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| R O U Grysleer
«Ce la siamo cavata benone, Juan!» gli disse Taliesin, distendendosi piano sull'enorme giaciglio nella tenda che gli era stata riservata. Si era fasciato da solo le molte ferite superficiali, ma doveva pur sempre stare attento a non fare movimenti troppo bruschi, che gli avrebbero provocato non pochi dolori. Si slacciò il mantello, lasciandolo spiegato sul letto, e tirò un lungo sospiro di sollievo per essre, finalmente, fermo. E salvo. «Sì! Grazie, usta» gli rispose Juan, che era tornato a coprirsi il volto con i suoi stracci scuri poco prima di rientrare nel villaggio. Nonostante questo gesto di ritrosia pareva molto più tranquillo di prima, sicuro di sé e attento a ciò che lo circondava, ed i suoi modi con il musico erano cordiali - quasi troppo. «Cosa significa usta, nella tua lingua?» gli chiese il ragazzo, curioso. «Padrone, credo» replicò quello. Taliesin si lasciò scappare una risata, e ci mise un po' prima di smettere di sogghignare. «Scusa» gli disse subito dopo, ancora divertito dalla situazione, «ma non sono mai stato padrone di nessuno E di certo non sarò il tuo!» puntualizzò. «Ma... i Grysleer dicono che...» biascicò il nomade. «Chi se ne frega di cosa dicono!» lo interruppe il vagabondo a voce bassa. Si rimise a sedere, lentamente. «Ascolta me, Juan. Se proprio insisti posso essere il tuo capo». «Kafa?» «Kafa, sì!» lo imitò Taliesin, scoppiando in un altra risatina stanca e rilassandosi. Poi il bardo continuò, serio. «Sei stato coraggioso, contro quella bestia. Dove hai imparato a combattere così?». «Io non combatte. Ma deserto non è luogo sicuro, e Juan impara a difendersi.» gli rispose con semplicità, sedendosi su di un grosso macigno - che per i Grysleer doveva essere poco più di una sedia - a qualche metro dal giaciglio. «Beh, ora siamo qui entrambi, bene o male» gli disse, mentre si toglieva con delicatezza la fasciatura attorno all'avambraccio destro e osservava l'entità della ferita. Fece una faccia schifata, pensando alla cicatrice che avrebbe potuto procurargli, e riavvolse la garza, dall'aspetto tutt'altro che pulito. Si alzò quindi dal giaciglio, mise sul piccolo fuoco che illuminava la tenda un catino di ferro con dell'acqua al suo interno, e ci aggiunse un pugnetto di sale, che teneva in un taschino del mantello. Poi tornò a sedersi, aspettando che l'acqua giungesse a ebollizione.
«Domani mattina sarai libero. Pretenderò che ti sia dato un cavallo, delle provviste e quanto necessario, così potrai tornartene a casa,» cominciò il cantastorie, all'improvviso, «sempre che tu voglia tornare alla tua vita di prima, s'intende». «Io...» «Oppure puoi cavalcare verso nord, e raggiungere il caravanserraglio più vicino a dove ci troviamo. E aspettarmi lì, dove tornerò quando finirò questo lavoro. Questa è la proposta che volevo farti» continuò, rialzandosi per andare a controllare l'acqua. Temeva in una protesta del nomade, proprio ora che contava sulla sua collaborazione. «Ma io non...» «Lasciami finire!» lo interruppe il giovane, spazientito. Odiava essere interrotto, ma era lui l'ipocrita a farlo per primo. Rimase lì, in piedi, davanti al fuoco. Senza mantello pareva ancora più minuto, ma la sua voce era salda, e il suo portamento solenne. «Non posso costringerti ad andartene dal deserto. Resta la tua casa, per quanto io non capisca come fai a viverci!» lo rassicurò. «Ma se deciderai di venire con me, lo farai come mio seguace, non come servo. Come mio compagno, come uomo libero. Ho delle questioni da risolvere, a nord, e di te posso fidarmi». Juan rimase in silenzio qualche istante, pensieroso. Sembrava aver recepito correttamente le parole di Taliesin, quindi il bardo gli lasciò il tempo necessario per pensare. Intanto prese l'acqua e, inzuppando un lembo di tessuto morbido - anch'esso tirato fuori dalle tasche del mantello - cominciò a disinfettare le piccole ferite su tutto il suo corpo. Il sale bruciava, ma la sensazione quando toglieva l'impacco era di piacevole sollievo. Le sue ferite erano poco più di graffi, ma era la loro quantità a renderli estremamente fastidiosi. Juan invece pareva essersi ripreso in fretta dalle ferite: zoppicava ancora, ma il colpo non era stato grave quanto si poteva pensare. E la sua pelle era meno delicata di quella del bardo. «Io voglio andare con te a Turrumpluviae» sbottò con grande decisione, come se avesse preparato quella frase già da un po' e aspettasse soltanto di avere il coraggio di dirla. Taliesin lo guardò, in silenzio. Rimase anche lui a pensare, fu sul punto di impedirglielo, ma poi si ricredette. «Temevo sarebbe successo - mentì - ma va bene» rispose, tornando a disinfettarsi. Gli occhi di Juan tradirono il suo sorriso celato. «Non voglio costringerti ad andartene, e nemmeno di provare a dissuaderti. Ma potrai seguirmi una condizione» aggiunse. «Non fare cazzate, e non correre rischi inutili. Non mi serve uno Juan morto, ma uno Juan vivo». «Cazaate?» chiese. «Lascia stare» sospirò.
Parlarono per il resto della serata; quando Taliesin finì di medicarsi in modo a dir poco meticoloso, si liberò delle garze imbrattate che gli avvolgevano gli avambracci e si mise a pizzicare le corde del liuto, e a riaccordarlo per imitare tonalità esotiche. Intonò molte canzoni nella lingua di Juan, una dopo l'altra, prima che quello ne riconoscesse una. La cantarono insieme per qualche minuto - il Bedouin possedeva una voce profonda e roca, ma abbastanza intonata - e mentre il bardo cantava parole di cui non conosceva il significato, le sue ferite più gravi si rimarginarono prodigiosamente, non lasciando nemmeno una piccola cicatrice quando scomparvero. Taliesin raccontò a Juan la sgangherata storia di come fosse giunto lì, al fianco di Mickey. Quello parve divertito, soprattutto dalla figura ridicola che il mercante doveva aver fatto. Gli raccontò anche del viaggio che aveva fatto dall'Edhel fino a lì - uno degli innumerevoli della sua vita. Infine Juan i due si salutarono, e Juan tornò nella sua tenda. Taliesin fu lieto di riposare, e il sonno fu per lui un vero toccasana.
Intrapresero la via che si inerpicava sulla montagna e che portava a Turrumpluviae, la meta ultima di tutto quel loro pellegrinare. I Grysleer avevano accompagnato il gruppo di stranieri, guidati da Geeste e dal suo animaletto dalle scaglie scure, fino all'imboccatura del sentiero, ma non si erano spinti più in là. E presto fu chiaro il motivo: le numerose strettoie, i brevi tunnel e le curve tortuose avrebbero impedito a degli energumeni come loro di passare senza problemi. E fu chiaro anche perché i Grysleer avevano bruscamente impedito a Taliesin e Juan di non portare con sé cavalli, quando i due erano andati a chiederli. Non avevano dato spiegazioni, ma il motivo si fece chiaro. Il pelleverde, basso e tozzo, procedeva volocemente, per niente intralciato. Persino Taliesin, pur essendo davvero esile, ebbe difficoltà e dovette percorrere molti tratti piegato in due. La schiena cominciò a fargli male, dopo un po'. Juan rimase sempre alle sue spalle, camminando rapidamente e senza dar segno di stanchezza. Il gruppo era composto tutti quanti i passeggeri della carovana, meno il ragazzino, il nano e quel tale, Maler. Aveva saputo che per loro la prova era stata crudele, forse fatale, ma non conosceva le loro reali condizioni. Poté solo immaginare il probabile fato del mezzosangue, quando si accorse che un suo pugnale era caduto nelle mani del Tuttofare.
Giunsero a un bivio, e Geeste dichiarò che avrebbero dovuto dividersi, e che lui avrebbe proseguito per il tortuoso sentiero che andava a destra. Blitzeran, quello coi baffi, si propose per la strada che proseguiva a sinistra nell'ombra. Taliesin rifletté a lungo su cosa fosse meglio fare, cercando un modo di dividere il gruppo. Mickey gli venne in aiuto: sbottò una frase nella lingua del Nord, che Taliesin ci mise un po' a tradurre. Sembrava di malumore, il povero Mickey, ma il bardo non ci fece caso più del necessario. Annuì, d'accordo con lui sul fatto che fosse meglio dividersi, e mentre il biondo seguiva Blitzeran, e l'uomo dall'aspetto strano e sicuro di sé si avviava nella medesima direzione, Taliesin osservò la ragazza dai tratti demoniaci: li aveva intravisti durante la tempesta di sabbia, ma la cosa non gli creava alcun problema. «Bene così, allora. Tu sei Ririchiyo, giusto?» le chiese, sperando di ricordare bene il suo nome. «Vieni con me. Andiamo con Geeste». Fece poi segno a Juan di seguirlo, e i quatto - cinque contando la viverna - si avviarono, restando alle spalle del pelleverde. «Con il pellverde?» gli sussurrò Juan, dubbioso. Taliesin annuì, rassicurandolo. «Beh, io sono Taliesin, e lui è Juan» si presentò cortesemente, comportandosi come un bravo gentiluomo.
Condizioni generaliStato fisico - 12/16 • danno medio da contusione • danno medio da lacerazioni su tutto il corpo Stato mentale - llleso CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione) Energia - 50/100 (+20, -10) Juan il nomadeStato fisico illeso Stato mentale - llleso CS - 1 (astuzia) Poteri passivi: Juan conta come un compagno animale utilizzabile in combattimento. Taliesin può inoltre lanciare (tramite dinamiche coerenti) le sue tecniche attraverso lui, consumando la sua energia e i suoi slot. EquipaggiamentoItinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato. Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura. Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata. Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx. Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata. Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale. Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale. Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo. Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo. Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata (utilizzata) Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento. Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica. (utilizzata) Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energià nemica del 5% a turno, per due turni di gioco. Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco. Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco. (utilizzato) Biglia accecante, ottenuta grazie all'abilità attiva di Itinerante. (utilizzata) Biglia deflagrante, ottenuta grazie all'abilità attiva di Itinerante. (utilizzata) Poteri passiviAudacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie. Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito. Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago. Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro. Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento. Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità). Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate. Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento. Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione. Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva. Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino. Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari. Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo. Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi. Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena. Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto. Tecniche e oggetti attivi Prima abilità personale, Guarigione. Il potere forse più prodigioso di alcune antichissime melodie è quello di lenire le ferite, persino quelle più gravi e disperate. Si tratta di un inspiegabile abilità che permette al bardo, tramite la musica o altri stratagemmi, di rimarginare le ferite, curare le contusioni e ridonare vigore al fisico, anche se il costo - non tracurabile - di questa strana magia è pagato in energie vitali. [Abilità personale. Natura magica, consumo variabile. Cura le ferite al fisico.] (consumo Medio & consumo Nullo)
RiassuntoIl lungo dialogo tra Taliesin e Juan avviene mentre questi riposano, tornati dalla missione. Ho tagliato il finale per non appesantire il post, preferendo questo momento di interpretazione tra i due personaggi. Taliesin disinfetta le sue ferite con dell'acqua salata, e infine canta per rimarginare quelle più gravi. La cura che ci hai conferito l'ho distribuita solo sulle energie, ma ho utilizzato la mia variabile di cura a costo medio. Perché faceva figo, semplicemente. Il consumo nullo è utilizzato unicamente la livello descrittivo, e favorisce - solo immaginariamente, ci tengo a dirlo - la naturale cura di Juan. La scena riprende quando sono già in marcia. Taliesin comprende il messaggio di Mickey e, proprio come aveva immaginato di fare, segue Geeste chiamando Ririchiyo con sé. Ne approfitta per presentarsi. Avanti così!
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