| Fanie Elberim |
| | Winterreise ~ Die Nebensonnen Shakan mi faceva paura. Ero consapevole che la rabbia ed il disappunto lo stavano lacerando da dentro, che non si sarebbe fermato davanti a nulla e non avrebbe ascoltato nessuno sino a quando, forse troppo tardi, il suo cuore avrebbe compreso l'orribile verità. Noi eravamo semplici spettatori quasi inermi di quel folle teatro, dove due fratelli si erano scambiati il ruolo di buono e cattivo così tante volte da finire per confondersi, per non riuscire a vedere più la verità. Più Irwing cercava di convincerlo di quello che avevamo tutti noi compreso e visto nei suoi ricordi, più Lucian diventava triste... e con la tristezza montava la rabbia. Potevo quasi percepirla, tanto ero vicina, quella sensazione sgradevole che appartiene a coloro che non vogliono credere, che non possono credere, di aver commesso tali e tante atrocità. Avrei davvero voluto porre fine a quell'idiozia, ma non ne avevo il potere né la facoltà... seppur mi sentissi incredibilmente colpevole per averlo liberato dalle catene. Gli avevo permesso di fare una scelta, buona o cattiva che fosse, ma non mi ero resa conto di quanto il suo giudizio fosse stato offuscato dall'odio e dalla vendetta. Quando scattò verso lo scettro, in un barlume di lucidità, capii ciò che sarebbe successo, capii perché, effettivamente Irwing non aveva già scatenato la triade su di noi... quell'artefatto non era la chiave per la loro prigione, era il lucchetto che la teneva chiusa. Allungai una mano ma, ovviamente, non potevo competere con la velocità e la forza dello spettro che, in pochi istanti, divise a metà la ghirlanda rilasciandone il potere contenuto all'interno da decadi. La fine era iniziata.
La voce di Borgan sembrava uscire dalle pareti, quasi come se fosse tutto attorno a noi, parlando con Shakan direttamente e spiegandogli, una volta per tutte, quelli che erano stati anche i miei sospetti sin dal principio. Pur senza averne le prove, senza conoscere il passato di Lithien e senza aver mai messo piede in quella parte del mondo prima dell'assedio, sarebbe bastato un solo sguardo negli occhi di Lucian per capire che, in fondo alla sua anima, c'era un segreto che nessuno di noi avrebbe potuto mai comprendere davvero appieno. Ed anche mentre la trama di quella storia veniva dipanata davanti a noi a quella maniera, molte sensazioni, molte sfumature di grigio tra il bene ed il male, rimanevano per me insolute. Shakan... perché non hai ascoltato le nostre parole, liberando su questo mondo una minaccia ulteriore? Il nostro tempo era costellato di nemici, di pericoli, di malesseri che a stento riuscivamo a controllare divisi e frammentati come eravamo... aggiungere quella minaccia non ci avrebbe che portato un passo più vicini all'oblio. Tirandomi in piedi, dato che ero ancora inginocchiata laddove si trovava Shakan al momento del mio arrivo, iniziai a sentire una grande paura salire passo passo dentro di me. Ci avrebbero semplicemente schiacciati, come avevano schiacciato tutti quanti sino a che, qualcuno, non aveva capito come rinchiuderli in un luogo dove non potessero nuocere mai più a nessuno. Ma noi, tutti noi, non avevamo quel potere tra le nostre mani. E quando il signore delle illusioni fece la sua mossa assieme alla triade, fuoriuscita dal confinamento, il nostro mondo barcollò claudicando sulle gambe come un vecchio zoppo... ogni cosa, reale e non, era piegata a quel potere come un abile fabbro modella il metallo rovente. Eravamo solo dei burattini nelle loro mani, non eroici guerrieri della capitale disposti a tutto per salvare Lithien, ed ora più che mai mi rendevo conto della nostra immensa debolezza.
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« Temo, Fanie, che alcune tue supposizioni sul nostro conto provengano da alcune conoscenze errate. » la voce di Raymond, nei miei ricordi, era forse la cosa più bella ed amorevole che potessi immaginare. Osservando le acque che scorrevano sotto quel ponticello, non distante dalla caserma della Schiera, c'era il riflesso di una giovane me stessa imbellettata in un abito celeste, intenta a sognare un futuro meraviglioso tra le mura di quella città. Non mi ero mai resa conto di quanto fosse stato importante per me quel momento, quell'intesa, quello sguardo amorevole e dolce che un veterano mostrava per la prima volta ad una fanciulla innocente e timorata anche della sua stessa ombra. Gli sorrisi a quell'affermazione. Al tempo ero così ignorante, fanciullesca e persino un poco troppo curiosa per la media umana... ma forse era stata proprio quella mia particolarità a farmi apprezzare: poco dopo la presunta morte di Sennar le cose erano andate peggiorando e, con i Corvi al potere, Raymond Lancaster non poteva fare altro che sperare di trovare qualcuno disposto a credere nel suo sogno. Per mia fortuna, invece, io avevo bisogno di qualcuno che mi desse uno scopo nella vita... a metà strada, forse, c'era la risposta che cercavamo entrambi. « Un insieme di regni, un impero come l'hai definito, non dovrebbe fare capo ad un Imperatore? Perché lo chiamate Re? » Povera, piccola, me. Ancora a credere alla favole elfiche su mondi incanti e regni sconfinati. Se avessi potuto cambiare quel ricordo mi sarei risparmiata tali e tante magre figure al cospetto dell'uomo che, col tempo avrebbe preso le sembianze di un amico, di un fratello e poi di qualcosa di molto, molto più importante. Ma era piacevole rimembrare quelle circostanze, quell'innocenza totalmente genuina, quella Fanie priva del peso di tanti sbagli e di tante morti. « Ed è questa la stessa ragione per cui non utilizziamo la parola imperatore, in fondo, per appellarci al nostro governante. » continuò il drago nero. « L'ultima volta che una persona ha cercato di elevarsi sopra al Sovrano, ha scatenato la più grande guerra che gli umani abbiano mai conosciuto. Con che coraggio potremmo quindi utilizzare un titolo più importante di quello ricoperto dallo stesso Dio che ci ha salvati e riuniti dopo la distruzione? » Il tono della sua voce cambiò, troppo repentinamente per sembrare naturale, ed una mano forte e robusta mi afferrò la spalla spingendomi oltre il parapetto del ponte. Finii a testa in giù trattenuta solamente per una caviglia dalla presa del capitano della Schiera. Stringeva così forte da farmi male, arrivando a conficcarmi le placchette di metallo dei guanti dentro la carne. Rimasi così sconvolta e scioccata che non riuscii nemmeno ad urlare, limitandomi a muovere istericamente le braccia nel disperato - e patetico - tentativo di aggrapparmi a qualsiasi cosa pur di non cadere. Mi faceva male la pancia da quanto forte mi stavo dimenando per la paura, sforzandomi all'infinito per non guardare il volo di diversi metri che mi separava dall'argine del torrente. « Raymond! Tirami su, tirami su ti prego! Non ho fatto niente di male! » strillai, mentre la paura ed il panico si impadronivano in pochi istanti di ogni fibra del mio corpo. Iniziai ad urlare a squarciagola perché qualcuno mi aiutasse ma nemmeno uno, delle dozzine di passanti, si degnò di dedicarmi uno sguardo. Penzolando a testa in giù, con le lacrime che mi macchiavano la fronte perdendosi nei lunghi capelli ambrati alla luce del sole di metà mattino, la voce che amavo mi ammonì con acidità e cattiveria. « Non ti aiuteranno. » rise, mostrando un sorriso maligno sotto la barba incolta. « Basiledra non è luogo per te! Qui nessuno ti ama e nessuno ti amerà mai! Tornatene nelle foreste, orrore che non sei altro, nasconditi nell'oscurità da cui provieni! » Avevo provato così tanto per gli uomini, avevo dato così tanto per loro, che la sola idea di venire abbandonata da tutti, di essere l'oggetto dello scherno di tanta gente mi uccideva come e più di mille colpi di spada. Mi afferrai i capelli, tirandomeli sopra il viso mentre strillavo e singhiozzavo in preda al terrore. Mi sentivo così stupida, così umiliata ad aver creduto che mi potessero accettare tra di loro, ad aver creduto che la mia vita avrebbe potuto portare felicità laddove prima c'era solo disperazione. Ero stata sciocca a pensare di poter essere qualcosa di importante per qualcuno.
« Non tornare mai più a Basiledra, mostro. » E lasciò la presa, facendomi cadere nel vuoto sottostante. Chiusi gli occhi aspettando l'impatto mortale.
Quella caduta non era la mia fine, ma l'inizio di un tormento che sarebbe durato per l'intera mia vita. Il cuore di un'elfa non è come quello di un normale essere umano, è in grado di soffrire le pene dell'inferno per tempi immemori, arrivando a soffrire quando anche il ricordo dell'evento si è perduto nelle ere. Ed io avrei sofferto molto, molto a lungo per ciò che mi era stato fatto, per l'accusa ad una colpa che non avevo, per il reato di avere solamente creduto di poter contare qualcosa in quel mondo che, allora, credevo essere perfetto ed inviolabile. Oh, quanto mi ero sbagliata sugli uomini, quanto mi ero sbagliata su me stessa.
Ma poi, come per incanto, invece del duro argine un paio di robuste braccia fermarono la mia caduta a pochi centimetri dal suolo. Il volto preoccupato e atterrito di Raymond mi scrutava da sotto due lunghe ciocche di capelli corvini, cercando i miei occhi alla disperata ricerca di ciò che provavo. Forse, pur senza averne la certezza, vidi le sue labbra tremare incerte su ciò che avrebbe dovuto dirmi: anche un grande drago nero, un uomo che aveva passato la sua intera esistenza all'agghiaccio, lottando da solo tutte le sue battaglie, aveva trovato qualcosa che superava in grandezza ed importanza ogni altro sentimento. « Perdonami... non so cosa mi sia preso. » sussurrò. « Perdonami, Fanie. » Io lo guardai con gli occhi fissi sui suoi, immaginandomi una scena troppo fiabesca perchè potesse accadere. Ma quel giorno Raymond non aveva solamente trovato il suo scudiero: quel giorno io avevo scoperto l'amore. Solo che non lo conoscevo, non lo avevo mai provato, mai assaporato in quasi cento anni di vita. Forse era per quello che nei miei ricordi la sua voce era tanto calda e morbida, il suo viso tanto bello ed i suoi occhi così importanti. Allungai una mano accarezzandogli il viso, scivolando sopra la peluria ispida delle guance senza curarmi di altro che di quel contatto, mi avvicinai appena con la testa e...
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...e l'intervento di Ainwen mi risvegliò da quell'illusione, riportandomi con una certa violenza alla realtà. « Raymond! » strillai, fissando un punto imprecisato davanti ai miei occhi, con la mano protesa in quell'amorevole gesto che, ora, carezzava solamente l'aria fredda delle cime dell'Erydlyss.
Riassunto e Note. CS forma umana: 2 Robustezza 2 Tenacia 1 Tattica CS forma driade 2 Agilità 2 Prontezza 1 Intuito Basso - 5% | Medio - 10% | Alto - 20% | Critico - 40% Classe: Sciamana Razza: Driade (Avatar Angelico) Talento: Guarigione III Stato Fisico: Illesa. Stato Psicologico: Basso (Frustrazione) Stato Emotivo: Ultima speranza. Energia: 40% - 20% (Alto) = 20% Equipaggiamenti:~ Heater-shaped Shield. Scudo con capo a punta composto di legno e metallo. [Riposta] ~ Chivalry Sword. "Le tre forme del Drago Nero" Spada lunga da fanteria (Artefatto)[Riposta] ~ Elven Spear. Lancia elfica ad una mano [Riposta] ~ Claws. Guanti con unghie taglienti - Nekote - [Indossati] ~ Aicheamhail. Corazza di fattura elfica, pesante, completa. (artefatto)[Indossata] Passive in uso:~ Heritage. Passiva di timore reverenziale da avatar angelico. Effetto psion passivo. ~ Attitude. Passive del talento di guarigione I e II, ammontare delle cure uguale al consumo speso per castarle e possibilità di curare danni fisici o psionici a scelta al momento del lancio di incantesimi curativi. ~ Vraal. La pantera di Fanie a cui è legata la sua vita. Passiva di immortalità del talento guarigione III ~ La via del Drago Nero. Passiva di immunità alla fatica fisica dovuta a sforzi eccessivi/prolungati e non sviene sotto il 10% di energie quando una delle tre forme del Drago Nero è attiva. ~ Memento Vitae. Auspex passivo di individuazione forme di vita. Attive in uso:» ~ Seed of recostruction. Sviluppando una grande affinità con gli oggetti che un soldato deve usare, Fanie è riuscita a far si che la sua natura prettamente vegetale accettasse anche corpi estranei potendo agevolmente interagire con loro. Nella fattispecie le sarà possibile sfruttare delle piccole radici, che si diramano direttamente dal suo corpo, per ripristinare qualsiasi tipo di arma o corazza danneggiata durante la battaglia. Il tempo di risanamento è piuttosto breve e non richiede alcuno sforzo per essere compiuto, tuttavia non è un qualcosa che si possa ripetere molto spesso a causa della riluttanza delle piante a prendersi cura di manufatti artificiali. [Erba Rigenerante][Qt. 10] » ~ Kuile. Tra molteplici riti quelli più potenti e complessi sono sicuramente riservati alla guarigione. Essi richiedono una preparazione eccelsa e solo quando si ottiene il loro totale controllo risultano efficaci e utili. Fanie ha appreso da tempo la capacità di rigenerare le proprie ferite mediante l'uso di questi poteri sciamanici, ma durante i suoi lunghi studi ha potuto scoprire a sue spese come vi sia sempre qualcosa di inarrivabile o di incurabile. Nel tentativo, piuttosto estremo, di alleviare il proprio dolore interiore, si è spinta laddove le normali guarigioni non riescono ad arrivare, ottenendo il privilegio di risanare anche i danni causati da disastrose malie e illusionisti. Le sue cure sono frutto unico e solo della natura, quando vengono usate sono inconfondibili e non è raro che si sviluppino piccole piante o rampicanti che scompaiono dopo aver richiuso le lacerazioni. Abusare di tale potere, però, può essere estremamente pericoloso giacché il costo in termini di concentrazione e fatica è tanto maggiore quanto più grave è il danno da rimediare, sia esso al corpo o alla mente, e Fanie conosce bene quali siano i rischi di superare le proprie possibilità durante la battaglia. [Cura del talento di guarigione, fisica e psion, usabile a Basso, Medio o Alto] Note:Non avrei smesso di scrivere mai per questo post, mi sono dovuta imporre di dargli una conclusione... il ricordo che affronta Fanie è la mia seconda giocata sul forum "De Monarchia - Il giusto e lo sbagliato" ed i primi dialoghi e - in generale - l'ambientazione è ripresa proprio da quel ricordo. E' il più importante, è dove si decide il futuro, quello che sarà e che è diventata Fanie. E' dove lei ha scoperto, senza volerlo, di amare Raymond e continua tutt'ora ad inseguire quel sogno, quel bacio mai ricevuto, che forse non riceverà mai. Quando Ainwen la risveglia, proteggendola da Brogan le viene in mente che, se la ghierlanda era una prigione, forse può essere ricostruita: ne raccoglie i pezzi e prova a ricostruirli usando il suo seme rigenerante (lasciando ovviamente l'ipotetica) poi fa qualcosa che, sebbene possa apparire strano, per lei è perfettamente ovvio... corre verso Shakan e usa tutto il suo potere per lanciargli una bordata di cura psionica nel tentativo di spazzare via l'incubo che lo avvolge. Fanie è convinta che se riporterà Lucian alla ragione, donando lui il manufatto, egli sarà in grado di adempiere al suo ruolo -ed al nome che si porta dietro- sigillando di nuovo la triade per sempre. Spero vi piaccia. PS: per il mio feticismo nome canzone-momento, Rinascita l'ho messo perchè Fanie spera che Shakan torni in se e non abbandoni Lithien, che la faccia "rinascere". Si è una cosa da disturbati ma... hey! :Fanie:
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