Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

~ Lacrime d'Oriente. Attimi di incertezza nella polvere

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view post Posted on 26/8/2014, 15:15
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Per un attimo, forse, lo riconobbe. Per un attimo credette che non vi fosse bisogno di altra violenza…perché accanirsi contro chi stava solo difendendo qualcuno? Cosa c’entrava Gargantua con tutto questo?
Era un Colosso, un Muro di Pietra che si sarebbe sgretolato, distrutto, polverizzato piuttosto che lasciarli prendere Kermis. E come dargli torto? Come non ammirarlo?
Ma per un breve momento, lungo come una vita, contratto come solo certi momenti, certe azioni possono essere, quando tutto è edulcorato dal superfluo, dall’ovvio e dalle consuetudini, lasciando solo le cose importanti… la vera realtà delle cose…ecco in quel momento Rogozin credette di vedere Gargantua davvero, di essere riuscito a fermarlo. In quegli occhi profondi capì che lo aveva riconosciuto, in quegli occhi che sembravano caverne insondabili vide una flebile luce…ma una luce che non durò a lungo ghermita dal dovere.
Fu solo un attimo…un breve attimo spazzato da un urlo immane. Un urlo che lo scosse dal profondo, come se in esso vi fosse dolore, rabbia, frustrazione tutte mescolate insieme che ferivano più di tutti quegli attacchi.
No…non poteva fermarlo. Non poteva parlarci. Quell’urlo era un affermazione più granitica e fatale di tante parole, sillogismi, filosofie messe insieme. Era un urlo di fermezza e orgoglio… di forza. Ma non fisica, neanche mentale, ma una forza spirituale. Una forza che nasceva dal profondo, dall’anima?, di ognuno di noi.
Se avesse potuto avrebbe pianto la Rosa, ma non era il caso. Non era quello il momento e poi perché piangere? Per Gargantua? No…non era per lui, sarebbe stato stupido e non vero, ma per la situazione infame in cui era costretto a stare. Ma non lo fece: avrebbe combattuto, seppur a malincuore, perché detestava uccidere in queste occasioni di merda… anche quando era, purtroppo, necessario.
La roccia tremò di nuovo quando Gargantua strinse i pugni al petto nodoso di roccia, quando caricò….ma fu come sogno che si dipana al risveglio lasciando il ricordo e la sensazione di non vero.
Come quando la nebbia si dirama alle prime luci dell’alba; nello stesso modo Gargantua sparì e al suo posto comparve l’oggetto dei desideri di quel gruppo male assortito.

Yu Kermis


Diverso, però, da come lo ricordava: più morto che vivo, più devastato che integro, una luce che perdeva la sua essenza. Un morto. Ma era morto nella carne o nel cuore?

Ma in ogni caso rimaneva un morto che avanzava verso lo Yomotsu Hirasaka. Non gli piacque affatto quello che vide: braccio tagliato di netto, pallido, cicatrici su tutto il corpo…e un sorriso.
Lontano dal Kermis del ricordo, quello della realtà lo lasciò basito: poteva una come Ainwen temere quest’uomo? Poteva quest’ uomo rotto nel corpo e nell’anima, arrecare un disturbo tale alla Campionessa d’Oriente? Stentava a crederlo e sempre di più i suoi dubbi si fecero granitici e si evolsero in certezze labili ma che vorticavano nella sua testa.

«Sapevo che avrebbe mandato qualcuno, approfittando della mia situazione..»

Un altro sorriso appena accennato. Occhi stanchi fissi su di loro.

«Il mio amico non ha nulla a che vedere con questa storia, vi pregherei di lasciarlo stare.»

Una frana aveva creato l’urlo del colosso di pietra, dividendo e bloccando le due stanze ove, presumibilmente, era prima dello scambio il Mercante. Ora vi era Gargantua impossibilitato all’azione. Ma fino a quando?

«Sono io quello che cercate..andate avanti, dunque.
Non vi fermerò.
»

Quanto di vero vi era nelle sue parole? In altre situazioni lo avrebbe pensato ma non adesso. Perché? Perché vi era un che di rassegnazione nella sua voce, un sorriso tenue come il fiore di ciliegio che subito sboccia per morire in un attimo.
Vi era la consapevolezza del non poter più agire e che nulla avrebbe fermato le spade di coloro che ivi si erano riuniti, per quella sommaria esecuzione capitale.
Ma per quale colpa? Strano che nessuno se lo chiedesse ancora…

« Perderà comunque tanto.

..

Perderemo tutti.
»

Ma cosa? E quelle parole furono criptiche…troppo criptiche per menti troppo stupide per andare oltre le verità degli occhi.
E già qualcuno aveva dimostrato la sua pochezza mentale. Altro errore non da poco, ma la campionessa si era circondata di Campioni d’idiozia…buon per lei per raggiungere i suoi scopi ma non per Rogozin.
Come aveva detto la cornacchia?

«Levati di mezzo o ammazzo anche te!» Sempre se avesse avuto le palle per farlo e l’ abilità.

«Non lo ripeterò una terza volta, vattene, scappa, fai quello che ti pare ma…NON – OSARE – TENTARE – DI – FERMARMI piccolo…insignificante…ragazzino!»

Dava ordini? Strano…da uno che ne riceveva e aveva dato anche il culo ai Corvi ora si ergeva come Caino?
Se lui era insignificante quell’uomo era un ameba. Sorrise al ricordo… idiota era tutto quello che poteva descriverlo.
Un altro escremento che era affiorato dalla cloaca schifosa dove lo avevano cagato e si credeva più di quello che era. Ma la merda rimane merda ovunque la sia guardi e già ne aveva le narici piene del tanfo che emanava.

« Non siamo venuti qui per parlare, yeritas. Se hai qualcosa da dire al tuo “amico”, dillo. Ma fai alla svelta: qualcuno tra noi non credo sarà molto propenso ad aspettare.» Disse un uomo, incoccando arco e freccia.
Un occhiata come una katana che esce dal fodero. Di taglio lo guardò e si domandò se avevano qualcosa nel cervello.
Ma ognuno ragiona come vuole ma lui voleva sapere per che cosa stava morendo Kermis. Chiamiamola curiosità…ma non è proprio la curiosità a spingerci a divenire qualcosa di più di quello che siamo?
Non è il voler andare oltre a creare miracoli? Dovremmo essere vermi che non hanno le vertebre per guardare in alto? L’uomo era fatto per essere un verme o per guardare le stelle e andare oltre?
E lì di vermi era affollato… purtroppo. Ma non si può sempre scegliere la propria strada e i compagni che la battono…
« Kermis non è un amico…ma un compagno d’arme. Abbiamo rischiato la vita insieme, sono cose che uniscono più di un amicizia.

Nessuno gli toglierà la vita. Solo un leone può ucciderne un altro. E non un corvo gracchiante per giunta.
Ha aspettato, aspettasse ancora…se ha fretta le tombe sono sempre aperte.
»

Inclinò la testa per vedere la cornacchia e una rosa volò ai suoi piedi. Gettata, lanciata con non curanza ma era un simbolo: Et in Arcadia Ego ma chissà se l’avrebbe capito con quel cervello da gallina che si ritrovava.
Se l’avrebbe colta e odorata avrebbe sentito un profumo dolciastro…troppo dolciastro a dir la verità.

«Sei sempre stato abituato a servire…cornacchia…per cui stai zitto o ti arrotolo per le tue viscere al primo albero che incontro.»
E non era tanto per dire. Aveva una voglia di sbudellarlo e farlo soffocare con i suoi stessi intestini e godersi la scena. Odiava i Corvi ed era un odio mortale.

«Ti ho conosciuto che conservavi un minimo di buonsenso…ora parli di cose che non comprendi…Fai attenzione, già una volta ti ho avvertito circa la possibilità di finire in un fosso ad ingrossare i vermi.»

Che paura! Che parole da perfetto idiota pensò. Lui parlava di cose che non comprendeva? E lui per che cosa combatteva contro Kermis?
Solita presunzione da Corvo: pensare che fossero i padroni, i migliori del mondo senza vedere al di là del proprio becco. Scambiare parole inconsulte, con un insulso verme era troppo e lo guardò come si guarda il niente. Occhi che lo attraversarono e basta, ma quello continuò come per sottolineare la cosa.
Era divertente…ora sapeva chi era…non male. Davvero non male ma questo non cambiava le carte giocate e sul tavolo: un perfetto idiota e basta.
Calpestò la Rosa, come a sottolineare le sue parole… chi non rispetta un fiore, come potrà rispettare la vita?


«Sono sopravissuto a cose ben più pericolose di te, piccolo, ininfluente, arrogante ragazzino…Ritieniti fortunato perché considero le tue minacce la tosse di una pulce…» e le sue parole come le cagate di una cornacchia « In futuro potrei anche decidere di cambiare avviso e schiacciarti
Ora fai pure le tue domande, ma poi ti farai da parte. Oppure temo che la Campionessa d’Oriente dovrà organizzare due veglie funebri al nostro ritorno.
» Anche veggente!
Ma una avrebbe raccolto i suoi di pezzi se avesse continuato: anche la morte può avere la sua bellezza…la sua arte.

«Dai per scontate molte cose…cornacchia. Non sottovalutare mai le pulci» perché ogni cosa può essere pericolosa se non gli si dà la giusta importanza.
Ma a fermare i due e la situazione spinosa, intervenne un colosso di due metri per duecento chili, su per giù ad una prima occhiata, con un pugno all’indirizzo dei due. Lo schivò, spostandosi di lato, ma questo acuì il dolore che provava alla schiena e alle costole per via del colpo di Gargantua.
Trattenne un grugnito di dolore, più con l’orgoglio che non per chissà quale preparazione fisica o mentale. Quel colosso gli incuteva una strana sensazione…

«E voi due datevi una cazzo di calmata!» ringhiò Ne ho abbastanza del vostro starnazzare.»

Aveva ragione: erano lì per Kermis…non per altro.
Si avvicinò quindi al mercante. Era titubante, anche nelle parole ma doveva togliersi quel nodo che da troppo tempo lo soffocava.

« Kermis, io non ho desideri per me…o almeno non che riguardino solo me, ma se è vero che sei il mercante dei desideri…allora il mio è di sapere la verità. La tua…come leone e alfiere di una regina senza regno.
E se vorrai morire…permettimi di farlo.
Non sono nulla ma abbiamo condiviso qualcosa, io non valgo niente, nulla sia come persona che come soldato, ma non dimentico. Esaudisci il mio desiderio: chi è davvero Yu Kermis?
Cosa desidera un uomo alla fine? Cosa lascia?
»

« Sono ciò che vedi, Rogozin, un ammasso di carne pronto ad emettere il suo ultimo respiro. Ciò che desidero è la salvezza del mio amico, questo è tutto..
E no, non voglio morire, ma, come detto, qui non è in gioco il mio, di volere.
»

Ancora pensieri per Gargantua. E non voleva morire ma era rassegnato. Perché? Prima uccide un ragazzo e poi si rassegna quando è il momento di combattere? Prima scatena questo pandemonio e poi si ritira in buon ordine, rassegnato, senza nemmeno tentare l’ultima carta? Oppure lo aveva già fatto da prima e ormai era stanco? Distrutto fisicamente, mentalmente e nell’anima? Che quel corpo ormai fosse solo un guscio rotto e vuoto?
E allora, se fosse così, Ainwen era il demonio e Kermis un oggetto? Chi era il tessitore e chi la tela?
Chi la mano e chi la spada? E per la prima volta fu nel mondo di Ainwen: cieco a tutto; eppure l’oracolo ci vedeva molto bene visto come aveva tessuto questa storia.
Una mano sulla spalla di Kermis. Una mano tremante come la domma che lo faceva tremare fin dentro le viscere.

« Kermis…voglio sapere se tu hai ucciso un ragazzo durante la festa di Ainwen.
E se tu avessi un volere quale sarebbe? Ah…per Gargantua nessuno lo toccherà. Lo giuro.
»

Uno sguardo prima ai suoi compagni e poi al mercante.

« Ti sembro in grado di fare una cosa del genere? Siamo realisti, Rogozin…la ragazza cieca vi ha ingannato tutti. Ancora una volta.
Il mio unico volere è il mio compagno, mi sembra di avertelo già detto.
»

Poteva mentire? Anche davanti alla morte? Anche davanti a quattro spade puntate alla gola? A che pro?
E poi uno che si preoccupa così tanto per gli altri, per un amico, quando la sua vita è ovviamente al capolinea poteva uccidere a sangue freddo?
Quante mezze verità e bugie erano state dette. A chi doveva credere, allora?
Risposta semplice: seguire il suo istinto, e il suo cuore. Se le volontà di Kermis erano queste, le avrebbe fatte realtà. Per una volta sarebbe stato lui il mercante. Ed Ainwen?
Ainwen avrebbe risposto di tutto questo…in un modo o nell’altro; ma ormai la macchina era stata messa in moto e non poteva più fermarla. Non ne era in grado e forse nemmeno lo voleva in fondo, in una parte segreta e oscura della sua anima.
Ma farlo pagare per un crimine non commesso…no quello non lo avrebbe mai fatto.

« Stà bene…» e ora voleva vedere cosa avrebbe detto il caro grand’uomo a tutto questo, ma un altro irruppe sulla scena.
Anzi due…conosceva anche loro. E la situazione si fece ancor più complicata: un'altra forza, segretamente, era stata mandata dall’Oracolo per avere le più alte probabilità di prendere la testa di quello che fu Yu Kermis. Due pistole a puntare il bersaglio…due figure intrise d’odio. Che i loro intenti sposassero quelli dell’Oracolo? Può darsi ma in fondo a Rogozin cosa importava?
Lui era lì per non permettere ad una giuria di emettere un verdetto falsato; ma non poteva proteggere Kermis dai suoi sbagli. Lo poteva fare per questa storia, ma le altre appartenevano solo e solamente al mercante. La Rosa in queste non vi apparteneva proprio; per cui si fece da parte affinché anche i nuovi potessero parlare.
Però in fondo gli faceva pena, anzi no… pietà, quell’uomo: una leggenda che ora a guardarlo si mostrava solo come un uomo sconfitto…basta poco per passare dalla grandezza alla più bassa condizione umana?
Perso nei suoi pensieri ecco che l’irrazionale, il fantastico, l’inaspettato entrò a gamba tesa in quella storia: i due si tramutarono in una fenice che, afferrando Kermis, volarono via con lui.
O almeno l’intento era quello. Doveva fermarli? Per quale motivo? Non aveva detto che nelle storie passate, nei debiti ancora aperti del mercante, non voleva entrarci? E allora perché la sua frusta schioccò nell’aria e la sua arma brillò nella sinistra?
Furikami professava la libertà, lui l’aveva creata, portando a sé decine di seguaci, un esercito silente che attendeva il momento propizio; che combattevano nascosti e quel vento di libertà dal giogo della tirannia, spirava nei Quattro Regni e ovunque vi fosse chi lo avrebbe accolto.
Allora perché andare contro questo dettame? Sirith Deva non era libero di prendere Kermis per pagare il suo debito? Oppure, nel dubbio, pensava che lo portasse da Ainwen?
Troppi pensieri, troppe parole… troppa mente. Alla fine si mosse, consciamente o inconsciamente, fece una scelta.
Scegliere o essere sempre scelti? Alla fine per buona parte della sua vita, furono altri a scegliere per lui; anche in quella storia fu Ainwen a scegliere, lui si mosse solo per inerzia trasportato da una corrente, come una zattera senza timone né timoniere.
Aveva scelto in un modo o nell’altro. Nell’attesa non vi è azione, non vi è futuro né speranza, perché viene inglobata e spazzata dal non agire. Restare fermi senza avere nulla a cui proiettarsi ma solo un ora e un dopo sempre più pressanti e pesanti.
Aveva deciso di farsi la vita, non che sia la vita a farsi lui. E scattò: il pensiero si era fatto azione in un unicum e neanche se ne avvide di quello che fece.
La sua mente, le sue sensazioni erano unite e non vi erano più ostacoli date dalla ragione, dal sentimento, dal cuore. Vi era solo azione e pensiero uniti in un doppio filo inscindibile.

Molto tempo dopo, se qualcuno gli avesse domandato il perché avesse agito così, Rogozin avrebbe risposto che neanche lui, dopo tanto tempo, era riuscito a darsi una spiegazione a quel comportamento che cozzava con la sua linea di pensiero fatta fino a quel momento.
Il momento in cui la sua frusta si mosse, come se fosse un Idra, per legarlo e trascinarlo giù; quando un profumo dolciastro si spanse nell’aria ed era il profumo della Demon Rose: un veleno che penetrava nella pelle corrodendola, liquefandola, facendo avvizzire ogni bellezza.
E proveniva proprio dalla bellezza stessa. perché, a volte, la morte può essere bella, e quasi sempre, la bellezza può essere mortale.
In una dualità ferale..

Et in Arcadia Ego

La lama concluse tutto questo: descrivendo un arco lucente dall’alto in basso, che aveva come fine e obbiettivo l’ala destra del mostro. Ma nulla di tutto questo lo fermò.

Non osate fermarci!.

Si avvide, per un breve istante, prima che la nebbia – venuta da chissà dove e questo non ci voleva proprio –ammantasse i loro occhi, che piaghe virulente si erano aperte sul suo corpo. Ma neppure così la fenice si fermò: mossa da un desiderio che oltrepassava il dolore fisico avrebbe dato battaglia, contro tutti e contro tutto.
Voleva Kermis per i loro desideri, per un debito contratto che ora, in un modo o nell’altro, con la forza o con la morte, Kermis avrebbe dovuto saldare.
Erano giunti a saldare il conto con il mercante: con un soldo salato che non avrebbe fatto piacere a Kermis…poco ma sicuro.

Ma di tutto questo, la Rosa se lo perse: perso com’era nella nebbia, sentì solo una cacofonia di suoni, imprecazioni, spari e colpi. Ma nulla di tutto questo fu chiaro nella sua mente e i suoi occhi videro solo una patina grigiastra che copriva ogni cosa, rendendo il mondo vuoto ma allo stesso tempo pieno di suoni.
Mancavano solo chi producesse tali suoni.
Chiunque, o da chissà quale luogo, era provenuta quella nebbia, era un impedimento peggiore che avere davanti a sé un esercito di ventimila soldati schierati contro, puntellati di ferro e lame acuminate. Almeno lo si vedeva ma ora…ora non si riusciva a scorgere nemeno il proprio naso e tutto questo poteva favorire i loro attacchi?
In ogni caso era inutile. Doveva riuscire a capire in che punto si stava svolgendo quella lotta e tentare di riprendersi Kermis.

Poi uno scoppiò, un rumore di pietre che si sgretolano, un suono simile ad un terremoto ma che proveniva dall’alto.
Dapprima nemeno se ne accorse, forse era il suono della battaglia, poi però sentì un ticchettio prima sulla spalla, poi su tutte e due e sulal testa: polvere e detriti che scendevano insieme a pietre più o meno grosse.
Troppo tardi lo capì: il soffitto di quella grotta stava crollando! Ma per via della nebbia se ne avvide troppo tardi e i massi lo colpirono…


Carrajo! State atten… Ma non finì la frase. Il soffitto cedette di colpo e una marea grigia-verde si abbattè su di lui. Massi enormi, polvere che lo soffocò, che lo seppellì.

Pensò solamente che morire così era proprio da idioti…e che di tutto quello che aveva fatto, detto o provato a fare non aveva concluso nulla. Niente di niente.
Morire adesso non lo voleva proprio; doveva fare ancora tanto anche perché non aveva ancora concluso nulla.

No! Non voleva morire lì…non adesso. Voleva vivere e vedere dove lo avrebbero condotto le sue scelte e i suoi passi.

Voleva vivere!


E il buio fu su di lui…




Rogozin
Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi, + 1 Istinto; +1 Cs in Maestria armi; + 1 Cs in Riflessi

Status fisico: Alto da urto; Alto per schiacciamento Status Psichico: // Consumi energetici in questo turno: 20%; 20%
Riserva energetica residua: 35%
Armi Crimson Thorn(frusta); Antares(wakizashi); Wrigel(wakizashi)
Armi In Uso Crimson Thorn(frusta; impugnata mano sinistra); Wrigel( wakizashi; impugnata mano destra)

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Abilità Passive:

Memoria ancestrale:
Il personaggio avrà ereditato dalla progenie dei draghi la mitologica memoria di questi. Il personaggio potrà ricordare ogni minimo dettaglio degli eventi vissuti, cogliendo particolari insignificanti e remoti finanche dopo molto tempo. Questa capacità gli consentirà di rielaborare qualunque informazione derivante dalla propria memoria con estrema rapidità e perizia, consentendogli di ragionare su dettagli infinitesimali come fossero evidenti e recenti. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]

Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

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Abilità Attivate:

Corallo: aumento di 2 Cs per la durata di 2 turni. 1 Cs in maestria; 1 Cs in Riflessi

Abbraccio della Natura. La tecnica ha natura fisica. Dopo una breve concentrazione, il caster richiama a sé il potere della natura, sfruttandolo per cingere il corpo dell’avversario in un inestricabile abbraccio. La tecnica potrà essere sfruttata o attraverso le braccia stesse del caster, che sembreranno solide e robuste come la corteccia di un albero, oppure attraverso lacci, fruste o qualunque arma con parti mobili in grado di cingere il corpo del nemico in qualunque modo. In ogni caso, l’effetto generato sarà quello di stringere l’avversario in una morsa letale, immobilizzandolo per tutto il turno d’attacco.
La tecnica è personalizzabile a piacimento, attraverso effetti particolari che interessino le braccia del caster o le parti mobili utilizzate per stringere il nemico, purchè la robustezza delle stesse non ne venga alterata e rimanga facilmente intuibile. Non causa danno aggiuntivo, ma solo costrizione fisica di livello Alto.
Consumo d’Energia: Alto

Necrosi Mentale: La tecnica ha natura psionica. In seguito ad un onda mentale emanata dal caster, la vittima inizierà ad osservare gravi e orride ferite aprirsi sul suo corpo. Tagli infetti, necrosi veloci, e quanto di più cruento il mentalista sia in grado di immaginare. La mente della vittima percepirà questi danni in modo tanto reale e concreto da rifletterli sul corpo, che verrà ferito esattamente allo stesso modo della visione. Sebbene la tecnica sia di natura psionica, provocherà danni fisici pari ad Alto.
La tecnica può essere personalizzata al fine di rendere l’effetto psionico non come frutto di un potere mentale proprio del mentalista, ma attraverso l’uso di droghe, stupefacenti, gas o veleni, di sorta.
Consumo d’energia. Alto.



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Riassunto e Note:
Per l’attacco di Akuma:
oppongo i miei 2 Cs ai suoi schivando quel tanto che basta il pugno. Anche per via del mio Cs in Istinto e la sua aura minacciosa. Per cui mi avvedo di ‘stò colosso, capisco le intenzioni – acuite anche dalla sua passiva di timore – e mi scanso quel tanto che basta per schivare l’attacco.
Ma questo riporta il dolore per via del colpo precedente di Gargantua, e deve fare di tutto per non crollare lì davanti a voi. Ma lo vedete barcollare appena dopo la schivata.

Per l’azione di Savior:
Come già detto in Confronto, attivo Abbraccio della Natura per incatenare il pg, ma prima attivo Necrosi Mentale per destabilizzarlo e favorire i nostri attacchi successivi. Concludo il mio turno con un colpo fisico, portato con la spada, all’ala destra potenziata con 2 Cs in più date dal Corallo.
Dato anche dal fatto che dovrei essere vicino al pg di Savior e di Yu, mi avvedo della trasformazione scattando immediatamente. Per cui ancor prima che Vorgas attivi la sua nebbia, io intravedo il Pg e riesco a colpirlo.
Ma successivamente perdo completamente lo sviluppo dell’azione, in una cacofonia di suoni distorti per cui non mi avvedo neanche del crollo della grotta che decido di prendere in pieno, appunto per via dell’impedimento della nebbia e del non avere passive di auspex, o attive( ne ho solo una ma si attiva solo se mi colpiscono e sono macchiati dal mio sangue) capaci di farmi seguire l‘azione in maniera nitida.

In più Rogozin scatta, senza darsi una spiegazione precisa, forse solo perché prova pietà per un uomo che ormai è un morto. Un uomo che un tempo faceva tremare chicchessia e vederlo così, in ricordo delle loro ultime avventure, gli fa provare pietà. Non pena ma proprio pietà.
Per lui il debito che ha con il pg di Savior, qualunque esso sia, è giusto ed è giusto che paghi ma forse, vedendolo in quelle condizioni, prova dispiacere e vorrebbe solo dargli una morte onorevole, se questo che vuole.
In ogni caso non lo lascerebbe mai ad Ainwen che ha preso in giro tutti loro. Ed è appunto con questa accozzaglia di sentimenti che scatta: più con l’istinto che non con la testa.
Forse ha preso già una decisione in questa storia ma ancora non riesce a focalizzarla.

Tra parentesi Rogozin, seguendo le indicazioni ultime di Kermis, e se posso ovviamente, si prenderebbe cura di Gargantua.
Comunque vada a finire questa storia, se il volere ultimo di Kermis era la salvezza del suo compagno Rogozin lo farà.

 
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Vorgas
view post Posted on 26/8/2014, 17:25




» Desideri Sotterrati «

Ciò che accadde fu soltanto il preludio d’una battaglia.
Mentre avanzava silente ed invisibile, Jethro vide i suoi “compagni” reagire all’assalto del gigante in un modo quasi perfetto. Bloccato da viticci comparsi improvvisamente, venne ridotto a sassi da un brillante fuoco artificiale lanciato abilmente da Varham, lesto infatti aveva teso il suo arco tirando quell’artificioso esplosivo che colpì in pieno volto il golem facendolo crollare a terra. Un terrificante urlo di dolore misto a rabbia fece tremare ancor più la caverna, un suono che sovrastò ogni pensiero dell’acrobata che accelerò ancor più il passo impaurito. Era vicino, dannatamente vicino ad entrare nella stanza successiva dove ormai sapeva di trovare il Mercante. Fu proprio la potenza del suono a fermarlo, quel vibrare possente delle pareti generò un crollo che bloccò completamente la stanza adiacente. Un silenzioso urlo di pura rabbia venne lanciato da Jethro, che la sfortuna fosse dalla sua parte? Non poté far altro che fermarsi ed osservare le ultime rocce coprire l’apertura, seccato si voltò verso la battaglia mentre il suo corpo tornò visibile seppur distante dal tutto. Arreso ad una ricerca ancor più lunga, cominciò a scrutare le pareti di roccia in cerca di pertugi nei quali infilarsi, restando però mortalmente deluso dalla loro assenza.
Vi fu una luce che brillò dal corpo dell’essere, una luce arcana che lo avvolse tutto e che ne rese i contorni sempre più fumosi. L’acrobata la osservò incuriosito, il timore che quell’essere potesse esplodere era tanto ma velocemente sembrò svanire nel nulla più assoluto, lasciando spazio ad una nuova forma, più piccola, ma non per questo meno insidiosa.

Il Mercante fece la sua entrata in scena.

Un corpo tanto malridotto da chieder morte, un insieme di carni maciullate e necrosi in stato avanzato. Un cadavere che poteva ancora parlare, il derma diafano –probabilmente sua caratteristica- appariva quasi cianotico, mostrando il dolore e il malessere mortuario che impregnavano il mercante. Una nuova delusione fu per Jethro, affascinato da quella creatura in tutta la potenza raccontata, ora vedeva soltanto un uomo giunto alla fine della sua esistenza, bieco simulacro d’un potere tanto grande da esser il suo stesso cancro. Il passo del giovane si mosse leggiadro verso il gruppo raccolto al mercante, il tiratore già aveva cominciato a parlamentare con Yu Kermis illustrandogli la sua imminente morte. Non lo avrebbe permesso, non ora che vi era così vicino.

«Signori miei, vi chiederei di fermar le vostre lame per il momento»

La voce dell’acrobata interruppe le minacce dell’uomo, ora gli occhi degli aguzzini erano su li lui, lividi d’una rabbia che, sensata o meno, sarebbe stata fermata.

«Voglio fare delle domande a quest'uomo e fino a quando non avrà risposto mi permetto di chiedervi di controllare i vostri impulsi. Devo almeno aver un motivo per voler la sua morte, non sono servo ne tanto meno cane rabbioso dell'Oracolo»

Il suo sguardò si posò prima su Vahram e poi sull’altro avventore assoldato dall’Oracolo. Quest’ultimo in particolare, fremeva di rabbia per poter uccidere il mercante, pervaso da un sadico desiderio di morte. Poteva vedere i suoi occhi saettare un sentimento d’odio tanto profondo da renderlo muto. Soggetto interessante, non c’è che dire.

«Sembra impossibile vederla così messer Mercante. Le storie su di voi parlano di un uomo dai poteri tanto grandi da esser simile ad un dio e vederla in queste condizioni mi fa storcer un poco il naso. Ma ciò che ancor di più mi sorprende è cosa può spingere una nobile del grande regno d'oriente a desiderare un esser praticamente morto. Che relazioni ci sono tra voi?

Il tono fu molto cortese, forse anche troppo considerato lo scopo ultimo di uccidere quell’uomo. Ma Jethro necessitava di sapere, di sapere il perché di quella spedizione. Avrebbe voluto strappare quel grande potere di cui parlavano i racconti, ma la sua innata diffidenza lo portò a tergiversare per saper ancor più. Il mercante riuscì a rispondere, la fatica e il dolore sul suo volto erano ben visibili, eppure un sorriso pronto a deridere quei deboli venuti ad ammazzarlo, dipingeva il suo volto in una malinconica maschera.

«Relazioni? Ha pagato lo scotto della magia, ecco tutto. Così come l'ho pagato io e mille altre persone. Non sono un Dio, ma sono sicuro lei sia un Demonio.»

La sua risposta fu interessante, un astuto gioco di parole nel quale riuscì a non dir nulla se non calunniare la dama. Comportamento forse ignobile, ma ad un uomo che sta per morire si sarebbe concesso tutto. Che non fosse un’aurea creatura l’Oracolo Jethro lo aveva compreso sin dal reclutamento di quell’accozzaglia di uomini. Ancora ricordava il sottile inganno con il quale aveva cercato di portarli dalla sua parte, quelle movenze di falsa comprensione per la morte del paggio, quell’artificioso appello alla giustizia. Tutte cose che sommate a quelle semplici parole del Mercante, radicarono ancor di più l’ostilità verso la Dama e dunque verso i suoi intenti. Senza contare che lui avrebbe avuto quel potere che stava per sfiorire.

«Non abbiate troppa fretta, signori. Quell'uomo ha un debito con la mia stirpe, e c'è qualcosa che devo dirgli, prima di lasciare che lo facciate a pezzi. Una parola da parte dei miei padri, solo per lui. Mi manda l'oracolo.»

Un nuovo personaggio s’aggiunse a quella già intricata trama. Due in realtà, un uomo e una ragazzina i quali avanzarono nella grotta comparendo dal nulla, come se soltanto in quel momento fossero giunti al suo interno. Scorse appena entrambi, non interessato al discorso sino a quando non venne nominato l’Oracolo, quella donna lo sorprendeva sempre più. Entrambi si avvicinarono al Mercante sino a toccarlo

Ti ricordi di noi, cane?
«E tu ricordi te stesso, Sirith Deva?»

Rispose prontamente Yu conservando quel briciolo di supremazia che il suo ruolo gli permetteva ancora. Ben sei uomini –e una donna- erano giunti in quella desolazione per cercarlo e lui sembrava terribilmente consapevole di tutto ciò e ugualmente divertito.

«Non ho mai dimenticato il mio nome e quello dei miei antenati, Yu Kermis, figlio dell'oscurità. E' per questo che sono qui, ora.»
«Vuoi un pezzo di gloria anche tu, quindi..»

Osservò divertito mentre i nuovi arrivati erano ormai sopra il mercante, la rabbia dei due continuava a scontrarsi con l’irriverenza dell’uomo creando un teatrino veramente esilarante.

«Noto che di accordi in sospeso ne hai più di uno! Non è forse presto per morire?»

Jethro scoppiò in una risata gracchiante che subito contenne, un ghigno malevolo cominciò ad inarcarsi sul volto.

«De-mo-ni-o»

Gli occhi ormai neri osservarono quel che rimaneva di Yu Kermis, le dita sfiorarono le labbra accarezzandosi il mento.

«Cosa desidera un Demonio?»
«Li vendo, i desideri, io..»

L’ennesima risposta mistica, l’ennesimo sfottere anche se il suo corpo era poco più che carne trita. Quell’intreccio tra sfacciatezza e grinta del Mercante esaltò ancor più Jethro sempre più deciso ad ottenere quel potere che ancora scuoteva le membra dell’uomo. Nonostante non l’avesse mai visto, il solo suo nome creava una perversa attrazione verso di lui, un desiderio di conquistare quel potere e farlo proprio. Non avrebbe permesso che lo uccidessero, unitile spreco d’un tesoro inestimabile, ma nemmeno avrebbe permesso all’Oracolo di appropriarsene. Sarebbe stato suo, qualunque sarebbe stato lo scotto da pagare.

«Io non voglio niente. E' Gilead stessa a pretendere che tu saldi il tuo debito. Abbiamo combattuto la tua guerra, ora esaudisci il nostro desiderio.»

Furono le ultime parole che sentì dalla bocca dello straniero, successive a questo vi fu soltanto fuoco. L’uomo e la ragazza sembrarono entrare in comunione corporea, unendosi e dando vita ad un prodigio ben più grande di quello che Jethro si sarebbe aspettato. Quelli che prima erano solo uomini, assunsero rapidamente la forma d’uccello, ma non un comune fringuello o una fiera aquila, divennero un essere che soltanto nelle favole più antiche e nelle credenze più radicate echeggiava. Davanti a gli occhi increduli e meravigliati dell’acrobata comparve una fenice, un volatile dalle dimensioni simili a quelle d’un cavallo completamente ammantato dalle sue stesse fiamme. Il becco rapace e il piumaggio ardente, dipinsero una bestia fiera e potente, sovrastante davanti a tutti quei semplici umani che osavano controbatterla. E come potevano? Una bestia di tanta eleganza e forza non era possibile da abbattere, eppure Jethro non volle arrendersi davanti a quel tripudio d’antico fuoco, avrebbe mostrato che ciò che desiderava era di gran lunga più ardente.

«Non osate fermarci!»

Fu il monito della bestia che rapida prese il mercante fra le sue grinfie, spiccando il volo verso la luce. Nessuno venne particolarmente intimorito, fu in quel preciso istante che quell’assurda battaglia cominciò. I presenti cominciarono a vomitare incanti e maledizioni contro la fenice e il mercante, parole mistiche e manifestazioni arcane, crearono la perfetta scena apocalittica che sicuramente entrambi gli artefici si sarebbero aspettati. Anche Jethro fece la sua parte, divertito seppur seccato di dover cacciare la propria preda oltre che a doverla portare nella tana. Abili le sue dita corsero nella veste trovando una biglia, questa era tra le più preziosa possedute dall’acrobata e non mancò d’usarla. La ruppe con forza ancora sotto le vesti, questa rilasciò il suo denso fumo per una vasta area tingendo di bianco ogni visuale tranne quella di Jethro. Strinse la destra sull’elsa della sciabola, la sua mano sembrò gonfiarsi come il suo corpo ingrossandosi ancor più e rendendo i muscoli tonici e potenti. Subito vide Vahram assaltare il mercante, la sua fame di approvazione e il suo desiderio di compiacere l’oracolo lo avrebbe sicuramente portato ad uccidere il mercante, infondo altro non era che un servo come lui stesso aveva asserito. Con un possente balzo s’avvicinò al guerriero, la spada saettò rapida incrociando quella dell’uomo e fermando la sua feroce offensiva che sicuramente avrebbe trucidato ciò che restava di Yu Kermis. Incrociò lo sguardo con lui, nonostante la nebbia, la rabbia per quell’ostacolo la si poteva vedere traboccare dagli occhi scuri dell’uomo meridionale. L’acrobata lo allontanò con un possente calcio e continuò la sua avanzata. S’accodò ad un altro sostenitore del Mercante, non che sapesse o volesse sapere le sue motivazioni, ma se i suoi attacchi avessero colpito la fenice, Jethro sarebbe riuscito a recuperare il suo prezioso tesoro, defilandosi nella cortina di nebbia e abbandonando quell’insignificante battibeccare. La sfortuna volle ancora premiarlo, nonostante riuscì a toccare il tanto agognato corpo, la potenza della fenice fu maggiore e Jethro rovinò a terra senza poter far nulla se non provar rimorso per il suo fallimento.

MA CHE FAI, DISGRAZIATO! KHELAGAR!!

Sentì ruggire Vahram, era chiaramente riferito a lui quell’imprecazione in lingua sconosciuta.

Siamo qui per ucciderlo, te ne sei dimenticato?!

Jethro volse lo sguardo all’uomo con viso stavolta serio, come non riusciva a comprendere che quella altro non era che una trappola per loro? Come poteva non capire che all’Oracolo nulla importava se non di accrescere il proprio potere. Non sarebbe cambiato nulla, lei già sapeva a cosa andavano in contro: il golem, la fenice, la battaglia, tutto era stato messo in conto e con quello anche le loro vite.

«Ora sono veramente seccato e tu, servo dell'oracolo, come non capisci il tuo errore? Qualunque parte terrai, fino a quando non terrai la tua sarai destinato a soccombere»

La discussione venne interrotta, nuovamente, stavolta da un evento molto più preoccupante della comparsa dell’antica creatura. Un esplosione e poi nuovamente un crollo, stavolta fu l’intera caverna a ripiegarsi su se stessa franando. Grossi massi d’un marrone scuro, cominciarono a distaccarsi cadendo pesanti sul terreno, più il crollo aumentava più questi si facevano di dimensioni mortali. Rapido scattò l’acrobata per guadagnare nuovamente terreno, la fenice infatti era stata scaraventata lontano da loro. La sua avanzata fu difficoltosa, riuscì ad evitare alcuni pezzi di quella roccia friabile, ma la stanchezza ormai era galoppante e le sue membra non più reagivano perfettamente. Fu prima un lieve colpo, nulla che potesse realmente fermarlo, ma questo bastò a stordirlo rendendo i suoi riflessi ancor più lenti e non riuscendo ad evitare il secondo masso che lo raggiunse. Venne colpito al capo, il dolore fu atroce e il suo passo si fece barcollante. Davanti a lui la grotta venne nuovamente divisa e stavolta il mercante non sarebbe comparso dal nulla come poco prima. L’acrobata osservò il possente muro di pietra, separarlo dal suo più grande desiderio, punizione per aver cercato di avverarlo, pena per non esserci riuscito. Strinse i pugni come un infante, i denti cominciarono a battere per la rabbia e la frustrazione d’aver fallito nuovamente.

Come poteva esser tanto sfuggevole un desiderio? Come avrebbe scoperto ciò che desiderava senza il Mercante?



≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Ammaccato, contusione al tronco e alla testaDanni: Alto + Medio
Mente: Sano, Arrabbiato e confuso Danni: /
Energia: 25% (85 -10 -40 -10)
CS: 7 (4 Forza; 2 Velocità; 1 Acrobazia)


Equipaggiamento
Shahrazād [Arma - Sciabola: 1.50 m; acciaio] (Impugnata mano dx)
Khiṣyān [Arma - Pugnali da lancio: 20 cm; acciaio] 10/10
Yılan [Arma Naturale - Coda pensile: 1.80 m; simil-acciaio]

Dhvani [Oggetto "Biglia Dissonante"] 1/1
Mūṅgā [Oggetto "Corallo"] 1/1
Rubin [Oggetto "Rubino"] 0/1
Quando la pietra s'illumina d'un tono rubino, significa che la fortuna è forte quanto il fuoco.
La gemma incolore si tinge illuminando il gioiello, una strana forza pervaderà il giovane rendendolo più forte in una singola azione o in alcune a breve distanza temporale. Questo infatti guadagnerà una forza incredibile, le sue braccia potranno alzare pesi di molto superiori al proprio e le sue gambe saranno tanto forti da spiccare balzi molto alti, in generale tutto il suo corpo avrà un aumento esponenziale delle forza fisica. Il desiderio d'esser forte per sbaragliare chi lo ostacola, sarà l'influenza necessaria a far si che la gemma s'attivi, donando al portatore i suoi poteri mistici.

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; equilibrio pressoché perfetto; capacità di camminare su ogni superfice solida, liquida e aeriforme senza subire influenze; difesa influenze psioniche passive; capacità di mantenere la forma umana.

Attive
Nebbia occultante 1/2 (Medio) - Attacco potenziato, usato come difesa (Critico), Difesa fisica (Medio)

Kōharā ~ Mistura unica nel suo genere, nonostante l'effetto sia semplice. Questa piccola sferetta grigiastra se scagliata a terra creerà una fitta nebbia duratura nella zona d'interesse dell'"esplosione". Tale fumo si disperderà negando quasi del tutto la vista a tutti coloro avvolti dal suo manto, tutti tranne l'utilizzatore stesso. Tale infatti è la particolarità della nebbia, creata e appositamente calibrata per chi la utilizza, così facendo chi adopererà tale artificio non ne verrà intrappolato a sua volta. Come questo sia possibile è un mistero, gli artisti che la utilizzano conoscono soltanto le dosi corrette dei vari ingredienti, senza conoscerne le effettive potenzialità. Alcuni parlano d'ingredienti unici, altri dell'abitudine alla scena, ma ciò che veramente lascia senza parole è l'estrema padronanza nel muoversi di chi la impiega nei suoi spettacoli. [Pergamena “Nebbia”]
Volvebatur Manifestazione del Numquid di Jethro, essa è la più pura in assoluto trasmettendo l'essenza più vera del giovane. Quando la volontà del giovane s'accresce la sua anima vibra quanto la corda d'un arpa, ciò si riflette inevitabilmente sul suo corpo, legato a doppio filo con lo spirito che muove la sua mano nell'attaccare. Jethro infatti riuscirà a far vibrare ad una velocità impressionante un'arma da mischia o una parte del suo corpo, questa vibrazione non avrà effetti negativi sul corpo del giovane e non renderà difficilmente individuabile l'arto, il quale al contrario sembrerà quasi fermo. Nel momento in cui colpirà il bersaglio, questa vibrazione verrà scaricata nel corpo o nella struttura colpita, trasmettendo questa scarica che danneggerà il corpo al pari di un'onda d'urto. Se saranno corpi ad essere colpiti, i danni si potranno constatare a livello interno, gli organi infatti saranno sottoposti a questa intensa vibrazione. Se il bersaglio invece dovesse essere un muro o una struttura, questa potrebbe crollare su se stessa come se scossa da un terremoto. Tale abilità potrà essere utilizzata in un unico colpo che diverrà per questo di potenza diversa e dal quale semplici parate di spada non possono molto. [Abilità Personale I]
Movimento è ciò che contraddistingue ogni acrobata da un normale uomo. Il suo corpo si muove leggero come uno sbuffo di vento, saltando, schivando e scansando ogni cosa che lo ostacola o che cerca d'offenderlo. Che siano soltanto colpi di mazza e spada, oppure incanti di potenza ragionevole, i suoi movimenti lo preserveranno da questi pericoli, evitando il peggio semplicemente schivando tutto ciò che vuole ostacolarlo, in una danza fatta di balzi e rotazioni, come ogni miglior acrobata riesce compiere. Tali movenze vengono spesso accompagnate da frasi o battute per punzecchiare il nemico, il quale vedrà ogni suo assalto sfilare nel vuoto, con somma rabbia e crescente frustrazione dovuta alla sua inferiorità. [Attiva I/II Talento - Abilità personale IV (Alto)]

}●{

Sunto

Dopo non esser riuscito ad entrare nella stanza successiva Jethro si unisce al gruppo attorno al mercante, comparso al posto del golem. Dopo un breve dialogo, lo straniero (Sirith) si trasforma in una fenice e cerca di rapire Yu. Jethro utilizza Nebbia (Medio) con la quale cerca di confondere e occludere la vista ai presenti e potenzia il suo corpo attivando il Rubino (+4 CS Forza), successivamente difende il mercante dall'attacco di Varham con l'Abilità Personale I (Variabile usata a Critico) con la quale frappone un potente colpo di spada all'altrettanto potente inferto dall'uomo e lo spinge lontano tramite un calcio (7 CS). Successivamente tentati di strappare dagli artigli della fenice Yu, ma non vi riesce. Dopo un brevissimo dialogo con Vahram, la grotta comincia a crollare e nonostante gli sforzi per evitare le pietre tramite l'Attiva II Talento "Acrobata" (Medio), Jethro viene colpito da qualche masso (Danno Medio Corpo) e intontito perde la possibilità di proseguire la sua caccia.

Note

Mi spiace non aver inserito i dialoghi di tutti, ma escluso il fatto che il mio personaggio non li ha minimamente ascoltati, il tutto sarebbe diventato immenso.
 
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view post Posted on 29/8/2014, 21:46


Praise the Sun


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Seregon
Più li sentiva andare avanti e più si rafforzava in lui l'idea che vivere tra le foreste, le steppe e le tundre era mille volte meglio che farlo in una città

"Ahhh..."

Sospirò chinando il capo e lasciando andare la schiena contro la parete rocciosa, per quanto cercasse d'ignorare quella scena proprio non gli riusciva, il solo ascoltargli gli procurava il nervoso

"Facendo questo lavoro..."

Iniziò a frugare in uno dei taschini all'altezza del petto, aveva bisogno di restare calmo e solo una cosa in quel momento lo poteva aiutare a farlo

"Ne ho visti fino alla nausea di tipi come voi."

Ne estrasse un corto ma tozzo rametto di legno delle dimensioni di un sigaro che porto alla bocca tenendolo con i denti

"Fate tutti la stessa miserabile fine"

Ovviamente erano troppo intenti a darsi addosso e cercare di non farsi sfuggire un uomo già morto per sentire ragioni

*Per l'appunto...*

Aveva voglia di fargli scoppiare il cranio con un pugno ma in tal caso non si sarebbe distinto poi molto da loro, dovette trattenersi parecchio dal non colpirli con tutta la sua forza, davvero parecchio...

"E voi due datevi una cazzo di calmata!
Ne ho abbastanza del vostro starnazzare!"


Si avvicinò ai due che più dimostravano per mezzo delle proprie parole quanto gli esseri umani fossero egoisti per malmenarli di brutto, eppure tutto ciò che venne fuori furono due pugni smorzati già in partenza

"La stessa cosa vale per gli altri..."

Al punto che li schivarono facilmente, i pugni... l'aura di timore conferita al possessore dal potente artefatto qual'era la zanna della bestia li investì in pieno ricalcandola con un'occhiata minacciosa

"Questo Yu coso non è il colpevole dell'omicidio, quella donna da strapazzo ci ha mentito e non mi sorprende poi troppo del resto avevo percepito qualcosa di strano mentre parlava..."

Inspirò a pieno polmoni da quello che pur essendo fatto di legno si comportava esattamente come uno sigaro pregiato acceso dalle scintille delle sue nocche, rilasciando anche una densa nube di fumo bianco

"Senza contare che... non si può avere vendetta, giustizia, risposta o come cavolo la volete chiamare da un cadavere..."

*Con te invece...*

La sua attenzione era rivolta verso l'uccellaccio della malora che per quanto veniva colpito continuava a scappare, ridicolo il modo in cui il suo desiderio l'avesse accecato e ora tentava di ignorare ogni sorta di ferita pur di scappare con la propria preda

*Non ci andrò tanto leggero...*

In un colpo di reni accompagnato dalle braccia tese gonfiò ogni singolo muscolo in poco più di un istante assumendo la posizione del cacciatore pronto ad attaccare la propria vittima.
Seregon cadde in avanti sulle mani iniziando una frenetica corsa che non si sarebbe fermata difronte a nulla

*Ma che ca- nebbia?*

Non sapeva do dove fosse venuta fuori ma come già detto niente e nessuno sarebbe stato capace di fermarlo e lì dove venne a mancare la vista l'olfatto venne in aiuto

*Lo sento, lo so che sei qui gallinella!*

Nel fitto di quella coltre due morse d'acciaio si chiusero sul corpo infuocato della fenice senza timore di venir bruciate, schiacciandola al suolo per ben più di un semplice istante mentre pensava o come gli s'addicesse lo strisciare a terra.

« Noi siamo il Vortice.»

*Dello sciacquone*

«Tu sei solo, figlio di nessuno. Fatti da parte. »

Palesemente infuriato l'avversario sputò sentenze che non riuscirono nel loro intento, proprio come il soffio di fuoco che se pur sufficiente a distrarlo per tutta la sua durata non riuscì a procurargli ferite tali da poterlo impedire in maniera significativa

"Il vortice che scappa dal figlio di nessuno con la coda tra le gambe, direi che questa la dice lunga stupido tacchino!"


Come non riuscirono a farlo le rocce che iniziarono a crollare poco dopo che era stato capace di scorgere da dietro le fiamme quella fenice impegnata in una delle fughe più disperata che avesse mai visto

"Hm, patetico..."

Come fine ghiaia ogni masso rimbalzava sulla sua cute quasi metallica, lasciando a lui la sola preoccupazione di non farsi separare dal gruppo.

Seregon

kugipunch

[CS: 2+8 Forza.]


Narrato Parlato Pensato



Ferite Accumulate:
Due bassi ed un medio distribuiti sul corpo (un basso per gamba, ed un medio al petto) per un totale di alto, più lievi abrasioni alle nocche e alla fronte.
Lievi scottature su torace e spalle.


Status Psicologico:
Nella norma.

Energia Residua:
80%-20%-10%=50%

Armi:

-Pelle coriacea: Resistente e al tempo stesso leggerissima, la sua epidermide risulta essere di consistenza pari se non superiore al cuoio rinforzato.
In termini di combattimento, la difesa del giocatore sarà pari a quella di una persona che indossa una comune armatura.

-Nocche ferree: Se un normale pugno dato da qualcuno come lui fa male già di per se, che effetti potrebbe mai avere se la normale "morbida" consistenza organica venisse a mancare perché sostituita da una più metallica? Beh, si spera di non scoprirlo mai a proprie spese.
A livello pratico i colpi sferrati equivalgono agli stessi che si darebbero con un tirapugni metallico.

-Breath bazooka: Se necessario, al pari di un'arma da fuoco di grosso calibro, Seregon sarà in grado di espellere dalla propria bocca un singolo colpo d'aria pressurizzata di ragguardevole potenza.
All'interno di un combattimento è possibile usarlo una sola volta.


Abilità Passive:

Sangue di Pietra
Di tutte le razze, gli umani maledetti sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, gli umani maledetti si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.

Cadi e Risorgi
Anche quando i colpi subiti si sono cumulati gli uni agli altri, persino con ossa spezzate e muscoli contusi, il corpo ancora in piedi per la battaglia.
In grado di camminare nonostante una gamba spezzata, di impugnare le armi quando le braccia appaiono inservibili, di muoversi con discreta disinvoltura col corpo leso e ammaccato.
Di non cadere a terra se non col cuore trafitto o la testa tagliata.
Quello visto prima come un dono si scopre poi come l'ennesima spada di Damocle pendente sul suo collo.
In termini di combattimento, il personaggio sarà in grado di proseguire nella battaglia anche dopo aver subito ingenti danni, perfino la mutilazione di un arto non sarebbe sufficiente a impedirgli di sferrare un altro attacco.
Quindi le ferite per quanto gravi, non gli impediranno di proseguire la battaglia al pieno delle proprie forze.

Omnifagia
Il personaggio potrà ingoiare e divorare qualunque cosa, nutrendosi di essa e non subendone comunque alcun danno. Ciò consentirà al personaggio di mangiare anche cibo marcio o avariato, senza venirne danneggiato o influenzato in qualunque modo. Allo stesso modo, il metabolismo particolare gli consentirà di non subire alcun danno da qualunque veleno non tecnica, potendo comunque soffrirne eventuali effetti collaterali agli stessi legati.

Avanguardia
La forza per definizione non necessita di spiegazione alcuna, ed è per questo stesso motivo che inspiegabile è il loro potere. In grado di sollevare i pesi più grandi col minimo sforzo, questa particolare categoria di guerrieri vanta una forza straordinaria, tanto dal poter impugnare armi altresì inutilizzabili per forma e dimensioni come alabarde o bastarde a due mani, finanche mazze ferrate o magli dal peso insostenibile come fossero leggerissimi stocchi.

L'istinto di un pazzo
Nascosto in fondo, dentro al suo corpo, si nascondo l'istinto di uccidere e fare stragi.
Ecco perché indipendentemente da quanto si possa tentare di farne vacillare la mente, Seregon non smetterà di andar contro il proprio avversario al pieno delle proprie capacità.
Non la logica guidata dalla mente, bensì l'istinto costruito sull'esperienza di tutte le battaglie combattute fino a quel momento rendono per lui la guerra qualcosa da cui non potrà esser distratto.
Tenendo la propria mente completamente svuotata e senza tentare più approcci logici, si potrà continuare ad attaccare la sua mente in ogni modo, ma purché non sia una attacco potenzialmente mortale, fermarlo dal suo avanzare sarà impossibile.
In termini pratici il portatore di tale passiva avrà un'immunità al dolore psionico, ma non dai danni.

Percezione ferina
Il suo senso più sviluppato è senza dubbio l'olfatto, tanto da usarlo spesso perfino per raccogliere informazioni. Per esempio è stato capace di determinare di determinare che la femmina di un esemplare che stava cacciando era incinta dal debole odore di liquido amniotico. E' perfino capace di percepire i feromoni con il suo olfatto. In caso di totale oscurità riesce ad usare questo suo senso per combattere, anche se per ovvi motivi non è molto efficace. Questa sua capacità unità alla vasta conoscenza di flora, fauna e non solo rivela essere ben più di un semplice senso sviluppato oltre i normali limiti umani ed animali, ma una vera e propria arma.

La Zanna della bestia
Il potere dell’artefatto è tanto grande da assoggettare chiunque si trovi nelle sue immediate vicinanze, intimando in loro un senso di impotenza nei suoi confronti. Ebbene si, gli avversari vedranno il possessore della Zanna come un nemico inarrivabile, si sentiranno inevitabilmente più deboli e saranno quindi spinti a riconoscere la sua superiorità.


Abilità Attive:

Avanguardia: (X2)
La necessità talvolta richiede uno sforzo supplementare, anche per i padroni di questo Dominio. Ardore, impeto combattivo, furia fine a sé stessa, i motivi possono cambiare ma il potere al quale attingere è sempre il medesimo. Sarà così che spendendo un quantitativo di energie pari a Medio e senza l’ausilio di alcun tempo di concentrazione, il caster sarà in grado di potenziare le proprie doti fisiche invigorendo la massa muscolare nelle metodiche che riterrà più opportune. In termini di gioco questo potenziamento conferirà al personaggio 4 CS alla Potenza Fisica per il solo turno in cui la tecnica è stata attivata, al termine del quale tornerà al suo stadio originario.

Consumo: Medio

La Zanna della bestia:
Ma la Zanna della Bestia non è un mero strumento di morte, egli può anche difendere il proprio possessore rendendo la pelle più spessa e dura del cuoio.

Consumo: Medio

Note: Non penso sia necessario fare lo spiecchietto visto che abbiamo tutto in confronto, no? :look:
Probabilmente ho scritto ancor meno del post precedente dove avevo scritto poco ma chissene, non ho sbatti adesso, troppe robe da influenza *si spalma sul pavimento* fresco :scl:

 
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view post Posted on 31/8/2014, 15:34
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Արցուն ~ Lacrime d'Oriente ~ Արեւել

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Attimi di incertezza nella polvere

Atto III

(Vahram [pensato, lingua aramana], Yu Kermis, Jethro, Rogozin, Sirith Deva.)


01_armeniantablemini_zps55180b48
La massiccia carica pirotecnica deflagrò con potenza devastante, scagliando ovunque un inferno di fiamme e lapilli variopinti e sgretolando la solida corazza del golem. Per un attimo le pareti squassate dal botto s’illuminarono investite dal bagliore iridescente dell’esplosione.
Gargantua urlò, mentre le fiamme ancora lo intaccavano. Un urlo ancestrale di sofferenza e rancore. La grotta tremò ai suoi passi tonanti e alle sue grida, la roccia si squarcio, franando dal soffitto pericolosamente vicino ai membri della squadra punitiva. Il passaggio che scendeva verso la sezione più profonda crollò inesorabilmente bloccando la via a tutti, ma proprio nel momento in cui ognuno pensava che il golem fosse in trappola, ad un tratto qualcosa d’incredibile e inaspettato accadde.
In un battere di ciglio il mostro di roccia scomparve nel nulla, come un fantasma. Una figura molto più piccola ed emaciata comparì al suo posto. Un individuo dai tratti vagamente alieni e il colorito pallido, il suo corpo era mutilato e martoriato da orribili ferite mal curate e incancrenite. Il suo volto mostrava una dignità ammaliante, ma esausta e svilita dalla sofferenza e dalla rassegnazione. La ragione di quello stato penoso era oscura al guerriero aramano, ma egli non era lì per farsi domande: aveva un incarico da svolgere. E quel sorriso... Vahram lo conosceva bene quel sorriso, tante erano state le volte che lo aveva mostrato alla gente, ai clienti, come una maschera di porcellana.
Un sorriso da mercante.

«Sapevo che avrebbe mandato qualcuno, approfittando della mia situazione…»
Parlò.
«Il mio amico non ha nulla a che vedere con questa storia, vi pregherei di lasciarlo stare.

Sono io quello che cercate... andate avanti, dunque.
Non vi fermerò.
Perderà comunque, tanto.
Perderemo tutti...
»

Yu Kermis.


Tutti si serrarono intorno a lui. Ma non tutti per linciarlo, anzi... alcuni tra loro sembravano ammirarlo, quasi onorati dalla sua presenza; altri semplicemente curiosi, ben disposti a posticipare l’esecuzione per non sprecare l’occasione di parlare o interrogare quel grand’uomo, la cui fama raggiungeva ogni angolo del Theras.
Solo Malzhar Rahl pareva trattenersi a stento dal saltare seduta stante alla gola del Mercante.
Vahram si passò la mano sul volto per pulire gli occhi dal sangue e dalle frattaglie di cui era imbrattato, prima di uscire dal suo nascondiglio. Incoccò una freccia sulla corda dell’arco e la puntò dritta in mezzo alla fronte di Yu.

«È dunque questo il tuo ultimo desiderio, Mercante?» Parlò Vahram, con voce grave e atona, avvicinando l’occhio destro alla cocca e chiudendo l’altro. «Sta bene...» Acconsentì.

«Il mio desiderio? Ho imparato a non avere desideri, guerriero, perché essi sono la rovina dell'anima.
Semmai è il tuo desiderio, o quello della tua padrona. E non posso far altro che accontentare il tuo volere...

...è il mio lavoro.
»
Rispose il Mercante, rivolgendogli il suo proverbiale – seppur segnato dalla fatica – sorriso adescatore.


Lo avevano avvertito a Ruldo. C’era un motivo se i desideri venduti da Yu Kermis erano tanto pericolosi – anche se sospettava che l’Oracolo avesse ingigantito non poco la reale minaccia che presentava. Per ogni sogno esaudito, vi era un vincolante scotto da pagare, ovviamente... Vahram le ricordava bene le tante leggende su creature mitiche in grado di esaudire i sogni di ingenui viaggiatori disposti a credere alle loro promesse: i desideri sono una moneta di scambio temibile, un’irresistibile tentazione che solletica la volontà di potenza degli uomini.
Cosa avrebbe potuto chiedere Vahram?
La libertà? Negli ampi orizzonti del libero arbitrio lo schiavo guerriero ci si smarriva.
La felicità? Sogno vago e fatuo.
Potere? Denaro? Gloria? Il senso dell’ambizione e dell’avidità esulavano dai suoi schemi mentali artificialmente modellati.

Riavere suo fratello...?
Si congelò, il solo pensiero di poterlo fare lo bloccò. “Rivoglio mio fratello accanto a me.” Gli sarebbe bastato pronunciare queste semplici parole... e tutto si sarebbe avverato.


Per un attimo si guardò intorno smarrito, combattuto, poi la ragione rivolse la sua attenzione verso lo stregone Malzhar. Vide il modo in cui il labile desiderio che aveva espresso lo aveva ridotto, consumato da una brama maledetta di rivalsa. Anche il nano Lhotar pregava la morte di Yu, per lo stesso identico motivo.
La determinazione non lo abbandonò, focalizzò nuovamente la sua concentrazione. I suoi occhi tornarono ad alzarsi sempre più colmi di sprezzo, puntando verso l’obiettivo.

«Non... tentarmi... Mercante...»
Ringhiò, tendendo ancora di più l'arco, quasi facesse fatica a pronunciare quelle parole.


Kermis continuò a fissarlo con quel suo provato sorriso, forse speranzoso, forse inconsciamente supplicante, ma poi pian piano smorzandolo, crogiolandosi nuovamente nella sua rassegnazione.
Vahram guardò i suoi compagni. Uno in particolare aveva tutta l’aria di voler temporeggiare per avere risposte a tormenti che non gli davano pace. Un Leone dell’Edel di nome Rogozin.

«Non siamo venuti qui per parlare, yeritas.» Ammonì lo spadaccino. «Se hai qualcosa da dire al tuo "amico", dillo. Ma fai alla svelta: qualcuno tra noi non credo sarà molto propenso ad aspettare.» Concluse, accennando a Malzhar.

Il Leone si voltò verso di lui, lo sguardo tagliente come la lama della sua sciabola.

«Kermis non è un amico... ma un compagno d'arme. abbiamo rischiato la vita insieme.» Rispose. «Sono cose che uniscono più di un’amicizia. Nessuno gli toglierà la vita. Solo un leone può ucciderne un altro. E non un corvo gracchiante per giunta. Ha aspettato, aspettasse ancora...se ha fretta le tombe sono sempre aperte.»

Il cavaliere ebbe la clemenza e la comprensione di non intervenire; indietreggiò leggermente facendo luogo a Rogozin, ma continuando a tenere Yu sotto tiro.
Per un momento ebbe la vaga sensazione di trovarsi fuori posto. Dubbi si fecero strada nella sua mente: chi era Al Patchouli in fondo per uccidere una delle leggende del Theras? Un comune sicario senza altri scopi se non sopravvivere alla giornata. Era più diligente e morigerato di molti altri tagliagole forse, ma questo non cambiava il suo stato. L’indecisione lo frenò: chi era lui per farlo? A lui importava solamente portare ad Ainwen la testa del suo nemico. Per Malzhar e Rogozin era invece qualcosa di personale; forse sarebbe stato più giusto lasciare a loro l’onore di porre fine alla vita di Kermis?

Lo spadaccino si avvicinò al condannato e iniziò a parlargli.

«Kermis... voglio sapere se tu hai ucciso un ragazzo durante la festa di Ainwen.
E se tu avessi un volere quale sarebbe? Ah... per Gargantua nessuno lo toccherà. Lo giuro.
»

Il mercante sorrise.
«Ti sembro in grado di fare una cosa del genere? Siamo realisti, Rogozin.. la ragazza cieca vi ha ingannato tutti. Ancora una volta. Il mio unico volere è il mio compagno, mi sembra di avertelo già detto.»

«Ha pagato lo scotto della magia, ecco tutto.» Aggiunse, rivolgendosi a Jethro. «Così come l'ho pagato io e mille altre persone. Non sono un Dio, ma sono sicuro lei sia un Demonio.»


In seguito a quella breve spiegazione tutto fu più o meno chiaro. Lo scotto, la messinscena, la richiesta d’aiuto da fanciullina in pericolo... Ainwen odiava Yu Kermis più di ogni altra cosa, e avrebbe fatto di tutto pur di avere la sua testa, anche uccidere un giovane paggio innocente per condannare pubblicamente le azioni del mercante ed elemosinare la compassione di qualche avventuriero. Quadrava, ma vi era ancora un elemento a cui Vahram non riusciva a trovare spiegazione.

E il musicista?


Non si era lasciato ingannare dalle parole sentite di Ainwen. Se era lei la vera assassina, cosa ci faceva quell’individuo alla festa? Per chi lavorava? Aveva parlato di un “lui”.
Si appuntò di dover fare un paio di domandine all’Oracolo, una volta tornato alla Corte d’Oriente, ma in quel momento non batté ciglio. Tra i vecchi padroni e datori di lavoro, di veri demoni ne aveva incontrati ben più di uno; uno in più non faceva differenza per lui. Non provava odio per Yu Kermis, né anelava gloria o potere. C’era un’unica cosa che desiderava dalla Candida Scrutatrice, e qualche mala parola o rivelazioni sospette su di lei – per giunta riguardanti gesti motivati da odio incontenibile – non mutarono l’immagine che Vahram si era fatto della sua persona. Che ci fosse sotto un inganno?
La mano del cavaliere scivolo di nascosto nella tasca alla ricerca di qualcosa, raggiunse il piccolo specchietto d’argento e iniziò ad accarezzarlo dolcemente.

«Mostrami ciò che gli occhi mortali non vedono.» Sussurrò quasi impercettibile. Improvvisamente la presenza di ogni entità nelle vicinanze gli fu rivelata, ma non vide nulla, nulla che lasciasse presagire una trappola da parte del Mercante. Egli a quanto pareva era davvero con le spalle al muro.

Solo all’ultimo si accorse che nella caverna vi erano due aure di troppo: due misteriosi individui in silenzio erano scivolati alle loro spalle. Un uomo e una donna.

L’uomo estrasse una coppia di pistole e le puntò dritto verso il centro del crocchio, ma non sugli assassini: le due oscure canne di metallo fissavano Yu.

«Non abbiate troppa fretta, signori.» Esordì. «Quell'uomo ha un debito con la mia stirpe, e c'è qualcosa che devo dirgli, prima di lasciare che lo facciate a pezzi. Una parola da parte dei miei padri, solo per lui. Mi manda l'oracolo.»

«Altri sicari di Dama Ainwen?» Vahram immaginò che fosse lì per unirsi a loro. Sebbene leggermente confuso dallo sviluppo della situazione, si scostò per lasciar passare i due nuovi arrivati.
Non lo avesse mai fatto...

Yu Kermis e il pistolero cominciarono a discutere con parole pregne di scherno e odio. Da quanto Vahram evinse dal discorso, l’uomo si chiamava Sirith Deva e desiderava anch’esso uccidere il Mercante. Fu un dialogo breve. Farfugliarono qualcosa su una certa Gilead, su un debito da pagare... e poi l’inaspettato.

I due misteriosi figuri comparsi dal nulla improvvisamente mutarono forma, fondendosi insieme in un’unica e maestosa creatura di fuoco vivo. Un uccello, una fenice.

«Mereth Chunam!!» Imprecò Vahram alla vista della magnifica creatura.

«Non osate fermarci!»

Tuonò la bestia in un eco distorto, la voce congiunta dei due umani che componevano il suo corpo.


Il grande uccello ghermì Kermis tra gli artigli, aprì le ali e schizzò a tutta velocità verso l’uscita, cercando di oltrepassare la cerchia di assassini e fuggire con la preda.

E lì la ragione non valse più. Vahram aveva raccolto informazioni, percorso centinaia di miglia, aveva camminato per settimane solo per trovare Yu. La sua caparbietà di mamūluk e il suo orgoglio di risolutore non avrebbero permesso per nulla al mondo il fallimento della missione. Al Patchouli non avrebbe ammesso un altro fiasco, soprattutto se l’obiettivo gli stava sfuggendo da sotto il naso.

Prima ancora che se ne accorgesse, conquistare la testa di Yu era improvvisamente divenuta una questione d’onore.


Nel momento in cui si rese conto delle vere intenzioni del pistolero, si lasciò pervadere dall’adrenalina, i suoi denti si strinsero mentre le sue gambe scattarono sul terreno con impeto predatore. Abbandonò l’arco, estrasse la spada e si lanciò con ferocia brutale sul Mercante tra le grinfie della fenice, intercettando la fuga dell’uccello. Volevano Yu Kermis solo per sé? Ebbene lo avrebbero avuto, ma non tutto intero.

«NOOOOOOOO!!! IL MIO TROFEO NOOOOO!»


Gridò. Gli occhi strabuzzati, i denti digrignati, roteando la scimitarra sopra la testa e mirando un temibile fendente al collo di Kermis. Se non poteva avere tutto il corpo, almeno gli avrebbe staccato la testa: non poteva tornare da Ainwen a mani vuote, senza uno straccio di prova della morte di Yu.
Ma qualcosa andò storto.

Una fitta nebbia invase la caverna. Un’altra spada con un testarda percossa cozzò contro la scimitarra di Al Patchouli, fermando il colpo, seguita da un poderoso calcio che scaraventò il guerriero aramano a terra. Incredulo, Vahram puntò lo sguardo affatturato dallo specchio nella coltre, alla ricerca di chi aveva osato frapporsi tra lui e la sua preda. Riconobbe l’aura di Jethro.

«MA CHE FAI, DISGRAZIATO! KHELAGAR!!»
Ruggì al saltimbanco, incapace di spiegarsi quel gesto.
«Siamo qui per ucciderlo, te ne sei dimenticato?!»


«Ora sono veramente seccato e tu, servo dell'oracolo, come non capisci il tuo errore?» La voce del guitto risuonò greve in mezzo alla nebbia. «Qualunque parte terrai, fino a quando non terrai la tua sarai destinato a soccombere.»

Vahram sbuffò e ringhiò, ignorando gli stupidi moniti di quell’imprevedibile spirito brado. Jethro non poteva capire. Nessun vivente che si credesse libero avrebbe potuto capire la mente di un mamūluk. Quali erano le intenzioni di quel rodomonte uscito dal circo? Voleva ingenuamente accaparrarsi da solo tutta la gloria? Avere i poteri e i desideri di Yu tutti per sé, come se il mercante fosse una sorta di bambolotto passabile da mano a mano?

Sirith Deva... Perché Ainwen aveva mandato due squadre? Forse per avere in buona fede maggiore sicurezza che Yu morisse? O magari si trattava di una di quelle manipolatrici che si dilettavano nel guardare in faccia i volti egoisti e avidi dei propri mercenari, ognuno pronto ad adunghiare il braccio qualora il padrone offrisse generosamente la mano, per poi guardarli scannarsi a vicenda vittime delle proprie medesime cupidigie. Forse era così, forse no, ma a Vahram in quel momento concitato nulla di ciò importava: aveva scelto d’imbarcarsi in quella missione per riavere un duce meritevole e una casa. Non dubitò dell’oracolo, anzi, si rifiutò di credere che l’Oracolo si stesse prendendo gioco di lui.

I mamūluk erano stati creati per essere usati.
Al Patchouli aveva promesso, si era fatto sua spada;
e un cavaliere in battaglia ingannerebbe forse la sua stessa spada?

Era stato educato così, non poteva farci nulla.
E Ainwen volente o nolente prima o poi l’avrebbe capito.


Vahram distolse l’attenzione dal voltagabbana: quegli attimi fuggenti erano troppo critici per essere sprecati contro Jethro. Da seduto estrasse la pistola e vomitò in un grido tutta la rabbia che aveva in corpo, svuotando entrambe le canne dell’arma fuoco contro la fenice.
Lampi, botti e urla echeggiavano per tutta la caverna, sommersa dalla coltre lattiginosa, indicando che il resto della compagnia non era rimasta ferma a guardare.
Poi improvvisamente uno scoppio, e un rombo che non presagì nulla di positivo. Il soffitto della grotta, già incrinato dal precedente scontro con il golem, iniziò a crollare rovinosamente sulle teste di tutti i presenti sventurati in un fragore assordante.
Vahram si rizzò in piedi, barcollò, provato ed esausto. Gli mancò la forza di proteggersi.

«L’arco! No!» Solo in quel momento si ricordò dell’ultimo cimelio di suo fratello Nenad che aveva incautamente gettato poco prima. Si chinò a terra proteggendosi il capo con una mano, tastando il suolo alla ricerca della sua arma, tentando di ricordare il luogo esatto dove l’aveva lasciato, mentre rocce grandi quanto zoccoli di cavallo gli tumefacevano la schiena e gli ferivano la testa e il braccio.

Fortunatamente non ci mise molto a trovarlo, nonostante le condizioni critiche in cui versava.
Ora doveva fuggire da quel posto. Forse non tutto era perduto.




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~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tenacia


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Critico):
Contusioni sparse sul torso (Alte), contusioni e ferite sparse su schiena, mano sinistra e testa (Alte).

Mente (Danno Alto):
Affaticamento (Alto).

Energie: 55-10-20= 25%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: Infoderata
Spada: Nella mano dx
Ferro: Infoderato
Arco (14-1=13): Nella mano sx
Pistola (5-2=3): Infoderata

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~


Scrutare ~ O Eccelsi! Concedetemi i vostri occhi!
[(Pergamena Ladro Esplorazione) ~ Consumo Medio]
Auspex di natura magica. Tramite l'intercessione demoniaca dello stesso Horun o, in alternativa, del Wúshēng Yǎn, Vahram è in grado di estendere i propri sensi oltre ogni limite umano. La sua percezione potrà procedere fino a chilometri di distanza, potendo agguantare l'aura di individui nascosti in regioni inconcepibilmente lontane. La tecnica consiste in un auspex passivo dispiegato in un area incredibilmente vasta (molto superiore a quella raggiungibile da tecniche passive o di consumo inferiore). Le applicazioni di questo potere sono innumerevoli, e trovano utilità specialmente nel corso di missioni complesse, di individuazione o inseguimento. La capacità di auspex permane per due turni.
Assalto mamūluk ~ Ti sembro arrabbiato? Non mi hai ancora visto incazzato davvero, aper.
[(Pergamena Cacc. Carica violenta) ~ Consumo Variabile Alto+autodanno Mente Alto]
La tecnica ha natura fisica. Quando uno schiavo guerriero è messo alle strette è meglio non trovarsi sulla sua strada. Dopo aver vissuto la propria intera esistenza nella convinzione che la sua vita vale meno di nulla, nemmeno la più terrificante delle minacce o la più disperata delle situazioni può spaventarlo. Vahram sa focalizzare la sua concentrazione in battaglia come ben pochi sanno fare, riuscendo a sferrare magistrali sequenze di attacchi precisi e micidiali in mischia con qualunque arma o parte del corpo. L'effetto che ne deriverà, comunque, sarà quello di causare all'avversario un danno pari al doppio rispetto al consumo speso. L'attacco, però, sarà tanto violento che inciderà, in termini di fatica, anche sulla mente dello schiavo guerriero, che si autoinfliggerà una quantità di danno alla mente pari al consumo speso. L'unica limitazione imposta alla tecnica è che l'offensiva consista solo e soltanto in un confronto corpo a corpo, quindi compiuto a mani nude o con l'utilizzo di armi da mischia. La tecnica dunque non è utilizzabile con armi da tiro, da fuoco o da lancio. La durata è di una singola offensiva.


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Scusate il ritardo e la lunghezza del post. O.o
Dunque, nulla di nuovo rispetto a quanto stabilito in confronto.
Durante i dialoghi, Vahram attiva di nascosto la tecnica Scrutare (Media) per assicurarsi, invano, che Yu non stia tendendo qualche trappola al party.

Dopo i vari scambi di battute (ho scelto di inserire quelli più importanti dal punto di vista di Vahram), compare Sirith Deva, il quale si trasforma in fenice e tenta di scappare via. Vahram di getto tenta di intercettarlo mollando l'arco (ho scelto di perdere anche la freccia che avevo pronta incoccata) e attaccando con la spada Kermis tra le grinfie dell'uccello, tentando di decapitarlo al volo utilizzando la tecnica Assalto mamūluk a potenza Critica (Alto+autodanno alla Mente Alto), ma viene fermato e atterrato con un calcio da Jethro. Cerca dunque di ferire Sirith sparandogli due colpi di pistola.

Poi la grotta crolla, Vahram subisce tutto il danno Alto, poiché si attarda a recuperare l'arco.
 
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view post Posted on 2/9/2014, 22:26

season of mists
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Erano laggiù, schierati davanti alla loro preda, cornice vivente all'immagine finale.
Li vide e non ne riconobbe nessuno - anche se lo sfiorò un presentimento nel posare gli occhi su alcuni di loro.
Ciononostante intrepido si mosse in avanti e parlò, sfoderando le pistole.
Chi sarebbe in grado di descrivere cosa successe in quegli istanti, nei momenti in cui il pistolero sfidò la morte per cupidigia?
Era come pretendere di essere impiccato, era come urlare di ammazzare anche Liren, schierata al suo fianco.
Povera ragazza, eternamente fedele ad un uomo che da tempo si era veramente votato solo ai nomi, il suo e quello dei propri antenati.
Non che non avesse provato a cambiare, la figlia del deserto ce l'aveva quasi fatta a migliorarlo.
Ma solo la morte avrebbe potuto plasmare una nuova immagine di Sirith, pistolero dei Deva.
Quella o un incantesimo, un desiderio espresso sul ciglio del burrone.
Eppure insieme si mossero, due facce del medesimo Vortice.
Facendosi scudo con parole fumose e discorsi vani si avvicinarono, scostando l'attore e l'energumeno, il folle e il mercenario.
E, quando furono tanto vicini da poter toccare con mano l'oggetto dei loro desideri, Sirith semplicemente perse il controllo.
Vibrando di rabbia repressa, di aspettative e avidità, svuotò tutta la fiele che aveva in corpo sul mercante.
Bruciò di speranza.
Qualcosa forse sarebbe cambiato, quel giorno.
No, non ci fu nessuna incertezza in quell'istante.
Da quella caverna il pistolero di Gilead sarebbe uscito diverso, in un modo o nell'altro, oppure non vi sarebbe riemerso affatto.
Fu uno stupro, quello che si consumò quel giorno?
La volontà di Liren venne effettivamente assoggettata dal cuore del pistolero?
Poteva una metà del Vortice fare questo alla propria gemella?
Nessuno crederebbe a ciò.
Certo, Liren avrebbe voluto che le cose andassero in maniera diversa... ma quando il fuoco fece tuonare il proprio richiamo, non si ritrasse.
Abbracciò i sentimenti di Sirith e li riforgiò sotto la propria ala, cassa di risonanza per un'eco di follia.
E, insieme, bruciarono.


9OObdvd


Chi era lei, si chiedeva la fenice?
Stringeva il corpo inerte di Yu Kermis con gli artigli, fendeva il silenzio con il proprio grido, spalancava le maestose ali infuocate.
E, mentre spiccava il volo, si tormentava con le domande.
Sono io Sirith, ultimo della famiglia Deva, pistolero della città di Gilead?
Sono io Liren, figlia della Luna, sacerdotessa del deserto?
Sono entrambi loro, oppure sono una creatura nuova?
Sono un simbolo di rinascita, eppure ho bisogno delle ceneri di qualcuno per risorgere.
Io esisto davvero?
O dovrei dire noi?
Le voci infuriate degli uomini la raggiunsero e lei rispose perfino, ma non era realmente cosciente.
Involucro infuocato su un nucleo di sentimenti, scoprì che non le importava davvero cosa sarebbe successo.
Sapeva che per Sirith e Liren il mercante era tremendamente importante, lo era per lei stessa quindi.
Ma avrebbe assaggiato il sapore nuovo di qualsiasi evento le si sarebbe presentato di fronte con la stessa gioia primordiale.
Vittoria o fallimento, l'importante era bruciare.
E tutti loro sarebbero andati a fuoco insieme a lei.
I loro tentativi di ostacolarla erano deboli, le propaggini del deserto fermarono qualsiasi offensiva volta a martoriarle il corpo.
Qualcuno si insinuò nella sua mente, ma non ci badò troppo, nonostante il dolore fosse accecante: era cosciente della propria natura, anche se il suo corpo fosse stato martoriato... lei sarebbe rinata.
Solo uno, un unico stolto, riuscì a gettare la propria rete su di lei.
La sgradevole sensazione di riposare gli artigli per terra non fu spiazzante, era semplicemente un altro pezzo di legna che andava ad alimentare la fornace della sua essenza.
Non capì nemmeno bene come era stata fermata, non comprese neanche le proprie stesse parole, mentre vomitava il proprio fiato su di lui.
Sapeva una sola cosa.
Lei era fuoco, lei era morte.
Per sè stessa, anche.
E, tenendo fede alla propria natura, lasciò che i sentimenti fluissero dal suo essere.
Distruzione indiscriminata.
Un estremo tentativo di fuga.
La fenice capì di aver causato il crollo della grotta?
Nessuno può dirlo.
Quando le rocce caddero sul suo dorso, fu un grido di dolore o una risata, quello stridio che risuonò fra le pietre?


« Sirith Deva »

Energie « 20% (-20 & -40 & -10 & -10) »
Status Fisico « Contusioni su tutto il corpo, ferita di striscio d'arma da fuoco (Danno Alto totale). »
Status Psicologico « Danno Alto + Alto. »
CS su Maestria « 02 »
CS su Determinazione « 01 »

CS su Velocità « 03 »
CS su Forza « 05 »

.Armi ed Oggetti.

[Mohaine] - Nel fodero.
[Mejis] - Nel fodero. [5/5 colpi]
[Tulle] - Nel fodero. [5/5 colpi]



.Abilità Passive.

Offspring of Gilead - Non sviene al di sotto del 10% delle energie
Tricky Gunslinger - E' sempre in grado di prendere la mira sul suo bersaglio fino a che riesce a vederlo anche parzialmente + Può sparare più colpi contemporaneamente verso qualsiasi direzione
Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith
Perfect Aim - Sirith conoscerà sempre il punto debole di eventuali passive di immortalità


.Abilità Attive Utilizzate.

F E N I C E
Spendendo un consumo Alto e subendo un autodanno Alto alla psiche, Sirith sarà in grado di sfruttare parte dei poteri che il Vortice gli fornisce. Sirith e Liren si fonderanno per due turni in un'unica creatura, una fenice dalle dimensioni di un cavallo. Il corpo vero e proprio è e rimarrà quello di Sirith: tutte le ferite del pistolero al momento della trasformazione in fenice si rifletteranno sul corpo della creatura, e allo scioglimento della tecnica ricadranno sul fisico di Sirith. La fenice non potrà usare le armi dei personaggi, ma potrà usare le loro tecniche, inoltre disporrà della capacità di volare, di becco e artigli affilati, di ali infuocate che causeranno ustioni al contatto e di un soffio infuocato. Le cs di Sirith saranno riposizionate in 3 cs alla Velocità e la fenice guadagnerà un power up di 5 cs alla Forza per entrambi i turni.


D u s t O f G i l e a d
Come potrebbero i Deva inseguire il loro sogno se non avessero una prova tangibile che Gilead esiste e che la sua magia riecheggia ancora potente su Asgradel? La città esiste, nascosta agli occhi dei più, giace sopita nei loro cuori e nelle loro menti. E se invocata accorre a difendere i Deva più coraggiosi, come se i loro piedi posassero ancora sul suolo natio. Con un consumo Variabile, Sirith sarà in grado di evocare a propria difesa una barriera composta dall'elemento sul quale si trova in quel momento. La barriera avrà sempre origine dal suo corpo e il suo scopo sarà sempre quello di proteggere l'ultimo dei Deva, che non potrà estenderla per proteggere altre persone. Nel caso non ci fosse un terreno adatto da sfruttare - o semplicemente il richiamo di Gilead risuonasse più forte del solito - allora si manifesterà sotto le sembianze di un velo di sabbia, in ricordo del deserto che abbracciava Gilead.[ C r i t i c o ].

M y s t i c S h o t
Il padre di Sirith ha istruito il ragazzo con qualche rudimento di magia elementale. Niente di tremendamente potente, eppure le lezioni che gli sono state impartite da bambino l'hanno salvato in diverse occasioni. Qualora infatti venisse privato delle proprie pistole, Sirith non si ritroverà disarmato. L'uomo è in grado di creare un singolo dardo di energia dalle proprie mani e scagliarlo contro l'avversario, al quale causerà un danno Medio da impatto.[ M e d i o ].

M y s t i c S h o t
Il padre di Sirith ha istruito il ragazzo con qualche rudimento di magia elementale. Niente di tremendamente potente, eppure le lezioni che gli sono state impartite da bambino l'hanno salvato in diverse occasioni. Qualora infatti venisse privato delle proprie pistole, Sirith non si ritroverà disarmato. L'uomo è in grado di creare un singolo dardo di energia dalle proprie mani e scagliarlo contro l'avversario, al quale causerà un danno Medio da impatto.[ M e d i o ].


.Note e Riassunto.

Sono passato al passato e non so nemmeno io perchè. Avevo voglia, spero non risulti fastidioso.


.Legenda.

• « Parlato Sirith »
• « Parlato Liren »
• « Parlato Fenice »




« Liren Deva »


Status Fisico « Illesa. »
Status Psicologico « Illesa. »
CS « 00 »


.Armi ed Oggetti.


Nessuno.


.Abilità Passive.

Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

Nessuna.


 
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view post Posted on 2/9/2014, 22:50
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Avevo ancora tanto da raccontare.
Avrei dovuto occuparmi dei miei affari più urgenti, prima di lasciare questo mondo. Salvare Gargantua dalla miseria che resterà alla mia dipartita, salvare Caino dal compito abietto che gli è stato affidato e che ne controlla ogni singola parte del suo corpo, salvare me stesso dal ricordo di un passato degenerato nella sofferenza e nel rimorso. Avrei dovuto fare così tante cose.. eppure ho fallito. Ancora una volta, mi ritrovo a fissare il cielo stellato senza avere più l'energia per continuare questo viaggio.
Non sono riuscito a realizzare il mio desiderio.
Che razza di mercante sono? Ho viaggiato lungo l'intero continente, promettendo avvenimenti che mai avrebbero realmente appagato le persone, stringendo rapporti con individui che non meritavano una macchia nelle loro conoscenze grande quanto la mia. Sono un reietto, un male per questo mondo. Sono il cancro che corrode le mura cadenti di questa caverna, la necrosi che lentamente sta putrefacendo il corpo che una volta potevo considerare come il mio.
Spero solo che Gargantua possa stare bene.
Che Caino possa riscattarsi, diventare un uomo migliore e guidare i Quattro Regni verso la salvezza dell'anima. Che Jace possa perdonarmi e che Afrah possa prendere i Leoni in carica al mio posto, per fare di loro un esercito in grado di liberare l'Edhel dal male. Spero che questo mondo possa tornare a splendere di luce propria, senza essere oscurato dalla sete di potere degli uomini. Che possa essere libero di esprimere le proprie potenzialità e che sia in grado di fare da catalizzatore per le potenzialità di coloro che lo vivono.
Spero di poter anche solo guardare mia figlia, quando sarò dall'altra parte. Lo spero, perché la Speranza è l'unica cosa che mi rimane.


Posso salvarti se è ciò che desideri,
Mercante.

Vieni a far parte della mia Corte.
..
Chi sei?

Vieni con me e lo scoprirai.


R9oCL

Gli occhi spenti e il volto freddo avrebbero dato finalmente conferma a tutti di quello che era successo: Yu Kermis, il Mercante di desideri, era morto. Gran parte del corpo sepolta dalla frana, il resto ancor più sfigurato di quanto lo fosse in precedenza. Non un singolo movimento, niente trucchi o inganni; il Mercante era morto davvero, per merito - o colpa - di Ainwen e di coloro che da ella si erano lasciati abbindolare.
Ciò che il Mercante si sarebbe chiesto, però, riguardava proprio questi ultimi. Come si sentivano? Erano soddisfatti? Avvertivano di aver completato la propria missione?
Si erano sfidati per l'ottenimento del suo corpo, eppure ora non vi era più nulla da ottenere.

Nessun testimone al quale poter confermare quella storia.
Nessun amico che li avrebbe consolati.
Il Golem che ancora gridava dall'altra parte della barriera, allo sconosciuto di ciò che era accaduto al suo padrone.
L'ombra che li aveva osservati per tutto quel tempo, silente.
Erano soli con le loro coscienze.

Perché avevano ucciso
Yu Kermis, dunque?




CITAZIONE
QM Point.

Siamo alle battute finali. Vedete tutti quanti il corpo di Kermis spegnersi del tutto, le macerie hanno creato un'uscita che vi permetterebbe di portarvi al di fuori della grotta - che ancora sta crollando, pezzo dopo pezzo - in pochissimi minuti. Gargantua è ancora dall'altro lato delle macerie - per distruggerle occorre un potenziale Alto -. Il corpo del Mercante è alla mercé di tutti - poco lontano da Seregon e Sirith -. Quello che dovete fare questo turno è semplicemente decidere cosa fare.
Per chi ha almeno 2 CS in Percezione, Riflessi o Concentrazione, può accorgersi che qualcuno sta osservando l'intera scena, senza però riuscire a comprendere la sua posizione, però.
Potete portare il corpo ad Ainwen, cercare di uccidere Gargantua, uccidervi tra di voi (?), lasciare il corpo lì e andare via o qualsiasi altra cosa possa venirvi in mente. Se non avete un'azione comune, chiaramente, dovrete gestire la cosa in confronto - al pari del turno precedente -.

Vista la semplicità del post, avete quattro giorni. Termine il 6 Settembre alle ore 23:00.
Gradirei non concedere proroghe stavolta.
Per qualsiasi dubbio, confronto o mp.
 
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view post Posted on 3/9/2014, 19:56

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«Ai morti dei nemici date sepoltura.
Che nessuno ne faccia scempio. Così vogliono gli Dei.
Agli schiavi del nemico offrite libertà e speranza.
Così vuole la convenienza e l'umana pietà.»


E scomparve, lasciandosi dietro un vuoto in cui non osavo avventurarmi per paura di scoprirne i mostri che in esso avrebbero potuto dimorare.
La vile, crudele Vendetta aveva consunto il suo sacrificio di sangue e, come è natura di tutti i parassiti, era fuggita a piantar radici in un altro ospite.
Estinto il fuoco della follia nella mia anima c'era solo buio. Un buio fatto di vergogna, disgusto, pietà. Lanciai un urlo, per cautela, in quell'abisso svuotato di emozioni per sondarlo. Non giunse risposta.
Poi, lentamente, il lume della ragione scricchiolando come una candela rimasta troppo tempo all'umido, inutilizzata avvampò. Troppa luce per i miei occhi abituati alla tenebra o forse era la vergogna ad accecarmi per non vedere lo scempio commesso nei confronti della mia morale.
Avevo desiderato la morte di un uomo, lo avevo voluto per saziare la mia lussuria di vendetta. Ora che in un modo o nell'altro quel desiderio si era realizzato cosa mi rimaneva? Un anima ferita, insozzata, contorta.

«Persino da morto, Mercante, fai avvizzire i i desideri che realizzi prima ancora che possano essere goduti..»


Sussurrai rivolto al quel corpo stravolto dalla morte. Ma non era veleno quello che correva dalle mie labbra, no, quelle parole erano state pronunciate quasi con dolcezza, di certo con un misto di rimorso e pietà.
Quello che giaceva inerte ai nostri piedi non era più il nemico o il mostro era solo un uomo. Quel cadavere meritava rispetto, quell'anima aveva il diritto di passare nel Mondo degli Spiriti come tutte le altre. Combattere è giusto, accanirsi è follia ed ingiustificata crudeltà, specie quando la vittima non è in grado di reagire. Ed io di follia e crudeltà ne avevo già vista e sopportata fin troppa.
Avevo appena trovato un barlume di ragione, uno scoglio di speranza nell'oceano di delirio e disperazione in cui ero annegato. Non avrei permesso a quella luce di spegnersi ne a quell'appiglio di scivolarmi tra le dita...
Tutti sapevano del corpo di Medoro oltraggiato da Lorch. Quella visione aveva sdegnato persino i più duri di cuore. Non mi sarei mai abbassato a tanto, ne avrei permesso che altri lo facessero in mia presenza.

«Ciò che doveva essere fatto è stato compiuto. Non si sfugge al Fato.»


Sentenziai grave. Ad alta voce cosicchè chiunque potesse sentirmi.

«Il Mercante è morto e con lui l'insostenibile peso delle sue malefatte. Ciò che rimane merita rispetto e una degna sepoltura.»


Il mio sguardo fece il giro degli astanti.

«Sarò pure un assassino incompetente, ma come custode degli Spiriti non soffro paragoni. Yu Kermis sarà sepolto e nessuno oltraggerà la sua salma oppure se la vedrà con me e con chi ha ancora un briciolo di umanità e buonsenso. Qualche obiezione?»


Non c'era bisogno di ulteriori minacce. Il tono fermo, finalmente razionale della mia voce doveva bastare. La sola idea di continuare a spargere sangue mi dava alla nausea. Respirai a fondo. E sentii le sue urla disperate.

«Cosa ne facciamo del Golem? Lui non ha un cuore cattivo, io stesso l'ho visto salvare un bambino al Borgo Basso il giorno dell'Assedio. Io proporrei di liberarlo, in fondo che male può fare ora? E' ferito, solo e disperato. Che almeno trovi consolazione nella libertà..»


Trovai un inaspettato alleato in quel mio ultimo proposito nell'uomo della rosa.
Ricordavo solo confusamente il diverbio tra noi e notai con piacere che, sebbene ci trovassimo su rive opposte di uno stesso fiume, almeno eravamo uniti nella doverosa pietà nei confronti di un nemico sconfitto e incapace di nuocerci...
Almeno così pensavo. Non appena in nostri comuni sforzi liberarono il titanico famigllio di Kermis questi ci attaccò. Le sue urla disperate e rabbiose non fecero che aggravare la precaria stabilità della caverna, provocando un altro crollo.
Contemporaneamente dovevamo difenderci dal suo disperato tentativo di raccogliere i miseri resti del Mercante e fuggire caricandoci.
Lucido per la mia ritrovata ragione non esitati a proiettarmi nell'Oneiron. Il Mondo circostante sfumò nell'ombra vaporosa di quell'universo di idee e sogno salvandomi la vita e consentendomi di conservare la forza per uscire.
Lanciai uno sguardo al mio sfortunato avversario, ferito, esausto per la lotta.
Gli tesi una mano. Ero stanco, al limite ma conservavo un briciolo di forza e quella bastava per salvare entrambi.

«Vieni...Appoggiati a me..Devi essere vivo per potermi sbudellare ragazzino..»


Gli sorrisi. Un sorriso stanco, amareggiato. Ma pur sempre un sorriso. Un barlume di speranza nel buio, proprio come quella luna che brillava pallida all'uscita della Caverna.


___________________________________________________________________



Sc14flu
CS: 3 | Intelligenza 2 Volontà 1
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico:Qualche lieve contusione; Alto diffuso su tutto il corpo per i danni subiti dal crollo;
Stato Psicologico: Calmo, di nuovo presente a se stesso.
Energia: 10% (30%-10% -10%) %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° + 2 CS per ogni tecnica magica del nemico,
° Riconoscimento menzogne,
° Rilevazione dei segreti e distinzione di quelli più importanti,
° Riconoscimento delle illusioni,
° La Prigione di Cera conta come arma, produce danni magici, ritorna sempre in mano al suo proprietario,
°



Riassunto Post:Uso un medio per liberare Gargantua e mi difendo dai due attacchi con una difesa assoluta. Poi tendo la mano al "giovane rivoluzionario" per aiutarlo ad uscire di li.

Attive:

CITAZIONE
Signore dei Sogni

Una delle capacità più straordinarie possedute da un Tiranno dei Sogni è quella di poter viaggiare tra i Mondi, senza limiti e senza legami di sorta. E' sufficiente un mero sforzo di volontà è posso proiettare la mia mente direttamente nell'Oneiron proteggendola da qualunque aggressione e tramutare il mio corpo in qualcosa di etereo, inattaccabile, definitivamente inviolabile.
[Consumo Medio, Pergamena Evasione]

«La mia fede è forte, smuove le montagne e come scudo si erge contro l'aggressore »

Uno Sciamano è un sacerdote, un'autorità morale prima ancora che politica.
La sua fede nella Tradizione deve essere salda oltre ogni dubbio, tanto grande e forte da bastargli come arma e scudo insieme. La concretizzazione di ciò è un sortilegio che gli Sciamani da sempre si tramandano e che permette di condensare in energia telecinetica il potere che li anima e li guida.
[Conumo Medio, pergamena Raffica Telecinetica]

Note: //
 
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view post Posted on 4/9/2014, 21:55
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Sangue che ticchettava su bianche pietre accedendo venature rossastre che risplendevano, come fiamme, in quella penombra. Sangue che colava in bocca, gusto di ferro, e ossa rotte e doloranti. Attimi di agonia e buio più totale mentre mani cercavano un uscita da una fredda prigione di buio e pietre, dove il peso del fallimento e dell’incostanza, si sommava a quello delle pietre che martoriavano un corpo già stanco.
Un peso che si sommava a quello dell’anima…ma le mani erano mosse dall’istinto di sopravvivenza e non da inutile chiacchiere, commiserazione o refusi di una vita passata.
Si muovevano per avere l’aria, per togliersi da lì…per scappare e tornare alla vita da un posto che assomigliava sempre più ad una bara aperta sotto un cielo senza stelle.
Mani che cercavano le sue armi perse chissà dove, occhi stanchi e velati che ritornavano a vedere colori, smorti, ma pur sempre colori; un corpo martoriato, pasto pantagruelico per il dolore. Ma era vivo!
Vivo e si alzava, sputando sangue, tenendo ossa fratturate, mentre la testa rimbombava e il sangue, ticchettando, martoriava le orecchie. Tossì…respirò…alzò il viso: aria. Barcollò e poi lo vide, pensando ad un sogno tramutatosi in un incubo.
Yu Kermis era morto…per colpa loro o di Ainwen poco importava. Una leggenda era finita. Ma in che modo? Era giusto che morisse così senza aver prima visto il cielo e le stelle? Inghiottendo un ultima boccata d’aria rancida e puzzolente, di una grotta gremita di cadaveri e spade troppo pronte al sangue e non al pensiero.
Yu Kermis, Il mercante di Desideri, aveva riscosso un pagamento salato…quale fu il suo ultimo pensiero? Quale il suo desiderio? Domande che si accavallavano in una mente confusa, troppo giovane e stupida per darsi una risposta: piccolo fringuello che tentava di volare con e contro le aquile.
Cos’è l’uomo se non desiderio? Kermis lo aveva capito, viaggiando, conoscendo, aveva dato e preso dal cuore degli uomini; ma qualcuno aveva preso e dato dal suo?
Un uomo solo? Un uomo mai capito? Cosa nascondeva l’uomo e cosa mostrava la leggenda? Dove iniziava l’una e finiva l’altra? Un confine labile, un confine manifesto e capito solo dai grandi…perché nella grandezza vi è solitudine…vi è disperazione.
Dopo la gloria vi è la pazzia e un vortice che annega..
…Kermis aveva finito la sua vita più simile ad un cadavere, più simile ad un ombra eppure, anche da morto, rimaneva quell’alone di distanza incolmabile che solo le leggende potevano avere. Che ora la sua, quella vera, iniziasse?
Magra consolazione: la morte, la bella o brutta morte – a seconda di chi la pronunciasse – aveva questo dono: di macchiare, di insozzare, di far scomparire tutto. Alla fine rimanevano solo cadaveri, scheletri e bare…cortei funebri scintillanti e sudari trapunti d’oro e d’argento.

Il loro lavoro era finito. Cosa rimaneva? Un cadavere e un Colosso urlante; distruzione e parole mai dette – nemmeno sussurrate – ma un vento spirava e Ainwen avrebbe risposto ad una sola domanda: Perché ingannarlo? A che pro?

Il Mercante era morto per quale oscuro desiderio? Quale ingranaggio muoveva quella storia? E avrebbe avuto la forza di farlo dire ad Ainwen? Di fermarlo addirittura? Forse chiedeva troppo…ritornare con i piedi per terra e affrontare un problema alla volta, questo doveva fare.

Sentiva Gargantua…liberarlo? Sapeva a cosa andava incontro e allora perché lo stava facendo? A che pro? Solo perché lo aveva promesso a Kermis? Onore…brutta bestia l’onore: non ti fa ragionare, non ti fa essere lucido, mentre altri sfruttano qualunque cosa, tu sei un libro aperto a metà. L’onore è un arma a doppio taglio che, prima o dopo, ci si rivolta contro. Ma aveva fatto una promessa: si girò, sangue zampillò dalle sue ferite, mentre richiamava la forza dell’acqua…mischiata al vento? Un aiuto inaspettato, o forse pietà e una luce di ragione ove, prima, vi era solo il buio della pazzia e della rabbia?
Ad ognuno i propri incubi; se poi questi riescano a sparire e a farci vivere più tranquillamente dipendeva dalle proprie scelte. Il corvo aveva fatto una scelta. Pietà verso un nemico – ma che poi si poteva considerare, ancora, un nemico? – e liberare il suo amico.
Non disse nulla mentre la pietra si sgretolava e il Colosso ne riemergeva fuori: l’urlo che seguì, i suoi occhi, la ricerca affannosa di Kermis, ancora morte e pietra su di lui….questo lo poteva sospettare. In fondo agli occhi di Gargantua loro erano nemici, Kermis era morto e le belle parole non glielo avrebbero riportato.
Loro e solamente loro erano per davvero i nemici. Ma poteva lasciarsi andare, morire, per pagare un pegno? Tale pegno, tra l’altro?
I massi lo colpirono in testa e sulla schiena, lo lasciarono disteso al suolo e sentì le vibrazioni, poderose, della carica…l’ultima, in un tentativo eroico e amichevole di riavere un amico e compagno…lo stesso che aveva diviso con lui tante avventure. Chissà cosa avevano visto gli occhi di Gargantua. Chissà cosa gli aveva mostrato Kermis: tra tutti, forse, era quello che lo conosceva meglio.

Si mosse con l’istinto, con la parte più selvaggia di lui, quella che a volte emergeva dalle profondità della sua anima, a lui sconosciute. Una profondità che lo scuoteva e al tempo stesso gli faceva paura.
Perché, lì forse, si celava il mistero di chi fosse realmente… ciò lo spaventava. Ma ugualmente scartò l’attacco e la paura, il terrore, il vedere la morte nella fisionomia del Colosso lo fecero trasalire e scattare per non esserne preda.
Uno sforza che il suo fisico non poteva fare e che, lo sapeva, non avrebbe portato a nulla di buono: sentì una costola spezzarsi, il sangue in bocca, il mondo girare e gli occhi chiudersi su di un mondo grigio.
Suoni ovattati che emersero in una caligine grigia e informe…forse in essi scorse qualcosa. Sentì qualcosa, come parole gentili da un nemico. "Impossibile" pensò, ma si sentì sollevare... da mani forti? Oppure volava al di là di quel mondo, oltrepassando il confine che tanto bramava di fare? Quello di squarciare il velo che cingeva il mondo non facendoci vedere la realtà, vera, delle cose. Oh…quanto avrebbe voluto avere tale potere per capire, guardare, osservare e non avere la coscienza zozza; macchiata da un uccisione che lui stesso, e questo non lo avrebbe scordato, aveva contribuito a fare.
Il sangue di Kermis a cosa era servito? La verità dov’era? Era stato di nuovo usato…una rana che si batteva contro leoni, non sapendo nulla del grande oceano. Cos’era Rogozin? Cosa voleva fare e arrivare se non riusciva a fermare anche questo? Per questa sua incapacità, un uomo era morto...la colpa di chi era? Stranamente si sentì più carnefice, che vittima.
Domande nell’incoscienza…e gli sembrò che un sorriso lo accompagnasse. Almeno questo: non voleva morire guardando i morti e con quell'ultimo pensiero.





Rogozin
Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +1 Maestria armi, + 1 Istinto

Status fisico: Alto da urto; Alto per schiacciamento; Alto per schiacciamento; Status Psichico: // Consumi energetici in questo turno: 10%; 20%
Riserva energetica residua: 5%
Armi Crimson Thorn(frusta); Antares(wakizashi); Wrigel(wakizashi)
Armi In Uso

_ ___ _____ ___ _

Abilità Passive:
Memoria ancestrale:
Il personaggio avrà ereditato dalla progenie dei draghi la mitologica memoria di questi. Il personaggio potrà ricordare ogni minimo dettaglio degli eventi vissuti, cogliendo particolari insignificanti e remoti finanche dopo molto tempo. Questa capacità gli consentirà di rielaborare qualunque informazione derivante dalla propria memoria con estrema rapidità e perizia, consentendogli di ragionare su dettagli infinitesimali come fossero evidenti e recenti. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Dominio]

Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

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Abilità Attivate:

Corallo: aumento di 2 Cs per la durata di 2 turni. 1 Cs in maestria; 1 Cs in Riflessi

Proiettile Acquatico La tecnica ha natura magica. Il caster, non necessitando di particolari tempi di concentrazione, crea dal nulla un quantitativo d'acqua sul proprio palmo della mano o in prossimità di un dito proteso e la scaglia in direzione del bersaglio scelto. Questo oggetto avrà le stesse caratteristiche (velocità, consistenza) di un proiettile sparato da una normale pistola, ma causerà danni e dolori proporzionati al consumo energetico speso pur non lasciando segni all'esterno del corpo colpito. Potranno essere scagliati fino a un massimo di quattro proiettili con un singolo utilizzo di questa tecnica, e in quel caso il loro potenziale sarà suddiviso equamente tra le varie pallottole acquatiche (la potenza di due proiettili sarà di metà di un Medio ciascuno, di tre equivarrà a un terzo di Medio e per quattro sarà di un quarto). La tecnica è personalizzabile con qualsiasi tipo di liquido non abbia caratteristiche differenti dall'acqua. Ha potenza e consumo complessivi Medi.
Consumo di energia: Medio

Scatto del lupo La tecnica ha natura fisica. Il caster diviene in grado di compiere scatti molto rapidi, al fine di difendersi da attacchi del proprio avversario. La tecnica, a scelta, permette di compiere o un singolo scatto, oppure due brevi scatti; in ogni caso, il potenziale difensivo della tecnica rimane, nel complesso, pari ad alto, ed ogni abuso di tale circostanza potrà essere punito come "antisportivo". La tecnica non è da considerarsi un power-up, bensì un effetto fisico a scopo difensivo. Può essere personalizzata con effetti particolari legati alle gambe del caster, o trasformazioni specifiche che giustifichino i salti o le capacità così come descritte, benché l'effetto non si discosti da questo. Non è un teletrasporto, ma uno spostamento molto rapido.
Consumo di energia: Alto



_ ___ _____ ___ _

Riassunto e Note:
Nulla di più di quello che ho già detto in confronto.
proiettile acquatico per rompere il muro che tiene prigioniero Gargantua, incasso la frana, per cui un altro alto, e utilizzo Scatto del Lupo per schivare la carica di Gargantua.
Questa quest segna, comunque vada, un punto molto importante per la crescita psicologica di Rogozin; comunque vada XD

 
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Vorgas
view post Posted on 5/9/2014, 19:47




Fu così che spirò,
attorniato dai cani che scioccamente
si eran contesi le sue ossa,
dilaniato dalle fauci fameliche
di chi desiderava un pezzo di potere.
Ma nulla avevano ottenuto.
Né lui con il suo desiderio infranto,
né l’uomo del sud volendo servire la dama,
né il corvo che gracchiava vendetta,
né il soldato che proteggeva il compagno,
né la fenice che bruciava di desiderio.
Nessuno.


Forse l’unico a vincere era stato proprio il mercante, o forse la dama, o forse entrambi. L’unica cosa certa era che loro avevano perso, tutti quanti, pure Seregon nonostante non si fosse schierato nitidamente. Jethro cercò di analizzare la situazione con fredda lucidità ma non vi riuscì, vide nuovamente il suo mondo piombare nell’incertezza, nel dubbio, nell’ignoranza. Proprio quando la soluzione sembrava li, davanti a lui, ad un solo gradino, questa era franata insieme alla grotta sopra il corpo del mercante, con gran rumore e con risultati catastrofici. Sentì di aver errato, tutti loro lo avevan fatto ma lui per primo, lui di più. Chi cercava la morte di Yu avrebbe potuto comunque sorridere, seppur con amara constatazione di aver giocato a massacrarlo, mentre lui aveva perso ogni cosa con l’ultimo sospiro del mercante. Era giunto sino alla fine degli uomini, in quella caverna alle porte del deserto, temendo per la sua vita eppur sospinto come foglia sull’acqua da una corrente chiamata speranza, limpida acqua. Ma non più blu era il suo colore; nero come la disperazione di aver perso una nuova occasione, nero come il destino che vedeva davanti a lui. Come avrebbe scoperto ciò che desiderava? Come avrebbe fatto a render nitida la visione del suo obbiettivo? Buttò nuovamente l’occhio sul corpo martoriato del mercante, l’aria intera sembrava priva d’ossigeno rendendo affannato il respiro.

«Questo é quello che ha voluto la vostra padrona, ora riportate le ossa che rimangono del vostro trofeo.»

Il suo capo si chinò a guardare il suolo, la sua voce mescolava rabbia e rassegnazione in procinto di esplodere.

«La favola di Yu Kermis é finita...ora si potrà soltanto raccontare.»

Quando l’ultima lettera venne pronunciata il corpo di Jethro scomparve nuovamente stavolta davanti a tutti quelli che lo avrebbero sentito. Le sue carni, le sue vesti e pure quella sua voce rotta dalle emozioni in subbuglio, divenne nulla più che un ricordo, un’immagine perduta nella penombra della caverna. Il suo corpo invisibile avanzò rapidamente, più di quello che normalmente avrebbe potuto, balzando con agilità da una roccia all’altra senza badare a nessun altro se non all’uscita. La stanchezza calcava forte nelle sue membra, non il suo corpo lo muoveva ma soltanto il disperato desiderio di fuggire, lontano da quella nuova delusione, lontano da quella nuova sconfitta. Nessuno avrebbe visto le calde lacrime sbocciare come fiori di cristallo dai suoi occhi, nessuno avrebbe osservato l’espressione affranta del giovane che aveva perso quella sua nuova speranza. I suoi passi lo condussero verso la luce dell’esterno mentre alle sue spalle tutto crollò. Il frastuono delle rocce scure che occludevano in eterno quella caverna, tracimarono a terra dopo un nuovo urlo di dolore, un boato di disperazione e rabbia. Il golem –dedusse Jethro seppur non interessato- era stato liberato dalla sua prigione di roccia, incauti a liberar una creatura tanto legata al Mercante. Ma ciò non importava, non più. Davanti agli occhi disillusi dell’acrobata ora non vi era altro che il vuoto che portava dentro: incolmabile voragine d’oscuro sentimento. Non per la morte d’un uomo che nemmeno conosceva, non per il tradimento del suo gruppo che gli avrebbe procurato fastidio. Egli non stava scappando da tutto ciò ma al contrario rincorreva, cercando d’acchiappare ancora, quel sogno che ormai da troppo tempo gli stava sfuggendo.

≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Ammaccato, contusione al tronco e alla testa Danni: Alto + Medio
Mente: Sano, Arrabbiato e triste Danni: /
Energia: 15% (25 -10)
CS: 5 (2+2 Velocità; 1 Acrobazia)


Equipaggiamento
Shahrazād [Arma - Sciabola: 1.50 m; acciaio] (Impugnata mano dx)
Khiṣyān [Arma - Pugnali da lancio: 20 cm; acciaio] 10/10
Yılan [Arma Naturale - Coda pensile: 1.80 m; simil-acciaio]

Dhvani [Oggetto "Biglia Dissonante"] 1/1
Mūṅgā [Oggetto "Corallo"] 0/1
Quando la pietra s'illumina d'un tono corallo, significa che la fortuna è veloce quanto il vento.
La gemma incolore si tinge illuminando il goiello, una strana forza pervaderà il giovane rendendo più veloci le sue azioni. Questo si sentirà leggero e vedrà ogni sua azione compiersi più velocemente per un determinato periodo di tempo. Il desiderio d'esser rapido per raggiungere i propri scopi, sarà l'influenza necessaria a far si che la gemma s'attivi, donando al portatore i suoi poteri mistici. [Corallo]

Rubin [Oggetto "Rubino"] 0/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; equilibrio pressoché perfetto; capacità di camminare su ogni superfice solida, liquida e aeriforme senza subire influenze; difesa influenze psioniche passive; capacità di mantenere la forma umana.

Attive
Invisibilità (Medio)

Passo nel Nulla Prestigio puro che tutte le leggi ha soddisfatto. Rubato incosapevolmente ad Abel durante la crescita di Jethro, egli infatti ha soddisfatto più volte tutte le condizioni e -dopo aver appreso il prestigio- lo ha assorbito senza nemmeno accorgersene. Un lascito da parte del vecchio per il suo allievo, forse. Tale magia permetterà al prestigiatore di sparire completamente diventando invisibile. Il suo occultamento sarà prettamente visivo ma ogni azione che compirà, sia questa d'attacco o di difesa non romperanno l'incanto. Questo infatti si scioglierà soltanto allo scadere del tempo o prima, secondo il volere del prestigiatore. Tale scomparsa è ancora difficilmente spiegabile, ma Jethro afferma che quando utilizza tale prestigio si sente come immerso nell'acqua e la sua visione verso la realtà "cambia". Tutto ciò è ancora molto incerto. [Pergamena "Invisibilità"]

}●{

Sunto

Dopo la morte di Yu Kermis, Jethro perde ogni interesse a quella missione e compagnia, piangendo per la perdita della sua occasione. Dopo una morale esposta a tutti, attiva la pergamena "Invisibilità" (Medio) e successivamente attiva l'oggetto "Corallo" (2 CS Velocità) fuggendo dalla grotta disperato e sentendo soltanto l'eco del crollo in lontananza.

Note

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view post Posted on 6/9/2014, 20:53

season of mists
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Quando riaprì gli occhi seppe già di essere perduto.
Aveva commesso il grande errore di non uccidere all'istante quella sensazione: aveva permesso che bruciasse lentamente all'interno del suo cuore come la brace di un focolare quasi sopito, le aveva dato il tempo di renderlo debole, cieco persino.
E, quando finalmente era diventato suo prigioniero, aveva sciolto le catene che la trattenevano ed aveva lasciato che divampasse.
Quando la speranza gli fu portata via, comprese la grandezza del suo fallimento.
Urlò come una madre privata del figlio, schiumando di rabbia e frustrazione, spianando le pistole sul cadavere già freddo di Kermis.
Sfidando l'uomo con la pesante rivoltella ad abbatterlo come un cane rognoso, sibilando la propria frustrazione su tutti loro, dal primo all'ultimo.
Ma, quando la speranza fu completamente asportata dal suo cuore, un maligno tumore che l'aveva quasi ucciso, rimase solo il vuoto.
Liren era lì vicino, ma non avrebbe saputo dire dove, percepiva sola la sua presenza e il suo giudizio.
Sirith, ultimo dei Deva, era solo con le proprie colpe.

« È finita, pistolero. Io gli avrei dato una morte quantomeno decente, se ne avessi avuto il tempo. Guarda invece la sua fine ingloriosa. Hai avuto la tua vendetta al pari di Malzhar, e di tutte le vittime che non possono essere qui ad assistere. Non sei soddisfatto, aper? » - lo teneva sotto tiro, quell'uomo dalla voce stanca.

Lo avrebbe ignorato, se non avesse avuto una pistola.
Era un suo pari, in quella grotta dove tutto, persino la sua stessa magia, si era rivoltato contro di lui?
Era uno come lui?
Forse.
Morire per mano di un pistolero sarebbe stata una fine degna, a questo punto.
L'ultima briciola di onore alla quale potesse aspirare la famiglia Deva.

« Dei dettagli della sua morte non mi è mai importato nulla, solo la sua vita aveva valore. Non cercavo la vendetta... volevo solo il desiderio che mi spettava. Sì, è finita. Ciò che è andato perso difficilmente può essere ripristinato.
Tu hai fatto fuoco contro di me... se ne hai il coraggio potrei insegnarti qualcosa su come si spara davvero.
Oppure possiamo morire rimanendo qui a vedere quegli idioti liberare il golem. Non sono molte le cose ad avere importanza ora. Ma voglio comunque conoscere il tuo nome e quello dei tuoi padri.
» - la sua voce era stanca come quella del suo interlocutore, ma di gran lunga più triste.
Non proveniva da una tomba o dall'abisso, giunse direttamente dal suo animo.

Dominato dall'egoismo, non gli importava cosa avrebbe significato la sua fine, per Liren.
Ti prego, straniero senza nome.
Un colpo di pistola e l'oblio. Oblio, finalmente, per il reietto e il senza-onore.
Che la famiglia Deva trovi la sua fine, dunque.
Un ultimo duello, il tuonare delle pistole e il fumo delle polveri.
Il mordere del piombo.
Una fine degna, per un pistolero.
Ti prego.

Era così stanco da non rendersi nemmeno conto di quanto i suoi pensieri suonassero come bestemmie alle sue stesse orecchie.

« Ancora parli? Parla con le nocche! »
« Non te l'hanno insegnato? Quando due uomini con la pistola parlano, gli altri fanno silenzio. »
« E a te non l'hanno insegnato che un topo armato di pistola resta pur sempre un topo? »

Fu l'energumeno che aveva bloccato il volo della fenice ad apostrofarlo così, senza rispetto o cura per la propria incolumità.
Il sarcasmo delle sue parole scavò ferite profonde nel cuore di Sirith, una parte di lui che credeva avrebbe smesso di sanguinare per sempre, ora che era rimasta vuota.
A colarne fuori non fu sangue, ma orgoglio.

« Un desiderio? Ma bastava chiederlo, barev dzez! Potevi unirti a noi. E invece no: ognuno ha preferito dare ascolto alla propria arroganza, alla propria ingordigia di potere e di gloria. Io faccio solo il mio dovere: perché tormenti proprio me? Non conosco la vostra storia, pistolero, ma sono sicuro che voi due meritaste l'onore di uccidere Yu ben più di me. Però non ho viaggiato settimane per centinaia di miglia fino a questo maledetto buco solo per farmi sottrarre un obiettivo tanto importante da sotto il naso. Pure io, anche se non sembra, ho un briciolo di orgoglio. Fatevene una ragione. Peccato. Davvero un peccato. Mi spiace per il tuo desiderio, pistolero... ma non sei tu a decidere i percorsi del tuo destino. Oggi è andata così, domani chissà... potrebbe andare peggio. Il mio nome è Al Patchouli... e i miei padri sono estinti. Come tutti i miei fratelli e sorelle. Qui il mio lavoro è finito. Se proprio vuoi fermare un uomo stanco di combattere per futilità... sparami. »

« Non avremmo mai potuto collaborare. Esaudire il mio desiderio l'avrebbe consumato, non sarebbe rimasto niente per voi. Perchè ti tormento? Perchè tu sei diverso, tu hai una pistola. Ma sarà come desideri, Al Patchouli, figlio dei morti. Non provieni da dove sono nato io, non sai cosa significa... un pistolero spara ad un altro solo se quest'ultimo risponde al fuoco. »

No.
Non sarebbe morto quel giorno.
Forse si era sbagliato, quell'uomo non aveva il cuore di un pistolero.
Uno di loro avrebbe capito... non avrebbe abbassato le proprie armi, non si sarebbe tirato indietro.
Se un uomo di Gilead con la morte nel cuore ne avesse sfidato un altro, quest'ultimo non si sarebbe mai permesso di rifiutare una fine onorevole al proprio fratello.
Era questo la pena degli esiliati: essere sempre immersi in una cultura che non apparteneva loro.
In quel momento, capì cosa doveva fare.
A qualsiasi costo.

« Adesso basta, usciamo di qui. E tu... se hai intenzione di tornare dall'oracolo, dille che Liren e Sirith dei Deva hanno contribuito alla fine del mercante. In un certo senso è vero. »

Era la voce di Liren.
Ancora al suo fianco, a proteggerlo ancora una volta.
A sfidare la sorte insieme a lui.
Ainwen non sarebbe stata contenta, quando avrebbe scoperto che Kermis era morto.
Se la sarebbero inimicata per la vita... e quella era una donna con un potere potente.
Ma loro erano il Vortice.

« Questa? È solo una chincaglieria che ho acquistato da un armaiolo a Taanach. Un giocattolo simpatico, ma non indispensabile, a mio parere... anche se ammetto che ogni tanto mi ha davvero salvato la pelle. Direi che è più vero di quanto potrebbe sembrare... non sono uno di quegli infami approfittatori che campano rubando la gloria agli altri con false storie. Racconterò a Dama Ainwen unicamente ciò che ho visto. Capirà... se non è già a conoscenza di tutto. Mi troverai a Ruldo; credo mi tratterò lì per qualche settimana. Se mi cerchi per avere la tua vendetta o per altri motivi, io sono sempre disponibile. Ma non oggi, ora non sono in vena. A presto, Sirith Deva. Ho l'impressione che c'incontreremo ancora. »

Lo osservò sparire e non fece nulla per fermarlo.
No, non si sarebbero messi sulle sue tracce.
Un giorno, se nel loro destino era previsto un nuovo incontro, gli avrebbe insegnato a rispettare la propria pistola.
Gli avrebbe mostrato cosa significava essere davvero un pistolero.
Ma ora aveva un progetto più importante da portare a termine.
Non era speranza, quella che aveva riempito il suo cuore.
Era qualcosa di infinitamente peggiore.

Arrancando fra le rocce, cercò un'ultima volta l'energumeno.
Non avrebbe saputo dire per quale motivo.

« Sì, me l'hanno insegnato. E ho imparato che anche il più piccolo fra i topi può uccidere. »

Ricevette in risposta un mero verso di scherno.
Livido in volto, proseguì il proprio cammino senza voltarsi, chiedendosi se era quindi questo il vero destino dei senza-onore.
Essere dileggiati da uomini che avrebbero potuto schiacciare come mosche.

« Lo aspettiamo fuori e lo uccidiamo? »

Il fatto che quella proposta fosse portata dalla voce determinata e stranamente seria di Liren lo confortò e lo spaventò enormemente.
Per un secondo pensò di aver pensato ad alta voce.

« No... non oggi.
Un giorno, quando non avremo cercato di sottrarre una preda alle grinfie di cinque uomini.
Quando non saremo stanchi. Quando avrò ritrovato l'onore.
»

« Cosa... cosa intendi? »
« Sto tornando a Gilead, Liren.
Affronterò il giudizio degli altri pistoleri e riscatterò il nome della mia famiglia.
Non voglio più dover fuggire dalla mia terra.
Farò quello che avrei dovuto fare molto tempo fa.
»
« E' una follia! Morirai prima di poter anche solo parlare! Non te lo lascerò fare! »
« E allora morirò come un uomo, Liren.
Morirò come un pistolero.
»


-


« C'è un altro modo. »
« Liren... non cambierò idea. Non provare neanche a dissuadermi. »
« Ho detto che c'è un altro modo, stupido cane del deserto. Parlami... di Maerlyn. »
« Non capisco... perchè? »
« Sirith dei Deva, ti ho detto di farlo e tu ora mi obbedirai. Voglio sapere tutto, ogni singolo dettaglio.
Era un Vortice? Cosa sai dei Vortici e dei loro poteri?
Dove è nato, dove è morto, dove ha compiuto magie nella sua vita?
Era il suo vero nome? Ha davvero fondato Gilead? Perchè si diceva che fosse un incantatore così potente?
Quali erano i suoi segreti, nel nome del Deserto!?
Dove... dove è sepolto?
»
« C'è davvero un altro modo? »
« ... forse. »

E Sirith, covando di nuovo quello stupido e folle sentimento che si chiama speranza, le narrò segreti che nessuna orecchia che non fosse nativa di Gilead aveva mai sentito raccontare.




« Sirith Deva »

Energie « 20% »
Status Fisico « Contusioni su tutto il corpo, ferita di striscio d'arma da fuoco (Danno Alto totale). »
Status Psicologico « Danno Alto + Alto. »
CS su Maestria « 02 »
CS su Determinazione « 01 »


.Armi ed Oggetti.

[Mohaine] - Nel fodero.
[Mejis] - Nel fodero. [5/5 colpi]
[Tulle] - Nel fodero. [5/5 colpi]


.Abilità Passive.

Offspring of Gilead - Non sviene al di sotto del 10% delle energie
Tricky Gunslinger - E' sempre in grado di prendere la mira sul suo bersaglio fino a che riesce a vederlo anche parzialmente + Può sparare più colpi contemporaneamente verso qualsiasi direzione
Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith
Perfect Aim - Sirith conoscerà sempre il punto debole di eventuali passive di immortalità


.Abilità Attive Utilizzate.

///


.Note e Riassunto.

Grazie a tutti per la giocata :v:


.Legenda.

• « Parlato Sirith »
• « Parlato Liren »
• « Parlato Vahram »
• « Parlato Seregon »




« Liren Deva »


Status Fisico « Illesa. »
Status Psicologico « Illesa. »
CS « 00 »


.Armi ed Oggetti.


Nessuno.


.Abilità Passive.

Vortex - Liren può essere utilizzata in combattimento + Liren può usare le stesse tecniche di Sirith


.Abilità Attive Utilizzate.

Nessuna.




Edited by savior - 6/9/2014, 23:23
 
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view post Posted on 6/9/2014, 22:53


Praise the Sun


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Seregon
La miseria quanto cianciavano... possibile che non sapessero far altro?

"Ancora parli? Parla con le nocche!"

Si intromise fra i due con il chiaro intento di provocarlo, gli altri potevano aver terminato i loro affari ma lui voleva divertirsi ancora un po', del resto non poteva di certo bastargli una battaglia striminzita come quella di poco fa

« Non te l'hanno insegnato? Quando due uomini con la pistola parlano, gli altri fanno silenzio. »

Uomini?
Che razza di concetto della parola uomo aveva quel mentecatto?
E' sbucato dal nulla senza dire una parola, ha cercato di mandare a monte il motivo per cui erano lì, è scappato tutto il tempo e perfino quando costretto da lui ha continuato a darsela a gambe e ora parla di... uomini?
Lascia che sia io a dirti cosa sei

"E a te non l'hanno insegnato che un topo armato di pistola resta pur sempre un topo?"

Che forse tutte le botte prese l'avessero reso più stupido di quanto non era già? Probabile, ma al momento non meritava altro che derisione indicandolo e ridendo

« Sì, me l'hanno insegnato. E ho imparato che anche il più piccolo fra i topi può uccidere. »

Non potete immaginare quanto voleva che gli puntasse contro la pistola per sparare, solo così avrebbe dimostrato a quel pazzo come non mettersi contro chi non può nemmeno scalfire e quanto le sue parole valessero meno di zero, il vederlo andar oltre l'uscita gli provocò una delusione che in parte si aspettava già

*E' meglio se impari a tirar fuori qualcosa di meglio di semplici parole, perché la prossima volta non ci andrò tanto leggero con te, gallinella...*

Non erano di certo quattro frasi messe in croce ad accenderlo così, no, non era quel tipo di persona da lasciarsi provocare da una risposta tanto fiacca bensì era la sua voglia di combattere a spingerlo, per quanto rozze nelle sue capacità era innegabile vi fosse qualche abilità degna di nota, e lui voleva provarle... voleva provarle tutte.
Una pernacchia rimbombò nella caverna, Seregon sapeva quanto il tizio uccello fosse facilmente irritabile e tentò la più bassa quanto efficace forma di scherno per fargli ricordare di lui ed assicurarsi un combattimento nel caso si fossero rincontrati.
Guardando difronte a se vide le due teste bacate di prima colpire un muro di massi e...

*Stupidi!*

E poco dopo vederne uno cadere rovinosamente a terra mentre cercava di difendersi e l'altro andarci altrettanto vicino a causa del golem ora libero e tornato alla carica anche contro di lui e di certo non intenzionato a sentir ragione alcuna.
Avvenne tutto in un arco di tempo tale da permettergli unicamente di irrigidire quanto più possibile i propri muscoli e resistere all'ondata in arrivo: prima altre rocce, nessun problema le aveva già fermate una volta ma il resto... inizialmente sembrò resistere ma poi venne scaraventato indietro ricadendo sulla schiena, il tempo di sputare sangue rialzandosi che tutto era già finito

*Anzi mi correggo, deficienti.*

Ma non era forse lui il primo dei deficienti?
Non sapeva perché l'avessero fatto ma considerate il numero di idiozie da lui combinate non poteva che sentirsi vicino a loro pensando che fosse un gesto fatto in buona fede

«...mi dai una mano ragazzone o aspetti che svenga anche io per portarci entrambi a spalla? »

Oh, almeno uno era ancora vivo a dispetto dell'altro.

"No sai, sono rimasto qui solo per beccarmi un paio di massi in testa ed un golem impazzito in pieno petto"

Ironia portami via, la sua bocca era difficile da fermare, persino più dei suoi muscoli.
Avvicinandosi a due rimasti in fondo si stampò uno dei suoi sorrisi da ebete che trasudavano semplicità e gli si avvicinò allargando le braccia e piegandosi sulle ginocchia

"Salta su, la città più vicina è a giorni di cammino da qui e dubito tu possa farcela conciato in quel modo, inoltre... conosco un posto dove potranno darti una bella sistema"

Sembrò esser reclutate all'idea di farsi trasportare ma non è che fosse esattamente nelle condizioni di potersi oppure, al ché preso il primo che teneva in spalla l'altro caricandoli insieme tra le braccia, venendo finalmente fuori da quel dannato buco.

*Accidenti, ho detto che li avrei portati da qualche parte ma la città più vicina dista a giorni di distanza da qui...*

Ma una promessa è una promessa e poco importa se erano sconosciuti, non sarebbe stato da lui rimangiarsi quanto detto.
Passò qualche giorno ma le cose non erano andate esattamente come previsto, le calde lenzuola erano un mucchio di paglia ed erba secca e il pasto caldo un gaur leggermente bruciacchiato appeso sul fuoco, nonché gli dispiacesse o altro, anzi, vi era abbastanza abituato però... una volta tanto dormire in un vero letto e mangiare qualcosa che non sia il primo animale che ti passa davanti e cotto come si deve non è poi così male... .

Seregon

kugipunch

[CS: 2 Forza.]


Narrato Parlato Pensato



Ferite Accumulate:
Due bassi ed un alto distribuiti sul corpo (un basso per gamba ed un alto al petto) per un totale di alto+medio, lievi abrasioni alle nocche e alla fronte, contusioni medie sulle spalle.
Lievi scottature su torace e spalle.


Status Psicologico:
Nella norma.

Energia Residua:
50%-10%-10%=30%

Armi:

-Pelle coriacea: Resistente e al tempo stesso leggerissima, la sua epidermide risulta essere di consistenza pari se non superiore al cuoio rinforzato.
In termini di combattimento, la difesa del giocatore sarà pari a quella di una persona che indossa una comune armatura.

-Nocche ferree: Se un normale pugno dato da qualcuno come lui fa male già di per se, che effetti potrebbe mai avere se la normale "morbida" consistenza organica venisse a mancare perché sostituita da una più metallica? Beh, si spera di non scoprirlo mai a proprie spese.
A livello pratico i colpi sferrati equivalgono agli stessi che si darebbero con un tirapugni metallico.

-Breath bazooka: Se necessario, al pari di un'arma da fuoco di grosso calibro, Seregon sarà in grado di espellere dalla propria bocca un singolo colpo d'aria pressurizzata di ragguardevole potenza.
All'interno di un combattimento è possibile usarlo una sola volta.


Abilità Passive:

Sangue di Pietra
Di tutte le razze, gli umani maledetti sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, gli umani maledetti si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.

Cadi e Risorgi
Anche quando i colpi subiti si sono cumulati gli uni agli altri, persino con ossa spezzate e muscoli contusi, il corpo ancora in piedi per la battaglia.
In grado di camminare nonostante una gamba spezzata, di impugnare le armi quando le braccia appaiono inservibili, di muoversi con discreta disinvoltura col corpo leso e ammaccato.
Di non cadere a terra se non col cuore trafitto o la testa tagliata.
Quello visto prima come un dono si scopre poi come l'ennesima spada di Damocle pendente sul suo collo.
In termini di combattimento, il personaggio sarà in grado di proseguire nella battaglia anche dopo aver subito ingenti danni, perfino la mutilazione di un arto non sarebbe sufficiente a impedirgli di sferrare un altro attacco.
Quindi le ferite per quanto gravi, non gli impediranno di proseguire la battaglia al pieno delle proprie forze.

Omnifagia
Il personaggio potrà ingoiare e divorare qualunque cosa, nutrendosi di essa e non subendone comunque alcun danno. Ciò consentirà al personaggio di mangiare anche cibo marcio o avariato, senza venirne danneggiato o influenzato in qualunque modo. Allo stesso modo, il metabolismo particolare gli consentirà di non subire alcun danno da qualunque veleno non tecnica, potendo comunque soffrirne eventuali effetti collaterali agli stessi legati.

Avanguardia
La forza per definizione non necessita di spiegazione alcuna, ed è per questo stesso motivo che inspiegabile è il loro potere. In grado di sollevare i pesi più grandi col minimo sforzo, questa particolare categoria di guerrieri vanta una forza straordinaria, tanto dal poter impugnare armi altresì inutilizzabili per forma e dimensioni come alabarde o bastarde a due mani, finanche mazze ferrate o magli dal peso insostenibile come fossero leggerissimi stocchi.

L'istinto di un pazzo
Nascosto in fondo, dentro al suo corpo, si nascondo l'istinto di uccidere e fare stragi.
Ecco perché indipendentemente da quanto si possa tentare di farne vacillare la mente, Seregon non smetterà di andar contro il proprio avversario al pieno delle proprie capacità.
Non la logica guidata dalla mente, bensì l'istinto costruito sull'esperienza di tutte le battaglie combattute fino a quel momento rendono per lui la guerra qualcosa da cui non potrà esser distratto.
Tenendo la propria mente completamente svuotata e senza tentare più approcci logici, si potrà continuare ad attaccare la sua mente in ogni modo, ma purché non sia una attacco potenzialmente mortale, fermarlo dal suo avanzare sarà impossibile.
In termini pratici il portatore di tale passiva avrà un'immunità al dolore psionico, ma non dai danni.

Percezione ferina
Il suo senso più sviluppato è senza dubbio l'olfatto, tanto da usarlo spesso perfino per raccogliere informazioni. Per esempio è stato capace di determinare di determinare che la femmina di un esemplare che stava cacciando era incinta dal debole odore di liquido amniotico. E' perfino capace di percepire i feromoni con il suo olfatto. In caso di totale oscurità riesce ad usare questo suo senso per combattere, anche se per ovvi motivi non è molto efficace. Questa sua capacità unità alla vasta conoscenza di flora, fauna e non solo rivela essere ben più di un semplice senso sviluppato oltre i normali limiti umani ed animali, ma una vera e propria arma.

La Zanna della bestia
Il potere dell’artefatto è tanto grande da assoggettare chiunque si trovi nelle sue immediate vicinanze, intimando in loro un senso di impotenza nei suoi confronti. Ebbene si, gli avversari vedranno il possessore della Zanna come un nemico inarrivabile, si sentiranno inevitabilmente più deboli e saranno quindi spinti a riconoscere la sua superiorità.


Abilità Attive:

La Zanna della bestia: (x2)
Ma la Zanna della Bestia non è un mero strumento di morte, egli può anche difendere il proprio possessore rendendo la pelle più spessa e dura del cuoio.

Consumo: Medio

Note:Eccetto il fatto che ho avuto un vuoto pazzesco di memoria mentre scrivevo la parte finale in cui uscivo dalla caverna e conseguente necessario "rattoppamento" non credo dover aggiungere altro, cya. :v:

 
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view post Posted on 7/9/2014, 02:27
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Արցուն ~ Lacrime d'Oriente ~ Արեւել

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Attimi di incertezza nella polvere

Atto IV

(Vahram [pensato, lingua aramana], Sirith Deva, Lirien.)


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Quando il fragore della pietraia si spense, polvere e lamenti si sollevarono nel buio della caverna. Un requiem rude e rapido, troppo rapido per l’uomo che in quegli istanti concitati trapassò nell’inconsapevolezza di tutti i presenti. Quando gli assassini levarono infine da terra le loro membra esauste e le teste sanguinanti, si resero conto della sconcertante realtà dei fatti.

Yu Kermis era morto.


La sua carcassa giaceva pietosa schiantata dai massi e mezza sepolta da polvere e detriti. Gli astanti guardavano, capacitandosi ognuno nella propria personale maniera che l’oggetto del loro desiderio e bramosia, oppure di odio, non esisteva più.
Vahram arrancò a fatica verso il corpo martoriato del Mercante di Desideri, confuso, tentando di ricomporre nella sua testa la fumosa sequenza di eventi che avevano portato a quell’indecoroso epilogo. Percepiva nei suoi compagni il dolore e la rassegnazione, o forse il sollievo per il fatto che tutto fosse finito. Ma Al Patchouli non bramava a tutti i costi la gloria, o l’onore di affondare per primo la lama nel corpo del mercante; si limitò a guardare il cadavere che aveva davanti con occhi spenti, il volto inespressivo incrinato dalla fatica e bagnato dal rivolo di sangue che gli scendeva dalla fronte. Il suo sguardo sembrava trasmettere un unico pensiero: “anche questo lavoro è finalmente terminato. E io, per grazia divina, sono ancora vivo.”

Come era per lui consuetudine, iniziò il suo rito: l’ultimo omaggio che era solito riservare alle sue vittime. Tese il pugno chiuso innanzi a sé, sopra la salma e recitò la formula tradizionale che il popolo Aramano usava per onorare i morti e dar loro l’estremo saluto.

«Arrevtrayin Yerazank’neri Yu Kermis Talis Mahkanats’u Mnum e Yerkink.»

“Yu Kermis, il mercante di sogni, abbandona le spoglie mortali sotto il cielo."


Dopo aver pronunciato queste parole, aprì il palmo, e da esso proruppe un leggiadro turbine di petali e fiori variopinti che vorticò soave sul defunto per pochi attimi prima di aspergersi sulle sue vesti e sulle guance diafane lorde dell’ultimo sangue versato. Il funerale aramano è a cielo aperto, e nello stesso modo Yu, come tutte le vittime di Al Patchouli, avrebbe trovato il proprio avello sopra la nuda terra, alla mercé della natura e dei suoi abitanti, come la Grande Mande vuole.
Non rimase in contemplazione a lungo. Dopo aver concluso il rito si chinò sul corpo per reclamare il proprio trofeo. Studiò il corredo di Kermis alla ricerca di un oggetto a elemento distintivo che avrebbe potuto fungere come prova della riuscita della missione, qualcosa che avrebbe potuto mostrare a Dama Ainwen. Non ci mise molto da decidere. Allungò le mani e slacciò con chirurgica delicatezza e rapidità il mantello cinereo, lo sfilò con cura, senza muovere eccessivamente la salma, e veloce lo infilò dentro il proprio colletto, nascondendolo sotto il farsetto.

Con un peso in meno sull’anima, si rizzò nuovamente in piedi e claudicando se ne andò.


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Le canne tenebrose del pistolero affranto passarono rabbiosamente in rassegna di tutti gli individui che avevano avventatamente cercato di arrestare la sua fuga, per poi abbassarsi quando la disperazione ebbe il sopravvento sul loro padrone. Vahram, allarmato, estrasse nuovamente la pistola, con un movimento fin troppo fiacco e lento per il suo solito, pronto a reagire a eventuali sconsiderati empiti vendicativi di Sirith Deva. Il pistolero rialzò le armi non appena si accorse di essere sotto tiro.

«È finita, pistolero.» Pronunciò Vahram con fatica. «Io gli avrei dato una morte quantomeno decente, se ne avessi avuto il tempo. Guarda invece la sua fine ingloriosa.» Con un movimento della testa accennò a Yu. «Hai avuto la tua vendetta al pari di Malzhar, e di tutte le vittime che non possono essere qui ad assistere. Non sei soddisfatto, aper?»

«Dei dettagli della sua morte non mi è mai importato nulla, solo la sua vita aveva valore.» Rispose il pistolero, con voce stanca e abbattuta. «Non cercavo la vendetta... volevo solo il desiderio che mi spettava. Sì, è finita. Ciò che è andato perso difficilmente può essere ripristinato.»

Il guerriero non comprese a cosa so riferisse, lo incuriosì tuttavia sapere quali ferite nascondesse l’uomo-fenice.

«Tu hai fatto fuoco contro di me... se ne hai il coraggio potrei insegnarti qualcosa su come si spara davvero.» Proseguì, sfidandolo apertamente. «Oppure possiamo morire rimanendo qui a vedere quegli idioti liberare il golem. Non sono molte le cose ad avere importanza ora. Ma voglio comunque conoscere il tuo nome e quello dei tuoi padri.»

Quella dichiarazione divertì e al contempo rattristò Vahram. D’un tratto emerse in lui un grande e inaspettato senso di compassione. Forse ne fu causa la tacita e istintiva comprensione di un figlio di un popolo massacrato, fratello di un guerriero caduto ingloriosamente in battaglia.

«Un desiderio?» Esclamò il guerriero, fintamente incredulo, esibendosi in una grassa risata visibilmente fasulla. «Ma bastava chiederlo, barev dzez!» Recitò, cadenzando la frase con un tono teatralmente mellifluo quanto quello di una zia amorevole, abbozzando un lieve inchino. Subito però la sua faccia mutò repentina in un ceffo austero e sprezzante. «Potevi unirti a noi. E invece no: ognuno ha preferito dare ascolto alla propria arroganza, alla propria ingordigia di potere e di gloria. Io faccio solo il mio dovere: perché tormenti proprio me?» Scosse la testa, abbassando fiacco leggermente la pistola. «Non conosco la vostra storia, pistolero, ma sono sicuro che voi due meritaste l'onore di uccidere Yu ben più di me.» Parlava a fatica rivolgendosi a Sirith e Lirien, con calma, ma sincero. «Però non ho viaggiato settimane per centinaia di miglia fino a questo maledetto buco solo per farmi sottrarre un obiettivo tanto importante da sotto il naso.» Sbottò. «Pure io, anche se non sembra, ho un briciolo di orgoglio. Fatevene una ragione.»

Abbassò la pistola. «Peccato. Davvero un peccato. Mi spiace per il tuo desiderio, pistolero...» Confidò, sentito. «Ma non sei tu a decidere i percorsi del tuo destino. Oggi è andata così, domani chissà... potrebbe andare peggio.» Concluse, mestamente.

Vahram distolse lo sguardo dal pistolero, e incurante delle due armi da fuoco che lo tenevano sotto tiro, iniziò ad avviarsi verso l’uscita, reggendo inoffensivamente la pistola per la canna. Non aveva tempo, non aveva le forze per stupidi duelli immotivati. Quel giorno non aveva ucciso nessuno, eppure si sentiva come se avesse ucciso a sufficienza per quel giorno. Forse s’illudeva di aver compreso il suo modo di pensare, forse lo fece per rassegnazione... ma probabile che sotto sotto una silenziosa fiducia nei confronti del suo aguzzino. Invero, l’unica cosa che desiderava in quel momento era fuggire da quel posto il più velocemente possibile, come se avesse commesso un innominabile delitto all’interno di quella caverna.

«Il mio nome è Al Patchouli...» Si presentò sbrigativamente. «...e i miei padri sono estinti. Come tutti i miei fratelli e sorelle.»


«Qui il mio lavoro è finito...» Dichiarò infine, con tono esausto e afflitto. «Se proprio vuoi fermare un uomo stanco di combattere per futilità... sparami.»

«Non avremmo mai potuto collaborare.» Esclamò, divertito Sirith, quasi ritenesse assurdità le parole di Al Patchouli. «Esaudire il mio desiderio l'avrebbe consumato, non sarebbe rimasto niente per voi.»

Aggiustò la mira delle sue pistole. Vahram trattenne il fiato, temendo il fatale seguito, ma non vi fu nessuno sparo. Non si era sbagliato. Un lieve rumore di meccanismi metallici indicò che il pistolero aveva abbassato le sue armi.

«Perchè ti tormento? Perchè tu sei diverso, tu hai una pistola. Ma sarà come desideri, Al Patchouli, figlio dei morti. Non provieni da dove sono nato io, non sai cosa significa... un pistolero spara ad un altro solo se quest'ultimo risponde al fuoco.»

«Questa?» Domandò Vahram, alzando la pistola come per mostrarla al suo interlocutore, senza smettere di camminare. «È solo una chincaglieria che ho acquistato da un armaiolo a Taanach. Un giocattolo simpatico, ma non indispensabile, a mio parere... anche se ammetto che ogni tanto mi ha davvero salvato la pelle.»

«Adesso basta, usciamo di qui. E tu...» Intervenne la donna, rivolgendosi prima a Sirith e poi a Vahram. «... se hai intenzione di tornare dall'oracolo, dille che Liren e Sirith dei Deva hanno contribuito alla fine del mercante. In un certo senso è vero.»

Vahram, si fermò un attimo, voltandosi ad osservare il macello che i due intrusi avevano compiuto nella caverna e il cadavere straziato di Yu. Poi si rivolse nuovamente alla ragazza.

«Direi che è più vero di quanto potrebbe sembrare...» Spiegò, accennando un'espressione impressionata, indicando il luogo del crollo. Poi tornò a incamminarsi. «Non sono uno di quegli infami approfittatori che campano rubando la gloria agli altri con false storie.» Sospirò. «Racconterò a Dama Ainwen unicamente ciò che ho visto. Capirà... se non è già a conoscenza di tutto.»

«Mi troverai a Ruldo; credo mi tratterò lì per qualche settimana. Se mi cerchi per avere la tua "vendetta" o per altri motivi, io sono sempre disponibile. Ma non oggi, ora non sono in vena...»
Sembrò piegarsi in due, come in preda a una fitta causata dalle ferite, ma poi scattò rapido verso l'uscita dando fondo alle sue ultime forze, l'ampio mantello nero logoro svolazzante nell'aria.

«A presto, Sirith Deva. Ho l'impressione che c'incontreremo ancora.»
La sua voce riecheggia un'ultima volta, poi di nuovo il silenzio.


Dividerarmeno2500x132_zpsf897b33b


Al Patchouli cavalcava verso il tramonto, tra le colline brulle delle Hooglans bagnate dalla luce sanguigna della sera. Un altro giorno passato tra i morti, un’altra battaglia che non gli apparteneva, combattuta per ideali e rancori senza significato dal suo categorico punto di vista.
Estrasse dalla tasca il taccuino rosso, dove annotava tutti i dati riguardanti le persone degne di interesse che aveva incontrato o con cui avrebbe dovuto avere a che fare. Sfogliò con familiarità le pagine fittamente vergate in lingua aramana, in una calligrafia a dir poco illeggibile, fino ad arrivare alle tre pagine intere dedicate a Yu Kermis, il cui nome era scritto in grande in testa al primo foglio. Le rimirò per un ultimo istante, prima di segnarle in rosso con una grande croce e scrivere a lato del nome la solita dicitura che designava i trapassati.

ՏՄՄԵ


Poi ripose nuovamente il taccuino in tasca. Lasciandosi prendere dalla spossatezza, socchiuse gli occhi. In quel momento tutte le speranze che i giardini della Corte d’Oriente gli avevano germogliato nell’anima si offuscarono, coperte da un incontenibile nulla. Dubbi su dubbi lo pervasero, sulle sue azioni, sulle intenzioni dell’Oracolo... su Yu.

Dopo tanti anni di crudele insensatezza,
si scoprì ancora capace di sentire il vuoto del rimorso nell’anima.




Specchiettosfondoheaderpx_zps802a5de7

~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tenacia


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Critico):
Contusioni sparse sul torso (Alte), contusioni e ferite sparse su schiena, mano sinistra e testa (Alte).

Mente (Danno Alto):
Affaticamento (Alto).

Energie: 25-0= 25%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: Infoderata
Spada: Nella mano dx
Ferro: Infoderato
Arco (13): Nella mano sx
Pistola (3): Infoderata

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~


[2/10] Funerale celeste ~ Talis Mahkanats’u Mnum e Yerkink, aper...
[(Tecnica personale offensiva di natura psionica) ~ Consumo Variabile Nullo (50% autodanno alla Mente, 50% Energia - potenza minima: Media)]
Questa tecnica offensiva ha natura psionica e prende di mira un bersaglio singolo. Al momento del lancio, il consumo è suddiviso 50%-50% tra Energia e autodanno alla Mente.
Un turbine di petali variopinti si manifesta intorno ad Al Patchouli. Petali scelti appositamente, di fiori sacri con cui gli Aramani circondavano i defunti. Ad ammirarlo pare talmente meraviglioso da sembrare uno spirito della primavera immerso in una mulinante danza, ma appena il ciclone di petali e fiori avvolge uno sventurato bersaglio l’incanto si trasforma in orrore. Ciò che fa muovere i petali è infatti una gigantesca nuvola di polvere mentale aggregata a salvia negromante: una terrificante droga allucinogena.
Le visioni provocate da questa pianta sono a dir poco sconvolgenti: la vittima sperimenta il trapasso, l'abbandono dell'esistenza terrena. Il corpo sembra separarsi dalla coscienza, i sensi esulano dalla realtà; chi assume questa droga è obbligato a guardare sgomento ciò che vedrebbe se fosse a un passo dalla morte.
Chiunque abbia sperimentato i suoi effetti racconta di allucinazioni traumatiche: alcuni dicono di aver visto tunnel di luce o apparizioni dei propri dei, o provato l’illusione di trasformarsi in un oggetto, una pianta o un animale, di essere un’altra persona, di guardare se stessi dall’esterno, di trovarsi in più posti contemporaneamente o di venir ghermiti da mostri o da entità oscure; altri invece testimoniano di aver rivissuto momenti del passato – soprattutto dell’infanzia – o addirittura di aver scorto fumose visioni di tempi lontani, dell’antichità o del futuro.
(Nessuna)


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Probabilmente troverete errori nel post e me ne scuso.
Non credo ci sia molto da aggiungere rispetto a ciò che abbiamo concordato in confronto, oltre al fatto che onoro la morte di Yu utilizzando Funerale Celeste a consumo Nullo per spargere petali variopinti sul suo corpo. Poi, come ho detto, gli prendo il mantello per portarlo ad Ainwen.
Mi trattengo a parlare con Sirith Deva, poi esco finalmente dalla caverna prima che Gargantua faccia casino, lasciando Sirith in compagnia di Seregon. La scena finisce con Vahram che cavalca alla volta di Ruldo.

EDIT: Aggiunta musica.


Edited by Orto33 - 7/9/2014, 03:44
 
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view post Posted on 7/9/2014, 10:08
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Ho Igoo sei tornato”.


Sedeva sulla sedia a dondolo, le mani posate compitamente sui braccioli, rivolta verso la finestra nonostante non potesse vedere nulla. La bambola le dava la schiena, su una seggiola, gli occhi di porcellana, i veri occhi di Ainwen, rivolti verso la sua spia. Non voleva che lui la guardasse, che le leggesse in faccia ciò che stava provando. Aspettativa, ansia, notti insonni. Profonde occhiaie le scavavano il viso, che pareva smagrito. Strascicò i piedi a terra, rallentando il dondolio. Una strana nausea le era risalita in gola, quasi a preannunciare le parole dell’altro. Se era lì doveva esserci un solo motivo.
Finalmente.
Voleva dire che l’avevano trovato. Che glielo stavano portando e che presto sarebbe stato lì su quello stesso pavimento, legato e inerme.
Mio.
Non osò chiederglielo direttamente. Fissò il suo corpo allungato, ricoperto come al solito di abiti variopinti. Fissò le sue labbra serrate e il movimento ripetitivo del capo, che pareva quasi ciondolare dal collo.


L’avevamo trovato, mia Lady”.


Non aveva paura di parlare, non per se stesso. Eppure il suo tono era cauto, per non ferirla troppo rapidamente. Ainwen sentì il gelo risalirle lungo le caviglie. Le sembrò che una voragine buia le si fosse spalancata sotto i piedi.


Ma… è morto”.


La bambola scricchiolò dall’interno, così come aveva fatto il cuore della sua padrona. La giovane donna si portò una mano al petto, mentre la treccia candida le scivolava lungo la spalla. Socchiuse le labbra, lasciando sfuggire un fiato di sgomento.


Era…già…


Si chiese se potesse essersi suicidato, se avesse previsto tutto. Dopo tutto lui era il Mercante e di certo loro non dovevano essere stati discreti. Lui era come uno scorpione che loro avevano messo all’angolo.
Pur di non appartenermi.
Possibile che lui si fosse tolto la vita soltanto per punirla? Perché sapeva che era lei a volerlo tra le mani?
Mi odiavi così tanto?


Lo…
Ho Igoo, il saltimbanco malizioso che aveva conosciuto ai margini del deserto, chinò il capo imbarazzato.
Lo hanno ucciso”.


Il tonfo fu il contraltare al silenzio che seguì. Erano le ginocchia dell’Oracolo che avevano battuto contro il legno del pavimento. Le sue mani che si erano gettate a sorreggere il busto troppo debole. Aprì la bocca, tentando di vomitare tutta la propria rabbia e la propria impotenza, ma non vi riuscì. Cercò le lacrime, cercò un grido che potesse liberarla dalla pressione che le soffocava il petto, ma non c’era più nulla dentro i suoi occhi. Non c’era più una speranza che potesse infrangere.
Ti hanno portato via da me.
Lo aveva invocato, in quella notte maledetta, senza neppure saperlo.
Si erano guardati negli occhi e si erano appartenuti per qualche istante, mentre lei gli svelava chi fosse in realtà e lui si prendeva cura della sua anima. Lui si era portato via la sua infanzia, il suo sguardo, la sua bellezza. Lui le aveva rubato tutto ciò a cui avesse mai tenuto. E in cambio le aveva lasciato solo il ricordo di se stesso, la promessa di una vendetta, la speranza di un riscatto. Perso nelle memorie di un futuro che non riusciva a ricordare.
Lo aveva odiato, più di ogni altra cosa.
Il suo modo di toccarla, il suo modo di proporle uno scambio. Aveva odiato la sua voce e il suo aspetto, il suo colore. Perché lei non possedeva più alcun colore. Il suo passo, perché lei non avrebbe mai più potuto correre. Aveva odiato ciò che lui le aveva dato in cambio, ciò che l’aveva fatta diventare. Ciò che lui aveva lasciato allo scoperto di lei.
Mi hanno tolto tutto quanto.
Eppure scopriva ora di averlo amato, come si potrebbe amare qualcosa di pericoloso e di dannoso. Come si amerebbe l’ultimo sorso di veleno, la lama con cui tagliarsi le vene, il cappio con cui impiccarsi. Perché lui era l’ultimo suo appiglio, l’ultimo ponte con il mondo che non avrebbe davvero voluto abbandonare. La Ainwen di prima ora era svanita in un miraggio, irraggiungibile come lui. Aveva creduto di poterlo torturare, di poterlo far sentire come lei si sentiva. E poi di offrirgli a propria volta uno scambio: la sua vita per ciò che le aveva portato via. La sua sopravvivenza per poter ripercorrere il ponte all’inverso. Sarebbe tornata quella che era stata, ma senza più alcun desiderio.
Tutto cancellato. Tutto nascosto di nuovo. Era la sua redenzione, il suo sogno.
Dove sei? Dove sei?


Il suo golem ha preso il corpo”.


Girò il capo verso Ho Igoo, sentendo ancora quell’oppressione di poco prima. Era Ainwen che moriva di nuovo, con i suoi capelli come il fuoco e gli occhi color del cielo. Era Ainwen che non avrebbe mai potuto desiderare una creatura come era stato per Kermis, non avrebbe mai potuto odiare con la stessa intensità. Tese una mano verso la propria spia, quasi ad invocare un aiuto che non avrebbe potuto darle. Il suo viso era rigato di lacrime di cui neppure si accorgeva. Quel minimo gesto la fece accasciare a terra, in posizione fetale, le labbra tremanti. La bambola, implacabile, guardava il suo servo che pareva pietrificato. La sua bambola. Ormai l’unica via d’uscita dalla sua prigione.


Uno dei tuoi servi sta tornando. Lui ti è stato fedele”.


Il saltimbanco non la affiancò. Forse non aveva cuore, o forse aveva paura di quel volto deformato dall’ira e da troppi sentimenti che tentavano di fuggire. Azzardò ad allungare un poco un braccio, ma subito lo ritrasse, senza spiegarsene il motivo. Attese, perché sapeva che lei avrebbe parlato.
Ainwen non seppe neppure quanto tempo stesse trascorrendo attorno a loro. Lasciò che la disperazione entrasse e uscisse da lei prepotente, che la cullasse e la possedesse, che la prosciugasse come il sole del deserto, che si portasse via il cadavere dei suoi desideri.
Perché mi hai fatto questo? Perché?
Quando aprì di nuovo i propri occhi ciechi, una lama di penombra le era scivolata addosso. Il sole si era spostato e le faceva male la testa. La bambola era ancora rivolta verso Ho Igoo, immobile sulle lunghe gambe come un uccello trampoliere. Si toccò gli occhi arrossati con le dita, le ciocche umide di capelli che le si erano appiccicate addosso. Il legno contro la guancia le aveva lasciato una dolorosa sensazione di contatto, come una carezza brutale. Ricordò quella del Mercante, l’ultima che avesse ricevuto.


Ho Igoo…


Si sollevò in ginocchio e poi in piedi. Barcollava, ma si sostenne alla sedia e lui ancora una volta non intervenne. Sapeva che lei doveva fare da sola.


Non gli faremo dimenticare questo giorno. Glielo ricorderemo”.
Tese una mano e lui subito le porse la propria. Si trovò imprigionato in una stretta disperata.
Quando li avremo presi faremo in modo che non lo scordino”.


Che non scordino cosa mi hanno fatto.



CITAZIONE
Per il QM point aspettate il post di Y u ^w^
Cattivelli :sigh: :qwe:
 
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view post Posted on 7/9/2014, 12:55
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Lo guardò un ultima volta, il Golem,
pentito ed amareggiato per non essere riuscito a difenderlo.
Una lacrima solcò il suo viso di pietra,
poi la mano destra andò a recuperare il corpo dell'uomo o ciò che ne rimaneva.
Chiuse la mano con facilità, riducendo l'ammasso di carne in putrefazione in mera cenere,
infine la disperse nelle acque, per farlo vivere in eterno in esse.

Sparì.
Di lui nessuno ebbe più traccia.



CITAZIONE
QM Point.

La quest finisce qui. Spero sia stata di vostro gradimento e che la libertà gestionale insita in essa vi abbia fatto piacere - su, su, avete ucciso un fuoriscala già mezzo morto 8D -. Fondamentalmente mi ero preparato alle varie alternative che sarebbero potute accadere, però questa - non ucciderlo direttamente, ma a causa del crollo - mi ha lasciato molto sorpreso e sono felice di ciò. Come vi ho detto in confronto, a questa quest potete far seguire delle scene tra i vostri personaggi che ne concludano la storia - a vostra discrezione.
Passiamo alle ricompense, il cui valore è calcolato aggiungendo anche le ricompense della quest aperta e quelle di eventuali scene che avete fatto con Anna - nel caso di Wrigel e Savior -. Assieme alle ricompense, piccoli consigli per migliorare.

Orto33 Quello che posso consigliarti al momento sono solo i ritardi - cronici ed immancabili - ad ogni giro di post; ognuno ha i propri impegni e questo lo capisco, però ricorda che il tuo post serve per far andare avanti gli altri utenti ed il QM stesso, soprattutto in quest di questo tipo.
Per quanto riguarda il proseguo della quest, quando arrivi a Ruldo è Ho Igoo che ti intercetta, dicendoti che Ainwen è dovuta partire per un affare urgente. Se provi a consegnare lui il mantello ti risponde che non ne ha bisogno, si fida - e come lui Ainwen - di te e non ha bisogno di prove - perché, di fatto, ti ha osservato -. A questo punto puoi scegliere la tua ricompensa: puoi infatti ottenere 1500 Gold oppure l'artefatto di Yu Kermis "Ricordo di Cenere" che puoi trovare qui. Comunica la scelta in confronto.
Detto questo, ti assegno anche un punto promozione per l'energia rossa.

Wrigel Attento ad errori di battitura e agli errori semantici, spesso presenti nei tuoi post. Stai molto attento anche all'uso della punteggiatura. Guadagni 1500 Gold.

Akuma Cerca di approfondire di più ed in maniera più omogenea la psicologia di Seregon, spesso lasciata un po' a se stessa. Guadagni 1100 Gold.

Savior A parte l'enorme ritardo, quello che posso consigliarti è di lasciare più aperto il tuo personaggio alle interazioni con gli altri, perché sono spesso spunti di riflessione e miglioramento. Guadagni 1000 Gold.

Malzahar L'errore in sportività te l'ho già citato - non puoi parare un alto e due attacchi fisici da 10 CS con un alto complessivo - quindi oltre a quella lacuna ciò che posso consigliarti di migliorare è sicuramente l'impaginazione del post - troppo spesso piena di errori di codice - e le descrizioni che poco si armonizzano con i pensieri del tuo personaggio. Cerca di farle incontrare meglio. Guadagni 1200 Gold.

Vorgas Cerca di curare un po' più le descrizioni degli ambienti e quelle degli altri personaggi; cerca inoltre di sviscerare ancor più la psicologia del tuo personaggio. Guadagni 1300 Gold.

Assegno inoltre 1000 Gold ad Anna e 500 Gold a me per la gestione.

Vi ringrazio per aver partecipato alla quest.
Alla prossima!


Edited by Y u - 7/9/2014, 15:01
 
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