Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Enchanted Recall ~ il segreto del primo respiro

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Ark
view post Posted on 11/3/2015, 01:24




~ Obbligo



     Niente di meglio di una buona notte di sonno ristoratore per riprendersi da un omicidio. Il sole era vicino al sorgere quando chiusi gli occhi, e fu solo dopo che era già alto nel cielo che li riaprii nuovamente. Cercando di risistemare alla meglio la giubba stropicciata con cui avevo dormito e soffocando uno sbadiglio scesi le scale che mi avrebbero portato alla sala comune della locanda, trovandola deserta. Mi chiesi distrattamente che fine avesse fatto il padrone di quell’edificio e se sarebbe ritornato una volta che Ainwen avesse finito i suoi affari lì, ma la mia attenzione presto passò al cercare qualcosa da mettere sotto i denti prima di uscire.
     Masticando gli ultimi pezzi di mela attraversai il campo d’erba fino a raggiungere il carretto in cui avevamo nascosto il cadavere legato dell’assassino di ieri sera. Jacala era seduta immobile, gli occhi persi nel vuoto.
     « Sei rimasta qui tutta la notte? » le chiesi, sorpreso dal trovarla già lì.
     Le sbatté per un attimo gli occhi, come sorpresa dalla mia voce che la riportava alla realtà, e mi sorrise.
     « Ha davvero importanza? Per qualcuno la notte non è che un giorno più buio. »
     Incerto su come rispondere, mi limitai ad un « Contenta tu » ed un mezzo sorriso, per poi sedermi accanto a lei stando bene attento a non toccarla: non avevo di certo voglia di cominciare a sbavarle dietro. Avrei potuto semplicemente chiederle la nostra prossima mossa – cosa che avrei fatto comunque – ma prima avevo voglia di conoscere un po’ di più sulla persona che mi stava accompagnando in questa strana e nebulosa avventura, dove praticamente nulla mi era dato sapere.
      « Cosa ti ha portato a seguire Ainwen? Che ne pensi di lei? »
     La donna mi rivolse un'occhiata indecifrabile, continuando a sorridere.
     « C'è stato un tempo, un tempo in cui probabilmente tu nemmeno gattonavi, in cui ero una dama ricca e potente. Re e nobili abbandonavano i loro segreti e il loro denaro tra le mie mani. »
     Fece una piccola pausa, aggrottando la fronte.
     « Ma quei tempi sono cambiati. Agli uomini non piacciono le donne troppo furbe. E' allora che sono morta per davvero. E' da allora che sarebbe troppo ingenuo stabilirsi in un luogo come facevo prima. »
     Si alzò in piedi, tendendo le braccia verso l'alto per stiracchiarsi.
     « Anche se non sembra, noi siamo una compagnia. Akela è un buon capo, un capo furbo, e noi siamo i suoi compagni. Ovunque qualcuno lo paghi abbastanza, noi lo seguiamo. Da soli saremmo perduti, insieme siamo più forti di molti. »
     Tacque per qualche istante.
     « La tua nuova padrona, Ainwen... » Padrona. Non mi piaceva quel termine, specie se associato a me « pare avere il denaro necessario a pagare i nostri servigi. Non è mio compito giudicare il suo carattere né la giustezza dei suoi obiettivi. Quando la sua follia sarà giunta a termine o sarà morta, noi semplicemente ce ne andremo. Non sarebbe la prima visionaria di cui seppelliamo il cadavere. »
     La guardai accigliato.
     « Davvero? Il tuo capo non mi sembra così indifferente della sorte di Ainwen. »
     La donna mi sorrise di nuovo, questa volta in modo allusivo.
     « Il mio capo è pur sempre un uomo. Per quanto io non condivida i suoi gusti, immagino lady Ainwen possa ispirare un certo fascino. »
     Bah, come Ainwen potesse ispirare fascino andava ben al di là della mia comprensione. Jacala mi lanciò un'occhiata ironica, come cercando di capire cosa io volessi sapere di preciso, ma in realtà non c’erano chissà quali doppi fini in queste domande. Avevo solo voglia di fare conversazione, ma non stavo ottenendo comunque nulla di interessante od utile e liquidai la faccenda con un cenno della mano. Avevamo altro di cui discutere.

     « Che facciamo adesso? » le chiesi.
     La donna si girò verso la locanda, stringendosi nelle spalle.
     « Ora dobbiamo risvegliare il nostro amico nel carretto. O almeno provarci. »
     Sollevò il telo che copriva l'interno del carro, dove il corpo era accomodato in un giaciglio di paglia. Degli occhi spenti ricambiarono il mio sguardo, ma non sarebbe stato certo lo sguardo di un morto ad impressionarmi.
     « Su una cosa lady Ainwen non si è sbagliata: se qualcuno ha una possibilità di farcela, questi siamo noi. »
     La guardai profondamente incredulo.
     « E cosa intendi fare di preciso? Schioccare le dita, chiedergli con cortesia di riprendere a respirare? E fai attenzione » aggiunsi « l'ultima volta non sembrava molto contento di vederci. »
     Lei scosse lentamente il capo, abbozzò un sorriso sarcastico ma subito dopo ritornò seria.
     « Da tempo ormai mi diletto con l'arte del sonno e del risveglio. Se questo corpo fosse semplicemente caduto in un sonno eterno mi sarebbe facile donargli nuova vita. Ma questo corpo è danneggiato. Prima è necessario che torni ad essere perfettamente integro. »
     « Che intendi con perfettamente integro? Gli hai spezzato il collo mentre lo strozzavi? Io di sicuro non gli ho fatto granché. »
     Dissi mentre provavo a guardarlo meglio, avvicinandomi e tastando per vedere se l'avevo ferito senza rendersene conto, anche se in verità era giusto per fare qualcosa che non sia fissare lei o il cadavere.
     Il corpo non sembrava segnato da ferite evidenti o gravi. Il volto e le labbra, però, erano cianotici e sul collo erano chiaramente visibili i segni della stretta poderosa che lo ha finito. Anche gli occhi erano un'unica rete di capillari rotti ed abbastanza strabuzzati.
     Jacala rimase alle mie spalle in silenzio finché non mi rialzai dal carretto, facendo spallucce come per dire che non avevo trovato nulla che già non sapessi in quel corpo.
     « Ci sono parti dentro di lui che sono morte con lui » disse, portandosi una mano al collo « Il suo respiro si è rotto per sempre, così come gli organi che lo producono. Anche la sua mente si è spenta per sempre. Se vogliamo riportarlo in vita dobbiamo sostituire quello che è rotto. »
     Mi passai una mano sul volto sospirando. Che diavolo passava per la testa di quella ragazza?
     « Ma anche se trovassimo una mente da sostituire, poi non sarebbe una persona diversa col suo corpo? Non mi sembra granché come resurrezione. E, per favore, non dirmi che bisogna andare a rapire qualcuno per fare qualche strano rituale scambia mente che soltanto tu conosci. Lo stesso vale per gli organi. »
     Jacala scosse la testa come se stesse raccogliendo la pazienza per spiegare cose ovvie ad un bambino.
     « Abbiamo già un corpo e un'anima. Ma non ci serve a nulla se è danneggiato. Se hai qualche idea, posso aiutarti io a recuperare quello che ci serve. »
     « Prima di ammazzare questo tipo qui mi hai detto che non dovevo preoccuparmi di cosa fare una volta ucciso, ed adesso ti aspetti che io ti sappia dire cosa dobbiamo fare? Capisco la metà di quello che dici, e dove ti aspetti che io possa trovare una mente di riserva? » Sbuffai esasperato. Perché m’ero infilato in quella cazzo di storia?. « Sei tu l'esperta di resurrezioni! »
     Lei mi fissò con serietà.
     « La mente è contenuta nel cervello e il respiro negli organi ospitati all'interno del petto. Sono questi che ci servono. Io posso aiutarti a prenderli, ma non agirò correndo tutti i rischi da sola. Io sono l'esperta in resurrezione ma tu sei il guerriero. »
     « Certo, perché ieri sera quello che ha rischiato di finire accoltellato sei stata tu, non io. » risposi acido « In ogni caso, sul serio? Dobbiamo andare ad uccidere un altro tizio per resuscitare quest'altro? » Dovetti fare diversi profondi respiri per riuscire a mantenere la pazienza. Non era davvero in grado di dare un senso logico a tutto questo?
     « Adesso voglio che tu mi spieghi il motivo di tutto questo. Ainwen vuole trovare un modo per resuscitare qualcuno, fin qua credo di esserci arrivato, e tu dici che già lo sai fare. Allora perché tutti questi giri per far tornare in vita questo disgraziato? » dissi indicando il cadavere. « Chi vuole resuscitare Ainwen? »
     Jacala sorrise, allusiva.
     « Qualcuno di più importante di te e di me, giovane guerriero. »
     Annuì come se avesse preso una decisione, ed io avevo il sentore che non fosse dirmi ciò che volevo davvero sapere, ed infatti era così. Figurati se si decideva a dire qualcosa di utile e non “fai questo, fai quello”.
     « Ma non sarò io a rivelarti il piano della mia signora. Sappi che qualcuno dorme, e se non falliremo un giorno sarà risvegliato. Allora, » disse dopo una pausa « sei pronto? »
     « No. » dissi. Ero davvero stanco di domande senza risposta. « Ainwen non c'è, o chiederei direttamente a lei. Siamo tu e io, quindi o mi riveli il vero motivo per cui sto rischiando la pelle ed ammazzando gente, o dovrete trovarvi un altro guerriero da sfruttare. Scegli. »
     Mi guardò e sembrò riflettere per un istante, poi si avvicinò per sussurrarmi la risposta.
     « Riporteremo in vita l'Invitto, il Sovrano Dio, il Re che non ha conosciuto la sconfitta. »
     Chi? Cosa? Come? In che modo uno qualsiasi di questi nomi dovrebbe aiutarmi a capirne di più?
     « Sempre se vorrai rimboccarti le maniche. » aggiunse, storcendo la bocca come se fossi l’ultimo dei fannulloni che vagavano per Theras.
     Quella era davvero troppo. Non mi dici un cazzo di niente, ignori o dai risposte inutili a delle domande pienamente legittime, e mi dici pure di sbrigarmi nell’uccidere qualcuno per una causa non mia e che nemmeno comprendo?!
     « Sai che ti dico? » la voce completamente alterata dalla rabbia. « Trovati un cervello da sola, e tienitene uno anche per te! Io… »
     Non ho idea del come e nemmeno del perché, ma improvvisamente la rabbia scemò fino a quando il mio volto non divenne una maschera inespressiva, i muscoli prima tesi che si rilassavano. Il mio corpo sembrava comandato da un estraneo mentre parole che non avrei mai detto uscivano dalla mia bocca. Che cosa…

~ ~ ~


     Caduto sotto il potere mentale di Jacala, Shaoran infine accettò il suo comando e tornò a Basiledra con l’intenzione di uccidere. Mentre il giorno prima s’era fatto scrupoli nel scegliere la sua vittima, preferendo una persona che non avrebbe portato che del male alla città, adesso nient’altro che freddo ragionamento muoveva i suoi passi.
     Aveva bisogno degli organi di un uomo all’incirca della stessa età di colui che aveva ucciso la sera prima, cosa piuttosto facile data l’enorme quantità di persone che giravano per la capitale. Non un nobile, qualcuno avrebbe sicuramente fatto domande. Un semplice cittadino di città, non doveva fare altro che attendere la notte e trovare l’obiettivo.
     Nessuna ricerca, questa volta, o pianificazione. Il sole stava tramontando e Shaoran si trovava in uno dei vicoli più esterni della città, da solo e in attesa. Ha già cacciato in passato, ed ha imparato ad essere paziente. Con la mente scandagliava in dintorni per percepire le presenze di chi passava vicino a lui, e finalmente ad un certo punto aprì gli occhi, per poi avvicinarsi al bordo di un muro che dava ad una stretta via buia. Un uomo ed una donna camminavano a braccetto ridacchiando e scambiandosi occasionali baci, mentre cercavano un posto appartato per concludere in bellezza la serata. I volti ammiccanti passarono dalla sorpresa all’orrore quando Shaoran uscì dal suo nascondiglio, spada sguainata, ed uccise la ragazza con un unico colpo di spada alla gola. Non aveva alcun interesse in lei, e le aveva dato una morte rapida.
     Fiotti di sangue gorgogliavano dalla ferita aperta mentre il suo corpo si afflosciava, sorretto dalle braccia dell’uomo che aveva spalancato la bocca in un muto orrore, il volto ed i vestiti semplici ricoperti di sangue. Shaoran non sapeva chi egli fosse, né gli importava. Non provò pietà mentre amputava gambe e braccia all’uomo, un semplice maniscalco che non aveva mai impugnato un’arma in vita sua e che non aveva speranze contro una persona che combatteva da quando era bambino.
     Un cervello ed i polmoni, aveva detto Jacala, e quelli sarebbero rimasti assolutamente intatti. L’uomo svenne, fortunatamente per lui, al secondo arto reciso di netto. La sua non sarebbe stata una morte tanto rapida, ma almeno non avrebbe sofferto fino alla fine.
     Quando Shaoran se ne andò era ricoperto di sangue dalla testa ai piedi, lasciandosi dietro uno spettacolo che avrebbe sicuramente dato il voltastomaco a diverse persone, una scena grottesca di arti, cadaveri e sangue, ma lui si prese semplicemente la briga di controllare che dal sacco non gocciolasse più nulla, e pulì gli stivali perché non lasciassero impronte troppo evidenti.
     Evitando ulteriori contatti, tornò alla locanda col suo macabro trofeo.

ReportStato Fisico ~ 1/16.
» Danno Basso, distribuito tra braccia e gambe.
Stato Mentale ~ 2/16.
Mana ~ 70 %.
CS ~ 4. [2, Costituzione ~ 1, Determinazione ~ 1, Velocità]
Consumi ~ [0 Bassi, 5% ~ 0 Medi, 10% ~ 0 Alti, 20% ~ 0 Critici, 40%]
Armi
» Hien ~ Impugnata.

Armature
» Cotta di maglia ~ A protezione del busto.
» Armguards ~ Su ciascun avambraccio.

Oggetti
» Biglia Stordente ~ 1.
» Biglia Accecante ~ 0.
» Biglia Oscura ~ 1.
» Biglia Deflagrante ~ 1.

Abilità passive
» Duro A Morire ~ Capacità di difendersi in modo istantaneo ed inconscio, le sue difese ad area hanno potenza pari al consumo, non sviene se rimane a 10% di energie.
» Stratega ~ In qualsiasi tipologia di terreno Shaoran è in grado di elaborare la strategia migliore, durante un combattimento vince gli scontri a parità di CS.
» Sentinella ~ Auspex passivo basato sull'aura delle persone.

Tecniche Usate

Note
Con il consenso di Anna ho descritto Jacala che costringe Shaoran a fare ciò che dice attraverso una tecnica psionica, in modo da giustificare in game il perché accetta di collaborare ancora.




 
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view post Posted on 17/3/2015, 22:03
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A r d e a l , N o t t e

Se ne stava in piedi davanti al corpo immobile, le mani congiunte davanti al volto, l'odore della carne che iniziava a diffondersi tutto attorno. I capelli, sciolti come neve sull'abito scarlatto, si muovevano al tempo di una brezza invisibile. Tutto attorno a lei era buio, eppure le punte delle sue dita risplendevano di una luminosità lattea. Attorno a lei, sempre più rapidamente, la realtà come la conoscevano si andava sfaldando. Pronunciava le parole a labbra strette, perché fossero appena udibili. Farle fuggire avrebbe potuto essere fatale, pronunciarle ad alta voce avrebbe potuto essere fatale, e forse sarebbero morti tutti comunque. L'ambiente circostante pareva sempre lo stesso, eppure qualcosa era diverso. L'aria si era fatta più leggera, e forse l'oste avrebbe scoperto come fosse divenuto facile sollevare un sacco di farina sulle spalle. Si stava sfilacciando, come se il mondo fosse destianto a scomparire. Si stava aprendo, come due fauci in attesa di ricevere il pasto. E lei stava al centro, nell'occhio del ciclone, dove invece tutto era incredibilmente gravoso. Un sudore lieve le imperlava la fronte, le labbra erano strette in una smorfia di fatica.
Dovevano fare in fretta, o non sarebbe riuscita a mantenere quello stato di cose per molto. Il suo incantesimo, lo stesso che normalmente sarebbe nato e terminato in pochi secondi, si stava dilatando sornione attorno a lei. Sgranchì le spalle, sentendo che il potere tentava di sfuggirle, di completare ciò per cui era stato evocato. Non ancora, pensò, ancora per un attimo. Strinse i denti con forza, sentendo un sapore acido in bocca.
Akela.
Sperò solo che si sbrigassero.

La locanda era immersa nel silenzio, le finestre illuminate dalle lampade che fissavano una sala innaturalmente vuota. Non vi erano ospiti e perfino l'oste si era ritirato. Solo l'uomo con i capelli rossi attendeva, seduto su una panca, e fumava paziente il suo sigaro. La sua figura imponente strideva con l'ambiente circostante, proiettando una lunga ombra verso la porta. Quando la donna la spalancò senza grazia le sorrise, soddisfatto. Alla fine non si era smentita, alla fine aveva davvero portato un corpo. La sua signora sarebbe stata finalmente soddisfatta.



B a s i l e d r a , G i o r n o

Era una semplice camera di locanda, o meglio lo era stata. La donna stava in piedi sulla porta, ricoperta da un ampio camice bianco. I suoi corti capelli biondi ombreggiavano la nuca scoperta. Con le mani sui fianchi osservava il proprio operato. Le finestre erano state coperte da pesanti teli di velluto nero, che avvolgevano anche le pareti. Al centro il letto, circondato da piccoli braceri colmi di diverse erbe. Alcune avevano un odore più intenso, altre giacevano silenti, in attesa che le fiamme le scaldassero. Il corpo sul letto era già diventato livido, ma il suo petto era stato magistralmente aperto, proprio come il cranio. Gli occhi chiusi presentavano un'ombra bluastra sulle palpebre. Il ghiaccio che lo manteneva integro si stava sciogliendo a causa del calore nella stanza, ma presto non sarebbe più stato necessario.
La giovane donna sorrise, ammiccando al vuoto con i propri occhi viola. Al suo fianco, il giovane guerriero portava il proprio macabro carico. Era stato bravo, e lei era soddisfatta. In poco tempo avrebbero portato a termine il loro compito, e poi avrebbero finalmente potuto riposarsi. Era impaziente, si mordicchiava il labbro attendendo che giungesse il momento giusto.
Era stata una maestra, una volta. Il sonno le parlava, raccontandole i propri segreti. I nasi più nobili si lasciavano guidare da lei attraverso i regni senza materia e tornavano al suo richiamo nel mondo dei vivi. Attentamente, lasciandosi guidare dai passi che conosceva a memoria, dai ritmi del rito, poggiò i polmoni nel petto. Non era necessario cucirli, non era necessario violare più quel corpo già martoriato. Adagiò il cervello nel cranio svuotato, lasciandovi scorrere delicatamente le dita.
Rimase immobile, congiungendo le mani davanti al viso. Concesse agli dei un breve inchino. E poi schioccò le dita.
Sulla punta del suo indice sorse una piccola fiamma, che illuminò i suoi tratti di una piacevole luce dorata. Ombre e luci danzarono sul suo viso delicato, sul camice bianco e dentro i suoi occhi. Il camice si sfaldò come se fosse fatto semplicemente di polvere, scomparendo in tanti piccoli strali di colore. Il corpo di Jacala si inarcò all'indietro, come se stesse per iniziare una danza. Si contorse su se stesso, divenendo liquido come acqua, leggero come fumo. Per qualche istante fu soltanto ombra frammista a fuoco. Scivolò tra i braceri, tutti i braceri insieme. Li sfiorò contemporaneamente in un bacio profano, facendo sorgere da essi il fuoco. Come gli dei avari agli uomini, donò loro la luce.
Poi tornò ad avvolgersi su se stessa e a riguadagnare una forma. Ma sulla sua pelle non vi erano più indumenti, nulla copriva la favolosa grazia del suo corpo. Sorrise, si inchinò di nuovo. Volute di fumo iniziavano a colmare il piccolo ambiente, sfumando in pennellate fosche la perfezione del suo volto appena arrossato.
Le labbra piene si dischiusero in un sorriso.


Il rito si compirà presto”.
Tese le braccia in avanti, i palmi aperti ove il fumo pareva concentrarsi.
La vita si concentrerà in questo luogo e sanerà la morte. Non vi è nei Quattro Regni luogo che conterrà tanta vita come questa stanza”.


Ammiccò verso il guerriero che l'aveva servita così bene. Il suo corpo parve ribollire per un istante di colori, prima di cambiare appena un poco. I suoi capelli divennero più lungo, lisci fili di seta che ora le carezzavano i fianchi. Il suo corpo divenne più alto, il suo ventre più affusolato, le sue rotondità più evidenti. Anche lei pareva un poco più alta, o forse era solamente il fumo ad ingannare.


Perchè non sfruttare l'occasione?



CITAZIONE
QM. P O I N T

Deirdre Proseguiamo in confronto ^^

Ark Proseguiamo in confronto. Ti chiedo però di iniziare il tuo post in confronto con la scelta che Jacala ti pone: la donna ti invita ad unirti a lei (ovviamente è chiaro i significato che lei attribuisce alla parola "unirsi") mentre il rito della vita si performa. Auguri 8D


 
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view post Posted on 24/4/2015, 18:41

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Ardeal, centro città
Notte

Varcò la soglia della locanda con il respiro pesante: aveva dovuto percorrere un bel po' di strada saltando da un tetto all'altro, in modo da evitare le ronde che di notte pattugliavano il borgo di Ardeal. Si chiuse bruscamente la porta alle spalle e, senza tante cerimonie, lasciò scivolare il cadavere ancora caldo sul pavimento della sala comune. Non appena i suoi occhi si abituarono alla luce della lanterna, scorse seduto su una delle panche laterali il gigante rosso, intento a fumare il proprio sigaro con tutta calma: era quasi incredibile come lui e la sua padrona riuscissero a trascorrere la maggior parte del loro tempo a non fare assolutamente nulla, in placida attesa dell'evolversi degli eventi. Le rivolse un sorriso soddisfatto, prima che lei -con una smorfia di disappunto dipinta in viso- si sedesse su una sedia e, poggiando le gambe sul tavolo, iniziasse a prendere alcune erbe medicamentose che aveva messo da parte nella sottoveste. « Direi che potete andare a svegliare la vostra signora: prima sbrighiamo questa faccenda e prima potrò lasciare questa dannata cittadina. Nel mentre mi rinnoverò il bendaggio alla spalla. » La ferita stava andando migliorando -il dolore pulsante si era attenuato nelle ultime ore- ma a seconda del movimento compiuto tornava a a farsi sentire, dandole delle stilettate che sembravano penetrare la carne fino a raggiungere l'osso. Ed di sicuro l'ultimo incarico affidatole dall'oracolo non l'aveva aiutata a star meglio.

Aveva appena estratto le bende, quando arrivò secca la risposta di Akela. « Non ce ne sarà bisogno. » E, senza nemmeno attendere che la ragazza recuperasse il fiato, il gigante si caricò in spalla il corpo privo di vita dell'ubriacone che questa aveva consegnato loro: non pareva prestare molta attenzione a cosa facesse l'inumana, ma sembrava che si aspettasse che la seguisse al piano di sotto, nella dispensa della locanda. Qui, dove si erano parlati prima della partenza, molte cose adesso erano cambiate, a partire dalla sua mandante, Ainwen, la quale si ergeva in piedi di fronte al tavolo dove vi era adagiato il cadavere sottratto al cimitero, standosene con le mani congiunte come se stesse pregando e mostrando il volto livido e sudato. L'aria tutto attorno a lei iniziava a crepitare appena di energia, rarefacendosi ad ogni respiro, probabilmente a causa dello stato di concentrazione mantenuto dall'oracolo, che di lì a breve avrebbe dato inizio al rito magico. Mancava solo il secondo corpo, quello che il gigante rosso poggiò pochi istanti dopo sul tavolato. « Tienilo fermo. » Sembrava che fosse affaticato, sebbene a quanto sapesse lei non aveva fatto nulla di particolare dal suo arrivo ad Ardeal. Ma soprattutto perché le aveva chiesto di tenerlo immobile? Forse temeva che qualcosa andasse storto e che il corpo si animasse sotto forma di un qualche tipo di non-morto? In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per dipanare quei dubbi, ma inaspettatamente anche per lei -al contrario di quello che l'istinto le suggeriva- obbedì all'ordine, piazzando la gigantesca mano artigliata a bloccare un polso del cadavere e la mancina a stringere l'altro, cercando di sfruttare il proprio peso in modo da imprimere alla presa una maggior forza. Grazie al lavoro combinato suo e di Akela era certa che, se qualcosa si fosse rianimato nel modo errato, avrebbe trovato non poche difficoltà nel liberarsi. « Diamoci una mossa, ora. Questa città e tutta questa faccenda mi piacciono sempre meno. »

Respirare iniziava a divenire sempre più difficoltoso e, seppur sia lei che Akela possedessero una forza fuori dal comune, anche mantenere la presa sui cadaveri cominciava a richiedere uno sforzo sempre maggiore: era come se le leggi dello spazio si opponessero al rituale celebrato dall'oracolo -o forse era solo il volere di un dio o di una qualche entità buona, che puntava ad ostacolare l'attuazione di una magia tanto immonda- tendendo ad allontanare ogni cosa dai due corpi. E proprio quando le dita artigliate stavano per lasciare gli arti dell'uomo che aveva assassinato in precedenza, dalla bocca di questo fuoriuscì una luminescenza verdastra, che simile ad un serpente si mosse sinuosamente tra verso l'altro, strisciando tra le sue labbra ed insinuandosi all'interno. Quasi istantaneamente Ainwen riaprì i palmi e barcollò all'indietro, come se -a causa della fatica e della concentrazione richiesta per lanciare l'incantesimo- le fosse impossibile sostenere ancora il proprio corpo; e subito il gigante rosso si trovò al suo fianco, sorreggendola per le spalle come un amante farebbe con la propria donna. Ma Deirdre non lanciò che un'occhiata ai due, tenendo invece la propria attenzione focalizzata sul corpo che aveva sottratto al cimitero: quasi come se s e lo aspettasse, dopo pochi attimi le palpebre presero a tremolare leggermente e, quando infine si aprirono, rivelarono delle iridi verdastre, identiche per tonalità alla luminescenza che poc'anzi aveva visto strisciare da un cadavere all'altro. « Siete sicura di aver eseguito correttamente l'incantesimo? » In cuor suo si augurò di sì, ma non essendosi mai trovata in una situazione simile prima di allora, l'istinto le suggerì di estrarre l'Agland e mettersi in posizione difensiva, allargando la propria base d'appoggio e tenendosi pronta a scattare di fronte al primo cenno di minaccia.

Vide l'uomo, anch'egli stupito per quanto appena accaduto, che dopo qualche battito di palpebre portò una mano alla fronte, come per saggiare la propria carne, per constatare che ciò che sentiva e vedeva fosse realmente vero. « Che..che accade? Io..io ero...sono...morto... » Ainwen a quel punto, apparentemente ripresasi dalla fatica e dal cedimento avuto poco prima, fece qualche passo in avanti. « E sei tornato in vita, fratello. Lascia che ti racconti. » Ma l'uomo sollevò le mani verso di lei, come per proteggersi dall'energia che ancora permeava all'interno della stanza, per proteggersi da ciò che poteva fargli lei. E tutti, inclusa l'inumana che ancora non aveva abbandonato la sua diffidenza iniziale e manteneva l'arma levata in segno d'avvertimento, lessero nei suoi occhi il terrore più puro. « Io ero morto! Sono morto di nuovo! Due volte! » Portò alla tempia anche l'altra mano, le cui unghie gli si conficcarono nella carne, ma dalla quale -essendo una creatura rianimata- non fuoriesc' alcuna goccia di sangue. « Io ero...chi ero? Molti ricordi si affollano nella mia mente. Molti... » Il suo tono si fece improvvisamente profondo, come distorta, un miscuglio di voci diverse, come se molte anime avessero preso a parlare contemporaneamente, come se un'intera città avesse levato all'unisono la propria voce. « Ricordi... » Spalancò la bocca e da essa fuoriescì un grido disumano di puro sgomento, che fece crollare a terra Ainwen ed arretrare Akela. Dopo di ciò l'uomo non-morto si alzò in piedi, cercando di fuggire fuori dalla cantina. Sembrava ancora abbastanza impacciato nei movimenti, come se non si fosse ancora abituato a controllare il nuovo corpo; ma su tutto, ciò che forse era più sconcertante era che, in preda alla confusione, continuava a ripetere parole sconclusionate, forse stralci della vita precedente. Ed Akela, ancora rannicchiato accanto ad Ainwen, riuscì solo a gridare in direzione di Deirdre, dovendo sincerarsi delle condizioni della propria signora ed occuparsi di lei. « Fermalo! O tutti sapranno cosa stiamo facendo nella locanda! » Ancora una volta i due scaricavano i loro problemi -che questa volta avevano loro stessi causato- sull'inumana. Deirdre dal canto suo era combattuta: sapeva, perché ne era certa, che l'oracolo non le avesse detto tutto -sin dal loro primo incontro, difatti, era stata piuttosto sibillina sullo scopo della missione che sarebbero andati a compiere- ma l'uomo che avevano risvegliato con la necromanzia non sembrava affatto felice di essere stato riportato in vita, al contrario aveva dimostrato di essere completamente in balia delle proprie paure e di non riuscire ad avere controllo su di sé e sulle proprie azioni. L'urlo che aveva lanciato poc'anzi l'aveva lasciata parzialmente stordita, difatti il filo dei suoi pensieri si svolgeva più lentamente del solito, tanto che il cadavere rianimato guadagnava metri ad ogni secondo che passava: le restavano più pochi istanti per decidere, prima che questi riuscisse a raggiungere l'ingresso della locanda ed infilarsi tra i vicoli di Ardeal, facendo perdere le proprie tracce. Qualcosa in lei le diceva che forse doveva lasciarlo andare, che forse non era terrorizzato da ciò che era divenuto, ma da ciò che Ainwen poteva fargli o gli aveva fatto; ma se voleva scoprire di più sul rituale in grado di riportare in vita i morti -e capire se avrebbe potuto un giorno attuarlo sugli abitanti defunti di Lotos- non poteva che seguirlo e bloccarlo. « Io lo fermo. Ma quando torno esigo una spiegazione su quanto successo: da quando è iniziata quest'impresa avete omesso troppe informazioni, troppe cose mi sono state celate. Per cui, una volta che ve l'avrò riportato, pretendo che mi spiegate tutto; o vi giuro che la sua fuga sarà l'ultimo dei vostri problemi. » Infoderò l'Agland per avere più agilità nei movimenti e, decisa a raggiungerlo ed impedirgli di scappare, iniziò anche lei a correre su per le scale che dalla cantina l'avrebbero portata al salone da pranzo: non aveva intenzione di fargli del male -o almeno non senza motivo, in caso avrebbe usato la forza appena necessaria per renderlo inoffensivo- ma non poteva permettergli di fuggire. Nel mentre che questi pensieri si susseguivano caotici nella sua testa, estrasse un altro fagotto di erbe curative, che teneva da parte giust'appunto per le situazioni critiche, e se lo cacciò direttamente in bocca, mentre i suoi piedi saltavano da uno scalino all'altro, sfiorandoli appena: come al solito le foglie avevano un gusto terribilmente amaro, ma al tempo stesso dannatamente rapido ed efficace. Difatti sentì quasi istantaneamente la mente schiarirsi un poco e le forze tornarle nelle membra ancora stanche per la nottata movimenta che aveva avuto, ottenendo quella carica e decisione che -se lo sentiva- le sarebbero servite per portare a termine quell'ultima missione. Si augurò solo che poi la questione finisse lì, senza altre sorprese dell'ultimo minuto.

Varcò la soglia della sala nel momento in cui il risvegliato stava iniziando ad armeggiare con il chiavistello ed i catenacci che garantivano una certa sicurezza al locandiere ed i suoi avventori; forse erano fin troppi, ma per la gente superstiziosa e spaventata di Ardeal non potevano mai dirsi abbastanza.
« Fermati. » Non voleva minacciarlo, né essere intimidatoria, ma il suo tono di voce risultò particolarmente aspro e tagliente. Ciò nonostante questo non fu sufficiente ad impedire al non-morto di far scattare il primo lucchetto, che con un secco rumore metallico si aprì e cadde pesantemente a terra; ne mancavano altri due, poi sarebbe stato libero. « Non amo ripetere le cose due volte di seguito. » Alcuni suoni bisbigliati le fuoriuscirono dalle labbra e la mancina prese ad illuminarsi di luce nera, che vorticava lentamente a spirale intorno alle dita e la mano, risalendo fino a metà avambraccio. Pochi istanti e l'inumana si chinò a terra, poggiando i polpastrelli sul legno del pavimento della locanda: istantaneamente da questi si dipartirono cinque complesse spire di rune, le quali tracciarono un complesso disegno che da Deirdre si estendeva fino ai muri dell'edificio, ai quali apparvero simboli arcani di dimensioni maggiori. In breve, come se vi fossero piantati semi magici, da ogni runa germogliò un albero nero e morto, che crescendo in altezza arrivarono presto a lambire il soffitto, formando una vera e propria gabbia, dalla quale il cadavere rianimato non sarebbe uscito con facilità. A quel punto la degnò di attenzione e si girò verso di lei. « No, ti prego, lasciami andare... » Diede un pugno dall'alto verso il basso laddove fino a pochi istanti fa si trovava la porta, più con l'intento di sfogare la disperazione che palesemente ne attanagliava l'animo che con la convinzione di potersi liberare di quella foresta. « Tu non capisci...Io non dovrei più essere qui... » Afferrò uno dei tavoli di legno della sala e, con una forza a dir poco inaudita, lo scagliò contro un altro dei tronchi secchi che delimitava la sua prigione, incrinando in profondità il legno e spargendo schegge del mobile ovunque: quell'umano sembrava alternare momenti di lucidità ad altri di pazzia, come se il rituale avesse alterato in una certa misura la sua sanità mentale. Inoltre l'incantesimo non sarebbe durato in eterno, pertanto Deirdre sapeva di dover trovare una soluzione in tempi rapidi. Sempre che ce ne fosse una diversa dall'ucciderlo. « Aaargh! I morti devono restare morti...Io non esistevo più... » Si portò le mani alle tempie, come se la testa potesse scoppiargli da un momento all'altro, attanagliata dal conflitto interiore che stava vivendo. Ed in Deirdre, forse per la prima volta da quando aveva cominciato il suo viaggio dal villaggio distrutto di Lotos, sorsero dei dubbi: era davvero giusto riportare in vita qualcuno dopo la morte, se questo comporta sconvolgimenti tali dell'anima e della ragione? Non era certa che il rito necromantico di Ainwen fosse l'unica soluzione possibile -d'altronde le leggende narrate dai cantastorie parlavano chiaramente di interventi divini o di potenti chierici in grado di far appello alla propria fede ed infondere nuova vita in corpi morti- ma poteva dirsi il primo segnale d'arresto per il suo piano. « Nemmeno io dovrei più essere qui. E sono un mostro al pari di te. » In quella manciata di secondi era riuscita ad elaborare un'unica idea che non comportasse il combattimento diretto; senza contare che, con la sua spalla ancora malandata e le forze dimezzate, non era nemmeno certa di essere in grado di avere la meglio in uno scontro diretto. Poteva solo cercare di guadagnarsi la sua fiducia e, per farlo, evidenziò il gesto con cui abbandonava l'Agland a terra, che a causa del suo peso provocò un rumore sordo all'impatto. « Non intendo farti del male. » Il suo viso, normalmente inespressivo a causa del dolore e degli orrori che aveva sofferto, mutò in una maschera di compassione e solidarietà verso quell'uomo che come lei era segnato da un fato avverso. « Però non posso nemmeno lasciarti andare. Credimi se ti dico che la donna cieca, Ainwen, l'Oracolo, è l'unica persona in grado di aiutarti. Come hai potuto constatare, dispone di un potere enorme, altrimenti non le sarebbe stato possibile riportarti in vita. » A quelle parole non credeva nemmeno l'inumana, vista la quantità di problemi che erano sorti nella preparazione e realizzazione del rituale, ma non poteva che spacciarle come verità assoluta, altrimenti il suo piano si sarebbe dissolto in fumo. Lentamente, per saggiare l'effetto delle proprie parole, iniziò a compiere i primi passi in direzione dell'uomo: questi si irrigidì sul posto, con la mano destra che freneticamente cercava di afferrare qualcosa da usare in sua difesa o da scagliare nuovamente contro le pareti della foresta. « Devi fidarti di me. Lei rappresenta la tua unica speranza di salvezza. » Pose particolare enfasi nell'ultima frase e, poco dopo averla pronunciata, si rese conto che le difese del cadavere rianimato -specie quelle psicologiche- crollarono: forse l'aveva davvero convinto o, forse, si era semplicemente rassegnato; i suoi occhi arrossati possedevano ora una lucentezza che mostrava tutta la sua disperazione. Nel mentre la ragazza ne approfittò per farsi ancora più vicina e, con un sorriso mesto in viso, gli appoggiò l'unica mano umano sulla spalla destra. « Andrà tutto bene. Ora non devi più preoccuparti. » Non attese una risposta: il corpo della guardia nera si scompose in centinaia di scaglie nere come la pece, che turbinarono attorno a quella sventurata creatura, per poi ricomporsi dietro e sopra di lui. A quel punto l'arto mostruoso calò sulla testa dell'uomo, per il quale la stanza scarsamente illuminata divenne completamente nera.

Aveva il fiato corto e le braccia incredibilmente pesanti e rigide: era riuscita ad evitare il combattimento, ma non non essendosi ripresa a sufficienza, quel breve scambio di battute l'aveva davvero stremata. Si trascinava dietro il corpo dell'uomo svenuto, per tornare alla cantina dove Akela ed Ainwen la aspettavano; non sapeva nemmeno lei cosa aspettarsi, ma si augurava solo che quella rappresentasse la fine della loro avventura. « Oracolo! Qui c'è il tuo giocattolo. Ora dammi le spiegazioni che mi spettano. » Nel varcare la soglia la guerriera dannata cercò di mantenere il massimo contegno possibile, ergendosi in tutta la sua statura e tentando di risultare più imponente di quanto non fosse. In quel momento non era in grado di fronteggiare nessuno dei due, ma sarebbe bastato far loro credere il contrario. E si auguro che fosse così.



Deirdre Blackwood

Capacità Straordinarie

Forza Due - Destrezza Due - Intelligenza Due - Istinto Uno


Status fisico - Danno medio da lacerazione alla spalla sinistra (dolore pulsante, attenuato da erbe medicinali); esausta.
Status psicologico - Danno medio alla psiche.
Energie residue - 55%-10%-20%-10%=15%
Equipaggiamento - Agland-u-ragh, Il Segno del Male, Elmo dell'inganno
Oggetti usati - Linfa vegetale

Passive in uso
Brace eterna - Capacità di non morire, a meno che non venga ferita mortalmente al cuore.
Gene illuminato - Capacità di comunicare telepaticamente con un individuo che si trova entro il raggio visivo.
Maestria nanica - Capacità della spada di provocare gravi ustioni assieme al normale danno fisico; inoltre si aggiunge la capacità di emanare un'aura di paura.
Passi invisibili - Capacità di essere invisibile se completamente immersa nell'oscurità.
Speranza insanguinata - Capacità della spada di far sanguinare maggiormente le ferite da questa inflitta, inducendo un senso di stanchezza crescente nella vittima.
Visione dannata - Capacità di vedere ovunque il sangue dei propri nemici, se versato attraverso ferite causate dalla spada.

Attive utilizzate
Soffio infuocato Capacità di creare, a costo Variabile, un cono di fiamme lungo quattro metri.
Parole persuasive Capacità di forzare l'avversario, a costo Alto, a rispondere con assoluta verità a qualunque domanda.
Radici imprigionanti Capacità di creare, a costo Medio, illusorie radici di alberi neri che circondano i propri avversari, nel tentativo di convincerli di essere in trappola.
Scaglie nere Capacità, a costo Medio, di ricoprire la propria pelle di scaglie nere in grado di assorbire qualunque attacco. (difesa assoluta, che permette di compiere semplici spostamenti)
Speranza avvelenata Capacità della spada, a costo Alto, di sfruttare il proprio sangue per ottenere un letale veleno che andrà a ricoprire la lama, cagionando un danno medio immediatamente ed un ulteriore danno medio nel turno successivo.
Speranza corrotta Capacità della spada, a costo Medio, di mutare il ferro della lama fino allungarsi e stringersi, divenendo molle e flessibile come fosse una frusta.
Vapore ustionante Capacità di generare, a costo Medio, un'ondata di vapore, avente direzione similare a quella impressa al movimento compiuto da un fendente della spada.
Egida mentale La tecnica costituisce una difesa psionica di potenza media, e protegge il campione da qualsiasi tentativo di illusione, ammaliamento, possessione e simili. È possibile castarla nei primi attimi in cui si subisce l'offensiva psionica, per prevenirne gli effetti senza subirne i danni. [Pergamena aura di incorruttibilità]
Foresta oscura Non è un caso che lo stemma dei Blackwood rappresenti un albero nero, spoglio e secco, su campo grigio: ogni componente del casato difatti, fin da quando questo nacque con Arthemis Blackwood, capostipite della famiglia, ha la possibilità di evocare attorno a sé una foresta oscura, composta di una vegetazione morta, ove sembra perdersi anche la luce del sole. Gli alberi dunque, evocabili con un consumo medio, si estenderanno lungo il perimetro di un cerchio che, a piacimento della ragazza, potrà variare di volta in volta da poche decine ad alcune centinaia di metri; tuttavia, sebbene questi siano altissimi e talmente fitti da impedire di vedere oltre di essi, restano pur sempre magici e, di conseguenza, svaniranno dopo due turni o dopo aver subito un danno basso. Ad indicare l'attivazione della tecnica, infine, comparirano sul terreno una serie di rune, che si andranno via via allontanando dal centro per disporsi lungo i bordi del cerchio; da ognuna di queste, poi, in pochi istanti germoglierà e svetterà in cielo un albero nero, morto. [Abilità personale 1/10]
Parole ingannevoli Chiunque indossi l’elmo potrà far sì che, con un consumo alto, l’affermazione appena pronunciata appaia più che credibile agli ascoltatori, tanto da potervi fare affidamento. Indipendentemente dall'allineamento, dalla concezione di giusto o sbagliato, esse saranno recepite come assolutamente veritiere e giuste, anche moralmente. La tecnica si realizza come un'influenza psionica a trecentosessanta gradi di potenza media che infliggerà danno del medesimo livello alle menti di chiunque ne sarà influenzato. [Pergamena proclamare]

Riassunto
Giunta nella sala da pranzo della locanda, Deirdre attiva "Foresta oscura" per creare un recinto di alberi che impedisca al non morto di fuggire dall'edificio. A quel punto cerca di convincere la sua mente instabile facendo affidamento su "Parole ingannevoli", per poi coglierlo alla sprovvista utilizzando "Scaglie nere" e così colpirlo alle spalle, dandogli un colpo alla testa per farlo svenire.

Note
Onestamente non sono sicuro di esser riuscito a seguire del tutto correttamente le tue indicazioni, ma era una situazione insolita ed ho dovuto in parte interpretare. Mi auguro che, nel complesso, possa comunque risultare accettabile: in caso contrario son pronto a ricevere la Mannaia della Punizione sulle mie dita. :v

 
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Ark
view post Posted on 1/5/2015, 22:23




~ Secondo Round



      « Il rito si compirà presto. »
     Nuda come il giorno in cui era nata, circondata dal fumo degli incensi, Jacala mi sorrideva a braccia aperte. Il caldo dei bracieri mi faceva sudare, tuttavia non feci nemmeno mezza mossa per togliermi gli abiti.
     « La vita si concentrerà in questo luogo e sanerà la morte. Non vi è nei Quattro Regni luogo che conterrà tanta vita come questa stanza. »
     Davanti ai miei occhi i capelli della ragazza divennero più lunghi, fino a cingerle i fianchi sinuosi, lei stessa sembrò perfino diventare più alta. Perfino il suo seno, già formidabile, sembrava catturare il mio sguardo come la calamita fa col ferro. Non avevo mai visto un corpo bello come il suo… né una persona che mi disgustasse tanto.
     « Perché non sfruttare l'occasione? »
     Accanto a noi c’era un cadavere col petto ed il cranio esposti al calore delle candele e dei bracieri che stava per tornare in vita, e lei voleva far sesso? Ad esser sincero, anche se non ci fosse stato il cadavere mi sarei comunque limitato ad incrociare le braccia e scuotere la testa in un silenzioso ma deciso rifiuto. Fortunatamente non mi stava toccando, o non credo sarei stato così sicuro!
     Lei scosse il capo, colta dal disappunto, e semplicemente scomparve nel fumo che avvolgeva la stanza. Rilassai le spalle che non m’ero accorto di aver contratto, sedendomi sul pavimento ed appoggiando la schiena al muro, in silenzio. Davvero credeva che avrei accettato? Dalla faccia che aveva fatto era probabile, e non credo che fosse abituata ad essere rifiutata da un uomo. Beh, non era un mio problema. Il pensiero mi faceva accapponare la pelle quasi quanto ciò che stavamo facendo in quella stanza. Il cadavere, il polmone ed il cervello rubati… ma come mi era venuto in mente di partecipare a quella follia?
     Era difficile ignorare il fatto che accanto a me c’era un morto che stava per tornare in vita. Sarebbe andata bene? Jacala di certo sembrava sicura di quello che stava facendo, e anch’io avrei voluto sapere il perché. Quella stronza teneva le labbra ben serrate quando doveva rispondere a delle domande, anziché tentare di sedurmi.
     I minuti passarono con solo il mio respiro ad interrompere il silenzio, minuti passati cercando di non controllare troppo spesso il corpo sul letto: temevo che si sarebbe alzato di scatto per fare chissà cosa, ma alla fine si rivelò una preoccupazione inutile. Lentamente i fumi si posarono ed i bracieri si spensero, ed osservai a bocca aperta la pelle riprendere colore, richiudendosi fino a tornare perfettamente sanata. Era davvero riuscita a sconfiggere la morte?
     Jacala infine riapparve, nuovamente vestita e con le sembianze del mattino, e mi sorrise compiaciuta come se nulla di ciò che era avvenuto poco prima fosse successo.
     « Il rito ha funzionato. Non vai a svegliare la bella addormentata? »
     Rimettendomi in piedi mi avvicinai al letto con cautela, poggiando un piede sulla sua gamba e dando una leggera spinta, in modo da scuoterlo. Il corpo sussultò all’improvviso ed io balzai immediatamente all’indietro, cercando di ricacciare giù il cuore che m’era salito in gola mentre l’assassino si metteva seduto, guardandosi intorno.
      « Tutto ok? Ti ricordi chi sei? »
     L’uomo si girò verso di me, aprendo la bocca ma senza emettere alcun suono. I suoi occhi mi fissarono per un attimo, dopodiché si girarono fino a mostrare il bianco. Non poteva davvero finire bene, eh?
     Mi allontanai di scatto da quello che non era più un uomo, e si rivelò una saggia scelta siccome la creatura balzò in avanti, atterrando sul pavimento e ribaltando svariati incensi e candele nella stanza. La bocca era aperta in una posizione innaturale, la mascella slogata, e gocce di saliva nerastra calavano a terra.
     Avevo già visto qualcosa di simile, a Taanach, la notte in cui un morbo faceva tornare in vita i cadaveri. Sarebbe stato come riaffrontare Samir? Non era un pensiero incoraggiante, ero quasi morto bruciato vivo quella volta.
     Non c’è mai niente di facile.
     « Lama, non tradirmi oggi. » sussurrai mentre lo zombie si spostava tra me e la porta, ma senza portarmi la spada alla fronte come spesso facevo: non potevo abbassare la guardia. Sembrava volermi bloccare in quella stanza, come se avessi intenzione di fuggire. Nei suoi occhi c’era un’espressione malevola, pareva quasi che si ricordasse di me e cosa gli avevo fatto. Anche se fosse stato così, non sarebbe importato: quella… cosa non poteva restare in circolazione.
     « Vuoi la rivincita? » chiesi con un ghigno teso sul volto, cercando di capire quanto fosse lucido l’ex assassino. Anche se non avesse avuto la mascella slogata, avrebbe potuto parlare?
     L’unica risposta fu un ringhio ed un balzo in avanti, le mani protese ad artiglio e dirette verso la mia gola. Io lasciai cadere la spada per avere entrambe le mani libere ed afferrai i suoi polsi, ma l’impeto spinse sia me che lui all’indietro. Rotolando poggiai entrambi i piedi sul petto ricucito dello zombie, sfruttando la sua stessa forza per sbalzarlo all’indietro, verso la finestra chiusa. Il suono di vetri infranti confermò che avevo fatto centro, e rialzandomi sentii un forte bruciore al petto.
     La saliva nera della creatura era caduta sulla mia maglia, e come se fosse acido l’aveva corrosa fino a toccarmi la pelle, bruciando come il fuoco. Imprecando mi tolsi la maglia, cercando di togliere più saliva possibile, ed una striscia di pelle si staccò assieme al tessuto lasciando una dolorosa vescica. Non voglio pensare cosa sarebbe accaduto se non mi fossi pulito quasi subito!
     Mi avvicinai alla finestra per vedere che fine avesse fatto il mio sbavoso amico e lo trovai diversi metri più in basso, che si stava rimettendo in piedi dopo essersi schiantato sul terreno erboso. A giudicare dai ringhi che provenivano da basso lo zombie sembrava ancora… beh, vivo e vegeto non mi sembra proprio il modo più adatto per descriverlo, ma comunque ci andava vicino. Poggiai il piede sulla finestra e sfruttai gli appigli del tetto per atterrare davanti a lui. La spada mi riapparve in mano in un lampo di luce, svanendo dal piano superiore dove l’avevo lasciata cadere, e rialzai la lama preparandomi al prossimo assalto.
     Adesso che era più vicino notai come la caviglia fosse piegata in un angolo innaturale, tuttavia lui ci appoggiava il peso come se non provasse dolore. Attaccò nuovamente cercando di graffiarmi e mordermi, ed era talmente veloce che tutto ciò che potevo fare era tenere lontane quelle mani da me. I denti schioccavano ogni volta che mordeva a vuoto, i muscoli della mascella che sembravano fare fin troppo bene il loro lavoro nonostante l’osso spostato. Balzai all’indietro e lateralmente ad ogni assalto, cercando di non farlo avvicinare, incrociando i suoi colpi ogni volta con la lama cercando di amputargli gli arti che però rimanevano illesi. Di cos’era fatto, di pietra?! Certo, dopo un po’ le sue braccia erano piene di piccoli tagli dove avevano incontrato la mia spada, tuttavia non era affatto abbastanza per rallentarlo.

     Non stava andando bene. Ero in grado di tenergli testa, tuttavia i miei colpi non erano abbastanza forti per scalfirlo in modo effettivo. Dove diavolo era finita Jacala? Aveva creato lei quell’abominio con la sua incompetenza, poteva almeno contribuire! Con un grido infusi d’elettricità la mia lama e colpii più forte che potevo il braccio destro della creatura, questa volta staccandoglielo di netto dal corpo.
     « Oh, era ora! » dissi esultando per quel vantaggio.
     Lo zombie si contorse ululando in modo terribile, i muscoli in preda agli spasmi, tuttavia non durò a lungo. Si fermò, osservandomi con quegli occhi incredibilmente vivi per essere un cadavere che mi scrutavano, la testa inclinata di lato con la lingua che si agitava a vuoto, fili di fumo che salivano dall’erba dove la sua saliva cadeva.
     Il sorriso che m’era apparso con quella piccola vittoria svanì. La partita era ancora tutta da giocare.
     Ero pronto a qualsiasi cosa, o almeno così credevo: lo zombie mi caricò con una velocità ed una potenza che mai mi sarei aspettato da lui, ma nonostante la sorpresa riuscii ad evocare una barriera in tempo. Quel che non potevo prevedere però era che lui sfondasse quello scudo come aveva fatto col vetro della finestra, con una spallata che mi colpì all’addome e mi scaraventò diversi metri più indietro. Mi fermai puntando mani e piedi sull’erba, cercando di riprendere fiato. Sputai un grumo di sangue, per poi pulirmi quello rimanente che mi colava dalla bocca.
     « Non colpivi… così duro… ieri. »
     Mi rialzai con fatica, ma il dolore e la stanchezza cominciavano a pesarmi davvero, ma prima che potessi alzarmi del tutto lo zombie caricò ancora e con più violenza di prima. Feci a malapena in tempo ad alzare di nuovo la spada, fermando il braccio rimasto, ma l’impatto fu tanto forte che il contraccolpo mi fece perdere la presa, lasciandomi l’arto contratto e formicolante, con una lunga ferita che sanguinava.
     Così non va bene! Sembrava che l’odore del sangue l’avesse mandato in berserk! Menò un altro colpo, altrettanto forte di quello di prima, che bloccai col braccio sinistro ma che mi scaraventò all’indietro, cadendo di schiena. Annaspai per cercare di far entrare aria nei polmoni, mentre lo zombie s’avventava di nuovo su di me per finirmi mentre ero a terra. Ero stanco, ferito e con poche energie, abbastanza per un unico disperato tentativo di uccidere una creatura che non provava dolore o paura.
     Il tempo sembrò rallentare fino a fermarsi. Avrei potuto contare gli steli d’erba intorno a me, o i capillari rotti negli occhi della creatura mentre piegava le gambe menomate per balzarmi addosso. Senza riflettere su cosa stavo facendo mi misi in ginocchio chiedendo un ultimo sforzo al mio corpo stremato, allungando la mano destra e muovendola ad arco davanti a me. A metà movimento apparve in mano la mia spada, fedele come sempre, mentre infondevo quella poca energia che m’era rimasta per ricoprirla di scariche elettriche azzurre. Con quella forza gli avevo reciso un braccio, e tutte le mie speranze erano poste sul tagliargli la testa ed impedirgli di nuocere.
     Se era come Samir, e il suo corpo si muoveva anche senza… ero finito.
     La lama tagliò il collo allo zombie come se fosse fatto di burro, e la testa ruzzolò in avanti con un rantolo. Il corpo mi cadde addosso, inerme, senza la vita che gli era stata inserita a forza con quell’oscuro rituale. Sospirai di sollievo mentre con lentezza mi scrollavo il cadavere e mi rialzavo, conficcando la punta della spada per terra usandola come bastone. Le mie braccia tremavano e respirare mi faceva male, come se un pugnale si conficcasse tra le costole ogni volta che prendevo fiato, ma almeno ero vivo. Non mi sentivo in condizioni tanto migliori della testa a poca distanza da me, che ancora agitava la bocca a vuoto e ruotava gli occhi ovunque, mostrando di volta in volta le pupille ed il bianco.

     Non era una nuova vita, quella. Era un abominio. Qualsiasi cosa volesse Jacala da una simile creatura, era evidente che non era nulla di buono. I morti dovevano restare morti.
     « Mi dispiace. » dissi, nemmeno un assassino si meritava di essere ridotto così. Impugnando Hien con entrambe le mani, la lama rivolta verso il terreno, trapassai l’occhio destro dello zombie con un colpo deciso. La testa continuò a gorgogliare per qualche attimo, poi finalmente cessò di muoversi.
     Tolsi la spada col silenzio rotto soltanto dal mio respiro pesante, togliendo il sangue dalla spada con un rapido scatto, un gesto che non serviva e dovuto dall’abitudine, siccome quella creatura non ne aveva perso nemmeno una goccia.
     Zoppicando tornai alla locanda.

ReportStato Fisico ~ 10/16.
» Danno Basso, distribuito tra braccia e gambe.
» Danno Basso, bruciatura al petto.
» Danno Alto, addome.
» Danno Medio, braccio destro.
» Danno Medio, braccio sinistro.
Stato Mentale ~ 2/16.
Mana ~ 10 %.
CS ~ 4. [2, Costituzione ~ 1, Determinazione ~ 1, Velocità]
Consumi ~ [0 Bassi, 5% ~ 0 Medi, 10% ~ 3 Alti, 20% ~ 0 Critici, 40%]
Armi
» Hien ~ Impugnata.

Armature
» Cotta di maglia ~ A protezione del busto.
» Armguards ~ Su ciascun avambraccio.

Oggetti
» Biglia Stordente ~ 1.
» Biglia Accecante ~ 0.
» Biglia Oscura ~ 1.
» Biglia Deflagrante ~ 1.

Abilità passive
» Duro A Morire ~ Capacità di difendersi in modo istantaneo ed inconscio, le sue difese ad area hanno potenza pari al consumo, non sviene se rimane a 10% di energie.
» Stratega ~ In qualsiasi tipologia di terreno Shaoran è in grado di elaborare la strategia migliore, durante un combattimento vince gli scontri a parità di CS.
» Sentinella ~ Auspex passivo basato sull'aura delle persone.

Tecniche Usate
Tempesta Di Spade ~ Anni di pratica con la lama hanno reso Shaoran un temibile spadaccino. Capace di sferrare insidiosi e potenti attacchi a comando, Shaoran è in grado di infondere il potere del fulmine nella sua arma, che si manifesterà all'occhio sotto forma di scariche azzurre che percorreranno la lama. Dopodiché il giovane potrà prodigarsi in una serie di attacchi notevolmente più forti e veloci del normale, rendendo difficoltosa la difesa. Gli attacchi potranno essere uno o molti di più, il danno effettivo della somma dei vari attacchi sarà pari al consumo speso.
Consumo ~ Alto.
Natura ~ Magica.


Barriera ~ Concentrando la sua energia magica innanzi a sé è in grado di evocare uno scudo, una patina azzurrognola sottile ma molto resistente, capace di tenere testa ad attacchi sia fisici che magici, purché non troppo potenti. La forma dello scudo è variabile, può essere usata per proteggere solo il caster o anche tutti i propri alleati contemporaneamente. L'efficacia della difesa è pari al consumo speso per attivarla.
Consumo ~ Basso, Medio, Alto.
Natura ~ Magica.


Richiamo ~ Avere sempre a portata di mano il proprio equipaggiamento è una delle leggi fondamentali per chi vuole sopravvivere all'aperto, ma è importante anche viaggiar leggeri.
Applicando una speciale runa sugli oggetti Shaoran può richiamare armi, armature oppure oggetti particolari a comando, che gli appariranno in mano - o indosso, in caso di armature - in un lampo di luce. La distanza non ha importanza perché questa tecnica abbia efficacia, tuttavia è in grado di farlo solo con equipaggiamento di sua proprietà, ed uno alla volta. Allo stesso modo sarà in grado di farlo sparire, come se l'equipaggiamento finisse in una dimensione alternativa da cui solamente lui in seguito potrà recuperare nuovamente.
Consumo ~ Nullo.
Natura ~ Magica.


Note

» Lo zombie salta addosso a Shaoran con un normale attacco fisico, lui riesce ad afferrarlo e scaraventarlo giù dalla finestra, tuttavia subisce un danno Basso a causa della saliva che gli cade addosso.
» Shaoran scende, e lo zombie cerca di attaccare Shaoran con gli artigli e mordendolo, tuttavia Shaoran sfrutta la passiva "Stratega" per vincere quegli scontri tra CS, senza però infliggergli danni rilevanti a causa della pelle resistente dello zombie.
» Shaoran stacca il braccio destro dello zombie, usando "Tempesta di Spade" a consumo Alto.
» Lo Zombie usa una carica a consumo Critico, che viene parata per metà da Shaoran che usa "Barriera" a consumo Alto.
» Lo zombie attacca con un power up di 2 CS in forza, ferendo Shaoran ad un braccio e disarmandolo.
» Avendo inflitto un danno pari a Critico a Shaoran, guadagna 2 cs per il resto dello scontro e colpisce di nuovo il ragazzo, ferendolo al braccio sinistro e scaraventandolo a terra.
» Usando Richiamo per riprendere la sua spada Shaoran usa "Tempesta di Spade" a consumo Alto per staccare la testa dal corpo dello zombie, che viene così sconfitto.
» Con un ultimo colpo Shaoran distrugge il cranio dello Zombie, uccidendolo, e torna alla locanda.

Zombie
4 CS [2 Forza, 2 Resistenza]
» Passiva, la sua saliva brucia come acido.
» Passiva, non sente il dolore.
» Passiva, guadagna 2 CS se il proprio avversario ha subito un danno totale pari a Critico.
» Passiva, il suo corpo è resistente come un'armatura.
» Attiva a consumo Critico, tipo fisico.
» Power Up a consumo Basso, 2 CS.





 
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view post Posted on 5/5/2015, 20:38
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A r d e a l , N o t t e

Ainwen si rialzò a fatica, aggrappandosi al braccio del proprio compagno. Nel suo sguardo vuoto si leggeva una stanchezza antica. Le labbra strette, il volto cereo, nulla che tradisse quali fossero le sue emozioni. Ma un tremito lieve ne percorreva il corpo. Non era più la maga giunta da lontano, non era più l'Oracolo capace di sconfiggere il tempo. Non era più nemmeno la dama capace di sfidare il destino per raggiungere i propri obiettivi. Era solamente una ragazzina cieca, in balia di eventi troppo grandi, stretta al braccio di un mercenario sufficientemente economico. Akela fece per sollevarla tra le braccia, ma lei lo respinse scuotendo il capo.
La bambola chinò il capo, fissando quel corpo svenuto. Quel corpo inutile, fallito. Avrebbe mai potuto essere quello il destino del Re Invincibile? Un corpo spaventato, spezzato, costretto a correre alla ricerca di un riscatto inesistente? No. Il suo piano non aveva avuto alcun esito, e lei non riusciva nemmeno a comprenderne il motivo.


Portalo via”.


Akela rimase per un attimo incerto, prima di caricarsi il corpo sulle spalle e uscire dalla locanda. La ragazza strinse al petto la bambola, fissando nella penombra la propria interlocutrice. Appariva fragile, spezzata dal proprio fallimento.


Non sono le spiegazioni il prezzo della tua collaborazione, Deirdre Blackwood”.
Storse le labbra, sottolineando quale secondo lei tale prezzo avrebbe dovuto essere.
Il mio piano è fallito, per quanto mi dispiaccia ammetterlo. Ma si tratta di un errore momentaneo, che presto verrà riparato. E quel giorno anche tu, Deirdre, comprenderai quanto grandioso sia il cambiamento. Quel giorno accadrà qualcosa di incredibile per lo stupido popolo di questi regni”.


Tacque, riprendendo fiato. La sua voce si era fatta stridula. Si portò una mano alla tempia, forse a soffocare un dolore, o più semplicemente a sottomettere la paura strisciante che le sue parole fossero tutte vuote speranze, poco più che menzogne.


Quel giorno dovrai scegliere al fianco di chi tu intenda stare. Se al mio, o a quello dei perdenti. Ma fino ad allora la tua unica ricompensa sarà più vile dei miei ideali”.


Affondò la mano nella veste, traendone un pesante sacco colmo d'oro. Lo gettò alla guerriera, senza neppure restare a guardare se l'avrebbe raccolto. Le scivolò al fianco così, senza concederle ulteriori parole. Voleva solamente gettarsi su un letto, riprendere le energie. Ricominciare. Non sarebbe finita così. Le lacrime premevano contro quegli stessi occhi che un giorno avrebbero visto la sua vittoria.
Non sarebbe finita così.
Strinse i pugni, chiudendosi la porta dei sotterranei alle spalle con un tonfo sordo.



B a s i l e d r a

Non dispiacerti”.


Quando era riapparsa? Difficile dirlo. Eppure ora era alle sue spalle, gli occhi viola ricolmi di significati che lui probabilmente avrebbe ignorata. Non aveva più l'aspetto di poco prima. Ora lunghi capelli color del mogano le scendevano fino a mezza schiena e indossava le vesti comode di una contadina, i piedi nudi immersi nell'erba. Eppure quell'espressione lievemente divertita, quello sguardo, erano inconfondibili.
Si avvicinò al corpo, esaminandolo distrattamente, e si strinse nelle spalle. Non pareva particolarmente colpita né dispiaciuta. Aveva visto abbastanza uomini e donne morire per essere sconvolta dalla fine di una non vita. Era un'ombra, poco più di una vita abusiva, e non spettava a lei decidere cosa fosse degno di camminare sulla superficie del continente.


L'esperimento era comunque fallito”.


Gli passò accanto, sfiorandogli appena la spalla. Non provava alcuna compassione per la sua arroganza, per la sicurezza con cui l'aveva rifiutata. Ma trovava le sue certezze in qualche modo tenere, forse perfino commoventi. Forse era un bene che l'esperimento fosse fallito: uno come lui aveva diritto a non credere nella nuova vita, a non assistere agli effetti devastanti dell'erba del sonno. Uno come lui se ne sarebbe potuto andare senza più preoccuparsi della loro missione.


Mi hai servito bene. Bevi in mio nome, una volta ogni tanto”.


Gli tirò la borsa con la sua ricompensa senza nemmeno voltarsi a guardarlo. Si augurò che l'avrebbe ricordata, prima o poi. Che avrebbe ripensato a lei con un poco di desiderio, o forse semplicemente di avversione.
Lei nel frattempo avrebbe pensato a come spiegare alla padrona quel fallimento. Non sarebbe stato facile, pensò. Ci sarebbe stato da ridere.



CITAZIONE
QM. P O I N T

Ed eccoci alla fine della giocata ^w^.
Vi ringrazio per aver partecipato fino alla fine, nonostante le vicissitudini vissute dalla quest. Mi dispiace che abbiamo ritardato così tanto rispetto ai miei programmi, e me ne assumo totalmente la responsabilità. Avrei dovuto stringere maggiormente i tempi e impedire che alcune mie vicende personali influenzassero l'andamento dei post. Al tempo stesso, naturalmente, non sempre siete stati puntuali, ma anche questo è probabilmente dipeso da un certo lassismo da parte mia. Vi ringrazio comunque per non esservi fermati, nonostante il lungo tempo abbia certamente diminuito il “pathos” e l'interesse per la giocata.
Passo a delle brevi valutazioni e all'assegnazione delle ricompense.

Deirdre Blackwood ~ Sei un giocatore esperto della piattaforma e si vede. Ogni volta che ti ho messo davanti a una situazione problematica o controversa te la sei cavata con una buona conoscenza del regolamento. Al tempo stesso, questo ti ha portato in alcuni casi a muoverti lungo le vie consuete senza tentare soluzioni più “originali” o senza tentare di forzare la mano alla situazione. Ovviamente non è un rimprovero, ma ti ha precluso alcuni sviluppi che la tua parte di giocata avrebbe potuto avere. Sul tuo modo di scrivere non ho nulla da eccepire: corretto e bilanciato tra introspezione e dialoghi, è chiaro da leggere e supporta bene la scelta tecnica. Unica cosa che ti devo segnalare è che non serve riportare interi frammenti di post nel confronto (rendono molto più lungo il lavoro del qm e rallentano il tuo), ma basterebbe riportare brevemente quali siano le tue azioni.
Nel corso della quest hai avuto una brillante intuizione nel momento in cui hai scelto di reclutare Akela (e quindi anche Ainwen), sbloccando così uno dei camei nascosto dentro Enchanted (cioè introducendo la conoscenza tra Ainwen e Gabriel). Hai però fatto un passo falso svenendo alla fine del duello contro il Ghoul. Ho compreso la tua volontà di rendere il nemico il più possibile bilanciato rispetto a te, ma questo lo ha reso incredibilmente forte rispetto a come io te lo avessi dipinto. È apparso come una sorta di boss, mentre avrebbe potuto essere molto più facile da sconfiggere. Il tuo svenimento, inoltre, ti ha esposto a possibili pericoli o attacchi nella notte, il che non è stato particolarmente strategico da parte tua. Buona, al contrario, l'idea di non combattere contro lo zombie risorto (avresti perfino potuto domarlo, se avessi voluto), risparmiando così le energie e evitando uno scontro che sarebbe stato inutile o logorante. Sfortunatamente hai sfruttato solo limitatamente l'ambientazione a tua disposizione, e soprattutto il bonus segreto che ti avevo concesso: hai mandato Ainwen ad una festa proprio quando sarebbe stato più utile farla intervenire in tuo aiuto. Al tempo steso ti sei appoggiato poco a lei quando la sua figura avrebbe potuto dare ufficialità ad alcune tue azioni o portarti vantaggi.
Nel complesso, però, sono soddisfatta del ruolo di Deirdre nella quest, e anche della coerenza che hai sempre mantenuto con il tuo personaggio.
Ricompensa: 1000 Gold

Ark' ~ Anche tu sei un giocatore da tempo (immemorabile 8D?) esperto del GdR e si vede. Non ti fai mai cogliere impreparato dalle situazioni e affronti sportivamente anche quelle che potrebbero essere borderline. Anche al tuo riguardo, come con il tuo compagno, rilevo che a volte ti lasci sfuggire alcune chicche dell'ambientazione, forse per il timore di sfuggire troppo agli schemi consolidati o forse perché hai deciso di muoverti lungo i binari più palesi senza esplorare possibili soluzioni alternative. Il tuo modo di scrivere è molto particolare: diretto, immediato e in prima persona rende molto bene quello che penso sia il carattere del tuo personaggio. Carattere al quale, durante tutta la giocata, ti mantieni giustamente coerente nonostante alcune volte ti sia necessario fare alcuni compromessi in proposito. Talvolta (come per esempio durante gli scontri) sacrifichi l'aspetto puramente introspettivo, ma ritengo questo faccia parte del tuo stile e non impedisca di comprendere come ragioni il tuo personaggio.
Nel corso della quest ti è capitata una delle scene collaterali più complesse per un personaggio che, come il tuo, è principalmente d'azione. Forse questo è derivato anche da una scelta non proprio felice della tua compagna di avventura. Jacala sarebbe forse stata adatta ad un pg più adulto (anagraficamente) e probabilmente il tuo si sarebbe trovato meglio al fianco di Akela o di Kaa. Come conseguenza, hai avuto difficoltà a rapportarti all'assassino (avresti semplicemente potuto offrirgli qualsiasi cosa, per partecipare ad un elemento dell'ambientazione e del background di enchanted) e in seguito a piegarti alle richieste della donna. Anche tu, come Deirdre, non hai sfruttato appieno il bonus di Jacala (un bonus, lo concedo, abbastanza difficile e da sfruttare in maniera molto legata all'ambientazione). Alla fine hai scelto correttamente di gestire un combattimento con lo zombie, e la scelta di ucciderlo è stata a mio parere corretta con il comportamento che hai tenuto sin dall'inizio.
Ricompensa: 1000 Gold

Riguardo quanto hai scritto in confronto, non devi preoccuparti. Come ho scritto all'inizio, l'andamento di una quest dipende principalmente dal suo QM e non mi sognerei mai di addossarlo ai giocatori. Per quanto mi capiti di ridere e scherzare al di fuori dell'ufficialità della giocata, mi rendo perfettamente conto di essermi lasciata prendere la mano, talvolta trascurando i miei doveri con Enchanted. Per questo motivo sarei io a dovervi presentare le mie scuse, e non viceversa. Ad ognuno di noi spetta, al più, un esame di coscienza riguardo i nostri meriti e demeriti nel corso della giocata, che comunque è giunta a termine.
Per questo, personalmente, ho scelto di assegnarmi 400 Gold come ricompensa.

A buon rendere, quindi e stay turned: Enchanted non finisce qui 8D.


 
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19 replies since 6/10/2014, 20:01   492 views
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