Il passaggio dal sonno alla realtà non fu drastico come s'aspettava, ma a suo modo fu traumatico. Jace ebbe la sensazione del tutto incomprensibile di essere tornato ad anni prima, quando nella sua infanzia sonno e veglia si confondevano così come realtà e fantasia, con incubi che erano reali tanto quanto sua madre e suo padre; forse addirittura di più. Non era del tutto irrazionale questo pensiero, soltanto un rigurgito del suo subconscio che gli ricordava dell'incontro col suo mentore in quel di Loc Muine, della loro sfida e di una vendetta non ancora compiutasi; da una parte tanto quanto dall'altra. Si rigirò col corpo indolenzito, i muscoli che si lamentavano capricciosi come se avesse riposato su sassi duri o sotto la pioggia battente; cosa della quale non aveva reale esperienza. Di svegliarsi senza voglia di affrontare una dura giornata invece era stato testimone più di una volta, ed ecco che per l'ennesima volta doveva far fronte ad una situazione a lui sgradita. Forse Afrah aveva un po' del suo magico caffè, panacea di ogni pessimo mattino. Si voltò verso la beduina, pure lei intorpidita, e le rivolse una carezza sulla guancia; della miracolosa bevanda non ne avevano nemmeno un goccio, ma si fece bastare quello sguardo per rimettersi in piedi in forma smagliante. Il loro padrone di casa non era lì nel magazzino, ma c'era l'altra ragazza di cui ancora non aveva imparato il nome. S'accertò innanzitutto che i suoi timori non fossero reali per quanto improbabili, e tirò un sospiro di sollievo sentendo che anche le altre avevano avuto una brutta nottataccia: acqua, annegamento, e poi un sogno che diventava una creatura; infine un'aspra lotta. Gli abitanti avevano parlato della prima situazione, ma non della seconda e ciò fece girare più di un ingranaggio nella testolina del Cartomante. qualcuno li aveva notati e si era affrettato a spaventarli e scacciarli da ciò che stava accadendo a Penteref, dunque una maledizione che aveva a che fare con una creatura senziente e lucida, che ragionava e reagiva. Il suo stomaco borbottò, così si diressero a fare colazione nella sala comune, dove avrebbero mangiato qualche boccone ed avrebbero scambiato due chiacchiere con le altre lanterne; se il Fato voleva in una notte forse avevano risolto il mistero. ɲ Ɏ ɳ Il poco entusiasmo del Cartomante si smorzò, per non dire che scomparì del tutto, davanti ad una tavola così poco assortita e squallida. Il grigiore del cielo si rispecchiava in quel luogo dai pasti frugali, dovuti probabilmente al nero umore del villaggio. L'uomo prese qualche nocciola, e un pezzo di pane dure, e si dissetò con dell'acqua gelida come l'aria di quella mattinata. Non si aspettava la giovialità di un palazzo principesco ma nemmeno il silenzio del patibolo. C'era si confusione, ma quella che regna in un'officina, dove si va avanti e indietro a fare cose, non a godersi la gente. Così un gruppo sparuto di minatori partì con gli attrezzi in spalla ed un umore granitico, Buon Sangue e Occhio di civetta al loro seguito forse pronti a scoprire altrove quel che nel villaggio non si riusciva a capire; come l'eremita che s'inerpicava sulla montagna per capire la natura dell'uomo, che ad essa preferiva la città. A portare qualche nuova fu Io, ma a sentire le sue parole Jace preferì di aver desiderato altro: una giornata noiosa dove brancolare nel buio. Non che ora fossero più vicini alla soluzione del mistero, semplicemente si trovava davanti al torbido più nero, fango misto ad escrementi nel quale frugare a fondo. Storie di ragazzine e preti ne aveva sentito, ma nelle grandi città non in simili paeselli, sempre immaginati così puri e tranquilli. Un piccolo drappello si armò, di rabbia e sete di giustizia, e partì, verso la meta a pochi metri di distanza: Eloise, Io e Jace, col volto scuro e gli occhi privi di luce. Non c'era da far macello perché in un posto simile un ramo calpestato si fa pino che scricchiola e subito dopo quercia che cade; tre feriti e forse un bambino morto. Quindi sbraitare e far troppo baccano nella chiesetta si sarebbe ritorto contro di loro, Jace lo sapeva benissimo, e con quelle intenzioni varcò l'uscio dell'edificio, che di sacrale non aveva nulla. A malapena quella casupola si distingueva dalle altre, pareva come se fosse adibita a luogo sacro per necessità più che per devozione; anche se dentro era meglio dell'esterno. Ci stavano tre comari, sedute sulle lunghe panche, che erano assorte in un silenzio descrivibile con un solo aggettivo: religioso. Attendevano chete l'inizio della funzione, qualsiasi essa fosse e senza badarci troppo nemmeno loro, mentre Don Hemerich andava avanti e indietro, controllando le candele e pulendo l'altare, affinché tutto fosse perfetto. Il Cartomante voleva essere discreto, si avvicinò a mani giunte come in preghiera per non disturbare l'atmosfera del posto, poi con dei gesti appena accennati cercava l'attenzione del prete; l'infante era di tutt'altro avviso. S'avviò di gran carriera verso il prete, e con qualche parolina lo adesca di fuori; la mosca che s'infilava nella ragnatela senza starsi troppo a guardare intorno. E fu in quel momento che il ragno calò su di lei, non con gli artigli ma con un veleno portentoso sotto forma di parole minacciose. " Don, so che cosa ha fatto a Greta. Ho visto le ferite sul suo corpo. So quanto abbia paura di lei. Io non ho paura di lei. Ma lei dovrebbe averne di me. Lei, don, non toccherà mai più quella bambina, né nessun altra bambina. Non le farà mai più del male. " Lo Stregone ebbe un attimo di trasalimento, sorpreso dalle parole e convinto che il piccolo gli avrebbe tirato uno schiaffone tanto potente da buttare il prete a terra. " Sta facendo vivere a Greta i suoi anni migliori nella paura. E ora io voglio che sia lei, prete, a viverci. Abbia paura di me, Don, sempre. Perché io tornerò a Penteref, quando tutto questo sarà finito e se Greta non sarà felice e non starà bene, posso assicurarle che lei non potrà celebrare la messa il giorno dopo. Né quello dopo ancora. Se oserà torcerle un solo capello io verrò a saperlo, lo può giurare. Ci siamo intesi? "
Ritornerò, lo saprò, torcere un capello. In quel posto remoto, al di fuori del tempo e dello spazio, simili minacce erano insensate. Al prete non serviva nemmeno la violenza, il tempo sarebbe stato suo alleato, e con poche parole la comunità avrebbe visto Greta come una dissoluta, una persona figlia del peccato, magari perché diversa o senza genitori; qualcosa la si trova sempre. Pochi le sarebbero stati vicini, nessuno l'avrebbe salutata, finché non sarebbe crepata di solitudine, dopo una vita grigia e da dimenticare. Nella sua infantile indignazione era stata condannata all'esilio o alla disperazione, perciò toccò a Jace sistemare il pasticcio.
" Se mi è permesso aggiungerei due cose. Se voi vi definite innocente da queste accuse potete scegliere due vie: potete lasciare che controlli i vostri ricordi, o potete declamare la vostra estraneità ai fatti. Nel secondo caso, dovete sapere che io posso facilmente riconoscere una menzogna dalla verità. Infine vi devo avvertire, che pur essendo io una persona pacifica che aborrisce la violenza, sono al contempo un permaloso. Scoprire che state mentendo o cercare di bloccare la mia intrusione mentale mi farebbero arrabbiare parecchio e potrei addirittura infuriarmi. Scegliete! "
"Cosa diavolo volete da me? Andatevene! MALEDIZIONE A VOI!"
Ma quello si rifiutò di scegliere, preferendo la fuga all'interrogatorio e sottovalutando la prontezza del Cartomante che in un baleno gli aveva già letto i ricordi. Immagini troppo raccapriccianti per essere descritte, capaci di far breccia nel cuore del più insensibile. Colpi che si infrangevano sulla pelle morbida e bianca di una bambina che era più bocciolo che fiore, striato col vermiglio del sangue e il bluastro dei lividi, Il nero del dolore, in un'età in cui un termine simile non si dovrebbe nemmeno sapere, sostituito dal candore di bua o male.
" Si, è stato lui. " " Scusa, ma mi sono fatto prendere dall'ira. Ma dobbiamo assicurarci che Greta stia al sicuro... dobbiamo avvertire Malthe.Non è quello per cui siamo stati chiamati, ma è pur sempre una piccola tragedia e dobbiamo occuparcene, no? " " Si, non è questo il problema di Penteref, ma non possiamo tapparci certo gli occhi. Se il vecchio pazzo non ti da filo, corri da Afrah e da Donovan, ci penseranno loro. " " Scopri se ha capito l'avvertimento... e se sa qualcos'altro. " E corse via verso il cuore del viallaggio.
Jace s'intrufolò nel tempio con passo lento, impassibile, e sempre più convinto che in quel posto non vi fosse la benché minima traccia di divino. Forse avrebbe dovuto ringhiare d'odio, o sguainare la sua arma, farsi terribile e terrorizzare tutto e tutti, declamare con urla le sue intenzioni, invocare gli dei o la Giustizia. Invece sarebbe stato lui quella misteriosa entità che doveva rendere a chi subiva, e prendere da chi rubava; la lama del boia non era fatta di fiamma, né urla, ma di gelido e inflessibile acciaio. Il Don si era infilato nella sagrestia, e l'assassino lo seguì chiudendosi la porta dietro sotto lo sguardo severo delle donne che fremevano di far pettegolezzo; sesso e uccisioni attirano sempre quel genere di attenzioni, talvolta inconsapevolmente.
" Non provare a far nulla, ad attaccarmi o a toglierti la vita. L'ora della morte non è ancora giunta per nessuno di noi.
Mi seguirai da Malthe..." " Io non vado da nessuna parte..." "...confesserai quel che hai fatto a Greta..." "... Io ho salvato Greta da una morte di stenti. Le ho dato un tetto e del cibo caldo..." "...e sconterai la tua pena. Io l'ho so, ho visto tutto questo nel destino, rassegnati. " "Sei tu a dovertene andare. Immediatamente! "
Il sacerdote strepitava, s'infervorava, tremava mentre gli ordinava di lasciarlo andare, l'altro lo stava a guardare senza giudicare o muoversi. Si limitò ad aspettare pazientemente l'arrivo di Donovan, e sotto lo sguardo esterrefatto delle comari condussero il Don alla sala comune, dove si sarebbe svolto il secondo e più complicato atto. Lì lo stregone doveva giocare bene le sue carte, e per quello era stato calmo e posato, senza uno strepito o una minaccia fisica: dovevano essere inattaccabili.
La situazione non filò liscia, e Jace avrebbe dovuto prendere quella cosa con rassegnazione. Nella sala comune l'arrivo di Hemerich suscitò lo scompiglio, il capo villaggio s'azzittì, la folla si indignò, e poi il prete riuscì a metterli contro la bambina che spaventata fuggì. Il cartomante stava impietrito, con l'ira che ribolliva nelle vene, lo faceva attecchire sul posto, quasi paralizzandolo. Lui - o meglio loro - erano arrivati lì per aiutare, per salvare quel villaggio da qualcosa, era stato supplicato il loro aiuto, ed ora il piccolo Io veniva sospettato di essere un demone o forse peggio; ancora un poco e sarebbero stati accusati loro degli strani sogni e le altre amenità di Penteref. Mentre un gruppo si gettava all'inseguimento della bimba, Jace schioccò le dita cancellando lo stanzone. Non lo distrusse in cenere, semplicemente lo mascherò con un'innocua illusione, seppellendo le uscite dietro una scenografia suggestiva. Voleva far paura a quei bifolchi, far tremare le loro viscere, e perlomeno portare almeno un paio di storie a conclusione. Un cielo plumbeo incombeva sul colle erboso su cui era stata trasportata la folla, e tra i fili verde scuro si ergevano come arbusti lunghe ossa sbiancate dal sole, forse d'uomini o forse di bestie. Ed anche lui mutò, fece a sé stesso dei ritocchi: tinse la sua pelle d'una luminosità dorata, fece brillare i suoi occhi di un blu elettrico come se lampi potessero partire dal suo sguardo, e il suo fisico si fece più prestante, la sua statura più imponente fino ad elevarsi di una testa dal resto dei presenti. Poi parlò e la sua voce risuonò profonda come sgorgasse da una caverna profonda, e al tempo stesso chiara e feroce. " Signori, basta. Il vostro Don è colpevole di aver violentato quella ragazzina, e che voi mi crediate o meno non ha alcuna importanza. Invece di fare i bigotti abbiamo problemi più urgenti da risolvere. "
Per primo s'abbatté sul Malthe
" Voi dovete dimettervi da capo del villaggio, siete vecchio, stanco e rimbambito. La causa di tutto ciò è anche vostra, che non avete vigilato su Penteref. Alla fine di questa vicenda trovate un sostituto, qualcuno di onesto e deciso. "
Il sacerdote fu la seconda delle sue vittime.
" Appena noi Lanterne avremo sistemato questa questione, voi verrete con me. Io leggerò la vostra mente e decreterò il vostro destino. Come avete visto non ho nulla contro di voi, né alcun interesse a farvi del male. Sto solo cercando di raddrizzare le cose. "
Lo stregone avrebbe voluto semplicemente ucciderlo, ma avrebbe lasciato alla Quercia la decisione. Un giorno sarebbe stato Re ed allora si sarebbe fatto carico di simili responsabilità scervellanti, su togliere o meno la vita di un colpevole e come punirlo, ancora non era venuto quel tempo; aveva già fatto abbastanza per oggi.
Si rivolse infine alla folla tutta, perché ognuno di loro doveva espiare.
" Il vostro concittadino, il carpentiere Jonah mi ha mentito e ho tollerato questa mancanza di fiducia una volta. Dopo questa scenetta disgustosa non ho intenzione di tollerare una simile cosa una seconda volta, quindi adesso se qualcuno ha qualche sordido segreto che potrebbe avere a che fare con la vicenda lo confessi, e prometto che non gli sarà torto un capello né ora né dopo. Nessuno di voi può uscire da questo luogo, ed io mi accerterò che ognuno di voi stia dicendo la verità, e sarà meglio per lui o lei che sia così. "
Non l'avesse mai fatto! Urla, pianti, strepitii, confessioni. Tutte queste si fusero assieme in un coro assordante e assurdo dove poche voci riuscivano a farsi largo fra le altre. Un'occhiataccia li costrinse all'obbedienza, o meglio a darsi una parvenza d'ordine, e parlare soltanto a due o tre alla volta. La più interessante fu quella del chirichetto della parrocchia, Rewot, che sapeva tutto eppure non aveva parlato. Non lo biasimava, terrorizzato com'era, né lo perdonava, avrebbe trovato un modo per redimersi, volente o nolente, ma non stava al cartomante decidere la questione. Tutto il resto erano farneticazioni inutili, se non a spaventare Penteref e costringerla a rigar dritta almeno per un poco. Forse il Fato sarebbe stato benevolo col villaggio, però ancora c'era tantissimo da fare.
CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 1 Determinazione 1 Maestria delle Armi 1 Critico 36 | Alto 18 | Medio 9 | Basso 5
Stato Fisico: Perfetto; Stato Psicologico: Quasi perfetto, perdita di un piccolo ricordo (Paragonabile ad un danno Basso) Energia: 100 - 5 - 18 = 77 % Passive in Uso: ° Nessuno svenimento al 10% di energie, ° Auspex passivo delle auree, ° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate, ° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo, ° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva, ° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici, ° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno, ° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo, ° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto, ° Estraendo la Vena è riconoscibile come cacciatore di nemici del Sorya, ° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden;
Riassunto delle azioni: Jace si reca alla sala comune, fa colazione, e poi segue Io alla chiesetta. Lì scopre la verità sul sacerdote grazie all'abilità " Il Papa ". Manda il bambino ad informare Malthe e poi insegue Hemerich in una stanza del tempio. Lo tiene in custodia fino all'arrivo di Donovan, con il quale poi lo scortano fino alla sala comune dove si ha " il processo ", che finisce in un parapiglia. Quando Greta fugge, Jace usa Il Mondo per cambiare l'aspetto della sala in maniera irreale, nascondendo le uscite, e poi usa le passive del Talento - evidenziate in verde - per rendersi più prestante.
Attive in uso:
CITAZIONE Il Papa: La tecnica ha natura psionica. Per essere castata vi è necessità che l'utilizzatore possa percepire il bersaglio in qualche modo, anche solo visivamente. Dopo aver colpito la vittima con successo, l'utilizzatore della tecnica verrà immediatamente a conoscenza di parte della storia del suo bersaglio, di qualche suo segreto, o delle sue paure e passioni. La tecnica in caso di successo provoca danni bassi alla mente della vittima, fornendo al caster informazioni di sorta sulla vittima, e va affrontata come una psionica di potenza bassa. Consumo di energia: Basso
Il Mondo: spendendo un consumo Alto e per due turni di gioco compreso quello d'attivazione, il possessore del talento potrà infine generare un qualsiasi numero di immagini per modificare interamente l'aspetto del campo di battaglia, come coprendolo con un velo illusorio e dandogli nuova forma. Potrà trasformare l'ambiente circostante nelle profondità del sottosuolo, in una città lontana miglia e miglia, negli anfratti di una fitta giungla o altro ancora. Non c'è limite ai luoghi che il possessore del talento potrà ricreare grazie a questa abilità, coprendo con un velo illusorio tutto ciò che lo circonda.Consumo di energia: Alto Note: Una promessa è una promessa, 23:59 |