| Drag. |
| | ( Oceano Zar, Orgoglio ) pov - Vassandra, Cleomenes
« No-- sacerdote!! » La sfera infuocata esplose con lo stesso fragore dei cannoni di babordo, inghiottendo nelle fiamme i fucilieri sul sovracastello di poppa. Vassandra assistette impietrita alle fiamme che consumavano le carni di quattro validi marinai, accartocciandone la pelle ed annerendola come vecchia carta secca. Non udì grida: le orecchie della giovane sciamana erano colme di un sordo, lontanissimo ronzìo - come se il suo cervello fosse incapace di analizzare l'assurda quantità di informazioni che stava ricevendo. Il palmo della sua mano tremò, percependo la vita scorrere via dal torace dell'uomo sul quale stava materializzando i suoi poteri druidici; Vassandra realizzò con qualche attimo di ritardo il fallimento della sua magia, giacchè la sua attenzione ed il viso delicato e pallido erano voltati verso la balaustra dalla quale Ged stava manovrando le operazioni degli uomini. Lo stesso parapetto ora in fiamme, circondato dai corpi agonizzanti di uomini che tentavano di trovare sollievo nella pioggia per spegnere l'inferno che li stava uccidendo. « Ged... », mormorò la ragazza, convinta che il prete fosse stato ucciso o catapultato in mare dalla conflagrazione.
« LA CORRENTE...! » Cleomenes non si era neppure accorto della distruzione occorsa a pochi passi da lui; avvezzo alle battaglie in mare aperto, la sua mente aveva probabilmente registrato quel caos come l'ennesimo colpo fortunato sparato da una colubrina della Garmurath - forse il mortaio, o qualche altra diavoleria nanica. Nella concitazione della lotta con l'oceano, il nocchiero non realizzò l'impossibilità di quella eventualità: le navi erano troppo vicine per sparare qualunque pezzo di artiglieria pesante. Per la prima volta, tuttavia, il volto del cinquantenne si tramutò in una maschera di terrore: non aveva più il controllo della caracca. Entrambe le imbarcazioni ulularono, gridando il dolore ai propri scafi per via della titanica tensione alla quale erano sottoposti. Sino a quel momento Cleomenes era riuscito a indirizzare quello sforzo verso punti più dolci, attenuandone così la pressione e scongiurando catastrofi strutturali. Le vele, quasi sul punto di lacerarsi, sbattevano all'impazzata provocando suoni simili a migliaia di schiaffi. La tempesta perfetta li aveva catturati completamente, e ora ne erano alla completa mercè. « Io... Io... », mormorò incredulo, mollando improvvisamente il timone per evitare che questo gli tranciasse le mani per l'inumana spinta che stava ricevendo. Il nocchiero strabuzzò gli occhi, guardando la ruota come se questa l'avesse tradito per la prima volta in vita sua e non fosse in grado di capacitarsi del motivo: febbrilmente, il suo cervello prese in considerazione milioni di scenari e possibili soluzioni, appellandosi alla decennale esperienza costruita sulle solidissime fondamenta di un talento innato nel leggere l'umore delle correnti e il carattere delle onde. Ma lo Zar ora taceva, e non gli parlava più. « L'oceano... si è ribellato. Siamo perduti. » Vassandra, alle sue spalle, lo osservò sconcertata; vide un uomo immensamente più vecchio, curvo, inerme. Ed ebbe paura come mai ne aveva avuta in vita sua.
( Oceano Zar, Garmurath ) pov - Urrka
Affondando la sciabola nel corpo del colossale progenie dei draghi, il corsaro Urrka non potè non lasciarsi sfuggire un sospiro di amarezza. Aveva notato come quel mostro guardava la ragazzina che combatteva al centro della nave; non era desiderio, o lussuria: era puro affetto paterno. Lui era anziano: aveva vissuto a lungo, prima nel clan con i suoi famigliari e poi, dopo l'esilio, lungo la costa dell'Akeran. Non era mai stato padre per davvero: nonostante la glaciale ferocia che lo aveva sempre contraddistinto, persino tra i bucanieri di Dorhamat, egli non era mai riuscito a perdonare il terribile crimine che lo aveva costretto ad allontanarsi dalla sua gente. Quell'insopportabile crimine era ormai un giogo che non gravava più le sue spalle, gettato dietro di sè dopo lunghissimi anni di sopportazione e riflessione, ma Urrka era rimasto fermo nel proposito di non prolungare la sua stirpe germinando il seme dell'odio e della crudeltà in un mondo che lui aveva sicuramente contribuito a rendere peggiore, ma che non bisognava di un secondo, più giovane Urrka. Ogni prudenza, però, era stata spazzata via quando egli aveva deciso di crescere l'infante Olivia Herrera: da quell'istante, il corsaro aveva compreso cosa significasse la responsabilità di un padre. Per quanto non lo desse a vedere, Urrka capiva il tormento di Vaalirunah - la sofferenza di vedere la propria figlia messa in pericolo, in circostanze cui non avrebbe mai dovuto partecipare. « Sciocco. », mormorò. Alzò la lama, pronto ad infliggere il colpo mortale sul possente fisico dell'uomo-lucertola (già profondamente provato anche prima dello scontro)... e scoprì di non essere in grado di muovere oltre il braccio. Sconcertato, il vecchio nano digrignò i denti, ringhiando e sbuffando come un toro bloccato al suolo da funi indistruttibili. I muscoli del capitano si gonfiarono, palesando una tenacia inimmaginabile. La mano si mosse di un centimetro, poi un altro, bagnata dalla pioggia incessante e dal sangue di numerose vittime che la sua sciabola aveva mietuto. Udì il grido di Ged - ne osservò la lancia avvicinarsi inesorabilmente, così come quella di Vaalirunah, e si domandò per quale assurdo motivo quel prete comparso all'improvviso non fosse stato ucciso a Nuronat come il destino aveva comandato che accadesse.
( Oceano Zar, Garmurath ) pov - Kanca
Il mago della Garmurath era un incantatore esperto; percepì la manipolazione arcana esercitata da Vaalirunah nel momento stesso in cui le sabbia si levarono in un impenetrabile bozzolo attorno alla ragazza, proteggendola dalla stretta spirituale. La magia d'attacco era stata già attivata, e quindi non potè fare altro che osservare quell'inscosciente combattiva uscire del tutto illesa dalla morsa spettrale. Kanca era una creatura spregevole e spietata, piena di risentimento e piccole, cattive emozioni: la semplice capacità di respingere una sua offensiva, secondo la sua distorta mentalità, era un terribile demerito - un ineludibile cerchio rosso attorno al proprio nome. Riteneva la ragazza poco più di un fastidio: i pezzi grossi da eliminare erano Cleomenes (non dubitava fosse lui a manovrare così abilmente la Orgoglio, e ciò significava che Belu-Maz aveva fallito nella sua missione omicida) e forse quel sacerdote, Ged. Si, era verosimile che anche quello spocchioso arrogante fosse sopravvissuto. Dubitava che quella colossale lucertola avesse la perizia magica per proteggere la caracca, poichè l'elementalismo con il quale aveva difeso Lirin era troppo grezzo, istintivo. Ci voleva vera arte per erigere una barriera a quattro livelli e deviare interamente i colpi del mortaio. Salvo... Kanca era davvero un incantatore esperto. Ancora una volta, percepì la distorsione nella Trama magica quando il cerchio magnetico di Ged si attivò, bloccando tutti sul posto. Il nano potè osservare incredulo molti suoi compagni cadere rapidamente sotto le spade e i coltelli dei mezzo-pirati della Orgoglio, anch'essi quasi storditi dall'improvvisa facilità con cui riuscivano ad abbattere avversari indiscutibilmente tenaci e combattivi. Lo sguardo di Kanca, tuttavia, venne catturato dal duplice attacco che stava per falciare il suo capitano - l'unico nano che Kanca considerasse degno di seguire. Pateticamente, il muto e tatuato mago di bordo tentò di gridare - di avvertire Urrka del pericolo incombente - ma solo un rantolo sfuggì dalle sue labbra. Il decennio di mutismo non gli impedì di tentare, nel panico, di chiamare il proprio capitano. Naturalmente, per evocare un incantesimo di protezione non era necessario nulla più di un pensiero.
Nello stesso istante in cui uno schermo traslucido di energia azzurra permeava Urrka (in maniera non dissimile a quel che era accaduto con Lirin), la mano destra di Kanca scomparve, tranciata di netto dal costo magico che il suo corpo aveva dovuto sopportare per castare un incanto così complesso senza tempo, preparazione, gesti ed energie. Il moncherino sanguinò brutalmente, mischiandosi con l'acqua salata che i flutti gettavano sul ponte della fregata. Kanca mugghiò di dolore, rompendo con la forza stessa della sua sofferenza la paralisi indotta dall'incanto di Ged, e perse ogni concentrazione.
A differenza di Urrka, egli non vide Lirin balzargli addosso. Venne scaraventato a terra, la ragazzina a cavalcioni sopra di lui; percepiva l'umidità del legno sotto la sua testa rasata, i brividi di freddo scatenati dalla perdita di sangue e la disperazione montare nel suo cuore. La punta della lama della neo-capitana della Orgoglio era ad un passo dalla sua gola, fermata soltanto dalla strenua presa della sua mano sinistra sul polso di lei. Era una lotta cruda e rivoltante; istericamente, Kanca tentava di allontanarla colpendole il volto con il polso mozzato e lordandola dei suoi fluidi scuri. Ma era debole, provato, e il ferro era sempre più vicino...
( Oceano Zar, Garmurath ) pov - Urrka
Urrka venne scagliato indietro, cadendo di schiena diversi passi più in là per via della foga di Ged e di Vaalirunah. Salvato in extremis dalla barriera magica di Kanca, la paralisi gli aveva impedito di controbattere al duo - finendo così al tappeto e disarmato. La sciabola era stata strappata dalla sua presa, così come la concentrazione per manovrare le lame danzanti. Stancamente, il vecchio nano tentò di rialzarsi appoggiando la schiena contro il parapetto di legno, ma scoprì di essere ferito: evidentemente, la lancia di Ged doveva essere riuscita a raggiungerlo oltre le difese evocate dal suo vicecapitano.
« Avrei dovuto ucciderti personalmente in quella tenda, prete. », disse, scuotendo il capo. « Siete dei folli, dei burattini nelle mani di colui che ci ha giocati tutti. »
Gli occhi di Urrka dardeggiarono: una fierezza, una stoicità incredibile animava quei pozzi neri e malati. Urrka sospettava di Xari sin da quando lo aveva catturato a bordo della Garmurath, ma lo aveva sottovalutato. Le preoccupazioni che generavano le azioni del corsaro erano reali (l'instabilità politica di Dorhamat e la "rapida giustizia" del Sultanato), e così erano anche i tesori del Kraken; era un pensiero del quale non avrebbe mai immaginato di poter sognare, ma se esisteva davvero una rotta per Pirate's Bay, allora tutti i segreti di Laurens de Graaf sarebbero stati suoi. Con essi, avrebbe potuto cambiare le sorti di tutto l'arcipelago, forse persino sfidare il Sultanato... e donare ad Olivia la vita che meritava.
« Sciocchi... », ripetè, questa volta a voce abbastanza alta da preannunciare la sua vendetta. Nonostante fosse seduto e apparentemente disarmato, una piccola pistola comparve nella sua mano - azionata da un diabolico meccanismo a molla assicurato al proteggipolso. Con malcelata delizia, Urrka puntò la sputafuoco nascosta su Ged, premendo il grilletto.
QM POINT :: Altro turno di combattimento! Kanca protegge Urrka dall'attacco Alto di Val, ma lo fa subendo un autodanno Critico (gli viene rimossa istantanamente la mano) per via dell'istantaneità dell'azione e per via della paralisi scatenata da Ged. Wolfo, i tiratori sono morti per la maggior parte, quindi non ti giunge nessun aiuto da quel fronte. Gli attacchi fisici di Ged, tuttavia, riescono a ferire Urrka, che viene scagliato all'indietro dal calcio di Val. Per vendicarsi, tuttavia, il corsaro (riverso contro l'impavesata interna della nave) impugna una pistola nascosta e spara a Ged (potenza Alta). Nel frattempo, Kanca non nota l'assalto di Lirin e viene buttato a terra da lei: i due ingaggiano una sanguinosa lotta per la sopravvivenza, ma sembra che Lirin stia per avere la meglio. Fatal, ti è concessa la scelta se uccidere (autoconclusivamente) Kanca o risparmiarlo. Sentiti libero di prendere qualsiasi decisione tu ritenga opportuna. Si prosegue direttamente qui sotto. Avete tempo 5 giorni (quindi sino al 15/02) compreso.
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