Rise of the Whisper
Ciò che Diventiamo
Atto II
Il Sole di Medoro...
Quanto tempo era fluito via dalle sabbie del tempo da quel giorno, quando le scintille di luce erano precipitate al suolo come tante lacrime lucenti di un sole morente?
Quel giorno si era spenta una Speranza.
Oggi si era accesa una nuova Luce.
Nel guardare la fenice che si ergeva alta nel cielo, il mio cuore si riempì di una profonda commozione mista a nostalgia.
Quell'incanto mi aveva ricordato il coraggio di Medoro.
Quel potere mi aveva riportato ad un passato che credevo sopito per sempre.
Il mio sguardo fu rapito ad osservare le trame della magia, che stavano tessendo un dipinto dai colori di fiamma. Uno scenario che narrava di una maestosa creatura di fuoco le cui ali spiegate avevano creato una coltre protettiva nel cielo, che raccontava di strali di fuoco pronti a richiedere il loro tributio di sangue. La storia di un essere leggendario che si era erto a protezione, sacrificando se stesso per proteggere i suoi cari...
Le immagini si sovrapposero nella mia mente fino a quando la realtà si fuse con l'eco dei miei ricordi lontani.
Un'altra realtà apparve al mio sguardo, mentre i frammenti di sole, leggiadri come piume, ricadevano al suolo, non come il sangue lucente di quella fenice incantata, ma come messaggeri di Speranza...
Mi destai confuso da quella visione onirica, quasi incapace di slegare l'incantesimo, di cui ero stato testimone, da un'altra fenice imprigionata da catene di tenebra.
Non era quello il momento per lasciarsi rapire da memorie perdute, dall'eco di un passato dimenticato, non quando c'era in gioco il destino di un popolo e del suo giovane sovrano.
In attesa, di un segnale da parte di Kuro, scrutavo le mura imponenti che cingevano la città. Si ergevano solenni, dimentiche delle cicatrici ormai risanate, rese ancora più solide dal sapiente utilizzo della magia del ghiaccio che sembrava aver cancellato possibili debolezze strutturali.
Un tempo avevo ricoperto il ruolo di geniere nel lontano Edhel, ma le conoscenze acquisite non si stavano rivelando utili. Il dispendio di uomini e risorse non bilanciava il successo di sfondare in tempi brevi questo primo ostacolo.
Ci trovavamo in una posizione di stallo.
Entrambi gli schieramenti in fremente attesa dell'attimo in cui si sarebbe scatenato l'Inferno.
I primi segni si manifestarono con il rombo di un paio di esplosioni che sgretolarono il muro quel tanto da permettere il passaggio di una figura. Era un'immagine surreale, l'uomo che riconobbi essere il Pipistrello si incamminava verso di noi, incurante degli attacchi scagliati contro la sua persona, intercettati da uno strano apparecchio che mi metteva una certa inquietudine. Non dubitavo dell'efficacia vista la dimostrazione pratica in atto, ma esistevano alcune sue invenzioni che avrei preferito non sperimentare più.
Ascoltai lo scambio di convenevoli con Kuro.
Vidi Ilyr rivolgere un inchino a Julien, prima di esordire in un discorso di cui non apprezzai l'umorismo.
Strinsi i pugni quasi fino a conficcare le unghie nella carne per non reagire a quella che per l'anziano Sussurro doveva essere una scherzosa battuta di benvenuto al giovane Re.
Fanie non meritava tutto questo.
Inspirai profondamente per schiarirmi le idee, mentre nella mia mente echeggiavano nuove parole... salnitro, antimonio... Non erano termini sconosciuti, sebbene non avessi approfondito in maniera esaustiva l'argomento.
Il mio sguardo seguì quello del Pipistrello fino a percorrere all'indietro il suo cammino.
Il calore... Una scintilla prodotta dall'urto di due pietre focaie saettò seguendo a ritroso quella scia nera.
Quello che accade dopo mi raggelò il sangue.
La cinta muraria era collassata su se stessa e con essa i soldati posti a sua difesa.
Provai nausea alla vista di quella carneficina, osservando lo spegnersi di tante vita senza possibilità di salvezza, di redenzione.
Era la guerra, la lotta per la sopravvivenza. Avrei dovuto gioire per quell'inaspettato risultato che aveva spianato la strada all'esercito lasciandolo illeso, ma non ci riuscii.
Il bene del Regno...
Ogni mezzo era lecito pur di raggiungere lo scopo?
Ci sarebbe stato richiesto quel giorno di barattare la nostra umanità in cambio... in cambio di cosa?
Ero disposto a proteggere Julien a qualunque costo?
Per un istante esitai, congelato dalla consapevolezza che se avessi dubitato della mia umanità, sarei ripiombato in quell'oscurità che ardeva come una fiamma nera nel mio sangue.
Per Zaide e per sua figlia ero tornato, anche se per un breve periodo, a riabbracciare la mia eredità demonica pur di attingere ad ogni stilla della mia energia vitale. Ero disposto a fare altrettanto per il giovane sovrano?
Una domanda cui alla fine avrei dovuto dare una risposta.
La Mano ed alcuni uomini fidati avevano il compito di proteggere il ragazzo in città.
Posto in cui mi sarei dovuto trovare anche io, se non avessi scelto di cercare i miei colleghi per sincerarmi che il loro cammino non si fosse interrotto durante l'attacco agli avamposti.
In realtà non era solo quello il motivo del mio allontanamento momentaneo. Avevo bisogno di riflettere, di vedere il mio giuramento nei confronti di Julien sotto una nuova prospettiva. Mantenere il sangue freddo, senza discutere gli ordini di Ludmilla.
Riguardo a Kuro... sospirai... purtroppo avevamo una visione un po' diversa del mondo... anche se a volte le nostre strade potevano coincidere.
Dovevo evitare di lasciarmi guidare dal mio istinto senza una sana dose di logica, perché l'impulsività non mi avrebbe permesso di vedere le cose per il verso giusto.
Non doveva essere un capriccio infantile a guidare le mie azioni, ma la consapevolezza che una volta all'interno della città, avrei dovuto pagare un prezzo molto alto per non rinnegare la mia promessa.
Il nostro incedere fu improvvisamente interrotto da un'ombra che volteggiava in cielo.
Sollevando lo sguardo il mio cuore mancò qualche battito.
No, non era possibile!
Avevo riconosciuto quella creatura. Era il drago che aveva causato uno sterminio a Borgo Alto prima della caduta di Basiledra.
Non avrei mai dimenticato l'odore della carne bruciata, i corpi agonizzanti per le ustioni subite, la morte atroce che aveva ghermito uomini e donne, la cui sola colpa era stata quella di aver scelto di difendere la loro città.
Fu Shaoran ad evitare il peggio, ergendo rapidamente una barriera azzurra che ridusse notevolmente la violenza della palla infuocata lanciata nella nostra direzione.
Me la cavai con delle bruciature sparse sul corpo, un dolore che ero in grado di sopportare.
Noi eravamo stati fortunati.
A nulla valse l'abilità del cecchino, Yuri, i cui proiettili non riuscirono a penetrare le scaglie che rivestivano come una corazza adamantina il corpo della creatura. Lo stesso Sergey, la cui lama era stata resa in grado di fendere le fiamme da una qualche mistura del Pipistrello, non poteva combattere se il drago non scendeva a terra.
Eravamo destinati a rivivere lo stesso incubo?
Una sfera luminosa colpì all'improvviso il fianco della creatura scagliosa.
Qualcuno sembrava essere riuscito a distrarre il drago dalle sue prede.
Riconobbi i loro volti, l'accento tipico con cui si esprimevano quando parlavano. Gli allegri briganti che avevamo incontrato durante la ricerca della Mano. Stravaganti nei loro costumi, ma leali quando riuscivi ad ottenere la loro fiducia.
Lo sguardo di Speranza, che si era acceso nei miei occhi nel vederli arrivare, svanì subito dopo...
Sentii gridare Shaoran, mentre il mio corpo non ne voleva sapere di muovere un singolo muscolo.
Ero un mago, uno studioso delle arti arcane, non potevo illudermi, non dovevo...
Il drago era sceso di quota, ma quello che poteva sembrare un successo per noi, si trasformò in un attacco mortale.
Il globo di luce generato dal lancio della palla di cuoio brillò come l'ultimo alito di vita di una fiamma destinata a spegnersi, inglobata dalle fiamme sputate dalla creatura alata.
E con quella luce si spense per sempre la leggenda dei “Briganti della Montagna”.
Non avevamo tempo di piangere il loro valore, che poteva essere scambiato per follia.
Il loro sacrificio ci aveva concesso un istante di respiro, ma era fin troppo chiaro che quell'attimo non sarebbe durato a lungo senza che qualcun altro prendesse il posto di quegli uomini valorosi.
E quel qualcuno si rivelò essere Lhotar.
Ci fermò, parlandoci con parole accorate, cercando di motivarci a non seguire il suo destino.
Il drago e il suo cavaliere erano i suoi avversari, la sua "Battaglia del Fato".
Divisi cadiamo...
Uniti restiamo...
Mi chiesi se il nano avesse udito i commenti di Malzhar.
Non potevo accettarlo, non volevo accettarlo.
Desideravo credere a Lhotar, che ci saremmo rivisti e avremmo brindato tutti assieme.
Ma i desideri raramente raffigurano la realtà.
Non gli augurai buona fortuna, non gli dissi di non morire. Gli rivolsi semplicementeun accenno di inchino onorando il suo coraggio.
"Kirin, Mal, Shaoran, Montu. Vi ringrazio di tutto quello che avete fatto per questo ragno, ma ho un ultimo favore da chiedervi. Salvate Fanie e salutatela da parte mia."Quelle ultime parole furono una stilettata in pieno cuore.
Non lo guardai negli occhi, perché non volevo caricarlo della mia decisione. Non aveva bisogno di conoscere questa verità.
Non potevo salvare Fanie... Non potevo onorare la sua ultima richiesta... Non io...
Con la morte nel cuore diedi le spalle al nano, seguendo gli altri miei compagni che si stavano allontanavano dal luogo dell'imminente scontro.
La nostra strada si incrociò con quella di un soldato morente. Un Lancaster a giudicare dalla sua uniforme.
Fu Shaoran a cui l'uomo affidò una missiva accuratamente sigillata con la promessa di recapitarla
ad Ashtaleon Lancaster, alla piazza dell’esecuzione.
Si trattava dell'ordine di rivolta contro i Lorch.
Rimasi in silenzio riflettendo sulle implicazioni di quella informazione, mentre il mio collega rompeva il sigillo per verificare l'autenticità di quelle parole.
Non potevo biasimarlo, non dopo l'agguato che, ai tempi dell'assedio di Basiledra, ci avevano teso gli stessi Lancaster a Borgo Alto.
Eppure per quanto continuassi a non fidarmi, quegli ordini sembravano essere reali.
Feci una smorfia nell'apprendere che il documento era stato firmato da Caino in persona, ma evitai di replicare.
La mia attenzione, invece, si spostò sull'anello rinvenuto assieme al documento.
Secondo Malzhar poteva essere appartenuto a Caino stesso ed avvisò Shaoran di fare attenzione. Assicurai loro di non percepire alcuna emanazione magica provenire dal gioiello, ma sarebbe bastato?
Esisteva un potere sigillato al suo interno oppure era un semplice oggetto mondano?
Sarebbe spettato a loro scoprirlo, perché non li avrei seguiti.
La tentazione di raggiungere la piazza dell'esecuzione era forte. Sarei stato così vicino a Fanie. Avrei potuto dare una mano per liberarla. E, se fosse andato tutto per il verso giusto, avrei potuto riabbracciarla.
Ma non era quella la mia via.
Avevo scelto un diverso tipo di bene.
«Perdonatemi, ma la mia strada termina qui. Tornerò indietro e mi ricongiungerò con la scorta di Ju... Re Julien.»Non attesi di vederli scomparire.
Mentre ritornavo sui miei passi, estrassi dalla tasca la moneta che mi aveva regalato Fanie.
Sarei mai riuscito a farmi perdonare da lei?
Quello era il prezzo che avrei pagato per il resto della mia vita.
Quello era il giorno in cui avevo dovuto scegliere tra il bene della mia più cara amica e il benessere del Regno.
Mi ero ricongiunto a Julien giusto in tempo per essere messo al corrente del piano d'azione della Mano.
Non mi piaceva l'idea che Fanie si fosse trasformata nel diversivo che stavamo cercando per riportare il vessillo al suo popolo, né che ognuno di noi fosse una pedina sacrificabile posizionata con maestria, convinta di aver agito secondo libero arbitrio.
Nessuno del gruppo di cui avevo scelto di far parte, avrebbe pianto i caduti di quel giorno. Nessuno di loro avrebbe condotto l'esercito in modo che potesse coordinarsi con la Resistenza.
Julien era il vessillo, ma non ci stavamo scordando di qualcosa?
In questa lotta per la sopravvivenza, chi avrebbe pagato il prezzo più alto?
Il popolo, probabilmente...
Astryd invece.... è come Nicolaj... Quelle parole mi distrassero dai miei pensieri.
Non stavano dicendo sul serio! Non conoscevo Nicolaj, ma avevo avuto un ampio assaggio di cosa fosse in grado di fare. Raddoppiare quel tipo di minaccia non mi piaceva per nulla.
...la ragazzina Lorch per ora è sul patibolo nel Borgo Alto, e a meno che di punto in bianco non decida di tornare nel Cuore di Marmo... Perché queste parole non mi rassicuravano affatto?
Dovevo fidarmi del loro giudizio, per quanto non mi sentissi tranquillo. In fondo avevano programmato tutto.
Un diversivo, dei possibili sacrifici, una via sgombra, un vessillo e...
Spalancai gli occhi dalla sorpresa.
Il tempo era un lusso che non potevamo permetterci, ma era necessario umiliare a quel modo il futuro erede al trono?
Julien non era propriamente un infante ed essere preso in spalla contro la propria volontà non era esattamente una mossa saggia, per quanto comprendessi l'urgenza.
Non mi sarei stupito se il giovane sovrano meditasse oscure vendette nei confronti dei Sussurri.
Probabilmente finire in cella per il resto della vita con la chiave gettata nel più profondo degli abissi, si sarebbe potuta rivelare la pena più mite dopo quello che gli avevamo fatto patire.
Ci mancava solo di fare una traversata con Julien nelle fogne per completare il quadro.
Sforzandomi di non pensare a quell'eventualità, cercai di mantenere un'andatura che mi consentisse di restare vicino al giovane Re, concentrandomi al contempo sulle possibile presenze non previste.
Kirin Rashelo
CS
[Riflessi 3, Intuito 1], «Kirin l'umano»
[Intuito 2, Intelligenza 2], «Zeross l'incubus»
Energia: 90%
Danni Fisici: Medio, danni da ustioni sul tutto il corpo.
Danni Mentali: -
Stato Emotivo: Irrequieto.
Equipaggiamento
Flintlock: 5/6 [estratta]
Schiavona [estratta]
Pietra Lunare della Percezione Amuleto dell'auspex
Passive
Arcanista
Non importa come si definisca tale capacità, auspex, sesto senso, intuito, quello che conta è il poter “vedere” gli effetti arcani comprendendone la loro natura intrinseca. [Passiva, Liv.III]
Telecinesi
Taanach: quel giorno segnò la fine di quasi tutte le mie abilità "Esper".
L'unica capacità, che è sopravvissuta, consiste nel riuscire a muovere il mio equipaggiamento con la sola forza del pensiero, senza alcun dispendio energetico, ma a distanze limitate rispetto alla mia posizione.
Tattiche di combattimento
Note
L'intro è un omaggio alla fenice di Last, a Medoro ed uno spiraglio del background ancora non svelato di Kirin.
Anche questa volta minimizzo lo schema per evitare un wallpost di capacità ed oggetti del personaggio.