Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Winterreise ~ Die Nebensonnen, Capitolo IX: I Soli Fantasma

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 31/5/2014, 16:22
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:


• Fanie •Gefahrdorf
Infanzia di Lucian Alastor


« Gustav? »
Lord Alastor parve accogliere la notizia come un pugno nello stomaco.
Rimase incredulo, massaggiandosi la fronte a più riprese. Nonostante tutto, però, la sorpresa nei suoi occhi non era evidente tanto quanto ci si sarebbe aspettato.
Fissava in giro gli antri oscuri del suo maniero, cercando una risposta tra gli scaffali vuoti. Una risposta ad una domanda che, forse, non ignorava del tutto.
D'altronde non capitava tutti giorni di sapere che di avere un assassino in famiglia.

« Mia moglie me lo diceva spesso di non fidarmi della sua famiglia » commentò, parlando tra se e se « ma certo non credevo fino a questo punto. »
Poi stette silente, fissando ancora un attimo l'elfa. Sbuffò, infine, colpendo il mobile accanto a se con un pugno di stizza: « Maledizione »
« Maledetti campagnoli ed il loro stupido orgoglio »
Sbottò, rabbioso. « Che cosa diamine si sarà messo in testa? »

Poi prese a fissare fuori dalla finestra, scrutando il cielo oscuro della cittadina che si stagliava oltre l'orizzonte.
La campagna circostante danzava ormai in una tetra oscurità, irradiando tutto il circondario con poche e fioche lucine. Per il resto, era un rumoreggiare stentato; erano piccoli rantoli di animali, come un vociare distorto e sommesso che si frappone - troppo di rado - all'assordante silenzio della campagna. In quella tetra oscurità, qualunque ombra sarebbe stato un pericolo. Qualunque fiamma sarebbe potuta divenire un incendio. Probabilmente, Lord Alastor soppesava quel silenzio con la sicurezza dei propri figli e discuteva, nella propria mente, l'opportunità delle proprie scelte.
Passò diversi minuti a grattarsi il mento. Poi si voltò verso Faine, con tono deciso.

« Non posso comunque rimanere qui. »
« Mi piacerebbe sapere cosa sia passato nel cervello retrogrado di mio cognato e suo figlio Gustav... » asserì, ancora pensieroso.
« Eppure, non posso mettere in pericolo la vita dei miei figli. »
Prese un bicchiere di vino e se lo portò alla bocca, mandandolo giù tutto d'un fiato. Poi sbuffò, quasi per farsi coraggio.
« Se questa è la vita di campagna, allora meglio quella di città » continuò, meditabondo « quantomeno tra gli alti palazzi di Lithien posso vantare una scorta più ampia. »

Poi fissò nuovamente Faine, quasi si fosse ricordato di lei solo in quel momento.
« Ove tu voglia continuare le indagini per mio conto, però, ne sarò felicissimo. »
Poi, le pose una mano sulla spalla, con tono cordiale. « Usa questa mia casa come preferisci; serviti di essa come piano di appoggio. »
« Darò mandato ai miei servitori di darti aiuto come meglio potranno. »

Detto questo, si congedò con un lungo inchino.
La mattina dopo nella grossa magione di campagna regnava un tetro silenzio.
Gli Alastor avevano lasciato il villaggio di prima mattina, lontani da occhi indiscreti e vociare cianciante.
Eppure, dai battibecchi di paese emergeva una curiosa verità. Non erano stati gli unici a lasciare il paese. Poco prima dell'alba, infatti, finanche una grossa carrozza e vari cavalli al seguito erano stati visti partire dalla grossa magione degli Albrecht, i nobili della città. Alcuni anziani del paese avevano scorto il corpulento rampollo di famiglia, Gustav - fratello della defunta Lady Alastor - affrettarsi, trafelato, all'interno della carrozza. In fuga, probabilmente, verso un'onta che i più non spiegavano del tutto.
Ma che avrebbero giurato riguardasse gli Alastor in qualche modo.

_________________________________

• Aang •Villa Nuova Luna
Adolescenza di Lucian Alastor


Il giovane Lucian inarcò il corpo per allungare la lama nel petto del giovane.
Eppure, qualcosa in lui era diverso dal solito. Non solo l'età, il colore dei capelli e degli occhi.
In generale, infatti, Aang aveva dinanzi un uomo ancora immaturo, profondamente viziato e dalle capacità belliche nemmeno lontanamente paragonabili a quelle che ricordava dello Spettro.
La lama si arcuò lenta, avanzando in direzione del monaco con la perizia di una forchetta che mira ad un pezzo di carne. Prevedibile e poco precisa.
Fu facile, dunque, per il monaco deviare il colpo e, al tempo stesso, tradire gli occhi del suo avversario. Al bagliore intenso, infatti, Lucian rispose con un mugolio da femminuccia, tenendo le mani sul volto ed iniziando a protestare come un marmocchio.

« Co-cosa fai?! Dannato pezzente » prese ad inveire, sbattendo poco i piedi.
« Combatti lealmente se hai il cor- oooofff. » Non fece in tempo a terminare la frase che incassò in pieno il pugno nel costato.
La lama ricadde sul pavimento di legno, con un suono sordo. Il giovane Lucian si teneva il petto con le mani, spalancando gli occhi in quello che sembrava uno sguardo ormai perplesso e stravolto, piuttosto che l'invettiva minacciosa di un temibile nemico.

« Che diavolo vuoi, stronzo? » abbaiò ancora, stringendo i denti per il dolore.
« Vuoi farti quella puttana... » disse ancora, indicando la ragazza legata alle sue spalle « ...vuoi fartela? »
« Fai pure! A me non interessa »

Mentre inveiva contro di lui, però, qualcosa giungeva dalle scale.
Non erano rumori sordi come poco prima; non erano passi sicuri come quelli dei due attendenti che venivano a sincerarsi del loro signore.
Erano passi più felpati, guardinghi, più attenti di prima. Ma sempre passi, che si avvicinavano alla porta della stanza.
La porta era ancora spalancata, con l'uomo con la barba disteso a terra, svenuto. La stanza, invece, era adorna con mobilia varia, preziosa e rifinita. Il tavolo era ormai in frantumi e su di esso si divincolava ancora la donna, nuda, col fazzoletto che le stringeva la bocca. Accanto ad essa, però, si ergeva un grosso armadio a due ante, apparentemente antico ma perfettamente curato, con intagli fini ed uno stemma araldico bene impresso su di esso. Dietro, invece, si ergeva un grosso letto a baldacchino, con una lunga cassapanca posta di fianco. Sul letto, invece, era appeso un grosso quadro oscuro: rappresentava un uomo con una folta barba scura ed un mantello altrettanto scuro, con un altro stemma araldico ricamato sul petto.
Sotto il quadro una piccola targa, annerita dal tempo e poco visibile da distanza.

Nell'udire i passi, Lucian sogghignava.
« Non importa; tra poco gli altri torneranno a cercarmi e per te saranno problemi »
Sussurrava tra i denti, ancora contratto per il dolore. « Ah-ah-ah, morirai... eh-eh-eh »

_________________________________

• Lothar •Lithien
Maturità di Lucian Alastor


La sciabola si infranse contro la punta della freccia.
Il baffuto Patt rimase qualche istante perplesso, quasi stupido dalla maestria che il suo avversario gli dimostrava.
Eppure, non era finita li. Gli occhi vorticarono dalla sua sciabola, fino alle armi del suo nemico, che lo raggiunsero in breve tempo. Aggrottò le ciglia e prese a divincolarsi tra i due affondi con quanta più rapidità potesse; eppure, mentre il primo rimbalzò contro la sciabola, il secondo sfuggì alla sua velocità d'arme e gli penetro nel lato del costato, sbilanciandolo.

« Argh...! »

Emise un urlo, che emerse appena ovattato dai suoi folti baffi.
L'affondo incassato, infatti, oltre a ferirlo lo sbilanciò poco verso destra, rendendogli di fatto impossibile difendersi dalla successiva invettiva. Sgranò gli occhi contro il nano che gli scivolava rapido contro, fissando le sue lame aggredirgli le gambe con veemenza. Urlò ancora, con un grido quasi inumano che fece vibrare le mura dei palazzi circostanti. La sua rabbia, invero, si accompagnò al sangue della sua carne che si levò copioso dalle ferite aperte. All'esito del duello, infatti, il prode Patt ricadde in terra, riempiendo la pietra levigata del vicolo del suo sangue rosso scuro, grumoso.
Giaceva in terra, praticamente gambizzato.

« Cosa ha fatto un corrotto come quello a guadagnarsi il tuo aiuto, eh? »
Disse, arrancando al suolo - strisciando, come un verme. Lothar non si fece impietosire; non rispose, scavalcandolo e lasciandolo al suo destino. L'altro, però, emise uno sbuffo nervoso, agitando i baffi sporchi di sangue tra la sporcizia del pavimento. « Maledetto! » abbaiò, lanciando la sciabola in direzione di Lothar. Questa volteggiò nell'aria, ferendo il nano al braccio sinistro, per poi conficcarsi su di una parete poco lontano.
Infine, Patt svenne per l'emorragia, accasciando il capo sul suo stesso sangue.

Il vicolo proseguiva tortuoso, ma per Lothar non fu difficile seguire il vociare dei due uomini che rincorrevano Ravelon.
Alla fine li scorse, in fondo alla strada. Ravelon era corso nella direzione sbagliata, evidentemente: per quanto profondo, infatti, quel vicolo terminava la sua corsa in una strada chiusa.
Dinanzi a lui solo l'alto muro di un qualche casolare, in pietra lucida, che gli impediva ogni passaggio. Attorno porte sbarrate, finestre chiuse e pattume che dominava trionfate.

« Facciamola finita Earl, questo lavoretto ci sta costando fin troppo »
Lo smilzo teneva Irwing per le braccia, immobilizzandolo. Il volto dell'uomo era un misto tra lo spaventato ed il rassegnato. Teneva lo sguardo basso, apparentemente ignaro del suo destino.
L'altro, invece, si ergeva in tutto il suo metro e ottanta. Teneva una spada corta con la punta fissa in direzione del collo di Ravelon e contraeva i muscoli dalla rabbia.
« Hai finito di fuggire, stronzo » disse, con tono irato « ora morirai e noi lo faremo sembrare un incidente »

Ravelon sbuffò, quasi snervato. Ebbe un sussulto e lo smilzo lo tenne ancor più stretto.
« E' il consiglio che vi manda? » chiese, quasi laconico. « Fino a questo punto mi temono? »
« Temerti? » il tizio robusto chiamato Earl sbottò, accompagnando l'affermazione con una grossa risata. « Diciamo pure che hai pisciato troppo lontano questa volta. »
« Hai tentato di farti eleggere Reggente provando a comprarti i voti dei Valrafkan » lo irrise, ancora « ed al signor Kudrum certe schifezze non piacciono. »
« Non quando non è lui a farle, almeno » aggiunse l'altro, suscitando l'ilarità di entrambi.

« Io non ho comprato nessuno » rispose Irwing, di getto « ...io ed Eyden eravamo amici...! »
L'uomo robusto lo schiaffeggiò sonoramente, per farlo tacere. « Non mi frega un cazzo di quello che dici »
« Prega soltanto il tuo dio, perché lo raggiungerai presto...! »

Dopodiché, tese dritta la spada, preparandosi a trafiggerlo.

_________________________________

• Ainwen •Sotterranei
Maturità di Lucian Alastor


I suoi occhi vuoti fissarono quelli del prigioniero.
Aveva parlato, a mezza bocca, ponendo le parole di getto in direzione dell'uomo.
Sperava che lui la sentisse. Sperava che lui comprendesse quella verità ignorata dal tempo e pretesa dal fato.
Le sue speranze, la sua volontà e la sua dignità, infatti, si stringevano in un ragionamento complesso, contorto, ma afferente a tutto ciò che si era immaginata.
La verità le scivolava nel petto come gocce di acqua gelata. Tremende al contatto; fredde ed imperiose ad ogni nuovo riscontro. Eppure, ristoranti e gaudenti nella loro lucentezza.
Una pioggia di emozioni che partiva dal suo cuore ignaro e si propagava in ogni frammento d'aria; rifrangendosi contro gli sguardi attoniti dei presenti e contro i loro cuori terrorizzati.
Li aveva colti nel sacco; aveva frugato nelle loro coscienze, indagato nei loro privati ed ora infliggeva un colpo mortale alle loro realtà.
Le bastava soltanto l'ultimo, solo elemento per capire.
Solo l'ultimo.

Sei Lucian?
Sei Shakan?
Sei la mia speranza, no?

L'uomo si fece largo tra i suoi capelli scuri. Stanco e malconcio, incrociò il suo viso sotto il cappuccio.
Le rispondeva, muovendo le labbra ed frapponendovi un ragionamento. Un ragionamento, però, perplesso, così diverso da quel cenno di affermazione che lei si aspettava.
« Lu-Lucian? » l'uomo le rispose, con aria interrogativa « No; io sono Irwing Ravelon »

Silenzio.
Il tempo parve fermarsi ed il cuore divenire vuoto nel petto di Ainwen.
Un errore. Un unico madornale errore. Non era Shakan che aveva innanzi, ma Irwing.

« Lu-lucian è... » l'uomo faticò, volendo dire qualcosa « ...Lucian è... »
Non fece in tempo, in quanto la sua flebile voce fu coperta da centinaia di altre voci più forti. Quando il tempo attorno a lei parve riprende il suo corso, infatti, la nebbia non c'era già più. C'erano voci ed invettive che si rincorrevano; c'erano teli neri che si agitavano, scossi. Che è successo? Chi è stato? Erano le voci che più divampavano.
Poi, però, qualcuno chiese. « Chi è quel confratello che parla col prigioniero? »

Ed in quel momento, nemmeno Ainwen capì bene cosa successe. Fu presa, strattonata da più parti ed afferrata.
Le vesti le scivolarono via, strappate una per una. Ad ogni velo che si levava, facevano seguito maggior invettive. Facevano seguito espressioni stupite.
E' una donna. Non è dei nostri. E' una ladra.
« Che cosa vuole? »

Cosa volesse, però, poco importava.
Ainwen vide con la coda dell'occhio l'uomo vestito di rosso fare un cenno con la mano. Lei non capì: tutti gli altri, però, si.
La tennero in cinque ferma, togliendole gli ultimi stracci che si frapponevano tra loro e la sua intimità. Rimase nuda; completamente nuda, circondata da decine di uomini.
E, senza che nemmeno se ne fosse accorta, li vide nudi a loro volta. Svestiti delle vesti che non fossero i cappucci che ne celavano le identità.
Ma pronti a far di lei quanto peggio potesse immaginare.
« Le faremo scontare la sua arroganza » disse qualcuno, allargandole le gambe e dando inizio alla snaturata violenza.
Qualcuno sorrise, anche, massaggiandosi i genitali.
Era festa.



littleqmpointwinterreis

Mi sovviene un elemento che vorrei chiarire: quello che state vivendo sono "rappresentazioni del passato" tratte dalle memorie di Irwing. Non il passato stesso, ovviamente (quindi non potete modificare il futuro attraverso di esso, stile "Ritorno al futuro"). E' anche vero, però, che il vostro arrivo può cambiare gli eventi, facendoli evolvere in maniera diversa da come si sono svolti effettivamente nel passato. Tanto per dirne una: se Aang non fosse intervenuto 'sto giro il giovane Shakan avrebbe finito di violentare tranquillamente la tizia; se Faine non fosse intervenuta, i figli di Alastor sarebbero stati rapiti o altro (o liberati in altri modi, insomma). Quindi, nelle vostre riflessioni, considerate anche questo.

Ora, un elemento aggiuntivo. Alla fine di questo vostro prossimo giro potrete tentare di rispondere alla domanda di Irwing. I tempi, invero, sono maturi. Per farlo dovrete inviarmi la risposta via mp, in modo da non farla leggere agli altri. Se sarà sbagliata, io la renderò nota a tutti e vi infliggerò un danno Basso alla psiche. Se invece è giusta, vi dirò io cosa succede nel mio prossimo post da QM. Sostanzialmente, quindi, voi proseguirete il vostro turno normalmente - proverete a rispondere - e, qualunque cosa accadrà, lo farà nel mio turno. Evitare di render pubblica la risposta è vostro interesse, d'altronde: infatti, se poi la risposta è giusta avvantaggereste inutilmente gli altri questanti. Alla fine di ogni vostro turno, d'ora in poi, potrete provare a rispondere. Spero sia chiaro.

Fanie. Lord Alastor accoglie la tua scelta di buon grado, fornendoti la propria magione come punto di appoggio. Di fatto non sembra prendere bene la notizia che gli dai di Guastav, ma - al tempo stesso - ti sembra evidente che non gli giunga del tutto inaspettata. Domande che ti puoi porre a parte, quello che hai è un altro turno da gestire in confronto. Sostanzialmente Alastor ti lascia la sua magione, circa 5 cavalli già sellati nelle sue stalle ed una decina di uomini tra guardie, mercenari e servitori vari. Gestiscili come vuoi, in quanto ti serviranno per le tue indagini. Al tempo stesso, infatti, vieni a sapere che anche Lord Gustav se la sta dando a gambe: si sta allontanando dal villaggio in quella che pare una vera fuga. In sostanza, quindi, puoi indagare su: "La magione degli Albrecht" o sulla "La Carovana di Lord Gustav, in fuga fuori città". Tu personalmente potrai indagare soltanto su una di queste due cose, ma puoi servirti dei tuoi "uomini" per indagare sull'altra cosa. Interagiremo ancora in confronto.

Aang. Lo colpisci facilmente, anche perché ti rendi conto che questo Shakan è davvero poca cosa. La sua abilità è quasi infantile, nemmeno paragonabile a ciò che diventerà in futuro. Anche perché, ti sovviene, lo stesso Shakan ti ha più volte detto di essere stato addestrato al combattimento dopo gli eventi di Lithien. Detto questo, decidi cosa vuoi fare. Senti dei passi che si avvicinano alla porta, che è ancora aperta. Prima che arrivino, però, hai il tempo per fare 3 azioni. Ciascuna di essa può essere una domanda a Lucian, che comunque ti risponderà per paura che tu lo uccida (è piuttosto lagnoso, noti). Puoi però anche usare tecniche o fare altro. Ti ho descritto la stanza piuttosto nei particolari, ma se hai altre domande fammele pure. Proseguiamo in confronto.

Lothar. La tua risposta ha praticamente travolto il povero Patt, che non era nient'altro che uno sgherro di bassa lega degli altri due. Quindi cade a terra gambizzato e sta per morire dissanguato. Prima di morire, però, ti tira dietro la sua ascia, causandoti un danno Medio ad un braccio. Proseguendo nel vicolo, trovi i due sgherri che hanno raggiunto Ravelon e stanno per farlo fuori. Il loro dialogo è piuttosto interessante ed è collegato direttamente con un evento narrato nel primo post del thread di confronto (lascio a te capire quale). Il tuo scopo, quindi, è salvare Irwing. Almeno apparentemente. Infatti, questo è il passato quindi - se Irwing è ancora vivo nel futuro - vuol dire che "se la caverà" anche in questo caso. A meno che il tuo intervento non abbia, in qualche modo, cambiato le cose. In ogni caso se lui morisse non ci sarebbero reali ripercussioni sul futuro, visto che questa è solo una rappresentazione delle sue memorie (che evolvono di conseguenza alle vostre azioni - come detto prima). Tranne per il fatto che tu potresti non domandargli nulla. Hai tempo per reagire: due slot tecnica e non essere autoconclusivo. Ti annuncio che se la tua reazione non sarà efficace, Irwing potrebbe effettivamente morire. Domande o dubbi in confronto.

Ainwen. Surprise! Devo dire che ho avuto gioia e schifo allo stesso tempo a scrivere questo pezzo. Comunque, il tuo ragionamento è giusto tranne che per l'ultimo piccolissimo particolare: chi hai dinanzi non è Lucian, ma Irwing! Non hai dubbi che sia lui, tanto che ne riconosci anche l'aspetto. Hai scoperto qualcosa di importantissimo comunque e non aggiungerò altro. Il punto problematico, però, è che questa scoperta ti costa cara. Molto cara. Qualcuno annulla la tua nebbia e vieni bloccata da cinque persone, ma circondata da almeno un centinaio. Senza stare a girarci troppo intorno, stai per subire uno stupro di gruppo. Questa violenza la tratteremo come una tecnica di natura fisica, di potenza Critica. Puoi difenderti con una difesa Alta; se avrà effetto, però, ti causerà un danno Critico alla psiche ed uno Critico al fisico. Inoltre, se la subirai totalmente, sverrai come effetto meramente secondario. Nel tuo prossimo post dovrai salvarti. Puoi usare una sola tecnica e fai conto che sei bloccata da cinque persone. Non essere autoconclusiva; valuta la possibilità di farti aiutare dagli altri. Buona fortuna anna, ne avrai bisogno.

Per domande o altre perplessità, ci sentiamo nel topic di confronto.
Per il resto avete fino a giovedì 5 giugno, ore 23.59 per rispondere a questo turno.
Turni liberi.

 
Top
PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 4/6/2014, 10:00




E questo qui... sarebbe Shakan?

Aang guardava Lucian Alastor contorcersi dal dolore e piagnucolare, e non credeva ai suoi occhi. Sapeva che in passato Shakan era stato diverso, una persona totalmente diversa da colui che aveva messo sulle sue spalle la sua eredità, ma quello era decisamente troppo. Dove si annidava l'uomo che aveva ucciso con le sue mani il Re che non perde mai? In quale parte anche minuscola di quel corpo magro e lamentoso si nascondeva l'uomo che aveva conquistato il Nord e aiutato la riunificazione dei Quattro Regni? Aang sbuffò dal naso, infastidito, guardandosi attorno e ignorando completamente ciò che Shakan era stato. Sicuramente quel Lucian poteva essere solo un seme del fiore che sarebbe stato in futuro, ma qualcosa lo aveva sicuramente cambiato nel profondo, in un futuro non troppo lontano. Tuttavia aveva ragione su una cosa: lo avevano sentito e stavano arrivando.

Si guardò attorno velocemente, cercando qualche indizio nella camera da letto. La ragazza nuda era libera ma continuava a singhiozzare, scossa da quello che era appena successo: il monaco non la biasimò per quello, ma la guardò attentamente, intravedendo nei suoi occhi piangenti una scintilla di determinazione che poteva tornargli utile. Si chinò, prendendo il pugnale con cui Lucian - si rifiutava di pensare a lui come Shakan - lo aveva ferito, e lo lanciò ai piedi della donna.

« Per favore aiutami, come io ho aiutato te. » indicò Lucian « Tienilo d'occhio. »

La ragazza lo guardò spaventata, ma non era una stupida ed Aang aveva fatto bene a scommettere su di lei. La donna afferrò il pugnale, portandolo rapidamente alla gola del giovane nobile: le parole che gli sussurrò all'orecchio furono così taglienti da far rabbrividire persino il monaco. Che tuttavia non perse tempo. Con uno sforzo prese Lord Maghnus dalle braccia e lo trascinò nella stanza: il grasso nobile bofonchiò qualcosa come se fosse in preda a qualche incubo, ma per il momento non si svegliò. Il monaco lo fece scivolare finchè non fu sicuro di poter chiudere la porta, dopo lo lasciò e corse a serrare l'unica entrata della stanza.

Diede un'occhiata a Lucian e alla ragazza per assicurarsi che non fosse cambiato niente, poi si avviò verso il quadro che aveva intravisto nel momento in cui era entrato. Non era tanto l'uomo ritratto ad attirare la sua attenzione, quanto la targhetta attaccata poco sotto. Uso la manica del suo vestito per pulire le incrostazioni dal pezzo di metallo, e finalmente lesse ciò che nascondeva:

"Conte Luther Alastor, Araldo del Confine, Reggente del Conclave ed Incubo degli Eretici." lesse mentalmente. Fissò di nuovo l'uomo in armatura, cercando di capirci qualcosa: lo stemma che aveva sul petto assomigliava al simbolo della casata Alastor, ma in un certo qual modo quel viso gli ricordava Shakan, come se fosse un suo parente. Tornò a guardare la targhetta, e in controluce vide dei graffi che potevano essere incisioni. Due parole erano state scritte a forza, come per sostituire quelle che aveva letto poco prima: Conte Nero.

Il rumore di un armeggiare nervoso alla serratura lo fece voltare di scatto, distogliendo la sua attenzione dal quadro. Altri guai stavano arrivando, e chiudendo la porta li aveva rallentati solo per poco: guardò Lucian, ancora stretto nelle grinfie della sua vittima. Gli si avvicinò, indicando il quadro di Luther Alastor: se aveva il suo stesso cognome doveva pur significare qualcosa, no?

« Chi è per te Luther Alastor? »
« E che rapporti ci sono tra lui e Irwing Ravelon? »

Lucian non si fece attendere, forse perchè costretto dalla lama, o forse perchè voleva avere l'ennesima occasione per far vedere che era lui quello con il coltello dalla parte del manico.
« Oh, Luther Alastor era il mio bis-nonno, il più grande despota che Lithien abbia mai avuto! »
Sorrise appena - parlando poi come se non aspettasse altro « Beh, quanto a quella merda di Irwing... »
« ...a quanto pare, non posso negare che lo stesso sia per lui, evidentemente. »

E cosa voleva dire con quelle parole? Che anche Irwing era stato un despota? O forse un indizio sulla vera identità di quell'uomo misterioso? In quel caso allora...
Un imprevisto attirò l'attenzione del monaco dalle sue congetture: una nebbia sottile iniziò a invadere la stanza, mentre la serratura veniva aperta. Chiunque si fosse messo alla sua ricerca, forse lo avrebbe conosciuto fin troppo presto. Forse, per l'appunto, perchè Aang aveva ancora un asso nella manica. Estrasse dalla tasca la boccetta che gli era stata consegnata da Ecatherine, e se la versò addosso.

Devo scoprire di più su questa storia!

Si guardò le mani, aspettando che scomparisse completamente, poi si lanciò nella nebbia, cercando di evitare chiunque provasse ad entrare nella stanza. Ora pensava al tizio con cui era entrato nella magione: aveva scoperto qualcosa al piano di sotto o sarebbe stato l'ennesimo buco nell'acqua?

Una cosa era certa: la matassa iniziava a sbrogliarsi.
Ed Aang iniziava ad intravedere la luce della speranza in quel tunnel.



Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 5 (2 in Tenacia; 2 in Costituzione; 1 in Intuito)
Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~ Mortale 80%

Energia attuale: 70%
Consumi utilizzati: Nullo (0%)

Condizioni fisiche: Danno Basso da taglio al fianco sx. Danno Basso da contusione alla mano sinistra.
Condizioni mentali: Illeso.

Bastone del Manipolatore: mano destra.
Balestra: 15/15 - assicurata alla cinta.



Passive in uso:

CITAZIONE
Riassunto Passive
Studio: Passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% di energie. + Passiva personale, resistenza alle condizioni ambientali e alla fatica. + Passiva personale, difese a 360° uguali al consumo + Amuleto dell'Auspex, percepisce le auree attorno a lui. + Discendenza arcana, guadagna 2 CS in Intuito ogni volta che un avversario usa una tecnica magica. + Prime due passive dominio Guaritore, guarigioni pari al consumo e possibilità di curare corpo e mente.
L'Immortale indica la via: Sopportazione di due mortali psionici + Immunità al dolore psionico.
Le braccia della mamma: Difese inconsce.
Il bacio della mamma: Guadagna 2 CS in Prudenza ogni volta che usa una tecnica di cura.

Attive in uso:

CITAZIONE
Essenza di spirito. Una piccola boccetta trasparente, con un liquido perlaceo che risplende di tenue luci scintillanti. La sua funzione cambia a seconda di come lo si utilizza. Il primo utilizzo consiste nel spargerlo su una zona a scelta del proprio corpo: l'essenza di spirito renderà, in questo modo, il corpo del prescelto totalmente invisibile, come fosse affetto da un'invisibilità di potenza media. L'effetto durerà un turno e nulla potrà scogliere l'invisibilità per quel turno, nemmeno l'uso di una tecnica (benché gli effetti della tecnica rimarranno ovviamente visibili). Il secondo utilizzo è versando il liquido su di una parete. In questo modo, il prescelto creerà una "frattura" nella memoria, ovvero un portale che gli consentirà di invadere le memorie di un altro questante a scelta, consentendo ai due di "gestire" il post successivo insieme. Il questante "invasore" ritornerà nel suo mondo durante il successivo post del QM e gli eventi del suo mondo "d'origine" saranno andati avanti senza di lui. Un ottimo modo per aiutare un compagno e/o far avanzare eventi considerati inutili. Il terzo utilizzo è bevendola. Ingerendo l'essenza, infatti, il prescelto apprenderà cognizioni altrimenti irraggiungibili. Egli potrà infatti porsi un singolo interrogativo sugli eventi che sta vivendo, potendo ricevere un chiarimento diretto. Eppure, egli non potrà porsi domande che non siano direttamente collegabili agli eventi che sono in corso dinanzi a se; ove, infatti, la domanda trascendesse eccessivamente ciò che gli si pone dinanzi agli occhi, l'effetto dell'essenza sarebbe nullo ed - anzi - dannoso, causandogli un danno psionico Alto.

Azioni:

Aang capisce che deve sbrigarsi, anche se rimane sconvolto dall'atteggiamento vigliacco di Lucian. Decide di fare rapidamente tre cose: subito prende il coltello con cui era stato ferito e lo da alla ragazza che aveva liberato, ordinandole di occuparsi di Lucian. Dopo sposta il corpo svenuto di Maghnus all'interno della stanza, chiudendo la porta a chiave. Infine controlla un quadro che aveva attirato la sua attenzione, e la targhetta immediatamente sotto, traendo qualche conclusione. Infine rivolge una domanda a Lucian, anche se subito dopo entrano nella stanza gli uomini che probabilmente hanno casino il baccano di poco prima. In quel momento Aang non ha il momento di elaborare le informazioni ricevute, ma decide di controllare il piano terra della villa, usando la boccetta per diventare invisibile e passare tra gli uomini ostili, aiutandosi nella nebbia e nell'oscurità grazie all'auspex.

Note:

Questo rompicapo sta diventando emozionante!
Dai che forse ce la facciamo ad arrivare ad una soluzione! :v:

 
Top
view post Posted on 4/6/2014, 23:04
Avatar

Like a paper airplane


········

Group:
Administrator
Posts:
12,341

Status:


« No; io sono Irwing Ravelon »



Il sangue che le gelava nelle vene, la mano che improvvisamente crollava verso il basso. Il suo sorriso, quello che si era già allargato in una smorfia di soddisfazione felina, che si deformava in una smorfia di incomprensione.
Dovevi essere tu. TU.
Un tremito che la scuoteva, al punto da non lasciarle nemmeno la forza di correre via. La bambola, nella mano, spalancò i piccoli occhi dipinti per cercare la verità. Perché doveva aver sentito male, doveva esserci un errore. Non poteva essere vero, non poteva. Non aveva alcun senso, non per lei, non dopo quello che aveva sentito. Era rimasta impietrita al punto da non rendersi conto che la nebbia le si stava dissolvendo attorno. Come un mantello scivolava via, lasciandola scoperta. Gli occhi ciechi degli altri tornavano a vedere e i suoi erano appannati come sempre, erano stati ingannati. Aveva creduto di essere disperata quando aveva visto quell’uomo in ceppi, quando aveva pensato potesse essere Shakan, ma in quel momento si rese conto di non aver ancora incontrato in quel luogo la vera disperazione.
La vera disperazione era la consapevolezza di aver fallito dopo aver fatto l’estremo tentativo. Di aver perso con quattro assi in mano. Di essere stata troppo sicura di se stessa, mentre invece doveva aver tralasciato qualcosa di fondamentale. Qualcosa che era rimasto perduto dietro di lei.
Cosa? Cosa sei?
Era lì, talmente vicino che avrebbe potuto toccarlo di nuovo. Ma non aveva più tempo di fargli ulteriori domande. Se solo avesse saputo prima. Un senso amaro di impotenza la invase, la strinse come le mani che la stavano afferrando. La sensazione che avrebbe potuto risolvere tutto, se solo fosse stata più attenta. Si divincolò, si scosse con tutte le proprie forze. Agitò le braccia e le gambe, tentò di morderli. Ma lei era debole, solo una ragazza troppo fragile, e loro erano uomini, forse perfino soldati, le mani callose abituate a stringere il ferro e il cuoio. Non avevano grazia, non avrebbero avuto pietà. Conosceva quelli come loro, le loro risate volgari, i loro desideri sordidi.
La bambola rotolò a terra in un suono di porcellana infranta, schiacciata dai loro passi che si accumulavano. Nel mondo di Ainwen ci furono solo piedi e ombre, illuminate dagli sprazzi evanescenti delle loro anime adirate e corrotte. Il cuore aveva ripreso a batterle all’impazzata, mentre tentava di affondare le unghie nella loro pelle, mentre gridava disperata di lasciarla andare. Le aveva già viste scene come quella, anche se più in piccolo, anche se da lontano. Sapeva che non si sarebbero fermati.
Sentì i vestiti che le venivano strappati, la resistenza della stoffa contro la pelle, come se anche loro tentassero di aggrapparsi a lei con la stessa forza con cui lei desiderava che tutto si fermasse. Perché era tutto sbagliato, perché non sarebbe dovuto andare così. Non aveva alcun senso. Il genitore, la morte, il comando. Era tutto così ovvio. Sentiva l’aria umida del sotterraneo posarsi sul suo corpo nudo. Arrossì, mentre le lacrime le scivolavano in bocca e nel naso. Non sarebbe riuscita a resistere, non ce l’avrebbe mai fatta. Vedeva il profilo scintillante dei loro corpi agitarsi, vedeva come si slacciavano i pantaloni e li lasciavano afflosciare a terra. il volto della bambola, orrendamente mutilato, fissava le cinture slacciate e le gambe nude, grottesche, che si strusciavano l’una sull’altra in una danza lasciva.
Iniziò a tremare di dolore e di rabbia, senza riuscire ancora a darsi una risposta, senza avere il coraggio di rinunciare, gli occhi ciechi spalancati nel tentativo di trovare una soluzione. Irwing. Non avrebbe dovuto essere in ceppi, avrebbe dovuto essere il Conte Nero, il nemico. Un grugnito di rabbia si levò dalle sue labbra mentre tentava di piegare le gambe e sfuggire alla loro presa. Ma avevano braccia forti quanto l’acciaio.
Uno la schiaffeggiò, o forse erano due. Sentì il viso che le prendeva fuoco, un pulsare sordo all’altezza di un occhio, un sapore ferroso sulla lingua, il grugnire di una risata. Sputò il proprio sangue in faccia a quello più vicino, furiosa come un animale, i capelli che le ricadevano scarmigliati sul viso. Sentì uno fare una battuta sul suo corpo, senza più avere la capacità di imbarazzarsi. La bambola li fissava chinarsi in avanti, spintonarsi per essere i primi. Come i cavalli nelle scuderie di suo padre. Ma più impazienti, più crudeli.
Solo bestie.
Seppe che non avrebbe resistito, non avrebbe sopportato quell’umiliazione solo per poter fare un’altra domanda ad Irwing. Avrebbe trovato le proprie risposte altrove. Per un’ultima volta cercò di rannicchiarsi su se stessa, emettendo un grido acuto e stridente, simile a quello di un animale chiuso in una tagliola. Fu un istante, nel quale le loro ombre parvero avvolgere il suo corpo di giovane donna. Pochi secondi, ed era sparita, nelle loro mani era rimasta solamente l’aria tiepida, umida delle sue lacrime. A terra solamente la bambola, a fissare il loro disappunto.
Ainwen, l’Oracolo, con tutti i propri sogni di gloria, atterrò rotolando stupidamente sulle scale gelide, boccheggiando. Sentiva ancora tra le labbra il sapore del sangue e della loro pelle sudata là dove li aveva morsi, sul corpo il peso delle loro dita. Si sentiva umiliata, violata, tradita da loro e da se stessa. Tremava, tanto che inizialmente faticò a rimettersi in piedi.
Attorno a lei, su quei gradini, solamente il silenzio. Il tumulto era oltre la porta, anche se presto l’avrebbe seguita.
La verità. Niente altro che la verità.
Non si curò di essere nuda, con i soli capelli a coprirla. Non si curò di tornare indietro a salvare l’unico che avrebbe potuto risponderle. Si mise semplicemente a correre verso l’alto, puntellandosi con le dita quando rischiava di scivolare. Voleva mettere quanto più spazio tra sé e quei folli ammantati di scuro. Voleva non vederli mai più, dimenticare tutto quanto.
Eppure ad un certo punto, a metà di un passo, la testa reclinata all’indietro, vide ancora. Perse un respiro, rubato da un altro tempo, da un’altra visione, da un’altra verità. E capì, o le parve di capire. Un altro tassello, altre voci, altri profumi. Niente disperazione, solo un segreto piccolo e sordido, ordinario. Un poco di sollievo.
Prima di riprendere a correre di nuovo, le orecchie tese a cercare il suono dei passi dei propri inseguitori. L’imperativo di fuggire. Il desiderio di rispondere.



So chi sei…



Anche se ancora non capiva il proprio errore di poco prima, anche se non riusciva a spiegare del tutto gli eventi a cui aveva assistito. Credeva di sapere. Ancora una volta. Non perse tempo a sorridere della propria sicurezza, perché se anche avesse sbagliato di nuovo non sarebbe potuta finire peggio di così.




Perchance to Dream

Cs. 4.[Astuzia] 1.[Intuito]*
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Medio x1) - (Medio x1) = 84%
Fisico. Illesa
Mente. Danno Medio

Armi. Coltello



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Passo nero: Il negromante dissolve il proprio corpo in una atmosfera d'oscurità, eludendo l'offensiva dei propri nemici e riassumendo aspetto umano poco distante.
La tecnica è una difesa assoluta di natura magica. Può essere utilizzata sia come tecnica di difesa che come tecnica di spostamento elusiva; nel primo caso conta come difesa assoluta. La tecnica trasporta il caster, dissolvendolo in una nube d'oscurità e facendolo ricomparire in forma umana poco distante, permettendogli di utilizzarla anche da immobilizzato. A seconda della personalizzazione è possibile cambiare forma, aspetto e colore della nube.
Consumo di energia: Medio


.Riassunto.



IL mio primo pensiero è stato OMG.
Poi mi sono ricordata di avere una difesa assoluta a disposizione e l'ho (spero correttamente ç_ç) utilizzata. Ainwen si teletrasporta sulle scale misteriose ed inizia a salirle correndo. Nel frattempo sfrutto la passiva per vedere i ricordi di Fanie ed elaborare una risposta che mando via mp. Nella fuga perde la bambola, per cui per il momento mi baserò sulla passiva di auspex per poter individuare chi circonda il pg. Per il resto Ainwen non potrà vedere il luogo in cui si trova (sigh).

.Altro.



Perchè non c'è Dalys quando serve ç_ç

 
Top
Fanie Elberim
view post Posted on 5/6/2014, 02:46





Winterreise ~ Die Nebensonnen


L'inaspettata concessione di Lord Alastor mi colse di sorpresa. Non avrei mai pensato di ritrovarmi tanto agiata nel fare qualcosa, ma forse era in parte dovuto a qualche difettuccio di trama che io stessa avevo creato in quel ricordo. La mia unica possibilità era di andare direttamente ad interrogare Lord Gustav, avvalendomi della forza ove necessario, pur di ottenere le informazioni che mi avrebbero permesso di andare avanti nelle mie indagini.
Gli uomini della famiglia Alastor sembravano affidabili, seppure con la medesima aria poco rassicurante del fu Hitch e di Jess, e questo in parte mi rincuorava sapendo che difficilmente mi avrebbero tradita o pugnalata alle spalle. Tuttavia le voci nel paese correvano rapide e, nel giro di pochi istanti, mi riferirono che il patrono di Gefahrdorf, fallito nel suo intento e smascherato dai suoi stessi uomini, stava cercando la fuga a bordo di una diligenza.
Poche cose mi disgustavano come quel genere di uomini, abietti, luridi, capaci solamente di tramare ed ingannare il prossimo a tal punto da mettere a rischio la vita di piccoli innocenti anziché affrontare personalmente i propri demoni. Quell'uomo meritava di finire davanti ad un tribunale ed essere appeso per il collo finchè morte non fosse sopraggiunta... ma prima l'avrei fatto parlare diffusamente sul perché di quell'ignobile gesto.

« Voi quattro prendete i cavalli e portateli davanti alla villa, ci muoviamo tra pochi istanti. » dissi rivolgendomi alle guardie regolari - di cui per ovvi motivi mi fidavo maggiormente - « Voialtri invece tenetevi pronti. »
Dopo qualche istante, arrivati i cavalli, montai in sella dando gli ultimi ordini partendo dal gruppo mercenario rimasto appiedato.
« Andate alla villa, ribaltatela se necessario, quell'uomo è accusato di omicidio e tradimento, se qualcuno vi ostacola accompagnatelo nei sotterranei della casa. »
Ero abbastanza certa che Gustav, come tutti i nobili ed i borghesi altolocati, non facesse mai niente per niente, ed era estremamente probabile che si fosse lasciato dietro qualche contratto, una traccia, anche solo un nome che poteva in qualche modo ricondurlo a Irwing o al nucleo di cospiratori che tramavano alle spalle degli Alastor. Era improbabile che fosse il Conte Nero o una figura di rilievo in quella storia, lo vedevo più come un orpello secondario che si era lasciato strumentalizzare senza colpo ferire da qualcuno di molto, molto più influente. La domanda che non aveva risposta restava, però, chi?
« Noi cinque prendiamo i cavalli e buttiamoci all'inseguimento di Lord Gustav. »
Gli abitanti non si attardarono a darci la giusta direzione e nel giro di pochi minuti, spronando i cavalli al massimo, la carrozza si delineò davanti a noi.

Non avevo mai cavalcato in combattimento prima di allora. Si, avevo fatto pratica nelle foreste della mia gente e in parte a Basiledra, ma quello era il primo vero e proprio battesimo del sangue per me. La carrozza era ben difesa, Gustav non aveva badato a spese pur di aver garantito un passaggio al sicuro, e non appena le sentinelle ci avvistarono subito si scatenò la lotta. Alcune frecce scivolarono a lato del mio destriero, rischiando di ferirlo, ma la bestia era avvezza al combattimento - o alla giostra - e ciò non sembrò turbarla eccessivamente. Afferrai lo scudo con la sinistra, proteggendomi il busto e reggendo al tempo stesso le briglie, mentre richiamavo la mia lancia nella palma della mano destra, serrandola sotto l'ascella perché non vibrasse nella carica.
« Fermiamo il convoglio! » gridai ai miei uomini, mentre con un colpo secco degli speroni imponevo il galoppo alla mia cavalcatura.
Uno dei cavalieri nemici stava per ingaggiarmi e, invece che affrontare un duello di spada, lasciai che la potenza bruta dell'animale e la superiore lunghezza della mia lancia lavorassero per me: la punta impattò nella parte alta del torace, spaccandogli probabilmente l'articolazione, ed il contraccolpo fu così violento da disarcionarlo mandandolo a ruzzolare al suolo. Tenendo ben salda la lancia, nonostante l'assalto mi avesse richiesto una notevole forza per non perdere la presa, vidi con la coda dell'occhio uno dei miei cadere colpito dall'attacco combinato degli arcieri e di un secondo cavaliere avversario che, finito il suo lavoro, puntava dritto verso di me. Sapevo che era solamente una illusione realistica e ben articolata, lontana dalla realtà, ma non potevo comunque fare a meno di sentirmi responsabile per gli uomini sotto il mio comando.
Furiosa scagliai una fiammata negli occhi dell'equino nemico, senza nemmeno pensare a quali sarebbero state le conseguenze di quel gesto. Ovviamente la bestia, accecata ed impaurita, inciampò rovinando col muso sul terreno e trascinando nel capitombolo anche il fantino, la cui sorte sarebbe stata nelle mani della sola fortuna. Rallentai il necessario per permettere ai miei compagni, ed all'ultimo aggressore ingaggiato, di superarmi... ed a quel punto, senza pietà, spronai di nuovo l'animale, puntando alle spalle quel miserabile mercenario. Nel giro di pochi istanti la punta della mia lancia lo aveva spinto in un tumulto di terra e polvere tra gli zoccoli della sua stessa cavalcatura. Non avevo mai provato tanta adrenalina nel combattere come in quei momenti.

Volendo preservare i miei compagni ad ogni costo mi premurai di farli restare a distanza di sicurezza. « State attenti! Vado a fermarlo! » ciò che volevo fare era quanto di più brutale potesse esserci per arrestare la corsa della carrozza... ma non mi importava. Nella realtà forse avrei avuto qualche rimpianto nel farli saltare in aria ed accartocciare in mezzo a schegge di legno lunghe mezzo metro e chiodi di supporto sparsi ovunque, ma non lì. Non in quel ricordo.
L'ultima carica, e poi avrei messo le mani su Lord Gustav.

Chivalry_zps2ee00273

Sentivo il mio stallone patire la fatica della corsa, lo stavo spingendo al limite per riuscire a recuperare il vantaggio accumulato dal convoglio, e ne sentivo chiaramente il cuore battere all'impazzata, anche sopra il pesante rumore dei ferri che mangiavano la strada quasi volando verso la meta. Era una sensazione incredibile, qualcosa che non avevo mai provato sino a quel momento, un senso unico di libertà e potenza inaudita, abbastanza grande da, se fossi stata meno concentrata e decisa, farmi sentire pressochè invincibile. Ma ci sarebbe stato luogo - e tempo - in cui i miei desideri si sarebbero trasformati in realtà.
Con la mano armata lanciai un raggio verde luminoso contro l'asse anteriore del carro, causandone l'immediato cedimento ed il conseguente disastro: il legno contorto e spezzato travolse uno dei cavalieri che precedevano il carro, probabilmente uccidendolo all'istante, prima di arrestare la sua corsa con un botto fragoroso nella corteccia di un albero secolare. La scena, piuttosto agghiacciante, non lasciava ben sperare per quel bastardo che si era rinchiuso all'interno ma, anche a costo di salvargli la vita e poi ucciderlo di nuovo, avrei ottenuto quelle risposte.

Smontai da cavallo indicando ai miei compagni di sorvegliare i mercenari sopravvissuti. « Se si muovono tagliategli direttamente la testa. »
Con grosse falcate furenti arrivai alla portiera di quella che, un tempo, doveva essere stata la parte centrale della carrozza: conficcai la lancia per terra e poi, con un calcio piuttosto poco femminile, sfondai i detriti per raggiungere Gustav - ferito ma vivo - che stava rantolando pietà per la propria vita.
« Lo chiederò una sola volta, dopo di che passerò alle maniere forti senza pensarci un istante: perchè rapire i figli di Lord Alastor? »
Nel mentre lo afferrai per il bavero trascinandolo in mezzo alla strada, davanti a tutti, riuscendo in quel momento a vederlo per bene. Era un uomo miserabile, dall'aspetto disgustoso, chiaramente non aveva mai provato a lavorare nell'arco della sua intera - e troppo lunga - vita. In evidente sovrappeso nella mia mente lo raffigurai come un suino intento ad ingozzarsi alle spalle di quei poveri disgraziati che coltivavano i campi e preservavano la bellezza di quel luogo... dovetti trattenere l'impulso di fratturargli il setto nasale con un pugno ferrato.
Afferrai la lancia, minacciando di ridimensionare il suo aspetto esteriore a suon di tagli.

« Io-io non volevo far loro del male! »
« Quel maledetto ha disonorato il nome della nostra famiglia e fatto morire di crepacuore quella povera donna di mia sorella! Doveva pagare, in qualche modo!
Avremmo tenuto i suoi figli con noi, fintanto che lui non si fosse convinto a confessare la verità!
»

Quel piagnucolio isterico mi stava dando un magistrale nervoso. Non riuscivo a tollerare tante inettitudine in un singolo individuo, specie se messo a capo di un intero villaggio. Da quel viscido dipendevano le vite di chissà quanti innocenti.
« Io sono al servizio della verità, se sarai convincente potrei anche decidere di non giustiziarti qui per l'omicidio di uno degli uomini di guardia ai ragazzi. »
Continuò a piagnucolare, senza fornirmi una risposta soddisfacente. Sapevo di non doverci andare troppo pesante, avevo come l'impressione che un singolo pugno lo avrebbe steso all'istante, non permettendomi di interrogarlo. Gli afferrai l'indice della mano mancina, piegandoglielo verso il dorso sino a quando l'articolazione non scricchiolò minacciosamente. Era talmente pusillanime che non resistette nemmeno un momento a quel dolore, strillando come un infante.
« Sei troppo stupido e patetico per essere abbastanza furbo da rapire i figli di Lord Alastor. Per chi lavori e quale è la fantomatica colpa che avrebbe il padre di quei due poveri ragazzi? » piegai appena un poco di più il dito e, ovviamente, la risposta non tardò a raggiungere le sue labbra.
In quel momento mi trasformai, lentamente, in driade, fissandolo dall'alto del mio aspetto decisamente poco rassicurante, cosa che supponevo lo avrebbe quasi ucciso dalla paura.

« QUEL BASTARDO AVEVA UN'ALTRA! »

Lo lasciai andare, indietreggiando di qualche passo, confusa.
Non mi stava mentendo, non mi sembrava decisamente il tipo d'uomo che mente in una circostanza del genere, non per la mancanza di meschinità, quanto più per la mancanza di coraggio nel farlo... ma se non stava inventando una calunnia la storia poteva complicarsi notevolmente, abbastanza da costringermi a rivalutare molte congetture che avevo fatto in precedenza. Irwing e Shakan forse non erano ciò che la storia aveva tramandato ai posteri. C'era qualcosa che mi sfuggiva in tutto quel caos e confusione, qualcosa che mi faceva vedere la verità filtrata come attraverso il vetro d'una bottiglia. Forse la risposta l'avrei trovata nei ricordi dei miei compagni: mi concentrai qualche istante, visualizzando a velocità impressionante tutto ciò che era accaduto ad Ainwen, compreso il rischio corso nello smascherare Irwing durante la cerimonia. Per un attimo il mio cuore sussultò, furioso, ma l'abilità della ragazza nello sfuggire ai suoi aggressori mi fece desistere dal piombare nel suo ricordo mulinando fendenti a destra e manca. Eppure quel particolare, quella persona in quel luogo, non ci sarebbe dovuta essere.
Chi diavolo era, realmente Irwing Ravelon?... Forse iniziavo a capire.

[ ... ]

Una guardia cittadina arrivò qualche istante dopo la fine dei miei ragionamenti, chiedendomi di recarmi subito alla villa di Gustav per aiutare gli uomini che avevo spedito lì. Ero sicura che la casa fosse vuota o sguarnita, non mi sarei aspettata di trovarci alcun tipo di resistenza, ma forse avevo sottovalutato l'entità della minaccia. Fatto stava che non c'era tempo da perdere e che la mia presenza non poteva essere ulteriormente attardata, ma prima mi sarei tolta una soddisfazione.
Mi voltai verso Gustav, parlandogli con voce gutturale e leggermente rimbombante a causa della mia conformazione fisica. « Tu manchi di rispetto a tua sorella tentando di rapire i suoi figli. Tu manchi di rispetto ai tuoi nipoti strappandoli al loro padre. » mi avvicinai di mezzo passo. « Patetico, piccolo, sudicio verme. Non hai un briciolo di onore o di rispetto... da oggi non ingrasserai più alle spalle della tua gente. » detto questo gli rifilai un diretto sotto al naso, dritto sui denti, ed il suono che ne derivò indicò come vincitore, nello scontro tra l'acciaio elfico della mia corazza e l'arcata dentale di Gustav, il lucido metallo.

Era solo un sogno, una fantasia, una cosa irreale. Quasi un gioco avrebbe detto qualcuno. Eppure meritava di essere pagato con quella moneta, anche se non nella realtà, quanto meno del ricordo.
« Disarmateli e legateli tutti, poi scortateli in città. E badate bene che questo bastardo cammini per tutto il tragitto. »
Poi saltai in sella galoppando alla volta di Gefahrdorf.
Nessuna colpa, pensavo cavalcando, sarebbe mai stata abbastanza grande da strappare i figli da un padre amorevole ed affettuoso. Qualsiasi cosa ci fosse stata nel passato di Lord Alastor, se non intaccava il sentimento che provava per il sangue del suo sangue, non era abbastanza importante per privarlo della gioia di vederli crescere. Io avevo perso i miei genitori fuggendo dalla mia casa al Nord e potevo comprendere sin troppo bene come si sarebbero sentiti quei pargoli strappati dall'unico genitore rimasto. No, non l'avrei mai permesso, non senza alcuna certezza.




Riassunto e Note.


Riassuntino_zps02cf0e98
CS forma umana: 2 Robustezza 2 Tenacia 1 Tattica
CS forma driade 2 Agilità 2 Prontezza 1 Intuito
Basso - 5% | Medio - 10% | Alto - 20% | Critico - 40%


Classe: Sciamana
Razza: Driade (Avatar Angelico)
Talento: Guarigione III

Stato Fisico: Illesa.
Stato Psicologico: Illesa.
Stato Emotivo: Furente.
Energia: 65% -> -5%(Basso) - 10%(Medio) = 50%

Equipaggiamenti:
~ Heater-shaped Shield. Scudo con capo a punta composto di legno e metallo. [Impugnato]
~ Chivalry Sword. "Le tre forme del Drago Nero" Spada lunga da fanteria (Artefatto)[Impugnata]
~ Elven Spear. Lancia elfica ad una mano [Riposta]
~ Claws. Guanti con unghie taglienti - Nekote - [Indossati]
~ Aicheamhail. Corazza di fattura elfica, pesante, completa. (artefatto)[Indossata]

Passive in uso:
~ Heritage. Passiva di timore reverenziale da avatar angelico. Effetto psion passivo.
~ Attitude. Passive del talento di guarigione I e II, ammontare delle cure uguale al consumo speso per castarle e possibilità di curare danni fisici o psionici a scelta al momento del lancio di incantesimi curativi.
~ Vraal. La pantera di Fanie a cui è legata la sua vita. Passiva di immortalità del talento guarigione III
~ La via del Drago Nero. Passiva di immunità alla fatica fisica dovuta a sforzi eccessivi/prolungati e non sviene sotto il 10% di energie quando una delle tre forme del Drago Nero è attiva.
~ Memento Vitae. Auspex passivo di individuazione forme di vita.

Attive in uso:
» Fanie ha appreso anche come usare, autonomamente, queste fiamme per poterle modella sul palmo della mano e lanciarle contro il nemico. Di un colore blu elettrico e dal calore paritario a quello delle normali fiamme, possono essere usate come eccellente distrazione oppure per illuminare un'area attorno a se al pari di una piccola torcia. [Pergamene dello sciamano: Fuochi Fatui Basso]

» ~ Grasp of Nature.
Il potere del sacro e della natura sono spesso volubili e capricciosi, solamente i più capaci o audaci riescono a guadagnarne il favore e sfruttarlo contro i propri nemici. Rilasciando parte delle sue energie dalle palme o anche da un singolo dito, Fanie è in grado di scatenare un raggio estremamente concentrato e possente di potere spirituale sacro. Il raggio viaggia a velocità incredibili e possiede una forza d'impatto di tutto rispetto, concretizzandosi in un fascio verde traslucido attorniato da piccole fiammelle bluastre. Talvolta è possibile che alla testa del raggio luminoso vi sia un qualche animale, composto della medesima luce, che guida il colpo a destinazione, quale una tigre, un draghetto o un lupo. Trattandosi di un potere prettamente naturale e di elemento luminoso, infliggerà danni maggiori agli avatar notturni e minori a quelli diurni. [Pergamena del campione: Lampo Spirituale, consumo Medio. Danno Alto agli avatar notturni e Basso a quelli diurni]

Note:
Come da confronto plus le riflessioni importanti e l'uso della passiva per vedere i ricordi di Ainwen. Oltre questo Fanie si è presa una libertà sui denti di Gustav, perchè purtroppo lei è molto condizionata dall'aver perso i legami con la famiglia e "donne e bambini" sono creature che devono essere protette ad ogni costo. Alla fine cavalca alla volta di Gefhradorf. Ho spedito anche io il mio PM!
Nel confronto avevo conteggiato 60% di energie residue, arrivando al 45%, ma in realtà ho errato poichè ero al 65%, quindi in questo post ho il 50% e non il 45% come avevo detto in confronto, domando scusa. Spero sia di vostro gradimento!
 
Top
view post Posted on 5/6/2014, 17:07

Lamer
·····

Group:
Member
Posts:
2,447
Location:
Universo

Status:


Il suo avversario giaceva a terra esanime. I suoi colpi erano stati calibrati alla perfezione e Pat non aveva avuto vie di scampo e ora il suo sangue bagnava il lastricato perlaceo della via di Lithien, ma ciò non era bastato a smorzarlo completamente.

Infatti Lhotar era stato talmente sicuro di averlo messo totalmente fuori combattimento che non aveva neanche visto il colpo che gli aveva creato un taglio abbastanza profondo a metà dell'avambraccio, ma il dolore che gli aveva causato non era bastato a fermare il suo inseguimento nei confronti di Irwing e dei suoi probabili boia.

la ricerca non fu lunga ne difficile grazie alle urla dei tre, ma nel frattempo i pensieri di Lhotar si concentrarono su ciò che gli stava accadendo e sulla domanda che lo aveva obbligato ad entrare in quella minuscola parte dei ricordi di Irwing. Perchè dovevano per forza rispondere a quella domanda con mille possibilità? Perchè se era così fissato sul voler fargli sapere chi era Irwing non gli aveva rivelato subito chi fosse. Ma a quelle domande sarebbe servito qualcosa di più che la sua singola esperienza.

Infatti si ricordava ancora bene del dono che Echaterin gli aveva concesso a lui e agli altri tre suoi compagni esterni alle vicende del passato di Lithien. Sapeva di poter rivivere i ricordi dei suoi compagni, ma non sapeva su quale focalizzarsi.
Poi si fermò di colpo, senza un motivo apparente che giustificasse quell'arresto improvviso. Si tastò la ferita da cui ancora inesorabilmente scendeva del sangue cremisi e in quel momento, aiutato dal dolore provocatogli dal suo gesto capì a chi doveva rivolgere la sua mente.

Quel dolore gli aveva ricordato il suo combattimento contro Medoro e la sua mente collegò il dolore a quel giorno particolare facendo ricadere la sua scelta nei confronti dell'oracolo. Fu a quel punto che concentrandosi vide la prigione, le persone incappucciate e infine Irwing imprigionato come una bestia, ma qualcosa in quei ricordi non suoi non aveva senso.

Da quello che sapeva era Shakan e non Irwing quello che si era fatto catturare dalla sua stessa setta, eppure sapeva che ciò che aveva visto doveva essere la verità. A quel punto, ancora più confuso, riprese a correre verso il suo obbiettivo.

Quando arrivò vide Irwing ancora una volta nelle mani dei due individui, ma gli parve che nessuno dei tre si fosse accorto di lui. Infatti i tre parlavano di vicende che erano successe ancora prima di quel momento nei ricordi di Ravelon. Lhotar sapeva che quell'uomo aveva cercato qualcosa di sacrilegio e che il padre di Kreisler, se non andava errato,lo aveva tradito diventando reggente. Ma ciò non importava nulla al nano, sapeva che quello era un passato che non poteva cambiare il presente e per questo motivo non gli importava nulla se non prendere quello che aveva creduto fino a quel momento il conte nero e interrogarlo su tutto ciò che sapeva.

A quel punto uscì allo scoperto tendendo l'arco con incoccate due frecce e mirando con entrambe il braccio dell'umano più robusto, poi mentre correva verso i due rimise l'arco dietro la schiena e sguainò entrambe le spade lanciandosi contro il secondo.

All'inizio fu l'istinto a dominare la sete di sangue che le sue spade bramavano, non ancora sazie del sangue di Pat, ma poi rendendosi conto del suo gesto troppo avventato cercò di rimediare. Sentì i suoi muscoli irrigidirsi e acquistare più tono mentre la sua pelle acquisiva un colore più scuro, come se fosse abbronzata. A quel punto non si contenne più e attaccò.

Tre attacchi furono diretti al suo bersaglio; il primo fu un affondo che provò a perforare lo stomaco dell'umano, il secondo fu un fendente diretto alla coscia destra, l'ultimo fu diretto invece al collo della vittima.

A quel punto Lhotar indietreggiò mettendosi in una posizione di guardia continuando a tenere lo sguardo fisso sui due individui che aveva appena attaccato. Poi però guardò Irwing, quell'uomo che era la causa di molti problemi che erano permeati ormai nella sua storia e a quel punto il nano parlò:

"Alzati se vuoi vivere, combatti per ciò che ti rimane."



Corpo :-danno all'avambraccio sinistro
Tot: (2\16)
Mente : - sana
Tot (0\16)
Energia rimanente: 50%

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + 1 cs in forza =2 cs
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x12)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.
Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:

Pelle di drago: il guerriero riesce a rendere la propria pelle più resistente del normale, così da potersi proteggere da diversi attacchi.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero tende i muscoli allo spasimo, indurendo la resistenza della propria pelle. A seconda della personalizzazione è possibile che l'indurirsi della pelle provochi un certo mutamento in essa, sebbene non tale da impedire il riconoscimento del soggetto. In questo stato il guerriero potrà resistere a colpi di scarsa rilevanza o attacchi portati con piccole armi da lancio, come shuriken, kunai, proiettili di piccolo calibro o simili, e disporrà di un'ulteriore unità CS alla potenza fisica del personaggio da scegliere al momento dell'acquisto (cs forza). La tecnica vale come una difesa contro i normali colpi fisici per il tempo di due turni.
Consumo di energia: Medio

Destrezza nanica (I): Variabile di natura fisica, provoca danni fisici
Lhotar potrà compiere in simultanea due attacchi portati con delle arimi (anche freccie) di potenza complessiva pari al consumo. consumo medio




Attive dal turno precedente:-



Riassunto:
Uso la passiva per guardare i ricordi di Ainwen, poi dopo aver ascoltato i discorsi dei tre tipi parto all'attacco usando la mia personale a consumo medio verso l'umano grosso continuando poi attivando la pergamena pelle di drago per prevenire da eventuali attacchi non tecnica e per acquistare un cs, fatto ciò eseguo tre attacchi diretti all'altro; il primo verso lo stomaco, il secondo verso la cosci destra e il terzo diretto al collo.

Note: Nulla da dire.

 
Top
view post Posted on 6/6/2014, 16:05
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:


• Fanie •Gefahrdorf
Infanzia di Lucian Alastor


Il boato l'avevano sentito tutti in città.
Anche perché, invero, non c'era mai nulla da sentire, di solito, nella silente Gefahrdorf.
C'erano solo pettegolezzi che si rincorrevano rapidamente. C'erano voci su una faida in corso; una lotta silente, fatta di inganni subdoli e voci antiche. Tanto antiche da tramandarsi con la gioventù dei suoi protagonisti, che - alla fine - era diventata vecchiaia. Nessuno si scandalizzava mai troppo per quelle voci; anzi, solitamente erano sorrisetti accennati, guance paonazze e giudizi cinici stretti entro il fragore di uno sbuffo sogghignante. Erano i giudizi dei paesani, che sentenziavano della moralità altrui con un misto di invidia e rabbia.
Con quella volontà nascosta di partecipare a certe voci al solo scopo di sentirsene parte. Di chi disdegna le nefandezze altrui, ma arde dalla voglia di esserne partecipe.
Di chi si indigna per i tradimenti e la corruzione per il solo motivo di non aver nessun con cui tradire, o denaro con cui corrompere.
Solo per sentirsi importanti. Solo per sentirsi superiori.

D'altronde le faide tra gli Albrecht e gli Alastor erano parte del villaggio quasi quanto le stradine assolate o la piccola chiesetta di campagna.
Incroci tra le due casate si erano generati per anni e rincorsi insieme alle chiacchiere. Le ultime, solo in ordine temporale, erano proprio quelle che si vociferavano in merito al libertino Lord Alastor e sua moglie Adelhilde Albrecht. Promessi sposi sin da adolescenti, erano cresciuti nell'agio di una coppia destinata a ricongiungere gli antichi dissapori.
I dissapori, appunto, di dinastie che si erano fraintese tra meschine velleità e beceri rimbrotti.
Avevano ritrovato l'unione e la sintonia di una casata destinata a fiorire nel marcio della moderna Lithien, che sempre più cadeva vittima della sua stessa corruzione politica.
Ed invece, il sangue chiamava la carne. E la carne rispondeva urlando.

Poco si era capito, quindi, di ciò che fosse vero.
Molta, però, era l'indignazione ed il riserbo. Nonostante ciò, però, la gente parlava.
Perché, alla fine, era l'unico passatempo.

Eppure, quella mattina alle dicerie giornaliere si era aggiunto un rumore violento.
Nel centro della piazza, la grande magione degli Albrecht aveva preso fuoco e diverse esplosioni erano avvenute al suo interno, a rapidi intervalli.
Poco prima, alcuni guerrieri al soldo degli Alastor erano stati visti entrarvi. E, quella stessa mattina, il giovane erede Gustav era stato visto fuggire dalla città con tutto il proprio seguito.
Poi l'esplosione, le urla ed i lamenti. Due soldati morti, uno ferito ed un quarto agonizzante. E non solo: dalla casata si levava l'urlo di dolore di una quinta persona. L'unico Albrecht rimasto in città: troppo malato e stanco per lasciare il villaggio all'alba, con una vecchia carrozza.

George Albrecht, padre di Gustav.
L'ottantenne capofamiglia, da tempo immobile nel suo letto.
Eppure ancora vivo per gridare aiuto; per invocare la pietà dei suoi nemici.
La pietà di chi chiede di non morire agonizzando tra le fiamme. Di chi chiede di morire con dignità, non come un porco arrostito.

_________________________________

• Aang •Villa Nuova Luna
Adolescenza di Lucian Alastor


La nebbia divorò la stanza in un attimo.
Fu come se l'aria fosse divenuta più spessa e torbida, sporcandosi di milioni di particelle di un gas sconosciuto, che impediva la vista a chiunque.
Gli arazzi ed i mobili scomparvero; i tappeti divennero un nulla bianco e qualunque mobile venne divorato dall'uniforme massa di candore che avvolse la stanza da letto.
Da quel momento, invero, solo i rumori fecero da sfondo agli eventi.

Aang rimase immobile, sicuro della sua invisibilità che lo lasciò spettatore di ciò che accadde.
Un rumore sordo aprì lo scenario degli eventi successivi. Ovvero dei passi felpati, qualcuno che entrava di soppiatto. Poi un rumore di caduta, come se chiunque fosse entrato fosse inciampato in qualcosa. O in qualcuno.

« Cosa diavolo- » la voce di Lord Maghnus si levò distinta, rauca e rovinata dall'incoscienza da cui cercava di destarsi. « Ah, un intruso... c'è un intruso! ». Un attimo di silenzio seguì il tono allarmato. Poi, una seconda voce gli fece seguito: « E tu chi cazzo sei? » Sospirò, sgomenta. « Lasciami andare, botolo di lardo! »

Nel mentre, altri rumori seguirono successivamente. E, infine, un urlo distinto di donna che si levò chiaro.
Quando il fumo si diradò, dunque, lo scenario era cambiato alquanto. Da un lato, quasi sulla porta - nuovamente spalancata - Aang poteva vedere Lord Maghnus impegnato a lottare contro un figuro coperto di vesti scure. Lo stesso con cui Aang aveva fatto ingresso nella Villa. Entrambi si tenevano avvinghiati, tentando di strozzarsi a vicenda. Per quanto Maghnus fosse più basso, invero, era corpulento e robusto. Da par suo, l'altro uomo faticava alquanto per una gamba apparentemente malconcia, che teneva a fatica l'impatto col suolo.
Dall'altro lato, invece, Lucian aveva approfittato della distrazione per rifarsi sulla donna. Le aveva strappato di mano il coltello, si era girato ed ora la minacciava puntandole la lama all'altezza dei seni.

« Ora morirai puttana » disse, sogghignando « morirai aperta come una vacca, per quello che mi hai fatto »
« E lo stesso sarà per quel figlio di puttana che mi ha colpito! »

La situazione sarebbe precipitata molto presto ed Aang aveva poco tempo per agire.

_________________________________

• Lothar •Lithien
Maturità di Lucian Alastor


« Aaaargh! Dannato! »
L'uomo robusto urlò, mentre il braccio gli esplodeva in un fiotto di sangue scuro.
Lothar evidentemente aveva colpito duramente la carne del guerriero, che non si aspettava un simile affondo del piccolo essere che aveva innanzi.
Che aveva schernito, deriso e - appunto - sottovalutato. Troppo sottovalutato. La spada corta gli cadde in direzione del pavimento, dacché il fitto dolore causato dalla punta della freccia aveva portato l'uomo a perdere la presa su di essa.
Prima ancora, però, che l'arma potesse toccare terra, la sua corsa fu arrestata da una mano lasciva.
Irwing si era mosso con intelligenza e rapidità, scivolando al di sotto dell'uomo con la velocità di una serpe. Aveva afferrato l'arma al volo, brandendola come se non avesse brandito altro in tutta la sua vita. Poi era tornato in posizione eretta, di fronte all'uomo robusto che ancora si teneva il braccio, urlando.

« Prega soltanto il tuo dio perché lo raggiungerai presto »
sbeffeggiò Irwing « ...ed insieme a te lo raggiungerà Kudrum, quando lo troverò. »
Seguì un sono sbuffo ed un rumore sordo; la lama trapassò la gola dell'uomo robusto, che ricadde in terra in un lago di sangue.

Lo smilzo emise un gemito. Chino al suolo, aveva incassato gran parte dei colpi di Lothar. Eppure, ancor più violento era stato il contraccolpo psicologico di vedere l'altro balordo stramazzare al suolo, agonizzante. Fissò entrambi, emettendo un sonoro squittio - quasi un latrato pietoso.
Poi fuggì, scomparendo dietro il vicolo.

« Lascialo andare, amico mio » asserì Irwing, fissando Lothar.
« Lascia che ritorni nella merda che l'ha partorito... »
Poi pulì la spada sulle vesti del cadavere dell'uomo robusto, disteso al suolo. Si guardò in torno, scrutando l'orizzonte e sperando di non trovarvi altri pericoli.
« Non so chi tu sia, né perché tu abbia voluto aiutare uno come me » aggiunse, sorridente « ma direi che ti devo una birra. »

Camminò in direzione dell'angolo, invitando Lothar a seguirlo.
« Vieni, conosco un'ottima taverna poco distante da qui... »



__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________


bannerpiccolowinterreis
I Soli Fantasma

La verità passava per quelle ombre.
Quei suoni lascivi, divenuti tetro spirare di violenza. L'ombra la soffocava; le scivolava sulla pelle nuda, carezzandola come la mano callosa di un severo padrone.
Si intorpidiva, sentendosi sporca ad ogni passo. Viscida sotto la pianta dei piedi, rimarcando ed affondando la carne indifesa sul pavimento freddo e sporco della prigione.
La sentiva sulla pelle con tutta la durezza della sua viltà: vinta nel corpo e nell'animo, braccata da occhi indecenti che ne incatenavano la morale.
La soggiogavano, prim'ancora di averla. La vincolavano ad una condizione di impotenza che si sarebbe distorta tra le loro mani straniere, tra i loro respiri sconosciuti ed i loro intenti inverecondi.
Scappa. Fuggi.

Gli occhi sembravano incitarla ad andare ancor più lontano, a render loro le cose difficili.
Perché più a lungo sarebbe durato quel tormento, più sarebbe stato divertente. Come in un crudo gioco di morte che iniziava con la sua fuga e finiva con la sua morte.
Come una battuta di caccia dai contorni torbidi, che sfociava in una libido repressa e scabrosa.
Eppure, la nota stonata furono i suoi contorni sfumati. La pelle lucida, nuda e vinta, che diveniva nulla. Come nebbia dissolta dalla luce del sole.
Come se fosse uno spettro che tornava nel mondo dei morti.
Ella si dimenava, tra l'affanno della corsa ed il dubbio del trionfo. Immersa in quei pensieri che divenivano realtà.
Chi era Irwing? Che ci faceva li?

Forse la risposta l'aveva intuita. Pensata; invocata.
Forse, aveva quella risposta già da tempo. E le bastò formularla nella sua mente, per sentirsi già rapita.
Rapita da quella violenza, da quel ricordo, da quell'inferno.

Quando riprese i sensi, si ritrovo nuovamente se stessa.
Le sue vesti erano intatte, così come la sua bambola al suo fianco. Era nuovamente protagonista del mondo reale, abbandonando quello immaginario delle memorie di Irwing.
Dinanzi a se si ergeva un grande salone di un intenso color avorio. Il pavimento era lastricato di un marmo giallo chiaro, brillante e splendente alla vista, benché turbato da una patina di leggera polvere che ne decretava l'antichità. Ai bordi la pietra stuccata di avorio era decorata con delle lampade ad olio che scendevano dal soffitto, illuminando gran parte della stanza. Accanto ad esse si ergevano delle grosse statue di bronzo, alte diversi metri. Erano rappresentate come soldati, con scudo torre in pugno e pesanti lance che quasi toccavano il soffitto. Erano magre e snelle, quasi a rappresentare un solenne colonnato che accompagnava l'ampiezza della stanza.
La donna ne poteva contare almeno tre per fila, proseguendo fino alla fine del salone.

Lontano, invece, c'erano altre figure.
Se dietro di lei, infatti, si stagliavano cinque porte di legno scuro - le stesse dalle quali, probabilmente, sarebbero entrati i suoi compagni, dall'altra parte c'era niente meno che le uniche persone che si aspettava di trovare.
Irwing e Shakan.

Shakan era prono, abbassato sulle ginocchia. Teneva il capo chino verso il pavimento, con lo sguardo sofferente e nessuna benda più a coprirgli l'occhio deturpato da una profonda cicatrice.
Dietro di lui, invece, c'era Irwing. Il volto non era dissimile da quello sporco e vinto dell'uomo che aveva visto nel sotterraneo; eppure, lo sguardo attento e poco tremulo ne disegnava un intento profondamente diverso. Gli anni gli avevano come distillato leggera follia, brandendo le sue speranze di un variopinto desiderio di personale giustizia.
Qualunque cosa fosse accaduta, il tempo gli aveva lambito il corpo e la mente. Gli aveva lasciato i segni della fatica, della fame e di uno stentato desiderio di sopravvivenza.
La mente, invece, non era più arrendevole. Era un misto di caparbietà e rivincita, che l'aveva spinto a desiderare di essere compreso fino in fondo.

« Inizi a capire Ainwen? » esordì Irwing, fissando la donna dall'altro lato della stanza.
Con la mano sinistra teneva una spada e la puntava diritta al collo di Shakan che, prono, gli dava le spalle. « Cominci a capire quale legame esista tra noi ed il perché della mia frustrazione? »
Irwing fissò Shakan, dandogli un colpo leggero alla nuca. « Perché mi hai fatto questo? Perché?! »

Shakan appariva rassegnato, sconvolto.
Ingoiò un grumo di saliva misto a sangue e, poi, proferì parole stentate. « Sei pazzo »
« Io non ricordo nulla di tutto questo; non ricordo che tu sia chi dici di essere - so soltanto che hai distrutto la città per il tuo tornaconto »
L'affermazione urtò evidentemente la sensibilità dell'altro, che parve digerirla come si digerisce un cumulo di spinosi aghi. « Come ti permetti, maledetto? »
« Io non ho fatto nulla! »

« Ci hai condannati tutti » proseguì Shakan, fissando Ainwen.
« Liberami, presto! E' tempo di finire questa farsa! »

Irwing parve rabbrividire. Era come si fosse reso conto immediatamente che la donna poteva non essere dalla sua parte.
Si voltò, dunque, di scatto, in direzione di una staffa. Era un bastone che svettava dal muro, disegnando un meccanismo semovente incastrato tra i mattoni. Una leva.
« Ti impedirò di salvarlo! Deve ancora capire! » disse ancora, tirando la leva.

La sala iniziò a rumoreggiare e dal pavimento, nel centro, svettò un pesante pannello di vetro.
Prese ad alzarsi come un muro, diretto verso il soffitto. Presto, avrebbe diviso la stanza, mettendo altro spazio tra Shakan e chi voleva salvarlo.



littleqmpointwinterreis

A questo giro commenterò anche le risposte che mi avete fatto pervenire. Quelle pubbliche sono quelle sbagliate; quelle giuste, invece, le commenterò brevemente. Infatti, ho deciso di ricompensarvi il "livello di correttezza" delle risposte in qualche modo. Più sono corrette, ampie ed articolate le risposte, più vi premio. Come detto più volte, infatti, non c'è un ragionamento univoco che può farsi sulla domanda. Ce ne sono vari e tutti corretti, per assurdo. Dopo i commenti alle risposte pervenute, metterò i soliti specchietti sui vostri POV.

Fanie.

A questo punto lei crede che Irwing Ravelon abbia fatto ciò che ha fatto - Gullhiw inclusa, per adempiere ad una promessa, o un giuramento, che non ha come scopo il potere personale ma l'eliminare da Lithien il dissenso, facendola tornare un luogo "perfetto" e che Shakan in tutto questo fosse suo complice ma che, ad un certo punto, preso dall'egoismo gli si sia rivoltato contro accusandolo di tradimento (vedi ricordo di Anna e la lettera) per impedirgli di intromettersi in una specie di ascesa personale.

La risposta è sbagliata e ti causa un danno Basso alla psiche. E' un peccato perché, in realtà, gran parte degli altri ragionamenti che mi hai messo erano giusti XD Quindi non sei lontana dalla verità, devi solo pensare un pò più semplicemente. Come ti ho già detto in privato, però, apprezzo moltissimo tutto il lavoro che hai fatto e la dimostrazione che mi hai dato di aver compreso le trame che ci sono, quindi terrò conto della cosa. Quanto a questo turno invece, ti mostro un piccolo spaccato sulle dicerie del paese, che ti illustra come i trascorsi tra gli Alastor e gli Albrecht siano evidentemente antichi e parlano di una serie di unioni familiari tra le due casate, spesso finite "male". Quando arrivi alla magione degli Albrecht scopri con orrore che qualcuno ha fatto bruciare la casa, quasi per coprire qualche traccia o per vendetta nei confronti di chi l'avrebbe poi assaltata. Sostanzialmente l'anziano George Albrecht è rimasto intrappolato: è vecchio e morente, quindi Gustav non avrebbe potuto portarlo con se. Hai facoltà di usare due tecniche per salvarlo. Non dovrai essere autoconclusiva e puoi presupporre che, se lo salverai, ti sarà riconoscente. Se hai bisogno di dettagli, chiedi in confronto.

Aang. La nebbia era causata dal tizio che hai incontrato all'ingresso della villa, che cercava di entrare nella stanza. Il punto è che - entrando - "inciampa" in Lord Maghnus (che si stava svegliando) ed inizia a lottare con lui. Nel mentre, Lucian approfitta della nebbia per liberarsi dal giogo della donna e tentare di ucciderla. Anche qui sei chiamato ad una scelta. La voce del tizio incappucciato non ti è indifferente, comunque. Decidi come agire: hai solo uno slot a disposizione, oltre che un'azione di movimento e qualunque azione rapida da considerarsi "gratuita". Non essere autoconclusivo.

Lothar. La tua azione ha successo e salvi di fatto Irwing da casino nel quale si era messo. Il tuo prossimo turno, quindi, è abbastanza tranquillo. Vi sedete ad un tavolo di una locanda ed iniziate ad ingurgitare birra. Irwing infatti ti offre diversi giri di birra. Qui, puoi scegliere di cosa discutere mentre bevete. Funziona così. Se partecipi a tutti i giri di birra che lui ti offre, puoi porgli cinque domande. Il problema è che, alla fine delle cinque domande, perderete i sensi entrambi, praticamente ubriachi. Quindi, finirai il turno perdendo i sensi. Diversamente, puoi partecipare solo a tre dei cinque giri di birra. Quindi, potrai porgli tre domande. Irwing comunque sarà ubriaco e perderà i sensi dopo di esse, ma tu no. Porgimi in confronto le domande ed io ti risponderò. Poi, finisci il turno ubriaco - o meno - a seconda delle scelte. Conta che le domande non dovranno essere troppo sospette oppure Irwing lascerà il tavolo.

Ainwen. La risposta è giusta. Eppure è semplice e minimale, quasi ovvia a questo punto del gioco. Ciò non mi consente di darti alcun premio che non sia l'accesso alla fase successiva. La fase successiva è una scena alla quale, piano piano, vi unirete tutti. In questa fase potrete usare ancora l'Essenza di spirito, sempre che vi siano rimasti sorsi a disposizione. I suoi effetti, però, cambiano leggermente come di seguito specificato:

CITAZIONE
Primo utilizzo. Invisibilità di potenza media, durata due turni.
Secondo utilizzo. Teletrasporto di potenza media, se usato per difendersi conta come una difesa assoluta.
Terzo utilizzo. Ripristina 10% delle energie residue.

D'ora in poi l'uso di un'essenza consuma uno slot azione, come se fosse una tecnica. In questa fase potrai fare quello che vuoi, non essendo autoconclusiva. Shakan ti chiede di salvarlo, Irwing invece di "capirlo". Il muro che ti sta ponendo tra voi ha una resistenza "Alta" e si infrangerà solo dopo che avrà subito questi danni. L'altro modo per evitarlo, invece, è teletrasportandosi dall'altra parte e/o abbassando la stessa leva che l'ha azionato. Fai quello che credi; dubbi o domande in confronto.

Per domande o altre perplessità, ci sentiamo nel topic di confronto.
Per il resto avete fino a mercoledì 11 giugno, ore 23.59 per rispondere a questo turno.
Turni liberi.

 
Top
Fanie Elberim
view post Posted on 9/6/2014, 03:44





Winterreise ~ Die Nebensonnen


Saltai giù dalla sella arrivata a nemmeno trenta metri dalla casa in fiamme. La colonna di fumo nero ed il vociare impaurito e acuto dei paesani mi lasciava ben poco da sperare; li avevo visti da lontano e non avevo concesso tregua allo stallone che, per poco, non cedette sopraffatto dalla foga. Le chiacchiere di quel pacifico e sonnolento villaggio si erano trasformate, lasciando spazio ad un senso di smarrimento ed una paura ragionevole di quanto stava accadendo: scoppi e rumori sinistri e preoccupanti si susseguivano dalla villa oramai assediata da lingue di fuoco e scintille cremisi... mentre le urla dell'ultimo inquilino, George Albrecht mi dissero, riecheggiavano persino oltre il crepitare furibondo delle fiammate.
Gli uomini che avevo inviato dovevano aver accidentalmente attivato qualcosa, forse una trappola, atta a vaporizzare qualsiasi prova, segreto o mistero contenuto tra le mura di quel luogo. La mia unica possibilità era salvare il vecchio e sperare che - a differenza del figlio - si dimostrasse un uomo d'onore e mi aiutasse a snodare quell'ultimo, intricato, nodo. La tremenda frustrazione di non aver compreso ancora il movente di Irwing mi turbava a tal punto da impedirmi di ragionare lucidamente, come se un peso insostenibile si fosse messo a gravare nella mia esistenza. Non era colpa mia se le vicende che avevano coinvolto Lithien avevano avuto un climax di tragedie e lutti che nemmeno il tempo avrebbe potuto far dimenticare... eppure la sentivo sempre di più come una mia responsabilità. Non si trattava di me, di Shakan, di Irwing o di nessun altro. Si trattava di rendere giustizia alla storia, di dare una degna fine ad una tragedia che meritava riposo e pace.
Alzai una mano al cielo, chiudendo gli occhi, mentre nubi oscure iniziavano a sovrastare Gefahrdorf.

Una, due, tre gocce di fredda pioggia estiva iniziarono a cadere sulle fiamme, impedendo che divorassero qualunque cosa almeno dall'esterno. Ma nel suo cuore la casa ancora ruggiva, nutrendosi di mobili, pareti, suppellettili e ornamenti. Feci per muovermi all'interno ma la mano di uno dei miei mercenari mi raggiunse, strattonandomi. Aveva superato persino la paura di toccare quella che, probabilmente, per lui era una pianta umanoide - piuttosto inquietante - tanta era la sua preoccupazione.
« Mia signora, la prego, è troppo tardi, il vecchio George è allettato e malato... » abbassò lo sguardo. « ...sarebbe un rischio inutile per voi. »
« Se lo lasciamo morire non saremo meglio di suo figlio. Non è così che Lithien doveva esistere... Lithien aveva... altri valori. »
Il ragazzo lasciò la presa, confuso dalle mie affermazioni. Quello che io avevo visto, quello che avevo compreso, durante gli ultimi giorni mi aveva fatto capire una verità che andava ben oltre l'apparenza. Lui, biondiccio con la barba incolta e lo sguardo innocente, non poteva sapere ciò che mi era passato davanti. Lui era solo un ricordo sbiadito nel tempo, non aveva dovuto sopportare la vista di decine di infetti assediarci da ogni dove.
Lui, semplicemente, non poteva capire che Lithien era l'utopia mancata per un solo soffio di vento contrario.

Entrai nella casa con le foglie bagnate dalla pioggia e la corazza piena di infiniti rivoli d'acqua, seguendo le urla come un faro nella notte.
Tenevo una mano davanti alla bocca per sopportare il fumo, mentre il bruciore agli occhi aumentava ogni secondo che restavo a contatto con quell'ambiente infernale. Una rampa di scale, avvolta quasi interamente dalle fiamme, mi separava dal piano superiore: rapidamente la percorsi mentre al mio fianco continuavano a scoppiare oggetti, venir divorate credenze e ricordi di famiglia. L'aura vitale dell'anziano, seppur debole, mi aiutava a non restare bloccata e a non perdere tempo inutilmente... per un attimo, tra il fumo denso e nauseabondo, mi parve di rivivere la mia prima avventura, nel Midgard, dentro il carro infuocato dove giacevano il padre di Cashka e la Lama del Tempo. Ero cresciuta molto da quei giorni in cui avevo paura della mia stessa ombra, da quando avevo imparato lentamente ad accettare la perdita delle persone a me care... ed ora mi trovavo lì, nel passato che altro non era che la storia del mio presente, a fare la differenza.
Sfondai con un calcio una robusta porta di legno dietro la quale, in un letto adorno e sfarzoso, anche per la media nobiliare, giaceva un vecchio rugoso e palesemente impossibilitato a muoversi.
« Portami via da qui! Portami via da qui e ti pagherò con tutto l'oro che possiedo! »
Nonostante la posizione di chiaro bisogno, e l'impossibilità di agire senza il mio aiuto, l'orgoglio e la presenza di un nobile di quel calibro si faceva sentire in un portamento invidiabile. Non sembrava viscido come suo figlio, tutt'altro, pareva essere solamente una vittima di quelle macchinazioni che stavano massacrando La Bella dall'interno.
« Ti porto via di qui. » mi concentrai, dando vita alle mie spalle ad una copia, con l'elmo celato sulla testa, della mia armatura: lo spirito di Eruwayne. Questa si mosse subito al mio fianco mentre strappavo un lembo di lenzuolo, con forza, per poi passarlo sul mio fogliame in modo che si bagnasse almeno un poco porgendolo al malato. « Mettilo davanti alla bocca e respiraci attraverso. » La mia compagna parve spazientirsi. « Fanie, veloce. » mi sgridò.
Poi afferrò l'anziano sostenendone il peso per permettergli di muoversi mentre io, per forza di cose, liberavo la strada dai detriti accumulati nell'imminente crollo. Spostai una trave semi-carbonizzata che intralciava la strada, arrivando sulle scale oramai divelte dall'incendio. « Non si passa da qui, maledizione! » sbottai, allarmata.
« Sei cresciuta in un pollaio, driade? Portami nella stanza degli ospiti alla fine del corridoio... questa villa conserva ancora qualche sorpresa nota solo al sottoscritto. » Tossì con forza, respirando a fatica anche oltre la misera protezione che gli avevo costruito.
Incespicando liberai il passaggio sino alla stanza indicata, ancora intonsa o quasi, e aprendo la porta lasciai entrare i miei due accompagnatori. Avevo gli occhi arrossati che lacrimavano per il fumo e le narici che bruciavano così intensamente da sembrare quasi poggiate sulle braci ardenti. Le foglie sulla mia testa iniziarono a ingiallire lungo i bordi, mentre il mio intero corpo ligneo vibrava di paura all'idea di essere ingurgitato nella viva fiamma.
Il vecchio ci portò vicino ad un tappeto, indicandomi di toglierlo con un gesto piuttosto brusco della mano: sotto si trovava un passaggio che portava in quelle che credevo essere le cantine della villa, almeno giudicando dall'aria fresca e dall'odore di muffa che saliva spinto da una leggera corrente. « Giù, portalo giù Eruwayne. » la corazza annuì, aiutando il vecchio a scendere. George oramai era sul punto di venire sopraffatto dalla calura e dall'aria irrespirabile, ancora pochi istanti e avrebbe spirato nel suo letto, abbandonato come un soprammobile imbruttito dalla sua stessa famiglia. Un pugno, per Gustav, era stato tutt'altro che bastevole.

Alla fine scesi anche io nella sicura ed umida cantina, mentre lo scricchiolio della casa si intensificava a tal punto da spaventarmi. Un ultimo sforzo, una rampa di scale, uno scadente lucchetto che si frantumò al primo colpo di spada e la pioggia irruppe dall'uscita della servitù nel seminterrato. Eravamo in salvo.
Eruwayne trascinò Goerge appoggiandolo sulla piazza lontano dalla casa per poi frantumarsi in mille luminose schegge, troppo ferita dalle fiammate subite per proteggere l'anziano. Caddi in ginocchio a fianco del grato nobile, tossendo e respirando a fatica, mentre la pioggia riempiva le cavità della mia corteccia con acqua fresca e pura, mondando il mio corpo dalla fuliggine e dalla calura. Se una pianta poteva rischiare la vita in mezzo alle fiamme per scoprire la verità chiunque, nel mondo, avrebbe potuto essere un eroe alla stessa maniera. Serviva solamente la volontà ed il coraggio di compiere la scelta giusta... anche a dispetto della propria vita.

« Ahahahah! » George rise di gusto, tossendo ad occhi chiusi mentre apriva le braccia come a voler abbracciare la pioggia. « Ti sono debitore, pianta vivente, mi hai salvato la vita... quell'idiota di mio figlio non ci avrebbe pensato due volte a farmi morire. » si voltò verso di me aprendo un solo occhio, troppo stanco per aprirli entrambi. « Esaudirò un tuo desiderio, mia salvatrice, sono un uomo di parola. »

Ironico era come fosse in un sogno che mi veniva offerta quella possibilità. Burattino dei Corvi, costretta ad assistere in silenzio a molti, troppi, soprusi avrei davvero voluto che qualcuno, fuori da quelle memorie, mi avesse posto quelle fatidiche parole: quale è il tuo desiderio, Fanie Elberim?
Ma per quanto mi piaccia sognare ad occhi aperti, per quanto mi piaccia pensare di poter dare una risposta diversa - egoistica magari - ad una domanda del genere la risposta sarebbe sempre e solo stata una...
la verità.

« Non cerco potere, né ricchezza, ma solamente la verità. Voglio sapere del passato dei Lord Alastor, non le menzogne o le chiacchiere di paese, voglio la maledetta verità! Perchè io sono sicura che a Lithien c'è un Bastardo degli Alastor, vero? So che Lord Alastor aveva una relazione... ma tu sai da quanto? » quello era il mio sospetto, la mia ultima convinzione, la mia ingiustificabile certezza.

« Oh oh... E' cosa nota, ormai: Lord Alastor ha avuto molte donne; la relazione più antica risale a molto molto tempo fa, quand'era ancora poco più che un ragazzo... E si dice che da quella relazione sia nato un figlio bastardo, che lui abbia spedito in accademia per tenerlo lontano dalle maldicenze. Ora pare che quel figlio, addirittura, amministri i beni di famiglia... »

Chiusi gli occhi a quelle parole, alzando la testa al cielo e lasciando che la pioggia mi carezzasse dolcemente il viso che, lentamente, tornava quello di una pallida elfa dai capelli ramati. Non avevo bisogno di altro, ora sapevo.
Quasi sorrisi a pensare che forse tutta quella storia era nata con un pretesto sbagliato, sulla base di un errore, che poi era cresciuto cancellando come un'onda anomala la leggenda di una città meravigliosa. Forse per Shakan e per Kreisler io non ero nessuno, nient'altro che una mercenaria da assoldare per adempiere al loro scopo... ma io avevo un enorme difetto nella mia ingenuità quasi fanciullesca, quello di amare. A mio modo in quei frammenti sparsi di tempo e di spazio avevo imparato ad amare Lithien, amare ciò che avrebbe voluto rappresentare. Raymond mi aveva sempre detto di tenere alta la speranza, di continuare a sperare nel bene delle cose a vedere sempre il lato positivo in ogni persona, in ogni essere, lottando per ciò che era giusto e onesto.
E forse Lithien, la bella, avrebbe meritato un posto nel mio cuore alla fine di quel giorno.




Riassunto e Note.


Riassuntino_zps02cf0e98
CS forma umana: 2 Robustezza 2 Tenacia 1 Tattica
CS forma driade 2 Agilità 2 Prontezza 1 Intuito
Basso - 5% | Medio - 10% | Alto - 20% | Critico - 40%


Classe: Sciamana
Razza: Driade (Avatar Angelico)
Talento: Guarigione III

Stato Fisico: Illesa.
Stato Psicologico: Basso (Frustrazione)
Stato Emotivo: Preoccupata per il futuro, serena.
Energia: 50% - 0% (Nullo) - 10% (Medio) = 40%

Equipaggiamenti:
~ Heater-shaped Shield. Scudo con capo a punta composto di legno e metallo. [Riposta]
~ Chivalry Sword. "Le tre forme del Drago Nero" Spada lunga da fanteria (Artefatto)[Riposta]
~ Elven Spear. Lancia elfica ad una mano [Riposta]
~ Claws. Guanti con unghie taglienti - Nekote - [Indossati]
~ Aicheamhail. Corazza di fattura elfica, pesante, completa. (artefatto)[Indossata]

Passive in uso:
~ Heritage. Passiva di timore reverenziale da avatar angelico. Effetto psion passivo.
~ Attitude. Passive del talento di guarigione I e II, ammontare delle cure uguale al consumo speso per castarle e possibilità di curare danni fisici o psionici a scelta al momento del lancio di incantesimi curativi.
~ Vraal. La pantera di Fanie a cui è legata la sua vita. Passiva di immortalità del talento guarigione III
~ La via del Drago Nero. Passiva di immunità alla fatica fisica dovuta a sforzi eccessivi/prolungati e non sviene sotto il 10% di energie quando una delle tre forme del Drago Nero è attiva.
~ Memento Vitae. Auspex passivo di individuazione forme di vita.

Attive in uso:
» ~ Kewo'l Rumu, Lightning through the Soul.
Sangue e acciaio sono strumenti di inimmaginabile potenza, se posti nelle mani delle persone giuste. Eppure Fanie non si è lasciata corrompere dalla semplicità del potere materiale ed è rimasta essenzialmente collegata con la sua parte naturale. I poteri taumaturgici e la grande maestria nel modellare le energie positive non sono l'unica cosa che la magia naturale le ha permesso di sviluppare, anzi, sono solo la punta appena visibile di ciò che scorre nel suo sangue misto. Già in grado di manipolare agevolmente tutti gli elementi della natura, Fanie ha raggiunto un livello di consapevolezza tale da fondere assieme il potere divino e quello naturale, governando forse la più potente energia del creato: i fulmini.
Portando le mani al cielo, o anche una spada o una qualsiasi arma che faccia da catalizzatore per le sue energie, Fanie è in grado di scatenare una vera e propria tempesta di fulmini sui suoi nemici. Il tutto si svolgerà nel giro di pochi istanti, mentre dense nuvole blu scuro sovrasteranno il campo di battaglia, lasciando che i fulmini cadano seguendo la volontà della loro evocatrice.
Ma non è solo per distruggere che il cielo può essere modellato: Fanie può chiedere al sole di rivelarsi o alle nuvole di oscurare la luce, alle stelle di brillare in cielo o alla pioggia leggera di rinvigorire gli animi stanchi senza spendere alcuna energia o risorsa, ma solo concentrando la sua mente alla volta celeste. [Pergamena dello sciamano: Dominio dei cieli. Varibile offensiva ad area e consumo Nullo in grado di creare effetti scenici nel cielo.]

» ~ Sgàthan, of Mirror.
L'ultima, ma non meno importante capacità di Ararwaen risiedeva nella sua incredibile maestria nel combattere assieme a Celadal: indossando armature gemelle combattevano fianco a fianco disorientando i nemici e creando caos, giacché gli avversari, incapaci di riconoscere quale fosse il generale, finivano per dividere i loro attacchi vanificando anche la più flebile speranza di avere la meglio. Fanie non possiede, chiaramente, nessuno in grado di supportarla allo stesso modo ma, quando necessario, l'elmo si chiude sul suo volto ed una copia perfetta di se stessa appare alle sue spalle. In questa maniera la nuova portatrice può combattere assieme allo spirito di Arawaen per pochi secondi, il tempo necessario ad uscire da una situazione scomoda o a distrarre un avversario ostico. L'evocazione otterrà 2 CS in maestria nell'uso delle armi e permarrà per due turni nel campo di battaglia. Scomparirà subendo un danno pari a Basso. [Abilità d'evocazione, consumo Medio, durata due turni]

Note:
Ho romanzato molto la parte di George, ma ho pensato fosse carino uscire da un passaggio segreto, molto in stile "tradimenti e segreti"! Durante la ricerca del vecchio Fanie fa un parallelo con una sua esperienza molto simile avvenuta ne "Il cimitero dei Mondi - La lama del tempo" dove è costrette ad affrontare le fiamme per salvare un mercante e la preziosa arma, rendendosi conto di non essere più una "ragazzina" e di avere responsabilità enormi in questa circostanza. La copia è personalizzata come la personificazione di Eruwayne, la scintilla di vita dell'elfa che si è trasferita all'interno dell'anima di Fanie per scampare alla corruzione di Viktor (è solo scenico ma pensavo fosse giusto spiegarlo in questa sede). Spero che piaccia! (Ho mandato il mio secondo mp)

Ps: ho giustificato il danno psionico come un danno da "frustrazione" per non essere riuscita - ad inizio post - a capire l'identità di Irwing.

 
Top
view post Posted on 9/6/2014, 14:37

Lamer
·····

Group:
Member
Posts:
2,447
Location:
Universo

Status:


Gli attacchi precisi e ben calibrati di Lhotar avevano avuto effetto. Irwing si era liberato uccidendo l'energumeno e lo smilzo era stato ferito più volte dalle spade che ancora gocciolavano del sangue di Pat. Finito il breve duello però Irwing prese finalmente parola ringraziandolo e offrendogli da bere in una locanda.

Mentre camminavano il nano ripensò agli occhi ricolmi di pazzia del Ravelon del presente confrontandoli con quelli dell'uomo che camminava al suo fianco. Probabilmente doveva essere successo qualcosa che aveva cambiato totalmente l'uomo che allegramente lo stava portando a bere, ma ancora non capiva ilo motivo di quel radicale cambiamento.

La strada curvò un paio di volte prima che i due raggiungessero la taverna citata da Irwing. Questa si presentava come un normale abitazione, con un insegna in legno di pino che pendeva dal balcone sovrastante la taverna e di fianco alla porta di ingresso una divertente scritta assicurava la scarsa possibilità di uscire sobri da quel locale.

Una piccola risata sfuggi a Lhotar che guardò il suo nuovo compagno entrare nella taverna e lui lo seguì. All'interno la luce entrava dalle finestre creando un atmosfera particolare e le lampade a olio che bruciavano intensamente contribuivano a rendere quel luogo una tipica taverna dove la legge del più ubriacone domina, e lui ne aveva viste tante come quella.

I due scelsero un tavolo isolato ma vicino al bancone principale dove il vino e la birra venivano versati nei bicchieri che dopo pochi minuti si svuotavano. Non dovettero aspettare molto prima che una cameriera ben dotata venisse a chiedere la bevanda da bere.

Irwing subito ordinò una pinta di birra locale costringendo anche il nano ad imitarlo. Era la prima volta che Lhotar si faceva pregare per una questione del genere, ma si ricordava fin troppo bene la sua nottata precedente all'assalto di Lithien.

Dopo pochi minuti i due boccali di birra furono posti sul tavolo di legno accompagnati da svariati stuzzichini come olive, affettati e piccoli panini. Irwing fu il primo ad avventarsi sul cibo mentre lui iniziò a sorseggiare la birra gustandola come se fosse la migliore bevanda mai provata, poi lentamente scostò il boccale dalle labbra umide iniziò a parlare:

"Allo Irwing, non ti conosco ma visto che ti ho salvato preferirei sapere chi è il bastardo che cercava di ucciderti."

La domanda non parve infastidire l'interlocutore che velocemente bevve la birra in un solo fiato, lasciando solo un sorso, per fermare il singhiozzo che li era venuto per via delle cibarie presenti sul tavolo e mentre lui iniziava a parlare Lhotar iniziò ad assaggiare il lardo e il prosciutto che la cameriera aveva portato per la seconda volta.

"Vorador Kudrum?" disse, bevendo l'ultimo sorso " è un politico, membro del conclave... è contrario al pensiero progressista degli Alastor e - di conseguenza - al mio; cerca di farmi fuori da sempre. Ed ora che sono fuori dal conclave, ha anche un motivo per farlo... "

A quel punto un'altra birra comparve sul tavolo e per via dell'Alcol altre domande raggiunsero la mente del nano mentre i due brindavano e mangiavano a sazietà.

"Che linea di pensiero avete voi e gli Alastor?"

"Noi vogliamo più poteri al reggente e meno al conclave mentre Kudrum e altri vogliono che il conclave mantenga i poteri attuali."

I due a quel punto continuarono a bere e a mangiare e nel frattempo Lhotar provo a concentrarsi sull'elfa e vide ciò che aveva scoperto. Informazioni utili, ma che mettevano in testa altri dubbi. A quel punto però gli venne in mente una domanda che forse avrebbe svelato un pò di dubbi.

"Stò cercando un Alastor, Lucian Alastor. Sai dirmi che tipo di persona è?"

Era una domanda forse fondamentale o forse no, ma probabilmente qualcosa di utile avrebbe scoperto e nel frattempo entrambi bevvero avidamente la birra finendola per poi guardarsi dritti negli occhi ormai lucidi.

"Lucian? Certo che lo conosco... è mio... diciamo, una persona cui sono molto "legato". Perché lo cerchi?"

"Devo concludere un affare con lui, ecco perchè lo cerco. Il funerale di oggi era di un Alastor e i tizzi loschi ti hanno accusato di averlo ucciso, spiegami bene chi è morto e cosa è successo."

La risposta che aveva ottenuto era ottima, la scusa che aveva usato un pò meno, ma la birra iniziava a fare i suoi effetti, anche se Irwing sembrava molto più provato di lui, ma ciò non lo fermò. Altre due birre furono portate al tavolo e i due iniziarono subito a bere il contenuto avidamente. A quel punto, arrivati a metà del boccale l'umano riprese a parlare:

" E' morto il capofamiglia degli Alastor, padre di Lucian; io curavo... e curo ancora, in teoria... gli interessi della famiglia, quindi qualcuno crede che possa averlo ucciso io. Eppure, io devo molto agli Alastor, mai avrei fatto una cosa simile... "

Quella risposta si collegò fin troppo bene ai ricordi di Fanie che aveva scoperto che un figlio bastardo di Lord Alastor dirigeva gli interessi di quella famiglia. Un sorriso si dipinse sul volto del nano, forse aveva capito, ma la birra lo stava frastornando e non riuscì ad elaborare bene il concetto, quindi decise di finire la birra e di fare un'ultima domanda a Irwing.

"Secondo te chi è stato ad ucciderlo?"

"Il dolore per la perdita della moglie; il dolore che i figli gli hanno dato; i rimpianti per una vita di errori. Nessuno l'ha ucciso, è morto solo nel suo letto... ed io gli sono stato accanto, fintanto che ho potuto. Gli dovevo moltissimo, nonostante tutto... Non l'avrei mai ucciso "

Non era la risposta che si aspettava, ma almeno ora sapeva cosa pensava Irwing e ciò per ora gli bastava. Forse aveva avuto abbastanza informazioni, ma la sua mente ubriaca formulo solo un impotesi.



non metto lo specchietto perchè abbastanza inutile visto che non combatto. Di importante uso la passiva per guardare i ricordi di fanie e faccio le domande a Irwing.
 
Top
Bastard de la Nuit
view post Posted on 9/6/2014, 23:29






In quella torre dove tutto sarebbe finito, in un modo o nell’altro.

Era strano camminare accanto a una persona che pochi giorni prima si era tentato di uccidere; più strano ancora sentire l’improvviso impulso a salvarla. Passo dopo passo, in rivalità e incomprensioni fino a convergere nel faccia a faccia con l’uomo che probabilmente aveva ordito tutto, Shakan era diventato più di ogni altra cosa un amico.
E fu come amico che provò a fermarlo dall’inganno di Irwing, senza successo.

…Quadri.

Immagini di un passato lontano, vicino, irrimediabilmente perduto.

Chi sei tu?

Una domanda, mille fili intrecciati. Come le trame d’argento tessute dai ragni fra le travi del soffitto antico, buio. Come il gioco di sguardi fra le persone al tavolo rischiarato da una sola candela. Forse fu per questo che scelse quella porta mentre gli altri ne imboccavano altre, quasi per un tacito accordo.
L’anta di legno spesso si schiuse senza un cigolio, nero nel nero. Passi silenziosi varcarono la soglia.
E fioca dapprima, poi sempre più presente, la fiammella danzante in cima a una candela riempì le tenebre della stanza. I volti della gente radunata attorno all’ampio tavolo avevano un che di familiare, benché le ombre mutevoli ne deformassero grottescamente i tratti.
Riconobbe padre Ilex, Kogron, Irwing, tutti più giovani.

Poi lo vide.
Negli occhi una luce maligna che non gli aveva mai visto in quel tempo in cui quegli eventi si verificavano.
Eyden Valrafkan, che di lì a poco sarebbe stato conosciuto e temuto dall’intero continente come il Dottore, si ergeva trionfante sugli altri, fissando Irwing con tono di sfida mentre lui pronunciava il suo anatema.

- …chiedendo aiuto agli Immortali! E ora? Io ti auguro di ottenere ciò che vuoi, ti auguro Lithien. E ti auguro di perire con essa nella maniera più orribile. E ti auguro che la tua fama invece sopravviva, la fama di uno stolto e di un assassino. Eyden figlio di Aylden della casata di Valrafkan, tutti gli Dei mi siano testimoni: oggi ti predico che tu stesso ucciderai la tua città! -

La candela si spense, voci concitate coprirono il suono di passi che si allontanavano. Non dubitò per un istante: quello a cui aveva appena assistito era l’esito finale di un’elezione a Reggente, ma ufficialmente suo padre non aveva mai governato la città. Altri intrighi dunque, altri giochi di potere che forse erano stati la reale, futile causa di tutto.
Per un istante Kreisler fu tentato di rimanere, di dirigersi da suo padre, scuoterlo e urlargli tutta la sua rabbia e frustrazione. Ma a che pro? Ciò che stava vivendo era solo l’imitazione di un ricordo; non avrebbe cambiato in nessun modo la storia,:avrebbe solo mostrato una debolezza allo stregone, quello vero, che probabilmente lo osservava da qualche parte. Non sarà oggi, padre, pensò, ma noi dobbiamo parlare.
Si incamminò a tentoni verso l’unica altra uscita da cui Irwing poteva essersi defilato.
Scese scale ripide, percorse corridoi bui nel più totale silenzio, il buio striato da qualche raggio di luna che filtrava dalle sottili vetrate in alto. più avanti, Irwing correva per passaggi segreti di cui perfino lo Straniero ignorava l’esistenza.

Gli sembrò di correre per ore alla ricerca di colui di cui doveva scoprire la vera identità, ore in cui ogni altro pensiero sembrava stemperarsi e affievolirsi nell’intrico di ale e scalinate in disuso, nel ricordo di polvere antica e di segreti mai rivelati. Destra, sinistra, destra, quattro rampe di scale a chiocciola. Era solo un ricordo, si ripetè in silenzio. Soltanto un maledetto ricordo. E allora perché quella stanchezza che gli intorpidiva le membra sembrava così reale?
I corridoi si stringevano, le pareti di lastroni levigati cedevano il posto a cunicoli che parevano scavati nella viva roccia, rischiarati non più dal cielo, ma da torce fumose incastrate a intervalli irregolari tra le fenditure delle pareti.
Infine, una porta semiaperta. Scale in salita. Silenzioso come la notte che avvolgeva la Lithien di tanti anni prima, implacabile come l’ombra che seguiva i due ad ogni passo. Asciugò una goccia di sudore dalla fronte non appena Irwing ebbe aperto la botola in cima alla scala; poi, non appena l’ignaro la richiuse, vi accostò l’orecchio per origliare la conversazione.

- Ebbene? -

- Mio signore, le cose non sono andate come previsto. Ho tentato… -

- Hai fallito?! -

- NO! -

Quelle poche battute di dialogo culminate in uno squittio di puro terrore dicevano già molto: Irwing non poteva essere il Conte, se era corso a riferire del suo fallimento a qualcuno che sembrava essere molto al di sopra di lui.
Dunque il Conte non era Irwing!
Si morse il labbro mentre cercava di comprendere ciò che solo il passato poteva rivelare. Un nuovo personaggio, una nuova pedina sulla scacchiera. Si domandò se Shakan conoscesse anche lui quando ancora era parte della Setta. Tese l’orecchio per carpire le parole che seguirono il silenzio imbarazzato.

- Sono stato raggirato e usato da quello che credevo il mio migliore amico, quasi un fratello per me! -

Era terribile sentire come la voce del Ravelon fosse stata stravolta dalla paura, mentre quella del Conte si abbassava fino a un bisbiglio minaccioso.

- Ti ha usato perché ti riteneva un incapace, un debole. E credo avesse perfettamente ragione. -

- Signore, vi giuro che mai avrei diffuso i nostri … i vostri piani sulla Triade! Eyden deve avere delle spie! Pare suo figlio sia scappato di casa, non so se sia la verità. Ho tenuto ai miei figli più della mia stessa vita, non posso… Mi lasci attendere alle mansioni più umili, sarò il vostro più infimo servo! -

La voce si ruppe, e per un lungo minuto l’aria non fu pervasa che dai singhiozzi di un uomo distrutto. Poi, ancora il sussurro malefico.

- Sei un debole, Irwing. Vero? Sei debole e inoffensivo. Non meriti neanche la vita che ti è stata donata… ma questo in fin dei conti non è affar mio. Sai, sono proprio i deboli le persone capaci delle nefandezze peggiori, perché avranno sempre la scusa di qualcuno che li ha usati, raggirati, costretti. -

Amico di mio padre? Irwing? Una fitta colse Kreisler alla testa, gli fece portare la mano a massaggiare le tempie. Immagini diverse si erano sovrapposte alla vista normale: immagini di altri luoghi e altri tempi, ma pur sempre collegate a colui che aveva trasformato i suoi stessi ricordi in una prigione. Le nuove paroel del Conte giunsero confuse nel flusso di coscienza che d’improvviso si riversava nella mente dello Straniero.

- No, Irwing. Mi servi ancora… E del resto come potrei farti male?
Qui siamo tutti una grande famiglia!
-

Una risata, greve e per nulla sincera. Una risata dal suono sinistro e familiare. Una nuova, raccapricciante verità cominciò a delinearsi davanti agli occhi confusi di Kreisler.
Doveva smascherare il Conte.
Un gesto rapido, felino. Aprì la botola e ne saltò fuori, pronto ad avventarsi sul ricordo dell’uomo misterioso che tanto dolore aveva arrecato alla sua patria.

Ma si ritrovò ancora una volta nel vestibolo della Torre Imperitura.


littlecoqmpointwinterreEcco che anche Kreisler risolve l’enigma aggiungendo un tassello al mosaico. Parte della maledizione a Eyden è citata testualmente da questa scena, alla quale il ricordo si ricollega. Nessuna indicazione per voi, solo l’invito ad aspettare il prossimo QM point. Enjoy!
 
Top
PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 10/6/2014, 21:39




La nebbia aveva invaso la stanza, oscurando la vista di tutti. Nonostante questo, Aang aveva un'idea di cosa stava succedendo e non gli piaceva per niente. Aveva pensato di sparire per scappare dalla stanza, ma il suo tentativo si era rivelato solo un buco nell'acqua. E la nebbia che si diradava lo mostrava apertamente a tutti: l'uomo che lo aveva aiutato all'entrata della magione era impegnato in uno scontro con Lord Maghnus che, nonostante le apparenze da nobile vigliacco, stava sfruttando la sua stazza maledettamente bene. Dall'altra parte, invece, Lucian aveva approfittato della nebbia per rivoltare la situazione a suo vantaggio: la ragazza si era fatta soffiare il pugnale, e ora guardava il suo stupratore con gli occhi di chi non sa cosa fare.

Aang invece lo sapeva molto bene, e non tardò a darne dimostrazione.

Sapeva che era soltanto una sorta di sogno: un ricordo incredibilmente realistico sotto ogni aspetto. Non era la prima volta che si trovava in una situazione simile, ma se era riuscito ad affrontare situazioni peggiori e ad uscirne con tutta la carne attaccata alle ossa, c'era un motivo. Il monaco mise mano alla balestra, prendendo un grosso respiro e trattenendolo in petto. Alzò il braccio armato verso il fianco di Lucian, e premette il grilletto contemporaneamente. Il meccanismo scattò, lasciando la corda in tensione e facendo partire il dardo dalla sua sede: un colpo che forse lo avrebbe ucciso, ma che più probabilmente lo avrebbe fatto urlare di dolore. Non che al monaco importasse più di tanto, visto quello che gli aveva visto fare.

Per Maghnus invece aveva in mente qualcos'altro: espirò, lasciando che l'aria svuotasse i suoi polmoni e la sua mente lentamente, dando il via libera al Flux. I suoi tatuaggi si illuminarono debolmente, ma non per questo non servirono al loro scopo. L'aria tremò per un attimo mentre l'attacco di Aang andava verso la sua destinazione, con lo scopo di far tornare il grasso nobile ciò che era sempre stato: inutile. Nonostante la situazione fosse pericolosa, Aang sapeva che non stava facendo progressi, non per il motivo per cui si trovava lì.

Chiuse gli occhi per un attimo, cancellando la tensione della stanza dai suoi pensieri e lasciando che la sua mente si espandesse oltre la camera da letto, oltre i corridoi, oltre la magione di quella nottata persa tra le pieghe dei ricordi. Aprì gli occhi in un altro luogo, in un'altra epoca e in un altro corpo. Per un attimo, un lungo secondo pregno di significato, vide altri eventi con altri occhi, sentì dentro di sè la saggezza di quasi 100 anni di vita, divenne un elfo. Divenne Fanie Elberim.

Fu qualcosa di sfuggente come un battito di ciglia: un attimo prima era ferma a parlare con un uomo nello spiazzo di fronte ad una casa bruciata, e il momento dopo le luci della camera da letto lo accecarono, costringendolo a sbattere le palpebre. Cosa aveva visto veramente in quegli attimi? Le verità scoperte da Fanie oppure bugie architettate da Irving?

Nonostante la situazione, un sorriso si allargò sul viso di Aang. I pezzi di quel rompicapo andavano finalmente al loro posto.
Ora so - pensò, stringendo con più forza il suo bastone.

Ora so chi sei, Irwing Ravelon.



Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 5 (2 in Tenacia; 2 in Costituzione; 1 in Intuito)
Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~ Mortale 80%

Energia attuale: 65%
Consumi utilizzati: Basso (5%)

Condizioni fisiche: Danno Basso da taglio al fianco sx. Danno Basso da contusione alla mano sinistra.
Condizioni mentali: Illeso.

Bastone del Manipolatore: mano destra.
Balestra: 14/15 - assicurata alla cinta.



Passive in uso:

CITAZIONE
Riassunto Passive
Studio: Passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% di energie. + Passiva personale, resistenza alle condizioni ambientali e alla fatica. + Passiva personale, difese a 360° uguali al consumo + Amuleto dell'Auspex, percepisce le auree attorno a lui. + Discendenza arcana, guadagna 2 CS in Intuito ogni volta che un avversario usa una tecnica magica. + Prime due passive dominio Guaritore, guarigioni pari al consumo e possibilità di curare corpo e mente.
L'Immortale indica la via: Sopportazione di due mortali psionici + Immunità al dolore psionico.
Le braccia della mamma: Difese inconsce.
Il bacio della mamma: Guadagna 2 CS in Prudenza ogni volta che usa una tecnica di cura.

Attive in uso:

CITAZIONE
Manipolazione Qi Discipline dei Maestri
Una volta superati tutti gli esami e le prove fisiche, ogni Esperto viene insignito del titolo di Manipolatore e gli viene consegnato il suo bastone, simbolo del superamento dell'addestramento e del suo rango all'interno del Monastero. A questo punto, ogni manipolatore ha davanti a sè due strade da imboccare: quella del monaco errante, girovagando per Asgradel per affinare e migliorare le proprie capacità con l'ausilio di esperienze impossibili da ottenere al monastero, e quella di provare l'ingresso nei Qi Jia, i veri Maestri di Sōngshān e gli unici che possano insegnare agli allievi. Inutile aggiungere che sono pochissimi coloro che possono fregiarsi di questo titolo: in genere da una classe di una decina di Esperti solo uno o due elementi avrà le doti per continuare la sua strada come Qi Jia mentre gli altri - perchè così hanno scelto o perchè non ne hanno le capacità - scelgono di diventare monaci erranti. Lo status di Maestro non deve però trarre in inganno: ognuno degli insegnanti continua il suo percorso di miglioramento personale, discostandosi ancora di più l'uno dall'altro e diventando vere e proprie fortezze isolate nel cammino del Flux. Solo una disciplina li mette tutti in comune: la Manipolazione Qi. Essa potrebbe essere vista da un profano come la creazione di nuovo Flux in un punto, causandone la saturazione e l'esplosione, ma la realtà è molto più complessa: il monaco usa la sua manipolazione per attirare tutto il Flux vicino in un dato luogo fino a causarne il punto di rottura e la detonazione. Ogni Qi Jia con un minimo di esperienza è in grado di farlo: gli basta spendere un consumo Variabile di energie per causare danni da ustione a tutto ciò che viene colpito dall'esplosione. Ma la manipolazione Qi non si ferma qui: dopotutto è l'arte padroneggiata da chi ha raggiunto il rango di Maestro. Con un consumo Basso, per esempio, si potrà ridurre l'esplosione ad una piccolissima area, ideale per spezzare la concentrazione del nemico e confonderlo; con un consumo Medio invece si potrà concentrare il Flux in una mano o in singolo dito, dirigendone l'onda d'urto verso il nemico per sbalzarlo indietro con violenza; infine, con un consumo Alto i più esperti tra i Maestri potranno concentrare il Flux in un unico punto, ad una minima quantità dal punto di deflagrazione: nella zona scelta si formerà una piccola sfera luminosa, che apparirà quasi innocua a chi ne ignora la potenza, cioè finchè il Qi Jia non deciderà di farla esplodere, con gravi conseguenze per il nemico.

[Pergamene Dominio delle esplosioni, Sordo, Lampo spirituale e Trappola Temporale.]

Azioni:

Aang è indeciso su chi attaccare per primo, così decide di provare a liberare entrambi. A Lucian spara con la balestra al fianco, mentre contro Maghnus usa Sordo per distrarlo e permettere al suo alleato di prendere il sopravvento. Subito dopo utilizza la passiva fornitaci a inizio quest per ispezionare ciò che ha scoperto Fanie e giungere ad una soluzione.

Note:

Ecco il mio post!
Scusate se forse è eccessivamente corto, ma non avevo molto da scrivere e mi si è cancellato il post a metà e l'ho dovuto rifare sclerando.

 
Top
view post Posted on 11/6/2014, 16:07
Avatar

Like a paper airplane


········

Group:
Administrator
Posts:
12,341

Status:


Era così facile, tanto facile che le pareva di averlo saputo sin dal primo momento. Sebbene avesse dubitato fino all’ultimo, fino a quando la sua mano si era tesa disperata per afferrare un altro gradino, i suoi piedi erano scivolati sul pavimento viscido di umidità. I suoi polpastrelli non avevano trovato appoggio e le era parso di precipitare in avanti, nel vuoto. Il buio era ovunque, davanti e dietro di lei, come una enorme bocca spalancata.
Hai dubitato.
Aveva creduto che l’avessero presa di nuovo, si era dimenata in quel buio, cercando disperatamente una via di fuga dal nulla. E aveva spalancato gli occhi. Non i propri, quelli di porcellana, con un suono scricchiolante nel silenzio. E c’erano le sue mani ad avvolgerli, la sua veste bianca che si allungava morbidamente a terra, il pavimento morbidamente illuminato.
Ce l’hai fatta.
La sensazione di sollievo la invase, facendole trarre un respiro che le riempì i polmoni. Sentiva l’esultanza che le scorreva attraverso come un fiume caldo, provocandole un brivido di piacere. Si sentiva carica di energie, eppure le loro mani erano ancora sulla sua pelle, la sensazione dell’orrore, dell’odore dei loro corpi, le riempiva ancora la bocca e le narici. Aveva soltanto vissuto un incubo, ma mai avrebbe creduto potesse sembrare tanto reale. Si sfiorò con una mano il viso che non poteva vedere, alla ricerca dei lividi e del sangue. Il suo volto era pulito, la sua pelle non era stata sfiorata, non era a piedi nudi, con le dita graffiate nel tentativo di trovare una via di fuga. Sorrise, un sorriso sincero, come quando da bambina riusciva a rispondere per prima al proprio tutore.

Gli occhi della bambola si sollevarono solenni. Sapeva cosa avrebbe trovato, sapeva di non avere tempo per gongolare. Erano esattamente dove se li era aspettati: lì davanti a lei, l’uno di fronte all’altro, la preda e il suo cacciatore. Erano come li aveva lasciati, l’uno prigioniero dell’altro. Ma era lei ad essere diversa. Se solo qualche minuto prima non avrebbe avuto dubbi su come agire, ora una morsa di gelo le stringeva i polsi e le caviglie.
Irwing…
Lo guardava e si specchiava nel suo sguardo di cupa disperazione, nella sua espressione angosciata e consapevole che non avrebbe mai potuto cambiare le cose, che l’altro non avrebbe capito. Shakan, il suo eroe, il suo riferimento, giaceva ai piedi di lui, miserevole ed ottuso. Tese una mano verso di loro, una mano tremante con la quale avrebbe voluto fermare tutto. Era partita con una lama sguainata, con la certezza che avrebbe vendicato il fantasma del Toryu, il generale capace di uccidere un re, il ribelle. Era corsa verso di lui perché vi si era specchiata.
Ma ora il vetro si era infranto e lei si trovava faccia a faccia con la realtà, una realtà che era stata incatenata, che l’aveva confusa e condannata. Una realtà di cui aveva scoperto il segreto. Gli aveva detto di sapere.
Io so chi sei.
Eppure non sapeva nulla, nessuno di loro lo sapeva. Potevano solamente intuirlo. E lei vedeva nel volto di Irwing Ravelon il tentativo disperato di far sapere a qualcuno, almeno ad uno, come stessero veramente le cose. Anche lei era stata così dopo essersi svegliata, prigioniera dell’orrore e del tentativo di spiegare, di farsi accogliere, di raccontare la verità, quella che gli altri non avrebbero accettato mai. Ora il suo pugnale giaceva abbandonato a terra, insieme con le sue certezze. Ora voleva solamente sapere, voleva ascoltare la voce di quell’uomo a cui nessun altro avrebbe prestato fiducia.
Quando il muro sorse davanti a lei quasi non lo vide. Continuò a fissare il punto dove i due stavano sparendo alla sua vista. Chinò il capo, mentre la bambola continuava a guardarli, inghiottiti dalla marea bianca e oro. Avrebbe voluto più tempo per riflettere, più saggezza per capire, avrebbe voluto essere più ottusa per non intuire la verità. Una vera guerriera non si sarebbe posta domande, avrebbe agito secondo un ideale.

Ma lei non aveva più ideali. Lei era come Irwing Ravelon, senza identità, costretta ad essere vista da altri per potersi vedere. Costretta a guardare oltre, ad intravedere sempre l’orrore dietro i sepolcri imbiancati. E non poteva lasciare perdere, non poteva lasciarlo semplicemente scomparire, con il suo dolore tanto enorme da condannare una città per poterlo confessare. Spalancò gli occhi e socchiuse le labbra, si preparò a parlare. E fece un passo avanti.
Il muro si apri in una nuvola oscura al suo cospetto, simile al sipario oscuro di una prima teatrale. Non c'erano barriere che potessero fermare lei, l'Oracolo. Non c'era più nulla che potesse impedirle di conoscere la verità. Si parò davanti a loro, sottile ed eterea nella luce.
Guardò prima Shakan, carezzandolo con uno sguardo gelido.



"La verità...cos'è la verità?"
I suoi occhi, quelli ciechi, si poggiarono su Irwing. Ma gli altri continuavano a fissare lo spettro.
"Mostrami la verità, Irwing Ravelon, così che poi possa compiere il mio dovere".



Perdonami.
Sperò che Shakan la capisse: lei doveva sapere. Era quello il suo destino, il motivo per cui era giunta fino a quel punto per prima. Sarebbe bastato il tempo sufficiente per sapere la verità, poi lo avrebbe liberato. Impallidì, considerando per un istante la possibilità che quella verità non le piacesse.





Perchance to Dream

Cs. 4.[Astuzia] 1.[Intuito]*
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Medio x1) - (Medio x1) - (Mediox1)= 76%
Fisico. Illesa
Mente. Danno Medio

Armi. Coltello



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Passo nero: Il negromante dissolve il proprio corpo in una atmosfera d'oscurità, eludendo l'offensiva dei propri nemici e riassumendo aspetto umano poco distante.
La tecnica è una difesa assoluta di natura magica. Può essere utilizzata sia come tecnica di difesa che come tecnica di spostamento elusiva; nel primo caso conta come difesa assoluta. La tecnica trasporta il caster, dissolvendolo in una nube d'oscurità e facendolo ricomparire in forma umana poco distante, permettendogli di utilizzarla anche da immobilizzato. A seconda della personalizzazione è possibile cambiare forma, aspetto e colore della nube.
Consumo di energia: Medio


.Riassunto.



Con una tecnica molto originale (*cough*) attraverso il muro e chiedo a Irwing di rivelarmi la verità. In base alla psicologia di Ainwen era l'unica scelta possibile.

.Altro.



Welcome back broooo *_*/

 
Top
view post Posted on 13/6/2014, 19:30
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:


« Mostrami la verità, Irwing »
Mentre Ainwen parlava, dalle porte dietro di lei apparivano immagini traslucide. Prima rintocchi di fiato, poi forme confuse di uomini e donne che trascendevano una realtà, per viverne un'altra. Si avvinghiavano alla vita ed avanzavano come se il passo li conducesse nell'ignoto; come se non ci fossero luci alle pareti o un ampio salone ad accogliergli, bensì interrogativi più foschi e cupi.
« Chi sono io, chiedi? » Gli occhi di Irwing si fecero meno gelidi. Disciolse l'atrocità del suo sguardo in un'espressione più soave; una sofferenza più marcata, inasprita da una ruga tenue che si avvolgeva sul suo mento ed occhi languidi che si inumidivano pian piano, fino a dissentire di qualsivoglia distacco.
« Non è troppo evidente per tutti, ormai? » Chiese ancora, con una domanda che parve retorica. Fissava lei; fissava i quattro che si stagliavano dietro il muro. Fissava, sopratutto, lo spettro in ginocchio sotto di lui.
« Io e Lucian siamo fratelli » aggiunse, trattenendo un lamento « fratellastri, anzi. »
Attese un secondo di rischiarirsi la voce. Una commozione profonda pareva coglierlo, al punto che la mano gli tremò appena.
Si tenne la bocca con l'altra mano; poi, la distese e provò a riprender fiato.
« E' tempo, dunque, che la verità sia nota »
Vero, Lucian?



nebensonnen2

« Fratelli?! » Shakan rispose, perplesso. Uno stupore rotto dalla rabbia; profondamente autentico.
« No, non è possibile » disse, sentenziando con ostilità « tu menti, inganni come la peggiore delle serpi. »
« Io non mi ricordo affatto di te. »

Irwing non si scompose. Si passò una manica sugli occhi, asciugandosi le lacrime e proseguì: « Puoi non avere memoria di me, Lucian, eppure qualcosa nel tuo cuore è rimasto intatto... »
« L'odio » disse, scemando le parole tra le labbra ruvide « l'odio che ti piange dall'animo, quasi inconsciamente »
« Ti sei mai chiesto perché mi odi così tanto, benché tu dica di non conoscermi? »
Fece pochi passi, aggirandolo dal lato destro e fissandolo negli occhi. « Ti racconterò la nostra storia, Lucian »
« Cosicché tu possa ricordarla... »

« Luther Alastor, nostro padre, mise incinta una giovane serva della sua magione » disse, alternando le parole a vuoti sospiri
« era poco più che un adolescente ed il nome di mia madre era Elena Ravelon. »
Shakan ebbe un sussulto, con gli occhi che si ingrandirono dallo stupore. « Elena Ravelon... era la mia nutrice! »
Irwing si marchiò di un sorriso amaro, frapposto tra la soddisfazione di aver trovato un riscontro nella memoria dell'altro e la consapevolezza che quel ricordo fosse uno dei più amari.
« Già; io fui chiuso in una prestigiosa Accademia e nascosto alla vista di chiunque » asserì, con tono alterato « mentre lei proseguì a lavorare presso la famiglia come se nulla fosse, per non destar sospetti. »
Fissò la volta del salone, trattenendo altre lacrime: « Ironicamente, mia madre diede a te tutte le attenzioni che non poté dare a me, suo figlio... »
Lasciò che il silenzio placasse il bruciore di quegli eventi; dopo qualche istante, riprese. « Eppure, mio padre non mi fece mancare il suo affetto: mai »
« Veniva da me ogni settimana; mi dedicava ogni attenzione, si preoccupava che non mi mancasse nulla e mi istruiva all'arte delle scienze, della religione e - sopratutto - della politica. »
« Mi istruiva, sopratutto, all'affetto del mio nome: non mi faceva sentire un bastardo, ma mi preparava al futuro... »

Shakan mosse il capo, con un sorriso ironico marchiato in viso. « Stai mentendo: mio padre era un uomo freddo e distaccato; non ha mai dato amore a me - perché avrebbe dovuto darne ad un figlio bastardo? »
« Tu non capisci » Irwing lo zittì quasi subito, ribattendo con decisione « lui riteneva che la politica di Lithien corrompesse gli animi dei suoi abitanti; ti voleva istruire nel rigore e proteggerti temprando il tuo animo... »
« ...al contrario, invece, riteneva che la mia educazione dovesse essere integrata con l'affetto ed il rispetto per il mio nome, di modo che un giorno non avrei covato odio per tutti voi. »
Shakan rimase silente, perplesso e sconvolto da quelle parole. « Voleva che io imparassi a rispettare i miei fratelli, rispettare il mio casato e difendervi contro tutte le difficoltà che gli sarebbero sopravvissute. »
Sentenziò, laconico, nel silenzio generale: « Mi educò ad amarvi ed a proteggervi dalla corruzione della città, nel momento in cui lui non sarebbe stato più in grado di farlo. »

« Proteggerci? » Shakan sbottò, rabbioso. « Non ci considerava; eravamo solo un peso per lui; come poteva volerci proteggere?! »
« Al contrario, Lucian - i suoi sacrifici, evidentemente, ti sono ignoti. » Irwing lasciò passare altri secondi, mescolando la sofferenza nelle memorie: « Vostra madre venne a sapere di me poco dopo la tua nascita »
« Quando ciò accadde, non resse il dolore e si suicidò nella vostra magione di Gefahrdorf. » Passò una mano sulla sua fronte, pensieroso « Poi, lo venne a sapere anche la famiglia di tua madre. »
« Nostro cugino Gustav vi fece rapire e con la scusa di voler rivendicare l'onore della famiglia, estorse a vostro padre del denaro - minacciando che, se non l'avesse fatto, avrebbe rivelato a tutti la mia esistenza. »
Fece un'altra pausa, poi riprese. « Nostro padre non volle che lo scandalo potesse mettere in pericolo la vostra serenità ed il vostro futuro; cedette loro tutte le proprietà di Gefahrdorf e ritornò con voi a Lithien. »

Shakan abbassò il capo, scuotendolo di tanto in tanto. Ripercorrere la sua vita in quel modo gli trascinava via certezze e, allo stesso tempo, forza.
« Nostro padre tornò a Lithien perché gli mancava la sua marcia vita da politico corrotto » aggiunse lo spettro, poi « certo non per proteggerci o salvarci. »
« Non è così Lucian e sono sicuro che te lo ricordi anche tu. » Passarono altri istanti, poi riprese. « Nostro padre non si riprese mai davvero dalla morte di tua madre. »
« Chiese a me di sedere al suo posto nel Conclave ed amministrai i suoi beni per suo conto fino alla sua morte » aggiunse, dispiegando la storia con evidente passione « lo aggiornavo ogni giorno di quanto accaduto - ma lui si preoccupava solo di non coinvolgervi, di proteggervi da tutto quel marciume. »
Stette in silenzio un altro istante: « Infondo, cercava anche di proteggervi da lui. »

« Io avevo la sua esperienza e l'istruzione migliore per il ruolo; avrei dovuto sopportare quella vita e lasciare a voi solo i frutti della sua eredità. »
Le lacrime tornarono a sgorgare sul volto dell'uomo, rigandogli le guance stanche.
« Avrei dovuto custodire quella fortuna con tutto me stesso; e lo feci per lui, in nome del suo amore e della sua bontà. »
« Lo feci fino al giorno in cui il dolore non lo trattenne più nell'animo e lo fece scivolare su una lama passata sulle vene; morì suicida anch'egli, vittima del rimorso di non essere stato né un buon marito, né un buon padre per nessuno. »
« Né per me, né per te... »

Shakan sbuffò, con un finto sorriso. Trattenne una risata amara e fissò Irwing con sguardo torvo, facendovi seguire parole lorde di astio. « Dovrei davvero crede a questa storia? »
« Perché avresti dovuto fare tutto questo per noi? » Irwing ascoltò in silenzio, sorridendo a sua volta. Anche il suo, però, era un sorriso amaro. « Perché eri la mia famiglia, te l'ho detto. »
« E lo eri nonostante tutto: nonostante tu mi odiassi. » Fece pochi passi lontano da lui, circondando lo spettro dal lato opposto e tornandogli alle spalle.
« Mi odiavi perché mi vedevi come colui che aveva usurpato il tuo ruolo, oltre che l'amore di tuo padre » asserì, con la voce nuovamente rotta dal pianto « fondasti addirittura una setta per ribaltare il potere di Lithien. »
« La chiamasti La Setta della Luna e vi riunivate ad ogni Luna nuova nella Villa dei Sussurri, fuori città » aggiunse, tenendosi il volto tra le mani « non volli mai credere a quello che si diceva su quei rituali...»
« Non fino a quando non venni per vederli di persona... »

Nella mente di Irwing riaffiorarono ricordi dolorosi, marchiati a fuoco nella sua coscienza. Ricordi di sacrifici umani e rituali sessuali, portati nel buio della notte in nome di idoli fallaci.
Non venivano ricalcate profezie, antiche funzioni o macabre rievocazioni. Veniva ricalcata la lussuria e l'avidità dei nobili che vi vollero partecipare, uniti solo per la frustrazione di un potere marcio che li aveva esclusi. E dal quale, però, non riuscivano a prescindere. Shakan, al tempo, era uno di quei corrotti nobili: richiamato dall'odio per il fratellastro e dall'avidità per l'eredità del padre.
Perduto tra mille rimorsi per comprendere tutto ciò che era stato fatto per salvarlo. Un bimbo viziato, cresciuto nell'orgoglio di un risentimento che nessuno si era mai preoccupato di dissipare.
L'uomo rabbrividì a quel pensiero, versando l'ennesima lacrima.

« Fui testimone di quei rituali, ma non volli portarli mai all'attenzione del conclave. »
Rimase in silenzio qualche altro momento. « Ti avrebbero giudicato, giustiziato ed il tuo onore sarebbe stato leso per tutta l'eternità... non potevo permetterlo. »
« Che assurdità » sbuffò Shakan, di nuovo « avresti avuto tu la gloria, insieme ai soldi ed alla fama - perché mai dovrei credere che non mi avresti dovuto far giudicare dal Conclave? »
Irwing rimase attonito, fissando lo spettro. « Possibile che è così difficile da capirlo, per te? »
« Eri il mio unico fratello » sussurrò tra le labbra « io ti amavo. »

Shakan non rispose. Questa volta, nemmeno il rancore riuscì a fargli dire niente.
« Anzi, ero talmente fedele a te che tentai di corrompere il Conclave » rimarcò, dando vigore nuovo alle parole.
« Cercai di comprarmi i voti per divenire Reggente del Conclave » disse ancora, deciso « dacché il ruolo di Reggente mi avrebbe consentito di intervenire in silenzio, di aiutarti »
« Di fermarti, ma senza farti giustiziare - di insabbiare tutto, finanche. »
Poi, si crucciò nuovamente. Abbassò lo sguardo, con l'ennesima memoria dolorosa che gli sfiorava l'animo. « Fallii » disse, laconico.
« Mi chiamarono traditore e mi diedero la caccia come un ladro, per tutto questo... »
Altre lacrime; altri rimpianti. « Fui costretto a sparire ed a tornare da te »
« Provai ad assecondarti nei tuoi piani, per riguadagnare la tua fiducia e provare a fermarti dall'interno della Setta »
« Ti procurai anche il veleno per... »

« BASTA! »
Gli occhi di Shakan brillavano di un odio furioso. Nel mentre il suo sguardo viaggiava veloce, da un lato all'altro della stanza.
Si posava sugli sguardi di tutti e - poi - sui dettagli del salone, ricercando qualcosa; qualunque cosa. Poi si fermò su di un dettaglio; mentre Irwing parlava, fissò un elemento in particolare.
Poi, sbottò. Urlò la propria frustrazione, come avesse finalmente compreso. E, mentre urlava, continuava a fissare quell'oggetto. All'apparenza sembrava una ghirlanda ormai essiccata, praticamente un merletto di rami secchi e fiori anneriti intrecciati tra loro, fino a formare un cerchio. All'inizio rammentò appena che - da tradizione - quell'oggetto era tipico della superstizione di Lithien, tramandato nei secoli come amuleto contro il malocchio e gli spiriti maligni, tenuto sulle porte o nelle stanze dei bambini. Perfino lui ne aveva uno, da piccolo; uno particolare, più nero e sporco di tutti quelli dei suoi coetanei. Talmente vecchio da sembrare più antico; talmente sporco, da essere considerato quasi inutile. Eppure, sua madre lo teneva nella sua stanza, lo carezzava e non perdeva momento per dirgli come quello fosse l'ultimo ricordo della sua antenata Veyia - l'ultimo dono della prima madre di Lithien. Un simbolo di prosperità e gloria, che racchiudeva un potere infinito: la speranza di un bene eterno. Lo scudo contro un male antico, che - al tempo stesso - ne era artificio e condanna. Protezione e simbolo. Un monito sempiterno, da mai dimenticare.
Lo Scettro dei Mondi, semplicemente un artificio di legno e foglie che rappresentava il potere della Triade. Forgiato all'alba dei tempi da Lukas Alastor, tramite un ninnolo della sua defunta moglie.
Ora Shakan ricordava. Fissava la ghirlanda e la vedeva sotto una luce nuova. Il Simbolo stesso di Lithien, un Drago d'argento a sette teste che stringe un disco dorato. Quella ghirlanda riproduceva quel disco e, con essa, tutta la tradizione di Lithien. A partire dalla sette teste che formano il Conclave, per finire con lo Scettro dei Mondi che quel Conclave ha giurato di nascondere, da sempre.
Quando il pensiero gli tornò lucido, finì per scrutarlo distintamente. Era li, posato in un angolo dell'altare. Era a poca distanza da lui; a poca distanza da Irwing Ravelon.
« Basta, maledetto! » Sbottò ancora, iracondo. « Mi racconti queste bugie per ingannarmi »
« Ora comprendo, finalmente » disse ancora, tenendo le parole strette tra i denti « vuoi convincermi a redimermi per distogliere la mia attenzione dallo Scettro dei Mondi... »
« ...eppure lo scorgo, a poca distanza da noi; l'hai portato qui per tenerlo lontano dalla città, ma non puoi comunque trascinarlo troppo lontano da te stesso... »
Irwing si stranì, fissando la ghirlanda solo in quel momento. In qualche modo, pareva quasi si fosse ricordato solo allora della sua esistenza. « Vuoi soggiogarmi con le tue finte storie, per poi ucciderci tutti appena possibile e completare il tuo piano immondo. »

Irwing Ravelon lo fissò perplesso, quasi incredulo. « Quale piano immondo? »
« Vuoi riportare la Triade degli Obliati su questo mondo; oggi come allora, il tuo unico scopo è quello di distruggere la città comandando il loro potere. »
« E tutte le tue menzogne non valgono a convincermi del contrario: tu sei il Conte Nero; hai rievocato quel male infinito per riaprire il portale ed oggi - attraverso lo Scettro dei Mondi - vuoi completare l'opera che ti fu impedito di completare anni fa... ! »

Shakan fissava Irwing con odio, ma questi aveva ripreso a piangere; sembrava vinto, devastato - sconfitto.
« Lucian, come puoi ancora credere che sia io l'artefice di tutto questo? » Parlava quasi balbettando, alternando ogni frase con un lungo sospiro.
« Possibile che tu non abbia ancora capito la verità? »
Attese un attimo, prima di dire l'unica frase che mai avrebbe voluto pronunciare.
« LUCIAN... IL CONTE NERO... ERI TU, NON IO! SEI TU CHE HAI DISTRUTTO QUESTA CITTA' E TENTATO DI RISVEGLIARE LA TRIADE! »

Shakan lo fissò con orrore, udendo quelle parole come una serie di bestemmie messe in fila.
L'ira lo pervase; la pelle gli divenne opaca e gli occhi - entrambi gli occhi - di un pallore vacuo, senza pupille.
« Non dire STRONZATE, MALEDETTO! » urlò di risposta, rabbioso. Poi si rivolse agli altri, fissandogli negli occhi: « Guerrieri di Basiledra, io vi ordino di ascoltarmi! »

nebensonnen3

« LIBERATEMI DA QUESTE CATENE! DISTRUGGETE LO SCETTRO DEI MONDI E PONIAMO FINE A QUESTA FARSA! »



littleqmpointwinterreis

Così inizia la fine.
Ho smesso di contare gli anni da quando aspettavo di scrivere queste parole. Forse è passato tanto tempo e troppe volte le ho immaginate, che lo smalto che vi avrei voluto dare non è nemmeno paragonabile a quello che effettivamente posso avergli dato. Un diamante è sempre molto meno bello di come lo si immagina, in verità. Comunque, questo è il primo di due post che valgono una carriera intera. Ripeto, non il più bello, ma quello più significativo. Ciò che vi potete domandare riceve risposte nel post; ciò che vi rimane da chiedere, probabilmente riceverà risposta nel prossimo.
Sentitevi coinvolti e prede di questo scritto come ritenete: magari sentitevi anche schifati da esso, ma l'importante è trarne lo spirito che mi auguro di aver trasmesso.
La storia sta volgendo al termine, ma non il vostro compito.

Inutile spendere troppe parole sulla risposta. Era evidente, alla fine: Irwing è il fratellastro di Shakan.
Il resto, però, è tutto ancora da capire. Quello che dovrete fare ora, sta a voi. Le ultime parole di Shakan agiscono su di voi come un attacco psionico di potenza alta: non vi fa danno, ma - se non parato - vi costringerà ad ubbidirgli, semplicemente. Se gli ubbidirete, dovrete liberalo e distruggere lo scettro (o provarci, almeno). Ciascuna di queste due cose deve essere fatta con una tecnica di potenza bassa; una per spezzare la catena che lega Shakan, una per distruggere lo Scettro. C'è, però, il muro di mezzo da superare e - come se non bastasse - ove vi avviciniate ad Irwing e Shakan, le due grosse statue vicine a loro (vedere il post mio precedente, ove le ho descritte) abbasseranno la lancia contro di voi. La lancia conta come una tecnica di potenza Media fisica, difendibile come tale. Eppure, le stanze ai lati sono solo due, quindi dopo due colpi inferti a due di voi, non vi attaccheranno più. Decidete cosa fare e come farlo; organizzatevi e traete le conclusioni che volete. Se decidete di difendervi dalla psionica, non sarete obbligati a fare alcunché, quindi potrete agire liberamente. Kreisler è uscito dal quadro come voi. Ainwen non deve passare il muro, in quanto è già dall'altra parte (ha un turno di vantaggio su di voi, d'altronde). Però, subisce la psionica ed una lancia, se decide di avvicinarsi. Non siate autoconclusivi né con lo Scettro, né con le catene, né con Shakan, né con Lucian. Un'autoconclusività con alcuna di queste cose, a questo punto della campagna, significa PK sicuro. Sappiatelo.
Ultima cosa: per la natura della risposta data, ho ritenuto di premiare alcuni di voi. Fanie Elberim riceve il 10% delle energie. Lothar il 5%.
Domande o dubbi in confronto.

Turnazione: libera.
Tempi: fino a mercoledì 18 alle 23.59



Edited by janz - 20/6/2014, 00:14
 
Top
Fanie Elberim
view post Posted on 15/6/2014, 02:48





Winterreise ~ Die Nebensonnen


Ci sono storie che contengono grandi eroi, dame da salvare, principesse chiuse in castelli lontani e draghi a tre teste da far sconfiggere ai più prodi cavalieri. E poi ci sono altre storie, le storie di tutti i giorni, quelle che spesso diamo per scontate, come le piccole cose e i gesti d'affetto che manchiamo di ricordare a fine giornata... ed alla fine, col passare degli anni, crediamo che la nostra esistenza non abbia nulla da offrire. Ci sono storie che tutti quanti abbiamo dimenticato, perduto, disimparato ad apprezzare che rimangono a galleggiare nell'oblio in attesa che un bambino, in punta di piedi, le rincorra al pari di una bolla di sapone... per toccarle con la punta del dito e scoprire che la vita, in fondo, è una storia che non dobbiamo mai scordarci d'aver vissuto. Non si tratta di un semplice miraggio o una stupida illusione, ma di uno sbaglio, una nota errata in una sinfonia lunga quanto la nostra intera esistenza. Ma nulla è inevitabile, nemmeno la morte, se lo si vuole veramente. Il segreto è tanto semplice e tanto terribile al tempo stesso...
... ricordare.


Forse ero solamente io a soffrire per quella vicenda, a sentirmi impotente dal ritorno da quei sogni, eppure non potevo fare a meno di avere un singulto di dolore all'altezza del cuore, laddove niente e nessuno avrebbe potuto proteggermi. Forse ero semplicemente stupida a sentirmi male per Irwing, per la sua storia, per il suo passato... ed anche per Lucian. Averlo visto così piccolo, senza essere riuscita a fare null'altro che creare una nota a bordo pagina subito cancellata dal tempo, mi intristiva in modo incontrollabile, lasciandomi solamente un grande desiderio di speranza per il futuro.
Doveva essere stato orribile vivere la propria esistenza come un traditore solo per amore di un fratello... le colpe, a Lithien, vagavano come pollini sospinti dal vento: ora era dell'uno, ora dell'altro, ed in poco tempo quello che era un sogno incredibile si era smembrato, era caduto nell'oblio lasciando solamente rabbia ed amarezza al suo passaggio. Poggiai una mano sulla lastra di vetro mentre ascoltavo le loro parole lievemente ovattate, serrando poi il pugno per la frustrazione. Non poteva andare sempre tutto male nella mia vita, ero stufa di vedere uomini buoni morire per inezie, per sbagli, per sbavature a bordo del loro destino. Doveva esserci una terza strada, almeno quella volta avrebbe dovuto esserci una terza, dannatissima strada per risolvere quella storia. Non importava niente Lithien, non importava la Setta di Lucian e nemmeno i tradimenti di Luther Alastor... quello era il passato, un qualcosa che potevamo lasciarci tutti alle spalle se solo avessimo voluto. Se solo Shakan avesse voluto.
Potevo sentire la sua rabbia, la furia di un uomo privato della memoria a cui venivano enunciate colpe senza un peccatore, e ne avevo paura. Guardai i miei compagni, giunti anche loro ad assistere a quella scena, con lo stesso sguardo pietoso e timido che solo una ragazzina terrorizzata avrebbe saputo mostrare. Non per me stessa, perchè nessuno mi avrebbe fatto del male in quella sala, ma per ciò che sarebbe successo nel giro di pochi istanti.

Era una sensazione strana la mia. Non ero certa di cosa stessi provando, se davvero paura o semplicemente infinita tristezza, perché continuavo a pensare nella mia testa cosa stessimo facendo, come poteva essere successo tutto quanto, e perchè il fato ci avesse messi alla prova a quel modo, tutti noi, a partire da Shakan. Dentro al ricordo avevo visto l'amore di un padre per i suoi figli, il desiderio di proteggerli, il dolore per la perdita dell'amata e del rimorso; gli occhi di quell'uomo ancora erano fissi nei miei pensieri; come le sue parole malinconiche al parlare di Irwing, anche io mi trovavo a tirare su col naso, appoggiando la fronte al lucido vetro, incapace di fare di più. Se solo avessi potuto far sentire a Lucian quello che provavo nel cuore, se solo mi fosse stato concesso il dono di mostrare agli uomini quanto stavano perdendo, forse, le cose sarebbero andate diversamente. Due fratelli, un tempo uniti da un legame che non mi vergogno a dire avrei invidiato, si sarebbero uccisi per un passato oramai remoto, per uno sbaglio oramai dimenticato... e questo, io, non riuscivo ad accettarlo.

Avrei voluto piangere, gridare di frustrazione contro le mura ancestrali di quel luogo, ma tutto ciò che la mia mente riuscì a sentire furono le parole dello spettro che ci ordinava di agire, di aiutarlo, e come mossa da un sentimento incontrollabile non riuscii ad esimermi dall'adempiere a quei comandi. Solo Aang, dalla mia parte della barriera vitrea, fu più rapido di me e traslò oltre la stessa in direzione di quello che, a tutti gli effetti, doveva essere lo Scettro dei Mondi.
Sino a quel momento non gli avevo dato alcun peso assorta come ero nel guardare i due fratelli parlare, ma l'ordine aveva messo in evidenza la necessità di distruggere quell'artefatto una volta per tutte. Nel mio cuore sentivo che non era giusto farlo, che c'era qualcosa che non sapevo, qualche riga non scritta che continuava a scivolare via dagli eventi, ma non la comprendevo.
Caricai un pugno, con tutte le forze che avevo, dritto nel centro della lastra di vetro: all'impatto l'intera superficie divenne di un verde intenso per qualche secondo, per poi frantumarsi in decine di piccoli frammenti luminosi che tintinnarono al suolo. Il passo era libero.
Non estrassi nemmeno le mie armi, non riuscivo a credere a quanto stava accadendo, e con passo svelto mi portai vicino allo spettro intenzionata a liberarlo dalle catene che lo imprigionavano, consapevole che una volta libero nessuno di noi l'avrebbe, probabilmente, potuto fermare. La sua voce mi impediva di tirarmi indietro ma non di soffrire come una bestia per quanto stavo facendo. Tentai di oppormi a quell'azione ma non ci riuscii.
Lo guardai negli occhi mentre portavo la mano tremante sopra le catene; una lacrima mi scese lungo la guancia.

« Ti prego, Lucian... » tentennai, visibilmente incerta su ciò che stavo facendo. « ...non costringermi a farlo... »
« I-Irwing dice il vero... io l'ho visto... devi ricordare ti scongiuro! »
Ciò che il mio corpo non poteva fare, obbligato dalla malia, lo facevano le mie lacrime ed il mio sguardo. Quella non era la mia storia, io ero solamente un personaggio che aveva avuto la fortuna di poter sbirciare in un tempo ed un luogo perduti, un'elfa che aveva potuto capire la vera essenza di Lithien ed era tornata indietro portando con se quanto più le era stato possibile. Ma mai abbastanza per potersi sentire in pace. Alzai la mano sopra le catene.
« Ti prego Lucian... ho visto A-Agata, ho visto tuo padre... non è troppo tardi per evitare il peggio! »
Singhiozzai, mentre l'impulso di spezzare le catene si faceva sempre più forte.
« Lithien non può esistere senza di voi... » deglutii, fissandolo senza riuscire a metterlo bene a fuoco con gli occhi velati di lacrime. « ...devi... fare la scelta giusta. »

Abbassando il braccio un grosso pugno costituito da luce pura si materializzò abbattendosi con violenza sulle catene, nel tentativo di frantumarle.
Il mio cuore si fermò.
Avevo forse liberato un leone dal giogo, scatenando la sua furia contro un ignaro passante che altro non faceva se non fissare incuriosito. Avevo eseguito un ordine, avevo adempito al mio dovere e rispettato la volontà dell'uomo che avevo giurato di aiutare sino alla fine. Forse avrebbe davvero scritto la parola fine a tutto quanto, forse non ci sarebbero state conseguenze ed ogni cosa si sarebbe risolta nel migliore dei modi. Ma non poteva finire così. Avrei voluto implorarlo di aspettare, di capire, di perdonare ciò che era stato... avrei voluto fargli capire, con un singolo sguardo, quanto mi mancasse la mia famiglia, quanto avessi sofferto nel perderla e, soprattutto, quanto male mi stesse facendo vedere lui cancellare l'ultima traccia del suo passato. L'ultima verità vivente.
Irwing Ravelon era la memoria di Lucian Alastor.

Questa non è la mia storia, io non posso scegliere per te, Shakan. Questa è l'eredità di Lithien, l'eredità che vorrai dare ai suoi eredi, a coloro che ti hanno amato, a coloro che senza conoscere il tuo passato ti hanno seguito ed ora, dopo averlo visto con i loro occhi, sono ancora qui per te.
« Fai la scelta giusta, Shakan. »

Lacrime_zpscdc34033

Ahead on Our Way

« Ti prego. »


Ogni persona, in questo mondo, ad un certo punto della propria vita deve fare una scelta. Noi possiamo frapporci ad essa, essere d'intralcio, rallentare l'azione, ma solamente noi stessi sappiamo quando è il momento di andare avanti per la nostra strada.


<div style="margin:auto; width: 60%; text-align:justify; font-size: 8pt; line-height:100%;">

Riassunto e Note.


Riassuntino_zps02cf0e98
CS forma umana: 2 Robustezza 2 Tenacia 1 Tattica
CS forma driade 2 Agilità 2 Prontezza 1 Intuito
Basso - 5% | Medio - 10% | Alto - 20% | Critico - 40%


Classe: Sciamana
Razza: Driade (Avatar Angelico)
Talento: Guarigione III

Stato Fisico: Illesa.
Stato Psicologico: Basso (Frustrazione)
Stato Emotivo: Impaurita, addolorata.
Energia: 50% (+10% Bonus) - 5% (Basso) - 5% (Basso) = 40%

Equipaggiamenti:
~ Heater-shaped Shield. Scudo con capo a punta composto di legno e metallo. [Riposta]
~ Chivalry Sword. "Le tre forme del Drago Nero" Spada lunga da fanteria (Artefatto)[Riposta]
~ Elven Spear. Lancia elfica ad una mano [Riposta]
~ Claws. Guanti con unghie taglienti - Nekote - [Indossati]
~ Aicheamhail. Corazza di fattura elfica, pesante, completa. (artefatto)[Indossata]

Passive in uso:
~ Heritage. Passiva di timore reverenziale da avatar angelico. Effetto psion passivo.
~ Attitude. Passive del talento di guarigione I e II, ammontare delle cure uguale al consumo speso per castarle e possibilità di curare danni fisici o psionici a scelta al momento del lancio di incantesimi curativi.
~ Vraal. La pantera di Fanie a cui è legata la sua vita. Passiva di immortalità del talento guarigione III
~ La via del Drago Nero. Passiva di immunità alla fatica fisica dovuta a sforzi eccessivi/prolungati e non sviene sotto il 10% di energie quando una delle tre forme del Drago Nero è attiva.
~ Memento Vitae. Auspex passivo di individuazione forme di vita.

Attive in uso:
» ~ Will against Steel.
Fede e coraggio possono battere qualsiasi cosa e, se unitamente a queste due cose, c'è anche l'intromissione di un potere superiore a qualsiasi immaginazione, come quello degli elementi, la risultante è quanto di più efficace si possa desiderare. Fanie ha compreso sin troppo bene che le armi e l'equipaggiamento possono fare la differenza tra un buon soldato ed un pessimo soldato, per questo fa affidamento ad uno straordinario potere frutto della mescolanza dei due mondi a cui oramai appartiene: quello naturale e quello militare. Impregnando un'arma, o anche le nude mani, di energia sarà in grado di sferrare un colpo talmente possente da frantumare qualsiasi oggetto vi si trovi in traiettoria. Che siano spade, corazze, di pelle o d'alabastro, il potere così sprigionato sarà in grado di spezzare e ridurre all'inutilità ogni utensile. Durante questo particolare attacco le armi usate per colpire risplenderanno di una luce smeraldina e, una volta colpito il bersaglio, rilasceranno minuscole scintille del medesimo colore dissolvendosi nell'aria. [Pergamena del campione: Infrangere, danno all'equipaggiamento, consumo

» ~ Sèist, of Force.
L'armatura possiede una dote straordinaria, ovvero quella di esiste parallelamente sia nel piano materiale che in quello delle anime, dove ha risieduto per millenni in attesa della sua nuova portatrice. Questa dote permette a Fanie di colpire il proprio avversario anche a distanza mediante la connessione della corazza con il mondo delle anime. Difatti, effettuando un attacco fisico in direzione del nemico, si materializzerà un maglio, se il colpo è portato con gli arti superiori, o uno schiniere, se con gli arti inferiori, di pura energia e di dimensioni doppie rispetto all'arto usato che si abbatterà sull'avversario nel punto prescelto, causando un danno di modesta entità. [Abilità fisica, consumo Basso]

Note:
La parte tecnica è molto semplice: Fanie sfonda il vetro con un incantesimo di "spezza oggetto" e poi tenta di rompere le catene di Shakan con un basso (un pugno di energia pura che si abbatte sulla catena).
Non subisco danni perchè Aang e Ainwen si muoveranno cronologicamente prima di me (per le lance intendo) tuttavia io non posso (e non voglio) difendermi dalla psionica di Shakan e agisco di conseguenza.
Non mi vergogno a dire che questo post è basato tutto sui sentimenti di Fanie su quello che prova e che vorrebbe trasmettere a Shakan. Ci prova con poche parole - quel poco che la circostanza permette - e con gli occhi pieni di lacrime per esser costretta a vedere quella scena quasi impotente. Ho usato una OST di FF7 per restare nel medesimo tema musicale, andando a pescare quella canzone che aveva un titolo "speciale" vista la circostanza.
Spero che vi piaccia.
 
Top
view post Posted on 18/6/2014, 13:58

Lamer
·····

Group:
Member
Posts:
2,447
Location:
Universo

Status:


La vita di un uomo è breve, troppo breve per essere sprecata, ma quella di un nano è abbastanza lunga da permettere a uno di quella razza di commettere errori e quel giorno Lhotar forse ne avrebbe commesso uno. Dopo la birra bevuta con un Irwing che sembrava spensierato e felice oltre che a un uomo privo di colpe le sue palpebre si erano chiuse per un istante; un semplice istante che lo aveva portato fuori dai ricordi di quello che ora avrebbe anche potuto chiamare amico.

Quando riaprì le palpebre si sentì totalmente sobrio come se tutte le birre che aveva bevuto fossero scomparse nel nulla, rimaste in quel ricordo che lentamente sarebbe sfumato nella memoria del nano. La stanza dove si era trovato era decorata con statue e dietro di lui cinque porte si stagliavano, porte che forse se riattraversate lo avrebbero riportato in quel sogno da cui forse non sarebbe mai fuggito.

Poi Lhotar si riprese da quella nostalgia che mai nella sua vita lo aveva toccato e si concentrò sui due fratelli che con sguardo fermo parlavano l'uno all'altro. Fratelli di sangue che volevano uccidersi tra loro per un qualcosa che forse neanche loro capivano a fondo.

Fratelli che si volevano uccidere; forse per la prima volta capiva cosa significava non accettare un legame così forte, forse nel tempo anche lui sarebbe diventato come Irwing, accusato di qualcosa che non aveva fatto, o come Shakan che perdendo la memoria era divenuto un'altra persona.

Ma Lhotar sapeva che non era quello il momento di pensare, ma quello di osservare e ascoltare attentamente i due fratelli che si ricongiungevano, ballando tra loro due accompagnati dalla morte che in attesa aspettava l'anima di uno dei due, perchè orami era chiaro che nessuno dei due avrebbe rinunciato a ciò che era e, se come immaginava, Shakan avrebbe attaccato, la loro danza sarebbe stata l'ultima in questo mondo dove dolore e disperazione regnano sovrani, dove il potere corrompe chiunque e addirittura fratelli covano odio e amore verso l'altro.

Per quel mondo così brutto e pieno di sofferenza però c 'era ancora speranza, una fievole luce che lasciava sognare i pochi che ancora credevano in un futuro migliore e Lhotar era certo che i tre Toryu che come lui combattevano quella battaglia per motivi differenti a quello di Shakan e Kreisler potevano iniziare a cambiare quel mondo partendo dai due fratelli Alastor.
Poi però qualcosa cambiò; Le ultime parole di Shakan sembrarono prendere il controllo delle azioni del nano e lentamente iniziò ad estrarre l'arco. la mente sua mente provò a fermare quel gesto, lui non voleva attaccare nessuno, ma a quanto pareva le parole di Lucian avevano preso il controllo delle sue azioni.

Fu a quel punto che si accese la pipa che aveva in bocca con il braccio libero e bevve il liquido che gli aveva dato l'antica guardiana del Toryu. All'iniziò non sentì nulla, poi però percepì dell'energia fluire in lui, energia che non voleva usare per attaccare però, lui non voleva farsi controllare da nessuno, voleva soltanto capire i due fratelli.

"Shakan, io non voglio. La tua sete di vendetta è inutile, placa la tua ira."

Ma quelle furono le uniche parole che riuscì a dire prima che l'arco con le due frecce puntassero verso lo scettro dei mondi. Il tono con cui aveva espresso la frase era ricolmo di fiducia, fiducia in Lucian e nel suo ultimo scopo. Sapeva che lui voleva il bene di Lithien, ma non doveva essere la morte la fonte di rinascita di quella città, non doveva essere la fonte di nulla.

Intanto il muro davanti a lui cadde sotto il colpo dell'elfa e lui lentamente iniziò a muoversi verso lo scettro con le due frecce sempre puntate verso l'obbiettivo di Shakan e appena attraversò il luogo dove prima sorgeva il muro scoccò lei due colpì. Non erano veloci le due frecce e questo forse fu il motivo per cui Ang riuscì ad intercettarle. Un senso di rabbia a quel punto scaturì dall'animo del nano e le parole riuscirono ancora contro la volontà di Lucian dalla bocca .

"Guarda cosa la tua sete di vendetta insensata sta facendo! Guarda come l'odio ti sta guidando! Non ti ho seguito per mietere vittime inutili, ma per salvare la tua città! Lucian, fermati prima che sia troppo tardi! "

L'urlo si propagò per tutta la stanza, forte e veritiero almeno per lui. Quello era il motivo per cui lo aveva seguito, non uccidere, ma sanare quella città che lui aveva visto con i suoi occhi, la bella Lithien dalle vie perlacee, dai tramonti stupendi, dalle spezie pregiate e ricolma della gioia del popolo. Erra per quella città che combatteva, non per vendetta e anche Shakan avrebbe dovuto combattere per essa e doveva capirlo prima di commettere l'errore più grande della sua vita.




Corpo :-danno all'avambraccio sinistro
Tot: (2\16)
Mente : - sana
Tot (0\16)
Energia rimanente: 60% (50+5+10-5)

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + 1 cs in forza =2 cs
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x12)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.
Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:

Destrezza nanica (I): Variabile di natura fisica, provoca danni fisici
Lhotar potrà compiere in simultanea due attacchi portati con delle armi (anche frecce) di potenza complessiva pari al consumo. consumo basso

Boccietta Terzo utilizzo. Ripristina 10% delle energie residue


Attive dal turno precedente:-



Riassunto:
Praticamente uso la boccetta per recuperare il 10% di energie e uso l'abilità personale contro lo scettro. come scritto nel post però il pg di Ang si metterà in mezzo tra lo scettro e le frecce quindi l'attacco non andrà a segno

Note: Nulla da dire.
 
Top
view post Posted on 18/6/2014, 22:32
Avatar

Like a paper airplane


········

Group:
Administrator
Posts:
12,341

Status:



Le parole di Irwing Ravelon confermarono quello che aveva pensato, quello che aveva visto. Lui avrebbe potuto volerla ingannare, i suoi ricordi avrebbero potuto essere falsi, ma non era veramente importante. Forse non sarebbe mai riuscita a scoprire quale fosse la verità, eppure nemmeno quello era il problema principale. Perché ora una bestia furiosa si agitava in catene e una creatura disperata cercava di convincerla delle proprie parole.
Anche tu avevi pianto.
Anche lei aveva pianto, all’inizio, contorcendosi nel buio alla ricerca di una risposta. Aveva invocato aiuto, aveva cercato di spiegare. Anche a lei nessuno aveva creduto. Nessuno aveva ritenuto necessario spendere un solo minuto per cercare di capire il suo terrore. Per porgerle una mano. Per abbracciare il mostro e donarle un poco di calore.
Da un lato prevaricazione, la rabbia, il muro. Dall’altro l’angoscia della sconfitta, ripetuta ed eterna. La meschinità di entrambi, la loro umanità. Erano così simili a lei, tre figure in una rappresentazione solitaria.
Poi l’urlo di Shakan, il suo ordine. Un brivido la percorse, la sensazione di urgenza, di dover agire, di dover obbedire all’uomo. Aveva fatto tanto per seguirlo, per essere la prima a raggiungerlo, per poterlo aiutare quale che fosse il prezzo. E ora il suo richiamo avrebbe potuto darle la forza necessaria.
E’ questo che vuoi?
Essere riconosciuta come l’eroina, essere innalzata da una folla festante e cosparsa di petali di fiori. Stringere la sua mano. Sentirsi importante. Sentire di aver adempiuto al proprio compito.
E’ questo che sei?
La serva fedele. Il modello da imitare. Forse nemmeno la sua cecità sarebbe più parsa importante quando lui avesse posato una mano sul suo capo e l’avesse proclamata la propria salvatrice.
Sospirò. No. Non avrebbe mai potuto essere lei, nemmeno per scherzo. Sbattè le palpebre, scacciando la costrizione e accogliendo al proprio posto una sensazione di vuoto grigiore. Sulle sue labbra si distese un sorriso sarcastico. Ora che nessuna forza superiore la spingeva era nuovamente sola di fronte alle proprie scelte, di nuovo obbligata a prendersi la responsabilità.
Era sola nonostante attorno a lei vi fossero altri. Sola a fronteggiare quel furore che la spaventava, ma di cui non poteva essere alleata. Sola, a tendere la mano verso la speranza morente di un uomo che per lei non contava nulla. Folle, probabilmente, a negare l’unico imperativo a cui avrebbe voluto sinceramente obbedire.
Una guerriera più salda di lei si scagliò piangendo sulle catene di Shakan. L’avrebbe di certo liberato, e le sue implorazioni non sarebbero servite a fermarlo. Non finchè non avesse capito, non finchè la verità non fosse stata palesata.
Tese un braccio in avanti, la mano morbidamente protesa verso di loro, l’indice puntato in avanti. Anche lei avrebbe dato un ordine. Gli altri potevano prendere qualsiasi oggetto in quella stanza, distruggere qualsiasi potere, liberare qualsiasi entità. Quella era solo la sua missione, ma non era il suo scopo. Non era quello il potere che avrebbe voluto possedere.


Nessuno di voi due si muoverà”.
Inspirò, sentendo il peso della propria affermazione ricaderle addosso come un manto. Improvvisamente parve un poco più alta, un poco più fiera.
Non finchè potrò fermarvi”.


Il piglio deciso, la fronte leggermente aggrottata. Non importava chi fosse il cattivo o chi lo fosse stato. Nel suo universo senza luce, nelle nebbie del tempo attraverso cui aveva visto, buono e cattivo erano appellativi senza valore. Perfino le loro vite erano poco più di un sospiro nello scorrere rapido dei secoli. Non importava chi avesse voluto prevaricare e chi vi fosse veramente riuscito.
Ciò che era veramente importante era che Shakan, il baluardo contro il potere dei Corvi, il paladino di una giustizia un po’ meno ingiusta di quella di Basiledra, fermasse la propria spada. Che quei due fratelli potessero finalmente far scendere la pace tra loro, o almeno dichiarare la tregua.
Si mosse verso Irwing. Non vide neppure la lancia, che le passò attraverso una spalla strappandole un grido di dolore. Si chinò in avanti, come una marionetta a cui avessero reciso i fili, ma solamente per un attimo. Aveva un compito più importante in quel momento, un compito fondamentale.
Attorno a lei il mondo si muoveva, ma gli occhi della bambola rimanevano fissi sui due protagonisti di quella rappresentazione.
Si sarebbe davanti a Irwing, la bambola stretta al petto, il capo alto a fronteggiare colui che era venuta a salvare. Non ci sarebbero state lacrime nei suoi occhi, ma ugualmente il dolore sarebbe trasparito dal suo volto. Il dolore per la ferita. Per la consapevolezza di essere in bilico tra il disastro e il lieto fine.


Lucian Alastor…
La sua voce fu poco più che un sussurro strozzato. Era certa che non sarebbe finita bene, proprio per nulla.
Era delusa, perchè anche lui, lui che aveva idealizzato, era solamente un uomo.
…Sei veramente così cieco?





Perchance to Dream

Cs. 4.[Astuzia] 1.[Intuito]*
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Medio x1) - (Medio x1) - (Mediox1) - (Alto x2)= 44%
Fisico. Danno Medio alla spalla
Mente. Danno Medio

Armi. Coltello



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Effetto attivo del dominio Stratega: spendendo un consumo Alto di energie il possessore del talento sarà in grado di schermare la propria mente dalle offensive del nemico. Che lo faccia facendo leva sul proprio acume, sulla propria follia o sulla propria fede incrollabile, non ha importanza ed è totalmente personalizzabile. Questa tecnica ha il valore di una difesa di natura psionica di potenza Alta. La tecnica può essere utilizzata anche ad area, per proteggere se stesso e tutti i propri alleati contemporaneamente; in tal caso ha potenziale difensivo di un livello inferiore.

Opprimere: La tecnica ha natura psionica. In seguito ad un'onda mentale emanata dal caster, tutti i nemici nelle vicinanze verranno indotti a credere di venire schiacciati verso il terreno. A seconda della caratterizzazione potranno semplicemente sentirsi molto pesanti, percepire un notevole aumento della gravità, o venire avvolti da pesanti catene. Tale illusione impedirà a chiunque ne sia colpito di muoversi dalla propria posizione per il singolo turno di cast, e inoltre subiranno un danno basso alla mente per la malia, e basso al corpo per la costrizione fisica.
La tecnica può essere personalizzata al fine di rendere l'effetto psionico non come frutto di un potere mentale proprio del mentalista, ma attraverso l'uso di droghe, stupefacenti, gas o veleni di sorta. Consumo di energia: Alto


.Riassunto.



Mi difendo dall'influenza psionica di Shakan: Ainwen ormai è decisa ad arrivare in fondo a tutta la questione. Non le interessa nulla la sorte dello Scettro dei mondi o di Lithien stessa. E' delusa dall'uomo che a tutti i costi voleva incontrare e che ha idealizzato. Ha bisogno di avere Shakan come un punto di riferimento, ma perchè ciò sia possibile deve mostrargli (quella che lei ormai ritiene) la verità. Per questo motivo utilizza la tecnica Opprimere per tentare di immobilizzare entrambi i contendenti e si para davanti a Irwing, con la volontà di far ragionare Shakan o almeno di scuoterlo.
Nel frattempo subisce il medio di una delle guardie con la lancia.

.Altro.



So che finirà malissimo ç_ç

 
Top
45 replies since 11/5/2014, 20:37   1222 views
  Share