Cardine ······· - Group:
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| Stavano procedendo verso il centro di Gilth'valar già da qualche decina di minuti quando Taliesin si bloccò, e gli Orahn lo superarono di qualche passo prima di fermarsi. Si voltarono, perplessi, e Marven fu sul punto di domandare al bardo cosa non andasse. Quello però agì con prontezza, portando un dito davanti alla bocca e zittendo il gruppo. Rimase in ascolto per qualche altro istante, e poi cominciò a far segno ai suoi compagni di nascondersi. I sette entrarono prontamente nelle rovine di una grossa casa, su un lato della strada. Probabilmente, dopo essere stati salvati dal bardo, si erano decisi a fidarsi di lui, e a considerarlo in un modo diverso, migliore Si stiparono rapidamente nell'unico angolo dove il muro stava ancora in piedi ed era abbastanza alto da coprire tutti quanti. Il vagabondo si ritrovò appiccicato ai due Divoraincubi, e la sensazione che provò non era affatto piacevole. Due, sì, poiché il secondo era uscito dallo specchio proprio quando Taliesin aveva finito di curare le ferite del suo simile: gli Orahn si erano preparati per spazzarlo via in un colpo, ma questo si era subito dimostrato sottomesso e volenteroso a seguirli. Marven, che sembrava in grado di parlare con loro, aveva rassicurato gli altri e confermato le sue buone intenzioni. Dopo qualche sospetto iniziale, ogni dubbio che il Divoraincubi fosse lì per attaccarli svanì. Ora però entrambe le creature guardavano il menestrello con insistenza e inespressività, da dietro le orbite vuote di quel loro volto che pareva quasi una maschera. Bastava essere al centro della loro attenzione perché Taliesin si sentisse addosso un'ansia viscida, della quale non poteva liberarsi facilmente. Cercò quindi di ignorarli e di concentrarsi su quanto aveva appena udito: i passi - per quanto leggeri e cauti - di un gruppo di persone. Era necessario avanzare con cautela, e proprio per questo motivo Taliesin fece segno agli Orahn di rimanere immobili mentre lui esaminava lo scorcio della strada, riflesso in un piccolo specchio che il vagabondo, tra le altre cianfrusaglie, era solito portarsi dietro. Fece attenzione a non farsi individuare, specchiando nel modo sbagliato la luce del sole. Attesero in silenzio che il bardo dicesse qualcosa. Ma quando Taliesin, in un gesto assai teatrale ma altrettanto sgradito, scavalcò il muro e piombò sulla strada senza dire niente a nessuno, gli Orahn ebbero per un attimo il cuore in gola. Dalla loro posizione potevano vedere soltanto il bardo, che aprì le braccia in direzione di qualcosa o qualcuno e ghignò. Erano tutti sbalorditi da quel comportamento così inspiegabile, tutti ad eccezione di Caleb: Taliesin non se ne accorse, ma lo sguardo del mentalista era cupo e serio. Nei suoi occhi altrimenti miti vi era persino una barlume d'ira. «Al Patchouli, giusto?» chiese Taliesin con voce decisa, rivolgendosi agli Ashand che procedevano sulla via. Lo avrebbero udito forte e chiaro, nonostante la distanza considerevole. Gli Orahn, una volta intuito chi stava arrivando, tirarono un sospiro di sollievo. I membri della gilda, uno dopo l'altro, uscirono allo scoperto e si disposero a ventaglio sulla strada. I due Divoraincubi svolazzavano ai lati, osservando gli sconosciuti con il loro sguardo vacuo. Caleb intanto si avvicinò a Taliesin, fissandolo con severità. «Non mettere più a rischio tutti quanti, intesi?» domandò. Il bardo incrociò il suo sguardo rispondendo alla durezza con l'arroganza; parve aver intenzione di rispondergli - probabilmente avrebbe tirato fuori un argomento simile a "senza di me sareste spacciati" o cose simili - ma poi se ne rimase zitto, e ricominciò a fissare Vahram e i suoi chi si avvicinavano.
Le due gilde, in quei preziosi istanti di tregua, avanzarono insieme. Era stata una vera fortuna incontrarsi, considerando che avrebbero potuto incrociare qualsiasi altro nemico. Era parso ovvio a entrambi gli schieramenti che avanzare uno a fianco all'altro era la soluzione migliore, almeno per quel primo pezzo di strada. Ogni rumore tra le rovine, che si erano rivelate colme di pericoli imprevedibili, pareva provenire da qualche minaccia incombente. Insieme avrebbero potuto fronteggiarle meglio, fino al punto in cui le loro strade non si sarebbero - di nuovo - divise. Ma la minaccia colpì proprio quando nessuno se lo aspettava. Fu un lampo azzurro a scquarciare il cielo, e a inghiottire la città. Prima che Taliesin potesse rendersene conto, la notte piombò su di lui.
Si ritrovò sotto uno splendido cielo stellato e senza luna. Era in mezzo a una grande e bella piazza, e ci mise un po' ad accorgersi che sembrava la stessa in cui si trovava fino a pochi istanti prima. Le macerie sopra le quali era costretto a camminare avevano lasciato posto a un perfetto lastricato di pietra, e gli edifici che si affacciavano sulla piazza erano di nuovo integri e si slanciavano verso la volta celeste seguendo linee eleganti. Anche l'aria che si respirava era totalmente diversa: meno polversa, più tersa e carica di tensione. Di paura. La stessa negli occhi degli Orahn che comparvero, uno a uno, e che correvano attorno a lui, in preda alla disperazione. Il sorriso sghembro cucito sulle loro tuniche pareva alquanto fuoriluogo, in un momento del genere. Correvano veso le mura esterne della città; gli passavano accanto urtandolo, come se lui non esistesse.
Ci fu un sonoro crepitio nell'aria, come d'elettricità che si sprigiona all'improvviso e prende la forma di un fulmine, e accanto a lui un Orahn in fuga scomparve in un varco simile a quelli che il vagabondo aveva ammirato il giorno prima, nella biblioteca. L'uomo stava fuggendo da qualcosa, che probabilmente però gli aveva appena teso un imboscata al di là del varco. Nemmeno un istante dopo che era scomparso all'interno della fenditura, egli venne trascinato fuori di essa da un essere volante dai tratti mostruosi. Un Divoraincubi. Taliesin rimase zitto e impotente, assistendo alla fine dell'Orahn: la creatura lo aveva agguantato con i piedi artigliati, trattenendolo e portandolo in alto con vigorosi battiti delle ampie ali. Intanto le sue mani, eteree, parevano frugare nel cranio del malcapitato che, pur dimenandosi con tutte le sue forze, non sfuggì al suo fato. Il mostro parve aver finito di cercare.
Lo lasciò cadere, di punto in bianco.
E quando la schiena si spezzò, colpendo il suolo di pietra, l'uomo emise un unico rantolo che a Taliesin però parve un lamento di vero e proprio piacere. Si accorse solo a quel punto che i Divoraincubi avevano cominciato a sciamare dall'alto e che, silenziosi come la Morte stessa, avevano oscurato il cielo stellato. Planavano sopra gli umani, sfiorandoli con i loro delicati artigli e rubando sogni, incubi e coscienza, lasciando dietro solo la follia. Urla e lamenti disumani si mischiarono, mentre Taliesin cercava un luogo dove ripararsi. Non che ne avesse bisogno: le creature parevano ignorarlo deliberatamente.
Il bardo era incredulo. Come poteva spiegarsi una cosa del genere? Fino a un minuto prima era accanto a Vahram in una città praticamente deserta, non certo in mezzo a una carneficina in una piazza di Gilth'alas. O Gilth'valar? Non che fosse una spiegazione razionale, ma quella poteva davvero essere la Città Morta del passato. Dopo aver visto uno specchio vomitare copie di coloro che lo toccavano, non si sarebbe sorpreso a trovarsi dentro una visione. Peccato che quella non avesse nulla di simile a una visione. Gli Orahn morivano davvero, attorno a lui. Poteva udirli esalare l'ultimo respiro, e poteva anche sentire il crepitio dei Divoraincubi quando entravano negli squarci. L'unico suono che si permettevano di emettere, in quella macabra danza dove dispensavano solo follia e morte. Non erano quelli i Divoraincubi che aveva conosciuto. Gli uomini che avevano conosciuto parevano andare d'accordo con quelle creature; di certo non le temevano.
Taliesin si risvegliò dai suoi pensieri con Fabula già sfoderata, mentre attorno a lui le creature mietevano ancora numerose vittime. C'era qualcosa che lo spingeva a combattere, nonostante fosse una battaglia persa in partenza. Ma non poteva starsene lì con le mani in mano, che si trattasse di realtà o finzione. Il bardo cominciò a vibrare colpi a destra e a manca, tranciando le ali degli esseri e sfuggendo alle loro sortite tramite stratagemmi e finte. Ma per quanto egli fosse astuto nell'ingannarli e nel colpirli, per ogni Divoraincubi caduto, altri due prendevano il suo posto. Sciamavano da una parte all'altra in un silenzio surreale, dove l'unico rumore diverso dai lamenti di follia era quello della battaglia di Taliesin.
Una battaglia che presto terminò, lasciando spazio a un tranquillo banchetto dove non fu versata nemmeno una goccia di sangue. Uno spettacolo surreale, a cui il musico assistette esausto ed impotente.
Nessuno era sopravvissuto a quel vortice di orrore. Nemmeno Taliesin, in un certo senso.
Condizioni generaliStato fisico - 14/16 • danno medio al fianco destro Stato mentale - 14/16 • emicrania di entità media CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione) Energia - 75/100 EquipaggiamentoItinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato. Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura. Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata. (4/5) Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx. Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata. Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale. Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale. Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo. Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata. Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento. Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica. (utilizzato) Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energià nemica del 5% a turno, per due turni di gioco. Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco. (utilizzato) Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco. Poteri passiviAudacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie. Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito. Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago. Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro. Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento. Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità). Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate. Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento. Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione. Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva. Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino. Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari. Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo. Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi. Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena. Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto. Personaggi non giocantiEnergia - 45/50 Caleb, 2 pp / 3 pv Layla, 2 pp / 2 pv Marven, 2 pp / 2 pv Rekla, 2 pp / 3 pv Divoraincubi, 1 pp / 3 pv Divoraincubi (aggiuntivo), 1 pp / 2 pv RiassuntoHo dedicato un trafiletto dello specchietto ai png, cosa che avrei voluto fare prima se ne avessi auvto il tempo. Il post si spiega da sé, credo. Tutto è concordato con Orto, ovviamente. Nella visione Taliesin prova a reagire, ma semplicemente non ci riesce. Viene ignorato dai Divoraincubi, che si nutrono delle coscienze di tutti gli Orahn, uno dopo l'altro. Ne sconfigge alcuni, ma sono troppi per lui. Esausto, si arrende davanti alla sua impotenza.
Edit: dopo il via libera di Savior ho leggermente modificato il modo con cui il mio pg si rivolge a quello di Orto.
Edited by Hole. - 5/10/2014, 17:02
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