Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Days of Betrayal - Supremazia, Capitolo I

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view post Posted on 20/1/2015, 00:30
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All'inizio era stata solamente l'acqua melmosa contro lo scafo delle loro scialuppe, uno scivolio malinconico come le lacrime di una moglie tradita. Guardava dentro quell'acqua e si chiedeva se avesse veramente un fondo o se dall'altra parte vi fosse in realtà un altro mondo carico della stessa disperazione che loro stavano vivendo. I remi si muovevano in una danza lenta, come se tacitamente si fossero sincronizzati. Le braccia si sollevavano e si abbassavano e tutti tacevano. Cercavano l'altra riva con lo sguardo, la promessa che non sarebbe più accaduto niente. Lei sedeva accanto a Kesser e gli occhi della bambola le parlavano del mondo torbido, gli schizzi sulle guance di come sarebbe stato annegarvi all'interno. Credeva che sarebbe proseguito così fino alla fine, che avessero già vissuto abbastanza disgrazie per doverne incontrare ancora. All'inizio era solamente rassegnazione.
Ma poi venne il canto.
Dolce come una ninna nanna dopo un giorno di fatiche, come il ricordo di una vita che ormai non era più concessa ad alcuno di loro. Era il canto della madre e quello della sposa che attende la propria prima notte, carico di aspettativa e di fiducia ormai tradite, capace di attirare nelle proprie spire le anime più disilluse e quelle più fragili. Gli occhi di tutti si fissarono sulle creature dalle splendide fattezze che lo intonavano, ma ognuno vi vide quello che più gli avrebbe infranto il cuore. La bambola guardò quelle labbra dischiudersi e l'Oracolo vide se stessa. Bella e selvaggia, con gli occhi dello stesso colore del cielo senza nuvole, con un canto immobile che non sarebbe più stato liberato.
Alcuni scossero la testa, Kesser si massaggiò le tempie con le mani. Erano confusi, forse non riuscivano a capire. Nemmeno lei riusciva più a distinguere con chiarezza dove si fermasse la sua disperazione e iniziasse la verità. Era lì, con il corpo di una di quelle creature, esattamente come avrebbe dovuto essere e come non sarebbe mai più stata. Il canto della vergine era divenuto la nenia della sua sepoltura. Con la mano libera si avvinghiò all'orlo della scialuppa, con uno sguardo veloce misurò lo spazio che la separava dall'acqua. Non era più così torbida, non era più così fredda. Si chiese che effetto facesse farsi abbracciare da quei flutti, se fosse poi così orribile. Non sarebbe stato certo peggiore di tutte le sofferenze che aveva passato, non sarebbe stato più vuoto del suo cuore o più freddo di quel giorno nel nord, quando tutti l'avevano ripudiata. Non sarebbe stato più estraneo del tocco del mercante sui suoi occhi ormai ciechi.
La mano di Kesser si posò sulla sua spalla. Era insolitamente tiepida. E subito si chiese cosa l'avesse indotta a pensare di poterlo fare quando aveva ancora tanto per cui lottare. L'acqua si richiuse sui suoi pensieri, la sirena dai capelli rossi le parve incredibilmente più antica e triste di quanto lei non fosse mai stata. Forse era sfuggita al loro incanto, ma di certo non tutti vi erano riusciti. Li vedeva, gli occhi sgranati, mentre non potevano fare altro che congiungersi ai propri incubi. Si chiese se lo stessero facendo con la consapevolezza di non potersi fermare o se, almeno per un istante, stessero sperando che tutto sarebbe finito in fretta. Lei, ora, sapeva che non sarebbe stato possibile. Sapeva che avrebbe dovuto salvarli.
Le tremava la mano quando la tese in avanti, schiacciandoli sul legno con tutta la forza di cui disponeva. Non voleva che andassero. Le loro unghie si conficcarono nello scafo nel tentativo di trascinarli fuori, le loro menti si ribellarono alla salvezza. Ma lei era più forte, più forte delle loro paure e dei loro imperativi. Lei era più potente di tutto il resto. In quel momento le parve di essere grande, ebbe un moto di soddisfazione.
Ma come ogni emozione positiva, in quel luogo, durò troppo poco.
Prima venne il dolore, dilaniante. Nacque dall'interno del loro cuore, dentro le tempie. Gridò dentro le orecchie e non fuori, senza perdersi nell'aria, senza dissolversi. Paura, ansia, tutta l'angoscia di una razza annientata, tutto il dolore che non avrebbero mai potuto esprimere. Ainwen resistette a stento dall'urlare a propria volta. Per qualche istante si trovò da sola in un universo colmo di suoni capaci solamente di confonderla. Chiuse gli occhi ma la bambola continuava a vedere. Il mondo fuori cominciava a ribollire come una minestra lasciata troppo sul fuoco. L'acqua silente vomitava una nuova creatura su di loro. E mentre dentro di lei le urla di paura si moltiplicavano e un rivolo di sangue le bruciava i timpani, all'esterno emergeva qualcosa capace di spaventare perfino le loro assalitrici.
Difficile dire quanto fosse grande, ma certamente più di tutte le loro barche. Certo non lo avrebbero potuto uccidere da soli. Ironia della sorte, pensò, erano costretti a morire a un passo dalla vittoria. Ma, pensò ancora, con quel dolore pulsante che le faceva rimbombare la testa, almeno se ne sarebbero andati con onore. Avrebbe voluto chiamare i propri compagni, fare loro forza, ma quando aprì la bocca non riuscì a sentirsi. Non riuscì a dire loro cosa fare, ma a quanto pare non erano stupidi fino a quel punto. O il loro istinto di sopravvivenza alla fine aveva prevalso.
Quando le creature soffiarono il ghiaccio, dalle dita di Milyr sorse uno scudo fiammeggiante che ne interruppe il flusso. L'uomo sembrava gravemente provato, ancora schiacciato a terra, eppure c'era una sorta di cupa determinazione nel suo sguardo. Forse aveva così paura di morire da voler ritardare il momento il più possibile. Lei lo capiva perfettamente. Strinse per un attimo le palpebre, prima che lo spirito della sua rabbia sorgesse dall'acqua. Una donna spezzata dai secoli, solo un fantasma, nulla che fosse mai esistito davvero. Non c'erano dee nello scorrere uniforme degli anni, per questo lei si era creata la propria. Tese le mani isteriche verso la pelle viscida e la scacciò come se si fosse trattato di una giunchiglia sballottata dal vento. Nessuno poteva permettersi di sfidarla. Se fosse stato così facile, se solo quegli occhi folli fossero stati reali.
Aveva una sola possibilità.
Ed era quasi certa che avrebbero fallito.
Eppure, se da soli non avrebbero potuto sconfiggere il mostro, forse era ora di mostrargli come si stesse ad essere in minoranza. Aveva delle serve. E le serve non amano mai il proprio padrone. Loro erano gli araldi del caos e nel caos non ci sono poteri, non davvero. Anche se solo per poco, lei le avrebbe rese libere. O proprie, ammesso che fosse diverso. Avrebbe liberato il loro legame e avrebbe concesso loro di vendicarsi. Poggiò la bambola sul fondo della barca, allargando le braccia. Sulla sua fronte comparvero piccole gocce di sudore. Si sentiva sempre più debole, ma non avrebbe abbandonato il campo senza prendersi gioco a proprio modo dei loro nemici. Che si attaccassero tra loro, che sfogassero tutto l'astio accumulato in secoli sui propri simili. Dopo tutto quello era il vero caos, la confusione dove non esistono più la speranza e l'amore, dove colpire il proprio fratello è soddisfacente quasi come carezzarlo. Il caos dove lei era stata gettata a forza, il buio degli occhi ciechi. Lo regalava anche a loro. Chissà se lo avrebbero apprezzato.





Perchance to Dream

Cs. 3.[Astuzia] 1.[Intuito]* 1.[Determinazione]
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Medio+ Alto) - (Alto + Alto)= 44%
Energia png. (50% - 20%) - (10%) - (20%)= //
Fisico. Illesa
Mente. Danno Alto

Armi. Coltello

Compagni.
• Capo 3PP 4PV (-1) = 3PV
• Quylan 2PP 4PV (-1-2) = 1 PV
• Milyr 2PP 4PV (-1) = 3 PV
• Goddart 2PP 4PV (-2) = 2 PV
• Amadeus 2PP 5PV (-1 -1) = 3 PV
• Lupo 1PP 1PV
• Lupo 1PP 1PV



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Variabile difensiva magica ~ Una bambola senza nome, una bambola senza volto, uno scrigno per un dono speciale. In essa riposa la visione di un mondo lontano, di un tempo remoto e di ciò che dovrà ancora avvenire. Essa può sprigionare un refolo di volontà e frapporsi tra la sua signora e gli atacchi che le vengono rivolti. Con un consumo Variabile, improvvisamente, dalle sue labbra emergerà la figura eterea di uno spettro del futuro, una vecchia dallo sguardo profondo quanto i secoli, che dispellerà l'attacco avversario. [Tecnica difensiva Variabile - Usata a consumo Alto]

Eruzione ~ Muovendo le dita davanti al viso e tracciando il simbolo dell'elemento fuoco, il negromante potrà evocare davanti a sè una fiamma da modellare a proprio piacimento, in offesa o in difesa. [Consumo Alto, attinge alle energie dei png]

Ira: La tecnica ha natura psionica. Per castarla è necessario percepire gli avversari, anche solo visivamente. La tecnica ha effetto ad area su chiunque veda o senta il caster, e di conseguenza sarà colpito da una afflizione psionica che corromperà la sua mente. Le vittime di tale ammaliamento cadranno in uno stato di ira violenta che causerà loro danni mentali sotto forma di perdita di lucidità, tanto da non riuscire, nello stesso turno, a distinguere amici e nemici.Essa causa danni da confusione di entità Media alla mente di chiunque si trovi nelle vicinanze del caster, ed è contrastabile con opportune difese psioniche.
Consumo di energia: Alto

.Riassunto.



Ho omesso di trascrivere la tecnica utilizzata in confronto per non creare confusione (ma ho comunque scalato il consumo Alto dalle mie energie).
Visti i PV totali dei png, ho considerato un Alto di danno come un quarto della vita totale, cioè 1 PV. Per coloro che sono stati schiacciati a terra e hanno quindi subito anche un complessivo Medio tra mente e corpo ho scalato un ulteriore PV (perchè mezzo pv non mi sembrava opportuno). Il lupo è di conseguenza morto.
Le mie azioni seguenti si possono riassumere in questo modo:
- Subisco ovviamente il danno Alto psionico insieme ai miei png
- Paro l'offensiva delle sirene con l'ultima tecnica a disposizione delle energie dei PNG (quella che appare come muro di fuoco)
- Paro l'offensiva dei tentacoli con la mia difesa magica ad Alto
- Contrattacco castando la tecnica psionica "Ira" su tutti i nemici (dubito i tentacoli comunque ne siano affetti). La mia speranza è che le sirene ne vengano colpite e attacchino i tentacoli anzichè noi, creandoci un diversivo che ci permetta di fuggire.

.Altro.


Mi scuso ancora per il ritardo ^^
 
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view post Posted on 20/1/2015, 18:47
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Cardine
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Caleb agì con prontezza e determinazione degne di un vero leader. Non amava doversi dimostrare tale, ma era perfettamente capace di farlo. In effetti c'era qualcosa che egli non fosse in grado di fare? Arduo dare una risposta. Proprio per questo motivo era diventato uno dei più invidiati, all'interno dei vertici della gilda. Nonostante non fosse mai stato mosso da particolare ambizione, era riuscito a dar prova di sé, eclissando molti altri sognatori. Dove questi non arrivavano con i loro poteri mentali, il giovane Caleb li superava con astuzia e adattabilità.
   E in quel momento dovette ricorrere proprio a questa agilità mentale, al fine di elaborare molte informazioni in pochi istanti e agire con efficacia prima che qualcuno - Taliesin - bruciasse un'occasione del genere: dinnanzi a loro avanzavano lentamente ben due gilde, reduci da qualche scontro che le aveva ridotte male.
   Dei discepoli Yldir e Samoq ne parevano rimasti solo due, uno per parte. E due erano anche i campioni forestieri: un combattente per i Samoq, e una strana creatura inumana per gli Yldir. Caleb si aspettava già da prima qualcosa del genere, e si ritrovò a pensare quanto il bardo dovesse apparire buffo se messo a confronto altri mercenari, assoldati come lui. Eppure si era dimostrato degno di fiducia e rispetto, fino a quell'istante. Un aiuto prezioso, certo, ma che in quegli istanti Caleb desiderava mettere da parte. Il bardo non sapeva tenere la lingua a posto, e di questo se n'erano accorti tutti quanti.
   Probabilmente chiunque altro, in una situazione simile, avrebbe scelto di attaccare in modo direttop e travolgente, vista possibilità di soverchiare i due contendenti grazie al numero e all'effetto sorpresa. Molti avrebbero fatto così, ma non Caleb.
   Decise di agire con astuzia, senza ricorrere alla violenza. Vedeva Gilth'alass come una scacchiera da conquistare, e le pedine che si muovevano su di essa si stavano colorando una alla volta del blu notte della sua Gilda: i Lizzeth erano dalla sua parte, così come gli Ashand. Gli Eleam erano stati sbaragliati, e qualora quelle due gilde, ormai già sconfitte, fossero passate dalla parte degli Orahn, sarebbero rimasti solo Ennomos, Serywar e Thanatas schierati contro Caleb e i suoi. Cinque contro tre - una sfida impari. E in questo modo, con meno avvoltoi sopra la testa, Caleb contava di condurre la sua squadra verso il trionfo, all'ombra degli altri scontri.

«Siete stati fortunati a incontrarci. Sembrate malconci, non oltrepasserete il fiume da soli. Non in queste condizioni.» esordì spalancando le braccia. Alle sue spalle si schierò il gruppo di Orahn, compatto e pronto a combattere. I due divoraincubi svolazzavano in alto, minacciosi. E a quel punto gli occhi del giovane accolito cominciarono a risplendere di luce azzurra, glaciale. Magia.
«Yldir, siete sognatori come noi. Procederete al nostro fianco fino al Talamith, e con il suo potere noi avvereremo anche il vostro desiderio. E anche ai Samoq, vostri alleati, riserveremo lo stesso trattamento.» c'era una certa ironia nelle sue parole, ma proprio in questo modo lanciò la sua malia. Intendeva metterli all'angolo da subito, forte del gran numero di Orahn alle sue spalle e facendo leva sulle precarie condizioni nemiche. Aveva scelto come vero bersaglio di quella proposta imperiosa proprio strana creatura arborea, più oscura e minacciosa degli altri tre.
   Taliesin fece quindi un passo avanti, e Laila cercò di afferrare il suo braccio per trattenerlo. Ma non ci riuscì.
   «Non avete scelta. Possiamo spazzarvi via, ma non è ciò che desideriamo. Deponete le armi e unitevi a noi» si intromise facendo tremare il mentalista, il quale temeva che i suoi piani venissero rovinati. Eppure le sue parole suonavano in modo persuasivo, suadente. Che anche quello fosse un trucco?

Passarono istanti lunghi e tesi. Gli Orahn rimasero immobili, come aveva disposto il loro capitano. Taliesin e Caleb cominciarono a scambiare sguardi con gli estranei, cercando di capire la loro reazione.
   La bestia delle selve parve salutare i Samoq, come sottomessa al volere di Caleb. E poi, senza che nessuno potesse fermarla, corse via trascinandosi dietro l'Yldir rimasto.
   Rimasero tutti muti per qualche attimo.

Solo a quel punto poterono ripartire.
   I due divoraincubi fluttuavano sopra le teste dei malcapitati Samoq, e il resto della squadra si era disposto a pentagono attorno a loro. Caleb in cima, e Taliesin alla sua destra.
   Poco male che gli Yldir si fossero dati alla macchia: avevano stretto una sorta di patto, adesso, e Caleb avrebbe trovato modo di sfruttarlo nuovamente.
   «Incamminiamoci», dichiarò.



Condizioni generali
Stato fisico - 12/16
• danno medio al fianco destro
• danno medio al torace
Stato mentale - 14/16
• emicrania di entità media
CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione)
Energia - 30/100 (-5)

Equipaggiamento
Itinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata. (2/5)
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata.
Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale.
Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo.
Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata.
Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica. (utilizzato)
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energia nemica del 5% a turno, per due turni di gioco.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco. (utilizzato)
Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco.

Poteri passivi
Audacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie.
Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito.
Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago.
Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro.
Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento.
Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità).
Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari.
Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Personaggi non giocanti
Energia - 25/50
Caleb, 2 pp / 3 pv
Layla, 2 pp / 2 pv
Marven, 2 pp / 2 pv
Rekla, 2 pp / 2 pv
Divoraincubi, 1 pp / 3 pv
Divoraincubi (aggiuntivo), 1 pp / 2 pv

Tecniche attive e oggetti
"Quella che vedo come tale"; Bassa: il personaggio riesce con il semplice potere della sua voce e/o della sua dialettica a convincere un qualsiasi bersaglio di ciò che sta dicendo, a prescindere da ciò che è verificabile semplicemente guardando la realtà, a meno che non ci si difenda con un'adeguata tecnica. Natura psionica, malia.
Potere Orahn, A ME! - Hai a disposizione una malia psion di potenza media che induce il bersaglio ad accettare un'alleanza [1 uso].

Riassunto
Come da confronto! Yamoto lo porto a spasso io :8D:
 
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view post Posted on 22/1/2015, 03:01
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Aper army
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Օրն դավաճ ~ Days of Betrayal ~ Գերակայ

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Capitolo I: Supremazia

Atto IX
Turno 6


(Vahram [pensato, lingua aramana], Bahriye, Capitano Drunn, Azmiye Karrady, Lamatriste, Tatà, Fantasma del porto.)


Gilth'valar, Alacrisia ~ Ora del giorno e posizione imprecisate.

Nel profondo della selva, passi concitati scricchiolavano sul terreno coperto di fogliame rancido e ramaglie marce. Luce fioca filtrava spettrale tra le fronde contorte degli alberi, disegnando sul fondale di quel tetro diorama figure innaturali, mutevoli, tanto da sembrar possedere vita propria. Tutto il paesaggio era coperto dall’ombra che ammantava la città maledetta come un palpabile e nefasto presagio. Quasi non si riusciva più a distinguere il giorno della notte da quanto era spessa la coltre vorticante di nubi nere e che oscurava il cielo.

Lo percepivano tutti.
Sempre di più.
Ad ogni passo.

Il centro di quell’abisso di corruzione era sempre più vicino.


Gli Ashand avanzavano. Da soli.
L’esultanza per la vittoria sugli Eleam fu breve, ed effimera. Nonostante avesse alimentato gli animi sfiduciati dei due alleati di nuova speranza, non fu in grado di prevenire la discordanza di opinioni tra le due gilde sul piano di marcia da seguire. Fu così che dopo una serie di battibecchi intorno alla mappa malamente disegnata di Gilth’valar in possesso di Vahram, i due gruppi giunsero alla conclusione che sarebbe stato meglio separarsi piuttosto che arrivare alle mani. E così fu.

Lamatriste faceva strada al gruppo attraverso alla vegetazione. Non sarebbe stato un sentiero facile quello che Manos aveva insistentemente deciso di percorrere; l’ombra del dubbio assillava tutta la compagnia di briganti e mascalzoni. Era un azzardo, sì. Ma nessuna decisione si era rivelata facile sinora, in particolar modo quando tornavano alla mente le immagini che avevano scorto presso l’obelisco: tutte le terribili disgrazie che erano accadute alle altre Gilde.
A quanto pare non esistevano scelte innocue in quel luogo. Ogni minimo passo falso poteva rivelarsi fatale per tutti.

Dopo un lungo e difficoltoso cammino che sembrava interminabile, giunsero finalmente a scorgere la riva melmosa dell’Anduin. Sull’altra sponda, stagliate sull’orizzonte tinto di un sinistro viride, era possibile distinguere tenebrose sagome acuminate e irregolari di rovine e torri pendenti. Le acque del fiume tuttavia, seppur scorressero placide nei pressi della foce, erano talmente torbide e salmastre da stimolare le più fervide fantasie su quali orrori avrebbero potuto nascondersi là sotto. Una traversata a nuoto era senza alcun dubbio fuori questione, e per fortuna non era nei piani di Manos: la meta del loro percorso si trovava poche centinaia di metri più avanti. Un porticciolo di pescatori languiva cadente e silenzioso a ridosso del letto del fiume. Baracche di legno marcio dai tetti sventrati, alcune inclinate pericolanti da un lato, sorrette da fondazioni ormai cedute e inghiottite dal limo. Reti da pesca erano stese all’aperto, sebbene incrostate dal muschio, e imbarcazioni di piccole dimensioni, ormai in parte inabissatesi, sostavano ancora di fianco ai moli.
Titubarono, prima di avanzare i primi passi sulla sabbia melmosa.

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Si aggiravano cauti tra le pareti cadenti delle baracche, armi in pugno. I nervi tesi, lo sguardo e l’udito acuiti a ogni rumore, a ogni movimento.

«Benvenuti al porto, signori!»
Una voce raggrinzita vibrò fuori dal nulla.


Con uno scatto frenetico tutti gli Ashand alzarono archi, balestre e schioppi, cercando angosciati l’origine di quel suono. Scattarono in una frazione di secondo, mossi più dallo spavento che dalla prontezza. Ci misero alcuni attimi per individuare la figura tenebrosa che avanzava sinistramente verso di loro, curva e claudicante.

«E signore, e signore... chiedo scusa!»

Quel qualcuno – o quel “qualcosa” – parlò ancora. E ridacchiò.

«Nel caso foste interessati, provate a guardare là in fondo, uno degli ultimi ormeggi sulla destra... sento gemere le assi di tutte queste bagnarole tranne quella là, dovrebbe essere in buone condizioni.
Sempre che siate davvero intenzionati a mettervi in viaggio proprio ora...
»
Una smorfia simile a un sorriso si disegnò sulla faccia di quell’essere, mentre accennava a una esigua schiera di imbarcazioni poco distanti.
«...potrebbe non essere saggio.
Loro stanno cantando.
»


Solo allora si riuscì a distinguere vagamente la sua forma umanoide. Sembrava più un’ombra impalpabile, o uno sbiadito ricordo animato, che una vera e propria persona.
Un vecchio uomo. O meglio... antico. Il suo volto sembrava scavato e riscavato dai secoli. Il filo serpeggiante di fumo della pipa che fumava sembrava quasi più consistente di lui.

«E tu chi diavolo sei?!» Berciò Azmiye. Dal tono assomigliava più a un’imprecazione che a una domanda. Stringeva forte tra le dita l’arbalesta puntata in mezzo alla fronte dello spettro, visibilmente più concentrata a trattenere il proprio terrore che ad ascoltare le sue parole.

«Vedi Azmiye, se me lo ricordassi te lo direi anche.
Ma è passato tanto tempo... e voi avete problemi ben maggiori della mia identità.
»
Disse il vecchio, mantenendo una calma innaturale, tenendo il capo sempre abbassato.


Nell’udire il proprio nome, il respiro della donna ebbe un sussulto. Tutti si scambiarono un fugace sguardo perplesso, rendendosi probabilmente conto che quello che avevano davanti forse non era un normale spirito errante.

«È uno spettro infestante!» Farfugliò Drunn, in preda ai suoi soliti vaneggiamenti. «Tappatevi le orecchie o vi trascinerà tra i flutti!» E fece per mettersi le mani ai lati della testa.

«Se davvero volesse la nostra vita, ci avrebbe già attaccati.»


Intervenne Manos – l’unico del gruppo a non parere minimamente turbato –, ignorando i commenti del nano. Una frase rassicurante di circostanza ben orchestrata, per far sbollire la tensione tra i suoi uomini e non allarmare troppo il vecchio. I suoi occhi sinistramente stralunati rivelavano ciò nonostante che lui per primo non si era assolutamente lasciato tranquillizzare dall’atteggiamento affabile del vecchio. Con tutta probabilità sotto il mantello le sue dita accarezzavano già le impugnature dei pugnali, pronte a scattare in caso di pericolo.
Alzò la mano facendo un gesto ai suoi sottoposti. Un gesto che per chiunque lo sapesse interpretare significava: "abbassare le armi ma non la guardia". Gli Ashand obbedirono, sebbene leggermente esitanti.

«A quanto pare ci conosciamo già.»


Ironizzò Manos, rivolgendosi al vecchio. Sguainò i denti marci del suo largo e artificioso sorriso, orribilmente gioviale.

«Che cosa sei, esattamente?»
Squadrò il suo interlocutore.
«E chi è che sta cantando?»

Il vecchio rise, rispondendo prima a Drunn e poi al mastro assassino.

«Io non vi trascinerò proprio da nessuna parte, nano! Ma cerca di essere gentile... questo porto è mio ed io lo custodisco.

In un certo senso, Manos degli Ashand. Devi essere un ladro davvero straordinario per essere riuscito a rubare parte di quel potere, i miei complimenti.
».


Alzò lievemente lo sguardo, rivelando pupille grigie come la bevola e il volto orrendamente eroso dal tempo, e strizzò un occhiolino al sicario. Tutti s'irrigidirono a quella visione raccapricciante.
Manos replicò al commento su di lui sogghignando divertito, mal celando però un malsano nervosismo nel stare di fronte a quel vecchio. Era chiaro che non gli piaceva per niente. Gli altri Ashand si guardarono tra loro, interrogandosi sul significato di quell’asserzione.

«Io sono... poco più che un ricordo. E un amico, se volete.»
Il suo volto si fece malinconico, quasi tormentato nel pronunciare quelle parole.
«Quelle che cantano sono le fanciulle. Qualcuno sta attraversando l'Anduin in questo momento.»


«Sirene?» Parlò nuovamente Drunn, focalizzando l'attenzione della compagnia sul nuovo problema. «Non sapevo ci fossero sirene nell'Anduin.»

«Non ci scommetterei...» Obiettò Lamatriste, lo sguardo pieno di morbosa preoccupazione. «Siamo a Gilth'valar, diamine. Ho la brutta impressione che là sotto sguazzino orrori molto peggiori.» Disse agitando l'indice ammonitore verso i suoi compagni. «Ve l'ho detto che era una pessima idea seguire questa strada.»

«Grazie, Lamatriste.» Azmiye buttò gli occhi al cielo. «Ora che hai detto la tua, puoi startene anche zitto.»

Il vecchio agitò flemmaticamente la mano, inarcando una smorfia nell’udire il termine utilizzato dal nano.
«Definirle sirene è... riduttivo.»

Manos ridacchiò.
«Perdonate i miei sottoposti. Non era nostra intenzione essere scortesi.»
Si rivolgeva nuovamente al vecchio, modulando un tono affabile.
«Dobbiamo attraversare il fiume.»
Tornò alla questione saliente.


Intervenne infine Vahram. «Se qualcuno sta attraversando l'Anduin da un altro punto, vuol forse dire che queste... fanciulle al momento si stanno allontanando da questo punto del fiume?» Avanzò mettendosi al fianco di Manos. «Cosa sono di preciso? Esiste un modo per evitarle?»

Sotto gli sguardi inquietati dei presenti, il vecchio in tutta risposta abbassò ancora di più il capo e iniziò a mormorare sommessamente qualcosa, come in trance. Una sorta di filastrocca, o una canzone... o un anatema.

«Dimentica il tuo nome, chiudi i tuoi occhi, il fiume sarà il tuo sguardo, il fiume sarà il tuo eterno amore...»

Si riscosse, tornando a rivolgersi ai suoi ospiti.
«Se questo è ciò che volete, la barca è ormeggiata là in fondo. Se vi manca il coraggio, dovrebbe essere rimasto in piedi un ponte, più a sud. Non ci sono altre vie, non da quando il ponte nord... è crollato.
Per rispondere alla tua vera domanda, Mamūluk, puoi stare tranquillo: l'unico letto nel quale cercheranno di portarti è quello del fiume.
»
Il suo ghigno è perfido.
«Se vi sbrigate potreste anche non incrociarle. Se l'altro gruppo oppone poca resistenza... beh, scoprirai tu stesso cosa sono di preciso, Vahram.»

«Vahram?»


L’aramano udì un mormorio alle sue spalle. Non si aspettava certo che gli Ashand credessero davvero che Al Patchouli fosse il suo vero nome, però le sue labbra si strinsero nervosamente non appena il vecchio lo chiamò in quel modo. Cercava sempre di nascondere agli altri la sua reale identità; nemmeno il suo migliore amico e compagno di avventure Kirin la conosceva.
Lo spettro si arrestò per un istante. Si fece profondamente assorto, come se fosse combattuto in un’ardua e critica decisione.

«Avete... bisogno di... una guida?»


Per un istante fuggente, gli anni infiniti che aveva passato in quel luogo parvero improvvisamente pesare tutti insieme sulle sue spalle e sulla sua pelle scabrosa.
Gli Ashand si guardarono tra loro, adombrati, indecisi sul da farsi.

«Coprirci le orecchie servirà a qualcosa?» Drunn fece un passo avanti, tentando di carpire un'ulteriore risposta, ma fu subito smentito da uno sguardo eloquente dello spirito.

Prima che chiunque altro potesse aggiungere alcunché, il volto di Vahram si parò davanti agli occhi del vecchio.

«Forse... ci servirà una guida. Ma prima voglio chiedervi un'ultima cosa: voi... conoscete molto bene quelle creature, o sbaglio?» Domandò il guerriero. Il suo tono era cupo, i suoi occhi indagatori.

Quell'uomo aveva forse avuto qualche legame, qualche oscura storia con quelle fanciulle?

«Perché ci state offrendo il vostro aiuto?»

L’ombra d’un tratto si fece stranamente meno spettrale. Quasi tangibile.
«Meglio di quanto pensi, Vahram.
Perché? Perché tutto ciò che conosco giungerà alla propria fine, oggi. Sia che voi abbiate successo nella vostra impresa, sia che falliate miseramente. Non capite cosa avete scatenato. Voi... non ricordate. Ho aspettato e ascoltato per troppo, troppo tempo. Non starò a guardare, ora.

Non vi sto offrendo il mio aiuto. Vi sto offrendo la mia compagnia.
La scelta è vostra, Ashand.
»



«Aah...! Pensaci tu a questo mentecatto. Vista la situazione, non c'è tempo da perdere.» Manos, già irritato dall’urgenza in cui versava la situazione, non riuscì più a trattenersi. Si rivolse agli altri. «E voi che fate lì impalati?! Alle barche, subito, subito!!» Ringhiò truce, traboccante di impazienza. «Non si torna indietro! Il primo che si lamenta farà esca a quei mostri!»

Gli Ashand esitarono per un istante, ma appena incrociarono lo sguardo dello spietato assassino, partirono di gran carriera verso l'imbarcazione meno malandata.

«Azmiye, passami la corda. Forse è meglio legarci tutti assieme, solo per sicurezza.» Consigliò Tatà, mentre correva verso la riva insieme al gruppo. Gli altri furono d’accordo; in fondo una precauzione in più non avrebbe fatto certo male.

Quando gli Ashand si furono sufficientemente allontanati, Vahram decise che era il momento di parlare a quattr’occhi con quella sinistra creatura legata a quel porticciolo. Un braccio in più poteva sempre far comodo, ma certo non aveva scordato che a Gilth’valar anche la decisione più banale poteva rivelarsi un errore mortale. Accettare l’aiuto di quel vecchio poteva rivelarsi una scelta saggia quanto uno sbaglio imperdonabile.
Si avvicinò all'uomo. Dal suo sguardo traspariva severità e schiettezza.

«Ascoltate, sehre. Voi sapete bene qual è la nostra missione, vero? Non importa quanti ostacoli ci sbarreranno la via, noi non ci fermeremo.» Indicò la barca. «Desiderate seguirci? Per me non c'è problema. Potrei decidere di fidarmi di voi. Ma i nostri patti sono chiari: “niente scherzi”. Vale per voi. Vale per loro.» Accennò col capo al gruppo di Ashand. «Per cui l'ultima cosa che vorrei chiedervi è la vostra sincerità.» Guardò dritto negli occhi il vecchio, la sua voce divenne un caldo sussurro. «Cosa intendete fare una volta attraversato il fiume? Ditemelo, vi prego. Non devieremo dal nostro percorso, ma se la vostra causa è buona, forse potremmo darvi una mano.»

«Cosa intendo fare?» Rispose. «È semplice, ragazzino. Non c'è bisogno di nessuna deviazione.»

Il vecchio si levò ritto in piedi. A passi dapprima incerti poi sempre più sicuri camminò verso la riva del fiume. Si arrestò a pochi passi dall’acqua, fissando con sguardo assorto la sponda opposta che si stagliava sull’orizzonte, in mezzo alla foschia.

«Questa città sembra averlo dimenticato, ma una volta qui c'erano amore, fierezza, dignità. Per l'avidità e la collera di pochi abbiamo pagato tutti e ora Gilth'valar non è altro che un ricordo vivente, condannato al tormento. Io... no ... forse oggi avremo la nostra vendetta. La sua collera è totale: non supereremmo in ogni caso la notte... questa volta non ci risparmierà, nemmeno per gustarsi la punizione impartitaci.
Voglio morire con dignità, senza sgretolarmi qui al sole un pezzo per volta.
»

Vahram ebbe un tremito.[CENTER]
Lentamente si abbassò, cercando quel volto scavato dai secoli e dall'infinito tormento, finché le iridi plumbee del vecchio non si rispecchiarono nei suoi occhi. La bocca semiaperta, esitante nel pronunciare quella fatidica sillaba. Gli ordini berciati da Manos alle sue spalle quasi sembrarono affievolirsi in quegli istanti opprimenti.
[CENTER]Per alcuni istanti fu il silenzio.

«Chi...?»

Domandò, temendo di conoscere già la risposta.

«L'unico vero custode della città morta.
Ciò di cui volete impadronirvi.
Il Talamith.
»

Vahram ammutolì.

Si voltò e inizia a passeggiare intorpidito, con innaturale lentezza, lungo la riva,
quasi stesse facendo uno sforzo immane per trattenere l'angoscia.
I suoi occhi erano sbarrati, riflettendo atroci dubbi e timori.
In che razza di missione suicida si erano imbarcati?
Era davvero vivo quel coso?
Come l'avrebbero preso?
Com'era fatto?

Quante possibilità avevano di ritornare vivi?

Vahram indicò la barca al vecchio con un lieve ma estenuato gesto della mano aperta: lo stava invitando a salire. Non servivano parole per descrivere ciò che gli passava per la testa; in ogni caso quello spettro lo avrebbe compreso, leggendo nella sua mente.

Non sarebbe stato lui a fermarlo.
Almeno per ora...

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In mezzo a quelle acque placide del fiume, non particolarmente più largo rispetto ad altri, tutti parevano sperimentare la stessa identica terribile sensazione. Era come se stessero solcando l’Abisso stesso. Orrendo e interminabile.
Su quella modesta paranza si stava decisamente stretti. Era una piccola imbarcazione da pesca dotata di albero, ma priva di vela: era ragionevole pensare che il tempo e le intemperie l’avessero ormai ridotta a brandelli. Il legno era marcio e il timone traballante. Mentre il Capitano Drunn governava la rotta dalla barra a poppa, Lamatriste vogava col lungo remo legato al parapetto della barca. Remava con cautela, compiendo ampi movimenti a ellisse con le sue braccia, come se avesse il terrore di disturbare qualunque mostruosità stesse dormendo sul fondale. Il resto del gruppo restava dritto e in allerta a prua e ai lati della barca, scrutando l’acqua circostante con le armi cariche e le frecce incoccate, alla ricerca di qualunque cosa si muovesse sotto il pelo di quel limbo oscuro su cui galleggiavano.
Si procedeva lentamente. Troppo lentamente. E l’irrequietudine pareva dilatare terribilmente quei minuti d’ansia in ore.
Erano giunti all’incirca a metà del tragitto quando improvvisamente il vecchio volse lo sguardo a Sud, verso il ponte che si profilava spettrale in lontananza, parzialmente occultato da un’insalubre coltre di nebbia.

«Hanno smesso di cantare... l'altro gruppo è spacciato.
Volevi sapere cosa loro fossero di preciso, Vahram?

Lo scoprirai presto.
»


Un brivido gelido corse lungo la schiena di ogni membro della squadra.
Apparve dapprima come un lieve bagliore scarlatto in lontananza. Etereo. Quasi un miraggio. Poi, quando si fecero più vicine si cominciarono a distinguere più chiaramente le forme di ciò che stava nuotando verso di loro.
Difficile definire cosa fossero quelle cose. Strisciavano rapide pochi centimetri sotto il pelo dell’acqua. Serpenti, marinidi... o fantasmi... Ogni curiosità fu sostituita presto dal puro orrore non appena gli Ashand videro emergere quei busti umani cadaverici dagli occhi pulsanti di rosso livore. Macabre spoglie mortali sbiancate. Erano corpi femminili, dai tratti sinuosi e lunghi capelli oleosi. La loro pelle diafana era percorsa da un reticolo di venature bluastre e un alone fiammeggiante le attorniava.

Azmiye punto l’arbalesta contro la sirena, ben intenta a piantarle un quadrello in fronte prima che questa potesse fare qualunque cosa, ma Vahram prontamente con una manata gliela abbassò.

«Non farlo! Peggiorerai solo le cose.» La avvertì con un sussurro affannoso.

Se l'altro gruppo oppone poca resistenza” aveva detto prima il vecchio. Sebbene non avesse compreso bene il senso di quella frase, ebbe il cupo sentore che anche loro avrebbero fatto la stessa fine dell’altra ignota gilda se avessero attaccato ad armi spianate quelle creature.
Il resto del gruppo al contrario non sembrava intenzionato a reagire; tutti erano immobili, come pietrificati alla vista di quelle apparizioni. Fu in quel momento che Vahram sentì la paura vibrargli nel petto e lungo la spina dorsale. Era da lungo tempo che non provava quella sensazione, e dire che ne aveva passate tante. Forse era quel luogo, o l’aura che circondava quegli spettri del fiume, oppure il fatto che quelle creature fossero donne... ma pure lui dovette ammettere che era la prima volta che si trovava in una situazione tanto pericolosa.
Tutti fissavano raggelati quella sirena. Guardava verso la barca con un’espressione indecifrabile, sembrava quasi rattristata, colma di vergogna. Ma non stava fissando gli Ashand, bensì il vecchio, il quale le rispose con un malinconico cenno del capo, quasi una riverenza.

«Quei due si conoscono?» Un pensiero che balenò nella mente di Vahram, e probabilmente non solo. Da quel momento però non vi fu più il tempo per porsi altre domande...

...perché la sirena iniziò a cantare.

Perché scruti l'acqua con quello sguardo,
ricordi l'abbraccio del fiume?
qualcuno ti chiama?
riesci a sentirlo dentro di te?


La melodia accarezzava le orecchie dei viventi, carica di una suadente e melanconica nostalgia. Tutti si tapparono le orecchie in un istintivo tentativo di sfuggire alla trappola mortale che si celava sotto quel canto soprannaturale. Sapevano che sarebbe stato inutile, come aveva lasciato intendere il vecchio del porto, ma di fronte all’impotenza la disperazione fu più forte della ragione. Non sapevano che la nenia carpiva l’anima solamente di pochi predisposti.

«Azmiye!»


L’urlo di Tatà scosse tutti i presenti, i quali immediatamente notarono la balestriera sporgersi e scavalcare con una gamba il parapetto. I suoi occhi erano trasognati, come in trance. La biondina, legata direttamente a lei tramite la corda, tirava come una forsennata nel tentativo di trattenerla.
Scoppiò il caos.
Lamatriste mollò il remo e si gettò sulla donna, afferrandola per la cintola. Manos con un rapido gesto la strattonò senza tante cerimonie per i capelli, cercando sia di ritrascinarla dentro la barca, sia di riscuoterla da quello stato catatonico. Il cappello piumato di Azmiye cadde dalla sua testa e finì fuoribordo. Galleggiò caparbio sul pelo dell’acqua per pochi istanti prima di sparire inghiottito dai flutti.
Il volto di Azmiye era divenuto paonazzo, contratto in una smorfia che lasciava intendere l’immenso sforzo di volontà che stava facendo per opporsi a quella fattura. Anche lei stava combattendo, con tutte le sue forze.
Mentre il gruppo era impegnato a salvare la propria compagna, le sirene non rimasero a guardare. Una di esse emerse dall’acqua a poca distanza e soffiò verso la brigata. Il suo fiato si trasformò in un letale e crepitante turbine di puro gelo. L’incantesimo avrebbe investito l’intera barca, se il vecchio non fosse intervenuto: con un lieve gesto della mano evocò un mulinello di sabbia con il quale riuscì a fermare l’attacco. Il nuovo acquisto si stava rivelando fedele alla parola data.
Proprio in quell’istante però una terza sirena apparse dalle profondità. Eseguì uno strano gesto rituale con la mano emaciata e improvvisamente l’acqua intorno a lei iniziò ad agitarsi e schiumare, per poi gonfiarsi e incedere con impeto terribile verso il fragile legno in balia dei flutti. Ora un’onda gigantesca avanzava verso il gruppo di avventurieri, e avrebbe di certo fatto a pezzi la loro nave se non avessero trovato una soluzione alla svelta.

«Prendi il comando, stranero!»
Gridò Drunn a Vahram, indicando il remo incustodito. Il nano aveva piegato completamente il timone a sinistra, appoggiandosi all’asta con tutto il suo peso per non perdere il controllo dalla barca a causa dell’impatto dell’onda.
«Rema verso babordo, presto!»


Non trovando soluzioni migliori, l’aramano seguì il consiglio del bucaniere. Si gettò sul timone e iniziò a vogare con tutta la sua forza. La prua della nave iniziò a voltarsi verso manca, dapprima lentamente, poi sempre più rapidamente lasciandosi trasportare dall’aumento della corrente causato dall’incantesimo della sirena, fino ad arrivare appena in tempo a fronteggiare l’onda gigante leggermente in diagonale.

«Bene! Ora siamo tutti nelle mani di Voljund!
Se avrà pietà di noi, ci spingerà alla riva opposta del fiume!
»
Gridò Drunn con tono soddisfatto, tentando di sovrastare il ruggito dell’acqua in avvicinamento.
«Addio, amici! È stato un onore lavorare con voi!»
Aggiunse, nell’eventualità che non tutto andasse per il meglio.

«Tenetevi a qualcosa!»


Le parole di Tatà furono le ultime cose che si udirono, prima che il boato roboante dei flutti coprisse ogni altro rumore. Vahram sentì chiaramente il legno gemere e lo schiocco secco di diverse assi che si spezzavano di netto sotto la pressione dell’acqua. La strategia dell’esperto marinaio però sembrò inizialmente funzionare: nonostante la nave fosse stata colpita in pieno dall’onda, l’angolazione in cui si trovava parve limitare parzialmente l’impatto. Pertanto s’impennò paurosamente, quasi arrampicandosi letteralmente sulla montagna d’acqua, ma lasciandosi trasportare dalla corrente impetuosa.
Vahram si appigliò con tutte le sue forze al parapetto. Nella sua testa in quei momenti non pulsava altro che un immenso ed egoistico desiderio di sopravvivere.

Sperò con tutta l’anima che quel dannato pirata non raccontasse solo balle.



Squadra Ashand ~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~

[In una città in cui il crimine più grande è il furto di informazioni, come potrebbe non prosperare il frutto del peccato originale? Nel mondo dove i segreti sono la merce di scambio più preziosa, dove un sussurro vale più della vita di un uomo, i ladri, le spie e gli assassini sono i figli prediletti di una madre crudele e priva di misericordia. Gli Ashand strisciano nei mercati e nei vicoli bui, nelle grandi sale e nei sontuosi palazzi. Si annidano nell'ombra e camminano apertamente sotto il sole, forti della potenza della loro gilda e della consapevolezza che tutti si affidano a loro, quando si tratta di sottrarre qualcosa a qualcuno. Alcune gilde li tollerano a malapena, eppure anch'esse si servono di loro, in uno strano rapporto contraddittorio che è la grande caratteristica di Gilth'alas stessa. C'è chi mormora che si radunino al di sotto della città, nelle fogne e nei cunicoli scavati nel ventre del Gioiello delle Gilde, ma del resto sono solo supposizioni. E' difficile carpire un segreto ad un ladro, e in quel campo loro sono i migliori.]
» Allineamento: Malevolo
» Propensione ad alleanza: Liz'zeth
» Propensione a rivalità: Ennomos, Samoq

» Bonus: • 2 slot Esplorazione: prima di muovere possono mandare un png in ricognizione in una casella attigua che, se non counterato, torna a riferire
• ? [celato]
• ? [celato]
» Malus:
• Sono obbligati a combattere contro Ennomos e Samoq
» PnG:
• Capo 2PP 3PV
• Truppe 2PP 2PV

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Energia: 35-10= 25%

Manos: 2 PP / 3 PV
Azmiye Karrady: 2 PP / 2 PV
Capitano Drunn: 2 PP / 2 PV
Tahlhar "Lamatriste" 2 PP / 2 PV
Tatà: 2 PP / 2 PV


Abilità utilizzate:
Ostinazione: La tecnica è una difesa di natura psionica. Ben poche cose sono in grado di distogliere l'attenzione di Azmiye dai suoi propositi. La sua caparbietà e risolutezza la rendono un bersaglio decisamente arduo da soggiogare, persino tramite malie e incantesimi.
Consumo di energia: Medio


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~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tenacia


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Medio+Basso):
Contusione alla guancia des. (Bassa), Graffi profondi intorno al collo (Medi).

Mente (Danno Medio+Basso):
Danno mentale (Medio+Basso).

Energie: 45-10= 35%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: Infoderata
Spada: Infoderata
Ferro: Infoderato
Arco (13): Infoderato
Pistola (3): Infoderata

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~



[1/10] “È tutta questione di metodo” ~ Perché erare è umano, persevrerare est himar, aper.
[(Tecnica personale difensiva di natura fisica) ~ Consumo Variabile Medio]
Questa tecnica difensiva ha natura fisica e può essere utilizzata solo sul caster. In virtù della sua fine accortezza, del suo occhio analitico e della sua inesauribile inventiva, Vahram può evitare o limitare i danni degli attacchi offensivi fisici o magici degli avversari studiando in anticipo i loro movimenti o escogitando difese o espedienti bislacchi o imprevedibili.
Il modo in cui Vahram sventerà l’attacco può essere del tutto personalizzato. Starà poi all’arbitro valutare la validità e la sportività delle sue azioni.
Potrà essere utilizzata per avvantaggiarsi al fine di effettuare un attacco o una tecnica separata, ad esempio schivando una palla di fuoco gettandocisi contro e passandoci sotto a metà strada per avvicinarsi all’avversario e attaccarlo successivamente in corpo a corpo. In ogni caso, tassativamente l’uso di questa tecnica dovrà rientrare nel numero di tecniche massime eseguibili in un singolo turno.
(Nessuna)


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Scusate il ritardo, ma il lavoro non perdona (anzi, domani dovrei svegliarmi alle 06.30 O__o)
Comunque, parlando al post, dopo il dialogo col vecchio, i membri della mia squadra si legano con la corda l'uno all'altro per sicurezza, poi salgono sulla nave meno scassata del porto e tentano la traversata. La barca che mi sono immaginato io è una paranza di piccole dimensioni come questa (ma ma senza il telo della vela, come descritto nel post); insomma... una nave sufficiente grande da contenere angustamente la mia squadra di 7 persone.
Passando all'attacco delle sirene, Azmiye è attratta dalla canzone e sta per buttarsi in acqua, ma usa la tecnica Ostinazione (difesa psionica Media) descritta nello specchietto dei png per contrastare l'ammaliamento. In più contemporaneamente anche Tatà, Lamatriste e Manos corrono in suo aiuto per trattenerla: Tatà la tira per la corda che li lega insieme, lamatriste la afferra per la cintola e infine Manos la prende per i capelli e la strattona violentemente all'interno della barca (se nel complesso l'intento riesce).
Come scritto in confronto da savior, il vecchio para il soffio di gelo con un turbine di sabbia.
Per affrontare l'onda invece, Vahram - con l'aiuto del Capitano Drunn per ragioni prettamente sceniche e interpretative (è un pirata) - sfrutta le caratteristiche della sua variabile difensiva personale per far virare la barca in modo da dirigerla - gergalmente parlando - in cappa, ossia in una posizione che permetta di "cavalcare" l'onda limitando almeno parzialmente i danni. In termini tecnici, provo a usare creativamente la tecnica difensiva “È tutta questione di metodo” a consumo Medio per difendere la barca.

 
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view post Posted on 20/2/2015, 20:28

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{ Gilth'valar, Alcrisia; pov: Laream ~ poco tempo prima }

Scricchiolii sotto i suoi piedi.
Laream volse lo sguardo verso il basso e non fu tanto sorpreso, in fondo, di trovarsi ad ammirare un'accozzaglia di ossa annerite dal fumo e dal tempo che si spezzavano con schiocchi secchi a ogni suo passo. Formavano un vero e proprio tappeto di femori spezzati, teschi sfondati, costole incrinate e falangi mozzate che lastricavano il percorso seguito dai Grigi come un inquietante monito ineludibile di ciò che fu e di quello che ancora sarebbe potuto essere. Il giovane si calcò il cappuccio color fuliggine sui biondi capelli per ripararsi dal vento che rinforzava, tagliando l'aria con raffiche oblique, e proseguì insieme al resto del gruppo, assorto nelle sue meditazioni. Quei resti che giacevano ai loro piedi una volta erano stati persone in carne ed ossa, coi loro sentimenti, desideri, amori, speranze e paure, prima che ogni cosa fosse spazzata via in un unico colpo da un potere troppo vasto per tollerarne l'esistenza, tanto meno per poter pensare di essere in grado di controllarlo. Non si possono imbrigliare le tempeste, nè aggiogare i terremoti o dominare gli oceani; allo stesso modo era impossibile arginare la forza del Talamith per assoggettarlo al proprio volere, come molti folli avevano tentato di fare in passato: non potevano permettersi che capitasse ancora nelle mani sbagliate. A pagarne il prezzo, ogni volta, erano stati gli innocenti: bambini, donne, anziani, quelle persone che gli sembrava di riconoscere così facilmente fra le scheletriche reliquie sparse sul terreno. Ma cos'era quella? Una punta di freccia, forse? E laggiù, se non errava, a una lama spezzata apparteneva il luccichio che riverberava sotto il sole morente. Ma se anche fosse stato un teatro di battaglia e quei resti appartenenti a guerrieri - riflettè - non per tale motivo la sua pietà doveva mutarsi in biasimo. Si trattava pur sempre di semplici uomini, che seguivano gli ordini di persone più potenti e malvagie di loro e non potevano sottrarsi a tale destino. I capi delle Gilde, ecco chi era davvero meritevole di rappresentare il bersaglio della sua rabbia, ora come allora. Anzi, le Gilde stesse, l'organizzazione della città in fazioni contrapposte, perennemente in lotta tra di loro, causa di scontri fratricidi e stragi intestine; ogni sciagura, nella storia di Gilth'valar e di Gilth'alas era dipesa da questo; le Gilde erano tutto ciò che lui odiava, quello contro cui si batteva e per la cui distruzione avrebbe dato la vita, lui come qualsiasi dei suoi fratelli, dei Grigi.
La loro missione: trovare il Talamith e annientare le Gilde.

« Laream. » Una voce lo riscosse: era un suo compagno, Drentes, che lo richiamava alla realtà. « Ci accampiamo qui. »


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Immerso com'era nei suoi pensieri, quasi non si era accorto di essere giunto fra i ruderi ancora parzialmente integri di un'imponente costruzione, e che il resto della compagnia stava già apprestando il necessario per la sosta. Guardandosi attorno ammirò le possenti colonne di liscia pietra che sostenevano un pesante tetto a spiovente, sotto il quale una serie di rocciosi gradini erosi dal tempo fungevano da passaggio fra lo spiazzo irregolare in cui si erano fermati e un lungo corridoio illuminato dalla luce obliqua del tramonto. I raggi aranciati non erano gli unici a rischiarare la penombra: maestosi bracieri si ergevano a intervalli regolari fra i pilastri, e i loro grossi piatti concavi ospitavano vivide fiamme danzanti. Drentes dovette notare che le fissava interdetto, perchè gli si avvicinò per spiegargli:

« Strano eh? Dopo tutto questo tempo... » Con un cenno indicò i focolari. « Questo posto puzza ancora di magia, ma offre un riparo decente. Non troveremo di meglio per la notte. »

« Perchè non proseguiamo? C'è almeno un'altra ora di luce, e le Gilde non sono molto più indietro di noi. »

Possibile che gli altri non comprendessero la gravità della situazione? In quel frangente il tempo era il nemico principale, prima ancora che i vari gruppetti sparsi per la Città Morta nelle loro folli spedizioni. Ogni minuto, ogni passo era essenziale e poteva rivelarsi decisivo nella corsa verso il Talamith.

« Guardali, » rispose allora Drentes, accennando agli uomini che cercavano un punto almeno vagamente confortevole in cui prendere posto, sedendosi sulla dura selce con grugniti di sollievo. « Sono sfiniti dalla marcia e dalle battaglie. Anche io lo sono. Non serviremo a niente, se arriviamo allo scontro cruciale senza più una stilla di energia in corpo. »

Laream fece come gli era stato detto, e dovette ammettere che l'altro aveva ragione. Sui volti dei compagni lesse la stanchezza e la sofferenza accumulate negli ultimi giorni; le loro vesti impolverate e logore recavano le chiare tracce delle disavventure superate, le loro armi raccontavano di scontri e lotte per la sopravvivenza. Erano partiti giorni prima, allestendo in tutta fretta un nuovo manipolo dopo che il primo non era tornato, smarritosi nei labirinti in rovina di Gilth'valar. La marea di luce abbagliante sprigionatasi dalla Vergogna delle Gilde, visibile perfino da Gilth'alas, lasciava ben poche speranze sulla loro sorte, e al tempo stesso sarebbe stato un fin troppo ovvio indizio e istigatore all'azione per i capi delle consorterie rinchiusi nella loro fortezza dell'Ithil, impegnati a spartirsi le vite della povera gente. Non c'era dubbio che si sarebbero mossi alla ricerca del Talamith: ecco perchè occorreva anticiparli.
Gilth'valar li aveva accolti nel suo abbraccio polveroso come una vecchia amica, ma dietro a quella facciata bonaria Laream aveva percepito un che di perverso e malevolo; gli edifici sventrati, i portali scardinati somigliavano a ghigni sarcastici che si facevano beffe di loro, additando ciò che era successo in passato e promettendo che la storia si sarebbe ripetuta, che non avrebbero potuto fare niente per impedirlo. Le macerie e le rovine ricoperte di licheni non erano soltanto ricordi del passato, ma previsioni del futuro. E infatti, la città aveva rivelato ben presto il suo vero volto: tranelli, trappole e nemici avevano costellato il difficile cammino dei Grigi, nè erano mancate le perdite fra le loro file. Della trentina di guerrieri presenti all'inizio della spedizione, ne rimanevano due dozzine scarse. Eppure, nonostante tutte le difficoltà, erano ormai vicini alla meta: l'indomani sarebbero giunti alle rive dell'Anduin e, dopo averlo attraversato, nella parte più recondita della Città Morta, dove presupponevano si celasse l'agognato artefatto.

« Smettila di arrovellarti e cerca di dormire, » esortò Drentes a bassa voce, indicando gli altri che si erano già distesi avvolgendosi nei loro mantelli cenere per ripararsi dal freddo.
« Domani si parte prima dell'alba. »

Con un sospiro, Laream si rassegnò a seguire il consiglio.

Quella notte, sognò di stragi e massacri.

____


L'indomani, come previsto, si misero in marcia di buon'ora.
Lontano, a oriente, un vago chiarore cominciava a rischiarare il cielo, ma sopra di loro erano ancora le stelle a illuminare di un luccichio inquietante le rovine abbandonate.
Proseguirono per qualche ora, avanzando lentamente e con cautela per evitare qualche nuovo trabocchetto rimasto in attesa decenni, se non secoli, pur di poter assolvere malignamente il compito per cui era stato ideato; nonostante i timori di Laream, il cammino non fu interrotto da alcun ostacolo, e quando il sole era ormai allo zenit udirono lo scrosciare roboante del Tortuoso. Attraversarono l'imponente ponte arcuato che si slanciava da una parte all'altra del fiume, e ben presto si lasciarono l'Anduin alle spalle. Ne fu alquanto sollevato: forse si era trattato solo di un'impressione, ma gli pareva d'aver scorto, sotto la superficie ribollente dell'acqua, sagome minacciose che non assomigliavano affatto a normali pesci.
Poco tempo dopo il gruppo s'arrestò e fu deciso di dividersi in due distinti manipoli. Era una scelta rischiosa, ma necessaria: il Talamith poteva essere celato chissà dove; trovarlo il prima possibile era la priorità. In questo modo, avrebbero raddoppiato le loro possibilità di riuscita.

« Tenete gli occhi aperti, d'accordo? »

Si raccomandò con Drentes, il quale gli rispose con una scrollata di spalle e un sorriso baldanzoso. Dietro la maschera di noncuranza, però, Laream vedeva bene quanto quel gesto fosse forzato, nè gli sfuggiva l'inquietudine negli occhi dell'amico.

« Pensa a te stesso, piuttosto. Non ho certo voglia di venire a raccattarti pezzo per pezzo attraverso mezza Gilth'valar. »

I due gruppi si accomiatarono e Laream proseguì col proprio manipolo, non senza smettere di tormentarsi col pensiero della sorte degli altri suoi compagni.
Attraversarono un antico cortile in rovina, con disseminati ai quattro lati tronconi di colonne spezzate che una volta dovevano sorreggere il porticato di cui non restavano che macerie sparse per terra. Minacciose statue di guerrieri e maghi li scrutavano nella loro immobile fissità, ma ciò che faceva correre un brivido freddo lungo la sua schiena non erano le spade e i bastoni impugnati dai manufatti, quanto piuttosto le loro fredde orbite di pietra che sembravano soppesare ogni passo dei Grigi con millenaria ostilità. Laream si diede dello sciocco per quei timori irrazionali.
Procedettero oltre altri ambienti, fino a quando non udirono delle grida orripilanti levarsi da un punto imprecisato verso est, a malapena udibili per la distanza.
Tutti si immobilizzarono, il sangue gelato nelle vene. Erano indiscutibilmente urla umane, per quanto distorte da un dolore così atroce che risultava palpabile perfino a loro. E in quel momento, a Gilth'valar, oltre il fiume, potevano esserci solo i loro compagni.

Non ebbero neanche il tempo di disperarsi, prima che un'abbacinante luce azzurra esplodesse dal nulla.
L'onda d'urto luminosa si espanse a velocità supersonica dal suo nucleo, l'epicentro lontano sole poche centinaia di metri da loro.

Il bagliore lì investì.
 
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view post Posted on 20/2/2015, 22:17

season of mists
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{ Gilth'valar, Alcrisia; pov: Talamith }

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"IO
vi
SENTO
"


La sua luce si spanse fino negli anfratti più reconditi, annichilendo i disgustosi ragni che erano strisciati al suo cospetto, carbonizzando i loro corpi e spezzando le loro anime.

"IO
vi
VEDO
"


Le sue eteree dita scivolarono in avanti, attraversarono la città e ghermirono i deboli guerrieri che attraversavano il ponte, spezzandoli come immagini riflesse da uno specchio opaco e dimenticato.
Sì sentì spossato dopo averlo fatto, dopo averli mandati via, lontano o in un'altra vita.
Capì che non era più potente come prima, il tempo aveva eroso buona parte del suo antico splendore.
Troppi secoli senza adorazione, pensò.
Troppi anni senza veri servitori.
Ebbe un guizzo avido, pensando di poter soggiogare quelli che ancora avanzavano verso di lui, di poterli sfruttare per assaporare di nuovo il vero potere.
Ma poi capì l'infondatezza delle sue brame.
Era disgustato dall'avere a che fare con quegli esseri, stanco di essere invischiato nel groviglio delle loro vite.
Non poteva cambiarli, così come loro non potevano piegare lui.
Potevano solo spezzarsi a vicenda.
Sì, nonostante desiderasse intensamente essere di nuovo integro, non aveva alternative.
Dove le forze lo abbandonavano, lì lo avrebbe sorretto la sua rabbia.
E poi, come poteva sperare di asservirli al suo volere?
Non venivano per tributargli adorazione.


"non vengono a porgere i loro omaggi
non vengono a cercare risposte


non cercano
PERDONO

non cercano
SAGGEZZA
"



Tuonò alle statue, alle fredde e inerti pietre, e loro risposero alla sua voce.
La magia si spanse violenta nella sala, illuminando il granito e il marmo, l'onice e l'alabastro, riscaldando cuori che non avevano mai pulsato, sollevando corpi che mai avevano assaporato l'amara esperienza della vita.
"Siamo solo polvere", si ritrovò a pensare.
"Che destino misero, il regnare sui simulacri di un'era ormai perduta".
Era una creatura volubile, dilaniato dall'autocommiserazione e dalla furia, dalla nostalgia e dall'odio, ma non disprezzava veramente i propri servitori.
Sapeva di non essere niente senza di loro.
Non importava quanto fosse potente, se li avesse perduti lui sarebbe rimasto inerme.
Perchè quella era la sua natura, la sua maledizione: non era nient'altro che un riflesso di coloro che aveva di fronte, eternamente obbligato ad essere l'amplificazione dei poteri di chi lo circondava.
In fin dei conti, non era lui il vero servo?
Gilth'valar era la sua padrona e, finchè la Vergogna delle Gilde avesse deciso di odiare i forestieri, lui avrebbe avuto abbastanza potere per fermarli.
"E sono io che decido cosa vuole questa città".
Avrebbe torto le labbra in un ghigno sadico e deformato dall'ira, ma lui non possedeva un corpo.
Sentì invece il solido e freddo abbraccio del suo Araldo, le mani che lo cingevano e lo strappavano dall'incavo polveroso nel quale aveva passato gli ultimi secoli.
Circondato da ciò che aveva risvegliato e pervaso da uno strano senso di ineluttabilità, ordinò che avanzassero in direzione di chi veniva a sfidarlo.
Non sarebbe tornato indietro, qualunque cosa fosse successa.

"gilth'valar
è
MIA"



~


{ Gilth'valar, Alcrisia; pov: Lilim }

Percepì la sofferenza delle sue sorelle.
Osservò, attraverso le loro menti, i tentacoli del padre spezzare le fragili imbarcazioni degli stranieri, reso frenetico dalla rabbia del Talamith.
Assaporò lei stessa un frammento della follia che si insinuava fra di loro, scuotendone i deboli corpi con un furore innaturale.
Scrutò gelida e senza parole gli spettri mentre scagliavano lance di ghiaccio sulle molle propaggini che emergevano dagli abissi del Tortuoso e, con un brivido, osservò come la creatura si allontanasse, respinta, spostando la sua attenzione sulle fondamenta dell'unico ponte della città ancora in piedi.
Percepì infine un'antica magia, a lungo dimenticata, volta a smuovere le acque dell'Anduin, rendendo ogni onda una trappola mortale.
E infine, non sentì più nulla.
Il legame ancestrale che le legava fin da quando avesse memoria le scivolò via dalle dita, e a lei restò in mano solo il silenzio.
Si sentì sola.
Si sentì libera.
Volse la propria testa verso la nave che avrebbe dovuto fermare, frastornata, senza sapere cosa pensare.
Li vide cavalcare l'onda evocata da una delle sirene che l'affiancavano ed allontanarsi sempre di più.
Ancora pochi secondi e non sarebbe più stata in grado di distinguere gli occupanti della bagnarola.
Ascoltando il silenzio nella propria mente, osservò il ponte, e vide che anche lui stava guardando nella sua direzione.
Le sembrò più che mai vecchio e decrepito, quando l'uomo chinò nuovamente la testa salutandola per l'ultima volta, insensibile alla tensione che sicuramente attanagliava i suoi compagni, e sorrise per la prima volta dopo secoli pensando a come lui avrebbe reagito se glielo avesse fatto notare.
Guardandolo allontanarsi, ebbe un fugace ricordo di tempi migliori.
I forestieri e gli abitanti della città, la piazza gremita di gente nel giorno del mercato.
Lei e le sue sorelle, le guardiane della fontana, ai piedi della statua di un grande condottiero.
Il modo in cui i bambini si protendevano fin quasi a cadere nelle limpide acque che lambivano le sculture.
E poi tutto fu di nuovo lontano.
Sentì le sue due sorelle schiumare di rabbia, le vide agitare le mani, pronte a decidere il destino di coloro che le stavano sfuggendo con un'ultima grande magia.
Senza neanche riflettere sulla profondità del suo tradimento, alzò le braccia e lasciò che il potere fluisse da dentro di lei.
I corpi di ciò che una volta erano le sue sorelle si contorsero negli ultimi spasmi, mentre si dissolvevano senza lasciare traccia.
Non pensò a cosa stava realmente accadendo, al come e al perchè, seppe solo che dopo secoli la città di Gilth'valar aveva l'opportunità di fare la cosa giusta.
Se lui si era ribellato, perchè lei avrebbe dovuto essere da meno?

"gilth'valar
è
LIBERA
"

Si inabissò per non rivedere mai più la luce del sole, scoprendo di essere finalmente in grado di abbandonare quel piano dell'esistenza, di svanire come le tenebre al sorgere dell'alba.
Le bastò semplicemente
volerlo.





CITAZIONE
QM POINT ::

A voi! :v:
• Grim: arrivi in una zona completamente disabitata. Non si attivano trappole, non incontri mostri o altri utenti. Questo può voler dire alcune cose, che puoi dedurre da solo. L'area si presenta come un dedalo di vie ai lati delle quali si affacciano edifici diroccati, sui quali si possono comunque notare antiche statue e decorazioni. Data la situazione particolare, non sei obbligato a postare per evitarti di dover scrivere un post forzato e privo di spunti. Puoi farlo comunque, ma sappi che non verrai penalizzato se sceglierai altrimenti, notificalo semplicemente in confronto.

• Caccia: in-game il potere del Talamith raggiunge te e l'ultimo superstite del gruppo Samoq, dissolvendovi nel modo già accennato. Ricompari nei dintorni di Gilth'alas, nel caso intendessi dare un continuum temporale alle vicende. Vieni quindi estromesso dalla quest, ma la tua eliminazione non è merito di nessuno degli altri utenti. Off-Game non ricevi danni permanenti o malus.

• Orto: mi ha colpito molto l'espediente utilizzato per l'onda evocata dalla sirena. Grazie alla tecnica del nano riuscite a cavalcare l'onda e vi dirigete a tutta velocità verso la sponda, lasciandovi gli ostacoli alle spalle. Tuttavia, come già avevo detto ad Anna, le difese psioniche non sono efficaci contro la malia delle sirene, e una semplice azione fisica non è abbastanza: nella confusione Azmiye taglia la corda che la lega e, priva della propria volontà, si getta nelle acque dell'Anduin, affogando. Quando raggiungete la riva - si presenta come una vera e propria striscia sabbiosa sulla quale cominciano ad affacciarsi i ruderi degli edifici di questa zona - siete in grado di sentire un rumore sordo, una serie di tonfi che si dirigono nella vostra direzione, al di là di un confuso ammasso di vegetazione, palazzi diroccati e costruzioni in pietra. Puoi limitarti a non fare niente, ruolare con il png, prendere l'iniziativa e fare qualcosa. Se hai bisogno, scrivi pure in confronto.

• Hole: dopo aver assistito a ciò che succede a Yamoto, su di te incombe un pericolo ben più reale. Il mostro marino, reso folle dal tradimento delle sirene e dalla rabbia del Talamith, avventa altri tentacoli sulle fondamenta del ponte, avvinghiando le pietre e il legno e facendo tremare la struttura. Potresti avere il tempo di attraversarlo se correte con tutte le vostre forze, o forse puoi fermare i tentacoli della creatura, con il rischio di magari attirare la sua attenzione su di voi. Oppure puoi prendere l'iniziativa con qualsiasi altra idea, a te la scelta! Scrivi in confronto.

• Yu & Anna: il mostro marino sottopone le due imbarcazioni ad una pressione eccessiva e le spezza di netto, trascinandole negli abissi del Tortuoso. Ainwen e i Serywar sono a mollo nell'acqua, circondati da innumerevoli rottami. Le sirene, rese folli dalla tecnica della ragazza, si rivoltano però contro i tentacoli e li allontanano, combattendo contro di loro. Nel loro raptus di follia, tuttavia, gettano una tecnica ad Area di potenza Alta sul fiume, che causa mulinelli e gorghi che mirano a trascinarvi giù e a farvi affogare. Poh e Tarnk ne sono immuni, dal momento che possiedono branchie. Il vostro duello comincia ora: il "primo post" va a Yu. Vi consiglio di mettervi d'accordo in privato o in confronto, in modo che sappiate le vostre azioni e possiate cominciare a scrivere i post, così che Anna non debba aspettare che Yu posti.


Avete 6 giorni di tempo per rispondere!

 
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view post Posted on 1/3/2015, 14:38
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Il canto delle sirene accompagnò il viaggio in acqua del Fauno.
Non era la prima volta che incontrava quel tipo di creature, ma - e la cosa lo affascinava - quelle due erano speciali, diverse da quelle che aveva sempre immaginato essere delle vere sirene. Le voci che lo stavano trasportando provenivano da corpi legati alla propria dimora, serve di quel fiume eppure benedette da esso. Una maledizione associata ad una benedizione; quanto somigliava alla sua situazione? Essere il figlio preferito del Gelo era sempre stato per lui un onore, un motivo di vanto e di orgoglio nei confronti di tutti, specie di sé stesso. Allo stesso tempo, però, vivere alla ricerca di un'esistenza disabitata lo costringeva a chiedersi, molte volte, se ciò che stesse facendo - il suo viaggio, la sua spasmodica ricerca - non fosse altro che una maledizione, un sortilegio che la Madre aveva inscritto nel suo destino; il peso di un monarca che vede il proprio regno giungere al termine, la cristallizzazione dei desideri e l'incapacità di liberarli dalle loro gabbie. Poh era proprio come quelle sirene: chiuso in una scatola da egli stesso creata, incapace di liberarsi a causa della propria debolezza. Forse era proprio questo il motivo per il quale sentiva di essere al sicuro, insieme a loro, dimenticando per qualche istante la sua missione, il regno delle bestie, il suo alleato ed i suoi nemici. Tutto passava in secondo piano, quando accanto a lui poteva vedere un'anima così affine a quelle che erano le sue pulsioni.
Ma non sarebbe durato a lungo.
Lo sapeva, quella era una sorta di gara che spingeva lui - e tutti le altre gilde di Gilt'Alas a recuperare il potere di distruzione che già una volta aveva distrutto tutta la loro brama di potere. Lo stesso potere che aveva distrutto il loro regno, che aveva cristallizato i loro desideri. Non era al sicuro, non lo sarebbe stato fin quando non avesse messo le proprie zampe fuori da quel luogo di rovina e distruzione, che considerava ormai come l'anticamera dell'Abisso.
Un enorme tentacolo violaceo distrusse le imbarcazioni dei Serywar - così Tark era riuscito ad identificarli, ancora perso nel suo lutto.

« Rimani qui. » intimò il Fauno al lucertoloide. Non avrebbe permesso che altri esseri viventi avessero potuto ferirlo; non un'altra volta. Aveva sofferto abbastanza, pur perseverando nell'errore dei suoi antichi ascendenti. « Mi occuperò io della questione. »
« Per Orn e Stein. » rispose lui, con fare sommesso e sguardo ai fondali del fiume. « Per Orn e Stein.
Per le Bestie.
Per tutti noi.
»

Distruggili, Poh, figlio del Gelo.
Ancora voi?
Vendica i tuoi fratelli. Cibati del loro corpo.
Io..
A N N I E N T A L I
Sì.

E partì.
Rivolse uno sguardo veloce alle Sirene, poi individuò il nemico - una giovane donna apparentemente cieca - e caricò l'intera gilda facendo crescere a dismisura le estensioni del suo corpo, per avvolgere i propri nemici in un legnoso abbraccio che avrebbe avuto lo scopo di stritolare i loro fragili corpi.
La rabbia. Pur sentendosi a casa, non poteva fare a meno di odiare. Odiare gli uomini, odiare le altre gilde, odiare sé stesso per essere stato parte di un gioco così malsano.
Scatenò la sua rabbia nella mente della donna cieca, poi caricò i suoi alleati uno per uno, cercando di conficcare le proprie corna o i propri artigli al collo di ognuno di loro.
Per eliminarli, senza dar loro il tempo di rendersi conto di ciò che stava accadendo.
Per vincere e salvare le proprie Bestie.

Per alleviare, almeno per qualche istante,
la propria maledizione.



Pohrrient
tecnicismi



Capacità Straordinarie: 11 (3 alla Forza, 3 all'Agilità, 2 all'Intuito, 2 alla Saggezza, 1 alla Ferocia)

Energia: 17%
Stato Fisico: Danno medio + Alto al bacino. {62,50%}
Stato Mentale: Critico + Alto. {25%}


Yldir
truppe



Energia: 10%
Truppe: Tark (1PV) - Orn & Stein (0/0 PV) - Najka 0 PV - Queelag 0 PV


Auree di Gelo
passive in uso



1/10 Abilità Personale Natura Fisica; Poh riesce ad avvertire la presenza di altre figure nelle vicinanze grazie al suo olfatto. Conta come un auspex passivo. (Passiva)
2/10 Abilità Personale Gli attacchi fisici di Poh causano metà danno al fisico e metà alla mente. (Passiva)
3/10 Abilità Personale I colpi inferti da danni fisici da parte di Poh infliggono più danni del normale, arrivando il colpo in profondità, fino a raggiungere i muscoli e le ossa. (Passiva)
4/10 Abilità Personale Le tecniche offensive ad area non dimezzano il loro potenziale. (Passiva)
5/10 Abilità Personale Le tecniche difensive ad area non dimezzano il loro potenziale. (Passiva)
Passiva primo livello Fattucchiere Le attive del dominio causano anche una malia psionica passiva che si materializza sotto forma di un forte senso di disorientamento. (Passiva)
Passiva secondo livello Fattucchiere Le attive del dominio depotenziano di un CS in più. (Passiva)
Passiva terzo livello Fattucchiere Quando Poh utilizza un'attiva del dominio guadagna 2 CS in Destrezza fino alla fine del turno. (Passiva)
Muoversi al Buio [Cacciatore] Natura Fisica; Poh è in grado di affidarsi, in caso di oscurità o altri ostacoli visivi, all'olfatto e alla vista per orientarsi e per compiere le sue azioni. (Passiva)
Tattiche di Combattimento [Guerriero] Natura Fisica; Poh è in grado di sfruttare il campo di battaglia a proprio vantaggio. Inoltre, egli riuscirà a vincere gli scontri a parità di CS. (Passiva)
Irriducibile [Pergamena Vuota] Natura Fisica; Poh è in grado di combattere fino alla morte, nonostante le ferite e i danni subiti. Non è immune al dolore fisico. (Passiva)
Conoscenza Anatomica [Cacciatore] Natura Fisica; Poh è in grado di individuare il punto debole degli esseri immortali, potendo così fronteggiare qualsiasi creatura.(Passiva)
Passiva Razziale Gli animali selvaggi non saranno ostili nei confronti di Poh, che avrà con loro una vera e propria empatia selvaggia. (Passiva Razziale)
Amuleto Razziale Poh potrà sempre capire se un altro individuo è più o meno forte di lui - in base alla pericolosità -. (Passiva Razziale)
Amuleto del Poliglotta Poh può parlare la Lingua del Nord.
Cristallo del Talento Poh accede al terzo livello del dominio Fattucchiere.


Segni della Madre
attive utilizzate



9/10 Abilità Personale Natura Fisica; Poh può sferrare potenti attacchi fisici la cui potenza varia dipendentemente dal consumo speso. Conta come una variabile di attacco fisica ad Area. (MEDIO)

Dominio della Mente [Pergamena Vuota] Natura Psionica; Poh è in grado di rievocare nella mente dell'avversario un episodio della sua vita spaventoso o estremamente doloroso, in grado da piegarlo al suo volere. (MEDIO)

Racconti del Passato
riassunto



Colpisco Ainwen e tutti i suoi png con la mia variabile fisica ad area, a consumo Medio.
Subito dopo, utilizzo la variabile psionica solo su Ainwen, dunque sferro un colpo fisico da 11 cs per ogni png - non ad Ainwen -.
A voi! ~

 
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view post Posted on 6/3/2015, 10:07
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La paura. L'arma più forte contro qualsiasi nemico. La paura divorante, velenosa, strisciante. Fredda come l'acqua in cui erano ormai immersi fino alla vita. Annaspò agitando le braccia, e così fecero tutti. Strinsero i denti, cercando di mantenersi a galla. L'acqua attorno a lei e poi sopra la sua testa, i capelli che risalivano verso l'alto come dita sottili. Il gelo sul viso, sugli occhi. Il gelo che ben ricordava. Quasi come la neve nei suoi regni gelati, la neve del giorno in cui il mercante l'aveva sfiorata.
Madre.
L'aria le sfuggì dalle labbra, mentre due mani enormi le premevano sui polmoni. Sentì le orecchie chiudersi, ebbe la certezza che sarebbe sprofondata. Forse avrebbe potuto essere piacevole.
Kermis.
Una mano affrontò debolmente la strada verso la superficie. Ma da sola non sarebbe mai bastata. Eppure ecco che dita forti, più tiepide, si strinsero attorno alle sue. Ecco che il suo corpo venne sorretto da un'altro più forte, schiena contro petto. Un braccio di Kesser la cinse. Il mantello gli era scivolato dalle spalle e galleggiava sull'acqua come un fantasma senz'anima. E il volto di lui, coperto di cicatrici come il resto del corpo, la fissava senza commiserazione. Duramente. Non potevano morire, era questo il suo messaggio. Non potevano andarsene così facilmente. Tremò, cercando rifugio contro di lui, aggrappandosi alle sue spalle. Erano più deboli entrambi, ma non erano più soli. Poco distanti da loro degli sconosciuti che avevano deciso di essere loro nemici.
Cercò di parlare, ma le sue labbra erano gelate. Una patina di freddo le aveva chiuse, un freddo tanto dell'anima quanto del corpo. I loro nemici potevano accusarli di essere gli araldi del caos, ma di certo non conoscevano l'onore. Avrebbe potuto apprezzarli per questo, avrebbe potuto considerare giusta la loro vittoria. Ma non se toccava a lei perdere. Non se il loro gesto la destinava alla morte.
Il nemico era agile.
Forte.
Veloce e letale. Aveva grandi energie e una scaltrezza quasi ferina. Colpiva i suoi compagni senza nemmeno chiedere come si chiamassero. Pianse, preda della propria disperazione. Pianse ripensando al momento in cui aveva lasciato che la compagna di un innocente venisse sacrificata. Si portò una mano al volto e vide che l'acqua tracciava lacrime di sangue sulle sue guance intirizzite. Non avrebbero mai potuto farcela contro quella forza fatta di artigli e corna. Kesser la avvolse più stretta. Erano così vicini che avrebbe potuto leggere nei suoi occhi, sentire il suo odore. Ma di lui non rimaneva più nulla, perfino la sua autorità pareva essere stata lavata via. Solo l'odore dell'acqua torbida, la viscida sensazione di quel luogo corrotto contro il corpo.
Moriremo.
Ma non se ne sarebbero andati da soli. Congiunse le mani davanti al viso, trattenendo appena il fiato. Lui era sempre più vicino, sempre più certo di vincere. Poteva leggerlo nel suo atteggiamento. Era sempre così, con lei. Erano sempre tutti sicuri di poterla vincere senza lasciarle scampo. Guardavano il suo volto coperto di lentiggini e cicatrici, guardavano la sua debolezza, e sentivano sotto la lingua il sapore della sua sconfitta. Socchiuse gli occhi.
Dall'acqua sorse la creatura del destino, i capelli fluttuanti come alghe, piccole conchiglie tra i capelli e le vesti. Le sue mani erano tese in avanti, mani scarnificate e consumate dai flutti. Era uno spirito vissuto troppi secoli prima, o forse che sarebbe vissuto in seguito. Sul capo una corona sghemba che la consacrava regina di un regno ormai morto.
Il colpo si infranse, Kesser rimbalzò all'indietro. Ma non era cambiato nulla. Erano ancora soltanto loro due, ancora davanti a quella creatura che non sembrava intenzionata a fermarsi. Spinti non tanto dal desiderio di vincere quanto da quello di sopravvivere. Aveva desiderato la vita con tutta la sua forza, si era aggrappata ad essa fino all'ultimo. Non sarebbe sprofondata di nuovo, non sarebbe rimasta da sola. Fece appello a tutte le proprie forze, e la voce le scivolò rauca e impastata fuori dalle labbra.


Morirai, bestia. E lo farai. Da. Sola”.


Tese la mano in avanti. Non avrebbe mai potuto reggere il confronto con il loro attaccante. Ma il suo compagno, in disparte pareva un nemico ben più facile. Uno di quelli da distruggere così come i suoi compagni, che ora galleggiavano nel proprio sangue o scomparivano tra i flutti. Non sorrise nemmeno al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere.





Perchance to Dream

Cs. 3.[Astuzia] 1.[Intuito]* 1.[Determinazione]
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Medio+ Alto) - (Alto + Alto) - (Alto + Basso) = 24%
Energia png. (50% - 20%) - (10%) - (20%)= //
Fisico. Danno Alto + Medio
Mente. Danno Alto + Medio

Armi. Coltello

Compagni.
• Capo 3PP 4PV (-1) (-2) = 1PV
• Quylan 2PP 4PV (-1-2) = 1 PV
• Milyr 2PP 4PV (-1) = 3 PV
• Goddart 2PP 4PV (-2) = 2 PV
• Amadeus 2PP 5PV (-1 -1) = 3 PV
• Lupo 1PP 1PV
• Lupo 1PP 1PV



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Variabile difensiva magica ~ Una bambola senza nome, una bambola senza volto, uno scrigno per un dono speciale. In essa riposa la visione di un mondo lontano, di un tempo remoto e di ciò che dovrà ancora avvenire. Essa può sprigionare un refolo di volontà e frapporsi tra la sua signora e gli atacchi che le vengono rivolti. Con un consumo Variabile, improvvisamente, dalle sue labbra emergerà la figura eterea di uno spettro del futuro, una vecchia dallo sguardo profondo quanto i secoli, che dispellerà l'attacco avversario. [Tecnica difensiva Variabile - Usata a consumo Basso]

Dominio della mente: Tecnica psionica di danno da paura a consumo variabile [Usata ad Alto]. Scusate ma non ritrovo più la vecchia descrizione, questa è la nuova: « La tecnica ha natura psionica. In seguito ad un'onda mentale emanata dal caster, la vittima ricorderà un avvenimento particolarmente doloroso, o una semplice visione traumatica che lo segnerà visibilmente nello spirito. Tale visione decisa unicamente dal mentalista a seconda della personalizzazione infliggerà un danno psionico pari al consumo.
La tecnica può essere personalizzata al fine di rendere l'effetto psionico non come frutto di un potere mentale proprio del mentalista, ma attraverso l'uso di droghe, stupefacenti, gas o veleni di sorta, e potrà essere utilizzata solo contro un unico bersaglio. »

.Riassunto.



- Ainwen e tutti i png subiscono i mulinelli ad Alto che minacciano di trascinarli verso il basso e annegarli. In particolare, quando riemerge, Ainwen viene salvata da Kesser e si aggrappa a lui.
- Ainwen e tutti i png subiscono la tecnica di attacco fisico Medio ad area lanciata da Poh
- Ainwen subisce anche quella psionica, interpretata in forma di paura di morire e di non farcela
- Tutti i png tranne Kesser subiscono gli attacchi di Poh e muoiono
- Ainwen attiva la propria difesa fisica variabile, interponendosi tra Kesser che la stringe e l'attacco di Poh e di fatto lo intercetta e lo para.
- Dopo di che Ainwen scaglia la tecnica dominio della Mente su Tark a consumo Alto.

Ovviamente nello scalare la vita di Kesser ho seguito il solito ragionamento: poichè il totale della sua vita sono 4 PV e quindi potrebbero essere equivalenti a 4 Alti, le onde ne eliminano 1 e la tecnica di Poh ne eliminerebbe mezzo (uno perchè non so nemmeno se si possa smezzare).

.Altro.


Perdono per il ritardo, ma era una situazione davvero casinosa ç_ç prolungare la vita per questo turno è stato terribile.
 
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view post Posted on 6/3/2015, 21:13
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Cardine
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Caleb sincronizzò il battito del cuore al suo stesso respiro.
   Le responsabilità che gravavano sulle sue spalle, in quel momento, si erano fatte pesanti più che mai: dopo che i due Samoq erano stati ghermiti dall'aberrante creatura marina ed erano stati destinati a T'al-solo-sa quale fine orribile, il gruppo di Orahn s'era come pietrificato, incapace di fare un passo avanti o uno indietro. I colossali tentacoli della creatura abbracciarono ora le fondamenta del ponte, e la roccia tremò sotto la violenta stretta.
   Tra gli sguardi intimoriti e attoniti che osservavano il leader in cerca di risposte non ci fu da subito quello di Taliesin, che cominciò invece a pensare in fretta quale fosse il modo più rapido di salvarsi il culo. Ma per quanto avrebbe tentato, non sarebbe mai giunto a una conclusione. Fuggire? Impossibile. Lasciare i suoi compagni a morire? Nemmeno per sogno. E infine anche lui, dopo qualche istante di rimorso per essersi cacciato in quella disavventura, si limitò ad osservare Caleb aspettando un suo comando, una sua qualche reazione. Le speranze di tutti erano ancora una volta risposte nel giovane mentalista, che scrutava con attenzione il ponte.

Non ancora...

Quei pochi istanti gli parvero ore per davvero. I movimenti della bestia gli parevano ipnotici.

Ecco!

Si lanciò in avanti, dando una sola occhiata indietro verso i suoi. E non dovete nemmeno ordinare loro di correre: tutti balzarono verso il ponte, seguendo l'uomo senza esitare. Lo percorsero correndo a perdifiato, in fila uno dietro l'altro. I due Divoraincubi planavano rapidi appena sopra le loro teste.
   Nessuno si sarebbe mai aspettato un tentativo così ingenuo di oltrepassare il nuovo ostacolo, di certo non da uno come lui. Eppure Caleb era diventato qualcuno proprio per i suoi modi di fare imprevisti e sorprendenti, e l'ingegnosità degli stessi non stava nella loro complessità. Il giovane sapeva bene che sovente la soluzione più ovvia era anche la migliore.
   Ma in realtà quello non era semplicemente un tentativo disperato di giungere al di là del corso d'acqua, bensì il risultato di una complessa serie di valutazioni e probabilità su cosa fosse meglio - o meno peggio - fare arrivati a quel punto. Avrebbero comunque corso dei rischi, e quello era il minore di tutti. Ci aveva messo poco a pensare e a prendere una decisione, non potendo permettersi di buttare via altri istanti, ma era giunto a una conclusione chiara: potevano farcela. Potevano arrivare dall'altra parte del fiume prima che fosse troppo tardi.
   «Forza!» incitò i suoi.
   A Layla cominciava già a mancare il fiato. Lei era una... donna di classe. Nessuno aveva mai costretto il suo fisico a una prova del genere, e dire ne aveva passate tante... Rekla, il vecchio, lottava contro se stesso per ignorare il dolore lancinante delle sue membra stanche; al di sotto della tunica i suoi tatuaggi pulsavano di energia cremisi. Marven invece stava ricominciando a provare il perverso piacere di quell'altrettanto perverso gioco che per molti anni era stata la sua stessa vita: la sopravvivenza. Avrebbe potuto liberare il lato bestiale dentro di sé e superare Caleb, arrivando dall'altra parte del ponte prima ancora che gli altri potessero accorgersi del suo balzo. Ma non lo fece, sarebbe stato poco divertente.
   L'ultima ruota del carro era Taliesin. Pensava già a come infiocchettare quel suo gesto pieno di virtuoso altruismo, ovvero lasciar andare avanti i compagni avendo a cuore loro e loro soltanto, per quando lo avrebbe raccontato a qualcuno. La verità è che era stato semplicemente il più lento a reagire, e si era trovato inesorabilmente alle spalle di tutti. Era goffo nella corsa per via di tutte le cianfrusaglie che si portava appresso, e come se non bastasse non la smetteva di guardarsi alle spalle, temendo una reazione dal mostro.
   Reazione che, suo malgrado, arrivò con puntualità micidiale.
   «Attenti!» fece in tempo a berciare.
   Due tentacoli guizzarono nell'aria. Uno si avvinghiò attorno all'ala di un Divoraincubi, che Taliesin scorse solo con la coda dell'occhio: era troppo impegnato a valutare la traiettoria del secondo, ma gli fu presto evidente chi fosse il bersaglio.
   Tese il suo corpo in un vigoroso balzo in avanti, un colpo di reni che gli provocò una fitta insopportabile, ma che lo fece guizzare qualche spanna più avanti. La propaggine mostruosa si schiantò appena alle sue spalle, tuonando e distruggendo la pietra.
   Pochi secondi dopo il pericolo era ormai lontano.

Ripresero fiato solo per qualche istante. L'unico a non essersi subito gettato a terra per riposare era stato Marven, che ostentava un ghigno impavido mentre allungava i muscoli della schiena come se si fosse appena svegliato da una lunga nottata.
   «Ce l'abbiamo fatta. Quasi tutti» mormorò Caleb, osservando il Divoraincubi rimasto in cerca di una sua qualche emozione. Quello sguardo vuoto e mostruoso non faceva trasparire né rammarico né stanchezza.
   «Oh, guardate un po' laggiù» si intromise Marven, lasciando stare i suoi esercizi. Tutti si voltarono in direzione del fiume, scorgendo un familiare gruppetto di persone. Gli Orahn si alzarono in piedi senza fretta, incamminandosi poi in quella direzione.
   «Criminali...» commentò Taliesin, ironico, «solo gli dei sanno dove non riuscirebbero ad arrivare, quando c'è di mezzo denaro e potere».



Condizioni generali
Stato fisico - 12/16
• danno medio al fianco destro
• danno medio al torace
Stato mentale - 14/16
• emicrania di entità media
CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione)
Energia - 25/100 (-5)

Equipaggiamento
Itinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata. (2/5)
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata.
Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale.
Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo.
Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata.
Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica. (utilizzato)
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energia nemica del 5% a turno, per due turni di gioco.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco. (utilizzato)
Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco.

Poteri passivi
Audacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie.
Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito.
Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago.
Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro.
Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento.
Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità).
Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari.
Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Personaggi non giocanti
Energia - 25/50
Caleb, 2 pp / 3 pv
Layla, 2 pp / 2 pv
Marven, 2 pp / 2 pv
Rekla, 2 pp / 2 pv
Divoraincubi, 1 pp / 3 pv

Abilità attive
Sfuggente. Una vita di avventure - e quindi di pericoli - ha abituato il viaggiatore a confrontarsi con qualsiasi genere di minaccia. I suoi riflessi si sono fatti rapidi, e le sue gambe scattanti. Nulla o quasi è più in grado di fermarlo, poiché l'esperienza lo ha reso libero e inarrestabile, come il vento. È in grado di evitare astutamente ogni attacco o intralcio, e nemmeno serrature, lucchetti, nodi o manette saranno in grado di bloccarlo. [Sfuggente, pergamena ultima, classe mentalista. Natura fisica, consumo variabile. Difesa da tecniche fisiche o magiche di potenza pari o inferiori al consumo speso, a consumo nullo è in grado di aprire serrature e lucchetti o disfare nodi]

Riassunto
BETTER RUN THROUGH THE JUNGLE (cit.)
 
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view post Posted on 7/3/2015, 03:54
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Aper army
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Օրն դավաճ ~ Days of Betrayal ~ Գերակայ

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Capitolo I: Supremazia

Atto X
Turno 7


(Vahram [pensato, lingua aramana], Bahriye, Capitano Drunn, Lamatriste, Tatà, Fantasma del porto.)

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Gilth'valar, Alacrisia ~ Ora del giorno e posizione imprecisate.

Drunn camminava a passi lenti sul litorale. Gettava di tanto in tanto occhiate malcelatamente costernate verso il tartaro di acqua melmosa che avevano appena attraversato, poi in direzione dell’oscura foresta di palme e acacie contorte dalla nefandezza di quel luogo in cui si sarebbero dovuti presto addentrare. Si erano salvati per miracolo, o per mera e straordinaria fortuna. Oppure perché un qualche dio perverso godeva nell’osservare quei piccoli umani sperduti lottare per la vita come blatte cadute nel catrame, sguazzando disperatamente, nel vano tentativo di divincolarsi dal loro inevitabile destino.
Interruppe per l’ennesima volta quel suo morboso avanti e indietro per scandagliare con lo sguardo i silenziosi flutti dell’Anduin, in lontananza, a mezza via dall’altra sponda, ma non scorse nulla oltre a estese chiazze di alghe malsane e scheletrici alberi di maestra appartenenti ad antiche navi ormai inabissatesi. Pareva non esservi vita né al di sopra dell’acqua, né sotto. Non vi era più traccia di quelle creature dannate dal torso di donna... e neppure di Azmiye.
Ciò che più angustiava tutti quanti era il fatto che nessuno l’avesse vista morire: la balestriera era riuscita a divincolarsi dalla stretta dei suoi compagni proprio nel momento in cui la gigantesca onda si abbatté sulla nave, finendo sbalzata fuoribordo da essa mentre il caos e il panico dilagavano tra l’equipaggio. Era semplicemente scomparsa, e non c’era alcun membro del gruppo in grado di descrivere per filo e per segno che cosa fosse successo.
Una volta sbarcati non si erano mossi dalla spiaggia, quasi per istinto, in attesa senza dirsi nulla, nell’angosciosa speranza di rivedere la testa della loro compagna riaffiorare dalle acque nere e gridargli, com’era suo solito, qualche ingiuria perché l’avevano lasciata indietro. Ma più tempo passava, più le aspettative scemavano.
Anche Drunn, da vecchio e disilluso nano che era, ormai disperava. Non smetteva di rimuginare, probabilmente discorrendo mentalmente una superstiziosa fola delle sue dopo l’altra nel tentativo di immaginare quale triste sorte fosse toccata alla camerata. Tra i tanti orribili presagi, però, uno non smetteva di tormentare la sua mente, quantunque cercasse di non pensarci: Azmiye non avrebbe avuto pace dopo la morte. Non a Gilth’valar.

Guardò i suoi compagni. Tahlhar stava seduto curvo e immobile sopra un natante sventrato e ribaltato, a poca distanza dal naviglio sdrucito e arenato sulla spiaggia che avevano utilizzato per attraversare il fiume. Fissava l’acqua che tutti terrorizzava con occhi stralunati da far paura, batteva le palpebre sporadicamente, e la paglia che teneva fra le dita – una delle poche miracolosamente rimaste asciutte – fumigava consumandosi lentamente da sola. Non era difficile intuire quali tetri pensieri obnubilassero la sua mente: di certo non erano tanto diversi da quelle solite lugubrità a cui il gruppo si era ormai abituato, ma nella sua espressione si poteva scorgere un terrore che non gli aveva mai visto in volto.
Il mercenario di nome Al Patchouli – che il vecchio onnisciente affermò chiamarsi in realtà Vahram – se ne stava invece ritto in piedi sulla riva, anch’egli scrutando l’Anduin, ma a differenza degli altri membri del gruppo la sua faccia pareva non tradire alcun dolore, se non una vaga preoccupazione, difficilmente notabile dietro a quella maschera inespressiva che era il suo muso.
Lo spettro del porto, dal canto suo, assorto passeggiava funereo come un’ombra tra gli Ashand, impenetrabile nei propri pensieri.
Manos, al contrario di tutti, stava assiso in disparte sulla sabbia, rivolto in direzione dell’acropoli di Gilth’valar oltre la giungla che cresceva oscura, selvaggia e rigogliosa al limitare della spiaggia,. Sedeva con la schiena fieramente diritta e le gambe e le braccia incrociate, in quella sinistra posizione in cui era solito mettersi quando era intento a pianificare il da farsi, e che non presagiva nulla di buono. La tragedia appena avvenuta pareva non toccarlo minimamente.

Drunn gli gettò un’occhiata bieca, sputò per terra e tornò a passeggiare nervosamente lungo il lido. Odiava a morte quello spietato tagliagole. Odiava la sua alterigia e l’atteggiamento di insopportabile sufficienza che riservava sempre loro, nonché l’inoppugnabile cinismo nei confronti dell’intero gruppo. Cercò di non pensarci: si sarebbe solamente roso inutilmente il fegato. Le sue inquietudini tornarono su Azmiye.
Ne era passata di acqua sotto le chiglie di tutte le navi di Dorhamat su cui si era imbarcato quel vecchio lupo di mare, e innumerevoli erano stati i marinai, tra compagni e amici, che aveva seppellito in fondo agli abissi dell’oceano di Zar. Da pirata e bucaniere aveva avuto la sua grossa fetta di esperienza in tragedie e disgrazie, inoltre quella donna non l’aveva mai conosciuta approfonditamente. Nonostante ciò continuava a pensarci morbosamente, forse proprio perché si trattava di una femmina: da uomo e donnaiolo, lutti del genere lo colpivano particolarmente. Oppure forse quell’evento stava alimentando in lui una crescente quanto terribile consapevolezza, quasi un mero sentore, che quella sarebbe stata la sua ultima avventura. Oppure no? Chi poteva mai dirlo? In fondo doveva aver provato quella medesima sensazione almeno un centinaio di volte in passato, ogni volta che un pericolo mortale attentava alla sua vita.

Coprì ancora qualche decina di metri, allontanandosi alquanto dal gruppo, e proprio quando si decise a girare i tacchi ancora una volta e continuare il suo andirivieni dall’altra parte, giunsero alle sue orecchie rumori di singhiozzi soffocati. Cercò da dove provenisse quel suono e fu allora che scorse Tatà, all’ombra di un mucchio di ramaglie arenate dalla corrente, accoccolata con la testa nascosta fra le braccia conserte sulle ginocchia. Piangeva sommessamente, a tratti convulsamente. Piano il nano si avvicinò con un’espressione più che stupita: era la prima volta che vedeva la tuttofare degli Ashand in quello stato. Nonostante la sua corporatura minuta, la ragazza era famosa per la sua risolutezza e temerarietà, nonché per il sorriso dolce e sbarazzino che era in grado di sfoggiare anche durante le situazioni più rischiose e con il quale era solita rinfrancare i compagni di avventura. Ma in quel momento sembrava una persona completamente diversa. Drunn le si appressò muto, giacché non gli riuscì di trovare alcuna parola per consolarla. Quando le fu abbastanza vicino, Tatà presto si accorse della sua presenza: di scatto alzò la testa appena al di sopra delle braccia incrociate, e squadrò sottecchi il pirata come una gatta gelosa all’approssimarsi di un intruso. Il nano si arrestò, inchiodato da quei due occhi cerulei e affilati che mostravano più spavento che diffidenza, come se la ragazza non avesse voluto essere scoperta in quelle condizioni. Le lacrime che le bagnavano le guance baluginavano distintamente sulla sua pelle candida. Svelta cercò di ricomporsi, passandosi una manica sugli occhi per asciugarli.

«Ah... s-sei tu.»
Tentò di dissimulare, ma la voce le tremava.

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Abbassò nuovamente la testa, guardando mogia la terra di fronte a sé. Drunn si accovacciò di fianco a lei, cercando preoccupato i suoi occhi.

«Ehi? Tutto a posto?»


Una domanda sciocca, ma la sola che al burbero nano venne da chiedere nel disagio della situazione. Tatà non parlò subito, né fece alcun gesto in risposta. Si risolse ad aprir bocca solo dopo lunghi momenti di incertezza.

«Quando l’abbiamo immobilizzata ha gettato la sua balestra in acqua... eppure era la cosa più preziosa che possedeva: lo diceva sempre. Poi ha estratto la spada, ha tranciato la corda, e per liberarsi dalla stretta di Manos... si è tagliata di netto i capelli. Poi è arrivata l’onda e... e...»
Sospirò, sul punto di tornare a piangere.


Si fregò una mano sulla fronte, come per scacciare dalla mente le orrende immagini di quei momenti fatali. Non riusciva a capacitarsi che esistesse qualcosa in grado di spingere una persona a compiere un simile gesto.

«È stata tutta colpa mia...»

«Non dirlo neanche per scherzo, non ci pensare nemmeno.» La rimproverò severo Drunn, incredulo nell’udire certe parole uscire dalla bocca della scassinatrice.

«No... tu non capisci.» Ribatté Tatà. «Era giunta a Gilth’alas solo la primavera scorsa. Diceva di aver bisogno di denaro, e la indirizzarono a me. Venne a chiedermi se potevo procurarle un lavoro. Al tempo vi era un contrabbandiere di mia conoscenza che cercava mercenari per andare a Bossora. Inizialmente io la volli raccomandare a lui, ma poi ci ripensai: gli Ashand cercavano gente valida e lei era una professionista. Decisi dunque di presentarla a Mordred. Mi ricompensò lautamente per averla scovata.»
Stette in silenzio per alcuni istanti, infine scosse la testa.
«Se l’avessi raccomandata al mio amico, forse sarebbe andata diversamente. Sarebbe viva, da qualche parte nell’Akeran. Magari a Bossora a godersi la vita.»

Drunn sospirò.
«Il destino è crudele con tutti, ragazzina, non solo con te.» La guardò negli occhi. «Credi che ognuno di noi abbia passato di meglio? Ne ho viste tante, sai? Ti ho mai raccontato la storia di quel mozzo con cui mi imbarcai a Capo del Rostro? Fu orribile. Lo vidi coi miei stessi occhi cadere vittima del...»

«Non m’importa un accidente del tuo stupido mozzo!»


Tatà lo interruppe rabbiosa. Stringeva i denti ansando come impazzita, continuando a fissare il terreno con gli occhi stralunati.

«Mi hai preso per una lattante? Qui non siamo a Capo del Rostro, né in mezzo al mare di Doth, né... dalle tue lerciose parti! Questa è Gilth’valar.» Ricambiò il suo sguardo, come per render noto che era maledettamente seria. «Cinque anni fa due cugini a me cari si addentrarono in questa città insieme a mio zio, e non fecero mai più ritorno.» Rabbrividì. «Nessuno esce da Gilth’valar. Neanche dopo la morte. E ora che ho visto coi miei occhi quali orrori nasconde questo luogo non riesco a darmi pace. Temo per le loro anime, e per le nostre.

Stiamo andando incontro alla dannazione eterna.
»


Ascoltando la storia di Tatà, Drunn abbassò mesto lo sguardo e annuì profondamente. Tacque per alcuni secondi, poi arrancò sulla sabbia per sedersi vicino alla ragazza e restò al su fianco, in silenzio.

«Fatti coraggio. Ormai ci siamo quasi.»
Asserì infine, dopo alcuni momenti.
In fondo la meta era ormai vicinissima.

«Tu... credi?»
Sbottò Tatà con un tono amaramente sarcastico.
«Davvero ti illudi che riusciremo anche solo a posare gli occhi sul Talamith?»
Il nano la fissò con espressione interrogativa.
«Mentre stavamo approntando la barca, prima della traversata, mi sono attardata a raccogliere del sartiame apposta per origliare il discorso tra quel vecchio decrepito e lo straniero. E lo sai cosa ho udito?» Proseguì lei, ma non aspettò una reazione dal compagno.

«Quel coso è vivo,
e ci ucciderà tutti prima del tramonto.
»

Il nano restò a bocca aperta.
«Ma che... di che cosa stai...»
Iniziò a balbettare, pensò di non aver capito bene.

«Sì, così ha detto il vecchio.»
Tatà sussurrava trattenendo la voce. Sbirciò oltre il mucchio frasche per accertarsi che nessuno degli Ashand, e soprattutto Manos e lo straniero, li stessero guardando o potessero sentirli. Poi seguitò a parlare, più seria che mai.
«Sul serio non ci arrivi, Drunn? Guardati intorno.» Sbottò, indicando con un ampio e nervoso gesto della mano i tetti di Gilth’valar, che si stagliavano spettrali contro il cielo livido. «Osserva la rovina che ci circonda: quale potere sarebbe mai in grado di generare una simile calamità? È qualcosa di inconcepibile, è...»
Trovò difficoltà a cercare una parola che si addicesse a quell’immensa distesa della più nefanda corruzione.

«...è un abominio!»

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Fissò Drunn con uno sguardo più supplichevole che irrequieto.
«Un’intera città.» Scandì bene queste parole. «E nove gilde, nove, non sono riuscite a controllare quell’affare.» Rabbrividì rimembrando le immagini piene di orrore che gli aveva mostrato l’obelisco. «Cosa ti fa credere che una manciata di cani randagi come noi sia in grado di riuscire dove migliaia hanno fallito?

Quell’... essere è un coacervo di male e oscurità! Forse i suoi poteri trascendono persino l’umana comprensione! Forse sta solo giocando con noi e sarebbe in grado di schiacciarci in qualsiasi momento.
»
Si infilò le mani tra i capelli e iniziò a ciondolare la testa, quasi fuori di senno.
«Che ne sappiamo noi? Potrebbe trattarsi di un dio!»

Riprese fiato, il suo sguardo assunse un’espressione più risoluta.
«Quel vecchio intende distruggerlo, e a mio parere sta facendo la cosa giusta. Non abbiamo speranze di catturare il Talamith, non riusciremmo comunque a tornare indietro vivi. E questi non ci servono a nulla.»
Estrasse dalla borsa i guanti in juta anticalore che si era portata dietro per toccare e manipolare il Talamith, illudendosi in tal modo di correre meno rischi, e li gettò con forza per terra con uno scatto di rabbia. Poi si riadagiò sfinita con la schiena a ridosso del mucchio di legname.
«Non esiste altro modo.»

Drunn annuì scosso, come per assecondarla, ma guardandosi ansiosamente intorno.
«Non hai torto... ma bada a come parli: se quel diavolo di Manos ti sentisse dire certe cose, sarebbe capace di strapparti la testa dal collo.»
Gettò un’ulteriore occhiata al gruppo per accertarsi che tutto fosse tranquillo; il mastro assassino fortunatamente pareva fin troppo assorto a scrutare la giungla oltre la spiaggia per curarsi di loro.

Tatà scrollò la testa, stanca e insofferente. «Vada all’inferno Manos. Quel mostro ci ucciderebbe tutti pur di mettere le mani sul Talamith.

È un problema...
»


Drunn restò allibito nell’intuire quali intenzioni stessero maturando dentro la mente di quella fanciulla. Erano già intrappolati tra l’incudine e il martello: il martello erano le altre gilde, l’incudine erano Gilth’valar e il Talamith; la sola idea di trovarsi contro anche Manos – o peggio, Mordred – lo terrorizzò. Si trovavano in una situazione critica, ben più critica di qualsiasi altra esperienza che ogni membro del gruppo avesse mai sperimentato fino a quel momento. Inoltre c’era un’ulteriore incognita da non sottovalutare.

«Pensaci bene prima di fare certe corbellerie.» La ammonì. «Dimentichi lo straniero, quel... Vahram. Quello è un mamūluk, è un pazzo fanatico. Quelli come lui son gente abituata a combattere fino alla morte senza battere ciglio, a obbedire ciecamente a qualsiasi ordine. Credimi... è un tipo pericoloso. Non lo convincerai facilmente.»


E in fondo non aveva tutti i torti. Quel cavaliere straniero era molto più forte di loro, e ne erano coscienti. Se avesse dovuto rivelarsi irremovibilmente fedele al volere di Mordred, probabilmente lui e Manos insieme li avrebbero schiacciati in men che non si dica; e anche se miracolosamente fossero riusciti ad avere la meglio su entrambi, a quale prezzo avrebbero avuto successo? Quanti sarebbero morti nello scontro? E in che stato si sarebbero ritrovati a trascinarsi penosamente per la città dannata?

«L-Lui capirà.
Sento che è diverso.
»
Lo sperava più di ogni altra cosa.
Non ce l’avrebbero fatta senza di lui.

«Dobbiamo solo aspettare il momento giusto.»

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«Tu la conoscevi... Vero? Ho visto come la guardavi.»


Vahram si avvicinò al vecchio del porto, troncando la sua meditazione. Gli parlò con un tono velatamente inquisitorio, penosamente dissimulato a causa probabilmente del nervosismo accumulato negli attimi di tensione appena passati. Cercò i suoi occhi, come tentando di scorgervi una risposta.

«Sì. Ma è stato molto tempo fa e ora non ha più importanza.»
Gli rispose il vecchio con voce sincera, sostenendo il suo sguardo.
Vahram però insistette.
«Era una persona a cui volevi bene?»

«Non ha più importanza.»


Gli occhi dello spettro divennero frigidi. Chiaramente non era incline condividere i segreti del suo passato. Vahram non disse altro pur continuando a fissarlo. Infine desistette, e con un cenno del capo gli lasciò intendere che avrebbe rispettando il suo silenzio. Stava per allontanarsi lasciandolo alle sue afflizioni, quando sopraggiunse Manos, finalmente riemerso dalle sue meditazioni.

«Be', non c'è che dire. Portarti con noi pare sia stata una scelta migliore di quanto mi aspettassi, vecchio.»
Affermò con un borbottio trasudante una malcelata soddisfazione, lanciando un'occhiata eloquente a Vahram. Dal suo tono pareva quasi che la recente tragedia non lo toccasse. Tornò a scrutare gli occhi del vecchio e proseguì.
«Qualcosa da dirci su questo lato della città, prima di ritrovarmi con qualche altro uomo in meno?»

«Qui si riunivano i vecchi capi delle gilde, compresi i vostri antenati. Non so molto di preciso...»


E fu allora che accadde. Il primo ad accorgersene fu Tahlhar, forte del suo udito sopraffino. L’elfo si alzò di colpo e diresse lo sguardo verso la giungla con un’espressione colma di preoccupazione. Poi anche gli altri lo udirono: inizialmente parve un sommesso e grave rumore di fondo, come un branco di rinoceronti in corsa in lontananza, ma presto si fece più vicino, e veniva da ogni direzione.

«... ma presto troveremo ciò che stiamo cercando.»
Soggiunse cupo lo spettro.

«Cosa diavolo sono...?»
Domandò Lamatriste con un sussurro terrorizzato,
osservando imbambolato la selva.

«Gli ultimi abitanti rimasti di Gilth'valar. Statue, idioti.»
Sibilò, irrequieto.

Una profonda ombra di sgomento calò improvvisamente su tutto il gruppo.
A quanto sembrava la fortuna aveva voltato le spalle anche agli Ashand.

Era la fine.

«Fuggiamo!»


Lamatriste gettò via la sigaretta, ed era sul punto di battere in ritirata quando la voce ruvida di Manos lo fermò.

«No! Non c’è tempo, sono troppo vicini. Trovate un nascondiglio, e nascondetevici bene.

Al resto ci penso io.
»


Gli Ashand non se lo fecero ripetere due volte. La spiaggia era disseminata di mucchi di frasche, rifiuti accatastati a riva dalla corrente e imbarcazioni arenate, alcune ribaltate, mosse alla deriva nel corso degli anni; ognuno individuò un riparo e vi si nascose per bene: Lamatriste andò dietro a una pila di legname, Drunn dentro una nave da pesca arenata, entrandoci da un grosso squarcio nella chiglia, Tatà s'infilò in un barile vicino e Vahram andò a sdraiarsi sotto una barca a remi ribaltata.
Manos parve pronunciare qualcosa, si proferì in pochi precisi gesti con le mani, e all’improvviso ogni traccia della loro permanenza in quel luogo disparve, comprese le orme sulla sabbia, e poco più avanti, vicino il limitare della foresta, di fronte agli occhi esterrefatti di tutti apparvero i cinque membri superstiti della squadra degli Ashand. Erano mere copie, illusioni, ma dalle movenze e dalla loro voce sembravano perfettamente reali – seppure in realtà fossero prive di consistenza. Fatto questo, Manos balzò anche lui a nascondersi dietro un mucchio di sartiame, in attesa che la sua trappola scattasse. Ma fu allora, con amara sorpresa, che si avvidero che il vecchio fantasma del porto non si era celato, ma era rimasto ritto in piedi in mezzo alla spiaggia. A prima vista non sembrava volerli platealmente tradire, ma nonostante ciò non rispondeva, né ascoltava le esortazione disperate dei suoi compagni di viaggio.
Manos lo osservava dal suo nascondiglio e stringeva i denti furioso

«Quel vegliardo ci farà ammazzare tutti!»
Ringhiò tra sé e sé.
Si ricredette sulla decisione di Al Patchouli.
Si risolse pragmaticamente a seguire la strategia che aveva pianificato,
ma non vi era alcuna vestigia di speranza nei suoi pensieri,
giacché le ombre non possedevano la facoltà di sperare.

Si limitò ad avanzare in silenzio ogni tipo di ingiuria contro l’aramano e il suo vecchio.




Squadra Ashand ~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~

[In una città in cui il crimine più grande è il furto di informazioni, come potrebbe non prosperare il frutto del peccato originale? Nel mondo dove i segreti sono la merce di scambio più preziosa, dove un sussurro vale più della vita di un uomo, i ladri, le spie e gli assassini sono i figli prediletti di una madre crudele e priva di misericordia. Gli Ashand strisciano nei mercati e nei vicoli bui, nelle grandi sale e nei sontuosi palazzi. Si annidano nell'ombra e camminano apertamente sotto il sole, forti della potenza della loro gilda e della consapevolezza che tutti si affidano a loro, quando si tratta di sottrarre qualcosa a qualcuno. Alcune gilde li tollerano a malapena, eppure anch'esse si servono di loro, in uno strano rapporto contraddittorio che è la grande caratteristica di Gilth'alas stessa. C'è chi mormora che si radunino al di sotto della città, nelle fogne e nei cunicoli scavati nel ventre del Gioiello delle Gilde, ma del resto sono solo supposizioni. E' difficile carpire un segreto ad un ladro, e in quel campo loro sono i migliori.]
» Allineamento: Malevolo
» Propensione ad alleanza: Liz'zeth
» Propensione a rivalità: Ennomos, Samoq

» Bonus: • 2 slot Esplorazione: prima di muovere possono mandare un png in ricognizione in una casella attigua che, se non counterato, torna a riferire
• ? [celato]
• ? [celato]
» Malus:
• Sono obbligati a combattere contro Ennomos e Samoq
» PnG:
• Capo 2PP 3PV
• Truppe 2PP 2PV

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Energia: 25-5= 20%

Manos: 2 PP / 3 PV
Azmiye Karrady: 2 PP / 0 PV
Capitano Drunn: 2 PP / 2 PV
Tahlhar "Lamatriste" 2 PP / 2 PV
Tatà: 2 PP / 2 PV


Abilità utilizzate:
Miraggio: Manos è un maestro nel plasmare le ombre a suo piacimento, creando apparizioni illusorie e mostrando evidenze che in realtà non esistono, in grado di ingannare i cinque sensi delle sue povere vittime. Questa tecnica è un'illusione di natura magica, e in quanto tale non provoca danni, e rimane sul campo per un singolo turno.
Consumo di energia: Basso


Specchiettosfondoheaderpx_zps802a5de7

~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tenacia


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Medio+Basso):
Contusione alla guancia des. (Bassa), Graffi profondi intorno al collo (Medi).

Mente (Danno Medio+Basso):
Danno mentale (Medio+Basso).

Energie: 35%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: Infoderata
Spada: Infoderata
Ferro: Infoderato
Arco (13): Infoderato
Pistola (3): Infoderata

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~



(Nessuna)
(Nessuna)


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Eccomi pure io! La situazione in casa Ashand si evolve. Il gruppo comincia a considerare il fatto che distruggere il Talamith è l'unico modo per riuscire a tornare a casa vivi e scongiurare una nuova catastrofe a Gilth'alas, l'unico nemico della situazione sembra essere Manos, e forse anche Vahram, ma lo scopriremo... nella prossima puntata. :8D:

Per quanto riguarda la parte finale dell'arrivo in gran carriera dei mostri, Manos pondera rapidamente una strategia e senza spiegare nulla ordina a tutti di nascondersi, e di nasconderci bene. Sulla spiaggia sono presenti mucchi di frasche e rifiuti accatastati a riva dalla corrente e imbarcazioni arenate, alcune ribaltate, mosse alla deriva nel corso degli anni. Tutti si sparpagliano tra i vari nascondigli (sparsi nel raggio di una ventina di metri). Lamatriste si nasconde dietro una pila di frasche, Drunn dentro una nave da pesca arenata, infilandosi in un grosso squarcio nella chiglia, Tatà s'infila in un barile e Vahram si sdraia sotto una barca a remi ribaltata.
Manos dunque casta l'illusione ambientale sopracitata nello specchietto squadra e corre a nascondersi anche lui dietro a un mucchio di sartiame. Per creare questa tecnica ho seguito il regolamento pre-patch del Saggio per la creazione delle abilità personali. Utilizzando questa abilità Manos modifica l'ambiente circostante cancellando le nostre tracce e creando delle copie illusorie di noi stessi a una decina di metri più avanti rispetto a dove siamo realmente, in piedi rivolte verso la giungla.
La strategia è questa: appena i vari nemici usciranno allo scoperto, le illusioni si fingeranno terrorizzate e scapperanno a sinistra lungo la spiaggia, nella speranza di attirare i nemici lontano da noi. Manos terrà attive le copie finché sarà in grado, sia in termini di tempo e di distanza. Visto che purtroppo il vecchio non si nasconde, vediamo come andrà a finire. Secondo me qualcosa del tipo: SIAMO MORTI!! :sigh:
In ogni caso rimaniamo nascosti fino a nuovo ordine.

 
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view post Posted on 29/3/2015, 19:04

Esperto
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{ Gilth'valar, Alcrisia; pov: Talamith }

La città respirava.
Lo avvertiva con chiarezza, un soffio profondo, il fiato dei secoli che si susseguivano uno dopo l'altro nell'immobilità totale dell'arida polvere.
Ma ora, ora la città stava tornando alla vita. Ne percepiva il cuore pulsante, laggiù, nelle viscere corrotte della terra, sotto le macerie, sotto le fondamenta erette coi cadaveri dimenticati di un'epoca remota che allungava la sua ombra sul presente. Era un battito lento e solenne, come di una bestia che esce da un lungo letargo. La sentiva fremere in ogni suo elemento, dal ciottolo più piccolo alla pietra più grande.
Avevano turbato il suo sonno, portando ancora una volta le armi e la discordia a Gilth'valar. Non gli era bastata la distruzione che fu? Non era forse un insegnamento sufficiente, un monito adeguato a scoraggiarli dal risvegliare nuovamente i suoi poteri? Ancora si illudevano di poterlo controllare, di assoggettarlo al loro volere? Stolti, ecco cos'erano, dal primo all'ultimo, che venivano a infrangere l'antico equilibrio consolidatosi col trascorrere delle stagioni. Recavano in dote due tra le cose che odiava di più: il mutamento e la stupidità umana.
Per questo li avrebbe schiacciati.

In tutta la città i suoi occhi si spalancavano. Un destino comune era toccato ai caduti della grande guerra delle Gilde: i cuori si erano raffreddati e solidificati, il sangue nelle vene cristallizzato, gli arti appesantiti e infine i corpi interi mutati in gelida, inanimata pietra. Le statue di soldati, maghi, guerrieri costellavano le rovine della Vergogna come un firmamento di sensazioni e ricordi inariditi. Adesso, uno ad uno, tornavano alla vita, e con essi anche il suo potere, risvegliatosi in tutta la sua forza.

Vide la bambina oracolo alla guida dei Serywar combattere tra i flutti impetuosi dell'Anduin contro la creatura ferina che accompagnava gli Yldir. Si scontravano al limite delle loro possibilità, senza rendersi conto della vanità della lotta. Osservò beffardo il cartomante guadagnare a fatica il ponte, solo per trovarsi la strada bloccata dal mostro marino, coi suoi gonfi tentacoli grondanti acqua avvinghiati intorno alla costruzione; oh, povero illuso, cosa avrebbe fatto? Si sarebbe forse rassegnato al fallimento, o avrebbe azzardato un ultimo, disperato tentativo per raggiungere la sponda opposta?
Soprattutto, non sfuggirono alla sua attenzione i tre gruppi che erano riusciti ad attraversare il fiume. Come dovevano sentirsi forti e orgogliosi, in quel momento; sicuri di essere a un soffio dal proprio obiettivo, senza realizzare che non se ne erano trovati mai così lontani. Non capivano che ogni loro passo in avanti non faceva che avvicinarli alla fine. C'erano gli Ashand, dimoratori dell'ombra; neanche avevano posato lo sguardo su di lui, sul Talamith, e già poteva distinguere la discordia serpeggiare tra le loro fila, così evidente da risultare quasi palpabile. Gli Orahn arrivavano in quel momento, gente a tal punto smarrita nei propri sogni da perdere il contatto con la realtà: credevano di avere il controllo di ogni cosa grazie alle loro predizioni, ma non si rendevano conto di essere completamente in balia degli eventi. Infine c'erano i superstiti dei Senzagilda, coloro che si facevano chiamare Grigi: verso di essi il Talamith provava un risentimento particolare, poichè erano stati i primi a risvegliarlo dal suo lungo e sereno sonno, pochi giorni prima. Odiavano le Gilde e perseguivano il loro annientamento, eppure in fin dei conti non erano affatto diversi da coloro che chiamavano nemici. La stessa sete di potere, la stessa brama scorreva nel loro sangue. La stessa stupidità.


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La spiaggia era disseminata di detriti e macerie: relitti di imbarcazioni schiantate sugli scogli della riva, chiglie sfasciate ricoperte da morbidi tappeti d'alghe, botti e barili rovesciati, assi divelte e molto altro. Fu proprio sfruttando tali ripari che Varham e gli Ashand tentarono di nascondersi, tra i rotoli di sartiame e gli scafi rovesciati. Ma invano.

Non sapevano forse che Gilth'valar era sua?
Ogni pezzo di legno marcito, ogni granello di sabbia, ogni rovina consunta appartenevano a lui! Non c'erano segreti per il sovrano, nel suo regno.
Percepiva la loro presenza con la stessa facilità che gli permetteva di distinguere le copie illusorie quali vacui simulacri.

"sciocchi!
io... vi... vedo
"


La sua voce risuonò come un'eco profonda lungo la riva. Le statue avanzarono dal fronte delle costruzioni fatiscenti lasciando orme profonde sulla sabbia bagnata. Erano circa una decina, alcune armate con spade, asce, martelli, mentre altre impugnavano nodosi bastoni da mago. Per ultima veniva quella più grande e maestosa, il Talamith serrato tra le mani di granito: una lucida sfera di cristallo screziata di smeraldo e zaffiro; al suo interno vorticavano pigre volute iridescenti e sembrava che l'artefatto contenesse intere galassie dentro di sè, condannate al loro perpetuo moto a spirale. Il globo emanava una luminescenza purpurea.
Riconobbe la statua del vecchio, quel pazzo ribelle. Prima che potesse dire alcunchè uno dei suoi servitori di roccia gli si avventò contro, scaraventandolo lontano in un mucchio scomposto; il bagliore del Talamith si affievolì impercettibilmente. Nello stesso momento dissolse le illusioni raffiguranti i membri degli Ashand, mentre i Senzagilda facevano il loro arrivo sulla spiaggia. Decise che avrebbe lasciato a quest'ultimi il compito di combattere contro gli abitanti di Gilth'alas: ne aveva abbastanza di loro. Era più interessato ai due stranieri, quei folli che si erano lasciati trasportare in un'impresa senza speranza che neppure li riguardava. Avrebbe fatto di loro degli esempi per tutti gli altri.

Le statue si disposero all'attacco,
e il Talamith pulsò di una luce maligna.


CITAZIONE
QM POINT ::

Siamo giunti praticamente alla fine, un ultimo sforzo per concludere questa travagliata Quest!
• Anna e Yu: per voi l'indicazione è molto semplice, continuate pure il vostro duello - che presumibilmente avrà fine dopo questo giro.

• Orto e Hole: vi trovate infine davanti all'ultima sfida. Il Talamith, il cui aspetto è quello descritto nel post, si trova di fronte a voi, trasportato da una delle statue situata cautamente nelle retrovie. Le altre invece, una decina in tutto, non esitano a farvisi incontro con propositi ostili. Vi chiedo di ingaggiare un combattimento non autoconclusivo; per ovvie ragioni - non allungare ulteriormente la quest - riporterete le vostre azioni in confronto, cui seguiranno quelle del Talamith e della sua armata e così via, poi le riassumerete nel post finale. Inoltre sulla scena dello scontro arriva anche il gruppo dei Senzagilda, una dozzina di uomini che non esitano a gettarsi contro i vostri png, loro nemici naturali. In questo caso invece dovrete gestire un piccolo autoconclusivo fra png e Grigi. Quest'ultimi, nel loro complesso, contano come due "mostri" di pericolosità D.

• Grim: Jace e i Liz'zeth arrivano sul ponte, ma il passaggio è bloccato dagli spessi tentacoli del mostro marino. Agisci come preferisci: puoi tentare un'azione per liberarti dell'ostacolo (in tal caso scrivilo in confronto per sapere cosa succede), rassegnarti semplicemente a non poter passare oltre o che altro.
Avete 10 giorni di tempo per rispondere!

 
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The Grim
view post Posted on 18/4/2015, 14:42






Il gruppo si trascinava mogio mogio per le vie logore della cittadina, più teso di una corda di violino. Dopo una giornata del genere, piena di trappole, densa d'imprevisti, costellata di scontri, ognuno s'aspettava l'ennesimo ostacolo da un momento all'altro. La logica voleva che non fosse così, che dopo tante cose terribili non ne dovessero seguire altre tremende; l'esperienza gli suggeriva il contrario. A misurare col bilancino tutte le loro imprese, quel capo chino e quel plumbeo mutismo erano inspiegabili, avendo trionfato ogni volta, anche contro nella più disperata delle situazioni; e fisicamente non si potevano nemmeno dire in condizioni pietose. Il cartomante era quello più sciancato, con il braccio sanguinante, e tanti altri tagli ad abbellire il suo fisico e arricchirne la già vasta collezione di cicatrici e ferite, retaggio di una lunga e sfortunata carriera. Non erano solo ossa e carne a dolergli, anzi quelle le riusciva a sopportare senza tenere il grugno, ma era la sua testa a torturarlo come fosse ingombra di piomba rovente che si rimestava ad ogni pensiero, un malessere che si ravvivava sempre, impossibile da ignorare. A quel fardello si sommava lo stato d'animo d'Elijah Snow, che dall'inizio di quella loro spedizione si era trasformato più che un bruco in farfalla. Da deciso comandante di quel drappello di ricercatori, si era fatto peso morto, da trascinare a forza ricordandogli ogni minimo ostacolo, e stando attenti che non si fermasse ora qua e ora là; ne aveva anche ragione dopotutto. La mente brillante e lucida quanto un cristallo si era infranta, spezzata dalla morte dell'ultimo legame con la vita, la figlia tanto trattata con freddezza, con cui era stato troppo ingrato. Non era la morte di lei a sconvolgerlo, non il rischio a cui l'aveva esposta, ma di come ne aveva ignorato l'esistenza, ed ora non avrebbe avuto più modo di rimediare a ciò, di colmare quei vuoti che ora lo stavano dilaniando dall'interno. Scoperta, dovere, eccitazioni, erano termini ora fattisi vuoti e senza significato, ancore che l'avevano tenuto al suolo e alle quali era stata tranciata la cima; una nera corrente di disperazione lo spingeva verso scogli dai bordi aguzzi, e lui si lasciava trasportare verso quella fine senza protestare. Non vi era più nulla per lui, non valeva nemmeno la pena ammazzarsi, nient'altro che inutile spreco d'energia; qualcosa l'avrebbe preso come aveva fatto con la sua Jakita. Nel frattempo il suo spettro funereo aleggiava sul gruppo, angosciandolo così tanto che perfino il cecchino, tanto prono a fare il gradasso, s'era ormai fatto più muto del soldato di pietra che li scortava; il quale almeno tra cigolii e scricchiolare faceva un qualche tipo di rumore.

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Lo sciabordare delle acque li aveva già avvertiti da tempo: erano quasi giunti alla loro meta, bastava un piccolo sforzo ormai ed era fatta. Questo li aveva messi tutti all'erta, come se non fossero già nervosi di loro, e ogni ombra o scricchiolio li faceva drizzare come fosse una salva di cannone, e la tromba di un plotone di cavalieri. Passato l'incrocio, lo spettacolo delle distese d'acqua, di un profilo che non fosse di meri edifici, li fece saltare dalla sorpresa, bloccandoli sul posto come di fronte all'inaspettato; non si erano accorti di essere così vicini, e non erano abituati ad altro che non fosse città. Il sollievo durò a malapena qualche secondo, il tempo esatto che i loro sguardi mettessero a fuoco il lungo ponte che collegava il cadavere di Gilth'alas a quello di Gilth'valar, fendendo il turbinoso corso dell'Anduin, opera che però non stava disabitata. Benché vi fosse un solo inquilino al momento ad occupare l'unica giuntura fra i due quartieri, esso era decisamente ingombrante, una di quelle creature di cui i marinai riempivano le loro storie. Kraken, leviatani, draghi marini, qualunque fosse il loro nome, la loro forma talvolta sinuosa altre volte tondeggiante, si parlava sempre di creature immense, capaci di gettare ombra perfino al più poderoso galeone. Se quel mostro appartenesse a tale genia, Jace non lo sapeva, e sebbene anche adesso tali fandonie si dimostravano esagerate, il cartaio poteva ammettere che erano state ingigantite di ben poco; l'essere ostruiva l'intero corso coi suoi tentacoli, e il semplice attraversamento a piedi era impossibile. Forse la truppa avrebbe potuto arrampicarsi sulla sua massa, scavalcare quelle protuberanze molli, e per quanto ardua era un'impresa possibile; ma quello non era un cumulo di macerie, bensì una creatura viva, e possibilmente affamata. Tentare significa risvegliarla, e tutti l'avevano presente, al contempo però la sfida sembrava paralizzarli. Non avevano più il morale e la voglia di rischiare la vita, avevano già sacrificato tutta la loro avidità di vita nello scontro fra le gilde, avevano assaporato il dolce calice della vittoria, ma di esso non si erano dissetati ma solo bagnate le labbra; poi qualcosa li aveva separati, ed ora stavano con un sapore amaro a regnare nel palato. Se ci fosse stato da menar le mani contro gli Yldir, non si sarebbero tirati indietro, ma quella pareva una lotta inutile, o così si fiutava nell'aria. Tutti i loro incantesimi non avrebbero ferito quella bestia, o forse il trionfo sarebbe arrivato se fossero stati freschi e in salute, ma in quel momento la rassegnazione era quella che campeggiava fra loro, negli sguardi che si lanciavano accompagnati da nessuna parola ma schiocchi di lingua e sospiri. Il Mastigos era tentato di fare come loro, di sedersi in un cantuccio e attendere il momento in cui si sarebbe deciso di tornarsene a casa a mani vuote; giusto un salto all'Inventorium per riempirsi le tasche ed eccolo nuovamente a Biancocolle.

Dopotutto che interesse aveva lui nel giungere alla meta? Di trovare quel prezioso tesoro?
Nessuno, non era che una mera scorta, un lama prezzolata messa là a mostrare i muscoli e ringhiare contro i malintenzionati,
e quella parte l'aveva svolta in maniera eccellente.
Allora perché stava camminando verso quei tentacoli? Perché sentiva il bruciante desiderio di non fermarsi?
Cosa lo spingeva a rischiare la vita se a casa l'attendevano amore e vita?
Non ne aveva la più pallida idea, non erano né curiosità né avidità a fargli fare quei gesti, era un'ossessione, un demone che lo muoveva come un burattino.
L'orgoglio e il buon senso lo tiravano via per la cappa, trascinandolo il più lontano da quel ponte, ma non furono abbastanza forti,
così Jace svanì in un rivolo d'acqua, sprofondò nel nulla e riapparì dall'altra parte della creatura.



specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1
Critico 36 | Alto 18 | Medio 9 | Basso 5

Stato Fisico: Lunga ferita Media al braccio, profondi tagli di entità Alta su tutto il corpo
Stato Psicologico: Danno Alto + Medio alla psiche,
Energia Jace: 56 - 9 = 47%
Energia Mercenari: 10 %
Passive in Uso:



° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto


Riassunto azioni: Spinto dalla malia di trovare l'artefatto che influenza i profanatori della città, Jace usa Il Folle non come difesa assoluta, ma come tecnica di teletrasporto per arrivare oltre il mostro e i suoi tentacoli, come già scritto in confronto.

CITAZIONE
Il Folle: Jace può trascendere il mondo materiale, sprofondando in quello onirico,per poi riapparire nelle vicinanze della sua posizione originale. Fare ciò al Cartomante richiede un consumo Medio delle sue energie e gli permette di teletrasportarsi ed evitare praticamente qualsiasi offensiva scagliatagli contro, funzionando come una vera e propria Difesa Assoluta di natura Magica.

Note: Con supremo ritardo, ma ce l'ho fatta. Scusatemi.


 
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view post Posted on 5/5/2015, 00:56
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Օրն դավաճ ~ Days of Betrayal ~ Գերակայ

~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~
Capitolo I: Supremazia

Atto XI
Turno 8


(Vahram [pensato, lingua aramana], Bahriye, Capitano Drunn, Lamatriste, Tatà, Talamith.)

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Gilth'valar, Alacrisia ~ Ora del giorno e posizione imprecisate.

Sciocchi!
io... vi... vedo



Il plotone di statue di pietra emerse a passo di marcia, rapide e inesorabili, dalla foresta. I loro volti scolpiti in un’eterna imperturbabilità, gli occhi e le giunture crepate del loro corpo bruciavano del traboccate potere di cui erano state irrorate. Prima ancora che mettessero piede sulla spiaggia, fu l’indescrivibile senso di oppressione e impotenza a raggiungere, schiacciare e conturbare le anime mortali degli Ashand e di Vahram. Non servì loro sporgersi dai loro nascondigli e alzare gli occhi verso la grande statua che torreggiava nelle retrovie dei costrutti magici per comprendere con terrore quali occhi erano piantati sulle loro fragili vite. Il Talamith, l’oggetto che avevano disperatamente e morbosamente cercato di raggiungere facendosi strada attraverso gli orrori inenarrabili che alberavano nella Vergogna, si trovava a pochi metri da loro.
Crudele era l’ironia della situazione in cui il gruppo di furfanti si trovava: i cacciatori di tesori scovati dallo stesso artefatto che andavano cercando con tanta brama, bracconieri braccati e seviziati dalla loro preda. Alcuni di loro si rannicchiarono all’interno dei rifugi, come in un estremo e istintivo tentativo di celarsi a quello sguardo da cui erano pienamente coscienti di non poter sfuggire. Erano arrivati a destinazione prima di tutti gli altri, ma ogni boria che avrebbe dovuto animarli era stata spazzata via da quella serie di atroci eventi, lasciando solo disperazione e un insostenibile senso di impotenza. Prima la morte tragica e improvvisa di Azmiye, poi quella trappola mortale senza uscita.
Altre voci si udirono in lontananza, grida piene di rabbia, grida di guerrieri che si approntavano alla battaglia. Dentro il barile in cui si era nascosta, Tatà alzò il capo e sbirciò in direzione di quei rumori attraverso una fessura nel legno marcio.

«No...» Trasalì. «I Senzagilda...!»

Un nutrito gruppo di uomini si stava avvicinando.
Agitavano le armi, minacciavano.

Erano venuti anche loro, per un unico scopo.
Erano lì per sterminarli.


Si trovavano in sensibile inferiorità numerica, col nemico di fronte e le acque dell’Anduin alle spalle, sfiniti, scoraggiati. Un solo oscuro pensiero cominciò a insinuarsi nelle loro menti, insistente, preponderante.

Era la fine.

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Tutti i membri del gruppo iniziarono a sbirciare fuori dalle proprie coperture sparse in giro per la spiaggia cercando gli occhi degli altri compagni, ma non appena li trovavano l’unica cosa che riuscivano a dedurre da quegli sguardi era che ognuno aveva in mente la stessa fatidica domanda: “qual era il piano?”
Respiravano affannosamente, i nervi tesi, i polmoni affamati d’aria, quasi presentissero che l’ultimo fiato che avrebbero esalato sarebbe giunto a breve. Persino i muscoli di Al Patchouli, di norma rilassati e scattanti, tremavano e si contraevano inquieti, il suoi pensieri balenavano frenetici. Straiato sotto una barca a remi a remi imputridita dalla muffa, strinse la sabbia nei i pugni, ponderando con urgenza una soluzione dopo l’altra al fine di uscire da quel terribile scacco matto, ma tornando sempre all’unica e ineluttabile risposta: altro non gli rimaneva che tentare la fuga.
Prese la sua decisione in fretta, seguendo l’istinto. Uscì fuori dal suo nascondiglio di corsa, trascinandosi con le ultime forze che gli rimanevano.

«Via di qui!»


Gridò mostrandosi al nemico, lanciando una strana palla di terracotta bianca come un uovo che aveva tratto dalla bisaccia verso la schiera di statue. L’ogiva volò in aria in direzione dei costrutti minacciando in un primo momento di colpirli, ma presto coprì la sua traiettoria ad arco cadendo a poca distanza da essi. Non appena toccò terra, con un botto esplose prorompendo in un’enorme nube di un bianco candido che in pochi secondi si espanse a grande velocità fino a inglobare l’intera zona. Gli Ashand, spaesati, non trovando idee migliori uscirono anch’essi allo scoperto, arrancando alla cieca il più velocemente possibile lungo la spiaggia in direzione dell’unico lato sguarnito, ossia verso il ponte poco distante.
Non fecero che una manciata di passi quando dal fumo emerse un’immensa ondata di acqua generata da una grande potenza sconosciuta. In quella frazione di secondo, tutti alzarono istintivamente le proprie braccia nell’inutile tentativo di proteggersi, ma appena i flutti li inghiottirono si accorsero con grande stupore che non erano stati spazzati via: i flutti parevano non tangerli, e nemmeno Tatà e Drunn, che a fatica riuscivano a raggiungere il pelo dell’acqua con il naso, sembravano non avere problemi a respirare. Prima ancora che avessero il tempo di intuire una spiegazione a tutto ciò, una voce giovanile e stranamente familiare parlò loro, rassicurandoli e indicandogli una via di fuga. Avanzarono fino a raggiungere un punto in cui l’acqua li copriva interamente, nascondendoli, ma sempre senza toccarli o annegarli.
Non appena la situazione sembrò farsi favorevole, però, un bagliore li inondò, sia la cortina di fumo e le acque illusorie improvvisamente disparvero, togliendo ogni ostacolo alla vista del nemico. D’un tratto gli Ashand si ritrovarono ancora una volta – con ancor più grande sorpresa – al fianco degli Orahn... e di fronte alla minaccia irriducibile del Talamith e del suo piccolo esercito.

«Merda...» Sibilò Manos passando lo sguardo dall’orda si statue alla squadra degli Orahn, mostrandosi, a differenza degli altri suoi compagni, visibilmente indeciso su se essere felice o infastidito dalla comparsa degli “alleati” che sperava di aver seminato. Fu una buona consolazione per tutti constatare però che il diversivo aveva sortito qualche effetto: i Senzagilda, privi di ogni punto di riferimento, erano finiti addosso alle schiere di golem, impegnando alcune di esse e concedendo un maggiore spazio di manovra alle due gilde. Nonostante ciò, un nutrito numeri di marmorei soldati si stavano scagliando all’attacco contro di loro con appresso il malvagio artefatto; la battaglia non era solo all’inizio.
La statua più vicina attaccò Vahram con un possente maglio, ma grazie all’intervento tempestivo del bardo Taliesin e all’agilità del cavaliere aramano, il colpo andò a vuoto.

«Create una breccia! Mi basta uno spiraglio, solo un piccolo spiraglio...» Berciò Manos indefesso, la sua voce vibrava di una stridente nota di follia: quasi intravedesse ancora un’improbabile possibilità di soggiogare il Talamith, nonostante la situazione fosse palesemente disperata. Lanciò con furia una delle sue kpinga verso la statua più vicina, ma inutilmente, giacché questa senza troppo disturbo parò l’attacco riparandosi dietro al suo scudo di pietra. Lamatriste e Drunn, non senza esitazione, seguirono i suoi ordini e il suo impeto: l’elfo roteò una delle sue bolas chiodate sopra la testa e la scagliò contro le gambe uno dei nemici, riuscendo a intrappolargli le gambe e atterrarlo, mentre il nano, considerando che era giunto il momento giusto, si tolse dalla spalle il basto col barilotto di polvere da sparo, sciolse quest’ultimo dalle corde, vi infilò una miccia e la accese.

«Assaggiate la specialità del Capitano Drunn, branco di cetrioli calcificati!» Drunn agitò minacciosamente il pugno verso i muti abitanti di Gilth’valar, prima di tirare un calcio al barilotto innescato e lanciarlo in mezzo alla mischia. «Tutti al riparo!»

Ma le aspettative del vecchio pirata non ebbero i risultati sperati: una della statue si gettò all’ultimo sopra il barile e lo afferrò, esplodendo in mille pezzi in una nube di detriti, ma riuscendo a schermare col proprio corpo le altre. Drunn rimase in piedi immobile con un’espressione sconcertata sul volto.

«Oh... cazzo...» A quanto pareva quei pezzi di roccia erano molto più furbi di quanto si aspettassero.

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All’improvviso Vahram si sentì strattonare la lancia che impugnava in mano.

«Ehi! Ma che fai?!» Esclamò, vedendo Tatà con la bocca contratta in un’espressione concentrata legargli un tubo di metallo stretto e lungo alla punta della sua arma.

«È un marchingegno magico in grado di sopprimere temporaneamente i poteri degli oggetti arcani. L’ho tenuto come ultima risorsa, se riesci a colpire il Talamith con questo forse avremo qualche speranza di uscirne vivi.» Alzò la testa per studiare come raggiungere l’obiettivo, ma constatando che gli altri membri degli Ashand erano riusciti a fare ben poco per aprire una breccia per la grande statua che si ergeva alle spalle della schiera. «Tsk...» Strinse i denti, frustrata. Poi, dopo una breve riflessione, si volse al gruppo degli Orahn, l’unica speranza che sembrava rimanere. «Dobbiamo fargli superare la linea difensiva! Vi prego, è l’unica possibilità che abbiamo!» Dal suo tono sembrava quasi li stesse supplicando.

«Ma-ma questo non è un...» Farfugliò Vahram, preso alla sprovvista, parendogli in marchingegno installato dalla ragazza qualcosa di abbastanza diverso e familiare rispetto a ciò che gli era stato descritto.

«Non c’è tempo, Vahram!» Lo scongiurò chiamandolo col suo vero nome che aveva udito in precedenza dallo spettro del porto. «O la va o la spacca! Altrimenti...»

Il cavaliere non udì la giovane ladra terminare la frase, la vide congelarsi come una fredda scultura di ghiaccio di fronte ai suoi occhi, così come tutti gli altri intorno a lui, amici e nemici. Solo una creatura con sguardo vivido lo guardava: l’alieno essere alato che accompagnava gli Orahn. Vahram si guardò le mani e si scoprì mutato, le sue dita erano divenute lunghe, sottili e artigliate, la sua pelle brillava di tinte lucenti e sulla sua schiena avvertì di avere il controllo di due nuovi arti membranosi. Era divenuto qualcosa appartenente a un altro mondo, un essere trascendentale. Si era trasformato d’un tratto in un mostro, eppure nonostante il suo nuovo aspetto, nonostante il mondo vago e immobile che lo circondava, tutto gli parve inspiegabilmente normale... come in un sogno. E ancor più stranamente, sapeva esattamente cosa fare.
Spiegò le ali e in un attimo fluttuò sopra le teste delle statue, superandole, fino a raggiungere la sommità della gigantesca statua che torreggiava alle loro spalle... proteggendo tra i suoi palmi l’ancestrale artefatto chiamato Talamith. Giunto al punto che desiderava il sogno svanì, e tornato alla sua forma primiera improvvisamente si accorse di aver raggiunto davvero quella posizione, a mezz’aria, a portata dell’obiettivo. Non ci pensò due volte: affinò la mente, temprò i muscoli, brandì la lancia e in volo sferrò sull’antica reliquia l’affondo più potente che le sue già stanche membra gli permisero, ignorando le grida di Manos e l’esultare sorpreso dei suoi compagni.

E non mancò il colpo.

Sul volto di Tatà si aprì un sorriso.
Un sorriso colmo di speranza,
privo di qualsivoglia sagacia.

Nonostante prima avesse deliberatamente mentito al mamūluk su cosa fosse veramente quel congegno.



Squadra Ashand ~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~

[In una città in cui il crimine più grande è il furto di informazioni, come potrebbe non prosperare il frutto del peccato originale? Nel mondo dove i segreti sono la merce di scambio più preziosa, dove un sussurro vale più della vita di un uomo, i ladri, le spie e gli assassini sono i figli prediletti di una madre crudele e priva di misericordia. Gli Ashand strisciano nei mercati e nei vicoli bui, nelle grandi sale e nei sontuosi palazzi. Si annidano nell'ombra e camminano apertamente sotto il sole, forti della potenza della loro gilda e della consapevolezza che tutti si affidano a loro, quando si tratta di sottrarre qualcosa a qualcuno. Alcune gilde li tollerano a malapena, eppure anch'esse si servono di loro, in uno strano rapporto contraddittorio che è la grande caratteristica di Gilth'alas stessa. C'è chi mormora che si radunino al di sotto della città, nelle fogne e nei cunicoli scavati nel ventre del Gioiello delle Gilde, ma del resto sono solo supposizioni. E' difficile carpire un segreto ad un ladro, e in quel campo loro sono i migliori.]
» Allineamento: Malevolo
» Propensione ad alleanza: Liz'zeth
» Propensione a rivalità: Ennomos, Samoq

» Bonus: • 2 slot Esplorazione: prima di muovere possono mandare un png in ricognizione in una casella attigua che, se non counterato, torna a riferire
• ? [celato]
• ? [celato]
» Malus:
• Sono obbligati a combattere contro Ennomos e Samoq
» PnG:
• Capo 2PP 3PV
• Truppe 2PP 2PV

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Energia: 25-5= 20%

Manos: 2 PP / 3 PV
Azmiye Karrady: 2 PP / 0 PV
Capitano Drunn: 2 PP / 2 PV
Tahlhar "Lamatriste" 2 PP / 2 PV
Tatà: 2 PP / 2 PV


Abilità utilizzate:
Ariete rosso: L'ariete rosso è senza dubbio lo strumento preferito da tutti i ladri e scassinatori più sconsiderati. Di norma si tratta di un cilindro in spesso acciaio, lungo una trentina di centimetri e dotato di una testina appuntita a uno dei capi. Questo arnese è interamente stipato di esplosivo ad alto potenziale, il quale è innescato tramite una spoletta che può essere attivata applicando una forte pressione alla testina. Di fatto si tratta di un ordigno a deflagrazione unidirezionale e, una volta tolta la sicura, può essere utilizzato percuotendolo con forza proprio come un ariete contro superfici, porte, forzieri o altre protezioni blindate per distruggerle. In genere viene utilizzato attaccato ad aste o scagliato come un dardo per mezzo di balestre, ma i più audaci - o i più pazzi - talvolta lo usano persino tenendolo direttamente in mano. L'esplosione che genera, pur essendo molto rumorosa, è talmente potente da disintegare qualunque materiale si trovi sulla sua strada, riuscendo a sfracellare persino le serrature in acciaio rinforzato delle casseforti più massicce. Con un po' di creatività può essere appicato anche a un'arma, accrescendone il potenziale offensivo.
In temini tecnici, si tratta di una tecnica di natura fisica in grado di raddoppiare la potenza delle tecniche di natura fisica portate con un'arma designata; di contro, però, l'attenzione necessaria a non far esplodere il marchingegno anzitempo urtando qualcosa prima e lo stordimento causato dall’esplosione dopo renderanno l’utilizzatore estremamente vulnerabile ad attacchi particolarmente difficili da affrontare o dalle proprietà eccezionalmente perniciose. Pertanto per tutta la durata del bonus chi ne giova subirà il doppio dei danni derivati da tecniche di natura magica. L’effetto dura un singolo turno.
Consumo di energia: Basso


Specchiettosfondoheaderpx_zps802a5de7

~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Verde
Pericolosità: D

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tenacia


Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Danno Medio+Basso):
Contusione alla guancia des. (Bassa), Graffi profondi intorno al collo (Medi).

Mente (Danno Alto+Medio+Basso):
Danno mentale (Medio+Basso), affaticamento (Alto).

Energie: 35-10-20= 5%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: In mano
Spada: Infoderata
Ferro: Infoderato
Arco (13): Infoderato
Pistola (3): Infoderata

Armature: Mantello, brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~



Bomba fumogena ~ Vuoi vedere grosso cliché? Ne ho uno pronto proprio qui drentro miei pantaloni, aper.
[(Pergamena Ladro Nebbia) ~ Consumo Medio] Illusione di natura fisica. Vahram scaglia una bomba fumogena che una volta infranta rilascerà una nube fitta che permeerà il campo di battaglia o un'area parecchio ampia. Questa impedirà a qualsiasi avversario di scorgere poco oltre il proprio naso, anche coloro che possiedono particolari abilità passive per vedere oltre la nebbia. Vahram non avrà alcuna difficoltà a vedere attraverso la nebbia, ci ha fatto l’abitudine. Questo attacco non provoca effetti nocivi, oltre all’occultamento. La nube resta sul campo di battaglia per un totale di due turni compreso quello d'attivazione, potendo essere richiamata prima del secondo al desiderio dell'utilizzatore.
Assalto mamūluk ~ Ti sembro arrabbiato? Non mi hai ancora visto incazzato davvero, aper.
[[(Pergamena Cacc. Carica violenta) ~ Consumo Variabile+autodanno Mente Critico (Alto+aut. Alto mente)]) ~ La tecnica ha natura fisica. Quando uno schiavo guerriero è messo alle strette è meglio non trovarsi sulla sua strada. Dopo aver vissuto la propria intera esistenza nella convinzione che la sua vita vale meno di nulla, nemmeno la più terrificante delle minacce o la più disperata delle situazioni può spaventarlo. Vahram sa focalizzare la sua concentrazione in battaglia come ben pochi sanno fare, riuscendo a sferrare magistrali sequenze di attacchi precisi e micidiali in mischia con qualunque arma o parte del corpo. L'effetto che ne deriverà, comunque, sarà quello di causare all'avversario un danno pari al doppio rispetto al consumo speso. L'attacco, però, sarà tanto violento che inciderà, in termini di fatica, anche sulla mente dello schiavo guerriero, che si autoinfliggerà una quantità di danno alla mente pari al consumo speso. L'unica limitazione imposta alla tecnica è che l'offensiva consista solo e soltanto in un confronto corpo a corpo, quindi compiuto a mani nude o con l'utilizzo di armi da mischia. La tecnica dunque non è utilizzabile con armi da tiro, da fuoco o da lancio. La durata è di una singola offensiva.


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Scusate l'immenso ritardo. Nulla da dire ne non ciò che io e Hole abbiamo già specificato e concordato in confronto. Tutte le interazioni sono state eseguite in accordo. Faccio inoltre presente che in confronto ho sbagliato a segnare le energie rimanenti di Vahram: rimango col 5% di energie, non col 15%.

Dunque... gli Ashand, credendosi da soli contro le statue, il Talamith e i Senzagilda, non essendosi trovati in condizione di poter vedere gli Orahn giacché troppo impegnati a nascondersi, decidono di optare per una ritirata strategica. Vahram usa dunque la pergamena Bomba fumogena (Media), con la quale può inglobare buona parte del campo di battaglia, nemici compresi.

Li raggiunge Taliesin che lancia un'illusione ada area (vecchia attiva del terzo livello dell'Illusionista) e nasconde tutti al proprio interno. Il Talamith disperde tutti gli effetti delle tecniche, ma non tutto è stato inutile: i Senzagilda si scontrano con le statue, impegnandone alcune. Le rimanenti sei più il Talamith caricano i gruppi dei pg. Una delle statue attacca in corpo a corpo Vahram con un colpo di maglio (4CS Forza). Taliesen viene in aiuto di Vahram e insieme riescono a difendersi dall'attacco della statua, l'uno grazie alle sue maggiori CS (6), l'altro grazie alle sue CS pari (4) e alla passiva della classe Guerriero Tattiche di combattimento, che gli permette di vincere gli scontri a parità di CS.

Lamatriste con le bolas chiodate cerca di impedire i movimenti di una statua lanciandogliele alle gambe, Manos mira agli occhi di un'altra con le kpinga. Grazie al caos scatenatosi a causa della nebbia e dell'illusione, Drunn ha avuto tutto il tempo di preparare la sua offensiva: accende la miccia del barilotto di polvere da sparo e, appena Vahram e Taliesen arretrano per riformare le righe, con un calcio lo fa rotolare tra le gambe delle statue con l'ovvia intenzione di farne saltare in aria un po' cercando di aprire un varco per il Talamith e alzare un polverone che confonda brevemente i nemici. Si tratta di un semplice attacco fisico portato tramite l'arma nell'equipaggiamento di Drunn.

Una volta che Vahram è arretrato permettendo ai suoi compagni Ashand di attaccare, Tatà gli si avvicina, gli afferra la punta della lancia e vi fissa uno strano cilindro di metallo, spiegando che si tratta di un marchingegno magico in grado di obliterare temporaneamente il potere del Talamith qualora lo colpisse, così da riuscire a prenderlo ed eventualmente annullare il suo controllo sulle statue. In realtà Tatà lo sta imbrogliando grandemente, giacché il cilindro si tratta in realtà di un devastante esplosivo con il quale spera di riuscire a distruggere a tradimento l'artefatto interpretato dalla tecnica Ariete rosso lanciata dalla png.

Subito dopo, Tatà chiederà aiuto agli Orahn affinché si cerchi un modo per far passare Vahram oltre la linea difensiva delle statue. Si fa avanti il Divoraincubi e lo tocca, lanciandogli addosso una tecnica in grado di teletrasportarlo oltre la schiera nemica. Si tratta a grandi linee di una difesa assoluta (consumo Medio) usata a mero scopo di movimento che trasforma lo stesso Vahram in un Divoraincubi, permettendogli di solcare la realtà attraverso l’Oneiron e di viaggiare fluttuando da una parte all’altra del campo di battaglia, ma pressoché istantaneamente agli occhi degli altri.

Così facendo, mi teletrasporta a mezz’aria proprio sopra il Talamith, e da quel punto Vahram sferra un singolo, potente e disperato attacco in volo con la lancia contro l’artefatto stesso utilizzando la tecnica Assalto mamūluk. Porterà l’attacco a potenza Critica (Alto+autodanno mente Alto), come riportato nello specchietto, che grazie al potenziamento di Tatà surclasserà a Mortale, descritto come potenziato dall’esplosione dell’ordigno montato sulla punta della lancia.

 
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view post Posted on 7/5/2015, 14:13
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Cardine
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Non sto fuggendo, parevano dire gli occhi del bardo mentre si allontanava furtivamente dal gruppo. È che non posso più esservi utile. E non aveva tutti i torti a pensarlo. Era un mezzo miracolo che le sue gambe lo tenessero ancora in piedi.

   Pochi istanti prima, dopo essersi ricongiunti col gruppo degli Ashand, all'orizzonte s'era profilata la minaccia finale, e anche la più ardua a cui avessero mai assistito. Ciò che avanzava, scortato dalle statue rocciose animate, era il Talamith, che diffondeva la sua energia attraverso i colossi e ne controllava i movimenti. Crepitava di potere arcano, un potere tanto intenso da spaventare chi solo aveva osato pensare di poterlo imbrigliare.
   Non avrebbero mai e poi mai potuto tenergli testa. E quando altri uomini, le cui intenzioni erano evidentemente ostili, erano giunti per fermare le due gilde, non ci furono dubbi su come sarebbe terminata la loro spedizione, se avessero per un altra volta deciso di rischiare la vita. E allora toccò a Taliesin inventare qualcosa.
   Il bardo a quel punto si sentiva ormai privo di qualsiasi determinazione; fiaccato dall'estenuante marcia attraverso la città, era ormai a un passo dal cadere a terra, stremato. Sapeva di non poter tener ormai testa a nessuno, se fosse stato costretto a combattere, perciò optò per la più naturale delle soluzioni.
   Nascondersi.
   Ne parlò per qualche momento con Caleb, sottovoce. Nel frattempo una densa coltre di fumo si diffondeva ovunque - anche gli Ashand dovevano averla pensata come il cantastorie, su cosa fosse saggio fare a quel punto.
   Poi, dopo un ultimo sguardo d'intesa con gli Orahn, si era dunque arreso all'estasi cominciando a mormorar parole. Ma ben presto il suo mantra si era trasformato in una serie di sussurri diffusi, rumori sinistri e poi rombi assordanti. La spiaggia fu investita da una poderosa bufera, che sollevò le acque del fiume ed oscurò il cielo - anche se solo per finta. Una visione sublime, che avevano però potuto apprezzare per poco tempo.
   Gli Orahn avevano guidato la gilda alleata al sicuro, al limitare della bufera illusoria laddove nessuno avrebbe potuto scorgerli. Ma quando erano giunti lì, il dirompente potere dell'artefatto si era opposto a quello di Taliesin, dissolvendo ogni illusione o menzogna che avesse osato nascere al suo cospetto.
   «Non ce la faccio più» aveva grugnito a quel punto, ormai allo stremo.
   Con un ultimo colpo di reni, ma ancora sicuro delle sue capacità, si era affiancato a quel tale Al Patchouli, che stava per venir travolto da una statua in carica. Gli facilitò la ritirata frapponendo la sua spada all'enorme arma del colosso di pietra. Il contraccolpo gli fece tremare le ossa di tutto il corpo, ma il suo abile gesto era stato abbastanza per deviarla.

Non sto fuggendo, si ripeté, mentre alle sue spalle il Divoraincubi carezzava il mercante del sud, trasferendogli le sue prodigiose capacità.
   Ormai a Taliesin questo non interessava più.
   Per tutto il tempo Caleb e gli Orahn si erano limitati a stare zitti - comunicando, forse, tramite lo strano legame che univa le loro coscienze - ma negli occhi di tutti loro c'era ormai solo rassegnazione e l'amara consapevolezza di essere arrivati a quel punto senza più la forza di completare l'impresa.
   Era la loro stessa sorte ad essere in gioco, non quella del Talamith. Era perciò naturale che osservassero Al Patchouli scagliarsi eroicamente contro l'artefatto, nella speranza che riuscisse a capovolgere la disperata situazione in cui si erano immischiati.



Condizioni generali
Stato fisico - 12/16
• danno medio al fianco destro
• danno medio al torace
Stato mentale - 14/16
• emicrania di entità media
CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione)
Energia - 5/100 (-20)

Equipaggiamento
Itinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata. (2/5)
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata.
Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale.
Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo.
Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata.
Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica. (utilizzato)
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energia nemica del 5% a turno, per due turni di gioco.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco. (utilizzato)
Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco.

Poteri passivi
Audacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie.
Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito.
Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago.
Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro.
Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento.
Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità).
Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari.
Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Personaggi non giocanti
Energia - 15/50 (-10)
Caleb, 2 pp / 3 pv
Layla, 2 pp / 2 pv
Marven, 2 pp / 2 pv
Rekla, 2 pp / 2 pv
Divoraincubi, 1 pp / 3 pv

Abilità attive
Illusionista, attiva di terzo livello. E quando è la scenografia a dover cambiare, la trama della storia stessa, è come se un velo si posasse sulla realtà. Nulla sarà più come prima: sorgeranno montagne dove prima si estendevano pianure, le città cadranno e il mondo intero si piegherà al volere del commediografo, e alla sua necessità di ambientare le storie. [talento illusionista, abilità attiva di terzo livello. Natura magica, consumo alto, durata due turni. Illusione ambientale]
Traslazione onirica. Capacità peculiare dei Divoraincubi è quella di trasferire il loro corpo nella dimensione parallela dell'Oneiron, dove il tempo scorre in modo diverso che su Theras. In termini pratici questo si traduce nella capacità di percorrere grandi distanze in un battito di ciglia, trasferendo sia mente che corpo nella dimensione parallela e risultando pertanto invulnerabili dalle normali alle offese del mondo reale. Se usata per difendersi conta come difesa assoluta; può inoltre venire castata su di un alleato consenziente, che si ritroverà catapultato nell'Oneiron.

Riassunto
Nulla da specificare in più di quanto abbia già detto Orto! Il post non è davvero nulla di speciale, ma almeno è l'ultimo. :asd:
 
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