Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rise of the Whisper ~ Ciò che Diventiamo, Capitolo Finale

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view post Posted on 6/2/2015, 02:28
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Aper army
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Թե ինչ ենք ~ Rise of the Whisper ~ Դառնում

~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~
Capitolo finale: Ciò che diventiamo

Atto II
I



(Vahram [pensato, lingua aramana], Fanie.)


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Il vento gelido dell’Erydlyss soffiava con aliti scostanti, lo si poteva udire chiaramente dall’interno del biroccio. La stoffa muffita e giallastra ondeggiava violentemente a ogni sferzata, ma grazie alla forma aerodinamica della tenda e alla robusta struttura in legno, saldamente ancorata al carretto, era in grado di reggere a intemperie ben più violente. Lo spazio dentro il carretto era angusto, eppure le pellicce morbide distese sul pianale e la calda luce soffusa della lanterna ad olio appesa alla traversa del soffitto riuscivano a rendere discretamente ospitale quel modesto alloggiamento. Di sicuro era meglio che stare fuori.
Tre persone sedevano accoccolate agli angoli di quello stretto spazio, riscaldandosi sotto morbide coperte in lana di capra. Vahram, a gambe incrociate sopra una pelliccia di cammello, assaporando pacatamente il tabacco aromatico dalla sua pipa; il suo artificioso mezzo sorriso emanava quella serenità dei tempi ormai andati. Di fronte a lui altre due persone cercavano quiete e riposo dopo quella lunga giornata di marcia.
Una era un mercenario smilzo dai capelli rossi e ribelli, assomigliava più a un delinquente di strada che a un guerriero. Se ne stava in disparte fumando una sigaretta e ascoltando silenzioso i discorsi degli altri due.
L’altra era invece era una fanciulla dalla pelle candida e i capelli del colore del legno di primavera. I suoi occhi grandi e smeraldini infondevano in chi li guardava un senso di sicurezza e armonia, raro e prezioso come poco altro al mondo; due gemme in mezzo al gelo, un’oasi di pace in mezzo a quell’esercito di bifolchi, pezzenti e sbandati che il cavaliere Kreisler si era trascinato dietro fino alle porte di Lithien. Chiacchierava giovialmente, scambiando aneddoti e commenti giudiziosi degni di una persona ben più matura dell’età che dimostrava. Le sue orecchie appuntite difatti lasciavano intendere che non fosse proprio umana.
Nonostante l’atmosfera sembrasse in apparenza rilassata, un’ombra di profonda inquietudine affliggeva ogni cuore. La battaglia era imminente... il nemico terrificante.

«Quelli che incontreremo sono uomini e donne che hanno subito un destino peggiore della morte... ucciderli sarà come liberarli, quindi non dobbiamo temere per le loro anime.»
Li persuase Fanie Elberim, della Schiera del Drago Nero.
Ciò che li attendeva oltre le mura della città maledetta era infatti l’orribile morbo della Gûl-lhiw, e le sventurate anime che erano state infettate da esso.

«Io non temo la morte... ma quell'esistenza dannata è un'altra cosa.»
Ribatté Vahram, il suo volto era visibilmente turbato.

«Posso dirvi solamente una cosa... restiamo uniti. Schiena contro schiena. Se ci sciameranno addosso non abbiamo alcuna possibilità di sopravvivere da soli... che ne dite, siete della mia idea?» La paladina rivolse un incoraggiante sorriso ai due guerrieri. «Non ci accadrà nulla se riusciremo a stare uniti. Io porterò lo stendardo della mia armata in battaglia...»
Sollevò un gonfalone arrotolato in modo che tutti potessero vederlo.

«...restateci sotto e qualcuno vi guarderà sempre le spalle!»


Domani si sarebbero trovati stretti nel mezzo della torma di soldati schierati e pronti alla battaglia, di fronte alle mura della città. Insieme... uno di fianco all’altro. Compagni. Compagni molto diversi, ma il loro cuore quel giorno avrebbe battuto allo stesso ritmo dinanzi al medesimo pericolo, pulsando per raggiungere un unico obiettivo.

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Un altro domani... un domani infinitamente lontano da quel giorno in cui Vahram incrociò per la prima volta lo sguardo gioviale e benevolo di Fanie. Sembrava passato un secolo, ma di nuovo si ritrovava stretto in mezzo a una calca do popolani. Alcuni spaventati, altri urlanti euforici.
Anche quella volta c’era un esercito, pur nascosto in mezzo alla folla.
Anche quella volta Al Patchouli avrebbe combattuto al fianco di sconosciuti.
I suoi occhi si sbarrarono stralunati, quasi folli, appena scorsero la figura dell’elfa che per anni aveva cercato, inginocchiata, legata, umiliata e rassegnata al suo destino. Stentava a credere di essere riuscito finalmente a trovarla, come stentava a realizzare che quel suo ultimo barlume di speranza nel giro di pochi minuti si sarebbe spento per sempre.

Era la prima volta che vedeva finalmente in volto i due nobili albini artefici di quel regno del terrore,

i Lorch.

Immaginava che molti dei ribelli celati tra la folla, compresi i suoi amici, desiderassero più di ogni altra cosa piantare loro una lama nel cuore e porre fine a quell’incubo una volta per tutte.
Ma lui no, non li degnava di uno sguardo.
Aveva occhi solo per lei.

Non l’avrebbe lasciata morire.
Non quel giorno, né mai.

No...

Non glielo avrebbe permesso.
Gli fosse costata la vita.

Sempre meglio dell’eterno rimorso.
E della sconfitta più grande della sua esistenza.
La tragica fine di una guerra che ormai da anni
infuriava nella sua anima tormentata.



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~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Rossa
Pericolosità: C

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tempra


Basso 5% | Medio 9% | Alto 18% | Critico 36%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Illeso):
Illeso.

Mente (Illesa):
Illesa.

Energie: 100%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: Infoderata, in mano
Spada: Infoderata
Arco (15): Infoderato
Pistola (5): Infoderata

Armature: Brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.

Ricordo di cenere
[Malus Passivo] Vahram avrà nei suoi ricordi la mente di una bambina a lui sconosciuta che brucia tra le fiamme; non conta come un'influenza passiva, ma come un semplice spunto narrativo. Il guerriero ricorda anche il nome della bambina: Giselle

[Passiva Psionica (Obnublia i sensi dei nemici in prossimità)] Assecondando quella memoria, quel lutto mai affrontato e superato, Vahram saprà rievocare parte del dolore e della pena a cui non ha potuto opporsi. Appena sarà sua intenzione farlo, la cappa comincerà a perdere cenere dalle bruciature senza che alcuna fiamma la arda. La sottile polvere grigia si solleverà come nebbia offuscando i sensi di chi sarà abbastanza vicino al portatore pur potendovi scorgere attraverso. La sintomatologia della cenere avrà valenza di malia psionica passiva e difendibile in quanto tale.

[Passiva (La cenere può essere usata per portare attacchi fisici)] Ma la cenere potrà essere anche adoperata per altri fini, per infliggere un bruciante dolore, lo stesso che la piccola Giselle dovette sopportare nel suo piccolo inferno in terra, poiché nessun demonio – o quasi – raggiunge la malvagità insita nell'uomo. Vahram sarà infatti in grado di utilizzare la cenere posatasi sul terreno e quella ancora per aria come fosse un'arma, manipolandola a suo totale piacimento. Ustionanti al contatto, gli attacchi non avranno valenza di tecnica ma solo di attacco fisico, la loro potenza sarà direttamente proporzionale alle Capacità Straordinarie in suo possesso e potranno avere origine solo nelle sue strette vicinanze.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~


(Nessuna)


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Primo innocuo post di riscaldamento. Mi sono permesso di fare un breve inciso nostalgico su Winterreise, con pure un piccolo cammeo del vecchio pg di Drag. :shifty:
 
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Humean
view post Posted on 6/2/2015, 13:26




Mia grazia e mia fortezza,
mio rifugio e mia liberazione,
mio scudo in cui confido,
colui che mi assoggetta i popoli.




Il fitto brusìo sorse dalla piazza palpitante in un impercettibile crescendo, quando le tre figure comparvero in cima al patio, per poi spegnersi ben presto in un silenzio raggelante. Mathias ed Astrid Lorch scortavano Fanie Elberim in quello che doveva essere il suo ultimo viaggio sulla terra. Il Tiranno girò lo sguardo sull'ampia platea dei presenti, mentre recitava il suo discorso con l'ispirazione di un epico condottiero, del genere di quelli di cui ritroviamo traccia negli antichi poemi. Ma mentre gli eroi del passato incitavano le folle per riempire i cuori di ardente volontà, Mathias mirava all'obiettivo opposto: piegare le deboli menti di un popolo ingrato ancor prima di distruggere i loro corpi.
Parlava con il fervore e l'eccitamento di chi, consumato dal desiderio, ha per lungo tempo atteso, manovrato, mentito, ucciso; tutto per arrivare a sfiorare il miraggio del potere assoluto. Potevo ben immaginare di quali demoni fosse preda la sua anima in quel momento, quando quel miraggio era tanto vicino da sembrare reale: io stesso ero stato a lungo loro schiavo. Ma tutto ciò che il tiranno rincorreva era falsità, e presto egli stesso lo avrebbe amaramente sperimentato.
L'usurpatore infine tacque. Seguì un singolo istante di silenzio assoluto, un unico momento di sospensione. Come il secondo che intercorre tra il lampo ed il tuono, quell'attimo interminabile lasciò nei cuori di tutti la certezza che la tempesta stava per scoppiare. Una tempesta di ghiaccio e di fuoco. Un crepitìo lontano, man mano avvicinandosi, annunciò a tutti la catastrofe: infine il selciato della piazza si sfaldò in mille frammenti come uno specchio rotto e, prima che qualcuno potesse emettere un solo grido di stupore, alte mura bianche erano già sorte sui solchi che la magia degli Insonni aveva tracciato. Un rapido sguardo dietro di me bastò a darmi un quadro semplice e brutale della mia condizione: ero in trappola.

Hai finalmente scoperto le tue carte, Lorch. Ora spero che qualcuno dei nostri abbia a sua volta un'idea brillante.

L'istinto prese immediatamente il sopravvento, così non sono in grado di ricostruire con lucidità i minuti successivi. Mentre la folla intorno a me si guardava intorno smarrita, estrassi il palmo destro dalla manica del mantello, contraendo i muscoli allo spasimo e lanciando un incantesimo incendiario sul gelido ostacolo che si contrapponeva alla mia salvezza. Il fuoco nero, come dovevo duramente apprendere, non mi avrebbe aiutato: si infranse sulla barriera sfrigolando, e si spense in una nube di vapore. Ero riuscito appena a lasciarvi un solco, una frattura lunga circa un metro. Ma era rimasta in piedi. Le urla di panico della folla mi distolsero da questa prima delusione: c'era un problema più urgente, che in particolare consisteva in un drago furioso e nella sua tempesta di fuoco.
Forse è la fine pensai, sollevando il braccio per proteggermi dalla luce accecante. Certo non una valida difesa dal calore, invece.
Ma qualcuno dei nostri alla fine aveva in effetti avuto una buona idea. Qualcuno che, avrei scoperto, conoscevo bene. Al rettile alato si contrappose all'istante un'altra creatura maestosa e mitica, e ancora all'istante questa si dileguò. Non prima di averci tratto tutti d'impaccio, esaurendo sul proprio corpo le palle piriche rivolte ai nostri. Mentre il boato delle deflagrazioni si esauriva, e il drago contrariato misteriosamente si allontanava dai cieli della piazza, una voce cristallina e vigorosa si levò, distinguendosi rispetto al caotico strepitare della folla e, in qualche modo, disciplinandolo.

Azzurra.

A differenza della ragazza, io non riponevo alcuna fiducia nella folla volubile, chiusa nel proprio egoismo miope, che aveva visto i re passarsi di mano la corona senza contrapporre all'ingiustizia altro che l'inerzia. Non combattevo per tutti loro, i primi responsabili della guerra e del loro stesso sangue. Combattevo solo per il Sovrano e per coloro che a lui rimettevano l'anima. Tuttavia non potevo dimenticare che anche io, non molto tempo prima, facevo parte della massa dannata dei senzadio, e che solo la grazia del Sovrano mi aveva salvato. Per questo il suo discorso mi colpì più di quanto non ammetterei in pubblico.
Le sue parole di speranza, contrapposte all'arringa terribile e oscura di Mathias, erano la precisa figura del mondo che noi immaginavamo, contrapposto a quello che la violenza e l'egoismo degli uomini empi avevano generato. Le sue parole erano il simbolo della Città di Dio, del popolo del Sovrano e del mondo nuovo che da esso sarebbe sorto.
Sorrisi, sereno come non ero mai stato, libero finalmente da tutte le tensioni accumulate in quella mattina. Lasciai che il cappuccio mi ricadesse sulle spalle. Non mi sarebbe più servito, perché il tempo di nascondersi era finito per sempre. Non potevo fuggire dalla prigione di ghiaccio, pensai, ma qualcuno poteva farlo al posto mio.

Benedetto il Sovrano, mia roccia,
che addestra le mie mani alla guerra,
le mie dita alla battaglia.


Le ampie falde della veste scura si sollevarono, scosse da un tremito di vento che sembrava investire solo me. Dalle oscure pieghe dell'abito, uno stormo di pennute creature prese quota, a dominare la piazza dall'alto. Corvi, creature ben più umili dei draghi, creature ingloriose e trascurate. Ma leali, astuti e spietati. Dopo essersi rapidamente innalzati, planarono tracciando traiettorie circolari, affidandosi alle correnti, mentre scrutavano con i loro occhi acuti lo spettacolo caotico sotto di loro. Per qualche istante, non più del tempo necessario ad individuare obbiettivi più vulnerabili. Poi, con una coordinazione perfetta, come una nube nera e lucida, precipitarono in picchiata.I loro becchi, infallibili punte di freccia d'ebano, miravano alle gole flaccide degli incantatori Insonni.


Consumo Energetico: B. 5% - M 10% - A. 20% - C. 40% - M. 80%
† Capacità Speciali: 2 Intelligenza, 1 Astuzia
† Stato fisico: Illeso.
† Stato mentale: Lucido.
† Riserve Energetiche: 80%
† Stato emotivo: Entusiasta.

† Equipaggiamento:
-Pistola (5 colpi)
-Coltello da cacciatore
-Veste pesante

† Passive:
- FIDES † Passiva Personale - Difesa Psionica passiva.
- SPES † Primo e secondo livello della passiva del talento Evocatore, Passiva Razziale - Presenza demoniaca.

† Attive:
-SPES † Pergamena del Negromante – Servitori Oscuri
-FORTITUDO † Pergamena del Negromante – Proiettili Neri

† Note: Viktor lancia i suoi Proiettili Neri incendiari sulla barriera di ghiaccio. Quindi, dopo essere stato salvato dalla tempesta di fuoco, evoca uno stormo di una ventina di corvi di valore complessivo di 3CS (2CS + 1CS per la passiva del talento) contro i maghi nemici intorno al patibolo.
 
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Lindow
view post Posted on 6/2/2015, 14:05




FROZEN INFERNO

Solo ascoltando le sue parole, Samath comprese la perversione di Mathias Lorch, quelle di un uomo reso cieco dalle tenebre che attanagliavano il suo cuore. Vaneggiava, eppure tra quelle frasi colme di risentimento aveva trovato tutte le ragioni per annientarlo, perché in fondo lui era simile a lui: ambizioso e risoluto nel distruggere chiunque osasse pararsi sulla sua strada. Il tiranno del Nord sarebbe caduto e come conseguenza qualcun altro avrebbe iniziato ad elevarsi al di sopra degli altri, solo i vincitori avrebbero tratto beneficio da questa guerra. Oggi, nel giorno in cui si scontravano sogni e speranze, solo una realtà sarebbe prevalsa sulle altre. Per questo Samath doveva fare il possibile per non realizzare l'utopia dei Lorch, a costo di uccidere e distruggere, poiché non era difficile immaginare quali orrori sarebbero seguiti a una sconfitta. Poi il gelo sopraggiunse, alimentando paure e generando le reazioni più disparate, la guerra era iniziata e con essa la genesi del nuovo mondo. «Gioite, le anime dei caduti guideranno le nostre spade e proteggeranno la nostra carne!» esclamò il Puro, incitando i tre giovani combattenti della resistenza intorno a lui. Avrebbe mentito se avesse asserito che quei ragazzi per lui non erano che pedine inanimate, ma quello era il loro ruolo, così anche questa volta l'umanità sarebbe stata offerta all'altare dei suoi ideali. Se fosse morto la sua epopea sarebbe divenuta l'ennesima tragedia di un eroe che aveva perso se stesso, schiacciato dal peso del proprio sogno e condannato dalla luce della quale bramava la diffusione. Trovava quasi bizzarro il modo in cui proprio ora pensava al martirio come ultimo atto della sua esistenza, era forse paura quella che provava nel vedere il drago che, come un Dio arrogante, si apprestava ad arderli vivi? Se non era il freddo, cos'altro poteva aver causato quel brivido alla vista di un ragazzino che cavalcava un mostro nell'alto dei cieli? L'oppressione e la prigionia alimentarono quel sentimento così grottescamente umano e vivido quale il terrore di una morte incombente, le fiamme parvero demoni ansiosi di incenerire il suo corpo e il suo spirito. Sempre più vicini. Non poteva finire così, lo rifiutava come un peccato mortale. Non ora, non lui. E, come se il suo desiderio avesse smesso di appartenere al piano onirico manifestandosi in quello della realtà, il fuoco si estinse a mezz'aria contro qualcosa. Una creatura che brillava di luce propria, una fenice che con il proprio corpo riuscì a proteggere il popolo dalla furia del drago; Samath sorrise sollevato, la sua battaglia non era ancora finita. «Marciamo verso il futuro» sussurrò: era il loro turno.

La battaglia esplose in tutto il proprio furore.
C'era chi ispirava il popolo a sfoderare le armi per detronizzare il tiranno, chi si gettava nella mischia uccidendo e morendo, c'era chi cercava di fuggire. C'era chi amava Basiledra, chi aveva perso la famiglia, chi sfruttava la rivoluzione come mezzo per sfogare i propri istinti animaleschi sui nemici. C'era l'uomo in tutte le proprie sfumature, rendendo impossibile comprendere chi fosse nero, chi bianco e chi grigio. Migliaia di anime, migliaia di spade, migliaia di ragioni per far prevalere il proprio Io su quello altrui.
Samath, suo malgrado, non era che un ingranaggio di quella macchina di morte chiamata guerra.



C'era l'uomo che non aveva patria né lord. C'era l'uomo che non lottava per la libertà di alcuni individui che avrebbe eliminato con piacere.
C'era l'uomo che poteva trarre solo il meglio dalla vittoria della resistenza, perciò ora vestiva i panni di un insorto.
C'era l'uomo la cui maschera nascondeva un eretico e un assassino.
C'era l'uomo che domani sarebbe stato acclamato come un eroe.
C'era l'uomo che avrebbe davvero liberato il genere umano.

«El elohim eloho elohim Sebaoth»

Recitò il primo verso di una preghiera che aveva appreso nell'Ordine e in un istante il suo potere iniziò a manifestarsi, la magia intorno al Puro era quasi percepibile, la luce era in procinto di esprimere il proprio giudizio nei confronti del tiranno e del suo seguito. Come un angelo avrebbe intonato l'ultimo canto, la trenodia, le ultime parole che i condannati avrebbero potuto udire prima di precipitare nelle viscere dell'inferno.

«elion eiech adier eiech Adonai
jah sadai Tetragrammaton sadai
agios O theos Ischiros Athanaton
Agla amen
»

La voce che sanciva la fine era la sua.
Al termine dell'invocazione, numerose armi simili a lance nere si materializzarono nell'aria, fluttuando nelle vicinanze di Samath. L'albino distese il proprio braccio in direzione degli arcanisti situati sopra i tetti, i maghi, da quello che gli era stato insegnato, erano i nemici più pericolosi e la loro morte doveva essere prioritaria. Tre stalattiti oscure si sollevarono, come se dotate di vita propria, e vennero scagliate contro gli incantatori che forse credevano di aver trovato un luogo sicuro nel quale preparare i propri sortilegi. Ma non era ancora finita, finché quel labirinto di ghiaccio sarebbe rimasto a ostacolare i soldati, gli arcieri e i maghi avrebbero potuto scagliare su di loro tempeste di frecce e incantesimi: doveva fare qualcosa. Tra le armi evocate ve ne era una dalla forma più definita ed elegante, un vero e proprio gladio dello stesso colore della notte, c'era un solo scopo che tale reliquia potesse asservire. Le sue dita ora indicavano il muro ghiacciato di fronte a lui, un attimo dopo l'artificio oscuro era già in volo, diretto verso il gelo, una sola intenzione: distruggere. La storia l'avrebbero scritta i vincitori, per questo c'era solo un compito che Samath doveva portare a termine: il trionfo. Suo e della resistenza.

Samath Eden
the chosen one

JWV8Gz0


B: 5% - M: 10% - A: 20% - C: 40%
1 CS: Volontà - 2 CS: Mira


Stato
Energetico: 100-0-5=95%
Fisico: illeso.
Mentale: illeso.
Equipaggiamento
Spada: riposta.
Stalattiti oscure: evocate. Munizioni: 12/15.
Passive
CITAZIONE
Il male è sfuggente e i corrotti sono altrettanti abili nell'arte della fuga e dell'inganno. Pochi affrontano il nemico a viso aperto, molti sono inclini a tattiche poco ortodosse come farsi scudo di un ostaggio. Samath a seguito di numerosi addestramenti può definirsi il flagello di questi vermi che indossano le spoglie di creature umane. Allenandosi come arciere, il Puro è in possesso di una mira fuori dal comune; i suoi attacchi pertanto saranno inferti con una precisione decisamente superiore alla media. Le capacità del Puro tuttavia vanno oltre una mira quasi perfetta; infatti Samath si rivelerà in grado di scagliare più attacchi con le proprie armi da tiro, arrivando anche a colpire più nemici simultaneamente.
(Abilità passiva del tiratore di primo livello. Samath è in grado di prendere la mira su un avversario finché ne vede la figura
Abilità passiva del tiratore di secondo livello. Samath può lanciare scariche di colpi tramite qualsiasi arma da tiro/lancio/fuoco e colpire più nemici contemporaneamente senza vedere ridotta la propria precisione.
)

CITAZIONE
La determinazione è per lo spirito l'equivalente delle ossa per il corpo; senza di essa un uomo sarebbe preda di se stesso, incapace di perseguire uno scopo, schiavo inconsapevole della propria debolezza. Samath non poteva non essere risoluto, sicuro di sé e deciso a rischiare persino la sua stessa vita in nome dei propri ideali. Non importa quanto furiosa sia la battaglia, il Puro lotterà spingendo il proprio corpo fino allo stremo pur di far prevalere sull'oscurità. Sarà sempre e solo la forza di volontà a renderlo capace di compiere quello che potrebbe sembrare impossibile. Grazie alle sue abilità arcane, Samath sarà in grado di muovere a piacimento gli oggetti intorno a lui senza nemmeno toccarli. Basterà uno sguardo per far muovere -come se fosse animata- una spada contro un uomo del tutto spaesato; un sorriso per porgere l'ultimo saluto a un uomo sgozzato dalla propria daga nel sonno. Ma la risoluzione del Puro non è solo una spada, ma anche uno scudo. Non si farà soggiogare dalle nessuna illusione né il suo cuore cederà di fronte alle malie di un mago corrotto. Ogni qualvolta che qualcuno proverà a insinuarsi nella sua mente, Samath sarà in grado di reagire prontamente, concentrandosi solo su ciò che per lui è vero, dissipando le falsità altrui.
(Passiva razziale "Ostinazione". Samath non sverrà una volta raggiunto il 10% delle energie.
Abilità personale; passiva. Samath è in grado di muovere la materia con l'ausilio del pensiero.

Abilità personale; attiva. Difensiva di natura psionica. Consumo: variabile; potenza: variabile.)

Attive
CITAZIONE
Durante la sua fuga, Samath si ritrovò a dover combattere contro diversi individui. Tiratori, spadaccini, cavalieri e persino maghi. Non ce l'avrebbe mai fatta con le poche armi che aveva a disposizione, così in un momento disperato diede sfogo a tutte le sue risorse per generare degli artifici oscuri. Sembravano stalattiti eppure erano più resistenti dell'acciaio, quindici era il loro numero e quello delle vittime. Le armi scomparvero al termine dello scontro mortale, ma, qualora il loro padrone ne avesse avuto bisogno, sarebbero tornate. Sarebbe bastato un semplice gesto per farle comparire intorno a lui e, con la stessa facilità, riportarle nella loro dimensione. E non solo: qualsiasi pezzo del suo armamento si sarebbe riuscito a materializzare, recando supporto al possessore.
(Stalattiti oscure; arma personale. Tipo: arma da lancio; Munizioni: 10; materiale: materia oscura; peso: 1 kg; lunghezza: 65 cm.
Abilità personale; attiva. Evocazione dell'equipaggiamento di natura magica. Consumo: nullo; potenza: nulla.)

CITAZIONE
Viene spontaneo associare alla figura del guerriero un'arma. Al cavaliere la lancia, all'arciere l'arco, al bruto la spada bastarda; ma cosa potrebbe usare Samath? I sortilegi non sempre sono efficaci, a volte si verifica il bisogno di essere più incisivi, per questo anche il Puro brandisce la propria arma: Iustitia. Si tratta di una comunissima spada battezzata nel sangue del precedente proprietario, simboleggia la giustizia e tutta la violenza che viene commessa per essa. Samath è inoltre in possesso di una lama ben più infida di Iustitia, invero non si tratta di un'arma vera e propria, quanto più di una manifestazione del potere del Puro. Senza alcun preavviso potrà far comparire un gladio completamente nero che si scaglierà con estrema precisione verso il punto designato. Vi è anche una seconda tecnica altrettanto insidiosa: si tratta di una lancia oscura color pece che, dopo essere stata richiamata nel piano dimensionale di Samath, attaccherà il nemico da lui scelto. Oltre ai danni inferti dal colpo, il nemico subirà subirà anche una maledizione che lo indebolirà.
(Iustitia; arma personale. Tipo: arma da mischia; materiale: acciaio; peso: 1,5 kg; lunghezza: 80 cm; larghezza: 2,5 cm.
Abilità attiva del tiratore di primo livello. Offensiva di natura fisica. Consumo basso; potenza: bassa.
Abilità attiva del tiratore di secondo livello. Offensiva di natura fisica. Consumo medio; potenza: bassa. Danno di 1 CS a scelta dell'avversario fino a fine giocata)

Note
Si va in scena -cit :v:

1) Samath evoca tramite un consumo nullo e un basso quindici stalattiti e un gladio oscuro.
2) Grazie alla telecinesi, Samath scaglia tre delle stalattiti oscure contro altrettanti maghi sui tetti, l'azione è coadiuvata dalle passive del tiratore.
3) Infine Samath dirige il gladio -consumo e danno bassi- verso la parete di ghiaccio davanti a lui, cercando di danneggiarla.
 
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view post Posted on 6/2/2015, 16:31

Lamer
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Spina rossa era stata conquistata completamente da qualche ora quando l'alba sorse sulla piccola fortezza. Il nano aveva tentato di riposare quanto più possibile, ma con poco successo. L'immagine di Iohan e Brummen nella sua testa erano troppo nitide per farlo dormire.

Odio, Rancore, sete di vendetta. Questi erano i più forti dei tanti sentimenti che Lhotar stava provando in quel momento di silenzio quasi innaturale. Poteva sentire il freddo vento del Nord sussurrargli parole di conforto e accarezzarlo dolcemente per cullarlo come se fosse un bambino.

Eppure quel dono della sua patria non bastò per rendere quieto il suo animo. La paura ormai aveva raggiunto livelli che non aveva mai sperimentato; sudava freddo, tremava e addirittura i suoi pensieri sembravano espressi balbettando.

Nonostante questo però si fece coraggio e lentamente si allontanò dalla cinta di quel piccolo forte per prepararsi al giorno che avrebbe segnato per sempre la sua vita. Lentamente aprì la porta delle stalle dove aveva deposto le proprie armi.

Prese per prime l'arco e le frecce. Poteva sentire il legno ruvido sulle sue dita tozze, la tensione della corda che emetteva un debole suono a cui ormai l'orecchio del Doppielame aveva smesso di badarci e ricordare come le punte di quelle quindici frecce avessero trafitto nemici ed amici molto più potenti di lui.

Lentamente si legò a se quell'arma che probabilmente avrebbe determinato la differenza nel caso avesse dovuto volare con Bolg sopra i cieli di Basiledra. Poi con fare quasi nostalgico prese contemporaneamente le sue due spade che aveva trovato il giorno in cui aveva dovuto battersi con Shaoran.

"Speranza" e "Libertà" erano i nomi che in nanico risaltavano sulle lame piatte facendogli ricordare ogni giorno le ragioni per cui aveva sacrificato tutto, rimandandolo ai giorni più cupi della sua vita, ai momenti più duri e a quando aveva rischiato la vita.
In cuor suo Lhotar sapeva che ciò che avrebbe fatto quel giorno lo avrebbe cambiato per sempre, lo avrebbe fatto diventare probabilmente la figura che aveva sempre sognato di essere, sarebbe diventato un eroe.

Subito la mente del nano si mise a vagare tra le sue fantasie migliori osservando lui e Bolg mentre schiacciavano Iohan con le loro sole capacità. Una piccola risata uscì dalle sue labbra; addirittura lui, che era tanto testardo da non capire quando mollare sapeva che quella fulgida visione di vittoria era soltanto una mera illusione, forse per attenuare la paura che provava dentro di se.

Velocemente uscì dalla stalla prendendo velocemente una sella e immediatamente si diresse all'esterno della fortezza dove Bolg dormiva russando rumorosamente ed emettendo delle piccole fiammelle dalle narici. Il Doppielame si lasciò prendere ancora una volta dai ricordi.

Si ricordava fin troppo bene il piccolo drago grande poco più di un tavolino che dormiva a fianco a lui ogni notte illuminando la cupa stanza con quei bagliori cremisi che irradiavano allegria che nelle serate di inverno riscaldavano la piccola camera e che nei giorni d'estate sembravano semplice scintille rispetto al bagliore del sole.

Lentamente appoggiò la mano sul muso del compagno. Quei ricordi fin troppo nostalgici riuscirono a far dimenticare per qualche secondo il terrore dell'imminente battaglia lasciando spazio semplicemente a lacrime che raccontavano silenziosamente quanto quel legame tra due creature di razze diverse fosse più duro del diamante stesso.

Con un movimento lento Bolg aprì delicatamente le palpebre rivelando il giallo topazio di quei bellissimi occhi che esprimevano anche appena sveglio la saggezza e l'ardore che bruciavano dentro quell'immenso ventre protetto da scaglie.

"Bolg, è mattino, dobbiamo prepararci."

I due si guardarono capendosi a vicenda senza problemi. Entrambi avevano paura, ma volevano con ogni singola fibra del loro corpo affrontare quel nemico che nessuno avrebbe mai voluto trovarsi davanti e dentro di loro capivano che quando sarebbe iniziata quella memorabile battaglia sarebbero stati insieme a combatterla.




Uniti restiamo, divisi cadiamo. Per sempre.




Subito il drago si alzò facendosi sistemare la sella sul dorso. Era semplice , spartana, senza abbellimenti e ironicamente rifletteva lo stile di vita del suo popolo. Una sella per due guerrieri. Appena finita l'operazione i due tornarono velocemente all'interno della fortezza notando che anche gli altri si erano alzati e avevano iniziato a preparasi.

Velocemente si misero in fila marciando verso la destinazione finale e intanto drago e cavaliere mutuamente si scambiavano sguardi che riflettevano la tensione e la paura che stavano provando. Nessuno scontro li aveva fatti preoccupare così tanto, ma alla fine era scontato che la tensione fosse arrivata alle stelle; Il loro avversario era un Lorch.

Quando si unirono al resto dell'esercito, dalla groppa di Bolg il nano vide qualche migliaia di persone radunate dietro la mano che aspettando guardavano le mura di Basiledra che dall'ultima volta sembravano essere leggermente più alte e robuste.

Passarono attimi, secondi, minuti interminabili mentre la mente di Lhotar cercava di decifrare tutto quell'immenso flusso di emozioni che gli fluivano in ogni parte del suo corpo. Velocemente si accese la pipa aspirando con talmente tanta foga che anche i suoi polmoni allenati a quella grigia sostanza dovettero espellerla con un paio di colpi di tosse.

Troppa era l'agitazione, troppa la paura di morire senza almeno provare a sconfiggere il suo nemico, troppo il terrore nel pensare che se quell'esercito fosse stato battuto tutto sarebbe stato vano. Dal nulla però le mura di Basiledra fatte di granito duro quanto il cuore delle montagne si sciolsero come ghiaccio colpite dal sole dell'Alicrisia sotto l'effetto di uno dei probabili intrugli del Pipistrello. Velocemente un boato si alzò dall'intero esercito che dividendosi in gruppetti più piccoli iniziarono a caricare la città.

Fu in quel momento che si accorse che al loro gruppo si erano uniti anche Kirin e Montu e felice di vedere altre due facce famigliari caricò la città in groppa a Bolg. Eppure quell'impeto di gioia si spense troppo presto.

Sopra i cieli di Basiledra si era alzata una sagoma marrone che a grande velocità si dirigeva verso di loro. Non un minimo dubbio passò nella mente di Lhotar su cosa fosse quella macchia che velocemente appariva sempre più nitida ed inquietante.
Erano passati mesi da quando aveva assaporato sulla sua pelle il fuoco di quella creatura e quando ci ripensava sentiva ancora il dolore percorrergli tutto il corpo. Il suo avversario era già apparso, troppo presto per il finale eroico che la nitida mente del nano aveva immaginato nella più improbabile delle ipotesi.

Per un attimo tutto intorno a lui si fermò. Non le urla dei primi sventurati che cadevano sotto il fuoco del drago Zanna, non i suoi compagni che gridavano di stare uniti, non il vento, il sole, le nuvole venivano percepiti dai suoi sensi. L'unica cosa che sentiva era quella strana voglia di combattere quell'avversario in modo glorioso ed audacie; combattere dove solo loro potevano combattere.




Lhotar e Bolg, Iohan e Brummen. Fino alla morte nei cieli di Basiledra.




Improvvisamente uno schermo blu apparve sopra di loro e d'istinto Bolg aprì le ali difendendo con entrambe il suo corpo mentre Lhotar fulmineamente iniziò a far ruotare le spade per dirigere altrove le fiamme.

Appena l'attacco finì però il suo sguardo non fu attirato dal bastardo o dal drago, bensì dai banditi che, a quanto pareva, avevano aiutato gli altri a liberare la Mano. Con dei piccoli esplosivi, probabilmente prodotti con qualche sostanza particolare, quegli uomini eroici attirarono la creatura a terra e in un disperato gesto intrattennero per qualche secondo il Lorch prima di essere investite dalle oscure fiamme di Brummen.

La rabbia, l'odio per il figlio di Raymond esplosero dentro di lui dopo quel crudele gesto e la sete di vendetta dell'intero drappello fu ben visibile agli occhi del nano che immediatamente prese la sua decisione, probabilmente la più giusta da scegliere.

"Fermi!"

La voce del Doppielame risuonò tonante nell'aria e mentre i suoi compagni eseguivano quella sua richiesta Lhotar cercò di pensare alle parole giuste per convincere gli altri a proseguire senza di lui. Intanto sentiva il cuore esploderli nel petto e la paura cercare di riguadagnare terreno nella sua mente che ormai sembrava come una fortezza granitica.

"Ascoltatemi, vi prego. Voi servite altrove. A Basiledra si trova l'usurpatore del trono che non trema ed è verso Basiledra che sta correndo il nostro re."

Fece una pausa aspirando dalla pipa e gustando quel sapore che fino a quel momento aveva ignorato. Assaporò a fondo sentendo l'odore pungente del fumo che usciva dalle sue narici, il rumore del fumo che usciva dalle due cavità e che si disperdeva nell'aria per svanire nel nulla.

"Uniti restiamo, divisi cadiamo. Voi dovete rimanere uniti per poter portare a termine la missione per cui siamo venuti qui o se no l'intero esercitò cardà. Proteggete il re ed uccidete Mathias ed Astryd..."

Fece una pausa. Guardò velocemente verso il drago che ancora eruttava fiamme incenerendo completamente quegli eroi che avevano sacrificato la loro vita per un futuro migliore. Gli occhi del nano si fecero più serrati esprimendo la sua scelta già palese.

Velocemente nella sua mente riapparve il corpo di Raymond steso a terra davanti al bastardo e quell'odio che il volto del figlio aveva espresso guardando quell'eroe che era stato il Drago Nero. Poi la sua mente torno a Fanie e alla sua sofferenza nel venire a conoscenza che il suo capitano era morto. Il ragazzo doveva pagare sotto i colpi dell'unico testimone della morte di Raymond Lancaster.

"...Ma Iohan Lorch, il bastardo che avete davanti; lui è mio."

Un'altra piccola pausa per dargli il tempo per aspirare ancora una volta dalla pipa e sbuffare il grigiastro materiale freneticamente verso il cielo. Aveva deciso che quello sarebbe stato il giorno in cui sarebbe diventato veramente un eroe affrontando faccia a faccia un nemico che per lui era praticamente imbattibile, anche se aveva un piano.

"Io sono l'unico ad avere già avuto a che fare con lui. Sono l'unico che come lui ha un compagno da tutta la vita di cui potersi fidare. Io sono l'unico ad avere il dovere di fermarmi. Ora andate e vincete anche per me e quando tutto questo sarà finito berremo tutti insieme brindando ai morti vittoriosi."

Lentamente Bolg si iniziò a muovere verso l'altro drago che aveva appena smesso di eruttare le sue crudeli fiamme contro i banditi ormai trasformati in cenere. Nessuno doveva intervenire in quello scontro che sarebbe diventato storia. Eppure prima che il drago blu iniziasse a correre Lhotar si girò un ultima volta mostrando le sue lacrime e un sorriso che esprimeva come quella scelta fosse la migliore che avesse fatto nella sua vita.

"Kirin, Mal, Shaoran, Montu. Vi ringrazio di tutto quello che avete fatto per questo ragno, ma ho un ultimo favore da chiedervi. Slavate Fanie e salutatela da parte mia."

Appena finita la frase Bolg emise un ruggito talmente potente che probabilmente tutta Basiledra l'avrebbe udito e con immensa velocità incominciò a correre verso i due nemici mortali mentre il nano si asciugava con il braccio le lacrime e di preparava alla battaglia. Drago e drago, cavaliere e cavaliere, per un ennesimo scontro di quei memorabili duelli degli ultimi mesi che sarebbero rimasti nella storia.

I cuori di Bolg e Lhotar in quel momento iniziarono a battere all'unisono con un ritmo incalzante e con immenso ardore. L'audacia di quel gesto sarebbe rimasta nella storia per sempre. Il coraggio di quell'azione avrebbe portato un giorno altri guerrieri a combattere per la giustizia. La tenacia nell'inseguire quel sogno che per la prima volta era a portata di mano lo avrebbe condotto alla vittoria.

"Iohan io ti sfido a duello!"

Un urlo che squarciò il silenzio che era calato sopra quei luoghi seguito solo dal rumore del vento. Ormai si trovavano a una ventina di metri di distanza e il drago Zanna appariva perfetto come l'ultima volta mentre il bastardo aveva la solita aria d'arroganza tipica di coloro che si credono superiori agli altri.

"Solo tu e io, Brummen e Bolg sopra i cieli di Basiledra. Cosa rispondi bastardo di Raymond?"

Ancora silenzio. Neanche il vento ora voleva rompere quel momento tanto delicato quanto eterno. Non un filo d'erba, non una foglia di un albero, non una goccia, non un animale e neanche un granello di sabbia si mosse in quella radura.

Eppure in quel momento Lhotar capì che davanti a lui c'era la sfida più grande che probabilmente gli sarebbe capitata. Un unico duello mortale tra due animi diversi con una storia infine non così diversa. Due orfani praticamente, nonostante Iohan aveva probabilmente conosciuto la madre, due guerrieri cresciuti insieme a due draghi, due spiriti indomabili e con un solo destino; affrontarsi senza rimpianti o paure per la vittoria, l'onore e la gloria...



Fino alla morte.





Lhotar:

Corpo : Tot: (0\16)
Mente :Tot (0\16)
Energia rimanente: 100%

CS : 3
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%


Armi:
spade (x1), arco e frecce (x15)


Bolg

Corpo : Tot: (016)
Mente :Tot (0\16)

CS : 1 velocità

Armi:
Artigli, corazza di scaglie, fiamme



Passive :

Talento(I):capacità di utilizzare ogni oggetto come un arma
Talento (II):capaccità di cambiare l'arma impugnata in tempi bvrevissimi
Raziale nanica: Immunità alla sete, alla fame e alle fatiche fisiche. Ciononostante sverrà sotto il 10%
Abilità nanica (IV):I compagni\il compagno animale sarà in grado di utilizzare le pergamene e le abilità personali del pg. (non in uso, come detto nel post precedente
Tattiche di combattimento: capacità di vincere gli scontri a pari di cs



Attive:

2xParata: il guerriero, muovendo abilmente la propria arma o scudo davanti a sé, può proteggersi da un attacco nemico.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero potrà mulinare la propria arma, o sollevare il proprio scudo dinanzi a sé per bloccare, deflettere o intercettare un'offensiva fisica volta a danneggiarlo. La tecnica consiste in una difesa ampiamente personalizzabile, e può essere attuata anche a mani nude purché nei limiti di buonsenso e sportività. In nessun caso l'attacco parato potrà essere ritorto contro l'avversario. Può bloccare offensive di portata Media o inferiore.
Consumo di energia: Medio



Oggetti usati:



Riassunto:
paro i medi verso Bolg e Lhotar con parata mentre Shaoran para il restante medio con la sua tecnica ad area

Note:
Cosa dire. Probabilmente uno dei miei ultimi post con Lhotar, anche se spero vivamente riesca ad uscirne anche questa volta. Buona lettura. (kuro mi ha abbonato i consumi per farmi combattere con tutte le energie contro Iohan. Ovviamente lo ringrazio con tutto il cuore)

 
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Ark
view post Posted on 6/2/2015, 17:59




~ Nuovi Alleati?



      Era la seconda volta che osservavo le mura di Basiledra dall’esterno, ma questa volta anziché meraviglia davanti a quei bianchi bastioni provai soltanto una crescente tensione. Le piccole sagome che camminavano avanti e indietro erano sicuramente guardie, ma da quella distanza non potevo vedere cosa stessero facendo. Probabilmente correvano avanti e indietro sorpresi di trovarsi un intero esercito davanti a loro, senza che nessuno li avesse avvertiti. Spina Rossa non era stata l’unico avamposto ripulito con successo, ma mancava ancora troppo da fare per gioirne.
     La breccia che era stata creata dalla Guardia Insonne era stata riparata, e a meno che non mi sbagliassi le mura erano ancora più alte e spesse rispetto all’ultimo assedio. Alcuni punti, quelli più vulnerabili, erano coperti di ghiaccio che luccicava sotto il sole e ci avrebbe dato parecchie noie nel tentativo di aprirci la strada verso la città.
     Qualunque cosa stesse pensando Kuro, assieme alla Mano nel gruppo che doveva difendere Julien, non potevamo fare altro che avere pazienza ed attendere nella nostra postazione. L’intero esercito si era disposto in modo da circondare completamente la città, suddiviso in piccoli gruppi. Io m’ero unito a tutti gli altri Sussurri poco prima di disporci intorno alla capitale, assieme ai soldati Cavendish ed i Corvi – o meglio, Corvi Leici – che avevano già combattuto con me e Malzhar a Spina Rossa. Il loro contributo non era in battaglia, bensì aiutavano i poveri ed i bisognosi che poco a poco s’erano radunati sotto il vessillo di Re Julien, cosa che non potevo che rispettare.
     Non era facile rimanere immobili davanti alle mura. Eravamo fuori dalla portata delle frecce, non erano quelle a preoccuparmi, ma in una strategia dove la sorpresa era determinante dare tempo agli avversari di organizzarsi mi metteva a disagio, ma mi costrinsi a non cedere alla tensione e cercai di calmare quei soldati Cavendish che cominciavano ad agitarsi.
     « Restate in posizione! » dissi ad un paio di uomini particolarmente molesti, cose di questo genere potevano incidere sul morale delle truppe. « Kuro non ci ha portato fin qui per bloccarsi davanti alle mura. Lui ha sempre un piano. » Soltanto, mi piacerebbe sapere quale.
     I due avranno avuto uno o due anni in più di me, equipaggiati con armature ammaccate e sporche, con qualche pezzo che sembrava troppo grande o troppo piccolo. Uomini dai villaggi limitrofi, pronti a combattere per la libertà ma che stavano cedendo alla paura ora che eravamo così vicini all’inizio. Toccavano nervosamente l’elsa della spada che portavano al fianco, tuttavia si batterono un pugno al cuore nella mia direzione e si misero sull’attenti, forse perché non volevano dimostrare paura quando un ragazzo più giovane di loro non lo faceva.
     « Ha! Hai fegato, ragazzino! »
     Voltandomi trovai Heishi Azuma vicino a me, che mi fissava col suo unico occhio che brillava divertito, ed io cercai di non fissare troppo direttamente quello finto con lo scorpione. Anche quando se ne stava tranquillo in piedi, l’ascia appesa al fianco, dava l’impressione di essere pronto a scattare in qualsiasi istante. Aveva dato prova di essere un combattente eccezionale a Spina Rossa, e non dubitavo che si sarebbe fatto valere anche oggi.
     Gli rivolsi un sorriso teso, sollevando la mano destra verso di lui, tenendola sospesa e immobile. « E se ti dicessi che mi ci vuole tutto il mio autocontrollo per non tremare come una foglia? »
     L’uomo rise di gusto. « Allora vuol dire che hai più sale in zucca di tutti quegli idioti che cercano la gloria della battaglia. » Scosse il capo per poi sputare a terra. « Non c’è niente in una guerra, se non sangue e morte. »
     Non potevo che annuire a quella frase. All'improvviso due piccole esplosioni aprirono un varco sulle mura, abbastanza grande da far passare una piccola persona. Era troppo lontano perché potessi vedere bene, ma avevo un’idea su chi potesse essere. Heishi, dando prova di una vista parecchio acuta, non ebbe problemi a descrivermi chi fosse.
     « Ah, vedo che Ilyr è riuscito a prepararsi per il nostro arrivo! » dissi con un ghigno. L’uomo era vecchio, ma parecchio in gamba. Le sue invenzioni ci avevano già aiutato parecchio non molto tempo prima. « Stai pronto, manca poco. »
     « Quando tutto questo sarà finito chiedigli di darmi uno di quegli aggeggi che bloccano le frecce, è decisamente più comodo che afferrarle al volo con le mani. »
     Acconsentii con un sorriso, ma per quanto l’invenzione di Ilyr fosse utile, avevo i miei dubbi che sarebbe stato davvero meglio dei riflessi disumani che aveva quell’uomo.

     Avevo detto che non mancava molto, ed infatti dopo aver osservato da lontano Ilyr che parlava con Kuro notai una scintilla ai piedi del Pipistrello, che accese una scia che serpeggiò fino a raggiungere le mura.
     « Sangue e maledette ceneri! » esclamai davanti allo spettacolo più terribile ed affasciante che abbia mai visto. Le mura si stavano sciogliendo! Una serie di urli di sorpresa e di gioia eruppero dai ranghi mentre gli uomini esultavano al vedersi letteralmente svanire da davanti un grosso ostacolo che si frapponeva tra loro, le armi rivolte al cielo. In un attimo decine, centinaia di uomini sulle mura erano morti sommersi da roccia fusa, lasciando le vie della città totalmente esposte.
     Era il nostro segnale.
     Divisi in gruppi di una decina l’esercito caricò verso la città, ed io mi unii al gruppo dei Sussurri che ormai da mesi combattevano al mio fianco, diretti verso il Borgo Alto. Stavamo correndo il più velocemente possibile quando sentii una serie di tonfi sordi sempre più forti, come enormi ali che sbattevano, ed alzando lo sguardo vidi il drago ed imprecai.
     Lo conoscevo già, era lo stesso drago che aveva distrutto il collegamento tra il Borgo Alto ed il Basso durante il primo assedio, per poi bruciare vivi decine di soldati e volare verso il Cuore di Marmo. Quello sarebbe stato davvero un problema.
     Fu il panico. Le tremende fiammate del drago uccidevano all’istante interi gruppi dei nostri soldati, ma quando provò con noi io ero pronto.
     « Statemi vicino! » gridai mentre alzavo la mano sinistra al cielo, evocando una cupola d’energia azzurra che ci protesse mentre le fiamme ci circondavano, accecandomi e facendomi immediatamente sudare per l’enorme calore che emanavano. Per qualche attimo il mio scudo resse, infrangendosi dopo aver assorbito buona parte del colpo. Intorno a noi l’erba formava un cerchio perfetto intorno alla terra bruciata, anche se il calore e le fiamme che erano riuscite a passare mi avevano bruciato le braccia scoperte dalla giubba a maniche corte, oltre al viso. Guardai i miei compagni e sospirai dal sollievo: eravamo ben cotti, ma vivi.
     Osservai il drago ruggire e continuare la sua opera di distruzione, conscio che non potevo fare assolutamente nulla per fermarlo finché se ne stava lassù. All’improvviso uno sparo si unì alle urla di dolore e paura degli uomini intorno a noi ed osservai il drago colmo di aspettativa, ma non successe nulla. Ci fu un secondo sparo e poi un terzo, tuttavia era come se un bambino avesse lanciato un sasso su una montagna. Il drago infine si concentrò sulla Mano, da dove Yuri lo stava puntando col fucile, sputando una palla di fuoco grossa quanto un elefante, tuttavia Sergey la divise in due con uno spettacolare colpo di spada. Se c’era qualcuno tra noi in grado di tenere a bada quella bestia era lui, tuttavia non poteva fare nulla se Iohan continuava a stare a venti metri d’altezza.

     La speranza giunse sotto forma di spera luminosa che impattò con una violenza incredibile sul fianco del drago, che deviò bruscamente il suo volo dal contraccolpo. Abbassai lo sguardo e vidi un gruppo di persone che passava palloni di cuoio ad un altro uomo, che metodicamente li scagliava con un calcio verso il drago, colpendolo in pieno ogni volta.
     « Daje Francè! »
     I briganti delle montagne! Sapevo che si erano uniti all’esercito, ma che avessero successo dove perfino Yuri aveva fallito era incredibile! Avevano creato l’apertura di cui avevamo bisogno, e già molti uomini stavano cominciando ad entrare nella città. Cominciai ad esultare ed incitare io stesso Francesco, per quanto difficilmente da quella distanza mi avrebbe potuto sentire, quando finalmente Brummen decise di scendere a terra ad una decina di metri da loro ed un’ondata di panico mi travolse. Era vicino, troppo vicino.
     « CORRETE VIA! » gridai con tutte le mie forze, muovendo istintivamente qualche passo verso di loro, gesto inutile siccome eravamo lontani diverse decine di metri. Il capitano lanciò un ultimo colpo, un’enorme sfera di luce che impattò contro quella di fuoco, ma le fiamme vinsero ed inglobarono il gruppo di calciatori, non lasciando nessuna traccia di loro.
     Fui travolto da un misto di rabbia e dolore che mi che per un attimo mi fecero dimenticare qualsiasi cosa. Quel drago doveva morire! Ora che era a terra avevamo una possibilità di abbatterlo, tuttavia Lhotar mi fermò dall’andare verso una folle carica che mi avrebbe probabilmente condotto alla morte.
     Lo guardai mentre diceva che avrebbe combattuto da solo contro il drago per darci modo di entrare, che noi dovevamo pensare a vincere contro Mathias, e fu solo controvoglia che annuii alle sue parole. Avevo già combattuto contro Lhotar e sapevo che era all’incirca al mio livello, ed ero consapevole che io non sarei stato in grado di uccidere quel drago da solo. Ai miei occhi il nano stava andando incontro a morte certa, tuttavia sapevo anche che ci teneva alla vita, l’aveva dimostrato quel giorno nell’arena, e che probabilmente pensava di avere qualche possibilità. Non sapevo qual era il suo piano, dovevo credere in lui e concentrarmi su ciò che doveva ancora essere fatto.
     « Fagliela pagare. » dissi, ed assieme ai miei compagni rimasti cominciai a correre verso la città e la battaglia che ci aspettava.

     Gli ampi spazi erbosi furono sostituiti dal lago di pietra fusa che si stava lentamente solidificando, creando un’enorme lastra di roccia piatta e detriti prima delle case di periferia. Il fuoco del drago aveva scatenato incendi un po’ ovunque, ma in giro non c’era nessuno che se ne preoccupasse. Mentre correvamo per il Borgo Alto la mia attenzione fu attirata da un soldato che agitava disperatamente la mano nella mia direzione, il corpo coperto di terribili ustioni che l’avrebbero di sicuro ucciso a breve. L’uniforme lo identificava come un soldato Lancaster, aveva una folta barba rossa bruciacchiata ed una cicatrice doveva aveva perso l’occhio destro.
     « Ti prego… » disse con le ultime forze che gli erano rimaste, rantolando mentre con fatica mi porgeva un rotolo di pergamena sigillato « Portalo ad Ashtaleon Lancaster, alla piazza dell’esecuzione… »
     « Perché dovrei? » gli chiesi. I Lancaster erano miei nemici, e diversi dei loro uomini migliori erano caduti a causa delle mie frecce durante il primo assedio, così come parecchi dei nostri erano morti a causa loro.
     « Sono… Sono gli ordini per farli rivoltare contro i Lorch. » Al sentire queste parole drizzai immediatamente le orecchie. L’uomo tentò di andare avanti, ma il dolore lo stava facendo delirare. « Fondamentale… La Guardia Insonne… Lo cerca… Mathias… » Con le ultime forze sollevò il braccio e mi poggiò in mano la pergamena, per poi esalare l’ultimo respiro e cadere a terra, gli occhi vitrei rivolti verso il cielo sempre più scuro a causa del fumo.
     Fissai il rotolo per qualche attimo, osservando la ceralacca che sigillava il messaggio. Sapevo che l’uomo stava dicendo la verità, perché prima che spirasse feci in tempo a leggergli la mente e rivivere il ricordo in cui riceveva lui stesso il messaggio, e gli erano state riferite le stesse cose che aveva appena detto a me. Ma dopo aver visto così tanti intrighi ed inganni – Frederich Lorch, che aveva ingannato Vaash e Cavendish a scontrarsi tra loro per non aiutare Basiledra; il falso Gregory Holstein nel nord; noi Sussurri, quando abbiamo ingannato Dalys e l’Oriente; ed erano solo alcuni esempi – semplicemente non potevo permettermi di fidarmi di ciò che era stato detto ad un semplice messaggero. Dovevo credere ai miei occhi, e purtroppo a volte nemmeno quello mi era concesso.
     « Desolato. » dissi all'uomo ormai morto « Non sono mai stato bravo a seguire gli ordini. »
     Col pollice ruppi il sigillo, e leggendo notai che era esattamente come il soldato mi aveva detto: i Lancaster dovevano davvero ribellarsi contro i Lorch, per ordine di Aedh Lancaster e Caino. Non capivo perché, ma non m’importava: il nemico del mio nemico è mio amico, almeno temporaneamente. Assieme alla lettera c’era anche un anello col simbolo del Leviatano, che attirò immediatamente l’attenzione di Malzhar. Disse che poteva addirittura essere l’anello di Caino, ma lui stesso ammise di non esserne sicuro. Disse anche d’essere prudente con l’eventuale magia del Sovrano, ed in effetti doteva avere qualche potere particolare se Aedh s’era preso il disturbo di darlo in dono ad Ashtaleon, no?
     Indossai l’anello, e non accadde assolutamente nulla. Anche Kirin confermò che quel gingillo non aveva assolutamente nulla di magico, così semplicemente lo sfilai e lo misi dentro una tasca della mia giubba nera, mentre riponevo in un’altra il messaggio.
     « Direi che è il caso di consegnare questi ordini a chi di dovere. » dissi, e gli altri furono d’accordo.
     Soltanto Kirin decise che preferiva andare da Julien in modo da poter aiutare a proteggerlo, ed io non avevo alcun diritto di fermarlo da fare ciò che riteneva più utile per la nostra vittoria. Gli augurai ogni bene, e ci separammo.

     Non trovammo alcuna resistenza nel Borgo Basso, siccome probabilmente tutta l’attenzione era concentrata nella piazza del patibolo, dove la Resistenza stava lottando per salvare la vita di Fanie Elberim. Avevo combattuto assieme all’elfa durante il primo assedio e la apprezzavo per il suo coraggio e le sue capacità in battaglia, se anche lei fosse morta sarebbe stata l’ennesima grave perdita causata da quella guerra. Per quanto mi piacesse l’idea di mettere i bastoni tra le ruote a Mathias, però, dovevo contare sulla Resistenza per la sua liberazione. Nei miei pensieri non c’era la salvezza di una singola persona ma dell’intero regno, e per questo avrei combattuto. Il mio obiettivo primario, per ora, era ottenere l’aiuto dei Lancaster.
     Corremmo per le vie deserte, oltrepassando negozi con le serrande abbassate, case con le finestre sbarrate da travi. Alcune abitazioni sembravano abbandonate da parecchio, a prova del degrado della città durante i mesi di tirannia di Mathias. Per un certo periodo gli unici suoni che sentivo erano i nostri passi sull’acciottolato, il nostro respiro mentre correvamo, l’incessante battere del mio cuore. Quando infine ci avvicinammo a Borgo Alto percepii una moltitudine di persone davanti a noi, ed i suoni della battaglia diventavano sempre più forti fino a coprire qualsiasi altro rumore.
     Quando finalmente arrivammo nella piazza la mia visuale fu riempita da centinaia di uomini che lottavano senza pietà, e dalla parte opposta alla mia l’alto patibolo dov’era legata Fanie, assieme a Mathias ed Astryd Lorch. Erano troppo lontani perché io potessi vederli bene, ma non avevo dubbi che fossero loro. Li osservai per un attimo per poi cominciare ad arrampicarmi sulle macerie di un edificio crollato sotto i colpi delle fiamme di Brummen, in modo da avere una visuale migliore di cosa stesse succedendo.
     Ovunque c’erano persone in lotta. Alcuni combattevano perché obbedivano agli ordini, altri per salvare una vita. Altri ancora, cittadini comuni, combattevano per riottenere la libertà che gli era stata strappata. Uomini feriti gravemente erano sparsi sul terreno, e dappertutto quelli che erano stati colpiti urlavano di dolore. Nessuno li aiutava.
     Pezzi di ghiaccio frantumato creavano insidiosi ostacoli sul campo di battaglia, e chi combatteva vicino agli edifici rischiava di venire travolto dalle macerie quando qualcuno di questi crollava eroso dalle fiamme.
     Ovunque c’era chi faceva roteare asce, gli staccava braccia, chi fracassava crani e chi spaccava toraci, chi infilzava spade nei corpi. Ovunque, tranne che in un particolare punto vicino al patibolo, dove degli uomini particolarmente grossi tenevano la folla lontana da un altro uomo, in una posizione sopraelevata come la mia, che osservava il campo di battaglia. Se esisteva un posto per un capitano, era certamente quello.
     « Fai quello che devi in fretta. Ti guardo le spalle. » disse Malzhar.
     Io lo guardai con un sorriso teso dipinto sul volto, ed una luce pericolosa negli occhi che indicava come volessi fare qualcosa di parecchio autolesionista.
     « Che ne dici di una passeggiatina tranquilla? » dissi, indicandogli il punto che volevo raggiungere. Evocai Hien che si materializzò obbediente nella mia mano destra, per poi appoggiare la lama verticalmente sulla fronte, gli occhi chiusi.
     « Lama, non mi tradire oggi. » sussurrai.

     Mi gettai nella mischia.
     Non avendo la loro divisa gli uomini della Guardia Insonne mi riconobbero come un loro nemico, e diversi cercarono di attaccarmi. Io li falciavo con sbrigativa compostezza, metodico mentre mi facevo strada. Mi tuffavo di lato mentre le lame venivano vibrate verso di me, scansavo gli affondi quando dovevo, scivolavo tra coloro che cercavano di accerchiarmi. La parola d’ordine era economia di movimento, non dovevo compiere un gesto che non fosse necessario mentre mi avvicinavo al patibolo e al generale Lancaster. Tutt’intorno a me centinaia di uomini lottavano in una rumorosa e turbolenta battaglia, mentre io ero un’isola di serenità in mezzo al caos.
     Non dovevo pensare di uccidere tutti quelli che mi si frapponevano: li spingevo semplicemente via dalla mia strada dopo che quelli vibravano le loro spade in affondi o fendenti contro di me. Alcuni provarono a colpirmi alle spalle, ma il mio istinto mi permetteva sempre di reagire anche contro gli attacchi che non riuscivo a vedere direttamente. In molti casi bastava aspettare che fossero i soldati a venire incontro a me, usando il loro impeto contro loro stessi scartando di lato e lasciandomi oltrepassare, a volte con uno sgambetto per far perdere loro l’equilibrio, e quando si riprendevano io ero già lontano oppure erano stati ingaggiati da un altro avversario.
     Dritto come un freccia, usavo il patibolo come punto di riferimento per avvicinarmi al mio obiettivo. Quando alla fine fui abbastanza vicino, gridai « Ashtaleon Lancaster! »
     Mezza dozzina di lame si mossero immediatamente verso la mia gola, ed io subito feci svanire la spada ed alzai le mani in segno di resa. Nella sinistra tenevo l’anello col simbolo del Leviatano bene in mostra, mentre nella destra il messaggio con gli ordini di Aedh.
     « Ho degli ordini da parte di Aedh Lancaster e di Caino per te. » dissi all’uomo che mi fissava cupo da dietro i soldati, sfoderando il mio sorriso più innocente e cercando di ignorare il freddo acciaio che mi solleticava la gola.
     Mi ricordavo di lui. Quando avevamo sconfitto i Lancaster a Borgo Alto mesi prima lui aveva guidato i superstiti verso il Cuore di Marmo, impedendo a chiunque di entrarvi, ed a quanto pare gli arcieri che avevo inviato a finirli non erano riusciti nel loro obiettivo. Gli uomini che comandava erano tutti soldati incredibilmente addestrati, ed averli dalla nostra parte contro la Guardia Insonne ci avrebbe concesso un vantaggio decisivo per la vittoria. Non avevo idea di cosa sarebbe potuto accadere dopo: che genere di accordo avevano stipulato Aedh e Caino? Cosa ci guadagnavano i Lancaster da quella ribellione? Temevo che le risposte non mi sarebbero piaciute, ma dovevo affrontare un problema alla volta: senza il loro aiuto, la Resistenza avrebbe potuto perdere in ogni caso.
     Ashtaleon, un uomo di mezza età ma ancora con l’energia di un giovane, s’accarezzò una folta barba scura che quasi sembrava voler compensare il cranio completamente calvo, mentre due occhi d'acciaio si posavano prima su di me e poi sull’anello che tenevo in mano. Fortunatamente riconobbe il simbolo ed ordinò ai suoi uomini di abbassare le armi. Personalmente, mi ritengo molto fiero di non aver sospirato dal sollievo mentre quelle lame s’allontanavano da me, e feci qualche passo in avanti porgendo il messaggio al capitano Lancaster. Se era in qualche modo irritato dal fatto che il sigillo fosse già spezzato, non lo diede a vedere. L’uomo lesse il messaggio senza dire una parola, e non riuscii a capire se era in qualche modo sorpreso da quegli ordini come lo ero stato io nel leggerli. Una volta finito abbassò la pergamena e mi guardò torvo.
     « L’anello. » disse soltanto.
     Digrignai i denti mentre glielo passavo senza pensarci un istante, furioso che avesse creduto che volessi tenerlo per me come per il fatto che stava perdendo tempo nel pretenderlo. Con chi credeva di avere a che fare? Non avrei mai insistito per tenere un maledetto anello quando intorno a me centinaia di uomini stavano lottando per la loro vita e la loro libertà!
     « Hai ricevuto i tuoi ordini, Lancaster, aiuta la Resistenza! »

ReportStato Fisico ~ 2/16.
» Danno Medio, bruciature su tutto il corpo.
Stato Mentale ~ 0/16.
Mana ~ 75 %.
CS ~ 4. [2, Costituzione ~ 1, Determinazione ~ 1, Velocità]
Consumi ~ [1 Bassi, 5% ~ 1 Medi, 10% ~ 0 Alti, 20% ~ 0 Critici, 40%]
Armi
» Hien ~ Da evocare.

Armature
» Cotta di maglia ~ A protezione del busto.
» Armguards ~ Su ciascun avambraccio.

Oggetti
» Biglia Stordente ~ 1.
» Biglia Accecante ~ 1.
» Biglia Oscura ~ 1.
» Biglia Deflagrante ~ 1.

Abilità passive
» Duro A Morire ~ Capacità di difendersi in modo istantaneo ed inconscio, le sue difese ad area hanno potenza pari al consumo, non sviene se rimane a 10% di energie.
» Stratega ~ In qualsiasi tipologia di terreno Shaoran è in grado di elaborare la strategia migliore, durante un combattimento vince gli scontri a parità di CS.
» Sentinella ~ Auspex passivo basato sull'aura delle persone.

Tecniche Usate
» Barriera ~ Concentrando la sua energia magica innanzi a sé è in grado di evocare uno scudo, una patina azzurrognola sottile ma molto resistente, capace di tenere testa ad attacchi sia fisici che magici, purché non troppo potenti. La forma dello scudo è variabile, può essere usata per proteggere solo il caster o anche tutti i propri alleati contemporaneamente. L'efficacia della difesa è pari al consumo speso per attivarla.
Consumo ~ Medio ad area.
Natura ~ Magica.


» Spia ~ La tecnica ha natura psionica. Per essere castata vi è necessità che l'utilizzatore possa percepire il bersaglio in qualche modo, anche solo visivamente. Dopo aver colpito la vittima con successo, l'utilizzatore della tecnica verrà immediatamente a conoscenza di parte della storia del suo bersaglio, di qualche suo segreto, o delle sue paure e passioni. La tecnica in caso di successo provoca danni bassi alla mente della vittima, fornendo al caster informazioni di sorta sulla vittima, e va affrontata come una psionica di potenza bassa.
Consumo ~ Basso.
Natura ~ Psionica.


Note





 
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view post Posted on 6/2/2015, 18:05

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RoW: Ciò che Diventiamo~ Un apporto "decisivo".

«Portatemi il prete!» - lo disse con un tono che non lasciava spazio a dubbi circa le sue intenzioni. Spina Rossa stava per essere abbandonata dal piccolo contingente che l'aveva liberata, ma prima c'erano alcune precauzioni da prendere ... In primo luogo bisognava fare in modo che la tattica utilizzata per catturare la fortezza non funzionasse una seconda volta. Lo sciamano aveva ordinato di allagare i condotti fognari e rimettere in funzione l'intero impianto. Chiese agli uomini lasciati di guardia di contattare un fabbro e di fargli forgiare una grata in acciaio che occludesse il passaggio di tutto ciò che non fosse liquido; in questo modo nessuno avrebbe con tanto agio utilizzato le Vecchie Fogne come aveva fatto l'esercito dei Sussurri. Era una precauzione obbligatoria: già tre volte Malzhar Rahl aveva visto perdere una battaglia perchè qualche topo di fogna era riuscito a strisciare lungo i cunicoli. L'assedio di Basiledra, Collevento e Spina Rossa l'avevano ammaestrato.
Ma c'era un'altra incombenza a cui Malzhar doveva prestare attenzione prima di partire.
Aveva fatto una promessa e aveva tutta l'intenzione di mantenerla. Per questo aveva chiesto che Padre Furio gli fosse condotto dinnanzi.
L'uomo arrivò zoppicando, sulla faccia la solita espressione di disgusto verso il mondo che era solito indossare sotto la maschera da Corvo. Il tono petulante, i gesti che parlavano d'arroganza rafforzarono sempre più la determinazione dell'Araldo di Giustizia.
Per l'occasione Malzhar aveva preso in mano il suo bastone cerimoniale. Lo brandiva come se fosse il simbolo di una qualche autorità non meglio specificata. Il viso privo di qualsivoglia emozione.
«Facciamo in fretta. » - esordì il corvo massaggiandosi l'arto ferito - «Le fasciature iniziano a prudere e ho voglia di farmi un bagno.»
Un sorriso feroce apparve sulle labbra del profeta increspandole come il vento che preannuncia tempesta fa con la quieta superficie di un lago.
«Credo proprio che tu te lo sia meritato un bel bagno» - po chiese - «Ricordi cosa ti avevo detto?»
La carne flaccida e rugosa del vecchio corvo assunse lo stesso identico colore della cenere. Qualcosa si incendiò in quei suoi occhietti malevoli che guardavano il mondo con perenne disprezzo.
«Come osi minacciarmi! Io sono Furio, Volto e Bocca del Sovrano e cosa sei tu? Un povero, piccolo, misero uomo che un tempo indegnamente indossava la Maschera e che ora guida un esercito allo sbando incapace persino di provvedere a che i suoi uomini non vengano rapiti. » - sbraitò non osando prendere fiato tra una parola e l'altra. Malzhar lo fece fare, il sorriso stampato sulle labbre come una cicatrice.
«In nome del Sovrano, per grazia di Re Julien e sua Eccellenza Caino di Acque Perdute, Priore dei Corvi e Reggente di Basiledra io Furio ti ordino di inginocchiarti! »
Il braccio teso, il mento rivolto verso l'alto, gli occhi pieni di una fiamma di alterigia mista a paura. Lo sciamano non si scompose. Mosse morbidamente il braccio destro colpendo Padre Furio sulla bocca e mandandolo a terra.
«T-tu non hai idea di chi sono io! »
«Tu non sei niente.» - gli sputò contro l'oracolo. -«Il tuo Priore non è niente, il tuo dio non è niente. Mi vergogno di aver fatto parte della tua stessa confraternita. Un patetico, rivoltante covo di vigliacchi come tu e il tuo padrone avete dimostrato di essere!» - affondò le mani nelle pieghe del vestito. Padre Furio temendo che Malzhar stesse per estrarre un arma strillo e strisciò indietro nella terra resa fangosa dalla rugiada del mattino. Ciò che invece il Sussurro trasse dalle pieghe dei suoi abiti era una maschera. Un tempo doveva essere stata bianca ma ora era il grigio il suo colore. Il volto perfetto era infettato da una miriade di piccole screpolature e una enorme cicatrice la percorreva dalla tempia sinistra alla guancia destra. Malzhar scaraventò l'oggetto nel fango e lo ridusse in mille pezzi.
«Oggi due corvi moriranno. Giano il traditore e Furio il codardo. Possa questo pio atto di giustizia ammaestrare i loro confratelli. Possa la Luce di Zoikar illuminare le menti di quegli stolti e convincerli ad abbandonare la loro turpe eresia. Così ho disposto, io Araldo di Giustizia.»
Non ebbe tempo di comprendere appieno cosa gli era stato detto. Padre Furio si limitò a sgranare gli occhi quando la bocca di un pistola eruttò tre volte fiamme e pallattole contro di lui. Una macchia di sangue nero inzuppò la zolla di terra su cui il cadavere giaceva.
«Buttatelo nelle fogne. » - ordinò - «Prendete la tonaca e la maschera e consegnatela al primo corvo con la notizia di ciò che è stato fatto. Se incontrerete un uomo intelligente e realmente devoto saprà che giustizia è stata fatta.»
__________________________________________________________________________


Mentre il contingente abbandonava la fortezza il vento spingeva qualcosa di gonfio e ricoperto di mosche lungo il fiume. Malzhar aveva chiesto di essere lasciato indietro, doveva meditare da solo per un poco.
Lo sciamano fece correre il cavallo in dotazione fino ad arrivare all'argine del fiume. Senza smontare dal destriero si concesse qualche attimo per guardare il cadavere di Padre Furio galleggiare pigramente nell'acqua. Privo della tonaca e dei paramenti era solo un uomo pallido, grasso e miserabile. Un codardo che aveva messo a rischio la comune integrita, un piccolo, insidioso morbo che era preciso dovere dell'Araldo di Giustizia estirpare.
«Ci rivedremo Padre Furio. Forse all'inferno, forse nel Mondo degli Spiriti. E' questione di giorni ormai ... »

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Basiledra ~ Poco fuori le mura

Lo spettacolo della Bianche Mura sciolte dall'igegno di un piccolo, vecchio uomo vale bene la vita. Quell'abbraccio di pietra poderoso che custodiva la Città dei Re ormai non è altro che un ricordo. Era stato semplicemente straordinario vedere la pietra fondersi come cera molle sottoposta al calore di una fiamma. Quella materia ardente, ribollente, feroce aveva annichilito la prima linea di difesa dei Lorch, riempiendo l'aria dell'odore della carne bruciata e del metallo rovente. Ma anche il Nord possedeva il suo fuoco ...
Ihoan Lorch a cavallo di un gigantesco drago era giunto a difendere l'accesso alla Capitale. Non so se temessi di più il Cavalcadraghi, il Cane Bastardo o la dolce, letale Astryd ... Ognuno di loro avrebbe potuto uccidere cento di noi senza nemmeno degnarsi di alzare lo sguardo e Ihoan, nello specifico, ne aveva dato prova.
Avrei pianto nel vedere i miei amici banditi uccisi dal fuoco del drago ... se solo avessi avuto un cuore. Guidato dal solo senso del dovere, invece, osservai solo come il loro sacrificio avrebbe potuto cambiare le carte in tavola permettendoci, se non di prevalere sul Lorch, almeno di rallentarlo e consentire al grosso dell'esercito di attaccare il cuore dell'esercito nemico. Ero troppo concentrato nel valutare quale strategia d'azione adottare per accorgermi della palla di fuoco che mi veniva contro.
Senza Shaoran la mia vita si sarebbe conclusa dinnanzi alle mura con buona pace dei progetti di Re Erein e della mia volontà di assistere alla caduta di Mathias prima di rendere l'anima agli Spiriti. Mi accorsi solo del calore ustionante di quella massa di fuoco sferico, delle difese che riuscivano a neutralizzare la maggior parte della forza distruttrice.
Mi voltai verso il mio salvatore mentre gettavo una rapida occhiata ai miei vestiti bruciacchiati cercando di fare la conta dei danni subiti. Niente di grave ... «Grazie. » - gli dissi tendendo le labbra in un sorriso che non aveva niente di naturale - « Ma credo sia meglio andare. Se posso scegliere preferirei non morire adesso e non per mano di Ihoan. » - scoccai uno sguardo a Lothar Doppielame. Lui aveva trascorsi con il Lorch in questione ed era scontato che quella sarebbe la sua battaglia - «Anche se spero vada diversamente alla fine della giornata Ihoan Lorch avrà già ucciso un Sussurro, non aggiungiamoci altri alla lista. »
Non ci fu bisogno di ulteriori incitazioni. Io Shaoran e Kirin ci diriggemmo in città evitando scrupolosamente le sacche di resistenza che la presenza del Cavalcadraghi aveva richiamato. Poi uno sviluppo inatteso ....
Un uomo morente, un Lancaster a giudicare dai colori indossati, richiamò l'attenzione del Sussurro Mercenario. Aveva qualcosa di importante da consegnarli, diceva, un messaggio che avrebbe sconvolto gli equilibri della guerra. Doveva correre, consegnare il messaggio prima che fosse troppo tardi. Vidi Shaoran accettare un anello e un rotolo di pergamena. Il mio sguardo non potè non cadere sul simbolo inciso sul gioiello: un Leviatano.
«Fai attenzione a quello » - dissi a Shaoran - «Sicuramente mi sbaglierò ma mi è sembrato di averlo visto al dito di Caino ...O forse era uno degli altri Corvi. In ogni caso fai attenzione. La magia del Sovrano è subdola più dei preti che la usano.»
Kirin ci assicurò che quello era un semplice anello. Niente di magico era stato rivelato dalla sua superiore percezione della magia.
«Magico o no tutto quello che viene da Corvi e dintorni è pericoloso come una fiala di fuoco alchemico accanto ad una fiamma viva. Se mi permetti di farlo io vorrei seguirti. Meglio non fidarsi troppo ... »
Ci muovemmo con circospezione, la città era in subbuglio e non era facile distinguere chi ci fosse amico e chi no. Per di più la nostra meta era al centro della rivolta: il patibolo su cui avrebbero giustiziato Fanie. Mi chiesi che genere di reazione avrei avuto nel vederla in quello stato ... Se avessi posseduto le mie emozioni probabilmente avrei cercato di salvarla ma era il dovere l'unica sensazione che ero in grado di provare. Da viva l'elfa avrebbe combattuto fino all'ultimo respiro e forse, forse avrebbe potuto condurre la Resistenza alla vittoria ma ... Da morta Fanie valeva molto, molto di più. Un martire è un simbolo forte per cui combattere, per cui morire. Assassinando lo stendardo dei buoni sentimenti, la bandiera dell'onore, uccidendo un secondo Onorevole Cavaliere Mathias avrebbe firmato la sua condanna. Anche se avesse mai vinto il popolo l'avrebbe odiato per sempre. Camminammo rapidamente evitando gli scontri. La mia conoscenza di vicoli, vicoletti e strade secondarie ci aiutò nel raggiungere in sicurezza la zona del patibolo.
Qua e la cadaveri puntellavano il marmo insozzato di sangue delle strade. Molti erano Guardie Insonni ma molti altri erano civili o membri della Resistenza. Ebbi una strana impressione ... Qualcuno, qualcuno ci seguiva. Una lunga scia di morti ci preceva e un istante prima di svoltare in uno dei vicoli ebbi la netta sensazione di sentire un uomo rantolare, supplicando qualcuno di lasciarlo in vita. La supplica non venne accolta a giudicare lo stato del soldato ormai fatto carogna. Una mano ferma, chirurgica gli aveva squarciato la gola da parte a parte scomparendo poi nel nulla. La cosa mi piaceva poco ma visto e considerato che l'assassinato era uno degli uomini di Lorch non potevo lamentarmi.
Giungemmo al patibolo. La situazione era meno rosea di quanto ci aspettavamo. Mathias e i suoi avevano concetrato una buona dose del loro contingente nel luogo dell'esecuzione.
Il maglio dei Lorch aveva colpito brutalmente gli uomini coraggiosi che si erano sollevati in difesa dell'elfa ed ora invece che un morto se ne potevano contare centinaia.
«Fai quello che devi in fretta. Ti guardo le spalle. »
Mormorai a Shaoran. Nella mia mente si affastellavano molte, troppe domande: quando sarebbe arrivato il mio momento? Quanto a lungo avrei dovuto attendere? Cosa mi aspettava oltre?

Nota: Altra citazione nel titolo. Sono sicuro sarà compresa dagli interessati xD



 
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view post Posted on 6/2/2015, 22:29


Praise the Sun


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Seregon
*Dunque è così che volete giocare!*

Accertatosi che l'attacco proveniente dal cielo fosse stato completamente bloccato, si lanciò in avanti staccandosi dal muro a cui era attaccato e dopo alcuni metri di volo sferrò un pugno a mezz'aria, da quel colpo un lampo di luce rapido al punto da risultar difficile anche il solo seguirlo con gli occhi si frantumò contro il muro di ghiaccio in un nulla di fatto.

*E io che credevo sarebbe bastato poco per buttarlo giù...*

Ricadde a terra subito dopo ammortizzando quanto più possibile la caduta con le ginocchia ed infine rotolando un paio di volte prima di tornare in piedi.

"E' proprio un bel muro quello che vedo."

Disse guardando la gente attorno alla forca ed esibendo un'espressione quanto più sfacciata possibile.

"Sarebbe davvero un peccato se qualcuno... lo rompesse."

Tra chi si occupava dei nemici sulle retrovie e altri che invece miravano dritti al punto si era scatenato l'inferno, e lui non sarebbe stato da meno.
L'intenso nero di cui si era colorata la pelle andava scemando sempre più mentre in maniera diametralmente opposta la scorrente forza dentro di lui cresceva sempre più.
Seregon innalzò la mano al cielo indicandolo, un'artificioso silenzio calò sulla piazza mentre il sole oscurandosi portava la notte, cosa stava succedendo? Un temporale? Un'eclissi? Entrambe!? No, molto peggio... .
Come pece che cola su un muro così l'oscurità calò densa e viscosa su ogni cosa, finché l'ultimo raggio di luce non svanì lasciando posto a ciò che stava per arrivare.
Un'enorme colonna di nubi grige attorniate da strane scie argentate iniziò a discender dal cielo, e man mano che queste si allungavano verso il terreno una figura andava delineandosi: sul dorso una lamina di scudi saldati l'uni all'altro, negli occhi lo splendore dell'aurora ed in gola un respiro incandescente che irradiava pura energia.

"Lasciate che vi presenti il mio piccolo amico!"

Paura dei forti e terrore degli audaci il Leviatano si mostrò in tutta la sua maestosità ruggendo e vibrando nel petto di ognuno.

*Vediamo se resisti anche a questo.*

Man mano che il capo del mostro girava le fauci vomitavano incessantemente tutta la loro furia in un gigantesco fascio d'energia violetta, quella che fino ad un'istante prima sembrava esser un eterna prigione di ghiaccio fu rasa al suolo proprio come la sua presenza, che svanì ad attacco terminato riportando ogni cosa alla quasi normalità.
Non poteva negare di aver strafatto visto il fiatone, ma non poteva nemmeno negare che quello era solo l'inizio.
Rapidamente si girò verso Lorch, aveva chiaramente percepito un odore famigliare ma non era il suo.

*I-io, io ho già incontrato questa ragazza.*

Non conosceva nulla di lei: come si chiamasse, come aveva vissuto, il motivo per cui si trovava lì e nemmeno se questa si ricordasse di lui, solo l'odore era rimasto impresso nelle sue memorie come qualcosa di famigliare, era poco, anzi niente, ma se c'era qualcosa che non l'aveva mai tradito era proprio il suo naso e tanto gli bastava.

"Spiacente zimbello, ma l'unica testa a saltare oggi sarà la tua!"

Ogni secondo che passava gli portava coscienza di quanto fosse critica la situazione, e allo stesso tempo gli portava incredulità e rabbia, la prima perché non riusciva a concepire dall'esser rimasto all'oscuro da qualcosa di così grave, e la seconda perché non poteva dir con certezza che il suo aiuto venuto meno non avrebbe cambiato le cose ed impedito che si arrivasse a tanto.

*Questa volta non si tratta di cattura... .*

*Sarà sterminio!*



Seregon

kugipunch

[CS: 2 Forza.]


Narrato Parlato Pensato



Ferite Accumulate:
Nessuna.

Status Psicologico:
Nella norma.

Energia Residua:
100%-10%-20%=70%

Armi:

-Pelle coriacea: Resistente e al tempo stesso leggerissima, la sua epidermide risulta essere di consistenza pari se non superiore al cuoio rinforzato.
In termini di combattimento, la difesa del giocatore sarà pari a quella di una persona che indossa una comune armatura.

-Nocche ferree: Se un normale pugno dato da qualcuno come lui fa male già di per se, che effetti potrebbe mai avere se la normale "morbida" consistenza organica venisse a mancare perché sostituita da una più metallica? Beh, si spera di non scoprirlo mai a proprie spese.
A livello pratico i colpi sferrati equivalgono agli stessi che si darebbero con un tirapugni metallico.

-Breath bazooka: Se necessario, al pari di un'arma da fuoco di grosso calibro, Seregon sarà in grado di espellere dalla propria bocca un singolo colpo d'aria pressurizzata di ragguardevole potenza.
All'interno di un combattimento è possibile usarlo una sola volta.


Abilità Passive:

L'incubo dentro di me
Ho provato così tante volte a fuggire da questo inferno tuttavia ne sono ancora rinchiuso dentro,
continuo a lottare ma, non posso andare avanti in questo modo... .
Ma alla fine che importa se nessuno può vedere il mio lato più oscuro?
La rabbia mi torce la mente rendendo la mia anima facile da rubare.
Nessuno potrà cambiare mai questa bestia che sono diventato.
La rabbia mi torce la mente rendendo la mia anima facile da rubare.
Vorrei davvero credere che questo non sia il vero me... ma non succederà
mai che svegliandomi di colpo scopra che era tutto un sogno,
c'è già un numero tatuato sulla mia testa.
Benvenuti nell'incubo nella mia testa
Muori (muori)
Muori ancora (muori)
Giù (giù)
Senti il fuoco (fuoco)
Senti l'odio (odio)
Sto resistendo così strenuamente ora e il mio ventre grida così forte mentre lui mi guarda annegare.
Osservo me stesso sanguinare mentre mi spinge e mi strattona, vuole sangue e ucciderà per esso.
Tutto questo mi sta uccidendo dentro.
Continuo a lottare ma, non posso andare avanti in questo modo... .
Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.

Cadi e Risorgi
Anche quando i colpi subiti si sono cumulati gli uni agli altri, persino con ossa spezzate e muscoli contusi, il corpo ancora in piedi per la battaglia.
In grado di camminare nonostante una gamba spezzata, di impugnare le armi quando le braccia appaiono inservibili, di muoversi con discreta disinvoltura col corpo leso e ammaccato.
Di non cadere a terra se non col cuore trafitto o la testa tagliata.
Quello visto prima come un dono si scopre poi come l'ennesima spada di Damocle pendente sul suo collo.
In termini di combattimento, il personaggio sarà in grado di proseguire nella battaglia anche dopo aver subito ingenti danni, perfino la mutilazione di un arto non sarebbe sufficiente a impedirgli di sferrare un altro attacco.
Quindi le ferite per quanto gravi, non gli impediranno di proseguire la battaglia al pieno delle proprie forze.

Omnifagia
Il personaggio potrà ingoiare e divorare qualunque cosa, nutrendosi di essa e non subendone comunque alcun danno. Ciò consentirà al personaggio di mangiare anche cibo marcio o avariato, senza venirne danneggiato o influenzato in qualunque modo. Allo stesso modo, il metabolismo particolare gli consentirà di non subire alcun danno da qualunque veleno non tecnica.

Avanguardia
La forza per definizione non necessita di spiegazione alcuna, ed è per questo stesso motivo che inspiegabile è il loro potere. In grado di sollevare i pesi più grandi col minimo sforzo, questa particolare categoria di guerrieri vanta una forza straordinaria, tanto dal poter impugnare armi altresì inutilizzabili per forma e dimensioni come alabarde o bastarde a due mani, finanche mazze ferrate o magli dal peso insostenibile come fossero leggerissimi stocchi.

La Forza Di Sopravvivere
Sul campo di battaglia, tutti sono forti. Non vi è nessuno che è più debole di un altro. Tutti hanno lo stesso allenamento, lo stesso equipaggiamento, lo stesso comandante, e allora cos'è che permette ad alcuni di restare in vita e ad altri di morire? La risposta è molto semplice: è tutto basato sulla propria forza. Ma non la forza fisica, ma la forza della propria volontà. La prima guerra non è vinta sul campo di battaglia, ma nella mente di ogni guerriero. Ognuno di loro deve imporre la propria volontà a calmare la propria mente. Coloro che cadono in battaglia hanno affrontato opponenti con una volontà più forte della loro. Non c'è nulla di cui sorprendersi, davvero. Se ogni persona avesse la stessa forza di volontà, allora vedrebbero anche che non vi è alcun motivo per combattere. Ma non è questo il punto. La volontà della gente è proprio come la gente stessa, diversa tra loro. L'unico motivo per cui io sono stato capace di sopravvivere in queste battaglie è perché ho avuto la volontà più forte. Tutti sono caduti prima di me e nessuno è stato capace di fermare la mia avanzata. La mia volontà mi ha concesso la forza di restare in vita, ma per quanto ancora? Solo finché la mia volontà sarà la più forte, ma in questa guerra tutto è possibile... .
In termini pratici il portatore di tale passiva avrà un'immunità al dolore psionico, ma non dai danni.

Percezione ferina
Il suo senso più sviluppato è senza dubbio l'olfatto, tanto da usarlo spesso perfino per raccogliere informazioni. Per esempio è stato capace di determinare di determinare che la femmina di un esemplare che stava cacciando era incinta dal debole odore di liquido amniotico. E' perfino capace di percepire i feromoni con il suo olfatto. In caso di totale oscurità riesce ad usare questo suo senso per combattere, anche se per ovvi motivi non è molto efficace. Questa sua capacità unità alla vasta conoscenza di flora, fauna e non solo rivela essere ben più di un semplice senso sviluppato oltre i normali limiti umani ed animali, ma una vera e propria arma.

Sussurro animale
Seregon riesce a comprendere appieno ogni forma di vita animale al punto da riuscire a stabilire con loro un forte legame empatico e comprendere cosa vogliono dirgli, questa tuttavia non è una forma di controllo della mente ed eventuali bestie pericolose non si tratterranno dall'attaccarlo se ne avranno voglia.
Tale forma di simbiosi non fisica nel caso sia molto forte tenderà a farlo agire più come un'animale che come un essere umano.

La Zanna della bestia
Il potere dell’artefatto è tanto grande da assoggettare chiunque si trovi nelle sue immediate vicinanze, intimando in loro un senso di impotenza nei suoi confronti. Ebbene si, gli avversari vedranno il possessore della Zanna come un nemico inarrivabile, si sentiranno inevitabilmente più deboli e saranno quindi spinti a riconoscere la sua superiorità.

Passo Verticale
Se vai con lo zoppo finirai per zoppicare, se vai con il vecchio il tuo passo si farà lento, ma sei vai con gli uccelli non vuol dire che riuscirai a volare! O sì?
Che Seregon non sia normale si era capito da tempo e di certo per quanto possa osservare i piccioni di passaggio non imparerà mai a volare da loro, tuttavia è comunque riuscito a sviluppare qualcosa di notevole da chi come lui i piedi da terra non può sperare di sollevarli se non per il lasso di tempo di un salto.
Poggiando mani o piedi su una qualsiasi superficie riuscirà a farvi presa, non importa quanto possa essere ripida o liscia, riuscirà sempre e comunque ad avere un adesione tale da permettergli di scalarla e perfino rimanervi attaccato a testa in giù, cosa che tuttavia potrebbe non funzionare nel caso queste siano rese scivolose da tecniche altrui.


Abilità Attive:


La zanna della bestia.
La Zanna, oltre a tutto questo, è in grado di evocare la più temibile delle bestie, la quale seppur per un solo istante, scende in soccorso del possessore per aiutarlo contro tutti i suoi nemici. L'ambiente circostante muta, sia esso un luogo chiuso o uno spazio aperto, tutto si tinge di nero, i confini perdono ogni vincolo ed enormi nuvole grigie vanno a riempire il cielo. Fra queste, numerose spire argentate si muovono sinuose e senza fine, lasciando che la testa del tremendo leviatano scenda accanto al suo padrone. L'enorme serpente ha occhi color dell'oro, fauci colme di zanne ed un alito che sa di morte. Prima di attaccare emette un violento sibilo, un rumore assordante che in genere, un tempo, preannunciava la fine di ogni ostilità. Le fauci vengono infine spalancate ed un fascio di luce viola, investe ogni nemico si trovi sul suo cammino, corrodendone le carni, le ossa e l'anima.
[Tecnica magica a consumo Alto, istantanea, la creatura svanisce appena porta il colpo.]

Consumo di energia: Alto


Kugi punch (Lampo spirituale)
Un pugno così potente da sfondare facilmente scudi e muri, e mettere fuori combattimento possenti bestie.
Dopo aver accumulato il potere nel suo braccio, Seregon si scatena con un colpo dritto che sembra percuotere il bersaglio, creando una serie di surreali onde d'urto.
Sforzando maggiormente i muscoli, può infliggere più colpi nello stesso istante, la potenza aumenta enormemente con ogni colpo supplementare.
L'esecuzione della tecnica, consiste nel generare dal fronte delle nocche chiuse, ed emulando le movenze di un pugno o sferrandolo realmente, un fascio di luce che se non usato a brucia pelo come è più solito fare, ma a distanza, prenderà la forma di un enorme chiodo luminescente.
La tecnica ha natura magica, elemento luce e proprietà sacre. Protendendo un palmo o un dito soltanto, è in grado di reificare un fascio di luce dalla velocità sorprendente. Oltre ad infliggere danno, la tecnica è anche in grado di spingere via l’obiettivo dell’offesa grazie alla notevole violenza d’impatto. Nel caso in cui ad essere colpito sia la progenie di un demone, la potenza surclasserà ad Alto; se invece ad essere colpito sarà la progenie di un drago, la potenza consisterà in un Basso. Negli altri casi, al momento della difesa, la tecnica andrà trattata per il suo reale potenziale, ovvero un Medio.

Consumo di energia: Medio


Note:
Essenzialmente esco fuori dal mio nascondiglio e lancio un medio più un alto (che comporta la comparsa seppur fugace di un leviatano ben visibile a tutti) contro il muro, distruggendolo.

Spero di non aver peccato di autoconclusività dicendo che il muro andava distrutto, ma in confronto era stato detto che andava giù con un critico+alto e noi in totale gli abbiamo lanciato un critico+alto+basso e quindi mi sono permessa di descriverne la distruzione.

 
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Jecht
view post Posted on 7/2/2015, 02:43




Eccolo, l'ingresso delle fogne! Diamine, di certo anche i Lorch cagavano nel cuore di marmo, da qualche parte dovevano pur scaricare i loro vasi. Le fogne dovevano per forza essere collegate al castello, da lì avrebbe raggiunto le segrete, liberato Fanie, ballato sulle tombe della Guardia Insonne e sarebbe corso da Smith per riferirgli di aver fatto tutto da solo, da buon eroe! Ahahahaahahahah, era un piano geniale, geniale! Se ne stupì persino il Berserker, da quando riusciva a partorire strategie tanto meravigliose? Oh beh, del resto lui era il grande Rekres, l'eroe! L'avrebbe messa in barba a tutti. Però strano, non c'erano guardie a sorvegliare l'ingresso, quelli della Guardia erano davvero tanto stupidi? O era lui ad essere l'unico genio ad aver avuto quella pensata? Sì, doveva essere senz'altro così, che gran figo che era.
Iniziò ad avanzare lento, coperto dal suo mantello, con aria circospetta. Chiunque, se lo avesse fissato anche solo per un secondo, si sarebbe accorto di quanto fosse sospetto. Si aggirava lì per le strade in maniera troppo losca, guardandosi continuamente attorno. Proprio lo spionaggio non faceva per lui ma Rekres - in quel momento - si sentiva la migliore spia del mondo: altro che Silenziosi Sussurri, chi cazzo erano i Silenziosi Sussurri al suo confronto? Era gasatissimo..
Mise una mano alle sbarre di ferro che componevano l'ingresso, c'era un grosso catenaccio ma l'uomo non ci fece quasi caso. Gli bastò mettere un po di forza per staccare le sbarre delle pareti, quasi per lui fosse una porta di cartapesta. Eccolo, era arrivato il momento di fare il suo ingresso quando una voce pomposa attirò la sua attenzione.
Cazzo, cazzo, cazzo cazzo cazzo cazzocazzocazzo.
La voce di Mathias Lorch? Era già lì? E se ci fosse stata anche Fanie? Di già? Cazzo!
Abbandonò subito l'idea delle fogne, c'era mancato poco e si sarebbe infognato - letteralmente - alla ricerca di una prigioniera che aveva già lasciato le sue lussuose celle per non tardare all'appuntamento col boia.
Si diresse rapido in piazza, facendosi spazio tra la folla e buttando a terra per la foga anche qualche cittadino mingherlino di Basiledra (per lui, poi, erano tutti mingherlini). Merda, l'elfa era già stata portata al patibolo. Il Lorch era lì, compiaciuto e pomposo come non mai, blaterava roba a proposito di quello e proposito di quell'altro. Rekres neanche lo ascoltava, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il suo meraviglioso piano andato in fumo. Per cosa, poi, tempistica? E che cazzo. E ora come diavolo la salvava da quella situazione? Il primo pensiero gli parse subito un'idea geniale: saltare sul patibolo e fare piazza pulita di tutti, da solo! Favol-ehm, no, forse era meglio evitare, quelli erano troppi anche per lui e Mathias non era proprio al pari di un Cane Brado. Doveva trovare un'altra strategia, un altro dei suoi piani geniali. Ma certo! Avrebbe fatto crollare il patibolo. Un colpo ben assestato alle basi e sarebbe crollato tutto, avrebbe creato un gran casino, avrebbe afferrato Fanie, decapitato Mathias e - infine - sarebbe scappato a gambe levate, proprio come si confaceva ad un vero Eroe. Va beh, non proprio ma pochi cazzi in una situazione del genere. Elettrizzato all'idea di aver tirato fuori dal sacco un altro piano geniale, l'uomo si fece spazio tra la folla nel tentativo di raggiungere la base del patibolo quando, improvvisamente, sentì un boato.
LA TERRA SENZA UN RE!
Che? Il discorso di Mathias doveva essersi concluso. Maledetti burattini della Guardia Insonne, sempre a fare baccano. Sentì uno strano formicolio alle gambe, che diavolo stava succedendo? Si guardò i piedi, si stavano lentamente congelando. Ghiaccio, no! Non ora, non un altro mirabolante piano marcato Rekres in fumo!
Parecchio incazzato, il Berserker afferrò il suo spadone tirandolo fuori dal mantello e iniziando a menare colpi con la punta della spada sul ghiaccio. Quel maledetto ghiaccio magico non voleva rompersi. Una trappola? Il Lorch aveva davvero realizzato un piano del genere? Doveva ammettere che era geniale, racchiuderli tutti in piazza, congelarsi ed obbligarli ad assistere all'esecuzione di Fanie. Era geniale quasi quanto uno dei suoi piani!

Cominciò a dimenarsi, cosa fare? Poteva tagliarsi le gambe, in questo modo sarebbe stato libero! No, meglio di no, come avrebbe fatto poi a salire sul patibolo e a fuggire via con l'elfa in spalla? Forse però... Nonononono, era da escludere, le gambe gli servivano. Continuò a martellare con la punta del suo spadone, una grossa vena si formò sulla sua tempia destra, dalle dimensioni sembrava in procinto di scoppiare. Cazzo, doveva liberarsi, la vita di Fanie dipendeva da lui, glielo doveva, specie dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui. Come se non bastasse, a mettergli i bastoni fra le ruote fu un rumore che non presagiva nulla di buono: il ruggito di un drago!
I suoi occhi si spalancarono nel vedere una pioggia di fuoco scendere lentamente dall'alto. Quelle palle di fuoco erano grosse quanto magni, se una lo avesse colpito anche solo di striscio ci avrebbe rimesso di sicuro la pelle.
«Sei duro come la pietra, sei duro come la pietra, duro come la pietra, il fuoco non ti fa nulla!»
Recitò a bassa voce, ripetendoselo come un mantra mentre impugnava lo spadone con entrambe le mani, pronto a reagire alla pioggia di fuoco nell'unico modo che conosceva: acciaio e pugni.
Sudò freddo e chiuse gli occhi per un istante mentre un brivido di terrore lo assaliva. Poteva tagliare le palle di fuoco col suo spadone? In effetti non ci aveva mai provato. Ma non era questo il momento di farsi prendere dalla paura, avrebbe realmente trasformato il suo corpo in pietra pur di resistere a quell'attacco, Rekres non sarebbe caduto per una manciata di palle di fuoco. Riacquistato il coraggio, strinse l'impugnatura dello spadone, lo alzò fin sopra la testa e raccolse tutte le sue energie, pronto a reagire.
«AHHHHHHHHHHH!»

JechtBorbotta

Quando riaprì gli occhi vide le palle di fuoco frantumarsi in una specie di barriera magica. Che era successo? Chi era stato?
Il Berserker rimase nella sua posa di battaglia per qualche secondo, ancora stordito da quanto era accaduto. Niente più palle di fuco? Era vivo?
Ahahahahahahahahahahah!
L'aveva detto lui, ci voleva ben altro per farlo fuori.
Tutt'attorno un gran caos, le urla della battaglia lo investirono. Gli uomini della resistenza erano pronti a combattere, animati da uno spirito di ribellione da cui Rekres dovette prendere esempio. La Guardia Insonne li aveva circondati e tutti si stavano dando battaglia tra fiamme, ghiaccio e scintille. L'uomo poteva sentire il sordo rumore dell'acciaio che cozzava l'uno contro l'altro, le urla di vigore di uomini pronti a morire ognuno per la sua causa. Ancora una volta Cej si era ritrovato nel bel mezzo di una battaglia ma, quella volta, se lo promise: doveva essere l'ultima, avrebbe portato la pace a Basiledra e Fanie non ne sarebbe uscita come martire.
Vide avvicinarsi un uomo della Guardia Insonne, armato di una grossa ascia bipenne. Da come la dimenava sembrava vantarsi della sua enorme forza fisica. Evidentemente non aveva abbassato lo sguardo a sufficienza per vedere quanto più grande fosse l'arma del Berserker. Gli bastò una spazzata per fargli volare l'ascia di mano e un singolo pugno sul naso per mandarlo gambe all'aria, svenuto al suolo. Sentì improvvisamente che il ghiaccio ai suoi pedi iniziava a cedere, qualcosa doveva aver indebolito la magia dell'incanto oppure - magari - la potenza del Berserker era stata tale da abbatterla!

Osservò Mathias, lì in alto nel suo patibolo. Rimaneva lì senza sporcarsi le mani, spada in mano, arrogante e borioso. Lui non era come il fratello, Sigrund era stato un uomo d'onore al suo confronto. In altre circostanze non lo avrebbe mai colpito alle spalle. Senza rifletterci troppo, si tolse il cappuccio che gli copriva il volto e si mostrò per l'uomo che era. Era turbato, non sapeva se quell'azione avrebbe amareggiato i suoi alleati o li avrebbe rincuorati. Una cosa era certa, alla sua vista, Mathias si sarebbe incazzato di brutto. Prese un'enorme boccata d'aria e, con tutto il fiato che aveva in corpo, urlò la sua provocazione.
«Ehi Mathias! Ti sei accorto che il tuo esercito per intero non bastava ad acciuffarmi e alla fine hai deciso di prendertela con l'Elfa? Guardati, cane rognoso! Sguaini la tua spada senza gettarti nella mischia. E' così che onori la memoria del tuo fratellino, codardo?»
L'urlo superò il fragore della battaglia e di certo avrebbe raggiunto anche le orecchie del Lorch. Aveva agito d'impulso, questo Rekres lo sapeva, ma proprio in quelle circostanze non riusciva a trattenersi. Lui, di certo, non poteva parlare d'onore. Proprio lui che Sigrund l'aveva colpito alle spalle, come un vile. In qualche modo, però, doveva farlo incazzare, doveva distrarlo dall'esecuzione.

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Ora che la frittata era fatta, però, non poteva rimanere lì a perdere tempo con la Guardia Insonne, doveva salire rapidamente sul patibolo e fare un po di casino. La resistenza per intero stava combattendo per la vita di Fanie, anche lui avrebbe dovuto fare la sua parte. Si guardò attorno cercando un modo per raggiungere il suo scopo, doveva pur esserci qualcosa, un trampolino di lancio per il patibolo. E quello cos'era? Un drago? Strizzò gli occhi un paio, non aveva dubbi, era proprio Ryella. L'aveva incontrata quella volta a Briggs, la Lancaster domatrice di draghi! Fu lieto di vederla ancora viva ma ancor più lieto di vederla il sella ad un drago. Quello sarebbe stato il suo biglietto di sola andata per il patibolo. Sì ma come salire sul drago? Eccolo il modo! Un omaccione grande e grosso della GI gli stava dando le spalle, impegnato a combattere un altro membro della resistenza. Il Berserker iniziò a correre nella sua direzione e - dopo essersi dato uno slancio degno di un eroe - gli saltò sulle spalle usandolo come trampolino per eseguire un nuovo balzo ed aggrapparsi alle scaglie del drago, raggiungendo poi il suo dorso, sedendosi proprio dietro la donna. L'uomo sorrise, le afferrò i fianchi senza fare troppi complimenti e le si avvicinò per sussurrarle qualche parola di incoraggiamento.
«Serve compagnia?»
Non era mai stato un tipo particolarmente galante. Fin'ora era stata il suo essere rozzo ad avergli dato modo di conquistare qualche donna, anche se per lo più erano state prostitute. Beh, poco importava, stava cavalcando ora un drago! Aveva cavalcato titani di ghiaccio, giganti non morti ma cazzo, un drago no! Leggermente spaventato dall'altezza e un po nauseato dal movimento, il Berserker sfrecciò via insieme a Ryella fino ad alzarsi di quota a sufficienza, issandosi fin sopra il patibolo.
«Ci vediamo sulla pista da ballo, dolcezza.»
E così si congedò, lanciandosi letteralmente dal drago, saltando con il suo spadone ben stretto nella destra, pronto a piombare sulla testa di Mathias, nel tentativo di fare di lui uno spiedino.
Che entrata di stile, solo lui poteva fare una roba del genere!



DividerYuYevon_zps49953505
Capacità Straordinarie
FOR 3 ~ VEL 3 ~ DET 1


Danni
Nessuno.


Energie
91%


Passive
Avanguardia I, II, III
Auspex
Resistenza Psionica
Immunità al dolore fisico
Può resistere a due Mortali
+2 Cs ad ogni danno auto inflitto


Slot Tecnica
Oltraggio
Ma la forza nelle braccia non è l'unica a disposizione del Berserker. Seppur Rekres non sia il tipo da credere nel detto "la lingua ferisce più della spada", da che ne ha memoria ha sempre giocato con le parole e con gli insulti durante ognuno dei suoi combattimenti, forse più per auto-convincersi della propria superiorità che non per offendere il suo avversario. Di tanto in tanto le sue frecciatine sono tali da lasciare completamente spiazzato il proprio nemico. Del resto è questa la forza delle parole, costringere l'avversario ad arrendersi all'idea della propria incapacità, del fatto di non essere all'altezza della situazione. {Consumando una quantità Media di energie, Rekres lancerà un onta al suo avversario. L'insulto sarà tanto banale e infantile che basterà un basso a difendersi ma, se andrà a segno cagionerà un danno alto alla psiche di chi lo subisce che si rifletterà in uno stato di confusione.}

Ricapitolando:
Rekres vede il suo piano di addentarsi nelle fogne sfumare così decide di far crollare il patibolo ma - prima di riuscire ad avvicinarsi - viene bloccato dal labirinto di ghiaccio. Caduto in trappola si incazza ma può fare ben poco, viene salvato dalla difesa di Azzurra e, infine, liberato dagli altri dal ghiaccio. Usa "Oltraggio" su Mathias per farlo arrabbiare, attirare la sua attenzione e distrarlo. Per farlo si smaschera e mostra il suo volto a tutti. In seguito vede Ryella in sella al suo drago e, usando uno della GI come trampolino, salta il sella. Subito dopo si lancia dal drago per atterrare sul patibolo, con la sua spada, possibilmente sulla testa di Mathias.

Note:
Aang.



Edited by Jecht - 7/2/2015, 10:59
 
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view post Posted on 7/2/2015, 04:08
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Aper army
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Capitolo finale: Ciò che diventiamo

Atto II
II



(Vahram [pensato, lingua aramana].)


01_armeniantablemini_zps55180b48
Al segnale di Mathias, spire di ghiaccio serpeggiarono ovunque nella piazza di fronte al Cuore di Marmo, radicandosi nel terreno e innalzandosi in contorte muraglie alte tre volte un uomo. In pochi secondi tutti gli astanti si ritrovarono intrappolati in una prigione di ghiaccio cristallino.

Un’enorme bestia emerse da sopra i tetti dei palazzi come un dio del cielo recante sciagura. Le immense ali oscurarono il sole, gettando la tenebra sulla terra sottostante, e il suolo tremò al suo ruggito assordante. La paura si dipinse vivida negli occhi del popolo di Basiledra. E non appena quel mostro iniziò a vomitare rovina e morte sulla folla senza alcuna esitazione, immediatamente Vahram realizzò con sconcertante orrore fino che punto poteva spingersi la follia e la crudeltà dei Lorch. Quel giovane dai capelli bianchi sapeva dimostrare una sagacia e depravazione che andava ben oltre a quella di tutti i re Sulimani messi assieme.
Non era la prima volta che lo schiavo guerriero vedeva un drago. Conosceva Bolg, la cavalcatura del paladino Lhotar. Ne aveva addirittura combattuto uno a Land Van Jakkalse, riuscendo a sfuggire dalle sue grinfie per un colpo di fortuna, ma quello che volava nei cieli della capitale era molto più grosso di qualunque drago avesse mai incontrato. Lo conduceva in groppa un cavaliere; stando alle informazioni che aveva raccolto, doveva trattarsi di Iohan Lorch.
Grida di panico si levarono dalla gente, chi non fu abbastanza pronto a reagire si ritrovò travolto dalla calca e calpestato senza pietà, mentre la pioggia di fuoco calava dal cielo, e li avrebbe sterminati tutti se non fosse accaduto un prodigio.
D’improvviso, come un miracolo giunto dai regni celestiali, un gigantesco e splendente uccello composto di pura luce spiegò le ali decollando da un punto imprecisato del piazzale e s’infranse con dirompente potenza contro le sfere infuocate. Una deflagrazione di una brillantezza divina accecò tutti i presenti, seguita dal rombo di immani esplosioni. Il cataclisma mortale si dissolse in una pioggia di faville iridate. Un ignoto eroe – o eroina – li aveva salvati, sventando quell’attentato che sarebbe stato in grado di annientare l’intero contingente della Resistenza insieme alla popolazione di Basiledra.
Messi alle strette e incoraggiati da quella iniziale svolta degli eventi a loro favore, i ribelli si palesarono in tutto il loro furore. Nonostante Vahram non potesse vederli direttamente, udiva da dietro le pareti di ghiaccio le detonazioni e i fischi degli incantesimi e dei potenti attacchi di coloro che prontamente stavano partendo al contrattacco, aprendosi varchi attraverso la muraglia magica.
Il cielo si oscurò di nubi tonanti, e un serpente di dimensioni colossali ne discese, sventrando anch’esso ampie sezioni di muro. La piazza sembrava sprofondata in un delirio di forze ultraterrene, era come se un gran numero di uomini tra i più potenti del Theras si fossero radunati tutti insieme in quel posto, decisi a porre fine alla follia dei Lorch a ogni costo. Per un attimo Vahram congetturò su chi potesse essere presente tra le sue vecchie conoscenze: Kirin? Seregon? Aang? Ma erano solo vaghe teorie nate in un fugace momento di concitazione.

Anche l’anima di Giselle, di fronte a quella grande efferatezza e malvagità, dalla mantella bigia pulsava di rabbia e odio per quei macellai di innocenti. Come un cuore batteva rapido, ritmandosi con quello del cavaliere grigio, scaldandogli le membra di un tepore euforico; ma solo esternamente, giacché al contempo iniettava nel profondo dell’anima un gelo carico di cieco e macerato rancore. Lo spettro tormentato della bambina desiderava più di ogni altra cosa dispensare vendetta contro coloro che condannavano i viventi al suo stesso destino, al suo stesso dolore... e in quei momenti la sua sete di morte era quanto di più palpabile il guerriero avesse mai sentito.

I loro obiettivi collimarono.
I loro nemici erano i medesimi.
Come medesima la loro furia.

Vahram si lasciò trasportare da quel ribollente fiume di emozioni.


Il manto di cenere prese vita, disgregandosi in un fitto sciame di frammenti impazziti. Vorticò rabbiosamente intorno al portatore, sussurrando spettrali litanie acrimoniose. La pelle del guerriero si tinse del colore dell’ossidiana, venata da striature scarlatte, come se fosse composto di brace ardente; i suoi occhi avvamparono di fiamme roventi. Sebbene i suoi tratti fossero ancora riconoscibili, in pochi secondi la sua figura era mutata in un’effige tracimante di furia ultraterrena. La nube si scurì fino a raggiungere una tinta nera profonda, allargandosi fino ad acquisire la forma di un maestoso paio di ali eteree. Il guerriero contemplò la sua nuova forma, trasecolandosi nell’ammirare i poteri che era in grado di sprigionare Giselle alla massima potenza. Non attese oltre e spiccò il volo erompendo fuori dal labirinto di ghiaccio in un turbine impetuoso composto da fumo e detriti. Solcò a gran velocità l’aria della piazza sopra le teste della folla, scrutando dall’alto in direzione del patibolo. Un nutrito gruppo di rivoltosi già si era scagliato contro i ranghi d’elite di Guardie Insonni che serrati facevano da perimetro intorno alla pedana. La formazione che già da prima dell’attacco aveva studiato con attenzione.
Alle loro spalle vi erano tre maghi in ginocchio, probabilmente posti lì appositamente per schermare eventuali attentati dalla distanza e fermare chiunque tentasse di sorpassare la cinta di soldati per raggiungere Mathias e sua sorella Astryd. Vahram intuì che probabilmente si sarebbero rivelati un ostacolo alle sue intenzioni – se non una minaccia – nel caso li avesse sottovalutati. Piombò in picchiata su di loro come uno spettro assassino, o un angelo della morte, volando sopra gli elmi delle guardie. Un battito d’ali e un fiotto di cenere fiammeggiante, rovente quanto l’odio più profondo, si riversò su di loro a distanza ravvicinata, come un’onda, che li avrebbe investiti tutti e tre in pieno volto se non se ne fossero avveduti in tempo.
Immediatamente dopo, il manto nero dispiegato turbinò ancora attorno al cavaliere, per poi esplodere in una nube densa e plumbea, la quale strisciò sul terreno avanzando come se possedesse una propria, istintiva, mente senziente. Evitando accuratamente di tangere gli alleati, avrebbe inglobato l’intera area del patibolo, attaccandosi alle armi di qualunque Guardia Insonne che avesse raggiunto. In pochi attimi la cenere pregna di essenza oscura le avrebbe intaccate, riducendo in polvere spade, asce e mazze ferrate. Nemmeno la lama splendente impugnata dal Lorch avrebbe rischiato lo stesso destino.

Sicché Vahram avrebbe proseguito il volo nel disperato tentativo di raggiungere il suo obiettivo principale.

Fanie.



Specchiettosfondoheaderpx_zps802a5de7

~~O~~O~~O~~ PG ~~O~~O~~O~~
Fascia: Rossa
Pericolosità: C

CS: (4)
2 Intuito, 1 Tattica, 1 Tempra


Basso 5% | Medio 9% | Alto 18% | Critico 36%

~~O~~O~~O~~ Salute ~~O~~O~~O~~
Corpo (Illeso):
Illeso.

Mente (Illesa):
Illesa.

Energie: 100-5-9= 86%

~~O~~O~~O~~ Strumenti ~~O~~O~~O~~
Armi:
Yen Kaytsak: In mano
Spada: Infoderata
Arco (15): Infoderato
Pistola (5): Infoderata

Armature: Brigantina.
Oggetti: Biglia dissonante.


~~O~~O~~O~~ Abilità Passive ~~O~~O~~O~~

[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Audacia)] Gli schiavi guerrieri sono vere e proprie macchine da guerra plasmate per affrontare irriducibili gli sforzi più inumani e le condizioni ambientali più estreme. Possono combattere senza posa per giorni interi. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un mamūluk non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.

[ Irriducibile ~ Passiva di talento Stratega (Immunità agli effetti mentali)] La pervicacia e la ferrea disciplina dei mamūluk sono tanto proverbiali quanto terrificanti. Non demordono nel perseguire il loro obiettivo anche quando la loro mente è incredibilmente danneggiata. Per tale motivo, Vahram è tanto incrollabile e caparbio da essere pressoché insensibile al dolore psichico e a qualsiasi effetto di natura psionica, pur riportando i normali danni alla mente.

[ Flessibile (Pergamena Guerr. Tattiche di combattimento) ~ Passiva fisica (Padronanza del campo di battaglia)] In quanto ex membro delle Squadre Speciali dei Lancieri Neri e sicario professionista, Al Patchouli è addestrato a elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. Possiede dunque capacità di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In combattimento ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro.

Ricordo di cenere
[Malus Passivo] Vahram avrà nei suoi ricordi la mente di una bambina a lui sconosciuta che brucia tra le fiamme; non conta come un'influenza passiva, ma come un semplice spunto narrativo. Il guerriero ricorda anche il nome della bambina: Giselle

[Passiva Psionica (Obnublia i sensi dei nemici in prossimità)] Assecondando quella memoria, quel lutto mai affrontato e superato, Vahram saprà rievocare parte del dolore e della pena a cui non ha potuto opporsi. Appena sarà sua intenzione farlo, la cappa comincerà a perdere cenere dalle bruciature senza che alcuna fiamma la arda. La sottile polvere grigia si solleverà come nebbia offuscando i sensi di chi sarà abbastanza vicino al portatore pur potendovi scorgere attraverso. La sintomatologia della cenere avrà valenza di malia psionica passiva e difendibile in quanto tale.

[Passiva (La cenere può essere usata per portare attacchi fisici)] Ma la cenere potrà essere anche adoperata per altri fini, per infliggere un bruciante dolore, lo stesso che la piccola Giselle dovette sopportare nel suo piccolo inferno in terra, poiché nessun demonio – o quasi – raggiunge la malvagità insita nell'uomo. Vahram sarà infatti in grado di utilizzare la cenere posatasi sul terreno e quella ancora per aria come fosse un'arma, manipolandola a suo totale piacimento. Ustionanti al contatto, gli attacchi non avranno valenza di tecnica ma solo di attacco fisico, la loro potenza sarà direttamente proporzionale alle Capacità Straordinarie in suo possesso e potranno avere origine solo nelle sue strette vicinanze.


~~O~~O~~O~~ Abilità Attive ~~O~~O~~O~~


[ Ala grigia (Pergamena Ladro Camminare nel vuoto) ~ Consumo Basso] La tecnica ha natura magica. La cenere del mantello eventualmente è in grado di avvolgere interamente il corpo di Vahram in un caldo e delicato abbraccio funereo, per poi modellarsi in un maestoso paio di eteree ali grigie. Sicché il possessore della cappa acquisirà la facoltà di solcare l’aria al pari dei fantasmi e degli spettri del cielo. Questa trasformazione non comprometterà la riconoscibilità di Vahram, lo renderà però in grado di volare fluttuando nell’aria a piena velocità per due turni.

[ᴥ Ricordo di cenere ~ Tecnica di potenza Media] La cenere potrà anche essere dominata non per infliggere danno, ma per piegare a sé l'avversario nel segno di un colpa deflessa nel passato. Attraverso un consumo Medio di energie, la cenere - come calamitata dal bersaglio - intaccherà il suo intero equipaggiamento poggiandosi su di esso e rimanendovi fissata. Come risultato, dopo istanti di quieta incertezza, l'equipaggiamento si polverizzerà e disperderà nell'aria insieme alla stessa cenere. In termini di gioco la tecnica agisce ad area - quindi con potenza di un livello inferiore al consumo energetico - su un oggetto che rientri nella categoria 'armi' di ogni avversario sul campo, infliggendo su di essi un danno Basso ciascuno. Altri oggetti come abiti, amuleti o acquisti effettuati presso l'Erboristeria saranno immuni al suo effetto.


~~O~~O~~O~~ Sunto ~~O~~O~~O~~


Dunque, tecnicamente faccio questo: uso la tecnica Ala grigia (Basso) per ottenere la capacità di volare, così da poter superare il muro di ghiaccio (che in ogni caso dovrebbe già aver subito l'ammontare di danni sufficiente a distruggerlo) e poi il perimetro di guardie che circonda il patibolo.
Dall'alto Vahram individua i tre maghi di fronte alla piattaforma, e sospettando che siano lì per un motivo intuibile gli arriva in prossimità per sferrargli un'emanazione di cenere rovente (Passiva dell'artefatto Ricordo di Cenere) che li colpisca tutti e tre in volto per distrarli/danneggiarli. L'emanazione conta come un comune attacco fisico.
Al contempo spara la tecnica sempre concessa da Ricordo di Cenere (Medio - danno all'equipaggiamento ad area) circoscritta nella zona del patibolo fino ai limiti del perimetro difensivo della Guardia Insonne nel tentativo di distruggere le armi dei soldati a difesa intorno e sopra al palco, in modo da agevolare il combattimento con essi da parte dei membri della Resistenza. Allo stesso modo, l'attacco - se non difeso - minaccerebbe dunque anche Angelica in mano a Mathias. Ho considerato questa tecnica ad area come una manifestazone senziente del rancore dello spettro Giselle (che alberga nel Ricordo di Cenere) e per tale ragione ho ritenuto che agisca con sufficiente intelligenza da non colpire eventuali alleati.
Conclusa questa lista di azioni, mi dirigo verso Fanie sempre volando per cercare di salvarla (magari pigliandola al volo).
 
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view post Posted on 7/2/2015, 09:43
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Suzushikei
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Ciò che Diventiamo
Atto II


Il Sole di Medoro...
Quanto tempo era fluito via dalle sabbie del tempo da quel giorno, quando le scintille di luce erano precipitate al suolo come tante lacrime lucenti di un sole morente?
Quel giorno si era spenta una Speranza.
Oggi si era accesa una nuova Luce.
Nel guardare la fenice che si ergeva alta nel cielo, il mio cuore si riempì di una profonda commozione mista a nostalgia.
Quell'incanto mi aveva ricordato il coraggio di Medoro.
Quel potere mi aveva riportato ad un passato che credevo sopito per sempre.
Il mio sguardo fu rapito ad osservare le trame della magia, che stavano tessendo un dipinto dai colori di fiamma. Uno scenario che narrava di una maestosa creatura di fuoco le cui ali spiegate avevano creato una coltre protettiva nel cielo, che raccontava di strali di fuoco pronti a richiedere il loro tributio di sangue. La storia di un essere leggendario che si era erto a protezione, sacrificando se stesso per proteggere i suoi cari...
Le immagini si sovrapposero nella mia mente fino a quando la realtà si fuse con l'eco dei miei ricordi lontani.
Un'altra realtà apparve al mio sguardo, mentre i frammenti di sole, leggiadri come piume, ricadevano al suolo, non come il sangue lucente di quella fenice incantata, ma come messaggeri di Speranza...
Mi destai confuso da quella visione onirica, quasi incapace di slegare l'incantesimo, di cui ero stato testimone, da un'altra fenice imprigionata da catene di tenebra.
Non era quello il momento per lasciarsi rapire da memorie perdute, dall'eco di un passato dimenticato, non quando c'era in gioco il destino di un popolo e del suo giovane sovrano.




«Parlato (Umano)» «Parlato (Incubus)» Pensato Narrato

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In attesa, di un segnale da parte di Kuro, scrutavo le mura imponenti che cingevano la città. Si ergevano solenni, dimentiche delle cicatrici ormai risanate, rese ancora più solide dal sapiente utilizzo della magia del ghiaccio che sembrava aver cancellato possibili debolezze strutturali.
Un tempo avevo ricoperto il ruolo di geniere nel lontano Edhel, ma le conoscenze acquisite non si stavano rivelando utili. Il dispendio di uomini e risorse non bilanciava il successo di sfondare in tempi brevi questo primo ostacolo.
Ci trovavamo in una posizione di stallo.
Entrambi gli schieramenti in fremente attesa dell'attimo in cui si sarebbe scatenato l'Inferno.
I primi segni si manifestarono con il rombo di un paio di esplosioni che sgretolarono il muro quel tanto da permettere il passaggio di una figura. Era un'immagine surreale, l'uomo che riconobbi essere il Pipistrello si incamminava verso di noi, incurante degli attacchi scagliati contro la sua persona, intercettati da uno strano apparecchio che mi metteva una certa inquietudine. Non dubitavo dell'efficacia vista la dimostrazione pratica in atto, ma esistevano alcune sue invenzioni che avrei preferito non sperimentare più.
Ascoltai lo scambio di convenevoli con Kuro.
Vidi Ilyr rivolgere un inchino a Julien, prima di esordire in un discorso di cui non apprezzai l'umorismo.
Strinsi i pugni quasi fino a conficcare le unghie nella carne per non reagire a quella che per l'anziano Sussurro doveva essere una scherzosa battuta di benvenuto al giovane Re.
Fanie non meritava tutto questo.
Inspirai profondamente per schiarirmi le idee, mentre nella mia mente echeggiavano nuove parole... salnitro, antimonio... Non erano termini sconosciuti, sebbene non avessi approfondito in maniera esaustiva l'argomento.
Il mio sguardo seguì quello del Pipistrello fino a percorrere all'indietro il suo cammino.
Il calore... Una scintilla prodotta dall'urto di due pietre focaie saettò seguendo a ritroso quella scia nera.
Quello che accade dopo mi raggelò il sangue.
La cinta muraria era collassata su se stessa e con essa i soldati posti a sua difesa.
Provai nausea alla vista di quella carneficina, osservando lo spegnersi di tante vita senza possibilità di salvezza, di redenzione.
Era la guerra, la lotta per la sopravvivenza. Avrei dovuto gioire per quell'inaspettato risultato che aveva spianato la strada all'esercito lasciandolo illeso, ma non ci riuscii.
Il bene del Regno...
Ogni mezzo era lecito pur di raggiungere lo scopo?
Ci sarebbe stato richiesto quel giorno di barattare la nostra umanità in cambio... in cambio di cosa?
Ero disposto a proteggere Julien a qualunque costo?
Per un istante esitai, congelato dalla consapevolezza che se avessi dubitato della mia umanità, sarei ripiombato in quell'oscurità che ardeva come una fiamma nera nel mio sangue.
Per Zaide e per sua figlia ero tornato, anche se per un breve periodo, a riabbracciare la mia eredità demonica pur di attingere ad ogni stilla della mia energia vitale. Ero disposto a fare altrettanto per il giovane sovrano?
Una domanda cui alla fine avrei dovuto dare una risposta.

La Mano ed alcuni uomini fidati avevano il compito di proteggere il ragazzo in città.
Posto in cui mi sarei dovuto trovare anche io, se non avessi scelto di cercare i miei colleghi per sincerarmi che il loro cammino non si fosse interrotto durante l'attacco agli avamposti.
In realtà non era solo quello il motivo del mio allontanamento momentaneo. Avevo bisogno di riflettere, di vedere il mio giuramento nei confronti di Julien sotto una nuova prospettiva. Mantenere il sangue freddo, senza discutere gli ordini di Ludmilla.
Riguardo a Kuro... sospirai... purtroppo avevamo una visione un po' diversa del mondo... anche se a volte le nostre strade potevano coincidere.
Dovevo evitare di lasciarmi guidare dal mio istinto senza una sana dose di logica, perché l'impulsività non mi avrebbe permesso di vedere le cose per il verso giusto.
Non doveva essere un capriccio infantile a guidare le mie azioni, ma la consapevolezza che una volta all'interno della città, avrei dovuto pagare un prezzo molto alto per non rinnegare la mia promessa.

Il nostro incedere fu improvvisamente interrotto da un'ombra che volteggiava in cielo.
Sollevando lo sguardo il mio cuore mancò qualche battito.
No, non era possibile!
Avevo riconosciuto quella creatura. Era il drago che aveva causato uno sterminio a Borgo Alto prima della caduta di Basiledra.
Non avrei mai dimenticato l'odore della carne bruciata, i corpi agonizzanti per le ustioni subite, la morte atroce che aveva ghermito uomini e donne, la cui sola colpa era stata quella di aver scelto di difendere la loro città.
Fu Shaoran ad evitare il peggio, ergendo rapidamente una barriera azzurra che ridusse notevolmente la violenza della palla infuocata lanciata nella nostra direzione.
Me la cavai con delle bruciature sparse sul corpo, un dolore che ero in grado di sopportare.
Noi eravamo stati fortunati.
A nulla valse l'abilità del cecchino, Yuri, i cui proiettili non riuscirono a penetrare le scaglie che rivestivano come una corazza adamantina il corpo della creatura. Lo stesso Sergey, la cui lama era stata resa in grado di fendere le fiamme da una qualche mistura del Pipistrello, non poteva combattere se il drago non scendeva a terra.
Eravamo destinati a rivivere lo stesso incubo?
Una sfera luminosa colpì all'improvviso il fianco della creatura scagliosa.
Qualcuno sembrava essere riuscito a distrarre il drago dalle sue prede.
Riconobbi i loro volti, l'accento tipico con cui si esprimevano quando parlavano. Gli allegri briganti che avevamo incontrato durante la ricerca della Mano. Stravaganti nei loro costumi, ma leali quando riuscivi ad ottenere la loro fiducia.
Lo sguardo di Speranza, che si era acceso nei miei occhi nel vederli arrivare, svanì subito dopo...
Sentii gridare Shaoran, mentre il mio corpo non ne voleva sapere di muovere un singolo muscolo.
Ero un mago, uno studioso delle arti arcane, non potevo illudermi, non dovevo...
Il drago era sceso di quota, ma quello che poteva sembrare un successo per noi, si trasformò in un attacco mortale.
Il globo di luce generato dal lancio della palla di cuoio brillò come l'ultimo alito di vita di una fiamma destinata a spegnersi, inglobata dalle fiamme sputate dalla creatura alata.
E con quella luce si spense per sempre la leggenda dei “Briganti della Montagna”.
Non avevamo tempo di piangere il loro valore, che poteva essere scambiato per follia.
Il loro sacrificio ci aveva concesso un istante di respiro, ma era fin troppo chiaro che quell'attimo non sarebbe durato a lungo senza che qualcun altro prendesse il posto di quegli uomini valorosi.
E quel qualcuno si rivelò essere Lhotar.
Ci fermò, parlandoci con parole accorate, cercando di motivarci a non seguire il suo destino.
Il drago e il suo cavaliere erano i suoi avversari, la sua "Battaglia del Fato".
Divisi cadiamo...
Uniti restiamo...
Mi chiesi se il nano avesse udito i commenti di Malzhar.
Non potevo accettarlo, non volevo accettarlo.
Desideravo credere a Lhotar, che ci saremmo rivisti e avremmo brindato tutti assieme.
Ma i desideri raramente raffigurano la realtà.
Non gli augurai buona fortuna, non gli dissi di non morire. Gli rivolsi semplicementeun accenno di inchino onorando il suo coraggio.
"Kirin, Mal, Shaoran, Montu. Vi ringrazio di tutto quello che avete fatto per questo ragno, ma ho un ultimo favore da chiedervi. Salvate Fanie e salutatela da parte mia."
Quelle ultime parole furono una stilettata in pieno cuore.
Non lo guardai negli occhi, perché non volevo caricarlo della mia decisione. Non aveva bisogno di conoscere questa verità.
Non potevo salvare Fanie... Non potevo onorare la sua ultima richiesta... Non io...
Con la morte nel cuore diedi le spalle al nano, seguendo gli altri miei compagni che si stavano allontanavano dal luogo dell'imminente scontro.

La nostra strada si incrociò con quella di un soldato morente. Un Lancaster a giudicare dalla sua uniforme.
Fu Shaoran a cui l'uomo affidò una missiva accuratamente sigillata con la promessa di recapitarla
ad Ashtaleon Lancaster, alla piazza dell’esecuzione.
Si trattava dell'ordine di rivolta contro i Lorch.
Rimasi in silenzio riflettendo sulle implicazioni di quella informazione, mentre il mio collega rompeva il sigillo per verificare l'autenticità di quelle parole.
Non potevo biasimarlo, non dopo l'agguato che, ai tempi dell'assedio di Basiledra, ci avevano teso gli stessi Lancaster a Borgo Alto.
Eppure per quanto continuassi a non fidarmi, quegli ordini sembravano essere reali.
Feci una smorfia nell'apprendere che il documento era stato firmato da Caino in persona, ma evitai di replicare.
La mia attenzione, invece, si spostò sull'anello rinvenuto assieme al documento.
Secondo Malzhar poteva essere appartenuto a Caino stesso ed avvisò Shaoran di fare attenzione. Assicurai loro di non percepire alcuna emanazione magica provenire dal gioiello, ma sarebbe bastato?
Esisteva un potere sigillato al suo interno oppure era un semplice oggetto mondano?
Sarebbe spettato a loro scoprirlo, perché non li avrei seguiti.
La tentazione di raggiungere la piazza dell'esecuzione era forte. Sarei stato così vicino a Fanie. Avrei potuto dare una mano per liberarla. E, se fosse andato tutto per il verso giusto, avrei potuto riabbracciarla.
Ma non era quella la mia via.
Avevo scelto un diverso tipo di bene.
«Perdonatemi, ma la mia strada termina qui. Tornerò indietro e mi ricongiungerò con la scorta di Ju... Re Julien.»
Non attesi di vederli scomparire.
Mentre ritornavo sui miei passi, estrassi dalla tasca la moneta che mi aveva regalato Fanie.
Sarei mai riuscito a farmi perdonare da lei?
Quello era il prezzo che avrei pagato per il resto della mia vita.
Quello era il giorno in cui avevo dovuto scegliere tra il bene della mia più cara amica e il benessere del Regno.

Mi ero ricongiunto a Julien giusto in tempo per essere messo al corrente del piano d'azione della Mano.
Non mi piaceva l'idea che Fanie si fosse trasformata nel diversivo che stavamo cercando per riportare il vessillo al suo popolo, né che ognuno di noi fosse una pedina sacrificabile posizionata con maestria, convinta di aver agito secondo libero arbitrio.
Nessuno del gruppo di cui avevo scelto di far parte, avrebbe pianto i caduti di quel giorno. Nessuno di loro avrebbe condotto l'esercito in modo che potesse coordinarsi con la Resistenza.
Julien era il vessillo, ma non ci stavamo scordando di qualcosa?
In questa lotta per la sopravvivenza, chi avrebbe pagato il prezzo più alto?
Il popolo, probabilmente...
Astryd invece.... è come Nicolaj... Quelle parole mi distrassero dai miei pensieri.
Non stavano dicendo sul serio! Non conoscevo Nicolaj, ma avevo avuto un ampio assaggio di cosa fosse in grado di fare. Raddoppiare quel tipo di minaccia non mi piaceva per nulla.
...la ragazzina Lorch per ora è sul patibolo nel Borgo Alto, e a meno che di punto in bianco non decida di tornare nel Cuore di Marmo... Perché queste parole non mi rassicuravano affatto?
Dovevo fidarmi del loro giudizio, per quanto non mi sentissi tranquillo. In fondo avevano programmato tutto.
Un diversivo, dei possibili sacrifici, una via sgombra, un vessillo e...
Spalancai gli occhi dalla sorpresa.
Il tempo era un lusso che non potevamo permetterci, ma era necessario umiliare a quel modo il futuro erede al trono?
Julien non era propriamente un infante ed essere preso in spalla contro la propria volontà non era esattamente una mossa saggia, per quanto comprendessi l'urgenza.
Non mi sarei stupito se il giovane sovrano meditasse oscure vendette nei confronti dei Sussurri.
Probabilmente finire in cella per il resto della vita con la chiave gettata nel più profondo degli abissi, si sarebbe potuta rivelare la pena più mite dopo quello che gli avevamo fatto patire.
Ci mancava solo di fare una traversata con Julien nelle fogne per completare il quadro.
Sforzandomi di non pensare a quell'eventualità, cercai di mantenere un'andatura che mi consentisse di restare vicino al giovane Re, concentrandomi al contempo sulle possibile presenze non previste.


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Kirin Rashelo

CS
[Riflessi 3, Intuito 1], «Kirin l'umano»
[Intuito 2, Intelligenza 2], «Zeross l'incubus»


Energia: 90%
Danni Fisici: Medio, danni da ustioni sul tutto il corpo.
Danni Mentali: -
Stato Emotivo: Irrequieto.

Equipaggiamento

Flintlock: 5/6 [estratta]
Schiavona [estratta]
Pietra Lunare della Percezione Amuleto dell'auspex

Passive
Arcanista
Non importa come si definisca tale capacità, auspex, sesto senso, intuito, quello che conta è il poter “vedere” gli effetti arcani comprendendone la loro natura intrinseca. [Passiva, Liv.III]

Telecinesi
Taanach: quel giorno segnò la fine di quasi tutte le mie abilità "Esper".
L'unica capacità, che è sopravvissuta, consiste nel riuscire a muovere il mio equipaggiamento con la sola forza del pensiero, senza alcun dispendio energetico, ma a distanze limitate rispetto alla mia posizione.


Tattiche di combattimento

Note
L'intro è un omaggio alla fenice di Last, a Medoro ed uno spiraglio del background ancora non svelato di Kirin.
Anche questa volta minimizzo lo schema per evitare un wallpost di capacità ed oggetti del personaggio.


 
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K i t a *
view post Posted on 7/2/2015, 16:56




R i s e • o f • t h e • W h i s p e r ❞.
CIÒ CHE DIVENTIAMO
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~ Basiledra ( La Capitale )
❝ Destino beffardo ❞.





La situazione mutò rapidamente, fin troppo per non lasciarsi travolgere da quel flusso di eventi.

Era con Azzurra al piano più alto di quell’antico palazzo, e all’improvviso non furono più sole: Shimmen comparve alle loro spalle, spaventandole non poco. Nonostante lo stupore, Ryellia riconobbe immediatamente lo spadaccino rosso, reagendo prima che Azzurra potesse fare qualsiasi cosa. Sembrava uno strano scherzo del destino: quel periodo così oscuro per il regno, per ciascuno di loro, era cominciato proprio quando si erano conosciuti. Quel giorno sapeva che in un modo o nell’altro sarebbe finita: avrebbero tutti lottato fino allo stremo per liberare Basiledra dalla tirannia. Così com’era cominciata, dunque, doveva finire. Sperava sinceramente fosse un segno di buon auspicio; non era intenzionata a morire, non ancora, non in quel modo.
Non passarono che pochi secondi prima che li raggiungesse un’altra persona, questa volta una perfetta sconosciuta. Prima che potesse preoccuparsi a sufficienza, di decidere cosa fare di lei, dalle loro spalle giunse limpida la voce di Mathias Lorch.
Ignorò l’estranea, per precipitarsi alla finestra, al fianco di Azzurra. Stringeva convulsamente il legno che incorniciava il vetro, tanto che le nocche si fecero in fretta bianche. Ascoltava la voce di quell’uomo orrendo, un suono che ancora le dava i brividi quanto la prima volta che lo aveva sentito, magicamente amplificata per chissà quale artificio. Parlava alla folla, ma sapeva che in realtà quel discorso era rivolto a loro, a tutta la Resistenza. Vagò con lo sguardo su tutto l’esercito che aveva predisposto in difesa della sua persona e di quelle sue miserabili attenzioni: era un folto gruppo, sistemato in modo da poter colpire da qualsiasi direzione fosse necessario. Notò in particolare i tre uomini posizionati ai piedi del patibolo; avevano l’apparenza di guardie adibite alla protezione personale del Tiranno, anche se non riusciva a capire esattamente in che modo dovessero proteggerlo. Quel cane non aveva bisogno di essere difeso.

Fu nel mezzo di quel suo sproloquio che tutto precipitò; il tono di Lorch mutò, diventando più aspro, saturo di odio, e la piazza fu lentamente invasa dal ghiaccio, che dal terreno serpeggiava ostile sulle gambe dei presenti trattenendoli con forza, impedendo qualsiasi movimento potesse loro consentire di scappare: erano in trappola. La Lancaster sgranò gli occhi, inorridita dallo spettacolo cui stava assistendo; il ghiaccio continuava a crescere, creando barriere che si congiungevano una con l’altra, dando vita a una sorta d’intricato labirinto. Corrugò la fronte, cercando di capire cosa avesse intenzione di fare Mathias: evitare che qualsiasi di loro cercasse di intervenire durante l’esecuzione, certo, ma perché agire in maniera così complicata?
Udì il ruggito, e tutto diventò chiaro.

Il mondo sembrò fermarsi per un attimo interminabile, per poi riprendere a muoversi, in una sequenza molto più rapida del consueto, tanto da nausearla.
Azzurra si mosse immediatamente, senza neanche darle il tempo di tentare di fermarla. Forse sapeva che lo avrebbe fatto e sapeva che in qualche modo la avrebbe fatta cedere. Cominciò a correre verso la porta, si fermò giusto un secondo, il tanto che bastava per voltarsi e guardarla negli occhi. Uno sguardo, gli occhi cerulei che si specchiavano sui suoi, e un sorriso, su cui lesse più parole di quante avrebbe potuto dirle. Non morite, le disse. Che sciocca richiesta era mai quella?! Come si permetteva di avanzare quelle pretese quando si stava precipitando lei stessa incontro alla morte?! No. Nessuna delle due sarebbe morta quel giorno: si era legata a questa promessa, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rispettarla.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, che potesse gridarle dietro qualche avvertimento o supplica, Shimmen si spostò, andandole di fronte e cingendo il suo corpo con le braccia, per stringerla a sé. Quel gesto, del tutto inaspettato, la prese talmente alla sprovvista da farle dimenticare cosa doveva fare, cosa stesse per dire. Il profumo dell’uomo, dolce e delicato, le investì il viso, mentre ne sentiva il volto premere contro la sua spalla. «Ci vediamo sul palco, Ryellia. So che verrai.» le disse, mentre si separava da lei. Con gesto leggero le carezzò la fronte, per poi prenderle la mano, su cui depositò un piccolo oggetto: sentiva il suo peso e i suoi contorni a contatto con il palmo, ma non riuscì a capire di cosa si trattasse. Il suo corpo si stava dissolvendo, ma ne avvertiva ancora il calore accanto al suo quando le sussurrò con la voce carica d’intensità: «Questo se non dovessi tornare. Voglio che lo abbia tu». Si dileguò prima che potesse rispondere.
Rimase immobile per qualche secondo, troppo scossa per reagire. Sentiva il volto accaldato, mentre nella sua testa diversi interrogativi cozzavano tra loro, ognuno che cercava di valicare l’altro. Abbassò la mano, dischiudendo il pugno per poterne guardare il contenuto: era una spilla d’argento raffigurante un serpente, intagliato finemente sul metallo, sul cui occhio spiccava un rubino cremisi. Lo fissò, colpita dall’eleganza e dalla fattura pregiata: quel manufatto doveva essere prezioso, anche più di quanto potesse sembrare.
Alla fine si riprese; non era quello il momento per lasciarsi sopraffare da simili pensieri. Le urla terrorizzate che provenivano dalla piazza; il ruggito di Brunnen sempre più vicino; la follia di Mathias; Azzurra persa tra quella folla, pronta a immolarsi per ciascuno di loro: queste dovevano essere le sue principali preoccupazioni. A tutto il resto avrebbe pensato poi. Accostò la spilla al suo manto, appuntandola: sperò di poterla restituire al suo legittimo proprietario, ma nel frattempo ne avrebbe avuto cura.

Arrivò appena in tempo: se “purtroppo”, o “per fortuna”, non avrebbe mai saputo dirlo. Si precipitò di sotto, raggiungendo la folla immobilizzata, le cui grida avevano ormai riempito tutta Basiledra. Sopra le loro teste volava il grosso drago, che direzionò il muso verso loro, sbattendo rapido le ali per mantenere la posizione: spalanco le fauci, mentre il petto si gonfiava. Ryellia comprese immediatamente che stava per succedere e urlò, nel tentativo di dare un avvertimento in realtà totalmente inutile. Il fuoco fuoriuscì dal drago, precipitando come massi incandescenti verso tutti loro. Sembrava non esserci alcuna via d’uscita, riusciva quasi a percepirne il calore. Eppure l’impatto fu bloccato.
Una colonna di luce si propagò da un punto imprecisato della piazza, dispiegandosi a mezz’aria in un animale sfolgorante dalle ampie ali, che contrastò la potenza del fuoco, facendo sì che si distruggesse in milioni di scintille. Si voltò, cercando il punto da cui la creatura proveniva, certa di sapere chi l’avesse richiamata: la vide, a poca distanza da lei, provata dal suo gesto ma sinceramente felice di essere riuscita nel suo intento. Sorrise tra sé, sollevata e al contempo soddisfatta: Azzurra era viva e non si sarebbe lasciata vincere tanto facilmente.
Distolse lo sguardo da lei, concentrandolo sul patibolo dall’altro capo della piazza. Quel vile non aveva organizzato semplicemente l’esecuzione di Fanie; il suo intento era di annientarli tutti, senza distinguere i resistenti dagli abitanti innocenti. Si sentì invadere da una rabbia cieca e inarrestabile, che le montava sul petto come fiamme vive.
Quella bestia immonda si trovava su quel palco anche – e forse soprattutto – a causa sua. Tra tutti quelli che quel giorno si erano riuniti per estirpare la malerba ovunque avesse attecchito, lei si sentiva la più responsabile. E se quegli uomini e quelle donne avevano deciso di combatterlo, mettendo a rischio la propria vita pur di sconfiggere il Tiranno, lei avrebbe dovuto fare di più. Avrebbe dato il suo meglio.
Senza distogliere lo sguardo dal suo obiettivo, parlò; una sola parola, che sembrava rivolta al vento, pronunciata con tono deciso e imperioso: «Calyedrus!». Neanche il tempo di un battito di ciglia, ed ecco che un possente drago zanna, le cui squame erano colorate d’ambra, si palesò al suo fianco, soffiando con forza dalle possenti narici, spostando con tale veemenza l’aria da scuotere i capelli della Lancaster. Lei allungò la mano, e l’animale avvicinò il muso, lasciandosi carezzare il dorso. Ryellia sorrise, incapace di trattenersi. Erano passati mesi da che si era separata dalle sue creature, e se doveva scegliere un modo in cui cadere, quello era ciò che desiderava. La rincuorò il pensiero di Samael al sicuro nelle Terre Grigie, tenuto nel castello della sua famiglia. Sopravviverà, pensò, e si sentì davvero felice: tutto il resto non avrebbe avuto importanza.
Fece scivolare la mano lungo il collo del drago; l’animale si piegò appena di lato, permettendole di salire sulla giuntura della zampa. Afferrò uno spuntone che fuoriusciva vicino alle sue scapole e con tanta grazia quanta decisione gli scivolò sulla groppa. La creatura si sollevò, alzando la coda e spalancando le ali, il muso puntato di fronte a sé. Ryellia strinse le gambe contro le sue squame, preparandosi a dargli l’ordine di muoversi, quando un movimento al suo fianco catturò la sua attenzione: un uomo era saltato addosso a un soldato della Guardia, per darsi lo slancio necessario per piombare su di lei.
No, non su di lei, ma sul suo drago; afferrò infatti una protuberanza ossea della bestia, per poi issarsi dietro le spalle della donna e, senza far complimenti, poggiarle le mani sui fianchi, domandando: «Serve compagnia?». Probabilmente, se fosse stato qualcuno di diverso, avrebbe cercato di recidergli la testa dal collo. Calyedrus si era accorto del cambio di peso e si era voltato verso i due, ringhiando contro l’estraneo, pronto a scattare, ma la donna lo bloccò con un segno della mano. Quello non era un estraneo, quello era Rekres.

Che ironia ha il fato? Aveva incontrato l’uomo quando era stata chiamata a difendere Briggs. Aveva combattuto contro Singrund quando tutti si erano votati alla causa della Guardia Insonne, le loro strade si erano incrociate e divise quello stesso giorno. Si erano incrociate ancora durante la presa di Basiledra, anche in quel momento uno contro l’altro. Non lo vedeva da quel giorno, e in un certo senso era sorpresa fosse ancora vivo. Se Mathias cacciava la Resistenza, ancora di più desiderava la testa di Rekres, l’assassino di suo “fratello”, colui a cui doveva la posizione che ora occupava. Ed ecco dove stava l’insolito umorismo: se c’erano delle persone che si sarebbero potute colpevolizzare di quello che era successo al regno nell’ultimo periodo, erano loro. E ora lui era là, stretto a lei, pronto a volare insieme verso il patibolo.
Le labbra piene della donna si curvarono in un sorriso divertito, e lei annuì in risposta alla sua domanda. Si voltò, e con una leggera pressione nel costato del drago, gli diede il comando di alzarsi in volo, andando incontro al trio sul palco. Calyedrus si mosse rapido, e mentre attraversava la piazza sputò rapido del fuoco in direzione dei soldati della Guardia che combattevano sotto di lui; bastarono pochi battiti per raggiungerli, e richiamò le zampe posteriori verso il petto, planando contro l’impalcatura di legno. Quando furono abbastanza vicini, l’uomo alle sue spalle si congedò con la sua consueta eleganza ma Ryellia non gli prestò tanta attenzione: il drago infatti teneva il muso puntato contro i tre uomini sotto il patibolo; ruggì con ferocia, e con un singulto gonfiò il petto, per poi lasciare fuoriuscire una potente fiammata che si snodò, sinuosa come un serpente, nella loro direzione.

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Rise of the Whisper
- C i ò C h e D i v e n t i a m o -



CS :: 3 Intelligenza ~ 1 Determinazione
Pericolosità :: C
Razza :: Umana
Classe :: Mago
Talento :: Evocatore
Stato Fisico :: 0/16
Stato Psicologico :: 0/16
Energia :: 80/100
Equip :: Spada (riposta); DragonSoul (indossati);
Bastone del sangue del drago (tenuto).

FROM THE DEPTHS TO THE LIGHT
VARIE ED EVENTUALI

~ ~ ~


PASSIVE—

Orgoglio del Drago :: Passiva Razziale Umana: raggiunto il 10% delle energie non sverrà.
Conoscenza del Dragoniano :: Capacità di comunicare con i draghi (Abilità I)
Legame :: Capacità di richiamare l'aiuto dei suoi compagni di battaglia a tempi pressoché azzerati, quasi istantaneamente (Talento I).
Condivisione :: Capacità di condividere parte della propria potenza con le creature evocate, tanto che le stesse verranno richiamate sul campo di battaglia con un CS in più, oltre a quelli conferiti dalla tecnica di evocazione (Talento II).
Sensi Affini :: Il legame è talmente indistricabile da arrivare a condividere persino i sensi, al punto da potere vedere e sentire con gli occhi e le orecchie dei suoi draghi (Talento III).
Unione :: Evocazioni tramite per le tecniche (Abilità II).
Samael :: Compagno animale utilizzabile in combattimento (Abilità III) // può utilizzare il comparto tecnico del PG (Abilità IV)
Sangue di Drago :: l bastone non può essere rubato o distrutto, e il proprietario può disfarsene solo deliberatamente.
Legame di Sangue :: Auspex.
Sostentamento Arcano :: Ryellia è in grado di cancellare le limitazioni fisiche che conseguono dalle ferite inflittegli.


ATTIVE—

Calyedrus :: Giovane maschio sull’ingresso dell’età adulta, con una particolare sfumatura d’ambra sulle squame. (Pergamena Draco; tecnica di evocazione, la creatura sarà dotato di artigli, zanne e arma a soffio con cui compiere attacchi fisici e potrà volare; ogni colpo inflitto da questa creatura conta come un colpo fisico, evocazione di potenza Media, potrà incassare un totale di danno pari a Medio prima di scomparire, se non distrutta resterà sul campo di battaglia per due turni, compresa l'attivazione. 4CS (2CS in Forza, 1CS in Destrezza, 1CS in Intelligenza), Consumo Alto)


ANNOTAZIONI—

Un altro papiro, ops.
A fini tattici della quest, ciò che fa Ryellia è molto semplice: evoca il drago Calyedrus e, insieme a Rekres, si dirige verso il patibolo. Il drago durante il volo sputa fiamme contro i soldati (da intendere come attacchi fisici), e si dirige contro i tre maghi sotto il patibolo, a cui direziona un'altra fiammata.
Spero vi piaccia! :D:

 
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view post Posted on 7/2/2015, 17:53
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Ci fu una piccola esplosione.
Nessuno delle centinaia di uomini radunati fuori le mura della capitale se ne sorprese.
-Bentornati a Basiledra.-
Ilyr li aveva accolti con un grande sorriso. Si era diretto verso la Mano, e sembrava sicuro di sè. Fin troppo, visto che loro erano tagliati fuori dagli enormi bastioni, che il Lorch aveva pensato bene di rinforzare. Non avevano la possibilità di tentare un assedio come quello visto mesi prima, a parti invertite la Guardia Insonne poteva dormire sonni molto più sicuri arroccata nella città.
Mathias, tuttavia, agiva. Sapevano che l'esecuzione di Fanie Elberim, l'elfa fondatrice dell'organizzazione sovversiva nota come Resistenza, stava per avere luogo.
Gli ultimi uomini, che seguivano gli ideali di Fanie, probabilmente erano all'interno della città, e senza dubbio avrebbero fatto abbastanza confusione da permettere al nuovo esercito dei Sussurri di agire senza la completa attenzione dei soldati nemici.
Certo... C'era sempre quel particolare non trascurabile, che quella piccola esplosione non aveva reso meno insormontabile: le mura di Basiledra li separavano da qualsiasi tentativo di restituire a Re Julien il Trono che non Trema.

Poi le bocche degli assedianti si spalancarono, stupefatte. Urla iniziarono a provenire dagli arcieri che difendevano le mura della città.
Da quella piccola esplosione era stato generato un prodigio mai visto prima da nessuno di quegli uomini: la roccia, quasi come se fosse cera, si scioglieva, e le vedette della Guardia Insonne morivano sepolte dai massi fusi.
Si apriva nell'uroboro difensivo uno squarcio, con una facilità tale che d'un tratto ogni uomo gridava di gioia, pervaso da una nuova speranza.
Iniziò la marcia, Montu si guardava intorno ritrovando qua e là occhi conosciuti, e si unì ai molti Sussurri che già lo avevano accompagnato durante quei mesi.
Kirin, Malzhar, Shaoran, Lothar... Camminò al fianco dei suoi fratelli, alcuni li conosceva da anni, altri appena da qualche settimana. Non li avrebbe abbandonati.
Non una parola si levò dal gruppo, i pensieri erano troppi per essere espressi, e le emozioni non potevano raggiungere la bocca, o nessuno di loro cinque sarebbe andato avanti, sapendo del rischio che correvano. Forse era l'ultima volta che si vedevano, e non c'erano parole abbastanza profonde per suggellare il momento. Erano fratelli, erano Sussurri, lo sapevano e tanto bastava.
La maggior parte degli uomini aveva una corazza tenuta su alla bell'e meglio, molti sembravano a malapena in grado di tenere alta una spada. Chissà quanti non sarebbero arrivati alla fine di quella giornata. Forse sarebbe stato meglio chiedersi se qualcuno ci sarebbe riuscito.
Mentre avanzavano verso il loro destino, lontano, nel cielo sopra Borgo Alto, comparve un drago. La distanza era notevole, ma al Demone sembrò di riconoscere la creatura che aveva distrutto la porta tra Borgo Basso e Borgo Alto, quando i ruoli erano invertiti, ed erano loro a difendersi dall'assalto dei Lorch.
Brummen, il compagno di Iohan Lorch.
Una bestia, e il suo cavaliere con lui, con la quale era meglio non avere a che fare.
Poi i battiti delle possenti ali si fecero sempre più vicini, e il Drago comparve sulle loro teste, forse attirato dall'improvvisa scomparsa delle mura dalla sua vista.
Enorme, possente, impensabile affrontarlo, impossibile abbatterlo.
Gonfiò il petto, e una striscia di fuoco si abbattè sull'esercito. Molti fuggirono via, spaventati, altri vennero ridotti in cenere ancora prima di potersi rendere conto che la loro vita finiva davanti le mura di Basiledra.
Quando una palla di fuoco si abbattè in direzione dei cinque Sussurri fu Shaoran ad erigere una barriera azzurrina. Le mani levate verso le fiamme, e il muro magico ne fermò gran parte. Tutti, d'istinto, avevano nascosto la faccia dietro un braccio, voltandosi.
I vestiti si incendiarono appena, la pelle fu scottata ma era qualcosa di sopportabile. Erano vivi, e potevano contrattaccare.
Yuri imbracciò la sua arma, e da una posizione più arretrata rispetto alla loro iniziò a fare fuoco sull'addome della bestia. A nulla valse la sua precisione, tantomeno era utile la spada di Sergey, che sembrava poter resistere al fuoco, ma che poco poteva se Brummen rimaneva in aria.
Un dardo dorato si abbattè sul fianco dell'animale, che ne fu scosso, e la sua attenzione si distolse dalle prede inermi che correvano nella radura tra il bosco e Basiledra.
Ancora una striscia d'oro, e un'altra, una ancora.
Lo sguardo di Montu si posò sul gruppo di uomini che stava lanciando quelle sfere di cuoio così efficacemente da far vacillare il Drago.
Li riconobbe. Odiava i loro vestiti, di quei colori così poco eleganti, anzi rozzi come gli uomini che li indossavano. I Banditi della Montagna avevano raggiunto l'esercito, e ancora una volta si stavano dimostrando degli eccellenti guerrieri. Forse non a caso si diceva che perfino la Guardia Insonne li temesse, ed evitasse di avventurarsi sulle montagne, territorio di quei curiosi personaggi.
Brummen atterrò vicino a loro, era il momento buono per attaccarlo, non dovevano permettergli di spiccare ancora il volo.
Un ultimo guizzo d'oro, dall'altra parte un'enorme sfera di fuoco, che inglobò prima la palla di cuoio e poi i banditi.
Una fine che non meritavano, nonostante tutto. Una fine che aveva regalato a tutti secondi preziosi. Secondi per allontanarsi, secondi per entrare in città, secondi per contrattaccare.
Morti loro, qualcun altro doveva tenere a bada l'animale.
Montu si rivolse verso Brummen, se il suo corpo sembrava non poter essere ferito, avrebbe annichilito la sua mente. Ma le parole di Lothar lo fermarono.
Perchè, perchè solo?
Perchè eroismi inutili, quando tutti insieme potevano tentare di sconfiggerlo?
Julien era con la Mano, la Resistenza combatteva per Fanie.
Loro potevano abbattere quel fenomenale nemico.
Tuttavia nessuno obiettò, era quello il destino del Nano, il destino che si era scelto e che tutti loro dovevano rispettare.
Forse poteva farcela, aveva liberato un intero villaggio grazie al suo Drago, Bolg, e alla sua intelligenza. Sì, forse aveva un briciolo di possibilità.
-Kirin, Mal, Shaoran, Montu. Vi ringrazio di tutto, ma ho un ultimo favore da chiedervi. Salvate Fanie, e salutatela da parte mia.-
Il Demone chinò la testa. Non sarebbe rimasto. Uno ad uno i Sussurri si separavano.
Ognuno incontro al proprio fato. Chissà quale disegno attendeva Montu.
Lasciò che il vento portasse lontano i suoi sussurri, il nano non riuscì ad ascoltare le parole del compagno:
-La salveremo Lothar Doppielame. Brinderemo insieme in una Basiledra libera. Te lo prometto.-

Corsero via, attraversarono le mura fuse, e tra l'innaturale colata di roccia scorsero i cadaveri dei soldati nemici, sorpresi almeno quanto loro, ma molto più sfortunati.
Le case di Borgo Basso, costruite all'ombra delle mura, erano incendiate. Il fuoco di Brummen le aveva raggiunte, senza risparmiarle, e Basiledra iniziava, di nuovo, a bruciare.
Tra i cadaveri carbonizzati un soldato, un Lancaster a giudicare dall'uniforme, in fin di vita attirò l'attenzione di Shaoran. Gli consegnò una missiva appena prima di morire, e il Sussurro non esitò un secondo prima di aprirla.
I Lancaster dovevano rivoltarsi contro i Lorch, ordini di Lord Aedh, che aveva stretto un patto con Caino in persona.
Un viscido Corvo, vile e meschino, che si alleava con una famiglia di traditori, usati solo come pedine in quella guerra che in nessun modo aveva regalato loro un ruolo da protagonisti assoluti, ma solo da fastidiose comparse, in grado però di sconvolgere gli equilibri delle parti.
Kirin tornò dalla Mano, la promessa che lo legava a Julien era più forte del patto d'amicizia che lo spingeva verso Fanie.
Il Demone potè solo immaginare i profondi dubbi, le indecisioni, che attanagliavano l'animo dell'amico.
Erano rimasti lui, Malzhar e Shaoran. Il messaggio doveva essere consegnato.
E dovevano farlo prima che fosse troppo tardi.
Iniziarono a correre, in direzione di Borgo Alto, dove doveva trovarsi il destinatario della pergamena, e dove probabilmente era stato eretto il patibolo che avrebbe visto cadere la testa di Fanie.
La sua assenza, tra le fila della Resistenza e nel Dortan in generale, aveva pesato sul morale di tutti. La sua capacità di motivare gli uomini, di unire gli animi, non era stata rimpiazzata da nessuno. Nemmeno dal nuovo capo della Resistenza, Mark Smith.
Mentre correvano non incontrarono soldati, ma le urla di morte e il clangore della battaglia arrivava fino alle loro orecchie: gli uomini di Fanie Elberim avevano dato battaglia alla Guardia Insonne, nel cuore della città occupata.
Un movimento veloce, nell'ombra, fu colto da Montu con la coda dell'occhio.
Rallentò all'improvviso, fermandosi e attaccandosi alla parete di una casa diroccata.
Malzhar e Shaoran non se ne accorsero, e proseguirono nella loro corsa.
Si erano divisi ancora.
Il Demone si affacciò nella via in cui il drappo di quello che sembrava un mantello della Guardia Insonne era scivolato.
Non vide niente, se non una scala appoggiata ai mattoni precari di una casa, che arrivava all'altezza di una finestra con i vetri spaccati.
La scala venne spinta a terra, forse per non destare sospetti... C'era qualcuno in quella casa. E i due Sussurri correvano proprio lungo la via, totalmente scoperti.
Impossibilitato ad entrare dalla porta, sigillata da alcune assi, Montu corse all'interno della casa diroccata dall'altra parte del vicolo, saltò dentro passando per un muro dilaniato, e senza prestare attenzione agli scheletri, con ancora pezzi di carne attaccati, riversi intorno ad una tavola semi apparecchiata, salì gli scalini fino a trovare una finestra che dava sull'edificio antistante.
La spalancò, e infoderando la katana, mise un piede sul cornicione.
Tre metri. Un bel salto, ma niente di impossibile.
Si sporse, e sperando di riuscire nel suo intento, saltò. Si aggrappò all'altro cornicione, non riuscendo a centrare la finestra. Scavalcò, e silenzioso attraversò la stanza, cercando il modo di salire ai piani più alti, dove il nemico stava preparando la sua mossa.
Era incredibile come quei luoghi, ancora immersi in scene di vita quotidiana, potessero fare da sfondo a tanta crudeltà, a tanta morte.
Trovò le scale, e salì finchè non trovò il lucernario che portava al tetto. Era aperto, senza nessun tipo di precauzione... In fondo solo la fortuna aveva fatto sì che il Demone notasse quel soldato.
Si affacciò appena, e lo vide accucciato sulle tegole, con in mano un fucile dall'aspetto molto simile a quello di Yuri.
Se la precisione delle due armi era anche minimamente paragonabile, Montu temette per chiunque fosse il bersaglio di quell'uomo.
Uscì sul tetto, cercando di non fare nemmeno il minimo rumore, e scivolando silenzioso sulle tegole, alle spalle del soldato che vestiva l'armatura della Guardia Insonne, arrivò a circa due passi di distanza.
L'argilla scricchiolò sotto il peso del Demone, e il cecchino alzò la testa, allertato. Troppo tardi.
La mano aperta di Montu si schiantò con inaudita ferocia alle spalle dell'uomo, mentre con la sinistra tirò indietro la spalla sinistra, sotto la quale aveva colpito.
Il fucile cadde, e l'uomo si voltò, boccheggiando.
Gli occhi sgranati fissarono le iridi infuocate dell'Eterno, poi un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca, prima di riempirla completamente soffocandolo.
Cadde su un fianco, e precipitò giù da quasi sette metri, con il cuore che ormai era esploso.
Il Demone afferrò il fucile, e imitando la posizione del soldato morto guardò nel mirino.
Shaoran e Malzhar.
-Questa volta siete stati fortunati amici miei! Spero di rivedervi ancora, quando tutto sarà finito.-

Era solo, con tante promesse da mantenere, con tante speranze.
Poteva muoversi come voleva.
Puntò ancora il fucile, alzandosi in piedi. Questa volta verso dei rivoli di fumo che si alzavano da Borgo Alto, verso i rumori della battaglia che lo raggiungevano.
Vide l'immenso patibolo di legno. Vide Fanie, Mathias, Astryd.
Vide la Resistenza circondata da mura di ghiaccio, uomini e donne lottare per l'elfa, per la libertà, per la vita.
Decine di cadaveri carbonizzati, dilaniate dalle lame, che macchiavano la terra di Basiledra. Una città che, in ogni caso, non sarebbe mai più stata come prima.
Erano troppo lontani per essere efficaci con l'arma, ma non abbastanza lontani da essere considerati irraggiungibili.
Era quella la sua nuova meta, la piazza di Borgo Alto.
Scivolò di nuovo nel lucernario, per poi uscire in strada, iniziò a correre in direzione del patibolo stringendo nel pugno la spada.
L'avrebbe fatto per Lothar, l'avrebbe fatto per Kirin, l'avrebbe fatto per ogni uomo della Resistenza.
Avrebbe liberato Fanie Elberim.



Energia: 140 -20 =120%
Status Fisico: Danni da ustione (Medio)
Status Psicologico: Illeso
CS Forma Umana: +3 Astuzia

Armi:
Shokan: Riposta
Pistola: Riposta (3/5 colpi)

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Rubino: Forma Umana: +1 Forza; +1 Velocità; +2 Maestria nell’uso delle Armi. Forma Demoniaca: +2 Forza; +1 Velocità; +1 Intelligenza.
Gemma della Trasformazione
[Amuleto del Potere]

Abilità Usate:
Colpo Lesionante. Consumo: Alto (20%)
il guerriero sferra un'offensiva tanto precisa quanto letale, in grado di cagionare danni interni all'organismo del nemico.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero concentra la sua prossima offensiva in un punto specifico del corpo avversario, così da infliggere importanti danni non visibili dall'esterno. La tecnica causa infatti lesioni interne, poiché il contraccolpo dell'attacco si ripercuote specificatamente agli organi, ai tessuti e alla muscolatura. Questo attacco può essere portato sia a mani nude che con qualsiasi arma bianca. La tecnica va considerata come un'offensiva fisica di potenza Alta, e come tale fronteggiata.

Note: Dopo che Ark difende il gruppo con la difesa ad area subisco il Medio restante del fuoco di Brummen. Inizialmente seguo Ark e Malzhar con una missiva, ma dopo aver sorpreso un soldato della Guardia Insonne, lo colgo di sorpresa e lo uccido, rendendomi conto che i suoi bersagli erano i due Sussurri con la missiva. Dal tetto della casa -circa sette metri- guardo verso Borgo Alto, e scorgo alcuni frammenti di ciò che sta accadendo, oltre a riuscire a vedere le tre figure sul patibolo. Torno in strada e corro verso Borgo Alto.
 
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view post Posted on 8/2/2015, 12:40
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Basiledra, Borgo Basso
Giorno dell'esecuzione.

Indistinto vociare e clangori di battaglia si dileggiavano come cozzanti melodie di uno spartito disarmonico.
Era parte di un tutto e, al tempo stesso, erano decine di voci dissonanti tra loro che cercavano di scavalcarsi a vicenda e, al tempo stesso, di amalgamarsi in un unico e costante caos. I loro occhi scrutavano a distanza la rabbia, la guerra ed il gelo che ne derivava: dissimulavano sofferenza e pietà, scavalcando quell'ansiogena ritrosia propria di condottieri che scrutano il proprio destino da qualche miglio di distanza.
I più trattenevano il respiro affannato, rimarcando il proprio coraggio con pochi e trattenuti sospiri. Sembravano ineguali e patetici, a vedersi, quasi convinti che il loro eroismo si misurasse con la quantità d'aria che riuscivano a mantenere nella pancia. Poi divenivano rossi, quasi paonazzi e si liberavano in lunghi ed ampi respiri, nascosti e vergognosi. Altri, invece, se ne stavano silenti; chiusi a riccio in un cogitabondo pensiero unico, che spesso iniziava e finiva con il terrore di un coltello ficcato nello stomaco. Quello era il patibolo degli eroi, l'immortale bilancia che scuoteva i loro animi e li poneva al pari dei fausti antenati che li avevano ispirati. Era il momento in cui quegli stessi antenati scrutavano la disdicevole ed impietosa codardia visibile nei loro occhi, che tradiva discorsi pomposi e inneggianti brezze di eroicità che avevan caratterizzato la vigilia di quel giorno.
La guerra, però, è un'altra cosa.
E li si mirava tremare alquanto, balbettare talvolta frasi lamentose, rimarcando l'impossibile e l'improbabile, o qualunque giustificazione che li ponesse in diritto di non sentirsi vigliacchi e deboli, ma vittime di qualcosa cui non avevano diritto o dovere di confrontarsi. Erano carne molle, mere vittime sacrificali di un quadro che andava dipingendosi; pennellate di contorno, imbiancate e appena accennate, che nessuno avrebbe mai considerato, se non stucchi di un tutto bellissimo e - per se soli - strumentali solo alla perfezione di qualcos'altro. Nessuno si sarebbe ricordato di loro, ma tutti si sarebbero ricordati della battaglia. E non esiste battaglia senza che un bel po' di gente vi muoia in mezzo.

« Anton » chiamò qualcuno, poco distante. Aveva un capello nero lungo, raccolto in una coda di cavallo tirata su con un laccio. Teneva una maglia di ferro e, sotto, una spessa corazza in cuoio; una mazza ferrata appoggiata alla spalla e sorretta dalla mano destra, mentre con l'altra si poggiava, curvo, sulla carcassa di un vecchio carro rotto dietro la quale si proteggeva.
« Anton » chiamò ancora, insistentemente. « Sei sordo? »
Teslat si scosse, accorgendosi solo in quel momento che il giovane Sussurro stesse chiamando proprio lui. Si allungò il cappuccio, accertandosi che adombrasse il volto a dovere e si prese un istante per modulare la voce, dandogli un tono più morbido e angelico. Quasi come se fare la voce da femminuccia avrebbe potuto rimarcare meglio il suo travestimento.
« Oh, ecco --- si? » Si voltò verso di lui, allungando il volto, ma nascondendogli gli occhi.
« Pensi passeremo dalla piazza? » Chiese ancora il ragazzo con la coda di cavallo, tamburellando i polpastrelli sulla carcassa di legno nervosamente.
« Oh beh » sbottò, prendendosi qualche istante per fingere un pensiero ragionato « non credo che i nostri capi siano così folli. »
No; invero, era nella loro natura essere molto più vigliacchi di così.
La Mano dei sussurri se ne stava nascosta dietro il rudere di una casa del borgo basso, parzialmente distrutta e appoggiata su se stessa, sull'unica colonna portante ancora in piedi.
C'erano tutti e cinque, insieme al piccolo re all'inseguimento del proprio disgraziato trono. Parlottavano tra loro da grandi strateghi, disegnando nel terreno i cerchi concentrici e piani fantasiosi su come trionfare sulle carcasse dei propri sottoposti da sacrificare. Su come scalare l'arroganza e l'orgoglio oltre decine di metri di cadaveri impilati tra loro.
« Guada, credo abbiano in mente qualcosa » chiese uno di quei cadaveri, rivolgendosi a lui. Teslat fece un sorriso di circostanza e annuì pacatamente. « Si, credo anch'io » disse solo.
Accanto a loro c'erano altri cinque, sei sussurri. Tutti armati e determinati, almeno a parole. Eppure, dall'inizio di quella battaglia, si erano chiusi in lunghi silenzi e altrettanti borbottii, scemando del proprio animo ribelle in altrettante lacrime di paura. Erano ragazzini mandati alla morte, ancorché uomini troppo giovani e troppo ingenui. Ignari su come un'ideale spesso valga molto meno di una vita.
Erano la loro carne da cannone, virtù da immolare alla causa e martiri cui inneggiare in futuro.
O meglio, meri nomi con cui intitolare altrettante lapidi.

« Anton, tu non sembri avere paura... » chiese il ragazzo con la coda di cavallo. Teslat scosse il capo, fingendo un certo nervosismo. « Cerco di nasconderlo bene, amico. »
L'altro fece un sorriso amaro. Poi volse lo sguardo, scrutando nuovamente in direzione della Mano. Li vide scattare in piedi e infilarsi nei vicoli più stretti del Borgo Basso, diretti al Cuore di Marmo.
Poi, tornò a fissare i soldati vicini a se, quasi avesse avuto un'illuminazione. « Andiamo, Sussurri...! » Richiamò, portando un pugno stretto nel cielo. « Siete con me? »
Chiese, con animo eroico. Eppure, ricevette in risposta solo qualche mugugno e altrettanti borbottii. Gli occhi pregni di paura dei restanti Sussurri si spalancarono inorriditi, salvo poi rialzarsi con fare disarmato e prepararsi a quello che, più che il proprio destino, appariva come la propria condanna. « Andiamo Anton » disse poi, rivolto a Teslat. « Ci vediamo dall'altra parte! »
« Si, certo » commentò lui in risposta, annuendo piano « ci vediamo. » Lo vide scorrere lungo i fianchi del carro, avvicinarsi alla casa in rovina e incamminarsi per lo stesso vicolo, seguito dagli altri.
« ...ci vediamo al cimitero » aggiunse Teslat, strozzando in gola una fragorosa risata.

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Basiledra, nei pressi del patibolo
Giorno dell'esecuzione


Li vedeva. Vedeva tutto.
Era come un unico grande concerto, con tutta l'orchestra schierata dinanzi al teatro pronto per l'opera. I suoi occhi si lambivano di uno strato sottile di lacrime, quasi si potesse commuovere dinanzi alla perfezione di un'opera che prendeva forma dinanzi a lui e si preparava ad emettere i primi vagiti. Era fermo, immobile, a pochi passi dal patibolo. Udiva le gracchianti e ignobili farneticazioni di Mathias Lorch, limitandosi ad annuire col capo talvolta. Poi, percepì l'aria pulsare, scuotersi di una misteriosa energia. Infine, poté mirarla ghiacciarsi: vide un'onda cinetica scuotere ogni singola particella d'aria, modificarla e ghiacciarla, di modo da formare un unico e solido muro tutto intorno alla piazza.
Per qualche istante rimase interdetto, piegando il capo sul lato. Poi, però, tornò a mostrare la solita compostezza. Attorno a se, invece, altri Corvi si lanciavano sguardi spauriti, borbottando deprecabili farneticazioni.
« Rimanete composti » sbottò lui, seccamente. Un Corvo poco distante si avvicino spaurito, tentando una timida replica.
« Vi abbiamo detto di rimanere composti » ripeté, con tono più gelido del ghiaccio di Mathias. « È perfetto » aggiunse poi, con un cenno di meraviglia.
« È tutto perfetto. »

Mentre Mathias parlava, infatti, l'orchestra intonava la melodia. In tutta la piazza c'erano soldati dei Lancaster, a gruppi di tre o quattro uomini. Erano schierati, fermi e pronti all'azione. Si erano scossi visibilmente rispetto a qualche istante prima, schierandosi in formazione con timida riservatezza. Quasi volessero passare inosservati; quasi volessero rimanere in disparte. E si schieravano ritmicamente. Erano come le varie sezioni dell'orchestra che si preparavano ad intonare la propria melodia. Quattro soldati avanzavano, portandosi a pochi passi dal patibolo. Altri due gruppi si muovevano ai margini della piazza, rinforzati da altrettanti due. E gli archi prendevano a suonare, lasciando che la sonorità lasciva introducesse la composta armonia del proprio canto melodioso.
Poi ad ogni gruppo si unì un Corvo. Ciascuno di loro portava sul manto le rigature porpora dell'ordine, insieme alle striature dorate sulle maschere inespressive. Ecco i flauti che accompagnavano il canto, donando ebrezza e vivacità.
Poi i soldati tesero le spade, tenendole lungo le cosce e preparandole alla battaglia. I Corvi lo notarono e si prepararono con altrettanta determinazione, portando le mani all'interno delle lunghe tuniche nere. Ed ecco le percussioni che rimbombavano con caparbietà, scuotendo gli animi e inneggiando al gran finale imminente.
Infine, la piazza si riempì di soldati Lancaster, Corvi e mercenari assoldati per l'occasione, sparsi tra il popolo e a pochi metri da ogni membro della Guardia Insonne presente.
Il coro intonava il canto finale, rimbombando col proprio fiato in tutta l'ampia sala.
Era l'orchestra che aveva preparato per loro. Era perfetta.

« Dulwig » lo chiamò una voce, poco distante.
Qualche gradino sotto la donna con gli occhi violacei e la lunga gonna vaporosa lo fissava con un sorriso malizioso. Lui si scosse poco, scrutando occhi indiscreti accanto a se.
Poi le si avvicinò lentamente, portando il volto mascherato a poca distanza dal suo. « Il messaggio è stato consegnato » aggiunse lei, soddisfatta.
« Chi è stato? » Chiese Dulwig di risposta, senza lasciar trapelare alcuna emozione. « Un giovane sussurro dai capelli castani e gli occhi color ambra » ribatté, lievemente indispettita.
« Dicono si chiami Shaoran » aggiunse, subito dopo. Dulwig annuì con decisione, immergendosi in un lungo minuto di silenzio riflessivo.
« Molto bene, Viluca » disse poi, quasi per accontentarla. « Grazie caro » ribatté ancora lei « è la prima volta che compio una missione senza nemmeno slacciarmi il corsetto. »
E si sciolse in una breve risatina lussuriosa. « Molto bene » le fece eco l'altro « riteniamo che il maestro vorrà complimentarsi con lui di persona. »
Aggiunse, accompagnando alla frase una breve risata. « Vuoi dire...? »
« Sta arrivando » aggiunse Dulwig, soddisfatto.
« Caino sta tornando a Basiledra »

 
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view post Posted on 9/2/2015, 22:19
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Borgo Alto

La battaglia del Borgo Alto stava raggiungendo picchi di violenza rara persino per i più efferati conflitti: la trappola del Tiranno aveva colto di sorpresa non pochi uomini della Resistenza, che si erano trovati a combattere circondati da più lati. In mezzo a tutti poi, persino gli innocenti abitanti della città, giunti sul luogo solamente per osservre l’esecuzione, venivano coinvolti. Alcuni erano attaccati dai Cani Bradi, a causa dell’unguento speciale che confondeva i loro sensi, altri venivano feriti a morte dalle ampie spazzate delle armi pesanti. Dall’alto del patibolo invece, Mathias Lorch generava di tanto in tanto letali lame di luce, scagilate con noncuranza nel mucchio di insetti che voleva schiacciare.

Mentre rideva in preda ad una sorta di delirio di onnipotenza, dietro di lui Fanie e Astryd rimanevano in silenzio. Il Tiranno però, intento com’era a colpire civili innocenti con l’arma di Medoro, non si era reso conto che l’effetto sorpresa della sua trappola era stato quasi totalmente vanificato, e che alcuni fra i migliori membri della Resistenza si erano coordinati in un attacco in grado di colpire i punti più sensibili della Guardia Insonne: una fenice era comparsa per proteggere il popolo dal fuoco di Brummen, e sui tetti i maghi incaricati di tenere alte le mura di ghiaccio stavano cadendo sotto i colpi precisi degli uomini.

Poi, l'imprevisto. Da una parte la silenziosa figura di Shimmen pronta a colpire l'indifeso corpo di Astryd, dall'altra Rekres il berserker, il vile assassino di Sigrund, si era rivelato piombando dall'alto. Mathias non ebbe il tempo di alzare lo sguardo per trovarsi travolto dall’uomo, mentre la lama dell’orientale trapassò il corpo della donna con facilità estrema. Era stato facile, forse troppo.
Udirono distintamente un applauso.

« Due Lorch e una prigioniera al centro di un patibolo, sotto gli occhi di centinaia di uomini che non aspettano altro di ammazzarli... andiamo, non ditemi che ci avevate creduto! Era così ovvio... »

Velocemente le figure colpite, e Fanie con loro, persero di consistenza e svanirono alla vista di tutti. Allo stesso tempo, tre figure identiche fecero la loro comparsa ad una delle estremità del patibolo a ridosso di una casa che delimitava la piazza. Il nuovo Mathias Lorch si voltò a guardare Astryd, sorridendogli per l’eccezionale lavoro svolto: quella donna aveva il potere di soggiogare intere masse di uomini, e creare le loro figure al centro del patibolo era stata un’ottima mossa per attirare come falene verso la fiamma i più coraggiosi o stupidi. La trappola era scattata, e il momento dei giochi era finito.

« Astryd… ricordo male o il rosso che ha provato ad ucciderti era lo stesso che ci ha aiutato a conquistare questo posto? »
« Ricordi bene. »
« Un traditore allora, l’ennesimo. Prima lui. »

Se c’era una cosa che Mathias Lorch detestava, erano i traditori, i voltagabbana. E che due di loro fossero saliti sul patibolo poteva essere considerata una vera e propria fortuna. Loro, insieme alla ragazza-drago, avevano promesso di sostenere la causa della Guardia Insonne, per poi pentirsene per puro capriccio.
Mosse un avanti Angelica, che esplose in un bagliore accecante. Dalla sua lama, un dardo di luce veloce e letale diretto al costato di Shimmen, reo di aver attentato alla vita di Astryd che, nel frattempo, pronunciava parole dolci e pacifiche, che nascondevano un pericolo ben più grande di quello apertamente mostrato dalla lama.

« Shimmen Kasumaki, ti prego... non reagire in alcun modo. »

Poi, un candido bagliore. Era diverso da tutti gli altri lampi di luce generati dai vari incantatori che si davano battaglia: proveniva dal terreno, che per un attimo si era illuminato di una luce soffusa prima di tornare immediatamente come prima. Non tutti si accorsero dell’evento, impegnati com’erano nel lottare per la sopravvivenza. Ancor meno si chiesero cosa era accaduto. Nessuno riuscì a capire. Invero, neppure l’artefice di quel luogo e complesso rituale poteva immaginare la tragica catena di eventi a cui aveva dato inizio.
Mark Smith aveva giocato la sua carta più potente, e senza saperlo aveva condannato Basiledra ad una fine inesorabile




Fuori le Mura


Il giovane Lorch scrutava con curiosità l'identità del coraggioso nano che gli si era parato davanti. Dopo qualche secondo, gli tornò alla mente: mesi prima nel cortile del Cuore di Marmo lo aveva affrontato, umiliandolo un colpo dopo l'altro. Ricordava come aveva provato a far rivoltare Brummen, la cui fedeltà era al di sopra di ogni discussione. Ricordava come dopo ogni colpo subito si rialzava, mostrando una caparbietà tanto smisurata quando incosciente. Ricordava di averlo lasciato nelle mani di Astryd, quando semplicemente non considerandolo degno delle sue attenzioni si era voltato tornando indietro.

« Lhotar Doppielame? Finalmente ci incontriamo. »

Erano rimasti soli. Quello che rimaneva dell'esercito nemico aveva approfittato di quegli attimi guadagnati dal gruppo di uomini che aveva attirato l'attenzione del drago, entrando in città. poco importava infondo: pur essendo un Lorch, Iohan non doveva nulla a Mathias o alla Guardia Insonne, ma rimaneva fedele al casato che gli aveva dato i natali. Da quando suo zio Athelstan aveva ucciso suo padre Raymond, non aveva più motivo di portare rancore per essere un bastardo.

« Cosa rispondo? Mi chiedi veramente cosa rispondo? »

Bastò uno sguardo verso il nano per fargli comprendere quanta voglia aveva di finire il lavoro compiuto durante l'assedio. L'aver nominato il padre che tanto odiava poi, accese definitivamente la scintilla della sfida.
Prese Brummen per una scaglia, salendogli in groppa trovando posto fra gli spuntoni protettivi che naturalmente crescevano sul dorso della creatura. Poi il ruggito, subito prima di spiccare il volo.

« Accetto la sfida, nano. Ma ti avverto: le tue zanne non riusciranno mai a raggiungermi! »

Brummen schizzò in alto, sui cieli di Basiledra dove la battaglia si faceva sempre più cruenta: nonostante tutto, il suo sangue veniva dai Lancaster, e se Lhotar Doppielame chiedeva una sfida, era a cavallo dei loro draghi che si sarebbe consumata.




Borgo Alto

Il primo ad accorgersene fu Joseph Monmouth, un cadetto che ispirato dalle gesta di Sigrund Lorch aveva imparato a combinare l'arte della spada con la magia del ghiaccio, guadagnando rapidamente le stime dei suoi compagni. Nella bolgia del Borgo Alto combatteva contro uno dei misteriosi guerrieri accorsi in aiuto della Resistenza, quando perduto uno scontro di forza si trovò semplicemente a terra mentre l'avversario muoveva la lama per un ultimo letale affondo. Joseph tese la sinistra verso l'alto, pronto a generare una piccola barriera di ghiaccio in grado di salvargli la vita.
Poi venne il dolore, e osservando il suo corpo trafitto a morte si rese conto che qualcosa non aveva funzionato, pensando quindi al bagliore di luce come unico responsabile della sua morte. Aveva maledettamente ragione.

Erano rimasti in pochi sul patibolo: eliminato l’orientale i due Lorch osservavano il Berserker a debita distanza. Fra tutti era il traditore con la colpa più grave, l’uomo che da solo aveva condannato un regno convinto di fare del bene. Mathias già pregustava la sua carne.

« Sai, in fondo al cuore speravo che lo facessi. Speravo che ti presentassi qui pronto a sacrificarti. Per te comunque, una lama non sarà sufficiente: osserva tu stesso l’arma con cui ti ucciderò! »

Levò Angelica verso l’alto, concentrando le energie per generare la quintessenza delle capacità che quella lama gli aveva donato: il sole. Un vero e proprio sole in miniatura, che enorme sovrastava l’intero Borgo Alto mostrandosi ai suoi abitanti nella forma più dolorosa possibile: il ricordo di Medoro.
Mesi prima il Bianco Cavaliere aveva provato ad uccidere Mathias Lorch con quella tecnica, e l’intera città aveva assistito alla sua sconfitta. Mille volte il Sole era comparso per difendere i confini della capitale dagli invasori, ma quella volta le lame lucenti di cui era composto sarebbero cadute a pioggia sia sul Berserker che su ogni nemico del Tiranno, ponendo fine una volta per tutte alla battaglia sottostante.

D'un tratto però, per come era comparso, il grande ammasso di lame semplicemente svanì nel nulla. Mathias per la prima volta quel giorno rimase con la bocca aperta per lo stupore, e la coda dell'occhio andò sulla piazza, dove la trappola di ghiaccio che i migliori maghi Monmounth avrebbero dovuto mantenere attiva, era scomparsa. Guardò meglio per accorgersi che i suoi uomini non usavano più la magia, e gli incantatori disposti sui tetti e a guardia del patibolo fuggivano via come bambini. Poi capì, e dopo troppi anni dall’ultima volta ebbe paura.
Fece due più due, stringendo il pugno nel ricordare il nome dell'unico uomo in grado di compiere un simile prodigio, del grande assente fra le fila della Resistenza che aveva illuminato il terreno qualche secondo prima.
Mark Smith aveva fatto qualcosa di straordinario: aveva cancellato la magia da Basiledra.




Presidio di Ashtaleon Lancaster

Ashtaleon Lancaster teneva la posizione, protetto dai suoi migliori soldati. Da quel luogo sicuro osservava attentamente la battaglia per comprendere l'effettivo valore delle forze in campo. Aveva ordinato alle truppe di mantenere un atteggiamento neutrale, quindi pur essendo schierate a protezione di uno dei punti sensibili della piazza si erano limitati a respingere gli attacchi della Resistenza senza infierire o tentare incursioni.
Era incuriosito da quello che stava accadendo, perchè per la prima volta la formazione della Guardia insonne sembrava mancare di impeto: nell'assedio a Briggs, così come in quello di Basiledra, i valorosi Monmouth erano soliti generare con la loro magia titaniche creature di ghiaccio, in grado di falciare ognuna decine e decine di soldati nemici. Da qualche minuto invece, dal misterioso lampo di luce generato dal suolo, sembravano aver dimenticato persino i più elementari rudimenti della magia.
Il Lancaster non ci mise molto a capire la dinamica degli eventi, e carezzava soddisfatto la brocca di vino metallico che, insieme alle sue truppe, li rendeva macchine da guerra micidiali senza aggrapparsi a fantasiose arti arcane.

Poi, l'incontro tanto atteso. Nella sua famiglia, e più in generale nel gruppo di nobili uniti in una nascente alleanza chiamata "I Pari", giravano parecchie voci riguardo quel messaggio. Alcuni giuravano di aver visto Caino in persona presenziare al cospetto di Aedh per preparare il suo ritorno. E se tutti sapevano che le forze Lancaster stanziate nella capitale sarebbero state fondamentali per quel colpo di stato, nessuno poteva anche solo immaginare la grandiosa ricompensa che avevano ricevuto in cambio: si mise l'anello al dito.
L'anello che il Sussurro gli aveva consegnato non era nulla di più che un semplice ninnolo, ma quando alla fine di tutto lo avrebbe mostrato al cospetto di un Caino nuovamente nel pieno dei suoi poteri, allora sarebbe diventato una persona maledettamente importante: quell'anello era un simbolo, ma grazie all'effige del Leviatano il priore l'avrebbe nominato governatore dell'intera Roestfalda.
Era giunto il momento di guadagnarsi il più alto grado nobiliare nel futuro regno: con un semplice cenno della mano, diede l'ordine.
E i Lancaster colpirono.





Borgo Alto

Il Lorch osservava la piazza con gli occhi sgranati. Se li era stropicciati per assicurarsi di non essere in uno strano sogno creato da Astryd o chi per lei, ritrovandosi comunque sotto quello spettacolo terribile. Cadde in ginocchio sconsolato, tednendo la mano libera verso i suoi uomini ai piedi del patibolo che indietreggiavano inesorabilmente.

« Cosa... cosa state facendo? »

Come un castello di carte perturbato dal vento, ogni cosa stava crollando. Un susseguirsi di coincidenze e stranezze di ogni tipo stavano spostando gli equilibri di potere all’interno della piazza, e quella che doveva essere il suo trionfo stava per trasformarsi in un incubo: la magia era svanita, e con essa l’utilità dei Monmouth; i Cani Bradi sembravano spaesati, come se qualcosa alienasse i loro sensi; un intero contingente di uomini era giunto in città comparso come dal nulla per dar manforte agli abitanti di Basiledra; e infine i Lancaster avevano levato le loro armi contro di lui, tradendo.
Osservava Lord Ashtaleon e i suoi uomini falciare ebri dai loro vini decine di Guardie Insonni… proprio loro, la cui famiglia era una delle più importanti nel Concilio e di più grande aiuto nella conquista delle loro terre… proprio loro avevano tradito!

Un istante dopo l'altro, le Guardie Insonni iniziavano a cadere, e le urla di gioia e speranza si levavano da chi stava assaporando dopo troppo tempo la libertà. Persino i comuni cittadini avevano ritrovato il coraggio perduto e avevano iniziato a ribellarsi, aiutando come possibile i soldati contro gli invasori. E così gli storpi e i vagabondi si aggrappavano alle gambe dei nemici per ostacolarli, mentre donne e vecchie dalle finestre delle case gettavano vasi e utensili per cercare di colpire qualcuno. Gli uomini più in forze avevano abbandonato le loro famiglie per raggiungere Borgo Alto e combattere come vere furie agguerrita: e così Peter il panettiere usava pesanti strumenti in legno per stordire gli Insonni, mentre Leningrast il fabbro fracassava loro le ossa con il suo martello.
Basiledra era insorta.

« Astryd... fermali... uccidili tutti... »

Il giovane parlava con voce spezzata. Ogni cosa stava andando in frantumi, ma sapeva di poter contare sui poteri mentali della ragazza per poter mettere sotto scacco l'intera città. Senza dubbio era la lorch più potente, e nel peggiore degli scenari –quello che stava avvenendo- avrebbe comunque trasinato nella tomba ogni nemico. Ma nessuna risposta venne da lei, che voltata osservava silenziosamente il Cuore di Marmo. Era stata chiamata, e il fascino che provava verso l'uomo che da solo aveva manipolato ogni filo mosso negli ultimi anni superava di gran lunga il suo dovere di Lorch.

« Devo andare. »
« Cosa... FERMATI, DONNA! »

Lentamente scese le scale alle spalle del patibolo, ignorando Mathias che, non accontentandosi di un simile rifiuto, si rialzò per strattonarla da una spalla. Al contatto la donna rispose con la visione di una bestia temibile, che fece indietreggiare intimorito il tiranno sull'orlo della sconfitta.

« Non fermarmi. Non osare. »

Mathias Lorch era rimasto solo. Sulle scale del patibolo osservava la schiena di Astryd allontanarsi, mentre sentiva le urla di gioia dei cittadini ormai prossimi alla vittoria. Era veramente finita così? Il pensiero venne veloce, insensatamente crudele e disperato: era in mezzo a due figure, Rekres il Berserker e Fanie Elberim, e per trascinare nella disperazione i suoi nemici doveva compiere l’ultimo dovere.
Fanie Elberim doveva morire.





CITAZIONE
QM POINT

Avanti, avanti e ancora avanti!E buone notizie per voi, gentaglia! :asd:
Quello che accade nel post dovrebbe essere abbastanza semplice, e non ve lo riassumerò per non farvi spoiler di sorta -lo so che guardate tutti prima il Qm point! è_é- Andrò quindi con calma a dare delle indicazioni ad personam.

Tutti: banalmente, potete descrivere tutto quello che accade dal vostro punto di vista, e reagire di conseguenza. In ogni caso siete stati moooolto bravi! :sisi:
Ah, e a causa del caro Mark Smith, nessuna tecnica di natura magica avrà più effetto! 8D
Ah, e in nessun modo potete interagire con Fanie, Mathias o Astryd!

Vulcano: la tua azione estremamente avventata, insieme ai comportamenti che mi sono sembrati poco corretti in GDR off -come chiedere praticamente a qualunque staffer se potevi usare determinate tecniche- e in più muovere autoconclusivamente Mathias nel tuo post, ha portato a questa inevitabile conclusione: Mathias Lorch ti scaglia una spada di luce addosso di potenza "quasi" mortale. Contemporaneamente Astryd Lorch ti lanica una psionica che si attiverà nel caso in cui provi a schivare la lama, che ti causerà un danno di potenza "quasi" mortale. Il "quasi" sta a indicare che subendoli non morirai, ma a seconda della tua reazione -a meno che ovviamente non riesci a uscirne in qualche modo- ti attribuirò un danno permanente al prossimo turno.

Kremisy: per rendere più spettacolare e dinamico il tuo scontro con iohan, facciamolo in confronto per poi come al solito postare tutto in una volta!

Jecht: tuo turno da finalista. La situazione che ti trovi davanti è semplice: Mathias sta correndo verso Fanie per ucciderla. Vedi l'elfa guardarti impaurita e implorare il tuo aiuto, e oggettivamente sei l'unico che può salvarla ingaggiando il Lorch. La tua scelta da finalista è semplice: puoi ingaggiare Mathias PRIMA che uccida Fanie, oppure lasciare che la uccida e combatterlo dopo. Dimmi la scelta in confronto, e anche con te faremo un paio di giri di combattimento lì prima di postare!


Edited by Capitan_Kuro - 10/2/2015, 17:28
 
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view post Posted on 9/2/2015, 23:19
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Rise of the Whisper - Ciò che Diventiamo
«Mezzanotte e Mezzodì»

Non ci si può mai fidare di questi cavalieri e paladini, per quanto mi sforzi di immaginare che ce ne sia qualcuno diverso o insolito dai più la realtà riesce sempre a darmi torto. Eppure sono curiosi in questa singolare bipolarità, l'opposta polarità tra gentilezza e ferocia. Ed ella mi guarda con fare dapprima sorpreso e poi confuso da quella che ai suoi occhi appariva come un misto di innocenza e oscurità, un dubbio sotto forma di un infante dal fare cortese che parla della morte come di un gioco. La lama rivolta verso di me che ondeggia con la stessa insicurezza di chi la brandisce, si rivolge verso la seconda donna chiedendo delucidazioni su "cosa" io possa mai essere ma con ogni probabilità tali delucidazioni non giungeranno a meno che cero l'altra non abbia avuto a che fare con quelli come me. Solo dopo mi accorgo di una terza figura, un uomo vestito con abiti lunghi tipici delle terre dei Cavendish, una lama curva che quasi implora di confermare le sue origini nei reami dell'est. Eppure egli non indossa alcuna armatura, forse è uno di coloro che privati del proprio onore ha deciso una vergognosa fuga all'onorevole conclusione. Il nome sfugge alla mia mente ma egli, al contrario della paladina, non sembra dimostrare confusione o timore ma piuttosto una genuina curiosità. In fondo i vampiri sono soliti dimorare le fredde lande del Nord e raramente si spingono verso il sud, se vi fosse un altro vampiro a Basildera sarei genuinamente sorpresa da tale eventualità. Ed è egli, non la paladina, a prestare ascolto alle mie parole e a rispondere solo come un uomo che agogna ad un'onore volutamente abbandonato può fare. Egli è cui per lei, per l'elfa che a breve sarà decapitata per portare disillusione e sconforto nei cuori liberi della gente di Basildera, anche se probabilmente tutto questo produrrà solo l'effetto contrario. Non ve cosa più tremenda in una rivoluzione che fare di un eroe un martire, far piantare radici troppo profonde per essere estirpate. Ed egli comincia a parlare, sento le sue parole riecheggiare nella piazza mentre con ogni probabilità il suo trofeo si trovava di fianco a lui, messo in bella mostra per crogiolarsi nell'orgoglio di aver catturato una bestia tanto rara e unica. Poi qualcosa mi lascia perplessa quando egli addita Lorch come il male ed io non riesco a non trattenere un leggero risolino alle sue parole.



Che cosa sciocca da dire, monsieur. «taglio rapidamente il risolino, guardando la strana figura dritta negli occhi.» I buoni e i cattivi appartengono solo ai libri di fiabe, nella realtà ci sono solo vincitori e vinti.

Nel concludere quella frase mi dirigo con saltelli da ballerina verso l'unica finestra presente in quel sottotetto, sbirciando sulla piazza mentre Lorch si appropinqua a concludere quel lungo e tedioso discorso che sembra quasi essere un noioso copione scritto e riscritto più volte. Cambiano le parole, cambiano i nomi e cambiano i luoghi. Eppure quel significato di fondo non cambia mai, gli elementi comuni si ripetono costantemente come in una storia letta e riletta dal finale inevitabilmente invariato. Poi un suono familiare mi raggiunge ed una paura recondita e quasi dimenticata riaffiora nella mia memoria con lo stesso suono di un tremendo ruggito che identifica la fiera molto prima del dovuto. Ed in un attimo il sipario si apre, la terra diviene ghiaccio e il cielo diviene fuoco. Ogni tassello corre rapidamente al suo posto e in un mero istante il caos più assoluto consuma l'intera piazza. Urla di paura si mescolano a gridi di battaglia, la paladina prima fra tutti svolge il suo ruolo con fare esemplare e ferma le fiamme della fiera. Con tutto quello che sta avvenendo c'è da chiedersi se non vi sia qualche colpo di scena in questa storia.



[ ... ]



Cosa strana la codardia, una parola ricca di innumerevoli significati, tanti quanti gli uomini e le donne present in quella piazza. Se sapessero che io sono qui, silente ad osservare questo massacro fatto di inganni e trabocchetti tutti mi definirebbero un codardo. Desolato, invero, ma non posso prendermi il lusso di sperperare le mie energie su dei meri pedoni e su qualche alfiere. Ognuno sta facendo la propria parte e come un castello di carta mal costruito il brillante piano di Mathias si sfalda dinanzi a lui. Il fuoco viene battuto con il fuoco e per il ghiaccio ve un destino non molto diverso, in frantumi con schegge che ricadono sul suolo pietroso della piazza come grandine. Due figure si scagliano verso il patibolo forse nella convinzione che un Tiranno si esponga così palesemente al pericolo. La battaglia è ormai al suo apice, pedoni, alfieri, sono tutti schierati sulla scacchiera. Ed il re Nero accerchiato e spinto al bordo della stessa compie la mossa più logica di tutte, un arrocco. Finalmente l'occasione per cui ho atteso così a lungo si è mostrata dinanzi a me, egli è esposto e finalmente vulnerabile, non ci sono più trucchi che possano proteggerlo dal suo destino ormai irreversibile. Allungo la mano fuori dalla finestra, verso il tiranno troppo impegnato a brandire la sua lama benedetta per accorgersi di un pericolo tanto distante e isolato per predisporre una difesa appropriata. Eppure nulla sembra accadere, una soffusa luce sorge dal terreno e le crudeli lance di ghiaccio che dovevano impalare e dissanguare Lorch si rifiutano di comparire tra le mie mani. Eppure questa non è opera del tiranno, egli sembra sorpreso tanto quanto i suoi uomini. Irrilevante, se necessario fracasserò il suo cranio contro il pietrisco della piazza sino a ridurlo ad una poltiglia deforme. Lorch che ha fatto del nord la sua servizievole puttana, Lorch che si è fatto come quel mostro immondo di Chevalier, Lorch che nella sua arroganza ha offerto la sua vita servita su un piatto d'argento.
Io ti ucciderò, Mathias Lorch, le tue colpe lo impongono più di ogni altro desiderio di vendetta. Le fredde lande di Skjed attendono la tua anima, non sarebbe cortese far attendere più del necessario.



[ ... ]



Ormai sono sola, la battaglia si sta consumando sotto i miei occhi e tutto ciò che mi è concesso è osservare la carneficina prendere atto sotto i miei occhi. Non potrei chiedere di meglio. Ormai il povero signor Lorch ha perso questa sua battaglia. La sua trappola si è dimostrata fallata e imperfetta tanto quanto le sue capacità come Tiranno. Un Tiranno schiaccia il suo popolo e i suoi nemici nella paura e nello sconforto, eppure egli ha fallito in questo. Dapprima erano solo i membri della resistenza tra mosse temerarie e atti di eroismo a guidare la carica, ma adesso anche il popolo si sta sollevando contro il tiranno ed i suoi uomini. Il prezzo per un simile fallimento è uno ed uno solo, un prezzo che il mio signore è pronto a fargli pagare da un momento all'altro. Poi qualcosa di insolito spezza quel ritmo fatto di grida e sangue, una luce soffuso che fa per investire tutti all'interno della piazza e forse persino oltre la stessa. Poi una sensazione, qualcosa di familiare e malvoluto dal mio corpo che mi spinge incondizionatamente verso una sensazione di timore e sconforto. Non so cosa sia, so solo di aver già assistito ad un simile gesto, molto e troppo tempo far per rimembrare. Poi lo vedo, camminando tra la folla di cittadini inferociti e soldati in fuga, vedo il mio signore che cammina con passo solenne verso il Tiranno. Non capisco perché vi sia una tale necessità, forse ha a che fare con questa insolita magia che sembra aver invaso tutta la città ma egli non ricorre ai doni della fredda cacciatrice. Come un orso inferocito si scaglia contro il Tiranno, la lama impugnata con la mano destra mentre la sinistra si trova in una posizione a me familiare. So già cosa farà, sarà come quel Paladino che voleva ghermire la mia vita poco tempo addietro. Egli afferrerà il suo cranio e userà ogni stilla della sua forza per schiantare il Tiranno al suolo, in ginocchio, come è giusto che sia. Poi, forse, lo schernirà e lo giudicherà con arroganza e disprezzo, forse denotando il suo ovvio fallimento e, infine, emetterà la sua sentenza. O forse si dimostrerà ben più crudele e lascerà che sia il popolo a reclamare al sua testa?






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Riassunto

CS {1 Costituzione; 1 Volontà}

Fisico {Sano} ~ Mente {Sano} ~ Energie {60%}




Passive & Equipaggiamenti:
» Passiva Personale di Resistenza al Dolore Fisico
» Passiva Razziale di Resistenza al Dolore Mentale
» Passiva Talento Guardiano Livello I - Difesa Rapida ed Immediata
» Armatura Naturale
» Armatura di Piastre
» Spada Bastarda


Attive:

» Pergamena Proiezione - Danno Fisico Alto + Sbattere a Terra x2






Detta semplice semplice il mio PG si scaglia su Lorch nel momento di massima debolezza con una doppia Proiezione del campione con un danno complessivo pari a critico e... sbattendolo a terra così male da farlo rimbalzare due volte? Non so.




Edited by Lucious - 10/2/2015, 14:43
 
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