Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Leoni Rossi ~ Born from the ashes, Atto I

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view post Posted on 17/4/2014, 09:55

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Ripartirono poco dopo aver mangiato, il gruppo di uomini, guidati da Lamrael, abbandonarono la grotta e con essa gli incubi che li avevano animati. Quei sogni grotteschi e brutali erano ormai un lontano ricordo, proseguirono verso sud e, dopo circa venti minuti di cammino, incontrarono un fiume al limitar della foresta, poco prima dell’inizio del deserto. Il fiume discendeva dalle montagne e, con molta probabilità, l’acqua sfociava direttamente nel mare.

« Nessuno di voi era venuto qui ieri? »

Sarebbe bastato che, qualcuno, si fosse spinto più a sud durante l’esplorazione per trovare l’acqua senza fatica. Gli uomini riempirono le borracce e attraversarono il guado del fiume, bagnandosi solamente le caviglie. Finalmente si lasciarono alle spalle quella maledetta foresta, che era stata null’altro che un teatro di incubi, che aveva aperto le loro menti a rivelazioni scioccanti, che stava riempiendo i loro animi di corruzione e oscurità.
Il gruppo continuò a camminare per un altro paio d’ore, ore di cammino in cui solo il deserto si spiegava dinanzi ai loro occhi. Era una distesa di sabbia apparentemente interminabile. Dune su dune ondeggiavano dinanzi ai loro occhi senza un apparente fine e, il sole in alto nel cielo, pareva divorarlo con il calore dei propri raggi. Faceva caldo, troppo caldo per i gusti di Lamrael, il sudore gli imperlava la fronte, le vesti erano zuppe dei suoi stessi liquidi, pareva che, da un momento all’altro, si sarebbe sciolto come ghiaccio, diventando dapprima una pozza d’acqua e in seguito null’altro che vapore. Le scorte d’acqua non erano mai abbastanza, chi doveva, spesso era attaccato alla borraccia per reintegrare liquidi, la sete pareva essere l’unico reale nemico verso la vendetta poiché, tutto il resto, sarebbe stato annientato dal fuoco della sua vendetta, e dalla rabbia di quel gruppo di uomini.
Quando il sole era nel punto più alto del cielo, all’orizzonte si scorse una piccola città, molto più grande di Arcae, le mura di pietra cingevano le abitazioni in un abbraccio, cupole dalle fattezze tipicamente orientali, sgargianti e rimarcate d’oro, si spandevano per tutta la cittadina. Al centro della città, nel punto più alto, un palazzo bianco svettava verso il cielo, pinnacoli e cupole, sempre d’oro, erano l’elemento più caratteristico del palazzo, elemento comune in quasi tutte le città dell’Akerat. Giunsero infine alle porte della città, l’ingresso nord era composto da un’enorme inferriata, probabilmente aperta di giorno e durante la pace, e saldamente chiusa la notte, quattro guardie scure di carnagione, armate di scimitarra e armatura leggera, proteggevano l’ingresso. Il gruppo di Lamrael era in fila, come qualsiasi altro mercante, viandante, avventuriero o fuggiasco che avesse un motivo o un altro per viaggiare e ritrovarsi in quella città. Dinanzi a loro c’erano un centinaio di uomini, di cui anche vecchi, donne e bambini. Tutti erano molto stanchi e provati, molti avevano la faccia sporca di sabbia, le labbra secche, le gote scavate, le vesti logore e strappate, privi di forza stremati da un viaggio lungo e difficoltoso. Invero in pochi parevano mercanti, molto pochi avventurieri. Molti assomigliavano alle persone di Arcae, nient’altro che contadini.
Molti erano come lui.

« Ricordatevi, siamo qui solo per cercare informazioni. »

Lentamente la fila di uomini si andava a sfoltire, alla spicciolata quasi tutti riuscivano a entrare all’interno della città e a superare i controlli, non troppo approfonditi, delle guardie. Ma infondo bastava guardarli, bastava ascoltare una delle tante storie che essi raccontavano a loro per capire che erano solo contadini disperati. Le storie erano tutte simili, tutte avevano lo stesso filo conduttore.

« Devi credermi, DEVI CREDERMI! »

Una donna disperata in preda a una crisi di pianto s’agitava scuotendo la guardia, era in ginocchio e le lacrime le scorrevano sul viso ricolmo di sabbia, gli occhi azzurri e profondi erano immersi nelle lacrime.

« Un mo…mostro ha attaccato il nostro villaggio, non abbiamo più niente. Più niente. »

Le guardie la guardarono con compassione e pietà, non era il primo racconto che udivano di questo genere, invero da molte settimane tutti parevano raccontare la stessa cosa. Tutti avevano perso ogni cosa.
Ma loro non potevano fare nulla, se non farli entrare nella città e sperare che avessero fortuna.
Ma sapeva che molti di loro sarebbero morti di fame, che molti di loro sarebbero giunti alla disperazione.

La città non era capace di accoglierli tutti, né di sfamarli.
Presto o tardi lei, la città, si sarebbe cibata dei loro corpi.

Quando tocco al gruppo di Lamrael, il contadino disse le stesse cose di tutti gli altri, narrò la loro storia, il loro attacco, e gli occhi compassionevoli della guardia indugiarono anche su di loro perché, infondo, loro erano come tutti gli altri. Disperati.

« Benvenuti a Umut Alev. »

La guardia lo disse con tono basso, come se questa fosse una condanna.
Lo disse senza gioia nella voce.
« Ora dobbiamo dividerci, » disse Lamrael guardando i suoi compagni, « ci incontreremo prima del calar del sole a quella locanda. » Indicò una bettola davanti a loro, non avevano molto oro da spendere, non potevano permettersi molto altro, ma sempre meglio dei sassi e delle pietre della notte precedente.
« Mi raccomando, fate attenzione e cercate di scoprire il più possibile su Aundara, siamo qui per questo. »






QM - POINT

Perdonate il ritardo, come detto non accadrà più. Ora rimettiamoci a lavoro.
Bene, ci dividiamo ancora, la città benché non molto grande, rispetto al villaggio iniziale è tutt'altro mondo. Sostanzialmente ha uno schema molto facile, in alto, al centro della città, c'è il palazzo reale, bianco e pieno di cupole. Intorno le case dei nobili e, man mano che si scende - da ambo le parti - diventa sempre più povera. Oggi è il giorno del mercato cittadino, che potete trovare nella piazza principale, non molto distante dal palazzo reale, molta della popolazione è lì. Altrimenti nella città sono presenti 3/4 fabbri, una dozzina di locande, una Chiesa, riconoscibile perché molto simile a una moschea, e una caserma.
Ci spostiamo in confronto, 3 giorni dal mio stop lì. A voi ^^

 
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Ydins
view post Posted on 12/5/2014, 02:05




Leoni Rossi - Informazioni a pagamento.



Daries ci rimase molto male quando scoprì che le sarebbe bastato cercare più a sud per trovare dell'acqua dolce e di facile ricavare quello di cui avevano bisogno. Per qualche istante ripensò alla fatica che aveva fatto prendendo quella sabbia ed infilandola nella maglietta di Paneak per poi filtrare l'acqua. Il pugno le si strinse involontariamente esortato da un comando di un corpo incapace di nascondere la rabbia.

Dopo il ridente ruscello che avevano dovuto attraversare bagnandosi i piedi, arrivò il turno del deserto. Quelle distese di sabbia non erano da ignorare e risparmiare acqua era imperativo, anche se la donna poteva vantare una certa resistenza ai morsi della fame ed alla gola secca. Ciò che però incomodava di più la guardia cittadina era il sole. L'esposizione ai raggi solari le stava provocando un gran mal di testa e doveva restare coperta per evitare di procurarsi delle scottature, cosa che le faceva soffrire ancora di più, perché solo il viso poteva essere rinfrescato di tanto in tanto da qualche brezza. Finalmente dopo ore di cammino il gruppo arrivò ad intravedere la sagoma di quello che sembrava essere una città. La vendicatrice era felice di poter finalmente abbandonare quel paesaggio triste per potersi mischiare con della gente, non importava il rango o le origini, aveva bisogno di parlare con qualcuno che non facesse parte della sua compagnia.

Ciò che catturò l'attenzione della Rieella fu la quantità di gente che vide vicino all'ingresso della città. Molti sembravano essere allo stremo delle forze, dovevano avere camminato quanto loro o forse di più; dovevano essere persone che erano state vittime di qualcosa per abbandonare le proprie case e cercare salvezza in quella piccola oasi di pietra in quel territorio ostile. Qualche settimana prima, la donna si sarebbe precipitata per aiutare le persone in difficoltà, probabilmente donando tutta l'acqua che le restava oltre alle scorte di cibo che possedeva, ma per qualche motivo adesso non provava alcun tipo di emozione nei loro confronti. Non era li per fare volontariato e non avrebbe condiviso le proprie risorse con persone che non avevano la forza di strappargliele.

Lamrael ricordò a tutti della necessità di raccogliere informazioni, mentre il pianto di una donna catturò l'attenzione della donna, diceva di aver perso tutto dopo un mostro aver attaccato il suo villaggio, allora loro non erano stati i primi ad aver incontrato Angus ed il suo strano progetto che prevedeva la morte di innumerevoli innocenti.

Dopo aver ricevuto il benvenuto da una guardia nella città di Umut Alev, l'umana come concordato si separò dal gruppo e seppe con esattezza che cosa cercare. Un prostibolo era un posto dove si radunava tanta gente in cerca di qualche momento di piacere. Spesso i clienti si confidavano con le prostitute rivelando preziose informazioni. Con un po' di fortuna avrebbe trovato ciò che cercava.

Domandò ad un paio di persone che con un po' di schifo l'avevano trattata come una meretrice e le venne indicato in entrambi i casi il bordello di Madam Sabriye. La struttura pareva trovarsi al limitare della zona povera con quella ricca, forse un modo per ottenere i soldi di entrambi con più facilità.

Finalmente la donna giunse a destinazione e chiese della signora che possedeva quel posto e la mercanzia al suo interno. Le dissero che la domina si trovava nel pian terreno, non ci volle uno studioso per comprendere che la donna meglio vestita del circondario fosse la padrona. Bionda, con un sensuale neo alle labbra e molto bella, nonostante l'età, sicuramente quando era nel fiore degli anni doveva avere molti pretendenti. Daries sapeva che doveva giocare al meglio le proprie carte per evitare di trovarsi in una brutta situazione, dopotutto era una giovane femmina in un bordello.

Con un tono di voce calmo e controllato, si rivolse alla Madam.

Salve, lei è la Madam Sabriye? Il mio nome è Daries, ho un disperato bisogno del suo aiuto.



Il fatto che la donna non l'avesse ancora cacciata significava che non aveva ancora commesso errori, poteva farcela. Così decise di continuare.

Vengo da un villaggio che è stato distrutto poco tempo addietro, mio padre è morto quando ero ancora piccola, mentre mia madre è scomparsa con l'attacco alla nostra casa. Non sono in cerca di una sistemazione o di un lavoro, ma solo di un po' di tempo. Vorrei parlare con qualcuna delle sue ragazze e vedere se riesco ad ottenere qualche informazione in più. Il mio scopo è quello, assieme ai miei compagni, di trovare il responsabile che mi ha rovinato la vita. La prego!



Madame voleva offrirle protezione, ma non era quello di cui aveva bisogno. Sapeva che era Angus ad avere bisogno della sua protezione, perché niente avrebbe fermato la sua ascia quando sarebbero stati in due, lei contro lui.

Daries risponde in maniera molto educata:

Mi spiace, ma non cerco protezione, solo informazioni per evitare che tale cosa possa ripetersi ed altre persone perdano mariti, mogli figli e genitori. Credo che tu possa comprendere questo. Potrei fare qualche domanda in giro? Magari qualche ragazza conosce qualche dettaglio che mi potrebbe tornare utile.



Come ci si doveva aspettare dalla proprietaria di una casa chiusa, la sua visione della vita era piuttosto affaristica, il buon vecchio “do ut des”, offrire qualcosa in cambio di altro. Era pienamente comprensibile, già era stata abbastanza paziente ad ascoltarla, una delle tante persone in cerca di aiuto. Il suo caso era leggermente diverso, ma non si era aspettata per un solo istante di ricevere carità.

Soldi non ne possedeva molti e sicuramente non sarebbero stati sufficienti per pagare l'informatrice, ma non c'era scritto da nessuna parte che dovevano essere soldi frutto di duro lavoro e fatica del proprio sudore. Aveva compreso che i suoi poteri non erano legati esattamente alle forze del bene, forse con un po' di concentrazione sarebbe riuscita a “forgiare” qualche monetina.

Chiuse gli occhi e si concentrò intensamente, desiderò ardentemente di possedere un sacco pieno di monete in tasca. Sentì un leggero mal di testa, ma anche una pressione sul lato destro dei pantaloni. Infilò la mano e trovò la sua ricompensa. Allungò il recipiente alla donna e ricevette così il permesso di poter parlare con una prostituta.

Aveva bisogno di trovare la ragazza adatta, ci voleva qualcuno che non si fosse già abituata alla propria vita, che non avesse un forte carattere e che fosse il meno estroversa possibile. Gli ci volle qualche minuto per identificare quella che le sembrava la più vicina al profilo che aveva stabilito. Si avvicinò con calma e cercò di andare dritta al sodo, dopotutto il tempo era denaro, e quelle monete le avevano provocato un mal di testa.

Ciao, mi chiamo Daries. Il mio villaggio è stato attaccato pochi giorni fa da un mostro, sai dirmi se c'è stato qualcun'altro che ha sofferto un'esperienza simile alla mia?



Come previsto si dimostrò disponibile a rispondere e fu concisa, cosa che non si aspettava di certo in una professionista del piacere.

Qui siamo tutte come te, i nostri villaggi sono stati distrutti da una creatura mostruosa, quasi tutti sono morti, del mio villaggio erano solo pochi i sopravvissuti.



Era ovviamente scossa, ma il ferro andava battuto finché era caldo:

Sono consapevole che la cosa è dolorosa, ma potresti fare uno sforzo? Magari ti ricordi qualche dettaglio che potrebbe esserci utile. Stava per succedere qualcosa di particolare nel villaggio quand'è successo? Qualcosa come una festa, oppure una riunione. Ti prego, qualunque cosa potrebbe essermi d'aiuto!



La risposta non tardò a farsi sentire:

No, nessuna festa, era tutto normale, un giorno normale" dice singhiozzando "La bestia ha detto ai sopravvissuti tutti la stessa cosa, siamo destinati, destinati a qualcosa di grande.



Poi scoppiò a piangere, dopotutto erano ricordi dolorosi, e pochi giorni prima anche lei aveva versato delle amare lacrime.

Destinati a qualcosa di grande?



Disse Daries in tono enigmatico, poi appoggiò la mano sulla spalla della ragazza con l'intenzione di consolarla. Come da accordi non poteva parlare con le altre e non voleva di certo mettersi a materializzare soldi oppure avrebbe attirato l'attenzione, così abbandonò il bordello per poi tornare alla locanda. Doveva comunicare ciò che era avvenuto agli altri, forse Angus stava preparando qualcosa in larga scala.

CITAZIONE
Energia residua: 70%
Fisico: Ferita bassa al braccio sinistro x2. Ferita bassa alla spalla sinistra..
Psiche: Illesa.
Anima: Alto.
Stato d'animo: Colpita dal recente sviluppo.
Armi usate: Nessuna.
Azioni: Daries si infligge un danno di entità bassa all'anima per materializzare delle monete.
Abilità in uso: Tenacia (Daries è resistente alla fame ed alla sete).
Note: Nessuna..

Tenacia :. La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.

Passiva del nano.

 
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Masterbpi
view post Posted on 12/5/2014, 23:04






CITAZIONE
Narrato
"parlato altri"
"parlato Zanrroar"
"pensato Zanroar"


Quasi credetti di aver immaginato tutto una volta che il giorno ebbe risvegliato la mia coscienza turbata dagli incubi e dagli avvenimenti trascorsi i giorni precedenti, tutto sembrava più lontano e il dolore ormai un flebile spettro di quello che avevo provato prima di partire dalla piccola cittadina di Arcae. Molte cose erano cambiate da allora e solamente la passata notte pareva avermi aperto gli occhi così che mi rendessi conto di questo, così che potessi definitivamente decidere di staccarmi da tutto quello che mi bloccava e opprimeva. Tutto sembrava avere una ragione, anche se al momento ignota, ed essere parte di un disegno stabilito da qualcuno; stranamente questo mi fece sentire rassicurato perché se realmente c’erano dei piani su di me non tutti mi volevano morto e poteva veramente essere questo l’inizio della mia ricerca di potere. Avevo ancora uno scopo per andare avanti oltre alla vendetta.

Passare di fianco al fiume che tanto difficile da trovare era sembrato la notte precedente non scalfì minimamente la sicurezza acquisita dal mio animo con la nuova consapevolezza di esser parte di qualcosa di grande, non importava che cosa sarebbe costato ma avrei guadagnato potere e avrei raggiunto i miei obbiettivi.

Riscuotendomi da quei pensieri mi accorsi di essere giunto alle porte di una città molto più grande di quanto fossi abituato a vedere nel pidocchioso villaggio in cui ero nato e dal quale iniziavo ad essere felice di essermi allontanato, una città che sicuramente avrebbe ospitato ogni genere di viandante oltre ad una varietà di commercianti e locande di ogni genere eppure quelle torri bianche stagliate contro il cielo e quelle cupole perfette erano l’unica cosa che attirava la mia attenzione di tutto quello che il posto poteva offrire.

Una interminabile coda di persone nella stessa situazione dei sopravvissuti di Arcae rallentava di molto l’accesso all’interno delle mura tanto che persi la pazienza seccato com’ero di dover attendere tutte queste persone ordinarie che stavano ritardando la mia visita al palazzo e in generale il futuro che da quel giorno vivevo in continua attesa delle prove che mi avrebbe riservato, che il piano si facesse più chiaro e potessi scoprire tutte le mie potenzialità fino a adesso inespresse. Donne con figli destinate alla prostituzione per sopravvivere, uomini troppo vecchi o troppo deboli per poter trovare un lavoro e sostenersi: non capivo che speranza avesse la maggior parte di tutti quegli sfollati così palesemente incapaci di provvedere a sé stessi che non poteva esserci un piano nel loro futuro se non quello di una morte dolorosa. Nessuno avrebbe osservato e guidato il loro cammino per portarli un giorno dove avrebbero potuto raggiungere la loro pienezza. Nessuno era come me.

Dopo un tempo incalcolabile riuscimmo infine ad entrare sotto gli sguardi di finta compassione delle guardie, alquanto male addestrate a parer mio, e allora quel presuntuoso di un contadino si prese ancora la briga di dirci cosa fare credendo di potersi ergere a capo o guida del gruppo senza meriti né consenso di alcuno di noi. Decisi di ignorarlo e continuare per la mia strada cercando informazioni a modo mio e non seguendo il metodo di nessuno, quel Lamrael aveva fortuna perché i nostri interessi ancora coincidevano altrimenti non mi sarei fatto guidare né avrei ignorato tale affronto.

La conformazione della città non avrebbe potuto essere più semplice, con due strade principali che attraversavano i vari quartieri che man mano salivano di estrazione fino ad arrivare al punto di unione identificato nel palazzo che tanto mi aveva attirato dall’esterno e, se mi ero aspettato di vedere crescere i quartieri ricchi nell’avvicinarmi a quella struttura e la scomparsa delle catapecchie povere rimasi colpito dal maniero ancor più di quando l’avevo avvistato in lontananza.

Un ampio portone si stagliava di fronte a me fronteggiato da plotoni di guardie decisamente armate di tutto punto e molto più esperte rispetto a quelle all’entrata, mura così bianche da accecare al riflettersi della luce del sole sorvegliavano la sicurezza di quel luogo ovviamente sempre a rischio di attacco da parte di rapinatori o dissidenti invidiosi di ricchezza o stanchi della povertà, di dover lavorare quando a due passi da loro c’era qualcuno che non muoveva un dito e se la passava decisamente meglio. Inutile spiegare a queste persone che il potere porta con sé pericoli e responsabilità, non capirebbero.

Torri tutte uguali, dello stesso colore delle mura così alte da dare l’impressione di toccare il cielo sormontate da cupole d’oro splendenti come tanti soli immobili a osservare la distesa di persone insignificanti sotto di loro giudicandoli come insignificanti insetti nella loro infinitamente più lunga esistenza. Osservare ammirato quella manifestazione di magnificenza mi fece tornare la mente al futuro che mi si parava davanti prima del massacro di Arcae, quindi decisi di andarmene e voltare le spalle al simbolo di potere della città, rimanere fermo non mi avrebbe fatto ottenere informazioni sul demone. Me ne andai in direzione del quartiere ricco della città che avevo appena attraversato, ma questa volta camminai senza prestare attenzione a varie peculiarità immobiliari focalizzando invece l’attenzione sull’udito, ascoltando cercando tra i gruppi di uomini alcuni indizi di qualcosa di utile o sospetto. Passarono appena due minuti quando lo sentii.

Un uomo grasso vestito di seta di vari colori e con la fronte imperlata di rilucenti gocce di sudore che prontamente asciugava con un fazzoletto a distanza di pochi secondi dalla passata precedente stava confabulando a voce così bassa che anche con il mio udito sviluppato ebbi difficoltà ad identificare le esatte parole, pur non trovando difficile decifrare il succo del discorso e cioè che un uomo era stato portato via dalle guardie e rinchiuso nella caserma per aver parlato troppo.

All’udire quella notizia i peli sulla schiena mi si drizzarono e repressi a fatica l’istinto di avvicinare quell’uomo o di correre in direzione della caverna. Cercai di non dare a vedere grandi variazioni nel mio stato d’animo e mi incamminai verso il centro militare della città. È risaputo che nelle società governate da una persona o un piccolo gruppo elitario la censura è forte soprattutto quando si parla di verità scomode per le suddette persone, per cui decisi che avrei raccolto più informazioni possibili sul motivo dell’incarcerazione del folle.

Camminai più velocemente che potei con l’handicap di dover risultare una persona normale agli occhi degli altri e non attirare l’attenzione, arrivando non abbastanza velocemente alla mia destinazione situata in una piazza molto vicina al palazzo bianco e la trovai gremita di capannelli di passanti che ancora subivano gli strascichi dell’arresto. Mi avvicinai al più animoso di tutti sicuro che avrebbe potuto fornirmi informazioni. Esordii neutro capendo che sarei potuto risultare sospetto chiedendo informazioni su un dissidente.

“non ho potuto fare a meno di notare il trambusto causato da quell'uomo, ma che cosa è successo qui? Come mai tanto clamore per un uomo solo? Ha fatto qualcosa di particolare?”

Quasi disturbato ma facendo poco caso a chi fossi mi rispose un uomo evidentemente abbiente e conservatore:

"È un traditore, un visionario, un pazzo, ecco cos' è. "

Dalla risposta compresi che avrei dovuto essere molto cauto e fargli capire che la pensavo come lui, o sarei stato denunciato e allora addio informazioni.

“Accidenti di questi tempi non si può vivere in santa pace senza che uno squilibrato provi a ingannare tutti per convincerci a seguirlo. Che si credono questi sovversivi, che siamo degli stolti?. Cosa ha insinuato il pazzo?”

Il mio discorso parve convincere il mio interlocutore che si animò ancora più di quanto non fosse prima e incalzò.

"È un pazzo, dice che il nostro Lord è un demone e che vuole conquistare tutto l'akerat. Roba da matti, un pazzo."

Ecco!
Con questo avevo scoperto più di quanto sperassi di sapere da un ignaro interlocutore. Doveva essere certamente la verità, fornita allo stolto da un potere apparso dal nulla come quello di tutti noi esposti al demone che però non era riuscito a tenere nascosto alla folla cannibale. Beh peggio per lui io avevo quello che mi serviva. Dovevo svignarmela senza destare sospetti e dare indicazioni che quello che avevo saputo mi sarebbe tornato utile perciò risposi:

“Questa poi! Quante assurdità! Se il mondo va in malora la colpa e di individui come questi, pazzi o scellerati a tal punto da dover inventare simili amenità per avere un momento di gloria. Incredibile, incredibile vi dico, fin dove arriveremo?”

Detto questo mi voltai con un rapido cenno di saluto abbandonando la piazza e riconoscendo che il mio trucco aveva funzionato dalla risposta del mio interlocutore che fu un semplice “Lo so, sono tutti pazzi.” E mi diressi velocemente verso la locanda designata come ritrovo, promettendo a me stesso che appena questa situazione fosse finita non avrei mai più preso ordini da quel contadino.











Lo specchietto non dovrebbe essere necessario per questo post. scusate il ritardo.
 
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view post Posted on 13/5/2014, 21:56

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Leoni Rossi

« Molti oscuri presagi.. »




Non avevo mai provato niente di simile.
Per un'attimo persi totalmente la concezione di me stesso. Precipitai, nel tempo in cui si consuma un lampo, avanti in un tempo imprecisato.
La città era la stessa, ma al contempo ero in un luogo diverso. Osservandomi intorno compresi di essere nel quartiere del Palazzo Reale. Riconoscevo le cupole, il bianco degli edifici che andava rapidamente degradando man mano che ci si allontanava dal centro del potere cittadino.
Una folla in abiti neri era radunata intorno ad un uomo; in quella massa indistinta di nero risaltava candido il volto del defunto. L'oro della sua corona sembrava anch'esso sfiorito e morente. Quando il corteo funebre iniziò a dissolversi un individuo afferrava la corona dalla testa del morto e la poneva sulla propria testa.
Quell'oro così sbiadito tornò a risplendere in un attimo. Brillava con riflessi di fuoco. Quella luce era così forte da accecarmi, chiusi gli occhi per un attimo e mi trovai circondato dalle fiamme.
La città bruciava. Nell'orizzonte divorato dalle lingue ardenti si stagliava la figura di un uomo conosciuto. Era Lamrael, i segni del tempo e della colpa sul suo volto dicevano due cose: mi trovavo in futuro non precisato e dinnanzi al responsabile dell'incendio.
Nel tempo di un respiro le mie orecchie raccolsero di nuovo le voci dei profughi e le parole di conforto delle sentinelle che avevo udito anche un'attimo prima della visione. Capii di essere tornato alla realtà. Mi guardai intorno cercando con lo sguardo Lamrael...Trattenni a stento un'imprecazione: ci eravamo lasciati un attimo prima, quando avevamo deciso di dividerci per cercare informazioni su Aundara! Mi rassicurai soltanto ripensando alla visione: ciò che temevo potesse accadere sarebbe successo solo in futuro sufficientemente remoto.
Decisi di dirigermi verso l'edificio più caratteristico del panorama cittadino.
Sembrava una versione minuta e più elegante del Palazzo Reale; i suoi colori, le forme esotiche delle sue cupole distinguevano il luogo di culto da tutti gli altri edifici rendendolo unico. Forse li avrei potuto fare ricorso alla saggezza degli uomini di fede del luogo e chiedere lumi sulla mia strana visione.
Giunto alla chiesa mi aprì una non un uomo, ma una donna di fede...Anche se a dirlo da come era vestita si sarebbe detto altro! Era bellissima, forse la donna più bella che abbia mai visto...Ogni cosa in lei parlava si lussuria, persino lo sguardo e il languido tono di voce. «Vieni dentro, vieni a farci compagnia.» - mi dice, afferrandomi la mano e portandomi oltre la porta.
Il fabbro si addentra nella chiesa, non senza lanciare un commento sul vestito della donna, grugnisce di disapprovazione e poi dice -«Ti pare il modo di girare in un luogo sacro? Di che genere di compagnia parli?»
Non appena i miei occhi si furono abituati alla scarsa luce del luogo vidi scene che stentavo a credere potessero pararmisi di fronte. Uomini di tutte le estrazioni sociali si accoppiavano come bestie con alcune donne giovani e belle come quella che mi aveva accolto. Iniziai a non poter distogliere lo sguardo, sentivo insinuarsi una sensazione di lussuria che...che venne drasticamente a scontrarsi con la profondità dell'orrore che mi ero lasciato dietro pochi giorni prima.
Il mio villaggio distrutto, la mia famiglia scomparsa. E poi quell'oscurità che ci minacciava tutti e che aveva reclamato il massacro dei nostri cari. Senza contare la visione avuta poco prima e Aundara e tutto il dannato mondo che andava in pezzi!
«Per l'amore di tutto ciò che è sacro che sta succedendo qui dentro!? Ho appena perso mia moglie e mia figlia, il male incombe la fuori e un futuro atroce attende la tua gente! Dimmi cosa sai sul Lord e lasciami andare da questo luogo di perdizione!» - dissi tutto d'un fiato come per sputare fuori tutta l'enorme mole della mia indignazione.
Lei per nulla sconvolta dalla mia tirata mi rivolse uno sguardo infastidito, affermando che le scene alle sue spalle erano una sorta di culto.
Decisi di adottare un po' di diplomazia «Mmmm, ogni paese ha i suoi usi » - biascicai - «...nel mio non ho mai visto templi del genere, ma non vuol dire che siano luoghi di perdizione, scusa per la mia miopia »- mostrai il simbolo sull'armatura -« anche io sono a mio modo un ministro di una divinità, il compito che mi ha assegnato è proteggere chi non è in grado di farlo» - prosegui in tono cupo -« E ti assicuro che il tuo Lord e voi siete in pericolo, il mio dio me l'ha mostrato! Se preferisci posso mostrarti quello che ho visto, ma sarebbe inutilmente doloroso. Sono qui per mettervi in guardia, io ho già perso i miei cari e non permetterò che accada ad altri, quindi se sai qualcosa ti prego parla....» - abbassai il capo -«Altrimenti non mi resterà altro da fare che girare i tacchi e lasciarvi al vostro destino, deludendo il mio dio e me stesso...di nuovo...»
Mi rispose infastidita che non sapeva nulla; e fu allora che accadde qualcosa di particolare, piacevole eppure stranamente inquietante.
«Tu menti. »- dissi fissandola intensamente, consapevole di quello che affermavo. Era come se la menzogna fosse scritta sul suo volto a lettere cubitali - «E mentendo condanni il tuo Lord e la tua città. Non mi interessa perchè lo fai, di certo avrai i tuoi vantaggi a comportarti in questo modo. Io voglio solo sapere cosa nasconde il vostro Lord. "» - mi voltai verso l'uscita- « Insisto perchè ho visto morire i miei cari e non voglio che altri patiscano quello che mi tocca sopportare. Ma, fidati, quando vedo gente come te, che antepone il bene comune ai propri miserabili interessi mi verrebbe voglia di lasciarvi morire della stessa orrenda morte che è toccata ai miei compaesani. "» -tossi appena per schiarirmi la gola - « Ora te lo chiederò con gentilezza ancora una volta, dimmi ciò che sai del vostro Lord e non omettere nessun particolare..."»
Mi guardò con odio profondo e mentre alle sue spalle gli amplessi si trasformavano in orripilanti omicidi, mi spiegava con lucido cinismo che quello a cui assistevo era il loro modo di allontanare le disgrazia che avevo preannunciato.
Afferrai il mio fedele maglio tra le mani, se quel mostro si fosse avvicinato troppo a me non avrei esitato...Le intimai ancora di rivelarmi cosa nascondesse la città e lei non smentì la risposta di poco prima.
L'unica informazione rilevante che riuscii ad acquisire fu che nella distruzione della città, secondo la sacerdotessa, era immischiato Aundara. Dovevo cercare di scucirle qualcos'altro...
Tentai un'ultima volta, di nuovo con le buone. Tentai di evidenziare come le differenze tra i nostri culti non fossero un ostacolo se il fine era salvare la città.
Ma non servì a niente. Non disse altro. Mi rivolse solo uno sguardo omicida. Decisi che era meglio voltarmi e cercare informazioni altrove, preferibilmente il più lontano possibile da quella follia...
Note: Chiedo scusa per il ritardo e per aver, tagliato molti dialoghi. Sono superimpegnato con gli ultimi esami, ho tempo solo la sera e sembra che tutti gli imprevisti capitino a me xD Ancora scusa, spero di aver almeno mantenuto il decoro.

 
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.Azazel
view post Posted on 14/5/2014, 11:27




I Leoni Rossi
Born from the ashes, Atto VI
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Si rimisero in marcia cercando di lasciarsi alle spalle i tremendi momenti passati durante la notte e i giorni addietro. Proseguirono nella boscaglia per diverse ore, dopodiché sbucarono fuori in un deserto: il sole era cocente e il suo bacio incandescente, all'orizzonte solo infinite distese di dune di sabbia modellate dal vento. Non era preoccupato del viaggio che dovevano intraprendere, quando era mercenario e lo chiamavano con l'epiteto di Vipera delle Sabbie era logicamente ovvio il legame che vi era con le zone desertiche del continente e soprattutto le armi che impiegava in combattimento, daghe ricurve tipiche dei beduini dei deserti. Quello che per molti era alla vista un luogo di desolazione e di morte, per Seagon era un tiepido e confortante luogo in grado di fargli rivivere momenti, belli e brutti, di quand'era più giovane, prima ancora di decidere di mettere la testa a posto, farsi una famiglia e abbandonare per sempre un lavoro fin troppo pericoloso.
Si fecero coraggio e iniziarono la marcia nelle terre desertiche dell'Akerat.
I raggi solari erano come lame affilate e immerse in acqua bollente che colpivano incessantemente la pelle e gli occhi, le dune parevano danzare ad ogni raffica di vento tagliente che le sferzava: il deserto era tanto affascinante quanto mortale e spoglio, solo pochi conoscevano i trucchi per riuscire a sopravvivere o addirittura viverci.
Ma, fortunatamente, non c'era bisogno di ricorrere ad alcun stratagemma o conoscenza poiché dopo qualche ora di marcia videro in lontananza la struttura di una città cinta da un perimetro di pietra, le case coi tetti a cupola, alcuni rimarcati d'oro altri meno, al centro un palazzo bianco, imponente e troneggiante sul resto della città.
Finalmente potevano rifocillarsi a dovere e riposare. Senza però interrompere eventuali ricerche o porre domande a proposito del demone che sconvolse le loro vite e quelli di molti altri.
Giunti in prossimità della città videro una lunga serpentina di persone, un centinaio circa ad occhio e croce, tentare di varcare il passaggio nord composto da un'enorme inferiata e protetto da una manciata di guardie. Erano tutte persone provate, stanche dalla lunga marcia nel deserto, non erano né mercanti né viaggiatori abituati a tali sforzi.
Giunti nei pressi del cancello assistettero ad una scena poco piacevole, inaspettata.

« Devi credermi, DEVI CREDERMI! »
Una donna urlava e piangeva, inginocchiata a terra mentre strattonava una guardia che la guardava con compassione e velata tristezza.

« Un mo…mostro ha attaccato il nostro villaggio, non abbiamo più niente. Più niente. »
Le guardie non fecero una piega, era palese che era di routine, da chissà quanti giorni oramai, assistere a tali scene e sentir raccontare le stesse vicende su questo demone.
Il problema era reale.
E assetato di sangue.
Forse avrebbe fatto visita anche alla città che avevano di fronte, ma l'animo buono di Seagon augurava alla gente del posto di non venir colpite da una disgrazia come quella capitata ad Arcae.

« Benvenuti a Umut Alev. »
Con voce asettica la guardia del cancello invitò il loro gruppo ad entrare.
Non se lo fecero ripetere due volte ed entrarono subito in città.

« Ora dobbiamo dividerci, ci incontreremo prima del calar del sole a quella locanda. » esclamò Lamrael indicando poi una locanda a poca distanza da loro, visione estatica visto che l'ultimo loro giaciglio era stata una grotta « Mi raccomando, fate attenzione e cercate di scoprire il più possibile su Aundara, siamo qui per questo. »
Detto ciò e scelto il punto del rendez-vous, si divisero.
Seagon si diresse nel luogo a lui più consono: il mercato cittadino.
Ci mise poco a trovarlo vista la fiumana di persone che aumentava sempre più, ad ogni metro percorso.
Il mercato era enorme: odori di ogni tipo, merce di ogni genere, persone intente a comprare o cercare di trattare il prezzo di un determinato bene, tutta Umut Alev era radunata in quello spicchio di città, intenta come sempre a comprare tutto ciò che serviva per campare un altro giorno.
Vide una locanda ai margini della strada, era putrida, tutt'altro che accogliente e decisamente fatiscente ma se cercava informazioni e doveva porre domande doveva pur iniziare a recarsi in qualche posto.
Entrò e s'avvicino al bancone, si sedette e a bassa voce si rivolse all'oste: « Il nome Aundara vi dice qualcosa? »
Il locandiere, come le guardie del resto, non pareva minimamente scosso su una domanda riguardante il demone. La città oramai sembrava abituata a certe storie.

« Parli del mostro? Qua tutti conoscono Aundara, da quando è comparso la città si è popolata di sopravvissuti. Ma nessuno lo ha mai visto! »

Seagon non si mosse ma guardò l'oste con maggior intensità e il tono di voce si fece più serio: « E da chi ti recheresti se fossi in me? Ho bisogno di tutte le informazioni possibili su Aundara. In tutta la città ci sarà qualcuno che ha maggiori informazioni rispetto agli altri. »

« Senti » esclamò l'oste avvicinando il viso a quello di Seagon e parlando con un fil di voce « lasciate perdere tutta questa storia, è meglio per te se vuoi continuare a vivere. »
La risposta fece ribollire il sangue nelle vene della Vipera: non aveva capito con chi avesse a che fare, non era un pazzo in cerca di morte assicurata, era un guerriero in cerca di vendetta. Si trattenne dal non colpire con un pugno il volto dell'uomo.

« Non preoccuparti della mia vita e dimmi tutto ciò che sai. »
Tagliò corto cercando di far capire quanto fosse determinato e non fosse uno sprovveduto qualsiasi.
« Si dice in giro che il nostro Lord sia Aundara il demone, e ti dirò ragazzo, ne sono abbastanza sicuro. »
Il pugno, questa volta, dovette incassarlo Seagon, un colpo composto di parole che non si sarebbe mai aspettato di sentire.
Celò l'immenso stupore.
« E come mai tutta questa certezza? »

Silenzio.
« Non dirmi che non ti avevo avvisato. »
Lo sguardo dell'oste si fece serio.
Avvertì una fitta dolorosa dietro la nuca, improvvisa, lancinante.
Perse i sensi e tutto il mondo cadde nel buio.

 
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Endymyon
view post Posted on 14/5/2014, 23:23




Leoni Rossi


Paneak era stanco, stanco di camminare sotto il sole cuocente, stanco di avere sempre più sete e sempre meno acqua, stanco di camminare. I piedi gli dolevano sin dalla mattina, la giornata precedente era stata devastante. Nonostante gli stivali buoni, paio che avrebbe potuto solo sognare prima, questi non avevano comunque un potere magico di alleviare la fatica. Non era stata comunque la lunghezza del viaggio che lo aveva stancato, bensì la marcia quasi ininterrotta e la sabbia. Malediceva l'Akerat per quei miliardi di miliardi di granelli, che invece di unirsi tra di loro e solidificarsi, erano rimasti divisi, facendo si che ogni suo passo si addentrasse dentro le dune.
Quella stanchezza si era subito mutata in rabbia, e con essa il giovane contadino incominciò a camminare qualche centimetro sopra la sabbia. Era più conveniente, l'aria diventava solida dove lui voleva, e così si risparmiava la camminata ancora più faticosa.

Rinchiuso nel grande mantello scuro, coprendosi il più possibile per non farsi scottare dal sole, il ragazzo si fermò. All'orizzonte il suo sguardo si era posato su un riflesso bianco, e quasi gli sembrava un miraggio. Una città, finalmente una città!
Avrebbe corso verso quella sua nuova meta, speranzoso e pieno di gioia, ma l'eccitazione fu solo momentanea. Dopo qualche secondo si chiese perché avrebbe dovuto farlo. Nulla ne valeva la pena anzi, in quella città potevano trovare più guai che altro. Seguì i compagni più anziani, fidandosi di loro, sperando che tutto si potesse risolvere in fretta, con il cieco mostro morto.
Passo dopo passo, granello dopo granello, respiro dopo respiro, l'incedere regolare di Paneak lo portò alle mura della città che da lontano vide. Altri esuli, come lui, stavano aspettando fuori da un enorme portone o cercavano di entrare. Una donna implorava le guardie, raccontando la sua storia. La stessa storia di Paneak: un mostro aveva attaccato il villaggio, e in pochi si erano salvati. Chissà che non fosse lo stesso mostro e che la stessa mente malvagia non stesse manipolando tutti gli
attacchi.

Aspettarono il loro turno, quel gruppetto di esuli che voleva entrare nella città, e come tutti Lamrael raccontò la medesima storia che le guardie avevano sentito da un po' di tempo a questa parte. Molti, se non tutti, di quelli lì presenti sotto le mura esterne non avevano più nulla. Le ricchezze non servivano a nulla, quando nella vita si perdono di colpo le persone a cui più si tiene. Il ragazzo lo aveva imparato da poco, ma era una lezione che si sarebbe ricordato per tutto il tempo a venire.
La gola del giovane venne assediata da un groppo, che non lo lasciò in pace finché, arrivati vicini ad una locanda, il capogruppo non diede ordini.

Fece un cenno d'assenso, e subito si dileguò, con lo zaino in spalla e le lame ben nascoste. Aveva tempo per prendersela comoda, ma non poteva. Quella grande città non gli piaceva, non così affollata. Mendicanti e straccio vivevano ai margini della strada, chiedendo spesso elemosina. Forse erano altri come lui, senza più una casa.
Distolse lo sguardo e in fretta si avvicinò ad un gruppetto di ragazzi che aveva visto giocare. Le spade di legno cozzavano le une contro le altre, una feroce battaglia infuriava con tanto di sassi divenuti magie. Lividi e graffi erano visibili su tutti i ragazzi, ma i loro volti erano sereni ed esprimevano felicità, con quei sorrisi a trentadue denti.
Paneak invece li guardava serio, quasi non credendo ai suoi occhi per quanto fossero insensibili. La guerra era morte, sofferenza e dolore, cose che se prese con il sorriso si sviliscono. Abbozzò un sorriso, e si rese conto che lo trovava difficile. Non era più naturale, quel gesto, non riusciva a sorridere come se nulla fosse. I suoi zigomi si tendevano troppo, le labbra si arricciavano e quello che doveva rassicurare diventava una smorfia, quasi a prendere in giro piuttosto che ammiccare.

«Ehy, ciao! Vi piace combattere? Anche voi volete entrare nell'esercito da grandi?»

I ragazzi lo guardarono. Avevano preso una pausa, e Paneak ne aveva approfittato.

«Certo, come tutti i maschi »

«Ma volete arruolarvi nell'esercito che va in battaglia, o nella divisione delle guardie? Perché questa città non capisco con chi potrebbe combattere, è un'oasi nel deserto...»

Provò a buttare un amo e vedere se reagivano i ragazzi, lasciandogli qualche informazione utile sulla città, prima di passare al mostro.

«Nella guardia, o nell'esercito, non fa differenza noi vogliamo combattere per la nostra città. »

«Ma io ultimamente ho sentito in città strani rumori di un mostro. Come si combatte un mostro? Poi non si sa nemmeno da dove venga.»

«Mostro? In realtà il nostro signore ci vuole pronti per una guerra, non sappiamo di nessun mostro »

I loro volti sinceri non gli lasciarono alcun dubbio: non sapevano nulla se non ciò che avevano detto.

«Difficilmente troverete chi potrà ostacolarvi» disse mesto Paneak «So che molti villaggi sono stati distrutti.. Ma se è vero che inizierà la guerra, devo subito vedere se posso entrare nell'esercito. Non sapete mica altro sulla guerra che sta per iniziare? Tipo quali città vuole conquistare il sovrano? Di sicuro se voglio avere la possibilità di impugnare una spada sotto questo regno, dovrò sapere quanto più possibile!"» Tentò così per l'ultima volta a lanciare un amo, sperando qualcosa abboccasse.

«No non sappiamo nient'altro»

Con poche informazioni inutili, Paneak decise di congedarsi e tornare verso la locanda. Salutò i ragazzi, e dopo averli ringraziati, si inoltrò nuovamente nelle vie affollate di Umut Alev.



Paneak

Stato fisico: Illeso
Stato mentale: Danno Basso
Stato Anima: Danno Basso
Energie: 85%
CS: 1 in Destrezza

Armi/Armature:
-Coltello
-Sciabola
-Armatura di cuoio
-Arco piccolo 15 munizioni (riprese le frecce scagliate)

Passive:
-Movimenti silenziosi e non emissione di odori
-Capacità di appendersi e camminare su qualsiasi superficie o liquido (aria inclusa)
-Difesa da passive psioniche


Attive utilizzate: //


Riassunto e Note: Paneak alla ricerca di informazioni, imbattendosi in un gruppo di ragazzi, chiede loro. Per lo più cerca di "farli abboccare all'amo", dando loro degli spunti affinché siano loro a dirgli qualcosa senza che lui domandi implicitamente. Ciò perché non vuole dare troppo nell'occhio.

Il ragionamento che ora lo convince di più è che Angus sia collegato con questa città, ma non può esserne sicuro.

 
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view post Posted on 18/6/2014, 20:18

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Lamrael aveva sondato l’intera città per cercare informazioni su Aundara.
In lungo e in largo, aveva fallito e incontrato soltanto l’ostracismo della gente, il rifiuto a parlare.
Parevano quasi tutti terrorizzati, e la cosa gli apparve immediatamente strana. In una città di speranza, lontana dagli effetti della guerra, lontana dal morso di Aundara che, per quanto potesse essere forte, non poteva di certo riuscire a soggiogare una città intera, la più grande in quello spicchio di Akerat dimenticato dagli Dei. Il Comportamento delle persone gli apparve immediatamente strano, sotto quella cortina di apparente normalità si nascondevano paure e dubbi, omertà e segreti. La massa avanzava informe ma ordinata – quasi come seguisse un piano – tra le stradine intricate della città. Il mercato, solitamente luogo di ritrovo e giubilo, non era diventato altro che un coacervo silenzioso di cadaveri ambulanti che passeggiavano per la città col capo chino.

Quella città, che di speranza non aveva proprio nulla, sussisteva circondata da un velo di irreale.
E infine Lamrael capì perché.

Erano indiscrezioni che circolavano a mezz’aria, parole smorzate dal tremolio delle gambe e dalla voce inferma. Erano racconti narrati più con gli occhi che con le parole, narrate dal terrore e dalla paura, che soggiogavano ogni forma di coraggio.
I tasselli di quella storia andavano ognuno lentamente al proprio posto, si intrecciavano come fili di una trama più grande e oscura, qualcosa che inizialmente lo stesso Lamrael non riusciva a capire.
Poi infine si, la rivelazione gli apparve a piedi di un stamberga qualunque, una di quelle composte di legno marcescente che faticava a reggersi in piedi. Appesa a essa, v’era una mappa logora e ingiallita dal tempo, nomi e luoghi si scorgevano a malapena.

La rivelazione gli avvenne proprio lì, in piedi davanti a quella casetta abbandonata di un vicolo pregno d’odore forte di piscio. Umut Alev, la città della speranza, era proprio al centro della piccola regione rappresentata. Tutt’intorno a Umut Alev nascevano, come piccoli lumini attorno a un fuoco più ampio, tanti piccoli villaggi. Tra di essi, v’era anche Arcae. Per un momento il cuore del contadino si bloccò quando lesse quel nome. Il pensiero scorse – con un pizzico di rammarico – ad Alice e a ciò che li aveva perduto.

A tutti i suoi amici, a suo padre che forse non lo avrebbe più rivisto.
Poi fu solo rabbia, poiché la rabbia venne portata dalla consapevolezza.

Quel giorno aveva ascoltato numerose storie, tutte simile alla sua, tutte troppo uguali per essere una coincidenza. Molti villaggi erano stati attaccati in quelle settimane, tutti quei villaggi erano rappresentati su quella mappa e tutti proprio nei pressi di Umut Alev, che si innalzava come fulcro principale di quella ecatombe. Poi, alla taverna, giunsero i discorsi dei suoi compagni, che non fecero altro che confermare i suoi sospetti, ad alimentare i suoi dubbi.
Chiunque fosse Aundara, era chiaro che avesse a che fare con il Lord di quella città.
Tuttavia ora non capiva che c’entrasse Angus in tutta quella faccenda, come faceva quel vecchio a essere il Lord di quella città. Davvero non riusciva a capire e, più si sforzava, più i dubbi si addensavano nella sua mente.

« Ormai è chiaro che il Lord di questa città sia quantomeno implicato. »

Lamrael si rivolse ai suo compagni, erano tutti seduti in un tavolo della locanda, poco illuminato e nascosto dagli occhi e dalle orecchie. All’appello mancava Seagon, e questo non poté far che agitare ancor di più il ragazzo.

« Dobbiamo scoprire la verità, dobbiamo entrare nel suo castello. »

Le guardie, tuttavia, non li avrebbero mai fatti entrare dalla porta principale.

« Sul lato est del castello, vi è una porta in legno sorvegliata soltanto da due guardie, » Lamrael sospirò «
entrare da lì dovrebbe essere più facile. »

Lamrael li guardò uno a uno.

« Lo faremo questa notte. »
_______________ ________________ _________________

« Ti sei svegliato finalmente. »

Seagon era all’interno di una cella molto piccola, grande abbastanza per farci entrare un letto e una latrina.
Le sbarre in acciaio, dividevano la cella dal resto dell’ambiente e un porta in ferro battuto rendeva pressoché impossibile uscire. Due uomini facevano la guardia alla cella, entrambe erano sedute su una sedia coi piedi rozzamente poggiati su di un tavolo di legno. Un uomo, sdraiato sul letto, osservava Seagon.
Era un uomo non più giovanissimo, sulla cinquantina, i capelli brizzolati ormai tendevano molto più al bianco, il viso smagrito mostrava i segni imperiosi del tempo. Gli occhi erano grigi, ricoperti da un velo di malinconia e tristezza, come se fossero i segni palesi d’una resa. Quelli erano gli occhi di chi aveva vissuto qualcosa di orrido e che, a questo, vi si era arreso.

« Allora, anche tu sei qui per essere un pazzo visionario? »

La bocca dell’uomo si contrasse nelle orride fattezze d’un sorriso sofferto e lacerato. Stanco.

« Tanto siamo già tutti condannati. »




QM - POINT

Ho già spiegato i motivi del riatardo in confronto. Ora andiamo avanti.

Pov tutti: come detto ci incontraimo alla taverna, dopo aver disucusso delle varie informazioni arriviamo a capire che Aundara e il lord siano collegati. Ci troviamo dunque, a notte inoltrata, dinanzi all'ingresso est del castello. Pattugliato da 2 guardie, il vostro compito è farle fuori ed entrare nel castello, possibilmente il tutto senza far lanciare l'allarme.

Pov az: tu sei in una prigione, sei senza armi e ci sono due guardie. Puoi parlare, puoi tentare la fuga, puoi stare fermo e zitto, fai quello che vuoi. Libertà assoluta.

Il tutto si svolgerà, per tutti, in confronto, ma non siate autoconclusivi in nessun modo. Az puoi muovere l'uomo come ti pare.


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view post Posted on 16/7/2014, 09:58

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Leoni Rossi ~ In trappola!



Le nostre indagini portavano tutte ad un unico uomo: il Lord della città. Sapevamo dove cercarlo, non era questo il punto, il problema era capire come diamine entrare in un palazzo presumibilmente pieno zeppo di guardie e chissà quale diavoleria oscura.
Avevo un brutto presentimento, pessimo. Le minacce del vecchio pazzo demoniaco sembravano farsi sempre più concrete; eravamo tutti esausti, pieni di rancore fino a scoppiare e diretti nella tana di qualcosa di certamente oscuro.
La nostra anima era in pericolo, le tenebre incombevano solo che non lo sapevamo...
Giungemmo alla porta laterale. Come ci aveva comunicato il nostro giovane capogruppo c'erano solo due guardie a sorvegliarla. Avevamo tutti un'idea su come "neutralizzare" le sentinelle ed entrare nel castello. C'era chi aveva proposto una soluzione decisamente drastica: uccidere i due poveri diavoli all'ingresso nel modo più silenzioso e discreto possibile. Io propendevo per una tattica meno cruenta. Ho passato quasi tutta la mia vita a contrattare, imbonire clienti ed esaltare la pregiata fattura delle mie merci, so come convincere una persona che gli asini sanno volare e i maiali profumano di rose. Non che le mie armi avessero bisogno di un apologia per risultare gradite ai clienti; anche perchè pur volendo ignorare la mia indubbia abilità nel mestiere, non è che avessero molti altri fabbri a cui rivolgersi. Certo è che se una spada poteva essere venduta a tre monete con la mia parlantina riuscivo sempre a guadagnarci qualche pezzo d'oro in più...o uno di formaggio o una cassetta di cavoli, insomma riuscivo a portarmi a casa il mio guadagno!
Per farla breve la mia personale tattica era sfruttare la mia abilità di retore consumato per ingannare quelli che mi sembravano dei poveri scemi mezzi addormentati ed entrare nel castello fingendo di avere un appuntamento con il Lord in questione. Ma come ho detto non eravamo tutti d'accordo, così per accontentare tutti abbiamo provato a mettere in atto un miscuglio di tutti i nostri piani insieme e non so come ne perchè ma ce l'abbiamo fatta!
La parte in discesa era stata percorsa, ora ci toccava metterci le gambe in spalla e tentare la salita. Una salita pericolosa che poteva condurci direttamente in una segreta o -peggio- a fare compagnia ai pesci in qualche fossato o pozzo.
Dinnanzi a noi tre scelte: salire, scendere o proseguire diritti. Qualcuno si diresse verso il basso, convinto che se c'era qualcosa che il Lord voleva tenere nascosto il posto giusto in cui trovarlo era quello in cui di solito si nascondono le cose che si vogliono tenere lontano dagli occhi; che siano le puzzolenti segrete piene di criminali o sudditi indisponenti, le cantine e i magazzini traboccanti leccornie, le tesorerie o qualche camera d'evocazione aperta sull'inferno faceva lo stesso.
Personalmente preferivo risolvere la faccenda in maniera diretta secondo una strategia rozza ma efficace: fare irruzione nella sala del trono, afferrare il Lord per il bavero della giacca, scuoterlo un poi e urlargli nell'orecchio le mie domande.
Mi ero stancato di quella città inquietante dove le sacerdotesse si prostituiscono e ammazzano la povera gente e i Lord nascondono segreti su cui nessuno ha voglia di indagare.
Presumibilmente la Sala del Trono doveva trovarsi al pian terreno. Nei castelli e nei palazzi le camere adibite alle funzioni pubbliche sono nella parte più accessibile dell'edificio, proprio come accade nelle nostre umili catapecchie: le cantine in basso, al piano terra la bottega e sopra le camere da letto.
Scelsi di dirigermi verso il lungo corridoio centrale, dunque. Pessima scelta!
Primo ostacolo: una porta chiusa. Non c'era verso di aprirla senza scassinarla o buttarla giù e noi non avevamo il tempo per la prima e le condizioni per la seconda scelta. Decisi di riprovare ad usare un po' di magia. Ma ero stanco, così stanco che sarei potuto crollare se solo avessi tentato a produrre anche solo una fiammella. Il mio obbiettivo era liquefare la serratura con una decisa fiammata.
Maledissi e stramaledissi quella squaldrinella assassina, mi lasciai pervadere dalla rabbia ed eccola..Un'energia bruciante, infernale, travolgente. I miei occhi si riempirono di quel fuoco, la mia anima ne bevve avidamente...Poi sentii una fitta, non al fisico ma a qualcosa di più profondo. Il rumore della serratura che cedeva mi riportò alla realtà, evitandomi il cruccio di indagare su cosa era successo.
Lamrael era con me, più tardi ci raggiunse anche un'altro membro della compagnia che non riuscii ad identificare in tutto il cataclisma che ci è piovuto addosso.
Non appena entrati ci siamo trovati davanti un buio così fitto e impenetrabile che si poteva tagliare con il coltello. Ho chiesto al mio giovane amico se poteva farmi luce in qualche maniera; ha fatto qualcosa con la sua spada e luce fu!
Il corridoio non era solo buio, ma anche pieno di trappole. Peccato che noi non lo sapessimo, meglio, io non lo sapessi.
Ho notato dei funghi sorgere dal terreno e non so come mi è venuta l'ideaccia di raccoglierne uno e di lanciare il mio scudo lungo il corridoio per verificare se ci fosse una trappola di qualche tipo.
Subito una nuvolaccia nera e maleodorante si alzata, le pareti hanno iniziato a muoversi verso di noi e la testa a girarmi violentemente.
Qualcuno mi ha urlato contro qualcosa a cui io ho risposto con qualche bestemmia e un "stai zitto razza di idiota". Nonostante la situazione fosse critica e mi sentissi estremamente propenso alla lite, l'istinto mi spingeva a ragionare per trovare una soluzione che ci permettesse di non fare la fine del topo.

«Zitti, dannazione, tappatevi quella fogna e aprite le orecchie imbecilli!»


Urlai come impazzito. Compresi che quello non ero io, non del tutto.

«Ho un idea, per uscire vivi di qui. Il mio scudo è abbastanza robusto da impedire a queste fottute pareti di fare di noi una marmellata. Ma non so quanto tempo in più ci fornirà. Dobbiamo fare in fretta e stare attenti a non calpestare quella robaccia!»


Detto ciò, senza attendere la risposta dei miei compagni mi sono buttato alla ricerca dello scudo torre, l'ho afferrato sistemandolo di lungo in modo che ci lasciasse più spazio possibile e mi sono messo a correre come un forsennato.

«Muovete quelle chiappe!»



CITAZIONE
Fisico: Un totale basso diffuso sul corpo.
Mente: Danno Medio
Anima : 100 - 20% (consumo alto) - 10% (consumo medio) - 10% (danno da funghi) = 60%
Energie rimanenti:: 20%
Energie utilizzate: //

Pergamene utilizzate:


Proclamare, Campione consumo Alto -Tecnica ad area di natura psionica.
Accolito degli Elementi, Mago, conumo medio - Tecnica di controllo elementale di natura magica.

 
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.Azazel
view post Posted on 16/7/2014, 12:11




I Leoni Rossi
Born from the ashes, Atto VII
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« Ti sei svegliato finalmente. »
Seagon riprese i sensi e una voce s'insinuò nella sua testa. Aprì gli occhi e delle sbarre lo dividevano dal mondo: era in una cella, piccola e angusta. Sul letto un vecchio se ne stava disteso e cercava di dialogare col nuovo prigioniero dalla carnagione scura.
« Allora, anche tu sei qui per essere un pazzo visionario? »
Il voltò poi si piegò in una smorfia di dolore e avvilimento.
« Tanto siamo già tutti condannati. »
Seagon non capiva.
Forse perché si era appena ripreso da una botta in testa e forse perché non aveva la benché minima idea di dove fosse e soprattutto chi l'avesse buttato in una fottuta e lurida cella come quella.

Si rimise in piedi e si sentì nudo senza il suo equipaggiamento.
« Dove mi trovo? Cosa intendi dire? »
Guardò oltre le sbarre e vide due guardie sedute ad un tavolo piantonare la zona delle celle.
« Nella prigione del Lord della città. Ovvio. Semplicemente che tutto l'Akerat è destinato a scomparire »
Le parole del vecchio parvero entrare in un orecchio e uscirne dall'altro: la Vipera voleva solo scappare e recuperare le proprie armi e quei pochi averi che possedeva, nulla più.

« Devo uscire di qui. »
Un pensiero che prese rapidamente vita ed uscì dalla bocca di Seagon.
« Dove tengono nascoste le armi e gli oggetti dei prigionieri? »
Non poteva certo marcire in prigione, perdipiù per un qualcosa che non aveva fatto e senza alcuna spiegazione logica: doveva recuperare le Lune Gemelle e proseguire nella sua strada. Verso la vendetta.

« Nella porta di destra, è una specie di ripostiglio. Ma non riuscirai ad uscire vivo da qui. »
Indicò le porte, quella a sinistra doveva sicuramente trattarsi dell'uscita.
« Non ti conosco e tu non conosci me però io uscirò da qui.
Le guardie saranno alquanto occupate quando farò saltare la serratura della prigione.
»
Rivolse un tiepido sorriso al vecchio e tornò ad osservare le guardie, indeciso sul da farsi.
Puntò lo sguardo sulla serratura della cella, pronto a farla cedere sotto il suo potere mentale, nel contempo evocò rapidamente due creature umanoidi vicino al tavolo delle guardie per creare scompiglio e caos, dando così a Seagon e al vecchio una possibilità di fuga. Tutto accadde nel giro di pochi secondi: il meccanismo della serratura della cella saltò liberandoli dalla prigionia, le creature umanoidi iniziarono ad attaccare le due guardie che prontamente reagirono. Nel frattempo, però, Seagon era riuscito ad impossessarsi del suo equipaggiamento e finalmente poteva stringere nuovamente la coppia di daghe. Non ci volle molto e le due guardie gli piombarono addosso terminata la breve schermaglia con le creature evocate. Tentarono di colpirlo entrambi con un fendente diretto a tranciargli il collo: le lame nemiche cozzarono contro una barriera magica eretta prontamente dalla serpe. Dopodiché emanò una bordata psionica in grado di stordire i nemici e fargli perdere l'ausilio della vista poi colpì sfruttando i piatti delle daghe e mirando alle tempie, in un unico attacco atto a far perdere loro i sensi e tramortirli. I corpi delle due guardie caddero a terra privi di sensi.
Finalmente potevano scappare.
Entrarono in un corridoio, immerso nel buio e abbastanza lungo da vederne a malapena la fine. Non appena fece un passo in avanti fece scattare un'insidiosa trappola, attivatasi tramite un sottile filo tranciato durante la camminata. Una nube tossica calò dal soffitto e cercò di inglobare nelle sue spire velenose e inconsistenti chiunque osava percorrere il corridoio. Seagon prese di colpo un braccio del vecchio e iniziò a correre a perdifiato cercando di entrare in contatto il meno possibile con la nube di gas.
Non riuscì a scamparla del tutto ma, se non altro, poteva dire di essere ancora vivo. Al termine del corridoio si trovarono dinanzi a due porte, la prima recava una sinistra scritta: "Solo la corruzione può aprirmi", la seconda invece era una normalissima porta in legno.
Scelse di varcare la porta meno insidiosa.
Fu una delle scelte peggiori della sua vita.
Lo spettacolo che si apriva davanti ai suoi occhi era un qualcosa di abominevole e terrificante: decine di corpi mutilati e semidecomposti se ne stavano appesi alla parete come carcasse di animali, il sangue colava in recipienti posti lungo il pavimento. La puzza di morte e una visione traumatica come quella furono tali da far vomitare il vecchio e Seagon dovette fare appello a tutta la sua volontà e resistenza per non fare lo stesso.
Uscì dalla stanza degli orrori senza pensarci due volte e chiuse la porta dietro di sé con violenza. Di lì, sicuramente, non sarebbe mai passato. Si avvicinò quindi alla porta che recava la scritta ma non volle aprirsi. La esaminò più nel dettaglio e scorse una piccola sporgenza: un ago. Intuì immediatamente che per superare la porta dovesse pagare una sorta di tributo di sangue e, difatti, allungò l'indice sinistro e si ferì il polpastrello con l'ago, facendo colare qualche goccia di sangue su di esso.
La porta, fortunatamente, si aprì.
La stanza presentava diversi oggetti, tra bauli, libri e una grande cassapanca posta al centro della camera e rinchiusa con un lucchetto. Non fu attirato da nulla poiché l'unico suo desiderio era quello di scappare e non perdere tempo a frugare o rubare oggetti e chinchaglierie del castello. Attraversò quindi la stanza senza toccar nulla e alla fine si ritrovò nell'ingresso principale.



Seagon Tigersoul
la Vipera delle Sabbie

CS 4 ~ Destrezza 2 - Intelligenza 2

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 100% - 5 - 5 - 10 - 10 = 70%
Status Fisico: Danno Basso.
Status Psicologico: Danno Medio.
Status Anima: Danno Medio.

Equipaggiamento in uso

Lune Gemelle__Inutilizzate.
Balestra__Inutilizzata. [º º º º º]


Abilità in uso

arcanus__L'anima corrotta di Kel, scissa in due tra spada e corpo, ha fatto sì che Neracciaio acquisisse un potere in grado di distinguerla dal resto delle armi comuni: il potere della sua anima racchiusa in questa spada è in grado bruciare e ustionare. L'arma infliggerà danno come il riflesso della propria anima tant'è che oltre al danno fisico arrecherà un danno legato all'elemento Fuoco, non pregiudicherà in alcun modo la regolamentazione sugli attacchi fisici e le Capacità Straordinarie; il danno totale inflitto dagli attacchi fisici non cambierà in alcun modo, ne verrà solo caratterizzata l'entità aggiungendovi proprietà elementali. L’arma, come una creatura viva e senziente, si plasmerà sulla figura del possessore assecondando la sua indole, vettore della sua anima. Da questo momento in poi essa vibrerà di energia propria, liberando una malia psionica di tipo passivo, sottoforma di terrore e paura, che influenzerà chiunque sarà abbastanza vicino da percepirla. Inoltre Kel, raggiunto il 10% delle energie, non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
{Passiva Lvl.1 e 2 Artigiano + Razziale Umana}

tutum iter__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Il personaggio diviene in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito. {Pergamena Sostegno - Ladro}

mysticus__Il prescelto dei guerrieri stregoni di Kolozar Dum è stato dotato inconsapevolmente, da quest'ultimi, del dono della magia, ma non magia comune bensì qualcosa di molto più potente e in grado di far impallidire i migliori maghi esistenti. Poter contare ogniqualvolta su una fonte di potere sempre maggiore rispetto a chi si ha di fronte è una capacità che molti vorrebbero e che Kel possiede dopo essere tornato alla vita. In termini di gioco la tecnica ha natura Magica e avrà sempre effetto. Ogni volta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Kel guadagna 2 CS in Intelligenza.
{Pergamena Discendenza Arcana - Mago}

Attive Utilizzate

dissipatio__ La tecnica è un danno all'equipaggiamento di natura Magica, consumo Basso. Lo stregone colpisce l'arma dell'avversario con una modalità a propria scelta (castando l'arma da lontano, toccandola, colpendola) e la disgrega distruggendola. Qualora non ci si difendesse da questa tecnica, l'avversario vedrà la propria arma o un suo pezzo di equipaggiamento sciogliersi, come se una colata di lava avesse colpito il bersaglio in questione. In nessun caso potrà essere utilizzata per cagionare danni a qualsivoglia essere organico. L'equipaggiamento danneggiato potrà essere ripristinato nella giocata in corso solo mediante l'uso di tecniche apposite. {Pergamena Disgregare - Mago}

ignis fatuus__ La tecnica ha natura di Evocazione, consumo Basso. Kel sarà in grado di evocare sul campo di battaglia gli spiriti dei morti e impiegarli in combattimento contro il nemico. Andranno considerati come un'evocazione di potenza Bassa e potranno incassare un totale di danno pari a Basso, prima di scomparire. Anche se non distrutta prima le creature evocate permangono solamente il turno di attivazione della tecnica. L'evocazione nella sua totalità sarà di potenza pari a 2 CS. {Pergamena Spiriti Ancestrali - Mago}

claustrum__ La tecnica ha natura Magica e consumo Medio. Lo stregone genera una barriera magica, dal colore nero e dalla consistenza liquida e densa come fosse composta di sangue demoniaco, grande al massimo quanto lui, in grado di difenderlo efficacemente da una offensiva dello stesso livello o inferiore. La tecnica ha una potenza difensiva pari a Media. {Pergamena Barriera - Mago}

animi agitationem__ La tecnica ha natura psionica, consumo Medio. In seguito all'onda mentale emanata da Kel, i nemici nelle vicinanze verranno immersi nelle tenebre più profonde, come se un sipario oscuro calasse dinanzi i loro occhi obbligandoli a navigare nel buio più completo. Questo effetto priverà gli avversari per brevi istanti della vista, e infliggerà un danno Basso ad area da confusione. {Pergamena Allucinazione - Mentalista}

Note: post pietoso, lo so, ma non avrei avuto molto tempo da dedicargli quindi prendere o lasciare :v:


 
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Masterbpi
view post Posted on 18/7/2014, 17:32






CITAZIONE
Narrato

"parlato Zanroar"
"pensato Zanroar"


La notte era calata, il momento più propizio per l’attuazione del piano concordato alla taverna era giunto e tutti noi ci dirigemmo verso la bella residenza del signore della città che stando a tutte le informazioni raccolte era quantomeno coinvolto in tutti i massacri avvenuti negli ultimi tempi, eppure avevo il presentimento che la situazione potesse essere peggiore del previsto, che il tutto potesse essere parte di un piano più grande e terribile, il pensiero mi fece rabbrividire. Un'altra situazione spiacevole era sicuramente la sparizione di Seagon, il guerriero più esperto del gruppo, che non si era presentato all’appuntamento alla locanda dove avevamo atteso il suo arrivo a lungo, anche più del necessario senza ricevere notizie. Quando non potevamo più attendere abbiamo deciso di procedere lo stesso, infondo poteva essergli successo qualcosa e allora lo avremmo potuto ritrovare nel castello oppure tornare in seguito a salvarlo se fosse stato fatto prigioniero in un altro luogo.

L’ingresso ad est del castello era, come avevamo immaginato, provvisto di solamente due guardie e quindi il più facilmente attaccabile da un piccolo gruppo come il nostro e proprio mentre ci dirigevamo verso le bianche mura a Daries venne l’idea di attirare l’attenzione delle guardie con la scusa della donzella in pericolo, mentre io mi proposi per aprire la porta grazie alla mia nuova abilità scoperta proprio in giornata che riusciva senza sforzo a sbloccare serrature di ogni genere. Questa storia dei poteri iniziava a sorprendermi piacevolmente per adesso nonostante quello che potevano dire tutti gli altri.

Arrivammo di nascosto al portone e la ragazza, come da piano, si presentò disarmata e finse un’aggressione subita da uno sconosciuto chiedendo aiuto alle due guardie che subito si precipitarono da lei come due topi in trappola attratti dal loro pezzo di formaggio, fu allora che mi avvicinai all’ingresso imponendo le mani sulla giuntura delle ante dove la chiusura si trovava focalizzando la mia mente come avevo imparato a fare poche ore prima per sbloccare la porta. Mi ci volle più tempo del previsto perché i due soldati allarmati da un rumore si voltarono e mi videro armeggiare con la porta rimanendo stupiti e sentendosi colpevoli per essere caduti in una trappola così banale, ciò nonostante sarebbe finito già da allora il nostro percorso se Shaian con la sua convincente parlantina non avesse persuaso i due a lasciarci passare in quanto ospiti attesi del Lord.

Entrammo e di fronte a noi subito una scelta difficile da compiere, se salire, scendere o rimanere al piano terreno per cercare il nostro obbiettivo. In quella piccola saletta d’ingresso molto spoglia e adorna solo di un paio di torce accese decidemmo i vari percorsi da prendere, personalmente io scelsi il sotterraneo conscio che se il signore avesse a che fare con demoni o entità maligne avrebbe tenuto sicuramente la stanza in cui comunicava con loro al sicuro da occhi indiscreti, pensai subito alle segrete come luogo perfetto per un nascondiglio del genere quindi imboccai le scale e scesi.
Quei ripidi scalini in pietra tipici dei piani sotterranei di ogni tipo di abitazione scendevano veloci e più li seguivo meno vedevo attorno a me a causa della mancanza di luce, continuai comunque a scendere fino a quando non mi trovai di fronte ad una porta di legno. Avrebbe potuto nascondersi qualsiasi cosa la dietro ma non c’era motivo di indugiare, eravamo in quel castello per un motivo quindi impugnai la maniglia ed entrai. Di fronte a me in quella piccola stanza buia non riuscii inizialmente a vedere un accidente, anche se i miei occhi ormai si erano abituati all’oscurità non riuscivano a distinguere nient’altro che la sagoma di molte ampolle poggiate su degli scaffali attorno ai muri della stanza contenenti un misterioso liquido che non seppi identificare, così mi avvicinai e ne presi una in mano.

La osservai meglio da vicino e il liquido sembrava scuro anche se non sapevo ancora dire di che colore fosse, inoltre vedendo la flebile luce di una torcia avvicinarsi dall’entrata opposta della stanza decisi di andarmene da li, versando però il contenuto della fiala sul pavimento ed infrangendola. Che idea stupida in effetti, il liquido che io credevo potesse essere mistico o pericoloso in realtà alla luce allarmata della torcia sempre più vicina si rivelò semplicemente sangue, imbottigliato per chissà quale scopo anche se sicuramente non uno piacevole. Fortunatamente ero riuscito a rifugiarmi dietro la porta dalla quale ero entrato poco prima lasciando socchiuso solamente uno spiraglio per osservare prima che tre guardie facessero irruzione con le spade sguainate e, mentre rabbrividivo per la presenza del sangue nelle ampolle e la sua provenienza, mi dissi che con il pugnale che avevo in mano avrei potuto fare veramente poco per salvarmi. Pensai a tutti quei poteri scoperti quel giorno provai ancora una volta a concentrarmi, visualizzai più nitidamente possibile l’immagine di un topo che scappava, quindi lo posizionai mentalmente nella stanza e avvertii un formicolio alla schiena unito ad un senso di impazienza che non seppi identificare. Seppi che la mia strategia aveva funzionato quando le guardie si ritirarono dando la colpa dell’accaduto al topo che avevo fatto apparire ai loro piedi e che adesso era scappato di nuovo.

Decisi che da solo potevo fare poco contro quelle guardie e inoltre era improbabile che il Lord avesse lasciato qualcuno nei suoi luoghi segreti, decisi quindi di risalire le scale e recarmi nel corridoio centrale, dove Lamrael e il fabbro si erano da subito recati e dove mi sembrava più probabile si potesse trovare il nostro bersaglio. Passando accanto ad una porta con la serratura squagliata giunsi in un corridoio dove il contadino stava illuminando il terreno costellato di piccoli funghi dall’aria pericolosa.

Dopo un primo sguardo attento sembravano non trovarsi trappole nelle immediate vicinanze e decisi di avanzare evitando accuratamente i funghi a terra, dello stesso avviso invece non fu Shaian che non solo raccolse uno di quei funghi ma lanciò lo scudo lungo il corridoio per un motivo che non riuscii a capire, mentre invece la nube tossica e la trappola che stava restringendo le pareti quelle si che riuscivo a vederle.

Improvvisamente mi montò una rabbia spropositata cui non seppi dare spiegazione e non potei trattenermi dall’indirizzarla verso il contadino che stava sbraitando contro l’anziano fabbro, artefice della situazione drammatica in cui ci trovavamo.

“Sta zitto tu! Se pensi che prendiamo ordini da uno zappaterra come te ti sbagli di grosso! Nessuno ti ha eletto leader della spedizione!”

Un po’ brutale lo ammetto e non riuscii proprio a trattenere quel pensiero che in verità avevo trattenuto per tutto il viaggio, ma in realtà era proprio quello che pensavo. Una secca risposta arrivò da Shaian che, azzittendo sia me che Lamrael espose la sua idea di rallentare le pareti con il suo scudo, un’idea che mi parve stupida ma che poteva funzionare. Mi ci vollero tutte le forze mentali per non continuare a battibeccare con il contadino e fui tentato perfino di lasciarmi spiaccicare da quelle pareti così avrei posto fine anche alla sua esistenza irritante e fastidiosa, ma lo spirito di sopravvivenza alla fine prevalse così come la ragione, e corsi all’impazzata dietro al vecchio verso la speranza di salvezza.











Capacità Straordinarie: 1 [Ingegno]
Energia: Fascia Gialla75%
Equipaggiamento:
spada corta: riposta (mano destra);Daga: riposto(mano sinistra); Coltelli da lancio 17/20
Consumi:
[Basso=5%; Medio=10%; Alto=20%; Critico=40%]

Pericolosità:F

Condizioni:
Fisico: Danno Basso
Psicologico: illeso(tranquillo)
Anima: Danno Alto + Basso
Diritto fisso[Passive in uso]:

passiva energia Bianca del Talento Stratega (riconoscere le illusioni senza tuttavia disfarle)
passiva razziale mezz'elfo: udito sviluppato.
Materiale utilizzato[Abilità e Pergamene utilizzate]:

Loro hanno paura di me..
[Abilità personale di dominio dei Congegni (1/10) Difensiva, natura Magica, bersaglio Singolo. Potenza Variabile, consumo Nullo: il caster per difendersi dalle offensive può evocare congegni meccanici quali serature, lastre metalliche, sportelli blindati di casseforti, intere casseforti e altri simili. cristalli azzurri. Queste emanazioni dovranno necessariamente avere origine dal caster o dalle sue immediate vicinanze. A consumo Nullo questa abilità permette al caster di comandare congegni con la propria volontà, un effetto puramente scenico che non può avere finalità alcune se non questa.]

Operazioni svolte [Descrizione post]: Semplice descrizione del post di confronto. Complice l'alto danno all'Anima e i sentimenti rancorosi che non riesce più a trattenere, Zanroar colpito dal gas si scaglia verbalmente contro Lamrael in quanto lo vede usurpatore di una posizione che spetta di diritto a lui.
 
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Ydins
view post Posted on 19/7/2014, 13:21




Leoni Rossi - Interrogatorio movimentato.



Daries non ci mise molto per arrivare alla taverna a cui il gruppo si era dato appuntamento.Sembrava che ciò che fosse avvenuto a loro stesse accadendo in scala ben più grande del villaggio dove avevano passato le loro vite; molta gente stava soffrendo a causa di Angus e questo non lo voleva permettere. Quante altre ragazze avrebbero dovuto abbandonare la strada di un futuro radioso per dover chiedere asilo in un bordello e venire continuamente umiliate per arrivare a fine giornata. Quanti contadini avrebbero dovuto lasciare la vita tranquilla garantita dalla zappa per imbracciare spade oppure darsi alla malavita? Tutto ciò non era giusto e quello che si trovava dietro a questo doveva pagare col sangue.

Finalmente la donna raggiunse la porta della sua destinazione l'aprì e si rese conto di essere stanca. Forse aveva bisogno di una dormita, o forse avrebbe avuto bisogno di cambiare completamente vita. Si sedette al tavolo ed iniziò ad ascoltare gli altri. Tutti avevano raccolto dei pezzi di un complicato rompicapo e Lamrael propose una sortita nel castello del lord. Sarebbe avvenuto di notte, attraverso una piccola porta del lato est. Che cosa avrebbero mai incontrato li dentro? Guai, risposte, problemi oppure morte erano solo alcune delle possibilità che il loro futuro offriva, ma ripensando alla madre divorata da quel mostro ogni tipo di dubbio svanì dalla sua mente facendola annuire con energia.

Il piano elaborato dal gruppo era piuttosto semplice. Sfruttando una buona distrazione messa in atto dalla guardia cittadina, un po' di fortuna nell'abilità dello scasso ed una parlantina degna di un cantastorie forse sarebbero riusciti ad entrare. Quando arrivò il momento di mettere in scena la storiella della giovane pulzella in difficoltà, Daries passò le armi che possedeva ad un compagno allo scopo di rendere più credibile la storia, dopotutto non erano molte le donne che vanno in giro a chiedere aiuto ad un paio di guardie armate di ascia e scudo.

[...]



Nascosta dietro ad un angolo la vendicatrice ripassava la parte; il piano era vecchio come il mondo, ma lei non aveva mai avuto quel tipo di ruolo, era lei a salvare la gente dai cinghiali o spaventare i ladri, e non aveva esperienze di recitazione nella sua esperienza come tutrice della legge. Aveva bisogno di pensare a qualcosa di molto triste e non ci volle che un istante per ricordarsi dell'evento che l'aveva condotta a seguire una via di dolore ed odio in questi ultimi giorni. Le lacrime iniziarono a scendere copiosamente sul viso, Rieella non aveva uno specchio, ma sicuramente poteva immaginare di avere un'aria molto triste. Non sapeva quanto tempo le sarebbe durato l'effetto di questa "maschera emozionale" quindi decise di sfruttarlo a pieno.

Daries iniziò a correre in direzione delle guardie rivolgendo loro le seguenti parole:

Vi prego di aiutarmi! C'è un uomo che mi vuole rapinare! Aiuto!



Le guardie, mosse da uno spirito di sincero altruismo, accorsero immediatamente cercando di rassicurare la donna, mentre Zanroar provava ad aprire il lucchetto della porta. Purtroppo un rumore riportò la loro attenzione all'ingresso ed i tutori dell'ordine accorsero per difendere l'accesso a dove viveva il loro signore, ma Shaian dimostrò una capacità oratoria degna del miglior portavoce del sovrano riscontrando un certo successo nell'ingannare le guardie nel convincerle che tutti gli appartenenti al gruppo erano invitati del capo.

Chiusa la porta un bivio a tre possibilità si presentò di fronte a loro. La prima implicava scendere una non conosciuta quantità di scale, siccome si trovavano al piano terra probabilmente avrebbero condotto alle segrete, le cantine, le prigioni o altri tipi di strutture che si costruiscono sottoterra. La seconda scelta invece consisteva nel percorrere il corridoio che si trovavano davanti. In tutta onestà Daries non riuscì ad immaginare che cosa ci potesse essere, chi o che cosa avrebbe incontrato se avesse deciso di proseguire per quella strada. Infine c'erano delle scale che portavano verso i piani superiori. Considerato che il loro scopo era trovare il signore del posto e fargli qualche domanda, forse anch'egli adottava la buona vecchia regola architettonica dove le persone più importanti vivevano più in alto. Era una specie di piramide, dove solo le persone più qualificate o degne di fiducia potevano presentarsi ai piani più alti. Li c'era l'aria migliore, meno rumore delle strade e più possibilità di affacciarsi alla finestra e non vedere qualcuno stendere i panni o il tipico litigio fra sposi.

Scelgo questa scala.



Disse Daries indicando la possibilità che le permetteva di salire, così accompagnata da Paneak. Dopo ben cento scalini, finalmente si intravide il piano superiore. Ancora una volta la guardia cittadina si trovava costretta a dover compiere delle scelte. Questa volta erano cinque, equivalenti al numero di porte che avevano di fronte. Senza indugiare decise di scegliere quella più lontano ed appoggiò l'orecchio al legno, nella speranza di sentire qualcosa. Il risultato fu un certo russare, abbastanza lieve da essere appena percettibile. Forse quella non era l'alternativa migliore, così la donna si affidò di nuovo all'udito, ma questa volta nella porta adiacente sentì qualcuno chiaccherare, ma le parole erano incomprensibili. Tra l'alternativa di dover fare rumore affrontando qualcuno più la possiblità di lasciarci la pelle, la vendicatrice si affidò all'elemento sorpresa.

Tornò all'uscio dove aveva sentito la persona russare e cercò di aprire la porta il più silenziosamente possibile, alla sua vista apparve quella che sembrava essere una donna, intenta a dormire. Con un sorriso sadico stampato sul volto Daries; aveva avuto un'idea diabolica e con un po' di fortuna sarebbe riuscita a metterla in atto con successo.

Liberò l'ascia dalla cintura e l'impugnò cercando di restare fedele alla regola d'oro del silenzio, poi si avvicinò al punto di poterla toccare ed allungò la mano con un movimento fulmineo alla bocca della vittima allo scopo di impedirle di urlare. Avvicinò l'ascia al collo, in modo da rendere più convincenti le sue prossime parole per poi approssimare le sue labbra all'orechio della sua interlocutrice per proferirle le seguenti parole:

Quando toglierò la mano dalla tua bocca voglio che non ti faccia prendere dal panico e commettere gesti stupidi come urlare o cercare di avvisare altre persone in qualunque modo. Se proverai a fare altro se non rispondere alla mia domanda ti taglierò la gola, siamo intesi? Dove si trova il lord? Dove egli è abituato a passare le notti?



La risposta non tardò a farsi sentire, ma ciò che più stupì la guardia cittadina era la calma quasi surreale di quella persona, in pochi avrebbero avuto il fegato di mantenersi freddi e razionali in una simile situazione. Non c'era paura fra i suoi occhi ed in un certo senso questo terrorizzava Daries che invece era profondamente turbata dalla possibilità di fallire e complicare la vita ai suoi compagni.

"Il Lord non dorme mai."



Ella disse per poi riprendere il discorso:

"Se vuoi, taglia pure, pensi davvero che abbia paura di morire?"



La risposta schietta e in un certo senso offensiva, per i suoi sforzi di mantenersi razionale, nonostante la voglia di prenderla a pugni per sputare il rospo, ebbe l'effetto di farla arrabbiare a causa di quella futile dimostrazione di fedeltà. Così Rieella le tirò uno schiaffo sulla bocca, come si fa con i bambini maleducati ed aggiunse:

Non mi interessa se il tuo signore passa le notti in bianco, voglio sapere DOVE le passa. Non accetterò altre parole che non appartengano alla risposta che mi serve.



Come segno di profonda mancanza di rispetto la donna con un'ascia sul collo le sputò del sangue sulla faccia, ma finalmente diede la risposta di cui tanto necessitava, ovvero la sala del trono. Era inusuale che un sovrano dormisse nella sala dove legiferava, ma chi era lei per discutere di tradizioni reali.

Ciò che Daries non si aspettava di certo era un attacco a sorpresa. Un'unghia spuntò troppo repentinamente dal lenzuolo provocandole una ferita grave all'addome accompagnato dal commento dell'attaccante:

"Ma tu morirai prima di vederlo, lurida puttana!"



Ciò che era rimasto era solo il sentimento più folle della mente umana, ovvero la rabbia, così l'accetta calò rapidamente sul petto dell'interlocutrice.

Prova a sfruttare quel poco di alito fetido che ti rimane e dimmi dove si trova la sala.



Aggiunse in preda all'ira, voleva avere quell'informazione, non le serviva a niente sapere quale fosse il posto senza sapere dove si trovasse. Non aveva una piantina del luogo, quindi l'informazione fine a se stessa non le sarebbe servita. Per fortuna la risposta arrivò:

"Il corridoio centrale al pian terreno"



Per poi sparire in una nuvola di fumo. La cosa turbò molto Daries che non capiva com'è che una persona, nel momento di spirare, invece di lasciare un cadavere diventasse eterea. L'esigenza di continuare spinse la guardia cittadina ad uscire della camera attirata anche dalla voce di Paneak parlando di Angus, in un certo senso l'assenza di un corpo privo di vita l'avrebbe aiutata ad evitare di destare l'allarme, ma quei pensieri si dimostrarono erronei.

Due persone però si trovavano a qualche passo da lei. Non sarebbe riuscita ad allontanarsi indenne e con una ferita allo stomaco, che doveva continuare a tenere con la mano sinistra per evitare di perdere troppo sangue non ce l'avrebbe fatta ad ingaggiare duello ed avere molte probabilità di vincere. La vendicatrice infilò una mano nella tasca ed mostrò una sfera piena di liquido, per poi gettarlo ai piedi dei due sconosciuti. Con un po' di fortuna il gas avrebbe avuto effetto permettendole di tentare la fuga verso i piani inferiori.

CITAZIONE
Energia residua: 70%
Fisico: Ferita bassa al braccio sinistro x2. Ferita bassa alla spalla sinistra. Ferita alta alla pancia.
Psiche: Intatta.
Anima: Danno critico.
Stato d'animo: Arrabbiata
Armi usate: Ascia e biglia stordente [x1].
Abilità in uso: Tenacia (Daries è resistente alla fame ed alla sete)..

Biglia stordente :. La biglia dissonante ha un'ottimo effetto al chiuso, massimizzando il suo effetto, ma a volte è più conveniente agire su un'area piccola. E' in questo caso che entra in gioco la biglia stordente. Essa è composta da un contenitore, questa volta cubico, di colore viola e piccolo abbastanza da farne stare due in una mano abbastanza comodamente. Quando l'involucro sarà rotto, si propagherà un fumo di colore violacea. Lo sfortunato che inalerà i fumi dovrà fare i conti con un leggero stordimento oltre ad avere i sensi leggermente offuscati per la durata di due turni. La nebbia si diraderà nel giro di pochi secondi. Ydins possiede questo oggetto in dose doppia.
 
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Endymyon
view post Posted on 23/7/2014, 17:03




Leoni Rossi


La notte era calata lentamente. Fare i resoconti di cosa avevano appreso ognuno singolarmente era stato quasi immediato, ciò che aveva preso loro più tempo era stato aspettare Seagon. Il vecchio soldato non si vedeva, e a malincuore si era deciso anche Paneak a non aspettare oltre e dire loro cosa -quel poco- che aveva scoperto.
La città si stava preparando a muovere guerra, e i giovani ne erano eccitati. Chi non lo sarebbe? Del mostro non si sapeva nulla, o almeno nulla gli era stato detto. Solo i profughi sapevano di cosa lui stesse parlando, e con gli occhi sbarrati incominciavano a piangere nel ricordare i cari morti per via di quell'essere.

Avevano un piano d'azione. Da alcune fonti dei suoi compagni sembrava il re sapesse qualcosa, perciò loro dovevano avere un udienza con lui. Ma ad Arkae non si era soliti aspettare per parlare con qualcuno, sebbene quel paesino avesse tutto il tempo del mondo, di solito si andava dalla persona interessata e ci si parlava. Niente burocrazia come nella città, niente tempi di attesa oppure divieti, bastava avere un valido motivo, e andare dagli anziani poteva spesso giovare. Ovviamente lui non ci era mai andato, i vecchi erano vecchi, non si occupavano di questioni che lui poteva sentire come impellenti. Inoltre aveva troppo orgoglio, Paneak, per farsi risolvere le questioni dagli altri. Il modello di uomo che cercava di imitare era quello del uomo capace di tutto, che affronta a petto alto le avversità, ma con saggezza. Se oggi l'ostacolo sembra troppo grande, magari il giorno dopo non lo sarà, a furia di ritentare. Se invece non si è soli a voler superare l'impedimento, aiutarsi a vicenda sarebbe l'ideale.

Eppure la vita non ti permette sempre di fare ciò che desidereresti.
Alcuni provano la fortuna, tentando di arricchirsi e vivere meglio, altri combattono per ciò in cui credono, e poi ci sono quelli che, pur lavorando sodo, in fin dei conti sono contenti con ciò che hanno e desidererebbero solo arrivare alla vecchiaia. Questi ultimi sono quelli che, per quanto possano sembrare i più cauti, non belligeranti e non morti di fame per aver perso tutto quando la fortuna gli abbandona, sono anche quelli che se muoiono prima della vecchiaia causano un trauma profondo. Perché mai una madre e un padre dovrebbero morire, se nella loro vita hanno tentato di fare il meglio per il proprio figlio senza danneggiare gli altri?
Perché un contadino dovrebbe morire per mano di una bestia a cui non ha fatto del male. Perché il suo raccolto dovrebbe essere saccheggiato dai briganti?

La porta secondaria che stavano tenendo d'occhio Paneak e i suoi compagni era sorvegliata da due guardie. Non vedeva altri soldati aggirarsi, sembrava non vi fosse una vera e propria ronda. Tutto era semplice: distrarre le guardie, forzare la serratura e d entrare. Da lì in poi ci sarebbe stato l'ignoto, ma avrebbero deciso in seguito cosa fare.
Il suo compito era quello di stare di guardia affinché nessuna altra guardia arrivasse per interrompere il piano. Daries invece era “l'esca”.
I soldati, per altruismo, o per fare essi stessi a loro volta qualcosa alla donna le si avvicinarono. Zonroar tentò di aprire il lucchetto, ma qualcosa andò storto. Un piccolo rumore e le guardie si accorsero della loro presenza. Se non fosse stato per il fabbro e per la sua ottima parlantina, il ragazzo sarebbe ricorso al suo arco e a qualunque altra cosa per uccidere quei due poveretti.

Qualcosa era cambiato forse, ormai non riusciva più a vedere nulla come innocuo oppure altruista. Quelle guardie proteggevano un re guerrafondaio, avevano colpe inanzi tempo, agli occhi del ragazzo. Non erano più delle persone come lui, con una famiglia, con un lavoro per sopravvivere alla fame e alla miseria, erano dei pezzi di carne senzienti, ma che non avrebbero impedito a lui di fare ciò che doveva.

Dentro al palazzo dalle volte sontuose e dagli arazzi sgargianti di colori il piccolo contadino dovette scegliere tra tre vie diverse. Come nella foresta attese che gli altri scegliessero, per poi accodarsi a Daries. La guardia cittadina lo aveva accompagnato anche prima, nel bosco, quando erano andati a prendere l'acqua. Per tutte le scalinate i suoi passi non fecero rumore, e il suo silenzio era tombale. Non sapeva cosa dire alla donna, non voleva essere inopportuno, e di sicuro lo avrebbe zittito, perché in giro potevano esserci altre guardie.
Arrivarono su un pianerottolo dove tutte le stanze davano sulla destra. Cinque porte e il corridoio in fondo che dava sulla destra.
Daries non sembrò avere dubbi sul cosa fare, e arrivata in fondo al pianerottolo incominciò ad origliare dalla porta. Facendo lo stesso Paneak incominciò da quella più vicina.
Anche senza appoggiare l'orecchio alla porta il ragazzo udì dei singhiozzi e dei lamenti, e nient'altro. Aspettò qualche secondo, per chiarirsi meglio chi ci fosse dietro al legno, ma solo urla di una bambina si sentivano. Madre e padre non sembravano essere presenti, magari chissà, erano a qualche ballo e avevano lasciato la ragazzina da sola nella camera, e questa svegliatasi aveva incominciato a piangere.
La mano destra di Paneak si spinse fino alla maniglia, ma poi desistette dall'aprirla. Poteva essere una trappola, Angus si aspettava che loro sopravvivessero, aveva blaterato di potere, e di certo non li aveva catturati e fatti suoi schiavi.

Nella seconda stanza qualche borbottio e un rumore simile ai gargarismi gli fecero intuire che magari vi fosse un uomo che stava dormendo. In quelle stanze di sicuro alloggiavano i ricchi, pieni di soldi, ma ciò non lo poteva distrarre. Per quanto probabilmente quello si fosse arricchito sulla schiena di centinaia e centinaia di uomini e donne, lui non poteva derubarlo per poi dare i soldi a chissà quale ubriacone. Sarebbero stati loro a doversi liberare dal sopruso e chiedere la libertà.

Passò così alla terza porta, dalla quale non sentiva molto. Appoggiò l'orecchio, ma ancora poco riusciva ad intendere di quello che sembrava una discussione. Parlavano del Akerat e della distruzione.
Nessuno poteva parlare così di una intera regione se non fosse stato un ufficiale di alto livello. Si concentrò, respirò profondamente e chiuse gli occhi. Lì di fronte alla porta, in atteggiamento solenne, andò con la mente alla voce che aveva sentito. La pensò intensamente, voleva sapere tutto di ciò che era l'argomento della loro discussione. In un attimo un lampo di luce sembrò illuminarlo, era arrivato nella mente della persona, ma un secondo dopo, appena messosi a cercare qualche informazione, lo avevano estromesso.
Aprì gli occhi e guardò alla sua sinistra. Daries era sparita.
La porta si aprì. Angus e una vecchia si affacciarono, e il piccolo contadino si scansò di lato, verso le scale dalle quali era arrivato.
Un globo oscuro lanciato dalla vecchia incominciò ad inseguirlo, e dopo alcuni passi indietreggiando, Paneak decise di volerlo contrastare. Puntò il piede destro nel terreno e con le mani spinse la sfera. Ancora prima di toccarla scintille nere incominciarono a scoppiettare, e la sfera esplose lasciando un piccolo alone scuro di energia.

«Le mura di questo posto sono fradice della tua puzza Angus, da quanto sei qui? »

Eppure non lo voleva sapere con quella voce tremante. Voleva scappare da quel mostro, ancora una volta. Negli occhi della vecchia aveva scorto lo stesso sguardo malsano di quella orribile creatura che aveva ucciso i suoi genitori, e lui non poteva fare altro che salvarsi. Doveva andarsene, scappare il prima possibile. Per quello aveva preso in mano l'arco e aveva detto quelle parole, anche Daries doveva salvarsi. Scoccò la prima freccia verso chi aveva lanciato la sfera e poi scoccò in fretta anche la seconda, più per distrarli che per ferirli.
Era già sparito dietro al muro e si era lanciato giù dalle scale, camminando nell'aria per fare più in fretta.

Non dovevano prenderlo.
Non potevano prenderlo.
Doveva sopravvivere.

Solo quando arrivò in fondo alle scale, vedendo Seagon tentò di calmarsi e riprendere fiato. Doveva andare da Lamreael, dovevano andarsene o uccidere Angus. Ora che sapeva dov'era, o lo uccidevano o scappavano.


Paneak
Stato fisico: Illeso
Stato mentale: Illeso
Energie: 85%- 5%-10%= 70%
CS: 1 Destrezza

Armi/Armature:
Armatura di cuoio
Coltello
Arcon con 13 frecce (2 usate ora)

Oggetti:


Passive:
-Difesa psionica passiva (Abilità Razziale)
-Non emissione di rumori o odori (Talento Assassino)
-Sostegno (camminare su ogni parete e superficie, anche in aria)

Attive utilizzate:

CITAZIONE
« Thundaga (Thunder God)»
Dominare un elemento è uno dei primi passi per diventare un mago dedito alla distruzione. La folgore, elemento più affine a Hiryu è stata scelta sia per la rapidità con cui colpisce, sia per gli innumerevoli danni che può provocare. Tutti coloro che hanno sperimentato sulla propria pelle un fulmine, sanno che l'ustione è solo una parte dei danni che essa infligge al corpo, infatti un fulmine crea anche un impulso elettrico, uno shock che fa contrarre tutti i muscoli del corpo in uno spasmo che può essere anche fatale. L'assassino non solo ha imparato a controllare la semplice emanazione dell'evento naturale, ma riesce persino a crearlo nelle sue vicinanze prossime e manipolarne, oltre alla forma, anche il colore.
Dominio elementare della folgore:
-Utilizzo a scopo offensivo;
-Single Target
-Suddivisione dei danni tra ustioni e danni da shock (--> Shock inteso come danno da elettricità che può causare contrazione dei muscoli etc... non danno psionico)
[Tecnica personale 1/10- Abilità Costo: Variabile Medio]

CITAZIONE
Spiare: Il ladro si insinua nella mente del proprio nemico, venendo a conoscenza di determinate informazioni.
La tecnica ha natura psionica. Per essere castata vi è necessità che l'utilizzatore possa percepire il bersaglio in qualche modo, anche solo visivamente. Dopo aver colpito la vittima con successo, l'utilizzatore della tecnica verrà immediatamente a conoscenza di parte della storia del suo bersaglio, di qualche suo segreto, o delle sue paure e passioni. La tecnica in caso di successo provoca danni bassi alla mente della vittima, fornendo al caster informazioni di sorta sulla vittima, e va affrontata come una psionica di potenza bassa.
Consumo di energia: Basso

Riassunto: Come detto in confronto, Paneak va sulle scale e incontra angus e una vecchia, poi scappa :V

Ah, oltre a ciò aggiungo che la razziale del mezzodemone che avevo con Hiryu non l'ho potuta usare a questo turno più epr una questione di introspezione (in fondo è ancora un ragazzo di 15 anni) ma prossimamente forse sarà possibile, con un bel cambio di personalità, infatti ora è ancora nella fase "scappa per la vita" e non ancora nella "uccidi chi ha ucciso :V"

Mi scuso con tutti voi per il mio ritardo, non dovrà più accadere >.<'






 
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view post Posted on 29/7/2014, 13:30

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Il Lord della città era seduto nella penombra sopra il suo trono d'oro. La sala del trono, situata al pian terreno del castello, era un'immensa sala in pietra, poche statue, e pochi dipinti, adornavano la stanza, molte pareti erano visibilmente più chiare come se, di recente, qualche quadro fosse stato tolto dalle pareti. Il Lord sedeva quasi annoiato, con una gamba poggiata rozzamente sul bracciale dello scranno che penzolava al lato in un movimento ritmico. In mano reggeva una coppa di vino, che ondeggiava come per mescolarlo meglio. L'uomo, sempre se di uomo si trattasse, era mastodontico, un'essere dalle fattezze abnormi, dai lineamenti duri e dal viso tagliente. S'annoiava abbarbicato su quel trono come se stesse aspettando qualcuno. Come se già sapesse che qualcuno sarebbe arrivato. Era solo questione di tempo prima che i fili di quel destino, di quella trama intrecciata andassero tutti al proprio posto. Ogni cosa aveva un suo tempo, un tempo che sarebbe giunto prima o poi inevitabilmente. Perché, nella sua visione, nel suo destino, verano lui e Lamrael, lui e un apparente e anonimo contadino che nel sangue aveva inciso un'avvenire diverso. V'era o la lotta o l'unione, la distruzione o la creazione.
Il bianco o il nero.
C'era una scelta che prima o poi l'uomo avrebbe dovuto compiere, il momento in cui, dinanzi a un bivio, avrebbe trovato solo e soltanto un dirupo infinito e sconfinato, completamente nero e pregno della corruzione che affligge i fondali dell'Abisso, oppure la luce della via del guerriero, dell'araldo più glorioso e forte.
Ma, in ogni caso, la vendetta avrebbe corroso il suo cuore, lo avrebbe distrutto per sempre, rompendo in mille pezzi quel fragile equilibrio di cristallo che l'uomo aveva creato nel tempo. Prima di lui, sarebbero caduti uno dopo l'altro tutti i suoi compagni, tutti e nessuno escluso, avrebbero attraversato l'altro lato della barricata, avrebbero ceduto alla corruzione.
Uno di loro lo sarebbe diventato quella notte stessa. Una notte perfetta, una notte in cui la luna rossa e sanguinaria brillava di cremisi nel cielo nero e stellato. Lupi ululavano alla luna, mostri si risvegliavano oltre la radura, le ombre s'aggiravano flebili tra i rami degli alberi. Il viso del Lord parve quasi deformarsi nel buio, come ad assumere tratti demoniaci, simili a quelli di un rettile ma molto più deformati, con chiostre di denti famelici che spuntavano dalle mascelle. In quell'istante la porta s'aprì e, da un momento all'altro un gruppo di uomini entrò all'interno della stanza. Il mostro sorrise, mentre i denti bianchi baluginarono nel buio come lame affilate.

« Vi stavo aspettando, soprattutto tu. »

La voce dell'essere suonò metallica e spaventosa, rauca, come se appartenesse a un altro mondo. Lamrael sentì un'energia fredda attraversargli la schiena facendolo trasalire. Eppure, quelle due parole non riuscì a capire a chi fossero rivolte, era come se lui aspettasse tutti, li aspettasse da un bel po'.

« Io sono Aundara, il mostro che ha distrutto la vostra piccola e insignificante casa. »

Accanto a lui comparve Angus, poi una vecchia, una donna, e altri e altri uomini. Osservandoli meglio parvero come manichini privi di vita, Aundara l'infilzò tutti con i suoi artigli, o qualsiasi cosa fossero quelle lame che gli fuoriscivano dal corpo. Parevano come tubi che aspiravano la vita stessa di quei uomini. I manichini rantolarono un ultimo sospiro di dolore, esalando il loro ultimo fiato di vita senza cacciar un singolo filo di sangue. Aundare estrasse gli artigli dai loro corpi e tutti si accasciarono al suolo privi di vita, come sacchi di patate.


« Ogni passo, ogni movimento che avete fatto fino a qui era già scritto nel vostro destino, voi dovevate arrivare qui da me, e ora uno di voi mi seguirà. »

Il mostro parve sorridere, mostrando ancor di più la schiera di denti affilati. Ora, nella penombra si poté quasi guardare la sua pelle, non più umana ma squamosa, dura probabilmente come acciaio. I suoi occhi erano due fessure verdi e lattiginose. Aundara alzò il braccio destro, anch'esso mostruoso e puntare con l'indice gli uomini dinanzi a lui.

« Per gli altri, c'è stata solo illlusione di poter raggiungermi. »

Il mostro strozzò una risata, gli occhi brillarono per un'istante.

« Ma non è ancora giunto il vostro tempo. Non ancora.
Arriverà il momento in cui i sigilli dell'Abisso si romperanno di nuovo. Voi rimpinguerete le file dei demoni, voi cederete alla corruzione. Ma tu,
» a quel punto il demone indicò Lamrael « Tu sei destinato a qualcosa di diverso, di più grande. TU sarai il nostro capo. »
Lamrael scosse la testa incredulo, era la seconda volta che gli raccontavano quella storia, per lui erano tutte stronzate. Lui li avrebbe uccisi tutti.

« Vai a farti fottere Aundara. »

Lamrael contrasse i muscoli, ma non fece in tempo a reagire che tutto divenne sfumato, tutto venne inghiottito in un vortice nero, tutto si fece nebuloso e confuso, instabile. Poi tutto venne cancellato improvvisamente, non v'era più Aundara, non c'era più nessuno. Se non il nero più assoluto.

_____________________ _____________________ ______________________

Si risvegliarono nella grotta, Lamrael si alzò con violenza scossa e tutto sudato, aveva i brividi di freddo e, qualcosa, nel suo corpo era cambiato.
Guardò i suoi compagni risvegliarsi e tutto gli apparve come un deja-vu assurdo. Aveva già vissuto queella scena e gli parve come se fosse bloccato in un sogno, o come se si fosse appena risvegliato da esso. Guardò i suoi compagni e vide immediatamente che ne mancava uno all'appello: Zanroar.
Il ragazzo della sua amata era improvvisamente scomparso, inghiottito probabilmente da Aundara e dalla corruzione.
Lamrael strinse i pugni, erano stati sconfitti su tutta la linea, beffati e presi in giro. Lamrael esplose in un urlo di rabbia.

« Io lo troverò, lo riporterò indietro e li ucciderò tutti. »

Il cammino della sua vendetta era cominciato, era l'inizio di ciò che sarebbe diventato. Ma non ciò che il destino avrebbe voluto.

« E io verrò con te. »
La voce di Seagon rimbombò nella caverna, la tigre dell'Akerat non aveva più nulla da perdere, nemmeno la sua umanità.
Gli altri, invece, sarebbero tornati in quel paese distrutto, per ricominciare un'altra volta.



QM - POINT

Per chi si aspettava una boss battle beh, rimarrà deluso. Dalla caverna in poi era tutto un sogno e vi dico che le vostre azioni hanno portato a tale finale. Zanroar, esclusivamente per scelta di trama, diventa un demone come Aundara, Seagon segue Lamrael mentre gli altri, per il momento, tornano nel loro villaggio. Ora passiamo ai premi.

Azazel: 1250 gold
Malzhar: 1250 gold
Endymion: 1100 gold
Masterbpi: 1250
Ydins: 1050
Io: 0 gold come promesso per rispetto nei confronti dei giocatori.

Vi ringrazio per la pazienza e per aver risposto fino alla fine. Mi scuso per i ritardi. Alla prossima ^^


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42 replies since 25/2/2014, 15:14   1228 views
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