| Masterbpi |
| |
CITAZIONE Narrato
"parlato Zanroar" "pensato Zanroar"
Le parole di quella feccia di Angus fecero breccia dentro di me sfondando una porta semi aperta, aumentando il ritmo del pulsare del mio cuore e riducendo per contro gli occhi a due puntini azzurri in un mare lattiginoso, macchiato qua e la da piccoli immissari scarlatti che saettavano prima di riversarsi la dentro. Eppure non potei dire di non aspettarmi quello che mi rivelò, una parte di me già sapeva e non voleva ammettere o forse, sopita dagli altri mille pensieri e dal poco interesse che avevo scoperto di provare per Alice, si era risvegliata con la comparsa dell’oscurità e del male in quella foresta morta. In ogni caso la dichiarazione del vecchio non mi colse del tutto impreparato.
Non mi amava e mai lo avrebbe fatto? Amava Lamrael? L’avevo sempre saputo e insieme lo scoprivo solamente adesso, come riscosso da un perpetuo torpore che mi aveva isolato dalla realtà per tutto questo tempo, io che realmente non mi ero mai interessato al matrimonio e l’unica aspirazione che avevo mai avuto era stata la gloria e la fama, con quanta arroganza avevo accettato una vita quasi normale fino ad allora pretendendo di ignorare lo scopo della mia intera esistenza? Non conoscevo la risposta e neppure pensavo ce ne fosse una, presi coscienza in un attimo e seppi che era sempre stato così, non appartenevo ad Arcae.
Il dolore e l’ira per la perdita della mia famiglia però rimaneva, anche se adesso mi spiegavo come mai non avessi avvertito più di un moto di pietà per la perdita della mia futura moglie i miei genitori e mio fratello erano tutta un’altra storia, pur se il mio futuro non prevedeva la loro presenza vicino a me restavano sempre i miei parenti e praticamente le uniche persone con cui avessi mai avuto in legame affettivo. Forse mio padre non dimostrava un briciolo d’affetto da quando avevo cinque anni, eppure il rapporto che avevo con la mia famiglia era la cosa che mi sarebbe mancata di più di Arcae, o forse la sola a dire la verità, soprattutto mia madre con la sua capacità di trasmettere le sue emozioni e farmi eseguire le sue richieste senza imporre niente o alzare mai la voce, pensare che non avrei più rivisto i suoi occhi azzurri e profondi che mi aveva tramandato era tremendo.
Gli scheletri dei guerrieri morti avanzavano lentamente verso di noi, senza espressione sul volto e senza fretta, consapevoli che non saremmo potuti scappare da nessuna parte, le armi nelle ossute mani che sembravano doversi rompere da un momento all’altro sotto il peso portato, coi loro occhi vuoti non conoscevano paura o pietà e non si sarebbero fermati prima della morte di ognuno di noi o la loro, come guidati da un padrone noncurante della loro incolumità.
In pochi attimi mi trovai costretto a indietreggiare di qualche passo, isolato dagli altri e sormontato da una decina di quei morti viventi che si paravano di fronte a me in molti con spade arrugginite ed un paio con lance lunghe puntate dritte verso il mio petto, trovai curioso che fossero tutti circa della stessa statura leggermente maggiore della mia, lo scheletro al centro era il più martoriato e gli mancavano molte costole come se fosse il più navigato tra loro: il capo.
Isolato dal mondo non solo fisicamente per via del gruppo di avversari ma anche mentalmente dalle scoperte improvvise degli ultimi attimi le voci dei miei compagni d’avventura e le risate di scherno di Angus mi arrivavano ovattate come mi fossi tappato le orecchie con la cera delle candele, non riuscii a capire nulla e nemmeno avrei voluto prestarvi attenzione, sconvolto com’ero per il fatto che la mia famiglia fosse stata uccisa per il gioco di un vecchio pazzoide al quale non avrei per nulla al mondo permesso di condizionarmi: qualunque cosa mi fosse successa alla sua comparsa, qualunque cambiamento mi fosse occorso negli ultimi istanti o quale fosse la natura dell’energia che avevo avvertito pochi istanti fa. Osservai il gruppo di scheletri che continuava ad avanzare verso di me, lenti e pesanti sui loro piedi deformati e consumati dal tempo trascorso a marcire sotto terra, io invece mi fermai e non indietreggiai di un passo, deciso a scoprire di cosa loro ed io fossimo capaci, non impaurito ma anzi inferocito e deciso a focalizzare ogni stilla di rabbia contro di questi, e ne avevo veramente tanta in serbo.
Vidi all’improvviso che un alone discendeva sulle sagome scarnificate che mi si paravano di fronte, invisibile eppure reale, con solo un brillare sospetto a tradirne la presenza, misterioso e sinistro credetti che fosse un'altra diavoleria dell’ombra malvagia e alzai la guardia con le due spade in mano per essere pronto a difendermi da qualsiasi cosa, ma non vi fu un’offensiva, quello che accadde potrei descriverlo in effetti come una trasformazione.
Pian piano che il bagliore si abbassava vedevo le sagome di fronte a me prendere forma, rimpolpare quelle ossa prima con muscoli rosso vivo, sprovvisti di ogni strato di pelle insieme agli occhi che andarono a colmare i vuoti delle orbite, quindi il tutto venne ricoperto di epidermide e vestiti, capelli e barba dove presente e immaginai che tutti quegli scheletri stessero riprendendo le forme dei propri corpi una volta vivi, ma rimasi di stucco quando capii che quelle erano le vittime di Arcae, e non scelte casualmente perché di fronte a me si ergeva tutta la mia famiglia e il gruppo di compagni che frequentavo nelle mie notti di bagordi e che adesso mi fronteggiavano con le armi in pugno.
Rimasi di stucco sul momento, con la bocca aperta per lo stupore mentre quelli continuavano la loro avanzata lenta e incessante, i tratti così affilati di mio padre con quella cicatrice a lato della bocca, la perfetta pelle liscia di mia madre, i capelli ispidi e castani di mio fratello non sembravano dar adito a dubbi, i miei cari ed i miei amici morti stavano davvero di fronte a me? Resuscitati dalla magia oscura di un pazzo oppure strappati momentaneamente alla morte solamente per torturami non importava, perché in ogni caso avrebbero cercato di uccidermi e non avrebbero avuto pietà, lo sapevo come avevo sempre saputo di non amare Alice. Indietreggiai con il piede destro per avere più appoggio, e qualcosa mi fece venire un ragionevole dubbio.
Le espressioni anonime e indefinite delle persone che così bene conoscevo avevano qualcosa di strano e sinistro, le rendevano irreali e artificiali come dei manichini o marionette ben realizzate ma comunque composte di materia morta, inoltre adesso riuscivo a sentire molto bene il suono dei loro passi come se calpestassero il terreno terribilmente vicino al mio orecchio eppure non avvertivo l’ombra di un respiro in nessuno di loro, di quei morti rianimati e mi parve molto strano. Tutti questi fattori uniti ad un istinto che provavo dal primo momento in cui apparvero le facce tanto conosciute mi spinsero a diffidare di quella trasformazione e così, per buona misura invece di arretrare decisi di scattare in avanti dritto verso il centro della loro formazione.
Non diedero cenno di reazione al mio movimento anzi avanzarono ancora di un passo prima che fossi a portata di uno di quegli avversari che si erano disposti in un semicerchio quando videro che puntavo verso il loro compagno in mezzo. A due metri dal morto più vicino questo, che brandiva una lancia e si trovava alla mia destra, caricò un affondo e puntò la sua arma verso il mio petto e per fortuna che la sua velocità era piuttosto ridotta perché quando mi scansai deviando lievemente a destra per portarmi all’esterno della formazione e non venire intrappolato sentii lo spostamento d’aria a pochi centimetri dal braccio sinistro e un rivolo di sudore freddo imperlò la mia fronte.
Nonostante il rischio però adesso mi trovavo in netto vantaggio rispetto al primo avversario che aveva la forma di Aldern, un vagabondo della mia età senza nessuna aspettativa se non diventare come Angus un buono a nulla, e fu così facile colpire con la daga impugnata nella mia mano sinistra la base del cranio e falciargli la testa di netto. Alla fine del mio attacco ebbi la conferma che quelli non avevano ricomposto la forma corporea originaria, visto che la spada non incontrò alcun muscolo e nemmeno il più piccolo fiotto di sangue sgorgò dal punto in cui affondai la lama. Una volta privato della testa inoltre, lo scheletro tornò tale e perse le sembianze magicamente acquisite.
Arso da nuovo vigore e nuova rabbia contro quel viscido di Angus che aveva tentato di utilizzare un così misero trucchetto contro di me non esitai a saltare addosso al secondo avversario che mi rivolgeva ancora la schiena e brandiva un pesante spadone. Era troppo tardi quando si accorse di me, mi gettai a terra e rotolai per evitare la sua arma che aveva mulinato con una forza straordinaria, quindi conficcai la spada corta nella rotula del nemico e feci leva, sperando che la fragilità che aveva dimostrato il suo compare valesse anche per lui, ed indovinai.
Forse perché sbilanciato dall’enorme arma che forzava sul suo lato destro la giuntura cedette spingendolo a rovinare su altri due dei suoi, uno dei quali trafitto dalla stessa arma che era stata usata contro di me non riuscì più a muoversi mentre l’altro si rialzò con una certa rapidità, dandomi appena il tempo di finire il tizio con lo spadone caduto a terra con un affondo congiunto delle mie due lame prima di attaccarmi costringendomi a rotolare a sinistra per scansare il suo fendente.
Se fossi stato più attento mi sarei accorto che l’ultimo attacco era stato volutamente costruito per spingermi nella direzione che mi era obbligata perché quando tornai a guardare quello che avevo attorno mi accorsi che ero stato spinto proprio in mezzo a tutti loro, una facile preda dei loro attacchi provenienti da ogni lato, sarebbe stato impossibile per me difendermi da ogni fendente o affondo. Per essere scheletri erano più intelligenti di quello che avrei potuto pensare.
Quando partì l’attacco capii di non avere speranza, erano in sette e ognuno puntava una parte diversa del mio corpo e sarei morto se ancora una volta il gioiello azzurro nella mia spada non si fosse illuminato, suggerendomi che esistesse un’abilità in grado di proteggermi in quella situazione. Così mi concentrai e sentii ancora una volta il fuoco dentro di me, quella strana energia pulsare e ingrandirsi, aumentare di intensità così come la luce emanata dallo zaffiro che parve espandersi a dismisura formando un prisma color celeste tutto attorno a me contro il quale gli attacchi nemici cozzarono venendo respinti inesorabilmente.
Nessuna espressione stupita apparve sui volti illusori a riprova che di quello, di un’illusione appunto, si trattava, parvero anzi acquistare nuovo vigore e forza dalla mia difesa, ma non persi tempo convinto com’ero che restare dove mi trovavo fosse pericoloso e non appena la barriera zaffiro scomparve balzai a sinistra, scansai l’altro affondo di spada dell’avversario che avevo avvicinato e piantai le mie due armi nelle giunture delle spalle, così che non potesse muoversi, e per un attimo le lasciai li per avere le mani libere così da poter afferrare due coltelli che avevo alla cintura, uno per mano, e lanciarli in direzione dei due scheletri che circondavano il loro capo al centro della formazione, quindi ripresi le due spade e con uno strattone le staccai dalle spalle del mio bersaglio che cadde a terra senza braccia. Alzai lo sguardo e vidi che i pugnali avevano mietuto altre due vittime, e che adesso restavano solamente quattro scheletri che marciavano indomiti verso di me, e che il più vicino dei quattro stava già attaccando con la sua ascia che cercai senza successo di parare, la sua forza era superiore alla mia e venendo colto alla sprovvista riuscii solamente a deviare il colpo diretto alla testa con la mia lama ed a fargli colpire la mia spalla sinistra, riscontrando un taglio non eccessivamente profondo ma piuttosto doloroso.
Mi accorsi solamente dopo che colui che mi aveva ferito incarnava le sembianze di mio padre, capo delle guardie di Arcae, così indifferente alla ferita lasciatami da essere capace di caricare immediatamente un altro colpo che però non ebbe il tempo di scagliare. Un ruggito rabbioso esplose dalla mia gola, una rabbia che non aveva niente a che vedere con il sentimento che provavo prima e rispetto al quale si era amplificata enormemente e, probabilmente a causa di quella ferita, il cervello per un attimo smise di venir controllato dalla volontà e l’istinto iniziò a farsi strada sul campo di battaglia ignorando dolore e danni collaterali che avrei potuto provocare alla spalla invertì la presa sulla daga e la conficcò nel collo di mio padre, dove in un secondo momento affondò anche l’altra spada, quindi con un atto burbero strappò le due lame da dove le aveva conficcate e con il piede dette un calcio per allontanare lo scheletro che una volta aveva assunto le sembianze del mio vecchio.
Quando ripresi il controllo di me stesso stavo già correndo verso il prossimo avversario, uno dei tre rimasti che possedeva le fattezze di Jorgen, un ragazzo alto e dinoccolato del tutto incapace di compiere una qualsiasi azione in combattimento in vita, con la collera montante ancora una volta intuii la direzione della stoccata che stava puntando al mio collo e ne deviai il corso con la lama lunga che tenevo nella mano destra, affondando quindi la daga nel polso tranciandogli la connessione con la spada e lasciandolo indifeso pronto per essere decapitato. Quando fu il momento non esitai a colpire e lui cadde.
Erano rimasti in due ormai, mia madre e mio fratello. Nonostante sapessi che fossero ridicole imitazioni decisi di lasciare mia madre per ultima, volevo poter rivedere le sue fattezze ancora una volta prima che scomparisse di nuovo riunendo lo scheletro che la ospitava alla terra morta. Mi lanciai dunque verso il più basso dei due avversari che impugnava una lunga spada arrugginita e lui non provò ad attaccarmi lasciando che fossi io a sferrare l’offensiva.
Forse fui prevedibile o magari esitai un attimo di troppo riluttante a danneggiare anche la più pallida immagine del mio piccolo fratellino, fatto sta che parò i miei due fendenti incrociati con le lame diretti al collo con una facilità disarmante senza nessun segno di esultanza o scherno nel volto, e fu per sorpresa che non mi difesi dall’attacco al fianco che mi rivolse e che fortunatamente si risolse in poco più di un graffio a causa di una mia tardiva ma provvidenziale schivata a cui seguitò una rotazione e un fendente orizzontale che mozzò la testa di netto a quell’usurpatore di memoria. Restava solo lei, incarnata dal più mal ridotto di loro che credeva con questo trucco di riuscire a sopraffarmi, credeva di fermare il mio attacco diventando una persona amata, ma io l’avevo scoperto e non avrebbe avuto scampo. Nessuna pietà per lui.
Avanzai a passi lenti e misurati, quella ridicola imitazione priva di calore umano di mia madre non si mosse, non aveva possibilità di arrendersi soggiogato com’era alla magia oscura ma seppe che l’avrei ucciso, e di dover combattere per cercare di danneggiarmi il più possibile per facilitare il compito al suo padrone.
Sentii un suggerimento provenire ancora una volta da dentro di me, come era successo prima in due diverse occasioni in cui si era svelata una nuova abilità e io, come ormai avevo imparato a fare, non repressi l’istinto ma lo assecondai attingendo ancora al fuoco dentro di me, pensando questa volta ad una finta che avrei voluto eseguire per disorientare il mio avversario, così da essere sicuro che la sua difesa andasse a vuoto, un attacco diretto al collo del malcapitato da destra verso sinistra e, quando l’energia si profuse da me seppi che stavo inviando quell’immagine alla mente dell’avversario, decidendo di assecondare quell’illusione con un gesto della mano destra come se realmente stessi compiendo quel movimento.
Seppi che l’attacco era andato a buon fine dalla parata che mia madre eseguì su un attacco mai eseguito e ne approfittai, ormai sempre meno stupito dai poteri che dimostravo di possedere, recidendo il polso armato con la lama della mia daga, dopodiché osservai attentamente per un secondo molto intenso il viso illusorio di mia madre.
“ Addio per sempre mamma”
E colpii questa volta realmente al collo decapitando in un sol colpo la persona che avevo amato di più al mondo e che ormai mi aveva lasciato per sempre.
Capacità Straordinarie: 1 (Ingegno) Energia:Gialla80-5-5=70%> Equipaggiamento:Spada corta: in pugno (mano destra); Daga: in pugno(mano sinistra); Coltelli da lancio 18/20 Consumi: Basso=5%; Medio=10%; Alto=20%; Critico=40% Pericolosità:F Danni subiti:Fisico: Danno Basso Psicologico: illeso(Furente) Anima: Danno Medio Diritto fisso[Passive in uso]:Grande grossa e..L’esperienza insegna: le apparenze ingannano. Così come non si giudica un libro dalla copertina, negli anni di lavoro ho imparato a non giudicare mai un lavoro dall’esterno, una cassaforte all’apparenza impenetrabile potrebbe essere la preda più facile di questo mondo, come potrebbe essere vero il contrario. Così affinando le sensazioni, e studiando i vari modelli, lentamente ho creato uno schema che raramente mi conduce a giudicare le cose per quello che non sono, aiutato dall’udito allenato e dall’inventiva che recentemente ho scoperto in me posso svelare l’inganno. [abilità razziale del mezz’elfo: uno dei cinque sensi più sviluppato del normale (udito), passiva energia Bianca del Talento Stratega (riconoscere le illusioni senza tuttavia disfarle), CS donata dal dominio assegnata all'Ingegno] Materiale utilizzato[Abilità e Pergamene utilizzate]:
Abilità personale di dominio dei Congegni (1/10) Difensiva, natura Magica, bersaglio Singolo. Potenza Variabile, consumo Basso: il caster per difendersi dalle offensive può evocare congegni meccanici quali serature, lastre metalliche, sportelli blindati di casseforti, intere casseforti e altri simili sezioni di zaffiri o intere gemme così da coprire l'intero corpo. Queste emanazioni dovranno necessariamente avere origine dal caster o dalle sue immediate vicinanze.
Pergamena iniziale da mentalista “Disorientare”: Natura fisica, potenza Bassa, consumo Basso: accennando un movimento il caster lancia un’offensiva psionica contro l’avversario, che subirà un danno Basso e crederà di venir attaccato secondo una finta o un accenno di movimento, se non opportunamente difeso Operazioni svolte [Descrizione post]: eccoci. prima del combattimento ho fatto usare una tecnica illusoria al gruppo di scheletri che modificasse il loro aspetto diventando la famiglia e gli amici di Zanroar, così da far comparire la passiva del Talento stratega che permette di riconoscere le illusioni senza però disfarle ed anche quella del mezz'elfo di sensi sviluppati (udito), inoltre ho modificato la mia variabile personale di difesa così che evochi zaffiri invece che congegni meccanici, spero non sia un problema l'ho fatto per caratterizzare più il personaggio, comunque per quanto riguarda il combattimento:
Zanroar scatta verso il centro della formazione, scarta sulla destra schivando un affondo di lancia ed uccide il primo scheletro decapitandolo.
successivamente rotola in avanti evitando un colpo di spadone e conficcando la spada corta nella rotula lo fa cadere addosso ad un altro e poi lo trafigge, muoiono entrambi.
schivando un fendente si ritrova accerchiato dai nemici, impossibilitato a difendersi evoca un prisma di zaffiro di potenza Bassa che lo circonda e difende da ogni attacco fisico.
balza di lato a sinistra schivando un affondo e conficcando le due spade nelle spalle ossute di un altro scheletro, l'ultimo a sinistra, così da poter afferrare due coltelli e lanciarli uccidendo i due scheletri che circondano quello al centro
intanto un altro si fa avanti e Zanroar non riesce a schivare l'attacco ma solo a deviarlo subendo una ferita bassa alla spalla. uccide quel nemico dilaniandolo con la forza dell'ira e scatta verso un altro
correndo devia l'attacco del terzultimo scheletro, gli trancia il polso e poi lo uccide senza esitare
il successivo scheletro ha le fattezze del fratello e Zanroar pur sapendo che si tratta di un'illusione non riesce ad essere cinico e si fa parare l'attacco riuscendo solo all'ultimo istante a schivare il contrattacco, quindi eseguendo una rotazione decapita di netto quell'avversario
si dirige contro l'ultimo scheletro, lo inganna con la pergamena da mentalista "Disorientare", gli taglia il polso e quindi uccide anche quest'ultimo.
il danno all'Anima che avrebbe dovuto essere Basso passa a Medio per via delle rivelazioni di Angus e della rabbia scaturita da tutti gli accadimenti. |
| | |
| |
|