Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Colin

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Maktub
view post Posted on 24/3/2014, 16:33





• Nome: Colin

• Gold:

• Aspetto: Colin è una mezzelfa snella e slanciata, alta all’incirca un metro e ottanta, dalla lunga e folta chioma nera spesso raccolta in una coda spettinata, sistemata senza troppa cura del risultato. Porta sempre una fascia rossa che le copre la fronte, utile per asciugarle il sudore ed evitare che le ciocche di capelli le penzolino davanti agli occhi ostruendole la visuale. Gli occhi sono di un verde acceso, praticamente fluorescenti, quasi inquietanti per la luce che emanano. La ragazza veste essenzialmente corte maglie sgualcite che porta fin da bambina, ormai consunte dall’uso e giubbotti e pantaloni di pelle nera.

• Pensiero: La mezzelfa non ha quasi mai avuto contatti con ragazzi della sua età o gente “normale”. Ha sempre frequentato persone poco raccomandabili e viscide. Non ha dunque ben presente la giusta distinzione tra bene e male, anche se il suo animo è buono, ben disposto ad aiutare chi se lo merita e ricambiare con un comportamento peggiore di quello che riceve nel caso in cui una persona si mostri voltafaccia e traditrice. Prova sempre diffidenza in chiunque incontri, dal più docile mendicante al più meschino mercenario. Ha comunque sempre bisogno di trovare dei momenti in cui stare sola con sé stessa, essendo l’unica persona di cui si fida.
Soffre molto il fatto di non sapere la causa del suo abbandono e di non conoscere i suoi genitori, cosa che la porta di frequente a pensare di andare alla ricerca delle sue origini e avere delle risposte.

• Allineamento: Puro

• Biografia: Affondava il suo sguardo solitario e speranzoso nel paesaggio che si apriva davanti a lei in un’ ampia vallata costeggiata dalle montagne, imporporita dal calar del sole, antropizzata al centro da un piccolo villaggio che lasciava trasparire le prime luci delle candele nelle case. Eppure il suo cuore non desiderava altro che andarsene da quelle fottute terre che da quando le conosceva avevano cercato di succhiarle via l’anima.
“Basta!” si diceva “Non voglio più star qua a perder tempo leccando il culo a quel sudicio balordo”.
Era arrivata fin lì senza sapere quale fosse la sua terra, chi fossero i suoi genitori, chi fosse lei stessa.
“Ragazzinaaaa!! Dove seiii?? Eddai rispondimi ragazzina! Non volevo fare niente di male, lo sai!”. Ormai lo odiava, non ne poteva più di lui e la sua voce rauca e corrosa dall’alcol gli faceva pesare il fatto di essere nata e cresciuta da sola, in fin dei conti.
Esattamente ventidue anni fa infatti un cesto di vimini sgualcito e deformato dall’uso era stato abbandonato sul ciglio della strada sterrata che conduceva al villaggio di Occam. Era ormai sera quando finalmente un uomo si era fermato, attratto dalle urla disperate che praticamente dalla mattina fendevano l’aria di una grigia giornata piovigginosa. L’interno di quella che doveva rappresentare una simil culla conteneva lenzuola insudiciate dal fango schizzato dai carri ambulanti e dalla gente a cavallo che neanche aveva considerato i pianti provenire dal cesto. Avvicinandosi l’uomo scorse dei panni bagnati e sporchi che nascondevano i movimenti esausti e disperati di un bambino di un solo paio di settimane. L’aveva guardato bene alzando di poco il sopracciglio, poi sogghignando. Infine si era avvicinato di più chinandosi su di esso e subito il fetido odore di merda e piscio di neonato che da lì si espandeva erano bastati a farlo rinunciare all’adozione. Se non che quando già aveva sorpassato di parecchi passi lo sporco nido, non si era sentito affiancato dal suo unico servo fedele, Khor, il mastino bastardo. L’aveva chiamato e girandosi l’aveva visto esser ancora alla culla improvvisata ad annusare l’infelice creatura abbandonata alla sua sfortunata sorte. Il cane, accucciato affianco a essa, sembrava disposto a prendersene cura chiedendo aiuto al padrone. L’uomo tornò indietro, sollevò del tutto i panni lerci e incrociò il suo sguardo con gli occhi appena socchiusi e lacrimanti del bambino o , per meglio dire, la bambina, che era ricoperta da una patina di polvere e terriccio, ma, a quanto pareva, del tutto sana.
Quest’uomo, anche se barbaro è il termine che più gli si addice, non era mosso da tenerezza o da un improvviso odor di paternità, bensì da pensieri ben più loschi e lucrosi.
“Dai Khor non starai scherzando?! Ecche è? Vuoi vedermi diventare una sottoposta balia?”. Sollevò per una gamba la piccola e guardandola meglio da capo a piedi accennò un ghigno, uscendosene: “Magari un pensierino però…potrebbe rivelarsi più utile del previsto”.
E da lì l’accudimento, se non l’ “allevamento” della neonata, che crebbe in un mondo di violenza, corruzione, odio e chi più ne ha più ne metta. L’uomo che l’aveva adottata era conosciuto come Il Bruto dai villaggi limitrofi per la sua irruenza, il suo menefreghismo, la sua rozzezza e soprattutto per il suo aspetto: alto, grosso, ma con un gran pancione riconducibile all’abuso di alcol, ricoperto da abiti rattoppati e un lungo mantello sporco e di un nero scolorito. Si diceva che in passato fosse stato un lord cavaliere in qualche lontano regno, al servizio di qualche sconosciuto principe, ma lui non sembrava mai aver dato corda alle chiacchere né mai essersi vantato del suo passato. L’ unica cosa che gli si poteva riconoscere era la sua maestria nell’uso delle armi, spada e soprattutto arco, l’uso del quale l’aveva trasformato in un perfetto cacciatore, di taglie, di animali o di quant’altro gli avesse procurato il minimo necessario per vivere. Una sottospecie di mercenario, corrotto come tutti i mercenari, insomma.
Sta di fatto che questo mercenario corrotto aveva cresciuto l’orfanella, che poi si era scoperto essere un’ elfa, anzi, una mezzelfa, a causa della tipica forma delle orecchie a punta, ma meno allungate e vistose di uno di razza pura, dei lunghi capelli neri e del colore degli occhi verdi quasi innaturali per la loro fluorescenza. Una volta raggiunta un’ età utile, alla piccola veniva imposto di andare a recuperare le prede di caccia al posto del mastino che ormai seguiva a rilento Il Bruto nelle sue battute, veniva obbligata a cucinare per lui e costruire i rifugi per la notte quando non soggiornavano in una di quelle anguste taverne che l’uomo amava frequentare durante i suoi incontri con ladri, truffatori, committenti e prostitute.
Una piccola serva, come era stato previsto fin dal’inizio.
L’unica cosa che era riuscita ad estrapolare da quegli anni di sfruttamento era stata qualche breve, ma efficace lezione di tiro con l’arco e maneggiamento della spada, per cui la ragazza aveva dimostrato avere un certo talento.
Si parla di ragazza, ma ormai non era rimasto più nulla della piccola bamboccia insudiciata e indifesa della culla di vimini, avendo preso il suo posto una donna slanciata, dall’aspetto fiero, autosufficiente, ma ancora vincolata alle catene di un patrigno troppo preso dall’egoismo per poter provare dell’affetto nei suoi confronti. Forse, dopo tutti quegli anni passati ad accudirla, a sfamarla, a impostarla, un lontano sentimento poteva averlo sviluppato, ma non si era mai sbilanciato nel dimostrarlo. Raramente capitava che ridessero assieme, mentre non c’era mai stato nessun contatto fisico. Insomma è sempre stata sola, compagna di sé stessa e delle sue fantasie, unico suo sfogo era Oscar, un piccolo batuffolo di pelo di dubbia provenienza, simile a un topo o uno scoiattolo, del quale aveva infilzato la coda con una freccia durante un periodo d’inverno in cui regnava la fame. Sarebbe dovuto essere la sua colazione, invece la tenerezza con cui la guardava e squittiva per il dolore non le aveva permesso di farne un pasto. L’aveva dunque curato fasciato e aspettato che il tempo facesse la sua parte perché riprendesse del tutto la mobilità del quinto arto. Oscar dopo la guarigione era sempre rimasto nei dintorni della sua predatrice e salvatrice, dimostrando un affetto reciproco. Era l’unico con cui la ragazza di tanto in tanto soleva parlare o coccolare nei momenti di sconforto.
Erano da qualche giorno accampati per un appostamento destinato a braccare un carro che trasportava un’ingente somma di denaro in pronta consegna ad un riccone della capitale, quando la mezzelfa aveva approfittato di una limpida giornata soleggiata per accingersi ad un bagno rinfrescante in una fonte capeggiata da un’alta cascata. Ormai spoglia stava infilandosi coi piedi nudi in quell’acqua gelida e limpida, assaporando l’odore della foresta e il suono del tuffo dell’acqua. Completamente rilassata e vuota la mente, venne distratta dallo scrocchiare delle foglie secche dietro di lei. Non fece in tempo a voltarsi che si sentì prendere forte per un abbraccio, mentre una grossa mano ruvida e sporca l’aveva afferrata con una poderosa stretta ai fianchi con l’intenzione di salire verso i seni scoperti. “Uoooooooo che cazz…!” la donna si agitò violentemente e col braccio libero diede un’intensa gomitata all’indietro, che la divincolò dalla presa. “Dorak che cazzo fai??”. Il Bruto, colto da un momento di astinenza o attrazione per il corpo liscio e curvilineo della donna, piegato in due per il colpo allo stomaco cercò di rabbonirla con un “Scusa ragazzina, non so che mi è preso”, ma lei si mise a correre, dopo aver afferrato un panno per coprirsi, su per la boscaglia, singhiozzando.
Dalla cima della collina, mentre osservava il paesaggio che si stagliava sotto di lei, scaturirono tutti quei sentimenti che la torturavano da quando era bambina.
“ E’ ora di finirla. Mi sono fatta sfruttare abbastanza. E quel che più mi da fastidio è stato esser stata presa per il culo per ventidue anni con illusioni e promesse di una vita migliore. Come dovrebbero essere realizzate? Con uno stupro? Fanculo”. Intanto, mentre era assorta nei suoi pensieri una voce gridava “Ragazzinaaaa!! Dove seiii?? Eddai rispondimi ragazzina! Non volevo fare niente di male, lo sai!”.
“Coglione smettila di chiamarmi ragazzina” pensava ancora “ho un nome. Mi chiamo Colin e non mi vedrai mai più”.

• Razza: Mezzelfo

• Classe: Mago

• Talento: Assassino

• Grado Energetico: Bianca

• Pericolosità:
G

• Capacità Straordinarie: +1 CS a destrezza

• Armi: 2 pugnali di fattura elfica e una frusta

• Oggetti:Anello bracciale e armonica

• Compagno animale: Oscar è un piccolo animaletto delle dimensioni di una mela. Non è facile incontrare specie simili nei boschi frequentati da Colin, eppure la strada della bestiola e della ragazza si sono incrociate. Appare come una specie di topolino e mostra una coda rada, culminante in un folto e simpatico pon pon, la cui continuità è spezzata da un piegamento ad angolo, difetto permanente dovuto alla freccia scoccata da Colin nel tentativo di catturarlo. Presenta soltanto le zampe anteriori più simili a quelle di un volatile che a quelle di un roditore. Infine, una particolarità di Oscar sono i suoi grandi occhi di un color smeraldo acceso, capaci di incantare con la loro tenerezza chiunque li guardi.


• Abilità personali:

Eredità di Dorak
Colin, nonostante il rapporto conflittuale con l’energumeno che l’ha adottata, è riuscita comunque a cavar fuori da quell’esperienza qualcosa di buono. Osservando il gigante panzuto evitare i pugni dei brutti ceffi con cui aveva spesso a che fare, ha capito il meccanismo grazie al quale potersi difendere.
Provando e riprovando, all’insaputa dell’ignaro maestro ovviamente, è riuscita a padroneggiare la formidabile schivata aggiungendo il proprio talento e facendo sua una tecnica in grado di salvarle il collo in parecchie situazioni difficili.
In termini di gioco, spendendo un consumo Varabile di energie, Colin è in grado di difendersi dalla maggior parte delle offensive portate contro di lei grazie ad una schivata dalla velocità prodigiosa. La tecnica è talmente rapida da lasciare dietro la ragazza un’immagine residua di sé sorride irriverente e che a contatto con la tecnica evitata si dissolverà rivelando il fallimento del tentativo attacco.

• Abilità razziali: Sensi migliorati ~ Esclusi e denigrati, i mezz'elfi hanno dovuto arrangiarsi per vivere, pur non possedendo un corpo forte in grado di affrontare qualsiasi tipo di situazione. Questa vita di stenti li ha costretti, per la maggior parte, a divenire ladri, assassini o simili.
Evolvendosi in questa direzione, quindi, la loro razza ha migliorato le prestazioni sensoriali, consentendo a ciascuno di sviluppare un particolare senso oltre ogni normale limite. Pertanto, chiunque scelga la classe del mezz'elfo potrà decidere, al momento dell'inserimento in scheda della passiva razziale, un senso nello specifico da sviluppare, potendo dotare il proprio personaggio di un udito finissimo, di una vista pari a quella di un falco o di un felino, di un olfatto al pari del più caparbio segugio, o altro. Il senso prescelto va specificato al momento dell'inserimento in scheda dell'abilità e non potrà più essere modificato. [senso scelto: udito finissimo]

• Pergamene :

Corruzione Magica: Il mago trasferisce il proprio potere arcano nel corpo dell'avversario, corrompendo il suo sistema circolatorio e infliggendo un danno che viene diviso tra mente e bersaglio.
La tecnica ha natura Magica. Il caster lancia la tecnica con l'intenzione di danneggiare e corrompere la parte interna del corpo del proprio nemico. La corruzione può assumere un aspetto a scelta del caster (vene gonfie, sangue che muta colore, segni/tatuaggi sulla pelle sono solo alcuni esempi) e oltre a questi danni è in grado di infliggere anche una forte sensazione di confusione e debolezza alla mente del proprio nemico. Il danno risulta suddiviso in un Medio alla mente e un medio al corpo del bersaglio.
Consumo di energia: Alto

Trasformazione: Il mago inganna coloro che lo circondano, illudendoli di essersi trasformato in una creatura magica o umanoide a propria scelta.
La tecnica è una illusione di natura Psionica. Agli occhi di coloro che lo circondano, il mago assume la forma di una creatura a propria scelta (animali, creature fantastiche, altri esseri umani sono solo alcuni esempi). Si tratta solo di un'illusione, poichè in realtà mantiene il proprio reale aspetto. Questa tecnica dura due turni ed è di potenza bassa, di conseguenza influenza anche coloro che dispongono di una difesa psionica passiva. Non infligge alcun danno.
Consumo di energia:Medio

Squarciare l'anima: Il mago usa il proprio potere per logorare l'avversario, colpendolo nella psiche e ottundendone le capacità.
La tecnica ha natura Psionica. Il mago colpisce l'avversario, infliggendogli sia un danno Medio psionico che una diminuzione di 2 CS. Il modo in cui la tecnica viene inflitta potrà essere descritto a sua discrezione (tramite lo sguardo, a contatto oppure tentendo il braccio e indicando il nemico sono solo alcuni esempi).
Consumo di energia:Alto



Edited by Maktub - 25/3/2014, 17:02
 
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Maktub
view post Posted on 25/3/2014, 17:03




Finito.
 
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view post Posted on 25/3/2014, 20:52
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