| Per un attimo, forse, lo riconobbe. Per un attimo credette che non vi fosse bisogno di altra violenza…perché accanirsi contro chi stava solo difendendo qualcuno? Cosa c’entrava Gargantua con tutto questo? Era un Colosso, un Muro di Pietra che si sarebbe sgretolato, distrutto, polverizzato piuttosto che lasciarli prendere Kermis. E come dargli torto? Come non ammirarlo? Ma per un breve momento, lungo come una vita, contratto come solo certi momenti, certe azioni possono essere, quando tutto è edulcorato dal superfluo, dall’ovvio e dalle consuetudini, lasciando solo le cose importanti… la vera realtà delle cose…ecco in quel momento Rogozin credette di vedere Gargantua davvero, di essere riuscito a fermarlo. In quegli occhi profondi capì che lo aveva riconosciuto, in quegli occhi che sembravano caverne insondabili vide una flebile luce…ma una luce che non durò a lungo ghermita dal dovere. Fu solo un attimo…un breve attimo spazzato da un urlo immane. Un urlo che lo scosse dal profondo, come se in esso vi fosse dolore, rabbia, frustrazione tutte mescolate insieme che ferivano più di tutti quegli attacchi. No…non poteva fermarlo. Non poteva parlarci. Quell’urlo era un affermazione più granitica e fatale di tante parole, sillogismi, filosofie messe insieme. Era un urlo di fermezza e orgoglio… di forza. Ma non fisica, neanche mentale, ma una forza spirituale. Una forza che nasceva dal profondo, dall’anima?, di ognuno di noi. Se avesse potuto avrebbe pianto la Rosa, ma non era il caso. Non era quello il momento e poi perché piangere? Per Gargantua? No…non era per lui, sarebbe stato stupido e non vero, ma per la situazione infame in cui era costretto a stare. Ma non lo fece: avrebbe combattuto, seppur a malincuore, perché detestava uccidere in queste occasioni di merda… anche quando era, purtroppo, necessario. La roccia tremò di nuovo quando Gargantua strinse i pugni al petto nodoso di roccia, quando caricò….ma fu come sogno che si dipana al risveglio lasciando il ricordo e la sensazione di non vero. Come quando la nebbia si dirama alle prime luci dell’alba; nello stesso modo Gargantua sparì e al suo posto comparve l’oggetto dei desideri di quel gruppo male assortito.
Yu Kermis
Diverso, però, da come lo ricordava: più morto che vivo, più devastato che integro, una luce che perdeva la sua essenza. Un morto. Ma era morto nella carne o nel cuore?
Ma in ogni caso rimaneva un morto che avanzava verso lo Yomotsu Hirasaka. Non gli piacque affatto quello che vide: braccio tagliato di netto, pallido, cicatrici su tutto il corpo…e un sorriso. Lontano dal Kermis del ricordo, quello della realtà lo lasciò basito: poteva una come Ainwen temere quest’uomo? Poteva quest’ uomo rotto nel corpo e nell’anima, arrecare un disturbo tale alla Campionessa d’Oriente? Stentava a crederlo e sempre di più i suoi dubbi si fecero granitici e si evolsero in certezze labili ma che vorticavano nella sua testa.
«Sapevo che avrebbe mandato qualcuno, approfittando della mia situazione..»
Un altro sorriso appena accennato. Occhi stanchi fissi su di loro.
«Il mio amico non ha nulla a che vedere con questa storia, vi pregherei di lasciarlo stare.»
Una frana aveva creato l’urlo del colosso di pietra, dividendo e bloccando le due stanze ove, presumibilmente, era prima dello scambio il Mercante. Ora vi era Gargantua impossibilitato all’azione. Ma fino a quando?
«Sono io quello che cercate..andate avanti, dunque. Non vi fermerò.»
Quanto di vero vi era nelle sue parole? In altre situazioni lo avrebbe pensato ma non adesso. Perché? Perché vi era un che di rassegnazione nella sua voce, un sorriso tenue come il fiore di ciliegio che subito sboccia per morire in un attimo. Vi era la consapevolezza del non poter più agire e che nulla avrebbe fermato le spade di coloro che ivi si erano riuniti, per quella sommaria esecuzione capitale. Ma per quale colpa? Strano che nessuno se lo chiedesse ancora…
« Perderà comunque tanto.
..
Perderemo tutti.»
Ma cosa? E quelle parole furono criptiche…troppo criptiche per menti troppo stupide per andare oltre le verità degli occhi. E già qualcuno aveva dimostrato la sua pochezza mentale. Altro errore non da poco, ma la campionessa si era circondata di Campioni d’idiozia…buon per lei per raggiungere i suoi scopi ma non per Rogozin. Come aveva detto la cornacchia?
«Levati di mezzo o ammazzo anche te!» Sempre se avesse avuto le palle per farlo e l’ abilità.
«Non lo ripeterò una terza volta, vattene, scappa, fai quello che ti pare ma…NON – OSARE – TENTARE – DI – FERMARMI piccolo…insignificante…ragazzino!»
Dava ordini? Strano…da uno che ne riceveva e aveva dato anche il culo ai Corvi ora si ergeva come Caino? Se lui era insignificante quell’uomo era un ameba. Sorrise al ricordo… idiota era tutto quello che poteva descriverlo. Un altro escremento che era affiorato dalla cloaca schifosa dove lo avevano cagato e si credeva più di quello che era. Ma la merda rimane merda ovunque la sia guardi e già ne aveva le narici piene del tanfo che emanava.
« Non siamo venuti qui per parlare, yeritas. Se hai qualcosa da dire al tuo “amico”, dillo. Ma fai alla svelta: qualcuno tra noi non credo sarà molto propenso ad aspettare.» Disse un uomo, incoccando arco e freccia. Un occhiata come una katana che esce dal fodero. Di taglio lo guardò e si domandò se avevano qualcosa nel cervello. Ma ognuno ragiona come vuole ma lui voleva sapere per che cosa stava morendo Kermis. Chiamiamola curiosità…ma non è proprio la curiosità a spingerci a divenire qualcosa di più di quello che siamo? Non è il voler andare oltre a creare miracoli? Dovremmo essere vermi che non hanno le vertebre per guardare in alto? L’uomo era fatto per essere un verme o per guardare le stelle e andare oltre? E lì di vermi era affollato… purtroppo. Ma non si può sempre scegliere la propria strada e i compagni che la battono… « Kermis non è un amico…ma un compagno d’arme. Abbiamo rischiato la vita insieme, sono cose che uniscono più di un amicizia.
Nessuno gli toglierà la vita. Solo un leone può ucciderne un altro. E non un corvo gracchiante per giunta. Ha aspettato, aspettasse ancora…se ha fretta le tombe sono sempre aperte.»
Inclinò la testa per vedere la cornacchia e una rosa volò ai suoi piedi. Gettata, lanciata con non curanza ma era un simbolo: Et in Arcadia Ego ma chissà se l’avrebbe capito con quel cervello da gallina che si ritrovava. Se l’avrebbe colta e odorata avrebbe sentito un profumo dolciastro…troppo dolciastro a dir la verità.
«Sei sempre stato abituato a servire…cornacchia…per cui stai zitto o ti arrotolo per le tue viscere al primo albero che incontro.» E non era tanto per dire. Aveva una voglia di sbudellarlo e farlo soffocare con i suoi stessi intestini e godersi la scena. Odiava i Corvi ed era un odio mortale.
«Ti ho conosciuto che conservavi un minimo di buonsenso…ora parli di cose che non comprendi…Fai attenzione, già una volta ti ho avvertito circa la possibilità di finire in un fosso ad ingrossare i vermi.»
Che paura! Che parole da perfetto idiota pensò. Lui parlava di cose che non comprendeva? E lui per che cosa combatteva contro Kermis? Solita presunzione da Corvo: pensare che fossero i padroni, i migliori del mondo senza vedere al di là del proprio becco. Scambiare parole inconsulte, con un insulso verme era troppo e lo guardò come si guarda il niente. Occhi che lo attraversarono e basta, ma quello continuò come per sottolineare la cosa. Era divertente…ora sapeva chi era…non male. Davvero non male ma questo non cambiava le carte giocate e sul tavolo: un perfetto idiota e basta. Calpestò la Rosa, come a sottolineare le sue parole… chi non rispetta un fiore, come potrà rispettare la vita?
«Sono sopravissuto a cose ben più pericolose di te, piccolo, ininfluente, arrogante ragazzino…Ritieniti fortunato perché considero le tue minacce la tosse di una pulce…» e le sue parole come le cagate di una cornacchia « In futuro potrei anche decidere di cambiare avviso e schiacciarti Ora fai pure le tue domande, ma poi ti farai da parte. Oppure temo che la Campionessa d’Oriente dovrà organizzare due veglie funebri al nostro ritorno.» Anche veggente! Ma una avrebbe raccolto i suoi di pezzi se avesse continuato: anche la morte può avere la sua bellezza…la sua arte.
«Dai per scontate molte cose…cornacchia. Non sottovalutare mai le pulci» perché ogni cosa può essere pericolosa se non gli si dà la giusta importanza. Ma a fermare i due e la situazione spinosa, intervenne un colosso di due metri per duecento chili, su per giù ad una prima occhiata, con un pugno all’indirizzo dei due. Lo schivò, spostandosi di lato, ma questo acuì il dolore che provava alla schiena e alle costole per via del colpo di Gargantua. Trattenne un grugnito di dolore, più con l’orgoglio che non per chissà quale preparazione fisica o mentale. Quel colosso gli incuteva una strana sensazione…
«E voi due datevi una cazzo di calmata!» ringhiò Ne ho abbastanza del vostro starnazzare.»
Aveva ragione: erano lì per Kermis…non per altro. Si avvicinò quindi al mercante. Era titubante, anche nelle parole ma doveva togliersi quel nodo che da troppo tempo lo soffocava.
« Kermis, io non ho desideri per me…o almeno non che riguardino solo me, ma se è vero che sei il mercante dei desideri…allora il mio è di sapere la verità. La tua…come leone e alfiere di una regina senza regno. E se vorrai morire…permettimi di farlo. Non sono nulla ma abbiamo condiviso qualcosa, io non valgo niente, nulla sia come persona che come soldato, ma non dimentico. Esaudisci il mio desiderio: chi è davvero Yu Kermis? Cosa desidera un uomo alla fine? Cosa lascia?»
« Sono ciò che vedi, Rogozin, un ammasso di carne pronto ad emettere il suo ultimo respiro. Ciò che desidero è la salvezza del mio amico, questo è tutto.. E no, non voglio morire, ma, come detto, qui non è in gioco il mio, di volere.»
Ancora pensieri per Gargantua. E non voleva morire ma era rassegnato. Perché? Prima uccide un ragazzo e poi si rassegna quando è il momento di combattere? Prima scatena questo pandemonio e poi si ritira in buon ordine, rassegnato, senza nemmeno tentare l’ultima carta? Oppure lo aveva già fatto da prima e ormai era stanco? Distrutto fisicamente, mentalmente e nell’anima? Che quel corpo ormai fosse solo un guscio rotto e vuoto? E allora, se fosse così, Ainwen era il demonio e Kermis un oggetto? Chi era il tessitore e chi la tela? Chi la mano e chi la spada? E per la prima volta fu nel mondo di Ainwen: cieco a tutto; eppure l’oracolo ci vedeva molto bene visto come aveva tessuto questa storia. Una mano sulla spalla di Kermis. Una mano tremante come la domma che lo faceva tremare fin dentro le viscere.
« Kermis…voglio sapere se tu hai ucciso un ragazzo durante la festa di Ainwen. E se tu avessi un volere quale sarebbe? Ah…per Gargantua nessuno lo toccherà. Lo giuro.»
Uno sguardo prima ai suoi compagni e poi al mercante.
« Ti sembro in grado di fare una cosa del genere? Siamo realisti, Rogozin…la ragazza cieca vi ha ingannato tutti. Ancora una volta. Il mio unico volere è il mio compagno, mi sembra di avertelo già detto.»
Poteva mentire? Anche davanti alla morte? Anche davanti a quattro spade puntate alla gola? A che pro? E poi uno che si preoccupa così tanto per gli altri, per un amico, quando la sua vita è ovviamente al capolinea poteva uccidere a sangue freddo? Quante mezze verità e bugie erano state dette. A chi doveva credere, allora? Risposta semplice: seguire il suo istinto, e il suo cuore. Se le volontà di Kermis erano queste, le avrebbe fatte realtà. Per una volta sarebbe stato lui il mercante. Ed Ainwen? Ainwen avrebbe risposto di tutto questo…in un modo o nell’altro; ma ormai la macchina era stata messa in moto e non poteva più fermarla. Non ne era in grado e forse nemmeno lo voleva in fondo, in una parte segreta e oscura della sua anima. Ma farlo pagare per un crimine non commesso…no quello non lo avrebbe mai fatto.
« Stà bene…» e ora voleva vedere cosa avrebbe detto il caro grand’uomo a tutto questo, ma un altro irruppe sulla scena. Anzi due…conosceva anche loro. E la situazione si fece ancor più complicata: un'altra forza, segretamente, era stata mandata dall’Oracolo per avere le più alte probabilità di prendere la testa di quello che fu Yu Kermis. Due pistole a puntare il bersaglio…due figure intrise d’odio. Che i loro intenti sposassero quelli dell’Oracolo? Può darsi ma in fondo a Rogozin cosa importava? Lui era lì per non permettere ad una giuria di emettere un verdetto falsato; ma non poteva proteggere Kermis dai suoi sbagli. Lo poteva fare per questa storia, ma le altre appartenevano solo e solamente al mercante. La Rosa in queste non vi apparteneva proprio; per cui si fece da parte affinché anche i nuovi potessero parlare. Però in fondo gli faceva pena, anzi no… pietà, quell’uomo: una leggenda che ora a guardarlo si mostrava solo come un uomo sconfitto…basta poco per passare dalla grandezza alla più bassa condizione umana? Perso nei suoi pensieri ecco che l’irrazionale, il fantastico, l’inaspettato entrò a gamba tesa in quella storia: i due si tramutarono in una fenice che, afferrando Kermis, volarono via con lui. O almeno l’intento era quello. Doveva fermarli? Per quale motivo? Non aveva detto che nelle storie passate, nei debiti ancora aperti del mercante, non voleva entrarci? E allora perché la sua frusta schioccò nell’aria e la sua arma brillò nella sinistra? Furikami professava la libertà, lui l’aveva creata, portando a sé decine di seguaci, un esercito silente che attendeva il momento propizio; che combattevano nascosti e quel vento di libertà dal giogo della tirannia, spirava nei Quattro Regni e ovunque vi fosse chi lo avrebbe accolto. Allora perché andare contro questo dettame? Sirith Deva non era libero di prendere Kermis per pagare il suo debito? Oppure, nel dubbio, pensava che lo portasse da Ainwen? Troppi pensieri, troppe parole… troppa mente. Alla fine si mosse, consciamente o inconsciamente, fece una scelta. Scegliere o essere sempre scelti? Alla fine per buona parte della sua vita, furono altri a scegliere per lui; anche in quella storia fu Ainwen a scegliere, lui si mosse solo per inerzia trasportato da una corrente, come una zattera senza timone né timoniere. Aveva scelto in un modo o nell’altro. Nell’attesa non vi è azione, non vi è futuro né speranza, perché viene inglobata e spazzata dal non agire. Restare fermi senza avere nulla a cui proiettarsi ma solo un ora e un dopo sempre più pressanti e pesanti. Aveva deciso di farsi la vita, non che sia la vita a farsi lui. E scattò: il pensiero si era fatto azione in un unicum e neanche se ne avvide di quello che fece. La sua mente, le sue sensazioni erano unite e non vi erano più ostacoli date dalla ragione, dal sentimento, dal cuore. Vi era solo azione e pensiero uniti in un doppio filo inscindibile.
Molto tempo dopo, se qualcuno gli avesse domandato il perché avesse agito così, Rogozin avrebbe risposto che neanche lui, dopo tanto tempo, era riuscito a darsi una spiegazione a quel comportamento che cozzava con la sua linea di pensiero fatta fino a quel momento. Il momento in cui la sua frusta si mosse, come se fosse un Idra, per legarlo e trascinarlo giù; quando un profumo dolciastro si spanse nell’aria ed era il profumo della Demon Rose: un veleno che penetrava nella pelle corrodendola, liquefandola, facendo avvizzire ogni bellezza. E proveniva proprio dalla bellezza stessa. perché, a volte, la morte può essere bella, e quasi sempre, la bellezza può essere mortale. In una dualità ferale..
…Et in Arcadia Ego
La lama concluse tutto questo: descrivendo un arco lucente dall’alto in basso, che aveva come fine e obbiettivo l’ala destra del mostro. Ma nulla di tutto questo lo fermò.
Non osate fermarci!.
Si avvide, per un breve istante, prima che la nebbia – venuta da chissà dove e questo non ci voleva proprio –ammantasse i loro occhi, che piaghe virulente si erano aperte sul suo corpo. Ma neppure così la fenice si fermò: mossa da un desiderio che oltrepassava il dolore fisico avrebbe dato battaglia, contro tutti e contro tutto. Voleva Kermis per i loro desideri, per un debito contratto che ora, in un modo o nell’altro, con la forza o con la morte, Kermis avrebbe dovuto saldare. Erano giunti a saldare il conto con il mercante: con un soldo salato che non avrebbe fatto piacere a Kermis…poco ma sicuro.
Ma di tutto questo, la Rosa se lo perse: perso com’era nella nebbia, sentì solo una cacofonia di suoni, imprecazioni, spari e colpi. Ma nulla di tutto questo fu chiaro nella sua mente e i suoi occhi videro solo una patina grigiastra che copriva ogni cosa, rendendo il mondo vuoto ma allo stesso tempo pieno di suoni. Mancavano solo chi producesse tali suoni. Chiunque, o da chissà quale luogo, era provenuta quella nebbia, era un impedimento peggiore che avere davanti a sé un esercito di ventimila soldati schierati contro, puntellati di ferro e lame acuminate. Almeno lo si vedeva ma ora…ora non si riusciva a scorgere nemeno il proprio naso e tutto questo poteva favorire i loro attacchi? In ogni caso era inutile. Doveva riuscire a capire in che punto si stava svolgendo quella lotta e tentare di riprendersi Kermis.
Poi uno scoppiò, un rumore di pietre che si sgretolano, un suono simile ad un terremoto ma che proveniva dall’alto. Dapprima nemeno se ne accorse, forse era il suono della battaglia, poi però sentì un ticchettio prima sulla spalla, poi su tutte e due e sulal testa: polvere e detriti che scendevano insieme a pietre più o meno grosse. Troppo tardi lo capì: il soffitto di quella grotta stava crollando! Ma per via della nebbia se ne avvide troppo tardi e i massi lo colpirono…
Carrajo! State atten… Ma non finì la frase. Il soffitto cedette di colpo e una marea grigia-verde si abbattè su di lui. Massi enormi, polvere che lo soffocò, che lo seppellì.
Pensò solamente che morire così era proprio da idioti…e che di tutto quello che aveva fatto, detto o provato a fare non aveva concluso nulla. Niente di niente. Morire adesso non lo voleva proprio; doveva fare ancora tanto anche perché non aveva ancora concluso nulla.
No! Non voleva morire lì…non adesso. Voleva vivere e vedere dove lo avrebbero condotto le sue scelte e i suoi passi.
Voleva vivere!
E il buio fu su di lui…
| Rogozin Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi, + 1 Istinto; +1 Cs in Maestria armi; + 1 Cs in Riflessi
Status fisico: Alto da urto; Alto per schiacciamento Status Psichico: // Consumi energetici in questo turno: 20%; 20% Riserva energetica residua: 35% Armi Crimson Thorn(frusta); Antares(wakizashi); Wrigel(wakizashi) Armi In Uso Crimson Thorn(frusta; impugnata mano sinistra); Wrigel( wakizashi; impugnata mano destra) _ ___ _____ ___ _ Abilità Passive:
Memoria ancestrale: Il personaggio avrà ereditato dalla progenie dei draghi la mitologica memoria di questi. Il personaggio potrà ricordare ogni minimo dettaglio degli eventi vissuti, cogliendo particolari insignificanti e remoti finanche dopo molto tempo. Questa capacità gli consentirà di rielaborare qualunque informazione derivante dalla propria memoria con estrema rapidità e perizia, consentendogli di ragionare su dettagli infinitesimali come fossero evidenti e recenti. [Passiva Razziale].
Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]
Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro. [Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]
[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia. Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro. _ ___ _____ ___ _ Abilità Attivate:
Corallo: aumento di 2 Cs per la durata di 2 turni. 1 Cs in maestria; 1 Cs in Riflessi
Abbraccio della Natura. La tecnica ha natura fisica. Dopo una breve concentrazione, il caster richiama a sé il potere della natura, sfruttandolo per cingere il corpo dell’avversario in un inestricabile abbraccio. La tecnica potrà essere sfruttata o attraverso le braccia stesse del caster, che sembreranno solide e robuste come la corteccia di un albero, oppure attraverso lacci, fruste o qualunque arma con parti mobili in grado di cingere il corpo del nemico in qualunque modo. In ogni caso, l’effetto generato sarà quello di stringere l’avversario in una morsa letale, immobilizzandolo per tutto il turno d’attacco. La tecnica è personalizzabile a piacimento, attraverso effetti particolari che interessino le braccia del caster o le parti mobili utilizzate per stringere il nemico, purchè la robustezza delle stesse non ne venga alterata e rimanga facilmente intuibile. Non causa danno aggiuntivo, ma solo costrizione fisica di livello Alto. Consumo d’Energia: Alto
Necrosi Mentale: La tecnica ha natura psionica. In seguito ad un onda mentale emanata dal caster, la vittima inizierà ad osservare gravi e orride ferite aprirsi sul suo corpo. Tagli infetti, necrosi veloci, e quanto di più cruento il mentalista sia in grado di immaginare. La mente della vittima percepirà questi danni in modo tanto reale e concreto da rifletterli sul corpo, che verrà ferito esattamente allo stesso modo della visione. Sebbene la tecnica sia di natura psionica, provocherà danni fisici pari ad Alto. La tecnica può essere personalizzata al fine di rendere l’effetto psionico non come frutto di un potere mentale proprio del mentalista, ma attraverso l’uso di droghe, stupefacenti, gas o veleni, di sorta. Consumo d’energia. Alto.
_ ___ _____ ___ _ Riassunto e Note: Per l’attacco di Akuma: oppongo i miei 2 Cs ai suoi schivando quel tanto che basta il pugno. Anche per via del mio Cs in Istinto e la sua aura minacciosa. Per cui mi avvedo di ‘stò colosso, capisco le intenzioni – acuite anche dalla sua passiva di timore – e mi scanso quel tanto che basta per schivare l’attacco. Ma questo riporta il dolore per via del colpo precedente di Gargantua, e deve fare di tutto per non crollare lì davanti a voi. Ma lo vedete barcollare appena dopo la schivata.
Per l’azione di Savior: Come già detto in Confronto, attivo Abbraccio della Natura per incatenare il pg, ma prima attivo Necrosi Mentale per destabilizzarlo e favorire i nostri attacchi successivi. Concludo il mio turno con un colpo fisico, portato con la spada, all’ala destra potenziata con 2 Cs in più date dal Corallo. Dato anche dal fatto che dovrei essere vicino al pg di Savior e di Yu, mi avvedo della trasformazione scattando immediatamente. Per cui ancor prima che Vorgas attivi la sua nebbia, io intravedo il Pg e riesco a colpirlo. Ma successivamente perdo completamente lo sviluppo dell’azione, in una cacofonia di suoni distorti per cui non mi avvedo neanche del crollo della grotta che decido di prendere in pieno, appunto per via dell’impedimento della nebbia e del non avere passive di auspex, o attive( ne ho solo una ma si attiva solo se mi colpiscono e sono macchiati dal mio sangue) capaci di farmi seguire l‘azione in maniera nitida.
In più Rogozin scatta, senza darsi una spiegazione precisa, forse solo perché prova pietà per un uomo che ormai è un morto. Un uomo che un tempo faceva tremare chicchessia e vederlo così, in ricordo delle loro ultime avventure, gli fa provare pietà. Non pena ma proprio pietà. Per lui il debito che ha con il pg di Savior, qualunque esso sia, è giusto ed è giusto che paghi ma forse, vedendolo in quelle condizioni, prova dispiacere e vorrebbe solo dargli una morte onorevole, se questo che vuole. In ogni caso non lo lascerebbe mai ad Ainwen che ha preso in giro tutti loro. Ed è appunto con questa accozzaglia di sentimenti che scatta: più con l’istinto che non con la testa. Forse ha preso già una decisione in questa storia ma ancora non riesce a focalizzarla.
Tra parentesi Rogozin, seguendo le indicazioni ultime di Kermis, e se posso ovviamente, si prenderebbe cura di Gargantua. Comunque vada a finire questa storia, se il volere ultimo di Kermis era la salvezza del suo compagno Rogozin lo farà.
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