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Winterreise ~ Die Nebensonnen, Capitolo IX: I Soli Fantasma

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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 18/6/2014, 22:39




Un battito di ciglia, e quello che aveva di fronte svanì.
Sfumò come nebbia nel vento, mentre i colori della realtà tornavano a tingere quella che era stata la loro meta finale. Gli era bastato formulare quel pensiero per fermare il suo peregrinare tra i ricordi, anche se ciò che aveva visto gli era bastato per capire qualcosa di più. Su Irwing, su Shakan. E perchè no, anche su se stesso. Fece un passo in avanti, stavolta sicuro di essere nella realtà, e non in un mondo immaginario popolato di persone e fatti passati. Guardò la porta che si era chiusa alle sue spalle: la magione ora gli sembrò scura e grigia, come se conservasse gelosamente qualcosa che non era più in grado di condividere con lui. Aang si strinse nel mantello, guardando davanti a sè e lasciandosi alle spalle quell'esperienza.

Ciò che vide non lo rallegrò per niente: la situazione era ben più critica di quel che pensava. Irwing non aveva fatto nulla di male a Shakan, ma le catene che ora legavano il Fantasma non avevano fatto altro che farlo ribollire di odio e furore incontrollabile. In quell'espressione ostinata e in quell'occhio freddo come vetro per un attimo Aang riconobbe il ragazzo incontrato nella magione. Era uno sguardo velato dal rimpianto, dal pentimento e dalla rabbia di un passato che non riusciva a ricordare e a perdonarsi. Tuttavia il monaco non avrebbe mai dimenticato quell'espressione da ragazzino viziato e ostinato, abbarbicato alla propria posizione come se non esistesse niente di più sicuro al mondo. Un'aquila dalle stupende piume d'argento, ma troppo spaventata per lasciare il proprio nido.

Tuttavia Aang sapeva che non sarebbero bastate le parole a farlo ragionare, nè le sue e nè tanto meno quelle del fratellastro che aveva considerato un nemico fino a quel momento. In verità nemmeno il Manipolatore si fidava di quell'uomo che era rimasto nell'ombra mentre si combatteva una battaglia alle porte e nel ventre di Lithien, ma non poteva evitare - in virtù di ciò che aveva visto in quelle memorie - di dargli il beneficio del dubbio. E nonostante Shakan avesse ordinato loro - non chiesto o supplicato, ordinato - di liberarlo dalle catene che lo imprigionavano e di distruggere lo Scettro che lo stava ossessionando, Aang non aveva intenzione di ascoltarlo. Non sapeva se stesse facendo la cosa giusta o sbagliata, ma era sicuro che non avrebbe permesso che Shakan facesse l'ennesimo errore. Non da solo, ancora una volta.



Lasciò che le sue mani scivolassero sul vetro che lo divideva dai due fratellastri, e mentre si arrovellava per trovare una soluzione, gli tornò in mente la boccetta donata loro da Echaterine. Per un attimo tornò indietro con il pensiero a quella donna - una guardiana, di tutto meno che di se stessa - che aveva sacrificato ogni cosa per ottenere solo altro dolore, e la ringraziò con il cuore. Svitò il tappo di vetro, versandosi addosso ciò che rimaneva di quell'elisir miracoloso, fino all'ultima stilla. In un istante il suo corpo prese a formicolare, come in preda ad un prurito inestinguibile, e seppe che era pronto. A fare cosa non lo sapeva precisamente, ma lo intuiva: portò una mano al vetro e desiderò passarlo, si concentrò sullo Scettro e su nient'altro. E in un attimo fu dall'altra parte, proprio sotto una delle statue che si ergevano come guardiane millenarie a tesori di un'epoca passata.

Aang vide il suo riflesso nello scudo a torre del guardiano di metallo, e si spaventò di quello che vide. Era preoccupazione ciò che vedeva o solo e soltanto determinazione? Fino a dove si sarebbe spinto quel giorno non lo sapeva, ma quando vide la statua animarsi e calare la lancia con forza titanica, resse il colpo. Solo un foro nel suo mantello logoro, sporco del suo sangue e di quello del Fantasma prima di lui. Nonostante questo, Aang proseguì, le labbra strette in una morsa per non lasciarsi andare alle urla.

Accelerò il passo, quasi mettendosi a correre e raggiungendo Ainwen, avvicinandosi pericolosamente a quell'artefatto così ambito. Gli era difficile credere che un oggetto così semplice potesse causare tanto dolore, eppure non era ancora svanito nella sua mente il ricordo di una Lithien lasciata preda della guerra, tra bestie affamate che richiedevano il loro tributo di sangue e uomini troppo spaventati per reagire. Erano andati in alto cercando la saggezza sussurrata dalle stelle e raggiungendo l'apice di ciò che era stata l'umanità, ma da quella altezza la loro caduta era stata ancora più disastrosa. Due colpi lo raggiunsero alle spalle, mozzandogli il fiato, come per spingerlo a fare quel passo e a raccogliere lo Scettro.

Non sapeva nemmeno lui perchè, ma in quel momento sentì un fremito di paura percorrerlo: era intimorito da quell'oggetto, non poteva negarlo, ma quello che più lo rallentava era la ricerca della verità. Avrebbe fatto bene a raccogliere lo Scettro, oppure avrebbe dovuto distruggerlo? Non poteva fidarsi più di nessuno, nè di Ainwen, nè di Fanie, nè di Lothar. Non di Irwing.

E nemmeno di Shakan.

Fece un passo avanti, allungando una mano tremante di dolore e timore.
Paurosa di sbagliare, e così di condannare i suoi amici.

Se questo dovesse essere un errore, sarò io a pagare, e non tutti.
Se questa dovesse essere la cosa giusta, solo voi sarete testimoni della mia scelta, e non tutti.


Ma di una cosa era certo, anzi, convinto.
Shakan non era da solo.

« Non questa volta, Shakan. »




Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 5 (2 in Tenacia; 2 in Costituzione; 1 in Intuito)
Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~ Mortale 80%

Energia attuale: 45%
Consumi utilizzati: Nullo (0%) + Alto (20%)

Condizioni fisiche: Danno Basso da taglio al fianco sx. Danno Basso da contusione alla mano sinistra. Danno Medio da affondo all'addome. Danni Bassi da taglio alla schiena.
Condizioni mentali: Illeso.

Bastone del Manipolatore: mano destra.
Balestra: 14/15 - assicurata alla cinta.



Passive in uso:

CITAZIONE
Riassunto Passive
Studio: Passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% di energie. + Passiva personale, resistenza alle condizioni ambientali e alla fatica. + Passiva personale, difese a 360° uguali al consumo + Amuleto dell'Auspex, percepisce le auree attorno a lui. + Discendenza arcana, guadagna 2 CS in Intuito ogni volta che un avversario usa una tecnica magica. + Prime due passive dominio Guaritore, guarigioni pari al consumo e possibilità di curare corpo e mente.
L'Immortale indica la via: Sopportazione di due mortali psionici + Immunità al dolore psionico.
Le braccia della mamma: Difese inconsce.
Il bacio della mamma: Guadagna 2 CS in Prudenza ogni volta che usa una tecnica di cura.

Attive in uso:

CITAZIONE
Secondo utilizzo. Teletrasporto di potenza media, se usato per difendersi conta come una difesa assoluta.

CITAZIONE
Apprendimento Risultati
Studiando la filosofia e i grandi pensatori del passato, i giovani monaci acquisiscono una certa elasticità mentale indispensabile per la futura manipolazione del Flux. Spesso gli stessi Maestri durante le loro lezioni mettono l'uno contro l'altro gli allievi, per cercare di sviluppare in loro un alto senso critico e buone qualità oratorie, utili in ogni situazioni. Tuttavia in certi casi è necessario arroccarsi nei propri pensieri e da lì far scorrere attorno a sè le idee altrui: i Maestri non vogliono creare allievi tutti uguali tra loro, ma vogliono metterli in condizione di saper pensare con la loro testa. Capacità di questo tipo si rivelano poi molto utili anche in combattimento contro i subdoli trucchi di avversari esperti: basterà un consumo Variabile delle energie del monaco per disperdere qualunque attacco alla sua mente, purchè si renda conto di essere attaccato in qualche modo. Una mente allenata a questo modo è capace di spingersi oltre i normali e labili confini umani, sforando in certi casi nel campo del divino: con un consumo Medio di energie sarà in grado - per esempio - di espandere le proprie percezioni per chilometri attorno a sè, per la durata di due turni. Nulla potrà più sfuggire ai suoi sensi: sarà sempre preparato in ogni situazione.

[Personale, natura magica, difesa psionica [5/10] + Pergamena Visione assoluta.]

Azioni:

Aang si difenda dalla psionica, mantenendo quindi il libero arbitrio sulla situazione. Usa il secondo e ultimo "sorso" della pozione di Ecatherine per teletrasportarsi dall'altra parte del vetro, finendo per essere colpito da una delle statue. Non prova a ragionare con Shakan, perchè capisce che è così preso dai suoi propositi di vendetta che probabilmente non l'ascolterebbe mai. Così semplicemente si ferma di fronte allo Scettro dei Mondi, beccandosi l'attacco Basso di kremisy, che cronologicamente scaglia dopo la distruzione del muro di vetro, e poi prova a prenderlo. :v:

Note:

Ebbene sì, ci voglio provare. :v:
Ah, visto che siamo in tema OST di Final Fantasy ne ho usata una indimenticabile: Loss of me, o più semplicemente il Beatrix Theme di FF9.
A voi!

 
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view post Posted on 20/6/2014, 10:05
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« Lucian, ti prego - ascolta. »
Irwing Ravelon parlava a Shakan quasi implorando. I suoi occhi divenivano rifrangenti di una patina di debolezza, scemata nel candore di una lacrima soave. Si scioglieva, quasi le gambe non lo reggessero più. Teneva una mano sul muro, aggrappandosi alla speranza con vigore. Riteneva di salvarlo; riteneva di corromperne la determinazione con una soave coperta di pietà, che prendeva forma dalle sue virtù e dai suoi ricordi, ma terminava con la rifrangenza delle paure dell'altro. « Tu eri il Conte Nero. »

« Iniziasti a definirti così, poco dopo la morte di nostro padre. »
Sospirò, singhiozzando. « Luther Alastor era il nonno di nostro padre; governava il Tribunale Inquisitorio e fu Reggente per diversi anni » asserì, snocciolando le parole con cura
« al culmine del proprio potere si convinse che il Conclave fosse il cancro della città e guidò una rivolta per giustiziare tutti i capisaldi delle principali casate di Lithien. »
Attese qualche altro istante, poi proseguì. « Fu fermato e giustiziato, ma molti estremisti lo consideravano una specie di martire da idolatrare. »
« Passò alla storia come Il Conte Nero e tu lo eleggesti a tuo modello personale. »

Shakan ascoltava in silenzio. Piangeva, scuotendo il capo ed irridendo - ironicamente - le parole che sentiva.
« Risvegliare la Triade ti avrebbe reso potente come lui; eppure, senza lo Scettro non avresti potuto mai farlo » proseguì, senza esitare « quindi pensasti di sacrificare i cittadini di Lithien per aprire un nuovo portale. »
« Coinvolgesti me per procurarti il veleno; io fallii nel consegnarti al Conclave e fui tuo complice, per assicurarmi la tua fiducia. »
Pianse ancora, violentemente. Le parole vibrarono e si deformarono, per poi sciogliersi nell'ennesimo lamento. Quando si riprese, tornò a parlare a fatica.
« La mia colpa fu di non capire prima quanto fossi pericoloso » aggiunse, ancora « troppo vinto dall'affetto per te, non compresi a dovere. »
« Quando mandai la lettera al comandante Anter Deius, era troppo tardi; tu la intercettasti e mi imprigionasti la notte stessa del rituale. »
Ancora una pausa. « Se poi il rituale non fu portato a compimento, fu pura fortuna; ormai il danno peggiore era fatto. »
« Ormai, avevi già versato il veleno nelle fonti della città... »

Shakan stette in silenzio ancora per poco. Poi, rispose rabbioso. « Tu mi costringesti a versarlo. »
« Non avevo motivo di farlo, io avevo tutto ciò che desideravo - la tua fiducia » rispose Irwing a tono.
« Ricordo distintamente le catene in cui mi imprigionasti; le tue parole mentre professavi il tuo piano immondo e finanche i tuoi occhi pieni di odio mentre professavi il rituale per rievocare la Triade! »
Shakan urlò, scuotendo finanche le pareti della stanza. « Come possono essere tutti finti questi ricordi? »
« Io non sono il Conte Nero! »

« Si che lo eri. »
Irwing rispose a tono, devastato. « Non ho idea del perché tu non ricordi; ma ciò che ti ho raccontato è la verità. »
« Mi spiace Lucian, vorrei non fosse così » aggiunse ancora, balbettando parole stentate « eppure è la verità; non avrei motivo di mentirti... »
« No, è falso! » Lo spettro rispose rabbioso, sbottando irato. « Tu mi inganni, come hai fatto allora - lo fai ancora. »
« Tu, il Conte Nero e lo Scettro dei Mondi sono tutte macchinazioni con cui ci inganni... » disse ancora, tenendo gli occhi vitrei fissi su di lui « ...ed io dimostrerò che dico il vero! »
« Dimostr- cosa? » Irwing rimase perplesso, udendolo. Quando comprese, però, era troppo tardi. Scorse i contorni di Shakan sfumare; divenire trasparenti e - poi - scomparire del tutto in un sbuffo di fumo. Invero, le sue catene erano scomparse, così come la costrizione che lo obbligava a rimanere immobile Poi, riapparve vicino alla ghirlanda di rami secchi. La scrutava malinconicamente, come si scorge un ricordo antico a lungo ricercato. Era nelle mani di Aang, che lo teneva come una reliquia per le estremità. Shakan sorrise appena, poi afferrò Cupiditas e la tese dinanzi a se.
La tenne ferma un attimo, rimarcando quell'evento a tutti coloro che lo scrutavano. « Ti dimostrerò che stai mentendo; impedirò il tuo piano una volta per tutte! »
« NO, LUCIAN FERMO! »

nebensonnen4

Quando Irwing capì, era già accaduto.
Shakan abbatté rapidamente la lama e la ghirlanda si spezzò in due, troncandosi nel centro. Quasi d'improvviso, un impulso di luce parve accompagnare quel gesto.
Prima una nebbia sottile, violacea. Poi un bagliore di luce, come un lampo generato sul soffitto della stanza. Infine, un rumore sordo, accompagnato da tenui vibrazioni del terreno.
Il piccolo forte parve tremare vigorosamente, quasi qualcuno lo scuotesse dai lati. In seguito, poco sopra l'altare comparve un disco dorato. Un cerchio di luce che - rapidamente - si allargò fino a divenire ampio come il rosone di una chiesa. Dorato all'interno, lunghi lamenti, urla e terrificanti voci parvero prender forma dal suo interno.

Lo spettro rimase immobile, atterrito. Aveva fra le mani le prove del suo peccato e - quasi temesse quel momento - le fissò con orrore. Che era troppo tardi, forse, l'aveva compreso anche lui.
« Lucian... » balbettò Irwing, prostrato al suolo. Disperato. « Cosa hai fatto? »
Shakan lo fissò, atterrito. « I-io... lo Scettro... era il vincolo attraverso cui avresti risvegliato la triade... »
« Bisognava.... distruggerlo... per impedire il ritorno della Triade! »
Irwing pianse, sbattendo i pugni al suolo. « Il vincolo?! »
« No, Lucian - lo Scettro era il Sigillo che teneva chiuso il portale della Triade; una volta spezzato, hai riaperto il varco... »
rimase prono al suolo, senza forze « ormai è tutto perduto - ho fallito ancora. »

Le urla dentro il disco, prima intense, si attenuarono pian piano. Si abbassarono, quasi con deferenza.
Infine, giunse un sommesso silenzio dacché un'altra voce - ben più profonda - parlò, sovrastando tutte le altre.

« Dice il vero, Shakan. »
La voce parlò emettendo ruggiti che prendevano forma in frasi di senso compiuto. « Avresti dovuto dargli ascolto. »
Shakan alzò gli occhi al disco. « T-tu... chi sei? » La voce emise una leggera risata di circostanza. « Non mi riconosci? »
« Sono sempre stato con te... » aggiunse, continuando « Ero con te nella Torre di Velta; ero con te quando uccidesti Rainier. »
« Ero con te quando salvasti il Trono di Basiledra; ero con te anche quando fuggisti da esso. »

« Mi hai chiamato coscienza, ego o sentimento; mi hai dato infiniti nomi ed infiniti compiti. »
« Eppure io ti ho guidato sempre in un senso; e sono stato sempre la stessa persona, fin da quando iniziasti a farti chiamare "Shakan", appunto. »
« Io sono Borgan, Saggio dell'Illusione. E rappresento la Triade. »

Shakan abbassò lo sguardo, vinto. Era quasi come se si aspettasse quella risposta.
« Tu... eri tu? » Lo spettro chiese, stravolto: « sei sempre stato tu a... controllarmi? »

« Non è corretto, Shakan. »
« Lucian Alastor era un uomo fedele ai suoi ideali; inseguì il nostro piano del tutto autonomamente - andando molto vicino ai suoi propositi. »
« Voleva il nostro potere per i suoi scopi; lo desiderava talmente tanto da arrivare ad un passo da aprire un altro portale. »
La voce attese un istante, quasi assaporando quelle sue parole. « Eppure aveva un grosso limite. »
« Era un inetto. Un piccolo ometto viziato senza nessuna qualità che non fosse la sua volontà o l'arroganza. »
Shakan sussultò, quasi colpito al cuore. « Aprì il portale per troppo poco tempo; non riuscimmo a liberarci, quella notte di tanti anni fa... »
« ...ma riuscimmo soltanto a creare un "tramite" tra noi e te. Potevo fare ben poco oltre che parlarti, in verità. »
Shakan tenne gli occhi bassi, riflettendo. In qualche modo, iniziava a comprendere. « Volevamo porre a termine il nostro piano e tu eri l'unico che poteva farlo. »
« Ma dopo gli eventi di Lithien ci rendemmo conto che Lucian Alastor era debole, ottuso e poco affidabile. »

« Quindi... » lo spettro replicò, brevemente.

« Quindi creammo te, Shakan. »
« Creammo il rimorso di un uomo che doveva convincersi di "poter salvare il proprio popolo"; un eroe vittima degli eventi, che ancora avrebbe potuto redimersi. »
« Capimmo che il motore più potente che esiste non è nient'altro che il "rimorso" di un cuore puro; un campione in cerca della propria redenzione. »

« Per creare quel campione avevamo bisogno di qualcuno che fosse convinto di aver subito un inganno, non di esserne l'artefice. »
« Ti illusi di aver subito il piano di Irwing Ravelon e che avresti potuto riscattarti del tutto "distruggendo" lo Scettro dei Mondi e fermando i suoi propositi. »
« Modificai le tue memorie per convincerti di quella che tu - fino ad oggi - hai creduto essere la verità. »

« D'altronde, se Lucian Alastor era un buono a nulla, Shakan si era rivelato un guerriero formidabile. »
« Un araldo ideale per i nostri piani, tanto fedele da averli portati avanti - inconsciamente - fino in fondo. »
Attese un istante, poi concluse. « Tanto fedele da portarli avanti autenticamente, non sotto il nostro controllo. »

Lentamente, Shakan capiva.
Gli occhi rancorosi di un bambino cresciuto solo, intonavano quel suo rammento di realtà. Scrutava i capelli lunghi e neri che scivolavano su di un cuscino freddo. Vedeva con quel suo sguardo torvo, un bambino in veste bianca rincorrere il sogno di un padre ed una madre felici; li vedeva litigare e scomparire, entro le tenebre di un peccato mai compreso del tutto. Vedevano, sopratutto la costrizione di un infanzia vissuta senza affetto, riempita di giochi, ricchezza e virtù fittizie, ma senza l'ausilio di un abbraccio o di un affetto. Ma solo con nomi e sentenze, obblighi o destini infranti. Irwing Ravelon, il Conclave, gli Alastor, il Reggente e Lithien. Tutti protagonisti di un animo debole che avrebbe voluto soltanto essere amato dal proprio padre, ma che si era frapposto in un bozzolo di empia discordia per rigettare al cielo tutto quel magone che non poteva imputare a se stesso.

Ora le sue memorie si sfumavano, divenendo grigi ricordi lontani. Poi, ne riaffiorarono altri, modificando il suo stesso punto di vista.
I suoi occhi incoscienti, mentre versava il veleno nell'acquedotto, divennero coscienti: divennero lo sguardo malevolo di un uomo consapevole di voler dannare la sua città. Così come la sua risata, una volta compiuto il gesto. Allo stesso modo, divennero fermi i suoi occhi ammantati di Rosso, deformati nella voce profonda del Conte Nero, mentre condannavano Irwing Ravelon per averli denunciati all'autorità.
Fermi, come ogni momento in cui aveva ucciso, torturato e seviziato qualcuno per i propri scopi. Come ogni volta in cui aveva negato la verità, illuso i suoi alleati e frapposto il proprio egocentrismo a qualunque bisogno di giustizia. Tutte le volte in cui aveva irriso, deviato e corrotto la realtà per il proprio vizio, quei suoi occhi erano stati quelli di qualcun'altro.
Erano stati quelli di Lucian Alastor; un uomo debole, finto e corrotto. E lui, Shakan Anter Deius, non poteva ammettere di essere stato quell'uomo.
Non poteva accettarlo o crederlo. Non poteva pensare che, quella notte, oltre ai suoi capelli ed ai suoi occhi fosse cambiata la sua personalità.
Che l'oblio gli avesse donato una seconda possibilità, per poi riscoprirlo viziato per crimini immondi.
Innocente per se stesso, ma colpevole per tutti gli altri.
E, mentre prendeva coscienza di questa verità, si inginocchiava a terra, vinto.
Sconfitto.

« Ora rinasceremo, come fautori di un nuovo futuro. »
« Avresti dovuto dargli ascolto, Shakan » asserì la voce, fredda « Ora, invece, rinascerete come nostri campioni. »
« Tutti voi. »

« Il mondo accolga ancora il potere di Artash, saggio della forza e della guerra,
di Borgan, saggio della conoscenza e dell'illusione,
e di Volgos, saggio della vita e della morte.
»

« Tutti voi, accogliete il potere dei saggi.
E rinascete come autori del nuovo mondo.
»



littleqmpointwinterreis

Secondo post fondamentale.
Spero sia chiaro il definitivo arcano che si cela dietro tutta la campagna (e la vita di Shakan). Borgan ne ha plasmato la memoria e la realtà, solo per arrivare a questo. Lui non poteva vedere la realtà per il semplice motivo che l'Obliato Borgan glielo impediva.
Detto questo, alla fine del post la Triade prende il controllo di Shakan, Irwing e Kreisler. Shakan ed Irwing subiscono il controllo ed iniziano ad urlare, straziati. Per ciò che concerne Kreisler, invece, al mio post seguirà quello di Bastard in cui vi chiarirà il suo punto di vista. Dopo Kreisler, quindi, dovrete agire come di seguito specificato.

La triade prova a controllare anche voi. Vi lancia un impulso mentale che agisce automaticamente su di voi; l'impulso, sostanzialmente, prenderà un vostro ricordo prezioso (uno dei più preziosi) e lo modificherà in modo da renderlo "violento", ovvero da trasformarlo in modo tale che questo ricordo si ripercuota su di voi e vi renda folli, pazzi di follia. Siete liberi di rivivere e modificare questo ricordo di conseguenza (es. ricordo di vostra madre che vi culla, la madre si trasforma in una bestia oscura; ricordo della vostra amata/o, che tenta di uccidervi, ecc.). Sarete voi a decidere, inoltre, se questo tentativo di controllo mentale avrà successo. Inoltre, siete liberi di decidere il "tema" della follia che vi pervaderà, potendo rifarvi ad uno dei campi di "competenza" dei tre Saggi (ovvero Forza/Guerra, Conoscenza/Illusione, Vita/Morte - rispettivamente, Artash, Borgan o Volgos).

Per evitare che l'impulso abbia successo, potrete spendere uno slot tecnica in uno dei seguenti modi:
• Tecnica di difesa psionica di potenza Media;
• Infliggendovi un danno Alto al corpo, sotto forma di una mutilazione grave (entrambi gli occhi, una mano, un piede, entrambe le orecchie; non infliggetevi mutilazioni che non vi danneggerebbero - es. Ainwen che si acceca #imnotsostupid); non è necessario usare una tecnica per farlo, ma agire in questo modo conterà come aver usato una tecnica, benché senza consumo;
• Bevendo entrambi i sorsi dell'Essenza di Spirito (se ne avete ancora due intatti, quindi); anche questa azione conterà come uso di slot tecnica singolo.

Ove vi liberiate dal controllo: interpreterete il ricordo in modo che questo ritorni "normale" (in base agli esempi di prima, la madre torna al suo aspetto originario e si scusa, il compagno/a fallisce nell'uccidervi e piange pentito/a, ecc).
Invece, ove non vi liberiate dal controllo, questo vi trasformerà in un pazzo assetato di sangue. In tal caso dovrete spendere almeno uno slot tecnica per attaccare direttamente uno qualsiasi dei vostri compagni. Potete anche accordarvi tra voi in tal senso. In entrambi i casi, avrete facoltà di spendere un secondo slot come preferite (anche di non spenderlo, ovviamente).
Sappiate che disattendere le indicazioni testé fornite, equivarrà ad un errore grave passabile anche (ma non soltanto, dipende dalle circostanze) di PK. Quindi, fatemi tutte le domande che ritenete opportune.

Turnazione: prima Kreisler, poi i questanti in ordine libero.
Tempi: 5 giorni dal post di Bastard de la nuit.

 
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Bastard de la Nuit
view post Posted on 20/6/2014, 16:29




Si può arrivare a odiare la verità.
È così semplice con i giusti accorgimenti, la giusta preparazione, la giusta dose di attese disilluse.
Si passa una vita intera a costruire un momento, un istante, un misero brandello di un trionfo effimero quanto l’esistenza umana. L’attesa, la trepidazione non spengono la fede, non saziano la brama: la aumentano in effetti, alimentano il fuoco che brucia nel cuore e che può essere sopito solo dall’appagamento del sogno di anni.
E poi… Poi, inesorabile, la realtà piomba addosso in poche taglienti parole, che infrangono il quadro adorno di speranze che ci si era dipinti nell’anima.

No, Kreisler, tu non hai combattuto per Lithien.
Non hai combattuto per te stesso, non per un tuo scopo, non per l’autodeterminazione del tuo essere contro il potere che ti ha reso grande privandoti del’umanità.
Non hai vissuto la tua storia, trovando l’unica ragione per andare avanti nel dolore e negli ultimi straziati istanti di una città intera.
No.
Sei stato solo manipolato, pedina di quelle importanti ma sacrificabili ad ogni momento in mano a giocatori immortali di una partita più grande delle misere vite dei mortali. Sei stato ingannato, e tuo padre prima di te, in una rete di segreti e menzogne, fra persone che non sapevi chi fossero realmente.

Stolto.

Stolto. L’eco secca e mostruosa del colpo di spada di Shakan vibrava nella mente del guerriero risuonando così simile a quella parola. L’eco di rami secchi, antichi, che fragili venivano falciati via dall’acciaio impietoso.
Cos’hai fatto, Shakan?
Allora era tutto vero. Il sospetto che aveva scosso lo Straniero di recente era fondato. Aveva provato a reprimerlo, a convincersi del contrario in una sorta di timore irrazionale che se se ne fosse dimenticato esso non si sarebbe mai avverato.
Stolto.
Stolto era stato a non uccidere Shakan quando avrebbe potuto! Si morse il labbro mentre la sala dell’altare veniva pervasa di luce e un circolo arcano si disegnava a mezz’aria, prova tangibile dell’errore in cui lui e il suo compagno di sventure erano vissuti fino a quel momento.
Cosa poteva fare? Cosa ancora aveva senso che non fosse un esito ineluttabile degli errori già commessi?
Stolto.
La voce del dio dimenticato risuonò, e Kreisler non ne sentì le parole. Guardava i lastroni di marmo consunto del pavimento, e rabbrividiva. Non trovava conforto in nulla, non poteva più salvare la sua patria, aveva condannato il mondo a una nuova era di oscurità per la sua stupida miopia.
La vibrazione iniziò allora, sottile e confusa. Da impercettibile, il guerriero la sentì crescere di intensità e spandersi dalla bocca dello stomaco al petto, al torso, all’intero corpo.

Cadde in ginocchio per terra, un sussulto strozzato in gola. Bruciava come fuoco vivo ora. D’istinto levò le mani, facendo appello al Nulla che lo liberasse da quel tormento incontrollabile.

Ma stavolta il Nulla non rispose.

Una risata invece risuonò nella sua mente, da una voce familiare che credeva da lungo sopita.
Parole dal suono della sabbia che scorre fra le dita, dal sapore del fiele dato da bere con l’inganno al posto dell’acqua.

- Sei davvero uno stupido se credi di liberarti di me con il mio stesso potere, umano! -

Si guardò attorno, gli occhi dilatati, una spada rovente che gli si agitava nelle viscere. Nebbia usciva dal portale, tutti erano in ginocchio.

CHI SEI?

- Ma non mi riconosci? Eppure ci siamo serviti l’uno dell’altro da così tanto tempo, amico mio. Attraverso quella porta che tuo padre ha aperto nel tuo cuore quella notte io ho creato un tramite con il mondo, e ti ho concesso parte dei miei poteri per permetterti di sopravvivere fin qui, per controllare l’opera di mio fratello Borgan ed evitare che si liberasse solo lui e lasciasse me e il terzo Saggio confinati nel limbo di oblio dove siamo stati rinchiusi per secoli.
No, Borgan è maestro di menzogne e inganni come tu stesso hai visto, e solo il potere di chi è pari a lui può arginare il suo.
Perché io sono Volgos, Kreisler: Dio della morte, del nulla e del non essere, e oggi io reclamo il tuo corpo e la tua anima come tempio della mia completa rinascita!
-

E il suo corpo esplose di dolore. Ogni fibra fu come strappata dall’osso e consunta nel fuoco di un drago, finché anche pensare fu impossibile.
Poi il dolore scemò. Il guerriero riaprì gli occhi, ma non era più Kreisler.
Vide il corpo in cui suo fratello aveva scelto di abitare, e un odio antico come il mondo gli salì dalle viscere.
Protese un palmo verso l’alto, un globo nero attraversato da scariche violacee vi si formò sopra, gravido di morte.

La nuova Guerra della Triade era iniziata.



littlecoqmpointwinterreEpicità a palate, ragazzi T^T Sono contento di essere arrivato a questo snodo della storia di Kreisler con voi. Finalmente in questo post si scopre l'esatta origine del potere del Nulla: non era qualcosa di impiantato in sé nel corpo di Kreisler, ma un microscopico portale su di una dimensione eterna e priva di qualunque forma di vita, alla quale attingere forza ed energia. Ciò che il padre non aveva calcolato nell'operare questo intervento era che quella dimensione fosse esattamente quella in cui i demoni della Triade erano stati sigillati demoni prima. Data la vicinanza di Kreisler con la morte (suo padre lo operò senza prepararlo e praticamente senza nemmeno il suo consenso perché non c'era tempo, avendo il giovane Krelser contratto la Gullhiw al primo stadio: Doctor sperava correttamente che il Nulla avrebbe fermato l'avanzare della malattia), Volgos in quanto dio della morte prese possesso del varco e gli donò i poteri del Nulla in modo da condurlo in un modo o nell'altro a distruggere lo Scettro dei Mondi. Quando però si avvide che anche Borgan aveva un accesso al mondo reale, fece in modo che Kreisler e Shakan cominciassero a collaborare per tenere sott'occhio l'odiato fratello e liberarsi insieme a lui per poi sconfiggerlo una volta liberatosi.
Credo che questo sia abbastanza materiale su cui voi possiate postare =D buon lavoro!
 
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Fanie Elberim
view post Posted on 24/6/2014, 00:18





Winterreise ~ Die Nebensonnen


Shakan mi faceva paura. Ero consapevole che la rabbia ed il disappunto lo stavano lacerando da dentro, che non si sarebbe fermato davanti a nulla e non avrebbe ascoltato nessuno sino a quando, forse troppo tardi, il suo cuore avrebbe compreso l'orribile verità. Noi eravamo semplici spettatori quasi inermi di quel folle teatro, dove due fratelli si erano scambiati il ruolo di buono e cattivo così tante volte da finire per confondersi, per non riuscire a vedere più la verità.
Più Irwing cercava di convincerlo di quello che avevamo tutti noi compreso e visto nei suoi ricordi, più Lucian diventava triste... e con la tristezza montava la rabbia. Potevo quasi percepirla, tanto ero vicina, quella sensazione sgradevole che appartiene a coloro che non vogliono credere, che non possono credere, di aver commesso tali e tante atrocità. Avrei davvero voluto porre fine a quell'idiozia, ma non ne avevo il potere né la facoltà... seppur mi sentissi incredibilmente colpevole per averlo liberato dalle catene. Gli avevo permesso di fare una scelta, buona o cattiva che fosse, ma non mi ero resa conto di quanto il suo giudizio fosse stato offuscato dall'odio e dalla vendetta. Quando scattò verso lo scettro, in un barlume di lucidità, capii ciò che sarebbe successo, capii perché, effettivamente Irwing non aveva già scatenato la triade su di noi... quell'artefatto non era la chiave per la loro prigione, era il lucchetto che la teneva chiusa.
Allungai una mano ma, ovviamente, non potevo competere con la velocità e la forza dello spettro che, in pochi istanti, divise a metà la ghirlanda rilasciandone il potere contenuto all'interno da decadi. La fine era iniziata.

La voce di Borgan sembrava uscire dalle pareti, quasi come se fosse tutto attorno a noi, parlando con Shakan direttamente e spiegandogli, una volta per tutte, quelli che erano stati anche i miei sospetti sin dal principio. Pur senza averne le prove, senza conoscere il passato di Lithien e senza aver mai messo piede in quella parte del mondo prima dell'assedio, sarebbe bastato un solo sguardo negli occhi di Lucian per capire che, in fondo alla sua anima, c'era un segreto che nessuno di noi avrebbe potuto mai comprendere davvero appieno. Ed anche mentre la trama di quella storia veniva dipanata davanti a noi a quella maniera, molte sensazioni, molte sfumature di grigio tra il bene ed il male, rimanevano per me insolute.
Shakan... perché non hai ascoltato le nostre parole, liberando su questo mondo una minaccia ulteriore? Il nostro tempo era costellato di nemici, di pericoli, di malesseri che a stento riuscivamo a controllare divisi e frammentati come eravamo... aggiungere quella minaccia non ci avrebbe che portato un passo più vicini all'oblio. Tirandomi in piedi, dato che ero ancora inginocchiata laddove si trovava Shakan al momento del mio arrivo, iniziai a sentire una grande paura salire passo passo dentro di me. Ci avrebbero semplicemente schiacciati, come avevano schiacciato tutti quanti sino a che, qualcuno, non aveva capito come rinchiuderli in un luogo dove non potessero nuocere mai più a nessuno. Ma noi, tutti noi, non avevamo quel potere tra le nostre mani.
E quando il signore delle illusioni fece la sua mossa assieme alla triade, fuoriuscita dal confinamento, il nostro mondo barcollò claudicando sulle gambe come un vecchio zoppo... ogni cosa, reale e non, era piegata a quel potere come un abile fabbro modella il metallo rovente. Eravamo solo dei burattini nelle loro mani, non eroici guerrieri della capitale disposti a tutto per salvare Lithien, ed ora più che mai mi rendevo conto della nostra immensa debolezza.

[ ... ]

« Temo, Fanie, che alcune tue supposizioni sul nostro conto provengano da alcune conoscenze errate. » la voce di Raymond, nei miei ricordi, era forse la cosa più bella ed amorevole che potessi immaginare. Osservando le acque che scorrevano sotto quel ponticello, non distante dalla caserma della Schiera, c'era il riflesso di una giovane me stessa imbellettata in un abito celeste, intenta a sognare un futuro meraviglioso tra le mura di quella città.
Non mi ero mai resa conto di quanto fosse stato importante per me quel momento, quell'intesa, quello sguardo amorevole e dolce che un veterano mostrava per la prima volta ad una fanciulla innocente e timorata anche della sua stessa ombra. Gli sorrisi a quell'affermazione. Al tempo ero così ignorante, fanciullesca e persino un poco troppo curiosa per la media umana... ma forse era stata proprio quella mia particolarità a farmi apprezzare: poco dopo la presunta morte di Sennar le cose erano andate peggiorando e, con i Corvi al potere, Raymond Lancaster non poteva fare altro che sperare di trovare qualcuno disposto a credere nel suo sogno. Per mia fortuna, invece, io avevo bisogno di qualcuno che mi desse uno scopo nella vita... a metà strada, forse, c'era la risposta che cercavamo entrambi.
« Un insieme di regni, un impero come l'hai definito, non dovrebbe fare capo ad un Imperatore? Perché lo chiamate Re? »
Povera, piccola, me. Ancora a credere alla favole elfiche su mondi incanti e regni sconfinati. Se avessi potuto cambiare quel ricordo mi sarei risparmiata tali e tante magre figure al cospetto dell'uomo che, col tempo avrebbe preso le sembianze di un amico, di un fratello e poi di qualcosa di molto, molto più importante. Ma era piacevole rimembrare quelle circostanze, quell'innocenza totalmente genuina, quella Fanie priva del peso di tanti sbagli e di tante morti.
« Ed è questa la stessa ragione per cui non utilizziamo la parola imperatore, in fondo, per appellarci al nostro governante. » continuò il drago nero. « L'ultima volta che una persona ha cercato di elevarsi sopra al Sovrano, ha scatenato la più grande guerra che gli umani abbiano mai conosciuto. Con che coraggio potremmo quindi utilizzare un titolo più importante di quello ricoperto dallo stesso Dio che ci ha salvati e riuniti dopo la distruzione? »
Il tono della sua voce cambiò, troppo repentinamente per sembrare naturale, ed una mano forte e robusta mi afferrò la spalla spingendomi oltre il parapetto del ponte. Finii a testa in giù trattenuta solamente per una caviglia dalla presa del capitano della Schiera. Stringeva così forte da farmi male, arrivando a conficcarmi le placchette di metallo dei guanti dentro la carne. Rimasi così sconvolta e scioccata che non riuscii nemmeno ad urlare, limitandomi a muovere istericamente le braccia nel disperato - e patetico - tentativo di aggrapparmi a qualsiasi cosa pur di non cadere. Mi faceva male la pancia da quanto forte mi stavo dimenando per la paura, sforzandomi all'infinito per non guardare il volo di diversi metri che mi separava dall'argine del torrente.
« Raymond! Tirami su, tirami su ti prego! Non ho fatto niente di male! » strillai, mentre la paura ed il panico si impadronivano in pochi istanti di ogni fibra del mio corpo. Iniziai ad urlare a squarciagola perché qualcuno mi aiutasse ma nemmeno uno, delle dozzine di passanti, si degnò di dedicarmi uno sguardo.
Penzolando a testa in giù, con le lacrime che mi macchiavano la fronte perdendosi nei lunghi capelli ambrati alla luce del sole di metà mattino, la voce che amavo mi ammonì con acidità e cattiveria.
« Non ti aiuteranno. » rise, mostrando un sorriso maligno sotto la barba incolta. « Basiledra non è luogo per te! Qui nessuno ti ama e nessuno ti amerà mai! Tornatene nelle foreste, orrore che non sei altro, nasconditi nell'oscurità da cui provieni! »
Avevo provato così tanto per gli uomini, avevo dato così tanto per loro, che la sola idea di venire abbandonata da tutti, di essere l'oggetto dello scherno di tanta gente mi uccideva come e più di mille colpi di spada. Mi afferrai i capelli, tirandomeli sopra il viso mentre strillavo e singhiozzavo in preda al terrore. Mi sentivo così stupida, così umiliata ad aver creduto che mi potessero accettare tra di loro, ad aver creduto che la mia vita avrebbe potuto portare felicità laddove prima c'era solo disperazione. Ero stata sciocca a pensare di poter essere qualcosa di importante per qualcuno.

« Non tornare mai più a Basiledra, mostro. »
E lasciò la presa, facendomi cadere nel vuoto sottostante.
Chiusi gli occhi aspettando l'impatto mortale.

Quella caduta non era la mia fine, ma l'inizio di un tormento che sarebbe durato per l'intera mia vita. Il cuore di un'elfa non è come quello di un normale essere umano, è in grado di soffrire le pene dell'inferno per tempi immemori, arrivando a soffrire quando anche il ricordo dell'evento si è perduto nelle ere. Ed io avrei sofferto molto, molto a lungo per ciò che mi era stato fatto, per l'accusa ad una colpa che non avevo, per il reato di avere solamente creduto di poter contare qualcosa in quel mondo che, allora, credevo essere perfetto ed inviolabile.
Oh, quanto mi ero sbagliata sugli uomini, quanto mi ero sbagliata su me stessa.

Ma poi, come per incanto, invece del duro argine un paio di robuste braccia fermarono la mia caduta a pochi centimetri dal suolo. Il volto preoccupato e atterrito di Raymond mi scrutava da sotto due lunghe ciocche di capelli corvini, cercando i miei occhi alla disperata ricerca di ciò che provavo. Forse, pur senza averne la certezza, vidi le sue labbra tremare incerte su ciò che avrebbe dovuto dirmi: anche un grande drago nero, un uomo che aveva passato la sua intera esistenza all'agghiaccio, lottando da solo tutte le sue battaglie, aveva trovato qualcosa che superava in grandezza ed importanza ogni altro sentimento.
« Perdonami... non so cosa mi sia preso. » sussurrò. « Perdonami, Fanie. »
Io lo guardai con gli occhi fissi sui suoi, immaginandomi una scena troppo fiabesca perchè potesse accadere. Ma quel giorno Raymond non aveva solamente trovato il suo scudiero: quel giorno io avevo scoperto l'amore. Solo che non lo conoscevo, non lo avevo mai provato, mai assaporato in quasi cento anni di vita.
Forse era per quello che nei miei ricordi la sua voce era tanto calda e morbida, il suo viso tanto bello ed i suoi occhi così importanti.
Allungai una mano accarezzandogli il viso, scivolando sopra la peluria ispida delle guance senza curarmi di altro che di quel contatto, mi avvicinai appena con la testa e...

[ ... ]

...e l'intervento di Ainwen mi risvegliò da quell'illusione, riportandomi con una certa violenza alla realtà.
« Raymond! » strillai, fissando un punto imprecisato davanti ai miei occhi, con la mano protesa in quell'amorevole gesto che, ora, carezzava solamente l'aria fredda delle cime dell'Erydlyss.

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Rebirth

Purtroppo quella malia, quella devastazione psicologica, non aveva solamente costretto me e - probabilmente - gli altri a vivere un qualcosa di innominabile, ma aveva anche costretto Shakan, Irwing e Kreisler a cedere il loro potere alla triade. Non avrei alzato neanche un dito contro i loro corpi assoggettati dal potere oscuro, doveva esserci un modo per porre fine a quell'agonia una volta per tutte.
Se lo scettro aveva imprigionato quei poteri una volta, poteva farlo nuovamente: fu questo il mio primo pensiero mentre, non senza una certa preoccupazione, mi resi conto che i miei compagni si erano già attivati a tener testa ai nostri nemici. Osservai i resti dell'artefatto al suolo ed immediatamente una fievole speranza si fece largo nella mia testa.
Scattai verso Aang lasciando che i suoi colpi mi proteggessero mentre, da terra, raccoglievo i pezzi della ghirlanda distrutta poco prima. La strinsi saldamente tra le mani lasciando che lunghi viticci si diramassero dai polsi tutto attorno a quell'oggetto, cercando in ogni modo di ripristinarne l'integrità. Non sapevo se il mio seme sarebbe stato sufficiente, non avevo nemmeno idea se la forza dello scettro fosse rimasta a permearne l'involucro una volta distrutto, ma provare era l'ultima possibilità che avevo. Poi, guardando Shakan ridotto all'ombra di se stesso, iniziai a muovermi verso di lui con un rapido scatto.
Gli Alastor avevano forgiato quella prigione, gli Alastor avevano sacrificato ben più di quanto avrei mai potuto sacrificare io per proteggere il mondo intero dalla triade e da ciò che avrebbero scatenato su tutti noi... solamente un Alastor avrebbe avuto abbastanza forza e coraggio per ricacciare indietro ciò che non potevamo affrontare. Non eravamo che pedoni nella scacchiera in cui si combatteva la nostra battaglia.
Ma anche da pedoni ci era possibile dare il nostro scacco matto.

« Lucian! » urlai poco prima di raggiungerlo. « Non sei ancora perduto! »
Concentrai tutto il mio potere per scaricare, contro di lui, la più potente delle guarigioni che avessi mai lanciato in vita mia: sentii le forze scivolare dal mio corpo come un gigantesco flusso che si muoveva rapidamente verso Shakan, cercando di investirlo e di purificarne l'anima da qualsiasi orrore stesse affrontando contro la triade. Forse il mio potere non era che un granello di polvere a confronto di quello di Borgan, ma se avessi donato allo spettro anche un solo secondo di lucidità in più, un solo attimo, forse avrebbe potuto richiudere per sempre quell'orrore. Un Alastor aveva iniziato, un Alastor avrebbe concluso.
« Lucian... » dissi a mezza voce, provata dall'uso della guarigione. « ...solo tu puoi fermarli. »
Crollai in ginocchio tenendo saldamente in mano la ghirlanda, pronta a cederla al suo legittimo erede.

Ciò che contava era la fiducia. In un mondo di inganni, in un tempo in cui il signore delle illusioni vagava per le terre, l'unico modo per vincere era riuscire a superare le paure e fidarsi, tornare a credere in se stessi. Avere la speranza, avere Lithien, nel cuore.
Lucian... Shakan... Alastor avrebbe dovuto fare quell'ultimo passo per tutti noi.
Il mio ultimo pensiero andò ad irwing e a Kreisler, ma non avevo abbastanza forza per cercare di salvare anche loro, non avevo abbastanza potere per oppormi a ciò contro cui stavano combattendo. Piansi, dentro di me, sperando che quella mia scelta, quell'atto di fiducia nei confronti dell'uomo che aveva scatenato tutto quel dolore dal principio, potesse fare la differenza. La speranza non è l'ultima a morire...
...la Speranza, con la lettera maiuscola, non muore mai.




Riassunto e Note.


Riassuntino_zps02cf0e98
CS forma umana: 2 Robustezza 2 Tenacia 1 Tattica
CS forma driade 2 Agilità 2 Prontezza 1 Intuito
Basso - 5% | Medio - 10% | Alto - 20% | Critico - 40%


Classe: Sciamana
Razza: Driade (Avatar Angelico)
Talento: Guarigione III

Stato Fisico: Illesa.
Stato Psicologico: Basso (Frustrazione)
Stato Emotivo: Ultima speranza.
Energia: 40% - 20% (Alto) = 20%

Equipaggiamenti:
~ Heater-shaped Shield. Scudo con capo a punta composto di legno e metallo. [Riposta]
~ Chivalry Sword. "Le tre forme del Drago Nero" Spada lunga da fanteria (Artefatto)[Riposta]
~ Elven Spear. Lancia elfica ad una mano [Riposta]
~ Claws. Guanti con unghie taglienti - Nekote - [Indossati]
~ Aicheamhail. Corazza di fattura elfica, pesante, completa. (artefatto)[Indossata]

Passive in uso:
~ Heritage. Passiva di timore reverenziale da avatar angelico. Effetto psion passivo.
~ Attitude. Passive del talento di guarigione I e II, ammontare delle cure uguale al consumo speso per castarle e possibilità di curare danni fisici o psionici a scelta al momento del lancio di incantesimi curativi.
~ Vraal. La pantera di Fanie a cui è legata la sua vita. Passiva di immortalità del talento guarigione III
~ La via del Drago Nero. Passiva di immunità alla fatica fisica dovuta a sforzi eccessivi/prolungati e non sviene sotto il 10% di energie quando una delle tre forme del Drago Nero è attiva.
~ Memento Vitae. Auspex passivo di individuazione forme di vita.

Attive in uso:
» ~ Seed of recostruction.
Sviluppando una grande affinità con gli oggetti che un soldato deve usare, Fanie è riuscita a far si che la sua natura prettamente vegetale accettasse anche corpi estranei potendo agevolmente interagire con loro. Nella fattispecie le sarà possibile sfruttare delle piccole radici, che si diramano direttamente dal suo corpo, per ripristinare qualsiasi tipo di arma o corazza danneggiata durante la battaglia. Il tempo di risanamento è piuttosto breve e non richiede alcuno sforzo per essere compiuto, tuttavia non è un qualcosa che si possa ripetere molto spesso a causa della riluttanza delle piante a prendersi cura di manufatti artificiali. [Erba Rigenerante][Qt.10]

» ~ Kuile.
Tra molteplici riti quelli più potenti e complessi sono sicuramente riservati alla guarigione. Essi richiedono una preparazione eccelsa e solo quando si ottiene il loro totale controllo risultano efficaci e utili. Fanie ha appreso da tempo la capacità di rigenerare le proprie ferite mediante l'uso di questi poteri sciamanici, ma durante i suoi lunghi studi ha potuto scoprire a sue spese come vi sia sempre qualcosa di inarrivabile o di incurabile. Nel tentativo, piuttosto estremo, di alleviare il proprio dolore interiore, si è spinta laddove le normali guarigioni non riescono ad arrivare, ottenendo il privilegio di risanare anche i danni causati da disastrose malie e illusionisti. Le sue cure sono frutto unico e solo della natura, quando vengono usate sono inconfondibili e non è raro che si sviluppino piccole piante o rampicanti che scompaiono dopo aver richiuso le lacerazioni. Abusare di tale potere, però, può essere estremamente pericoloso giacché il costo in termini di concentrazione e fatica è tanto maggiore quanto più grave è il danno da rimediare, sia esso al corpo o alla mente, e Fanie conosce bene quali siano i rischi di superare le proprie possibilità durante la battaglia. [Cura del talento di guarigione, fisica e psion, usabile a Basso, Medio o Alto]

Note:
Non avrei smesso di scrivere mai per questo post, mi sono dovuta imporre di dargli una conclusione... il ricordo che affronta Fanie è la mia seconda giocata sul forum "De Monarchia - Il giusto e lo sbagliato" ed i primi dialoghi e - in generale - l'ambientazione è ripresa proprio da quel ricordo. E' il più importante, è dove si decide il futuro, quello che sarà e che è diventata Fanie. E' dove lei ha scoperto, senza volerlo, di amare Raymond e continua tutt'ora ad inseguire quel sogno, quel bacio mai ricevuto, che forse non riceverà mai. Quando Ainwen la risveglia, proteggendola da Brogan le viene in mente che, se la ghierlanda era una prigione, forse può essere ricostruita: ne raccoglie i pezzi e prova a ricostruirli usando il suo seme rigenerante (lasciando ovviamente l'ipotetica) poi fa qualcosa che, sebbene possa apparire strano, per lei è perfettamente ovvio... corre verso Shakan e usa tutto il suo potere per lanciargli una bordata di cura psionica nel tentativo di spazzare via l'incubo che lo avvolge. Fanie è convinta che se riporterà Lucian alla ragione, donando lui il manufatto, egli sarà in grado di adempiere al suo ruolo -ed al nome che si porta dietro- sigillando di nuovo la triade per sempre.
Spero vi piaccia.

PS: per il mio feticismo nome canzone-momento, Rinascita l'ho messo perchè Fanie spera che Shakan torni in se e non abbandoni Lithien, che la faccia "rinascere". Si è una cosa da disturbati ma... hey! :Fanie:
 
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view post Posted on 24/6/2014, 16:12

Lamer
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La voce risuonava in tutta la sala. Una voce tetra che ricordava un incubo scaturito dal fondo dell'abisso più oscuro e con una volontà scandita alla perfezione da ogni parola che faceva raggelare il sangue. La triade si era risvegliata e tutto ciò per colpa delle loro scelte. Ang aveva fermato il suo colpo, ma Shakan era stato veloce e aveva distrutto ciò che aveva reso possibile la pace che aveva governato Lithien, almeno in superficie.

All'inizio Lhotar aveva guardato i tre guerrieri urlare e impazzire per poi diventare macchine al servizio della triade e ora sapeva che i quattro guerrieri di Basiledra erano l'unica speranza per tutti gli abitanti di Lithien, compresi i loro nuovi avversari che velocemente fecero la loro mossa, e come gli altri, anche il fiero nano cadde sotto l'influenza di quei tre esseri dotati di una forza sovrumana.

All'inizio non capì cosa gli stava succedendo. Gli parve che tutto intorno a lui si stesse modificando e infine si ritrovo automaticamente a pensare al giorno in cui la sua vera vita era iniziata e al motivo per cui aveva lasciato la sua patria.
Lo studio del priore era uguale a come se lo ricordava. I mobili, la scrivania, il calamaio e la finestra da cui sarebbe apparso Bolg. Nulla sembrava essere diverso da ciò che si ricordava, ma per la prima volta il prode Doppielame aveva paura di continuare a ricordare.

Quel giorno aveva ottenuto il battesimo e un corvo lo aveva portato da Caino per discutere di un ipotetica alleanza tra il suo clan e i quattro regni per unirsi contro la Guardia Insonne. Il suo desiderio si stava per realizzare e nulla sembrava essergli avverso.

Il nano si sorprese quando, assorto dei suoi pensieri, il corvo che lo aveva accompagnato gli toccò la spalla per indicargli di entrare, ma nel suo sguardo era cambiato qualcosa e forse il motivo era l'incrocio con gli occhi di Caino, il corvo più importante e potente di quei tempi.

Quando Lhotar attraversò la porta notò l'uomo seduto su una scrivania cosparsa di pergamene e di libri rigorosamente ordinati dove la penna usurata inserita nel calamaio era l'unica cosa che contrastava con la perfezione di quel posto. Il tavolino era di legno scuro, fabbricato indubbiamente da un abile falegname, con ornamenti che indicavano la sua probabile provenienza da oriente, come anche la librerie e i tappeti che adornavano la stanza.

L'unico spazio libero era il lato della finestra, che dava su un balcone abbastanza grande da poter ospitare tranquillamente una decina di cavalli e dove, dopo pochi secondi, Bolg prese posto iniziando a scrutare l'interno della camera dall'esterno. Alla voce del corvo il nano riprese a concentrarsi sul suo interlocutore. Caino aveva iniziato il discorso in modo insolito per uno del suo rango. Si era aspettato un atteggiamento di uno che non ha tempo, visto la quantità di fogli che aveva davanti, ma invece di chiedergli il motivo per cui un nano fosse lì, aveva domandato del drago che si era sdraiato sul balcone. A quel pensiero un sorriso comparve sul volto di Lhotar che cominciò a parlare:

"Se mi premette vorrei presentarmi meglio e poi spiegare sia la mia presenza che quella di Bolg, il drago mio compagno di viaggio. Il mio nome è Lhotar detto"doppielame", membro del clan Mars, insediato in una montagna situata in quelli che voi chiamate territori settentrionali, membro da due anni del consiglio dei dodici, l'organo politico più importante del mio popolo e per finire ambasciatore provvisorio del mio clan."

Aveva parlato con un tono autoritario che aveva scoperto di saper usare da poco. Di solito il nano era tendente a dire idiozie una in fila all'altra e a fare azioni che gli umani avrebbero considerato stupide, azzardate e infantili. Dopo aver fatto una breve pausa ricominciò a parlare.

"Sia io che Bolg ci troviamo qui per lo stesso motivo; proporre un alleanza tra il vostro regno, il mio popolo e un terzo alleato di cui vi parlerò se accetterete."

Lhotar si avvicinò al tavolo dove era seduto Caino, cercò di capire quale fosse la sua reazione a ciò che aveva detto, ma sembrava di guardare una statua e non un essere vivente. Il corvo non fece passare nessuna emozione o sensazione dai suoi lineamenti, anche i suoi occhi sembravano vacui, facendo si che neanche il più perspicace degli uomini potesse capire cosa stava pensando. A quel punto decise di giocare sul fattore sorpresa per poter confermare ciò che il corvo non lasciava trasparire dai suoi gesti o dal suo sguardo, quindi mise le mani sulla scrivania e ricominciò a parlare.

"Abbiamo deciso di proporre questa alleanza perchè sappiamo che siete in difficoltà. Sappiamo della vostra guerra che avete vinto, anche se a caro prezzo in termini militari. Sappiamo anche della tragedia dei DeLacronix e della destituzione delle famiglie del Sud e dell'Est, ma oltre a questo c'è un altra ragione perchè abbiamo deciso di agire solo ora... Noi abbiamo un nemico comune, la Guardia Insonne..."

Lhotar fece una pausa: Sapeva che ciò che avrebbe detto avrebbe potuto cambiare le carte in tavola di quella partita che iniziava a svolgere a sfavore del regno. Se avesse convinto Caino ad accettare l'alleanza la probabilità di recupero dopo la guerra per il regno sarebbe stata più veloce e in caso di attacco sarebbero stati più forti. A quel punto ricominciò a parlare abbassando la voce, rendendola quasi un bisbiglio:

"Abbiamo spiato alcuni movimenti dell'organizzazione e abbiamo notato che è da prima della vostra guerra che nei loro territori alcune truppe si iniziavano a muovere, ma in passato era già successo e non ci abbiamo fatto molto caso, ma il giorno prima della mia partenza e della decisione che il mo popolo a preso, un membro della Guarda Insonne ha ucciso dei componenti del mio clan. Se si sono spinti fino a noi,nel cuore di una montagna potrebbero essere ancora più pericolosi per voi che non avete tonnellate di roccia a difendervi. Ora in nome del mio popolo ti propongo questa alleanza. Se accetterai ti spiegherò nei dettagli in cosa consiste, cosa riceverete e il chi sono gli altri partecipanti a questa alleanza. Ti do qualche minuto per pensare, ti aspetto sul balcone per darmi una risposta."

Lhotar fu veloce ad uscire aprendo la porta finestra che dava sul balcone. Appena fu fuori, accostò l'anta e si mise di fianco a Bolg, che guardandolo, gli fece capire di aver sentito tutto. Intanto che il nano si accendeva la pipa freneticamente, preso dalla tensione che aveva represso, il drago disse:

"Pensi che accetterà?"

"Deve accettare, ne va del destino del mio clan."

Fu a quel punto che la sua memoria vacillò e qualcosa dentro di lui gli fece ricordare la paura iniziale che aveva sentito scaturire all'inizio del suo ricordo. In quel esatto momento il priore uscì sul balcone dove sia il nano che il drago aspettavano la risposta desiderata, ma che non arrivò.

Velocemente il priore corse verso Bolg colpendolo all'altezza del mento per poi soggiogarlo con una qualche magia. A quel punto lo sguardo di Lhotar si perse nel vuoto. Non sapeva come descrivere ciò che provava; paura? Terrore?Frustrazione? Probabilmente tutte le emozioni negative del mondo lo stavano invadendo mentre il drago si rialzava e fissava il suo vecchio compagno profondamente, studiandolo come un cacciatore fa con la sua preda, ma i suoi pensieri tornarono a concentrarsi sul priore che intanto aveva cominciato a parlare.

"Noi non abbiamo bisogno di un gruppo di deboli nani e ci sbarazzeremo subito di loro, ma il tuo drago potrebbe tornarci utile. Ora riposa in pace."

Bolg si scagliò contro Lhotar senza indugio con una ferocia tale che anche il più impavido guerriero sarebbe fuggito, ma qualcosa obbligò il nano a rimanere fermo e ad aspettare la sua fine. Fu a quel punto che sentì dentro di se una presenza pacifica e ristoratrice e chiudendo gli occhi vide la figura dell'oracolo.

In quel momento gli sembrò di sognare, di essere in un altro mondo dove nulla andava contro le sue idee. Vide un mondo dove qualunque essere senziente andava d'accordo, dove le guerre non esistevano da migliaia di anni e dove ne odio ne rancore tartassavano il cuore degli uomini. Quello era il suo sogno e sapeva che qualunque cosa fosse accaduto non avrebbe mai rinunciato a quel piccolo desiderio. Fu in quel momento, quell'attimo fatale dove la mente pensa già alla morte che una frase uscì dalla bocca del nano. Una frase ovvia, ditte sotto voce, ma piena di significato.



"Un giorno i sogni finiranno, ma non è oggi quel giorno e io farò diventare quel sogno una realtà prima che scompaia."

Fu a quel punto che il Doppielame riaprì gli occhi e schivò rapidamente l'attacco del suo compagno per poi estrarre l'arco e scoccare una freccia in direzione di Caino. Il priore non ebbe difficoltà a pararlo, ma immediatamente sciolse il suo sortilegio su Bolg e iniziò a parlare.

"Nano, a quanto sembra mi ero fatto un idea sbagliata sul vostro conto, hai dimostrato di essere più forte di quanto mi immaginavo. Siate accolti nei quattro regni, ma sappiate che il tradimento non sarà ammesso. Sappiate, infatti, che il regno avrà sempre più forze di quelle che voi possiate immaginare."

Fu a quel punto che Lhotar riaprì gli occhi e si ritrovò nel presente. All'inizio rimase spaesato, ma velocemente si ricompose e guardando gli altri capì che anche a loro era toccato il suo stesso destino, quel destino che gli aveva fatto capire che la sua strada era ancora lunga, ma che non era impossibile.

Fu a quel punto che la pipa iniziò a generare un fumo denso che velocemente salì verso l'alto per poi ricadere sui suoi beragli sotto forma di cristallo, e come già aveva sperimentato meno di un giorno prima, la sua testa iniziò a girare e a capire meno di quello che avrebbe dovuto, ma il nano sapeva che un attacco non sarebbe mai bastato contro i tre. Voleva fermarli, impedirgli di fare ciò che voleva la triade e gli avrebbe anche riempiti di botte pur di riuscirci.

Fu per questo motivo che il Doppielame puntò Irwing con tutte le sue forza e con le spade in mano si avvicinò correndo creando due fendenti diretti alle gambe del bastardo Alastor. Sperava di fermarlo e visto che lui non era bravo a usare gli attacchi mentali, quello fisico era l'unica scelta rimasta. Forse quel giorno Lhotar sarebbe diventato qualcuno, forse, lottando per altri, il nano del nord sarebbe diventato un eroe.



Corpo :-danno all'avambraccio sinistro
Tot: (2\16)
Mente : - confusione per via della pipa
Tot (2\16)
Energia rimanente: 40%

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + 1 cs in forza =2 cs
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x12)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.
Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:

Destrezza nanica (I): Variabile di natura fisica, provoca danni fisici
Lhotar potrà compiere in simultanea due attacchi portati con delle armi (anche frecce) di potenza complessiva pari al consumo. consumo medio

Medio + Autodanno Psionico Medio rappresentato da un senso di forte deconcentrazione; aspirando dalla Pipa e sputando verso il cielo il suo contenuto, il possessore dell'artefatto potrà creare degli spuntoni di fumo che si cristallizzeranno nel cielo e cadranno come gocce di pioggia verso il nemico. La tecnica va considerata come un Alto ad area di natura magica, che causa danni Medi.


Attive dal turno precedente:-



Riassunto:
Praticamente Aiwen ci difende dalla psionica con una tecnica ad area e risvegliato dal ricordo uso l'attacco ad area del mio incanto e infine attacco irwing con la personale a consumo medio.

Note: Nulla da dire, tranne che c'è epicità a palate in questa quest

 
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view post Posted on 24/6/2014, 21:43
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Eccola la verità, quella che aveva tanto cercato e che voleva conoscere. La verità che non si sarebbe mai aspettata. Il suo viso si deformò in una smorfia di orrore mentre scopriva che, ancora una volta, non vi erano una vittima e un colpevole. Solamente i più forti e i più deboli, gli ingannati, gli oppressi. Solamente i lungimiranti e gli ingenui. Guardò Shakan con lo stesso dolore di poco prima, ancora più acuto, quasi al punto di toglierle il respiro. Avrebbe voluto tendergli una mano, prenderla nella propria, cercare di dargli quel poco conforto di cui era ancora capace.
E invece, all’improvviso, ascoltando le parole della Triade, ripensò al proprio passato. Il capo che lentamente si sollevava e si reclinava all’indietro, folgorata da un ricordo che aveva cercato di dimenticare. Il ricordo che rappresentava tutto ciò che aveva perso, tutto quello che avrebbe potuto essere ma che lei aveva rifiutato.

Ricordi Ainwen?
Erano sedute davanti al grande camino, nella sala dei banchetti. Il vento ululava forte fuori dalle finestre e la neve si scioglieva tristemente sui davanzali. Ma sembrava accadere immensamente distante da loro. Erano una di fronte all’altra, le mani nelle mani, le gonne di velluto che si mescolavano come la terra quando si congiunge al cielo. Lei, con i capelli rossi che le scivolavano sulle guance e gli occhi azzurri scintillanti di gioia. Lei, con le mani tese dentro quelle della donna, la testa china in avanti a sfiorare quella dell’altra. Di sua madre.
Ricordi? Eravate felici.
Si sorridevano, parlando del giovane che era appena venuto a chiedere la sua mano. Il fuoco proiettava riflessi scarlatti che parevano accentuare il suo imbarazzo. La donna aveva i suoi stessi capelli ramati, sebbene i primi fili bianchi avessero iniziato a spegnerli. Le sue mani, nonostante le molte gravidanze, erano ancora sottili e prive di rughe. Guardava la sua prima figlia femmina con l’orgoglio che ogni madre vorrebbe avere. Attorno a loro i servi imbandivano la tavola per l’ospite, per il cavaliere scintillante che aveva affrontato l’autunno solo per conoscere la fanciulla dai capelli di fiamma. Le loro bocche si muovevano in un dialogo muto. Lo ricordava. Ogni singola parola.
Ti piace? È un bel giovanotto.
Ma sarà anche valoroso?
Davvero lo domandi?
La risata a fior di labbra. Le fronti che si sfioravano.
Sei così bella figlia mia.
Tutto era così bello, tutto quanto.
Tutto, nell’ultimo dei suoi ricordi prima della fine.
Ma non tu, non è vero Ainwen? Tu non eri bella. La tua anima non lo è mai stata.
Già. Ora lo ricordava con chiarezza, con i contorni ancora più netti, come se qualcuno avesse voluto realizzare un affresco di quel momento. Ricordava il suo viso rabbuiarsi. Ricordava le lacrime solcare i suoi occhi mentre confessava di essere spaventata del futuro, di voler sapere cosa sarebbe stato della sua vita, di volere più di quella quotidianità. Mentre abbracciava la madre e premeva il viso contro il suo petto. Perché voleva conoscere, vedere il mondo oltre le nevi, le dame della Capitale. Voleva sapere se le fiabe che aveva udito fossero vere, se un giorno sarebbe stata felice.
Un desiderio così ingenuo. Così sbagliato.
E ricordava il corpo della donna irrigidirsi. Il proprio viso levarsi lentamente verso quello di lei e leggervi un odio profondo, inestinguibile. Questione di secondi, troppo pochi, prima che quelle stesse braccia accoglienti la spingessero all’indietro dentro il fuoco. Prima che le fiamme la ghermissero, spegnendo per sempre i suoi occhi. Prima che il suo grido di terrore annullasse il colore del suoi capelli.
E’ così che è stato, non è vero? Non c’è stato nessun Mercante venuto da lontano. Sei stata solo tu, piccola sciocca, stupida ingenua. Non hai mai voluto vedere cosa si nascondesse dietro il tuo mondo di bambina. Dietro la donna che avrebbe dovuto amarti.

6rBRHa7

Lo stesso grido risuonò nella stanza, mentre l’Oracolo cadeva in ginocchio, le mani ad artigliare le guance, lacrime bollenti che le rotolavano nel naso. La bambola scivolò morbidamente a terra, a rivolgere una muta preghiera verso il soffitto pallido di quella stanza.
Ad Ainwen parve che la sua mente fosse sul punto di frantumarsi come il cristallo. Tutto, dall’inizio del suo dolore alla motivazione della sua ricerca, stavano perdendo di significato. Tutto, solo perché lei aveva negato come fossero andate veramente le cose.
Davvero?
Eppure. Quelle mani sul suo viso. La sensazione di sprofondare nel vuoto, nell’infinito, mentre il tempo le scorreva davanti rapido come una freccia. Quelle parole sussurrate da una voce estranea all’orecchio.
Davvero?
La neve gelida sulle guance quando aveva aperto il portone. Il suono dei suoi passi attutiti dalle pietre. La consapevolezza di essere sola davanti alla decisione, la sensazione che il cuore volesse risalirle tra le labbra.
Era tutto così vivido, così reale.
Il tuo odio.
Quell’odio tanto profondo da averla quasi distrutta. Non l’odio verso una famiglia cieca, incapace di comprenderla. Ma l’odio verso un uomo solo, quasi impossibile da sopportare. Verso.
Verso.
Yu Kermis.
Improvvisamente il dolore cessò, così come era iniziato. Improvvisamente il suo corpo parve riemergere dalle fiamme, come se la scena stesse procedendo a ritroso, il mosaico scomposto dei suoi ricordi parve ritrovare il proprio ordine. La cena fu imbandita, la giovane Ainwen sorrise all’uomo che un giorno l’avrebbe posseduta come un oggetto. Il futuro Oracolo desiderò la libertà, la conoscenza. Ma non lo disse ad alcuno. I suoi occhi scintillarono alla luce delle candele. Qualcuno bussò al portone, richiamando la sua attenzione. Un predatore attirato dal grido del suo desiderio. E lei si avventurò, sola, lungo il corridoio dove avrebbe incontrato la sua fine. Un giorno sarebbe partita, un giorno avrebbe sognato di tornare e di dimostrare a tutti il proprio valore.
Un giorno avrebbero pianto nel vederla inoltrarsi nella tormenta. Ma non quel giorno.
Si alzò, le gambe ancora tremanti, la bambola penzoloni in una mano, le tracce salate delle lacrime a disegnare una ragnatela sul suo viso. Si sentiva in frantumi, eppure quando parlò la sua voce risuonò nell’intera stanza. Era una voce carica di potere.



Come vi permettete di corrompere ciò che è ancora puro?
Il fremito di rabbia tra le sue parole, le labbra strette quasi sputassero veleno.
Cambiate il ricordo perché non avete potere sul vostro destino”.



Guardò verso il varco dorato, verso il mondo di delirio in cui quei mostri erano rimasti rinchiusi. Non importava quanto potessero essere potenti. Aggrottò la fronte e lo sguardo di porcellana si posò sui suoi compagni. Su Shakan, che aveva tanto desiderato salvare. Su Irwing, che aveva già sofferto troppo. Su Kresiler, che aveva portato sulle spalle il fardello della vendetta.
Sospirò. Non avrebbe alzato nemmeno un dito contro di loro, non più.
Con pochi passi decisi si diresse verso il confine che separava un mondo dall’altro. Un vento invisibile le fece vorticare i capelli attorno al viso, ma non vi fece caso. Trattenendo il fiato, come se stesse per tuffarsi nell’acqua, passò da un mondo all’altro. La bambola si guardò indietro per un istante, come a dare un ultimo saluto.




Perchance to Dream

Cs. 4.[Astuzia] 1.[Intuito]*
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Medio x1) - (Medio x1) - (Mediox1) - (Alto x2) - (Altox1) = 28%
Fisico. Danno Medio alla spalla
Mente. Danno Medio

Armi. Coltello



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Effetto attivo del talento Stratega: spendendo un consumo Alto di energie il possessore del talento sarà in grado di schermare la propria mente dalle offensive del nemico. Che lo faccia facendo leva sul proprio acume, sulla propria follia o sulla propria fede incrollabile, non ha importanza ed è totalmente personalizzabile. Questa tecnica ha il valore di una difesa di natura psionica di potenza Alta. La tecnica può essere utilizzata anche ad area, per proteggere se stesso e tutti i propri alleati contemporaneamente; in tal caso ha potenziale difensivo di un livello inferiore.

.Riassunto.



Sostanzialmente, Ainwen difende dall'influenza psionica sia se stessa che tutti i propri compagni grazie alla tecnica che le deriva dal dominio.
Il ricordo corrotto riguarda l'ultimo istante di vita "normale" prima che al suo palazzo giunga Yu Kermis. Ainwen per un attimo crede di essersi inventata il Mercante per rimuovere un gesto compiuto dalla madre.
Infine compio il gesto più folle della mia carriera di GdR ed entro all'interno del mondo della Triade. Non ho descritto cosa vi sia, ma il mio intento sarebbe di poter sferrare almeno un attacco (spero sia un'azione possibile).

.Altro.



Tremo ç_ç

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 26/6/2014, 00:29




Stava ancora aspettando.
Aveva tra le mani ciò che rimaneva del sigillo della Triade, eppure ancora aspettava. Cosa, però, non lo sapeva. Si era soltanto aspettato di riuscire a risolvere quella disputa, prendendo tra le mani l'oggetto del desiderio, ma l'ira di Shakan era stata incontenibile. Come una furia aveva estratto Cupiditas e, come una volta in una piazza sperduta di Basiledra, l'aveva rivolta verso di lui. La lama aveva attraversato l'aria, lacerando lo Scettro dei mondi che tanto aveva odiato tra le mani del monaco, senza nemmeno preoccuparsi della sua incolumità. I due frammenti erano caduti a terra, come due amanti divisi all'altare, piangenti.

Sopra l'altare un circolo dorato fiorì di colpo, come se non aspettasse altro per farsi vedere, ed Aang seppe che avevano fallito. Non solo Irwing, non solo Kreisler, non solo Ainwen, non solo Fanie, non solo Lothar.
Non solo Shakan, tutti loro avevano fallito, condannando il mondo a nuove tenebre. A nulla valsero le parole di Shakan, che tentava di giustificarsi agli occhi di se stesso: il dolore sul viso di Irwing era troppo autentico, troppo genuino perchè potesse ancora dubitare. Quando la voce della Triade iniziò a invadere la stanza e le loro menti, era già troppo tardi. Shakan e Irwing iniziarono ad urlare, e ad Aang sembrò di cadere indietro, in un pozzo oscuro più profondo dell'Abisso.

...

Ricordava...
Aang ricordava...

Il polveroso pavimento di una piazza solitaria divideva lo Spettro dal Monaco, tesi per un momento ad annientarsi a vicenda. In bilico tra intenzione e azione, avrebbero voluto interrompere quel duello e spiegarsi con le sole parole, ma sapevano che non sarebbe stato abbastanza. Aang continuava ad avanzare, la mente distrutta da ciò che aveva visto: l'ultimo scontro tra Shakan e Rainier, e i rischi che aveva corso, sconvolto e diviso tra il Regno e il giogo dei Corvi. Tuttavia il giovane monaco non voleva arrendersi, ancorato ad un ideale di giustizia che il suo amico non riusciva a capire. Così colui che era stato Lucian aveva oscurato la sua vista, quasi metafora di un mondo pieno di dubbi e priva di ogni certezza, e colpì.

Alzò Cupiditas, silenziosa e invisibile nella nebbia, e calò l'elsa sul collo del monaco come un boia efficiente. Aang cercò di difendersi, di parlare, di accennare qualcosa, ma semplicemente fu troppo lento. Una scarica di dolore attraversò il suo corpo come un fiume in piena, e per qualche secondo sentì solo il grezzo pavimento sfregargli contro la guancia nuda. La nebbia sembrò diradarsi attorno a lui, e la luce del Sole gli fece socchiudere gli occhi. Un'ombra conosciuta però lo riportò lentamente alla realtà: Shakan si stagliava su di lui come farebbe un predatore con la sua preda. Poteva leggere in quegli occhi tutta la sua furia, poteva vedere in quelle mani il tremore di un dolore a stento trattenuto. Le sue parole furono come frustate alle orecchie di Aang: in quel momento seppe di aver perso.
Un combattimento. Un amico. Un ideale.

Cupiditas si alzò ancora una volta, con la lama stavolta rivolta verso di lui. Shakan gli porse parole di scusa, anche se i suoi occhi rimasero vuoti mentre parlava. Era come se parlasse a un fantasma, qualcuno che era già morto e non meritevole di parola, e non un amico che giaceva morente ai suoi piedi.

« Farò che tu non ripeta i miei errori. » sussurrò nel silenzio della piazza.
« Questa volta per sempre. »

Cupiditas scese come un fulmine, ed Aang chiuse gli occhi.

.

.

.

Ma non accadde nulla.
Aang aprì gli occhi, sconvolto da quello che era appena successo. Tuttavia ciò che aveva davanti gli spezzò il cuore oltre ogni limite: Shakan era in ginocchio accanto a lui, la spada a terra lì accanto, scosso dai singhiozzi. Il Fantasma lo guardò attraverso il suo unico occhio, piangendo lacrime amare. Tentò di parlare, ma non ci riuscì. Dovette distogliere lo sguardo dalla spada e dal suo amico, prima di trovare il coraggio per farlo.

« M-mi dispiace, Aang. Mi d-dispiace, non... n-non volevo che finisse c-così. »

Il monaco sospirò di sollievo, lasciando che tutto il dolore e la sofferenza di quello scontro lo abbandonasse come se non fosse mai esistito. Shakan si chinò su di lui, curando la ferita al collo con un tocco delicato, indegno dell'uomo vendicativo che era stato un attimo prima. Aang sussurrò qualcosa, ma si sentiva ancora troppo debole per parlare.

« A-andiamo? »

Lo Spettro sorrise e lo aiutò ad alzarsi, reggendo il suo peso incerto.

« Si, andiamo a salvare questo Regno. »

...

Si, salviamo questo Regno.

Aang battè le palpebre più volte per assicurarsi di avere il pieno controllo del suo corpo. Strinse le dita con forza sul suo bastone.

Salviamo Lithien, Shakan.

Vide Fanie correre verso di lui e inginocchiarsi ai suoi piedi con i resti di ciò che aveva impedito ai Saggi di tornare in quel mondo. Nel momento in cui i viticci iniziarono a tentare di ricostruire il sigillo, Aang capì cosa stava facendo la sua amica e cosa fare per aiutarla. Li avrebbe tenuti lontani con tutte le loro forze, anche facendo loro del male se necessario. Non era arrivato fino a quel punto senza dover fare sacrifici, e qualche bruciatura era uno scambio più che sufficiente per riportare quei demoni nell'abisso da cui erano stati partoriti.

Prese un profondo respiro, sentendo il suo corpo che veniva dilaniato a metà dal potere che aveva osato accumulare. Tutti i tatuaggi sul suo corpo si accesero di una luce innaturale, rendendolo simile ad una creatura ultraterrena. I tatuaggi a forma di freccia canalizzarono il Flux nella sua mano destra, attendendo solo un segnale da parte del Manipolatore. Dalla mano sinistra, invece, la Maledizione di Neiru iniziò a gocciolare veleno come se non aspettasse altro che entrare in azione. Dovette attendere ben poco.

In un urlo che erano due, le due parti del potere di Aang si scatenarono contro le reincarnazioni dei Saggi, tenendoli lontani da loro mentre ancora cercavano di prendere il controllo. Il monaco non pensò a quello che stava facendo, al fatto che stesse provando a ferire persone che non avevano colpe in quella storia, ma era giunto il momento che temeva. L'attimo in cui rischiare gli altri per ottenere tutto.
Il potere che aveva scatenato cessò, facendolo sentire nudo e stanco come se non fosse un uomo ma una larva pronta a morire.

Si appoggiò al bastone, respirando affannosamente.

Ti prego, fa che funzioni!




Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 5 (2 in Tenacia; 2 in Costituzione; 1 in Intuito)
Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~ Mortale 80%

Energia attuale: 15%
Consumi utilizzati: Medio (10%) + Alto (20%)

Condizioni fisiche: Danno Basso da taglio al fianco sx. Danno Basso da contusione alla mano sinistra. Danno Medio da affondo all'addome. Danni Bassi da taglio alla schiena.
Condizioni mentali: Illeso.

Bastone del Manipolatore: mano destra.
Balestra: 14/15 - assicurata alla cinta.



Passive in uso:

CITAZIONE
Riassunto Passive
Studio: Passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% di energie. + Passiva personale, resistenza alle condizioni ambientali e alla fatica. + Passiva personale, difese a 360° uguali al consumo + Amuleto dell'Auspex, percepisce le auree attorno a lui. + Discendenza arcana, guadagna 2 CS in Intuito ogni volta che un avversario usa una tecnica magica. + Prime due passive dominio Guaritore, guarigioni pari al consumo e possibilità di curare corpo e mente.
L'Immortale indica la via: Sopportazione di due mortali psionici + Immunità al dolore psionico.
Le braccia della mamma: Difese inconsce.
Il bacio della mamma: Guadagna 2 CS in Prudenza ogni volta che usa una tecnica di cura.
???: Le offensive ad area sono di livello pari al consumo.

Attive in uso:

CITAZIONE
Manipolazione Qi Discipline dei Maestri
Una volta superati tutti gli esami e le prove fisiche, ogni Esperto viene insignito del titolo di Manipolatore e gli viene consegnato il suo bastone, simbolo del superamento dell'addestramento e del suo rango all'interno del Monastero. A questo punto, ogni manipolatore ha davanti a sè due strade da imboccare: quella del monaco errante, girovagando per Asgradel per affinare e migliorare le proprie capacità con l'ausilio di esperienze impossibili da ottenere al monastero, e quella di provare l'ingresso nei Qi Jia, i veri Maestri di Sōngshān e gli unici che possano insegnare agli allievi. Inutile aggiungere che sono pochissimi coloro che possono fregiarsi di questo titolo: in genere da una classe di una decina di Esperti solo uno o due elementi avrà le doti per continuare la sua strada come Qi Jia mentre gli altri - perchè così hanno scelto o perchè non ne hanno le capacità - scelgono di diventare monaci erranti. Lo status di Maestro non deve però trarre in inganno: ognuno degli insegnanti continua il suo percorso di miglioramento personale, discostandosi ancora di più l'uno dall'altro e diventando vere e proprie fortezze isolate nel cammino del Flux. Solo una disciplina li mette tutti in comune: la Manipolazione Qi. Essa potrebbe essere vista da un profano come la creazione di nuovo Flux in un punto, causandone la saturazione e l'esplosione, ma la realtà è molto più complessa: il monaco usa la sua manipolazione per attirare tutto il Flux vicino in un dato luogo fino a causarne il punto di rottura e la detonazione. Ogni Qi Jia con un minimo di esperienza è in grado di farlo: gli basta spendere un consumo Variabile di energie per causare danni da ustione a tutto ciò che viene colpito dall'esplosione. Ma la manipolazione Qi non si ferma qui: dopotutto è l'arte padroneggiata da chi ha raggiunto il rango di Maestro. Con un consumo Basso, per esempio, si potrà ridurre l'esplosione ad una piccolissima area, ideale per spezzare la concentrazione del nemico e confonderlo; con un consumo Medio invece si potrà concentrare il Flux in una mano o in singolo dito, dirigendone l'onda d'urto verso il nemico per sbalzarlo indietro con violenza; infine, con un consumo Alto i più esperti tra i Maestri potranno concentrare il Flux in un unico punto, ad una minima quantità dal punto di deflagrazione: nella zona scelta si formerà una piccola sfera luminosa, che apparirà quasi innocua a chi ne ignora la potenza, cioè finchè il Qi Jia non deciderà di farla esplodere, con gravi conseguenze per il nemico.

[Pergamene Dominio delle esplosioni, Sordo, Lampo di luce e Trappola temporale.]

CITAZIONE
Fiume del Fato Usi e Tecniche
Il Flux rosso è una manifestazione difficile da spiegare: presente originariamente in natura, fa parte del flusso che scorre dalla vita alla morte e viceversa. Tuttavia il suo uso e la sua sola presenza è estremamente fastidiosa per gli esseri viventi, come se fosse qualcosa a loro estraneo. Inizialmente Aang pensava di non doverlo usare se non in rari casi, visto anche le fitte che gli provocavano i tatuaggi quando era costretto ad irrorarli di energia, ma con il progredire delle sue abilità il giovane si è reso conto che piegarne il potere ai suoi scopi gli ricorda le sue responsabilità con il vigore che gli serve per spingersi oltre i suoi limiti. L'uso del Fiume del Fato è pericoloso, ma indubbiamente utile in molte situazioni: per esempio con un consumo Medio di energie il monaco riuscirà a scomporre il suo corpo in una sottile polvere rossa, sfuggendo quindi a qualunque offensiva tenti di danneggiare il suo corpo materiale, per riapparire poi completamente illeso. Usando il Flux rosso allo stesso modo, ma contro il nemico, Aang sarà in grado di ferirlo in diversi modi, causandogli ferite da necrosi con un consumo Variabile delle sue energie: gli esseri angelici in particolare aborriscono questo potere, tanto che se usata contro di loro la tecnica salirà di un livello. Ma il Flux rosso può essere usato anche per scopi più nobili, anche se meno evidenti: Aang - grazie ad un consumo Medio e per la durata di due turni - potrebbe usarlo per attirare su di sè il disgusto e la rabbia di un bersaglio, distogliendo così la sua attenzione dalla persona o dal gruppo di persone che il monaco vuole proteggere e cagionandogli un danno psionico Basso.

[Personale, natura magica, difesa assoluta [3/10] + Pergamene Dominio del male e Provocare.]

Azioni:

Aang rivive il ricordo del suo combattimento contro Shakan, avvenuto a Basiledra, salvandosi in extremis da un evolversi degli eventi che non gli è favorevole. Ritornato in sè dopo la difesa di Anna, vede che Fanie sta provando a risistemare lo scettro e allora decide di difenderla, attaccando i tre (Shakan, Irwing, Kreisler) con un Medio di Dominio del Male e un Alto di Dominio delle Esplosioni. Ricordo che sono entrambe variabili offensive ad area e che entrambe godono della mia passiva che rende le tecniche ad area pari al consumo speso.

Note:

Uff, uff, ce l'ho fatta! :v:
A voi!

 
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view post Posted on 29/6/2014, 23:05
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Nei rintocchi della pietra si concentrava tutta l'ansietà di quella rincorsa.
Una mano che scivolava sull'altra, come l'ebrezza di un sogno tanto rapito da non sembrar tale. Una realtà infranta, rimarginata da urla, emozioni ed aberrazioni coscienti quanto la paura di un male peggiore.
Così i loro cuori rimbalzavano l'uno sull'altro. Battibeccavano con rimbombi reciproci, finendo per coprirsi a vicenda o rincorrersi, esattamente come facevano i loro corpi. La donna teneva la mano pallida e sinuosa dietro di se, stringendo un palmo tozzo e calloso, oltre che vecchio e rugoso.
Un palmo quasi spento, che non sembrava credere nemmeno che, dopo tanto tempo, qualcuno avrebbe potuto condurlo da qualche parte.
Qualcuno avrebbe potuto fidarsi di lui.
D'altronde, nemmeno lui si fidava più tanto di se stesso.

« Forza, da questa parte »
Ecatherine pareva rinata. I capelli le scivolavano umidicci sul volto, stendendosi in forme circolari oltre la fronte umida. Arrancavano, vibrando nel vento di quel piccolo forte come se si stendessero su di una massa di pensieri illuminati. Era l'ebrezza della volontà, il candore di una speranza che si agitava all'infuori dell'animo. Finanche nelle pareti e sul corpo suo morbido, che aveva trovato la forza si scalare quel monte di astrattezza e timore, si notavano le vibrazioni del suo animo, diviso tra il patema per ciò che non le era noto e la preoccupazione per ciò che avrebbe potuto esserlo.
Sentiva la verità parlargli da una dimensione ultraterrena. Sentiva fiotti di velleità sgorgarle dal nulla ed urlare di un male prossimo, ignoto e primordiale. Gli stessi spiriti che era abituata a comandare le rispondevano atterriti in un giudizio prognostico. Lei, che governava il mondo dell'ignoto, temeva - proprio per questo - ciò che sarebbe potuto essere. Proprio perché poteva leggere il domani; proprio perché poteva parlare nel tempo e nello spazio di quel male prossimo. Proprio per questo, poteva temerlo.

« Perché siamo qui, si può sapere? »
D'altronde, l'altro poteva capire meno. Il Doctor, alla fine, era un uomo anziano con tanti timori alle spalle. Aveva remore di una storia che l'aveva travolto e ne aveva reso protagonista di meschinità non indifferenti. Eppure, si era rialzato come nuovo attore del futuro, sfruttando tutto il proprio sapere per il bene della sua gente. Benché, per farlo, non avesse disdegnato turpi sacrifici.
Una causa superiore che gli aveva dannato l'anima e - con essa - tutta la sua natura. La sua famiglia e finanche suo figlio, per il quale - benché non si scorgesse - tutto aveva fatto. Tutto aveva voluto fare. Per questo ella l'aveva trascinato con se. Per questo l'aveva voluto al suo fianco, quando fossero giunti sul posto.
« Kresiler potrebbe essere in pericolo. » "Come tutti, d'altronde" pensò Ecatherine, mentre parlava al suo accompagnatore.
« Mio figlio è forte, strega » ribatté ansimante, Eyden Valrafkan - detto il Doctor « molto più di quanto lo possa essere io. »
« Come potrei essergli di aiuto? »

« La Triade degli Obliati, Dottore » disse lei, sentenziando quelle parole con un lascito di orrore « la Triade sta tornando. »
Seguì un intero minuto di silenzio tombale. L'uomo cadde in uno sconforto acuto, che gli portò a prostrare gli occhi ovunque, meno che sul volto di lei. Cercava conforti e risposte che non avrebbe trovato mai; cercava il coraggio di attutire un colpo meschino, ma che gli faceva scivolare lacrime amare oltre la soglia delle proprie palpebre. « N-no, Kreisler e Lucian non permetterebbero mai che...! »
« Io sento molte cose, Dottore » disse lei, tenendosi il petto con le braccia « sento gli spiriti parlare e spesso chiamare l'energia dei mondi che vivono oltre il velo del nostro. »
« Li sento urlare di paura e sfuggire da un male che avevano temuto per secoli. »

Fissò il vuoto, rapita dall'ennesimo ululato di velleità.
Lo percepì solo lei, evidentemente, stretto com'era tra ombre incantate ed infatuate di domini paralleli. Ma fu sufficiente a farla tremare nervosamente.
« Sento che chiamano la Triade, invocando paura e perdono per quanto accadrà » balbettò ancora, spaventata. « La Triade sta tornando, non ci sono dubbi. »
« Allora hai ragione, strega » disse il Doctor, tenendosi con forza sul proprio bastone di legno « noi dobbiamo essere al suo fianco. »
Concluse e scattò, con insperato vigore, oltre il passo di lei. Poi si voltò, tendendole la mano.
Entrambi loro tenevano a qualcuno ed entrambi mettevano da parte la propria natura, per ridare speranza alla vita.
Era un fardello pesante, che reggevano per amore di Kreisler. Eppure, insperabilmente, decidevano di dividerselo in due.
Echaterine sorrise, come non sorrideva da anni. Una lacrima amorfa discese dal volto; afferrò la mano callosa di lui e riprese il passo, velocemente.
« Andiamo » commentò.

__________________________________________________

Quando giunsero nella stanza, però, le loro certezze si ridimensionarono.
I quattro guerrieri scegli da Shakan si ergevano sulla soglia di un'apocalisse. Tendevano le braccia per protrarsi contro un demone di cui - però - a stento riconoscevano la potenza. Shakan, Irwing e Kreisler erano sparsi intorno all'altare, contorti di un male che li tediava. In ginocchio, quasi, si tenevano la testa, mentre qualcosa cercava di entrare nelle loro menti - di controllarli e di farli propri.
Oltre di loro, in alto, si ergeva un portale vorticoso, dal quale fuoriuscivano lamenti, turbe, spiriti ed energie.
Chiunque avesse visto quella scena, avrebbe riconosciuto la caduta dei valori in quegli occhi spauriti.
La morte, nel senso più astratto possibile.

« Soffrono » disse Ecatherine, quasi disperata « stanno soffrendo! »
« La Triade cerca di controllarli, ovviamente. » Diversamente, il Doctor si sforzò di mantenere una freddezza quasi invidiabile. Il pugno si stringeva attorno al bastone di mogano, scaricando ogni frustrazione e tremore sul legno già provato. « Non potendo agire con un corpo fisico in questo mondo, la Triade si sforza di cercare degli araldi da far propri. »
Ecatherine tenne il volto sullo sfondo; scrutò tutta la scena e rivide gli occhi lividi di terrore e rabbia di Kreisler e Shakan. Entrambi lottavano contro qualcosa, frapponendo la propria volontà contro una forza cui era impossibile dare un nome. Eppure, sembravano tener salde le proprie virtù in modo diametralmente opposto. Kreisler chiamando a gran voce tutti i propri valori; Shakan, invece, ricercando quei pochi che gli fossero rimasti.
« E' un potere troppo grande e misterioso; non so davvero come potrebbero resistergli. »

Ecaterhine fissò il Doctor un'altra volta, poi parlò. « Nell'unico modo possibile, Dottore. »
« La Triade agisce come uno spirito in questo mondo, ormai » aggiunse, scivolando con le mani sul vuoto, simulando un velo sottile di nebbia « si frappone tra il corpo e la coscienza, stimolando l'unica energia che non sia troppo dissimile dalla sua stessa natura. »
« L'anima. » Poi, indicò Kresiler: il suo corpo non sembrava battersi fisicamente contro qualcosa, quanto - piuttosto - resistere a bassi istinti o volontà più turpi. Dannarsi contro il proprio io interiore.
« Fanno forza sulla loro volontà, lasciando che l'anima di ciascuno di loro li accetti entro i loro corpi » aggiunse, sconsolata « in modo da controllarli. »
« L'unico ostacolo a questo controllo è, appunto, la loro forza d'animo. »
Stette in silenzio qualche altro istante. « Chi di loro non avrà sufficienti motivi per resistere, si reincarnerà come nuovo Obliato su questo mondo. »
E non c'è davvero nulla che noi potremmo fare.



littleqmpointwinterreis

Attendete il post di Bastard de la nuit dopo il mio, poi seguirà un mio nuovo terzo post, nel quale avrete tutte le indicazioni. Un poco di pazienza.

 
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Bastard de la Nuit
view post Posted on 2/7/2014, 10:50




Abbassò lo sguardo sulla propria mano, sotto quel globo nero e ricolmo di potere corrotto
- anzi, di negazione di potere, di qualcosa che escludeva ogni altra forma di materia o energia.
E vide il nero d’un cielo senza stelle. Il nero di un’anima che non aveva più qualcosa da perdere o da guadagnare,
non obiettivo cui tendere,
non colpa da cui fuggire.
Nulla.
E il Dio del vuoto oltre la vita ne fu compiaciuto, e ancora una volta scoprì una chiostra di denti candidi e appuntiti in un ghigno che quasi apriva in due il volto perfettamente nero e uniforme.
Suo fratello Artash, dominatore della guerra, aveva improvvidamente abbassato la guardia e ne aveva pagato le conseguenze: giaceva lì al suolo, inerme. Borgan invece, signore dei raggiri, per una volta era stato raggirato: Volgos poteva quasi gustarne la collera che aveva preso il post dell’abituale ghigno sornione. Il corpo di Shakan sussultò ancora un paio di volte in preda agli spasimi, poi si abbandonò all’intrusione. Rialzò la testa, scostò una ciocca di capelli bianchi dalla fronte, brandì davanti a sé la katana che aveva spezzato l’ultima barriera che lo teneva in vita, e soffiò una nube di denso fumo grigio.

No, pensò Volgos. Non m’imbroglierai di nuovo.
Tese davanti a sé la sfera nera, e da essa promanò una forza di attrazione come un vento: in spirali inquiete, il fumo fu completamente aspirato nell’ignoto; la sfera stessa infine si spense.
Eppure l’inganno non era finito: nuove persone erano apparse, vecchie e nuove conoscenze. La Strega che il guerriero aveva amato, il Dottore che gli aveva dato la vita, la Regina senza regno che ne aveva riscosso l’orgoglio.
Ognuna gridava incoraggiamenti per lo stolto uomo che era ormai araldo del Dio oscuro; un coro di voci così pressanti e collegate a ricordi tanto numerosi e importanti che alla lunga avrebbero potuto conservare la coscienza del mortale.

Dovevano sparire.

Con un movimento fluido scattò verso Lady Alexandra, mentre dalla mano destra emergeva una lancia d’ombra. Un colpo solo e la paladina si dissolse in spirali come di gocce d’inchiostro nell’acqua.

- Kreisler, NO! Devi opporti al controllo! -

Era l’immagine del Dottore a parlare. La maschera infranta, le protesi su tutto il corpo danneggiate, ormai era l’ombra del saggio che aveva governato segretamente Lithien con il pugno di ferro. Eppure sapeva ancora mettere i bastoni tra le ruote. Volgos sentì il moo di ribellione nel profondo del corpo che l’ospitava, un debole fremito di indignazione simile a quello che is prova quando si fa qualcosa che non si era mai pensato di fare prima perché non si ha altra scelta.
Scattò, più veloce di ogni altra cosa al mondo: fendette l’aria senza un rumore per piantare la lancia nell’illusione e farla finita.

Colpì. Il braccio trovò resistenza, come se vera carne avesse preso il posto dell’ombra. Strano.
Sollevò gli occhi, incontrò quelli della Strega, color dell’ametista, troppo vivi per appartenere a una mera immagine. Era lei, la vera Ecatherine, accorsa in difesa dell’altrettanto reale Dottore.
Sussultava, non per il dolore - era già morta, dopotutto - ma forse per una disperazione più profonda, per l’amarezza di un amore mai espresso appieno che le si era ritorto contro.
Volgos aveva seguito passo passo la vita di Kreisler da quando suo padre aveva aperto il portale sul Nulla nel suo cuore.
E ne aveva disprezzato ogni singolo evento.
La lancia d’ombra sfrigolava nelle carni della Strega annullando qualsiasi sortilegio potesse tenerla ancora in vita, il dottore dietro di lei gridava e tentava di tirarla via, lei si accasciava esangue. Volgos osservava con l’atarassia di coloro la cui vita eterna non ha nulla a che spartire con le vicende effimere del mondo. Eppure un’inquietudine lo pervase: quella morte, quell’unica vita sacrificata per sbaglio erano parte dell’inganno più pericoloso che Borgan gli avesse mai teso.
Ed ecco, improvvisa, una fitta si espanse nel corpo del Saggio della Morte, moto di odio, espressione adamantina di una volontà calpestata.

Io sono Kreisler, non il tuo schiavo. VATTENE!

Il grido riecheggiò nella mente, Volgos prese la sua testa fra le mani e cadde in ginocchio.
___________________________________

Nubi, e un’aurora nera all’orizzonte.
Ainwen si aggirava in uno spazio infinito, nulla di umano a suggerirne una dimensione, nulla di concreto a suggerire che fosse qualcosa di reale. Perfino l’aria, il suo avvilupparsi fra le dita, il suo odore di spezie funerarie e pioggia non ancora caduta, dava la sensazione viscerale che qualcosa fosse sbagliato.
Alle sue spalle, la veggente poteva ancora sentire attutiti i rumori della battaglia in un portale che si restringeva impercettibilmente e inesorabilmente. Ma quel sole la affascinava troppo: il disco era del nero più puro, ma il bordo era coronato di raggi perlacei. E pulsava come un cuore, unico rimando a qualcosa di umano in quella desolazione nebbiosa che non sarebbe dovuta esistere, gettando fasci di luce su un punto imprecisato in cui la bruma sembrava diradarsi. La scelta era della bambina: tornare al mondo reale lasciando quella realtà perversa, o avvenrturarsi nell’ignoto con il rischio di rimanervi intrappolata per sempre.



littlecoqmpointwinterreMi pare tutto abbastanza chiaro: Borgan percepisce l’arrivo di Ecatherine e Doctor e convince Kreisler/Volgos che siano illusioni, evocando anche l’immaine di Lady Alexandra. E il guerriero ci casca, rendendosi conto troppo tardi di aver ucciso per sbaglio Ecatherine, cosa che porta Kreisler a ribellarsi al controllo del dio.
Irwing, sebbene menzionato molto di sfuggita per snellire il post, subisce gli attacchi che gli sono stati lanciati contro ed è messo fuori combattimento, lasciando a fronteggiarsi Kreisler e Shakan (Volgos e Borgan). Coloro che si sono opposti all’influsso della Triade possono scegliere se attaccare, e nel caso a chi rivolgere i propri colpi. Non sentitevi obbligati a farlo però, potete considerare altre strade.
Anna, tu che hai scelto il percorso alternativo di entrare nel portale del Nulla sei di fronte alla scelta che ho specificato nel post. Sentiti libera di interpretare come vuoi.
Aspettate un nuovo post di Janz dopo questo.
 
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view post Posted on 2/7/2014, 10:52
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nebensonnen5

Pascente odio misto a rabbia.
Una bava di inedia che discendeva dalle carni e si snaturava in filamenti di becera rabbia. Aveva i brividi dal fervore: sentiva pulsare il cranio di infiniti lamenti e tremori, al punto da non poterne reggere l'empietà. La mano gli si smuoveva nell'aria, volgendosi verso l'arma e scatenandosi in variopinti strazi del creato. Agitava il ferro come se muovesse, con esso, tutto il proprio fervore, sperando di distenderlo intorno a se e scardinandone la massa informe che gli pesava sul cuore.
Era stato ingannato, vinto e distrutto. Aveva vissuto nell'ignoranza di una condizione che l'aveva reso carnefice e non vittima del suo destino, in un binomio di approssimazione che nessuno aveva avuto il bisogno di spiegargli. O di pentirsi per quello.
Lui era comunque il colpevole; l'unico imputato di un tribunale immorale. Un patibolo innalzato anni prima sulla rupe della città chiamata Lithien e che - ancora oggi - proseguiva con un lascito di immonda severità. Avrebbe scardinato il tempo e lo spazio se fosse servito a tornare indietro; eppure, non sarebbe servito a niente.

Era stato usato. Macchinazione fatale di un piano troppo più grande di lui; era semplicemente un boia inconsapevole che ora doveva accettare la propria natura.
Perché non era possibile fare altrimenti. Perché non c'era perdono per lui ed il proprio rimorso, per quanto profondo, non sarebbe servito a nulla.
Come a nulla erano serviti i suoi valori prestati alla causa. A nulla era servito salvare il Regno; a nulla era servito abbracciare Re Rainier e condannandolo a quella morte che lui stesso pensava impossibile.
A nulla era servito addestrare le nuove leve ad un domani di eroismo e rispetto; a nulla era servito essere Shakan e - poi - egli era inevitabilmente Lucian.
Un binomio infinito che partiva dal suo cuore e finiva tra gli strati del tempo, fin dall'alba delle ere. Il bene contro il male; il giusto contro l'ingiusto.
Ed in quel confronto senza età l'unica verità che emergeva era quella che sarebbe rimasta scolpita nella memoria dei suoi testimoni: l'unica che sarebbe sopravvissuta a tutto quanto.
Che il male prevale sul bene; che il male lascia cicatrici indelebili sul corpo e nella mente, al di là di qualunque valore o eroismo si possa aver fatto per dimenticarlo.
Lui era inevitabilmente malvagio e tutto il resto a poco contava. Come un dualismo metaforico, il bene era un sole pallido che si stagliava come un'ombra sfocata dietro la splendente evidenza del male.
Soli fantasma contrastati da un confronto impossibile, benché significativo. Male e Bene, così come Lucian e Shakan; o come Lucian ed Irwing; o come Lucian e Kreisler.

Nessuno sopravviveva alla sua crudeltà.
E, tanto valeva, fare in modo che nessuno vi sopravviesse nemmeno quella volta.

Nel frattempo, il mondo si muoveva intorno a lui.
Gli eroi di una nuova era disegnavano il proprio ribrezzo per quell'antica eredità, sforzandosi di contraffare il proprio destino per renderlo migliore.
Per divenire protagonisti di un domani senza continuità col passato; un domani in cui rancore ed orgoglio non avrebbero avuto spazio nei loro cuori. O in quelli dei loro simili.
Eppure, c'era chi non l'avrebbe permesso ugualmente. Forse c'era ancora spazio per la redenzione e - nonostante le apparenze - l'amore per il proprio fratello non avrebbe comunque perso il contatto con la realtà. Nonostante tutto, e nonostante tutti.
Irwing soffrì la disgregazione del proprio io. Sentiva il vento divenirgli ostile, trapassargli le palpebre e suggerirgli ogni motivo logico per distruggere quegli uomini; per dissuaderli dai propri fini e difendere il proprio fratello nel modo più violento possibile.
Ma lui non era così: non li aveva condotti li per renderli martiri, bensì protagonisti di una storia che nessuno aveva ancora raccontato.
Protagonisti del suo amore e vincitori del suo messaggio.
L'unico messaggio che si sentiva di dar loro.

« Non uccidete Lucian » proferì a denti stretti, mentre soffriva della presa di Artash « non è quello che nostro padre avrebbe voluto. »
« Non è quello che io voglio. »
Sentì il pensiero scavalcargli l'animo e le gambe dar seguito ad una potenza che non aveva comandato. Corse e si frappose tra Lucian e gli altri, incassando ogni male che gli fosse stato rivolto contro.
« Io amo mio fratello, non uccidetelo! » proferiva candido, mentre il corpo gli veniva lacerato « vi prego, non uccidetelo! »
Tutto gli passò attraverso, impattando contro il suo corpo.
Ogni velleità, ogni rimbrotto degli altri, si frappose contro il muro che Irwing aveva imposto.
Aveva reso del suo corpo uno scudo, del suo coraggio una parola. Una parola che iniziava con amore e finiva con perdono.
Lui l'avrebbe perdonato suo fratello Lucian, a discapito di tutto il mondo. Nessuno, a parte lui, l'avrebbe mai fatto.
Ed il suo gesto di perdono iniziava col suo sangue e finiva col suo peccato: iniziava con quell'oscenità della carne che si frastaglia, l'osso che si spezza ed il fiato che diviene corto.
Gli occhi che fissano il cielo, squadrandone prima i contorni, poi solo ombre. Infine, nemmeno quelle.
Ricadendo al suolo con un suono sordo. Un tonfo freddo che si sparge su di un tappeto di sangue scuro, misto a bava. Una macchia di peccato che dipinge il pavimento insieme alle lacrime di Irwing Ravelon, impietosamente reso vittima di quell'amore che gli era stato insegnato a lungo. Quell'amore che aveva imparato da un padre che non lo voleva per forza suo nemico, ed una famiglia che non voleva per forza sua avversaria. Un'amore rubato, combattuto e disciolto tra migliaia di ostacoli. Ma che, per questo, era sopravvissuto ancor più forte. Ancor più solido.
E che per questo lo rendeva sereno. Sereno di esser giunto al suo scopo totalmente. Sereno di esser morto per quell'amore.
Irwing ricadde come un peso inerme; vinto dal dolore, ma sorridente in volto. Si, sorridente: felice. Perché tutti avrebbero capito.
Perché, forse, finanche il suo unico fratello l'avrebbe capito. Lucian, il fratello che nessuno gli aveva mai permesso di avere.

Eppure, Lucian non capiva.
Non sentiva fino in fondo quell'amore. Anzi, forse non era nemmeno più Lucian.
Quando riaprì gli occhi bianchi, Shakan o Lucian non era più lì. C'era un essere distorto da un candore etereo, con capelli argentati che volavano al di là del suo profilo.
C'era una voce distorta che emetteva lamenti osceni ogni volta che prendeva fiato, ed un'energia oscura che si avviluppava sottile in un'innaturale concentrazione.
« Che senso ha, alla fine? » Parlava Shakan, Lucian, ma rispondeva Borgan. La voce era contraffatta da un suono diverso, che rappresentava l'unione di una coscienza superiore.
La coscienza del demonio figlio della Triade, che ormai aveva preso il posto di Lucian. O di chiunque egli fosse: ormai, quindi, non importava più.
« Shakan ha combattuto per anni per i propri valori; ha dissuaso volontà e onore per l'orgoglio di qualcun'altro. »
« Ha dissertato del volere del popolo, della libertà degli innocenti e del pensiero dei giovani figli di un mondo migliore... » asserì, beffardo.
« E, alla fine, cos'ha ottenuto? » Lasciò che l'evidenza rispondesse alla sua domanda. « E' stato comunque giudicato e condannato; reso boia di un peccato che non ricorda neppure di aver commesso. »
« Per questo, ora, ha lasciato che la mia volontà prevalesse rispetto alla sua; e la mia volontà ridarà forza e vigore al suo ego, ribadendo l'unico concetto che vale la pena difendere. »
« ...ovvero che solo la potenza prevale sulla ragione; per questo mondo, non vale la pena spendere parole - ma distruggere ogni resistenza. »

Afferrò nuovamente la lama e pronunciò parole sconosciute.
Dal suo fiato prese forma un fantasma; uno spettro meschino, simboleggiante un uomo incappucciato dal volto deforme e demoniaco.
L'uomo di divise in tante parti quanti erano i presenti: tre, più Kreisler. Ciascuno di questi spettri assunse una forma diversa, derivante dal nemico più terribile. Dalla paura più fondata di ciascuno di loro.
Sarebbero stati attaccati, distrutti ed uccisi dalle loro più terribili paure. Ironicamente, si sarebbe servito di un potere di Shakan per uccidere tutti gli uomini che a lui erano stati fedeli.
« Ora rimane solo un passo per l'infinito » asserì ancora, fissando dinanzi a se « l'ultima verità che mi divide dalla costruzione di un nuovo destino. »
Lo sguardo si volse su Kreisler, che si piegava dal dolore. Che cercava di resistere. « Resisti, Kreisler? »
« Il potere che ti coglie è una benedizione, dovresti lasciarlo andare come ha fatto Lucian. »

Lasciò qualche attimo di tempo all'altro.
Vide i suoi occhi contorcersi dal dolore, dal ribrezzo. Riflettere e dannarsi, impotenti.
In verità, non c'era Nulla che potesse fare. Nulla cui sperare; Nulla a cui attingere.
Un Nulla unico ed informe, di cui Kreisler era il centro. Il nucleo ed il veicolo.
Un potere di Nulla.
Di niente.

Poi afferrò la lama, ponendola diritta dinanzi a se.
« Ma, se non lo farai, sarò costretto ad ucciderti » proseguì, facendo pochi passi.
« Perché nessuno si porrà come ostacolo al nuovo destino; nemmeno uno come te. »
Quando gli fu a pochi metri, strinse le mani sull'elsa della spada, caricandola di un'innaturale energia.
« Addio, Kresiler; porrò fine al tuo dolore nel modo più rapido che conosca » disse ancora, sorridendo
« con la morte »



littleqmpointwinterreis

Siamo al giro finale e, con esso, arriva l'ultima prova di Winterreise.
Come tutti i cicli che si rispettino, c'è un boss da affrontare. Il boss "finale" di winterreise è, per l'appunto, Shakan stesso e quella musica è l'unica che mi sentivo in grado di metterci.
Detto questo, ripetiamo quanto accaduto:

• Ecatherine e Doctor arrivano nella stanza, comprendendo quanto accaduto;
• Ecatherine dice che l'unico modo per resistere all'influenza della Triade è la propria forza di volontà;
• Poi, la stessa si lancia sull'amato Kreisler per spronarlo a resistere ma questo, preda della follia, la uccide per sbaglio;
• Il gesto sembra "ridestare" in qualche modo l'orgoglio sopito del guerriero, che resiste al controllo.

A questo punto si collocano i vostri attacchi contro Shakan e Irwing. Il problema è che li incassa tutti Irwing, per difendere il fratello.
Irwing quindi stramazza a terra, apparentemente morto. L'unica azione che non ha successo è il tentativo di Fanie di riforgiare la ghirlanda: apprezzabile, ma inefficace. Lo Scettro dei mondi è ormai distrutto e non può essere ricostruito efficacemente. Quindi, Shakan si lascia del tutto controllare da Borgan e decide di attaccare tutti voi e Kreisler.
Fa quindi un attacco ad area, utilizzando la tecnica citata di seguito.


CITAZIONE
Il fantasma è vendetta. L'inquietudine nel cuore dello spettro si scinde col suo potere amorfo, stagliandosi in quella stessa coltre di terrore che egli diffonde attorno a se costantemente sotto forma di spiriti, di angoscia o, talvolta, di nebbia. Al massimo del proprio potere Shakan ha imparato a plasmare a piacimento questa sua coscienza di paura, potendo condividerla con gli altri e diffonderla attorno a se sotto forma di un sottile strato di foschia. Questa non ostacolerà in alcun modo la vista o le percezioni dei nemici di Shakan, i quali, però, scrutandovi attraverso, vedranno materializzarsi delle sagome spettrali, dei fantasmi opachi e dai tratti sfumati. Questi assumeranno ben presto le fattezze di antichi nemici, vittime o ricordi del passato di coloro che subiscano la tecnica, attaccandoli fisicamente e causando un danno pari al consumo speso da Shakan per utilizzare l'abilità. Shakan non sarà mai a conoscenza delle forme assunte dagli spiriti e non potrà, quindi, mai avvantaggiarsi della tecnica in un modo diverso dal semplice danneggiamento fisico dell'avversario: le forme e l'interpretazione degli stessi, saranno rimessi unicamente alla volontà degli avversari. La tecnica è magica e causa danno magico al fisico, ma può essere utilizzata sia contro un singolo bersaglio, che ad area contro tutti i bersagli presenti, nel qual caso causerà un danno pari ad un grado inferiore rispetto al consumo speso. [Personale 5/10, Attiva, Consumo Variabile Critico]

E' un attacco di natura magica; Shakan la usa a consumo Critico, quindi alto per ciascuno di voi.
Infine, si scaglia su Kreisler con un affondo diretto al suo cuore. Anch'esso è di potenza Critica, ma è un colpo singolo.

Cosa dovete fare voi? Avendo resistito tutti al controllo della Triade, dovete decidere come comportarvi. Di fatto, Kreisler rappresenta la vostra ultima speranza, benché non sappiate bene perché. La risposta, ancora una volta, è intuibile dalle righe del post mio e di quelli che precedono. Rileggetele, se necessario.
Potrà aiutarvi anche la situazione di Ainwen, che ho volutamente tralasciato. Come scritto da Bastard, Ainwen è persa nella dimensione della Triade, una dimensione oscura e vorticosa. Il portale dalla quale è entrata si sta richiudendo e questo lei lo sa. Quindi deve scegliere: sa che se proseguirà nel camminare, il portale si richiuderà alle sue spalle e lei sarà intrappolata per sempre. Questa è tipo una certezza: sa bene, però, che se tornasse indietro non sarebbe servita a nulla questa sua azione. D'altronde, qualcosa sembra esserci in quella dimensione. E' un puntino lontano: una tenue luce, lontanissima e fioca, che vedi nella dimensione. Lascio a te descriverla, ma dovrai intenderla come un puntino lontano. Non sai bene cosa sia, ma puoi intuirlo anche tu se ricolleghi tutti i pezzi.
E' qualcosa. E' una speranza, probabilmente. Anna non dovrà preoccuparsi di spendere tecniche o difendersi: il suo sarà solo un post interpretativo in cui sceglierà come agire.
Se emerge dal portale, potrà anche attaccare Shakan. Altrimenti, potrà usare le sue capacità per agire come meglio crede.
Questo è l'ultimo giro di Winterreise. Buona fortuna.

Turnazione: libera.
Tempi: fino a lunedì 7 luglio alle 23.59



Edited by janz - 3/7/2014, 07:28
 
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view post Posted on 3/7/2014, 15:57

Lamer
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Incredibile come l'amore fraterno fosse più forte di qualunque altra forza, anche di quella di un membro della triade. Irwing si era mosso rapido, difendendo con il suo corpo il fratellastro che aveva amato più di ogni altra cosa. Le spade del nano si erano macchiate del suo sangue e gli altri attacchi diretti ai due si erano diretti solo sul bastardo Alastor.

Lhotar guardò il corpo del giovane accasciarsi a terra e imbrattando il pavimento di un sangue denso che lentamente procedeva verso di lui come per accusarlo di ciò che aveva fatto, eppure anche dopo aver subito tutti quegli attacchi il Ravelon continuava a cercare di difendere il fratello parlando a loro e dicendoli di non uccidere quello che ormai sembrava essere diventato un mostro.

Dentro di se il nano era ormai certo che Shakan non fosse più lì, o che almeno non fosse più in grado di controllarsi e ciò lo portava a pensare che ormai l'unica scelta possibile fosse l'uccisione del fantasma, eppure le parole di Irwing erano sembrate così vere che anche avendolo a pochi metri di distanza non avrebbe mai osato ucciderlo in quegli istanti in cui l'ormai sfinito bastardo stava parlando.

Una piccola folata di vento lo immerse nel mondo che sognava, dove la pace regnava sovrana. Probabilmente la pipa stava facendo i suoi effetti, eppure lui sapeva che per cercare la soluzione ai problemi che si erano creati doveva scavare a fondo, cercare un qualcosa in grado di fermare l'uomo che aveva deciso di seguire rischiando la sua vita e forse anche in quel paesaggio che immaginava avrebbe potuto trovare qualcosa.

La sua mente immaginò una Lithien purificata, Lucian e Irwing insieme come fratelli, Kreisler insieme alla sua viverna e al Doctor, ma una parte di ciò ormai non era più fattibile. Quello che credevano un loro nemico ora era a terra, martire per certi punti di vista, e difesa di quel fratello che non aveva mai avuto e che lo aveva sempre odiato e Kreisler e la sua viverna non avrebbero mai più potuto rincontrarsi ed infine Lithien, anche se fossero riusciti a fermare la triade, non sarebbe mai stata più quella di un tempo.

Solo a quel punto Lhotar riaprì gli occhi cercando di trovare una soluzione a quella situazione fin troppo spinosa accorgendosi troppo tardi di ciò che era successo. Girandosi Lhotar notò Doctor con in braccio il corpo di Echaterine e Kreisler dimenarsi resistendo a quel potere che era riuscito a piegare anche la ferrea volontà di Shakan.

La mente del nano non capì, non sapeva cosa pensare, cosa fare o dove andare. Il suo corpo gli diceva di fuggire, che non era quella la sua battaglia e che doveva vivere, la sua mente lo tratteneva in quella posizione, costringendo anche il più piccolo muscolo a rimanere fermo, aspettando il momento propizio per capire cosa fare.

Eppure Lhotar era sicuro di non sapere come agire. Aiwen era sparita nella dimensione della triade, Fanie aveva cercato di curare Shakan senza successo, e gli attacchi di Ang, come i suoi, si erano rivolti tutti contro il povero Irwing che sembrava essere passato a miglior vita.

Eppure in tutti quei dettagli, le uniche cose che ormai contavano erano la propria vita e quella delle persone racchiuse in quella stanza. Già due di loro erano scivolate verso l'inesorabile abisso della morte, eppure altre potevano ancora essere salvate.
Ma quando finalmente il guerriero decise di agire capì che era troppo tardi. Intorno a Shakan si era formata una nebbiolina fitta, non troppo densa da impedire la sua vista, ma abbastanza da renderlo ancora più spettrale di quanto già non fosse.
Passarono pochi attimi dove non capì cosa stesse succedendo e passati altri interminabili secondi dove lo sguardo di Lhotar cercò di individuare un qualcosa nella nebbia notò infine ciò che temeva. Quattro figure eteree apparsero dalla nebbia e lentamente iniziarono a muoversi verso i quattro presenti ancora in grado di combattere o che rappresentavano una minaccia; lui, Fanie, Ang e Kreisler.

All'inizio le figure erano indefinite, ma lentamente iniziarono a prendere forme diverse in base al loro bersaglio. Il nano non riusciva più a muoversi, c'era qualcosa che gli consigliava di non scappare e di combattere e lui ascoltò quella voce troppo irrazionale per essere una mera illusione creata dalla triade.

Più si avvicinava più la figura iniziava ad avere un aspetto umano. Una grande ascia bipenne apparve nella mano della persona che aveva davanti, un ascia che aveva visto poco tempo prima, che aveva mietuto troppe vittime. Poi si delinearono le mani, le gambe, il busto ed infine il viso.

Lhotar sgranò gli occhi quando la figura fu completata totalmente. Davanti a lui si era materializzato l'ultimo nemico che aveva affrontato, colui che era stato fermato soltanto con l'aiuto di molti guerrieri presenti a Lithien; Korgon Gron Nuborork.
All'inizio il guerriero rimase immobile per qualche secondo, ma poi brandendo l'ascia bipenne si scaglio contro il nano che con la sua statura vide l'ascia abbattersi su di lui dall'alto al basso e per istinto mise le spade in modo da rallentare quanto bastava il colpo, ma non furono le spade a salvarlo.

Infatti attorno a lui una barriera celeste si era materializzata dal nulla difendendolo dall'attacco dell'essere etereo. All'inizio rimase basito da quello scudo nato dal nulla, ma girando lievemente la testa vide Ang e tutti gli altri circondati dalla stessa difesa che però iniziò lentamente a cedere.

Una specie di scricchiolio iniziò a udirsi per poi diventare sempre più forte ed infine giungere ad un boato. L'armatura che lo circondava si ruppe e l'ascia ferì il braccio sinistro del nano per poi svanire nel nulla come il suo proprietario.

Una specie di urlo smorzato uscì dalla bocca del Doppielame e il dolore scaturito dalla ferita pulsante andò ad unirsi a quella ricevuta all'interno dei ricordi di Irwing. Per qualche secondo il tempo parve fermarsi e lo sguardo di Lhotar fu in grado di distinguere distintamente la sagoma di Fanie correre verso Kreisler e Shakan cercare di smorzare la vita del suo amico.
Sapeva di dover fare qualcosa, era cosciente che ormai l'unico in grado di attaccare tra i presenti era lui e ciò lo spinse a fare una decisione; fermare Shakan ad ogni costo. Fu a quel punto che prese la sua piccola fiala dal contenuto viola e la bevve sentendosi più forte di prima e rinfoderando le spade prese l'arco e le frecce.

Guardò la schiena del fantasma cancellando qualunque distrazione, pensando che forse non tutto era perduto, capendo che l'importante era fermare Shakan prima che potesse uccidere il suo amico e ciò lo portò ad agire ancora più velocemente dimenticandosi di tutto il resto tranne che del suo bersaglio come solo un nano era in grado di fare.

La prima freccia sfrecciò nell'aria diretta al centro della schiena mentre la seconda si diresse verso la scapola destra del fantasma. A quel punto il movimento del nano divenne perfetto, fluido, quasi impeccabile come mira e con tutta la forza che gli rimaneva una dopo l'altra anche altre otto frecce si diressero verso la schiena del suo obbiettivo cercando di trapassarla da parte a parte.

Solo a quel punto si accorse che gli erano rimaste due frecce a disposizione, due frecce che potevano determinare la vittoria come la sconfitta, due colpi che potevano renderlo un eroe o lasciarlo a mani vuote e portarlo a una probabile morte, ma forse Shakan aveva fatto bene a portarlo con se, sarebbe stato un boia senza peccato, sarebbe stato la chiave che avrebbe fermato il tutto.

E ancora una volta l'arco si tese con le due ultime frecce incoccate, le braccia tese, il dolore pulsante delle ferite, il sangue scorrergli sulla pelle, la mente lucida ed annebbiata allo stesso tempo e lo sguardo pieno della determinazione che lo aveva salvato più volte. Una parte del finale di quella storia era scritto in quelle due punte metalliche che sfrecciarono nell'aria dirigendosi verso il collo di Shakan.

Lui aveva dato il massimo, ora dipendeva solo dall'elfa, che ormai apprezzava come guerriera e amica e da Kreisler, che in quella storia, in quella battaglia, stava soffrendo più di tutti. Lhotar sapeva di essere servito a qualcosa, credeva di essere stato utile e nella parte più profonda del suo cuore, dove l'orgoglio e la tenacia albergavano da quando era nato, sperava che sarebbe diventato un eroe, un guerriero votato a una buona causa e che finalmente sarebbe stato accettato da qualcuno. Quei minuti avrebbero determinato la base di un futuro migliore, la speranza che aveva sempre cercato, l'inizio del suo sogno.



Corpo :-danno all'avambraccio sinistro e al braccio sinistro
Tot: (3\16)
Mente : - confusione per via della pipa
Tot (2\16)
Energia rimanente: 15%

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + 1 cs in forza =2 cs (dato dall'ametista)
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x0)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.
Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:

Destrezza nanica (I): Variabile di natura fisica, provoca danni fisici
Lhotar potrà compiere in simultanea due attacchi portati con delle armi (anche frecce) di potenza complessiva pari al consumo. consumo basso

Furia: il guerriero riesce a scagliare fino ad otto fendenti in successione con la propria arma.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero riesce a scagliare fino ad otto attacchi in rapida successione a mani nude, o con la propria arma. La posizione delle varie offensive cambierà in base al movimento compiuto dal guerriero. Questa tecnica può essere utilizzata anche con le armi da lancio. Non aumenta la velocità di movimento del guerriero, ma solo quella con cui compie gli attacchi. La tecnica va contrastata come un'unica offensiva di portata complessiva Alta, avente natura fisica.
Consumo di energia: Alto


Attive dal turno precedente:-


Oggetti usati: Ametista

Riassunto:
Praticamente Ang ci difende dalla tecnica ad area proteggendoci con un medio+ basso, quindi subisco un basso al braccio sinistro. Dopo ciò, dopo una riflessione del mio pg, parto all'attacco usando l'ametista (+ 1 CS in forza) e scagliando due frecce (2 frecce da 2 cs l'uno) poi segue usando furia a potenza lata tramite le frecce ( 8 frecce di potenza complessiva alta) e concludo con la personale a consumo basso (2 frecce di potenza bassa)

Note: epicità allo stato puro. Sono molto contando di aver avuto l'occasione di partecipare a una quest di questo tipo e molto felice di aver trovato voi come compagni di quest, grazie di tutto, specialmente al Qm e al Co-Qm.

PS: Spero che 12 frecce di potenza Alto+basso + 2 attacchi a 2 cs bastino a rallentare\fermare Shakan.

 
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Fanie Elberim
view post Posted on 6/7/2014, 22:48





Winterreise ~ Die Nebensonnen


Quando tutto è perduto, cosa ti rimane se non la parvenza di controllo? Forse lo scettro dei mondi non avrebbe potuto riportare la triade nel loro carcere, forse il mio potere era ben lungi dall'essere sufficiente per fermare la follia di Shakan dal perpetrarsi, ma in ogni caso era mi la colpa e l'inettitudine di aver fallito anche quella piccola, ma sostanziale scelta. Lithien non doveva morire, non doveva farlo perché tutti noi ne avevamo immensamente bisogno, perché io ne avevo bisogno. Potevo girarci attorno quanto volevo, evitando l'argomento e cercando scopi chissà quanto lontani nel futuro, ma la nuda verità era che io avevo fatto della speranza la mia unica arma vincente, come l'araldo di un futuro radioso, ma non ero riuscita ad archiviare nessuna vittoria, nessun successo degno di quel mio gigantesco ed altruistico ideale... Lithien poteva sul serio sopperire laddove io avevo sempre fallito, laddove io non ero in grado di fare altro che cadere, cadere e cadere tentando come un'infante di restare dritta sulle gambe.

Se avevo capito qualcosa da quando i miei occhi si erano aperti su tutta quella vicenda, era che troppo male e troppo orrore si erano abbattuti su quella gente e su quel luogo, alla fine di tutto ci doveva essere qualcuno che si assumesse l'onere di rimettere assieme i pezzi del rompicapo, di far tornare le cose come erano prima. Shakan si era perso lungo la strada, ma non era stata colpa sua, e tutto il dolore e la rabbia si erano riversate contro Irwing, arrivando al punto di invertirne i ruoli, di rendere il bianco nero e viceversa. Se non era opera di un demonio quella, probabilmente, null'altro lo sarebbe mai stato. Non potevamo chiaramente tenere testa alla triade, nessuno di noi avrebbe potuto, perché anche uccidendo Lucian, Irwing e Kreisler quelli si sarebbero spostati su altri ospiti, su altri innocenti, creando nemici nascosti che mai e poi mai si sarebbero fatti vedere. Era la nostra unica possibilità, il nostro grande atto finale.
Mi addolorava vedere che ogni volta ciò che avrei desiderato s'infrangeva su muri invisibili, su fortezze inespugnabili, quasi come se ciò che era buono e giusto non fosse semplicemente voluto a quel mondo. Eppure continuavo a lottare, nonostante i fallimenti ed il dolore, la stanchezza e la semplice ed obliterante superiorità dei miei nemici, perché questa era la mia unica ragione di vita, l'unica speranza che avevo.
Quando Echaterine e Doctor fecero la loro comparsa mi parve chiaro che le cose avrebbero preso una piega molto, molto diversa. Borgan era un maestro nei tranelli, negli inganni e nelle illusioni e potevo quasi percepire l'aura di sfiducia ed insicurezza che era riuscito ad instillare nell'anima del nostro fu generale d'assedio, solo non avevo miseramente compreso quanto, effettivamente, si fosse spinto a fondo. Fu la morte, a tradimento e con quasi un sol colpo, di Echaterine stessa a darmi una visione oramai completa di tutto quel quadro.
Era sempre stato tutto sotto ai nostri occhi, sotto lo sguardo vigile di un vecchio dottore e degli uomini e donne che si erano avvicendati al seguito di Shakan, quale fosse l'unico motivo per cui, quel giorno, eravamo tutti lì.
Quando ad un uomo viene fatto qualcosa, per preservare la sua esistenza e la sua anima, in cambio è necessario cedere un potere altrettanto grande. Shakan lo aveva fatto involontariamente, diventando succube della triade e finendo per generare nel mondo un cataclisma che, se non fermato sul nascere, ci avrebbe spazzato via; Kreisler dal canto suo nascondeva qualcosa ai miei occhi, una storia che non mi ero mai soffermata a riflettere, che non avevo mai avuto la straordinaria opportunità di comprendere davvero appieno. Shakan, Irwing e Kreisler erano davvero legati a Lithien ed alla triade, forse in modo così profondo da essere quasi dei predestinati, da non avere mai avuto una possibilità di scelta vera e propria: la loro vita era stata un susseguirsi di fallimenti personali, di abbandoni, di soprusi o di battaglie vinte con l'amaro in bocca, non di vittorie ma di "sopravvivenza"... e di questo, io, ne sapevo quasi quanto loro.

No, Irwing aveva ragione, non dovevamo uccidere Lucian, non sarebbe servito a nulla, avrebbe al massimo rimandato l'inevitabile sequenza degli eventi, ma noi tutti volevamo spezzare il ciclo, rompere per sempre un potere che andava ben al di la della semplice gloria personale. Quello del figlio illegittimo di Lord Alastor era un sacrificio che ai miei occhi aveva un significato duplice, una palese dichiarazione di volontà nel volere ad ogni costo preservare l'integrità di un amore mai corrisposto, nemmeno dopo tanti anni... e c'era una grandezza in quei gesti ed in quelle parole che raramente avevo visto in un uomo. Se lui aveva superato ogni cosa per giungere a quel momento anche io avrei potuto continuare a sperare, forse all'infinito, di ottenere qualcosa dalla mia eterna crociata. Nonostante tutta la morte, la follia e la soverchiante forza dei nostri nemici io, lì alle rovine di un'antica terra, mi sentivo il cuore colmo di rinnovata speranza.
Fu allora che Borgan, certo che Kreisler fosse sfuggito al controllo della triade, attuò il suo piano finale, la sua risorsa segreta, cercando di prendersi la vita dell'ultima anima legata a loro che non erano riusciti a sottomettere.

Dapprima apparve ai miei occhi come una sottile foschia, innocua ma spettrale, che mutò ben presto in due profondi occhi giallo paglierino, luminosi. Danzavano debolmente, come lucciole nell'oscurità, ma il suo corpo era chiaramente visibile attraverso il tenue velo: era una pantera, dal manto lucido e con le zanne bene in vista, che si muoveva circospetta per aggredirmi al momento opportuno.
Non dissi nulla, ma sembrò quasi rispondere al mio pensiero con un brusco cambio di movimenti:

Non adesso! ruggii mentalmente. Un giorno capirai anche tu ciò che vive nel mio cuore!

Ciò che provavo per quella personificazione non era paura, non diretta almeno, si trattava di una sensazione che andava oltre qualsiasi cosa avessi mai provato per una persona, un'ansia ed un orrore tali da non riuscire nemmeno ad identificare quell'uomo con un volto, con una figura umana, ma come una bestia assetata di sangue. Forse molti si sarebbero aspettati di vedere in quelle nebbie i miei più grandi detrattori, coloro che mi erano nemici quasi per antonomasia come Viktor, Caino, i demoni oscuri dell'Edhel... ma non era così. Viktor era la mia nemesi non avrei potuto averne paura, Caino era una sfida sempre aperta che non potevo vincere ma che mai, al mondo, mi avrebbe piegata e, infine, nessun demone o Dio poteva spingersi a tal punto nel mio cuore da terrorizzarmi.
Ma quell'uomo si, quell'uomo ancora riusciva a fare breccia nel mio spirito e spaventarmi non tanto per chi era, ma per cosa rappresentava, per cosa era: l'unico alleato che avrei voluto, l'unico che non mi aveva voluta.
Mi feci forza, superando l'ansia e l'angoscia di quella visione consapevole di dover intervenire io per prima, a pochi passi di distanza da Shakan, per evitare il peggio.
Cercai di superare l'animale, scattando verso Kreisler, ma questi non si fece attendere e approfittò del mio gesto per attaccarmi alle spalle: solamente l'intervento di Aang mi evitò di venire dilaniata dalle profonde unghie che, invece, scalfirono solamente la superficie metallica incidendo appena la pelle.
E se anche quel dolore era infinitesimale e sopportabile, quello che mi avrebbe colta di lì a breve non lo avrei mai dimenticato.

Fu solo questione di un istante, un gesto rapido ed istintivo, una reazione impressa nella mia mente degna di un soldato ben addestrato. Cosa avrebbe potuto sconfiggere la paura, l'inganno e persino la morte stessa? Di cosa aveva paura l'inganno? Della verità. E di cosa aveva paura la morte? Della morte stessa. E, ultimo ma non ultimo, cosa teme la guerra? La speranza, l'idea stessa che ci sia una seconda strada a dispetto della violenza per arrivare alla medesima conclusione. Del sacrificio. Saltai davanti a Kreisler un istante prima che la lama di Lucian gli trafiggesse il cuore lasciando che perforasse la corazza sino a spezzarmi le costole ed uscire, seppur di pochi millimetri, sulla schiena. Non sentivo nemmeno il dolore, solo una lama fredda e pulsante d'energia che mi attraversava il corpo inibendo qualsiasi reazione diversa dal cadere in ginocchio, con lo sguardo spezzato da una sofferenza indescrivibile. Abbandonai la spada, portandomi una mano sopra la ferita da cui usciva copiosamente sangue caldo che andava a mescolarsi con quello della perduta Echaterine, una scena pietosa, una fine ingloriosa avrebbe detto qualcuno, ma sopportando il dolore per un ultimo, breve istante, guardai Shakan.
Lo fissai consapevole che nell'abisso di Borgan un bagliore di Lucian ancora viveva.

Dead_zps30adeee7
« La... speranza... non muore... mai. »

Poi caddi all'indietro, ritrovandomi a fissare dal basso il volto di Kreisler ed il soffitto della stanza. Inconsciamente sorridevo, mentre il mio respiro si faceva sempre più debole, affannoso, con quel polmone incapace di trattenere abbastanza aria per farmi respirare ancora. Non volevo morire, non volevo lasciare tutte le mie battaglie senza averci provato ancora una volta, ma nonostante questo non avevo paura, mi sforzai di non averne, di dimostrare alla triade che c'erano persone su cui il loro potere non avrebbe mai avuto alcuna influenza. Forse non ero l'eroina che Raymond avrebbe voluto che fossi, forse non avevo realizzato niente nella mia esistenza che non fossero solo colossali fallimenti, ma ero ancora lì, distesa sulla fredda pietra, a sfidare poteri a me incomprensibili per ciò in cui credevo.
E forse quel mio gesto, alla fine, per quanto sangue avessi perso e dolore provassi, era la più grande delle mie vittorie.




Riassunto e Note.


Riassuntino_zps02cf0e98
CS forma umana: 2 Robustezza 2 Tenacia 1 Tattica
CS forma driade 2 Agilità 2 Prontezza 1 Intuito
Basso - 5% | Medio - 10% | Alto - 20% | Critico - 40%


Classe: Sciamana
Razza: Driade (Avatar Angelico)
Talento: Guarigione III

Stato Fisico: Basso (alla schiena) Critico (busto, polmoni)
Stato Psicologico: Basso (Frustrazione)
Stato Emotivo: Ultima speranza.
Energia: 20%

Equipaggiamenti:
~ Heater-shaped Shield. Scudo con capo a punta composto di legno e metallo. [Riposta]
~ Chivalry Sword. "Le tre forme del Drago Nero" Spada lunga da fanteria (Artefatto)[Riposta]
~ Elven Spear. Lancia elfica ad una mano [Riposta]
~ Claws. Guanti con unghie taglienti - Nekote - [Indossati]
~ Aicheamhail. Corazza di fattura elfica, pesante, completa. (artefatto)[Indossata]

Passive in uso:
~ Heritage. Passiva di timore reverenziale da avatar angelico. Effetto psion passivo.
~ Attitude. Passive del talento di guarigione I e II, ammontare delle cure uguale al consumo speso per castarle e possibilità di curare danni fisici o psionici a scelta al momento del lancio di incantesimi curativi.
~ Vraal. La pantera di Fanie a cui è legata la sua vita. Passiva di immortalità del talento guarigione III
~ La via del Drago Nero. Passiva di immunità alla fatica fisica dovuta a sforzi eccessivi/prolungati e non sviene sotto il 10% di energie quando una delle tre forme del Drago Nero è attiva.
~ Memento Vitae. Auspex passivo di individuazione forme di vita.

Attive in uso:
» ///

» ///

Note:
Ed eccoci al post conclusivo... onestamente ho approfittato di questo post per scrivere qualcosa che turba Fanie, che l'accomuna con Shakan e Irwing (e forse anche con Kreisler). Alla fine ho scelto di fare un qualcosa che volevo fare, ovvero di essere "l'Echaterine" di Shakan, con la differenza che grazie alla mia passiva di immortalità, nonostante un polmone perforato, non sono ancora morta. (so che il danno complessivo non è mortale, ma diciamo che la sportività impone che io usi la mia immortalità - di cui Fanie peraltro non è a conoscenza, quindi il suo sacrificio è genuino e la sua paura di morire veritiera -). Allo stesso modo non ho usato tecniche perché non ne avrei avuto il tempo, preferendo usare me stessa come difesa per Kreisler... a tal proposito sono stata autoconclusiva nel difenderlo in quando si trattava di un attacco a tutti gli effetti, quindi la "difesa" ovvero il mio assorbire il danno l'ho interpretato come un qualcosa che avrei dovuto interpretare io, spero sia stata l'intuizione corretta.
Ultima postilla prima dei ringraziamenti: cosa vede Fanie nella nebbia? Non è Viktor, non è Caino, non sono demoni o dei... ma è l'animalizzazione di Kuro. Fanie ha paura che il non essere riuscita a farsi amico Kuro possa stringerla, un giorno, tra il fuoco incrociato di Caino e dei Sussurri stessi, impedendole di liberare Basiledra da qualunque oppressore.
Detto questo ringrazio tutti dell'esperienza di cui non solo io ma anche - e soprattutto - Fanie farà grande tesoro in futuro, vedrete!
 
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view post Posted on 7/7/2014, 21:47
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········

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Fly on, you golden girl
and take on your fears
I’ll be with you in your dreams
The world is darker than it seems


Solo oscurità, solo un buio vorticante eppure immoto. Constatò di sentirsi stranamente a casa in quel luogo dove perfino l’aria pareva essere consistente come li fumo. Attorno a lei un silenzio innaturale, talmente forte che pareva premerle contro le orecchie. E l’odore, così intenso da toglierle il fiato. Conosceva quell’odore: era lo stesso della battaglia ai confini con l’Oriente. Lo stesso di una pira funeraria.
L’odore della morte.
Non c’era nulla di vivo attorno a lei, nulla che potesse stringere per trovare sicurezza, nessuno a cui potesse domandare consiglio e nessuno che potesse combattere. Come una visitatrice in una stanza vuota, era immersa in un mondo che tutti avevano ormai abbandonato. Alle sue spalle, oltre un varco sempre più piccolo, scompariva lentamente il mondo da cui era venuta. Quasi vi fosse stato uno scambio, la realtà della triade rischiava di imprigionarla per sempre.
Provò l’istinto di fuggire, la consapevolezza di non voler vivere per sempre in quell’oscurità ancora più angosciante dei suoi incubi. Il suo respiro si fece più frenetico, mentre si girava e muoveva già i primi passi per tornare. Vedeva Shakan combattere, vedeva Kresiler ergersi contro di lui, vedeva i propri compagni cercare di arginare il potere dello Spettro.
E poi la bambola colse dell’altro, come se all’improvviso nel buio fosse sorta l’alba, come se un occhio si fosse socchiuso e le consentisse di guardare al di fuori. Un punto di luce, talmente flebile da apparire quasi uno scherzo dell’immaginazione. Talmente lontano da essere certamente irraggiungibile. Eppure vivido, più luminoso di qualsiasi stella e, ne era certa, più prezioso del sole.
Non sapeva perché, ma ne fu come attratta. Quell’aria viscida, quelle esalazioni fetide, non le impedirono di bloccarsi e fissare ammirata la luce. Sentiva che era importante, che avrebbe dovuto seguirla. Ma sapeva anche che probabilmente non avrebbe mai fatto in tempo a stringerla tra le dita e tornare indietro. Che forse sarebbe rimasta prigioniera per sempre, nel vano tentativo di giungere a quell’orizzonte indefinibile.
Si morse un labbro, sentendo l’impellenza di una decisione che non era in grado di prendere, consapevole di essere ancora una volta calata in un ruolo che non avrebbe dovuto essere suo. Avrebbe voluto poter tornare indietro, poter chiedere consiglio. E invece era ancora una volta sola. Strinse la bambola al petto, chiudendo tutti e quattro gli occhi che aveva a disposizione, ascoltando il battito accelerato del proprio cuore, cercando di frenarlo con respiri regolari.
Perché hai paura?
Non voglio morire. Non voglio restare qui per sempre, non voglio essere rinchiusa con loro per l’eternità, ad udire le grida di sgomento e il canto della morte. Non voglio che il buio si impossessi di me come i primi giorni, quando ero bloccata nel letto e potevo udire solo voci distanti. Non voglio perdere quella poca umanità che mi resta.
Eppure vorresti perdere tutto il resto.
Pensò a Shakan, a quanto fosse stato importante per lei poterlo avvicinare da pari, a quanto avesse combattuto per salvarlo, aggrappandosi a lui come a un’ancora di salvezza. E invece era lei, ora, a doverlo salvare. Per potergli infine stringere la mano. Per potergli confessare il proprio segreto, regalandogli un sorriso che aveva sempre provato un doloroso imbarazzo a donare. Pensò che se lei non avesse inseguito la luce, sarebbero semplicemente morti tutti nel tentativo di fronteggiare un demone. Che tutto avrebbe perso di senso.
Perché io? Se lo domandò silenziosamente, il petto scosso da un singulto capriccioso.
Lo sai.
Già. Lo sapeva. In quel momento, pensando a tutti gli altri, se ne rese conto. Si sentì improvvisamente vicina a Irwing. Solo lei avrebbe potuto compiere quel gesto senza curarsi delle conseguenze. Perché nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Una volta che lei avesse sfiorato la luce, che ne avesse scoperta la natura, avrebbe potuto gettarsi nel suo biancore e scomparire come le ombre a mezzogiorno. E nessuno l’avrebbe cercata in quel mondo lontano. Nessuno avrebbe versato neppure una lacrima.


And I’ll be waiting for the light
that guides us through the worst of nights
And I’ll be waiting for the sign you’re coming back
And you have found your path


Nemmeno una preghiera.
Perché lei era già morta per tutti quanti nel giorno in cui aveva espresso il suo desiderio. Perché quella che era rinata era una creatura irriconoscibile, una folle che tutti avrebbero certamente voluto dimenticare. Perché forse l’avrebbero perdonata per ogni sofferenza se avessero saputo del suo atto eroico. O forse avrebbe potuto tornare da loro in sogno, con l’aspetto di un tempo. Avrebbe sfiorato le loro dita, priva ormai di ogni astio, e li avrebbe accompagnati per sempre.
Sorrise tra sé, inconsapevolmente, ripensando a quanto avesse combattuto per poter essere qualcuno. E a come alla fine stesse accettando di diventare nessuno.
Quando aprì gli occhi li aveva fissati verso la luce. Non importava più quanto fosse lontana, intuiva anche questo. Aveva come l’impressione che in quel mondo buio non vi fossero realmente delle misure e dei confini, un po’ come non c’erano dentro la sua mente. Iniziò a camminare, sebbene non credeva sarebbe servito.
Tese una mano in avanti, le dita dischiuse come ad accogliere qualcosa. Non si era accorta di avere gli occhi ciechi lucenti di lacrime. Ma quando parlò la sua voce risuonò commossa.


Tu sei la speranza”.


Inspirò. Aveva iniziato a tremare visibilmente. Anche se non poteva vederlo, sapeva che il varco dietro di lei doveva essere ormai sul punto di chiudersi.
Cadde in ginocchio, poggiando la bambola seduta di fronte a sé. Sollevò entrambe le mani verso l’alto. Valeva la pena di fare un tentativo, di esprimere nuovamente un desiderio. Dopo tutto era questo che sapeva fare meglio.
Mamma, guardami. Guardate bene tutti.


Io ti chiamo, quale che sia il prezzo da pagare. Ti chiamo perchè Shakan ha bisogno di te. Tutti ne abbiamo bisogno”.


Perché non era quella attorno a lei la vera tenebra. Quella era solamente un inganno, una percezione fallace, qualcosa che anche una luce minuscola all’orizzonte avrebbe potuto spezzare. Il vero buio era dentro tutti loro. Lei, che era immersa in quel buio, in quella disperazione, lo sapeva bene.
Riuscirai, Shakan, a vedere nel tuo buio?
Non sapeva se la luce sarebbe veramente venuta verso di lei, o se all’improvviso si sarebbe trovata di fronte ad essa. Ma desiderò con tutta se stessa di poterla sfiorare, di poterle appartenere, di poterla guidare all’esterno. Quale che sia il prezzo, pensò stringendo gli occhi. Non aveva più paura di pagare il prezzo, non ora che stava per fare qualcosa di veramente importante. Non dopo tanta fatica.
Stai facendo una buona azione.
Sorrise tra sé. Chiaramente no: semplicemente non avrebbe lasciato uccidessero Shakan prima che potesse parlargli. Chiaramente.
Ricordò che nessuno poteva vederla né udirla, che nessuno avrebbe più potuto farlo. E improvvisamente tutte quelle finzioni, tutte quelle maschere, le parvero assurde. Si accorse di non aver ancora smesso di piangere.


I know that you’ve seen the worst
your heart’s been torn before
Those creatures won’t let you go
so hang on to what you know




Perchance to Dream

Cs. 4.[Astuzia] 1.[Intuito]*
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Medio x1) - (Medio x1) - (Mediox1) - (Alto x2) - (Altox1) = 28%
Fisico. Danno Medio alla spalla
Mente. Danno Medio

Armi. Coltello



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


//

.Riassunto.



Ainwen si limita a spostarsi nell'universo oscuro della triade e a riflettere tra sè. Comprende che cercare la luce misteriosa potrebbe risolvere la situazione (anche se non ne sa il motivo). Ma capisce anche che difficilmente potrebbe arrivare a quella luce lontana semplicemente correndo. Per questo motivo si limita ad inginocchiarsi e a chiamare a sè la luce con un'invocazione, sperando che la sincerità del suo desiderio possa richiamare la luce.

Music by: Child of Light - Off to Sleep

.Altro.



ADDIO MONDO CRUDELE *sigh*
E così finisce anche Winterraise (credo). E io sono davvero commossa ç_ç. Spero di essere stata all'altezza della situazione.

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 7/7/2014, 23:05




Era stanco.
Ansimava e sentiva le sue membra goffe e lente, come se si muovesse sott'acqua. La testa gli girava per la debolezza, e ciò che gli mandavano i suoi sensi gli arrivava distorto e confuso, come se dovesse percorrere una distanza infinita prima di arrivare a lui. Tuttavia era al limite, questo lo capiva benissimo. I tatuaggi sul suo corpo bruciavano, mandandogli ondate di dolore che sopportava a malapena; il suo petto si alzava e si abbassava velocemente, la bocca aperta nel tentativo di far entrare più aria possibile per i polmoni esausti. La situazione sembrava disperata, e la sua mente non sapeva dare suggerimenti al suo corpo stanco: danneggiata e ferita, non faceva altro che registrare tutto ciò che succedeva attorno a lui, passivamente. Per un attimo l'arrivo di Ecatherine seppe ridargli le energie per far rinascere una nuova speranza, ma un potere scuro come la notte, reso in forma di lancia, aveva posto fine a colei che dei Toryu era stato un pilastro. E il dolore per quel gesto, la rabbia per un'impotenza che non riusciva a sconfiggere, lo fece muovere dalla sua apatia, spazzando via i suoi ultimi dubbi e la sua disperazione.

Echaterine è morta! - urlava la sua mente sconvolta, troppo presa dal momento per rendersi conto che con quella donna moriva il Toryu che era stato, un Regno che era sparito e che era risorto in quattro nuove sembianze. Era a lei e a se stesso che urlava: lui che aveva giurato ai bianchi cancelli e che sarebbe stato uno dei pochi a ricordarli com'erano. Imponenti, perfetti e puri, ricordò con un singhiozzo il momento in cui i suoi occhi - ancora incapaci di capire il mondo - si posarono sul Bianco Borgo per la prima volta, lasciandosi andare ad un Oooh di stupore. Com'era stato bello allora, com'era stato felice, e com'era stato ingenuo a credere che tutto ciò che aveva allora sotto agli occhi fosse oro. A sue spese allora aveva capito che quello era solo un riflesso di qualcosa di più grande, ma nonostante questo lo aveva accettato, abbracciandolo nella sua imperfezione. Perchè quella era stata la sua casa, e il Toryu era stata la sua nuova famiglia.

Ed ora che gli occhi di Ecatherine erano immobili, capì che quella famiglia era stata distrutta.
La rabbia montò dentro di lui come un'onda di marea, e lui la lasciò crescere, incurante del male che poteva procurarsi nel farlo. La sua mano frugò tra le vesti, prendendo e portando alla bocca un boccone amaro: quel sapore gli sembrò particolarmente adatto in quel momento, e lasciò che si diffondesse nella bocca e nel palato prima di deglutirlo in un impeto di energie.

Vide Irwing crollare la suolo con un sussulto, vide il sangue allargarsi attorno al suo corpo, mentre il sorriso di chi sa di aver fatto il suo dovere si spegneva sul suo volto. Non aveva voluto colpirlo, ma il Ravelon si era frapposto, teso oltre ogni limite per difendere un fratello che non lo aveva mai capito. Aang ammirò quel gesto, ammirò quella dedizione e quel gesto era stato talmente sincero da spezzargli il cuore a metà. Tuttavia Shakan, oramai impossessato, non riuscì a capirlo. Ignorò ciò che aveva scoperto, ignorò ciò che il fratello aveva fatto per lui, ed Aang non fece fatica a capire perchè: quello che vedeva non era altro che un corpo conosciuto, ma ciò che oramai lo controllava era un essere vissuto anni prima. Quel qualcuno li stava ora attaccando, osando usare una delle frecce che lo Spettro aveva avuto al suo arco. Aang vide quel potere abbandonare il corpo di Shakan e dirigersi verso di loro, verso tutti loro. E seppe di dover fare qualcosa.

Non aveva più molte energie, ma se era mai stato capace di fare qualcosa nella sua vita, quella era difendere le persone che lo meritavano. E nonostante anche in quello avesse fallito, mai aveva dubitato un solo secondo nel provarci. Aang si oppose a quell'attacco con tutto ciò che gli era rimasto: i suoi occhi si illuminarono di blu, mentre i tatuaggi ruggivano un'ultima volta di potere, per poi spegnersi definitivamente. Il Flux avvolse tutti loro come in un abbraccio, proteggendoli quasi completamente dall'attacco che li aveva investiti. Aang vide gli artigli di Nadìr spezzare la sua difesa e affondare per appena un centimetro nelle sue carni, poco prima che la sua ultima paura svanisse nella nebbia.

Quel dolore fu nulla però in confronto a quello che si ritrovò a vivere un attimo dopo. Sapeva cosa stava per succedere, e sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Non importava se quel mantello gli era stato regalato dalla stessa persona che ora stava provando ad ucciderli: l'unica cosa che importava è che finchè avesse continuato a portarlo, il suo compito sarebbe stato quello di proteggere. E se questo significava sacrificarsi per gli altri, non avrebbe esitato a farlo: sapeva che Kreisler era importante per loro, e quando Shakan portò la lama avanti e lo attaccò, sapeva qual'era il suo dovere. Scattò in avanti, ma in quel momento accadde qualcosa di inaspettato: la gamba non lo resse e lui cadde malamente in ginocchio, gli occhi spalancati di stupore. In un secondo, vide Fanie correre accanto a lui e superarlo, facendo da scudo a colui che era suo compito proteggere.

No! - avrebbe voluto gridare.
Ti prego! - avrebbe voluto urlare.
NON FARLO! - avrebbe voluto sbraitare.

Ma era troppo tardi, e lui lo sapeva. Tutto ciò che gli rimaneva da fare era attendere.
E osservare.

« No, Fanie... »



Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 5 (2 in Tenacia; 2 in Costituzione; 1 in Intuito)
Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~ Mortale 80%

Energia attuale: 5%
Consumi utilizzati: Basso (5%) + Medio (10%)
Energia recuperata: 5%

Condizioni fisiche: Danno Basso da taglio al fianco sx. Danno Basso da contusione alla mano sinistra. Danno Medio da affondo all'addome. Danni Bassi da taglio alla schiena. Danno Basso da affondo all'addome.
Condizioni mentali: Illeso.

Bastone del Manipolatore: mano destra.
Balestra: 14/15 - assicurata alla cinta.



Passive in uso:

CITAZIONE
Riassunto Passive
Studio: Passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% di energie. + Passiva personale, resistenza alle condizioni ambientali e alla fatica. + Passiva personale, difese ad area uguali al consumo + Amuleto dell'Auspex, percepisce le auree attorno a lui. + Discendenza arcana, guadagna 2 CS in Intuito ogni volta che un avversario usa una tecnica magica. + Prime due passive dominio Guaritore, guarigioni pari al consumo e possibilità di curare corpo e mente.
L'Immortale indica la via: Sopportazione di due mortali psionici + Immunità al dolore psionico.
Le braccia della mamma: Difese inconsce.
Il bacio della mamma: Guadagna 2 CS in Prudenza ogni volta che usa una tecnica di cura.
???: Le offensive ad area sono di livello pari al consumo.

Attive in uso:

CITAZIONE
Manipolazione di base Discipline degli Allievi
I bambini che vengono portati al Monastero necessitano di un lungo periodo di adattamento e preparazione prima di essere iniziati alla Manipolazione del Flux. In genere ci vogliono dai 12 ai 36 mesi di addestramento, e non sempre i meno dotati riescono a tenere il passo con gli altri, venendo indirizzati dopo quel tempo in conoscenze utili alla sopravvivenza del Monastero, come lo studio dell'Agricoltura e dell'Erboristeria. I fortunati che riescono a giungere alla Manipolazione ricevono un educazione più completa, studiando Storia, Geografia, Filosofia e Matematica. Queste lezioni di base vengono abbinate ad altre sul controllo del corpo e sulla difesa. Dopo i primi sei mesi in genere gli allievi riescono a manipolare il Flux per difendersi, usando una porzione Variabile delle loro energie: scudi, barriere o protezioni di altro genere si formeranno di fronte a loro o tutto attorno, risultando in quest'ultimo caso di un livello inferiore. Alcuni allievi - coloro che risultano più curiosi, dotati o impulsivi - vengono addestrati anche ad usare altre branche del Flux: dalle tecniche più semplici, come un semplice accecamento del nemico con un consumo Basso di energie, fino alla creazione di vere e proprie armi di energia da scagliare contro il nemico. Queste ultime richiedono un grande sforzo di concentrazione, tanto da richiedere un consumo Alto di energie.

[Dominio difensivo, natura magica [1/10] + Pergamene Accecare e Schegge di energia.]

Azioni:

Aang assiste impotente alla morte di Echaterine, che sembra scuoterlo dall'apatia in cui era caduto. Mangia un'erba ricostituente (+5% energie) e protegge tutto il gruppo con uno scudo Medio+Basso, lasciando passare un solo danno Basso. Dopodichè tenta di frapporsi tra Kreisler e Shakan per fermare l'attacco di quest'ultimo, ma la stanchezza lo tradisce e così assiste impotente al sacrificio di Fanie.

Note:

Eccolo! :v:

 
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Bastard de la Nuit
view post Posted on 10/7/2014, 23:34







E fu silenzio.

Là dove il mondo stava cambiando, là dove il fremito di mille coscienze si stava raggrumando in qualcosa che avrebbe fatto sanguinare tutti i popoli, Kreisler fu circondato da un silenzio greve come una montagna.
Non urlava più Volgos, tiranno del suo spirito: per quanto Saggio, per quanto Dio, il suo potere era stato scosso dalla volontà di un uomo. Mortale, sì, ma un mortale che aveva una ragione per andare fino in fondo a quella guerra, e per uscirne vittorioso.
Non urlava più Borgan dalla bocca di Lucian, raggelato anch’egli da ciò che aveva compiuto.
Ai suoi piedi, trafitta, Fanie, che aveva cessato di parlare dopo un’ultima frase biascicata fra gli sbocchi di sangue. Poco distanti v’erano il monaco, prostrato dalla fatica, che aveva sussultato al sacrificio della guerriera e ora non poteva che guardare, inerme e senza più parole; e il nano, teso nello sforzo di tendere l’arco in un ultimo disperato tentativo di attacco.
Perché nessuno fiatava? Perche nessuno rompeva quel sudario atroce di ineluttabilità del destino umano? Voleva urlare lui stesso, ma la disperazione l’aveva prosciugato di ogni forza. Era stato al cospetto di un Re di cui aveva rinnegato la fedeltà, di una Regina che aveva dimenticato la sua promessa di aiuto, e ora di un Dio malvagio: unico modo che avrebbe avuto di trascendere la sua condizione. E di questo Dio era costretto a liberarsi, e non sapeva come.
Silenzio, immobilità: la più orrenda delle sciagure.

Poi, la voce.

- Tu sei la speranza -

Era lontana, un sussurro dall’estremo limite del mondo. Gentile come goccia di rugiada, eppure persistente, implacabile come la goccia che scava la pietra.
Sorpresa si dipinse sul volto dello Straniero: il dilatarsi della pupilla, lo sgranarsi degli occhi. Lo schiudersi della labbra per lasciar libera una parola abortita troppo presto. Lui conosceva quella voce.
O no?
Forse conosceva il modo in cui quella voce vibrava. Si concentrò. Cercò di abbracciare il cosmo intero col suo udito. Le nuove parole non lo colsero di sorpresa, sebbene gli solleticarono la schiena di un brivido leggero.

- Io ti chiamo, quale che sia il prezzo da pagare. Ti chiamo perchè Shakan ha bisogno di te. Tutti ne abbiamo bisogno. -

Più vicina, come se la volontà avesse sospinto il messaggio più vigorosamente. L’anima gli parve vibrare: come se un barlume di forza si fosse riacceso, come se la speranza invocata dalla voce stesse davvero nascendo in lui, come se lui fosse davvero l’ultima speranza del mondo.

E capì.

La voce non era attorno a lui, era dentro di lui! Era la stessa sensazione di quando il Nulla lo sbeffeggiava mostrandogli la sua debolezza. Ma stavolta gli dava fiducia, gli indicava la via.
Era lo spiraglio tramite cui Volgos gli aveva avvelenato lo spirito per tutti quegli anni, l’ultima finestra sull’infinita landa dell’oblio in cui la Triade doveva essere di nuovo imprigionata.

Ed era dentro di lui, ed era lui.

- Io sono la speranza -

Fu solo un mormorio, ma nel silenzio della Torre Imperitura sull’orlo dell’obliterazione risuonò come schianto di gong. Levò un ginocchio, posò il piede sul suolo.

- Io sono Kreisler, Porta dei Mondi… -

Si erse in tutta la statura. Da ultimo levò lo sguardo a sostenere quello di Shakan, nel quale vi era il terrore di Borgan.

- Oh no, Kreisler. Non oserai… NON PUOI! -

Ma egli poteva. Allargò le braccia e lasciò fluire il Nulla come mai aveva fatto prima, aprendo ogni fibra del suo corpo al potere, finché le cicatrici sottili che gli percorrevano il corpo dai lombi alle guance non si aprirono di nuovo, vomitando luce.

- …ed oggi io esilio per sempre me stesso da questo mondo, e con me la Triade degli Obliati! -

Le ultime cose che vide prima che la luce lo inghiottisse furono una mano affusolata, pallida e senza vita, che si protendeva verso di lui senza riuscire a toccarlo, e le lacrime di un padre che non era mai riuscito ad amarlo come forse avrebbe voluto.
E pensò che certi amori sono troppo grandi per essere vissuti in modo normale, e sorrise, e si obnubilò nell’estasi dell’Essere.



littlecoqmpointwinterreRagazzi, sono commosso.
Kreisler in questo post forse non all’altezza di quello che avrei voluto trova l’epilogo di una vita, e io trovo il coronamento di quattro anni di vita asgradeliana. Sono stati anni belli, importanti, pieni e significativi sia in game che off: e malgrado gli insuccessi, le defaillances e i momenti di assenza più o meno forzata ne vado fiero.
Spero che Winterreise, curata e amata in ugual misura da me e dal superlativo janz, vi abbia dato modo di condividere almeno una scintilla del nostro amore per lo scrivere storie e incrociare destini. Spero che i miei post, a volte purtroppo rari e affrettati ma mai fatti “giusto per”, abbiano trasmesso un briciolo dell’entusiasmo che mi ha mosso nel condurre Kreisler passo passo verso questa che insieme è una caduta e un’apoteosi.
Già, perché grazie al sacrificio di Fanie e al coraggioso tentativo (forse sostenuto più dalla fortuna che dall’intuizione) di Ainwen, nonché dalle azioni di Llothar e Aang nei turni precedenti, Kreisler riesce ad arrivare alla conclusione che, una volta distrutto lo Scettro, è lui stesso l’ultimo legame con la dimensione del Nulla. Non v’è scelta dunque, e abbraccia volentieri il suo destino: con ogni residuo di energia rimastogli, offre la sua vita per aprire se stesso come portale e assorbirvi la Triade.
Congratulazioni sentite a tutti e aspettate il post del compare per il gran finale.


Edited by Bastard de la Nuit - 11/7/2014, 11:52
 
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