La crociata del traditore
Muta
Atto I
La Ruota del Tempo ha molteplici aspetti.
Il mondo si evolve attraverso i cicli, raccontando la sua storia.
Ciascuna fase ha il proprio periodo di transizione.
Noi lo chiamiamo “Vivere in Tempi Interessanti”.
Noi lo chiamiamo “Destino”.
Noi la chiamiamo “Libertà”.
Una verità, nessuna verità, centomila verità.
Tu che sei testimone e giudice della tua esistenza.
Tu che scruti il tuo Futuro nelle Sabbie del Tempo, sarai in grado di decifrare l'Enigma?
Seguirai il Cuore o la Ragione quando Tutto si metterà in moto?
Qashra
Biblioteca universitariaReclinai il capo verso l'alto, poggiando stancamente le spalle contro lo schienale della poltroncina. Avevo perso il conto delle ore immerso nella lettura di un antico rotolo di pergamena di un misterioso studioso dell'Arte Divinatoria, il cui nome si era perso nel “Flusso del Tempo”. Era la traduzione più accurata, che ero riuscito a reperire, di un testo arcaico di cui si favoleggiava nei circoli accademici.
Ad essere sinceri non ero uno stimatore di tale Arte, per quanto avessi avuto modo a Lithien di venire a contatto con un cartomante. Mi ero lasciato attrarre dalla sua dialettica e mi aveva mostrato attraverso la scelta di tre carte, il Passato, il Presente e il Divenire.
Un Futuro non ancora scritto, disperso tra i Futuri possibili.
Era stata una nota piacevole prima del richiamo della battaglia.
Non credevo in un Fato scritto negli Astri.
Credevo nel Destino scritto da noi stessi.
Credevo in un Futuro mutabile attraverso le mie azioni, le mie scelte.
E allora perché la predizione di quel cartomante aveva incatenato il corso degli eventi, rendendo possibile il divenire annunciato, trasformando la sua verità nella mia realtà?
Perché una semplice carta era riuscita ad avere un tale potere sulla mia vita?
L'inizio e la fine di un viaggio.
Questo mi era stato predetto.
Avevo concluso un ciclo.
Dovevo lasciare andare il passato.
Dovevo sigillare i ricordi per non soffrire.
Il rimpianto non avrebbe riportato indietro coloro che non avevano visto sorgere una nuova alba.
Non avrei onorato la loro memoria.
Ero tornato a Qashra per rimettere la mia vita nella giusta prospettiva, per riuscire ad andare avanti, per terminare ciò che avevo lasciato in sospeso.
Volevo cancellare il ricordo di quella predizione, volevo riprendere in mano la mia esistenza.
Volevo...
… seguire la mente...
…. ignorando la voce del cuore...
Una voce duale che spezzava il mio spirito, legandolo in due luoghi così diversi tra loro.
Non volevo più disperarmi per una lotta senza Speranza.
Desideravo vivere nella Terra che mi aveva visto rinascere.
Desideravo...
Mi illudevo...
Non credevo nel Fato...
Il Destino mi aveva preso per mano...
Il mio viaggio stava volgendo al termine...
Il mio viaggio era appena cominciato...
Avevo vissuto in “Tempi Interessanti”.
Avrei vissuto nuovi “Tempi Interessanti”.
Istinto e logica, la mia dualità.
Non ero ancora completo, potevo infrangere l'ultimo tassello della predizione.
Potevo, ma al prezzo di una nuova predizione.
Un'antica filastrocca rivenuta per caso, durante l'archiviazione di vecchi e polverosi tomi.
Un'ombra oscurò all'improvviso il mio campo visivo.
Kirin, non dovreste ostinarvi a cercare nei libri la risposta che già conoscete.Voltai lo sguardo nella direzione del mio interlocutore.
Dwor era un nano avanti negli anni, il volto abbronzato, temprato dal sole del deserto.
Era un mio collega, che si occupava della storia antica del suo popolo. Aveva trascorso l'intera esistenza nel tentare di riportare alla luce la verità nascosta nelle leggende.
Tirò la sedia all'indietro per accomodarsi al mio fianco.
«Una riposta che mi appartiene, voi dite?» Lo osservai con aria dubbiosa.
«Sono giorni che cerco un significato, una verità celata in quelle parole, ma non riesco a carpirne il senso.» Ammisi, osservando le annotazioni vergate su fogli di carta sparsi su tutto il tavolo.
Mio caro ragazzo, non state leggendo le frasi nella giusta luce, nel corretto ordine. Vi è un codice di lettura per ciascuno di noi. Un interessante rompicapo, lasciato da un nostro antenato. Liberate la mente da ogni pensiero superfluo e focalizzatevi sul testo. Quali sono le parole che vi colpiscono di più? Quale la domanda che attende da voi la risposta?«La domanda che attende la mia risposta...» ripetei mentalmente.
Osservai il testo, lasciando che le parole scivolassero, senza imbrigliarle nel flusso dei miei pensieri.
La Ruota del Tempo
Tempi Interessanti
centomila verità
testimone e giudice
quando Tutto si metterà in moto
Seguirai il Cuore
«Seguirò il Cuore o la Ragione quando Tutto si metterà in moto?» Mormorai con un filo di voce.
Mi lasciai andare ad un profondo sospiro.
Conoscevo la risposta.
«La logica mi imporrebbero di scegliere, di giungere alla fine del viaggio, ma il mio animo non lo accetta. In questi lunghi mesi ho imparato che l'amore non è divisione ma unione, che la via del cuore può custodire ogni luogo a me caro. Avevo perso la Speranza, ma la Speranze non aveva perso fiducia in me.» Chiusi il libro con delicatezza.
«Sono troppo giovane per dedicarmi al solo insegnamento. Intendo viaggiare, ricercare le conoscenze perdute e non rinunciare ad amare ogni territorio che visiterò, né rinnegare uno dei luoghi a me più cari, in favore dell'altro.» Misi enfasi in quelle parole; parole in cui credevo, nonostante sembrassero frutto di un'ingenuità fanciullesca.
Sorrise all'inizio, consapevole della mia vera natura, poi la sua espressione mutò, facendosi più pensierosa.
Non ti chiederanno di lottare per loro.
«Lo so.»
Potrebbero non accettarti. Un ciclo si è concluso.
«Ne sono consapevole.»
Riuscirai ad essere giudice imparziale e testimone degli eventi?
«Non si tratta di riuscire, ma di dovere. Non posso permettermi di dubitare.»
Li hai così a cuore?
Annuii.
«Come tutti voi, mastro Dwor.»
LadecaMi ero mescolato tra la folla che si stava radunando nella piazza antistante la chiesa, in trepidante attesa del loro oratore. Per puro caso avevo scoperto, tramite i contatti mantenuti con alcuni membri della Resistenza, della presenza di Zeno in città. Dalle informazioni ricevute sembrava in procinto di tenere un discorso in giornata. Una notizia che mi aveva messo addosso una certa curiosità.
Ero avvolto in un ampio mantello, con il cappuccio calato sulla testa per coprire il rosso dei miei capelli, che si sarebbero inondati di riflessi di fiamma in quella luce del primo meriggio. Stavo mantenendo un basso profilo, osservando le persone al mio fianco con aria guardinga, nascondendo i miei lineamenti nella semi oscurità offerta dal tessuto che mi avvolgeva. Dubitavo di correre dei rischi. Le persone che conoscevano la mia affiliazione con i Sussurri erano a malapena una decina, ma preferivo non far correre pericoli inutili a Mariha. La fanciulla in questione si era ostinata a volermi seguire in questo mio viaggio con la testardaggine tipica della sua età. Naturalmente, per rendere la situazione un tantino complicata, si era aggiunto Sullivanyus. Per nostra fortuna nessuno sembrava essersi accorto del cucciolo di drago, addormentato tra le braccia della mia sorellina adottiva, semicoperto dal mantello.
Kirin...«Si?»...dovresti calmarti un po'...Mi voltai a fissarla con aria interrogativa.
«Io? Secondo te chi sta causando il mio nervosismo?»Mh... Agorafobia?«Eh?»Coscienza sporca?«Sei seria?»Manie di protagonismo?«Mariha...»Meno male che non ti abbiamo lasciato andare da solo o chissà in che guai ti saresti potuto cacciare.«...cosa stai...»Scherzetto!«...dicendo? Scherzetto? Ti pare il luogo adatto?»La vidi cercare il mio sguardo, rivolendomi un'occhiata eloquente.
Stavo cercando di sdrammatizzare. Non ti sei rilassato un solo secondo, da quando abbiamo lasciato l'Akeran. Sentii una sfumatura di preoccupazione provenire dalla sua voce.
«Non pensi che abbia una buona motivazione?»No! E non provare ad affibbiarci la colpa. Mentiresti, sapendo di mentire.Sospirai.
«Non è un luogo sicuro.»Neanche Taanach lo era, eppure quante volte io e Sullivanyus ce la siamo dovuta cavare da soli durante i tuoi viaggi?Touché.
Non aggiunsi altro: Zeno aveva fatto la sua comparsa.
«
Popolo dei Quattro Regni. »
E fu così che tutto ebbe inizio... Un nuovo inizio.
La guerra era finita, ma a quale prezzo?
Era davvero possibile porre quanto accaduto sotto una luce diversa, una luce propositiva?
Nessun nemico... nessun avversario...
...Collaborare...
Incolpare i simboli decaduti della rovina di un Regno.
Era questo il metodo per dimenticare le nostre colpe?
Ragione o torto, avevo imparato a mie spese come fossero legate da un filo indissolubile. Eppure sembrava non avere importanza. E forse era giusto così. Non potevo biasimare Zeno per la sua oratoria. Sembrava avere a cuore le sorti della popolazione, per quanto avessi avvertito una sfumatura “provocatoria” nel tono della voce, nel discorso che aveva accompagnato il suo invito alla collaborazione.
Quando introdusse la volontà del Sovrano, rivelandone il nome, mi sentii strano, confuso; purtroppo il mio rapporto con la religione era un po' conflittuale, se così potevo definirlo.
Le parole di Zeno raggiunsero con il passare del tempo un crescendo emozionale.
Unione, libertà e uguaglianza. Non era un obiettivo utopico? Come si proponeva di dare una realtà a quanto asseriva?
Quelle considerazioni passarono in secondo piano nell'ascoltare le ultime fasi del discorso.
«
Non riuscirete a procedere verso il futuro ripercorrendo la strada di chi ha fallito in passato! » Non avrebbe dato più enfasi un “Noi”? Non sarebbe stato più coinvolgente asserire:
Non riusciremo a procedere verso il nostro futuro ripercorrendo la strada di chi ha fallito in passato?«
Il Sovrano ci ha mostrato i nostri nemici » esordì, solenne.
Nemici?
«
e nessuno di loro appartiene al suo popolo. Ricordate: divisi cadiamo, uniti restiamo; per sempre. »
Nessuno appartiene al popolo... o all'intera popolazione di questi territori?
Chi erano i nemici? Perché aveva preferito tacere sulla loro identità?
«Divisi cadiamo, uniti restiamo; per sempre.»Estrassi dalla tasca la moneta su cui era inciso un motto analogo. Un tempo era il suo credo, la sua voce.
«Populus regem domina...»Un tempo il ricordo di quanto aveva sacrificato.
Non provi alcun rimorso? La voce di Mariha raggiunse le mie orecchie. Non aveva un tono accusatorio, stava semplicemente cercando di capire la mia scelta. La decisione di cui l'avevo messa al corrente prima del nostro arrivo a Ladeca.
Hai sempre creduto in loro, hai combattuto per loro, perché ora li abbandoni?Come poterle spiegare le motivazioni?
Il cucciolo si mosse irrequieto.
Già, Mariha non era la sola a cui avrei dovuto dare spiegazioni.
«Non li ho traditi. Il popolo è nel mio cuore, purtroppo non vedo in loro quella fiamma che dovrebbe ardere.» Mi sforzai di mantenere un tono di voce inespressivo, pur provando una profonda amarezza.
«Hanno sofferto, hanno pagato con il sangue, ma si sono lasciati trascinare dai simboli, senza ergersi loro stessi come un unico compatto vessillo. Essere liberi significa essere disposti a sacrificare quanto di più prezioso si possa avere. Non sono ancora pronti per un tale passo...»Come puoi dirlo?Questa volta la voce vacillò.
«Vorrei tanto non fosse così, ma ho imparato a mie spese che i tempi non sono ancora maturi.» La moneta sembrava bruciare nel palmo della mia mano.
E credi che con loro staranno meglio?Annuii.
«Spero in un compromesso, in un equilibrio in grado di garantire al popolo una vita dignitosa. Un piccolo passo, ma molto significativo per il futuro.» Stavo per aggiungere altro, quando una certa concitazione, in direzione di Zeno, attirò la mia attenzione.
Cosa sta succedendo? La sentii domandare.
«E' il “Sensoo”.»Sensoo? Fece eco, fissandomi per un istante con aria interrogativa.
«Una guerra può essere combattuta in molti modi. Non sottovalutare la sottile arte della dialettica.»In fondo un'eccelsa argomentazione può ottenere più risultati di una spada, non è vero dama Azzurra?