La verità era che non aveva la minima idea di dove cercarla. Non conosceva quella tenuta e per di più aveva l'impressione che non gli restasse ancora molto tempo. Non era nemmeno sicuro che si trovasse ancora lì, Ainwen l'oracolo. Provato dallo scontro appena concluso, Gabriel vagava senza realmente un piano ben preciso nella sua mente. Forse avrebbe dovuto cercare nello scantinato o forse vicino al salone principale, forse qualche stanza segreta o entrata nascosta alla vista. Ho Igoo non aveva trovato traccia di lei, era davvero ancora lì? O stava soltanto cavalcando una vana speranza?
Nell'indecisione più totale, qualcosa attirò la sua attenzione. Una figura incorporea, evanescente, comparve davanti a lui. La figura di una ragazza che gli ricordava moltissimo quella di Ainwen. La vide precipitarsi fuori dalla sala svanendo di tanto in tanto.
Il cuore del vampiro prese a pompare sangue ad un ritmo incontrollato. Che fosse davvero qualcosa che riguardasse lei? Senza porsi altre domande si mise all'inseguimento della figura, superando sale dopo sale nonostante il corpo gli dolesse non poco. La ragazza si fermò e si dissolse in un salotto spoglio: qualche poltrona, un camino, un quadro a parete e ciò che più attirò la sua attenzione, uno specchio a figura intera. Gabriel lo fissò per qualche istante poi riprese a guardarsi intorno. Non c'era nulla che potesse giustificare la presenza di Ainwen, se non due bicchieri poggiati su un tavolino. Allungò la mano e ne prese uno portandolo vicino al volto. L'odore della contessa lo travolse violentemente, procurandogli un forte senso di disgusto. Ormai non poteva più sopportarlo, non dopo tutto quello che era successo.
Nel bicchiere vi era qualche goccia rimanente di sangue che probabilmente aveva dato piacere alla contessa durante i vari svaghi. Sul tavolino c'erano i segni che indicavano la frequente presenza di bicchieri di quel genere. Il vampiro poggiò il bicchiere dove l'aveva trovato e si diresse verso lo specchio. Un'enorme ed elaborata cornice lo circondava, quasi tenendolo in un abbraccio. Varie incisioni e riproduzioni di corpi nudi avvinghiati nelle più varie attività si susseguivano sulla superficie dorata. Aveva già visto quello specchio, nelle stanze della contessa, molti anni prima. Come poteva dimenticarlo dopo che quello specchio aveva riflesso i suoi più intensi e dannati momenti intimi? E se non bastava quello, le iniziali della contessa luccicavano in bella vista in cima alla cornice.
Per un brevissimo istante la superficie liscia dello specchio vibrò, attirando l'attenzione del conte. Ora che lo fissava bene sembrava un normalissimo specchio, nulla di più ordinario. Incuriosito, Gabriel poggiò le dita sulla superficie e con suo stupore si accorse di poter avanzare leggermente oltre, in una sorta di materiale elastico che però gli impediva di spingere oltre. Per quell'istante, lo specchio vibrò nuovamente e al conte sembrò di scorgere qualcosa al suo interno. Riprovò, ma questa volta prese a battere con le dita sul vetro provocando le vibrazioni, ma il suo corpo invadeva parte del riflesso impedendogli di scorgere cosa vi fosse dietro. Si spostò di lato e ritentò. Questa volta riuscì a vedere meglio. Dall'altra parte sembravano esserci due figure femminili, una inginocchiata affianco all'altra che invece era seduta, con le gambe accovacciate al petto e piene di lividi e tagli. Un sussulto percorse il corpo del vampiro a quella vista. Poteva davvero essere lei? L'aveva trovata? Il cuore gli salì in gola e le dita ripresero a ticchettare freneticamente sulla superficie per mantenere quella vista. Dov'era? Come poteva raggiungerla? Gli venne un dubbio. Lasciò che lo specchio riprendesse la sua immagine normale e vide riflesso l'enorme quadro alle sue spalle. Senza pensarci un attimo si fiondò all'altra parete e provò a spostarlo di peso. Fece molta fatica ma alla fine vi riuscì. Dietro, contro ogni sua speranza, c'era il muro intonso e privo di segni che indicassero la presenza di un'entrata nascosta. Con un sospiro deluso rimise il quadro al muro e tornò allo specchio. Questa volta inclinò lo specchio in modo da metterlo perfettamente verticale e riprovò a passare, niente. Al di là dello specchio però riuscì a scorgere meglio il volto di una delle due figure: Jacala. Il cuore impazzì, dunque l'altra doveva per forza essere Ainwen! L'aveva trovata! Aveva solo bisogno di capire come poterla raggiungere.
Gli occhi presero a vagare freneticamente intorno alla cornice osservandone ogni dettaglio con attenzione in cerca di indizi. Alcuni corpi sembravano bere qualcosa. Tornò al tavolo e prese il bicchiere che aveva raccolto prima. Vi passò l'indice all'interno raccogliendo qualche goccia di sangue e tornò allo specchio. Vi passò sopra il dito cercando di passare ma sembrò penetrare la superficie solamente la goccia di sangue. Gabriel strinse i denti cercando di trattenere la tensione e riprese a battere sullo specchio. Forse il rumore, forse la goccia di sangue, riuscì ad attirare l'attenzione di Jacala. L'aveva notato! Continuò a battere sul vetro fino a che la ragazza non si posizionò di fronte a lui. Con suo immenso disappunto però, si accorse che lei non poteva vederlo. Fissava stupita la macchia di sangue. La chiamò a voce alta ma lei non rispose, al contrario iniziò a lanciare il suo richiamo. Gabriel le lesse il labiale e capì che stava chiedendo aiuto a chiunque ci fosse al di là.
Aveva bisogno di comunicare con lei, doveva trovare un modo. Fissando la goccia di sangue si decise. Con un'unghia si tagliò l'avambraccio lasciando uscire il liquido rosso in quantità. Lo raccolse nel bicchiere per poi gettarlo sulla superficie dello specchio. Il sangue penetrò dall'altra parte cominciando a creare qualche idea nella mente del conte. Poco dopo, una scritta insanguinata apparve sullo specchio: "Aiuto".
Non era certo di quello che stava per fare, ma doveva provare, lo doveva ad Ainwen. Era colpa sua se lei si era ritrovata in quel casino. Corse fuori dalla stanza e ripercorse al contrario tutto il tragitto fino a raggiungere il gruppo fuori a guardia della donna. La contessa giaceva ancora svenuta e questo facilitava quel che stava per fare. Si inginocchiò al suo fianco fino a sentirne l'odore fastidioso, trattenne il respiro. Dentro di lui una parte nascosta lo chiamava a compiere quell'atto, ma ciò che restava della sua anima, se ancora l'aveva, gli implorava di non farlo. Non si domandò oltre e mise da parte la morale, aveva bisogno di ben altro in quel momento, il suo cuore lo sapeva. Si gettò in avanti spalancando la bocca e raggiungendo con la lingua il sangue che colava dalle sue ferite. Ne succhiò quanto poté, poi senza aggiungere nulla si rialzò, indicò ad Ho Igoo di seguirlo e rientrò alla ricerca della stanza. Quando i due entrarono nulla era cambiato. Senza preoccuparsi di spiegare nulla all'altro, tentò di nuovo di entrare nello specchio. Nuovamente fallì, ma questa volta percepì qualcosa di diverso, lo specchio reagiva in maniera leggermente differente. Mentre la sua mente si sforzava di raggiungere una soluzione, accadde l'impensabile. Un braccio completamente ricoperto di sangue trapassò lo specchio dall'altra parte. Gabriel toccò lo specchio per avere una visione dell'altra stanza e vide Jacala fissarsi la mano stupita. Quando finalmente si rese conto della sua presenza cercò di afferrarlo. Sul suo viso si poteva leggere la disperazione. Il conte indietreggiò di un passo involontariamente, mentre nella sua mente si intrecciavano idee su idee. Ma doveva scegliere quella giusta, non poteva continuare a fallire. Attese qualche istante, poi si rivolse ad Ho Igoo.
« Ho bisogno del vostro sangue. »
Gli occhi dell'uomo si spalancarono a quella frase. Era ovvio che non si aspettava una simile richiesta.
« Di quanto del mio sangue, di grazia? »
Gabriel si stranì non poco a quella domanda. Quanto era fedele alla sua padrona? Avrebbe dato la vita per lei, come era giusto, o avrebbe semplicemente seguito i suoi ordini fino a che la sua incolumità rimaneva appagata?
« Quanto basta per farmi passare di là. »
La spia continuava ad essere diffidente e il suo sguardo continuava a vagare avanti e indietro tra il braccio di Jacala e il volto del conte. Alla fine però si convinse.
« Non ve ne lascerò prendere abbastanza da uccidermi. »
Gabriel mostrò i denti in una smorfia ma evitò di commentare. Sporse il bicchiere in avanti e attese che il sangue colasse dal braccio dell'uomo. Ne bevve un po', sentendosi rinvigorire sorso dopo sorso. Tentò nuovamente di passare per lo specchio ma ancora una volta rimase dalla parte sbagliata. Si spostò dallo specchio e un istante più tardi dal vetro passò il corpo di Jacala, completamente nudo ma ricoperto di sangue e tagli. Gli occhi del conte seguirono le linee del suo corpo e la videro tornare normale per via di una qualche auto-rigenerazione. La vista di quel corpo nudo ben fatto e ricoperto di sangue in un'altra situazione l'avrebbe eccitato oltremodo, ma non poteva davvero permettersi distrazioni in quel momento.
« Vai a prenderla. »
Seguendo l'esempio della donna, Gabriel si tagliò l'avambraccio e lo portò in avanti per provare. Al tocco del sangue con lo specchio però, accadde qualcosa di diverso. Lo specchio si aprì a formare un ingresso libero. Senza attendere oltre, Gabriel camminò in avanti facendo il suo ingresso in quella stanza buia. A terra giaceva il corpo di Ainwen, ricoperto da un lenzuolo sporco di sangue. Respirava ancora ma il suo stato era più che pietoso. Una morsa strinse il cuore del conte nel vederla in quello stato. Era colpa sua se lei aveva dovuto passare tutta quella sofferenza. Non se lo meritava. Non avrebbe dovuto vivere quell'esperienza.
Dall'altra parte dello specchio arrivò la voce di Jacala.
« Dopo averla portata dentro l'ha asciugata. Non c'è abbastanza sangue per portarla fuori di nuovo. »
Gabriel prese in braccio Ainwen, tenendola stretta nel suo abbraccio. Non pesava nulla. Non diede segni di vita nonostante lo spostamento. Avrebbe voluto stringerla ancora più a sé ma la paura di farle ancora più male, in quello stato, glielo impedì. Avanzò cautamente verso l'ingresso ma si rese conto ben presto che lo specchio non gli lasciava il passo. Sospirò sconsolato costringendosi a tentare anche con lei quello che aveva fatto lui stesso. Spostò l'avambraccio in modo da appoggiarci le labbra della ragazza sopra e aspettò che qualche goccia passasse nella sua bocca. Per sicurezza la imbrattò leggermente con il suo sangue e ritentò. Finalmente il passaggio si riaprì e i due furono di nuovo nella stanza in compagnia degli altri.
Gabriel avrebbe voluto portarla via da lì immediatamente, salvarla da quella sofferenza che l'aveva tormentata per tutti quei giorni passati, ma qualcosa gli diceva che non doveva avere fretta. Si sedette sulla poltrona con Ainwen in braccio e mentre la coccolava si rivolse a Jacala, cercando di capire quale fosse lo stato dell'oracolo. Capì che in quello stato non sarebbe andata troppo lontano, aveva perso molto sangue ed era troppo debole per muoversi di lì, anche se trasportata.
Si rivolse allora ad Ho Igoo, questa volta chiedendogli di recuperare, da qualche parte nella tenuta, qualsiasi cosa potesse servire per una trasfusione. La spia si dileguò per compiere l'incarico. Gabriel osservò il volto pallido della ragazza che teneva tra le braccia. Nonostante tutto aveva dentro di sé un senso di sollievo, non pensava di poterla realmente ritrovare nonostante il suo cuore non aveva mai smesso di sperarlo. Le diede un bacio dolce sulla fronte piegandosi leggermente su di lei e rimanendo poi in quella posizione. Appena Ho Igoo fosse tornato con gli strumenti, le avrebbe donato il suo sangue, sperando che potesse servire a farla riprendere. Poi avrebbe pensato a cosa fare.