Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; shabāha, dall'abisso

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Wolfo
view post Posted on 16/4/2015, 23:13





« Fetiales; shabāha »
dall'abisso

─ ─ ─


Esausto, quando Ged poggiò per la prima volta il suo sguardo verso Taanach, fu percosso da una alienante sensazione di tranquillità, come se quella città potesse scacciare ogni genere di incubo a cui si era abituato.
Il gruppo varcò i cancelli di Taanach verso mezzogiorno, attraversando decine di file di tende impolverate. L'accampamento fuori i cancelli non era molto grande, ma il sacerdote notò che molti uomini erano alle prese con ogni genere di occupazione. Probabilmente, nei giorni successivi le tende si sarebbero moltiplicate, così come i soldati che le presidiavano.

« Finalmente... », sussurrò a sé stesso mentre, stremato, superava le mura della città. Desiderava riposarsi, mangiare e pregare, ma era conscio del fatto che quelle libertà avrebbero atteso ancora a lungo.

Ogni passo era accompagnato da una smorfia di dolore; la ferita alla caviglia, nonostante le medicazioni che aveva abbozzato, gli doleva ancora, sopratutto mentre camminava. In alcuni momenti sentiva il dolore crescere a dismisura, per poi sfumare nel nulla per intere ore. Si immaginò l'espressione di Runba alla vista della ferita, mentre correva da una parte all'altra della sua dimora a Qashra per raccattare ogni genere di unguento. « Lo sapevo! », avrebbe detto, rinfacciandogli la scelta di aver lasciato il Sultanato.
Quel pensiero lo fece sorridere e, per qualche minuto, lo distolse dagli affanni del viaggio.

Dopo aver zigzagato a lungo per le stradine di Taanach, il gruppo arrivò nei pressi di una piccola locanda, l'Oste Zoppo.

« Aspettatemi qui, voi altri, » esordì Shaelan. « Io vado a prendere contatti con chi di dovere. »
Jahrir ribatté: « Sicura di volerlo fare tu? Il viaggio è stato faticoso... »
Dall'altra parte, la nana annuì con decisione: « Non sono stanca, ed è meglio che per il momento tu non attiri troppe attenzioni. Almeno finché non definiamo meglio la situazione della città. »

Il resto del gruppo entrò nella taverna, e il sacerdote non poté mascherare il brontolio che gli attanagliava lo stomaco. Jahrir ordinò birra per tutti al bancone, tornando poi a sedersi con quattro capienti boccali.

« La compagnia è variegata, » disse.
« Mentre aspettiamo Shaelan, potremmo cercare di scoprire qualcosa di utile. »
─ ─ ─


L'amaro sapore di quell'intruglio preparato dall'oste percosse l'animo del sacerdote, distraendolo dalle parole dei suoi compagni. Sentì immediatamente un forte capogiro, seguito da una accogliente sensazione di abbandono e leggerezza. Per quanto si possa parafrasare la moltitudine di cambiamenti che invasero il corpo e la mente del pastore, la verità era semplicemente una sola: Ged non reggeva l'alcol.
Probabilmente molti dei commensali notarono il suo andamento barcollante, o le frasi fuori posto. Per sua fortuna non durò molto e, una volta raggiunto l'altro lato del locale, gli effetti di quella bevanda miracolosa divennero meno invadenti.
A fianco a lui vide un uomo, seduto in disparte rispetto alla bolgia della taverna, chino sulle proprie spalle - probabilmente perso nei suoi pensieri. Ged non riuscì a trattenersi e, in un lampo di lucidità, tentò di rompere il ghiaccio.

« Umh, la birra di Taanach è davvero buona.. specie dopo un lungo viaggio; penso che non ci sia niente di meglio. »

Ovviamente, Ged non era un gran conoscitore di birre. Gli sembrava semplicemente la frase giusta da utilizzare in quel momento. Abbozzò una risata, ma solo dopo si accorse che il suo interlocutore stava singhiozzando.

« Perdonami, non sono un grande bevitore... un solo boccale è sufficiente per farmi detestare. »
Dopo qualche istante di pausa, proseguì: « Il prossimo giro lo offro io, ma solo se mi dici cosa ti tormenta.. e come posso aiutarti. »
Sorrise, porgendo la mano all'estraneo: « Il mio nome è Ged. »

I due parlarono per diverso tempo, fino a che il sacerdote non scoprì che Gandor - il suo nuovo alleato - era una delle tante vittime di quella folle situazione. Infatti, lo straniera non trovava più Leyla, sua figlia, scomparsa ormai da tempo. Tutto quello che poté fare Ged fu offrire un altro giro di birra all'amico, sperando che questo si sciogliesse rivelando ulteriori dettagli. Dalle parole di Gandor, Ged comprese il ruolo dei Triarchi, e di come uno di loro - la Chimera - non aveva ancora abbandonato Taanach, lasciandola sotto l'ala dello Tsar.

Capendo la segretezza di quelle parole, il pastore impedì a Gandor di rivelare altro.
« Non è necessario parlarne, Gandor. ».
All'improvviso iniziò a muovere le dita della mancina, concludendo il movimento chiudendo il pugno. Una sottile luce si intravede nelle venature tra le dita.
« Se la Chimera è al centro di queste sparizioni, non ci resta che scoprirlo. »

Una piccola farfalla scarlatta nacque dal palmo della mano del sacerdote.
Lentamente, volò verso le guardie, posandosi accanto a loro.

Tutto quello che il sacerdote percepì, fu una semplice tensione che le guardie provavano nei confronti della compagnia. A quanto pareva, i soldati della Chimera non sopportavano l'idea che degli stranieri indagassero troppo a fondo sui fatti di Taanach. Preoccupato dalla situazione, Ged decise di terminare le proprie indagini: « A quanto pare ci hanno notato. Devo informare gli altri... forse faresti meglio a venire con noi. » disse il sacerdote a Gandor « Ti avranno visto parlare con me, potrebbero interrogarti. Ci saresti utile e, se la provvidenza lo vorrà, potresti scoprire dove si trova tua figlia. »

Fu così che Gandor si alzò assieme al sacerdote, felice di partecipare alla ricerca.

Il resto accadde rapidamente. Le guardie, ansiose, fermarono immediatamente il gruppo, impedendogli di riunirsi attorno al tavolo per scambiarsi le informazioni ricevute. Il sacerdote rimase in disparte, come uno spettatore di un insolito dramma. Fu Xari a prendere le redini della situazione, uscendo assieme ai soldati e - in un secondo momento - facendosi catturare.
Inizialmente il gruppo volle seguirlo ma, incrociando lo sguardo del pirata, Ged si voltò verso il nano: « ...ha un piano, ne sono sicuro. » disse ostentando un velo di insicurezza « Ci penserò io a tenerlo d'occhio, voi tutti dovreste aspettare Shaelan. »

Poi, voltando lo sguardo verso Gandor, conclude: « Vuoi accompagnarmi? Non posso promettertelo ma... Leyla potrebbe essere nelle loro mani. »



CITAZIONE
Energia: 100% - 5% - 5% = 90%
Mente: 100%
Corpo: 70%

Ferite
─ Basso al corpo (5%), morso al tallone destro.


Abilità utilizzate
─ Gemma di colore cristallino originatasi dal pianto di Jaahya durante la sua trasformazione in demone. In termini di gioco, qualora Ged si trovasse in situazioni di dubbio o ostilità, potrà assicurarsi con un consumo basso di energia e le giuste parole, la fiducia e il consenso di coloro che lo circondano (Tecnica psionica di livello basso).
─ Ged può evocare, consumando energia, una o più creature, le quali avranno (in totale) una potenza variabile (costo basso).
─ Le evocazioni possono condividere i sensi di Ged per un intero turno di gioco - 5/6

Note
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view post Posted on 26/4/2015, 17:09

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{ taanach, akeran ~ pov: jahrir }

Jahrir rimase seduto al suo tavolo insieme ad Ashlaìn, sorseggiando la propria birra mentre aguzzava l'udito per captare almeno qualche stralcio delle conversazioni tra gli avventori della taverna e i suoi compagni. Xari e Ged si erano adattati con ammirabile efficacia al compito assegnato loro, ovvero raccogliere quante più informazioni possibili sulla situazione della città. Il pirata si era unito al gruppo di fragorosi giocatori capeggiati da un biondo dall'espressione funerea e un uomo gonfio di muscoli col mento celato da una folta barba nera. L'accoglienza non era stata delle più calorose - e in questo il nano non poteva certo biasimarli, visto l'aspetto a dir poco stravagante di Drenthe - ma in breve, grazie alle sue doti di affabulatore, Xari era riuscito a guadagnarsi la loro fiducia. Il prete rosso invece era andato a far compagnia all'omaccione seduto in disparte in preda alla commozione; anche Ged, aiutato dall'alcol, aveva fatto breccia nel suo muro di disperazione, guadagnandosene il favore. Le notizie che Jahrir udì riferire non erano delle più confortanti, con la città scossa da una profonda inquietudine, il pericolo incombente dei demoni e la necessità di eleggere un comandate eccezionale per fronteggiare l'emergenza; eppure ciò poteva giocare anche a loro favore - riflettè il nano: non avrebbe dovuto faticare molto per convincere chi di dovere della gravità del momento e del bisogno di agire in fretta. Quello che temeva era piuttosto che la paura fosse tanto grande da stritolare l'azione dei potenti di Taanach, inducendoli a un'ottusa difesa dei propri ristretti confini destinata a soccombere contro le ripetute ondate delle forze maligne, proprio come intendevano comportarsi a Qashra. L'unica via percorribile era invece quella di un'azione risoluta e decisiva, di questo ne era sicuro - ma sarebbe riuscito a convincere anche gli altri?

Le guardie sedute poco distante lo mettevano in tensione. Lo stemma ricamato sui mantelli blu gli rammentava qualcosa, eppure non riusciva a definirlo con precisione, almeno fino a quando non udì Ged e il suo interlocutore soffermarsi proprio su tale argomento. Ma certo, la Chimera era una delle famiglie principali di Taanach, e il suo capo ricopriva la massima carica di Beik, uno dei triarchi! Poco dopo, ecco che gli armati si alzavano, dirigendosi proprio verso di loro e realizzando i timori di Jahrir.

« Ehy, voi! Siete appena arrivati in città, vero? Io e il mio compagno vorremmo fare due chiacchiere. Che ne dite se ci seguite fuori? »

Il nano esitò, indeciso su come affrontare il nuovo ostacolo. Poco ma sicuro, le guardie non intendevano limitarsi a una cordiale conversazione tra sconosciuti. Nella sua mente si susseguirono una serie di alternative possibili: correre fuori dalla locanda e seminarle tra la folla e i vicoli della città bassa. Seguirle con aria collaborativa salvo poi stenderle con un pungo ben assestato. Oppure...

« Lo zelo che dimostrano le sentinelle di questa città è rassicurante. Vi prego, signori: accompagnatemi fuori. »

Le sue elucubrazioni furono interrotte dal pronto intervento di Xari. Ancora una volta Jahrir rivelò con piacere quanto fossero ricchi di risorse e rapidi di pensiero i compagni che si era scelto per quella avventura. La disinvoltura con cui il pirata seguì i soldati all'esterno lasciava immaginare un piano preciso. Il fatto stesso che rinunciassero così facilmente al resto della compagnia non poteva essere un caso. Annuì a Ged, d'accordo con la linea d'azione proposta, mentre le sentinelle si allontanavano scortando Xari. Il prete e il suo nuovo amico si misero sulle loro tracce, mentre Jahrir fece cenno ad Ashlaìn di seguirlo e uscì dall'entrata principale. Il sole era ormai basso sull'orizzonte, il cielo già screziato della sfumature rosate del tramonto. Shaelan mancava già da un po' e stimò che presto sarebbe tornata; infatti passarono pochi minuti prima che l'avvistasse farsi largo tra la gente, diretta verso di lui.

« Ho trovato qualcuno disposto ad ascoltarci, » esordì subito lei. « Acheiron Graub, Beik della Chimera, nonchè l'unico dei Triarchi ancora in città. A quanto pare, per fronteggiare la minaccia, hanno deciso di eleggere uno Tsar, che- »

« Sappiamo già tutto, » la interruppe Jahrir. « Ottimo lavoro, ma adesso dobbiamo agire in fretta. Venite! »

Shaelan si guardò intorno con aria meditabonda. « Dove sono finiti gli altri due? Li avete persi? »

Il nano accennò un sorriso incupito. « Momentaneamente smarriti. Ma qualcosa mi dice che li ritroveremo presto. »

____


{ taanach, akeran ~ pov: xari e ged }

Le guardie della Chimera scortarono Drenthe attraverso le strade attorcigliate di Vecchia Taanach, tra i mercatini fatiscenti, le catapecchie in rovina e le alcove immerse nell'ombra. Sembrava che scegliessero intenzionalmente i percorsi più isolati e le svolte meno affollate, per evitare di attirare troppe attenzioni da parte del popolino. Col procedere del cammino l'ambiente intorno a loro mutava: i vicoli polverosi in terra battuta lasciavano posto a strade larghe e lastricate, le cascine diroccate erano sostituite prima da casupole di mattoni e poi da abitazioni in solida pietra, mercati sgargianti e variegati soppiantavano le macilente bancarelle degli ambulanti. In tutto questo Ged continuava non visto a pedinare i due armati, accompagnato da Gandor. Nella parte nuova della città il clima era molto più rilassato e i cittadini benestanti che passeggiavano e conversavano nelle piazze o all'ombra dei maestosi colonnati non degnavano di un'occhiata Xari e i suoi accompagnatori, abituati com'erano a vedere di tanto in tanto qualche furfante dei bassifondi venire scortato nelle prigioni; i soldati stessi procedevano con molta più sicurezza, svanito il timore di provocare reazioni ostili tra la plebe.


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Arrivarono infine al palazzo dei Triarchi, un imponente edificio dalla facciata in granito cui si accedeva tramite alte porte incastonate nell'arcata principale, intarsiate da raffigurazioni di guerre ed imprese. Non si fermarono lì: fecero invece il giro, fino a raggiungere un più modesto ingresso posteriore dove montava la guardia una coppia di sentinelle armate d'alabarde; gli uomini che scortavano Xari lo sospinsero davanti a loro, spiegando:

« Un altro sobillatore raccattato nei bassifondi. Lo portiamo giù dagli altri, se c'è ancora spazio. »

« Tutto quello che volete, » rispose il soldato. « Graub ha fatto portare via i prigionieri prima dell'alba; è rimasto solo qualche scarto. »

Le guardie non parevano curarsi della presenza di Drenthe, come se tanto non fosse destinato a poter condividere tali informazioni. Non si erano avvedute neppure di Ged e di Gandor, celati dietro l'angolo della strada che portava all'ingresso. Il luogo non era molto frequentato e i rumori della città giungevano remoti e ovattati: aguzzando l'udito anche quest'ultimi sarebbero stati in grado di ascoltare le parole degli uomini d'arme.

« A proposito, abbiamo qualcosa da riferire a Sua Eminenza. Credete sia possibile? » « Non ora, è impegnato. Deve ricevere degli ambasciatori, o qualcosa del genere. » Si intromise la seconda sentinella, annuendo con un ghigno: « Nani, a quanto ho sentito. »

A quel punto i due sollevarono le alabarde, lasciando procedere i soldati con il loro particolare prigioniero.

____


{ taanach, akeran ~ pov: jahrir }

Jahrir e Shaelan si fermarono davanti al palazzo, ammirando l'imponente costruzione ergersi di fronte a loro. Ashlaìn aveva preso congedo già da un po', prima che lasciassero la Città Vecchia per addentrarsi nei quartieri più lussuosi. Il nano gli aveva affidato una precisa missione: intrufolarsi in quel dedalo inestricabile di viuzze, rioni malfamati e alcove segrete che costituivano il Labirinto, la parte più celata e letale di Taanach, ma anche quella più sincera. Chiunque cercasse informazioni pericolose, voci scottanti e contatti rischiosi, doveva rivolgersi al suo popolo d'ombra: ladri, mendicanti, assassini, sventurati e molto altro, molto peggio. Non c'erano filtri nel Labirinto, nessuna menzogna ad addolcire la cruda realtà. Il Sonaglio, con la sua discrezione e le doti combattive, era una buona scelta - per quanto fosse anche l'unica: sarebbe stato i suoi occhi e le sue orecchie, mentre lui era impegnato nelle trattative.

Shaelan gli toccò una spalla e gli fece un cenno, indicandogli i portoni d'ingresso. Avanzarono verso la figura in attesa, un giovane dal cranio liscio e calvo, avvolto in eleganti vesti blu oceano con ricamato lo stemma della Chimera. Fu con tono ossequioso che si rivolse loro, chinando leggermente il capo.

« Benvenuti. Io sono Tristan, Primo Assistente del Beik; Sua Eminenza vi attende. »

Si mise di profilo, indicando con la mano il vestibolo alle sue spalle.

« Vogliate seguirmi, prego. »


CITAZIONE
QM POINT ~

Scusate il ritardo, procediamo! La situazione è semplice - almeno per il momento: le guardie della Chimera scortano Xari fino al palazzo del Beik, mentre Ged e il png li seguono a distanza di sicurezza. A questo punto, ascoltato il dialogo fra gli armati, dovete decidere cosa fare: Drag, puoi scegliere di assecondare i soldati e farti scortare nelle segrete, come di ribellarti con la forza o altro ancora; Wolfo, puoi intervenire, rimanere nascosto in attesa etc... Nel frattempo Jahrir e Shaelan arrivano anch'essi al palazzo, ma dalla vostra posizione non potete vederli. Lul non si è fatto vivo, dunque per questo turno lo pngizzo affidandogli la parte che intendevo fargli svolgere, anche se dubito ricomparirà. Dal prossimo giro, se non si palesa, è fuori. Proseguiamo in Confronto prima di stabilire una scadenza per i post.

 
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Wolfo
view post Posted on 15/5/2015, 15:08





« Fetiales; shabāha »
dall'abisso

─ ─ ─


Il sacerdote seguì le guardie silenziosamente, cercando di porre la giusta attenzione anche al più piccolo rumore. Accompagnato dal suo nuovo alleato, Gandor, raggiunse l'ingresso del palazzo in pochi minuti. Probabilmente, Xari sarebbe stato incatenato senza ripensamenti, così da prevenire eventuali "sorprese" da parte del pirata. Ged non negò una nota di serenità a quel pensiero, ripensando ai trascorsi che aveva con quell'imprevedibile ragazzo.

Arrivati nei pressi del palazzo, i due affinarono il proprio udito, cercando di percepire ogni dettaglio dalle parole delle sentinelle.

« ... se è la compagnia che ti manca, non temere: potrai fare amicizia con gli altri prigionieri! »

Alla parola "prigionieri", Gandor si allertò.
Era ansioso, e impaziente di agire. Sua figlia poteva trovarsi in quel luogo, sola e spaventata, in attesa di un padre preoccupato e particolarmente suscettibile.

« Hai sentito che hanno detto le guardie? » chiede Gandor al sacerdote, con trepidazione. « Forse anche la mia Leyla era fra quei prigionieri... » Il suo sguardo si spostò rapido tra la strada deserta e la coppia di armigeri. « Le risposte che cerchiamo devono essere là dentro! »

Ged percepì l'impazienza di Gandor, e gli rispose con calma « Non preoccuparti... ho la sensazione che Xari si sia fatto catturare per entrare lì dentro. »; si soffermò qualche secondo sulle proprie parole, e concluse « Entrare ora sarebbe rischioso.. non riesco nemmeno a immaginare un modo per non farmi notare. »

In quell'istante, le guardie scortarono il pirata nei sotterranei, lasciando alle sentinelle il compito di sorvegliare l'ampio ingresso.

Qualche minuto dopo, Ged notò l'espressione delle guardie che affiancavano le porte; erano preoccupato, in allerta, come se fosse scattato qualcosa. Fu in quel momento che il pastore decise di agire. Di istinto.

« Deve essere successo qualcosa. » sussurrò al suo compagno. « Tieniti pronto... ».

A quel punto, il sacerdote uscì alla scoperto, avvicinatosi alle guardie con irruenza.

« Hey! » urlò, mentre una macchia scarlatta si espanse dal suo corpo, andando a generare delle piccole fiamme rossastre, con lo scopo di rallentare i suoi bersagli. Il fuoco lambì gli arti delle sentinelle, ma solamente uno dei due bersagli non fu in grado di proteggersi.

« Presto! » sbraitò Ged al suo compagno, esortandolo a seguirlo, mentre abbozzava una goffa corsa verso l'ingresso del palazzo.

La seconda guardia, libera dalla costrizione eretta dal sacerdote, si esibì in un rapidissimo affondo verso il pastore, costringendolo a rallentare il proprio assalto. Ged generò un piccolo scudo scarlatto di fronte a lui, proteggendosi dall'offensiva nemica.

A quel punto, tentò un'altra strada.

« Non voglio combattervi.
Sto cercando il Beik.. pare che negli ultimi tempi Taanach sia diventata il bersaglio di qualcosa di oscuro.
» disse con agitazione, mentre roteava lo sguardo verso Gandor, alla ricerca del suo consenso.

La guardia esitò, ma solo per un momento.
Nell'istante in cui confermò di voler proseguire il combattimento, Gandor esordì con un poderoso gancio, che stese la sentinella una volta per tutte. La stessa sorte toccò anche all'altra sentinella, rimasta poco più indietro, incatenata dalle fiamme magica del pastore.

« Così facciamo prima »

Basito, Ged non disse nulla.
Si limitò a proseguire il suo cammino, varcando la soglia del palazzo.


CITAZIONE
Energia: 90% - 10% - 10% = 70%
Mente: 100%
Corpo: 70%

Ferite
─ Basso al corpo (5%), morso al tallone destro.


Abilità utilizzate
─ Ged può, consumando energia, creare delle lingue di fuoco per paralizzare i bersagli (abilità media, magica, ad area).
─ Ged può, consumando energia, manipolare il fuoco per difendere (abilità variabile, magica, bersaglio singolo).

Note
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view post Posted on 15/5/2015, 23:24




« Vi ringrazio per avermi accompagnato; ora, sareste così gentili da condurmi dal vostro signore? »
« Sua Eminenza non ha tempo neanche per noi, che vuoi che gli importi della feccia straniera? Se è la compagnia che ti manca, non temere: potrai fare amicizia con gli altri prigionieri! »

Xari sospirò profondamente; era genuinamente deluso dalla mancanza di lungimiranza da parte di quelle sentinelle. Era stato al gioco durante tutto il tragitto che lo aveva portato, in catene, attraverso le vie secondarie della Città Nuova. Difficilmente le guardie avrebbero mai trovato un prigioniero accomodante quanto lui: forse, la sua cortesia era stata malriposta.

« Sembra sfuggirvi la grandiosità dell'opportunità che vi si presenta dinanzi: ho raggiunto a Taanach per discutere, con uomini di rango, di affari che coinvolgono l'intero Akeran. Che cosa direbbe il vostro signore se decideste di ignorarmi, gettando così al vento ogni possibilità che la Chimera non perda la propria nobile autorità in favore dello Tsar? Qualora il Beik trovasse vuote le mie parole, allora tornerò nelle vostre segrete... Ma non sarete responsabili di alcuna negligenza. »

Quella sarebbe stata la sua ultima proposta; non aveva tempo per convincere degli ottusi riguardo all'importanza della missione che lo coinvolgeva. "Per cuocere un uovo bisogna prima romperlo", dicevano a Dorhamat: Xari non amava la violenza, per quanto se ne servisse discretamente spesso. La trovava un mezzo estremamente barbaro e inelegante per dirimere le controversie; non era esercizio dialettico - una lotta intellettuale -, ma mera costrizione fisica. Minacce.

« Hai sentito gli altri là fuori: Graub è impegnato al momento. Anche volendo non potremmo farti parlare con lui. »

Avevano tentennato - per qualche istante. La ragione, però, non era riuscita a far breccia nelle loro menti. Drenthe scosse il capo: non era questo il suo piano originale. Scendere ancora più a fondo nelle segrete del palazzo del Beik non lo avrebbe aiutato ad avvicinare e convincere il lord della Chimera a foraggiare la crociata di Alexei; forze ben più grandi di loro erano all'opera, e il tempo giocava a loro sfavore.
A volte, la violenza è l'unico sentiero percorribile. In qualche strano modo convoluto, però, il pirata gioì dinanzi a quella piega degli eventi; un tempo avrebbe assaporato amaramente la sconfitta della retorica dinanzi alla letalità della spada... Ma era un Xari diverso quello che stava per liberarsi dai ferri. Era un avventuriero sull'orlo della corruzione.

Con un guizzo - un agile movimento dei polsi -, il pirata si liberò istantaneamente delle manette che gli costringevano i movimenti. Era una mossa audace e del tutto inattesa, quindi nessuna delle tre guardie ebbe il tempo di reagire; le sentinelle lo avevano spogliato del suo equipaggiamento, ma non potevano immaginare che molte delle armi preferite dello scaltro pirata fossero celate - come le biglie magiche legate al braccialetto sul polso sinistro. Con la rapidità di un battito di ciglia, il pirata afferrò una di queste perle per scatenare una densa cortina fumogena ai piedi dei suoi aguzzini - azzerandone la visibilità.
Purtroppo per loro, la sua vista funzionava perfettamente anche in quelle condizioni.
Quando allungò il braccio, le sue dita si serrarono attorno all'elsa damascata della fedele wakizashi, Litigio. Sfilarla dalla cintola della guardia non fu affatto difficile: l'uomo era ancora troppo confuso per rendersi conto che il suo prigioniero non solo era libero, ma anche armato. Così, quando una decisa gomitata lo raggiunse al volto, un secco lamento fu tutto ciò che sfuggì dalle sue labbra; la seconda sentinella fu più sfortunata: Xari la prese per la collottola, scagliandola violentemente contro le sbarre della cella che avrebbe dovuto ospitarlo. Quando scivolò a terra inerte, il pirata comprese con soddisfazione di essere riuscito a metterlo al tappeto.

Aveva sottovalutato la resilienza del primo secondino, però: questi sfruttò gli istanti in cui l'avventuriero era impegnato per brandire la sua sputafuoco e sparargli un colpo ravvicinato; più per istinto che per bravura, Xari abbassò il braccio quel tanto che bastava per deviare la canna della pistola a pietra focaia e lasciare che il secco schiocco del proiettile che veniva espulso dalla canna non accompagnasse il miserabile eco delle sue grida di morte.
Era stanco di queste inutili ostruzioni: Taanach si stava rivelando un labirinto di inconvenienti laddove si sarebbe dovuta rinfocolare la fiamma della speranza per l'Akeran intero. Che fosse lui ad accenderla - un individuo terribilmente amorale ed antieroico - era soltanto l'ennesimo scherzo del destino.

Esasperato, colpì la tempia della sentinella che gli aveva sparato con il pomo di Litigio, facendola cadere a terra priva di sensi.
La terza guardia - colei che reggeva le chiavi della prigione - fu sul punto di sfuggirgli.

« Obbedite, razza di stolti », mormorò adirato. Quelle frasi, così cariche di frustrazione e risentimento - un sentimento che lui stesso si scoprì di provare così intensamente - schiacciarono al suolo il povero soldato con la stessa forza di un gigantesco macigno. La volontà del pirata era stata così soverschiante da avergli distrutto ogni desiderio di fuga, paralizzandolo sul posto come stregato dall'imperiosità espressa da quello sconosciuto prigioniero.

Con passo greve ma determinato, Xari ghermì da terra le chiavi che promettevano la libertà per le poche, sfortunate vittime dello zelo della Chimera. Senza dire una parola, le gettò ad essi, lasciando che fossero loro i padroni del loro destino.
Poi, gli occhi azzurri scintillanti di cupi bagliori, il pirata si diresse verso il cuore del palazzo di Graub.


Status: 90% fisico, 85% energia, 75% mentale (-20% alto per Opprimere)
CS: 1 nella riserva (utilizzata 1), Destrezza.
Tecniche utilizzate:
SWORD DANCER (part three)
Il vero punto di forza dello stile di combattimento di Xari è la sua rapidità nei movimenti: questa, unita alla naturale destrezza con cui impugna le lame, lo rendono in grado di difendersi da qualunque cosa; la sua abilità nella spada gli permette di parare e bloccare qualsiasi attacco gli venga scagliato contro (sia esso fisico o magico) con opportuni movimenti delle armi spendendo un proporzionale consumo energetico, avente natura fisica. [tecnica personale di natura fisica difensiva, variabile d'energia] Se la parata non dovesse funzionare, però, può sempre ricorrere alla sua inafferrabilità: spendendo un consumo variabile (di natura fisica), Xari diverrà in grado di evitare una qualunque offesa avversaria semplicemente facendo ricorso alla sua agilità. Nessun vincolo potrà più trattenerlo, e grazie alla sua innata rapidità sarà in grado di uscire dalle situazioni più spinose. In termini di gioco si tratta di una difesa fisica variabile basata sulla velocità. Questa abilità, inoltre, proprio in funzione della particolare destrezza e del controllo sui vincoli, può anche essere utilizzata per forzare serrature o aprire lucchetti, che se non protetti da particolari incantamenti richiederanno un semplice consumo nullo per essere violati. [tecnica di natura fisica difensiva, variabile all'energia]
Opprimere
Il mentalista induce tutti i nemici circostanti la convinzione di essere schiacciati sul posto da catene di pura energia.
La tecnica ha natura psionica. In seguito ad un'onda mentale emanata dal caster, tutti i nemici nelle vicinanze verranno indotti a credere di venire schiacciati verso il terreno. A seconda della caratterizzazione potranno semplicemente sentirsi molto pesanti, percepire un notevole aumento della gravità, o venire avvolti da pesanti catene. Tale illusione impedirà a chiunque ne sia colpito di muoversi dalla propria posizione per il singolo turno di cast, e inoltre subiranno un danno medio al corpo per la costrizione fisica.
Consumo di energia: Alto (autodanno mentale)
 
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view post Posted on 29/5/2015, 15:02

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{ taanach, palazzo dei beik ~ pov: ged e xari }

Superata la resistenza delle guardie all'ingresso, Ged e Gandor non incontrarono ulteriori ostacoli verso l'interno del palazzo. Giunsero nel vestibolo da cui poco prima Xari era stato scortato, attraverso rampe di scale, verso le segrete sotterranee; il pirata stesso li precedette di poco, imboccando invece il lungo corridoio marmoreo che si dipartiva dal lato opposto. Quando i due arrivarono fecero solo in tempo a incontrare la coppia di prigionieri, che nel frattempo si erano liberati e avevano tentato di seguire lo spadaccino col loro passo malfermo, finendone inevitabilmente distanziati. L'uomo era un vecchio ingobbito e calvo, la cute macchiata da chiazze scure; una ragnatela di rughe incorniciava gli occhi chiarissimi, quasi glauchi; le sue mani erano scosse da un tremito leggero ma costante. La donna invece era un'anziana con lunghe ciocche di capelli bianchi che le ricadevano sulla fronte, il volto sporco e le membra sottili. Indossavano entrambi vestiti luridi e stracciati e avevano l'aria di chi avesse visto senz'altro giorni migliori, ma molto lontani. Fu Gandor ad avvistarli per primo, richiamandoli col suo vocione:

« Ehy, voi! Siete prigionieri, giusto? »

La coppia si voltò spaventata verso di lui e il prete rosso, temendo forse di essere stati sorpresi dagli armati della Chimera; quando realizzarono che non era così furono visibilmente sollevati, anche se nei loro occhi permaneva la tensione verso quegli sconosciuti inattesi. Il vecchio si limitò ad annuire, dubbioso.

« Che ci fate qua? Dove sono gli altri, e che sta succedendo in questo posto? »

« Vorrei saperlo anch'io! » Rispose l'anziano con tono beffardo. « Eravamo molti di più fino a poche ore fa, ma tutti gli altri sono stati portati via su ordine di Graub. Noi, a quanto pare, non gli servivamo: siamo troppo vecchi e deboli. Poi è arrivato quest'altro guerriero dagli abiti stravaganti, scortato dalle guardie: le ha sistemate per bene e ci ha liberato. » Con la testa accennò al corridoio opposto. « E' corso da quella parte senza dire una par- »

« Fra i prigionieri, » lo interruppe Gandor, il tono esitante:« fra i prigionieri... c'era anche una bambina? Non più di dodici primavere, capelli biondi e occhi azzurri come il cielo? » L'apprensione nella sua voce era palpabile; fu la vecchia a prendere la parola: « Oh sì, me la ricordo. Cara piccola, è stata condotta con gli altri. »

« Sentito? E' Leyla, è mia figlia! » Esclamò all'indirizzo di Ged, lo sguardo acceso da una nuova speranza, prima di tornare a rivolgersi ai due: « Vi scongiuro, ditemi: sapete dove li hanno portati? » Quest'ultimi scossero il capo, contriti.

« Solo il Beik lo sa. »

____


{ taanach, palazzo dei beik ~ pov: jahrir }

« Ahriman, hai detto? »

Si trovavano in un ampio salone circolare avvolto nella penombra. Le pareti ricurve erano di marmo nero, venato da screziature blu profondo; era perfettamente lucido e liscio, e su di esso le fiamme delle candele disposte in cerchio tracciavano i movimenti di danze spettrali e primordiali; i ceri stessi erano color pece, e i fuochi che alimentavano custodivano una sfumatura di tenebra sotto il manto rosso lucente. Dalle candele si effondevano sottili volute di fumo profumato, simile a incenso; il suo odore pungente iniziava a far girare leggermente la testa a Jahrir. Il pavimento era dello stesso prezioso materiale dei muri, solcato da incisioni intricate che formavano complesse strutture geometriche il cui significato sfuggiva alla sua comprensione.

« Tale è il nome che si mormora nel cuore dell'Akeran. »

Jahrir era circospetto. L'atmosfera cupa non lo metteva a suo agio, così come la figura del Beik: Graub aveva ormai superato il fiore dei suoi giorni da tempo e il suo corpo appariva appesantito dagli anni dietro la scrivania, eppure recava con sè anche la sensazione di una minaccia celata e in agguato, come una bestia letargica pronta a risvegliarsi; i suoi occhi erano azzurri e gelidi, lo sguardo penetrante. Lo stemma della Chimera spiccava in risalto sulla cappa di tessuto pregiato, ricamato a fili d'oro. Inoltre era agitato anche per Ged e Xari; mentre gli forniva tutti i dettagli che conosceva sulla minaccia incombente, una parte della sua mente non riusciva a distogliersi dall'interrogarsi circa la loro sorte. Il pirata era stato scortato proprio verso quel palazzo, come il nano sospettava? Che ne era stato di lui: condotto in prigione, forse? Oppure si era ribellato lungo il cammino, magari con l'aiuto del prete rosso e del suo accompagnatore locale. Era forse il caso di chiederlo alla Chimera stessa e intercedere per loro, o piuttosto avrebbe rischiato di compromettersene il favore dichiarandosi affiliato a coloro che Graub o i suoi sottoposti ritenevano potenziali criminali?

« Arroccarsi dietro le proprie mura, che sia a Qashra o Taanach, non servirà, » intervenne Shaelan. « La Corruzione non è un avversario che possa essere fermato con bastioni di roccia. Bisogna organizzare un esercito e attaccare a fondo il nemico, se si vuole debellarlo. »

Jahrir annuì per sottolineare le sue parole, aggiungendo: « E bisogna farlo il più presto possibile, prima che sia troppo tardi. »

Il Beik appariva pensieroso; le sue meditazioni furono interrotte dall'avanzare di Tristan, il suo assistente, che fino ad allora era rimasto in disparte nell'ombra. L'eco dei suoi passi sul marmo riverberò fino all'alta volta del salone. Si accostò al Signore, mormorandogli qualcosa all'orecchio e poi ritraendosi di poco in attesa di una risposta, che non tardò ad arrivare: « Manda le amanti ad occuparsene. » L'attendente annuì e si allontanò.

« C'è qualche problema? » Chiese Jahrir, in allerta, ma Graub fece un cenno di sufficienza con la mano e rispose:

« Nessuno che non possa essere risolto. Allora, dove eravamo rimasti? »

Poi il suo sguardo si illuminò di una luce beffarda e maligna, mentre la bocca si distorceva in un sorriso tanto ironico quanto famelico.

« Ah, giusto. E' già troppo tardi! »

____


{ taanach, palazzo dei beik ~ pov: ged e xari }

Una grande e lussuosa scalinata in granito, posta nel mezzo del primo piano, dava accesso al livello superiore del palazzo e alle dimore del Beik. Fu ai suoi piedi che si arrestò Xari, sollevando lo sguardo verso le creature sopra di lui. Due figure femminili, avvinghiate l'una all'altra, voluttuose e suadenti nella loro nudità a malapena celata dai pezzi di armatura su busto e cintola. Procedevano con andatura lasciva ed emanavano una carica di erotismo carnale così forte da incendiare l'aria e risultare quasi palpabile. Ben presto il pirata fu raggiunto da Ged e Gandor; anche loro dovettero fermarsi ad ammirarle, ammaliati. Le due erano simili nell'aspetto, quasi uguali: corpi procaci, carnagione di una tenue sfumatura viola e lineamenti delicati. Indossavano un copricapo a foggia di rapace che non poteva celare del tutto i lunghi capelli argentei, avevano labbra invitanti e occhi come braci accese.


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Si scambiarono un lungo bacio sensuale prima di distaccarsi con evidente riluttanza. Una delle Arpie appuntò il suo sguardo malizioso e penetrante su Drenthe; immediatamente un flusso passionale e irresistibile lo investì, un'orgia di sensazioni libidinose e stimoli edonistici che ne scosse il corpo da capo a piedi. Il piacere era tanto intenso da trascendere i limiti delle carne e della mente, risultando addirittura doloroso e insopportabile. La seconda intanto aveva spiegato le ampie ali nere finora celate dietro la schiena, lanciandosi in volo giù dalle scale contro Ged. Quando fu vicina al prete rosso rallentò la planata con un poderoso battito d'ali che sprigionò una raffica insidiosa, in grado di sbilanciare l'uomo; quindi protese in avanti le grinfie artigliate, decisa a squarciargli gola e petto.


CITAZIONE
QM POINT ~

Ok, proseguiamo. Xari riesce a lasciarsi le segrete alle spalle, mentre Ged e Gandor penetrano a loro volta nel palazzo. Il primo precede di poco i secondi, che invece incontrano i png liberati dalle celle; il ricongiungimento, comunque, è rimandato solo di poco e si concretizza dinnanzi al prossimo nemico: le due Arpie che vi attendono sulla scalinata. Consideratele come pericolosità B complessiva (come se fossero un unico mostro, dunque); sono in possesso di una passiva psionica di ammaliamento che vi induce ad essere fisicamente attratti da loro e abbassare di conseguenza le difese. Una delle due, ferma sulla cima delle scale, lancia contro Drenthe una psionica di potenza Alta volta a provocare un piacere così intenso da risultare doloroso; se non difesa infligge danni Alti alla mente e lascia il bersaglio inebriato e inebetito. La seconda invece plana su di Ged: poco prima di raggiungerlo batte poderosamente le ali generando una raffica di vento di potenza Media con l'intento di destabilizzarlo, dunque prova ad artigliarti mirando a gola e petto (2CS). Gestiamo il duello in Confronto. Questa volta fisso già la scadenza: 23.54 di Sabato 6; cerchiamo di riprendere i ritmi iniziali!

 
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Drag.
view post Posted on 6/6/2015, 10:46




Quei lunghi corridoi gli erano familiari; il pavimento levigato, le colonne di marmo chiaro, le torce che balenavano tremolanti al suo rapido passaggio...
Il pirata digrignò i denti, a malepena consapevole del tumulto di emozioni che lo stava travolgendo. Il palazzo di Graub era stato costruito con i migliori arredi e impreziosito dai più abili cesellatori di Taanach, ma quell'opulenza sembrava gridare continuamente nell'orecchio di Xari una triste realtà: non ti trovi a Taanach - sei ancora prigioniero di ʤɛna. Non era fuggito dalla memoria dell'Ahriman, nè era riuscita a sconfiggerla. Si trattava di una menzogna immensa, una ragnatela di illusioni così fitta che vi era rimasto intrappolato pensando invece di esserne fuggito. Il passo di Drenthe si fece via via più nervoso, erratico. Sapeva riconoscere una crisi di panico: ne aveva già sperimentate tre da quando aveva lasciato l'isola di Barnàk (il rifugio segreto della colonia di Maegon protetta da Alexei). Non poteva più negare di soffrire di stress traumatico; il fiato diveniva spezzato, le vertigini lo assalivan senza pietà e il sangue pareva gelargli nelle vene facendolo impallidire terribilmente.
Ma lui doveva raggiungere Graub; la missione di Alexei era una scusa. Xari doveva convincersi di non essere un burattino nelle mani dell'Ahriman; doveva appurare di non essere (più) un guscio vuoto alla quale Intet sussurrava sogni e memorie. Ogni qual volta il pensiero gli sfiorava la mente, Drenthe poteva quasi riassaporare l'odore delicato della dea di ʤɛna mentre ella lo abbracciava, invitandolo a unirsi a lei. Erano ricordi vividi e sconvolgenti, ma ciò che più lo terrorizzava era la consapevolezza che tutte le idiosincrasie osservate da allora potessero essere segnali d'allarme di una realtà illusoria nella quale lui si stava crogiolando.
E se fosse stato tutto finto? Se stessi percorrendo gli interminabili corridoi della piramide di Saator?

Gli attacchi di panico erano i segnali d'allarme del suo subconscio, che tentava di ribellarsi alla menzogna dell'Ahriman. L'incontro con Alexei era il suo desiderio di essere salvato, Ged un frammento del suo passato che si schiantava nell'arabesco irrazionale costruito da chi gli stava governando la mente. Jahrir Gahkoor? Era semplicemente un personaggio troppo incredibile per trovarsi davvero in quel luogo. Il vecchio druido della foresta, invece...

« Maledizione. », masticò sommessamente, rovinando contro una parete. Sentiva dei passi, lontano, alle sue spalle; in quel momento, tuttavia, la mente del pirata era troppo in subbuglio per ragionare sull'imminente pericolo. Macchie scure gli annebbiarono la vista, e cercare di ritrovare stabilità sorreggendosi con la solida pietra non sembrò aiutarlo affatto. Dopo due improvvisi conati, Xari vomitò quelle poche bevande che aveva condiviso con gli avventori della locanda poco meno di un'ora prima.
« Maledizione. », ripetè, stremato.

____


Il sangue pulsava nella sua testa come migliaia di rabbiosi tamburi da guerra.
Con qualche secondo di colpevole di ritardo, la mente di Xari reagì violentemente al fascino ultraterreno scatenato dalle due succubi; le arpie erano apparse in cima ad una elegante scalinata che verosimilmente conduceva agli alloggi privati del Beik, sbarrandogli il cammino. Piccole voci continuavano a sussurrare all'orecchio del pirata, combattendo il freddo raziocinio con la paranoia e la follia. Il druido del bosco li aveva avvertiti: Taanach era già perduta. Quelle voluttuose arpie in difesa di un Triarca della città erano il sintomo di una cancrena giunta ben oltre il punto di non ritorno: la Tentatio aveva già corrotto coloro che avrebbero dovuto unirsi per combatterla, e ora la missione di Alexei diventava incredibilmente più complicata. C'era tuttavia un'altra perfida voce nella soffocata coscienza di Xari - un suggerimento sottile, che gli ripeteva "è tutta una finzione, lasciati andare: concediti a loro. Riposati."

"Non devi far altro che cedere alla tentazione."

Ricordare le esatte parole di Intet lo scosse brutalmente, facendogli perdere le staffe.
Io non sono un burattino, ripetè mentalmente. IO NON SONO UNA MARIONETTA.
« Il vostro patetico fascino non è nulla in confronto alla bellezza dell'Ahriman;
poichè lei non è riuscita ad ammaliarmi, vi conviene fuggire il più lontano possibile.
»

Il disgusto che venne sputato dalle frasi concitate appena pronunciate era evidente. Quelle serve immonde non avrebbero mai avuto su di lui la stessa presa che aveva tuttora Intet - era semplicemente nella gerarchia naturale delle cose.
La furia del pirata era palpabile, come un proiettile che si propaga nell'aria schiacciando a terra i codardi e soffocando i deboli: quando vide una delle due succubi reagire confusamente, assalita dalla sua ira, Drenthe sfoderò in un baleno le sue lame. Litigio e Coltello fulminarono su di lei con la stessa rapidità con la quale Xari salì le ampie scale, accorciando le distanze: l'arpia riuscì a schivare un fendente, ma quando il secondo andò a segno le ferite vennero catalizzate dall'altra demone - impegnata, come poi ebbe modo di appurare, a fronteggiare Ged ed il suo amico della taverna. Così preso dal suo delirio, il pirata non si era neppure accorto di essere stato seguito a pochi secondi di distanza dal sacerdote e da Gandor.
« Tu! Come hai osato ferire la mia amata? »
Farò di peggio, promise malignamente.
Non era difficile immaginare il legame spirituale che legasse le succubi: ciò che veniva inferto ad una, veniva trasmesso all'altra; questa abilità era incredibilmente conveniente, specialmente perchè notò con la coda dell'occhio come una stesse per assalire l'amico del sacerdote. Ged stesso lo difese da un'attacco a sorpresa - una ritorsione per le ferite inflitte -, ma non ebbe modo di ringraziarlo: sorridendo spietatamente, Xari diede sfogo a tutta la sua repressione tempestando l'arpia che aveva dinanzi con una gragnuola implacabile di fendenti. Le due lame danzavano nelle sue mani come naturali estensioni delle braccia, descrivendo ampi archi accompagnati da piroette e movimenti esageratamente spettacolari; la rapidità dell'attacco, tuttavia, non lasciava spazio per fraintendimenti. La maestria con cui il pirata sapeva muovere le sue spade era assoluta.
Come sospettato, ogni colpo a segno aprì squarci sottili nel corpo della seconda succube, straziandone le carni in pochi istanti; esanime, essa collassò a terra priva di forze e alito vitale, incapace di sferrare un'ultima offensiva nei confronti di Gandor.

La vittima della sua tempesta d'acciaio, tuttavia, parve impazzire dalla perdita della sua "amata". Il legame che le univa era probabilmente sancito nel sangue del Baathos, e la perdita della gemella la fece completamente perdere il senno.
Ululando dalla sofferenza, l'arpia esplose in un'ondata nera di corruzione marcescente.

Xari era pronto: si aspettava un esito del genere dal momento in cui aveva visto gli effetti delle ferite manifestarsi sulla succube che non le aveva patite. "Quando leghi un boma, assicurati di avere il contrappeso dall'altro lato", si usava dire a Dorhamat.
Con un singolo movimento delle spade, il pirata bloccò l'onda necrotica quasi fosse un soffio tangibile; non poteva far nulla per i suoi compagni: non aveva le capacità per difendere anche loro.

Dopo essersi guardato alle proprie spalle (con il respiro ancora affananto e le membra che cominciavano a farsi pesanti), Xari si lanciò oltre le scale, verso quella che immaginava essere il salone del Beik

« La Corruzione è già qui. », sentenziò.


Status: 90% fisico, 20% energia (-20% Basso), 75% mentale
CS: 1 nella riserva, Astuzia.
Passive rilevanti:
UPPER HAND
Nella lotta Xari si è trovato dinanzi ad un numero estremamente eterogeneo di avversari; per quanto sia un abile combattente, egli è perfettamente consapevole di non essere nè il più forte nè il più esperto: a volte, per avere la meglio è necessario sfruttare le azioni del nemico. Nelle situazioni di pericolo, così, il pirata può all'occorrenza acuire le proprie capacità in risposta a particolari offensive o tecniche: ad esempio, qualora un avversario utilizzasse una abilità di natura fisica, se Xari consumasse un utilizzo di questa passiva egli acquisirebbe 1 CS in Destrezza - da aggiungersi alla sua riserva. [6 utilizzi - passiva di power up di 1 CS in Destrezza in risposta a tech fisiche] In maniera molto simile, qualora il nemico adoperasse incantamenti e tecniche magiche, egli potrebbe acquisire 1 CS in Astuzia. [5/6 utilizzi -passiva di power up di 1 CS in Astuzia in risposta a tech magiche]
Tecniche utilizzate:
SWORD DANCER (part three)
Il vero punto di forza dello stile di combattimento di Xari è la sua rapidità nei movimenti: questa, unita alla naturale destrezza con cui impugna le lame, lo rendono in grado di difendersi da qualunque cosa; la sua abilità nella spada gli permette di parare e bloccare qualsiasi attacco gli venga scagliato contro (sia esso fisico o magico) con opportuni movimenti delle armi spendendo un proporzionale consumo energetico, avente natura fisica. [tecnica personale di natura fisica difensiva, variabile d'energia]
Consumo di energia: Alto
 
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Wolfo
view post Posted on 9/6/2015, 16:12





« Fetiales; shabāha »
dall'abisso

─ ─ ─


Il sacerdote incrociò le braccia, con lo scopo di resistere all'offensiva portata dal nemico. Non riuscendo a sopportare la costante pressione a cui era stato sottoposto, dovette sacrificare una parte delle proprie energie per generare un piccolo scudo fiammeggiante. La difesa eretta non resistette a lungo, ma fu sufficiente al pastore per eludere l'attacco dell'arpia.
Sbuffò, Ged, abbozzando un respiro affannato.
Nell'istante successivo, l'arpia tentò un rapido fendente, costringendo Ged a evocare nuovamente il proprio potere, al fine di proteggersi dalla bestia.

« ...ma che?! » non ebbe il tempo di pronunciare alcuna sillaba; la battaglia proseguì senza curarsi dei suoi timori, mettendolo in uno stato delirante e confusionale.

« Il vostro patetico fascino non è nulla in confronto alla bellezza dell'Ahriman;
poiché lei non è riuscita ad ammaliarmi, vi conviene fuggire il più lontano possibile.
» esordì il pirata con ardore, mentre abbozzava dei rapidi fendenti contro il suo avversario. Ged rimane per diversi secondi ad osservare il moto di Xari, il quale si dilettava con foga brandendo la sua arma. Il sacerdote si convinse ancor di più del suo compagno e, sebbene lo considerasse alla stregua di una serpe velenosa, fu lieto di averlo come alleato in quel momento.

« Tu! Come hai osato ferire la mia amata? » ribatté l'orrida creatura, esibendosi n urlo straziante, poco prima di tentare l'ennesimo assalto contro il pirata.
Ged, dopo aver - con il solo sguardo - intimato Gandor ad attaccare, rivolse la sua attenzione nuovamente verso il pirata. Quest'ultimo stava per subire un pericoloso attacco da parte dell'arpia. Istintivamente, Ged evocò nuovamente il proprio potere, proteggendo il suo alleato dalla rabbia di quelle creature.

A quel punto, Ged colse l'occasione e - rapido - evocò un'ultima volta il volere del primo drago, nel tentativo di bloccare quelle creature orripilanti. Lingue di fuoco emersero dal terreno, e si sviluppavano velocemente, fino a intrecciarci con i corpi delle arpie. Xari terminò la battaglia, giocando le sue ultime carte per porre fine allo scontro.
L'assalto del pirata fu terribile. I suoi compi si infransero sul corpo dell'arpia e, nell'istante stesso in cui la bestia cadde al suolo senza vita, la sua gemella iniziò a decomporsi, fino a detonare in una gigantesca esplosione corvina.

Ged non riuscì a difendersi.
Venne sbalzato via da una forza inesorabile, e solamente dopo diversi minuti riprese i sensi. Il suo corpo era tempestato da piccole ustioni e tagli, mentre alcuni zone della pelle vantavano una colorazione violacea. Provava un senso di nausea e confusione ma, nonostante tutto, non si sarebbe mai fermato.

« Forza... »

Proseguì in silenzio, senza dire una parola.
A denti stretti, e a testa alta.

« Andiamo avanti. »


CITAZIONE
Energia:70% - 10% - 5% - 5% - 10% = 40%
Mente: 100%
Corpo: 70% - 20% = 50%

Ferite
─ Basso al corpo (5%), morso al tallone destro.
─ Alto al corpo (20%), segni di necrosi in prossimità delle ferite.


Abilità utilizzate
─ Ged può, consumando energia, manipolare il fuoco per difendere (abilità variabile, magica, bersaglio singolo). - medio
─ Ged può, consumando energia, manipolare il fuoco per difendere (abilità variabile, magica, bersaglio singolo). - basso
─ Ged può, consumando energia, manipolare il fuoco per difendere (abilità variabile, magica, bersaglio singolo). - basso
─ Ged può, consumando energia, creare delle lingue di fuoco per paralizzare i bersagli (abilità media, magica, ad area)


Note
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view post Posted on 26/6/2015, 12:38

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{ taanach, palazzo dei beik ~ pov: jahrir }

Il fumo emanato dalle candele che bruciavano stava divenendo soffocante. Le spirali si avvolgevano intorno a lui e a Shaelan, pigri tentacoli di caligine violacea e odorosa che sembravano volersi attaccare addosso e non staccarsi più. Gli lacrimavano gli occhi e gli girava la testa, tanto che non era neppure sicuro di quel che il Beik andava dicendo. E' già troppo tardi, aveva sentito proprio bene?

« Cosa... cosa intendi dire? »

Chiese fra un colpo di tosse e l'altro. Attraverso la coltre sempre più densa tentò di scrutare il volto di Graub: i suoi occhi ardevano, di una luce maligna e corrotta. Era solo il riflesso della nebbia purpurea, o una scintilla proveniente dal fondo della sua anima?

« Temo che abbiate sottovalutato il potere della Tentatio, miei cari ospiti. » L'uomo sorrise... ma era davvero un uomo? Al nano pareva di scorgere strane forme oltre le volute di fumo, immagini distorte forse dalla scarsa visibilità. « Speravate di precederla, ma ella è già qui. »

Fu a quel punto che gli tornarono in mente le parole di Ràven, l'eremita della foresta, e allora tutto gli fu chiaro: la Corruzione è penetrata a fondo nella città, fino al suo cuore pulsante. Era stato un cieco a non cogliere lo schema generale dietro all'inganno, a non collegare tutte le informazioni in loro possesso. Aveva interpretato quella sentenza come un modo per dire che anche all'interno di Taanach si erano già verificati casi di corruzione tra i cittadini; nella peggiore delle ipotesi, aveva sospettato anche del famigerato Tsar, una figura spuntata dal nulla e con tempismo troppo preciso per essere casuale: l'emissario dell'Ahriman che assurgeva al ruolo di massimo potere della città, scacciando le vecchie autorità per poi assoggettarla senza ostacoli - sembrava il piano perfetto. Invece il nemico era colui che gli stava davanti agli occhi, a cui intendeva chiedere aiuto per combattere la minaccia che Jahrir pensava comune.
Graub - o qualunque creatura fosse che ne avesse assunto le sembianze, annuì compiaciuto, quasi leggendogli nella mente.

« Non angosciatevi, vi prego. L'Ahriman è un padrone generoso che sa ben ricompensare i propri servitori, » promise rivolto ai due. « Unitevi a lui e non ve ne pentirete. In caso contrario, tu » - appuntò lo sguardo su Jahrir - « morirai. La tua amata, invece, non avrà una sorte così fortunata. »

A sentir nominare Shaelan il guerriero si voltò di scatto, cercando di individuarla attraverso la coltre; la sua vista però era ormai compromessa, e non aiutava neanche la debole fluorescenza che pulsava dalle scanalature nel pavimento, illuminando il complesso intreccio geometrico di un tenue blu. La sua luce accendeva la cortina di riflessi inquietanti e sanguigni.

« SHAELAN! »

Invocò, invano e disperato. Tentò di afferrare il suo martello, ma si rivelò troppo pesante. Sentiva le forze scemare, i sensi abbandonarlo. A stento poteva abbozzare un movimento qualsiasi.

« Osserva: te la mostro. »

____


{ taanach, palazzo dei beik ~ pov: ged e xari }

Xari, Ged e Gandor attraversarono di corsa il corridoio che si dipartiva dalla cima delle scale, il primo seguito a breve distanza dagli altri due. Non incontrarono ostacoli e non si avvidero dell'ombra celata dietro una delle colonne che si innalzavano ai lati della galleria. La porta al termine di essa era sbarrata, ma con un paio di spallate ben assestate Gandor riuscì a scardinarla. Li accolse uno spettacolo sinistro: la figura informe di Graub al centro del salone, gonfiata da innaturali protuberanze ed escrescenze celate sotto veste e mantello, distinguibile con molta difficoltà nel mezzo della nebbia venefica. Aveva le braccia spalancate, il volto gettato verso l'alto in un'espressione distorta e la schiena inarcata; rideva, un suono gutturale e profondo, che usciva dritto dalle sue viscere. Poco distanti, immersi nella coltre rischiarata dalla luce delle candele che bruciavano senza sosta - non consumandosi - e da quella emanata dal pavimento, Jahrir e Shaelan erano prostrati a terra, gli occhi sbarrati come dinnanzi a un invisibile e terrificante spettacolo.
Non appena misero piede nella sala il fumo aggredì anche loro, ottenebrandone le facoltà. La vista si annebbiava, i suoni sfumavano in un brusio sommesso mentre le energie abbandonavano le loro membra.

Ged

Era la voce del Beik che lo chiamava, nonostante lui non stesse neppure parlando: poco più di un bisbiglio sussurrato direttamente alla sua anima.

Ged, io vedo i tuoi peccati. Io conosco le tue colpe

La cortina mulinò in vortici inquieti, si deformò, ritrasse ed espanse, avvolgendosi su se stessa fino a plasmare delle figure evanescenti e spettrali, echi di carne ed ossa intessuti con fili di fumo impalpabile a formare le immagini di volti devastati dal dolore - eppure riconoscibili. Le sorelle Amarantha e Jaahya, Eliphas, Roderith e tutti gli altri compagni che il prete aveva perduto... che aveva condannato alla morte, con le sue azioni. Lo fissavano, con sguardi d'accusa, i volti induriti dal rancore. Lo accusavano, muti eppure assordanti nel loro giudizio.

Il mio potere è vasto, sui vivi quanto sui morti

La voce era suadente, lo accarezzava e irretiva, lo attirava verso di sè con un misto di forza e dolcezza. Resistervi era quasi impossibile.

Unisciti a me e potrai riaverli indietro. Unisciti a me e potrai redimerti

Nel frattempo anche Gandor e Drenthe non erano risultati immuni alla malia, perduti ognuno nel proprio personale delirio. La nebbia che circondava il pirata si apriva in squarci improvvisi e fugaci, lacerazioni nel tessuto della realtà che rivelavano reconditi livelli di verità celati oltre la coltre: rapide visioni di creature lucertoloidi, immagini confuse di immense ziqqurat e pinnacoli svettanti, labili scorci della decaduta ʤɛna.

Xari, Xari... Il tono era quasi paterno, indulgente: un genitore che mostra al figlio il suo grossolano errore, pronto a fornirgli la giusta soluzione.

Chi meglio del maestro dell'inganno dovrebbe riconoscere una menzogna? Non sei stupido, sono sicuro che te ne sei accorto, che ti abbia sfiorato almeno il sospetto.

Mentre le visioni si susseguivano una dopo l'altra, il Beik proseguì:

Come puoi pensare che tutto questo sia vero? Ad accompagnare le sue parole, la nebbia si modellò a formare scene rapide e fumose: la missione affidatagli da Alexei, l'incontro con Jahrir e Shaelan, il viaggio verso Taanach e le vicende successive.

Gli indizi contrari sono troppi, per quanto collegarli tutti vada oltre le tue forze. Ma non temere: io ti posso aiutare. Posso mostrarti la verità

La Chimera allungò una mano verso di lui, in un gesto di invito allettante. Chi gli parlava però non aveva più il volto inflaccidito del Beik, ma quello dai lineamenti perfetti ed eterei di Intet.

Devi solo volerlo


CITAZIONE
QM POINT ~

Scusate ancora per il ritardo; andiamo avanti. Dopo lo scontro con le Arpie raggiungete senza particolari problemi il salone del Graub, dove trovate Jahrir e Shaelan già succubi del suo incantesimo e immersi in non meglio precisate visioni. Il problema è che anche voi ne finite ben presto preda, nelle modalità descritte nel post. In particolare Graub, che può sondare le vostre menti e i vostri ricordi, rinfaccia a Ged gli eventi di Fetiales; Thàr facendo leva sui suoi sensi di colpa per le presunte morti dei suoi compagni, e offrendogli la possibilità di riportarli in vita. Con Xari invece si impegna a sobillare e alimentare i suoi sospetti riguardo la realtà che lo circonda e gli avvenimenti seguiti a Fetiales; ʤɛna: è davvero riuscito a liberarsi dalla malia di Intet, o vive ancora in un'illusione? Il Beik si offre di dargli una risposta definitiva. Il prezzo da pagare è ovviamente l'unione col Beik stesso e le forze maligne dell'Ahriman. Per scendere un po' più nei dettagli, le parole della Chimera contano come un'influenza psionica di potenza Critica, dalla quale potete difendervi con un consumo adeguato - evitando quindi di subire i danni corrispondenti, Critici per ognuno di voi - o anche di subirla eppure riuscirla a sventarla. Insomma ciò che vi chiedo è un post prettamente introspettivo e psicologico, in cui descrivere il percorso mentale che porta i vostri pg a ribellarsi alla malia (pur non difendendosi con un'abilità e subendo il danno); anche nel caso di difesa con tecnica, comunque, ci tengo che seguiate questa richiesta. Niente vi vieta, d'altra parte, di cedere alla psionica e cambiare schieramento, se preferite. In caso contrario, una volta liberi dall'influenza, potete tentare qualcosa già in questo turno per aiutare i vostri compagni, però non siate autoconclusivi, quale che sia l'azione intrapresa. Scadenza fissata per le 23.59 del 01-07.

 
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view post Posted on 24/7/2015, 17:23

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{ taanach, palazzo dei beik ~ pov: jahrir }

Le visioni si affastellavano l'una sull'altra, scorci di delirio e disperazione che stavano catapultando Jahrir negli abissi della perdizione, a una profondità tale che riemergerne pareva sempre più impossibile. Vedeva Shaelan, la sua amata, vittima di torture e violenze senza sosta, il corpo martoriato dalle ferite, la mente massacrata da abusi ancora peggiori. Vedeva le forze del male affaccendarsi intorno a lei, eccitate e ribollenti al cospetto della nuova, fresca preda, che si dimenavano come in preda a un furore mistico, figure perverse assorbite nella loro folle danza orgiastica. Vedeva la sua indole generosa e benevola mutare, plasmata come argilla morbida dalle mani della Corruzione in nuove, maligne forme: ogni ulteriore sevizia, ogni squarcio nella carne e sfregio nella mente la allontanava dalla luce e sprofondava nei tenebrosi reami dell'orrore, nei meandri dell'anima umana. La vedeva infine asservita per sempre alla Tentatio, mero strumento nelle mani di un potere immenso e malvagio, pedina da manipolare per compiere gli atti più scellerati e infine sacrificare all'occorrenza.
Tutto questo vedeva Jahrir, e molto altro ancora: immagini di tale atrocità da sfuggire persino alla sua capacità di comprensione, e anche alcune più fugaci e misteriose che non sapeva giustificare. Le visioni erano accompagnate da un rombo di tuono crescente, che montava come un'onda gigantesca a sommergere ogni altra percezione e sensazione, e solo dopo molto tempo il nano realizzò che quel rombo altro non era che il suo grido disperato. Il suo corpo era in fiamme, si sentiva bruciare da un fuoco inestinguibile, martoriato da mille ferite; il dolore era tutto nella sua mente - in qualche modo lo sapeva - ma era così reale! Per quanto si sforzasse non c'era modo di sfuggire al controllo del Beik: ogni suo tentativo di scacciarlo e liberarsi della sua influenza risultava vano. Era ormai rassegnato, prostrato alla volontà aliena, ma l'ultima visione lo riscosse. Shaelan lo fissò direttamente e lui potè scorgerne gli occhi: erano occhi spenti, privi di qualsiasi barlume di vita. Quegli occhi che erano stati tanto brillanti, curiosi, intelligenti, intensi, irrequieti, maliziosi, che mai cessavano di indagare il mondo, di cercare nuove sfide o soluzioni, che lo avevano ammaliato con la loro profondità nei momenti intimi, che erano uno specchio perfetto dell'anima di Shaelan, ora erano ridotti a smorte biglie grigie.

« NOOOOOOOOOO! »

Il grido gli scorticò la gola e corrose le corde vocali. Il suo cuore accelerò i battiti, rimbombando come un folle tamburo da guerra nel mezzo della battaglia, pompò rabbia liquida nelle vene e irrorò ogni estremità del suo corpo. Dietro agli occhi sentiva un pulsante dolore rosso, deflagrazioni violente serrate nella sua scatola cranica. Raggiunse il culmine, il punto massimo, e lo superò.
Infine, con un sovrumano sforzo di volontà, Jahrir si liberò del controllo della Chimera.
Fu come rimuovere un macigno dal torace o placare un incendio appiccato alle proprie carni. La vista si schiarì, pur ostacolata dai fumi venefici delle nere candele. Nella foschia verdognola potè scorgere Graub, o per lo meno quella cosa che ne aveva assunto le sembianze fino a poco prima, dismettendo finalmente le sue spoglie fallaci per rivelarsi in tutta la sua mostruosità. Un ghigno terribile capeggiava trionfante scavato nel teschio scarnificato della creatura, da cui si dipartivano due corna arcuate e luciferine; gli occhi non erano altro che vuote orbite nere, illuminate dalla pallida luminescenza del salone, che tracciava riflessi inquietanti sul volto cadaverico. Il corpo era anch'esso scheletrico, un'informe accozzaglia fatta di bordi frastagliati, ossa sporgenti, costole incrinate, vertebre spezzate.


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Jahrir rabbrividì, mentre la verità gli si dischiudeva completamente davanti agli occhi. Una parola, un nome affiorò sulle sue labbra, poche lettere che aveva sentito sussurrare con paura, appena mormorato.
Un mostro, un corrotto, un mutaforma. Uno...

« shabāha »

Come se l'avesse sentito, rispondendo all'invocazione, il fu Beik si girò con lentezza esasperante verso di lui, il cranio spaccato in due da un sorriso raggelante. Sollevò una mano, puntò con l'indice alle spalle del nano; quest'ultimo si voltò, e vide una bassa figura stagliarsi contro la cortina, indistinta all'inizio, poi sempre più chiara.

« Shaelan! »

Lo attaccò, minacciandolo con la sua ascia. Jahrir schivò a stento, colto di sorpresa dalla mossa. Provò a farfugliare una domanda, chiedere una spiegazione, ma lei non gliene diede il tempo. La lama fendette l'aria, una volta, due, ancora e ancora, sibilando sempre più vicino. Tagliava la nebbia, lasciandosi dietro una scia di sottili filamenti, inspiegabile promessa di morte. Il nano cercò il proprio martello, invano: doveva averlo lasciato cadere mentre era in preda alle visioni. Rotolò sul pavimento inciso per sfuggire all'ennesimo colpo e afferrò la spada abbandonata su di esso: con una rapida occhiata scorse a un palmo dal suo il volto pallido e catatonico di Drenthe. Si rialzò mentre Shaelan lo ingaggiava nuovamente. Le lame danzarono, si scontrarono, cozzarono, esplosero scintille d'oro nell'oscurità e urlarono i loro lamenti d'acciaio. Il ferro strideva, come le viscere della terra quand'è sconvolta da un terremoto; Jahrir gemeva, incapacitato a trovare una spiegazione. Si limitava a difendersi: non voleva ferire l'amata - o peggio - ma quella lo incalzava con sempre maggiore pressione.

« Ferma! »

Urlò disperato quando sentì il muro alle proprie spalle; lei esitò per un attimo, il tempo sufficiente perchè Jahrir le facesse volare via di mano l'arma con un rapido movimento del polso, poi gli puntò contro la propria, ad altezza del petto.

« Shaelan, che ti succede? Sono io, non mi riconosci? »

La sua voce era rotta dai singulti; ora che ce l'aveva a un passo di distanza e la fissava non poteva più negarlo, neppure a se stesso: era troppo tardi, la Tentatio si era già scavata una strada fino al cuore puro di lei, corrompendolo col proprio potere. I suoi occhi non mentivano: grigi e spenti, come quelli della visione.

« Oh, Shaelan... »

Calde lacrime gli bagnavano il volto; le sentiva scorrere, tracciando solchi chiari sulle guance annerite da sudore e sporcizia. La mano della spada gli tremò, scalfì appena la pelle dell'amata.
Chinò il capo, prostrato. Era finita.

« Jahrir... »

Lo risollevò di scatto; negli occhi di lei scorse un barlume di vita, una speranza, minuscola ed effimera, sprofondata in una voragine di disperazione, ma reale!
Poi qualcos'altro...

Comprensione.

« Sono perduta. »

Mormorò, e si gettò contro la sua spada.
Il ferro le perforò il petto, trafisse il cuore e riemerse dalla schiena, grondante sangue.
Shaelan crollò a terra, e Jahrir con lei.

_____


Di quel che successe in seguito Jahrir ne conservò solo un ricordo confuso, come di un sogno. Sconvolto e incapacitato a fare alcunchè, si limitò ad assistere in uno stato di semincoscienza al combattimento tra la creatura e i suoi compagni, che in qualche modo si erano liberati dell'incantesimo. Gandor non fu invece tanto fortunato: mentre era ancora assoggettato al controllo psichico lo shabāha gli squarciò la gola, lordandosi del rosso del suo sangue; solo nell'ultimo istante di vita l'uomo si riebbe: mentre una lacrima solitaria scendeva sul suo volto, le labbra si mossero appena a mormorare Leyla, poi dalle stesse labbra spirò il suo ultimo respiro e l'anima abbandonò il corpo. Xari e Ged invece affrontarono a viso aperto il mostro. La lotta fu cruenta: il pirata perse un occhio, sradicatogli via da uno dei corni arcuati del Beik, mentre al prete rosso venne mozzata una mano. Nonostante tutto i due riuscirono a mettere alle strette l''avversario, ma proprio quando sembrava che stessero per sopraffarlo quello si immerse nella nebbia e svanì alla vista.
In seguito tutta la storia fu chiara. Quando lo shabāha si era introdotto nelle loro menti per proiettarvi un coacervo di rimorsi del passato, paure per il futuro e terrori sconosciuti, inevitabilmente anche i tre compagni avevano avuto accesso a frammenti di pensieri, emozioni e conoscenze del nemico. Confrontando le rispettive visioni Drenthe, Ged e un ancora inebetito Jahrir poterono ricostruire la vicenda. Acheiron Graub, Beik della Chimera, era un uomo potente ma ambizioso: non si accontentava mai di ciò che possedeva, cercava sempre di spingersi un gradino più su. Ma quanto maggiore l'altezza, tanto più rovinosa la caduta. Quando la sua influenza su Taanach venne messa in dubbio dall'ascesa della ricchissima famiglia Essien condusse delle indagini e venne a sapere dei misteriosi rituali che coinvolgevano gli schiavi di Kava Kan. Convinto che il loro potere derivasse da quei riti, si decise a replicarli quando la situazione nell'Akeran andò peggiorando, con la comparsa della Corruzione e soprattutto il delinearsi di una possibile elezione speciale dello Tsar, che lo avrebbe estromesso del tutto dalle posizioni che contavano. Con l'aiuto delle sue milizie personali cominciò a rapire e imprigionare poveri e delinquenti dai bassifondi della città: ladruncoli, orfani, mendicanti, gente di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza, che nessuno avrebbe cercato o rimpianto. Col favore delle tenebre, poi, a scadenze regolari li trasferiva in gruppo e segretamente in una zona periferica e poco frequentata, posta sotto il suo diretto controllo, dove poteva attuare il proprio piano: le persone rapite venivano uccise e gettate in un pozzo profondo, seguendo i dettami rituali già praticati dagli Essien. Questi sacrifici, però, non sortirono i risultati sperati, ma più il Beik perseverava nel suo misfatto scellerato - convinto di sbagliare qualcosa e di poter trovare una soluzione - più si aggravava un pericoloso effetto collaterale. La Tentatio lo trovò, gli si avvinghiò alle carni come un parassita malefico e a ogni nuovo bagno di sangue lei scavava un po' più in profondità, fino a penetrare nel suo cuore ormai corrotto. Infine, Graub e la Corruzione furono una cosa sola; il Beik morì, e al suo posto nacque lo shabāha. Non per questo desistette dai sacrifici, che anzi intensificò - ma con un obiettivo diverso: accrescere il potere della Tentatio fino a divenire tanto forte da assoggettare l'intera città al controllo dell'Ahriman.
Fu a questo punto che Jahrir e i suoi compagni giunsero in città, che Gandor implorò Ged di aiutarlo a ritrovare sua figlia rapita, che tutti si recarono al palazzo del Beik poche ore dopo che l'ultimo gruppo di prigionieri era stato trasferito nel luogo designato per l'immolazione. Questi ultimi furono in seguito salvati dalla fuga del Beik e dall'intervento degli stessi Ged, Xari e Jahrir, che riuscirono a scoprire l'ubicazione del pozzo sacrificale grazie agli stralci di pensieri sfuggiti al controllo della creatura. Infine, dopo aver informato lo Tsar degli ultimi avvenimenti, la compagnia si sciolse.

Fu così che ebbe termine la tragica missione di Jahrir a Taanach.
Dopo la perdita di Shaelan, ora quelli che si aprivano davanti a lui non erano nuovi orizzonti,
ma baratri neri.


CITAZIONE
QM POINT ~

Vista la sparizione improvvisa e immotivata di Drag e Wolfo, mi vedo costretto a chiudere qui la quest con un certo anticipo, riassumendo gli ultimi 2-3 post della giocata in questo. Mi dispiace più che altro perchè fino ad ora, pur con più ritardi del dovuto (compresi i miei) l'impegno non era mancato e stavamo procedendo bene, nonostante le naturali difficoltà derivanti dagli abbandoni di Verel e Lul; e perchè eravamo arrivati proprio adesso al clou della storia, con lo scontro finale che vi avrebbe tra l'altro posti di fronte a scelte interessanti e influenti per il più generale proseguo della campagna. Invece la cosa è andata diversamente, e certo non nel migliore dei modi per Jahrir - nè per voi. Shaelan muore, uccidendosi volontariamente sulla spada impugnata dal nano dopo aver realizzato di essere ormai condannata a un destino di asservimento alla Tentatio (come conseguenza del non essere riuscita a liberarsi della malia contaminante dello shabāha). Inutile dire che le conseguenze per Jahrir sono e saranno devastanti e tale avvenimento è destinato ad avere importanti ripercussioni in futuro. Anche voi non ve la passate bene: come conseguenza dell'abbandono, e dunque da considerare malus permanenti, Ged subisce l'amputazione di una mano, Xari la perdita di un occhio. Gandor muore: non potrà più riabbracciare la sua amata Leyla; lo shabāha riesce a scappare. Molte domande trovano risposta, perchè nel momento in cui la creatura si è impossessata delle vostre menti, anche voi avete potuto carpire stralci dei suoi piani e pensieri, ricostruendo il quadro generale, già descritto nel post. Con le informazioni ottenute riuscite a individuare il luogo dove erano segregati i prigionieri ancora superstiti, e liberarli. In conclusione, la spedizione per Jahrir si è rivelata non solo un fallimento - non essendo riuscito a perseguire lo scopo originario di arruolare una forza consistente con cui contrastare l'Ahriman - ma una vera e propria disgrazia, dalla quale difficilmente si riprenderà. Il suo futuro è ora più incerto che mai.
Da ultimo non rimane che assegnare le ricompense, considerevolmente decurtate per via degli abbandoni.
Verel 0 Gold e malus permanente: serberà per sempre il ricordo angosciante seguito all'incontro col Fuoco Fatuo nella foresta di Ràven
Lul 0 Gold e malus permanente: il Labirinto è un luogo ostico; in uno scontro coi suoi poco raccomandabili abitanti hai perso un arto a tua scelta
Wolfo 400 Gold e malus permanente: amputazione della mano sinistra
Drag 500 Gold e malus permanente: perdita dell'occhio destro
Non assegno inoltre il bonus in Gold previsto dalla partecipazione al ciclo dall'Abisso. Al sottoscritto assegno 500 Gold per la gestione della quest. Anche in questo caso la ricompensa è ridotta rispetto all'originaria a causa delle mie mancanze.

 
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23 replies since 8/3/2015, 21:09   837 views
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