1L 50GN0 3R3T1C0 ········ - Group:
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Il sole, al terminar della notte, iniziò a fare breccia tra le pareti nere dell’oscurità. I raggi si mostrarono dapprima a est, rischiarando dolcemente l’orizzonte. L’atmosfera slavata d’una pallida alba riscaldava ancora i corpi dormienti dei soldati. Il fuoco, ormai spento, era soltanto lo scialbo ricordo d’una notte passata tra mille dubbi e domande. Di essa, ormai non restava che cenere e fumo. Lentamente i corpi degli uomini iniziarono il loro risveglio, Tulunay fu uno dei prima a risvegliarsi dal torpore. Si mise in piedi, distribuendo ciò che delle scorte era rimasto. In verità davvero poco, qualche pezzo di pane rancido e un po’ di carne essiccata dal colore rossiccio. Dovremmo rimetterci in marcia – disse appena terminato lo scarso pasto – fra poche ore saremo alle rovine Kötülük. La città decadente si mostrava in tutta la sua prosperosa, ma ormai reminiscente, gloria passata. Di ciò che fu Kötülük non restava quasi nulla. Scheletri di edifici si abbarbicavano gli uni sugli altri, fagocitati da ammassi di pietre e macerie corrose dalle intemperie di quei luoghi. La polvere e la sabbia sembravano l’unica cosa che ancora animasse quella città. La rena veniva veicolata da parte a parte dal vento, ondulando come sinuose note musicali di uno spartito immaginario. Il vento ululava tra gli anfratti e i pertugi bui generati dalle macerie. Per il resto il silenzio più tetro pareva l’essenza dominante di quel luogo. V’era qualcosa di malinconico in tutto quello. Come se l’intera storia di una comunità, di una razza, fosse stata cancellata dai libri e dalle memorie degli esseri viventi, poiché, di quel passato sfarzoso, non vi rimaneva null’altro che tante pietre abbarbicate le une sulle altre. Camminarono per le stradine scoscese, osservarono gli enormi monumenti ai caduti, raffiguranti nani gloriosi e vittoriosi, maestosi con le loro spade e le loro armature. Statue tozze che troneggiavano sulla città, osservandola con sguardo corrucciati e severi, quasi colpevolizzanti. Il gruppo giunse al merkez della città ove, un tempo, si consumava il grosso della vita quotidiana. Era una piazza enorme, circondata da vari colonnati, ormai mezzi distrutti, che narravano in bassorilievo avvenimenti bellici o storie mitologiche. I disegni, seppur primitivi, mantenevano una bellezza e un’accuratezza dei dettagli di stampo classico che n’esaltavano il pregio delle colonne. Tulunay aveva il cuore che martellava dentro il petto, da studioso, ancor prima che da nano e da soldato, riusciva a comprendere la bellezza e l’importanza di quelle storie, e del valore di quei documenti. Erano dinanzi a una delle pagine più belle e dimenticate della razza nanica. La sua mente scorse pagine e pagine di manuali, rimembrò quelle storie raccontate dai suoi genitori e dai suoi nonni prima di loro. Racconti tramandati da generazione in generazione, eventi talmente lontani da aggirarsi in quel limbo tra il mito e la leggenda, tra storia e invenzione. La sua mente si perse in quel silenzio assordante fin quando, una voce a lui cara, a lui amica, a lui conosciuta, una voce che lo fece sobbalzare, non interruppe il flusso dei suoi pensieri.
« Salve fratello, benvenuto a Kötülük! »
Tulunay si voltò, sorpreso quanto bastava; sapeva della possibilità di rivederlo, eppure non voleva crederci, un po’ per non illudersi, un po’ per la paura di quel momento. Il suo fratello maggiore era lì, dinanzi a lui. I capelli erano d’un verde scuro, legati in una lunga treccia, la barba, del medesimo colore, era folta e lunga e gli arrivava fino alle ginocchia piccole e tozze. Gli occhi, tuttavia quelli, erano diversi, non più marroni come un tempo, ma neri come la pece e velati d’un male antico quanto potente. La corruzione s’era impossessata del suo corpo, il male serpeggiava nel suo essere e il suo Io interiore apparve fin da subito in totale disarmonia con ciò che erano i valori della razza nanica. Dal suo interno baluginavano rabbi e odio, rancore e invidia, erano sentimenti che Tulunay non riconosceva e non aveva mai visto in quegli occhi. Dal tempio principale, un immensa struttura antica che fungeva da luogo di culto per i nani, fuoriuscirono altri corrotti, che si andarono ad aggiungere a suo fratello. Erano in un numero maggiore rispetto alla scorta di Tulunay.
« Non deve per forza finire così, fratello. Puoi sempre venire con noi. »
La voce di Parsa, e solo ora se ne accorse davvero, era molto diversa da quella che ricordava. Era metallica, profonda, quasi mostruosa. « Io so cosa ti ha cambiato Parsa – disse Tulunay con voce rotta – ed è solo colpa mia. » Il senso di colpa trafiggeva il suo cuore ormai da anni, lo corrodeva da dentro come il male che abitava il cuore del fratello. Era solo per colpa sua se ogni cosa era andata a rotoli.
« Già, infatti è solo colpa tua. » Disse Parsa con cattiveria, privo di qualsivoglia amore fraterno. « Della tua codardia, della tua debolezza, della tua inutilità. » Lo guardò furioso. « Sei stato solo un peso per me. »
Qualcuno, dietro Tulunay urlò, ruppe quello scambio di battute. Il nano, immobile, non reagì, non disse nulla, come se fosse in balia dei suoi pensieri, delle sue paure, e di tutte le sue emozioni. Lo stesso uomo che aveva urlato, partì alla carica e, altri ancora, lo seguirono. Per loro, l’odio verso i corrotti, era più grande del rispetto che portavano a Tulunay, per questo non aspettarono il suo ordine. « Fermi – disse Tulunay, ma la sua voce si perse nelle urla, nel rumore, si perse e basta, sovrastata da ogni cosa – non osate alzare un dito. » Poi ci fu un esplosione, tremenda ed enorme che investì tutti quanti e alzò un’immensa nuvola di fumo. I compagni di Tulunay vennero sbalzati via, lontano. Il nano aveva tradito la sua patria, la sua gente. Li aveva traditi per suo fratello Parsa, perché lui era l'unico colpevole.
CITAZIONE Note: Ok, la quest finisce qua. Scusate il ritardo ma è stato un mese travagliato. Come detto era una quest corta e senza pretese che mi serviva per presentare Tulunay e Parsa. In sintesi Tulunay fa esplodere tutto, dopo l'esplosione svengono tutti e, al risveglio, Tulunay e Parsa non ci sono più. Liberi di far assimilare questa cosa ai vostri pg come meglio credete.
Giudizi: Ashel e Joconno: Affrontate il contest facendo un lavoro di squadra, il risultato, seppure non eccezionale, risulta piacevole e di buona fattura. La psiche dei due nani è ben presente, così come il tema della notte nei due scritti. Tra i due ho particolarmente apprezzato, tuttavia, più quello di Joconno, l'ho trovato molto profondo e convincente, a tratti quasi malinconico. L'empatia col suo pg è cresciuta di riga in riga facendomelo svelare lentamente. Il tema della notte è centrato in entrambi i testi. Ottimo lavoro dunque ma, come da regolamento, la ricompensa verrà dimezzata tra i due partecipanti. 125 Gold a testa.
Akuma: Il tema del contest non è centrato, sembra più una riflessione temporanea del tuo pg. Il materiale è insufficiente e realizzato di fretta, doppiamente penalizzante in quanto non sono stato, lungo tutta la quest, uno molto fissato sulle tempistiche, dato che io in primis ne ho abusato. Lo scritto risulta dunque insufficiente e non meritevole di una ricompensa. TUTTAVIA, essendo in una quest ti assegno 50 gold per il post.
Ricompense Totali. Ashel: 600 gold (475 prove + 125 primo post) Joconno: 580 gold (480 prove + 100 primo post) Akuma: 485 gold (335 prov + 100 primo post + 50 ultimo post)
Me: 300 gold.
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