speranze. Si scatenò il caos. Gli infetti sembravano impazziti, più folli di quanto pensavo fosse possibile. Sciamarono addosso a noi come in preda agli istinti più primordiali. Artigliando, mordendo, facendosi strada attraverso la nostra schiera, alcuni assaporando un ultimo tributo di sangue, altri non guardandosi indietro, cercando solo una via di... fuga?
Cosa stava succedendo? Non ebbi modo di trovare una risposa. Rapido il mio corpo reagì al pericolo. Un soldato poco distante da me, barcollante per le ferite subite, sembrava non essersi accorto di nulla. Mi gettai su di lui, facendo da scudo per evitare che una coppia di artigli affilati reclamasse la sua vita. Il dolore alla schiena fu straziante, quando gli artigli lacerarono la carne, superando la debole difesa offerta dalle mie vesti, ma mi costrinsi a non pensarci, affidandomi al mio istinto di sopravvivenza. Mi voltai, serrando le dita sull'impugnatura della schiavona per evitare di lasciarla andare, spingendolo con un calcio sufficientemente lontano da permettermi di lanciargli addosso una salva di proiettili magici, infierendo con la lama più e più volte fino a quando non fui certo della sua morte.
Fu l'ultimo infetto a cadere sotto la mia lama, l'ultimo ad aver tentato di portare con sé un'altra vita innocente. Una salva di frecce cancellò l'ultima resistenza. Eravamo in salvo, per quanto ancora non riuscissi a crederlo. Mi affrettai ad aiutare il soldato ferito a raggiungere uno dei chierici di rinforzo al drappello di soldati che ci aveva raggiunto.
Lo lasciai nelle mani del guaritore pregando non so neanche chi: non conoscevo nessuna divinità cui potermi rivolgere: potevo solo confidare che ci fosse ancora speranza di salvarlo, di non dover piangere un'altra vittima di quel folle massacro.
Rifiutai gentilmente le cure offerte per rintracciare Fanie. Mi mossi tra le fila dei soldati, dei feriti, in cerca dell'elfa e, quando la trovai, mi resi conto che non era ancora finita.
Una scritta in cielo richiamò la mia attenzione, l'attenzione di tutti verso un abominio che troneggiava in mezzo ai nostri alleati.
Un infetto, un golem, una creatura massiccia che sembrava non voler concedere alcuna tregua si ergeva davanti ai nostri sguardi sconvolti...
«
Dobbiamo andare avanti! Dobbiamo farci largo sino a qualsiasi cosa stia succedendo lì davanti! »
Incrociai lo sguardo di Fanie, annuendo.
Per quanto entrambi feriti, non potevamo restare ad osservare senza intervenire.
Purtroppo i nostri stessi compagni avevano creato una barriera coi loro corpi, che ci avrebbe rallentato se avessimo dovuto attraversarla a piedi.
Ma non sarebbe stato necessario.
Soffocai un gemito di dolore quando le ali spuntarono attorno alle ferite provocate dagli artigli, mentre riprendevo la mia natura demoniaca.
«Abbi fiducia in me. Farò di tutto per raggiungere il nostro avversario.» Le dissi, afferrandola saldamente per le spalle e sollevandomi dal suolo quel tanto che bastava per non essere intralciati dall'esercito.
«Abbi fiducia...» ripetei, più a me stesso che a lei. Durante gli scontri avevo riportato ferite piuttosto serie ed ero conscio che volare in quelle condizioni, trasportando un'altra persona oltre me, non era l'azione più saggia da fare per evitare complicazioni alla già precaria salute fisica.
Strinsi i denti, lottando con il dolore, concentrandomi nel raggiungere l'obiettivo, ripetendo come una litania “
Ancora un ultimo sforzo...”
Quando la mia compagnia mi chiese di lasciarla andare addosso al colosso, per poco mi rifiutai di acconsentire al suo desiderio. Era un gesto folle, disperato, ma avevamo altra scelta?
Dovevo fidarmi del suo giudizio, dovevo credere in lei come avevo fatto fino a quel momento.
La liberai dalla presa, seguendo con lo sguardo la sua discesa verso gli Inferi.
Non persi tempo ad osservare ulteriormente le sue gesta: Fanie aveva ragione, il tempo non era dalla nostra parte... Se non avessimo fermato quella creatura, tutto sarebbe stato perduto...
Atterrai rapidamente al suolo per contrastare il dolore provocato dalla frizione della ali sulle ferite aperte.
Cercai con lo sguardo una linea di tiro sgombra dalla presenza dei miei colleghi.
Bastava sollevare la visuale a rilasciare le mie energie magiche verso la parte superiore del suo corpo. Mi concentrai facendo appello alla mia forza di volontà, escludendo disperatamente le ondate di dolore, che sembravano non volermi dare tregua. Richiamai la vitalità del fuoco, la luce incandescente della fenice e la riversai contro il golem, pregando che le fiamme purificatrici potessero sopraffare la durezza delle sue placche. Fiamme contro lava... Un rischio che dovevo correre...
Ma non mi fermai, continuai a colpire il mio avversario dirigendo il mio palmo contro di lui, rilasciando la mia energia magica sotto forma di proiettili, cercando di colpire sempre uno stesso punto nel tentativo di penetrare la sua protezione fisica, forse magica, offertagli dal suo nuovo corpo.
Ero stremato, mi reggevo in piedi facendo affidamento sull'equilibrio offerto dalle ali. Non potevo, non volevo cedere.
Un ultimo sforzo, ancora un ultimo tentativo.
Quel colosso sembrava immortale, un'effige letale, il dio della morte...
Qualcuno crollò a poca distanza da me. Il mio primo istinto fu quello di provare a tirarlo via, a portarlo in salvo, ma mi costrinsi a non farlo. L'unica speranza di salvezza non era nella fuga.
Strinsi i denti, cominciando a sollevarmi in volo. Mi era venuta un'idea, un'azione abbastanza folle, ma dovevo provare.
I segni della stanchezza, il dolore delle ferite, non era facile mantenere la mia posizione in volo, non era facile manovrare verso un punto in cui avevo visto uno scintillio metallico.
Forse era solo un'allucinazione, semplicemente un miraggio dovuto al dolore, eppure in quello scintillio avevo riconosciuto la lancia che un tempo era stato lo stendardo di Fanie, quel simbolo di speranza che la ragazza elfa aveva condiviso con i suoi compagni, con me...
Mi concentrai, lasciando fluire la mia magia, manipolandola sotto forma di un potente attacco cinetico. Ogni mia singola azione mi provocò una sofferenza lancinante, ma non potevo arrendermi. Puntai la mano libera in direzione di quell'asta di metallo conficcata dentro le placche del golem, quell'apertura che poteva essere un barlume di speranza. Rilasciai l'ondata telecinetica nel tentativo di colpire quella che per me era la lancia spezzata di Fanie, cercando di spingerla ancora di più in profondità.
Quell'ultimo sforzò mi costrinse ad un atterraggio un po' brusco. Caddi in ginocchio dolorante, ansimando...
Mi sollevai a fatica in piedi, ma ricaddi nuovamente in ginocchio. Presi la schiavona e con ultimo sforzo la lanciai con la telecinesi verso l'incavo del polpaccio sinistro del golem...
E pregai per le nostre vite, per la salvezza delle nostre anime...
Kirin Rashelo
CS
[Riflessi 3, Intuito 1], «Kirin l'umano»
[Intuito 2, Intelligenza 2], «Zeross l'avatar demonico»
Energia Residua: 20%
[Fenice di Fuoco 10%, Ondata Telecinetica 10%]
Danni Fisici: Basso da artiglio al polpaccio destro, Medio da contusione per un colpo di mazza alla schiena, Medio per una ferita da taglio al fianco sinistro, escoriazioni varie di natura Bassa, Alto alla schiena da artigli.
Equipaggiamento
Flintlock scarica, rinfoderata
Schiavona nella mano destra
Passive
Presenza Demoniaca
Kirin incute un lieve timore in chiunque gli stia accanto, purché questo non sia un demone stesso, e che sia di energia pari o inferiore a lui.
Arcanista I
Kirin è in grado di a manipolare la magia per creare delle pallottole di puro potere arcano.
In termini tecnici questi attacchi a distanza possono essere utilizzati liberamente,
ma rappresentano comunque dei semplici colpi non tecnica.
Arcanista II
Le abilità magiche possedute da Kirin saranno così elevate da superare qualsiasi processo che intercorre fra intenzione e azione,
permettendogli di utilizzare tutte le proprie tecniche di natura magica in tempi di concentrazione pressoché nulli,
generandole istantaneamente e in qualsiasi condizione psicologica.
Arcanista III
Affinando l'intelletto con l'aiuto della “Gemma della Sapienza”, Kirin ha raggiunto lo stadio ultimo dei suoi studi: la “Visione della Magia”.
Non importa come si definisca tale capacità, auspex, sesto senso, intuito, quello che conta è il poter “vedere” gli effetti arcani comprendendone la loro natura intrinseca.
Telecinesi
Taanach: quel giorno segnò la fine di quasi tutte le mie abilità "Esper".
L'unica capacità, che è sopravvissuta, consiste nel riuscire a muovere il mio equipaggiamento con la sola forza del pensiero,
senza alcun dispendio energetico, ma a distanze limitate rispetto alla mia posizione.
Attive:
Pergamena
◊ Fenice di Fuoco ◊
Accolito degli elementi, [iniziale]
L'incantesimo inscritto in questa pergamena permetterà al mago, una volta che l'abbia imparato, di manipolare l'energia elementale del fuoco per dar vita ad una Fenice fiammeggiante che si scaglierà contro l'avversario.
Se utilizzata ad area, la tecnica causerà danno basso ad ogni nemico colpito.
Note: Tecnica di Natura Magica, elemento Fuoco.
Danni: Medio.
Consumo di energia: Medio.
Pergamena
◊ Ondata Telecinetica ◊
Raffica telecinetica, [iniziale]
L'incantesimo inscritto in questa pergamena permetterà al mago, una volta che l'abbia imparato, di lanciare una raffica di potere telecinetico verso un bersaglio con lo scopo di infliggere danni o difendersi.
La scarica telecinetica è in grado di scagliare o attirare verso di sé il bersaglio. La tecnica infligge danni da impatto o da contatto con l'oggetto scagliato. A seconda delle situazione è possibile utilizzare questa tecnica anche con una valenza offensiva o difensiva.
Note:Tecnica di Natura Magica.
Bersaglio: Avversario o Oggetto.
Consumo di energia: Medio.
Note:
L'avatar per difendere un suo compagno subisce in pieno le artigliate di un infetto [danno alto alla schiena]
Kirin porta in volo Fanie verso il golem. Dopo averla lasciata andare, cerca di ferire il golem con l'incantesimo della Fenice di Fuoco. Non soddisfatto continua ad infierire lanciando un salva di proiettili arcani [passiva liv.1 dell'Arcanista]. Notando uno scintillio che crede sia la lancia spezzata dell'elfa, Kirin riprende il volo e prova a conficcarla ancora più in profondità nel corpo del generale, sfruttando l'Ondata Telecinetica. Crollato al suolo in ginocchio, compie un'ultima disperata azione rivolgendo contro l'incavo del ginocchio la punta della lama della schiavona facendo uso delle sue capacità telecinetiche [Passiva]