Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; Thàr

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view post Posted on 25/11/2014, 03:18
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Studioso
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Solo il rumore dei suoi passi rompeva il silenzio dei lunghi corridoi del tempio. Le torce incantate gettavano un fredda luce verdognola sulle scure pietre dell'antico ziggurat. Per i giovani iniziati quel luogo poteva apparire quasi un labirinto con tutti quei tunnel e passaggi secondari, ma Eliphas da anni ormai aveva imparato a riconoscere alla prima occhiata la giusta via da prendere; l'uomo al suo fianco d'altro canto non aveva nemmeno più bisogno di guardarsi in giro. E ciò gli permetteva di continuare a fissare il giovane con insistenza.

"Puoi ancora tornare indietro, giovane..."

"Ho fatto la mia scelta, maestro."

L'arcistregone Huron fece una smorfia. Eliphas deglutì silenziosamente cercando di mantenere quella maschera di sicurezza che non possedeva. Cercò di non pensare che se quel vecchio calvo dalla faccia rugosa si fosse limitato a schioccare le dita, lui sarebbe potuto esplodere in migliaia di pezzi. Aveva una missione, non poteva fallire.

"Se quel che hai detto del furto del teschio è vero, se è stato un altro stregone, un altro Circolo...sarà la guerra! Dovremmo scegliere di chi fidarci. E tu..."

Il giovane non disse un parole limitandosi a guardare dinnanzi a sé.

"Gli altri ti guardano già male da quando sei tornato da quel fallimento a Sürgün-zemat, è stato uno dei tuoi Agenti a dare la reliquia ad un altro e ora tu, invece che preoccuparti di scoprire chi sia stato, ti occupi di un vecchio diario!"

Eliphas riuscì a malapena a contenersi. La sconfitta, la sua morte, gli bruciava più di qualunque altra cosa avesse mai subito in vita sua. Grazie all'Ahriman era apparso un debole; giurò a sé stesso che avrebbe ottenuto vendetta. Ma al momento aveva ben altre faccende di cui occuparsi: la sua resurrezione gli aveva aperto gli occhi, ora sapeva cosa fare. Lui non avrebbe accettato un fallimento.

"Non mi curo del giudizio altrui, maestro, e le ripeto che quello non è un semplice diario..."

"L'evento che ci hai descritto non si è più manifestato, giovane. Per quel che ne sappiamo si tratta di un insieme di fogli dalla discreta importanza storica, ma null'altro."

Il silenzio calò di nuovo mentre si avvicinavano alla meta. Alla svolta di un corridoio un grande portone di ferro fece la sua comparsa. Huron fissò per un ultimo volta Eliphas ma si limitò a sospirare e poggiare la mano sul freddo metallo: venature azzurrine presero a saettare dal punto di contatto lungo l'intero portone, accompagnate da acuti cigolii. Alla fine quell'enorme barriera si aprì in due ante rivelando così la Biblioteca.
Davanti ai due si apriva una vasta sala di pietra; ogni tre metri si poteva trovare un alto scaffale ricolmo di libri, secoli e secoli di memorie dei Discepoli del Sangue. Le pareti, così come buona parte del pavimento, erano invece coperti da cumuli di ragnatele.

"Balthur!"

Un sinistro zampettare rispose alla sua chiamata e dopo pochi istanti il Bibliotecario fece la sua comparsa: quattro zampe aracnidi lunghe quanto un uomo avanzavano con facilità innaturale lungo il pavimento e la sua tela appiccicosa sostenendo un busto tozzo, muscolo e pieno di cicatrici; le corte braccia erano distese lungo i fianchi e il volto glabro era inclinato con gli occhi completamente verdi che fissavano i due visitatori.

"Padrone! Cosa posso fare per lei, o Potente ?"

La creatura si eseguì in un goffo inchino piegando le lunghe zampe pelose.

"Eliphas deve visionare un reperto. Portalo alla sezione Cimeli del Passato."

"Certamente, certamente! Mi dia la mano, se ciò l'aggrada, Giovane Maestro..."

Con un piccolo sforzo Balthur si piegò ulteriormente offrendo con gentilezza la propria tozza mano. Una smorfia comparve rapida sul volto del giovane ma afferrò con altrettante rapidità l'arto. Non gli piaceva l'idea di stare a contatto con quella creatura ma del resto era l'unico per viaggiare nella Biblioteca. Se si fosse limitato a camminare avrebbe perso delle ore a districarsi fra le ragnatele.
Una volta appoggiatosi sulla sua anca, con la mano ben stretta attorno alla sua spalla, il Bibliotecario cominciò ad avanzare. Voltando gli occhi alle sue spalle notò che Huron era già sparito ed Eliphas si concesse un sospiro di sollievo. Rispettava quell'uomo ma la sua presenza lo rendeva nervoso e la calma che aveva inscenato poco prima gli aveva richiesto un grande sforzo di volontà.
Huron non era esattamente la prima persona che volessi rendere dubbiosa della tua lealtà. Era potente e pericoloso; Balthur ne era una prova: gli avevano detto che era un nano in principio prima di finire sotto le grinfie dell'Arcistregone e dei suoi esperimenti di demonologia. Un eventuale traditore avrebbe avuto un destino ben peggiore di diventare un patetico servitore...
Scosse la testa come per scacciare quei pensieri. Lui non era un traditore, aveva solo compiti meno terreni di un'ipotetica guerra tra Circoli.
E la sua missione cominciava con lo scendere da quella patetica imitazione di ragno in un delle poche zone prive di ragnatele dell'intera sala. Le mani corsero rapide nello scaffale dinnanzi a lui maneggiando con cura e maestria gli svariati tomi e pergamene che trovava. Ed infine eccolo, completamente intatto, come l'aveva trovato mesi prima in quella sudicia stanza.
Sorrise fra sé e sé.
Non l'avrebbe deluso.
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Grosse volute di nebbia venivano sospinte da un vento che non riusciva a percepire. Una luce bluastra, proveniente da ogni luogo e da nessuno, era l'unica cosa a dare un colore al tutto.
Si guardò le mani: le sue stesse dita parevano fatte di fumo, venendo spazzate via dal vento per riformarsi subito dopo. Doveva essere un processo piuttosto doloroso, eppure non sentiva. Doveva avere un corpo, se lo ricordava! Ricordava le ferite che l'avevano martoriato fino a poco prima, la carne viva che bruciava esposta all'aria....ma forse non era così ?
Il dolore, la sofferenza, la percezione gli apparivano così irreali. Forse era stato solo un brutto sogno, forse era lì da sempre, solo che non se ne era mai accorto.
D'improvviso il vento parve aumentare e la stessa luce parve seguirlo in un'innaturale unione. Ciò che ne partorì fu una enorme colonna da cui si dipartirono quattro lunghi filamenti ed uno più corto. Pian piano la colonna assunse un posa meno eretta stringendosi in basso ed allargandosi in alto fino a diventare...un corpo ?

I filamenti subirono la stessa mutazione divenendo quattro lunghe braccia ed una testa priva di volto, con due bagliori blu al posto degli occhi. L'essere incrociò tutti i suoi arti ed infine posò il suo sguardo su di lui. Nel farlo parve quasi alzarsi...no, era lui che si era inginocchiato. Non sapeva perché ma sentiva di doverlo fare.

Gioisci, mortale, poiché farai parte del Grande Piano!

La sua voce era talmente che poteva sentirla attraversare l'intero essere per poi espandersi in quell'immensa nebbia. Provò a parlare ma nessun suono uscì da...ma aveva una bocca ?

I mie piani richiedono un maggior presa sul mondo di superficie. Seguì la Stirpe di Hakanor, impara dal passato, i loro successi, i loro errori, e sfruttali in mio nome!

Lui semplicemente non capiva. Chi era Hakanor ? Si trovava anche lui in quel mare di nebbia ?

Quest'oggi hai assaporato la morte come monito. Non. Mi. Deludere!"

Un mano femminile comparve alle sue spalle afferrandolo per un braccio. Una stilettata gelida lo pervase completamente e finalmente si ricordò com'era avere un corpo. Prima di essere trascinato all'indietro, riuscì ad udire di nuovo la voce dell'essere.

Il tuo signore Tzeentch te lo ordina!



Scusate ancora una volta il ritardo! Comunque il post mostra Eliphas ad un mese dall'accaduto e ne ho approfittato per mandare avanti la sua storia, specie con l'incontro nell'aldilà.
Grazie a tutti per questa splendida giocata! Spero di ruolare di nuovo con tutti voi :v:
 
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view post Posted on 25/11/2014, 09:10
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Suzushikei
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Dalle nebbie del passato...

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Fetiales

Tẖạ̉r
ثار
Scena Quinta

«Parlato (Umano)» «Parlato (Incubus)» Pensato Narrato




Qualunque sia la fine.

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La vita si era spenta, strappata via dal mio petto, risucchiata da quell'ultimo artiglio inferto da Helaayne.
Una morte dal sapore amaro che aveva condannato entrambi ad un esistenza dannata.
La mente era rimasta cosciente in quella prigione di tenebra, il mio spirito privato del corpo. Fluttuavo in un limbo dal quale non sarei mia uscito, la strada smarrita, disgregata quando avevo esalato l'ultimo respiro.
Ero solo con me stesso, incatenato a quell'istante senza fine, costretto a rivivere le mie colpe, straziato dal dolore di chi avevo fatto soffrire, distrutto dall'impotenza di non essere riuscito a proteggere chi amavo.
Le mie azioni. La mia testardaggine avevano provocato quel triste epilogo.
Non avevo avuto il coraggio di aprire il cuore a quella verità che mi ostinavo a non vedere, condannando i miei compagnia subire il mio stesso fato.
L'enigma, la risposta... Era giunta troppo tardi... Ci eravamo macchiati del peccato dell'ira, agendo avventatamente, dimenticando chi avremmo dovuto proteggere.
La vendetta...
Ero stato così arrogante da impormi in quella cerca, da credere che la mia presenza avrebbe aiutato la Reverenda Madre nell'onorare l'ultima volontà di Zaide.
E invece... avevo causato solo dubbi, scelte errate... senza riuscire a dare una speranza a tutti noi...
In quell'oscurità senza confini sarebbe stato facile lasciarsi andare, perdere la coscienza di se stessi e sparire dai ricordi.
Nessun dolore, nessun rimorso, nessuna colpa da espiare, nessun ciclo da rivivere all'infinito.
Sarebbe stato facile...
Mariha e Sullivanyus... quante volte li avevo lasciati da soli per inseguire dei fuochi fatui? Non era egoismo il mio? Era giusto che mi considerassi parte della loro vita?
Speranza... No, Helaayne... Con che diritto le avevo dato un nome, quando ancora sua madre non ne aveva scelto uno per lei? Chi ero io per finire per affezionarmi come fosse mia sorella? La mia vista l'aveva fatta soffrire, l'avevo costretta a ricordare un passato che la sua natura demoniaca aveva cancellato.
E Zaide... non le avevo detto addio... Non le avevo permesso di morire isolata dal mondo, dimenticata in quella landa desertica. Le avevo ricordato il dolore della perdita della figlia in quegli ultimi momenti, istanti in cui avrebbe dovuto spegnersi con il cuore in pace.
Chi ero io per decidere della sua vita? Perché volevo che vivesse anche sapendo che aveva perso tutto?
Io che ero stato così vigliacco da non rivelarle cosa provassi per lei, nascondendo quei sentimenti dietro l'affetto di un'amicizia.
Questa era la mia giusta sentenza: spegnermi nelle tenebre, cancellando il mio ricordo dal mondo.

Vivere per espiare...
Ci avevo provato!
Avevo rimesso in gioco la mia intera esistenza...
Avevo rivisto le mie priorità.
Stavo imparando a perdonarmi per avere la possibilità, un giorno, di essere perdonato dalle mie colpe. Colpe che, però, non avrei dimenticato.
Ci avevo provato!
Ci avevo dannatamente provato!
Ma ora ero giunto al limite...
Desideravo solamente rannicchiarmi su me stesso, chiudere gli occhi e scomparire per sempre...

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Sei patetico Kirin!
Non hai il coraggio di continuare a lottare!
Tante belle parole, ma poi, alla fine, sei come tutti gli altri che perdono la speranza!
Ti vuoi arrendere solo perché sei morto?
Come se la morte fosse la fine dell'esistenza!
Non hai una vendetta da portare a termine?
Non hai una promessa da mantenere?
Non ti interessa conoscere il fato dei tuoi compagni?
Non hai qualcuno da proteggere?



Fui strappato violentemente da quel limbo oscuro per trovarmi davanti una ragazzina dai capelli rossi. Il suo sguardo era severo. Fluttuava in un ambiente che avrei potuto definire: “grottesco”. Nulla aveva un senso, nulla sembrava reale.

Lei ti ha cullato.
Lei ha pianto la tua morte.
Lei avrebbe voluto scappare via da quell'orrore.
Lei conosce un'amara verità.
Lei è scesa negli Inferi.
E' giunto il tempo di tornare a camminare tra i vivi.
Spero tu sia degno del suo sacrifico.


«Lei?»

Lei desidera mantenere il segreto.
Lei è la tua illusione.


«Tu chi sei?»

Io sono la tua rinascita.
Io sono l'eredità che deve essere svelata.
Io sono la cicatrice che brucerà il tuo cuore.
Io sono la tormenta che congelerà il tuo animo.
Io sono il tramite della sua volontà.



Una straziante agonia attraversò ogni fibra del mio essere, mentre il mondo collassava violentemente su se stesso.
L'ultima immagine che vidi ,fu quella della ragazzina che diventava eterea mentre il mio corpo si riformava, acquisendo una nuova vitalità.

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Un freddo pungente scosse il mio essere, costringendomi a riaprire gli occhi.
Ero stordito, mi sentivo svuotato, sul mio animo gravava una sofferenza che non riuscivo ad estinguere.
Era notte, un cielo privo di luce aveva accolto il mio ritorno.
Nessuno era al mio fianco, nessuno sembrava essere tornato indietro. Forse erano riusciti a salvarsi, a sfuggire a quell'ingiusto fato prima del compiersi della sentenza.
Provai ad alzarmi, ma ricaddi sulle ginocchia. Ero debole, avevo bisogno di riposare.
Non riconoscevo il luogo e non ero sicuro di non trovarmi ancora prigioniero di un'illusione.
Provai a concentrarmi, ma non percepii nulla, né magia, né presenze.
Quello sforzo mi costò una profonda nausea. Crollai disteso al suolo, incapace di muovermi.
Chiusi gli occhi.
Ero inerme, ma non mi importava.
Volevo solo dormire per cancellare l'angoscia del mio animo, per dimenticare la fiamma che ardeva all'altezza del cuore, la cicatrice simile alla parola demoniaca per “Vendetta” sul mio petto, dono di Helaayne.

Persi la cognizione del tempo, concentrato sul muovere un passo dopo l'altro per ritornare a Tanaach.
Volevo rivedere Mariha e Sullivanyus, sincerarmi che stessero bene, ma non solo... avevo una questione irrisolta con il tempio delle vestali.
Avevano il diritto di conoscere la verità, soprattutto se nessuna di loro aveva fatto ritorno dagli Inferi.


Incontri



Era il tramonto quando incrociai il suo cammino.
In un primo momento non lo riconobbi. Il volto inespressivo, così simile a quello di Zaide quando l'avevo trovata in quella prigione sabbiosa. L'incedere stentato, come se fosse il solo istinto a muovere i suoi passi.
«Roderith...» le mie labbra si schiusero in un sussurro, quasi avessi timore che le mie parole dissolvessero quell'illusione.
Improvvisamente avvertii un'ondata di energia magica. Una luce vorticante si sprigionò avvolgendoci. Sembrava aver avuto origine da quella sorta di reliquia d'ossidiana in suo possesso. Rimasi per un istante stordito, incapace di reagire, mentre l'uomo davanti a me sembrava come risucchiato da quella manifestazione. Era difficile da spiegare, a stento ne afferravo che vaghi sprazzi di conoscenza, una conoscenza che non sembrava di questo mondo.
«Roderith... Roderith!» Mi sforzai di chiamarlo con un tono di voce più inciso. Avvertivo una sorta di urgenza, sebbene non ne capissi il motivo.
«Sono Kirin, mi riconosci?»
L'emanazione magica si spense all'improvviso.
L'uomo sembrò tornare in sé, sebbene sembrasse privato di ogni energia. Lo vidi sorreggersi al bastone per cercare di evitare di cadere al suolo. Istintivamente mi precipitai a sostenerlo.
Mi resi conto di quanto fosse invecchiato. Il corpo fragile, il volto scavato da una profonda sofferenza.
Mi pose delle domande.
Dove ero diretto?
«Vorrei poter dire che stavo cercando voi nella speranza che fosse sopravvissuti... o tornati... dagli Inferi...» la mia voce si incrinò. Un giorno avrei dovuto espiare questo mio rimorso. «Invece... stavo tornando a Tanaach per assicurarmi che la mia famiglia non demoniaca fosse al sicuro e... per avvisare le vestali di quanto accaduto.» ammisi con sincerità.
Come mi avrebbe ritrovato?
«A Tanaach dubito che qualcuno mi conosca. Sono sempre vissuto nella città bassa... Però a Qashra... io insegno all'università... Puoi cercarmi lì con il nome di Kirin Rashelo... »
Ero incerto sul motivo di una tale richiesta, ma preferii non indagare.
Mi salutò e anche in quel momento non riuscii a chiedergli di Selene.
Volevo sperare...
Sperare non fosse morta, ma il mio cuore vacillava nell'incertezza.
Roderith... era un padre...
…ma sembrava un padre privato della sua amata figlia.
«Addio mastro Roderith...»
Lo lascia andai con la morte nel cuore.
Non avevo le forze per chiamarlo, per convincerlo a proseguire assieme lungo quel suo cammino.
Non avevo le forze per aiutare nessuno, neanche me stesso...


Epilogo



I tiepidi raggi del sole rischiararono l'oscurità che mi avvolgeva. Una voce mi stava chiamando attraversando i miei sogni, un'eco familiare che mi riportava alla mente una sensazione di profonda nostalgia.
Un tocco delicato, lo sfiorare delle dita sulla mia spalla accompagnato da una voce cristallina, forse sorpresa, ma allegra.
«Ki_ri_n.» le mie palpebre si schiusero lentamente, mentre mi voltavo verso l'origine del suono «Kirin, svegliati!» Forme offuscate lentamente recuperarono i loro colori. «Sei ancora a letto? Non ricordi?»
Cosa avrei dovuto ricordare?
Dove mi trovavo?
Mi sollevai a sedere facendo leva sui palmi delle mani.
Mi guardai intorno, quasi stentando a riconoscere l'ambiente che mi circondava.
«Qashra...» mormorai con una sfumatura di stupore nel tono della voce.
Percepii una risata provenire dalla ragazzina che era accanto al letto.
«Qashra! Non ricordi più la nostra casa?»
«Mariha?...» la vidi scuotere la testa.
«Kirin dovresti smetterla di addormentarti sui libri. Ecco cosa ti succede quando non riposi abbastanza! Certo che sono Mariha! Chi altri dovrei essere? E lui...» un cucciolo di drago mi atterrò sul petto, lasciandomi senza fiato per alcuni istanti «... è qualcuno che sa come farti tornare in sentimenti!» la sentii sogghignare.«Sullivanyus, penso che possa bastare. Kirin, che ne diresti di alzarti? Non vorrai mica farti trovare a letto? Non eri tu quello che non vedeva l'ora di rivederle?»
Fissai la ragazzina con aria profondamente perplessa.
«Chi? Chi dovrei rivedere?»
«Sei proprio senza speranza oggi! Non ricordi che...» Il suono di una campanella attirò l'attenzione di Mariha. «Sono già qui! Vestiti di corsa, mentre io e Sally le andiamo a ricevere.»
«Sally?»
La ragazzina fece capolino dalla porta.
«Si, sembra che a Sullivanyus piaccia questo diminutivo!»
La porta si richiuse. Mi alzai dirigendomi verso la sedia dove erano ripiegati gli abiti. Mentre mi vestivo percepivo da oltre le pareti delle voci sommesse, ma stranamente familiari.
Voci che senza rendermene conto battevano all'unisono con il mio cuore.
Passo dopo passo mi mossi in direzione della porta, il braccio teso, le dita che si chiudevano sulla maniglia. La aprii e le voci divennero sempre più distinte.
- ...e il fratellone?-
«Dovrebbe essere qui a momenti.»
«Fratellone?» accelerai il passo per raggiungere il salotto il prima possibile.
Mi bloccai sulla soglia, incredulo, nell'incontrare gli sguardi dei presenti.
«Kirin, finalmente!» esclamò Mariha, mentre Helaayne si alzava in piedi per corrermi incontro.
- Ti siamo mancate vero, fratellone Kirin? -
Strinsi tra le braccia la bambina, come se non credessi a quanto la mia vista mi stava mostrando.
«Si.» Il mio cuore sembrava impazzito.
«Kirin, non stai dimenticando qualcosa?» Diressi lo sguardo verso Mariha.
«Zaide?»
-Si è la mamma, Kirin. Sembra che tu abbia visto un fantasma!-
Lei era lì a pochi passi da me, seduta su morbidi cuscini damascati. I capelli del colore dell'alba le scivolavano sul viso incorniciando uno sguardo serio, che, però, non intaccava quella sua bellezza regale, senza tempo.
«Bentornata, Zaide...» mormorai.

La sera aveva ammantato il cielo di una miriade di stelle che facevano da cornice alla luna piena.
Eravamo l'uno vicino all'altra ad osservare. sulla soglia della camera, le due bambine dormire abbracciate a Sullivanyus.
-Forse non saremmo dovute venire. Sembra che riesca solo a causarti dei problemi con la mia presenza.-
Scossi la testa.
«Vi ho promesso che ci sarei sempre stato per voi. E poi sai che per me Helaayne è parte della famiglia...»
Come te...
-Kirin, non so quando potrò fare ritorno. Il mio è un viaggio solitario.-
Annuii.
«Zaide?»
-Dimmi.-
«Io...»
«No, nulla... Abbi cura di te...»



Mi risvegliai all'ombra di una sporgenza rocciosa dove avevo trovato riparo la sera prima.
La mente era ancora imprigionata nel sogno, quella invitante illusione che aveva accompagnato il mio riposo.
Non esisteva nessuna Qashra in quel momento, solo la strada che mi avrebbe condotto entro la fine della giornata a Tanaach.
Zaide e Helaayne erano... No, non erano solo fantasmi del mio passato!
Era irrazionale, andava contro ogni buon senso, eppure nel mio cuore sentivo che quel sogno si sarebbe potuto trasformare in realtà.
Sarei disceso negli Inferi per riprendermi la mia sorellina demoniaca.
Sarei andato nel mondo dei morti per riportare alla vita il mio amore!
Non importa quante volte avrei abbracciato la morte.
Avrei lottato per mantenere la mia promessa.
Avrei combattuto per dare un futuro diverso a chi amavo.
E, forse, in quella nuova vita avrei trovato il coraggio di confessarle i miei sentimenti...

...Zaide...



Grazie a tutti per questa splendida avventura.

Edit: Corretto un paio di code del parlato e un paio di errori di digitazione.



Edited by Shinodari - 25/11/2014, 09:52
 
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view post Posted on 25/11/2014, 18:48

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CITAZIONE
Wolfo
Vincente. Ged è entrato nella quest un po’ in sordina, come saggiando la situazione e i compagni prima di giocare le sue carte; ma appena entrati nel vivo ha sfoderato la sua presenza scenica e le sue qualità da leader fino alla fine, guidando i compagni nella direzione che riteneva giusta. Poco importa se era la strada sbagliata, poco importa se un errore di valutazione ha compromesso in parte l’esito della ricerca: Ged si è dimostrato un uomo prima di tutto, vivo nelle sue certezze e nelle sue paure, nel suo carisma e nei suoi errori. Naturalmente il plauso va alla mente che lo muove, perché hai saputo giocarti ogni mezzo a sua disposizione al meglio, sia nella narrativa che nel combattimento. Avrei apprezzato ancora più interazione con gli altri, che seppur presente è stata un po’ trascurata in favore della storia personale - graditissima.
1000 gold + l’artefatto “La lacrima del Demone” (vedi spoiler - conosci la storia da cui tale artefatto è nato, per cui se lo desideri sentiti libero di modificare il testo per renderlo più personale).
La lacrima del Demone
Gemma di colore cristallino originatasi dal pianto di Jaahya durante la sua trasformazione in demone. In termini di gioco, qualora Ged si trovasse in situazioni di dubbio o ostilità, potrà assicurarsi con un consumo Basso e le giuste parole la fiducia e il consenso di coloro che lo circondano (Tecnica psionica di livello basso); sempre con un consumo basso inoltre Ged acquisirà una particolare empatia che lo porterà a comprendere lo stato d’animo di chi gli sta di fronte (Tecnica psionica di livello basso). Entrambe le tecniche sono da considerarsi tecniche di GdR che non infliggono danno, particolarmente utili e versatili in una quest piuttosto che - ad esempio - in un duello. Il numero delle persone coinvolto dalla tecnica è variabile e rimesso alla sportività dei giocatori: più Ged si focalizzerà su un singolo individuo, più la tecnica risulterà efficace.


Shinodari
Toccante. Leggere i tuoi post è stata ogni volta un’esperienza emozionante; sapevo che il legame speciale che c’era già in partenza tra Kirin, la bambina e Zaide non ti avrebbe lasciata indifferente, ma in questa giocata hai toccato punte di intensità davvero stupefacenti. Cosa più importante di tutte, Kirin nel corso della quest è cambiato profondamente, ha ricevuto cicatrici che forse non svaniranno mai, ha dubitato di se stesso e delle sue scelte, ha provato paura vera e rabbia e non si è mai chiuso nella sua bolla di storia personale. Come giocatrice sei generosa e intensa, e credo che anche i tuoi compagni abbiano talvolta beneficiato della tua empatia. Continua così!
1200 gold + 1 punto promozione per la fascia rossa

Roderith
Rassicurante. Non mi ero mai soffermata a leggere qualcosa di tuo, e sei stato una piacevolissima scoperta. Il tuo pg è interessante e vivo anche grazie allo speciale legame che ha con sua figlia, che emerge con delicatezza in ogni post senza mai annoiare. Roderith è discreto ma acuto, Selene dolce ma non remissiva: una coppia con del potenziale che ti invito caldamente a esplorare ancora più nel profondo, non relegando Selene al semplice compito di spalla ma scambiando i ruoli anche più frequentemente - cosa che, a giudicare dal finale, hai già iniziato a fare nel corso della quest. Come giocatore sei attivo e attento; ho apprezzato molto la tua partecipazione e i tuoi contributi particolarmente in Confronto, dove ho notato sempre buone iniziative e la tua attenzione nel leggere anche i post altrui - cosa non sempre scontata. Continua su questa strada, approfondisci ancora di più il background di padre e figlia e osa pure. Forse per la difficoltà della quest o forse per una consapevole scelta, a volte sei stato fin troppo cauto nelle tue mosse e nelle tue decisioni: non avere paura a far vivere i tuoi personaggi.
800 gold + 1 punto promozione per la fascia verde.

Numar
Scostante. Ammetto che solo verso la fine ho iniziato ad apprezzare il tuo pg, e in parte anche grazie agli apprezzamenti che Eliphas riceveva in Confronto: allora ho pensato che forse ero io ad essere un po’ troppo chiusa e scettica, e ho provato a guardarti con occhi diversi. Quindi ho cercato di interpretare come una qualità la palese scontrosità che trapela dai tuoi post, e che li rendono così ruvidi e a tratti slegati dal contesto; ecco perché il mio parere inizialmente un po’ negativo si è leggermente ammorbidito e ti riconosco il pregio di aver impostato un carattere fin dall’inizio (il traditore, l’ostile) e di averlo mantenuto fin quasi alla fine. Tuttavia non posso apprezzare in toto quello che hai fatto: Eliphas è risultato piatto e prevedibile, perfino monotono nel suo ripetersi “malvagio”. Il vero personaggio malvagio invece, il vero traditore, è colui che lusinga e seduce, che tesse trame e trappole e poi le fa scattare a suo tornaconto. Invece tu per rimanere fedele al tipo scontroso che ti eri creato ti sei scavato la fossa da solo, non solo dal punto di vista della trama (isolarti completamente dai compagni, rifiutarti di collaborare all’indovinello, ignorare i png) ma anche e soprattutto da quello della narrazione: non hai creato legami con nessuno (che attenzione, non devono per forza essere solo positivi), non hai interagito quasi mai, non hai approfondito la psiche del tuo pg; oltre ad esserti perso - secondo me - degli ottimi spunti narrativi perdendo subito l’unico png disposto a seguirti e isolandoti da tutto e da tutti in modo quasi ostentato. E’ chiaro che tu hai seguito quello che il pg ti suggeriva di fare, ma a tratti sembrava che perfino il giocatore/Numar volesse mettere i bastoni tra le ruote agli altri. La giocata era molto difficile e spero ti abbia aiutato a comprendere meglio il tuo pg e come giocarlo al massimo senza tuttavia appiattirlo a uno stereotipo di malvagità.
700 gold.

Oblivion (Co-QM)
Ringrazio in questa sede il mio prezioso co-QM, che purtroppo ho visto un po’ assente nelle fasi finali della giocata ma che è stato comunque una più che valida spalla per tutta la quest, soprattutto quando avevo bisogno di confrontarmi sulle questioni più spinose.
500 gold.

Zaide (QM)
Per la gestione della quest mi assegno 500 gold.
 
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32 replies since 7/9/2014, 21:58   1014 views
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