Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Llusern~ Tracce sull'acqua

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zis
view post Posted on 20/2/2015, 22:23





Il mio nome è Alaria e questo corpo non mi appartiene:
io sono una fata.




Aprii lentamente gli occhi, la luce improvvisa sfocò la mia vista.
Sbattei le palpebre con forza, stringendole, mentre la mia bocca si apriva facendo un bello sbadiglio, le braccia si estendevano in alto mentre i muscoli si stendevano.
Passai il dorso della mia mano vicino alla bocca, ancora umida di saliva.
Cavolo, dovevo essere in condizioni pessime.
Mi alzai lentamente, cercando di sistemarmi i capelli.
A una prima occhiata la casa splendeva ancor più della sera prima, forse era solo l'effetto della luce del sole che cominciava a splendere, oppure era Josefine che si era di nuovo messa a pulire.
Era instancabile quella donna.
La dedizione che aveva per la casa, per suo figlio... wow. Non potevo far altro che ammirarla dal profondo della mia anima fatata.
Sai? Questa notte ti ho sognata. Ahah!
Il mio angelo castano spalancò gli occhi tutta sorpresa.
L'avevo fatto apposta, sapevo che nel primo sogno non era a fianco del suo povero bambino, quindi un piccolo sorrisetto malizioso comparve sul mio volto quando avvenne quella reazione.
Sognata? rispose.
Si voltò a frugare tra le sue erbe vicino al focolare spento e trasalì.
Ma... ma... Avevo dato anche a te un poco della mia preziosa tisana per fare un sogno sicuro e tranquillo! Non avresti dovuto sognare niente!
Si volse di nuovo verso di me e abbassando leggermente lo sguardo disse.
Non dire agli altri che... te l'ho data. Lo sapessero, verrebbero qua a rubare tutte le mie foglie e ne ho soltanto per pochi giorni. E la pianta non cresce se non in autunno. Nemmeno su di lui sembra avere il minimo effetto, forse perché è ancora troppo giovane. Mi dispiace...
Perché si stava scusando?
Non era mica un'accusa quella che avevo fatto. Cercai di smorzare la situazione, non volevo che si sentisse il dito puntato contro.
Oh cavolo! No, tu ti stai riferendo all'altro sogno.
No, no, in quello non c'eri. Intendevo in quello dopo, ahah!
Non aveva nessuna colpa quell'anima candida e pura, tutto ciò che faceva era per il bene degli altri e il suo.
Sentivo la bontà che Josy sprigionava da ogni poro e questo mi legava ancora di più a lei: era la mia musa.
Colei a cui mi sarei ispirata per diventare una persona migliore e redimermi.
Arrossii leggermente e mi avvicinai al suo orecchio.
Ci siamo anche abbracciate.
Mi discostai con fare un po' imbarazzato e la faccia tutta rossa.
Sembravo un pomodoro.
Stai tranquilla per la tisana, non dirò nulla a nessuno.
Tuttavia ti chiederei di non sprecarla più su di me, in fondo qualcuno deve pur difendere tuo figlio dalla grande onda.

Sorrisi leggermente, osservando il piccolo bambino, nella speranza che le forti braccia fatate gli avessero dato un po' di conforto durante il primo incubo.
Tu possiedi qualche potere speciale, vero? Fare queste pozioni fatate deve essere molto difficile, conosci la magia?
Magia?
Delle risatine stridule uscirono dalla sua bocca, spiegandomi che aveva appreso tutte quelle conoscenze da sua madre.
Gli abitanti del villaggio le chiedevano dei rimedi, sopratutto il prete e ovviamente non potevano mancare le calunnie.
Credono abbiano pure avvelenato mio marito. Bah... È stata solo una malattia
Che infami!
Come faceva a sopportare di vivere in quel villaggio?
Ah... la vita talvolta poteva essere veramente ingiusta.
Madre, ho... f-fame.
La voce del bambino timidamente fece capolino nella stanza.
Iniziammo a scendere le scale, Kilian mi avrebbe accompagnato nella sala comune.
Sulla porta però mi balenò nella mente un'idea geniale, se solo avessimo avuto una quantità sufficiente di erbe avremmo potuto curare gli abitanti dai sogni.
Su di me non aveva funzionato, eppure a mio parere era solo questione di dosi, ero una fata molto massiccia... se avessimo pesato per ognuno la quantità giusta, magari avrebbe avuto effetto anche sugli altri cittadini di Penteref.
Come sapevi che quelle erbe avrebbero curato il sogno? Le avevi già adoperate in passato? Non è possibile trovarne in qualche mercato errante nei paesi vicini? Potremmo fare una piccola spedizione per prenderne scorte per tutto il villaggio...
Villaggi vicini? Non ce ne sono, in realtà. Lo sapevo perché mi... è stato insegnato. E in ogni caso non ha avuto effetto su di te, quindi non mi sembra una soluzione... Il sogno c'è e... non sognare è solo la via più facile, ma temporanea.
Ci dovevano per forza essere villaggi vicini, doveva assolutamente esserci questa speranza.
Ci congedammo e ci dirigemmo verso la sala pranzo, io e Kilian.
Sei molto fortunato ad avere una madre così speciale, lo sai?
S-sì... Anche se preferirei fosse... con me la notte.
Potevo comprendere quel sentimento, però almeno Josy che aveva la possibilità di non sognare doveva sfruttare questa opportunità.
Entrai nella sala comune e mi sedetti, facendo un piccolo gesto, ché il bambino capisse di potersi sedere di fianco a lei.
Ma ci sono io a proteggerti, so che sono una faccia nuova per te. Però...
L'avrei guardato dritto negli occhi, piena di sicurezza e fermezza.
farò di tutto per assicurarmi che nulla di male vi accada. Spero che tu possa fidarti di me, nel tempo magari.
Detto questo iniziai a smangiucchiare ciò che era ancora presente sul tavolo.
U-ultimamente... non riesco a fidarmi molto nemmeno di mia madre...
Come può non credere in una madre così fantastica?
Sembra cambiata... È più gentile, e... pulita, ma... prima non era così. Il sogno l'ha... resa più buona?
Ah...
Lo sapevo, era Josy infondo, la donna perfetta senza macchia: pura e candida.
Molto probabilmente sì. Sono sicuro che questa calamità abbia aperto il cuore di tua madre e l'abbia resa una persona migliore.
Sono sicuro che ti ami con tutto il suo cuore.

Non nutrivo alcun dubbio su Josy, lei era come me, aveva commesso errori nel passato ma ora era cambiata.
Sai... anche io ho fatto cose brutte. Però col tempo le persone cercano, per quanto riescano, di diventare migliori.
Eravamo così simili io e quella donna.
Poi mi avvicinai piano piano all'orecchio del ragazzino, per proporgli una cosa molto particolare.
Che ne dici di andare a fare un pupazzo fuori? E poi fare una super battaglia a palle di neve!
Magari un po' di divertimenti l'avrebbe tirato su di morale.
A Kilian brillarono gli occhi, eppure prima dovevo solo un secondino fare rapporto ad Afrah.
La presi da parte, assieme a una bambina Greta.
Quella che sarei dovuto andare a cercare la sera prima assieme a Rewot.
Le raccontai, solo quando nessun altro avrebbe potuto sentirci, delle erbe medicinale, cosicchè potesse in caso organizzare una spedizione per il loro recupero.
Non eradicavano il problema, lo sapevo, però era un paliativo molto efficace.
Ma, proprio quando ero pronta per costruire il pupazzo di neve più grande e glorioso di sempre... Rewot chiese aiuto per spezzare il ghiaccio e spalare la neve fuori dal cancello principale di Penteref.
Che sfiga!
Guardai un secondino il povero Kilian, con uno sguardo che mostrava tutto il mio rammarico e dispiacere.
Quel bambino non doveva essere molto felice e speravo che quelle azioni avrebbero potuto legarci maggiormente.
Mi diressi molto svogliata sul luogo del lavoro e osservai quelle lastre di ghiaccio.
Stranissime...
sembravano quasi delle impronte ghiacciata sulla superificie innevata.
Chiesi spiegazioni a Rewot, che ovviamente, come suo solito mi diede sempre risposte sommarie e inutili.
Mi ricordo ancora le risposte della sera prima " come mai scende più cenere su quella casa" ..." perchè evidentemente ne scende di più lì".
Avrebbe fatto prima a rispondermi che non lo sapeva.
Poverino, non sembrava brillare di intelligenza.
Ma proprio mentre stavo per mettermi al lavoro, nel togliere quelle strane tracce avvenne il putiferio.
Una donna si precipitò da noi in fretta e furia: Sta succedendo qualcosa, Malthe è nella sala comune! Forse vuole finalmente cacciare quella strega! disse con tono eccitato. Il pettegolezzo sembrava il suo pane quotidiano. Venite, presto!
La mia Josy, la mia cara amata Josefine.
Sapevo che con strega intendesse il mio dolce angelo.
Sentii la rabbia crescere dentro di me, se non fosse stato per quel poco di buon senso fatato che mi rimaneva probabilmente avrei aggredito quella donna, facendole rimpiangere quelle accuse malevole.
Ma ancora non potevo sapere che cosa mi aspettava nella sala comune.

°

Nella sala comune ci fu una specie di processo a don Hemerich, sapevo che quell'uomo puzzava di marcio, avevo già avvertito Rick di stare attento.
Rimasi sorpresa io stessa che non avevo sentito nulla dai miei compagni e in parte sollevata nel vedere che Josy era al sicuro.
Ma il popolo non voleva accettare la verità che si stava palesando davanti ai loro occhi.
Cosa potevo pretendere da loro?
Un popolo di ignoranti, stupidi, bigotti che non riuscivano a vedere oltre il palmo della loro mano.
Sentivo dentro di me, sempre di più, che i sogni che subivano era la giusta punizione per loro e che avremmo dovuto lasciarli al loro destino.
Pensieri malvagi, contorti che a pensarci razionalmente ti portano al ribrezzo, eppure erano così vivi dentro di me.
Sentivo il desiderio, ogni volta che sentivo le loro viscide frasi, di spaccargli la mascella o tagliare le loro lingue viscide e impure.
Come una massa informe si misero attorno alla bambina.
Le loro voci, le loro parole terribili continuavano a sovrastarsi.
Quante menzogne, quanta crudeltà.
Non potevo più tollerare oltre quella scena.
Che ingrati... noi siamo qui ad aiutarli e loro sono buoni solo a usare violenze su bambine e sputare sentenze ingiuste su altri.
Parlai a voce abbastanza alta.
Quella gente mi faceva schifo, se non fosse per pochi giusti che vivevano nelle case di Penteref la maledizione sarebbe stata una giusta punizione.
Però poi c'era Josefine, c'era Greta, Kilian... era per loro che bisognava perseverare e grazie a loro abbandonai l'odio per ritrovare la via dell'amore.
Non appena loro scapparono dal popolo ormai fuori controllo io li segui, non potevo lasciarli andare soli.
Volevo far vedere a quelle persone che c'era un posto per loro del mondo.
Corsi, a tutta velocità per la gelida piazza di Penteref, entrai all'interno del cespuglio inseguendo anche gli altri delle Lanterne.
Eravamo distanti dagli altri, si vedevano le orme fresche sulla neve e assieme quelle dei due bambini anche le tracce di ghiaccio.
Proprio quelle che c'erano davanti al cancello.
Mancavano quelle di Josy... a meno che...
no...
non poteva essere.
Non trassi conclusioni affrettate ma continuai a correre alla massima velocità.
La cenere iniziava a scendere più fitta.
Sempre più fitta.
Le orme di ghiaccio aumentavano.
Vedetti infine una scena terribile, delle ombre tenevano Greta e altre si avvicinavano al mio angelo castano che proteggeva con il suo corpo Kilian.
Le tracce delle ombre, quelle di Josy...
Non importa, l'avrei difesa con tutte le mie forze, neanche io le avevo detto che fossi una fata.


 
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view post Posted on 20/2/2015, 22:43
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koneko no baka
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Llusern
-Tracce sull'acqua-




La luce oltre il velo sottile e acquoso del sonno si avvicinava al suo viso, lenta come la superficie ondosa dell'oceano accorcia la distanza da un corpo che risale lentamente galleggiando. E irradiando la sua mente con nuovi pensieri razionali e oggettivi, la accarezzava con insistenza, costringendola a sollevare le palpebre. Facendo roteare gli occhi la ragazza si dipinse un pezzo di soffitto, l'occhiata su una stanza nella quale altre quattro forme di vita parevano destarsi nella sua stessa condizione, con lo stesso disastro da ripulire e dimenticare nei loro ricordi offuscati dalla perdita di sensi di un sogno. Volle alzarsi e levarsi di dosso quel tepore maledetto che odiava, ma le membra vibrarono in silenzio, le ossa cigolarono tacendo, in un dolore che nessuno dei suoi nervi sapeva spiegare. Protestò tenacemente, muovendo finalmente il corpo greve fino a incontrare l'aria densa della stanza con il viso. Girò il volto a destra e poi sinistra, ascoltando il rumore assordante e silenzioso delle vertebre che si svegliavano e allontanavano l'una dall'altra. Gli amanti si abbracciarono, seduti sul letto accanto al suo, rassicurandosi a vicenda, affermando di star bene. Poi lui chiese del sogno, lanciando un'occhiata anche a Eloise che si limitò ad annuire, distogliendo poi lo sguardo. Gli occhi di chiunque portavano lei ai Suoi, il suo corpo tiepido alla notte, i suoi sensi alla cenere facendo sussultare le sue spalle vagamente tremanti come indolenzite dal sostenere il suo corpo così fintamente ponderoso. La pelle le diceva che non un singolo graffio le era stato arrecato, i suoi sensi fasulli di sogni gridavano al suo cuore comandi pietosi, ricordandole le offese malamente ricevute. E un refolo di illusione faceva bruciare la guancia su cui la mano di nebbia di Noctua l'aveva sfiorata. Lasciò vagare la vista altrove, portando le dita al viso, carezzando il tocco inesistente di lei e della sua celata dolcezza. Un nocciolo di delusione e sgomento le chiuse la gola, lasciandola angosciata, incapace di parlare. Chiuse la mano in un piccolo pugno, bloccando gli occhi sulla piccola finestra accanto a lei, sul suo vetro da cui si intravedeva il paesaggio all'esterno attraverso cinque tagli nello strato di polvere.
Dietro di lei, i due parlarono tra loro per qualche secondo, traendo conclusioni, confrontando pareri. Si costrinse dunque a tornare a guardarli, pronta a partecipare alla conversazione, aiutando magari, se ne avesse avuto la possibilità. Prima di aprir bocca, gettò un'occhiata al ragazzo accanto alla porta d'entrata. Il giovane uomo parve tentare di metter insieme di nuovo i pezzi delle sue ossa indolenzite dalla rovinosa caduta al suolo la sera prima e dalla notte trascorsa sul pavimento di legno gelido. Il suo viso era nascosto da un groviglio di capelli scuri di mogano, la sua figura racchiusa nella corolla del suo mantello di ibisco in un'infelice posizione fetale. Il groppo nella gola di Eloise si sciolse un poco ad assistere a quello spettacolo triste e così vicino. Sospirò impercettibilmente, desiderando essere lontano da lì, poi parlò.


~



Il sole lasciava filtrare il suoi raggi tiepidi attraverso le finestre della grande sala comune, dipingendo grandiosi turbinii di polvere nell'aria ricca di profumi persino al mattino. Alcuni uomini già si stavano alzando, caricandosi vigorosamente alcuni zaini colmi sulla schiena, pronti a tuffarsi in un'altra giornata di lavoro. Uno alla volta venivano affiancati da donne che porgevano loro graziosi cestini da cui ancora deboli volute di vapore fuoriuscivano, alitate dal cibo accuratamente avvolto in fazzoletti e sistemato affinché non si scuotesse durante il tragitto.
Eloise spezzò distrattamente del pane, portandolo con un certo disgusto alle labbra e accompagnandolo con piccoli sorsi di latte, sforzandosi nell'atto di non darla vinta al penoso senso di nausea che covava nel suo stomaco. Pensieri agitati e presentimenti insulsi cozzavano nella sua testa, dando vita a scintille di mera e angosciosa fantasia che la catapultavano fulmineamente dalla realtà all'immaginazione e viceversa. Ogni tanto lasciava cadere lo sguardo sul giovane con la cappa scarlatta e sulla sua schiena curva, piegata stancamente sul tavolo e sul piatto dal quale mangiava. I suoi lineamenti affilati le rubavano l'attenzione nel tentativo di percorrerli con gli occhi che ancora bruciavano. Osservava il suo viso segnato dalla confusione dei sogni che avevano appena tormentato lui come tutti gli altri seduti nella sala. Un uomo e una donna si voltarono nella loro direzione e due delle Lanterne si alzarono, unendosi al gruppo di lavoratori pronti per recarsi alla cava. Attorno a lei, le voci e i sensi la lambivano appena a causa della scarsa abilità di prestare attenzione dovuta alla stanchezza. Comprese ogni parola, ma mantenne un inquieto silenzio, incapace di formulare frasi - file di parole che avessero un senso. Allo stesso tavolo, qualche posto distante da lei, sedeva il giovane con i capelli candidi come i suoi, accanto a lui, la bambina con cui stava parlando la sera prima. Lui intratteneva una conversazione con la coppia che aveva passato la notte a casa del taglialegna, mentre lei mangiava in silenzio, stringendo come al solito la sua bambola. Ad un certo punto, la beduina si era voltata nella direzione della piccola, avvicinandosi e cercando di prendere le manine fra le sue. Ma la bimba, lanciando uno strillo terrorizzato si era rifugiata dietro al giovane pallido che l'accompagnava. Eloise si sentì ulteriormente rattristata da quella scena, perdendosi nello sguardo sgomento che la ragazza lasciò cadere negli occhi dell'amato. Nel giro di qualche parola, il bambino e l'uomo furono in piedi, pronti a recarsi alla chiesa. La ragazza con i capelli di nuvole si accostò alla coppia appena formata, intenzionata a dare una mano in quella faccenda così spinosa e scomoda.


~



Gli occhi di bosco di Eloise si persero nell'aria tetra e gelida della chiesa di T'al, abbandonandosi nei soffitti neri e silenti, illuminati dai fiochi bagliori delle candele. I suoi passi non produssero suono alcuno mentre con andatura indolente si dipinse la sua via in mezzo alle due file di panche, tagliando l'unica navata di quel tempio così piccolo e umile. Ora si trovava lì, immobile, circondata da donne che osservavano incuriosite la scena alla quale lei cercava di non assistere. Il bambino con i capelli di neve aveva intercettato il prete, troncando senza preavviso il suo andirivieni da una parte all'altra della chiesa. E parlando piano, sputando astio e ira in viso al sacerdote, se l'era trascinato fuori dall'edificio, facendosi seguire dall'uomo con la cappa bianca. Senza osar aggiungere parole, Eloise si era voltata nella loro direzione e aveva atteso di vederli uscire prima di lanciare uno sguardo alle comari sedute sulle panche. Avrebbe atteso lì il ritorno dei due, bloccando l'intervento di eventuali compaesane indiscrete. Si avvicinò a una delle panche, ma invece di sedersi si limitò ad appoggiarvi la schiena stanca, gettando lievemente la testa indietro. Ciocche candide ondeggiarono cadendo dalle sue spalle strette, rilucendo come flutti luminosi nella penombra sacra. Un sospiro debole fuggì dalle sue labbra, disegnando un'impalpabile sbuffo. Le sue dita tremavano ancora, i suoi polmoni vibravano turbati, senza guarire dalla paralisi illusoria che il sogno aveva loro causato. La pelle soffice della sua guancia cantò ancora una volta, facendole venir voglia di piangere. Ma quando anche solo una lacrima ebbe accennato la sua via sulle gote, il tempo di disperare era improvvisamente divenuto lontano e paradisiaco. Il prete ricomparve sull'uscio della chiesa, il viso chiazzato di rabbia rossa, imbarazzo e seccatura. Percorse la navata con un'andatura furiosa, fuggendo dagli sguardi invadenti delle fedeli e di Eloise, bloccandosi di fronte all'altare e sollevando il capo solo un poco. La ragazza raddrizzò la schiena, guardandosi attorno e riflettendo su come agire in quella situazione. Nel giro di qualche secondo, l'uomo ammantanto di bianco irruppe nell'edificio, dirigendosi velocemente verso il don, che dal canto suo fuggì verso le sue stanze. I loro passi felpati accarezzarono gli echi del silenzio del tempio nella manciata di secondi in cui i due corpi si avvicinarono, separarono e approssimarono di nuovo, scomparendo infine in una stanza. La porta dietro di loro si chiuse con un leggero tonfo, un suono alieno e improvviso che spinse le donne ad alzasi e dirigersi verso quell'angolo di improvvisa vita e attività. Si avvicinarono tutte all'uscio chiuso, chiedendo del sacerdote, preoccupate e incuriosite. Ma l'amante della beduina vietò loro l'entrata, il tono incisivo della sua voce serrò ogni possibilità di replicare alle comari, la prontezza della risposta mise un'espressione vagamente divertita sul volto di Eloise che la spinse a voltarsi e uscire dalla chiesa.

L'aria ghiacciata dell'Erdlyss le accarezzò aggressivamente il viso, sospingendo i suoi capelli indietro, lontano dagli occhi. Le iridi di smeraldo vagarono nel nulla per qualche secondo, per poi bloccarsi sulla sagoma imponente del deposito, dove le Lanterne stavano probabilmente attendendo l'arrivo del parroco dopo esser state avvisate dal bambino pallido. Accanto a lei sfilò l'uomo che avevo sentito chiamare Quercia, dirigendosi verso la chiesa di T'al, probabilmente incaricato di aiutare l'amante della beduina a scortare il prete alla sala comune. Evitò il suo sguardo e accelerò il passo fino a ritrovarsi di nuovo nell'immensa sala con i lunghi tavoli, ora gremita di nuovo di persone. Le Lanterne erano già lì. Rallentò l'andatura, studiando la situazione attorno a lei. In pochi passi si ritrovò sullo stesso piano dei compagni di viaggio e sollevando lo sguardo incontrò gli occhi del ragazzo ammantato di scarlatto. Le iridi dei due si mescolarono, verde contro verde in una muta esplosione monocromatica. Ma lui parve guardare attraverso Eloise, come guardando la foresta dietro un velo sottile bianchissimo. La ragazza sentì maree di brividi feroci percorrere le ossa, lasciarla impotente e inutile nel suo essere minuta e silenziosa.


~



La brezza nevosa sferzava le gote di Eloise mentre le gambe la spingevano in avanti velocemente. Nella grande sala comune, tutto era accaduto in pochi tragici minuti, così velocemente che la ragazza ancora si rifiutava di credere a ciò a cui aveva appena assistito. Ma Greta era fuggita dal deposito, lanciandosi di corsa sulla strada coperta di neve. Dietro di lei, la donna di nome Josefine che la sera prima aveva offerto posti per dormire a casa sua e il figlioletto inseguivano la bambina con la bambola. E accanto a Eloise, altre Lanterne si precipitavano nella sua stessa direzione, animate dal suo stesso intento. La nebbia di perle iniziò a inghiottire le prime tre figure di fronte agli avventurieri, lasciando leggerissime sagome a disegnare i loro movimenti concitati. La ragazza portò per qualche secondo la mano al petto, appoggiando le dita gelide appena sopra lo sterno. E chiuse gli occhi.

Il buio delle palpebre si contrasse ed esplose, chiazzandosi di stelle e nuvole azzurrine tutt'attorno. E di fronte a lei, aure variopinte presero a galoppare nel suo medesimo verso, tagliando l'oscurità con il tepore e la grandiosità delle loro vite. Più distante, altre due anime correvano, due piccole, sottili e agili figure. Le due parvero collidere, poi si volatilizzarono entrambe, intrufolandosi in un cespuglio, un groviglio di bagliori di un colore differente. La fiamme davanti a lei si infilarono nel cespuglio, contorcendosi per trovare la via in mezzo ai rami, cozzando le membra sui contorni del passaggio stretto e angusto. La ragazza seguì il gruppo, sforzandosi appena per passare dall'altra parte, aiutata dalla sua corporatura esile. Ma sbucando dall'altro lato della palizzata, un vuoto spaventoso l'assalì. Le aure dei due bambini erano scomparse, lasciando i bagliori delle Lanterne l'unica compagnia di Eloise nel vuoto scuro della sua mente. E minuscoli lumi tutt'attorno a lei parvero danzare nella brezza, cadendo al terreno e rimbalzando contro la pelle soffice del suo viso come la cenere aveva fatto la notte precedente. Eloise inspirò inorridita e confusa nello scoprire i fiocchi d'avorio essere microscopiche leggerissime forme di vita. Avrebbe voluto fermarsi, sfiorarle, studiare le dinamiche e meraviglie che si celavano dietro alla loro forma innocua e minuta.

Eloise aprì all'improvviso gli occhi.


Dalle nuvole, la cenere aveva preso a cadere come la sera precedente, coprendo quel mondo dai suoni ovattati e alieni. La ragazza strinse le palpebre nella luce bianca che di nuovo illuminava il creato attorno a lei, facendo ricadere lo sguardo sui compagni di viaggio. Ma con orrore si accorse che Josefne non era fra loro. Si disse di esser sicura di aver visto solamente l'aura dei due bambini fuggire dal gruppo. Scosse la testa, turbata. Le Lanterne ripresero a correre, seguendo tre scie di orme nella neve e così fece lei, frustrata e confusa.


~




La strada scorreva silenziosa sotto i suoi piedi, la cenere cadeva sepre più rapida e copiosa di fronte ai suoi occhi, offuscandole la vista con la sua nebbia leggerissima. Il suo corpo si muoveva rapido spinto da una curiosità sempre cresciente che divorava i suoi pensieri razionali e i suoi presentimenti fondati, lasciandola in uno stato di estrema ansia e vorace terrore. Davanti a lei, il trio di fuggitivi stentava a farsi vedere. Eloise chiuse di nuovo gli occhi.

Il buio prese di nuovo il posto della luce, dipingendosi di lumi vibranti tutt'attorno. La ragazza mosse freneticamente le pupille nell'oscurità, nero su nero colorò il quadro della sua mente con migliaia di sfumature mentre forme di vita piante e animali le sfrecciavano accanto nella sua corsa apparentemente infinita. Ma quando le aure dei suo compagni di viaggio si arrestarono improvvisamente, un senso di vile panico s'insinuò nei suoi pensieri. I bagliori dei due bambini apparvero, circondate da altre luci. Le loro fiamme lambivano aggressivamente l'oscurità, senza dar segno del tipico tremolìo che caratterizzava le solite aure. I loro colori erano baci indescrivibili di angeli, gradazioni estranee e sconosciute, tinte fantastiche e meravigliose che paralizzarono Eloise fin nel profondo, dove scariche di elettrico terrore la ostrinsero ad aprire gli occhi.


Di fronte a lei, cinque individui neri come la notte presero il posto delle figure maestose che poco prima erano state. I loro volti celati da maschere di tetra oscurità ruotarono su colli sottili, incrociando la traiettoria degli occhi delle Lanterne. Una tensione minacciosa e ostile esplose tra i due gruppi, lasciando che e azioni di tutti passassero in secondo piano. Eloise sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene mentre un ultimo sospiro usciva dalle sue labbra gelide d'avorio. Una sensazione strisciante e familiare l'avvolse, senza che lei potesse spiegarsene il motivo.



Ecco il post ^^ descrizioni semi-interattive di Taliesin concordate con Hole.
Aggiungo qui nello spoiler la passiva data a Eloise dall'auspex, giusto per chiarezza. Buona lettura :3

CITAZIONE
Spesso, quando chiudo gli occhi, se lo voglio, invece di vedere l'oscurità delle palpebre abbassate, vedo le persone e le piante, gli animali e gli insetti e tutto ciò che produce il bagliore della vita. Vedo delle luci fioche, che danzano anche attraverso pareti e ostacoli, dietro agli alberi e dentro alle case. Posso individuarli, posso capire quanto distano da me. Possiedo questa abilità da quando ho memoria, e la sento scorrere attraverso il simbolo impresso appena sopra il mio sterno, una sorta di voglia suppongo. [amuleto dell'auspex, il caster individua gli esseri viventi anche quando non normalmente visibili]
 
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view post Posted on 20/2/2015, 23:08
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Llusern

Tracce sull'acqua -
I segreti della cava.


Dialoghi: Àlfar,
Jace, Rick, Malthe, Capo dei lavoratori alla cava.
Pensieri: Àlfar.


L
e palpebre non volevano saperne di alzarsi.
Come due pesanti saracinesche inceppate resistevano agli sforzi di Àlfar, quasi volessero impedire al giovane di svegliarsi completamente dopo la notte passata a lottare…

I muscoli indolenziti dal freddo risposero lenti, mentre il giovane si guardava intorno agli albori della mattina: anche i coinquilini sembravano infreddoliti ed indolenziti, altrettanto esausti e poco riposati…un sonno insonne anche per loro ma a parte questo constatò con piacere che non sembravano esserci danni fisici sul corpo proprio o degli altri. Quindi il guerriero era solo un sogno…beh, buono a sapersi… notò la mancanza di Arthur, dispiacendosi al pensiero che l’altro drago avesse fallito sia nella propria ricerca che nel trovare un riparo.
Alzarsi richiese uno sforzo maggiore di quanto mai avesse creduto possibile, ma la necessità di mettere qualcosa sotto i denti era più forte del desiderio di riposare. Dunque si costrinse ad alzarsi e andare al refettorio. Un briefing a colazione era l’opzione più plausibile, visto che tutti si sarebbe riuniti alla sala comune…

Come previsto, le Lanterne riunite per la colazione avevano un unico argomento di conversazione: il sogno – o meglio l’incubo – dell’inondazione. Tutti con gli stessi postumi, tutti con gli stessi dubbi…e tutti con una storia diversa di ciò che era giunto dopo. Era ormai una certezza che tutti avessero sognato due cose quella notte: l’affogamento e un’aggressione. Ma mentre tutti ricordavano lo stesso annegamento, i dettagli dell’aggressione variavano da individuo a individuo…a quel punto era evidente che qualcosa aveva agitato qualcuno. L’arrivo delle Lanterne accompagnato da un nuovo “incubo” era ben più di una coincidenza.
Lo spettro dell’indagine andava ampliato.

Non era esattamente un investigatore, né particolarmente discreto né particolarmente bravo con le parole – questo lo sapeva fin troppo bene – perciò si ritrovò ad alzare immediatamente la mano quando il gruppo di minatori in partenza si era trovato con due uomini di meno a causa dei postumi della notte. Con lui si era fatto avanti anche il nano, Rick.
Lasciarono dunque la sala e il villaggio, piccozze in spalla lungo il limitare della foresta: su un percorso sempre più pronto a franare. Giunti alla cava, il gruppo iniziò subito a picconare la roccia in cerca di materiali di un qualche valore…
Il capogruppo interruppe lo scavo dopo un paio d’ore di frustrante improduttività.
Fu Rick a rompere il silenzio.
”Oh capo! Quella fossa lì è alta, c’è da lavorare la sotto o l’avete già fatta, quella?”
"Mh... quella. Là non c'è niente, è solo un fosso vuoto. C'era un lago prima, ma l'abbiamo prosciugato e coperto dopo l'incidente di tanti anni fa. Un poveraccio ci è annegato dentro” rispose l’interpellato tra un sorso di sidro e un altro.
La curiosità di Àlfar cominciò a ballare la polka, mentre il buonsenso tentava di formulare domande il più pacate possibile. Con una nota cordiale nella voce si avvicinò e intromise ”Chi è morto? Stavate lavorando quando è successo?” coinvolgendo altri due lavoratori, gli venne spiegato che anni prima un uomo dal nome ormai dimenticato era affogato cadendo nel lago mentre fuggiva dalle Ombre. Jonah era l’unico presente al momento dell’accaduto Il taglialegna? e da quel giorno non si era più ripreso.
Ottenuto il permesso di congedarsi, incurante degli sguardi posati su di lui, prese una leggera rincorsa.
Poi si abbandonò con un violento ruggito alle vie del vento, seguendo il profilo della foresta e della montagna con ampi cerchi sopra la “pozza” svuotata.

Scese di quota in picchiata e atterrò poco distante dalle porte del villaggio, dunque corse a riferire alla beduina quanto scoperto alla cava: faceva due più due tra tutte le cose che sapevano fino ad allora e la strada puntava su Jonah.
Da ultimo tornò alla cava, per riprendere il lavoro.

In mezzo a tutti gli spaccapietre le scaglie bianche di Àlfar facevano certo uno strano effetto, ma dato l’aumento nel ritmo dei lavori nessuno si lamentò della forma alternativa scelta dal giovane. E in quella forma rimase fino al momento di tornare al villaggio.
Spaccando pietre.
Cercando quarzi.
Con un occhio rivolto alla foresta.
Con la mente fissa sul lago.

Le ore passarono e suonò il corno del ritorno con l’avvicinarsi dell’ora di pranzo.

Una volta al villaggio, Àlfar si ricongiunse con gli altri. Tutti quanti portarono al tavolo nuove carte: il nome di Jonah compariva in una luce sempre più compromessa e le cose non erano rosee nemmeno per il prete.
A detta di Richard, il tagliaboschi era stato indicato come colpevole della morte dell’innominato e successivamente era stato tormentato dagli incubi. Il prete invece si trovava al centro di una bufera ben diversa – accusato di aver abusato della piccola Greta, la bambina che aveva visto in compagnia di Afrah e Donovan.

Mai aveva visto una tale massa di esseri privi di cervello e mente propria.
Pendevano dalle labbra del “Don” anche di fronte ai segni della sua colpa.
Accusavano la vittima.
Accusavano anche Josefine.
Streghe.
Streghe.
La bambina scappava, il marmocchio con l’orsetto la inseguiva, Josefine e Killian a rotta di collo dietro di loro.
Jace Beleren, Vena alla mano e sguardo vuoto si rivolse a tutta la sala.
La sua figura era imponente di fronte a tutti quanti, Àlfar, Rick e Donovan erano rimasti lì.
Ma la sala era sparita.
Un cielo grigio e un’erbosa collinetta verde disseminata di ossa l’avevano sostituita.
Il giovane drago osservava la scena nella propria forma bestiale, mentre lingue di fiamme dall'odore del sangue lambivano le sue fauci e le parole del cartomante rimbombavano nei cuori dei presenti e strappavano la voce ai villani terrorizzati.
Il panico era evidente negli occhi del vecchio Malthe.
La sua voce spezzata tremava e il suo sguardo guardava nel vuoto, come rivolto al volto di qualcuno assente e lontano.
”È vero! Da giovane amavo una ragazza…bellissima, ma, ahimè, malata e debole. Stupido…stupido ragazzo…innamorato al punto da temere la verità…avrei dovuto dirle ciò che sentivo prima che…che…” Le pupille del vecchio si dilatarono, le labbra si contorsero in una smorfia di dolore, la sua mano corse al petto stringendo la veste…

Malthe si spense in una nube di ossa frantumate.

Lo sguardo di Àlfar si posò perplesso sul corpo del vecchio: Tutto qui? Una morte…così anonima per un simile uomo? Oh beh…sembra che non saranno necessarie le sue dimissioni dopotutto…

Scheda tecnica:
CS: 2(Saggezza - Intelligenza) [Umanoide] / [Draconico] 2(Forza - Destrezza)
Stato fisico: Sano
Stato mentale: Sano
Energia residua: 100%

Passive:
Talento Lv. I – Evocazioni a tempo zero
Razza – Arma naturale indistruttibile (Soffio di Fuoco – forma sferica)
Amuleto Razziale – Forma draconica
Spettro nella Selva – Mimesi (sfocatura della figura) nella vegetazione


Attive:

Riassunto e NdA:

Ci sono anche io! Non penso serva dire granché. Comunque, l'ultima azione descritta (la trasformazione in drago dopo l'illusione di Jace) l'ho inserita per pura scena. :D

 
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Endymyon
view post Posted on 20/2/2015, 23:53




Llusern ~ Tracce sull'acqua

Il sole aveva già fatto capolino fra le vette della catena del Erydlyss, illuminandone i ghiacciai e rendendone le punte rosa, ma nessuno a Penteref poteva vedere tale cosa. O quasi.
Sotto alla coperta lasciata fuori al freddo Richard si risvegliava. Solo aprire gli occhi gli fu difficile, al che la brina si era formata sulle sue ciglia e dovette usare le mani per toglierla ed infine poter finalmente osservare dove si trovava.
Niente acqua, e non era neppure disteso a guardare il cielo: era rimasto seduto contro il muro ligneo del magazzino, pronto a farsi svegliare dal sole.
Tentò di alzarsi in piedi e sentì tutte le giunture scricchiolare. Brividi lo cingevano in una morsa ferrea e non riusciva nemmeno a camminare dritto: eppure non si era ubriacato la notte scorsa, da quel che poteva ricordare. Pian piano e con tenacia il guerriero affetto dalla sbornia camminò fino alle stalle, dove trovò Rose ad aspettarlo vicino all'entrata. Gli occhi di lei da sotto il cappuccio erano fissi su di lui, ed Arthur non poteva che guardarla di rimando, mentre le si avvicinava. Era lei la sua meta, e finalmente riuscì ad abbracciarla. E rimase lì, così, impalato nel gelo dell'alba, a tremare abbracciato alla sua compagna di viaggio.

“Dove hai dormito?” chiese Rose, staccandosi e guardandolo negli occhi.
“Non c'era nessuna donna, lo giuro” disse abbozzando un sorriso prima che questo venisse rotto da un fremito incontrollabile.
Gli occhi di lei lo fissavano. Nell'aria vi era un silenzioso rimprovero, che non si dissolse nemmeno quando Rose lo tirò dentro la stalla e lo fece stendere sul giaciglio, ricoprendolo di pellicce varie. Stava per alzarsi quando Richard le prese la mano, e piano la tirò a sé, abbracciandola, mentre lei faceva altrettanto.
“Ero preoccupato per il piccolo” disse mentre ascoltava i battiti del cuore di lei “Non era dal prete, e nemmeno la bam..:” Il tremolio si intensificò tanto da che le parole gli rimasero strozzate in gola.
“Nemmeno lei c'era, quindi mi ero preoccupato. L'ho portato io qui, in fin dei conti”
“La sua meta era comunque questa”
“Ma poteva anche perdersi e non arrivare”
“Prima di preoccuparti per gli altri dovresti saperti prendere cura di te stesso” gli disse, baciandogli la testa “così che gli altri non debbano preoccuparsi per te.”
Tra le amorevoli braccia di Rose, Richard scivolò nel regno del sonno ancora una volta.
In lontananza, nel buio, qualche immagine si stava per fare avanti. Il ricordo della battaglia nel sonno era in prima linea, affiancata dalla faccia del padre..
Tutto però si dissolse quando il cavallo nitrì. La coscienza riprese il controllo del corpo indolenzito del guerriero, e così facendo, ruppe le catene del riposo e della fantasia, ritornando alla realtà.
“Dobbiamo andare”

I due percorsero in silenzio il breve tratto che portava dalla stalla alla sala comune, senza parlarsi. Ambedue erano assorti nei loro pensieri. Rose pensava a che tipo di erbe avrebbe potuto trovare sulle catene del Erydlyss, mentre Richard ripensava allo scontro avuto durante il sonno con l'ombra.
Era riuscito a vedere suo padre di nuovo, ma sapendo che quella era un'illusione lo aveva respinto, combattendoci anche contro senza remore, sapendo che era un'illusione.
Ma se non lo avesse saputo? Lo avrebbe fatto lo stesso, o sarebbe rimasto vittima dell'illusione?
Arrivati dentro la sala la coppia si sedette accanto alle altre Lanterne, prendendo anche loro una ciotola con del cibo.
Gli argomenti rilevanti di cui i compagni stavano parlando era il sogno. Lui infatti non era stato il solo, dopo essere affogato, a sognare qualcos'altro, anche se, da quel che intuiva visto che nessuno ne parlava esplicitamente, il sogno era qualcosa di abbastanza personale, probabilmente.
“Anche io dopo essere affogato ho sognato qualcos'altro. Mio padre... disse lasciando cadere lì il discorso, prendendo un piccolo pezzo di pane e tornando a mangiare.
I movimenti di Arthur però erano lenti e imprecisi. Il pane riusciva ad opporre resistenza e la sua presa sul cibo non era tanto salda. La ciotola se l'avesse tenuta tra le mani avrebbe tremato senza interruzione, e in certi momenti avrebbe potuto persino far cadere il cibo per colpa del fremito violento che lo scuoteva di tanto in tanto.
Allungando la mano verso il pane riuscì persino a mancare il suo obiettivo, e dovette appoggiarsi con i gomiti sul tavolo, tentando di fermare la stanza che sembrava girare.
Chiuse gli occhi e fece dei profondi respiri, mentre il gruppo accanto a lui si stava riunendo attorno a Bambino. Io aveva portato con sé Greta, e nonostante Arthur non avesse colto tutti i dettagli, gli sembrava che Jace non fosse la persona più diplomatica del gruppo, soprattutto perché aveva già spaventato in qualche modo il taglialegna.
Attento ai suoi movimenti mentre si alzava, una votla in piedi il guerriero passò vicinoa l gruppetto, e guardando in direzione del portatore delle vene disse: "Andateci piano con il prete, quando noi ce ne andremo da qui sarà lui a doversi occupare della bambina. Assicuratevi solo di non peggiorare le sue condizioni" Gli occhi tristi di Arthur si fermaronoo per un attimo sulla bambina. Alzò di poco la mano, volendole accarezzare la testa, ma poi, ripensando al comportamento che aveva avuto nei confronti della beduina, ci ripensò. "Vado io dal taglialegna. La mia ascia sembra abbia perso un po' del suo filo"
Senza aspettare imboccò la porta, dirigendosi verso la casa di Jonah. I suoi passi non erano dritti, quasi non potesse camminare normalmente. Quando andava a sinsitra quando a destra, un lieve zigzag accompagnava la sua andatura, nonostante si sforzasse un poco. Il villaggio non era vuoto, e se gli abitanti del villaggio lo avessero visto nelle sue condizioni avrebbero potuto pensare che non stesse bene, non abbastanza da poter interrogare qualche persona e riportare notizie veritiere. Tutti sarebbero stati poco propensi ad ascoltare qualche malato, pensando avesse qualche tipo di infermità mentale data dalle sue condizioni di salute cagionevoli.
Di fronte alla porta della casa del taglialegna Richard fece comparire la propria ascia nella mano sinistra, in modo da avere una scusa per parlare con il taglialegna.
Bussò.
Pensava fosse meglio introdursi per bene e iniziare una conversazione, anziché arrivare subito al punto, in modo da mettere l'uomo a proprio agio, cercando di persuaderlo, anziché imporsi.
Bussò nuovamente, questa volta con più vigore.
"Taglialegna, devo rifare il filo alla mia ascia. Hai qualche pietra ad acqua?" disse, incominciando a spazientirsi.
Passò ancora un minuto, e non ricevendo risposta, Richard provò ad aprire la porta, ma quest'ultima non si mosse. Era chiusa.
Dando un'occhiata attorno alla casa, tutto era chiuso, anche le finestre, e non sembrava esserci nessuno dentro.
Si lasciò sfuggire un'imprecazione, quasi a voler maledire l'operosità del taglialegna, e si avviò verso qualche persona che aveva visto camminare in giro per il villaggio.

~
Nel frattempo, nella sala comune dove Rose sedeva ancora, sulla stessa seggiola intenta ad ascoltare le Lanterne, queste ultime incominciarono ad uscire. Alfar e il nano andarono a scavare in una miniera, probabilmente, mentre Jace e Bambino si stavano dirigendo verso il tempio. Non sapendo cosa fare si avvicinò ad una donna delle cucine, chiedendole se sapeva dove trovare alcune erbe specifiche che le erano venute in mente, ma sembrava che la sua interlocutrice non ne sapesse nulla. Provò a chiedere ad altre due donne lì accanto, ma nemmeno loro seppero nulla, se non di provare a vedere se Josefine avesse qualcosa, anche se la definirono una donna malefica, per qualche oscuro motivo.
~

“...di solito verso valle” disse un uomo mentre indicava una direzione.
“Grazie mille” replicò Richard prima di incamminarsi per andare nella direzione che gli aveva indicato.
Una volta fuori dal villaggio, lasciando qualche centinaio di metri tra sé ed il cancello, il guerriero decise di alzarsi in volo sopra gli alberi. Sarebbe stato più facile in quel modo poter trovare una zona disboscata, o vedere qualche albero cadere.

Quasi un'ora gli ci volle per trovare il taglialegna, ma sperava che la fatica ne avesse valso la pena, perché in alto, dove era rimasto a controllare il terreno per poterlo avvistare, il vento era stato poco clemente con il già malconcio Richard.
Come da piano, il combattente si avvicinò al taglialegna, con la scusa di aver bisogno di alcuni attrezzi per affilare la sua ascia. Si era messo al lavoro vicino al tronco dell'albero appena abbattuto, osservando di quando in quando cosa stesse facendo Jonah, ma l'uomo non sembrava tanto turbato.
"Jonah, penso tu abbia capito che sono qui anche per farti delle domande riguardo a questi sogni." Si fermò un attimo a causa del tremolio incontrollabile che gli fece sbattere i denti. "Ho saputo che sei stato il primo ad avere questi sogni, e magari tu sei parte della chiave per risolvere questo mistero." Si porta la mano alla fronte " Quindi ti prego di dirmi se ricordi qualcosa, qualsiasi cosa di inusuale che possa essere successo prima che tu iniziassi ad avere questi sogni. Animali morti, piogge fuori stagione, qualsiasi cosa"
Sperò che il suo approccio funzionasse in qualche modo con il taglialegna, ma questo si rifiutò di dire cosa alcuna, incolpando le Ombre, quasi fosse scontato che delle Ombre volessero fare del male agli abitanti di Penteref.
"Oh, sono loro i nostri nemici" disse Richard, quasi in tono canzonatorio "E come fai ad esserne sicuro? Certo, alcune ombre sono una piaga per l'Edhel, ma gli uomini stessi non sono da meno, evocando scheletri, lanciando epidemie e uccidendosi a vicenda. Pensa che io" lo sguardo del guerriero passò da Jonah verso il suolo " sono rimasto orfano per via degli uomini. Mio padre e mia madre sono morti per colpa di qualcuno che potevano benissimo considerare fratello, ma che si è dimostrato più spietato di un demone e più infingardo di un'Ombra" Si schiarì la voce "Quindi perché dai la colpa alle Ombre, mentre quelli che potrebbero aver lanciato la maledizione potrebbero benissimo essere gli uomini?"

Neppure raccontando un pezzo della sua storia, cercando di coinvolgere il suo interlocutore empaticamente, Arthur riuscì a cavare di bocca all'uomo una minima informazione. Ma questo perché, non sapendolo ancora, probabilmente aveva toccato qualche leva sensibile dell'altro. Penetrando nella sua mente con la magia, il drago vide il passato del taglialegna che uccideva il suo amico, ed ebbe persino un assaggio di ciò che gli incubi iniziali furono per lui: sensi di colpa.
Mesto e senza aggiungere una parola, Richard decise di far ritorno al villaggio, per fornire le informazioni che aveva appena scoperto ai suoi compagni. Era una falsa pista, ma era uno dei tanti segreti che Penteref, quel piccolo villaggio, sembrava nascondere agli occhi di tutti.
Il ritorno al villaggio fu più lungo del previsto. Nonostante si fosse alzato in volo sopra le fronde degli alberi per potersi recare in fretta dai compagni, una forte nausea lo costrinse ad atterrare in fretta e appoggiarsi e appoggiarsi al primo tronco. Il mondo sembrava girare su se stesso come se il drago si divertisse a fare giravolte in aria senza fermarsi, anche se in verità lui era seduto.
Ci vollero dieci minuti affinché si riprendesse, ma nonostante potesse già alzarsi, decise di riposare ancora un poco, volendo fare il viaggio in una sola volata senza altri spiacevoli incidenti.
Maledisse la sua stupidità e riprese il viaggio, pensando a cosa avrebbero mai potuto scoprire le Lanterne in un posto come quello. Inoltre perché proprio Penteref? Aveva qualcosa di importante quel villaggio sopra le montagne? I problemi del Edhel erano tanti, primo fra tutti la poca coesione interna. Tanti clan nomadi, tanti villaggi piccoli e dalla milizia assente o inadeguata. Non vi era nemmeno una Basilea, al che Lithien era una meta che pochi raggiungevano, vista la sua posizione fra due montagne impervie, e Neirusien era talmente tetra e buia che un villico di Penteref mai avrebbe potuto addentrarvisi senza venir ucciso o derubato.
Probabilmente sarebbe stato meglio tentare una parziale riunificazione dell'Edhel, piuttosto che perdere tempo con alcune ombre. L'unica cosa che sembrava non avere senso e che poteva intrigare di quel villaggio tra le montagne era la doppia luna e la neve che scendeva dall'alto senza posarsi.
Avrebbe voluto chiedere a Donovan cosa avevano veramente in mente le Lanterne, ma avrebbe aspettato. Rientrando nel villaggio si diresse subito nella sala comune, dove avrebbe trovato Rose che gli avrebbe detto dove fossero gli altri, ma ciò non servì, lì c'era Afrah.
Le si avvicinò, tentando di scostarla un poco dalla bambina, per poi dirle sotto voce ciò che aveva scoperto: Jonah aveva ucciso un suo amico, tempo fa, ed è quello il segreto che nascondeva. I sogni del taglialegna erano solo rimorsi, e nulla a che fare con l'attuale situazione.
Quando finì di parlare Richard si avvicinò a Rose, vicino ad uno stipite della porta. Era intenta a guardare fuori, con uno sguardo assorto. Le posò una mano sulla spalla e poi le scompigliò un poco i capelli, prima che il vecchio Malthe e Bambino arrivassero.
L'aria si era fatta carica di tensione in poco tempo. Malthe aveva convocato il prete, e in poco tempo il villaggio incominciò a riunirsi intorno alle due figure e alle Lanterne.
Il delirio scoppiò in un istante: Hamerich fu accusato di aver abusato di Greta, ed il prete campò delle scuse in aria. Le sue parole avevano senso, ma non erano le parole di un uomo privo di peccati. Pochi secondi e le donne accerchiarono la bambina, attaccandola non solo verbalmente.
Gli occhi di Arthur si fecero dorati in un istante, e la sua ascia si sollevò, ma prima che potesse saltare in mezzo alla folla, Greta era sgattaiolata via ed aveva imboccato la porta. Anche lui, senza pensarci, scattò all'inseguimento della bambina, rincorrendo Josefine e suo figlio. Si accorse dopo che con lui c'erano anche altre persone. Avrebbe voluto rassicurarli che ci avrebbe pensato lui e trovare la bambina, ma la corsa era molto stancante, e non sapeva se avrebbe fatto in tempo a riprendere la piccoletta prima che gli sfuggisse di vista. Infatti in un attimo lei gli sfuggì da sotto il naso, nascondendosi in un cespuglio, che a ben vedere era più una piccola tana. Una coperta e poco altro nascondeva un passaggio segreto.
Era lì che aveva dormito allora.
Il tempo però sarebbe stato impietoso con lui se si fosse fermato e avesse cercato di entrare in quella buca, così guardò velocemente nei dintorni, ma non vi era nessuna via d'uscita. Poco più in la vi era la palizzata, e probabilmente la galleria era una scappatoia per andare fuori dal villaggio, ma mai l'avrebbe scoperto Richard, se oltre la grande barriera in legno non avesse sentito dei passi.
Scattò in alto, volando oltre la palizzata per poi scendere fuori dal villaggio e inseguire Bambino e gli altri che cercavano Greta.

Pochi secondi dopo avrebbe ritrovato la bambina e Josefine con il figlio. Cinque figure oscure avevano rpeso la bambina, e una si stava allungando verso la madre e suo figlio.




Status & Co.
Energia residua: 90% (95-5 per spiare)
CS: 2 1 costituzione, 1 saggezza (1 in meno per malus)
Danni fisici: Tremolii costanti (malus ma non danno)
Danni mentali: Nausea e capogiri (malus ma non danno)
Equip:
Armatura di piastre- Armatura naturale- Scudo- Ascia e annessa sfera.
Oggetti:
Biglia oscura
Passive:
Sostegno: permette di volare/camminare sulle varie superfici (acqua ed aria comprese);
Personale 3/10: permette di portare persone o armi/armature pesanti senza problemi. In combattimento concede l'utilizzo anche di armi/armature pesanti senza il minimo sforzo;
Dominio I e II: Uso di difese a tempo zero e difese ad area con potenza pari al consumo;
Razziale: consente la trasformazione nella forma draconica o viceversa.
Attive:
La mente di un drago è diversa da quella degli altri esseri. Sempiterni o semplicemente dalla lunghissima vita, i draghi hanno memorie di tempi tanto remoti che nemmeno le fonti scritte più antiche che possiede l'uomo ne ha traccia. Ma quale è il loro segreto? Poter ottenere informazioni.
Un drago infatti è capace di penetrare nelle altrui menti, scavare in profondità e ottenere qualsiasi tipo di informazioni, dal ricordo più felice a quello più nefasto. [Spiare: Consumo Basso; Danno Basso + raccolta informazioni]

Note: Ho saltato alcuni discorsi, mettendoli in indiretto, inoltre ho inserito una scenetta in cui Richard sente gli effetti della nausea tanto intensi dal fermarlo (mentre ritorna al villaggio) visto che effettivamente camminare 1 ora per incontrare Jonah mentre lo cerca anche è diverso che fare il ritorno spedito verso il villaggio. Per il resto nulla, se non ho capito male, il 5% di energia che ho usato in precedenza rimane sottratto dal totale, quindi con spiare sono al 90%



 
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The Grim
view post Posted on 20/2/2015, 23:59





Il passaggio dal sonno alla realtà non fu drastico come s'aspettava, ma a suo modo fu traumatico. Jace ebbe la sensazione del tutto incomprensibile di essere tornato ad anni prima, quando nella sua infanzia sonno e veglia si confondevano così come realtà e fantasia, con incubi che erano reali tanto quanto sua madre e suo padre; forse addirittura di più. Non era del tutto irrazionale questo pensiero, soltanto un rigurgito del suo subconscio che gli ricordava dell'incontro col suo mentore in quel di Loc Muine, della loro sfida e di una vendetta non ancora compiutasi; da una parte tanto quanto dall'altra. Si rigirò col corpo indolenzito, i muscoli che si lamentavano capricciosi come se avesse riposato su sassi duri o sotto la pioggia battente; cosa della quale non aveva reale esperienza. Di svegliarsi senza voglia di affrontare una dura giornata invece era stato testimone più di una volta, ed ecco che per l'ennesima volta doveva far fronte ad una situazione a lui sgradita. Forse Afrah aveva un po' del suo magico caffè, panacea di ogni pessimo mattino. Si voltò verso la beduina, pure lei intorpidita, e le rivolse una carezza sulla guancia; della miracolosa bevanda non ne avevano nemmeno un goccio, ma si fece bastare quello sguardo per rimettersi in piedi in forma smagliante. Il loro padrone di casa non era lì nel magazzino, ma c'era l'altra ragazza di cui ancora non aveva imparato il nome. S'accertò innanzitutto che i suoi timori non fossero reali per quanto improbabili, e tirò un sospiro di sollievo sentendo che anche le altre avevano avuto una brutta nottataccia: acqua, annegamento, e poi un sogno che diventava una creatura; infine un'aspra lotta. Gli abitanti avevano parlato della prima situazione, ma non della seconda e ciò fece girare più di un ingranaggio nella testolina del Cartomante. qualcuno li aveva notati e si era affrettato a spaventarli e scacciarli da ciò che stava accadendo a Penteref, dunque una maledizione che aveva a che fare con una creatura senziente e lucida, che ragionava e reagiva. Il suo stomaco borbottò, così si diressero a fare colazione nella sala comune, dove avrebbero mangiato qualche boccone ed avrebbero scambiato due chiacchiere con le altre lanterne; se il Fato voleva in una notte forse avevano risolto il mistero.

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Il poco entusiasmo del Cartomante si smorzò, per non dire che scomparì del tutto, davanti ad una tavola così poco assortita e squallida. Il grigiore del cielo si rispecchiava in quel luogo dai pasti frugali, dovuti probabilmente al nero umore del villaggio. L'uomo prese qualche nocciola, e un pezzo di pane dure, e si dissetò con dell'acqua gelida come l'aria di quella mattinata. Non si aspettava la giovialità di un palazzo principesco ma nemmeno il silenzio del patibolo. C'era si confusione, ma quella che regna in un'officina, dove si va avanti e indietro a fare cose, non a godersi la gente. Così un gruppo sparuto di minatori partì con gli attrezzi in spalla ed un umore granitico, Buon Sangue e Occhio di civetta al loro seguito forse pronti a scoprire altrove quel che nel villaggio non si riusciva a capire; come l'eremita che s'inerpicava sulla montagna per capire la natura dell'uomo, che ad essa preferiva la città. A portare qualche nuova fu Io, ma a sentire le sue parole Jace preferì di aver desiderato altro: una giornata noiosa dove brancolare nel buio. Non che ora fossero più vicini alla soluzione del mistero, semplicemente si trovava davanti al torbido più nero, fango misto ad escrementi nel quale frugare a fondo. Storie di ragazzine e preti ne aveva sentito, ma nelle grandi città non in simili paeselli, sempre immaginati così puri e tranquilli. Un piccolo drappello si armò, di rabbia e sete di giustizia, e partì, verso la meta a pochi metri di distanza: Eloise, Io e Jace, col volto scuro e gli occhi privi di luce.

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Non c'era da far macello perché in un posto simile un ramo calpestato si fa pino che scricchiola e subito dopo quercia che cade; tre feriti e forse un bambino morto. Quindi sbraitare e far troppo baccano nella chiesetta si sarebbe ritorto contro di loro, Jace lo sapeva benissimo, e con quelle intenzioni varcò l'uscio dell'edificio, che di sacrale non aveva nulla. A malapena quella casupola si distingueva dalle altre, pareva come se fosse adibita a luogo sacro per necessità più che per devozione; anche se dentro era meglio dell'esterno. Ci stavano tre comari, sedute sulle lunghe panche, che erano assorte in un silenzio descrivibile con un solo aggettivo: religioso. Attendevano chete l'inizio della funzione, qualsiasi essa fosse e senza badarci troppo nemmeno loro, mentre Don Hemerich andava avanti e indietro, controllando le candele e pulendo l'altare, affinché tutto fosse perfetto. Il Cartomante voleva essere discreto, si avvicinò a mani giunte come in preghiera per non disturbare l'atmosfera del posto, poi con dei gesti appena accennati cercava l'attenzione del prete; l'infante era di tutt'altro avviso. S'avviò di gran carriera verso il prete, e con qualche parolina lo adesca di fuori; la mosca che s'infilava nella ragnatela senza starsi troppo a guardare intorno. E fu in quel momento che il ragno calò su di lei, non con gli artigli ma con un veleno portentoso sotto forma di parole minacciose.

" Don, so che cosa ha fatto a Greta. Ho visto le ferite sul suo corpo. So quanto abbia paura di lei.
Io non ho paura di lei. Ma lei dovrebbe averne di me.
Lei, don, non toccherà mai più quella bambina, né nessun altra bambina. Non le farà mai più del male.
"
Lo Stregone ebbe un attimo di trasalimento, sorpreso dalle parole e convinto che il piccolo gli avrebbe tirato uno schiaffone tanto potente da buttare il prete a terra.
" Sta facendo vivere a Greta i suoi anni migliori nella paura. E ora io voglio che sia lei, prete, a viverci. Abbia paura di me, Don, sempre. Perché io tornerò a Penteref, quando tutto questo sarà finito e se Greta non sarà felice e non starà bene, posso assicurarle che lei non potrà celebrare la messa il giorno dopo. Né quello dopo ancora.
Se oserà torcerle un solo capello io verrò a saperlo, lo può giurare. Ci siamo intesi?
"

Ritornerò, lo saprò, torcere un capello.
In quel posto remoto, al di fuori del tempo e dello spazio, simili minacce erano insensate.
Al prete non serviva nemmeno la violenza, il tempo sarebbe stato suo alleato, e con poche parole la comunità avrebbe visto Greta come una dissoluta, una persona figlia del peccato, magari perché diversa o senza genitori; qualcosa la si trova sempre. Pochi le sarebbero stati vicini, nessuno l'avrebbe salutata, finché non sarebbe crepata di solitudine, dopo una vita grigia e da dimenticare. Nella sua infantile indignazione era stata condannata all'esilio o alla disperazione, perciò toccò a Jace sistemare il pasticcio.

" Se mi è permesso aggiungerei due cose.
Se voi vi definite innocente da queste accuse potete scegliere due vie: potete lasciare che controlli i vostri ricordi, o potete declamare la vostra estraneità ai fatti. Nel secondo caso, dovete sapere che io posso facilmente riconoscere una menzogna dalla verità.
Infine vi devo avvertire, che pur essendo io una persona pacifica che aborrisce la violenza, sono al contempo un permaloso. Scoprire che state mentendo o cercare di bloccare la mia intrusione mentale mi farebbero arrabbiare parecchio e potrei addirittura infuriarmi.
Scegliete!
"

"Cosa diavolo volete da me? Andatevene! MALEDIZIONE A VOI!"

Ma quello si rifiutò di scegliere,
preferendo la fuga all'interrogatorio e sottovalutando la prontezza del Cartomante che in un baleno gli aveva già letto i ricordi.
Immagini troppo raccapriccianti per essere descritte, capaci di far breccia nel cuore del più insensibile.
Colpi che si infrangevano sulla pelle morbida e bianca di una bambina che era più bocciolo che fiore, striato col vermiglio del sangue e il bluastro dei lividi,
Il nero del dolore, in un'età in cui un termine simile non si dovrebbe nemmeno sapere,
sostituito dal candore di bua o male.

" Si, è stato lui. "
" Scusa, ma mi sono fatto prendere dall'ira. Ma dobbiamo assicurarci che Greta stia al sicuro... dobbiamo avvertire Malthe.Non è quello per cui siamo stati chiamati, ma è pur sempre una piccola tragedia e dobbiamo occuparcene, no? "
" Si, non è questo il problema di Penteref, ma non possiamo tapparci certo gli occhi.
Se il vecchio pazzo non ti da filo, corri da Afrah e da Donovan, ci penseranno loro.
"
" Scopri se ha capito l'avvertimento... e se sa qualcos'altro. "
E corse via verso il cuore del viallaggio.

Jace s'intrufolò nel tempio con passo lento, impassibile, e sempre più convinto che in quel posto non vi fosse la benché minima traccia di divino.
Forse avrebbe dovuto ringhiare d'odio, o sguainare la sua arma, farsi terribile e terrorizzare tutto e tutti, declamare con urla le sue intenzioni, invocare gli dei o la Giustizia. Invece sarebbe stato lui quella misteriosa entità che doveva rendere a chi subiva, e prendere da chi rubava; la lama del boia non era fatta di fiamma, né urla, ma di gelido e inflessibile acciaio. Il Don si era infilato nella sagrestia, e l'assassino lo seguì chiudendosi la porta dietro sotto lo sguardo severo delle donne che fremevano di far pettegolezzo; sesso e uccisioni attirano sempre quel genere di attenzioni, talvolta inconsapevolmente.

" Non provare a far nulla,
ad attaccarmi o a toglierti la vita. L'ora della morte non è ancora giunta per nessuno di noi.

Mi seguirai da Malthe...
"
" Io non vado da nessuna parte..."
"...confesserai quel che hai fatto a Greta..."
"... Io ho salvato Greta da una morte di stenti.
Le ho dato un tetto e del cibo caldo
...
"
"...e sconterai la tua pena.
Io l'ho so, ho visto tutto questo nel destino, rassegnati.
"
"Sei tu a dovertene andare.
Immediatamente!
"

Il sacerdote strepitava, s'infervorava, tremava mentre gli ordinava di lasciarlo andare, l'altro lo stava a guardare senza giudicare o muoversi. Si limitò ad aspettare pazientemente l'arrivo di Donovan, e sotto lo sguardo esterrefatto delle comari condussero il Don alla sala comune, dove si sarebbe svolto il secondo e più complicato atto. Lì lo stregone doveva giocare bene le sue carte, e per quello era stato calmo e posato, senza uno strepito o una minaccia fisica:
dovevano essere inattaccabili.


Z18bS

La situazione non filò liscia, e Jace avrebbe dovuto prendere quella cosa con rassegnazione. Nella sala comune l'arrivo di Hemerich suscitò lo scompiglio, il capo villaggio s'azzittì, la folla si indignò, e poi il prete riuscì a metterli contro la bambina che spaventata fuggì. Il cartomante stava impietrito, con l'ira che ribolliva nelle vene, lo faceva attecchire sul posto, quasi paralizzandolo. Lui - o meglio loro - erano arrivati lì per aiutare, per salvare quel villaggio da qualcosa, era stato supplicato il loro aiuto, ed ora il piccolo Io veniva sospettato di essere un demone o forse peggio; ancora un poco e sarebbero stati accusati loro degli strani sogni e le altre amenità di Penteref. Mentre un gruppo si gettava all'inseguimento della bimba, Jace schioccò le dita cancellando lo stanzone. Non lo distrusse in cenere, semplicemente lo mascherò con un'innocua illusione, seppellendo le uscite dietro una scenografia suggestiva. Voleva far paura a quei bifolchi, far tremare le loro viscere, e perlomeno portare almeno un paio di storie a conclusione. Un cielo plumbeo incombeva sul colle erboso su cui era stata trasportata la folla, e tra i fili verde scuro si ergevano come arbusti lunghe ossa sbiancate dal sole, forse d'uomini o forse di bestie. Ed anche lui mutò, fece a sé stesso dei ritocchi: tinse la sua pelle d'una luminosità dorata, fece brillare i suoi occhi di un blu elettrico come se lampi potessero partire dal suo sguardo, e il suo fisico si fece più prestante, la sua statura più imponente fino ad elevarsi di una testa dal resto dei presenti. Poi parlò e la sua voce risuonò profonda come sgorgasse da una caverna profonda, e al tempo stesso chiara e feroce.

" Signori, basta.
Il vostro Don è colpevole di aver violentato quella ragazzina, e che voi mi crediate o meno non ha alcuna importanza. Invece di fare i bigotti abbiamo problemi più urgenti da risolvere.
"

Per primo s'abbatté sul Malthe

" Voi dovete dimettervi da capo del villaggio, siete vecchio, stanco e rimbambito. La causa di tutto ciò è anche vostra, che non avete vigilato su Penteref. Alla fine di questa vicenda trovate un sostituto, qualcuno di onesto e deciso. "

Il sacerdote fu la seconda delle sue vittime.

" Appena noi Lanterne avremo sistemato questa questione, voi verrete con me. Io leggerò la vostra mente e decreterò il vostro destino. Come avete visto non ho nulla contro di voi, né alcun interesse a farvi del male. Sto solo cercando di raddrizzare le cose. "

Lo stregone avrebbe voluto semplicemente ucciderlo, ma avrebbe lasciato alla Quercia la decisione. Un giorno sarebbe stato Re ed allora si sarebbe fatto carico di simili responsabilità scervellanti, su togliere o meno la vita di un colpevole e come punirlo, ancora non era venuto quel tempo; aveva già fatto abbastanza per oggi.

Si rivolse infine alla folla tutta, perché ognuno di loro doveva espiare.

" Il vostro concittadino, il carpentiere Jonah mi ha mentito e ho tollerato questa mancanza di fiducia una volta. Dopo questa scenetta disgustosa non ho intenzione di tollerare una simile cosa una seconda volta, quindi adesso se qualcuno ha qualche sordido segreto che potrebbe avere a che fare con la vicenda lo confessi, e prometto che non gli sarà torto un capello né ora né dopo. Nessuno di voi può uscire da questo luogo, ed io mi accerterò che ognuno di voi stia dicendo la verità, e sarà meglio per lui o lei che sia così. "

Non l'avesse mai fatto!
Urla, pianti, strepitii, confessioni.
Tutte queste si fusero assieme in un coro assordante e assurdo dove poche voci riuscivano a farsi largo fra le altre.
Un'occhiataccia li costrinse all'obbedienza, o meglio a darsi una parvenza d'ordine, e parlare soltanto a due o tre alla volta.
La più interessante fu quella del chirichetto della parrocchia, Rewot, che sapeva tutto eppure non aveva parlato. Non lo biasimava, terrorizzato com'era, né lo perdonava, avrebbe trovato un modo per redimersi, volente o nolente, ma non stava al cartomante decidere la questione. Tutto il resto erano farneticazioni inutili, se non a spaventare Penteref e costringerla a rigar dritta almeno per un poco. Forse il Fato sarebbe stato benevolo col villaggio, però ancora c'era tantissimo da fare.



specchietto


CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 1 Determinazione 1 Maestria delle Armi 1
Critico 36 | Alto 18 | Medio 9 | Basso 5



Stato Fisico: Perfetto;
Stato Psicologico: Quasi perfetto, perdita di un piccolo ricordo (Paragonabile ad un danno Basso)
Energia: 100 - 5 - 18 = 77 %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,

° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya,
° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden;


Riassunto delle azioni: Jace si reca alla sala comune, fa colazione, e poi segue Io alla chiesetta. Lì scopre la verità sul sacerdote grazie all'abilità " Il Papa ". Manda il bambino ad informare Malthe e poi insegue Hemerich in una stanza del tempio. Lo tiene in custodia fino all'arrivo di Donovan, con il quale poi lo scortano fino alla sala comune dove si ha " il processo ", che finisce in un parapiglia. Quando Greta fugge, Jace usa Il Mondo per cambiare l'aspetto della sala in maniera irreale, nascondendo le uscite, e poi usa le passive del Talento - evidenziate in verde - per rendersi più prestante.

Attive in uso:

CITAZIONE
Il Papa: La tecnica ha natura psionica. Per essere castata vi è necessità che l'utilizzatore possa percepire il bersaglio in qualche modo, anche solo visivamente. Dopo aver colpito la vittima con successo, l'utilizzatore della tecnica verrà immediatamente a conoscenza di parte della storia del suo bersaglio, di qualche suo segreto, o delle sue paure e passioni. La tecnica in caso di successo provoca danni bassi alla mente della vittima, fornendo al caster informazioni di sorta sulla vittima, e va affrontata come una psionica di potenza bassa. Consumo di energia: Basso

Il Mondo: spendendo un consumo Alto e per due turni di gioco compreso quello d'attivazione, il possessore del talento potrà infine generare un qualsiasi numero di immagini per modificare interamente l'aspetto del campo di battaglia, come coprendolo con un velo illusorio e dandogli nuova forma. Potrà trasformare l'ambiente circostante nelle profondità del sottosuolo, in una città lontana miglia e miglia, negli anfratti di una fitta giungla o altro ancora. Non c'è limite ai luoghi che il possessore del talento potrà ricreare grazie a questa abilità, coprendo con un velo illusorio tutto ciò che lo circonda.Consumo di energia: Alto

Note: Una promessa è una promessa, 23:59 :D

 
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.Neve
view post Posted on 28/2/2015, 14:54




2q3ysty


Sagome alte svettanti in quel vuoto gelato. La foresta candida sullo sfondo era come una tela bianca pennellata da linee di inchiostro. Linee fumose, indefinibili. Si muovevano claudicando, rivolte a quegli spettatori troppo curiosi. Burattini inconsci in vesti copiose di drappi neri. Fumo grigio. Lo spazio arido trascolorava, l'aria formava buffe nuvolette di freddo. La vista pareva sfumare quelle immagini di neve e selva, mischiate assieme ma scevre dei colori del sottobosco. Mai una così elettrica tensione aveva visto la vecchia foresta. Mai davvero dopo anni di monotone giornate. Incastonata in quello spazio ridotto tra roccia e montagna, forse non più libera, non più aperta come un tempo.
Ora quasi il cielo imbruniva i contorni di quel luogo e loro ringhiavano, tremolando i volti inespressivi. La figura nera si era avvicinata alla donna allungando i suoi arti sinuosi sulle sue spalle. Quella era rimasta immobile, lo sguardo indietro, le braccia che stringevano il piccolo corpo di Kilian in una morsa troppo apprensiva e soffocante. Il suo volto glaciale adesso mostrava un'amara comprensione, quasi come se già sapesse. Quasi come se fosse consapevole del suo destino. E lo spettro aprì le fauci. Un suono gutturale uscì da quell'orifizio impietoso e parve come sforzarsi a pronunciare quelle parole nella lingua comune degli uomini.

"Lascialo."

Sibilava.
Nera caligine evaporava dal petto. Un soffio distinto.

"O r a l u i c i a p p a r t i e n e."
Come anche lei. Avrebbe detto. Come anche quella figlia di nessuno, smarrita e piagnucolante.

"Non osate toccare mio figlio!"
La donna berciava adesso con tutto il suo fiato, furente. E si ergeva come un baluardo a difesa di quella creatura. Sulla sua pelle adesso trasaliva come un fumo violaceo. Una nebbia soffocante ed insieme spettrale. La pelle diafana sul volto adesso metteva ancor più in evidenza le piccole vene verdastre, e le orbite si svuotavano in neri pozzi di tenebra. Non vi era più nulla adesso della graziosa Josefine, o della donna che era stata. Solo l'ombra di un'antica bellezza. Un fascino terribile.

"Quello non..."
Sillabava ancora lo spettro.
"Q u e l l o n o n è t u o f i g l i o . . ."
Le parole le arrivarono in faccia come una ventata di aria fredda, secca e pungente. Lo sguardo prima iracondo si spense in un grugno rassegnato. Lo sapeva, lo sapeva bene. Eppure aveva provato a far finta che fosse tutto vero, che lei era realmente Josefine, la donna di Penteref, la madre di Kilian, la vedova.
"Ma ora è come se lo fosse."
Aveva detto con la voce spezzata di un cardellino addolorato.
L'altro la rintuzzò vendicativo.
"Tu sei come noi."

Un gelo silenzio calò sui presenti.
Ma la risposta della donna fu rapida, inaspettata.

1h8biq

"Io sono qualcosa in più."

__ _________________ __


Nella sala comune pervasa dal caos, le genti di Penteref erano ancora terrorizzate dalla magnificenza di quell'arcana illusione. Prati di verde rado e poi ossa ed immagini di luce si accavallavano le une alle altre, volte a formare una cupola immaginifica e surreale. Una prigione dalla quale non poter scappare. Uomini e donne, nel piccolo della loro ignoranza, avevano dovuto svelarsi, raccontare segreti e passioni, fantasmi celati in cassetti bui e polverosi. Spesso il male è un signore bardato di grigio, una dama di mille piaceri, un furfante, un assassino. Molte volte invece è il volto più lindo e rispettabile del villaggio, un'anima apparentemente pia e senza peccato. Gli abitanti di quel piccolo borgo avevano imparato solo adesso quell'amara lezione. Ed a nulla servì giustificarsi di fronte ad una tale evidenza. Hemerich aveva confessato le sue atrocità di fronte a quei volti sgomenti ed inorriditi. Alcuni avevano pianto, molti erano svenuti dall'agitazione. C'era poi chi ci stava lasciando le penne, in un sol colpo. Il vecchio Malthe, disteso morente sul pavimento legnoso della grande casa, pareva uno di quei fantocci di paglia accartocciati su se stessi. Immobile, senza respiro. Per un attimo di breve concitazione nessun altro parlò. La sala rimase muta.
Solo le imprecazioni della Vecchia Quercia spezzarono quel silenzio.

"Porco Mondo!"
Esclamò Donovan, impazientito.

"Cosa...?"
Si chiese guardandosi intorno.
"Cosa abbiamo fatto?"
E si portò le mani rugose tra i radi capelli incanutiti.

"Cosa hai fatto?"
Saettò con voce più tonante verso quello sbarbato della malora.
"Non è così che noi ragioniamo, ragazzo!!"
Sputò fuori il suo verdetto.
"Non è dai vecchi e dai deboli che otterremo le risposte.
Non è spremendoli in questo modo che arriveremo alla verità."


Gesticolava adirato e affranto allo stesso tempo. Aveva sbagliato qualcosa con quei ragazzi? Dove aveva sbagliato? Si ripeteva.
Una voce flebile arrivò dal pavimento, lì vicino al vecchio capovillaggio disteso. Una voce di donna.
"Respira ancora."
Balbettò.

La Quercia si volse come una saetta verso tutte le Lanterne presenti.
"Cosa aspettate? Fate qualcosa per rianimarlo!
Il vecchio pazzo è l'unica persona ragionevole in mezzo a questa marmaglia."

Poi si rivolse ancora a Jace.
"E tu, vedi di far sparire tutto questo teatrino, Cartaio."

__ _________________ __

L'aria ancora torbida di terrore e passioni, si smosse in un'ultima folata di vento capriccioso. E Greta si dimenava tra le braccia di quella sagoma spettrale. Piangeva, urlava. Quella non muoveva un arto. Stava ferma e granitica, tenendola stretta, non accennando minimamente a volerla lasciare andar via. Le prese le spalle con forza e delicatezza al tempo stesso, come se avesse paura di far male ad un uccellino che tentava di scappare, poi poggiò la fronte sulla sua bionda zazzera. Gli occhi della bambina parvero spegnersi e poi piombare in un tetro sogno, la bambola di pezza le cadde dalle fragili dita e si sporcò di fango e neve. Nessun altro fiatò, ma il volto della beduina si fece iracondo. Carico di comprensione e rabbia assieme. L'avrebbe assorbita, pensava. Lo sapeva, lo sapeva bene. Aveva visto molte volte quella strana pratica tra le ombre speculari. Prima stordivano le loro vittime e poi entravano nei loro corpi e vivevano le loro esistenze. Non poteva lasciarglielo fare. Non poteva permetterlo di nuovo.
Non dopo quella volta.

"F e r m a t e v i!"

Berciava all'aria rappresa.
Quell'urlo non era la blanda richiesta di una donna supplicante. Era l'ordine di un essere primigenio, l'ira incontrollabile di una Banshee. Uscì fuori dalle sue labbra, vomitato insieme al dolore. E loro lo udirono, lo udirono bene. Entrò nei loro corpi di pura essenza, tra ossa inesistenti e muscoli e sangue. Ne squarciò le strutture, ne lacerò i cardini, riducendoli a mere strisce di fumo. Poi però, si ricomposero nuovamente.

D'altro canto le grigie fumere sono prive di vera consistenza.

E poi accadde senza un preciso motivo.
Tre di quegli esseri si staccarono dal gruppo per andare ad avventarsi contro quella strana produttrice di suoni distorti. Afrah sfilò la Vena dalla sua custodia e squarciò l'aria con rapide e guizzanti sferzate. Se almeno questo fosse servito a proteggere tutti gli altri, si sarebbe fatta carico e scudo di tutti i loro attacchi. Intanto l'altro spettro si avvicinava ancora alla madre ed al figlio, che adesso, notata la vera parvenza della genitrice, cercava di scappare finanche da lei. Lei lo copriva con tutto il suo corpo, ancora una volta. Non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male.

"Non meriti il privilegio che ti è stato concesso.
LEI ti aveva scelta."

Disse lo spettro.
"Ormai non voglio più ubbidirle..."
Rispose, spezzata.

E Greta, tra le braccia dell'ultima ombra, chissà cosa sognava dietro a quegli occhioni chiusi. Uno della triade plasmò della nera materia dal suo stesso corpo e la disperse verso tutti i nemici, ma la beduina - evocato il suo velo etereo - riuscì a schermare se stessa ed i suoi compagni dalle ferite che ne sarebbero derivate. Facendo questo però, perse per un attimo il filo della concentrazione, e non si accorse dello spettro dietro di lei che l'aveva colpita con mani artigliate all'altezza della nuca. Gridò, e le gambe cedettero. L'ultimo arrivò frontalmente. La sua gamba destra parve allungarsi contro l'addome della giovane beduina.

Gridò, un'altra volta, ed i sensi l'abbandonarono.

QM PointEloise, Alaria, Bambino e Richard: vi riguarda la prima e l'ultima parte del post. Josefine si sta trasmutando in qualcosa di simile ad un'ombra e cerca di proteggere Kilian a tutti i costi. Le ombre la riconoscono come una di loro, ma lei dice che è qualcosa in più. Greta sta per essere assorbita dall'ombra che la tiene stretta e sviene. Afrah urla ad area contro tutte le ombre che ricevono un danno fisico Alto. Tre di loro si staccano dal gruppo. Una cerca di portare un'offensiva magica ad area contro tutte le Lanterne ma il Velo di Afrah ( di cui potete leggere una breve descrizione nella mia scheda) protegge tutti. Tutte e tre le ombre attaccano Afrah con diverse offensive, facendola cadere priva di sensi. Non vi dirò la pericolosità delle ombre, ma considerate che Afrah che è una B non è riuscita a fronteggiare tre di loro assieme.

In confronto dovete rispondere con le vostre azioni e, se esse si tratteranno di attacchi, sappiate che ogni post varrà come un turno di duello (massimo due tecniche + gli attacchi fisici e i diversivi). Vi risponderemo quando tutti avrete postato e procederemo in questo modo, sempre in confronto, come da duello. Ovviamente potete anche mettervi d'accordo prima per provare un'azione combinata.

Il Cartaio, Occhio di Civetta e Buon Sangue: la Vecchia Quercia non prende troppo bene tutto il trambusto che ne è derivato, così ammonisce Jace - dicendogli di far sparire tutto quel teatrino - e intima agli altri di far rinvenire il povero Malthe.

Anche per voi, comunicate in confronto quali saranno le vostre azioni e noi vi risponderemo di conseguenza.

Divertitevi!

 
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Lill'
view post Posted on 16/3/2015, 22:04






Àlfar… soffiò appena, rauco.
Non aveva sentito i rantoli bestiali dell’idolo cornuto, con le sue mille voci e facce. Non aveva sentito i propri piagnistei, quando s’era rifugiato nella stalla immaginaria che però puzzava di urina e paura, vere come quelle che ti animano sangue e viscere. Aveva volto la testa. Quando aveva avvertito il vuoto infido dietro gli sguardi della brunetta, così simile ai tanti spiriti in cui s’era imbattuto; quando Hemerich aveva gettato altrove i suoi occhi avidi dietro un bicchiere, un bicchiere colmo di dolore e di ciò che rimane. Aveva volto la testa, e continuato. La selva ti sussurra sempre parole infami, nel gelo delle montagne. Le tende dei moribondi in un campo militare, il lago Nero sotto il Gigante – pure. Solo rumori.
Vai avanti, viandante.


Qualche pietanza sul fuoco per il pranzo emetteva un fischio teso, ogni tanto. Nella Casa grande poco si muoveva ancora, ad eccezione del Meticcio a terra che assisteva il vecchio - Buon sangue lo chiamavano, e a ragione. Il piccolo taglio aperto sulla sua pelle violetta pareva niente ora, al confronto del prodigio - un altro ancora - accaduto davanti a tutti: il vecchio Malthe si era rialzato dalla morte. Forse era l'evidenza dei poteri dello sciamano, l'aura arcana che correva dai suoi tatuaggi colorati ai capelli blu-corvini, ritratto stesso dell'Edhel selvaggio; forse le parole struggenti emesse dal vecchio prima di svenire, o quelle dure della Quercia. Eppure nessun movimento si azzecava, il maledetto silenzio aleggiava come il sentore del grasso e del vino.
Anche Rick Gultermann diede bene un occhio in giro, per non trovarsi brutte sorprese: la memoria di sporcherie e facezie non scompare, lui lo sapeva bene, sia se lo ammetti davanti a tutti, sia se te lo tieni nelle viscere, a gorgogliare come vino acerbo.
Si pulì il muso su una manica da quel vago sapore acetato: anche l’uva di bel sole ne vedeva poco lì al Nord.
Se le immagini di campi d’erba amara e resti spolpati al gelo erano scomparse, però, così non si poteva dire delle preoccupazioni del cartomante. In quei pochi istanti dopo l’inghippo con gli abitanti, il ragazzo dell’Akeran pareva preso da altro, guardava fuori. Forse Jace rimuginava sulla ramanzina di Donovan, o magari voleva evitare lo sguardo dei popolani. In ogni caso, Rick pensò, era meglio tornare alla chiesa e controllare le sue attrezzature, ché di armi addosso non se ne aveva mai poche in sua esperienza. Quando il nano si avvicinò al Cartaio però, sulla soglia dell’uscita, allora quello si volse di scatto verso la sala:

Afrah è in pericolo! Vecchio pensaci tu a questi bifolchi.
Gridò, gli occhi azzurri d’improvviso su Donovan.

Così le Lanterne lasciarono il silenzio polveroso e dal sapore di carne e paure di quella sala, correndo via come con i diavoli del Bathoos alle calcagna. Uscirono nel mattino inoltrato per Penteref, sotto il sole pallido. Tra le baite di pino, sui declivi folti di verde sconfinato fuori le mura non si azzeccava nessun movimento, così cercarono tracce e segni sul terreno. Che pericolo, cartomante fece il nano a un certo punto, il più indietro nel terzetto. La neve ricopriva appena le orme di chi era uscito solo poco prima; Buon sangue seguiva silenzioso Jace Beleren, che seguitava ad avanzare senza una risposta, solo in cerca della sua donna. O così diceva lui.
La stessa persona che, proprio con la vecchia Quercia, li aveva riuniti - se ammassare qualcosa in un sol posto fosse possibile, oltre le cime dell'Erydliss. Se quegli altri viandanti arrivati al campo tempo prima non erano dannati spettri sotto pelli di uomini anch'essi; o forse il contrario.
Loro non cercavano il bandolo della matassa, però. Piuttosto non finirci ingarbugliati, quello bastava.

Ad un certo punto scoperchiarono una botola dietro una qualche fratta che cresceva in un piazzale, trovando la piccola galleria che si insinuava nella terra fredda e umida. Si fermarono un istante: era quella usata dalle altre Lanterne poco prima, non c’era dubbio. Rick Gultermann avvertiva poco col suo naso tappato, a parte il probabile pranzo nella casa grande che ormai era sicuro di saltare; un vaga idea di presenze maligne però, giù oltre le porte del villaggio, gli formicolava nella testa. Si passò una mano addosso: la veste di lana che portava era ben meno dura della sua armatura di cuoio. La iella abbondava sempre, invece.
Lì sotto?
chiese agli altri,
mentre si aggiustava un coltellaccio da cucina alla cintola, unica arma che aveva raccattato nella sala prima di uscire.

Che c’è, hai paura ora?
Jace mosse il capo ansioso.

L’umidità della terra li accolse senza che si sentisse un altro fiato. Qualche palpito distante, forse, tra radici fangose e contorte; il vento sibilava costante tra le fronde, anche al riparo sotto le cappe del Cartaio e di Buon Sangue, quando il terzetto sbucò nella foresta fuori dal villaggio. Una pioggia sottile rigava il cielo, leggera e inconsistente.
Svoltarono all’ombra di un altura, cercando di ottenere una visione più chiara sulla vallata: niente. Rick Gultermann imprecava più o meno in silenzio ogni tanto in coda al gruppetto, ché all’unica occasione buona doveva farsi strada a sentimento e con i pugni, per trovare quello che cercavano – i diavoli di Berion sapevano cos’era, poi.
Doveva entrarci qualcosa con quello che avevano visto nel sonno la notte prima.

Il cartomante teneva il passo, come sentisse qualcosa di più di Occhio di civetta; chiuso nel suo manto avanzava nel sottobosco, tra un tronco invecchiato e un tappeto di muschio bianchiccio. Ma oltre la neve anche una polvere grigia, sottile, aveva preso a depositarsi sulle felci e sulla stessa cappa bluetta del Cartaio. Quando si fermarono un istante per guardare la cenere che cadeva da un cielo bruno e serrato, allora qualcosa li scosse. Avvertirono dei rumori in lontananza, delle voci: qualcuno urlava forse, e le tre Lanterne ruzzolarono giù verso la vallata non badando a radici e pietre nascoste sotto la neve.
Si fermarono davanti a un gruppetto di abeti rossi. Una nuvoletta di aria gelata copriva lo spazio che si apriva tra gli alberi alla loro destra, e Occhio di civetta guardò all’insù: la pioggia di cenere celava lo sguardo animato di Jace Beleren; anche i colori vivaci di Alfar si perdevano in quell’alone mentre i tre si rivolsero un’occhiata, l’ultima.
Poi si mossero rapidi oltre gli abeti.
Le Ombre erano lì, infine. Rick, lì dietro, pareva un mulo che camminava a testa bassa: alla vista delle figure di fumo e pece che lottavano con le altre Lanterne i suoi occhi si fecero due fessure ancor più strette, e accennò appena una smorfia con le labbra di ciuco. Pensò che, almeno, quei vermi e quegli incubi forse li poteva scacciare davvero. Il legno del coltellaccio scricchiolò nel suo palmo ruvido, intirizziti dal freddo.
Solo rumori nella selva, berciò nella sua testa.




SPOILER (click to view)
CS: 5 (2 Pellaccia dura, 1 Tempra di ferro, 1 Riflessi fortuiti)
Energie: 70 - 5 - 20 - 20 - 10 = 15%
Danni Fisici:
Alto al busto, Basso alla Gamba sx [5/16]
Danni Mentali:
Alto + Basso [5/16]
Armi:
Coltello [mano sx]

PASSIVE
QUOTE
~Abilità da Talento. Io speriamo che me la cavo.
[Talento, Passive liv. I, II e III; Possibilità di difesa istantanea, Difese ad area con Potenza pari al Consumo, Difese inconsce]

~Abilità razziale. Il tozzo ancora in piedi.
[Razziale Nano Tenacia, Passiva; Insensibilità a fame, sete o fatica]

~Abilità personale. Sopporta!
[Personale I, Passiva; insensibilità al dolore fisico]
[Pergamena Irriducibile, Iniz. Campione; possibilità di muoversi con ferite ingenti]


~Dono dell'Oscurità:
[Passiva; Possibilità maggiori di interazione con le ombre, 1 CS in riflessi]

PRIMA LEGGE
[Passiva; il portatore dell'artefatto avrà un auspex in grado di localizzare i personaggi tendenzialmente malvagi.]

TERZA LEGGE

[Passiva; il possessore dell'artefatto sarà in grado di comunicare telepaticamente con tutti i personaggi tendenzialmente malvagi.]

ATTIVE
QUOTE
Batosta VI. La rabbia di chi ha fame.
I. Quando si ha lo stomaco vuoto è dura non essere nervosi - è dura pensare, muoversi piano. Si sarà incazzati, come Rick, con tutti ma invero con nessuno. Si ricorrerà a quanto si ha, tutto. E il nano ha dalla sua delle potenze carnali e antiche, vortici scuri e lampi scarlatti: li userà per rendere i suoi prodigi più forti quand'è disperato, più insidiosi. D'altra parte egli ricorre a forze oscure, risvegliate da chi brama anche sole briciole: e dunque pagherà lo scotto di tale potere, indebolendosi nel fisico.
Come un affamato - come chiunque prima o poi.
Tramite un consumo Basso, Rick è in grado di rendere per 2 turni (quello in cui casta la tecnica e quello successivo) le proprie tecniche magiche di un grado di potenza superiore rispetto alla norma, senza per questo dover aumentare di un grado il consumo necessario per castarle. Come contreffetto, però, egli sarà più vulnerabile a quelle fisiche, da cui dovrà difendersi come se avessero un grado di potenza superiore rispetto al consumo con cui l'avversario le ha castate.
I. [Personale V; Consumo Basso, potenziamento/depotenziamento Magiche/Fisiche, 2 turni][Natura Magica]

~Batosta III. Questa sedia è la mia sedia!
O questo sasso è il mio sasso!, o questa brocca di birra è la mia brocca!ce ne sono tanti come lui ma questo è il mio!
I. Ecco, non è che Rick sia propriamente affezionato agli oggetti che possiede - anche perchè possiede ben poco. Ma il fatto è che, in situazioni cirtiche, ha imparato ad usare al meglio ogni circostanza o arma impropria; qualsiasi sia la natura dell’oggetto con cui sferra un’offensiva, infatti, egli è in grado di riversare in esso tutta la sua smania di vivere, l’oscuro sentimento ancestrale che l’ha portato ad essere così attaccato all’esistenza, malgrado tutto.
Tramite un Consumo Alto un’ aura nerastra, che sa di sporco e maligno, rivestirà l’oggetto in questione, conferendogli per la durata di 2 turni la capacità di infliggere danni Medi tramite attacchi fisici con esso portati. Macchie globulose e scarlatte, dall’aspetto primordiale come quello del sangue, correranno su e giù per quella nuvola di fumo nero. Farà paura, per certi versi.
Dopo di che è probabile che l'armatura o la sedia o il piatto vengano buttati per strada.
I.[Pergamena Favore delle armi, Iniziale; Consumo Alto, Attacco/Difesa Media per 2 turni][Natura Magica]

QUOTE
~Batosta VIII. Solo un'altra mazzata.
Vita di tafferugli, in ranghi di fanteria o in taverne, lotte continue per inezie o premi nobili - stessa cosa, spesso. Il nano si è fatto strada tra botte e colpi di spada, sempre, tra chiunque; nemico giurato o compare di sbronze del giorno prima, sedia o qualsiasi stuzzica-dente gli sia capitato in mano: contro tutti. In fondo, è solo questione di un'altra mazzata.
Con un consumo variabile, Rick potrà generare un'offensiva di natura magica: ricoprendo un suo colpo fisico -armato o meno- il grumo di energie scarlatte che lo assiste infonderà nell'attacco una potenza di un livello inferiore al consumo, investendo con fulmini vermigli l'intera area che lo circonda.
[Personale VII; Variabile offensiva ad Area][Natura Magica]

~Batosta VII. La fame che ti tormenta.
II. Allo stesso modo, con un consumo Medio, il vagabondo sarà in grado di riversare le leggi della sopravvivenza in un urlo, uno sguardo od una parola: forze che sono un'imposizione. Il bersaglio sarà infatti costretto, qualora subisse la tecnica, a rimanere immobile nella propria posizione per tutta la durata del turno successivo.
II.[Pergamena Imposizione, Comune; Consumo Medio, immobilità totale del bersaglio per 1 turno ][Natura Psionica]

RIASSUNTO E NOTE: Ho citato le tecniche, lasciando un accenno di quello che fa il mio pg in combattimento a Grim e Volk e a chiunque voglia (accenno che può andare dal non dire nulla su ciò che fa Rick a prendersi senza problemi più libertà). Le passive le ho citate integralmente nel secondo e terzo post, quindi qui evito.


EDIT: due battiture nel post, un riassunto migliore delle energie spese nello specchietto. [00.18]

Edited by Lill' - 17/3/2015, 00:18
 
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Endymyon
view post Posted on 17/3/2015, 22:04




Llusern ~ Tracce sull'acqua

Avevano ritrovato Greta, finalmente, ma la situazione non era delle più rosee. Il gruppo di ombre si scisse subito, andando ad attaccare da una parte Josefine, e dall'altra Afrah. La beduina lottò contro tre di quei mostri dalla forma umana ma dai tratti cinerei, per poi ritrovarsi ineluttabilmente fuori combattimento.
Il gelo che lo aveva condizionato fino ad allora venne sommerso da una vampata di calore: il drago non lo avrebbe permesso, non senza combattere. In un attimo un velo invisibile sembrò poggiarsi su di lui e sulla sua ascia, e senza indugiare saltò all'attacco. Pochi passi sopra lo strato di neve, per non farsi sentire, e poi uno slancio in aria, un salto che si concluse con un fendente dall'alto verso il basso sulla prima ombra che aveva a tiro. Voleva spaccarle il cranio e vedere se anche dalle ombre usciva sangue, e come sarebbero morte, se dissolvendosi nell'aria, come un sogno, oppure sgorgando a fiotti qualche liquido come gli esseri umani.
L'urlo di Alaria fu ciò che spense il silenzio, assieme ad un drago enorme che comparve sul campo da battaglia. Sperava di essere abbastanza coperto per poter centrare il colpo, ma quasi come se lo avesse previsto, l'ombra scansò il colpo primario. Nemmeno la scarica di magia aveva funzionato contro quel essere dai tratti indefiniti, che in un batter d'occhio, alla stessa velocità con cui si schioccano le dita, sparse su tutto il campo da battaglia della cenere ustionante.
Nonostante sapesse benissimo che non doveva distogliere il suo sguardo dall'avversario, gli occhi di Arthur andarono a scrutare cosa stessero facendo i suoi compagni, e purtroppo scorse subito la difficoltà derivante dall'inferiorità numerica. Il drago che affiancava Io era l'unica cosa che aveva riportato la parità numerica, ma nonostante ciò gli avversari sembravano più agguerriti di loro. Anche il nemico contro cui combatteva non sembrava volersi risparmiare, e con una velocità superiore a quella del drago, un paio di artigli fecero capolino vicino al suo ventre.

Che sciocco da parte sua buttarsi nella mischia per gli altri. Perché mai lo aveva fatto? Quella donna che giaceva lì a terra non la conosceva neanche, e a malapena sapeva il nome dei vari componenti del gruppo che aveva incontrato due giorni addietro. Inoltre aveva già fatto la sua parte per il bambino, tentando anche di salvarlo, la notte precedente, dal freddo, senza sapere che sarebbe stato lui stesso a subirne le conseguenze.
Non aveva alcuna ragione di proteggere quelle persone a cui nemmeno si sentiva legato.


In un istante Richard contrasse i suoi muscoli, generando una barriera sopra tutto il campo da combattimento che andò ad annullare la fuliggine ardente, e solo sbattendo le palpebre creò vari pentacoli di fronte a tutte le Lanterne, tentando di garantire la loro incolumità, oltre alla sua. Non gli serviva nemmeno pensare al da farsi, ora che il suo avversario si era chinato per azzannarlo, ed implacabile, come la valanga che scende dalla montagna, la sua ascia fece un mezzo giro, e anche questa volta, senza successo.
Sembrava che il suo avversario si stesse beffando di lui, e per un istante gli sembrò di vedere un ghigno su quella faccia senza alcun volto. Nonostante ciò, il suo corpo però rimase immobile, come se i suoi muscoli si fossero pietrificati, riducendolo ad una statua.
Il bosco vibrò per un secondo, e da esso uscì un cervo, che con pigra calma si avvicinò verso le ombre e Josefine. Senza che Richard capisse quel che stava succedendo, la donna e l'uomo dalla testa zoomorfa si misero a parlare, sebbene quella non fosse una vera conversazione amichevole. Era un discorso abbastanza astratto e difficile da comprendere senza sapere gli antecedenti, eppure si capiva benissimo in che posizione fossero i due e chi fosse a dominare il proprio interlocutore.
La paura di Josefine infine si spense in uno straziante urlo carico di odio e terrore.
L'umanità stava abbandonando il suo corpo proprio in quel momento, riversando tutta la sua rabbia e al sua frustrazione sull'ambiente, dando vita agli alberi e rendendoli i suoi schiavi. I tronchi presero vita, e le radici sembrarono diventare delle gambe vere e proprie. Il drago nemmeno si accorse di poter muoversi, vedendosi accerchiare da ogni parte da quelle mostruosità.
La paura però presto mutò, cambiando aspetto e diventando qualcosa di più difficile da gestire: rabbia. Un bambino giaceva a terra, quasi esanime: un intero manipolo di nuovi avversari li stava accerchiando e un essere capace di fermare il tempo, o quasi, si era unito alle Ombre, e come se non bastasse, Josefine stessa era stata arruolata tra le fila nemiche senza il suo consenso.

Non avrebbe perso. Questo mai.
Non avrebbe smesso di tentare.
Lui avrebbe difeso tutti.


Ancora una volta una doppia serie di pentacoli si pararono di fronte a tutte le Lanterne. Quello era il momento opportuno per sprecare le sue ultime risorse ed uccidere quelle dannatissime Ombre, dacché esse erano tutte riunite. Mentre scattava a prendere i due bambini dalle grinfie dei nemici, il drago lanciò verso le ombre una biglia che, frantumandosi, assorbì tutta la luce presente sul campo di battaglia, dando il tempo ad Arthur di imbracciare la sua ascia e mirare verso il gruppo avversario e sparare i suoi ultimi colpi.
Aveva raggiunto da poco il piccolo che aveva portato fino a Penteref, quando si abbassò per lasciare campo ai suoi compagni di bersagliare le ombre. Fu un tripudio di magia quello che percepì nell'aria attorno a lui, e le ombre ad una ad una incominciarono ad accasciarsi al suolo.

Tra un affanno ed un altro, anche l'ombra di Josefine cadde a terra per merito del taglialegna. Richard non si chiese nemmeno cosa ci facesse lì il taglialegna che un conato di vomito risalì su per la gola e il suo corpo rigettò il frugale pasto che aveva ingerito a colazione. Anche la sua testa aveva incominciato di nuovo a dolergli, e anziché rialzarsi, cadde a terra, sconvolto dall'urlo che la fu madre di Kilian aveva ruggito dal profondo dei suoi polmoni.

Che cosa avrebbe fatto ora, quel ragazzo? E che cosa sarebbe capitato a loro, dopo quello strano incontro con l'uomo cervo?
Nonostante la stanchezza, almeno questa volta era sicuro di aver fatto di tutto per proteggere i suoi commilitoni.


Status & Co.
Energia residua: 90% -10-10-(40)-10= 20%
CS: 2 1 costituzione, 1 saggezza
Danni fisici: Alto
Danni mentali: Basso + Medio
Equip:
Armatura di piastre- Armatura naturale- Scudo- Ascia e annessa sfera.
Oggetti:
Biglia oscura
Passive:
Sostegno: permette di volare/camminare sulle varie superfici (acqua ed aria comprese);
Personale 3/10: permette di portare persone o armi/armature pesanti senza problemi. In combattimento concede l'utilizzo anche di armi/armature pesanti senza il minimo sforzo;
Dominio I e II: Uso di difese a tempo zero e difese ad area con potenza pari al consumo;
Razziale: consente la trasformazione nella forma draconica o viceversa.

Attive:
CITAZIONE
Chi vuol sopravvivere però non può sempre essere leale. Le grandi battaglie non si vincono affrontando frontalmente il nemico, ma utilizzando la strategia. Bloccare le truppe o decimarle, togliergli i rifornimento di cibo e varie altre tattiche giovano alla vittoria. Il sapere è potere, e nessun guerriero dovrebbe disdegnare la magia; un giorno essa potrebbe salvargli la vita.
Il trucco magico più utile a chi combatte è di certo il poter diventare invisibile. Spesso si sottovaluta la cosa, ma tutti facciamo molto affidamento sulla vista. E se non vedessimo il nemico? Penseremmo lui non ci sia.[Invisibilità: Consumo Medio; Invisibilità per 1 turno] Spesso però i nemici potrebbero avere tra di loro degli elfi o qualche animale, che ben più abituato di un uomo ad ascoltare o a fiutare, potrebbe intuire che vi sia un nemico invisibile. In casi come questi è utile poter quantomeno non farsi sentire e cercare un riparo in controvento alla svelta. Come il più raffinato degli assassini, anche con un'armatura a piastre diventa silenziosa se ci si mette d'impegno. [Movimenti Silenziosi: Costo Medio; PW 1 cs velocità per 2 turni + silenziosità]

CITAZIONE
L'incolumità altrui, per Richard, è molto importante, quasi quanto la propria, perciò egli ha ottimizzato i consumi di energia affinché le barriere impiegate sugli altri siano di egual potenza alle sue. [Passiva II del Talento Guardiano: Difese ad area pari al consumo] Quando le offensive avversarie si rivelano assai più poderose ed in grado di danneggiare maggiormente il fisico delle persone, Richard frappone ad esse una barriera più solida. Questa, a dispetto della precedente, si estende finanche ai suoi alleati. [Attiva II del talento Guardiano: Consumo Medio; Difesa Media ad area] x4

Proteggere il proprio corpo però non è sufficiente, molto spesso la guerra è a livello mentale, tramite trucchi che inducono ad un ammaliamento o al terrore. Onde evitare che lui e i suoi compagni fossero in difficoltà in presenza di queste tecniche, Richard ha sviluppato una specie di difesa che può condividere con chi egli reputa degno di essere protetto. [Personale 1/10; Difesa Psionica Variabile di un livello inferiore al consumo]

Note: Che dire? Bho, non so, essendo un topic di combattimento, io li faccio a modo mio, come sempre, quindi spero che la confusione e la velocità delle azioni vi sia piaciuta, altrimenti nada, non mi metto di certo a descrivere troppe cose :sese:
Tutto quanto si trova in confronto :zizi:

Edit: dimenticavo di mettere i danni dell'ultimo attacco, e ho cambiato alcuni termini: troppe ripetizioni :asd:





Edited by Endymyon - 17/3/2015, 23:25
 
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view post Posted on 17/3/2015, 22:31
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Llusern

Tracce sull'acqua -
Rivelazione.


Dialoghi: Àlfar,
Minocervo.
Pensieri: Àlfar.


C
i volle un momento per capire che il tempo era finalmente ripartito, lento come l’ingranaggio di un vecchio mulino rimesso in moto dopo molti anni di fermo…
Quando tutto tornò alla normalità, gli alberi avevano creato una cupola tetra per circondare tutti i presenti, squadrandoli con gli occhi di bambini dai volti deformati. Josefine non era più con loro, al suo posto si ergeva una figura imponente e mostruosa – difesa dalle ombre – ai cui piedi giaceva un Killian inerte e immobile in una pozza di sangue e fanghiglia.

Il nuovo schieramento di ombre si avventò su alcuni dei compagni dello sciamano, ma l’offensiva poco poté di fronte alla forza di volontà delle Lanterne: per ben due volte la volontà di Arthur si frappose ai miseri attacchi delle ombre, spianando il terreno alla carica dei propri compagni; Alaria, la mezzorca, si gettò su Killian per prestargli soccorso, si vedeva quanto tenesse al piccolo; il Cartomante scatenò un’esplosione di fulmini che avvolse tutte le Ombre, seguito a ruota da una sferzata di vento affilata e devastante – cortesia di Rick, che proseguì a terminare l’Ombra più vicina a se con un colpo di coltello.
Poi scese il buio.
Per pochi istanti tutto fu inglobato dalle ombre divoratrici di luce, liberate da Richard con un qualche oggetto esplosivo…al ritorno della luce una delle Ombre era stata definitivamente messa a tacere dai tarocchi di Jace Nota per me stesso: mai chiedere di farmi leggere le carte. ridacchiò tra sé e sé Àlfar, mentre indirizzava la mano verso Richard: il drago si era gettato sulla traiettoria di una delle due Ombre rimanenti scagliatasi contro Bambino…L’urlo di una delle Ombre aveva raggiunto le orecchie dello sciamano, come una mano di ghiaccio e stretta attorno al cuore. Ciò lo privò della lucidità e serenità necessarie a prendere la decisione migliore: l’aria si congelò attorno ad Arthur, avvolgendolo in un abito di cristalli di ghiaccio che lo avrebbe difeso dal colpo a cui voleva frapporsi…ma entrambi erano un passo in ritardo. Il colpo dell’Ombra proseguì verso Bambino lasciando in Àlfar la frustrazione di aver “protetto” il corpo sbagliato.
Obbedisci. La mia voce ti richiama all’ordine. Cresci e dispiegati, trova la tua preda e costringine la carne! La voce dello sciamano si fece assente e cantilenante ripetendo quelle parole più volte, mentre la terra si riempiva di solchi e qualcosa di luminescente sfrecciava verso l’ombra che li aveva gabbati. I rovi simili a serpi coperte di spine trascinarono la bestia a terra, lacerandola e strappandone le membra mentre una forza misteriosa affondava le proprie unghie nella malcapitata e terminava l’opera. Àlfar rimase interdetto, non capendo da dove quelle “ferite in più” fossero arrivate, ma decise che in fondo poco contava Un’Ombra in meno è un’Ombra in meno!
Le energie lo abbandonarono e la fatica si fece sentire costringendolo in ginocchio.
Solo due cose gli parevano chiare: le Lanterne era esauste e l’umanoide dalla testa di cervo era una pessima notizia.

A quel punto tutto iniziò a precipitare nel buio.
Un grido nero e doloroso si propagò nell’aria, investendo le Lanterne e affogando l’aria nel nero pecioso del dolore. Solo in un’altra occasione il giovane aveva sentito un tale grido…la fu Josefine, colpita alle spalle dall’ascia del boscaiolo Jonah aveva scoperchiato il vaso di Pandora che portava dentro di sé e la sola malinconia di quel grido fu più che sufficiente per strappare la forza vitale dai presenti…e probabilmente avrebbe scavato ancora più a fondo se il taglialegna non avesse calato un secondo provvidenziale colpo d’ascia a strapparle anche l’ultimo alito di vita.
L’urlo cessò, l’illusione degli alberi si dissolse come un vetro infranto e l’ombra rimanente si ritirò. Ora era tutto normale. Erano di nuovo nel gelido fitto della boscaglia, esausti, e il minocervo* li osservava.
Con voce greve raccontò loro che tutto era partito da una donna, di una vendetta ormai incompiuta e destinata a rimanere tale.
Àlfar non capì quasi nulla di tutto quel discorso, troppo esausto e confuso per applicarsi veramente, e si limitò a registrare ogni parola per future analisi.
Il cervo si voltò in fine con un monito ”Non fatevi sommergere dagli eventi.” prima di sparire, lasciandoli lì a trovare un senso agli ultimi eventi della giornata…

”Dunque…che si fa?”

Scheda tecnica:
CS: 2(Saggezza - Intelligenza) [Umanoide] / [Draconico] 2(Forza - Destrezza)
Stato fisico: Alto (spossatezza - risultato della tecnica della fu Josefine)
Stato mentale: Alto+Basso (paura Bassa più effetti dell'ultima tecnica di Josefine)
Energia residua: 100 - 20 + 5 - 20 - 10 - 10 - 20 = 25%

Passive:
Talento Lv. I – Evocazioni a tempo zero
Razza – Arma naturale indistruttibile (Soffio di Fuoco – forma sferica)
Amuleto Razziale – Forma draconica
Spettro nella Selva – Mimesi (sfocatura della figura) nella vegetazione


Azioni/Attive:
- Sangue della stirpe (Cura Media a consumo Alto, usata su Malthe prima di raggiungere la battaglia)
- Erba ricostituente (5% di Energie recuperate nel tragitto verso il campo di battaglia)
- Terremoto (danno Medio ad area, consumo Alto - usata prima dell'arrivo del Cervo)
- Prigionia dell'anima (Variabile a bersaglio singolo consumo Medio - sull'ombra che attacca il drago prima dell'arrivo del cervo)
- Velo gelido (difesa Media da attacchi fisici per 2 turni - usata su Richard Arthur)
La pelle di Àlfar è per natura più forte di quella di altri esseri viventi, ma questo non la rende impenetrabile. Tuttavia egli ha imparato a focalizzare la propria energia e a tesserla in un velo simile alla neve dell'Erydlys: tale velo protegge chi ne viene avvolto, schermandolo da attacchi fisici non-tecnica. Rimane addosso al portatore per 2 turni.
Protegge l'individuo a 360° da attacchi fisici non tecnica, difesa fisica di natura magica.

- Rampicante Strisciante (Danno Alto a un singolo bersaglio tramite costrizione e viticci spinosi - usata contro l'ombra che attacca Bambino)
La tecnica ha natura magica. Dopo qualche istante di ferma concentrazione, Àlfar richiama dal suolo un rampicante che, muovendosi sinuosamente al pari di un serpente emergerà sotto l'avversario nel tentativo di stritolarlo nella sua morsa o ferirlo con una sferzata. Un bagliore verde acceso precederà i viticci del rampicante attraverso le fenditure che quest’ultimo aprirà nella superficie del terreno muovendosi poco sotto di essa. Al termine del turno di utilizzo o dell'attacco - indipendentemente dal successo di questo - la pianta svanisce nel nulla, sgretolandosi o polverizzandosi. Può causare un massimo di danno Alto; se impiegata ad area cagionerà danno Medio ad ogni nemico colpito dalla tecnica.



Riassunto e NdA:

La battaglia parte 3/3. Ebbene sì, io descrivo la terza parte della battaglia (da dopo la comparsa del cervo alla sua scomparsa) ho cercato di dare l'idea di caos e rapidità, spero di non aver fatto poi così schifo ^^. Enjoy!

 
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view post Posted on 17/3/2015, 22:59
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koneko no baka
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Llusern
-Tracce sull'acqua-




0OBJLyW
Il reticolo intricato di fili bluastri fremette improvvisamente sulla pelle chiarissima delle palpebre chiuse di Eloise quando la luce magistrale dell'aura di un grande drago comparve in una frazione di secondo nella sua visuale oscura tempestata di bagliori. La ragazza aprì di nuovo gli occhi tornando alla realtà e ai suoi contorni definiti e crudi. Sollevò lo sguardo, ritrovandosi ad ammirare la creatura maestosa appena evocata dal bambino dai capelli d'avorio. Quest'ultimo, staccandosi dal mostro scaglioso, si lanciò verso le ombre in direzione della piccola con la bambola, ora a terra priva di sensi, il visino grazioso dissacrato dal fango e la neve. Incontrollabile ira trasudava dalle sue membra candide lanciate in quella corsa sorprendentemente rapida. Accanto alla piccola riversa nella cenere, le cinque ombre volgevano i loro minacciosi sguardi verso le Lanterne, senza muoversi di un singolo passo. E in un angolo di quell'incantevole dipinto, la vedova che stringeva il minuto corpo del bambino prese una forma orrida quanto inaspettata. La sua pelle perfetta si cosparse di vene di smeraldo, lasciando che il colore della tiepida vita ne fuggisse e si tramutasse in una scura miscela di tenebra. La creatura gridò furiosa e piena di tristezza alle compagne, abbracciando ancor di più il bimbo che ora piangeva e si dimenava. Eloise volse lo sguardo lontano, inorridita, come a fuggire dal quella scena pietosa e lo passò agli altri suoi compagni, assimilando quasi troppo velocemente gli aspetti della spaventosa situazione. Afrah giaceva immobile in mezzo alla neve e la cenere, il suo corpo sottile ammantato di nera seta quasi come una bambola dipinta adagiata su un giaciglio di lana. Colta da un accesso di impotente rabbia, Eloise strinse i pugni fino a far vibrare le nocche e prese un lungo respiro; quando le iridi sue si posarono sulla figura del cavaliere accanto a lei, questi si dissolse nell'aria sottile e nell'istante appena successivo, un urlo irato tagliò il fragile silenzio facendola trasalire. Un brivido corse lungo la sua schiena rapido come una saetta, riempiendo il suo stomaco di tempesta e spronandola ad alzare gli occhi verso l'ombra di fronte a lei. La sua mente divenne roccia, i suoi pensieri lance acuminate dirette alla psiche ombrosa del milite oscuro davanti alla sua minuta figura. E mantenendo i piedi ben saldi nella sua posizione cautamente distante, squarciò con lo sguardo il torace nero d'opale dell'avversario. Una lacrima scese accanto al profilo discreto del naso, cacciata in basso da scariche di dolore attorno agli occhi.
Davanti a lei, la sagoma nera come la notte scosse appena quel che avrebbe dovuto esser il capo, come scrollandosi di dosso la malia della ragazza. Il suo corpo non subì danno alcuno, ma al contrario, parve rigenerarsi con nuove coltri di meravigliosa tenebra assieme alle altre. Il suo viso d'opale prese gli occhi di Eloise per qualche istante, appena prima che la mano d'ombra si frapponesse le due. Cinque comete si staccarono dalle sue dita lunghe, mirando alle pupille piene di sorpresa della ragazza. Nero su nero, accadde in un battito. Eloise si scansò da un lato, compensando la spinta con una breve scivolata sulla neve. Dietro di lei, uno stormo di corvi nacque e sbocciò dalla polvere gelida bianchissima, trovando la via verso l'avversario della ragazza in un turbinio di ali e penne di pece. L'albina, alzandosi in un istante, sfilò le spade dai loro foderi e fece confluire l'energia dai palmi, alle else, alle estreme punte delle lame. Seguì la nebulosa gracchiante, un passo di fronte all'altro, correndo silenziosamente, le dita strette attorno alle impugnature delle spade con rabbia. Attorno a lei, le Lanterne mostravano la stessa ira verso gli individui oscuri che bloccavano la strada e trattenevano i due bambini. L'uomo con la cappa candida apparve schioccando una lunga frusta nera, causando la distrazione delle ombre. Con uno sguardo fulmineo Eloise lo dipinse nella sua mente colmo d'incontrollabile ira. Accanto a lui, il nano correva spaventosamente rapido, armato di un coltello da cucina. E mentre la scena si costellava di sagome evanescenti e indistinte e la terra sotto i piedi di tutti iniziava a vibrare sinistramente, i guerrieri prendevano con prepotenza il loro turno sulle ombre. La cenere incandescente che aveva preso a piovere su di loro venne neutralizzata dall'invisibile barriera creata dal cavaliere proprio nell'istante in cui una saetta nera di notevoli dimensioni si abbatteva su una delle creature caliginose.
Così le lame della ragazza passarono attraverso la figura fosca di fronte a lei, dissolvendo i corvi nel loro affettare l'aria con lievissimi sospiri. Nell'istante in cui il drago alitò una grandiosa vampata di fiamme, l'ombra avversaria di Eloise stese appena le lunghe braccia affusolate, creando sottili volute di pura energia dirette alle compagne e successivamente, si dissolse nell'etere in un cupo sbuffo di cenere e nulla. E mentre Eloise chiudeva di nuovo le palpebre ritornando nel suo mondo di cieli neri e bagliori dai toni vivaci, la battaglia si quietava. I guerrieri d'opale arrestavano il loro combattere spietato senza pianger i caduti, spingendo le Lanterne a fare similmente. Nel suo buio sconfinato Eloise rimase silente, lasciando le polveri delle aure a cadere attorno alle figure, delineandone i contorni appena nitidamente. Un curioso sentore di pericolo l'avvolse squisitamente, una sensazione familiare di intoccabile mistero e grazia divina. Volse gli occhi chiusi agli alberi immobili, i tronchi muti appena dipinti di candidi fiocchi.


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Indescrivibili furono i colori che i fasci di violenta luce dell'aura del cervo emanarono alla sua comparsa al limitare del bosco. Il suo corpo sinuoso e asciutto quasi non si distingueva nella potenza e grandiosità della sua luce. E le sue corna di magistrale bellezza emanavano uno splendore meraviglioso candido e dorato. Come Eloise stessa, nessuno dei presenti mosse un singolo passo, ognuno di loro, col respiro sospeso e le dita tremanti stette a osservare colto da stupore e incredulità. La ragazza, alla vista dell'essere era caduta in uno stato di adorazione e profonda meraviglia ed ora, uno sbuffo sottilissimo di fiato spezzato volava piano verso il cielo carezzando le sue labbra di rose all'abbandonare il suo corpo. La voce profonda di demoniaca bellezza del cervo si creò spazio nelle menti dei guerrieri con dovuta, deliziosa prepotenza.


« Eri stata scelta. »



Proferì l'essere con mortale calma, facendo accompagnare le parole da un sottilissimo velo d'eco argentate. Eloise rabbrividì, allentando un poco la stretta delle dita sulle spade. Il suo sguardo rimase sulla bestia lucente, accecandola con lo splendore della sua maestosa aura. Alla risposta straziante della vedova, l'essere si circondò di luce divina, nube di vivido oro. E dal nembo splendente, nacque un uomo dalla pelle diafana e dal muso di bestia, dal corpo sottile e corna intricate volte al cielo d'avorio.
Sbattendo numerose volte le palpebre, Eloise aprì gli occhi, cercando di riportare le sagome nei loro confini forti sullo sfondo di foresta. E allo spostarsi degli occhi d'opale del cervo sulla figura tremante del bambino tra le braccia di - colei che fu - Josefine, Eloise fece lo stesso, assistendo inorridita al lugubre miracolo. Il piccolo lasciò la mascella cadere un poco, permettendo a un fiotto di sangue di lasciare rapido il suo corpo scosso da fremiti. La vedova iniziò a gridare, sputando dolore incontrollabile dall'universo nero che pareva la sua bocca. E la sua voce sembrò durare un infinito, il suo lamento rasentò l'eterno con spaventosa sofferenza. Ma non appena il cervo mosse una mano bianca e affusolata nella sua direzione, la donna tacque, il suo viso immobilizzato in quella smorfia raccapricciante e disperata. E nell'istante in cui il fluido cremisi toccò la coltre d'avorio, attorno alle Lanterne gli alberi parvero farsi sempre più vicini, accerchiando i guerrieri. L'albina volse gli occhi di smeraldo verso le piante, rinfoderando lentamente le spade. Tese appena una mano gelida, come a voler sfiorarli o fermarne l'avanzata. Questi, come a negarle il permesso, ruotarono su un'invisibile asse, rivelando decine e decine di piccoli macabri visi d'infanti, le loro espressioni sconfitte e impaurite scolpite e immobili nella corteccia. Le loro graziose labbra, aprendosi, lasciarono uscire liquido scuro, imbrattando il legno di morte e sgomento. Eloise chiuse le dita in un candido pugno, sentendo il sangue gelare nelle vene e la gola chiudersi in un'impietosa morsa. Ma prima che potesse adeguatamente reagire e comprendere, la battaglia aveva già ripreso il suo impietoso corso, senza regole e preavvisi. La prima attenzione di Eloise fu per Afrah, ancora priva di sensi e attaccata da molteplici rovi. L'uomo ammantato di bianco, ignorando le offese a lui dirette si gettò nella direzione dell'amata, pronto a qualsiasi cosa per proteggerla. Distratta dalla straziante scena, al voltarsi di nuovo verso il nemico, Eloise rese vano ogni tentativo di fuga. Intercettò troppo tardi la stalattite di purissimo ghiaccio lanciata contro di lei a velocità strabiliante e sollevò un pallido braccio nell'utopica speranza di poterne uscire illesa.

Quando riaprì gli occhi, colta da violenti fremiti, si rese conto di non esser stata nemmeno sfiorata dall'attacco dell'ombra. Un battito lieve rieccheggiava nelle sue tempie, provocandole sporadiche scariche di un blando dolore. Gettò lo sguardo attorno, cercando di spiegarsi l'accaduto e i suoi occhi di bosco caddero sul cavaliere. Eloise lo guardò per qualche secondo, incredula sul rendersi conto che l'uomo si era premurato di difendere anche lei per una seconda volta. Domandandosi per un istante fino a che punto gli fosse debitrice, si voltò e tornò a concentrarsi sulla battaglia. I suoi occhi di furia saettarono all'ombra che aveva cercato di colpirla nell'attimo appena precedente e brillando di una luce maligna, disegnarono una linea profonda sfiorando i profili del femore e la tibia dell'essere caliginoso. Stette a guardare solo per un attimo, compiacendosi sadicamente dell'operato, poi volse lo sguardo all'ombra che aveva progettato l'offesa all'amante di Afrah, tempestando la sua mente di voci strazianti. E appena queste furono giunte a destinazione, con grazia infinita impugnò l'arco e uno dopo l'altro incoccò due frecce che lasciò fuggire nella sua direzione. Poi si voltò verso i compagni, intercettando il bambino dai capelli di neve e il suo viso purissimo dipinto di dolore. Il piccolo si reggeva barcollando appena sulle gambe sottili, camminando lentamente verso l'uomo dal volto di cervo. Eloise mosse un passo nella sua direzione, giungendo parallela alla figura del nano, che pacatamente voltò gli occhi in direzione dell'essere divino, degnandolo di uno sguardo minaccioso. Alaria, dalla parte opposta reggeva tra le braccia l'infante privo di sensi, con delicatezza sorprendente. La scena era tornata silenziosa, la neve e la cenere si erano depositate di nuovo sul terreno gelido, gli alberi - di nuovo al loro posto - si mantenevano silenti e immobili. I guerrieri di tenebra avevano lasciato questo mondo in tetri sospiri, liberando l'aria della loro profana presenza. Le Lanterne tremavano, soffocate dallo sgomento degli eventi, ma ancora si rialzavano coi visi e gli sguardi coraggiosi, pieni di virtuosa rabbia e determinazione. Le iridi scarlatte del bambino canuto incontrarono gli occhi d'opale del cervo, la sua voce uscì come un sofferto, rabbioso sussurro nell'aere gelido.


« Chi sei? »





I turno


24JqdVL

prima attiva del talento
consumo BASSO danno psionico BASSO

abilità personale variabile
consumo ALTO danno fisico ALTO

PFNBWB5

illesa

PFNBWB5

illesa





8xXUqlp
Guardami.
HbrixqD

4 (destrezza)

Mi basta ascoltarti, mi basta prestare attenzione ai tuoi movimenti. Io posso capire come ti senti, sono cosciente di ciò che attraversa i tuoi occhi, la tua mente; conosco bene ciò che ti fa rabbrividire di amarezza, meraviglia, solitudine, timore. Perché dove tutte le emozioni sino state create, in quell'universo silenzioso e buio io sono rinata.
[passiva razziale, empatia]

Silenzio. Buio totale. Mi prodigo ogni giorno in questa abilità. Muoversi senza creare suoni, senza disperdere odori, senza poter essere individuata. In un certo senso lo trovo divertente. Voglio dire, apparire improvvisamente alle spalle di qualcuno è dannatamente spassoso, soprattutto se poi ci si ferma ad osservare la sua reazione. E vedere dalla mia posizione i miei inseguitori annaspare nel buio, rantolare bestemmie e frasi sconnesse mentre si rendono conto di avermi persa di vista. Divertente. [talento assassino, passiva di primo livello]

0e8luhE

Deconcentrare. Privare del sesto senso. Anche questo è spassoso. Sono sadica, vero? Ma guardare, semplicemente fermarsi a guardare i poveri malcapitati che incappano nelle voci delle mie visioni. Oh, quanto vorrei che sapessi cosa si prova. [attiva di primo livello del talento da assassino, consumo basso, provoca un danno psionico basso da distrazione nella vittima]

yg7FA9F

Tu nemmeno riesci ad immaginare la potenza della tua mente. Ti capita mai di rabbrividire quando ti spaventi? Nulla ti ha sfiorato, non è stato il vento a causare il tuo tremore, poiché solo i tuoi pensieri si muovevano agitati e confusi in quell'istante. E attraversando a rapidità strabiliante la tua mente creavano la reazione fisica che possedeva il tuo corpo.
A me basta pensare di ferirti, a me basta insinuare la sensazione del dolore nella tua testa. E la tua adrenalina agirà non appena io lo vorrò.
[abilità personale variabile di natura psionica, consumo variabile, danno variabile fisico, il caster penetra la mente dell'avversario facendogli credere di subire ferite fisiche, queste ultime saranno dunque reali]





Eloise casta la prima attiva del talento e la personale variabile sull'ombra 2.




~



II turno


cLA8Zpx

Stormo Illusione
consumo MEDIO danno psionico MEDIO

Tranquillizzare
consumo ALTO danno fisico MEDIO + MEDIO

PFNBWB5

illesa

PFNBWB5

illesa





8xXUqlp
Guardami.
HbrixqD

4 (destrezza)

Mi basta ascoltarti, mi basta prestare attenzione ai tuoi movimenti. Io posso capire come ti senti, sono cosciente di ciò che attraversa i tuoi occhi, la tua mente; conosco bene ciò che ti fa rabbrividire di amarezza, meraviglia, solitudine, timore. Perché dove tutte le emozioni sino state create, in quell'universo silenzioso e buio io sono rinata.
[passiva razziale, empatia]

Silenzio. Buio totale. Mi prodigo ogni giorno in questa abilità. Muoversi senza creare suoni, senza disperdere odori, senza poter essere individuata. In un certo senso lo trovo divertente. Voglio dire, apparire improvvisamente alle spalle di qualcuno è dannatamente spassoso, soprattutto se poi ci si ferma ad osservare la sua reazione. E vedere dalla mia posizione i miei inseguitori annaspare nel buio, rantolare bestemmie e frasi sconnesse mentre si rendono conto di avermi persa di vista. Divertente. [talento assassino, passiva di primo livello]

0e8luhE

E se invece davanti a me cadessi per un'altro motivo allora la situazione si sarebbe fatta sicuramente più seria e pericolosa. Questo perché davanti a te sarebbe apparsa una grossa nebulosa scura e mossa da strane energie, tormentata da lamenti e gridi, sibili e gemiti sofferenti. Loro sono i miei incubi. E dopo che li avrai guardati per i centesimi di secondo necessari a realizzare il pericolo ti investiranno con tutta la loro forza, comportando una rovinosa caduta al suolo e la confusione totale mentre annasperai ed agiterai le brazzia compulsamente come cercando di uscire da uno sciame di api. [Stormo Illusione, pergamena inizale mentalista, consumo medio, danno medio alla psiche, provoca la perdita dell'equilibrio]

yg7FA9F

Non serve sapere che il sangue cola sul tuo corpo come cera fusa su una candela per essere feriti. Anche la psiche può provare dolore, in modo diverso naturalmente. Potrai provare a difenderti con le armi, ma non riuscirci significherebbe venire trapassato come uno spettro. Trafitto silenziosamente come un fantasma. E significherebbe provare un dolore diverso. Più infido, come la paura, la disperazione. [Tranquillizzare, pergamena inizale mentalista, consumo alto, danno medio + medio alla psiche, difendibile solo fisicamente]





Eloise schiva l'attacco fisico dell'ombra grazie alle sue quattro CS e casta Stormo Illusione (sempre sull'ombra 2) poi, dopo aver usato Tranquillizzare la colpisce due volte con le spade.




~



III turno


VD8GIrw

abilità personale variabile
consumo ALTO danno fisico ALTO

prima attiva del talento
consumo BASSO danno psionico BASSO

PFNBWB5

illesa

WsbfbhC

leggero pulsare nelle tempie





8xXUqlp
Guardami.
HbrixqD

4 (destrezza)

Mi basta ascoltarti, mi basta prestare attenzione ai tuoi movimenti. Io posso capire come ti senti, sono cosciente di ciò che attraversa i tuoi occhi, la tua mente; conosco bene ciò che ti fa rabbrividire di amarezza, meraviglia, solitudine, timore. Perché dove tutte le emozioni sino state create, in quell'universo silenzioso e buio io sono rinata.
[passiva razziale, empatia]

Silenzio. Buio totale. Mi prodigo ogni giorno in questa abilità. Muoversi senza creare suoni, senza disperdere odori, senza poter essere individuata. In un certo senso lo trovo divertente. Voglio dire, apparire improvvisamente alle spalle di qualcuno è dannatamente spassoso, soprattutto se poi ci si ferma ad osservare la sua reazione. E vedere dalla mia posizione i miei inseguitori annaspare nel buio, rantolare bestemmie e frasi sconnesse mentre si rendono conto di avermi persa di vista. Divertente. [talento assassino, passiva di primo livello]

0e8luhE

Tu nemmeno riesci ad immaginare la potenza della tua mente. Ti capita mai di rabbrividire quando ti spaventi? Nulla ti ha sfiorato, non è stato il vento a causare il tuo tremore, poiché solo i tuoi pensieri si muovevano agitati e confusi in quell'istante. E attraversando a rapidità strabiliante la tua mente creavano la reazione fisica che possedeva il tuo corpo.
A me basta pensare di ferirti, a me basta insinuare la sensazione del dolore nella tua testa. E la tua adrenalina agirà non appena io lo vorrò.
[abilità personale variabile di natura psionica, consumo variabile, danno variabile fisico, il caster penetra la mente dell'avversario facendogli credere di subire ferite fisiche, queste ultime saranno dunque reali]

yg7FA9F

Deconcentrare. Privare del sesto senso. Anche questo è spassoso. Sono sadica, vero? Ma guardare, semplicemente fermarsi a guardare i poveri malcapitati che incappano nelle voci delle mie visioni. Oh, quanto vorrei che sapessi cosa si prova. [attiva di primo livello del talento da assassino, consumo basso, provoca un danno psionico basso da distrazione nella vittima]





Grazie alle difese ad area di Arthur (Endymyon) Eloise non deve preoccuparsi degli attacchi fisici e magici a lei rivolti, dunque casta la personale variabile sull'ombra 4, poi l'attiva numero uno sull'ombra 1 a cui scaglia anche due frecce (come attacco fisico).




~



Ecco il post, stranamente in questo turno un po' più breve dei precedenti. Nello spoiler, qui sopra, ho incorporato lo specchietto (gli specchietti, LOL) dei turni di combattimento. Spero tutto sia corretto, buona lettura ^^
 
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view post Posted on 17/3/2015, 23:29
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– E l'inferno è certo.
·······

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« Tracce sull'acqua »
~

Il mondo è impazzito.
Il mondo è impazzito e i responsabili di tutto il male che covava sotto la superficie di quel piccolo paesino ti si sono parati davanti. Ma tu hai un solo pensiero.
Non Afrah, non Josefine, non Richard o il piccolo Killian. Un nome, come un tarlo.
Greta.
E un ritornello nella tua mente, una litania:
è colpa tua.
Tocca a te salvarla e rimediare a ciò che hai causato cercando di essere d'aiuto. Tocca a te farlo, perché se non te ne occupi tu nessuno lo farà. I bambini sono invisibili agli adulti, ma non lo sono agli altri bambini e agli incubi. Sai che è la vostra condanna e la vostra forza; che se non ti prendi cura di lei e non la salvi dall'ombra che la tiene in ostaggio non potrai mai perdonartelo.

« Sto arrivando, Greta. Tieni duro. » Sussurri tra te e te, ma speri che in qualche modo la tua voce raggiunga la mente della bambina perché non si senta abbandonata. Una scarica di energia ti attraversa gli occhi, un ruggito e un poderoso battito d'ali e dalle tue paure evochi un mostro, perché terrorizzi anche i tuoi nemici. Un drago gigantesco compare dal nulla sul campo di battaglia, gli ordini con il suo soffio di fuoco di causare abbastanza caos da distrarre l'ombra che minaccia Greta. Nello stesso momento ti lanci in avanti, verso la bambina.
« Eccomi. » Urli a pieni polmoni. Sei a pochi passi da lei, e capisci di aver attirato l'attenzione delle ombre. Non è più Greta il loro obiettivo ma sei tu, Bambino mio, ed è solo quando lo realizzi che la paura, come una serpe in seno, inizia a divorarti. Un'ombra si dirige contro di te, al posto delle mani lunghi artigli. Ruoti su te stesso facendo perno sul piede destro e così facendo i rasoi dell'ombra ti colpiscono solo di striscio al braccio destro, lacerando il tuo cappotto e affondando lievemente nella tua carne. Non puoi soffocare un gemito, più per la sorpresa che per il dolore: attaccano per uccidere.
La tua controffensiva non si fa attendere e cerchi di innestare nell'ombra che ti ha attaccato la convinzione (ma è solo una mera illusione) che sotto ai suoi piedi le mani dei morti escano da terra e si aggrappino a lui, per immobilizzarlo. Subito dopo dal cielo cala un fulmine nero, evocato secondo il tuo volere - come fossi uno Zeus bambino, la cui ira si abbatte sui malvagi. Ordini al tuo drago di attaccare poi con un altro soffio di fuoco la stessa ombra, perché non possa difendersi da così tanti attacchi.
Il lampo ha effetto, l'illusione no; il fuoco, poi, sembra non avere effetti.
Il tuo respiro si fa affannato, speravi in un risultato migliore. Ti senti stanco e fiaccato e senti che per te la battaglia è quasi giunta al termine: hai dato fondo a tutte le tue energie. Per un momento la testa ti gira così forte da farti vacillare; faticosamente riesci a rimetterti in piedi.

Ciò che accade dopo lo vivi come in un sogno. Non puoi muoverti, e ti limiti a fissare una strana pantomima, una scena di un dramma che non riesci a capire. Un grande cervo si manifesta dietro alle ombre, per poi tramutarsi in un uomo, ma mantenendo il suo volto di animale. Sembra un attore mascherato... ma no: sarebbe una maschera troppo realistica. E poi non è una performance scenica, alla fine non ci saranno applausi né sipari e gli attori non si rialzeranno dalla loro finta morte per gli inchini.
Ma tu puoi solo osservare in un corpo che non sembra più il tuo l'uomo cervo che priva della vita Josefine e Killian. L'urlo della madre per suo figlio ti strappa il cuore.
Ed è allora che cadi.

Riprendi a muoverti, ma non è nel modo che vorresti tu. I tuoi occhi si spostano rapidamente dalla scena all'ombra che avevi lasciato vicino a te, con una spazzata ti ha fatto perdere l'equilibrio. Inciampi e ti ritrovi a terra a faccia in su, sopra di te vedi gli artigli dell'ombra che coprono il sole e calano sul tuo collo.
Un lampo rosso di attraversa la mente. Senti la pelle morbida del tuo collo aprirsi sotto le unghie affilate dell'incubo. Senti il primo fiotto di sangue uscire e allora provi ad urlare, ma ciò che esce dalla tua bocca è solo un gorgoglio. Immediatamente senti il sapore di sangue e tossisci. Porti le mani al collo e senti il liquido viscoso scorrerti tra le dita. Ancora una volta provi a gridare e questa volta ci riesci. Ma non ti fa sentire meglio, tutt'altro.
Ti scansi l'ombra di dosso indietreggiando come un'animale ferito - impaurito e tremante - e cerchi di sollevarti sulle gambe malferme, tenendoti stretto il collo. Fatichi a respirare.
Ti volti verso l'uomo con la testa da cervo. Accenni qualche timido passo verso di lui e camminare non è mai stato così difficile. Alla fine di quella che ti sembra stata una marcia ti fermi a poco più di un metro da lui. I tuoi occhi sono velati da lacrime che scorrono sul viso, creando piccoli canali nelle macchie di sangue sulle guance. Le tue labbra si muovono ma senza produrre suono, cerchi disperatamente di parlare.
Ma nonostante tutto non gli trasmetti odio, non ne hai le forze. Sei solo confuso e impaurito. Volevi salvare Greta, ma ti sei sopravvalutato. Ora che sei tu a sanguinare e che sei tu in pericolo tutto il tuo coraggio ti ha abbandonato e ti senti esattamente quello che sei: un piccolo Bambino solo.
« Chi sei? » Dici alla fine, raccogliendo tutte le tue forze.
Con occhi appannati vedi emergere dagli alberi dietro a Josefine uno dei popolani, il taglialegna, che con un colpo d'ascia la abbatte a terra. Non riesci a capire le sue parole, ma subito la donna si rialza, come miracolosamente.
E urla di nuovo.

Questa volta il suo grido è troppo forte e tutto diventa buio.
In lontananza senti il battito del tuo cuore che pompa sangue fuori dal collo che ancora, mentre cadi a terra, ti rifiuti di lasciare andare. Il battito del tuo cuore poi lascia spazio a delle parole e realizzi che è l'uomo cervo a star parlando. Ti sforzi di capire cosa stia dicendo, ma subito il suo discorso viene soppiantato dal rumore del sangue che scorre. Lo senti rimbombare e infuriare come le onde di un mare in tempesta.
E poi tutto sparisce - e porta via con sé il dolore.

Energia ~ verde.
CS ~ 1xagilità, 2xintelligenza
Condizioni ~ Lieve ferita al braccio destro, danno alto al collo, danno alto al corpo e danno alto alla mente. Svenuto.
Energie ~ 80-40-10-10=20%
- - -
Armi ~ Coltellaccio da cucina; un paio di forbici; cerbottana.
1xstordente; 1xaccecante.
- - -
Innocenza ~ Passiva che rende Bambino innocuo agli occhi degli altri.
Passiva che rende imperscrutabile l'allineamento e le intenzioni di Bambino.
Lettura del cuore ~ Difesa psionica passiva da auree e influenze mentali.
Passiva di controllo e studio delle circostanze.
- - -
Drago ~ I draghi hanno spaventato i bambini per generazioni e generazioni, la loro pelle impossibile da scalfire, il loro gusto macabro nel rapire le principesse indifese e, già, il loro poterti incenerire con uno starnuto. Con un consumo critico evocherà un drago dalle proprie paure sul campo di battaglia, che attaccherà con il suo soffio di fuoco il nemico, che conterà come un attacco fisico. L'unico da cui il drago accetterà ordini sarà Bambino, e non andrà trattato in maniera autoconclusiva. La forza del drago risulterà di potenza Critica, pari a 16 CS, mentre la sua resistenza sarà pari a media. Subendo un danno medio dunque sparirà dal campo di battaglia, altrimenti vi resterà per due turni compreso quello d'evocazione: Bambino potrà comunque richiamarlo prima. {Tecnica critica}
Fantasmi ~ Bambino può richiamare, spendendo un quantitativo di energie pari a medio, un esercito di fantasmi delle storie raccontategli fin dalla culla. Queste figure spettrali usciranno dalla terra su cui poggia i piedi il nemico, per tentare di legarlo con pesanti catene e immobilizzargli le gambe. Saranno però incapaci di provocare alcun danno fisico: la tecnica infatti ha natura psionica, questi morti viventi non saranno che una proiezione mentale che Bambino riverserà nei suoi nemici. La tecnica se non difesa causerà un danno Basso alle gambe della vittima, e avrà l'effetto di immobilizzarla per quel turno. {Tecnica media}
Preghiera ~ Bambino rivolgerà una preghiera a sua Madre, che scaglierà un fulmine nero dal cielo. Nelle mani di Bambino si creerà un piccolo globo nero, dall'aspetto praticamente innocuo, che lancerà in alto, fino a sopra le nuvole. Il colpo ricadrà sul proprio nemico quando vorrà Bambino - entro due turni compreso il turno del cast - in maniera del tutto inaspettata. Avrà l'aspetto, appunto, di una saetta oscura, e se non protetta causerà danni da ustioni. Essendo la tecnica di natura magica e utilizzando l'elemento sacrilego causerà un danno alto ai draghi, mentre ai demoni un danno basso. Il costo sarà sempre, in ogni caso, medio. {Tecnica media}
- - -
Riassunto azioni ~ Come da confronto.
Note ~ Devo dire che questo turno è stato particolarmente difficile da riportare in post, tuttavia ho cercato di tagliare rispetto ai post precedenti e di limitarmi al mio punto di vista - perciò ho evitato di descrivere gli attacchi che poi sarebbero stati difesi da altri, in quanto comunque ininfluenti.
Ad ogni modo alla fine del post svengo, perché sebbene non abbia raggiunto il 10% ritengo che un danno critico al fisico più uno alto alla mente (oltre all'energia agli sgoccioli) siano semplicemente insostenibili per quello che è comunque un "normale" bambino. Non posso fargli materialmente sopportare di più.

 
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The Grim
view post Posted on 17/3/2015, 23:59





Un fagotto di stracci, buttato a casaccio in quella radura, dimenticati da qualcuno senza motivo apparente
così apparve Afrah la Banshee agli occhi del Cartaio,
immobile.

È morta,
colpa tua che l'hai abbandonata.
Che l'hai lasciata andare via da te, sicuro che nulla potesse scuoterla,
figurarsi ferirla o anche solo incrinarla.


Si piantò ritto sui piedi, quasi senza proferir alcun respiro,
cercando di reggere il colpo, di trovare una scusa per non impazzire.
Nemmeno il più piccolo scintillio di vita brillava da quel corpo,
non un filo di magia, di volontà, una flebile macchia di colore della sua aura.
Arrivò a un attimo dal disperarsi, pronto a strapparsi vesti e capelli,
a gettarsi nella battaglia che infuriava attorno a lui ed ammazzarli tutti peggio dei cani.
Quelle schifose, viscide bastarde delle Ombre, venute da chissà dove per inquinare il loro mondo,
ma anche quel mucchio d'incapaci che stavano tutt'intorno a lei, e ora si battevano come leoni.

Certo, biasimali, scarica la colpa su di loro.
Tu invece sei perfetto, no?
L'hai salvata dal triste destino.
Ops!
No, eri lontano a perdere tempo con un pugno di peoni dal cervello di gallina,
incapaci di accorgersi del male finché non gli è stato sbattuto in faccia.
E ora voi li salverete, così che loro possano vivere una lunga vita piena d'ignoranza,
di pregiudizio,
di odio.


Vergilius parlava con tono acido,
la sua voce tanto fioca da poter scambiare le sue parole per i propri pensieri,
ma Jace riusciva ancora a distinguere le due cose, anche perché i secondi erano a malapena presenti,
preso com'era dall'arginare il fiume di lava che dalla sua testa scorreva fino al cuore; e che entro breve sarebbe tracimato facendo una strage dei presenti.
Poi sentì lo spezzarsi di un ramo, il pesante respiro del nano, e si ricordò delle presenza di chi gli stava attorno; ritornò alla realtà.
Pur senza vederli od usare alcun senso, avvertiva lo stesso livore e lo stesso dispiacere crescere in Buonsangue e Occhio di Civetta,
pur loro affranti da tale perdita, abbattuti dalla propria impotenza,
benché il loro dolore non poteva essere che una pietruzza
a confronto del macigno che sedimentava nello stomaco del cartomante.

Forza,
esci il tuo anellino, lagnati un poco, e poi scatena il peggio di te.
Riduci quelle ombricine ad un mucchio di polvere sporca.
Disperati e falle disperare.


Anche fra neve e cenere poteva nascere qualcosa,
un dito della mano della beduina si mosse, uno spasmo o forse riflesso alla furiosa lotta che si combatteva là attorno,
a Jace bastò quello per riaccendere la speranza.
Slacciò la frusta dalla cintura e la prese in mano, il potere perfido scorse fra le sue dita inebriandolo.
Gli altri potevano combattere per le cause più giuste, lui invece lo faceva per sé stesso,
e mentre quelli si sfiancavano nel tentativo di proteggere un bambino o rendere quei monti un posto migliore,
lui l'averebbe fatto soltanto per poterla abbracciare ancora una volta,
e tanto gli bastava.

ɲ Ɏ ɳ

Il nano balzò in avanti mentre lo stregone intesseva i propri incantesimi, liberando Jallakuntilliokan fra le fronde più scure e la neve più profonda. La Lanterna si buttò sulle ombre con un coltello da cucina che sarebbe parso inoffensivo fra le grosse mani di Rick, ma che invece emanava un ché di letale, come se tutto lo spirito indomito del suo padrone si riversasse in esso, per scatenarsi una volta intaccata della carne; o qualcosa che gli somigliasse. Scuro legno lo bloccò senza scalfirsi, e così fece tanto con la frusta, quanto con ogni arma gli finisse addosso, scudo cresciuto da sussurri alieni. Anche lo sciamano diede del suo meglio, scagliò fiamme contro i nemici, mandò fuochi fatui a fiaccare il guerriero in lotta col drago di Io, evocò addirittura la collera della terra stessa contro le ombre. Quelle si scossero, inciamparono, persero l'equilibrio, passando in svantaggio, o così almeno sembrò al cartaio, che si preparava ad una rapida vittoria. E invece lo sorpresero non tanto per qualche ingegnosa trovata ma perché nonostante l'aspetto terrorizzante si dimostrarono più umane di loro. Una di loro s'accasciò, come ferita mortalmente, senza che però nulla l'avesse uccisa. Si era sacrificata per il gruppo, fermando l'incantesimo di Jace, rinvigorendo i suoi compagni tanto nella mente quanto nel corpo; e quelli incalzarono con dieci volte la forza di prima. E come ogni tempesta che si rispetti, prima di infuriare con il massimo della sua forza, ci fu un attimo di pausa;
purtroppo involontario.

cervo_zpsqvpmgqoc

Un portento li aveva congelati tutti,
un prodigio potentissimo che fece gelare il sangue nelle vene di Jace,
sebbene l'uomo si spaventasse facilmente, era ben conscio di esser diventato un incantatore straordinario e molto valido,
ma quella bestia lo superava e non di poco.
L'essere cervino non degnò loro che poche attenzione, tutto rapito da Josefine,
la donna/ombra che aveva scatenato il tutto.
I complotti furono svelati alle Lanterne quasi loro non esistessero al cospetto di quelle creature,
minuscole e patetiche formiche che si torcevano fra le gambe di giganti.
Il cervo-uomo si preparò a libera Josefine da ogni suo vincolo:
scagliò un sortilegio contro Kilian, bimbo innocente,
causa involontaria di tanto dolore.

Un filo nero univa lo stregone a quella donna,
ne capiva il dolore, ne rispettava le scelte,
avrebbe fatto lo stesso perché era pavido e innamorato.
Ma anche un'altra donna era legata a loro, Alaria,
orchessa e forse fata, orrido guscio dallo spirito gentile.
Fu lei a disperarsi più di tutti, sotto la gelida patina d'immobilità trasudava la sua disperazione.
Così quando il fluire degli eventi ritorno al suo normale corso, il Cartaio si precipitò su di lei,
evitando con grazia un colpo diretto a lui ma frapponendosi goffamente fra l'affondo di un ombra e il corpo della donna.
Sentì il dolore bruciare nell'addome, comprimergli il ventre, schiacciare gli organi, ma senza livore o rabbia,
il piacere di ergersi scudo per chi si ama.
Era Afrah che proteggeva,
non il suo guscio, ma il suo spirito,
l'orgoglioso coraggio dei suoi ideali che si stavano compiendo nel reale.
Salvare i più deboli, preservare gli oppressi, scacciare ogni oppressore.
E mentre rotolava di lato assecondando l'impeto del colpo, facendo leva sui talloni per rimettersi in piedi, prese dalla cappa un impacco d'erbe buono a lenire le ferite più lievi,
una speranza più che un medicamento.
La lanciò all'orchessa e poi si rialzò per seguire i suoi compagni in un ultima carica.


specchietto


CS: 5 7 | Intelligenza 2 Prontezza 1 Determinazione 1 Maestria delle Armi 1 Intuito 2
Critico 36 | Alto 18 | Medio 9 | Basso 5



Stato Fisico: Ferita Media al tronco, ferita Critica su tutto il corpo;
Stato Psicologico: Quasi perfetto, perdita di un piccolo ricordo (Paragonabile ad un danno Basso), più un secondo danno di entità Bassa, Critico di dolore alla Mente
Energia: 77 + 5 - 9 - 18 - 5 - 18 = 32 %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya,
° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden,
° Se il possessore sfodera Neroschiocco verrà riconosciuto come qualcuno di cui non fidarsi o un traditore,
° Il portatore di Neroschiocco sarà impossibile da individuare attraverso i suoni o gli odori;


Riassunto delle azioni: Jace arrivato sul terreno di scontro, beve un sorso di Nettare Sacro (Erba ricostituente), recuperando il 5% di energia. A quel punto estrae dalla cintura la frusta Neroschiocco ed usa la tecnica della stessa Duca dei Tremori notturni, tecnica psionica ad Area di potenza Media che dovrebbe danneggiare le CS delle Ombre - riducendole di 1 - MA per via della passiva Sogno della Cappa dei 7 Eterni Sogno, che rende le offensive ad Area di potenza pari al consumo, le riduce a tutte le ombre di 2. Fare ciò comporta anche lo sblocco della passiva Protettore di chi insegue , che rende Jace impossibile da individuare attraverso i suoni o gli odori, ma anche il Malus dell'artefatto: Jace verrà riconosciuto come qualcuno di cui non fidarsi, un traditore per indole. Il Cartaio fa anche ricorso a Giustizia (Ex pergamena Opprimere), tecnica psionica ad Area di potenza Alta: a chiunque ne sia colpito sarà impossibilitato a muoversi dalla propria posizione per il singolo turno di cast, e subirà un danno basso alla mente per la malia, e basso al corpo per la costrizione fisica; che per via della passiva Sogno sopracitata saliranno a Medio sia per la mente che per il corpo. Frusta alla mano Jace si getterà verso l'ombra 5, per sferrargli un colpo all'addome. Tutte le offensive meno la prima sono bloccate dalle ombre, che contrattaccano pesantemente. Grazie all'intervento dei compagni Jace subisce solamente l'attacco psionico alla psiche mentre evita l'attacco fisico con Xuan Yeé (Ex Pergamena Fondersi con le ombre) a Basso, e con lo spostamento si frappongo fra l'ombra e Alaria, intercettando l'attacco fisico rivolto a lei e subendo un danno Medio al torace. Jace passa all'orchessa l'Erba del Re (Erba medicinale) per aiutarla con Kilian.
Infine si dedica all'attacco con Fulmine Spinato (Ex Pergamena Maestro degli Elementi) ad area, infliggendo un danno Alto di elemento Elettricità a tutti le ombre, e un singolo attacco fisico a 7 Cs - sempre aumentate di 2 grazie a Discendenza Arcana - verso l'ombra 5 lanciandogli contro un Arcana minore - arma da lancio imbevuta della Miscela Incantata come un veleno che infiamma le ferite - e un'altro con la frusta all'ombra più vicina.


Attive in uso:

CITAZIONE
Nettare Sacro: Una piccola fialetta, come quella di Jace, basta per recuperare il 5% di energia sprecata. [Erba ricostituente]

Duca dei Tremori notturni - Invocando questo prodigio ciò che circonda il cartomante si fa scuro e tetro, e le menti di tutti i suoi avversari si riempono del rumore id qualcosa che si agita alle loro spalle, e al limitare dei loro occhi danzano ombre di uomini o di altre cose. [Attiva di potenza Media, Questa è una tecnica psionica ad area che danneggerà le CS di tutte le vittime di 1, mentre Jace dovrà pagare un quantitativo Medio di energie] Consumo impiegato: Medio

Giustizia: Con un Alto consumo di energie Jace invoca questo Tarocco genera una potente malia capace di bloccare i suoi nemici. Con uno sguardo sarà infatti capace di introdursi nelle menti degli avversari e fargli vedere delle pesanti catene nere che sbucheranno dal terreno, si avvilupperanno attorno vittime per poi trascinarle al suolo. Tutti coloro non si abbiano difeso la propria mente sarà influenzato da tale illusione che impedirà a chiunque ne sia colpito di muoversi dalla propria posizione per il singolo turno di cast, e infliggerà un danno basso alla mente per la malia, e basso al corpo per la costrizione fisica. [ Ex Pergamena Opprimere] Consumo impiegato: Alto

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Erba del Re: Un impacco, spalmato sulla ferita, o ingerito per quelle interne, ha lo straordinario potere di guarire una ferita d'entità Bassa. [Erba medicinale]

Xuan Yeé: Pagando un consumo d'energie Variabile, potrà così annullare o smorzare un'offensiva di potenza pari alla spesa. [Ex Pergamena Fondersi con le ombre] Consumo impiegato: Basso

Fulmine Spinato: La più potente manipolazione magica dell'elettricità che è concessa a Jace. Consumando un quantitativo Alto di energie, egli potrà scagliare una o più saette che friggeranno le carni del bersaglio, causandogli un danno Alto al fisico, oppure incenerirne più di uno, causando ciascuno ferite di livello Medio.[Ex Pergamena Maestro degli Elementi] Consumo impiegato: Alto

Note: Per la seconda volta, una promessa è una promessa, 23:59

 
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zis
view post Posted on 18/3/2015, 17:41





Il mio nome è Alaria e questo corpo non mi appartiene:
io sono una fata.




Questa storia iniziò nella rabbia per finire nella disperazione.
Una furia più grande di un falò ardente le cui fiamme avrebbero potuto sfiorare la volta celeste.
Io, Alaria, sono la fata più stupida dell'universo e ora mi trovavo qui, con la gola in fiamme per aver urlato con tutta la forza che avevo in corpo, e tra Le mie braccia c'era Kilian morente.
Le mie lacrime scendevano tanto fitte che la vista mi era praticamente negata.
Forse il dolore alla gola non era dovuto solo all'urlo ma ai grovigli di sentimenti che sembravano quasi strozzarmi.
I singhiozzi forti si alternavano ritmicamente e nulla del mondo esterno sembrava più poter trapelare nel mio animo.
Poco lontano c'era Josefine, con il corpo ben lontano dalla sua testa... e questa era la fine.
Mi dispiace avervi raccontato tutto quello che successe qualche istante prima della calata del sipario.
Era troppo traumatico, talmente tanto che difficilmente avrei potuto parlarvi d'altro.
Ero totalmente shockata, io e Josy eravamo così tanto simili che vedere questo suo risultato faceva quasi presagire un futuro terribile per me.
Eravamo uguali.
Le volevo bene.
Le vorrò sempre bene.
Qua avrei giurato su tutti i Daimon che la riporterò indietro, le avrei fatto ancora abbracciare una volta kilian.
Ahahahah, ma cosa farneticavo? Ero Alaria, la fata, quando mai avevo fatto qualcosa di giusto? Quando mai attorno a me c'era stata la gioia e la felicità?
Mai.
MAI.
solo un triste deserto che nella stagione delle piogge vedeva scendere dal cielo rade gocce di sangue.
morte, violenza e tristezza.
ero veramente una fata?
Tu-tum.
il mio cuore vacillò per un piccolo istante.
avevo solo sedici anni, alla ricerca di un luogo e aspetto a cui appartenere, forse la mia era solo ingenuità. ..
ero veramente una fata?
Le lacrime scesero ancora più fitte, i singhiozzi e singulti ancora più serrati.
su poteva morire disidratati per il pianto? Sarebbero forse finite quelle righe umide che bagnavano il mio volto?
con la fine di josy ero finita anche io.
Avevo giurato di salvarli e proteggerli e non ci ero riuscita.
Non ero riuscita neanche a salvare me stessa, lì senza testa giaceva la mia anima senza testa, tutte le mie speranze.
avevo tra le braccia un bambino morente che forse non avrebbe raggiunto la sera e sarebbe stato additato a vita a Penteref come "il figlio della strega".
NON CHIAMATELA COSÌ.
Non era una strega.
Oh, dolce Josy tuo figlio vorrebbe restare tra le braccia di una come me?
Mi odierà per non averti protetto?
Mi farei carico mille volte di ciò che tu amavi sopra ogni cosa.
C'era solo molta confusione nella mia mente ormai perduta.
Ditemi, vi prego, sono veramente una fata?
Ma ora vi racconterei ciò che successe prima...

°

Un'ombra continuava a minacciare il mio amato angelo.
Gliel'avevo promesso. L'avevo giurato: avrei protetto Kilian e Josefine con la mia stessa vita.
Non importava quanto fossero forti i nemici, quanto pericolosi e letali, oscuri e spaventosi, sempre sempre sempre avrei fatto tutto ciò che era nelle mie capacità per salvare quegli angeli innocenti.
SMETTILA! LASCIALA STARE!
Mi sarei mossa velocemente verso l'ombra che parlava con Josefine.
Sapevo che anche la mia adorata donna non era veramente umana, come io ero una fata.
L'aspetto esterno non contava fino a quando eravamo buoni dentro.
Tu vuoi me, non vuoi quel bambino o quella donna. Vieni e combatti.
Penetrai nella mente dell'ombra attirando l'attenzione su di me.
Com'ero ingenua, ancora non sapevo che a poco sarebbero serviti i miei sforzi.
L'ombra si rinforzò pronta a sferrare attacchi micidiali pronti a trapassare la mia carne, eppure le lanterne mi difesero.
Così torno il mio contrattacco, uno sgambetto, otto attacchi istantanei, un tentativo con la mazza di scalfire la loro ombrosa e fumosa essenza.
Anche se quest'ultima azione non fu efficace.
Poi giunse lui.
LUI.
L'uomo che strappò via Kilian dalla madre e le negò la sua volontà d'azione.

°

I miei ricordi di quegli istanti di terrore e panico erano molto scossi.
La mia mente li registrò quasi come se fossero stati vissuti da un'altra persona, fumosi, vaporosi, intangibili.
Li ricordo vagamente, come piccole azioni che si susseguirono istantaneamente.
Il dolore dell'attacco subito; l'erbe che mi fu lanciata da Jace; io che mi fiondai sul corpo di Kilian imponendo le mie mani.
La soffice luce che riportava la vita nel bambino prima della sua fine.
L'erbe medicinale posta ai lati della bocca, in modo tale che la saliva facesse defluire lentamente le sostante curative all'interno del corpo del bambino.
Tremavo.
Non riuscivo a tenere fermo un solo muscolo.
L'adrenalina scorreva nel mio corpo fino ad eccitare ogni sua singola fibra, ero nel panico più totale,.
Appoggiai solo per un istante, incurante delle ferite, il mio orecchio sul suo petto, sentendolo battere.
Era debole, lontano, ma costante.
Ansia, paura.
AAAAAHHHHHHH!
L'urlo mi uscì spontaneo.
Avrei cercato di mettere la mano davanti se avessi avuto il controllo del mio corpo tremante.
Ma non ci riuscii.
Gridai per liberarmi da tutto ciò che stavo provando, tanto che la mia gola mi provocava dolore e mentre la mia voce usciva, le lacrime, copiose, iniziavano a scendere... e si giunse poi alla fine.




Pensato Alaria. Parlato Alaria.
Parlato d'altri.


Alaria
Mana: 100%-(10%-20%) + (-5% - 20% ) + (-10% - 10%) = 25%
Cr 40%|Al 20%|Me 10%|Ba 5%
Stato fisico: 8/16 Medio testa, medio torso, Alto diffuso.
Stato Mentale: 5/16 basso più Alto di confusione.
Cs: 2 Costituzione - 1 Forza

Passive:


Abilità razziale: Sangue guerriero ~ I mezz'orchi sono nati come una razza di super mercenari. La loro potenza e le loro discrete abilità in qualsiasi campo li hanno resi inevitabilmente una delle razze più popolari fra le fila di un esercito, e le più utili. La stessa razza, intuendo che questo era uno degli unici modi che aveva per poter continuare a vivere senza subire notevoli discriminazioni, si è evoluta in questa direzione, per poter divenire l'unica e vera razza guerriera.
Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia


Guaritore I: la principale capacità dei possessori di questo talento è quella di sopperire alle normali debolezze delle tecniche di cura utilizzate da qualsiasi altra persona. Se infatti normalmente - in termini tecnici - una tecnica di guarigione allevia un danno pari ad un livello inferiore alla potenza della tecnica, per chi possiede questo talento non sarà così: il danno curato dalle suddette tecniche sarà sempre pari al consumo e alla potenza della tecnica stessa.

Guaritore II:Ora non importa come le persone davanti a me soffrano, io posso sempre lenire i loro dolori.
Anche quelli dell'anima, della tristezza della paura.
Mi basta un'abbraccio, una parola gentile e tutti finalmente ritornano a sorridere.


Armi
Mazzafrusta
Scudo
Arco [15/15 munizioni]

Attive:
1° turno.
Pergamena Iniziale del Guerriero: Urlo di Guerra - consumo Medio (potenza bassa area)

[1° tecnica personale, psionica, variabile : consumo Alto.]



Pergamena Iniziale del Guerriero: Spazzata - consumo basso. (fa uno sgambetto.)

Pergamena Iniziale del Guerriero: Furia - consumo Alto. (otto attacchi istantanei)



Pergamena Iniziale del Guerriero: Urlo di Guerra - consumo Medio (potenza bassa area)

[2° tecnica del talento guaritore : consumo Medio. ( cura un medio al fisico)



Note.
Mi dispiace per la bassa qualità di tutto.


 
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.Neve
view post Posted on 20/3/2015, 19:51




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Penteref, quindici anni prima.

L'aria era frizzante quella mattina d'autunno, ed il giovane Jonah si era alzato di buon'ora per andare ad aiutare suo padre con la legna nel bosco. Odiava quel lavoro spaccaossa, detestava quelle alzatacce, il gelo pungente che attanagliava le membra, il mal di schiena prolungato per tutto il giorno, i rimproveri del genitore ogni volta che sbagliava a fendere un ciocco. Preferiva piuttosto gozzovigliare per i boschi assieme al suo amico, quel ragazzo con il quale era cresciuto assieme e che considerava quasi un fratello, perdersi con lui per quelle selve silenti e mai mutevoli. Passavano i pomeriggi a quel modo, tra una corsa e l'altra, sempre alla ricerca di nuove cose da scoprire o animali da cacciare. Era un ragazzo allegro, Jonah, mai serioso, mai arrabbiato per qualcosa. Gli abitanti di Penteref pietrosa conoscevano solo il suo sorriso spensierato. Sorrideva anche quella volta, mentre attraversava la strada selciata oltre il villaggio per andare ad immergersi nel bosco. Camminava dritto e sicuro, la figura slanciata oltre il candore della neve che lentamente si posava sul suolo, la sua ombra sfuggente che risaliva tra alberi ed arbusti.

"Pssss..."

Fece la selva ondeggiante.
Una zazzera bruna e scarmigliata sbucò fuori da un cespuglio.

"Ehi, secco, ho trovato una cosa!"
"Razza di scemo..."
Rise di gusto quell'altro, motteggiandolo.
"Non ho tempo, devo aiutare il vecchio."
"Guarda!"

Aprì la mano svelando l'arcano e misterioso oggetto dorato a forma di cubo. Rune argentate alle sue estremità, meccanismi complicati. Ingranaggi di varia fattura lo tenevano insieme, eppure il ragazzo non era riuscito ad aprirlo, nonostante ci avesse provato per più di un giorno. Era lì, vicino alla cava di minerali. Jonah lo guardò meravigliato: chissà quale tesoro vi si celava all'interno. Passarono così tutta la mattinata ed anche il pomeriggio, a cercare di aprirlo, a correre e tirarselo addosso, a guardarne i colori cangianti con le ombre chiare del tramonto. Si decisero infine a venderlo al primo mercante che sarebbe passato lì da Penteref, tanto per quanto potevano ne avrebbero guadagnato un pozzo di denaro. Le loro vite sarebbero state stravolte da quell'inaspettata ondata d'oro, sarebbero fuggiti via, lontano da quel luogo grigio e malfatto. Sarebbero stati felici, ancora più felici. Ma la sete di ricchezza offusca la vista degli uomini, incupisce l'animo. Presto capirono che solo uno di loro sarebbe stato il fiero portatore di tale prodigio, come un nuovo Dio sorto su Theras ad ostentare la propria luminosità. Pensava a questo Jonah, mentre gli occhi gli fiammeggiavano di invidia. In fondo lui non aveva mai avuto niente da quella vita. Era sempre vissuto nella mediocrità, tirando a campare qualche giorno in più degli altri. Il suo amico invece non se la passava certo malaccio. Il padre era già un mercante e l'aveva portato via da quel luogo più di una volta. Dopo la sua morte era rimasto in casa con la madre a spartire ciò che rimaneva della sua eredità. Quello era stato più fortunato, pensava, quello aveva avuto più cose dalla vita.

Prese il monile dalle mani dell'amico e cominciò a correre verso il villaggio, quello lo inseguì a rotta di collo.
Percorsero la selva e la breve radura. E poi i cespugli di more e piante selvatiche.
Le gambe agili falciavano l'erba, i piedi calpestavano rocce e fango.
Nessuno dei due desisteva, nessuno dei due avrebbe ceduto.

Il fiato certo non mancava, ma entrambi non si davano pace.
E si bloccò, quasi di scatto, all'imboccatura del piccolo sentiero che costeggiava il grande lago scuro. Lì la scarpata continuava fino all'acqua per altri cinque metri, un solo passo falso e sarebbe scivolato giù rischiando un bagno gelato. Al solo pensiero gli si raggelarono le ossa.

Egli lo raggiunse.
Le mani giunte sul suo polso, lo sguardo determinato.

"Secco, ridammelo subito!"
"Non te lo meriti, scemo, tu hai già tutto quello che ti serve!"

E si districò con violenza dalla sua presa.
Era debole quel suo amico, più basso e gracile di lui, ma le sue gambe erano forti.
Colpì Jonah in pieno ventre, il piede batté la sua pancia con un rumore sordo. Un calcio rapido ma poco efficace. Ma Jonah già gli stava addosso, preso com'era da quell'onta immotivata. Portò la mano destra, quella che stringeva forte il cubo, in alto. E la fece ricadere sul capo dell'amico, sorda, violenta. Un fiotto di sangue vermiglio schizzò dalla tempia del ragazzo e quello cadde giù, come un pero. Mani e piedi trascinati lungo la scarpata, il vuoto incosciente nella sua testa. Jonah lo vide affondare nell'acqua gelata e non si mosse, non fiatò.

Lasciò il monile in terra spaccato in due dal colpo e andò via.

-----

Penteref, adesso.

Jonah si sgola, si agita, tira fuori tutta la sua sofferenza accumulata. Un dolore trattenuto per anni, un segreto tenuto nascosto per molto, troppo tempo. Ora è un fiume in piena senza argini, potente. E lo fa lì, davanti a quegli sconosciuti, davanti a quel mucchietto di polvere che rimane delle ombre e della testa mozzata di Josefine. Lei che era stata mandata plasmando il suo dolore in incubi per la collettività, lei che si era servita del dolore di una donna bistrattata da quella stessa comunità per utilizzarne il corpo.

La selva non parla più adesso.
Non c'è il sussurro di nessun ragazzo a fischiare nelle loro orecchie, non c'è il rumore della battaglia a violentare i loro sensi.
Afrah si rialza da terra e guarda i suoi compagni.
Tossisce un po' per le ferite riportate sul corpo. È fiaccata nel corpo e nell'animo, ma sembra stare in piedi. Certo però non riesce a camminare, si guarda intorno, spaesata.

Tutto tace, tutto riposa.
Tutto si svela.
Kilian ancora dorme, i piccoli occhi chiusi, il capo bruno. Non vede più la madre ridotta a sangue e carne. Non vede e non sa ancora.

D'un tratto da lontano si sente un rumore di acqua, qualcosa di simile ad un fiume che avanza, ininterrotto.
È come se le parole di Jonah adesso prendessero corpo. È come se il suo dolore riuscisse a travolgere tutti i presenti.

La piccola Greta adesso invece si rianima, guarda con stupore i presenti. Sente braccia calde a cingerla ma non sembra aver paura, sembra star bene. Gli occhi nocciola si posano sul volto acerbo di Io. E non cerca più la sua bambola, non quel simulacro tra i sogni ed il mondo. La sua amara realtà. Allunga una manina a cercare quella di Io, vuole solo un contatto adesso, qualcosa di reale al quale aggrapparsi.

E l'acqua arriva, arriva tutta.
Lì dalla selva, come se la rigettasse contro di loro. È una diga straripante, è un argine violato, scroscia e impazza per rocce ed erba, travolge ogni cosa.
Ma è nera, scura come il piombo. Ma è viscida e crudele.

Va verso di loro e verso quel villaggio di anime perdute.
E nessuno è più solo di adesso.
Da dentro qualcosa si muove, qualcosa che ghermisce, che afferra.
Avanza e nessuno può fermarla.




QM PointLa prima parte del post non è altro che un flashback: Jonah si racconta e racconta a tutti i presenti del suo incidente con il suo migliore amico, si sfoga con tutte le Lanterne. Nel mentre lui parla, recuperate tutti il 50% delle energie spese precedentemente ed un critico di danno distribuito tra mente e corpo. Afrah si rialza, ma è ancora debole. Anche Greta si sveglia e, inaspettatamente, cerca la mano di Io. Kilian sembra star bene ma è ancora svenuto. Da lontano si sente un rumore d'acqua, e così dalla foresta viene verso di voi una tremenda onda di acqua nera che cerca di travolgervi e travolgere anche Penteref. Non appena e se l'acqua vi ghermirà, noterete che questa è vischiosa e da dentro qualcosa ghermisce tutti verso il basso. Avete la più completa libertà di azione circa il modo con il quale cercherete di salvarvi e di salvare anche chi ritenete opportuno all'interno del villaggio. Dovete semplicemente postare direttamente ed indicare le vostre azioni, siano esse tecniche o quant'altro, in divenire e nel prossimo mio turno scoprirete se esse andranno a buon fine. Avete 5 giorni di tempo per postare, ovvero entro Mercoledì 25 Marzo alle ore 23:59. Buon lavoro!

 
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The Grim
view post Posted on 25/3/2015, 12:48





Già dalle prime intonazioni di quell'urlo, sarebbe stato facile per il Cartomante tapparsi le orecchie e mormorare un controincantesimo,
preparare la sua mente all'impatto con quella carica distruttiva e impedirle di devastare tanto il suo fisico tanto il suo corpo, eppure non lo fece.
Perché aveva già sentito una musica simile e si sentì in dovere di ripetere l'esperienza, un tacito accordo fatto con sé stesso e nessun altro.
Sarebbe stato semplice trovare in quell'urlo dolore e odio e disperazione,
di gran lunga più folle era udirlo carico di un amore sconfinato per la vita e per qualcuno in particolare,
ma alle orecchie di Jace non vi era altra sfumature che l'amore sconfinato di Josefine per Kilian,
e così l'uomo si sentì trasportato fra le bancarelle di Jah Keved,
il naso otturato dal miscuglio di salsedine e spezie, il cuore traboccante di sentimenti contrastanti.
Si riempì di quel canto perché qualcuno doveva udire l'intensa ode d'amore della madre per il figlio,
ultimo testamento di una creatura estrema, feroce, e dolce,
e ricordarlo per sempre, custodito in una parte speciale di sé.
Che l'onere fosse capitato allo Stregone avrebbe fatto ridere i più superficiali,
gli altri sapevano già che sotto la scorza dura stava un inguaribile romantico.


ɲ Ɏ ɳ

Dapprima si sentì come un giocattolo rotto, la testa che gli ronzava, tanto pesante da non riuscire a sollevarla dal suolo, il fisico ammaccato, come un frutto spappolato da una stretta immotivatamente potente. Il dolore stillava da ogni centimetro del suo essere, come mille aghi appuntati in altrettanti luoghi del suo corpo, dalla punta dei piedi fin oltre le sopracciglia, e che continuavano la loro infernale penetrazione delle carni; affondando sempre più momento dopo momento. La vista offuscata traballava, incapace di cogliere le sfumature di ciò che accadeva attorno a lui, i dettagli di conversazioni e azioni che vibravano a pochi passi dal Cartomante; soltanto uno di essi fu capace di cogliere con nitidezza, il più banale e più importante. Gli altri si concentrassero pure su Penteref, sulla creatura cervina o il falegname, Jace sapeva bene perché era giunto lì fra quegli irti colli, così quando la beduina si mosse, fu il primo ad accorgersene, gettandosi quasi a capofitto su di lei; in maniera tanto goffa e patetica da tradire la solennità del momento. Non era meno ferito di prima eppure si sentiva rinvigorito, come se nuova energia bruciasse dentro di lui, e al contempo non importava quanto il cranio fosse sul punto di esplodergli, perché quella che sentiva dentro di sé era solo euforia e gioia. Si strinse a lei, con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall'emozione; l'abbracciò lasciando che il suo calore si fondesse col suo.

Quando il cartaio s'accorse del fiume in piena che grondava da ogni dove si sentì perso. Il sogno della notte prima si sovrappose di prepotenza alla realtà, le immagini di una lenta e dolorosa - che non sarebbe di certo avvenuta se travolti da quell'onda nera - presero ad affollargli la testa, ma ora avrebbe vissuto tutta l'agonia senza angoscia; solo il bruciore nel petto e nei polmoni prima dell'inevitabile fine. Jace sapeva benissimo di non meritare il titolo di Lanterna, non aveva mai mentito a sé stesso, perché un'eventualità simile gli era balzata più volte nei pensieri ed ogni volta non aveva avuto il benché minimo tentennamento nella decisione da prendere. Non provò a prendere alcuna scusa, né le ferite, né la stanchezza, e nemmeno una qualche fantomatica urgenza del momento; semplicemente si conosceva. Se qualcuno gli avesse spiegato il benché minimo piano per salvare capra e cavoli, lui non si sarebbe certo tirato indietro, anzi avrebbe aiutato più che volentieri nel cercare di portare più persone possibili in salvo; perché il suo cuore non era di arida pietra. Solo che in quei momenti si agiva più che parlare, e la fretta era l'unica consigliera a cui dare ascolto, così mentre tutti erano alle prese con chissà quali pensieri e macchinazioni Jace decise che era meglio sparire. Niente di più facile, si sarebbe stretto alla beduina e l'attimo dopo sarebbe scomparso lasciandosi indietro solo un'ombra di loro stessi, stretti l'uno nell'altro. Avrebbe proteso il suo incantesimo più che poteva in spazio e tempo, per trovare un luogo sicuro in cui atterrare senza che né lui né Afrah fossero coinvolti dalla marea, e che gli altri pensassero ognuno per sé. Forse la beduina l'avrebbe perdonato, forse no, ma lui non aveva nessuna intenzione di rischiare la sua vita; non per un pugno di capanne di sterco.

specchietto


CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 1 Determinazione 1 Maestria delle Armi 1
Critico 36 | Alto 18 | Medio 9 | Basso 5



Stato Fisico: Ferita Media al tronco, ferita Critica su tutto il corpo;
Stato Psicologico: Confuso, perdita di un piccolo ricordo (Paragonabile ad un danno Basso), più un secondo danno di entità Bassa[/color], Critico di dolore alla Mente
Energia: 32 + 50 - 9 = 73 %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,[/color]
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya,
° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden,
° Se il possessore sfodera Neroschiocco verrà riconosciuto come qualcuno di cui non fidarsi o un traditore,
° Il portatore di Neroschiocco sarà impossibile da individuare attraverso i suoni o gli odori;


Riassunto delle azioni: Jace

Attive in uso:

CITAZIONE
Il Folle: La tecnica ha natura magica. Il caster semplicemente sparisce lentamente dalla sua posizione e ricomparendo in un altro luogo, non esageratamente distante. La tecnica può essere utilizzata sia come spostamento che come difesa; in quest'ultimo caso, assume le caratteristiche di una difesa assoluta. [ Ex Pergamena Arte della fuga] Consumo impiegato: Medio

Note: Scusate per la brevità, purtroppo spendere più parole significa soltanto dilungarsi senza aggiungere pathos alla scena.


[/QUOTE]
 
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54 replies since 9/1/2015, 16:15   3272 views
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